TIME OUT - N.23 Dicembre 2015

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N. 23 - DICEMBRE 2015

LLAA SSTTRRAADDAA O VVEERRSSO A A T T I I L L A A S S I I R R A A LL

CON BIELLAIN Sotto l’albero i sapori del Biellese IDW ITALIA: Materassi, la giusta scelta

L’altra Angelico si chiama Ysla


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TIME OUT

Mensile ufficiale di Pallacanestro Biella lifestyle, cultura e attualità biellese

Registrazione presso il Registro dei Giornali e dei Periodici del Tribunale di Biella n° 578 del 29/11/2013

Proprietario della testata: Pallacanestro Biella Ssdarl Via XX Settembre, 10 - 13900 Biella Tel. +39 015 88.53.500 - info@pallacanestrobiella.it

Stampa: Tipolitografia Botalla srl Via F.lli Cairoli, 140 - 13894 Gaglianico (BI) Progetto grafico: Fabrizio Lava e Michele Tolu, E20progetti Impaginazione: Michele Tolu - michele.tolu@e20progetti.it Marketing e pubbliche relazioni: Silvia Marchionatti - commerciale@e20progetti.it

Direttore responsabile: Giampiero Canneddu

Fotoeditor: Fabrizio Lava - fabrizio.lava@e20progetti.it

Editore, redazione e amministrazione:

Fotografi: Stefano Ceretti, Fotografo Ufficiale Pallacanestro Biella Massimo Ceretti, Stefano Lanza, Michele Rosetta e Fabrizio Lava

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In copertina: In copertina la grinta di Mike Hall, fotografia di Stefano Ceretti fotografo Ufficiale Pallacanestro Biella

Hanno collaborato alla realizzazione del N°23 dicembre 2015: Giampiero Canneddu, Francesca Fossati, Stefania Zorio, Niccolò Bosio, Luca Rosia, Silvia Marchionatti e Luca De Gasperin Tutti i punti di distribuzione su: www.timeout.pallacanestrobiella.it www.facebook.com/timeoutbiella

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LA STATISTICA

Tiriamo tanto, segniamo poco In A2 solo Treviglio batte Biella quanto a tiri a partita di Giampiero Canneddu, fotografie di Stefano Ceretti

L’Angelico è una squadra da corsa e da rimbalzi offensivi. Ma le percentuali al tiro e la media di punti segnati a partita non sono ai vertici delle classifiche di rendimento. Nessuno come Biella in serie A2 Ovest, solo Treviglio meglio dei rossoblù mettendo insieme i due gironi: stiamo parlando di un particolare parametro, quello del numero di tiri a partita. Sembrava impossibile fare meglio dell’Angelico da corsa e da battaglia di Fabio Corbani, ma quella disegnata da Michele Carrea ha fatto registrare un segno positivo su questo dettaglio. Che però indica un pregio e insieme un difetto: solo tre squadre segnano meno punti a partita dei rossoblù. La peggiore è Casale – e non è una sorpresa dato lo stile di gioco estremamente tattico di coach Marco Ramondino – seguita da Rieti e Barcellona. Jazzmarr Ferguson e, nella foto piccola, Simone Pierich, i due più affidabili tiratori da tre nel primo terzo di campionato

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Mike Hall è il biellese che tira meglio da due, Niccolò De Vico (nella foto piccola) è quasi infallibile ai tiri liberi

Qualche numero? Biella tira 66,1 volte a partita, nella media delle prime nove giornate. Hanno medie da vertice anche la Mens Sana Siena di Ale Ramagli (66,0) e Agropoli (65,9). Aggiungendo l’altro girone nessuno batte i 66,6 tiri a partita di Treviglio, che i tifosi rossoblù hanno imparato a conoscere l’anno scorso nella miniserie dei playoff come squadra da corsa e con la faccia tosta di cercare il canestro appena possibile. Segue ben lontana Trieste (65,5) e ancora più indietro Imola (64,2). Il record stagionale di Biella è arrivato all’ottava giornata, con gli 80 tiri con cui Hall e com-

pagni hanno cercato il canestro di Casalpusterlengo. Il minimo è 62, contro Barcellona. Ma proprio l’arrivo di Mike Hall ha fatto decollare la media, grazie anche alla crescita a rimbalzo. Non è un caso che il numero di tiri premi Biella e Siena: i toscani sono i leader assoluti a “catture” (37,7 totali), l’Angelico è seconda nella speciale graduatoria dei rimbalzi offensivi, proprio dietro Siena. E una delle chiavi della vittoria su Casalpusterlengo è stata la produzione di punti su seconda opportunità: ben 20 sui 77 segnati. Già, ma il punteggio con cui è finita quella sfida al Forum segnala una nota dolente. Se servono 80 tiri per segnare 77 punti, vuol dire che le percentuali dal campo non sono brillanti. Le statistiche complessive, inevitabilmente, confermano: solo Siena e Casale tirano peggio di Biella da due, 46% contro il 47% rossoblù. Da tre l’Angelico è la peggiore del girone Ovest, l’unica squadra, con il suo 29%, a non raggiungere nemmeno il 30 per cento di bombe realizzate. Ulteriore conferma arriva dalle percentuali individuali: nella speciale classifica di tutto il girone Ovest per i tiri da due (tra chi ha almeno cinque tentativi per gara) il biellese meglio classificato è Mike Hall al 44° posto con il suo 45%. Compare ancora in graduatoria Marcel Jones, 51° con il 36%. Tutti gli altri sono più indietro. I migliori da due sono La Torre e Infante (62% e 61%) ma con pochissimi tiri a partita. I peggiori sono Pierich e Venuto (39% e 25%). Da tre a parte il 40% di Ferguson nessuno ha percentuali memorabili: Pierich e Grande si difendono (38% e 35%), Hall arranca (24%), De Vico ha un poco rassicurante 7/40, pari al 18%. Per fortuna ci sono i tiri liberi: nella top 5 dell’intero girone guida proprio Niccolò De Vico, che ha commesso il suo primo errore dalla lunetta alla nona giornata, pari al 96%. Jazzmarr Ferguson è quinto con il 93%. 6


FORNITORE UFFICIALE

DI LEO FRANCO PNEUMATICI Via Trento, 28 - 13900 Biella Tel./Fax 015 8461470 - dileofrancopneumatici@yahoo.It - dileofrancopneumatici.com

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LA STATISTICA/2

Pubblico, a Ovest nessuno come noi Risultati o no, al Forum la media è di circa 3000 spettatori di Giampiero Canneddu, fotografie di Stefano Ceretti

In attesa delle statistiche ufficiali, i dati del 2015/2016 parlano di fans appassionati e affezionati come sempre. Solo Trapani si avvicina nel girone, mentre il record dell’intera A2 è di Treviso.

C’è una classifica in cui Biella non smette di essere al vertice: è quella della media spettatori, in cui i rossoblù sono costantemente in zona-podio nell’intera A2 e saldamente in testa, se si parla del solo girone Ovest. I dati sono ancora parziali e incompleti: la Lnp è pronta a fare un primo bilancio dopo la decima giornata. «È il tempo necessario per esaminare un numero congruo di partite, con avversarie di diversa caratura» dicono dalla sede di Bologna «e tenendo conto di imprevisti come turni infrasettimanali o gare in un campo diverso da quello di casa. Allo stesso modo si farà un termine di paragone con lo stesso periodo dello scorso campionato». Confronti in cui l’Angelico non ha nulla di cui temere: l’anno scorso la regular season si chiuse con 3078 spettatori, un dato inferiore solo a quello di Trieste e pressoché identico a quello di Trapani (mentre la neopromossa, ricca e metropolitana Torino si era fermata più indietro. Quest’anno le prime cinque partite in casa hanno fatto registrare una media simile, con il record all’esordio, con i 3.850 della sfida persa contro Agrigento, e il punto più basso nel turno infrasettimanale giocato contro Agropoli, quando comunque si è arrivati intorno ai 2500 spettatori, una cifra che il resto del girone Ovest fatica a raggiungere nelle occasioni migliori.

La curva Barlera e la sua passione a fine partita spesso coinvolge anche i giocatori, come è accaduto a Ferguson

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Le due novità del tifo di quest’anno: la maxi bandiera che copre l’intera curva e la mascotte Orso Bruno

È il miglior segno di un affetto e di una passione che vanno oltre le categorie e i risultati e che dovrebbe essere tutelato come patrimonio della pallacanestro italiana, che a volte tende a parlare – almeno nelle dichiarazioni di autorevoli uomini di basket – dell’assenza delle grandi città nella pallacanestro che conta come di un segnale di crisi. Già, ma quando le grandi città ci sono (vedi Torino l’anno scorso o Roma quest’anno), sono le piccole e medie realtà territoriali a spingere verso l’alto la media degli spettatori. La leader della passata stagione, che dovrebbe ripetersi quest’anno, è Treviso, che sfiora spesso quota 5mila. E non c’è miglior spinta alla sua risalita dopo la fine dell’era d’oro della Benetton. Da quest’anno c’è anche la Fortitudo Bologna, con il suo patrimonio di passione rinchiuso nella nicchia del PalaDozza. E poi c’è Reggio Calabria, capace di portare nei giorni migliori oltre 5mila spettatori al PalaPentimele che vide le gesta di Manu Ginobili. Ma finora i 3000 spettatori circa di media dell’Angelico sono una cifra che la sola Trapani riesce a sfiorare, se non a superare. Nel resto del girone superano i 2500 spettatori quasi certamente Siena e Reggio Calabria, mentre si collocano più in basso, ma a ridosso Casale e Scafati. Agrigento è in netta crescita ma intorno a quota 2000, contro i poco più di 1300 della regular season 2014/2015. Roma arriva forse a 1500 (ma le immagini degli spalti semivuoti del PalaTiziano quando scese l’Angelico parlano più di qualsiasi statistica). La milionaria Ferentino è su quei livelli. Un tutto esaurito di Agropoli, che pure sta facendo un campionato super, può raggiungere poco più di quota 1000. E anche piazze dalla buona tradizione come Barcellona sono in calo. Nel girone Est Treviso, Bologna, Verona e Trieste sono le quattro “superpotenze” oltre quota 3000. 9

Guardando al piano di sopra, tanto per dare un termine di paragone più “succoso” con quello che si definisce il basket che conta, il dato medio di Biella del 2014/2015 in regular season supererebbe la media spettatori di Cremona (2.443), Capo d’Orlando (2.360), Roma (2.169) e Avellino (2.127). Venezia e Reggio Emilia, limitate dalla capienza del palazzetto, sono state semifinalista e finalista scudetto con meno di 3500 spettatori. Caserta ne ha accumulati 4.519 ma con un dato di incassi inferiore a quelli di Avellino che di pubblico ne ha contato la metà, segno di una politica di prezzi dei biglietti votata al ribasso.


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IL PERSONAGGIO

Mike Hall, stella di Twitter L’americano è numero uno anche sui social network di Giampiero Canneddu, fotografie di Stefano Ceretti

Pallacanestro, calcio, la nostalgia per la famiglia rimasta negli States, la politica internazionale, ma soprattutto una gran dose di ironia: seguire Hall e i suoi pensieri è divertimento assicurato. «Questa mano po’ esse fero e po’ esse piuma» diceva Mario Brega in una leggendaria battuta di “Bianco rosso e Verdone”. Allo stesso modo, quelle manone di Mike Hall, l’uomo che ha aiutato l’Angelico Biella a cambiare faccia, possono essere calamite per rimbalzi in campo e possono essere dispensatrici di battute e ironia appena fuori. Pochi giocatori come lui usano Twitter con assoluta costanza. E pochi lo usano in modo così divertente e non convenzionale. Un esempio? Qualche mese fa fece discutere mezza Europa dei canestri un suo “decalogo” per giocatori americani pronti a un’esperienza in Europa, in cui parlava dei guadagni minimi da pretendere dalle squadre per cui avrebbero firmato e di prospettive per il futuro. «Davvero qualcuno ha detto arrivederci alla sua famiglia, fatto i bagagli e volato per 5mila miglia per giocare per 20mila dollari? Lo stesso stipendio di un cameriere di McDonald’s» è la sintesi del suo tweet. Fece discutere anche un suo giudizio sul basket italiano, quello con i migliori tifosi ma con un livello sempre più basso per colpa della crisi economica. Poco importa: l’Italia gli era rimasta nel cuore e quando ha lasciato il sole della California (ultimo tweet da free agent, una fotografia a bordo piscina...), è salito volentieri su un aereo per raggiungere Biella, anche se è stato faticoso lasciare la moglie (irlandese) e il

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piccolo Michael Junior, spesso oggetto dei suoi messaggi social, oltre che protagonista della sua immagine del profilo. Un esempio? Un primo piano del suo viso da bimbo e la nota: «Quand’è la fashion week dei bambini a Milano? Il piccolo merita un contratto». La sorpresa, trattandosi di un giocatore made in Usa, è che tra le sue passioni c’è il calcio. Lo seguiva anche oltreoceano, non perdendosi un dettaglio sul campionato della sua squadra del cuore, il Milan. Anche quando era necessario criticarlo: «Ancelotti è su WhatsApp?» si chiedeva mostrando disappunto per una formazione tipo scelta da Mihajlovic. E sul giovanissimo portiere Donnarumma promosso titolare: «Davvero va ancora a scuola? E dopo l’allenamento gli tocca fare i compiti?». Ma naturalmente c’è anche la pallacanestro. Quella Nba vista in diretta, con l’ammirazione sconfinata per Stephen Curry (anche con la solita ironia: «Sono il Curry dei pisolini pomeridiani»), o con il commento alle sue prestazioni: «Due vinte e due perse nelle prime due settimane in Italia. Ma dovevano essere quattro vittorie. Devo avere più leadership nelle partite in trasferta. Al lavoro». O anche con l’autoironia: «Sognare di allenarsi in un riposo tra due allenamenti è una cosa crudele». Ma Mike Hall non è tipo da star zitto, nemmeno sui grandi temi. Nei giorni successivi al terribile attentato di Parigi ha scritto: «Vedo che un sorprendente numero di persone è laureato in geopolitica e antiterrorismo. Strano che abbiano scelto una carriera da commessi al centro commerciale. Se puoi condensare la tua idea politica in 140 caratteri, sei parte del problema». Difficile dargli torto...


BUONA TAVOLA

Sotto l’albero i sapori del Biellese A Natale i regali gastronomici sono tra i più graditi di R.T, fotografie di Geraldine Bonelli (archivio Biella s.a.s.)

Speciali confezioni natalizie, anche per regali aziendali, con panettoni dai gusti assortiti, cioccolato e biscotti rigorosamente biellesi e di qualità. Alla «Biella s.a.s.», società creata a marzo da Alberto Zambito, è arrivato il primo Natale.

Con l’avvicinarsi del periodo natalizio nella linea di prodotti della gastronomia locale selezionati da Zambito si aggiungono sorprese golose. La parte del leone la fanno il panettone e il pandoro, sapientemente lievitati e prodotti in un laboratorio del Biellese. Il panettone, in particolare, è proposto in diverse versioni: tradizionale con la glassa alle mandorle, al cioccolato, ai frutti esotici, oppure alto tipo Milano. «Biella s.a.s.» ha pensato di far realizzare scatole natalizie ad hoc della misura adatta a contenere un panettone, tre stecche di cioccolato assortite e 30 praline di cioccolato. La fantasia, però, è ben accetta e tutti i clienti, comprese le aziende, possono scegliere altri prodotti da regalare e altri tipi di confezione. Tra le idee ci sono anche i torcerti al burro o i canestrelli, le tradizionali cialde che racchiudono uno strato di cioccolato, la frutta ricoperta di cioccolato (scorze di arancia o di limone o zenzero), la composta di mele allo zenzero da abbinare ai piatti natalizi o il vino passito di Caluso, ideale per accompagnare il panettone, il pandoro e i biscotti. Anche la crema da spalmare, prodotta usando solo tre ingredienti, ovvero le nocciole, lo zucchero e il cacao, è un prodotto molto apprezzato e può essere usata per farcire il pandoro o il panettone. Infine, le raffinate praline, prodotte in un laboratorio cittadino che usa

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ingredienti scelti come le nocciole del Piemonte, ma anche il Ratafià (il liquore biellese alla ciliegia), si possono regalare anche singolarmente in eleganti confezioni. Ai sapori dolci, però, se ne possono unire altri. Ad esempio il riso, che viene confezionato in sacchi di tessuto sartoriale (anch’esso biellese) riutilizzabili per portare bottiglie di vino, o i salumi e i formaggi. Tra i «pezzi forti» della linea di prodotti selezionati da Zambito, infatti, ci sono due presidi Slow Food: il formaggio Macagn, ottenuto dalla lavorazione del latte di vacca appena munto, e la Paletta biellese, un insaccato prodotto in particolare a Coggiola il cui nome deriva dalla conformazione a paletta dell’osso della scapola del maiale sul quale si appoggia il muscolo della spalla. Nella selezione dei prodotti da proporre Zambito presta attenzione agli ingredienti usati e al processo di produzione delle piccole aziende dalle quali si rifornisce. «Ho sempre avuto la passione per il buon cibo e per la ricerca dei prodotti di qualità - afferma il titolare -. Viaggiando all’estero mi è capitato di portare ad amici alcuni prodotti biellesi e, dati gli apprezzamenti, ho pensato che avrei potuto fare qualcosa per far conoscere a più persone nel mondo le specialità d’eccellenza del territorio». Ecco perché Zambito a 37 anni ha deciso di aprire un’attività volta alla distribuzione dei prodotti locali in Italia e anche alla loro esportazione all’estero, per ora soprattutto in Europa, ma ci sono contatti anche con gli Stati Uniti, il Giappone e la Russia. Nel frattempo Zambito cerca di farsi conoscere il più possibile: di recente ha sponsorizzato al Monza Rally Show la Ford Fiesta condotta da Luca Betti affiancato dalla navigatrice Selvaggia Lucarelli. La vendita è perlopiù online, sul sito Internet www.biellain.com. Con un ordine minimo di 65 euro la spedizione a casa è gratuita, ma le aziende in cerca di cestini e confezioni natalizie da regalare ai propri clienti, personalizzandoli con l’inserimento di un messaggio o di un dépliant sulla propria attività, possono rivolgersi direttamente all’ufficio in via Volpi 6, a Biella. Per chi volesse provare alcuni prodotti senza accedere a Internet, al bar Glamour di Biella c’è uno scaffale targato «Biella s.a.s.». 13

La società cura anche un blog di ricette preparate con i prodotti in vendita, come il risotto alla zucca con scaglie di cioccolato o i macarons al cioccolato biondo. Tutte le ricette si possono leggere e «rubare» visitando la sezione «Newsblog» del sito Internet. Per informazioni: Biella s.a.s. di Zambito Alberto & C. via Pietro Volpi 6, Biella - tel. +39 01523635 info@biellain.com - www.biellain.com


L’AZIENDA

L’altra Angelico si chiama Ysla

Edoardo, cugino di Massimo e Alberto, è da quest’anno sponsor di Giampiero Canneddu, fotografie d’archivio

L’arte della tintoria tessile è di casa in via Cottolengo, dove la tecnologia della stampa digitale ha sposato anche l’innovazione. Ed è nata una nuova azienda per t-shirt e accessori il cui stilista è un artista. «È una scommessa e ci vorrà pazienza. Come per la nostra squadra di quest’anno».

Affermare che a casa Angelico la pallacanestro è una questione di famiglia non è un modo di dire. Lo conferma Edoardo Angelico, imprenditore nel settore tessile e cugino di Massimo (il presidente) e di Alberto: «Da ragazzini c’era più basket che calcio a casa nostra» racconta, dalla sede della sua azienda di via Cottolengo. O meglio, delle sue aziende: il “core business” è la tintoria e finissaggio industriale Itt, dal 1971 all’avanguardia quando si tratta di trovare il colore giusto alla lana di pregio e finire tessuti. Ma da qualche mese è nata anche Ysla, marchio che sta per “young souls living art” (le anime giovani vivono l’arte) e che produce t-shirt, accessori per l’abbigliamento e accessori per la casa con l’aiuto della tecnologia più avanzata. «Da quattro anni lavoriamo con una macchina di stampa digitale per tessuti» spiega Edoardo Angelico. «È questa che ci consente di fissare i colori e i disegni realizzati per noi da un artista biellese, Andrea Marostegan». È il marchio Ysla a far parte da quest’anno del pool di sponsor di Pallacanestro Biella, chiudendo davvero un “cerchio di famiglia”. «Siamo parte del gruppo Angelico» spiega il titolare. «E ci è sembrato importante fare la nostra parte e dare una mano». Ma la spinta, ovviamente, arriva anche dalla passione: «C’era l’amore per questo sport che avevamo da ragazzini. E oggi c’è il grande impegno che, per merito di Massimo e Alberto soprattutto, sta

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mantenendo in vita questa bella realtà in città». Pallacanestro Biella ne è davvero la naturale prosecuzione: «Io la seguo da poco meno di quindici anni» racconta Edoardo Angelico. «Ricordo la prima stagione da tifoso al palasport di via Pajetta. Era il 2002/2003, con la squadra che finì ai playoff per la prima volta. Ed era una gran bella squadra». Già, e come quest’anno la partenza fu pessima, con sei sconfitte nelle prime sette partite: «Dobbiamo dare tempo alla squadra di quest’anno di amalgamarsi, crescere e trovare i giusti equilibri. Servono pazienza e soprattutto fiducia». In tanti anni tra PalaScatola e Forum, Edoardo Angelico ha ammirato molti ottimi giocatori: «Ne sono passati di fenomeni dalle nostre parti» scherza. «Ma se devo scegliere un nome, dico Joe Smith. Era carismatico, simpatico e positivo, al di là di quello che mostrava in campo. Mi è spiaciuto quando ha lasciato Biella per la seconda volta». Intanto, la passione (quella che mostra con Pallacanestro Biella) e la pazienza (quella necessaria per veder migliorare la squadra di quest’anno) sono anche gli ingredienti di base che Edoardo Angelico mette nella nuova avventura con Ysla. «È quasi una scommessa» dice. «L’impresa è ancora in fase embrionale, ma crediamo in questo nuovo modo per sfruttare il colore». E per usare la tecnologia: la macchina di stampa digitale non è una novità nel mondo del tessile, ma in via Cottolengo hanno scelto la strada per riuscire a utilizzarla in modo ottimale anche con la lana e con il cachemire. «È un tessuto difficile, “peloso”. Basta una lieve impurità o un’imprecisione per rovinare tutto. Non è 15

tanto importante la quantità, ma la cura e la qualità. Per questo abbiamo messo a punto un modo per trattarlo in maniera che sia pronto ad accogliere nel modo ideale il colore». Un sistema che funziona così bene, da avere allargato gli orizzonti oltre provincia: «Ora anche imprese non biellesi che usano la stampa digitale chiedono aiuto a noi». La scuola biellese che allarga i suoi confini, in fondo, è un’altra similitudine con il basket: quanti giocatori e allenatori Made in Biella hanno fatto la fortuna di altre grandi squadre?


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LA VOSTRA CASA

Materassi, la giusta scelta

Comfort, ergononia, igiene: i tre criteri per un sonno sereno di R.T., fotografie d’archivio

IDW Italia ha scelto il “made in Italy” di Dorelan per la sua zona notte. Le regole d’oro per trovare il prodotto più adatto alle vostre esigenze. E un consiglio in più: lasciatevi guidare da un esperto. Scegliere un materasso? Sembra facile. Ma non è un passo da compiere a cuor leggero. Basti pensare a quante ore trascorriamo a letto ogni giorno. E a quanto siano importanti per farci affrontare al meglio gli impegni quotidiani. Quindi la prima e fondamentale funzione di un buon materasso è quella di favorire il miglior riposo possibile. Ma non basta. Sono tre i criteri di base che vi suggeriamo di seguire per orientare la vostra scelta: comfort, ergonomia e igiene. Analizziamo in dettaglio queste tre caratteristiche, partendo dalla tipologia di materasso più conosciuta, ossia quella a molle. Solitamente, questo tipo di materasso comprende un’imbottitura e un rivestimento in lana, cotone o lino e un numero variabile di molle: maggiore sarà il numero delle molle, migliore sarà il senso di comfort. I materassi multi-zona dispongono di molle indipendenti le une dalle altre, che si muovono in modo autonomo adattandosi alla differente pressione del peso corporeo sulle diverse zone. Per evitare il rischio di eventuali allergie agli acari, è fondamentale che il rivestimento sia traspirante e facilmente rimovibile, per consentirne il lavaggio. Parlando di materassi in lattice, la caratteristica più importante è l’elasticità: questo consente al materasso di accogliere in modo armonioso la pressione del corpo. Si tratta di una tipologia di materasso che garantisce un alto livello d’igiene, perché in esso è impossibile la proliferazione di acari. L’unico elemento potenzialmente critico è l’eventuale reazione allergica da parte degli individui con maggiore predisposizione.

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Il materasso in memory è costituito da una schiuma visco-elastica, un materiale termosensibile che si conforma al peso del corpo tramite il calore. Questa progressiva adattività favorisce la più corretta e naturale postura della colonna vertebrale e questo rappresenta sicuramente un grande vantaggio per chi soffre di mal di schiena e cervicale, ma se i problemi di postura dovessero essere più accentuati, meglio farsi consigliare da uno specialista. Ma queste sono soltanto le informazioni di base. Per toccare con mano e per farsi consigliare da un esperto, il modo migliore è visitare lo showroom di IDW Italia, in via Milano 87 a Biella-Chiavazza. Lo staff IDW ha scelto Dorelan come fornitore ufficiale per questo essenziale complemento d’arredo, confidando nell’alta qualità del made in Italy e in uno stile che sa essere attento al design, dettaglio essenziale per chi fa del bello una ragione di lavoro. Qui si possono testare e conoscere da vicino i vari prodotti per scegliere quello più adatto al vostro riposo.


IL PERSONAGGIO

Corrado Neggia, “the voice”

Lo speaker racconta le sue sedici stagioni a bordocampo di Giampiero Canneddu, fotografie di Stefano Ceretti

Dall’esordio nel 2000/2001 non ha più smesso i panni di voce del palazzetto e di motivatore del pubblico: «Da tifoso, ma sempre rispettando gli avversari». A costo di venir meno a una promessa fatta di fronte a Gabriele Fioretti... Ha cominciato che Minessi giocava, Soragna era una giovane scommessa e Marco Crespi un coach emergente. Oggi Minessi indossa giacca e cravatta, Soragna fa il commentatore tv e Crespi allena e scrive libri. Corrado Neggia però è sempre lì, a bordocampo, con il microfono dello speaker: dal 2000/2001, la sua prima stagione “in servizio”, a oggi fanno quindici campionati e mezzo a dare voce a quello che ac-

cade in campo, aggiungendo pepe ed entusiasmo al Forum che spesso già ribolle di suo. Proprio come accadeva al PalaScatola, il palazzetto degli esordi: «La prima partita fu un’amichevole di settembre» ricorda. «Avevo ricevuto pochi giorni prima una telefonata dell’amica Roberta Potasso, che mi aveva parlato di un appuntamento con Marco Atripaldi. Il general manager mi disse di provare in quella partita e che mi avrebbe spiegato lui come funzionava». In realtà le spiegazioni si limitarono al microfono in mano e poco più. Ma per fortuna Corrado Neggia non era alle prime esperienze: «Seguivo la pallavolo per la tv, con le telecronache. Poi ho accompagnato da speaker il salto della Pallamano Biella dalla B alla serie A2. E allo stadio La Marmora avevo coronato il sogno di quando ero bambino e tifoso, diventare speaker della Biellese». Un ruolo che nel tempo si sommò a quello di radio e telecronista, costringendolo a uno slalom tra i microfoni. «Bisognava restare concentratissimi e approfittare di ogni pausa per saltare da un ruolo all’altro: una sostituzione, l’intervento del commento tecnico...» A confronto occuparsi “solo” della partita di pallacanestro era facile. Ma ci vuole classe e misura per “gasare” il pubblico senza esagerare: «Mi ispiro agli speaker spagnoli. Sono tifoso, ovvio, ma con il massimo rispetto per gli avversari. So che ci sono colleghi che buttano benzina sul fuoco durante le partite ma bisogna rendersi conto che noi abbiamo un’arma in mano...». A costo di contravvenire alle promesse: «L’anno scorso vincemmo il derby in casa con Torino alla prima giornata. Si avvicina Gabriele Fioretti e mi dice che alla fine non avevo pronunciato la frase che avevo preparato in caso di vittoria: un “Perché noi siamo Biella” che facesse il verso alla frase tormentone dello speaker torinese. Ho sorriso, lui anche

Corrado Neggia con Abby Kai, la sorella di Alan Voskuil e, nella foto piccola, con Lorenzo Bernardi, superstar della pallavolo italiana

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La postazione dello speaker è al tavolo, accanto a cronometristi e ufficiali di campo

e mi ha dato una pacca sulla spalla. Sono certo che abbia preferito così anche lui. Interagire con il pubblico, anche improvvisando, mi riesce facile anche grazie all’esperienza teatrale con la compagnia di mia mamma Carla Migliorini». In quasi 300 partite, tra pochi episodi spigolosi (chi si ricorda la scarpa di Mancinelli calciata da Pillastrini verso il tavolo a una decina di centimetri da lui?) e tanti festosi, Corrado Neggia ha accumulato un baule di ricordi: «Con tanti giocatori ho stretto un legame forte. Il mio preferito? Forse Taylor Coppenrath: nei dopopartita al Cotton di viale Roma l’ultima birra prima della chiusura la bevevamo io e lui seduti al bancone. Ma ricordo con piacere anche la polenta concia del lunedì a Oropa con Spinelli e Santarossa. O l’umiltà di Jonas Jerebko, arrivato ragazzino e partito campione, ma rimasto uguale al primo giorno». Ci sono anche giocatori che avrebbero potuto avere una carriera diversa, nei ricordi di Neggia: «Feci lo speaker a un trofeo Città di Alba, in cui l’Angelico sfidò Reggio Emilia. Ricordo di aver visto Chrysikopoulos giocare da vero campione. Ma a volte i giocatori non riescono a dare una svolta in positivo alle loro carriere». In questi sedici anni al microfono, la carriera da speaker di Corrado Neggia lo ha portato anche fuori città. Tra i suoi ricordi più belli e

La Musica

divertenti ci fu l’esperienza ai Giochi del Mediterraneo del 2009: «Mi chiamò a Pescara Carletto De Virgiliis, amico speaker di Roseto. Mi fu chiesto di occuparmi di vari sport, come la ginnastica ritmica. Al palazzetto di Chieti c’erano 3000 spettatori ma l’atmosfera era compassata. Quando toccò alla prima italiana, Chiara Ianni, alzai i toni della presentazione per gasare il pubblico. I fans mi seguirono, ma una delle responsabili tecniche italiane venne verso di me per dirmi di smetterla. Peccato che la presidente della giuria, un’egiziana, si voltò per applaudirmi...». Fu più semplice gasare il pubblico alla finale per l’oro della pallavolo: «Italia-Spagna, gli azzurri allenati da Bernardi e gli iberici da Velasco. Vincemmo 3-1 e fu esaltante. Così come commentare per la Figc gli scudetti, le coppe e le gare della Nazionale di calcio a 5, le Partite del Cuore e anche il Rally della Lana». Con più di 300 partite viste, Corrado Neggia ha anche ammirato abbastanza giocatori per provare a schierare il suo quintetto rossoblù preferito: «Ne scelgo quattro. Il primo: Dixon, Granger, Batiste, Belcher, DeMarco Johnson. Il secondo: Black, Williams, Gaines, Gist, Coppenrath. Il terzo: Smith, Sefolosha, Jerebko, Minard, Sales. Quello italiano: Aradori, Michelori, Garri, Niccolai e naturalmente Minessi. E capitan Soragna che starebbe bene in tutti».

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RUBRICA a cura di Luca Rosia


LA MOSTRA

Storia meneghina, allestimento biellese Il lavoro di E20progetti per “Milano città d’acqua” di R.T., fotografie di Fabrizio Lava

È frutto dell’azienda biellese l’allestimento dell’esposizione aperta fino al 14 febbraio a palazzo Morando in cui si ripercorrono le testimonianze dai racconti del Trecento alle immagini d’epoca di Darsena, navigli e Idroscalo. C’è un po’ di “made in Biella” nella mostra “Milano città d’acqua”, aperta dal 12 novembre a palazzo Morando nel capoluogo lombardi e pronta a essere uno degli eventi di punta nel panorama culturale della metropoli nel periodo invernale: l’allestimento dell’esposizione è stato curato da E20progetti, l’azienda biellese che ha anche la capacità di adattare uno spazio alle esigenze del pubblico tra le sue competenze.

Nella storica dimora tra via Montenapoleone e piazza San Babila, nel cuore di Milano, la mostra sembra arrivare al momento giusto, in una città che ha riscoperto, grazie alla riapertura della Darsena arrivata in occasione di Expo, il fascino delle sue vie d’acqua. Non basta: la città discute e si lascia affascinare dalla possibilità di portare a termine un’operazione ancora più complessa, quella di riaprire e di rimettere in funzione rendendoli navigabili gli otto chilometri di navigli che furono interrati negli anni Sessanta, per fare spazio allo sviluppo urbanistico. In attesa che il presente riscopra e valorizzi la storia, la mostra dall’allestimento biellese la sta portando sotto gli occhi di tutti. Il cuore dell’esposizione è fatto di fotografie d’epoca: gli scatti in bianco e nero documentano una Milano che non c’è più non tanto nei paesaggi urbani ma negli usi e costumi. Le istantanee per esempio mostrano le lavandaie con i cumuli di panni sulle rive dei navigli stessi, pronte per il bucato o le barche cariche di merci che si avvicinano al centro della città. Del resto la Darsena appena recuperata al suo splendore è stata per decenni l’ottavo porto italiano per importanza, in una città che, a differenza di altre, non è nemmeno attraversata da un grande fiume. Ma proprio sull’acqua si fondano le sue radici, come dimostrano le cronache due-trecentesche di Bonvesin de la Riva e di Galvano Fiamma che descrivevano la città ambrosiana come ricca di rogge e canali lussureggianti e pescosi e disseminata di mulini.

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La mostra documenta anche l’importante ruolo assunto dall’acqua per la difesa militare della città, nonché per la sua crescita economica e industriale. Il percorso espositivo è corredato da sezioni dedicate a curiosità quali la presenza di “fonti miracolose” e il mistero dei battisteri e delle fontane ottagonali. Si narra la storia dell’Idroscalo, costruito per ospitare l’atterraggio degli idrovolanti, e quella della Darsena. Poi ancora l’esperimento dell’uomo scafandro sul Naviglio grande nel Settecento, le ragioni che hanno salvato l’Acquario Civico dalla demolizione e altri aneddoti. Conclude il percorso un excursus sto-

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rico sugli impianti di depurazione delle acque reflue, dalle “marcite” di epoca cistercense (secoli VIII-X) ai moderni impianti di Nosedo e San Rocco. La mostra resterà aperta fino al 14 febbraio tutti i giorni (lunedì escluso) dalle 10 alle 19 con l’apertura serale del giovedì fino alle 22,30. È visitabile anche nei giorni di Natale, Santo Stefano e Capodanno. Per chi vuole raggiungere il centro di Milano senza usare l’auto, palazzo Morando è facilmente raggiungibile dalle fermate della metropolitana Montenapoleone e San Babila ed è a una decina di minuti a piedi da piazza Duomo.


SETTORE GIOVANILE

Dove brillano i gioielli del vivaio I tanti prodotti del vivaio rossoblù che si mettono in luce A2 di Giampiero Canneddu, fotografie di Stefano Ceretti

Da Lorenzo Uglietti a Gabriele Ganeto passando per Raucci, Raspino e De Vico, nei gironi Est e Ovest sono tanti gli ex biellesi da tenere d’occhio. E c’è una nutrita colonia anche in serie B. «Se ci fosse un premio per il “most improved player”, il giocatore più migliorato, lo dovrebbe vincere Lorenzo Uglietti»: parola di Federico Danna, il responsabile del settore giovanile di Biella che, come è inevitabile, guarda i suoi ragazzi, guarda Biella e poi guarda gli “ex ragazzi” che ha conosciuto da bambini e che ora sono diventati giocatori professionisti. Proviamo a immaginare una porzione di roster guardando solo a chi è cresciuto in Pallacanestro Biella e ora è in A2. Alla Fortitudo Bologna c’è Davide Raucci, classe 1990, ala forte, già nella stessa Under 19 in cui brillava Tommaso Raspino, classe 1989, nel quintetto base di Ferentino. A Trapani c’è Gabriele Ganeto, la prima stellina costruita al PalaPajetta. A Latina c’è appunto Uglietti, capitano della squadra juniores di tre anni fa. E a Biella c’è Niccolò De Vico, insieme a Luca Pollone, ormai in pianta stabile nei dieci di Carrea.

Proprio Uglietti ha prestazioni in nettissima crescita rispetto alle sue passate stagioni: al terzo anno a Latina è passato dai 3,7 punti a partita del 2014/2015 (in Silver) ai 9,7 delle prime nove partite di quest’anno, in oltre 24 minuti, con 3,4 rimbalzi e 1,2 assist a partita. Anche Davide Raucci nel girone Est sta migliorando a vista d’occhio: in un tempio del basket appassionato ed esigente come il PalaDozza di Bologna, ha visto salire il suo minutaggio oltre i 25’ a partita. Per lui 6,2 punti, 4 rimbalzi e 1,7 assist. Tommo Raspino non ha bisogno di presentazioni: arrivato in una Ferentino costruita per vincere, gioca 28 minuti, segna 8,0 punti e cattura 4,1 rimbalzi servendo 2 assist. Ma come di consueto lui è tipo di giocatore che fa cose importanti anche quando non si leggono sulle statistiche. Gabriele Ganeto, da quando ha lasciato Biella, ha avuto esperienze preziose anche in A, finendo anche nel roster di Milano e Varese. In A2 è una garanzia: l’ex play-guardia dell’Under 19 di Bechi ora si è spostato più vicino al canestro. Viaggia a 10,3 punti e 5,5 rimbalzi a partita. Con le cifre e le prestazioni di Niccolò De Vico, siamo a cinque prodotti del vivaio da quintetto base. Fa bene Federico Danna a esserne fiero. Un’occhiata in B consente di trovare altri ex rossoblù: nella vicina Trecate ci sono Luca Taffettani, playmaker, e Simone Gonzato, ala. Al Cus Torino diventato settore giovanile dell’Auxilium si trovano Giovanni Blotto, Leonardo Calabrese e Lorenzo Dello Iacovo, tutti e tre nell’Under 19 dell’anno scorso. E Blotto, che di quella squadra era anche capitano, ha già vissuto qualche partita sulla panchina di serie A, accanto a Luca Bechi e in squadra con Mancinelli e Giachetti. Nel Gessi Valsesia ci sono Olivier Giacomelli e Mattia Dotti. Paolo Rotondo, classe 1989, è a Forlì. Edo Persico, centro pescato da Livorno nell’era Ramagli-Bechi, è a Piombino. Fabio Corbani con Ganeto nel 2014/2015. Nella foto grande Raspino, Laganà e Uglietti insieme a Biella nel 2012/2013

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IN CAMPO

In campo anche a Santo Stefano Il dicembre rossoblù: due derby e zero riposo per le feste di Giampiero Canneddu, fotografia di Stefano Ceretti

11ª giornata, domenica 6 dicembre

15ª giornata, domenica 3 gennaio

Biella Forum, ore 18.00

Biella Forum, ore 18.00

Angelico Biella - Givova Scafati Gli ex

nessuno La data: 8 ottobre 2006 L’Angelico Biella cade alla prima giornata di campionato 81-83 contro l’allora Legea Scafati, in una gara segnata dai 23 punti di Rick Apodaca, decisivo anche nell’ultimo minuto con un fallo non fischiato sull’attacco rossoblù, e dal ritorno in campo dopo la grave malattia di Paolo Barlera: per lui 3 minuti e 0/2 ai liberi. Fu anche la gara d’esordio di Luca Bechi come capo allenatore.

12ª giornata, domenica 13 dicembre

Bermé Reggio Calabria - Angelico Biella PalaPentimele di Reggio Calabria, ore 18.00

Gli ex

Valerio Spinelli (a Biella dal 2007 al 2009) Craig Brackins (a Biella nel 2012/2013) La data: 23 maggio 1999 La Viola Reggio Calabria vince anche gara-3 contro la Fila Biella e conquista la promozione in serie A1 nella finale playoff di A2. Nella serata calabrese 23 punti di Zamberlan, 20 di Hendrick e 14 di Minessi per Biella e 29 punti, un rimbalzo e un assist per Manu Ginobili che, qualche anno dopo, sbarcato in Nba con la fama di grande difensore, dichiarò ai giornalisti americani stupefatti: «I grandi difensori li ho visti in Italia. Ricordo quanto faticai contro Minessi in una finale playoff».

13ª giornata, domenica 20 dicembre Angelico Biella - Orsi Tortona Biella Forum, ore 20.00

Gli ex

Luca Garri (a Biella nel 2005/2006 e dal 2008 al 2010) Marco Venuto (a Tortona dal 2013 al 2015) La data: 28 agosto 2006 Luca Garri segna 2 punti in 17 minuti nella finale olimpica di pallacanestro ai Giochi di Atene, vinta dall’Argentina 84-69 sugli azzurri. Il centro astigiano fu il miglior rimbalzista dei suoi, in quel match, con 6 “catture”. Un altro storico volto rossoblù, Matteo Soragna, fu top scorer, 12 punti come Pozzecco.

14ª giornata, sabato 26 dicembre

Paffoni Omegna - Angelico Biella

Palazzetto dello sport di Verbania, ore 18.00

Gli ex

nessuno La data: 6 ottobre 2013 Andrea Casella, oggi guardia/ala di Omegna, sfodera la sua miglior partita di sempre in Angelico Biella-Gzc Veroli, prima di campionato di A2 al Forum. Il suo bottino: 22 punti con 6/8 da tre (era 6/6 a metà partita), 2/3 da due, 4 rimbalzi e 2 assist. Dopo la stagione in Ciociaria, l’anno scorso ha avuto un’esperienza con alti e bassi in serie A con la maglia di Varese. 29

Angelico Biella - Mens Sana Siena Gli ex

Alessandro Ramagli (a Biella dal 2000 al 2006) La data: 3 dicembre 2006 La Montepaschi Siena che avrebbe iniziato il suo ciclo vincente dei sei scudetti consecutivi incassa una delle rare sconfitte stagionali al PalaScatola di via Pajetta: era la decima di andata e finì 74-72. In quella resta anche l’ultima vittoria rossoblù contro i biancoverdi toscani, fu decisiva una tripla di Pascal Roller a 17 secondi dalla fine, che portò il punteggio dal -1 al +2 finale.


IL LIBRO

Il vino biellese ha una storia Pubblicato il nuovo lavoro di Giacomo Marchiori di R.T., fotografie d’archivio Il volume, edito da E20progetti, racconta la storia e la tradizione di un territorio ed è stato presentato ad “Assaggi a Nord Ovest”, una due giorni dedicata ai vini locali. Celebrare il vino e mettere nero su bianco la storia di una tradizione anche nostra: Giacomo Marchiori, l’autore del libro “Il vino biellese. Storia e immagini della viticoltura tra le colline biellesi”, lo ha fatto innanzitutto in prima persona. Giovanissimo studente del corso di studi in viticoltura ed enologia dell’università di Torino,

nella sede staccata di Alba, Marchiori ha ripiantato l’anno scorso il vigneto, nel terreno che fu del nonno Celestino. La estirpò, come racconta nel libro, «senza più la speranza di qualcuno che continuasse il suo lavoro». Oggi però il mondo è cambiato e la riscoperta delle radici passa anche al ritorno di un’attività antica riportata alla luce con criteri e tecniche moderne, come dimostrano i vini delle nostre terre che si ritrovano nelle enoteche e nei ristoranti di tutto il mondo, con la fama di essere piccoli capolavori. Giacomo Marchiori, nel volume edito da E20progetti, ha riassunto ricordi e racconti del mondo della vite e del vino nel Biellese, mescolandoli alla testimonianza personale di figlio di “una famiglia di gente che lavora” e di appassionato non solo di storia ma anche del ritorno alla terra. Il libro fa parte della collana “Phototeca” della casa editrice biellese ed è il secondo lavoro di Marchiori. Anche nel primo si era occupato di cultura popolare locale: “I Treni Biellesi. Storia della Società Anonima Ferrovie Elettriche Biellesi” era il titolo, sempre edito da E20progetti. La presentazione del nuovo libro è avvenuta nell’ultimo weekend di novembre in occasione di “Assaggio a Nord Ovest”, la manifestazione che ha raccolto al Palazzone di via Seminari 3 un gruppo di 25 produttori locali che hanno proposto per due giorni la degustazione di un’ottantina di etichette del territorio. «Sono il Biellese e l’Alto Piemonte il futuro del vino» ha detto Marchiori durante la presentazione, alla presenza del consigliere regionale Vittorio Barazzotto. La prefazione del libro è stata scritta dal presidente della Regione Sergio Chiamparino. Uno che a Lessona, una delle zone predilette per la riscossa del vino biellese, è di casa...

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