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Il personaggio

Il caso

Gli spettacoli

L’odissea di Eric studente clandestino adottato da Harvard

Strage di delfini e Tokyo boicotta il film da Oscar

Gilberto Gil “Così mi divido tra musica e politica”

ANGELO AQUARO

HIROKO TABUCHI

GIUSEPPE VIDETTI

Fondatore Eugenio Scalfari 1 2

www.repubblica.it

Anno 17 - Numero 24

Direttore Ezio Mauro

1,00 in Italia

lun 21 giu 2010

lunedì 21 giugno 2010

SEDE: 00147 ROMA, VIA CRISTOFORO COLOMBO, 90 - TEL. 06/49821, FAX 06/49822923. SPED. ABB. POST., ART. 1, LEGGE 46/04 DEL 27 FEBBRAIO 2004 - ROMA. CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÀ: A. MANZONI & C. MILANO - VIA NERVESA, 21 - TEL. 02/574941. PREZZI DI VENDITA ALL'ESTERO: AUSTRIA, BELGIO, FINLANDIA, FRANCIA, GERMANIA, GRECIA, IRLANDA, LUSSEMBURGO, MALTA, MONACO P., OLANDA, PORTOGALLO, SLOVENIA, SPAGNA € 2,00; CANADA $1; CROAZIA KN 15; DANIMARCA KR 15; EGITTO EP 16,50; MAROCCO MDH 24; NORVEGIA KR 20; POLONIA PLN 12,10; REGNO UNITO LST 1,50; REPUBBLICA CECA CZK 60; SLOVACCHIA SKK 80/€ 2,66; SVEZIA KR 18; SVIZZERA FR 3,00 (CON D O IL VENERDÌ FR 3,30); TUNISIA TD 3,50; TURCHIA YTL 4; UNGHERIA FT 495; U.S.A $ 1

Il prelato indagato per corruzione : porto la croce. Il Vaticano: rispettare il Concordato. Il Papa: il sacerdozio non serva al potere personale

I pm a Napoli. Sepe: “Collaboro” Dagli appalti ai palazzi in regalo, ecco le carte contro Lunardi Le idee

Se la tecnologia cambia l’antica Via della seta dal nostro corrispondente GIAMPAOLO VISETTI

Mondiale 2010: 1-1 con la Nuova Zelanda

Chi svuota la Costituzione

R2

Flop Italia, ora rischia di tornare a casa

STEFANO RODOTÀ N QUESTA stagione torbida le prove di decostituzionalizzazione si susseguono e si infittiscono. Per la prima volta nella storia della Repubblica un governo vuole modificare un articolo della parte iniziale della Costituzione, l’articolo 41. SEGUE A PAGINA 28

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ROMA — I pm di Perugia interrogheranno il cardinal Sepe, indagato per corruzione, che annuncia: «Collaborerò». SERVIZI ALLE PAGINE 2, 3, 4 E 6

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Berlusconi, no alle correnti nel Pdl

Bossi: “Sono io il federalismo” L’analisi

La Sinistra ritrovi se stessa MARC LAZAR L PD ha organizzato una grande manifestazione per protestare contro una «manovra ingiusta e sbagliata», per criticare il governo e proporre le sue soluzioni economiche e sociali. SEGUE A PAGINA 28 SERVIZI A PAGINA 9

I

PONTIDA — Nelle celebrazioni per il ventesimo anniversario del primo raduno leghista di Pontida il leader del Carroccio Umberto Bossi rassicura la base: «C’è un solo ministro per il federalismo: sono io. Con la nomina di Brancher non è cambiato nulla: si è passati dal federalismo al decentramento». E il premier Silvio Berlusconi, rivolgendosi ai finiani, torna a criticare l’esistenza di correnti interne al Popolo della libertà: «Dobbiamo rimanere uniti, smettiamola di farci del male da soli». SERVIZI ALLE PAGINE 7, 10 E 11

Gli Azzurri dopo il pareggio con la Nuova Zelanda

IL CONDOTTIERO SMARRITO VITTORIO ZUCCONI NELSPRUIT RA il 93’ quando, di fronte all’ennesimo pasticcio dei suoi, Lippi ha tirato un calcione all’erba del suo rettangolino di campo. SEGUE NELLO SPORT

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SERVIZI NELLO SPORT

GIANNI MURA VANTI adagio, quasi indietro. Se l’1-1 con il Paraguay ci poteva stare, ma obbligava gli azzurri a vincere le altre due gare, l’1-1 di ieri con la Nuova Zelanda è un risultato povero, più che deludente, direi raggelante. Se il girone più facile si trascina da un pareggio all’altro, entrambi caratterizzati da poco gioco e poca lucidità, è anche colpa dell’Italia e di Lippi. SEGUE NELLO SPORT

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LA RESA DEL CAPITANO dal nostro inviato EMANUELA AUDISIO NELSPRUIT L CAPITANO scambia la maglia con Smeltz. E quello se ne va con l’aria di chi torna a casa con uno scalpo. SEGUE NELLO SPORT

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R2 Radiografia del boom di annunci per cuori solitari sulle riviste di tutto il mondo

Anima gemella cercasi. Con lode Rc Auto: meno spesa più servizio Scegli l’assicurazione diretta dove tu vali di più.

PECHINO IVERE in Cina insegna ad accettare più di una delusione. Tra i risvegli da lunghi sogni e fuggevoli letture c’è anche quello, non meno doloroso che scoprire dietro numerosi angoli una bellezza cancellata, della seta. Era uno dei presagi della diversità asiatica, la prova di una storica superiorità. Nelle città cinesi, ma tale definizione andrebbe ormai riformulata, oggi resta ormai poca seta. Risulta faticoso raggiungere matasse capaci di far sentire ancora questo Paese sfuggente tra le dita, e non c’è dubbio che tale assenza abbia un significato più largo di una descrizione commerciale. Nei mercati dell’Europa la seta cinese si vede, e rimane l’estremo riscatto dalla banalità che ci invade anche nei cassetti. Ma in Cina, dove prima di Confucio e poi di Cristo i mandarini già sentivano il miracolo delle sete, la gente si copre ormai, come noi, con le fibre ricavate dal petrolio. È un addio identitario, non certo di classe, e questo ennesimo distacco da se stessa incide nella nazione una ferita che pochi accettano di confessare. La Cina resta il primo produttore mondiale di bachi, il primo esportatore di filati e di tessuti. ALLE PAGINE 29, 30 E 31 CON UN ARTICOLO DI RENATA PISU

Tra le ipotesi, chiudere l’impianto e ripartire con una nuova società

Il Lingotto ora pensa a un piano C per Pomigliano ROBERTO MANIA A PAGINA 13

NATALIA ASPESI TTANTENNE lievemente artrosica, briosa, amante cinema tranne Godard e Parenti, appassionata di gare di ballo, cerca amicizia affettuosa con massimo cinquantenne atletico, silenzioso e invisibile, amante di chi vuole, appassionato di sollevamento pesi, tipo pesanti valigie e borse della spesa». SEGUE A PAGINA 39

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Il ragazzo non è musulmano Consolato e Comune dicono no

Lui altoatesino lei marocchina la burocrazia vieta le nozze PIERLUIGI DEPENTORI A PAGINA 21


la Repubblica LUNEDÌ 21 GIUGNO 2010

GIUSTIZIA CRONACA E AFFARI

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L’inchiesta

I pm a Napoli per interrogare Sepe il cardinale: pronto a collaborare Lo stop dei legali di Lunardi: “Atti al tribunale dei ministri” colleghi di Firenze. Stanno così pazientemente delineando il complicato mosaico che vede al centro Angelo Balducci, gentiluomo del Papa ma anche il più importante funzionario italiano del mattone pubblico. Uomo di fiducia di Lunardi quando questi era ministro delle Infrastrutture, è lui che gli suggerisce Diego Ane-

mone per le ristrutturazioni delle tenute di campagna e che gli fornisce l’elenco della case di Propaganda Fide da cui scegliere la dimora di via dei Prefetti. Balducci, anello di congiunzione tra i ministeri e l’organismo ecclesiastico, ha anche il compito di gestire l’attività immobiliare di Propaganda Fide. E sullo sfondo ci sono i fi-

nanziamenti erogati dalla società pubblica Arcus nata per sveltire le questioni dell’edilizia culturale. Nel decreto del luglio 2005, firmato dal ministro Lunardi e da Buttiglione, allora ministro dei Beni Culturali, compare un finanziamento di 2,5 mlioni di euro per il palazzo seicentesco di Bernini e Borromini in piazza di

Spagna. Da Lunardi i pm di certo vorranno sapere se c’è un rapporto tra l’acquisto del palazzo in via dei Prefetti e la firma su quel decreto. E soprattutto come mai il restauro della facciata borrominiana venne affidata in un primo tempo ad Angelo Zampolini, l’architetto di Diego Anemone. © RIPRODUZIONE RISERVATA

DAL NOSTRO INVIATO MEO PONTE PERUGIA — L’intenzione è di interrogarli al più presto. Entro la fine della settimana i pm Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi vogliono sentire il cardinale Crescenzio Sepe (probabile una trasferta dei magistrati a Napoli) e l’ex ministro alle Infrastrutture Pietro Lunardi, appena iscritti nel registro degli indagati con l’accusa di concorso in corruzione aggravata. Potrebbe però non essere un’impresa facile. Se l’arcivescovo ha fatto sapere che è intenzionato a collaborare con i magistrati, l’ex ministro pare non essere dello stesso avviso. «Da quanto abbiamo appreso i reati che vengono ipotizzati — spiega il suo legale, l’avvocato Gaetano Pecorella — riguardano il periodo in cui Lunardi era ministro e quindi deve essere il Tribunale dei i ministri a giudicarlo e a concedere un’eventuale autorizza-

I magistrati vorrebbero sentire i due nuovi indagati entro la fine della settimana zione a procedere». Nel calendario dei magistrati perugini però ci sono altri appuntamenti importanti. Tra cui l’interrogatorio di Francesco Silvano, uomo di fiducia del cardinale Sepe, da giorni ricoverato in ospedale. Da lui i pm vogliono sapere quali altri segreti si nasconde nelle rete di favori di Propaganda Fide, la Congregrazione per l’evangelizzazione dei popoli, di cui il cardinale Sepe è stato prefetto dal 2001 al 2006. È ormai chiaro che quel dicastero, proprietario di un vero e proprio impero immobiliare è al centro dell’inchiesta dei pm perugini e dei carabinieri del Ros. La vicenda del palazzo di via dei Prefetti acquistato da Pietro Lunardi per soli 4,16 milioni di euro è soltanto uno degli episodi che vede il coinvolgimento dell’organismo ecclesiastico. C’è poi la storia della casa di Guido Bertolaso in via Giulia, le cui chiavi furono consegnare al sottosegretario alla Protezione Civile direttamente da Francesco Silvano ma il cui affitto era pagato (ad insaputa di Bertolaso?) dall’imprenditore Diego Anemone. È seguendo il dipanarsi di queste storie che gli investigatori si sono ritrovati nuovamente davanti a nomi comparsi nelle prime battute non solo della loro inchiesta ma anche in quella dei

Il retroscena

Concordato, le condizioni del Vaticano Padre Lombardi: chiarire tutto seguendo le procedure corrette

ORAZIO LA ROCCA CITTÀ DEL VATICANO — Benedetto XVI impegnato in basilica e nella preghiera dell’Angelus. E il suo primo collaboratore, il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, chiuso in Curia con il suo staff per mettere a punto la strategia per fronteggiare l’incriminazione del cardinale Crescenzio Sepe nell’inchiesta sugli appalti del G8. Quasi un gioco di squadra tra Papa e Segretario vaticano che, ieri mattina, ha prodotto Oltretevere (nel corso di frenetiche consultazioni) la nota diffusa poco prima di mezzogiorno dal portavoce papale, padre Federico Lombardi, con la «solidarietà» per Sepe e l’assicurazione che il cardinale si sarebbe messo a disposizione della magistratura italiana per «chiarire» tutti i termini della vicenda. Disponibilità già annunciata dallo stesso Sepe, dicendosi pronto a rinunciare ai privilegi che il suo status di cardinale gli consentirebbe, a norma di Concordato, di rispedire al mittente l’avviso di garanzia ricevuto ieri ed eventuali richieste di interrogatori. Disponibilità non completamente in linea con le parole di Lombardi, che — pur assicuran-

A preannunciare al cardinale le parole della Santa Sede è stato il numero due della Segreteria di Stato, Filoni

MOSSE DIPLOMATICHE Il Vaticano ha anticipato a Sepe le dichiarazioni ufficiali do «la massima collaborazione di Sepe con la magistratura» — ha però avvertito che «bisognerà tenere conto degli aspetti procedurali e dei profili giurisdizionali impliciti nei corretti rapporti tra Santa Sede e Italia, che siano eventualmente connessi a questa vicenda». L’ombra di quei cavilli burocratici è stata sgombrata dallo stesso cardinale, in serata, dicendo di essere «pronto a parlare con i giudici in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo. Basta solo sentirci per concordare l’incontro». Prima di rendere pubblico il comunica-

to, gli uomini del Papa, per un gesto di cortesia, lo hanno preannunciato al diretto interessato, l’arcivescovo di Napoli, con una «lunga e affettuosa telefonata» partita dalla Segreteria di Stato intorno alle 10 del mattino. Dall’altro capo del filo, Sepe, al quale si è rivolto un prelato da lui ben conosciuto durante gli anni trascorsi in Vaticano, l’arcivescovo Fernando Filoni, Sostituto per gli affari generali. Carica seconda solo al Segretario di Stato. Prelato, dunque, di grande autorevolezza il cui nome, non a caso, viene indicato come probabi-

le successore dell’attuale cardinale prefetto di Propaganda Fide, Ivan Dias, forse pronto a lasciare per motivi di salute. Dias nel 2006 successe a Sepe al vertice della Congregazione, dove il futuro arcivescovo di Napoli aveva “regnato” appena 5 anni. Contro i 16 anni di governo del suo predecessore, il cardinale Jozef Tomko, prefetto dal 1985 al 2001, avviando e portando a termine buona parte dei grandi lavori previsti per il Giubileo del 2000, tra i quali il mega parcheggio della collina del Collegio Urbano davanti a piazza San Pietro, il sottopassaggio all’inizio di via della Conciliazione e i restauri del Palazzo di Propaganda a piazza Mignanelli servendosi di ditte appaltatrici successivamente finite nel mirino degli inquirenti. Fu con Tomko al vertice di Propaganda Fide che Angelo Balducci, il principale inquisito nell’inchiesta sul G8, fu nominato Gentiluomo di Sua Santità (l’8 dicembre 1995) e dopo consultore della stessa Congregazione. Vicende che, però, Tomko sembra aver rimosso: «Sono in pensione da 10 anni, di queste cose non parlo. Dico solo no comment». © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Omelia in San Pietro. Telefonata di solidarietà a Sepe del presidente Cei Bagnasco

E il Papa ammonisce i sacerdoti “Nessuno insegua potere e ambizioni” MARCO ANSALDO

TRA I FEDELI L’arcivescovo Sepe ieri durante l’incontro con i parrocchiani di una chiesa di Napoli

Il personaggio

CONCHITA SANNINO NAPOLI — «Ogni croce va portata. Ogni passaggio di vita ha la sua sofferenza. Anche questa la porteremo facendo la volontà di Dio. Certo, è una bella croce». Crescenzio Sepe chiude una lunga domenica di passione con parole amare, e uno sguardo appena velato. Al mattino, qualcuno ha fatto volare colombe al suo passaggio, in una chiesa sul corso umbertino. Quando cala il buio sulla sua prima giornata da indagato, il cardinale è ancora dietro un altare. Celebra la messa solenne per i 42 anni della Comunità di Sant’Egidio, poi si consegna alla folla che lo attende dopo l’ultima benedizione e lo abbraccia, gli pronuncia parole di incoraggiamento, lo spinge al sorriso. A circondarlo, autorità e famiglie semplici, giovani e cantori, bambini disabili, qualche nonna in carrozzella, oltre al prefetto di Napoli, i vertici delle forze di polizia, qualche parlamentare. I dubbi della sua gente, ammesso che affiorino, vengono soffocati sul fondo. Può mai essere lui, il monsignore della corruzione? Una voce, tra le altre, arriva dalle cappelle laterali: «Di tut-

CITTÀ DEL VATICANO — Un Papa insolitamente stanco e teso in volto ha ordinato ieri mattina nella Basilica di San Pietro 14 nuovi sacerdoti. Una sofferenza sul viso di Joseph Ratzinger che gli osservatori non hanno potuto non collegare al nuovo caso, quello dell’inchiesta per corruzione sull’arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe, che imbarazza il Vaticano, già sconvolto quest’anno dalla vicenda Boffo e da quella degli abusi sessuali nella Chiesa. Nell’omelia pronunciata a San Pietro, Benedetto XVI ha così lanciato un monito all’integrità morale e al vero senso del ministero sacerdotale, avvertendo che aspirare al potere e al soddisfacimento delle proprie ambizioni personali contraddice la missione del prete. Quella del sacerdote non deve essere dunque una carriera. «Il sacerdozio non può mai rappresentare un modo per raggiungere la sicurezza nella vita o per conquistarsi una posizione sociale — ha detto il pontefice — chi

Papa Benedetto XVI aspira al sacerdozio per un accrescimento del proprio prestigio personale e del proprio potere ha frainteso alla radice il senso di questo ministero». Nessun riferimento diretto, com’è ovvio, all’inchiesta che vede il coinvolgimento della Congregazione di Propaganda Fide nell’inchiesta di Perugia, ma un fermo richiamo a moralità e purezza nelle vocazioni sacerdotali. Sulle modalità per ascoltare Sepe le diplomazie vaticana e italiana si stanno confrontando. Il cardinale possiede passaporto diplomatico, e potrebbe dunque

L’arcivescovo e l’abbraccio della città “Porto la croce, ma mi siete vicini” Per il porporato un volo di colombe, oggi la sua versione te le sue aste di beneficenza, il nostro vescovo ha fatto sapere punto per punto dove andavano i soldi. Pure i suoi regali personali ha messo in vendita». È qui, ora, la Gerusalemme di Sepe. Il luogo del pubblico processo. Il cardinale cita il Vangelo e sembra parlare del calvario che lo attende e dovrà attraversare. «Il clima che ci circonda oggi — sottolinea infatti durante l’omelia — è quello che produce sofferenza per rimanere fedeli a Cristo. Pensateci, la cultura dominante è quella della tracotanza, della criminalità, e poi superbia, invidia, gelosia. Dentro e fuori la Chiesa». Un pastore che alza la testa di fronte alle accuse, gravi, che rimbalzano da Roma. E su cui la Santa Sede non avrebbe offerto subito la solidarietà e la vicinanza «che si deve ai suoi operai nella

vigna». «Non ho niente da nascondere. Collaborerò al più presto con la magistratura», ribadisce Sepe, a margine delle quattro iniziative che ha guidato, nella domenica della “croce”. Già oggi potrebbe convocare una confe-

“Non ho niente da nascondere, la verità si farà strada”. Solidarietà dalla Iervolino

Il cardinale Crescenzio Sepe

renza stampa. E nei prossimi giorni rispondere, sempre da Napoli, alle domande dei pubblici ministeri in trasferta da Perugia. Ma è a sera, nel superbo chiostro di San Lorenzo Maggiore, che il cardinale tradisce un velo di stanchezza. In cima a quelle pie-

tre che raccontano la stratificazione della città greco-romana e sono il raccordo tra la sua cultura pagana e il culto del sangue dei martiri, Sepe stavolta non si ferma a giocare con gli ospiti, né a onorare il buffet. Non una sfogliatella, neanche un bicchiere, per questa domenica. Si prende invece la stretta calorosa della gente, incassa altri applausi, mentre le religiose conducono i rosari per lui, al riparo dei chiostri. Le mani delle anziane lo accarezzano, soprattutto. È quasi carnale la difesa che Napoli mette in scena per il suo vescovo. Come se non volesse perdere sorriso e tempra di un altro goleador, un vincente. Un cardinale che «ci ha portato il Papa a Napoli», che va a benedire e «a fare il tifo al San Paolo quando la squadra torna in serie “A”». Che si infila nelle tane del degrado, che pas-

usufruire di particolari tutele. Ma la Curia romana desidera che il cardinale collabori pienamente con i magistrati, pur se nei limiti del Concordato. Una posizione riaffermata ieri dal portavoce vaticano. «Il cardinale Sepe è una persona che ha lavorato e lavora per la Chiesa e per il popolo che gli è affidato in modo intenso e generoso, e ha diritto ad essere rispettato e stimato», ha detto padre Federico Lombardi. Che ha aggiunto: «Auspichiamo tutti e abbiamo fiducia che la situazione venga chiarita pienamente e rapidamente, così da eliminare ombre, sia sulla sua persona, sia su istituzioni ecclesiali». A Sepe ha telefonato ieri sera il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, per esprimergli la sua «vicinanza affettuosa in questo particolare momento», confermando «stima per la sua intensa attività pastorale nella diocesi partenopea ed auspicando che il sollecito accertamento dei fatti ad opera dell’autorità giudiziaria porti piena luce sull’accaduto». © RIPRODUZIONE RISERVATA

seggia tra i pregiudicati del Parco verde di Caivano, tra i poveri del rione Salicelle ad Afragola, l’hinterland dei nessuno. Anche il sindaco Iervolino fa arrivare a Sepe, «nel pieno rispetto del lavoro della magistratura, l’affettuosa solidarietà» e si dice sicura che il cardinale «chiarirà le circostanze che sono in discussione e proseguirà serenamente la sua missione pastorale tanto cara al popolo di Napoli». Stessa vicinanza dal governatore Stefano Caldoro. Forse, il segreto del legame tra un vescovo e la sua terra è nelle parole che Erri De Luca, scrittore, non credente, pronunciò nell’ottobre di due anni fa a Roma. «Sepe fa a Napoli quello che il vento secco e buono del nord fa con la roccia, migliora le sue aderenze, espugna cittadini inespugnabili». È ancora integra l’immagine? De Luca risponde oggi con slancio. «Penso che questa storia non comprometta il rapporto tra Sepe e Napoli. Davvero lui ha aperto orecchie, occhi, ha esercitato un’aderenza fisica di quelle da polpastrello su roccia, e proprio a Napoli, città scivolosa. Quest’opera è frutto del suo lavoro, di un talento e di una volontà». © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Le carte

Dagli appalti ai palazzi-regalo le domande dei pm a Lunardi Nelle intercettazioni l’ex ministro citato per decine di casi DAL NOSTRO INVIATO FRANCESCO VIVIANO PERUGIA — Non ci sono solo la “svendita” del palazzetto di via dei Prefetti a Roma, quei 960 metri quadri nel centro di Roma pagato a “Propaganda Fide” 4,16 milioni di euro, e il contributo che il ministero delle infrastrutture diede in cambio per ristrutturare alcuni musei vaticani; i pm di Perugia chiederanno all’ex ministro Pietro Lunardi ed all’ ex responsabile di Propaganda Fide, il cardinale Crescenzio Sepe, entrambi indagati per corruzione aggravata in concorso con altri, chiarimenti anche su ulteriori vicende. Vicende tutte legate alle nomine pubbliche nei posti chiave per la gestione degli appalti G8 e per altri grandi lavori: Lunardi, in particolare, è chiamato in causa decine di volte nelle intercettazioni telefoni-

RIVELAZIONI

EX MINISTRO

I riferimenti di Sancetta, capo ufficio legislativo, a “Pietro, Denis e Angelo” che contenute nelle ordinanze di Perugia e Firenze che hanno portato in carcere i funzionari pubblici Angelo Balducci, Fabio de Santis e Mauro Della Giovanpaola e l’imprenditore Diego Anemone. LA NOMINA DI BALDUCCI La nomina di Angelo Balducci a presidente del Consiglio Superiore per le Opere Pubbliche sarebbe stata sponsorizzata anche da Lunardi. I carabinieri del Ros lo apprendono il 22 ottobre del 2008, quando Mario Sancetta, presidente di sezione della Corte dei Conti di Roma e capo dell’ ufficio legislativo di Lunardi, telefona ad un funzionario del ministero, Antonio Di Nardo (anche lui indagato), informandolo di avere appena avuto un incontro con l’ex ministro. In quell' occasione gli comunica che Lunardi ha convinto il ministro in carica, Altero Matteoli, «a nominare Angelo Balducci presidente...» GLI APPALTI IN SARDEGNA In un’altra conversazione telefonica Sancetta dice a Di Nardo di essersi incontrato con Lunardi, che gli avrebbe anche parlato di «otto lotti in Sardegna». Il riferimento agli otto lotti riguarda “inequivocabilmente”, scrivono nel loro rapporto i carabinieri, le licitazioni private già indette ma ancora non completate con l’aggiudicazione di lavori rientranti nel pacchetto Vertice

Pietro Lunardi è indagato per corruzione dalla procura di Perugia nell’ambito dell’inchiesta sui Grandi eventi

Il personaggio

Ore 11: "Case e Chiesa". Con Sannino, La Rocca, Zunino. E con mons. Casale

cenda «Denis, Pietro e Angelo», facendo rispettivamente riferimento, scrivono i carabinieri, all’on. Denis Verdini, al sen. Pietro Lunardi e all’ing. Angelo Balducci, quest’ultimo ormai neo presidente del Consiglio Supe-

riore dei Lavori Pubblici. Sancetta ribadisce di aver già da mesi chiesto a Lunardi di interessarsi alla questione. Per Di Nardo l’importante è ottenere il risultato costituito dall’aggiudicazione di lavori: «Ma basta che

La critica a Sepe: “Non so come vederla perché non è molto conclusivo sto’ cardinale”

IN PARLAMENTO Settant’anni, Pietro Lunardi è stato eletto alla Camera due anni fa con il Pdl. Nella precedente legislatura era al Senato

L’intervista

L’ex titolare Infrastrutture: operava la società dei Beni culturali

“I soldi al Vaticano? Decise tutto la Arcus”

GRANDI OPERE Esperto di gallerie, progettista del traforo del Bianco e del Frejus. Arriva nel centrodestra come coordinatore del programma grandi opere

AL GOVERNO Nel 2001 è ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture. Nella bufera quando dichiara: “Lo Stato deve abituarsi a convivere con la mafia”

LE INCHIESTE REPUBBLICA RADIO TV

G8 alla Maddalena. Sancetta, che è interessato affinché il consorzio Stabile Novus, riferibile al suo interlocutore, si aggiudichi gli appalti stradali del G8, non riesce a comprendere bene quali ruoli stiano giocando nella vi-

Nell’intervista a Repubblica del 14 giugno l’ex ministro Pietro Lunardi ha raccontato, tra l’altro, che una sua casa in campagna fu restaurata da Diego Anemone a prezzo di costo e di aver pagato un palazzo di Propaganda Fide la metà del suo valore effettivo

va in porto... insomma com'è ... va benissimo ... Presidente non ci importa, basta che si fa!» IL TEATRO DI FIRENZE Sancetta è preoccupato che per queste opere che stanno andando in gara Angelo Balducci «si comporti come la volta precedente», facendo verosimilmente riferimento al fatto che Balducci non ha mantenuto la promessa di far loro aggiudicare la gara del Nuovo Teatro di Firenze; in ogni caso Sancetta ritiene probabile che anche Pietro (Lunardi) abbia fatto presente a Balducci che alcuni di questi lavori interessano alla stesso Sancetta. «Pietro gli ha detto a Angelo ... guarda che Mario mi sollecita ste’ cose». APPALTI IMPREGILO Sancetta, cambiando argomento, pensa di interessare Pietro (Lunardi) per far ottenere lavori dalla Impregilo, facendo leva sul fatto che egli stesso (Sancetta) come presidente di sezione della Corte dei Conti sta facendo un favore a Lunardi il quale però, sempre a dire di Sancetta, sembra voler sfuggire ai suoi doveri di riconoscenza. LUNARDI E IL CARDINALE Sancetta si lamenta dell’atteggiamento inconcludente che hanno assunto nei suoi confronti sia il cardinale Crescenzio Sepe che l’ex ministro. Meritevoli, dal punto di vista di Sancetta, di aspre critiche in quanto non ritenuti sufficientemente

L’ex ministro è indagato per concorso in corruzione aggravata nell’inchiesta della procura di Perugia sugli appalti per i “Grandi eventi”

CORRADO ZUNINO ROMA — «È stata devastante, quell’intervista. Devastante». Parla l’ex ministro delle Infrastrutture. In che senso, Pietro Lunardi? «L’effetto è stato devastante, sul piano politico, personale. Non voglio più parlarne, non voglio più parlare». Lei aveva raccontato a “Repubblica”, con naturalezza, che da ministro si era fatto ristrutturare la casa di campagna da Diego Anemone a prezzo di costo e aveva pagato un palazzo di Propaganda Fide la metà. «Non ho parlato di favori, ho usato il termine cortesie». Ecco. Poi si è scoperto che lei aveva firmato un decreto insieme all’ex ministro dei Beni Culturali Rocco Buttiglione che assegnava 2,5 milioni pubblici per ristrutturare la sede di Propaganda Fide in Piazza di Spagna. Forse la Procura di Perugia ha visto lì il nesso dell’eventuale corruzione e l’ha indagata: acquisti immobiliari privati contro leggi favorevoli al Vaticano. «Sto aspettando che la magistratura mi convochi, ho qui con me le fatture dei lavori realizzati da Anemone, è tutto regolare». E i finanziamenti di Stato al Vaticano?

«In quel decreto c’è il mio nome, ma non ho scelto io i lavori da finanziare. Arcus, la società privata organizzata dai Beni Culturali, faceva il lavoro istruttorio: cercava i siti, proponeva il finanziamento». E lei e Buttiglione, al buio, mettevate la firma in calce.

Le fatture

Sto aspettando che la magistratura mi convochi, ho qui con me le fatture dei lavori realizzati da Anemone, è tutto regolare

solleciti al soddisfacimento delle richieste di commesse che ha fatto pervenire loro: «... Quindi diciamo non so come vederla perché questo non è che sia molto conclusivo ‘sto Cardinale … ora devo vedere la prossima settimana a coso ... Lunardi … anche lui ... perché lui mi ha obbligato ... ma la gente però si piglia le cose degli altri e non gli fa niente ... guardi quella è una cosa indegna …». LUNARDI E FATHI Tra i nomi che il tunisino Fathi fece ai pm di Firenze e Perugia c'era anche quello di Pietro Lunardi. Che ammise di conoscere sia Balducci che Anemone, precisando: «I miei rapporti con entrambi sono regolari». In realtà l'attenzione degli investigatori della Procura di Firenze si concentra sui lavori che una delle imprese di Anemone ha fatto in una proprietà della famiglia Lunardi a Basilicanova, nella campagna di Parma. Nel 2005 la ristrutturazione della dependance della villa (lavori tra i 100 e 150mila euro) è affidato all'impresa Anemone dopo che Balducci ha presentato l'imprenditore romano a Lunardi. Fathi riferisce anche di avere portato due buste con un assegno alla figlia di Lunardi su incarico di Diego Anemone e di avere consegnato al ministro un catalogo per una tappezzeria che fu poi

«No, non al buio… Guardi, non voglio più parlarne, spiegherò tutto ai magistrati». Per il palazzetto da acquistare in via dei Prefetti lei parlò direttamente con il cardinale Sepe? «Sì, certo, era lui il responsabile del patrimonio di Propaganda Fide. Mi aveva organizzato il contatto il mio funzionario Angelo Balducci».

realizzata da Diego Anemone.

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POLITICA INTERNA E GIUSTIZIA

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Legge-bavaglio, il Pdl accelera “Il sì alla Camera prima delle ferie” Trattativa coi finiani. Anche il Pd in piazza il 1° luglio

MAURO FAVALE ROMA — La parola d’ordine è «evitare le calende greche». Il Pdl, sponda Berlusconi, non molla la presa sul ddl intercettazioni. A costo di fare, come ha annunciato il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto, «il possibile e l’impossibile per approvarlo». L’obiettivo è portare a casa il risultato entro l’estate. Prima delle ferie. Un’approvazione contro la quale si è mossa la Federazione nazionale della stampa, annunciando un black out di giornali e tv per il 9 luglio e una manifestazione a Roma il primo luglio alla quale ieri ha aderito anche il Pd. Il Pdl comunque prova ad accelerare ipotizzando, come fa il ministro degli Esteri Franco Frattini, una “finestra” per arrivare alla votazione: «Io credo che ci sia uno spazio anche prima della chiusura del Parlamento — ha spiegato — alla prima settimana di agosto». Oggi, ufficialmente, nella riunione dei capigruppo in programma alla Camera, il ddl intercettazioni non è all’ordine del giorno. Il Presidente Gianfranco Fini non intende per ora metterlo in calendario, in modo da consentire alla Commissione giustizia di Montecitorio uno studio ap-

Anche Cicchitto apre alle modifiche “ma si farà l’impossibile per approvare il ddl” profondito del testo uscito dal Senato. Ma questo non impedisce comunque la mossa che potrebbe tentare Cicchitto di chiedere oggi stesso di incardinare il ddl prima della fine di giugno. Un passaggio formale che avrebbe il duplice obiettivo di far proseguire la trattativa e di portare Montecitorio a votare il provvedimento, in tempi contingentati (aggirando l’eventuale ostruzionismo dell’opposizione), anche entro la fine di luglio. Una votazione che, a luglio o all’inizio di agosto, potrebbe comunque non essere «l’ultimissima — come ha spiegato anche ieri Frattini — se il testo deve poi tornare indietro al Senato». Il nodo sono le modifiche alle quali ha ormai dato il via libera lo

BREVIARIO

“Gianni Letta è il vero centro del Paese” Maria Teresa Letta, sorella di Gianni © RIPRODUZIONE RISERVATA

stesso Berlusconi. Limitate nel numero per non «snaturare un testo che — a giudizio di Cicchitto — è essenziale come strumento che garantisca la difesa della privacy». Della stessa opinione Frattini: «Condivido l’idea del premier che si apra a qualche integrazione, ma non stravolgimento». Le modifiche, in ogni caso, devono essere mirate «a mettere al riparo questa legge — afferma Cicchitto — da successivi interventi della Corte costituzionale». Ma anche a venire incontro alle richieste dei finiani che a Montecitorio pesano più che a Palazzo Madama. Quattro i punti segnalati durante la prima riunione in commissione Giustizia dalla presidente Giulia Bongiorno, consigliera di Fini. Il meno “digeribile” è probabilmente quello che riguarda la durata massima delle intercettazioni (75 giorni) e le successive proroghe di tre giorni in tre giorni. Con il risultato concreto di ingolfare il tribunale distrettuale che deve autorizzare le richieste dei pm. Poi ci sono le in-

tercettazioni ambientali, con le cimici che possono essere posizionate solo nei luoghi dove vi è il fondato motivo che sia in svolgimento un’attività criminosa. Un approfondimento sarà probabilmente necessario anche sulla norma che punisce gli editori con pesanti sanzioni pecuniarie nel caso in cui i giornali pubblichino intercettazioni o atti coperti dal segreto istruttorio. Infine, i finiani hanno eccepito sulla norma che prevede la richiesta di autorizzazione alle Camere se le intercettazioni predisposte durante le indagini portano ad ascoltare, anche indirettamente, le conversazioni di un parlamentare. La trattativa, insomma, è in corso. Mercoledì nell’ufficio di presidenza del Pdl la discussione potrebbe virare ancora una volta sulle intercettazioni. Con Berlusconi, in partenza il giorno dopo per il G8 e il G20 in Canada e Brasile, che vorrebbe avere qualche certezza in più sul destino del ddl che ha più a cuore.

La curiosità

“Giornalisti, disobbedite” l’appello di Elio Germano TAORMINA — «Voglio dedicare questo premio a tutti i giornalisti che disobbediscono ai loro editori». Elio Germano, uno dei giovani talenti del cinema italiano, ha scelto il palcoscenico di Taormina, e la consegna dei Nastri d’argento, per un’uscita “politica”. E si è unito alle tante critiche piovute in questi giorni sul disegno di legge sulle intercettazioni. Germano lo scorso maggio a Cannes dedicò un altro premio «agli italiani che fanno di tutto per rendere il paese migliore nonostante la loro classe dirigente».

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I nodi

L’intervista

ALBERTO D’ARGENIO ROMA — Non solo Quirinale e Consulta. La legge-bavaglio dovrà passare anche lo scrupoloso esame sul rispetto della libertà di stampa da parte della Commissione Ue, l’unico organismo sovranazionale in grado di imporre cambiamenti alle leggi approvate dai governi. «Quando sarà approvata analizzeremo a fondo il ddl tenendo presente che la Commissione difende sempre la libertà dei media e di informazione che sono valori fondamentali per l’Ue», spiega il responsabile europeo alla Giustizia, la lussemburghese Viviane Reding. Che poi sull’equilibrio tra privacy, diritto di cronaca e dovere di indagine degli inquirenti risponde che serve «un bilanciamento» adeguato tra queste tre esigenze. Commissario Reding, il Parlamento italiano sta discutendo il ddl fortemente voluto dal premier Berlusconi che prevede il divieto della pubblicazione delle intercettazioni e limita quello dei verbali. Bruxelles sta seguendo questo dossier? «Naturalmente. La Com-

PROROGHE

CIMICI

MULTE

RICHIESTE

Tra i punti più discussi dalla presidente della commissione Giustizia alla Camera, Giulia Bongiorno, le proroghe di 72 ore alle intercettazioni

Nel testo del Senato le cimici possono essere piazzate solo nei luoghi in cui c’è il fondato rischio di un’attività criminosa

Previste sanzioni pecuniarie molto salate per gli editori dei giornali che pubblicano intercettazioni o atti coperti dal segreto istruttorio

Se in un’indagine, anche indirettamente, si intercetta un parlamentare è necessaria la richiesta di autorizzazione dei magistrati alle Camere

La commissaria Ue Reding: “Verificherò la compatibilità del testo con le norme comunitarie”

Ma Bruxelles avvisa il governo “Difenderemo la libertà di stampa” I valori

Privacy e criminalità

Il divieto di censura, il libero accesso alle fonti e la libertà di trovare e pubblicare le notizie sono valori fondamentali per l’Unione

È importante bilanciare la lotta alla criminalità e al terrorismo e il diritto dei cittadini alla privacy e alla protezione dei dati personali La commissaria Ue Viviane Reding

missione è al corrente dell’importanza delle questioni e delle discussioni in corso in Italia. Al momento il ddl non è ancora stato approvato dal legislatore e di regola nel rispetto del Parlamento non ci esprimiamo su progetti di legge. È però chiaro ed evidente che nel mio ruolo di commissario Ue alla Giustizia seguirò con attenzione l’evoluzione del testo

nel resto del processo legislativo. E quando verrà adottato darò mandato ai miei esperti di verificare se sia di competenza europea e se ci siano implicazioni di diritto comunitario. Nello scrivere e nel far applicare la legislazione europea, infatti, la Commissione difende sempre la libertà dei media, la libertà di espressione, la libertà d’informazione e

in particolare la libertà della stampa. Per questa ragione assicurerò che le istituzioni e gli stati membri sostengano e confermino questi valori e queste libertà quando implementano le norme comunitarie». Qual è la posizione della Ue sulla libertà di stampa? «Nel giugno 2009, quando ero ancora commissario Ue ai

Media, ho sostenuto la Carta sulla libertà di stampa, che non è legalmente vincolante ma che ha un altissimo valore simbolico. Ebbene, all’articolo dieci sottolinea i principi base che i governi devono rispettare quando hanno a che fare con i giornalisti, come il divieto di censurare, il libero accesso alle fonti e la libertà di trovare e pubblicare le notizie.


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PROMOTORI

CIRCOLI

CLUB

Affidata ai ministri Brambilla e Alfano la squadra dei “Promotori della libertà”, unica sigla Pdl che il premier sponsorizza

I Circoli del buon governo vengono fondati da Marcello Dell’Utri nel 1999 per la “diffusione della cultura liberale”

I “club della libertà” sono stati fondati nel 2009 dal deputato Mario Valducci. Sarebbero 500 su tutto il territorio nazionale

Le sigle

Berlusconi, stop alle correnti nel Pdl “Smettiamola di farci del male da soli” CARMELO LOPAPA

IL VERTICE Silvio Berlusconi convoca per mercoledì l’ufficio di presidenza pdl, poi la lunga missione americana

ROMA — «Stiamo cercando di farci del male in casa, non facciamolo. Non dobbiamo aprirci a correnti, ma rimanere uniti». Nell’ultima reprimenda contro chi attenta all’unità del Pdl, la spina nel fianco alla quale allude il premier Berlusconi è ancora quella: Gianfranco Fini e i suoi. Stavolta, però, non chiama in causa solo Generazione Italia, FareFuturo, Bocchino e gli altri uomini del presidente della Camera “rei”, in ultimo, di avergli stoppato il ddl intercettazioni. Ma ce l’ha con tutto il proliferare di correnti, sigle, fondazioni e associazioni. Compresa la neonata tenuta a battesimo dai ministri Gelmini e Frattini. Una telefonata, quella ai fedelissimi riuniti a Moniga del Garda, in cui Berlusconi torna ad attaccare un’opposizione che «non ha idee né leader, sa solo odiare e invidiare», dunque, «non dobbiamo preoccuparcene». E quindi rivela la consueta «buona notizia» tratta dai sondaggi di casa: «Il Pdl è al 38 per cento, il governo al 48 e il premier al 68, nonostante tutto il fango che ci buttano addosso». Ma il suo obiettivo è puntato contro il rischio del “correntismo”. Una degenerazione, a suo

Bocchino: “Bene, si apre una stagione di ascolto”. Il premier frena sulla tregua coi finiani

La libertà dei media è anche un valore fondamentale per tutti gli stati Ue che hanno ratificato la Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Diciamo che confido che il governo italiano rispetti questi principi». La Commissione si appresta a rivedere la direttiva sulla privacy e sulla conservazione dei dati. E proprio la privacy degli indagati la ragione numero uno avanzata dal governo per giustificare la leggebavaglio. Per Bruxelles qual è il rapporto tra tutela della riservatezza, diritto di informazione e dovere per gli inquirenti di indagare sui reati? «In autunno insieme alla mia collega agli Affari interni, la svedese Cecilia Malmström, farò un primo rapporto sulla revisione della direttiva che coinvolge la conservazione dei dati da parte degli operatori privati che su richiesta delle autorità devono renderli disponibili. Presterò grande attenzione affinché la direttiva bilanci l’obiettivo tra lotta alla criminalità e al terrorismo e il diritto dei cittadini alla privacy nonché alla protezione dei loro dati personali». © RIPRODUZIONE RISERVATA

dire, che travolgerebbe il partito e soprattutto il suo ascendente. Un monito diretto in primo luogo ai finiani, dunque, perché le fondazioni, tutte, «devono concorrere a rafforzare il Pdl, non indebolirlo». In realtà anche nei confronti del presidente della Camera c’è tutta una diplomazia al lavoro: per favorire un’intesa su intercettazioni, manovra e assetto interno al partito. Un’opera avviata soprattutto dagli ambasciatori berlusconiani e da una parte dei finiani. Ma il Cavaliere non ha affatto voglia di trattare con il cofondatore. E, presidente della Camera a parte, chi lavora al suo fianco, racconta per altro di un Cavaliere piuttosto infastidito dalle ripetute nascite di componenti nel Pdl. L’unica sigla che il leader starebbe sponsorizzando è quella dei “Pretoriani della libertà”, affidata alla Brambilla. Ma la sensazione maturata è che il resto gli sia sfuggito di mano: negli ultimi mesi si sono affacciati alla ribalta “Italia protagonista” degli ex colonnelli An a lui fedeli (La Russa, Gasparri, Alemanno e Matteoli) e il “Predellino” di Stracquadanio e “Rel” di Cicchitto e i preesistenti circoli di Valducci, i club di Marcello Dell’Utri, “Magna Charta” di Quagliariello. Per non dire delle finiane “Generazione Italia” e “FareFutura”, fumo negli occhi per il premier. Il sospetto più irri-

tante, a Palazzo Chigi, è che tanta agitazione vada ricondotta al lavorio sottotraccia in preparazione del dopo-Berlusconi. E a tal proposito, sembra che al presidente del Consiglio abbia dato parecchio sui nervi l’intervista di Alemanno al “Foglio”, con cui il sindaco di Roma parla proprio

del «dopo, che prima o poi arriverà, e che sarà governato da un gruppo di dieci-venti dirigenti dei quali mi piacerebbe far parte». Il ministro Frattini, avvertito dell’irritazione del premier, mette subito le mani avanti: «“Liberamente” non è una corrente». E in effetti il convegno di Moniga ha

cambiato in corsa i suoi obiettivi allargando la platea degli invitati anche ai “nemici” interni. I finiani, con Bocchino e Urso, provano poi a tirarsi fuori dall’angolo, ringalluzziti dal proliferare di fondazioni-correnti, e plaudono all’intervento di Berlusconi che aprirebbe «una nuova stagio-

ne, fatta di ascolto e dibattito nel Pdl». Ma hanno capito male, manda a dire Osvaldo Napoli, che se la prende coi «toni eccessivi di Bossi da Pontida», ma anche con loro, «perché l’appello di Berlusconi non è assolutorio per qualcuno». © RIPRODUZIONE RISERVATA


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LE SCELTEINTERNA DEI PARTITI POLITICA

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“Non accettiamo la parola compagni” Giovani pd contestano il vocabolario comunista. Bersani. “Un pretesto” GIOVANNA CASADIO ROMA — Colpa sua, di Fabrizio Gifuni, che ha interpretato tra l’altro Alcide De Gasperi in tv ma che sabato - invitato da Bersani alla mobilitazione anti-manovra del Pd al Palalottomatica - ha concluso un appassionato discorso sui tagli alla cultura con le antiche parole d’ordine della sinistra: «Compagne e compagni...è tanto che volevo dirlo!». Liberatorio. I militanti democratici presenti si sono spellati le mani. Eccetto quelli che ieri hanno deciso di protestare. Un gruppo di giovanissimi ha scritto a Bersani una lettera di fuoco. Per noi «nativi del Pd», cioè estranei alla tradizione comunista e a quella democristiana, «le parole compagni, festa dell’Unità, sono concetti che rispettiamo per la tradizione che hanno avuto ma che non rientrano nel nostro pensare politico e che facciamo fatica ad accettare... questo trapassato non ha noi come destinatari». Luca Candiano, uno dei firmatari (con Veronica Chirra, Matteo Cinalli, Sante Calefati e Marino Ceci, ventenni o poco più, giovani Democratici) sostiene che «è un’aria che si respira dall’inizio della segreteria Bersani» e che li fa sentire «fuoriposto», an-

che se non è una minaccia ad andarsene. Fanno eco Lucio D’Ubaldo, senatore, e Giorgio Merlo: per entrambi, ex Ppi, «con i Gifuni di turno il Pd si disegna un ruolo di eterna opposizione». Anche il veltroniano Stefano Ceccanti su Facebook apre un dibattito sul tema: «Il leader dei cristiano sociali Gorrieri, agli stati generali del 1998 in cui nacquero i Ds, suscitò proteste chiedendo

che la si smettesse di chiamarsi “compagni” così che ciascuno si sentisse a casa propria. Noi qui commenta Ceccanti - torniamo al Pds e al Pci. Se l’avesse fatto un operaio nostalgico...ma lo dice Gifuni, è l’estremismo dei ricchi e uno specchio delle difficoltà del Pd destinato a essere minoranza». Gifuni trasecola: «Pensavo che fossero parole ancora pronuncia-

bili, né volevo suggerire linea o nostalgie. Ci si chiama così anche nella vita, mi è venuto dal cuore. Non ho tessere di partito, neppure del Pd». Dopo l’applauditissimo intervento, si sono complimentati con lui: «Bravo, hai avuto coraggio». Coraggio di denunciare «il genocidio culturale», credeva l’attore, figlio di Gaetano, ex segretario generale del Quirinale. Invece il coraggio gli serve ora che

è finito nel tritacarne delle divisioni del Pd e degli attacchi del Pdl. Gasparri gli consiglia di occuparsi dei «parenti giardinieri». «Che tristezza», replica lui. «La parola compagno esiste», aveva assicurato Bersani a un operaio sardo. E adesso dalla segreteria sull’intera vicenda affermano: «È solo un pretesto». Pure Prodi non disdegnava parlare di «compagni». E Ivan Scalfarotto sbotta: «Lascia-

E sul Secolo va in scena la benedizione del “coatto”

Hanno detto GIFUNI

L’EROE

“Mi è venuto in quel momento dal cuore. Non volevo suggerire linea o nostalgia Ci si chiama così anche nella vita e credo siano parole ancora pronunciabili”

Elio Germano sul Domenicale del Secolo

ROMA — «Elogio dei coatti. Eroi quotidiani dell’Italia viva» titola l’edizione domenica del Secolo d’Italia. Spunto per la copertina, il successo del film “La nostra vita”. È l’elogio della «bella Italia che si ostina a sognare una vita normale».

CECCANTI “È uno specchio delle difficoltà del Pd. Se l’avesse detto un operaio nostalgico, si poteva capire. Ma che lo dica Gifuni è surreale è l’estremismo dei ricchi”

La questione sul termine “compagno” va avanti dagli anni ’70

Le contese democratiche tra archeo-politica e nostalgia ideologica ARCHEO-politica, proto-invocazioni, vetero-linguaggi e dispute ideologiche fuori tempo massimo. Non che la questione paia destinata a mutare il paesaggio dell’opposizione tra la manovra e la legge-bavaglio, ma ad alcuni giovani del Partito democratico non è piaciuto per niente che l’altro giorno, durante la manifestazione del Palalottomatica, Fabrizio Gifuni abbia esordito con uno squillante: “Care compagne e compagni”. E perciò, non riconoscendosi in quella formula, hanno scritto a Bersani «perché vorremmo ren-

Nel 2007 il leader della Margherita Rutelli cercò la parola compagno nelle Sacre scritture derti cosciente del nostro disagio di fronte a parole e comportamenti che guardano in maniera ingiustificatamente romantica al passato». Si tratta di espressioni anche rispettabili, ma a loro giudizio «trapassate». Vero è che sabato scorso Gifuni ha un po’ caricato la faccenda del “compagne e compagni” aggiungendo con la dovuta enfasi: «Vi chiamo così perché era tanto che

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La curiosità

La storia

FILIPPO CECCARELLI

teci chiamare compagni che è parola piena di sentimento e solidarietà. La mancanza di innovazione sta nel fatto che D’Alema e Marini siano ancora dirigenti dai tempi di Pci e Dc. Gifuni è stato bravissimo». Debora Serracchiani: «Io voglio che al Pd vengano a dire amici, fratelli, compagni e che noi ascoltiamo cosa dicono».

SCALFAROTTO “Lasciateci chiamare anche compagni e compagne che sono parole piene di sentimento e di solidarietà. Vecchio è avere D’Alema e Marini ancora dirigenti”

I precedenti

KARL MARX

“COMPAGNI E AMICI”

IL RIFIUTO DI D’ALEMA

Il termine “compagno” fa parte della tradizione marxista da almeno un secolo

Negli anni ’70 nei congressi delle Acli la formula rituale dell’inizio dei comizi era “compagni e amici”

Durante una puntata di Ballarò, Massimo D’Alema rifiutò l’appellativo rivoltogli da un segretario di sezione Ds

volevo dirlo», motivazione che è suonata quasi liberatoria e come tale accolta da applausi scroscianti. A tale proposito va detto che i giovani del Pd romano, cui si sono ieri aggiunti esponenti di derivazione margheritina, quindi di ex osservanza popolare e perciò prima ancora democristiana, hanno trascurato la circostanza che ormai stabilmente al giorno d’oggi si fa ricorso alla gente di spettacolo per far partire la macchina emotiva, riscaldare la platea e magari prolungare l’evento con qualche curiosità del giorno dopo. Eppure, posto che l’attore Gifuni ha svolto egregiamente il suo mestiere e anche il suo compito per così dire fusionale, è vero che

la parola “compagno” viene dal latino delle corporazioni medievali (“cum panis”, colui con cui si divide il cibo), ma da almeno un secolo sta piantata nella tradizione marxista. E se pure c’è qualche dubbio che quest’ultima sia oggi viva e vegeta, basta pensare agli inni del movimento operaio e dell’ultrasinistra - “Su fratelli, su compagni”, “Compagni, avanti il gran partito”, “Compagni, dai campi e dalle officine” - per comprendere il disappunto di chi quel mondo ha perfino combattuto e adesso se lo ritrova in casa con i suoi simboli e tutto l’armamentario espressivo. Nostalgia. Pretesti. Perdita di tempo. Ma la questione non è nuovissima. Così, mentre a sinistra la

parola fu a lungo veicolo di scomuniche (“Non è più un compagno”) e ambiguità (“Compagni che sbagliano”) nelle Acli degli anni 70, dove già convivevano marxisti e cristiani, la formula rituale d’inizio comizio si articolò in un articolato: “Compagni e amici” - e con questo titolo c’è pure un libro di Gabriele Ghepardi (Coines 1976). Del resto “amici”, sia pure con la dovuta ipocrisia, si chiamavano fra loro i dc; così come i neofascisti vicendevolmente si nominarono a lungo “camerati”. Il termine “compagno” vivacchiò per tutti gli anni 80’ per poi sfumare nel decennio seguente, a riprova dell’erosione delle culture politiche e delle relative appartenenze. L’i-

potesi è che fu la tecnologia, oltre al crollo ideologico, a dismettere l’uso di un termine che presupponeva un calore di vicinanza, un guardarsi in faccia, una reciprocità di rapporti. Quando i leader della sinistra approdarono in televisione non c’era la loro pur vasta tribù ad ascoltarli, ma sterminate masse di pubblico, non più “compagni”. Pare di ricordare che fu D’Alema, allora presidente, a rifiutare per primo l’appellativo che incautamente gli aveva rivolto un povero segretario di sezione ds degradatosi a figurante in qualche Ballarò. Dopo di che la parola fu in qualche modo subissata da un’onda di varia e beffarda dissacrazione, dai

“Compagni di merende” (copyright Filippo Mancuso) fino al “Compagno Fini”. Ma nessun colpo di grazia, come si intende anche oggi, ha impedito che nei tronconi costituitivi dell’imminente Pd, partito subito disponibile a spendersi e lacerarsi nelle più bislacche e autolesionistiche controversie, si riaprisse periodicamente la questione dei compagni o non compagni. In questo senso vale rammentare che nel 2007 il leader della Margherita Francesco Rutelli concesse il suo benestare all’uso di “compagno”, ma non senza aver commissionato un’indagine sulla

I dc si chiamavano tra loro “amici” I neofascisti preferivano “camerati” parola nelle Sacre Scritture. La squadretta di filologi rutelliani scovò oltre cento ricorrenze. La più significativa era nel libro del Siracide: “Non è forse un grande dolore quando il compagno diventa un nemico?”. Che si adatti abbastanza bene proprio a Rutelli, uscito dal Pd, dice molto sul potere delle parole e sulle vendette che a volte tengono in serbo. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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LE SCELTEINTERNA DEI PARTITI POLITICA

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Bossi a Pontida rassicura la base “Il federalismo sono io” “Brancher dovrà solo decentrare”. Vertice leghista diviso DAL NOSTRO INVIATO RODOLFO SALA PONTIDA — È un raduno orfano dei pidiellini filoleghisti Tremonti e, soprattutto, Brancher. Entrambi invitati, entrambi assenti. Un motivo ci sarà, e ha a che fare con le forti perplessità che hanno colto non solo la base, ma anche buona parte degli stati maggiori del Carroccio, dopo la nomina di Aldo Brancher a ministro per il federalismo. Dal palco Umberto Bossi scruta il pratone infangato, vede che è meno pieno delle altre volte, sente gli slogan che inneggiano alla secessione e sparge cloroformio: «C’è un solo ministro per il federalismo, sono io; con Brancher non è cambiato nulla: si è passati dal federalismo al decentramento». Oplà. L’Umberto trasforma in parole la pensata notturna. Sa che serpeggia un’aria grama di insoddisfazione tra la sua gente, ha ascoltato la diretta di Radio Padania subito dopo la promozione di Brancher, considerata un siluro alla Lega e al suo capo. E vuole innanzitutto tranquilizzare, sopire,

bertà». Poi si mette il casco da pompiere: «Tranquilli, tranquilli, fratelli scalmanati; so quanti di voi sono pronti a battersi, anche a milioni, ma io ho scelto la strada pacifica rispetto a quella del fucile». Bromuro e lisciamento di pelo, Lega di governo e pure di lotta: una lotta che «non finirà mai fino a quando la Padania non sarà libera». E ci sta pure il sempiterno «Roma ladrona, la Lega non perdona».

Ma siccome le voci sulle divisioni che serpeggiano nel gruppo dirigente hanno raggiunto pure lui (soprattutto quella di un asse Tremonti-Calderoli nella vicenda Brancher), Bossi sente il bisogno di precisare: «Non siamo come gli altri partiti che litigano; da noi c’è gloria per tutti, basta non litigare e non essere gelosi». Dalle opposizioni commenti all’unisono. Filippo Penati, capo

della segreteria di Bersani: «Anche Bossi manda al diavolo il mediatore Brancher rivendicando il controllo sulla vicenda federale». E se il leader Udc Pier Ferdinando Casini attacca il federalismo leghista che «a partire dalle province non prevede tagli ma nuovi sprechi», Francesco Rutelli (Api) definisce «insopportabile il ricatto secessionista della Lega». © RIPRODUZIONE RISERVATA

Umberto Bossi, dal palco di Pontida, celebra il ventesimo anniversario dal primo “giuramento” avvenuto nel 1990

MAGLIETTA Renzo Bossi, neo consigliere in Lombardia, indossa la tshirt regalata dai militanti con la scritta “trota”, suo soprannome, e la caricatura del pesce verde

Assenti Tremonti e il neo ministro. Castelli rilancia la secessione, ma il Senatur lo frena rassicurare. «Mi sono arrabbiato sentendo quelle cose. Hanno detto “ma Bossi e Calderoli che cosa stanno facendo?”. E invece il federalismo lo abbiamo portato a casa». E ancora: «Non è vero che Berlusconi vuole cacciarci, è troppo furbo; nessuno lo può fare, anzi tutti ci vogliono, altrimenti dove li trovano i voti?». Bisogna stare col Cavaliere, non c’è alternativa. Se non quella, catastrofica per la Lega, del voto anticipato. E così, in nome di questa armonia un po’ forzosa, il nuovo ministero tagliato a misura di Aldo il pontiere viene subito declassato: Brancher si occuperà di Decentramento. «Una cosa importante», aggiunge il Senatùr citando un maestro: «Quando partimmo con Miglio pensavamo che prima doveva esserci il federalismo e poi il decentramento, che significa distribuire i poteri della capitale». Ed ecco il coniglio che Bossi estrae dal cappello: «Basta con i ministeri tutti a Roma, bisogna decentrarli in altre città com’è accaduto in Inghilterra e in Francia; ci vuole un capitale reticolare»». L’annuncio di un’altra battaglia, un’altra promessa da buttare in pasto agli scettici che non si accontentano del federalismo demaniale già passato e non vedono ancora quello fiscale, messo pesantemente in discussione dalla crisi economica. Ma sotto le bandiere fradice, lo scetticismo leghista dilaga. Urlano «Secessione, secessione», e del resto sembrano in buona compagnia. Un’ora prima, dal palco, l’aveva evocata pure Roberto Castelli: «Se non verrà il federalismo, ci potrà essere solo la secessione; non perché la chiederà la Lega, ma perché la vorrà tutto il Nord» (e l’Italia dei valori chiede subito le dimissioni del viceministro alle Infrastrutture). Quando sente le urla secessioniste, Bossi le blocca subito. Correggendole: «Libertà, li-

20 ANNI DOPO

L’intervista

Brancher sceglie il basso profilo: né contro Fini né contro la Lega. “E verso di me accuse ingiuste”

“Nel governo sarò un coordinatore a Umberto non porterò via nulla” segno. Ogni volta che si conclude una legge sull’attuazione del federalismo bisogna accompagnarla affinché venga realizzata il più in fretta possibile. Ed è importante che sia un ministro del Pdl a fare da congiunzione tra la Lega - che fa le leggi sul federalismo - e i ministeri sui quali queste leggi impattano, che sono

DAL NOSTRO INVIATO ALBERTO D’ARGENIO PONTIDA — Ministro Brancher, a Pontida Bossi ha detto al popolo leghista che l’unico ministro per il federalismo è lui. Non è che la sua nomina a responsabile per l’attuazione del federalismo ha creato problemi con i suoi amici del Carroccio? «Assolutamente no, la mia è stata una nomina del tutto condivisa. Per essere più chiari e più logici vorrei che il nome venisse cambiato in ministero del Decentramento. Non porto via nulla a Bossi. Io sono il garante, colui che garantisce un coordinamento e una regia al federalismo. Sono amico di Bossi da 20 anni, sono vicino alla Lega della quale ho totale rispetto ed è giusto lasciare a Bossi la sostanza della sua battaglia e della sua vita, ovvero il federalismo. Le leggi le fa lui.» E allora perché dal Palco di Pontida ha marcato in modo così netto il territorio? «Forse perché queste cose e i compiti che mi aspettano il popolo leghista non li aveva ben chiari». Lei che ruolo avrà allora? «Berlusconi ha capito che il federalismo va completato entro i prossimi tre anni perché è una di quelle cose che lascerà il

Il neo-ministro Brancher

Le critiche

Se il mio incarico fosse legato al legittimo impedimento sarebbe arrivato due mesi fa Il garante

Unirò chi fa le leggi sul federalismo e i ministeri sui quali impattano, che sono tutti del Pdl

tutti del Pdl. Penso all’Economia, alla Funzione pubblica o all’Ambiente». Da tempo Fini lamenta uno schiacciamento della coalizione sulla Lega. Non teme che questa nuova accelerazione sul cavallo di battaglia del Carroccio irriti il presidente della Camera?

«No, io sono in una posizione di garanzia e coordinamento, non sto né da una parte né dall’altra. La politica è una cosa, il governo è un’altra e io sarò un ministro operativo e poco sbilanciato. I finiani non si devono preoccupare perché sarò un anello di congiunzione e a Fini dico che il mio ministero sarà anche una risposta ai timori sui costi del federalismo.». Si è scritto che il suo ministero è stato creato per premetterle di usufruire del legittimo impedimento nei processi in cui è imputato... «Non ho avuto il tempo di fare questo ragionamento. Con tutto quello che ci sarà da fare dovrò ragionarci su, non ho ancora avuto modo di parlarne con i miei legali. In questo momento posso dire che di questo incarico ne parliamo da alcune settimane, non è stato improvviso. Se il legittimo impedimento fosse stato così urgente sarei diventato ministro da due mesi fa». Dunque nega? «Si, totalmente. Escludo che questo incarico sia stato creato per i processi. È un lavoro enorme che mi preoccupa, più lo capisco e più mi rendo conto che è una sfida enorme. Sono stato attaccato ingiustamente e ci sono rimasto male». © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Il caso

Dall’Economia al Lavoro, dal Commercio alla Cultura: ecco le idee del Carroccio

“E ora cinque ministeri traslocheranno al Nord” DAL NOSTRO INVIATO PONTIDA — Dal palco di Pontida il leader della Lega, Umberto Bossi, annuncia: «Il ministro per il federalismo resto io. Il nuovo ministro Brancher dovrà occuparsi di realizzare il decentramento». E il compito più suggestivo per il popolo padano individuato dal Senatùr è «lo spostamento di alcuni ministeri» da Roma ad altre città. Una vera e propria rivoluzione che Bossi vorrebbe concretizzare entro la fine dell’anno. Dove? Il capogruppo alla Camera, Marco Reguzzoni, a Pontida ha parlato «di attribuzione delle eccellenze alle città che le rappresentano al meglio. Milano incarna l’economia, la finanza e l’industria. Bologna l’università. Firenze i beni artistici. Torino il lavoro. Venezia commercio e turismo». E proprio in quelle città dovrebbero finire i rispettivi ministeri. Tutte del nord. Quanto al sud, spiegano i leghisti, «faccia le sue proposte». Quella di spostare i ministeri è un’idea nata alla vigilia delle elezioni del 2001 e poi tornata periodicamente a galla senza mai venire concretizzata. E che Bossi ieri ha trasformato nella proposta perfetta per esaltare il popolo di Pontida. Un’idea, spiegano dalla maggioranza, ancora tutta da verificare e da discutere nei parti-

Il racconto

colari con lo stesso premier Silvio Berlusconi e con il resto del Pdl. Insomma, riassume un dirigente del Pdl, «è una novità dell’ultimo momento». Ma ministeri a parte quali saranno i compiti del nuovo ministro all’attuazione del federalismo - o meglio al decentramento - Aldo Brancher? L’idea parte dalla riforma Bassanini che in alcuni settori ha trasferito le funzioni agli enti locali senza dotarli delle risorse per svolgerle. Un esempio è quello degli Utg, gli Uffici territoriali del governo, che dovrebbero fare da ufficio delle entrate, ispettorato del lavoro, provveditorato e agenzia dei beni culturali. Ma così non è stato. Insomma, l’obiettivo è quello di mettere insieme tanti «distaccamenti», se possibile in un unico ambiente e con un unico affitto, razionalizzando il personale ed eliminando doppioni e relative spese. Come il nuovo ministero, che nelle intenzioni sarà ricavato a costo zero usando personale già esistente e sparso per altri dicasteri. Senza dimenticare il lavoro per la realizzazione pratica del federalismo: ogni volta che un decreto attuativo sarà approvato, come quello sul federalismo demaniale, Brancher lo dovrà rendere operativo coordinando tutti i ministeri coinvolti. (a.d’a) © RIPRODUZIONE RISERVATA

Sul sacro pratone gridano “secessione” come 20 anni fa, mentre si allunga l’attesa del trofeo federalista

Ma tra il fango e le t-shirt della Trota cresce la delusione del popolo padano DAL NOSTRO INVIATO PIERO COLAPRICO

LE CURIOSITÀ

PONTIDA — Li chiama dal palco, con affetto, «fratelli scalmanati». Loro rispondono a Umberto Bossi come già facevano vent’anni fa, scandendo: «Seces-sio-ne, se-ces-sio-ne». Ma il grigio del cielo sembra contagiare anche le voci di questa Pontida da Camel Trophy, con larghe pozze di fango sul «sacro suolo». Sanno di pioggia oscura anche le facce del «popolo padano», come quella di Vincenzo, elettricista trentenne di Lissone: «“Roma ladrona” non dà i soldi

Installata una statua di Alberto da Giussano alta 10 mt (a sinistra). L’inno? Il “Va pensiero” ovviamente vince su Mameli (sotto)

“Se Roma ladrona non dà i soldi alle regioni, come si fa il federalismo?” chiedono i militanti alle Regioni e noi come lo facciamo il federalismo?», domanda. Se lo scenario - nella forma esteriore dei pentoloni fumanti, degli spiedi che girano e delle bresaole di Chiavenna che riempiono gli sfilatini - non è diverso dalla «prima volta», esattamente vent’anni fa, nei contenuti, sì: eccome se è cambiata Pontida. Quei «verdi» non avevano nemmeno conquistato Milano, ma si sentivano in marcia. Oggi hanno ministri e potere. Anche Bossi, ciumbia, che tempra, l’è semper Bossi: l’Indiscutibile. Parla dal palco delle «pecore che cominciano a mordere i cani», ma il punto è un altro: dove sono finite le speranze dei barbari del 1990? «Padroni a casa nostra», vecchio slogan mai dimenticato, no, Bossi non può dirlo. E questo, il «popolo del

«popolo dei trattori». Trota è il soprannome poco generoso per Renzo Bossi, il figlio del capo. Gli hanno dedicato una bellissima maglietta, andata a ruba: la faccia di un pesce, ma al posto delle squame, ha i capelli scompigliati di Bossi junior. Ed è lui che chiude la giornata, prima dell’inno, che è ovviamente un altisonante «Va’ pensiero». Mostra gli atleti della sua «nazionale padana», che vince sempre il mondiale dei popoli senza Stato: oddio, gli altri finalisti, i curdi, potrebbero spiegare un po’ meglio quale può essere l’atteggiamento di uno stato cen-

GLI SLOGAN Sul palco un “Fratelli sul libero suol”, mentre un altro striscione recita “non vogliamo morire itagliani” (letterale). E poi: “Qua non ci sono napoletani”

Nord» lo fiuta, lo comprende, e non lo digerisce: «Non sarà tutta colpa della crisi se quelli che devono sacrificarsi siamo sempre noi». Bossi dal palco rende più mansueti i «nervosi», parla di «via pacifica». Sa che c’era «la via dei fucili», cita la devolution del Belgio come una speranza lombarda. Intona slogan, ma intanto il federalismo non arriva e chi ti fa capolino? Uno come Aldo Brancher, ex uomo di Tangentopoli: «Basta a fare favori al Berlusca, che cosa ci sta dando in cambio?», protesta una signora con assurdi sandali bianchi, piazzata su un dislivello dal marito. «Sono io il ministro del federalismo», avvisa Bossi, ma più d’uno scuote la testa: «Lui ci crede, ma gli altri? Tremonti da che parte sta?», è una delle domande che

girano. È forse per compensare quest’aria moscia, da zero risultati concreti, che Roberto Maroni, un ministro dell’Interno, riceve

una presentazione degna di un campione di wrestling: «...delle sue vittorie ne sanno qualcosa cinquemila cinquecento mafiosi, ne sanno qualcosa gli scafi-

La polemica

Salvini e la nazionale

La nazionale? Grande Lippi, grande Cannavaro...La colpa? Vabbè, sarà di Radio Padania

sti». E, poi, via: con cinque euro si acquistano le nuovissime banconote da cinque e dieci «scudi padani», dove Zaia e Cota, neopresidenti, sorridono beati. Il sabato sera, alla Woodstock padana, si sollevano i calici in onore del ministro Roberto Calderoli in visita tra gli stand delle regioni «new entry», Emilia-Romagna e Toscana. La Lega avanza, sì, e anche in onore di Claudio, centrocampista della Nazionale, che ha forse aggiunto «ladrona» alla parola «Roma» intonando l’inno prima di Svizzera-Italia, si canta «Marchisio uno di noi». I «volti noti» restano allegri e rassicuranti, però, gli arriva sempre la stessa domanda: «Ma quanto dobbiamo aspettare?». Nel pantano bergamasco di Pontida si profilano due elementi: uno è «Trota», l’altro il

Il Va pensiero come inno, gli spiedi e il popolo dei trattori: lo scenario è quello trale, ma non è il caso di cavillare, mentre papà Bossi lo cinge e lo sdogana definitivamente davanti al «loro» popolo. «C’è bisogno di persone di cui ci si può fidare», dice. Acclamazione dal basso e sorrisoni dall’alto. È fatta. Infine, come quattordici anni fa, ecco i Cobas del latte. I trattori lucidi di pioggia rumoreggiano, insieme con le proteste per la Indesit, che sta a Brembate Sopra. Il loro dilemma sui litri da produrre e sulle multe da pagare inacidisce come yogurt, Bossi promette «in pochi giorni una bella notizia». Sarà, eppure il pratone, ormai giallo di fango, appare come la metafora di una marcia che oggi s’è impantanata e va, un po’ mesta, al rallentatore. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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“Se Fiat rinuncia è colpa della Fiom” governo all’attacco su Pomigliano Affondo di Sacconi. Il sindacato: il referendum è un ricatto PAOLO GRISERI

I nodi

TORINO — L’ultimo affondo è del ministro del lavoro, Maurizio Sacconi: «Se la Fiat rinuncerà ad investire a Pomigliano, la Fiom si sarà assunta una straordinaria responsabilità». Il rappresentante del governo lancia questa accusa in tv di fronte al segretario dei metalmeccanici della Cgil, Maurizio Landini, che ribatte immediatamente: «Noi siamo sindacalisti e facciamo il nostro mestiere. Che cosa ha fatto in questi mesi il governo per la Fiat?». Lo scontro è senza esclusione di colpi. I ministri di Berlu-

Brunetta: “I compagni difendono il piagnonismo del Sud” sconi attaccano a testa bassa la Fiom. Per Sacconi «non si tratta di un sindacato ma di una vera e propria organizzazione politica», per Brunetta «è il sindacato che difende quelli che scioperano per poter guardare la partita.

Gente che si chiama compagno con il pugnetto alzato e da retta al piagnonismo diffuso al Sud». Mentre la maggioranza si schiera compatta a difesa di Marchionne e dei vertici del Lingotto, l’opposizione si divide. Una parte del Pd difende apertamente la Fiat mentre l’Italia dei Valori sta con la Fiom: «Lunedì (oggi ndr) sarò a Pomigliano — dice Luigi De Magistris — a portare la mia solidarietà ai lavoratori, costretti a esprimersi in un referendum di regime che si svolgerà sotto il ri-

LA SETTIMANA

STRAORDINARI

ASSENTEISMO

Ogni operaio avrà una settimana di lavoro di 6 giorni e una di 4, con due giorni di riposo attaccati. Tre i turni giornalieri, di 8 ore ciascuno

Potranno essere chiesti 80 giorni di straordinari (3 giorni prima) da fare nel 18° turno o nelle mezz’ore di riposo (24 ore di avviso) fuori da un preaccordo sindacale

Se il tasso di assenteismo supera troppo quello medio, l’azienda non darà copertura retributiva ai periodi di malattia collegati all’evento

catto del licenziamento». Di «referendum illegittimo» parla anche Landini che ripete in tv il punto di vista della sua organizzazione: «Non si può chiedere ai lavoratori di abolire con una consultazione di fabbrica il diritto di sciopero garantito dalla Costituzione». Per Sacconi invece il testo dell’accordo è più che legittimo: «Il governo farà di tutto — spiega il ministro del lavoro — per ottenere l’investimento Fiat a Pomigliano ma sono preoccupato per la possibilità che Mar-

chionne possa cambiare idea». In realtà era stato lo stesso ad Fiat nei giorni scorsi a paventare la possibilità di lasciare la produzione della nuova Panda in Polonia o di trasferirla in Serbia dov’è in costruzione un nuovo stabilimento. Molto, si lasciava capire nei giorni scorsi a Torino, dipenderà dall’esito del referendum di domani. Quel che conta non è solo la vittoria dei sì o dei no ma anche la dimensione di un più che probabile voto favorevole alle tesi aziendali. Perché quel vo-

L’IMPIANTO Lo stabilimento di Pomigliano. A sinistra il corteo dei lavoratori a favore dell’accordo sulla proposta Fiat

to, nelle intenzioni di Marchionne, deve servire a mettere nell’angolo la posizione della Fiom in modo da rendere estremamente ridotto nei prossimi mesi lo spazio di manovra del sindacato di Landini. In caso contrario, con una vittoria risicata del sì, è chiaro che a Pomigliano ci sarebbe ancora nei prossimi mesi una tradizionale dialettica tra azienda e sindacati, quella che le nuove norme contenute nell’intesa proposta dalla Fiat vorrebbero superare. La Fiom ha co-

munque ripetuto ieri che non si considererà vincolata dagli esiti di un referendum «svolto sotto la minaccia del licenziamento. Un referendum senza valore». In questo contesto i metalmeccanici della Cgil non faranno la campagna per il no «Non chiediamo certo ai lavoratori di fare gli eroi esponendosi alle ritorsioni aziendali. Così facendo la Fiat si assume la responsabilità di favorire l’imbarbarimento delle relazioni sociali». © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Favorevoli e contrari si mobilitano. Domani la consultazione

La fabbrica

L’azienda si affida al porta a porta Landini: votate per evitare schedature DAL NOSTRO INVIATO PATRIZIA CAPUA POMIGLIANO D’ARCO (NAPOLI) — Vigilia di mobilitazione in attesa del referendum di domani alla Fiat di Pomigliano D’Arco sull’accordo separato — la Fiom non ha firmato — per portare nello stabilimento la produzione della Panda e un investimento di 700 milioni. Alle urne, aperte dalle 8 alle 21 nella sala dove si pagano gli stipendi, sono chiamati ad esprimersi i 5.200 lavoratori dello stabilimento Giambattista Vico. Dopo le 21 inizierà lo spoglio delle schede. Dopo la marcia di sabato a sostegno del Sì, che ha visto sfilare oltre un migliaio tra capi e lavoratori, si moltiplicano le iniziative di sostenitori e avversari dell’intesa, con l’invio di volantini ed sms che sollecitano le tute blu a partecipare alla consultazione. La Fiat ieri ha usato il sistema

Il retroscena

del “caseggiato”, un’antica tradizione politica del Pci: i capi hanno raggiunto casa per casa i lavoratori per consegnare a mano il dvd in cui il direttore Sebastiano Garofalo spiega i termini dell’accordo. La Fiat ha predisposto per oggi, dalle 11 alle 18 un infopoint nello showroom del personale, all’ingresso 2 della fabbrica, dove dopo le 15 sarà presente anche il direttore Garofalo. A Napoli il consiglio regionale terrà una seduta straordinaria sul caso Pomigliano. La Fiom ha confermato che non firmerà l’intesa, tuttavia in un volantino che sarà distribuito, esorta «i lavoratori ad andare a votare per evitare di essere schedati, e a non fare gli eroi». per Maurizio Landini, numero uno dell’organizzazione: «Se passa l’idea che in Italia per fare gli investimenti si possono cancellare la Costituzione, le leggi e i contratti, si va verso un imbarbarimento della società». © RIPRODUZIONE RISERVATA

La newco rileverebbe lo stabilimento e riassumerebbe i 5.000 operai ma con il contratto aziendale proposto da Marchionne

Chiudere e ripartire con una nuova società al Lingotto preparano il “piano C” componenti del Group executive council (Gec), il più importante organismo esecutivo del gruppo Fiat. Marchionne ha scelto di investire 700 milioni di euro nella

ROBERTO MANIA ROMA — Chiudere Pomigliano per rifondare Pomigliano. Perché c’è un “piano C” che sta prendendo corpo nel quartier generale della Fiat. È un’opzione che supererebbe tutte le sacche di resistenza della Fiom e dei Cobas destinate a riapparire comunque, sotto forma di una persistente microconflittualità, al di là delle dimensioni del sì al referendum di domani. Sarebbe lo strappo definitivo di Sergio Marchionne con l’attuale sistema di relazioni industriali. Nelle sue linee generali il progetto è già stato buttato giù dai tecnici del Lingotto ed è molto semplice: costituire una nuova società, una newco, sempre controllata da Torino, alla quale sarà la Fiat a conferire le attività produttive di Pomigliano, cioè la fabbricazione della Panda. La Nuova Pomigliano, a quel punto, riassumerebbe, uno per uno, gli oltre cinquemila lavoratori con un nuovo contrat-

All’ad potrebbe non bastare un plebiscito al referendum: vuole la firma della Fiom to, quello scritto con l’ultimo accordo separato, con i turni di notte, di sabato e domenica; con meno pause, più straordinari e assenteismo ricondotto a livelli fisiologici. Ritmi da ciclo continuo. Ma soprattutto la certezza del rispetto delle nuove regole aziendali. Niente più contratto nazionale, niente più iscrizione della Nuova Pomigliano alla Confindustria. Niente più sindacato, forse. Il prato verde per ricominciare. È lo schema già adottato, per altre ragioni, con l’Alitalia: la bad company e la good company. Una cesura con il passato. La decisione, come sempre, spetterà a Sergio Marchionne. Di certo è stato l’amministratore delegato italo-canadese a voler scommettere sullo stabilimento campano, anche contro il parere di altri manager della prima linea, come — pare — il tedesco, nato in Brasile, Stefan Ketter, responsabile della produzione, e uno dei

ISTITUTO ZOOPROFILATTICO SPERIMENTALE DELLE REGIONI LAZIO E TOSCANA AVVISO DI COSTITUZIONE DELL’ELENCO DEI FORNITORI E DEI PRESTATORI DEI SERVIZI DI FIDUCIA DELL’ISTITUTO ENTE COSTITUENTE: ISTITUTO ZOOPROFILATTICO SPERIMENTALE DELLE REGIONI LAZIO E TOSCANA VIAAPPIA NUOVA, 1411 – 00178 ROMA. OGGETTO: Elenco degli operatori economici di fiducia dell'Istituto che sarà utilizzato per l'espletamento, nei casi ed alle condizioni prescritte dalla normativa vigente, delle procedure di acquisizione in economia dirette all'affidamento di appalti di forniture e servizi tesi a soddisfare le esigenze organizzative e di funzionamento dell'Amministrazione. VALIDITA' ISCRIZIONE: permanente, a decorrere dalla comunicazione dell'esito positivo della domanda di iscrizione, con verifica annuale del mantenimento dei requisiti. MODALITA' DI ISCRIZIONE: il Regolamento contenente le modalità per la formazione e la gestione dell'elenco e' reperibile sul sito dell'Istituto (www.izslt.it) , nell’area denominata “Bandi di gara”. La domanda di iscrizione deve essere redatta utilizzando la modulistica allegata al predetto Regolamento, anch'essa reperibile sul sito dell'Istituto e deve contenere tutta la documentazione necessaria ad attestare i requisiti richiesti per l'iscrizione. L'iscrizione avverrà su domanda per le categorie di specializzazione indicate nel Regolamento e negli allegati allo stesso. CLASSI DI IMPORTO: Classe 1, fino a Euro 20.000,00; Classe 2, da Euro 20.001,00 fino alla soglia comunitaria. TERMINE DI PRESENTAZIONE DELLA RICHIESTA: 30 settembre 2010. Richiesta informazioni: Dott. Carlo Cipriani, e-mail carlo.cipriani@izslt.it Il responsabile della Direzione Acquisizione Beni e Servizi Dott.ssa Silvia Pezzotti

Nozze Cofferati

vecchia fabbrica nata Alfa Romeo e diventata Fiat. Ha deciso lui di spostare dalla Polonia (Tychy) al Giambattista Vico (così ha voluto ribattezzare lo stabilimento) la

produzione della Nuova Panda: 280 mila auto l’anno contro le 35 mila di adesso. E di portare in Polonia la Lancia Ypsilon assemblata ora a Termini Imerese (oltre

GARA N. 213/DG/10 - CIG 04968941E6 AVVISO La Compagnia Trasporti Pubblici S.p.A., con sede legale in Napoli alla via Ponte dei Francesi, 37/e - 80146, intende procedere all’affidamento dei servizi di manutenzione “annuale” per i filobus di marca GANZ - SOLARIS e ANSALDO BREDA, mediante procedura aperta ai sensi e per gli effetti del D.Lgs. 163/06, da aggiudicarsi con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa di cui all’art. 83 del predetto decreto. Importo complessivo della gara è di Euro 380.000,00, oltre IVA ed oneri di sicurezza. Gli oneri di sicurezza non soggetti a ribasso e descritti nel DUVRI sono stati valutati in Euro 2.000,00. Termine di ricezione delle offerte ore 14 del 13.07.2010. L’apertura delle offerte avverrà il giorno 14.07.2010 ore 12,00 presso la sede direzionale della C.T.P. Il bando integrale, il disciplinare di gara e il Capitolato tecnico con i relativi allegati sono disponibili sul sito internet aziendale www.ctp.na.it. Ulteriori informazioni possono essere richieste presso la “Dirigenza Esercizio e Manutenzione” del Deposito di Arzano, sito in via Pietro Nenni (CASORIA) referente ing. Pasquale del Sorbo tel. (081.7005339) cell. 331.6886146 email p.delsorbo@ctp.it. IL DIRETTORE GENERALE (dott. ing. Giuseppe Fiorentino)

AZIENDA SANITARIA LOCALE VITERBO ESTRATTO BANDO DI GARA Con deliberazione n. 697 del 25/05/2010 questa Azienda ha indetto gara mediante procedura aperta per l’affidamento della fornitura in service di sistemi in cromatografia liquida e sistemi in cromatografia ad alta pressione (HPLC), per il Presidio Ospedaliero di Belcolle per la durata di anni cinque dalla data di affidamento. Lotto 1 SISTEMA CROMATOGRAFIA LIQUIDA SPETTROMETRO DI MASSA PER LA RICERCA FARMACO/TOSSICOLOGICA SU MATERIALE BIOLOGICO - CIG 0478358182. Importo complessivo quinquennale Euro 400.000,00. Lotto 2 SISTEMA MODULARE APERTO IN CROMATOGRAFIA AD ALTA PRESSIONE (HPLC) PER LA DETERMINAZIONE DI METABOLITI URINARI E PLASMATICI QUALI: CATECOLAMINE, VMA, HVA E 5HIAA IN UN’UNICA CORSA, IDROSSIPROLINA E CDT% - CIG 04783613FB - Importo quinquennale Euro 175.000,00. La gara sarà aggiudicata ai sensi dell’art. 83 del Decreto legislativo n. 163 del 12/4/2006. I bandi integrali e i relativi allegati sono disponibili presso l’Azienda Unità Sanitaria Locale, U.O.C.E. Procurement ovvero possono essere consultati presso il sito internet: www.asl.vt.it. Le offerte dovranno pervenire entro e non oltre le ore 12 del giorno 10/08/2010 con le modalità prescritte dal bando di gara inviato alla G.U.U.E. I bandi di gara sono stati inviati il 07/06/2010 alla G.U.U.E. ed il 07/06/2010 alla G.U.R.I. IL DIRETTORE GENERALE Dott. A. Pipino

SERVIZIO SANITARIO REGIONE TOSCANA

Ente per i Servizi Tecnico Amministrativi di Area Vasta

Sede legale: Via Matteucci Galleria G.B. Gerace 14 - 56124 Pisa

ESTRATTO BANDO DI GARA

“Veltroni le celebra nonostante i disaccordi” ROMA — Sergio Cofferati si sposa e a celebrare le nozze con Raffaella Rocca è Walter Veltroni. «Una giornata bellissima — ha detto l’ex sindaco di Bologna — la riprova della grande amicizia con Veltroni, è che lui sia qui, nonostante non siamo d’accordo su Pomigliano».

L’Estav N/O indice la seguente procedura di gara: Procedura aperta per il Servizio, su clinica mobile, di Diagnostica PET-TC per l’Azienda Sanitaria n. 6 di Livorno per un importo totale presunto di € 2.500.000,00 + IVA, più € 1.868,00 per oneri per la sicurezza. - Le offerte per la gara dovranno pervenire entro e non oltre le ore 13,00 del giorno 20.07.2010 presso Estav Nord/Ovest - S.O.P.T. di Pisa Via Matteucci, Galleria Gerace, 14 - 56124 Pisa. - Il bando integrale della gara è stato spedito in data 04.06.2010 alla GUCE. - La documentazione per la partecipazione alla gara è disponibile sul sito internet www.estav-nordovest.toscana.it menu bandi "Servizio, su clinica mobile, di diagnostica PET-TC”. - Resp. del procedimento Dr.ssa Laura Saredo Parodi, Tel. 050/959.667, e-mail: l.saredo@estav-nordovest.toscana.it. Le offerte non vincolano l’Amministrazione. Il Direttore D.A. (Dr. Paolo Gennaro Torrico)

duemila addetti) che però chiuderà alla fine del 2011. Una strategia che teneva conto del rischio di abbandonare la Sicilia e contestualmente Pomigliano. Un rischio politico, pur essendo ormai la Fiat un’azienda globale, ma soprattutto un rischio sociale per i drammatici effetti che determinerebbe nel Sud. Ma Sergio Marchionne non pensava di ritrovarsi davanti all’opposizione così radicale della Fiom. Quella che nemmeno la Cgil, con le sue aperture sul referendum, è riuscita a stemperare. Lo sfogo di qualche giorno fa del numero uno del Lingotto contro il sindacato esprimeva rabbia e anche amarezza. E ancora alla vigilia del voto in fabbrica Marchionne vuole la firma di tutti sul piano per rilanciare Pomigliano. Insomma, vuole la firma della Fiom. Perché non è affatto detto che gli basti un plebiscito al referendum. Addirittura un sì all’80% potrebbe non essere sufficiente poiché — è evidente — non ci sarà

È la soluzione stile Alitalia, alternativa all’intesa con tutti e alla “via polacca” per la Panda alcuna garanzia che Pomigliano funzioni «come un orologio svizzero» (Marchionne docet). Se la Fiom non sarà della partita (il referendum puntava a farla rientrare) e minaccia pure il ricorso alle vie giudiziarie, l’efficienza dello stabilimento sarà sempre in bilico. Così traballa lo stesso progetto industriale. Uno scenario cupo che ieri le preoccupazioni espresse dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, sul pericolo delocalizzazione, hanno confermato. Ecco perché è nato il “piano C”, del quale i sindacati sono informalmente a conoscenza. Ecco perché si sta rimaterializzando pure “il piano B”, ossia il mantenimento della produzione della Panda a Tychy, oppure il trasferimento della linea in Serbia. Il “piano B” era uno spauracchio, ora è tra le opzioni possibili. Esattamente come il “piano C” per fondare la Nuova Pomigliano. © RIPRODUZIONE RISERVATA



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Berlusconi: “Siamo i più ricchi d’Europa” Il premier: tassa sulla finanza ridicola, ho posto il veto. Berlino: no, decisione unanime ROBERTO PETRINI ROMA — «Credo di avere reso un buon servizio al mio paese e anche all’Europa con il veto sulle transazioni finanziarie». Silvio Berlusconi, intervenendo alla Fondazione Liberamente, si vanta di essere stato l’unico a votare e a porre il veto contro una tassa definita «ridicola», ma da Berlino arriva subito una secca precisazione. «Le conclusioni sono state approvate da tutti i capi di Stato e di governo del Consiglio europeo», ha dichiarato il portavoce del governo Merkel. Ma in serata Palazzo Chigi ha ribadito che il premier a Bruxelles ha posto il veto dell’Italia alla

proposta di una tassa europea sulle transazioni finanziarie, tanto che il vertice ha previsto la possibilità di una imposizione sulle banche e non sulle operazioni finanziarie. Un mini-incidente diplomatico Roma-Berlino? A ben vedere già Tremonti, subito dopo il vertice, aveva definito «flessibile» la tassa sulle banche, lasciando intendere che ogni paese avrebbe le mani libere. Il documento approvato dal Consiglio europeo tuttavia parla chiaro e impegna gli Stati europei ad introdurre «sistemi di prelievo e tasse a carico degli istituti finanziari» e a proporre al G20 di Toronto l’introduzione di «un prelievo sulle operazioni finanziarie a li-

“Calcolando anche il debito privato l’Italia è messa meglio della Germania” Manovra, il ministro Calderoli conferma: “Il governo pensa a modifiche”

vello globale». L’impegno c’è dunque per la tassa sulle banche e per la cosiddetta Tobin tax sulle transazioni finanziarie. Berlusconi si è anche lanciato in giudizi sull’Italia: «Non siamo l’ultimo paese d’Europa, mettendo insieme i due debiti, siamo il paese più ricco, un pelino sopra la Germania». Anche in questo caso il riferimento è al documento europeo, dove è stata introdotta la formula della «sostenibilità globale» nella valutazione del debito, in base alla quale si deve tenere conto anche di quello privato. Un criterio sostenuto da Italia e Francia, assunto in Europa dopo la crisi Usa del 2007-2008 scoppiata a causa dell’indebitamento privato,

ma che non è un «indice» della ricchezza di uno Stato. Berlusconi ha comunque aggiunto che l’Italia è un paese «solidissimo» e che l’83% degli italiani è proprietario di casa. Ironica l’opposizione: «Se noi siamo ricchi, Berlusconi è sincero», ha detto Donati (Idv). E proprio sulla manovra, in vista dell’esame del testo in Senato (dove pesano 1.200 emendamenti della maggioranza) e degli scioperi, è intervenuto il leghista Calderoli: «Dobbiamo fare una donazione di sangue, ma non dobbiamo toglierlo tutto altrimenti il paziente muore» e ha confermato: il governo sta pensando a modifiche. © RIPRODUZIONE RISERVATA

I mercati

“Rivalutazione lenta per lo yuan” La Cina raffredda gli entusiasmi Ma l’Europa plaude. Russia: ridurre riserve in dollari DAL NOSTRO CORRISPONDENTE FEDERICO RAMPINI NEW YORK — Il mondo intero applaude la decisione di avviare una rivalutazione del renminbi. Un clamore quasi eccessivo: Pechino si affretta a sottolineare — a uso interno — che il rafforzamento della moneta sarà graduale, per non infliggere danni pesanti all’industria esportatrice. La novità sarà al centro del G20 di Toronto questo weekend. La Banca centrale europea e l’Eurogruppo, con un insolito e solenne comunicato congiunto, salutano «la maggiore flessibilità del renminbi come un mezzo per promuovere una crescita equilibrata nel mondo intero». Con l’euro debole, e l’effetto depressivo dei tagli alla spesa pubblica, il Vecchio continente spera in un boom di esportazioni verso la locomotiva cinese. Dimitry Medvedev si spinge ancora più in là. Parlando a un gruppo di banchieri di Wall Street, il presidente russo prevede un futuro in cui il renminbi sarà pienamente convertibile, e rilancia il progetto di un “portafoglio di valute” che sostituisca il dollaro come moneta universale. E’ uno scenario in cui lo stesso G20 verrebbe superato, mentre nella governance globale conterebbe di più il dialogo tra l’America e i Bric (Brasile Russia India Cina). La Banca Popolare della Cina ieri è tornata sulla svolta che ha suscitato l’entusiasmo generale. Mentre sabato quell’annuncio era stato divulgato simultaneamente in mandarino e in inglese, ieri la precisazione è uscita sul sito della banca centrale solo in mandarino. «La parità di cambio del renminbi — vi si legge — sarà mantenuta a un livello ragionevole di stabilità». Traduzione: nessuno si aspetti un balzo improvviso, la rivalutazione sarà somministrata col contagocce. La precisazione risponde a due pressioni domestiche. La più visibile è apparsa sulla blogosfera cinese dove molti hanno criticato la banca centrale per “aver ceduto alle pressioni dell’America”. Rapidamente cancellati dalla censu-

L’euro debole aiuterà l’export così Bce e Eurogruppo salutano “una scelta che porterà ad un crescita equilibrata nel mondo”

ra, i commenti confermano l’esistenza di una frangia di opinione pubblica nazionalista, suscettibile verso ogni forma di acquiescenza alle pressioni internazionali. Più importanti so-

HU JINTAO Il presidente cinese ha accolto le richieste Usa di rivalutare la moneta cinese

BARACK OBAMA Il presidente Usa ha inviato una lettera ai capi di governo per il G20 di Toronto

no le preoccupazioni della grande industria esportatrice, che con un renminbi più forte perderà qualche margine di competitività. Perciò Pechino si comporterà come nel triennio

dal 2005 al 2008: sfruttando la fascia di oscillazione del renminbi (0,5% quotidiano), piloterà un rialzo lento e prudente. Nei tre anni in questione la valuta cinese si rafforzò del 21% sul dol-

laro. Adesso la situazione è complicata dalla debolezza dell’euro. Negli ultimi due mesi la moneta cinese, restando agganciata al dollaro (con una parità fissa di 6,83 renminbi per un dollaro)

si è automaticamente rivalutata del 20% sull’euro. Per non infliggere all’industria esportatrice uno choc eccessivo, la previsione più diffusa è un rialzo del renminbi fra il 3% e il 5% sul dollaro entro la fine di quest’anno. Basterà a placare le pressioni protezioniste all’interno degli Stati Uniti? Il segretario al Tesoro Usa, Tim Geithner, parla di «un passo importante, ma il vero test sarà di quanto e con che rapidità si rafforzerà il renminbi». Il senatore Charles Schumer, democratico di New York che guida una robusta pattuglia parlamentare decisa a colpire la Cina con dazi doganali, ribadisce che «se la rivalutazione non è rapida e consistente, spingeremo il Congresso verso misure punitive». Con l’avvicinarsi delle elezioni legislative di novembre, in America può crescere il vantaggio politico del protezionismo. Ma la direzione di marcia imboccata dal governo cinese dovrebbe smussare le tensioni. «L’industria cinese dovrà perseguire un aggiustamento strutturale» si legge sul sito della banca centrale di Pechino. Insieme con gli aumenti salariali favoriti dal governo, si delinea una strategia di lungo termine che punta a riqualificare l’industria cinese su vocazioni più avanzate, al tempo stesso sviluppando il mercato interno e il potere d’acquisto dei consumatori. Un’altra conseguenza cruciale del rafforzamento del renminbi riguarda il resto dell’Asia-Pacifico. I mercati spingeranno al rialzo anche le monete degli altri paesi dell’area, le cui economie sono legate alla Cina. Dalla Corea del Sud all’Australia, da Singapore all’Indonesia, si prevede un afflusso di capitali: se avverrà in modo ordinato avrà l’effetto virtuoso di moderare le pressioni inflazionistiche, altrimenti potrebbe alimentare nuove bolle speculative. © RIPRODUZIONE RISERVATA



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La svolta di Israele su Gaza “Via libera a tutti i beni civili” Resta solo il blocco alle armi. Gli Usa: siamo soddisfatti ALBERTO FLORES D’ARCAIS GERUSALEMME — Tutti i beni «per uso civile» potranno entrare via terra nella Striscia di Gaza. Il governo israeliano ha confermato ieri la decisione presa nei giorni scorsi, allargando la lista dei prodotti che potranno entrare nell’enclave palestinese governato dagli islamici di Hamas. Si tratta praticamente di qualsiasi bene che serva alla vita quotidiana della popolazione, resta il divieto assoluto per le armi e viene mantenuto (come già annunciato) in vigore il blocco navale. «A partire da oggi, c’è il semaforo verde per l’ingresso di tutti i beni a Gaza fatta eccezione per gli equipaggiamenti militari e il materiale in grado di rafforzare la macchina da guerra di Hamas», ha spiegato una fonte del governo alla France Presse. E’ l’ennesimo segnale di apertura che fa seguito alle pressioni internazionali che si erano intensificate dopo l’attacco del 31 maggio scorso da parte dei commandos israeliani contro la “Freedom Flotilla” che voleva violare il blocco navale. Una decisione che è stata salutata con favore dalla Casa Bianca di Obama e che è arrivata nel giorno in cui Netanyahu ha incontrato l’inviato del Quartetto, Tony Blair, proprio per discutere proprio dell’embargo. Il premier israeliano incontrerà il 6 luglio anche il presidente americano dopo che Obama aveva più volte definito «insostenibile» la situazione della Striscia. Proprio mentre Israele “alleggerisce” il blocco, però, sale la tensione per la notizia che una portaerei e altre 11 navi da guerra Usa, accompagnate da un’unità israeliana, avrebbero attraversato il canale di Suez, passando dal Mediterraneo al Mar Rosso con l’avallo dell’Egitto. Lo riferisce la stampa israeliana citando il quotidiano arabo pubblicato a Londra, Al Quds Al Arabi. Con il blocco navale ancora in pieno vigore,

la marina militare israeliana resta in stato di allerta per intercettare le imbarcazioni libanesi e quelle iraniane che hanno annunciato di voler arrivare a Gaza. E, secondo alcuni media, la presenza delle navi americane potrebbe essere legata proprio alla flottiglia iraniana diretta verso la Striscia. E nel frattempo si è aperto però

I punti IL SOLDATO SHALIT Israele impose il blocco di Gaza nel giugno 2006 dopo che un commando palestinese sequestrò il soldato israeliano Shalit

VITTORIA DI HAMAS L’embargo venne inasprito successivamente quando Hamas assunse il controllo della Striscia di Gaza

LA LISTA È consentito ad esempio l’ingresso di carne in scatola, ma non del cioccolato. Sì al legname ma non ai tubi d’acciaio

L’ALLENTAMENTO Sotto le pressioni internazionali, Israele ha allentato il blocco sino a consentire ieri l’ingresso “di tutti i beni civili”

un piccolo caso diplomatico con la Germania. Lo Stato ebraico ha infatti negato il permesso di entrare a Gaza al ministro dello Sviluppo Dirk Niebel, che ha definito l’accaduto «un grande errore di politica estera da parte del governo israeliano». Una protesta ufficiale è arrivata per bocca del ministro degli Esteri Guido Westerwel-

Una portaerei e altre 11 navi da guerra americane avrebbero superato il canale di Suez E il 6 luglio Obama incontra Netanyahu

le («deploro la decisione del governo israeliano») che ha ribadito come la Germania e l’intera Unione Europea si aspettino «la fine del blocco» di Gaza. A tre settimane dall’attacco alla nave turca Marmara escono nuovi dettagli su quello che parte dei “media” israeliani ha bollato come un fiasco. Secondo un’inchiesta della Marina il commando era impreparato perché non era stato informato dall’intelligence dell’eventualità di potersi trovare di fronte a una reazione violenta da parte dei militanti turchi. Nei giorni scorsi era stata l’intelligence a criticare i militari per aver lasciato andare due terroristi (tra cui un agente siriano), che si trovavano a bordo della Marmara.

GLI AIUTI Per i palestinesi nella Striscia di Gaza si allenta il blocco agli aiuti imposto da Israele. Nella foto la distribuzione di alimenti

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Iraq

Autobombe a Bagdad: strage davanti alla banca BAGDAD — Ventisei morti e 53 feriti: è questo il bilancio del doppio attacco kamikaze a Bagdad di ieri, vicino alla principale banca di investimenti pubblica nel distretto sunnita di Arab Mansur che fornisce l’accesso alla zona verde fortificata dove si trova la sede del governo e delle ambasciate. L’attacco è avvenuto a una settimana esatta dall’attentato contro la Banca centrale nella capitale. Due autobombe sono esplose simultaneamente, e la situazione è subita apparsa drammatica, poiché gli attacchi si sono prodotti in un quartiere altamente popolato in un momento di grande affollamento. La polizia ha confermato che si è trattato di due kamikaze che hanno fatto esplodere la loro auto ognuna caricata con 80 chili di esplosivo: obiettivo quello della Iraq Bank of Commerce, istituto di credito che gestisce la maggior parte delle transazioni commerciali del governo iracheno e i suoi rapporti con gli investitori. «La banca è stata seriamente danneggiata» hanno spiegato dalla sicurezza. Tra le vittime anche donne e bambini nonché i poliziotti adibiti al traffico nell'area.

Doppio assalto kamikaze. E altre sei donne uccise in un postribolo di Zayuna

Il luogo della strage

Si tratta di uno degli attentati più cruenti dallo scorso 10 maggio quando quattro bombe esplosero nella città sciita di Hilla uccidendo oltre 100 persone. Altre cinque persone hanno perso la vita nel corso della notte precedente: tre i morti e 14 i feriti per l’esplosione di tre bombe piazzate sul ciglio di una strada principale nel quartiere sciita di Hurriya, nella parte settentrionale della capitale. La seconda bomba, riferisce la Cnn citando fonti locali, è stata fatta detonare con l’arrivo dei primi soccorsi, la terza con l’arrivo della polizia sul luogo dell’attentato. Altri due civili hanno invece perso la vita, sempre due giorni fa in tarda serata, per l’esplosione di un razzo katiuscia lanciato da sconosciuti nel quartiere sciita di Obaidi. Le autorità hanno infine rinvenuto i cadaveri di sei donne e due uomini a Zayuna, in una casa dove si presume fosse stato creato un postribolo. Le autorità imputano la strage alle milizie islamiche, che in passato si sono rese protagoniste di violenze contro case chiuse e negozi di liquori.

Iran

Afghanistan

L’opposizione non molla. Karrubi: “Continuare la lotta”

Razzo su una casa a Nangharar, due attentati nell’Helmand

Un anno dopo la morte di Neda impiccato leader ribelle sunnita

Nuovi attacchi dei Taliban uccisi altri tre bambini

TEHERAN — Abdolmalek Rigi, il capo del movimento ribelle sunnita Joundallah, responsabile di una serie di azioni terroristiche nella provincia sudorientale di SistanBaluchistan, è stato impiccato ieri mattina nel carcere di Evin. Lo ha riferito l’agenzia stampa iraniana Irna precisando che, arrestato il 23 febbraio scorso, Righi era stato processato a porte chiuse e condannato a morte come «nemico di Dio» e «corrotto sulla Terra». Sempre ieri, nel primo anniversario dell’inizio della repressione delle proteste in Iran e della morte della ventiseienne Neda Agha-Soltan, uno dei leader dell’opposizione, ha affermato che continuerà la sua lotta «fino alla fine del cammino» definendo «una vergogna» la rielezione del presidente Mahmud Ahmadinejad. La moglie del leader dell’opposizione Mir Hossein Mussavi, Zahra Rahnavard, ha invece reso omaggio a Neda e alle altre «donne martiri della libertà», come quelle che hanno «resistito con coraggio alla tortura nelle carceri» rifiutandosi di rendere confessioni fasulle o «le madri che piangono i loro figli uccisi e quelle che ogni giorno si riuniscono davanti alle carceri per chiedere il rilascio dei figli e delle figlie».

PROVINCIA DI RIETI AVVISO DI APPALTO AGGIUDICATO Ai sensi dell’art. 122 comma 3 del D.Lgs. 163/06 e s.m.i., si comunica che con determinazione n. 178 del 30.03.2010 si è proceduto all’aggiudicazione definitiva dell’appalto integrato dei lavori di: “REALIZZAZIONE NUOVA PALESTRA POLO DIDATTICO DI RIETI” - CIG N. 0362798E5D. Offerte pervenute n. 14, partecipanti n. 8. L’appalto espletato con la procedura aperta ai sensi dell’art. 54 del D.Lgs. 163/06 e con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa ai sensi dell’art. 83 del D.Lgs. 163/06 e s.m.i., sull’importo posto a base di gara di Euro 1.002.594,10 di cui Euro 904.977,51 per lavori, Euro 29.500,00 per la progettazione esecutiva oltre Euro 68.116,59 per oneri sicurezza, è stato aggiudicato alla IMPRESA FERRETTI MARIO, per l’importo contrattuale di euro 931.013,13 con il ribasso del 7,66% con un punteggio complessivo di 66,251 punti. L’avviso integrale è pubblicato sul sito www.provincia.rieti.it. Pubblicato sulla G.U.R.I. il 18.06.2010 n. 69 V serie speciale. Il Responsabile Servizio Appalti (Dott.ssa M. Adele La Barba)

CITTA’ DI TERAMO ESTRATTO AVVISO PUBBLICO Si rende noto che il comune di Teramo ha emanato un avviso pubblico per l'istituzione di un elenco ristretto (short-list) di esperti in project management per l'affidamento di incarichi nell'ambito degli interventi di rilevanza comunitaria, a valere sulla programmazione 2007-2013. Le domande di partecipazione dovranno pervenire entro il termine perentorio delle ore 12:00 del 30 luglio 2010. Il testo integrale dell'avviso è visionabile sul sito web istituzionale www.comune.teramo.it ed all'Albo Pretorio. IL DIRIGENTE II SETTORE (dr.ssa Cristina Di Gesualdo)

KABUL — Ancora civili, ancora bambini tra le vittime del conflitto in Afhanistan. Ieri a Nangharar un razzo caduto su una casa ha ucciso due bambini e ferito quattro adulti, tra i quali tre donne, secondo quanto riferito in un comunicato del ministero dell’Interno da Kabul. Si è rivelata zona particolarmente calda ancora una volta quella di Lashkar Gah, capoluogo della provincia dell'Helmand, dove si stanno concentrando gli sforzi dell’Isaf. Anche in questo caso le vittime di due attentati sono stati i civili. Una bomba collocata vicino a una banca ed azionata a distanza ha ucciso tre persone, tra cui un ragazzino di 12 anni, e ne ha ferite almeno 19. A pochi minuti di distanza un altro ordigno è esploso vicino a una scuola, ferendo tre bambini e due adulti. Soltanto sabato, a Lashkar Gah le forze Isaf avevano attaccato un edificio dove si stavano preparando ordigni per attentati. «Ancora una volta, i militanti hanno preso di mira dei civili», ha sottolineato ieri Daud Ahmadi, portavoce del governatore della provincia di Helmand. Secondo un recente rapporto Onu i civili sono le prime vittime del conflitto, ne muoiono il triplo rispetto a forze regolari afgane e internazionali.



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La Polonia volta le spalle a Kaczynski Il leader della destra resta lontano dal liberal Komorowski. Ma si va al ballottaggio DAL NOSTRO INVIATO ANDREA TARQUINI VARSAVIA — La Polonia europea, la Polonia moderna, tollerante e aperta al mondo, ha vinto il primo turno delle elezioni presidenziali svoltosi ieri. Secondo exit poll e primi dati parziali, Bronislaw Komorowski, cioè il candidato del partito liberal (PO, Piattaforma dei cittadini) del primo ministro Donald Tusk, è in testa con il 45,7 per cento dei voti. Il suo avversario nazionalconservatore-populista, euroscettico e omofobo Jaroslaw

A sorpresa vola anche la sinistra, ben oltre il 13%, che ha già promesso il suo appoggio al candidato in testa Kaczynski, leader di Pis, Legge e Giustizia, è appena al 33,2. Vola con un sorprendente successo al 13,4 per cento Grzegorz Napieralski, della sinistra democratica. Siccome nessun candidato ha ottenuto il 50 per cento più uno dei consensi, si andrà al ballottaggio il 4 luglio. Ma da pochi giorni la sinistra democratica ha lanciato forti segnali di voler aiutare Komorowski al secondo turno. Per Jaroslaw Kaczynski, da sempre lo stratega e il volto più aggressivo e politicamente temibile della destra, la sconfessione e il carattere deludente del primo turno, sono evidenti, tanto più perché la partecipazione al voto, 55% degli aventi diritto, è superiore alle attese. A queste presidenziali anticipate — convocate dopo la tragica morte del fratello gemello di Jaroslaw, Lech, capo dello Stato dal 2005, scomparso il 10 aprile nella sciagura aerea di Smolensk — Kaczynski sperava di capitalizzare sull’emozione nazionale per la scomparsa del gemello e, insieme a lui, di parte della leadership militare ed economica del paese. Tutti caduti sul Tupolev che li stava portando a rendere omaggio ai 22mila ufficiali polacchi assassinati dalla Nkvd di Stalin dopo l’aggressione nazista e sovietica del settembre 1939 alla Polonia. La visita alla tomba del fratello era stato l’ultimo atto della sua campagna. «La chiave del successo è la fede, vinceremo perché dobbiamo vincere, per far risorgere in Polonia una vera democrazia, con priorità nazionali», ha detto Kaczynski in toni da muro contro muro. E ha sottolineato le profonde divergenze tra lui e Komorowski, e tra i due schieramenti. Linguaggio opposto da parte di Komorowski, osannato dai seguaci nel cortile del quartier generale della sua campagna, in una Varsavia coperta dalle nuvole. Ha ringraziato tutti, ha invitato tutti a impegnarsi a fondo per il ballottaggio, e soprattutto ha pronunciato calorose congratulazioni per Napieralski, «perché la Polonia ha bisogno anche di una sinistra». Parole che suonano come una

Colombia

IN VANTAGGIO

Gli exit poll

Komorowski festeggia il vantaggio al primo turno A sinistra, il leader della destra Kaczynski

45,7% KOMOROWSKI

Secondo i primi exit poll il candidato liberal Bronislaw Komorowski è dato al 45,7%

33,5% KACZYNSKI

Jaroslaw Kaczynski, fratello gemello del presidente morto in un incidente aereo, si fermerebbe al 33,5%

porta aperta a eventuali futuri cambi di maggioranza anche a livello governativo. Il premier liberal ed europeista Tusk, che nel 2007 spodestò alle elezioni politiche l’allora premier Jaroslaw Kaczynski mobilitando gli elettori delle città, i ceti medi colti, gli operai specializzati e soprattutto i gio-

vani, governa ora in alleanza col Partito contadino. Ma in cambio dell’appoggio a Komorowski al ballottaggio, la sinistra potrebbe avere offerte di coalizione. Già col voto di ieri è uscita dalla condizione di paria della politica. E anche questa nuova realtà è uno schiaffo cocente alla sfida dell’ultimo ge-

mello. L’Europa di cui Varsavia è il membro-chiave nel centro est resta in ansiosa attesa del ballottaggio, ma dalla maggioranza degli elettori polacchi (sommando PO e sinistra) ha già avuto un nuovo sì. (ha collaborato Katarzyna Rukojc)

Santos a un passo dalla presidenza BOGOTA — Sarà con ogni probabilità JuanManuel Santos il nuovo presidente della Colombia dove ieri si è votato per il ballottaggio. Secondo le ultime indagini, l'ex ministro della Difesa otterrebbe il 65,1% delle preferenze contro il 28% dell’avversario Antanas Mockus. Santos, 58 anni, delfino del presidente uscente, Alvaro Uribe (destra), al primo turno, il 30 maggio scorso, ha ottenuto il 46,5% dei suffragi. Mockus, invece, aveva raccolto il 21,4% dei voti. Uribe in questi giorni ha assicurato che nella sua vita da ex presidente intende dare grande spazio alla famiglia, ai viaggi e al giornalismo. Ma sono pochi a Bogotà a credere che il 57.enne avvocato ed ex senatore sia realmente intenzionato a lasciare le redini del potere.

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Stati Uniti Ufficio Espropriazioni Si notifica ai sotto riportati proprietari in base all’art.16 comma 8 DPR 327/2001 il seguente testo: GREATTI Ernesto nato a Basiliano il 02/02/1901; GREATTI Giovanni nato a Basiliano il 28/09/1898; GREATTI Guido nato a Basiliano il 14/05/1903 OGGETTO: S.S. n. 13 “Pontebbana” in gestione alla F.V.G. Strade S.p.a. Lavori per la realizzazione dell’intersezione a rotatoria al km 118+020 in Comune di Basiliano (UD). AVVISO DI AVVIO DEL PROCEDIMENTO Ai sensi e per gli effetti: • dell’art. 16 c. 4 del D.P.R. 327/2001 e s.m.i. • dell’art. 7 e seguenti della Legge 241/1990 e s.m. • del D.Lgs. 163/2006 e s.m.i. la Friuli Venezia Giulia STRADE S.p.A., nella qualità di Società espropriante delle aree occorrenti ai lavori indicati all’oggetto, COMUNICA l’avvio del procedimento di approvazione del progetto e contestuale dichiarazione di pubblica utilità, urgenza e indifferibilità delle opere, relativo alle aree interessate dai lavori indicati in oggetto. Il progetto definitivo, relativo ai sopra specificati lavori, interessa il comune di BASILIANO in provincia di Udine. Si indica quale Responsabile del Procedimento il Dott. Ing. Leonello BELLOTTO. Tutti gli atti relativi al progetto dell’opera sono depositati presso il comune di Basiliano e presso l’Ufficio per le Espropriazioni della Società suddetta, dove potranno essere visionati nei giorni e negli orari: - Comune di Basiliano, giorni ed orari di ricevimento del pubblico; - F.V.G.S. S.p.A. di Trieste da lunedì a venerdì dalle ore 8,30 alle 12,00, previo appuntamento. Per giorni 30 (trenta) a decorrere dalla data del presente avviso – a pena di decadenza- il proprietario in indirizzo potrà far pervenire al Responsabile del Procedimento, presso l’Ufficio delle Espropriazioni di F.V.G.S. S.p.A., le proprie osservazioni (idonee memorie scritte e documenti a mezzo raccomandata A.R.) che saranno valutate da questa Società, qualora pertinenti all’oggetto del procedimento. Ai sensi del comma 3 dell’art. 3 del citato D.P.R.327/2001, qualora la S.V. non sia più proprietario degli immobili in esame, è tenuto a comunicarlo alla scrivente Società entro 30 giorni, indicando altresì, ove ne siano a conoscenza, il nuovo proprietario, o comunque fornendo copia degli atti in possesso utile a ricostruire i passaggi di proprietà degli immobili interessati. All’uopo si allega in copia, lo stralcio del piano particellare grafico con l’individuazione degli immobili interessati, intestati alla S.V.

IL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO Dott. Ing. Leonello BELLOTTO Recapito telefonico RUP: 040-5604224 e-mail: l.bellotto@fvgs.it

REGIONE SICILIANA

AZIENDA OSPEDALIERA “OSPEDALE RIUNITI VILLA SOFIA CERVELLO” - ESTRATTO BANDO DI GARA AZIENDA OSPEDALIERA “OSPEDALE RIUNITI VILLA SOFIA CERVELLO” VIALE STRASBURGO N. 233 – 90146 PALERMO TELEFONO 091/780211 – TELEFAX 091/7808394 indice, con deliberazione del Direttore Generale n. 603 del 28/05/2010, gara per l’aggiudicazione quinquennale della fornitura di n. 100.000 litri di Azoto liquido e la gestione del sistema di stoccaggio delle cellule staminali del laboratorio di “Diagnostica integrata oncoematologia e manipolazione cellulare” necessaria per l’erogazione del Gas medicinale ed il suo monitoraggio. Per un importo presunto per cinque anni di Euro 920.000,00 I.V.A. esclusa. Le modalità di partecipazione sono riportate nel Bando di gara affisso all’albo dell’Azienda, nonché all’Albo Pretorio del Comune di Palermo e sul sito internet dell’Azienda http:// www.villasofia.it Termine ultimo per il ricevimento delle offerte economiche: ore 12,00 del giorno 28/07/2010. Ulteriori informazioni potranno essere richieste direttamente presso l’Unità Op. Appalti e Forniture Dott.ssa A. Lupo tel: 09/7808312 – Fax 09/7808394 IL DIRETTORE GENERALE Dott. Salvatore di Rosa ESTRATTO AVVISO ESITO DI GARA AZIENDA POLICLINICO UMBERTO I Area Funzionale di Coordinamento Patrimonio Servizi e Forniture Si comunica che è stata esperita la gara a procedura aperta ai sensi del D.Lgs. n. 163/2006 e ss.mm. e ii. per l’affidamento dei servizi di supporto tecnico, di accoglienza, di informazioni telefoniche e di call center presso l’Azienda Policlinico Umberto I - Roma Italia. Offerte pervenute: 1 - Offerte valide: 1. L’appalto è stato aggiudicato alla Pin.go Società Cooperativa Sociale Integrata che ha presentato una tariffa oraria pari ad Euro 21,00 + iva di legge. L’avviso di aggiudicazione è stato pubblicato sulla G.U.R.I. n. 70 del 21.06.10 ed è stato inviato all’U.P.U.E. in data 14.06.10. Il Direttore Generale Dott. U. Montaguti

AMIA S.p.A. PALERMO

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Sulla G.U.R.S. N. 24 del 18/06/2010: Avviso di procedura aperta per la fornitura di pneumatici e camere d’aria, suddivisa in 3 lotti. Importo complessivo della fornitura €500.000,00 oltre I.V.A.. Formulario di cui al Regolamento (CE) n. 1564/2005 trasmesso alla G.U.C.E. via e-mail il 04/06/2010 IL DIRETTORE DEL DIPARTIMENTO AMMINISTRAZIONE E FINANZA Dott. Massimo COLLESANO

Sulla G.U.R.S. N. 24 del 18/06/2010: Avviso di procedura aperta per la fornitura di auto compattatori a caricamento posteriore con permuta di usato, manutenzione ed addestramento del personale, suddivisa in 2 lotti: Lotto n. 1: n. 12 autocompattatori da 32 MC. Importo a base di gara della fornitura Euro 2.800.000,00 oltre I.V.A.. Lotto n. 2: n. 25 autocompattatori da 22 MC. Importo a base di gara della fornitura Euro 5.000.000,00 oltre I.V.A.. Formulario di cui al Regolamento (CE) n. 1564/2005 trasmesso alla G.U.C.E. via e-mail il 04/06/2010 IL DIRETTORE DEL DIPARTIMENTO AMMINISTRAZIONE E FINANZA Dott. Massimo COLLESANO

Marea nera, la Bp cerca 50 miliardi nel Golfo 100mila barili al giorno NEW YORK — La Bp sarebbe pronta a sborsare per risarcire i danni della marea nera fino a 50 miliardi di dollari, il doppio dell’importo annunciato fino ad ora. Lo riporta il Sunday Times secondo cui la compagnia petrolifera inizierà una vendità di obbligazioni per rastrellare i primi 10 miliardi. Il piano di Bp, ancora segreto, prevede che altri 20 miliardi dovrebbero arrivare da prestiti bancari e l’ultima tranche di 20 miliardi dovrebbe essere ottenuta dalla vendita di asset nei prossimi due anni. Ma intanto un parlamentare americano ha divulgato un documento interno della Bp dove si stima che la perdita di petrolio nel Golfo potrebbe raggiungere i 100 mila barili al giorno. Finora le stime ufficiali della perdita da parte della BP, per voce dell’amministratore delegato Tony Hayward, erano state molto più basse. La stima degli esperti del governo Usa era finora di un massimo di 60 mila barili al giorno.

Tony Hayward

Francia

I nastri dello scandalo L’Oreal mettono nei guai due ministri PARIGI — Le rivelazioni emerse dalle conversazioni di Lilliane Bettencourt, erede del gruppo L’Oreal e donna più ricca di Francia, registrate segretamente dal suo maggiordomo dal maggio 2009 al maggio 2010, rischiano di provocare un terremoto politico in Francia. E ieri alcuni deputati hanno chiesto le dimissioni del ministro del Lavoro Eric Woerth. Secondo quei nastri, consegnati alla polizia, risulterebbero legami poco trasparenti, con il sospetto di doni finanziari o addirittura di mazzette, tra l’anziana ereditiera, 87 anni, e diverse personalità dell’attuale maggioranza di governo. Tra questi figurano appunto il ministro del Lavoro Eric Woerth e quello dell’Educazione superiore Valerie Pecresse. Woerth, in particolare, che nel 2009 era ministro del Bilancio, sarebbe stato al corrente delle irregolarità fiscali nella gestione del patrimonio della Bettencourt.

Il ministro Eric Woerth



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CRONACA ■ 21

Lui altoatesino, lei marocchina: nozze negate Il Consolato non dà il via libera e il Comune vieta le pubblicazioni. Deciderà il tribunale PIERLUIGI DEPENTORI BOLZANO — Lei è una ragazza nordafricana di 26 anni, lui è un trentenne di Laives. Si incontrano, si piacciono, e alla fine decidono di sposarsi. Una storia come tante nella moderna Italia multietnica, ma per i fiori d’arancio dovranno aspettare qualche mese e qualche udienza in tribunale, dall’esito ancora incerto. Il motivo? Il Comune di Laives, piccolo centro altoatesino a pochi chilometri da Bolzano ha detto “nein” alle pubblicazioni di matrimonio dei due sposi promessi. Gli impiegati non hanno voluto sentire ragioni: alla ragazza mancava il nulla osta del Consolato del Marocco, negato perché — secondo la legge del Paese nordafricano — una donna non può sposare un uomo di fede diversa da quella musulmana. A nulla sono valse le proteste del giovane, allibito di fronte agli zelanti dipendenti del Comune e a un diniego che gli è parso incredi-

A favore dei giovani la normativa approvata di recente sui matrimoni misti bile. Nozze negate, dunque, dalla burocrazia. Ma i due ragazzi non hanno voluto darsi per vinti e hanno deciso di mettere la loro “storia giudiziaria” nelle mani di un avvocato per fare in modo che la “storia d’amore” potesse trionfare. E il legale, Nicola Degaudenz, si è subito mosso. «Sotto il profilo giuridico — spiega l’avvocato Degaudenz — quel diniego viene considerato un impedimento alla celebrazione del matrimonio. L’ostacolo si può superare, secondo le norme in vigore, se l’aspirante marito si converte e abbraccia la religione islamica». Cambiare religione? Il giovane altoatesino non ci ha pensato nemmeno per un secondo, ma la sua sorpresa — davanti al diniego degli impiegati del Comune di Laives — è stata enorme. «Meglio così — dice ancora Degaudenz — perché quel diniego mi ha consentito di presentare ricorso al tribunale di Bolzano». L’avvocato è ottimista, forte di un precedente positivo andato in scena alcuni anni fa nella vicina provincia di Trento. «In quel caso, i protagonisti erano un imprenditore agricolo di Cles e una ragazza tunisina. Ma il rifiuto del Comune della valle di Non era contrario all’articolo 19 della Costituzione italiana che sancisce la libertà religiosa». E così il tribunale di Trento aveva dichiarato contrario all’ordinamento italiano il divieto per una donna musulmana di contrarre matrimonio con un non musulmano. Anche perché — hanno fatto notare i giudici — non si tratta di una legge, ma di un “impedimento“, alla stessa stregua della minore età o dei legami di parentela tra i futuri coniugi. La differenza religiosa non viene nemmeno menzionata. Insomma, una sentenza che faceva diventare — di fatto — carta straccia il mancato nulla osta del Paese d’origine. Un precedente cui si aggiunge la recente approvazione alla Camera della normativa che regola i matrimoni misti. E, appunto, impone che «in caso di rifiuto del nulla osta, o decorsi i termini di 90 giorni, l'ufficiale di stato civile è tenuto a verificare che le leggi del Paese di prove-

nienza di un coniuge non entrino in contrasto con l'Ordine pubblico italiano, come previsto dal diritto internazionale privato secondo cui, in tal caso, la legge straniera non può essere applicata». Sarà così anche questa volta? Nella loro casetta di Laives i due

giovani innamorati ci sperano con tutta la loro forza. La data è già stata fissata: 1 ottobre 2010. Purtroppo per loro, non sarà il giorno in cui si giureranno amore eterno ma quello della prima udienza in tribunale. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Il fenomeno

IN MAROCCO

IN ITALIA

I NUMERI

Secondo la legge del Marocco non può essere rilasciato il nulla osta alle nozze di una donna che voglia sposare un uomo non musulmano e non disposto alla conversione

Di recente è stato approvato un emendamento che modifica l’articolo 16 del codice civile e obbliga lo Stato a verificare che le leggi dei Paesi stranieri non entrino in contrasto con quelle italiane

I matrimoni misti in Italia sono più che triplicati in dieci anni, passando dal 3% del totale nel 1998 al 10% nel 2008. In aumento specie le unioni interconfessionali, meno quelle interreligiose

Il maltempo

IN CERCA DI GIUSTIZIA La coppia italo-marocchina per potersi sposare si è rivolta al tribunale di Bolzano (nella foto)

Un disperso nel Bergamasco, quattro vittime in incidenti causati dalla pioggia. I meteorologi: eventi estremi triplicati

Italia al freddo, e in quota torna la neve oggi inizia un’estate che sembra inverno

Le banchine sul Po finite sott’acqua ai Murazzi di Torino

Salute

Un numero verde dell’Ail per informare sulle leucemie ROMA — Oggi si celebra la quinta edizione della Giornata nazionale per la lotta contro leucemie, linfomi e mieloma, con l’Alto patronato della Presidenza della Repubblica, promossa dall’Ail. Al centro della giornata, il tema della qualità della vita: l’obiettivo è infatti dare voce al paziente ematologico per capire le difficoltà causate dalla patologia e offrire risposte concrete ai suoi bisogni. Per questo motivo oggi dalle 8 alle 20 sarà attivo il numero verde Ail 800-226524, al quale risponderanno otto tra i più importanti ematologi italiani, allo scopo di offrire a chi chiama la possibilità di ricevere informazioni dettagliate riguardanti le malattie e i centri di terapia in tutto il Paese.

Torino

Mozzarelle blu, trovato il “colpevole” è un batterio nel liquido della confezione TORINO — Sarebbe un batterio contenuto nel liquido della confezione il responsabile della colorazione blu di 70mila mozzarelle sequestrate dai carabinieri del Nas. La procura di Torino sembra non aver dubbi anche se solo oggi inizieranno le analisi, all’Istituto zooprofilattico, cui parteciperà anche un consulente della ditta importatrice che sarebbe indagata con quella produttrice. Dalla Germania il proprietario, Herman Jager, sottolinea però che il batterio individuato «è un germe acquatico e non rappresenta mai un fattore di avvelenamento alimentare». Intanto i procuratore aggiunto Raffaele Guariniello ha chiesto al ministero della Salute di sollecitare l’omologo tedesco per un sopralluogo nella stabilimento bavarese.

ROMA — Oggi comincia l’estate ma il meteo sembra essere tarato su un’altra stagione. Pioggia, freddo e, al nord, è tornata la neve. Invece di fare i conti con l’afa, l’intero Paese sopporta violenti temporali e temperature in calo. Giugno pazzo, per l’arrivo della bella stagione — dicono i meteorologi — bisognerà aspettare la fine del mese. Le avverse condizioni meteo

hanno complicato le ricerche di Giovanni Cattaneo, 65 anni, ex sindaco di Valleve, provincia di Bergamo, da due giorni disperso nei boschi della zona. E nella stessa provincia, a Verdello, il fondo stradale reso viscido dalla pioggia è stata una delle cause dell’incidente stradale sulla statale 42 in cui hanno perso la vita tre persone. E, sempre la pioggia, potrebbe aver fatto

Il 20 giugno 2010 è venuto a mancare

La direzione di Repubblica e i colleghi dell’Ufficio Centrale partecipano al dolore di Carlo Brambilla per la perdita della mamma

Paolo Marini Uomo straordinario, scienziato e padre affettuoso. Lorenzo, Filippo e Marina ti abbracciano. I funerali avranno luogo oggi 21 giugno alle ore 11 presso la chiesa di S. Ippolito in viale delle Provincie. Roma, 21 giugno 2010 Europea di Marco Caruso 06/8600066

Claudio Fracassi con Stella, Franco, Felice e la piccola Miria ricordano

Paolo amico fraterno e amato uomo generoso e geniale Roma, 21 giugno 2010

Paolo Marini dolce amico sarai con noi sempre nei boschi dell’Anterselva e davanti al mare di Otranto. Abbracciamo Marina, Filippo e Lorenzo. Annibale Paloscia con Marina, Marta e Francesca. Roma, 21 giugno 2010 Addio Gaetano! Con te si è spento il faro che per tanti anni ha illuminato l’attività della nostra Associazione. Ci mancheranno le tue parole, le tue lezioni, la tua guida preziosa, che hanno trasmesso a tutti noi la passione e la curiosità per l’archeologia e la storia. Gli amici dell’Archeoclub d’Italia di Formello partecipano al cordoglio della famiglia e ricordano con immenso affetto la figura dell’insigne archeologo e docente Professore

Gaetano Messineo Presidente dell’Associazione dal 1994 Roma, 21 giugno 2010 Società Spinucci Srl 06.90.14.64.73

I figli Gianni con Elena, Pierfranco con Nicoletta, Paolo con Adriana, Emilio con Cécile, Carlo con Cecilia annunciano la morte della loro mamma

Marcella Castelli Brambilla Il funerale si terrà in forma riservata domani, alle ore 11, nella chiesetta del Cimitero di Oggebbio, sul Lago Maggiore. Milano, 21 giugno 2010

Marcella Castelli Brambilla Roma, 21 giugno 2010 Gli amici della Redazione di Milano partecipano al dolore di Carlo per la perdita della mamma

Marcella Castelli Brambilla Milano, 21 giugno 2010 Carlo, Filippo e Roberto sono vicini a Carlo in questo triste momento per la perdita della mamma

Marcella Milano, 21 giugno 2010 21-06-2008

21-06-2010

Prof.

Luciano Zagari Con amore. Giovanna Pisa, 21 giugno 2010 La sorella Giuliana Senni e figli, i fratelli Antonio con Sista Riario Sforza e figli, Franco con Micaela Signorini e i figli Marco e Alberto, Heloisa Campos e il figlio Daniel si stringono con infinito affetto a Rosalba, Andrea e Riccardo per la scomparsa del carissimo

Giuseppe Pavoncelli Orvieto, 21 giugno 2010

perdere il controllo del furgone su cui viaggiava a un uomo di 72 anni, di Pistoia, morto dopo essere precipitato in un burrone. La perturbazione che attraversa l’Italia ha portato le temperature ben al di sotto della media stagionale. In Alto Adige è tornata la neve sopra i 1.500 metri e ha reso necessaria la chiusura al traffico dei passi Rombo e Stelvio. Imbiancate le

Collegamenti via mare resi difficili dal vento. E in Versilia invocano lo stato di calamità prealpi vicentine e le Dolomiti venete. Stesso scenario in Valtellina e Valchiavenna, in Lombardia, con un crollo delle temperature di 12-13 gradi rispetto ai giorni scorsi. Piogge in Friuli Venezia Giulia. In Sardegna il vento di ponente, con una forza superiore ai 25 nodi, ha creato delle difficoltà nei porti del nord e causato ritardi ai traghetti. Si sono “triplicati” gli eventi estremi, con piogge sempre più intense e vento forte, secondo Giampiero Maracchi, ordinario di climatologia all’università di Firenze, rispetto agli anni ’60’90. Ne fanno le spese le colture e il turismo. Secondo Coldiretti, un avvio d’estate così piovoso, dopo una primavera con precipitazioni del 12% sopra la media, rischia di produrre danni di milioni di euro. La Versilia dal primo maggio a oggi ha contato solo tre fine settimana di sole: Vincenzo Lardinelli, presidente nazionale Fiba, la federazione italiana imprese balneari della Confesercenti, ha chiesto lo stato di calamità.

È morta Marcella Castelli È MORTA a Milano Marcella Castelli, madre del nostro collega Carlo Brambilla. A lui l’abbraccio di tutta Repubblica



la Repubblica LUNEDÌ 21 GIUGNO 2010

ANTONIO CIANCIULLO ROMA — Malpensa come Heathrow: più efficienza meno asfalto, più servizi meno impatto ambientale. È il progetto presentato dal Fai (Fondo Ambiente Italiano) e dal Wwf per bloccare lo scempio del Parco del Ticino minacciato dall’espansione dell’aeroporto. Un’analoga ricetta è stata appena proposta nei giorni scorsi dal governo conservatore inglese che ha bocciato l’idea di aggiungere una terza pista allo scalo londinese: secondo Cameron, Heathrow deve essere migliore, non più grande. In Italia invece rischia di prevalere la tesi opposta. Nei prossimi giorni la Regione Lombardia sarà chiamata a dare il suo parere sul progetto che prevede la costruzione di una terza pista che devasterebbe l’area verde che fa da polmone a Milano. Ma perché a Heathrow si possono a far volare senza problemi 66 milioni di passeggeri l’anno usando due piste mentre a Malpensa, che ha un traffico quasi 4 volte inferiore (17,5 milioni di passeggeri), non è possibile e si deve costruire una terza pista? Fai e Wwf propongono un’alternativa basata su 4 punti. Il primo prevede la valorizzazione dell’intero sistema aeroportuale dell’area di Milano (Malpensa, Linate, Orio al Serio) creando migliori collegamenti tra gli scali. Il secondo è la correzione dell’errore di progetto che impedisce alle due piste di operare simultaneamente. Il terzo è un piano aeroportua-

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CRONACA

PER SAPERNE DI PIÙ www.sea-aeroportimilano.it www.wwf.it

COLLEGAMENTI

IN CONTEMPORANEA

TRAFFICO

MERCI

Valorizzare l’intero sistema aeroportuale Milanese Malpensa/ Linate/Orio al Serio investendo nei collegamenti

Garantire l’attività contemporanea delle due piste di Malpensa, oggi impossibile per errori di progettazione

Occorre governare il traffico aereo attraverso un piano aeroportuale per l’intero sistema del Nord Italia

Rimodulare il carico merci di Malpensa per liberare quote di traffico a vantaggio di un aumento dei passeggeri

Le proposte

“Malpensa modello Heathrow più servizi e niente terza pista” Fai e Wwf: salviamo il Parco. Pdl e Lega, cresce il dissenso

le per l’intero sistema del Nord Italia che individui gli scali da potenziare e li integri con il sistema ferroviario ad alta velocità in fase di completamento. Il quarto pun-

to insiste sulla rimodulazione del carico merci per liberare quote di traffico a vantaggio del trasporto passeggeri. «Se si costruisse la terza pista di Malpensa, la pressione

dell’inquinamento e del rumore diventerebbe una morsa sull’intero Parco del Ticino che è l’unico corridoio ecologico rimasto integro in alta Italia», ricorda il presi-

dente onorario del Fai Giulia Maria Mozzoni Crespi. «Sarebbe un danno incalcolabile perché distruggerebbe un paesaggio di straordinaria bellezza che è an-

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che una fonte di ossigeno e di ricreazione psicologica per tutta la Lombardia. Non è giusto togliere a chi non può andare in Sardegna o alle Seychelles un luogo in cui è possibile riposare e ritemprarsi». Ma la battaglia per la difesa del parco del Ticino ormai non appartiene più solo agli ambientalisti: anche nel centrodestra la protesta si fa sempre più forte. Nella Lega Nord cresce l’imbarazzo di fronte alla concreta possibilità della devastazione di uno dei paesaggi padani ancora intatti. Matteo Colaone, segretario di Domà Nunch, l’associazione ambientalista della Lega, non ha dubbi: «La svendita della brughiera del Gaggio va bloccata». «Abbiamo solo svantaggi e nessun beneficio», precisa Piergiulio Gelosa, sindaco Pdl di Lonate Pozzolo, il Comune in cui si dovrebbe costruire la terza pista. «Ci hanno messo sulle spalle 50mila passeggeri al giorno più tutti i dipendenti dell’aeroporto: è una città a cui dobbiamo offrire servizi gratis perché tutti gli utili restano all’interno dello scalo. In cambio di che? In cambio di inquinamento: siamo stati già costretti a trasferire 350 famiglie perché vivevano in un’area in cui la pressione acustica era diventata inaccettabile. Ora dobbiamo correggere gli errori fatti nel passato, non possiamo permetterci di aggiungerne altri». «Tanti disagi e vincoli, nessuna ricaduta economica sul territorio», fa eco un altro dei sindaci interessati, Laura Mira Bonomi, anche lei del Pdl. «Il progetto della terza pista nasce dalla mancanza di una visione d’area ampia. È arrivato il momento di cambiare passo: ci devono ascoltare». © RIPRODUZIONE RISERVATA



la Repubblica LUNEDÌ 21 GIUGNO 2010

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ATTUALITÀ

PER SAPERNE DI PIÙ www.usl4.toscana.it/?act=f&fid=3210 www.medicaljournals.se/jrm/

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Yoga per il cuore, ipnosi per dimagrire sempre più italiani si curano senza medicine Il 20% ha fiducia nelle terapie che fanno a meno dei farmaci MICHELE BOCCI DOTTORE ho un mal di testa terribile. Quale posizione yoga mi suggerisce?». La cura senza medicine è la nuova frontiera del benessere di massa. Basta farmaci, l’obiettivo oggi è di stare bene facendo attività che riducono lo stress, cambiano il nostro modo di vivere, e in certi casi intervengono per guarire nel vero senso del termine. L’attività fisica mirata che toglie il mal di schiena, l’ipnosi che fa dimagrire, lo yoga che allontana i problemi circolatori o la meditazione che sconfigge il dolore: è boom di una serie di pratiche, che ora finiscono al centro di ricerche scientifiche. A sceglierle sono persone che, ovviamente solo per certi problemi, non vogliono andare dal medico. Questi rimedi in buona parte sono figli della cultura introdotta dalle medicine non convenzionali. «Dopo aver insegnato a noi occidentali a riscoprire il rapporto tra dottore e paziente, ci hanno trasferito un nuovo concetto: quello dello stile di vita sano». A parlare è Guido Giarelli, professore di sociologia alla facoltà di Medicina dell’Università della Magna Grecia. «Discipline orientali come l’Ayurveda da sempre puntano su un approccio olistico, cioè globale, alla persona, non solo legato alla malattia del momento». Ma quanti sono a curarsi con pratiche che non richiedono l’uso dei farmaci? Non è facile avere un dato. «Secondo l’ultima relazione Istat circa il 19% degli italiani usano medicine non convenzionali, soprattutto fitoterapia e omeopatia, che però, ciascuna a suo modo, impiegano farmaci — dice sempre Giarelli — Per avere un’idea di quanti si rivolgono a cure senza medicine bisogna fare riferimento anche a una ricerca di Harvard,

e si ricava un dato del 20% di italiani dediti a yoga, massaggi, ipnosi e quant’altro. È un numero significativo, ma stiamo attenti a non creare una società basata sulla cultura della performance fisica. Sennò finiamo come gli Usa che non vogliono curare gli obesi». L’attenzione allo stile di vita, la cosiddetta prevenzione primaria, è diventata un cardine anche della medicina occidentale. Ad esempio esistono liste di cose da

La prevenzione è diventata un cardine anche della pratica occidentale: anche per chi ha problemi cardiovascolari c’è un’attività fisica mirata fare per evitare i problemi cardiovascolari. Ma oggi ci si spinge anche oltre, come avviene in Toscana. La Regione ha creato l’Afa (attività fisica adattata): il progetto coinvolge persone colpite da malattie croniche, come il mal di schiena ma anche l’ictus e il

parkinson. «Vogliamo evitare che con la sedentarietà a queste malattie ne aggiungano altre», dice Francesco Benvenuti, responsabile dell’Afa a Empoli. La soluzione? Una convenzione della Asl con le palestre private, dove il medico di famiglia o lo specialista inviano il malato a fare attività fisica mirata. Il costo dei corsi è 2 euro all’ora. Fino ad oggi in Toscana circa 15mila persone sono state coinvolte e l’esperienza si sta allargando a Piemonte, Friuli e Liguria. La rivista scientifica Usa «Journal of Rehabilitation Research & Development», ha fatto uno studio sull’esperienza toscana, definendola «Il più grande programma di esercizio al mondo finalizzato in modo specifico alla prevenzione e gestione delle malattie croniche». Giovanni Calloni è uno psicoterapeuta, dirigente della Asl di Magenta, che pratica l’ipnosi. «La domanda è in costante aumento», spiega. Si sceglie per varie ragioni: «Permette di moderare le proprie pulsioni, come quella di mangiare. Viene anche usata nella terapia del dolore o in per ab-

bassare lo stress e come modalità di rifunzionalizzazione della persona. Possono bastare una ventina di sedute per ottenere buoni risultati». Uno dei sintomi del successo dello yoga anche da noi sta nella diffusione di tipologie assai poco tradizionali di questa disciplina: c’è quello acrobatico con gli elastici, quello da fare davanti alla tv o mentre si va in autobus. «I festival si moltiplicano in tutta Italia, e spesso sono dei carrozzoni», dice Carmen Tosto, che da 30 anni pratica la disciplina indiana e la insegna all’Ayurvedic point di Milano. «Può servire a migliorare il sistema circolatorio o la digestione — spiega — Agendo sulla postura risolve dolori osteoarticolari, e riduce lo stress». Allo yoga può essere legata la meditazione. Quest’anno un gruppo di Montreal, attraverso la risonanza magnetica ha visto che nel cervello di chi medita in modo intensivo, come i monaci tibetani, si ispessisce l’area che controlla la sensibilità al dolore, sviluppando una maggiore resistenza alla sofferenza fisica. © RIPRODUZIONE RISERVATA




la Repubblica

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LETTERE,COMMENTI&IDEE

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LINEA DI CONFINE MARIO PIRANI

Colpo alla Costituzione o vittoria operaia? OMANI i 5000 lavoratori della Fiat di Pomigliano d'Arco, in rappresentanza simbolica anche dei 10.000 dell'indotto, voteranno sull'accordo di produzione proposto da Marchionne, approvato da Cisl e Uil ma respinto dalla Fiom. Se ne è parlato molto eppur tuttavia un aspetto importante è stato trascurato. È mancata, cioè, persino la percezione, al di là delle aspre condizioni imposte dall'accordo, della grande vittoria ottenuta, la prima da molto tempo, riportando la Fiat alle soglie di un grande investimento nel Sud d'Italia, in quell'area napoletana che sembrava, dopo la chiusura di Bagnoli, condannata al lavoro nero, alla disoccupazione endemica, alla camorra. Il ritorno all'onor del mondo, con una garanzia di sviluppo, di un forte nucleo operaio nel cuore malato dell'area partenopea, sarebbe stato un tempo salutato con rosse bandiere al vento. Non averlo capito la dice lunga sullo stato odierno del sindacato, in particolare della Fiom e sul prevalere dei cascami di una ideologia estremista piccolo borghese, espressa dagli slogan dipietristi e in questo caso, purtroppo, persino da Vendola che ha parlato dell'accordo di Pomigliano come «morte della Costituzione».Così facendo, la pur indispensabile discussione sugli aspetti più gravosi delle proposte Fiat, invece di tradursi in una contrattazione sindacale anche durissima ma, pur tuttavia concreta, si è trasformata in un'«opera dei pupi» : da un lato John Elkann e Sergio Marchionne che butterebbero 700 milioni di euro per organizzare un golpe anticostituzionale, dall'altra il coro, altrettanto assurdo, di chi si sfiata a magnificare il patto come il paradigma ottimale di un nuovo sistema di relazioni industriali. In mezzo sta la realtà della fabbrica, la condizione degli operai, certo più dura ma a cui nessuno riconosce che, accettando l'accordo, non solo difendono il proprio lavoro, ma svolgono una funzione nazionale perché riaprono la prospettiva di investimenti nel Mezzogiorno, che da una bocciatura ver-

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rebbero compromessi definitivamente, a cominciare dall'incerto destino di Termini Imerese, Questi lavoratori avrebbero bisogno non di un sindacato che punta le sue carte sulla magistratura perché impedisca l'applicazione del patto che il referendum di domani con tutta probabilità convaliderà ma di un sindacato che si facesse carico delle difficili problematiche connesse al prolungamento del lavoro notturno, all'aumento delle turnazioni, al cambiamento della stessa vita familiare, attraverso un esame attento delle nuove necessità (per esempio l'accompagno dei figli a scuola che i mutamenti d'orario potrebbero rendere difficili). Ma soprattutto andrebbe elaborata una piattaforma rivendicativa di carattere partecipativo, affinché l'aumento della produzione e della produttività, che la pesante e rigorosa riorganizzazione comporta, non si risolva soltanto in una crescita dei profitti industiali, ma comporti un aggancio organico con una aumentata remunerazione del lavoro.Quanto alle due questioni più controverse c'è tutto il tempo per rivederle e precisarle meglio, tanto più se la Fiom dopo il No odierno, si deciderà ad accettare il risultato del referendum, come insegna il precedente analogo della Piaggio. Comunque la sanzione in caso di sciopero per impedire l'applicazione di un punto già sottoscritto, esso è paragonabile dal punto di vista di principio al codice di autoregolamentazione dello sciopero nei servizi pubblici, su cui sovrintende una apposita Commissione di garanzia (alla Fiat una commissione paritaria). Quanto ai primi tre giorni di malattia (dal quarto paga l'Inps) essi riguarderebbero i giorni coincidenti con picchi abnormi di assenteismo che a Pomigliano sono arrivati persino a punte del 50% (comunque anche su questi casi vigilerebbe la commissione paritetica). In proposito, peraltro, la Fiom avrebbe dovuto intervenire a suo tempo, e non apparire come chi vuol difendere questo andazzo anche per il futuro. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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LA SINISTRA SI RITROVI LA CARTA SVUOTATA MARC LAZAR (segue dalla prima pagina) L PD assolve alla sua funzione di partito d’opposizione in una democrazia, come anche quando denuncia con forza, insieme ad altre formazioni, la «legge bavaglio». Con questa iniziativa, la direzione del Pd persegue anche altri obbiettivi: mobilitare i suoi iscritti per dare un senso e uno scopo alle loro azioni quotidiane, compattare le diverse sensibilità del partito, che hanno semmai la tendenza a litigare fra loro, rivolgersi ai cittadini mostrando determinazione e convincendoli della serietà delle proprie proposte. Quanto al segretario, Bersani, si sforza attraverso questa iniziativa di affermare la sua autorità all’interno del partito e costruire la sua reputazione di principale oppositore del presidente del Consiglio. Ma questa manifestazione non può mascherare l’anemia politica e culturale del Pd. In un momento in cui la crisi obbliga i grandi partiti politici a uno sforzo d’immaginazione per rispondere ai dubbi dei cittadini, questa anemia spiega in parte la scarsa credibilità politica, i risultati elettorali negativi e il basso livello nei sondaggi del Pd. Quaranta o cinquant’anni fa, le sinistre italiane erano più o meno impotenti sul piano politico, ma avevano un’enorme e variegata creatività culturale, grazie agli scambi, difficili ma intensi, tra intellettuali, partiti e sindacati. Era così al Pci, con la rete degli Istituti Gramsci, e anche al Psi, in particolare negli anni 60 e 70 intorno alla rivista Mondo operaio, che polemizzava con i comunisti contribuendo a intaccare la loro egemonia culturale sulla sinistra. Diverse personalità esercitarono una forte influenza, come ad esempio Norberto Bobbio, Lelio Basso, Vittorio Foa, Bruno Trentin ecc. Le analisi delle mutazioni del capitalismo, della classe operaia, del lavoro, dell’Unione Sovietica, del socialismo, del sindacalismo o della democrazia spesso divergevano, ma alimentavano il dibattito. Oggi in gran parte quelle analisi sono superate (tranne Bobbio). L’inerzia attuale del dibattito all’interno della sinistra italiana ha diverse spiegazioni. La tradizione socialista è stata progressivamente dissipata a partire dagli anni 80, con il Psi che ha dimenticato il lavoro realizzato nel decennio precedente dagli intellettuali a lui vicini sul riformismo, la socialdemocrazia, la modernizzazione dell’Italia o il totalitarismo comunista. Quando il partito è scomparso, negli anni 90, si è trascinato dietro gran parte della tradizione intellettuale socialista o l’ha tendenzialmente, e ingiustamente, screditata. La trasformazione del Pci nel Pds, poi nei Ds e infine nel Pd ha fatto precipitare il gruppo che l’ha pilotata in un dilemma: proclamarsi fieri di essere stati comunisti comporta un prezzo in termini elettorali, ma rinnegare le proprie convinzioni precedenti è difficilmente sostenibile. Divisi al riguardo, gli ex comunisti non sanno più bene che cosa fare della propria storia e della propria tradizione. L’ascesa in politica di Berlusconi ha polarizzato tutta l’attenzione e le energie della sinistra. La conseguenza è che i dibattiti che la attraversano ruotano intorno a tematiche essenzialmente politiche: scongiurare i pericoli per la democrazia (ma senza riuscire, nelle due occasioni in cui il centrosinistra è stato al potere, a mettere a punto una legge sul conflitto d’interessi), trovare un sistema elettorale adeguato, rifiutare le riforme istituzionali proposte dal presidente del Consiglio, che rischierebbero di rafforzare il potere esecutivo, e proporne altre. E la creazione del Pd nel 2007 invece di incoraggiare il dibattito ha contribuito paradossalmente a soffocarlo. Il Pd ambiva a rappresentare un crogiolo delle sue varie componen-

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STEFANO RODOTÀ ti, quelle provenienti dal Pci, dal Psi e dalla Dc, senza trascurare l’ingrediente ecologista. Questo melting pot è fallito. Oltre alle rivalità personali, ai confronti fra diverse sensibilità, alle enormi difficoltà generate dalla fusione degli apparati di partito e dalla delicata spartizione dei posti, il Pd, per tenere insieme i diversi iscritti e definire la propria identità, ha scelto il minimo denominatore comune. Il risultato è stato un partito senza leader forte, dalla strategia tentennante, caratterizzato da un basso profilo e che fatica a nascondere un abissale vuoto culturale. Su tutti gli argomenti scottanti, economici, politici e sociali (in particolare la bioetica e la laicità), il partito si sforza innanzitutto di non collassare sotto il peso delle sue divergenze. Certo, le varie sensibilità hanno i loro intellettuali e i loro esperti, anche di altissimo livello (basti pensare a Michele Salvati), che lavorano nelle fondazioni, come la Fondazione democratica o Italianieuropei. Ma generalmente queste fondazioni, pur lasciando libertà ai propri membri, sono al servizio innanzitutto di un leader, nel primo caso Veltroni e nel secondo D’Alema. Questo significa che non contribuiscono minimamente all’elaborazione collettiva di una cultura di partito. Obnubilato dal comportamento da adottare riguardo a Silvio Berlusconi, oscillante tra un’opposizione intransigente e la ricerca del compromesso, il Pd ha poco da dire sulle mutazioni della società italiana, sull’Europa e sulla globalizzazione. Il suo deficit di elaborazione culturale paralizza il resto della sinistra. Al di fuori del Pd ci sono numerose riviste di centrosinistra espressione di tradizioni e generazioni diverse. Ma – e questo forse è uno degli elementi nuovi -, le loro produzioni, le loro polemiche e i cantieri che esplorano sembrano riuscire minimamente a influenzare il dibattito del Pd, e ancor meno il suo orientamento politico. La circolazione tradizionale fra partito e intellettuali è entrata più o meno in corto circuito, con i due mondi, quello dei politici e quello degli intellettuali, che conducono vite parallele, si ignorano quando addirittura non si criticano a vicenda, anche se tutto questo non impedisce che occasionalmente ci siano dei punti d’incontro o una strumentalizzazione degli intellettuali da parte dei politici. Il risultato è che la sinistra italiana oggi non rappresenta più una fonte d’ispirazione per il resto della sinistra europea. Eppure, in un momento in cui Silvio Berlusconi è in declino e la sua egemonia politica e culturale si sgretola, il Pd ha tutte le carte in mano per apportare un contributo fondamentale alla riflessione in corso a sinistra. Occupa un posto centrale nell’opposizione. Il progetto iniziale da cui è nato era una risposta ingegnosa al fallimento storico e alla crisi della socialdemocrazia classica. Il Pd ambiva a svolgere la funzione di un laboratorio e a inventare un altro riformismo. Tocca a lui riallacciare il legame con questa ambizione annodando i fili di un dialogo e di un confronto con le forze vive della sinistra italiana ed europea. (Traduzione di Fabio Galimberti) © RIPRODUZIONE RISERVATA

(segue dalla prima pagina) NA norma contigua, l’articolo 40 che disciplina il fondamentale diritto di sciopero, viene messo concretamente in discussione dal documento della Fiat riguardante i lavoratori di Pomigliano d’Arco. Non a caso dall’attuale maggioranza si è affermato perentoriamente che è venuto il momento di cambiare lo stesso articolo 1, considerandosi anacronistico che si parli di «una Repubblica democratica fondata sul lavoro». Ancora il Governo propone di modificare l’articolo 118, altri ritengono che si deve porre mano all’articolo 81 e si è addirittura pubblicamente sostenuto che si debba ammettere il referendum sulle leggi tributarie, escluso dall’articolo 75. In questo clima si dice apertamente che deve cadere il tabù della prima parte della Costituzione, e che è tempo di cambiarne persino i principi fondamentali. Ho parlato di decostituzionalizzazione, e non di modifiche, perché siamo di fronte a tentativi dichiarati di liberarsi della Costituzione. Sembra così giungere a compimento un vecchio progetto, che attraversa tutta la storia della Repubblica e che finora era stato sventato. Il caso dell’articolo 41 illustra bene lo stato delle cose. In questi giorni sono state ricordate la genesi e la portata della norma: storia nota, consegnata da anni a studi impeccabili, che smentiscono sia la tesi di una sua ascendenza comunista, sia quella dell’impossibilità di introdurre regole più flessibili per le imprese senza modificare quell’articolo. L’ignoranza della storia sta divenendo una sua continua falsificazione. Non si leggono gli atti dell’Assemblea costituente né la giurisprudenza costituzionale, si inventano inesistenti “vuoti” costituzionali, che dovrebbero essere colmati con le parole “mercato” e “concorrenza”, necessarie perché l’Italia si allinei all’Europa e all’ultima generazione di costituzioni. Un’altra falsificazione. La concorrenza non figura più tra i principi di base del Trattato europeo di Lisbona: piaccia o no, questo è il risultato di una iniziativa di Sarkozy, che l’ha confinata in uno dei tanti protocolli che accompagnano il Trattato. Tutte le costituzioni europee prevedono il diritto dei poteri pubblici di regolare il funzionamento del mercato e quando questa parola compare, come nella costituzione spagnola, la si accompagna con la previsione esplicita del potere dello Stato di sottoporla a pianificazione. E ricordo per l’ennesima volta quel che è scritto nella costituzione tedesca: “La proprietà impone obblighi. Il suo uso deve al tempo stesso servire al bene della collettività” (art. 14); “la proprietà terriera, le ricchezze naturali e i mezzi di produzione possono essere trasferiti, ai fini della socializzazione, alla collettività o essere sottoposti a altre forme di economia collettiva mediante una legge che determini il modo e la misura dell’indennizzo”). Peraltro, bisogna pure ricordare che l’articolo 41 si apre con le parole “l’iniziativa economica privata è libera”, che sono una evidente descrizione del mercato. Diventa così evidente il carattere strumentale e ideologico dell’operazione che si

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REGIONE CAMPANIA

AORN A. CARDARELLI Via A. Cardarelli, 9 80131 - Napoli

ESTRATTO AVVISO D’ASTA Procedura ristretta d’urgenza per la fornitura di sei autoambulanze di tipo B per l’autoparco dell’Azienda Cardarelli. Questa Azienda Ospedaliera di Rilievo Nazionale “A. Cardarelli” intende procedere all’acquisto di numero sei autoambulanze di tipo B, con procedura ristretta d’urgenza. Spesa di Euro 180.000,00 + IVA. L’aggiudicazione sarà tenuta con il criterio del prezzo più basso ai sensi dell’art. 82 del D.Lgvo 163/06 e s.m.i. Le ditte interessate dovranno far pervenire istanza di partecipazione in carta legale ed in lingua italiana entro 15 gg. dalla data di pubblicazione del bando di gara sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana. Il presente avviso è stato pubblicato sulla G.U.R.I. del 18.06.2010. Inoltre è stato inviato alla GUCE il 15.06.2010. La domanda di partecipazione non vincola l’Azienda. Il bando integrale di gara sarà pubblicato anche sul sito www.ospedalecardarelli.it. Per ogni ulteriore informazione è competente l’UOSC Acquisizione Beni, Servizi ed Economato tel 0817472374 - fax 0817473170. IL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO Dott. Salvatore Lubrano

sta conducendo intorno all’articolo 41. Si addita questa norma come un ostacolo per fornire alla maggioranza un alibi per la sua perdurante incapacità di dare regole ragionevoli e per giustificare spallate pubbliche o private. Si cerca un collante per una maggioranza a pezzi, e si apre un inquietante scenario. Se la modifica costituzionale andrà in porto, sarà inevitabile un referendum su di essa e i costumi ormai noti del Presidente del consiglio lo indurranno a esasperare i toni, a gridare che si deve scegliere tra libertà e collettivismo, a evocare tutti i possibili “spiriti animali”, facendo sempre più terra bruciata, spazzando via ogni ragionevolezza, immergendoci sempre più profondamente nella regressione culturale. Di questa regressione cogliamo ogni giorno i segni. Si ripropone una identificazione tra mercato e libertà che ignora persino la polemica che divise Croce e Einaudi, e che ci riporterebbe ai tempi in cui Adolphe Thiers, nel 1831, scriveva che “alla proprietà non possono darsi giudici migliori di essa stessa”. Si cade in contraddizione proponendo modifiche dell’articolo 41 insieme alla rievocazione dell’economia sociale di mercato. Si ignora una realtà nella quale la crisi finanziaria ha provocato autocritiche anche da parte di sacerdoti del mercato come Richard Posner. Si trascura proprio la planetaria discussione in corso sulle regole del mercato. E così non ci si accorge che proprio lì, nell’articolo 41, si trovano le indicazioni per collocare l’azione economica dei privati nella sua giusta dimensione, subordinandola agli ineludibili principi di dignità, libertà e sicurezza e riconoscendo che il mercato non è uno spazio separato della società. O siamo tornati a Margaret Thatcher e al suo “la società non esiste”? Sui rischi dell’altra modifica annunciata dal Governo, quella dell’articolo 118, ha già richiamato l’attenzione Salvatore Settis. L’intenzione di sottrarsi alle lungaggini nella materia urbanistica, in nome dell’efficienza, può portarci a travolgere le garanzie necessarie per la tutela del territorio e del paesaggio, di cui parla esplicitamente l’articolo 9 della Costituzione, che così verrebbe fortemente depotenziato. Ma può il bisogno di efficienza travolgere ogni garanzia? È quello che dobbiamo chiederci davanti a quella forma di decostituzionalizzazione di fonte privata rappresentata dalla limitazione del diritto di sciopero contenuta nel documento della Fiat. L’articolo 40 della Costituzione, infatti, prevede che le modalità del diritto di sciopero possano essere regolate solo dalla legge. Siamo di fronte a un diritto indisponibile, necessario perché la democrazia non si fermi “ai cancelli della fabbrica” e che, se pure venisse negato in un solo caso, perderebbe la sua universalità e potrebbe essere negato in ogni altra situazione. Per contrastare gli abusi, se provati, esistono altre vie e altri strumenti. La lotta per i diritti, dunque, riguarda ormai anche l’ambito dell’economia, si aggiunge alle rivendicazioni riguardanti il diritto della persona di governare liberamente la propria vita ed alla opposizione contro la legge bavaglio. Queste non sono iniziative figlie di una “egemonia borghese” da respingere in nome dei diritti del lavoro. Sul terreno costituzionale l’indebolimento pure di un solo diritto ha effetti negativi su tutti gli altri. La decostituzionalizzazione deve essere fermata perché sta accompagnando la decomposizione del paese, le dà forma, la legittima. Ma, proprio perché violentemente aggredita, la Costituzione sta generando anticorpi sociali che la difendono in forme nuove e efficaci, che hanno messo in difficoltà gli aggressori, come dimostra la vicenda della legge bavaglio. Insistiamo. © RIPRODUZIONE RISERVATA


LUNEDÌ 21 MAGGIO 2010

Gli spettacoli

Stile di vita

Almodovar e la favola perfetta per il teatro

Smoking con sciarpa il lusso veste così

RODOLFO DI GIAMMARCO

LAURA ASNAGHI

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Dalla lavorazione dei bachi ai giganti dell’elettronica ecco come Pechino ridisegna l’industria guardando al futuro

Via dellaseta

La nuova

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE GIAMPAOLO VISETTI PECHINO ivere in Cina insegna ad accettare più di una delusione. Tra i risvegli da lunghi sogni e fuggevoli letture c’è anche quello, non meno doloroso che scoprire dietro numerosi angoli una bellezza cancellata, della seta. Era uno dei presagi della diversità asiatica, la prova di una storica superiorità. Nelle città cinesi, ma tale definizione andrebbe ormai riformulata, oggi resta ormai poca seta. Risulta faticoso raggiungere matasse capaci di far sentire ancora questo Paese sfuggente tra le dita, e non c’è dubbio che tale assenza abbia un significato più largo di una descrizione commerciale. Nei mercati dell’Europa la seta cinese si vede, e rimane l’estremo riscatto dalla banalità che ci invade anche nei cassetti. Ma in Cina, dove prima di Confucio e poi di Cristo i mandarini già sentivano il miracolo delle sete, la gente si copre ormai, come noi, con le fibre ricavate dal petrolio. È un addio identitario, non certo di classe, e questo ennesimo distacco da se stessa incide nella nazione una ferita che pochi accettano di confessare. La Cina resta il primo produttore mondiale di bachi, il primo esportatore di filati e di tessuti. SEGUE NELLE PAGINE SUCCESSIVE CON UN ARTICOLO DI RENATU PISU

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La nostra guida al Festival dell’Estate

Quell’Italia tra sesso e potere

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Mario Guarino

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La storia

Ascolta il rumore del Sole

Marylin e i nastri segreti

ENRICO FRANCESCHINI

SINGLE, ATTRAENTI E INCONTENTABILI e chiamano «Sas», come i leggendari commandos dell’esercito britannico. Ma in questo caso l’acronimo significa «Single Attractive Successful»: sola, attraente e di successo. È una nuova categoria di donne, identificata dal Sunday Times di Londra. Donne in carriera, realizzate, sicure di se stesse, allegre, carine, piene di amici e di amiche, che non si preoccupano di restare single, se non trovano l’uomo che fa per loro. È la risposta a un libro uscito qualche mese fa in Inghilterra e in America, che dava un cinico consiglio alle Bridget Jones a caccia di marito: smettete di sognare Mr. Right, l’uomo giusto; cercate piuttosto Mr. Good Enough, un uomo abbastanza a posto, se non volete perdere tempo sulla strada che conduce all’altare. Le Sas non sono per niente d’accordo. Non ci stanno ad accontentarsi. Preferiscono vivere da sole, ed eventualmente godersela, piuttosto che farsi ossessionare dall’obiettivo del matrimonio e dagli anni che passano. Del resto è la conferma del vecchio proverbio: meglio soli, che male accompagnati. È venuto il momento di coniugarlo anche al femminile.

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Internet

Parlare con le mappe di Google

LUNEDÌ

Storie di malaffare, arricchimenti illeciti e tangenti

Interattività

prefazione di Marco Travaglio

ITALIA-N.ZELANDA: LE PAGELLE DEI LETTORI

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la Repubblica

L’INCHIESTA R2CRONACA

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La lunga corsa verso il futuro di Pechino porta ad abbandonare le lavorazioni tradizionali ma l’80 per cento della produzione di tessuti pregiati arriva nel mondo dall’area di Shanghai, dove c’è la più alta concentrazione di industria tessile sul globo

Seta Dai bachi ai telefonini così cambia il volto della Cina (segue dalla copertina)

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE GIAMPAOLO VISETTI on è però più il mondo della seta e la Via della Seta, lungo la quale tutti seguitiamo a illuderci di tornare un giorno a smarrirci, è perduta per sempre. A chi preferisse non credere, beandosi di novelle, rispondono i numeri. Mai, come in questi giorni, nelle regioni cinesi la produzione di seta è stata tanto modesta, mai i prezzi sono saliti così in alto e mai le spedizioni di rotoli verso l’Occidente si sono fatte tanto rare. È un abbandono che in Europa si sarebbe

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tentati di ridurre fatalmente alla cultura, confondendolo con un fatto di civiltà, mentre qui si estende alla visione del futuro. Va in scena, sotto i nostri occhi distratti, la più impressionante migrazione di massa della storia. I contadini cinesi lasciano i villaggi per fondare megalopoli da ottanta milioni di abitanti. Un popolo di eco-profughi, impegnato nell’esperimento umano più decisivo del secolo, esce dalle filande dello Jiangsu e dello Zhejiang per cambiare vita. I magazzini di Pechino mutano profilo, le piste carovaniere dell’Asia centrale vengono ricoperte dalla sabbia e le stive delle navi che salpano verso il Suffolk non contengono più la bava dei bozzoli. Il vecchio mercato della seta, nel

centro della capitale, è ridotto a un labirinto di bancarelle per comitive di turisti intossicati di falsi souvenir. Qualcuno ricorda la meraviglia delle sue stoffe, la loro sconfinata varietà di colori e di disegni, il valore delle lenzuola bianche e grezze, la preziosità dei kimono e la maestrìa di migliaia di sarti che in poche ore erano in grado di confezionare a mano un vestito su misura. Il Silk Market, ed è un peccato andarci cedendo all’ignoranza delle guide, si presenta oggi come un emporio di scarpe, borse, maglie, camicie e inutilità timbrate con nomi simili agli originali. Faticosamente si avanza tra muri di individui sudati e montagne di cianfrusaglie dubbiamente griffate, come alla fiera dei giovedì.

In Occidente queste mercanzie sequestrano la nostra vanità per il lusso, il conforto che dà sentirsi alla moda, se pure attraverso un’imitazione. Mentre qui, dopo complice

La produzione sente i colpi della crisi internazionale ma la Cina rimane il primo esportatore contrattazione, rivelano quanto il verso di una lettera stampata possa far precipitare la quotazione di ogni cosa, il suo ruolo nella nostra vita. La seta, qualche filato di lino e di cotone, sono relegati ormai in un re-

parto tenuto in piedi in omaggio al kitsch dei viaggi organizzati, pieno di commesse e clienti in pensione che armeggiano con metri di legno e modelli a fiori, simili a costumiste da teatro. Quasi nessuno cede alla tentazione di un acquisto, e dal mitizzato Silk Market di Pechino si esce infine carichi di economica pelletteria plastificata. È la replica di una Cina senza seta che pretende di apparire vera e di restare conveniente, che spera in fondo di esserlo, e l’espressione dei commercianti è quella perplessa degli ultimi guidatori di risciò, di chi affitta biciclette, o vende bastoncini laccati a chi si aggrappa ad un’esotica, ma domestica, illusione alimentare. Il congedo da un prodotto

che ha aperto strade e segnato un incrocio di destini non è però il rifiuto del folklore emarginato dalla praticità di famiglie a misura di lavatrice. La crisi della seta è la crisi della Cina, vincente oggi su ogni altro fronte, in cui si specchia il tramonto occidentale. Il suo scricchiolìo è giunto fino all’orecchio lontano delle autorità, che hanno diffuso un rapporto sorprendentemente allarmato. Il prezzo della seta grezza, in sei mesi, è raddoppiato a trentamila euro per tonnellata. Le tessitorie chiudono e gli allevamenti dei bachi scompaiono. L’80% di chi resiste è in perdita. Le regioni della costa orientale producono il 90% della seta nazionale, pari a otto chili su dieci di quella disponibile al mondo.


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IL SIMBOLO SENSUALE DI UN MONDO PERDUTO RENATA PISU ue perle lucenti mi offrite, le accosto alla mia veste di rossa seta», declamava in versi un’antica concubina cinese. «Se vesti si possono chiamare» («si vestes vocandae sunt») inveiva il nostro Seneca che profetizzava il declino della pubblica morale perché quel tessuto lasciava intravedere i corpi e persino le pudende di matrone e fanciulle. Per Roma era una novità, ma pare che in Cina i ricchi si vestissero di seta sin dal 3000 a. C.; se si crede alle leggende, l’avrebbe scoperta la consorte dell’Imperatore Giallo quando un bozzolo cadde da un ramo nella sua tazza di tè bollente e da quell’involucro si sprigionò lentamente un filo che l’Imperatrice si avvolse intorno a un dito stupendosi per la sua resistenza. Era nata la seta. E tutto quello che si può creare con la seta: delicate pitture e calligrafie, tappeti, arazzi, tendaggi, tutta una mistica della sensualità legata a quel tessuto che induceva alla lievità, a un linguaggio misterioso di complessi ricami intrecciati per adornare le vesti degli uomini di censo. I quali, per aumentare il loro censo, non disdegnavano di esportare la loro seta in terre lontane, senza però rivelarne il segreto. Poi, nel V secolo d.C., due monaci bizantini riuscirono a rubare semi di gelso e uova di bachi e la seta fu anche nostra. Ma, chissà perché, la seta è sempre stata vista come un qualcosa di vagamente peccaminoso, da ricchi, da noi come in Cina, soprattutto da quando è diventata Popolare. Per questo all’epoca di Mao, tutti vestivano giacche di cotone blu sotto le quali, talvolta, si intravedeva la lucentezza conturbante della seta. A Hangzhou, famosa nei secoli per i suoi broccati, si producevano allora quasi esclusivamente grandi ritratti di Mao, di Lenin e di Stalin. Li conservo tutti e tre religiosamente soltanto perché sono di pura seta cinese, quella che c’era una volta e non c’è più.

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Nel 2007 la Cina ha raccolto 785mila tonnellate di bozzoli, per un valore industriale di 167 miliardi di yuan. Lo scorso anno si è crollati a 390mila tonnellate e 70 miliardi. Le esportazioni, tra il 2000 e il 2007, sono aumentate del 16,9% all’anno, con punte del 92% per la seta pura. Con la crisi di Stati Uniti ed Europa, l’export è precipitato però a meno 12%, e nei primi quattro mesi di quest’anno si è toccata quota meno 18%. Nonostante la domanda sia calata, il taglio dell’offerta ha continuato a far salire i prezzi, fino a convincere i commercianti di filati ad aspettare a vendere. Nel giro di un anno, il 97% delle industrie tessili che nel mondo utilizzano la seta si sono concentrate a sud di

Shanghai e scommettono ora sul grande ritorno delle fibre prodotte dai bachi, essenziali anche nell’hi-tech. La sciagura è che, nello stesso tempo, gli allevatori di larve hanno seguito l’onda della richiesta di energia verde. Hanno sradicato i gelsi e demolito le bachicolture, convertendo i campi a grano, mais e zucchero. La maggioranza ha venduto la terra e dove un tempo sorgevano i templi della seta si costruiscono ora le periferie di nuove città. «È come se nel Bordeaux, a Montalcino o nelle Langhe — dice Wu Jianhua, direttore della Dingsheng Silk Company di Shengze — avessero tagliato le viti per piantare fagioli e alzare capannoni». Il mondo, stanco di avvol-

gersi nel nylon, chiede di tornare alla naturalezza e alla resistenza dei tessuti in seta, lino, cotone e lana. Scopre però che il travolgente deserto cinese che avanza dal Nord, i veleni dell’industria che distruggono il Sud e il cambiamento

Negli antichi mercati oggi si trovano prodotti scadenti, pensati solo per i turisti del clima che inaridisce le regioni centrali, si sono presi lo spazio occupato dalle filande che avevano reso grande l’impero dei Qin.

Ogni larva, dopo due mesi e 300mila movimenti del capo, produce due chilometri di filo. Per ricavare un chilo di seta grezza occorrono 80 chili di bozzoli, ossia 500 bachi nutriti con due quintali di foglie di gelso: 110 chili di bozzoli per una cravatta, 600 per una camicia, oltre 3 mila per un abito. Troppa cura e troppa arte, per una Cina che da regno contadino ed artigiano sta ultimando la trasformazione in fabbrica globale urbanizzata, che dalla Via della Seta si è trasferita sull’autostrada di telefoni e computer. Quello dalla seta alle fibre ottiche, per il motore dell’Asia, è però un passaggio epocale. Per la prima volta la nazione non domina più un processo segreto di cui è stata la culla, ma solo

un mercato in recessione che approfitta dei suoi ultimi schiavi. Il barone tedesco Ferdinand von Richthofen, nel 1907, aveva chiamato Via della Seta il groviglio di rotte lungo le quali, attraverso l’Asia centrale, per millenni erano transitati i capitali del tempo: spezie, metalli, porcellane, cavalli, tessuti, eserciti, missionari, oro. Solo la seta, in realtà, aveva stentato a passare. I cinesi la consideravano moneta, la trasformavano in tasse e fino al Quattrocento dopo Cristo riuscirono a custodirne il mistero. Fu una principessa, concessa in sposa al re dello Yutian, l’attuale Xinjiang, a contrabbandare fuori dall’impero le preziose uova dei bachi, per non deludere le attese del marito. Nascosta tra migliaia di cammelli nuziali, una foglia di gelso imbottita di insetti lasciò per la prima volta la terra che i portoghesi avevano chiamato «China», e da qui giunse in India, quindi in Persia, nel regno dei «seri», e infine, da Costantinopoli, fino in Europa. La Cina, grazie a quello che Plinio considerava il «fiore bianco di un cespuglio», aveva iniziato a conquistare, e a cambiare, l’Occidente. È dall’ammirazione per la scoperta della seta che sono nate la nostra attrazione per l’Oriente, le grandi esplorazio-

ni, l’identità del popolo che si autocollocò «al centro» del pianeta, la sua insuperata capacità commerciale. Nelle terre dove per secoli hanno viaggiato le stoffe, passano ora i tubi del gas e del petrolio. I prodotti dell’industria cinese hanno preso la via del mare e l’epopea della seta si ammira solo imbalsamata, nel museo nazionale di Hangzhou. Pechino, fornendo i numeri sull’agonìa di un prodotto nazionale che s’era trasformato in anima popolare, ha riconosciuto ieri il rischio di cancellare la cinesità della Cina, di tranciare un collegamento, di bruciare in realtà la propria energia, custodita solo dalla perfezione. A Luo Yinhui questo certificato ufficiale di fallimento però non basta. Per sessant’anni, ha allevato bachi nelle campagne di Suzhou. Oggi, tra i grattacieli di Sanlitun, vende barattoli forati in cui volano farfalle che non sarebbero dovute nascere. Il suo addio alla seta, oltre che una patetica protesta nel cuore della capitale, è la fine di una storia. Può essere che stia sorgendo il Paese che guiderà lo sviluppo del secolo. Fa impressione. Ma è chiaro che nemmeno ai cinesi, svuotati di amore e ossessionati dai mutui, piace. E questo è un fatto che fa pensare. © RIPRODUZIONE RISERVATA



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IL PERSONAGGIO R2MONDO

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Ha vissuto in America tutta la vita, dopo essere immigrato illegalmente a quattro anni insieme ai genitori Scoperto, è stato arrestato. Ma grazie a una mobilitazione popolare potrà riprendere gli studi universitari

DAL NOSTRO INVIATO ANGELO AQUARO NEW YORK ric aveva solo 4 anni e non ricorda niente di quella notte in cui, nascosto in un fagotto, i suoi genitori lo portarono a scoprire l’America. Ragazzo modello, ogni Festa del Ringraziamento vestiva come i Padri Pellegrini, ogni giorno recitava a scuola il giuramento alla bandiera e ogni volta che c’era da intonare l’inno, “Star Spangled Banner”, lui era quello con l’acuto più forte. Soltanto quando si trattò di andare al college lo studente più bravo di San Antonio, Texas, scoprì di essere nato in realtà a Ciudad Acuna, Messico, vicino al confine che i suoi passarono clandestinamente per fuggire alla povertà e a brutte storie di droga. Commossi da tanta bravura e perseveranza i suoi professori l’avevano spedito ad Harvard con un escamotage: iscrivendolo come studente straniero. Ma due settimane fa quel mondo a stelle e strisce gli è crollato addosso. Eric era tornato da Boston a San Antonio per andare a trovare la madre malata. Ma — perso il passaporto messicano — si è imbarcato mostrando il tesserino di Harvard e i documenti dell’ambasciata messicana. E lo hanno arrestato. L’America è uno strano paese: undici milioni sono i clandestini che circolano liberamente, lavorano, studiano. Una sentenza della Corte Suprema del 1982 vieta alle scuole pubbliche di indagare sullo stato di clandestinità. Ma se ti beccano nel posto dove non dovresti essere, ti rispediscono a casa. Le manette e la gattabuia sono

E

Studente modello ma clandestino l’odissea di Eric adottato da Harvard agli studenti clandestini di richiedere la cittadinanza. Ma la legge che aveva messo quasi tutti d’accordo è ferma da nove anni. Paga una coincidenza imbarazzante. È stata presentata nel 2001: alla vigilia dell’11 settem-

ALL’UNIVERSITÀ Eric Balderas, 19 anni, a Cambridge, in Massachusetts, dove frequenta l’Università di Harvard. Sopra, la barriera al confine tra Messico e Texas

Immigrazione Messico-Usa San Diego

El Centro Yuma

U.S.A. Tucson El Paso Marfa

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MESSICO Muro barriera

state uno shock così forte che il ragazzo modello ha pensato al suicidio. Lui che nella vita aveva superato già quasi tutto. Il padre violento aveva lasciato la famiglia quando Eric era ancora bambino. Ma spezzandosi la schiena in una fattoria, la mamma era riuscita a tirar su quella meraviglia di ragazzo. Ad Harvard il piccolo prodigio aveva superato tutti gli esami. Mai una distrazione: solo quella per il pallone che tradisce il sangue latino. Nella cameretta al college non aveva neppure la tv, e l’unico hobby ero lo studio del mandarino: lui che da ragazzino aveva già imparato il francese con il computer di seconda mano regalato da mamma. Un anno vissuto meravigliosamente. Fino all’arresto. Le autorità del Teaxs volevano rispedire il ragazzo in quel Messico che lui neppure ha mai conosciuto. Una sollevazione popolare ha fatto l’ennesimo miracolo: il giudice gli ha dato un permesso temporaneo. Dal passaparola su Facebook alla tv, ora il suo caso è diventato l’emblema dei sostenitori del “Dream Act”: la proposta che consentirebbe

Laredo 200 km

Mc Allen

3140 i chilometri di confine tra il Messico e gli Usa

6,7 mln i messicani su 10,8 milioni di immigrati illegali residenti negli Usa (gennaio 2009)

650 gli arresti giornalieri di messicani che tentano di superare illegalmente il confine con gli Usa nel solo settore di Tucson (2009)

11,5 milioni di nati in Messico residenti negli Usa (2006), cinque volte più che nel 1980 Oltre 1 su 2 messicani è immigrato negli Usa illegalmente Oltre 1 quarto di tutti i messicani residenti negli Usa è arrivato nel 2000 o dopo

231.815 i messicani naturalizzati statunitensi nel 2008 su un totale di 11 milioni di stranieri

bre. Intanto l’America sta facendo i conti in questi giorni con un’altra legge che renderà impossibile la vita ai clandestini come Eric. Per ora l’offensiva parte dall’Arizona: la polizia potrà fermare i sospetti clandestini

e chiedere i documenti. Mezza America è insorta: legge razzista. Il governo di Barack Obama sta pensando di denunciarne l’incostituzionalità. La California già boicotta prodotti e viaggi in Arizona. E da Shakira in giù, le

stelle della musica — non solo quelle latine — preparano un’estate calda di concerti e proteste. La grazia ricevuta da Eric è temporanea. Per quanto tempo potrà restare negli Usa? L’università di Harvard ha difeso il ra-

gazzo: bisogna lasciare studiare chi vuole far grande la nazione. Ma la cameretta al college di Eric rischia di restingersi da un momento all’altro: fino allo spazio di una prigione. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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LA MODA R2CRONACA

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PER SAPERNE DI PIÙ www.cameramoda.it http://seidimoda.repubblica.it

A Milano si sfila mentre l’Italia è mobilitata per la crisi. E Miuccia crea lavoratori chic imitando le divise da lavoro. Per non dimenticare

LAURA ASNAGHI MILANO maggio alla classe operaia. Mentre a Pomigliano sfilano i metalmeccanici della Fiat e in tutta Italia i lavoratori sono mobilitati in difesa del posto di lavoro, da Prada sfilano modelli, in versione chic, di operai, carpentieri, camalli e infermieri. Hanno scarpe con la tripla suola “salvavita” e i loro abiti si rifanno alle divise da lavoro, con grossi bermuda e sacchette porta-utensili strette in vita. I colori vanno dal verde all’arancio, dal rosso all’azzurro delle bluse-camice, tipiche degli infermieri. Prada si rifà al mondo del lavoro dimostrando una forte attenzione al sociale, con una collezione che ridisegna la divisa da operaio in chiave concettuale. Un esercizio di stile, unico sul fronte della moda milanese. Le sfilate di ieri hanno suonato musiche ben diverse da quelle di Prada. Roberto Cavalli, con il figlio Daniele, ha messo in scena il nuovo lusso, dettato da rock star come Mike Jagger. Lo spirito resta trasgressivo ma gli abiti sono iper raffinati, da “ganzi”. Dopo la moda selvaggia, Cavalli cambia registro e manda in passerella i suoi ragazzi in smoking con sciarpa al collo (la cravatta è “out”) o i blazer neri con pantaloni alla turca dalla fantasie accese. Ma il pezzo più innovativo è la doppia camicia, una normale sovrapposta a quella del pigiama in seta. Il rock imperversa e, a sorpresa, la versione più tosta è quella targata Emporio Armani. Lo stilista che ha disegnato i costumi del video di Lady Gaga, con una impronta tra il militare e l’heavy metal, ha fatto una collezione con lo stesso mood. E quindi via libera a catene, pantaloni da biker, giacche da portare a petto nudo, ma soprattutto tanti leggings sotto i bermuda. «Uscire dagli schemi fa bene, aiuta a creare una moda più internazionale — spiega Armani — i ragazzi di notte vestono così, si sentono “fighi”». E riferito al modello suicida dice: «la vita non deve finire a 22 anni. Ai ragazzi bisogna fare capire che la vita è bella anche dopo». In chiusura di sfilata, un brano del video di Lady Gaga, con tutti i modelli sotto i riflettori, stile parata nazi. E mentre Armani sdogana i leggings, Vivienne Westwood osa le parigine da uomo, le calze al ginocchio per i suoi “ragazzi contro”, in slip con specchietti piazzati lì, parrucche da donna e abiti estrosi. Atmosfere più rilassate da Ferrè, disegnato dalla coppia Aquilano e Rimondi. L’ispirazione è l’Oriente con maschi in completi bianchi, giacche doppiopetto portate con gli short e ampie camicie da “Tè nel deserto”. Inno all’ozio per l’uomo Ferragamo, che si concede pigiami in seta, portati con pullover in cachemire. Nella sua valigia anche paltò abbinati a maglie da marinaio. Bottega Veneta mescola il formale con l’atletico e così i bermuda in daino si portano con giacche in vernice sottile come carta.

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HEAVY METAL Emporio Armani: leggings sotto i bermuda

CARPENTIERE Coloratissimo l’operaio creato da Miuccia Prada

ROCK STAR Trasgressivi e raffinati i ragazzi di Cavalli

Rock & operaio

I dettagli IL GIUBBOTTO

LA GIACCA

È di Piquadro questo giubbottino leggerissimo adatto al caldo

Celeste carico con fantasia micro per la giacca firmata Boglioli

LE SCARPE

LA BORSA

Il colore e l’eleganza dello stile: Fratelli Rossetti

Bianco e color cuoio per lui, una borsa estiva Bally

Ragazzi trendy per Cavalli e Emporio Armani. Prada provoca L’evento

La novità

Cappe, trench e abiti Moncler a due ruote

Tod’s presenta Marlin mocassino storico

OMAGGIO al ciclismo per Moncler, disegnato da Thom Browne, che fa sfilare i suoi 49 modelli al Velodromo Vigorelli di Milano. Indossano cappe, trench, cardigan, abiti e cappotti sportivi studiati apposta per dare un guardaroba confortevole e raffinato ai fans delle due ruote. Gli spolverini hanno zip che si aprono sulla schiena, comode tasche porta tutto e cuciture nastrate.

IL NUOVO mocassino Tod’s si chiama “Marlin”, come la famosa barca di John Kennedy, acquistata dieci anni fa da Diego Della Valle. «La scarpa ha una storia importante alle spalle — spiega Della Valle — è stata ideata da mio padre Dorino negli anni ‘70, utilizzando le tecniche dei produttori di guanti e mettendo a punto strumenti speciali per riuscire a produrre la sua speciale suola in gomma».

FERRÉ

FERRAGAMO

BOTTEGA VENETA

Sensuale con stile

Leggeri tra seta e lino

Cotone, nappa e camoscio


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R2 IL CASO

PER SAPERNE DI PIÙ www.thecovemovie.com www.nytimes.com

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Il documentario “The Cove” ha ottenuto grande successo di pubblico e di critica in tutto il mondo Ma nel Sol Levante, dove la caccia a questi cetacei è ammessa, è esplosa la polemica: “Offende il Paese” LA PESCA Due immagini tratte dal film “The Cove” sulla pesca dei delfini. Accanto la protesta a Tokyo

“Così il Giappone uccide i delfini” e Tokyo boicotta il film da Oscar HIROKO TABUCHI YOKOHAMA he Cove” (letteralmente “L’insenatura”) — un documentario sulla caccia ai delfini in Giappone, premiato da un Oscar — parrebbe un film normale e più che adatto ai cinema locali, ma i suoi distributori non hanno ancora trovato nessuno pronto a metterlo in cartellone.EseShuheiNishimuaeisuoisodali della frangia nazionalista giapponese avranno la meglio, di sicuro non ci riusciranno mai. In questo Paese che inorridisce per ogni più piccola mancanza di armonia, ma resta diffidente nei confronti della violenta storia dell’estrema destra locale, le rumorose proteste degli attivisti, le maldicenze e le calunnie online, le telefonate intimidatorie e le minacce più o meno velate stanno terrorizzando i cinema, indotti di conseguenza a cancellare la programmazione del documentario che non solo mostra in modo poco lusinghiero la caccia ai delfini, ma oltretutto mette in guardia

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Telefonate intimidatorie e minacce stanno terrorizzando i gestori dei cinema dalle alte concentrazioni di mercurio nel pesce in genere, notizia a dir poco preoccupante in un Paese che lo ama così tanto. Quello di cui parliamo è un esempio molto chiaro di come il dibattito pubblico su argomenti considerati delicati possa essere facilmente imbavagliato da una piccola minoranza, la cui parte più chiassosa sarà formata da appena diecimila esponenti di estrema destra che hanno sposato la linea dura nelle battaglie contro i vicini di Tokyo. E “The Cove” è diventato il loro obiettivo numero uno. «Se si è orgogliosi del proprio Paese, non si può proiettare questo film» ha strombazzato con l’altoparlante Nishimura durante una protesta organizzata davanti al Yokohama New Theater, circondato da una cinquantina di manifestanti che agitavano cartelli e bandiere del Sol Levante. «Avvelenereste l’anima del Giappone?» è stata la sua provocatoria domanda. “The Cove” mostra scene di caccia ai delfini, molte delle quali gira-

te di nascosto, nel villaggio di Taiji, a sudovest di Tokyo. Un gruppo di attivisti guidato da Ric O’Barry — addestratore di delfini che hanno lavorato per la serie “Flipper” — ha assistito a scene molto violente di pesca ai mammiferi marini in una insenatura isolata, dove i pescatori ammassano i delfini, ne scelgono alcuni da catturare vivi e arpionano tutti gli altri a morte, tingendo di rosso cupo le acque della baia con il sangue versato. Lo sterminio — così accusano gli attivisti — è dovuto al lucroso traffico di delfini vivi per gli acquari, ma è anche legato al business che soddisfa la domanda locale di car-

ne di delfino, che oggi risulta però contaminata dal mercurio. La pesca commerciale alle balene è stata messa fuorilegge in tutto il mondo a partire dalla metà degli anni Ottanta, ma la proibizione non si estende ai mammiferi marini più piccoli come i delfini. In Giapponequindisiuccidonofinoa 13.000 delfini l’anno, secondo l’Agenzia della Pesca, e di questi circa 1.750 nella sola Taiji. La maggior parte degli esemplari uccisi a Taiji è costituita da delfini dal naso “a bottiglia” (delfino tursiope), una speciechenonèarischiodiestinzione. Gli attivisti che si battono per la libertà di espressione stanno esor-

tando i cinema a resistere alle minacceeamettereincartelloneildocumentario, girato dal regista statunitense Louie Psihoyos. Molti giapponesi sono inconsapevoli della caccia al delfino che si svolge nelle loro acque, proprio in Giappone dove il consumo di carne di delfino è rara. Ma in molti criticano questo approccio e caldeggiano l’inizio di un dibattito pubblico sulla questione. Alcuni stanno opponendo resistenza alle pressioni dei nazionalisti: la società di servizi su Internet Niwango sta programmando uno streaming gratuito del film, anche se soltanto per duemila spettatori.

Almeno tre cinema, invece, a inizio giugno hanno cancellato il documentario dalla loro programmazione. Altri 23 cinema stanno riflettendo se proiettare il documentarioono.Almomento,nessunoloha messo ancora in cartellone. L’ultima campagna in ordine di tempo della destra è stata una delle più ostinate finora, malgrado sia indubitabile che l’interesse dell’opinione pubblica per il film è andato aumentando proprio grazie alla copertura mediatica delle difficoltàcheildocumentario incontra in Giappone. La settimana scorsa oltre 700 persone si sono messe in fila in pieno centro di Tokyo per

assistere a una proiezione esclusiva organizzata dai sostenitori della libertà di espressione. Circa cento persone hanno dovuto desistere e sono rimaste fuori per mancanza di posti. «Sono lieta di aver visto il documentario» ha detto Tamaki Iijima, una casalinga di 53 anni di Saitama, a ovest di Tokyo, «perché viviamo in una società che tende a nascondere le cose che non vanno. Ma conoscerle è già un primo importante passo avanti». ©New York Times La Repubblica Traduzione di Anna Bissanti © RIPRODUZIONE RISERVATA


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R2AUTOMOTORI

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Punto Evo e 500 cabrio in formato Abarth È l’ultima mossa del marchio del gruppo Fiat che in questo modo raddoppia il numero dei modelli e prova a crescere nelle vendite I programmi e le strategie dell’ad Harald Wester e la nuova sfida tecnologica

DA POMIGLIANO AL GIAPPONE VALERIO BERRUTI l futuro di Pomigliano, la necessità di abbassare i costi di produzione e la delocalizzazione degli stabilimenti sta dividendo analisti, storici e sindacalisti, nel nostro paese come in mezzo mondo. In gioco c’è il futuro dell’industria delle quattro ruote ma anche quello di chi ci lavora. Nella forma e nella sostanza. È un fatto che nella sola fabbrica di Tychy, in Polonia, la Fiat produce molte più auto (tutte Panda e 500) che in qualsiasi altro stabilimento del nostro paese. È, altresì, una necessità indiscutibile che l’intero sistema produttivo vada ripensato, ristrutturato e spesso rilocalizzato. Soprattutto per quanto riguarda le auto di piccole dimensioni, quelle a più basso valore aggiunto. Proprio per queste, infatti, è necessario ridurre al massimo i costi di produzione per spuntare il prezzo più basso sul mercato. Non è un caso che molte delle grandi case automobilistiche vadano a produrre i loro modelli più piccoli proprio nei mercati emergenti: Toyota, Peugeot e Citroen in Repubblica Ceca, la Volkswagen in Brasile, tanto per fare alcuni esempio. Così come ha fatto la Fiat in Polonia con eccellenti risultati che ora dovrebbe replicare a Pomigliano. Un’operazione molto difficile da sostenere se non con la certezza di determinate garanzie che però mettono in discussione gli stessi diritti dei lavoratori. Vedremo come andrà a finire ma intanto l’industria automobilistica va avanti. E disegna scenari che vanno in direzione opposta a quanto sta cercando di fare la Fiat. Ovvero, sempre meno produzione in casa e sempre di più fuori. Impressionante lo studio appena diffuso dalla “PricewaterhouseCoopers” secondo cui i costruttori di auto giapponesi aumenteranno la loro produzione all’estero, che da qui al 2016 è prevista al 70%, per limitare i rischi valutari e i costi della logistica. Incredibile perché solo nel 1990 la quota era pari al 19% e nel 2009 ha sfiorato il 58%. Parallelamente, indica l’analisi, «nei prossimi dieci anni il calo della popolazione e le difficoltà demografiche potranno causare una perdita di oltre 7,5 milioni di clienti giapponesi ai costruttori». L’industria dell’auto nipponica, che ha aumentato le proprie capacità produttive interne nel periodo 1995-2004 a fronte di stime di crescita dell’export e tassi di cambio favorevoli, «registrerà una sovraccapacità di circa 3 milioni di unità» entro il 2016. «Per raggiungere un tasso di utilizzo ottimale vicino al 90% - conclude lo studio della PricewaterhouseCoopers - dovrà di certo eliminare capacità per quasi 1,9 milioni di unità, ovvero più di 10 linee di assemblaggio». Una riduzione che «peserà sensibilmente sull’economia nazionale». E vista l’inarrestabile globalità dell’industria dell’auto non solo su quella giapponese.

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Bolidi da DANIELE P. M. PELLEGRINI il caso di scomodare i ricorsi storici parlando di automobili? Nel caso di Abarth sembrerebbe proprio di sì, considerando che per molti anni il prestigioso marchio sportivo è stato lasciato in soffitta nella convinzione che il concetto dell’utilitaria “pasticciata”, come erano le Abarth in origine, fosse incompatibile con una visione moderna dell’auto. Invece lo Scorpione, opportunamente ristilizzato, è tornato a pungere e soprattutto è diventato un brand con tutti i crismi e la sua valenza economica nel gruppo Fiat. Dietro questo ritorno c’è un mutamento culturale che a Torino è maturato soprattutto guardando lo spazio che gli aspetti emozionali dell’auto e i modelli “sfiziosi” hanno guadagnato sul mercato, dalla Mini in poi. Così, sessant’anni dopo, l’idea bizzarra di Carlo Abarth, un tecnico austriaco già collaboratore di Ferdinand Porsche, è ancora un’opportunità commerciale tale da giustificare non solo qualche accessorio e un paio di modelli ma un’intera gamma di prodotti da esportare in tutto il mondo. Questa è un po’ la chiave della presentazio-

È

strada

Il ritorno dello Scorpione le piccole diventano cattive ne in contemporanea di due novità Abarth: la Punto Evo e la 500C che di fatto raddoppiano la gamma e incrementano le prospettive di vendita. Abarth rimarrà sempre un’attività marginale, come sottolinea l’amministratore delegato Harald Wester, destinata ad una nicchia di clienti, che però ha prospettive di crescita del suo peso di immagine ed economico. Tradotto in numeri, in tre anni sono state immatricolate 22.000 vetture (delle quali

In tre anni sono state immatricolate 22 mila vetture, realizzate 500 serie speciali e 150 vetture da competizione

Il peso dell’export vale il 60 per cento del fatturato che risulta il valore più alto fra i marchi del gruppo del Lingotto

5.000 ulteriormente elaborate con gli appositi kit prestazionali), realizzate 500 serie speciali e prodotte oltre 150 esemplari da competizione. Risultati arricchiti dal-

la considerazione che il peso dell’export vale il 60% del fatturato, il valore più alto fra i marchi del gruppo. Inoltre, come puntualizza Wester, «con Abarth ci apria-

mo un nuovo target di giovani e di appassionati, ai quali offriamo emozioni con le garanzie di un grande costruttore». L’introduzione delle due versioni “cattive” della Punto Evo e della 500C esprime le aree di sviluppo di Abarth: l’elaborazione prestazionale di un modello popolare, da una parte, e l’offerta di possibilità di personalizzazione spinta, meccanica ed estetica, dall’altra. La Punto Evo Abarth è sostanzialmente il naturale svi-

L’anteprima

Pronta al debutto l’Astra Sports Tourer PROSEGUE il nuovo corso, soprattutto estetico, delle station wagon Opel. Dopo la versione giardinetta della Insignia è ora la volta dell’Astra Sports Tourer, che verrà presentata al prossimo salone dell’auto di Parigi di ottobre per arrivare sui principali mercati europei il mese successivo. Il design è ancora più compatto e sportivo, specialmente nella parte posteriore: pur non snaturando la disponibilità di spazio, la flessibilità delle soluzioni in-

terne e la capienza del bagagliaio (da 500 a 1.550 litri), il team di designer Opel capitanato da Mark Adams è riuscito a conferire anche a una parte sensibile per una wagon come la coda linee slanciate e dinamiche. Dinamismo che si ritrova anche nel parco motori: ne sono disponibili ben otto, tra benzina e diesel, con potenze che vanno dai 95 ai 180 Cv. Si prevede tuttavia che il più richiesto sarà il 2.0 CDTI a gasolio da 160 Cv, che emette 134 g/km di CO2 e consuma poco più di 5 litri di gasolio ogni 100 chilometri. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Abarth Punto Evo MULTIAIR DA 165 CV È la più potente fra le due novità Abarth. Monta un motore Multiair da 165 Cv. C‘è anche il “manettino” (con due posizioni) per variare le regolazioni di sterzo e acceleratore. Previsto, di serie, il sistema Start&Stop per lo spegnimento e il riavvio automatico del motore. Listino della Punto Evo Abarth parte da 19.400 euro

Abarth 500C CAMBIO DA COMPETIZIONE Rispetto alla versione col tetto, l’Abarth 500C ha cinque cavalli in più di potenza (da 135 a 140) e il cambio automatico-sequenziale servoassistito con comandi al volante. Tra le tecnologie presenti da segnalare il sistema di controllo della trazione (TTC). Il listino di questa versione della 500C parte da 21 mila euro

Scenari

PAOLO ODINZOV luppo dell’analogo modello Grande Punto Abarth (in via di estinzione) equipaggiato con il Turbo Multiair da 165 Cv e con l’aggiunta del “manettino” ossia di una regolazione variabile di sterzo, freni e acceleratore, su due livelli (come il Dna Alfa Romeo che però su Mito e Giulietta ha tre regolazioni). In omaggio alla riduzione di consumi ed emissioni c’è poi il sistema Start&Stop per lo spegnimento e il riavvio automatico del motore al semaforo. Nel caso della 500C Abarth il discorso è diverso perché questo modello vuole essere qualcosa di più della normale estensione della 500 Abarth alla carrozzeria aperta e ambisce a rappresentate un modello a modo suo autonomo e rappresentativo del concetto di piccola ricca e supersfiziosa. Lo si capisce dalle tante attenzioni esclusive che vanno dalla motorizzazione specifica (140 Cv invece di 135) al cambio automatico-sequenziale servoassistito con comandi al volante, fino alle speciali verniciature bicolore. L’idea è quella di sfruttare la personalità e l’immagine della 500C per realizzare una autentica “special”, sportiva sul piano prestazionale ma anche spettacolare nel look; in pratica un’auto da scegliere per la sportività o anche solo per amore a prima vista. L’obiettivo è stato perseguito con lo scrupolo necessario e gli equipaggiamenti che fanno status (ad esempio il controllo elettronico della trazione TTC che migliora la motricità in curva), più tutti gli optional che fanno Abarth. Il risultato è un’auto piacevole e sportivamente efficace ma molto più glamour della normale 500 Abarth e proporzionalmente più costosa, con prezzi a partire da 21.000 euro. © RIPRODUZIONE RISERVATA

a un estremo all’altro della mobilità, da una vettura lunga appena 2,70 metri a una che tocca i 5,15 metri: la Mercedes lancia negli Stati Uniti la Smart elettrica e presenta sulle strade di New York la nuova Classe R. Citando perfino Confucio: «L’importante non è la destinazione ma il viaggio», gli uomini di Stoccarda nei giorni scorsi hanno tenuto nella contea di Westchester una conferenza stampa nella

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Mercedes punta sugli Usa dalla Smart alla Classe R

Le due facce della Stella di Stoccarda: da una parte quella ecologica e dall’altra quella legata al lusso e alla tradizione quale hanno presentato le due automobili e allo stesso tempo messo in luce i due volti della Stella. Da una parte la faccia più ecologica, quella volta a sorridere adesso anche alle sconfinate strade americane comprese la trafficate vie di Manhattan. Dall’altra quella più rappresentativa per lusso e tradizione che ha permesso e permette tutt’oggi alla Mercedes di sconfinare con successo negli Usa dove nei primi cinque mesi dell’anno ha venduto 90.742 vetture segnando un incremento del 17,3% rispetto al 2009. La Smart elettrica, dunque, destinata a essere prodotta entro il 2012 per un totale di 1.500 unità, arriva anche in America: lì dove dal 2008 a oggi ha già conquistato nella versione tradizionale 42.000 clienti. Saranno 250 le persone scelte dal board Mercedes tra vip, personalità e dirigenti d’azienda, come già avvenuto in Italia ed altri paesi europei, a poterla guidare pagando un anticipo di

2.550 dollari e un canone mensile di 599. «Siamo convinti - hanno detto i manager tedeschi - che gli americani apprezzeranno le qualità di questa vettura a emissioni zero capace di un’autonomia di oltre 135 Km». Non a caso, sfruttando le politiche favorevoli alle auto ecologiche di Obama e i conseguenti incentivi governativi, la casa di Stoccarda ha già stretto accordi con i produttori di energia

La novità La nuova Mercedes Classe R è stata completamente riprogettata, dal design alla meccanica. Disponibile a 5 e 7 posti

elettrica per realizzare colonnine di ricarica sulle strade e adeguare le prese delle abitazioni in modo da garantire il pieno di corrente alla piccola di Hambach. Il tutto consentirà alla Mercedes di guadagnare in Usa ulteriore prestigio nel mercato premium dove la sfida con i competitor Bmw e Audi è sempre più serrata. Anche la nuova Classe R gioca in questo un ruolo cruciale: im-

Affari & Finanza

Saab ricomincia dall’ammiraglia TORNA sul mercato la Saab. Dopo la crisi Gm, la casa svedese è passata nelle mani della Spyker, piccolo costruttore olandese che promette però di rilanciare lo storico marchio. Si comincia dall’ammiraglia con la nuova generazione della 9-5, prima in versione berlina e poi wagon. Su Affari & Finanza, in edicola oggi con Repubblica, la prova del modello e i progetti per il prossimo futuro

magine e lusso della Stella sprizzano da ogni centimetro della sua mastodontica carrozzeria. «Rappresenta il top per viaggiare hanno detto fieri i progettisti - e adesso è meno ambigua nelle forme e più facile dall’essere inquadrata in una categoria ben definita». Alla pari della SLK, che aperto la via alle spider con il tetto rigido, la Classe R ha infatti inaugurato una inedita tipologia di vetture: quella delle Sports Tourer o Suv Tourer che riuniscono in un tutt’uno i pregi di una monovolume, di una berlina e una sport utility. Prodotta in Alabama a Tuscaloosa e in vendita anche sul nostro mercato a settembre (da 53.800 euro) nelle edizioni a passo corto e lungo, la nuova edizione è stata completamente riprogettata rispetto alla precedente. A cominciare dal design, ora in linea con il più recente family feeling di marca e più aggressivo, fino alla meccanica resa più confortevole e performante. L’abitacolo, disponibile nella configurazione a 5 o 7 posti, è un vero salotto ed ha una capacità di carico che può arrivare 2.385 litri. E all’interno la nuova Classe R non manca tra dotazioni e optional di un’infinità di gadget e tecnologie per rendere la vita di bordo un vero piacere. Equipaggiata con delle sofisticate sospensioni, a seconda delle versioni la tedesca è disponibile con una trazione posteriore oppure integrale permanente 4Matic. Anche la R ha una “coscienza” verde: tra le numerose motorizzazioni, per una potenza fino a 388 Cv e tutte accoppiate con una trasmissione automatica a 7 rapporti 7G-Tronic, può infatti contare su un propulsore turbodiesel BlueTEC V6 di 3.0 litri da 211 Cv già omologato Euro 6 e con emissioni e consumi ridotti al minimo. © RIPRODUZIONE RISERVATA



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CULTURA

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IL BOOM DEGLI ANNUNCI PER CUORI SOLITARI SULLE RIVISTE LETTERARIE ANGLOSASSONI Il caso

Un fenomeno da sei dollari a parola MASSIMILIANO PANARARI er soddisfare (quasi) ogni richiesta o bisogno, da che mondo è mondo, si sa, si può ricorrere a un annuncio su un giornale. Così non ci si deve stupire di questo esempio: «Scrittrice amante del piacere e sorprendentemente sexy, con occhi scuri e una visione flessibile della grande arte – dai Sopranos a Giorgio Morandi – amante delle biciclettate intorno a Cape Cod, cerca uomo del New England o di New York, di età compresa tra i 55 e i 69». È una delle tante inserzioni che appare sulla New York Review of Books. Già, perché le grandi riviste culturali anglosassoni – da Prospect e Spectator al Times Literary Supplement – presentano in ogni fascicolo varie pagine di piccoli annunci i cui destinatari, piuttosto particolari, sono i sofisticati componenti di una popolazione di intellettuali e creativi che vive tra New York e Londra. E che consulta avidamente queste appendici che possono arrivare anche al centinaio di inserzioni a numero. Leggendo la “piccola pubblicità” per highly educated people (in gergo The Classifieds, con tanto di tariffario, come i 5,85 dollari per parola per una sola uscita della New York Review of books), si apre un mondo. Vengono offerte opportunità editoriali per chi ha bisogno di pubblicare un libro e si facilitano gli scambi di appartamenti tra accademici (molto gettonate Parigi e l’Italia). Più tutta una serie di servizi quasi strabilianti per le abitudini della “Repubblica delle lettere” nostrana. Per esempio: «Stanchi di essere intellettuali sottopagati?», lo studio nella Grande Mela di

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A.A.A.CERCASI

ANIMA GEMELLA LAUREATA NATALIA ASPESI (segue dalla prima pagina) iù si invecchia più si basta a se stessi, e al massimo si cerca, tramite sofisticato annuncio su sofisticata rivista letteraria italiana che mai oserebbe andare oltre lo scambio anonimo di incunaboli rubati nei musei, di riempire i piccoli vuoti dell’esistenza, senza per questo cercare fastidi. Se si leggono i vivaci annunci di ricerca di anime gemelle, di gusti e cultura raffinati, sulla New York Review of Books, si capisce subito che, immaginando una simile iniziativa su nostre

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trovare su eventuali nostre coraggiose riviste? «Raffinato medievista laureato a Potenza, insegnante precario convivente con mamma e sua pensione, cerca vivace, alta, giovanissima ucraina di sana origine contadina, studiosa di poesia giapponese ed economia domestica, per simpatico scambio intellettuale e fisico». Oppure: «Matura ex showgirl un tempo amante di numerosi dirigenti Rai, accanita lettrice di Chi di cui possiede tutta la raccolta sin dal numero uno e collezionista di immagini di Padre Pio, dedicherebbe i suoi caldi talenti a scrittore di chiara fama con almeno

Dalla “New York Review of Books” a “Prospect” le inserzioni di chi vuole incontrare “amanti dei musei” o “dei fratelli Coen” smunte riviste letterarie mal distribuite quindi introvabili, bisognerebbe tener conto del fatto che da noi i frequentatori assidui di librerie, che spavaldamente nei sondaggi dichiarano di leggere almeno un libro all’anno, compongono un popolo scarso e malvisto, per niente fashion, e con cui ben pochi estranei vorrebbero entrare in sintonia. Poi si sa, molti nostri intellettuali ci tengono moltissimo alla famiglia, temono il giudizio del parroco o del politico che potrebbe fargli commissionare una strenna da qualche comune mafioso, e ogni avventura, pur desiderata, potrebbe costituire un incomodo. Ma quali annunci potremmo

un romanzo diventato film porno, purché sposato e ultrasettantenne, in grado di mantenerla». Non risulta che riviste colte italiane già pubblichino questo tipo di annunci, però non è detto che gli incontri fortunati tra intellettuali non si cerchino e non si concretizzino. Recentemente Questioni di cuore ha ricevuto da Milano la lettera di una simpatica signora che si firma “il suo topolino”, lettera arguta e intelligente, colta e raffinata in cui racconta di aver inviato una mail a un signore garbato di cui la rubrica aveva pubblicato uno scritto pensieroso. Come fosse stato un an-

nuncio sulla New York Review of Booksa cui “topolino suo” si era deciso a rispondere, zac! Si è scatenato «un finimondo di gioia, sorprese, attrazione». Infatti «è di sinistra come piace a me, pieno di calore, ha una vita ricca di cose, è intelligente, simpatico, generoso e disponibile, delicato: gli piace la mia testa dura, il mio sorriso e mi riempie di coccole. Incontrarlo è fonte di energia positiva, carburante per resistere alle seccature e alle assurdità quotidiane, il tempo passato insieme mi ha dato piacevolezze ed entusiasmo». Magari legge pure libri! © RIPRODUZIONE RISERVATA

Paul Bernard fornisce orientamento lavorativo per «persone estremamente intelligenti», mentre, per l’infelicità dell’anima, non mancano tariffe agevolate da parte di certi psicoanalisti (e, qui, sembra di essere dentro un film di Woody Allen). Un potente di Wall Street ricerca un «assistente personale», non specializzato in finanza, bensì umanista. Il britannico Royal Literary Fund offre assistenza finanziaria agli scrittori che hanno subito «avversità private o professionali». E poi è tutto un fiorire di «servizi personali», annunci erotici e di ricerca dell’anima gemella davvero estrosi: dalla «quarantacinquenne francese» che cerca un compagno con «passione per l’opera, i musei e… la democrazia» alla «sofisticata lesbica californiana» che cerca donne «amanti del vino rosso, del caffè forte, dei fratelli Coen, laureate a Berkeley, e che sappiano cosa vuol dire flirtare», sino all’«esplosione erotica» promessa da una «bellezza colta» che assicura «chiacchiere provocanti. Senza limiti». E rigorosamente solo per intellettuali. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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R2CULTURA

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Escono i “Quaderni laici”: saggi e documenti sui grandi temi di oggi

LA LIBERTÀ DI COSCIENZA E IL DIBATTITO PUBBLICO MASSIMO L.SALVADORI el marzo 1947 l’Assemblea costituente diede voce ai diversi punti di vista circa la decisione se recepire o no nella Costituzione repubblicana i Patti lateranensi del 1929. Nel dibattito intervennero tra i favorevoli Dossetti, La Pira, De Gasperi e Togliatti, tra i non favorevoli Calamandrei, Nenni e Croce; e il voto di 350 sì contro 149 no sancì la vittoria dei primi sui secondi. Inutile dire che gli interventi decisivi nello schieramento che decretò la continuità della politica religiosa dal fascismo alla repubblica furono quelli di De Gasperi, il quale invocò il diritto ad un regime privilegiato per la Chiesa romana fondato sul dato statistico secondo cui la stragrande maggioranza degli italiani si dichiarava cattolica, e di Togliatti, che fece appello alla necessità di respingere il pericolo di un conflitto religioso che avrebbe minato l’unità delle masse lavoratrici. Calamandrei protestò con estremo vigore che «i Patti lateranensi realizzano uno Stato confessionale», in inconciliabile contrasto con «il diritto di uguaglianza di tutti i citta- islamica ridotta ai margini. Bisogna far dini, la libertà di religione, la libertà di comprendere anche agli italiani che la difesa della laicità costituisce una coscienza». Sono passati oltre sessant’anni dal componente cruciale delle loro livaro della Costituzione, che Bobbio e bertà. Pierandrei dissero aver conferito al E proprio per dare un contributo a nostro Stato un carattere semi-laico, e questa battaglia è iniziata a Torino, da anni si afferma che è opportuno presso la casa editrice Claudiana, la cambiarla in questo e quell’aspetto. pubblicazione semestrale dei QuaMa una revisione dei rapporti tra lo derni laici, promossa dal Centro di DoStato e la Chiesa cattolica – solo par- cumentazione, Ricerca e Studi sulla zialmente modificati dal compromes- Cultura Laica “Piero Calamandrei”, in so raggiunto con il Concordato del collegamento con la Consulta Torine1984 – che dia allo Stato un volto com- se per la Laicità delle Istituzioni e con altre associazioni consimili. Della rivista sono usciti il numero zero e il numero uno, il primo dedicato a CostituLa discussione su alcuni argomenti zione, laicità e democrazia, il secondo non riguarda solo i rapporti con la a Natura, vita, persone, corpi, ai quali Chiesa, ma è una questione aperta hanno collaborato Bellini, Di Giovine, che va dalla bioetica all’aborto, fino Flamigni, Garrone, Giorello, Lariccia, alla difesa delle minoranze religiose Monti, Piazza, Pocar, Remotti, Rodotà, Sbarberi, Viano, Volli, Zagrebelsky e chi scrive. Ciò che anima la rivista piutamente e coerentemente laico è che si propone – di pubblicare saggi, riL’OPERA un obiettivo che viene ignorato da tut- cerche e dossier di documenti – lo ha Uno dei ti i maggiori partiti, interessati a non chiarito Viano nella sua Introduzione “Quaderni toccare il Vaticano detentore di grandi ai Quaderni: «Il riconoscimento che laici” editi da privilegi e dotato di una determinante quella della laicità è una questione Claudiana influenza sulla politica nazionale. A aperta e urgente della nostra vita pubporselo sono soltanto gruppi minori- blica, che non può restare in attesa di tari, accusati perciò di essere fastidio- operazioni politiche o trasformazioni si “laicisti” ovvero disturbatori della sociali capaci di risolverla automatiquiete pubblica. Ciò nonostante, non camente». Non si tratta soltanto di offrire testipassa giorno senza che i problemi della laicità o non laicità tocchino in ma- monianze di spirito di laicità, ma di niera profonda la vita della collettività opporsi fattivamente a chi la laicità e delle singole persone. Sono in ballo – contrasta con l’intento di ridurla a paper limitarci ad alcuni tra i temi più im- rola vuota praticamente inefficace. Ha portanti – le quote di risorse pubbliche scritto bene in proposito Rodotà nel attribuite alla Chiesa cattolica, l’inse- suo libro Perché laico: «Non è tempo di gnamento della religione nelle scuole, laicità flebile, timida, devota. È tempo, il diritto di famiglia, le coppie di fatto, pieno e difficile, di laicità senza aggetl’approccio alla bioetica, l’aborto, la fi- tivi o, se vogliamo comunque definirne della vita, la libertà di nuove mino- la, semplicemente democratica». ranze religiose come anzitutto quella © RIPRODUZIONE RISERVATA

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FABIO GAMBARO PARIGI l bisogno di credere è un bisogno prepolitico e prereligioso, sul quale poggia il desiderio di sapere. Riconoscendo l’importanza di tale bisogno, noi atei possiamo favorire il dialogo tra credenti e non credenti, per combattere da un lato il nichilismo e dall’altro l’integralismo». Linguista e psicanalista, saggista e romanziera, Julia Kristeva, dopo Il genio femminile, la trilogia dedicata a Hannah Arendt, Melanie Klein e Colette, ha pubblicato Bisogno di credere (Donzelli), un testo in cui, pur senza rinunciare alle sue convinzioni figlie dell’illuminismo, si confronta con l’universo della fede. Un dialogo che attraversa anche Teresa mon amour. Santa Teresa d’Avila: l’estasi come un romanzo(Donzelli), un libro a metà strada tra romanzo e saggio, che analizza la personalità e gli scritti della santa spagnola del XVI secolo. Proprio di Teresa d’Avila, la studiosa francese parlerà domani alla Basilica di Massenzio in chiusura del Festival Letterature. «Ho iniziato ad occuparmi di Teresa quasi per caso, scoprendo un personaggio estremamente complesso, ricco e attuale», spiega Kristeva, in questo momento alle prese con la stesura di un nuovo romanzo. «Oggi lo scontro di religioni è una realtà che non possiamo ignorare. Il dialogo quindi è necessario. L’Europa – forse perché ha conosciuto la violenza e l’orrore legati alle religioni, dalle crociate alla Shoah – ha intrapreso, prima con l’illuminismo e in seguito con le scienze umane, un percorso di attraversamento della religione. Non per ghigliottinarla, come ha fatto la Rivoluzione francese, o per rinchiuderla nei gulag, come è accaduto in Unione Sovietica, ma per tentare di “transvalutarla”, come direbbe Nietzsche. Attraverso il caso concreto di Teresa, io ho cercato di dare il mio contributo a questo percorso di attraversamento». Per questo, Monsignor Gianfranco Ravasi l’ha invitata a partecipare al dialogo tra credenti e non credenti. Le sembra un’opportunità? «Oggi, più ancora del dialogo interreligioso, occorre promuovere il dialogo tra chi crede e chi no, soprattutto in Europa. Appartengo a coloro che, per dirla con Tocqueville e Hannah Arendt, hanno reciso il filo della tradizione. Mi considero una discendente dell’illuminismo e della secolarizzazione che ci hanno messo in guardia contro i rischi della religione: la nevrosi, le illusioni, gli abusi, le guerre. Il filo reciso della tradizione ci ha consentito di muoverci verso la libertà, senza la quale non ci sarebbero il mondo della scienza né quello dell’arte, l’avventura dell’impresa né quella dei nuovi amori. Il filo reciso della tradizione è una conquista importante, ma occorre evitare la deriva verso un nichilismo senza valori e senza autorità. Ecco perché abbiamo bisogno di “transvalutare” la tradizione. Vale a dire ripensarla e attraversala, cercando di trarne tutto ciò che può essere positivo per noi contemporanei. Ciò vale per tutta la tradizione, le tre religioni monoteistiche, ma anche la cultura classica, il taoismo o il confucianesimo». A chi spetta questo compito? «Agli intellettuali, ma anche agli artisti, visto che considero la

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letteratura e le arti delle vere e proprie forme di pensiero. Senza il confronto con la tradizione rischiamo di perderci in un nichilismo depressivo. Sul piano della religione, tale confronto ci consente di capire che la fede non è solamente un vicolo cieco, come diceva Diderot. Condannando la fede, la filosofia dell’illuminismo ha privato il bisogno di conoscen-

LAPSUS DARE

za di un fondamento importante. Per me il bisogno di credere è il fondamento del sapere. È una necessità antropologica che la storia delle religioni ha capitalizzato attraverso le varianti cristiana, islamica, ebraica, taoista. Noi atei dobbiamo riscoprire le radici di tale bisogno, favorendo in questo modo il dialogo tra credenti e non credenti, un dialogo alla pari do-

STEFANO BARTEZZAGHI

lena Dementieva, la tennista russa che dopo il primo set aveva abbandonato la semifinale del Roland Garros, stava spiegando ai giornalisti il suo ritiro. Aveva problemi al polpaccio sin da prima dell’inizio e aveva fatto tutto il possibile — pomate, infiltrazioni, bendaggi, chissà — per scongiurare il dolore: «I did all, I did my best». Al cronista italiano che traduceva simultaneamente (e non è facile) è venuto spontaneo rendere «I did» non con il letterale «ho fatto», ma con «ho dato», come se la tennista stesse parlando di sforzi agonistici e non di tentativi sanitari. «Dare tutto» è il verbo dei dopopartita, dei talent show: configura l’eroismo dell’elargizione, meritevole qualsiasi siano i suoi risultati. Sappiamo che quello attualmente in carica è un «governo del fare», o almeno così lo sentiamo dire. Ecco, allora: tra il dire e il fare c’è di mezzo il dare.

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la Repubblica

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PER SAPERNE DI PIÙ www.festivaldelleletterature.it www.centrostudicalamandrei.it

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L’autore teatrale in un libro di Leonetta Bentivoglio

Domani sarà a Massenzio dove leggerà un testo su Santa Teresa d’Avila: “Il suo esempio ci serve anche oggi, contro l’integralismo e il vuoto di valori”

RACCONTARE I CORPI CON PIPPO DELBONO BRUNELLA TORRESIN n’esperienza che hai attraversato nella vita», racconta Pippo Delbono a Leonetta Bentivoglio in uno dei loro incontri pieni di sole, nel parco di Castel Sant’Angelo o in un caffè all’aperto, «grazie al teatro si può trasformare in qualcosa che conta davvero per gli altri». L’esperienza lascia i suoi segni nel corpo, e dal corpo il teatro li estrae, trasfigurandoli. Tutto il teatro di Pippo Delbono è scritto nella carne, sulla pelle, nei gesti, nella voce; i suoi spettacoli non hanno personaggi né dialoghi. «La parola può dividere, il corpo no», spiega. I suoi compagni di teatro li ha incontrati lungo la strada, e ognuno di essi conserva i segni di una storia da trasmettere allo spettatore. Pepe Robledo, fuggito dalla dittatura del suo paese, l’Argentina, Bobò, conosciuto nel manicomio di Aversa, Nelson, che viveva da clochard: «Tutti loro sanno raccontarsi come essere umani attraverso il corpo», dice Delbono. Così, nel corso di un viaggio ormai ultraventennale sono nati, dopo Il tempo degli assassini, gli spettacoli di Morire di musica e La rabbia, Guerra e Esodo, Urlo e Barboni, Gente di plastica e Questo buio feroce, fino all’ultimo, il più recente, La menzogna, creato in memoria delle vittime della Thyssen-Krupp. Concepiti e montati come «coreografie teatrali», diversi ed uguali, tutti tranne uno: in Racconti di giugno, Pippo Delbono è solo, in scena, e parla agli spettatori per un’ora e mezza. Senza quella coreografia, creata nel 2005 su invito di Rodolfo Di Giammarco, in cui Delbono racconta di sé, dell’amore e delle droghe, del teatro e della malattia, senza l’assolo di Racconti di giugno non esiste-

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I LIBRI E IL FESTIVAL Donzelli ha pubblicato la trilogia della Kristeva sul genio femminile e “Bisogno di credere”. Domani chiuderà con Scarpa Massenzio

Julia KRISTEVA “SOLO UN NUOVO UMANESIMO PUÒ FERMARE IL NICHILISMO”

La storia di un’esperienza che ha saputo conquistare il pubblico

“Pippo Delbono. Corpi senza menzogna” editore Barbès

rebbe forse il lungo racconto di parole e fotografie che Pippo Delbono ha affidato a Leonetta Bentivoglio e che si è trasformato in un libro erratico ed emozionante, Pippo Delbono. Corpi senza menzogna, pubblicato da Barbès (pagg.165, euro 22,00). È un lungo monologo: Leonetta Bentivoglio ha tagliato le sue domande e assemblato le risposte in ampi capitoli tematici, il cui arco ricostruisce la figura e il lavoro di Delbono dall’Odin Teatret al Tanztheater Wuppertal di Pina Bausch, fino all’oggi. Non vi è separatezza tra le idee, l’arte, la vita. Sieropositivo dal 1989, Pippo Delbono ha resistito alla sofferenza, alla malattia e alla depressione, e vinto; oggi è «dipendente dai farmaci, ma vivente e sano». Nel 1996 ha incontrato Bobò e il suo corpo sordomuto, analfabeta, «colmo di poesia rarissima». E da allora il teatro danza di Delbono è mutato, si è colmato anch’esso di una poesia che attinge alla vita. I «diversi» che con lui calcano la scena frantumano l’ipocrisia degli sguardi, disarmano la retorica dei comportamenti con la forza della coscienza di se stessi. Corpi senza menzogna, appunto. Assieme ad essi il teatro danza di Pippo Delbono evolve e si trasforma, si impadronisce del cinema e guadagna alla propria causa un pubblico sempre più ampio. Corpi senza menzogna offre uno strumento ulteriore per indagarlo: le fotografie fatte da Delbono durante le tournée, ritraendo i compagni, se stesso, i paesaggi. Ogni dettaglio in quelle immagini è il fotogramma di una possibile storia, immobile eppure vibrante, come una domanda urgente che attenda una risposta, una nuova storia. © RIPRODUZIONE RISERVATA

ve ciascuno possa spiegare e difendere le proprie posizioni». Il bisogno di credere come si manifesta in Teresa d’Avila? «Teresa vive una fede sovrannaturale, che esalta il legame amoroso nascosto nella fede. Lo esalta in maniera ideale, ma anche concretamente con tutte le fibre del suo corpo di donna, come testimonia la statua del Bernini nella chiesa romana di Santa Maria della Vittoria. Teresa si esilia nell’alterità divina, rivelando una profondità estrema della vita psichica, che Lacan è stato il primo a mettere in evidenza, parlando del piacere femminile. Nelle sue estasi non c’è solo la felicità dell’incontro con Dio, ma tutta la violenza del piacere, l’annullamento di se stessi e del proprio corpo. Mettendo per iscritto i suoi stati di estasi, Teresa riesce però ad allontanare la loro dimensione mortuaria. Più li descrive, più diventa lucida, agendo nel mondo in maniera concreta». Nell’abbandono dell’estasi, Dio – per Teresa – cessa d’essere un’entità esterna, diventando una realtà interiore e immanente. È così? «Nel suo viaggio verso l’altro, Teresa indica un dato importante per la cultura europea. Perché l’io esista, il cogito di Descartes non è sufficiente. L’io ha bisogno dell’altro da sé, con il quale instaura un legame indispensabile.

L’io e l’altro s’identificano, si confondono e si portano a vicenda. Teresa crea tale legame con la divinità. Per lei la trascendenza diventa immanenza. In questo modo si colloca sulla via dell’umanesimo cristiano che darà luogo l’umanesimo moderno. Proprio perché Dio e l’infinito sono in lei, Teresa diventa una persona e un linguaggio infinito. An-

La biografia

“ECCO LA VITA HARD DI CARAVAGGIO” LONDRA — Una nuova biografia in uscita in Gran Bretagna presenta per la prima volta Caravaggio come un personaggio dalla vita sessualmente spericolata, che avrebbe anche fatto il protettore e procacciatore di prostitute, e che potrebbe anche aver avuto una figlia illegittima. Caravaggio: A Life Sacred and Profanedi Andrew Graham-Dixon uscirà nel Regno Unito il primo luglio.

che per questo affascinò tanto Leibniz». È per questo che lei la considera una nostra contemporanea? «Certo. Teresa è una donna eccezionale, un genio femminile che ha innovato la fede cattolica, anticipando la rivoluzione barocca. La sua esperienza parla alle donne moderne e in particolare a quelle che si consacrano alla creazione artistica, lavorando con le immagini e il linguaggio». Lei è stata una delle voci del femminismo francese. Teresa d’Avila può interessare le femministe? «Oggi il ritorno della tradizione e la centralità della maternità rimettono in discussione le conquiste del femminismo. Ciò è vero soprattutto quando la maternità è prigioniera delle preoccupazioni materiali e sanitarie. Teresa c’insegna che occorre riuscire a pensare dal punto di vista dell’altro. Non dobbiamo proiettare sui figli i nostri desideri, le nostre angosce, i nostri bisogni, ma considerarli come un altro da sé, cercando di sviluppare la loro alterità. In questa prospettiva, le donne saranno all’avanguardia della civiltà. Come ha fatto Teresa, ogni donna deve cercare di essere singolare. Occorre rifondare l’umanesimo in una direzione che stimoli le singolarità. E’ questo l’insegnamento di Teresa». © RIPRODUZIONE RISERVATA


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SPETTACOLI

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Parla il grande artista brasiliano, quasi settantenne, che sarà di nuovo in Italia a luglio. Ci racconta cosa è riuscito a fare da ministro, perché non ama le ideologie e il sollievo di tornare alla musica

GIUSEPPE VIDETTI ROMA nno 1942, classe di ferro. L’anno di nascita di Gilberto Gil, Caetano Veloso e Milton Nascimento, la punta di diamante della musica brasiliana post-Jobim. Tutti e tre sono ancora attivi, tre artisti illuminati che hanno contribuito ad allargare in maniera esponenziale la popolarità della musica brasiliana dopo l’esplosione della bossa nova e a creare fantastiche contaminazioni con jazz, reggae, musica africana, rock e latin pop. «Mi sento ancora un leone», ruggisce Gil al telefono da Rio de Janeiro, dove è iniziato il nuovo tour dopo l’uscita di Fé na festa, il 56esimo album che presenterà a Milano il 17 luglio nel corso del Latinoamericando Expo. «Nonostante l’età, riesco ancora a sostenere il peso dei concerti, i continui spostamenti non mi affaticano. Suonare per audience diverse in diverse parti del mondo è uno stimolo incredibile, formare nuove band mi dà un’energia pazzesca, spaziare tra diversi stili musicali è sempre un esercizio eccitante. Il tempo passa, le mode cambiano, è cambiato anche il modo di fruire la musica, il compito di un artista è quello di adattarsi alle nuove forme di comunicazione».

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Gilberto Gil Dittatura

Sono diventato un musicista pop a Londra quando fuggii dal Brasile della dittatura

“Come artista sono libero da politico resto socialista” Cinquant’anni al servizio del Brasile come musicista e per cinque, dal 2003 al 2008, come ministro della cultura durante l’amministrazione Lula da Silva. Proprio lui, uno dei fondatori del movimento Tropicália che il regime militare negli anni Sessanta considerò eversivo. «E lo era!», esclama Gil. «Perché l’intenzione era quella di aggiornare la “mpb” (musica popolare brasiliana) agli standard contemporanei. Senza quella rivoluzione, staremmo ancora fermi alla bossa nova». Le sue idee le costarono l’arresto e l’esilio in Europa, insieme a Caetano Veloso e a Chico Buarque. Fu un periodo doloroso, ma anche l’occasione di conoscere altri suoni. «L’atmosfera musicale che trovammo a Londra era straordinaria. Beatles, Rolling Stones, Traffic, Moody Blues, Pink Floyd. La swingin’ London era travolgente, al punto che anche gli americani, come Hendrix e Dylan, la consideravano un punto di riferimento. Fu lì che per la prima volta cominciai a suonare la chitarra elettrica, a maturare l’idea di diventare un band leader. Lì sono diventato un vero musicista pop». Diventare ministro della cultura è stata una rivincita? «Certo, se qualcuno me lo avesse detto allora lo avrei preso

CON LULA Gilberto Gil col presidente del Brasile Lula; sopra, il musicista

Rivincita

Fare il ministro è stata una bella rivincita, ma la politica mi ha sempre interessato Poveri

Sono contento di aver portato al governo l’attenzione sui settori poveri della società

per pazzo. Ma sono sempre stato molto interessato alle relazioni che ci sono tra politica, cultura ed economia, fin da quando negli anni Sessanta facevo parte di quei movimenti che erano insieme politici e culturali. Così quando mi chiesero di fare il ministro dissi, perché no? Proviamo». Non aveva paura di entrare in

un mondo che aveva contestato? «No, perché secondo me il ministro non è un politico ma un manager, il suo lavoro è quello di dirigere un’istituzione, di fare progetti. Io ho potenziato il lato manageriale del ministero, lasciando ai margini i rapporti con la politica. Mi interessava provocare discussioni, portare all’ordi-

ne del giorno realtà scottanti e proporre al governo soluzioni efficaci». C’è qualcosa di cui va fiero di quegli anni da ministro? «Essere stato capace di portare all’attenzione dei politici problemi che non erano mai stati affrontati; la discussione sulle diversità intellettuali, sul diritto

Il festival

Un intero continente in vetrina a Milano LATINOAMERICANDO Expo, una festa lunga due mesi (dal 16 giugno al 16 agosto) nel borgo allestito al Forum di Assago, festeggia quest’anno vent’anni di attività. La manifestazione prevede oltre 130 ore di spettacolo e più di 60 performance. Tra gli artisti ospiti, oltre a Gilberto Gil, Oscar D’Leon, Los Lobos, José Feliciano, Ana Carolina, Totó La Momposina, Fonseca, Los Van Van, Louis Enrique, Omega, la compagnia di tango di Roberto Herrera, Toquinho, Daniel Betancourt e Daniela Mercury.

d’autore, sull’emergenza dei settori più poveri della società, sulle possibilità di creare nuove opportunità di lavoro per i giovani in accordo con i loro valori e le tradizioni locali. Abbiamo dedicato tempo ed energia alla salvaguardia del patrimonio popolare in relazione alla nascita dei nuovi media, come Internet e la cultura digitale». Nel 1985 lei recitava: «La mia ideologia è la nascita di ogni giorno / La mia religione è la luce nell’oscurità». È ancora questa la sua filosofia di vita? «Assolutamente. Quello slogan vuol dire che non sono legato a nessuna ideologia, che sono animato da un sentimento socialista; credo che dovremmo impegnarci molto per realizzare una società più equilibrata, che impari a rispettarsi e a rispettare il mondo che la ospita. Per realizzare questo non basta seguire una singola ideologia, ma rispettare le differenze — ideologiche, politiche, di religione — che ci sono tra i popoli. Questo volevo dire quando ho scritto quelle parole: che le religioni sono pericolose quanto le ideologie. Abbracciare una fede e rifiutare violentemente un altro credo crea le stesse tensioni che ci sono tra i partiti politici». È stato un sollievo tornare a occuparsi di musica a tempo pieno? «Sì, lo confesso, perché il servizio pubblico richiede molta energia, una dedizione quotidiana fisica, costante, che alla lunga logora. Non stai giocando con la tua pelle ma con quella della gente, alla quale devi rispondere del tuo operato. Un artista, invece, si muove in assoluta libertà. Questo è uno dei privilegi che la musica mi ha regalato: vivere e lavorare da uomo libero». © RIPRODUZIONE RISERVATA


Processo il 23 agosto

Box office Usa

Il divo

Jackson, il dottor Murray mantiene la licenza

“Toy story 3”, record nel primo weekend

Johnny Depp fonda un’etichetta discografica

Conrad Murray, il medico di Michael Jackson, conserverà la licenza per esercitare. Il processo per omicidio colposo si aprirà il 23 agosto.

“Toy story 3” sbanca il box office Usa con 109 milioni di dollari nel primo weekend, l’incasso più alto in partenza per un cartoon Pixar.

Johnny Depp, appassionato di rock, ha fondato un’etichetta discografica Unison music per trovare giovani talenti.

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Pozzi madre per Almodovar “Una favola perfetta per il teatro” RODOLFO DI GIAMMARCO ROMA l teatro era già ben presente nel film di Pedro Almodóvar Tutto su mia madre (1999) che vinse un Gran Premio a Cannes e un Oscar, vuoi perché era un melodramma (si parlò anche di “almodramma”) pieno di colpi di scena sul concetto toccante e stravagante di famiglia naturale, e vuoi perché c’erano inserti generosi di Tennessee Williams e di García Lorca. Se ne convinse, di questa teatralità, Kevin Spacey che nel 2007 produsse a Londra nel suo Old Vic l’allestimento d’un copio-

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“Tutto su mia madre” fu portato in scena da Kevin Spacey all’Old Vic Ora arriva in Italia ne di Samuel Adamson ispirato al film (con andamento più intimo e a tratti autonomo, come aveva voluto lo stesso Almodóvar), uno spettacolo struggente e pieno di umorismo. Di questo potenziale scenico, si è convinta anche Elisabetta Pozzi che sarà la protagonista dell’edizione italiana dello spettacolo (debutto il 3 novembre al teatro Goldoni di Venezia, poi Parma e tour fino a febbraio), con testo tradotto da Giovanni Lombardo Radice, la regia di Leo Muscato, e un cast di cui tra gli altri fanno anche parte Alvia Reale, Francesco Biscione, Alberto Onofrietti, Paola Di Meglio e Alberto Fasoli. A coprodurre sono la Fondazione Teatro Due di Parma e il Teatro Stabile del Veneto. Cosa l’ha convinta a mettere

a segno quest’impresa? «La prima cosa che m’ha colpita, e m’ha invogliata, è stato il filo teatrale che unisce tutti i personaggi. È una componente spesso presente nei film di Almodóvar, ma qui nel testo ricreato da Adamson con tagli veloci e approfondimenti dalla sceneggiatura di Tutto su mia madre c’è da dire che la commedia e il dramma emergono ancora più netti, fatti di materia recitata. Poi, per una circostanza del destino, a me è venuta a mancare mia madre, e questo mestiere aiuta molto a elaborare, e questa storia di Almodóvar tra favola e solidarietà intensa finisce adesso per commuo-

La curiosità

Saga di Harry Potter a Orlando aperto il parco Hogwarts NEW YORK — Cinquemila persone sono corse a Orlando, in Florida, per l’inaugurazione del primo parco a tema dedicato a Harry Potter che ricostruisce il regno di Hogwarts e i suoi segreti. All’inaugurazione c’era Daniel Radcliffe.

L’omaggio

S’inaugura oggi la manifestazione al Théatre de la Ville

Roberto Saviano in scena a Parigi per la rassegna di autori italiani

LO SCRITTORE Roberto Saviano sarà protagonista della rassegna

PARIGI — Il teatro italiano all’onore nella sala dalla programmazione più raffinata di Parigi. Da oggi al 3 luglio il Théatre de la Ville ospiterà “Chantiers d’Europe — Italie”, prima edizione di una rassegna con sei spettacoli, sette letture di autori italiani e un concerto di Giovanna Marini, a cura dell’Eti e dell’Istituto Italiano di Cultura a Parigi. L’inaugurazione di stasera è molto attesa: in scena Roberto Saviano con “La bellezza e l’inferno”. Cui seguiranno “Giusto la fine del mondo” del francese Jean-Luc Lagarce messo in scena da Luca Ronconi, “La pecora nera” di Ascanio Celestini, “Le cinque rose di Jennifer” di Ruccello con Arturo Cirillo, “Lev” della compagnia Muta Imago e “Furie de sanghe” della compagnia Fibre Parallele. In un altro teatro, le Abesses, verranno letti testi di Paravidino, Calvani, Enia, Silvestri, Musso e Somaglino, Silvestri e Baliani. La rassegna darà al pubblico parigino la possibilità di scoprire altri autori oltre a Emma Dante, Delbono e Castellucci, abituali frequentatori dei palcoscenici francesi. Dietro a questo sforzo organizzativo è la volontà di Emmanuel Demarcy-Mota, giovane direttore del Théatre de la Ville. “La rassegna vuole essere uno sguardo sulla situazione del teatro italiano di oggi” dice Demarcy-Mota. “Lo sforzo di riunire voci tanto diverse e di tradurle per il pubblico francese non sarebbe stato possibile senza l’aiuto dell’Eti. E ci tengo a ringraziarlo pubblicamente”. (l.pu.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

vermi di più. Poi, certo, qui faccio una madre e nella vita non lo sono: è che lo desideravo, e ho desistito per onestà». Non è la prima volta che affronta un’avventura in cui si parla di come l’arte agisce sulle persone. «Sì, m’è già accaduto qualcosa di simile nella versione per la scena di Fahrenheit 451 con la regia di Ronconi. Nel caso di Tutto su mia madre la riflessione e il riscatto originano anche da una mappa divertente di rapporti tra una madre in lutto, un ex padre diventato un travestito, un’attrice lesbica, un transessuale, una tossicodipendente, una suora laica resa

sieropositiva... È un mondo in cui gli incontri fanno nascere o scoprire nuovi soggetti, nuove affettività, nuove possibilità di raccontarci». E c’è teatro nel teatro... «Sì, la mia Manuela entra in contatto con l’ambiente del palcoscenico, e ci sono scene dal Tram che si chiama desiderio di Tennessee Williams, così come viene usato il pianto finale della donna sul figlio di Nozze di sangue di García Lorca. E in un certo senso è un meccanismo squisitamente teatrale anche il frequente ritorno dell’immagine e della parola del figlio morto». © RIPRODUZIONE RISERVATA

Dallo schermo al palco Qui sopra, un momento del film “Tutto su mia madre” (1999) di Almodovar che vinse l’Oscar come migliore film straniero e fu tradotto per la scena dall’Old Vic di Londra. Accanto, l’attrice Elisabetta Pozzi



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R2PROGRAMMI

LUNEDÌ 21 GIUGNO 2010

Film del giorno

MR. DEEDS COMMEDIA, COLORE, USA, 2002, DURATA 91’ Regia di Steven Brill. Con Adam Sandler, Winona Ryder, Steve Buscemi, John Turturro. Un ragazzo di provincia eredita un’immensa fortuna e si trova catapultato nell’alta società di New York. Italia 1 — 21.10 L’ULTIMO APPELLO DRAMMATICO, COLORE, USA, 1996, DUR. 113’ Regia di James Foley. Con Gene Hackman, Faye Dunaway, Chris O’Donnell, Sam Rockwell. Giovane avvocato sceglie di aiutare il nonno razzista, mai incontrato, a salvarsi dalla pena di morte per un feroce attentato. Dal libro di Grisham. Retequattro — 23.10

6.00 Euronews 6.10 Quark Atlante. Immagini dal Pianeta 6.30 Tg1 Previsioni sulla viabilità Cciss Viaggiare informati 6.45 Unomattina Estate. All’interno: Che tempo fa / 7.00-8.00-9.00 Tg1; 7.30 Tg1 L.I.S.; Che tempo fa / 7.35 Tg Parlamento / Che tempo fa / 9.05 I Tg della Storia / 9.30 Tg1- Flash 10.40 Verdetto finale 11.30 Appuntamento al cinema 11.35 Tg1 Che tempo fa 11.45 La signora in giallo - Tf 13.30 Telegiornale 14.00 Tg1 Economia 14.10 Don Matteo 4 - Tf 15.05 Raccontami. Capitolo II Con M. Ghini, L. Savino 16.50 Tg Parlamento 17.00 Tg1 Che tempo fa 17.15 Mondiale Rai Sprint. Conduce Marco Mazzocchi 18.45 Reazione a catena. Conduce P. Insegno 19.55 Telegiornale 20.10 Rai Sport Campionati Mondiali di Calcio 2010 20.30 Johannesburg (Sudafrica): Spagna-Honduras Girone H 22.50 Tg1 23.05 Notti mondiali. Conduce Jacopo Volpi 1.00 Tg1 Notte 1.30 Che tempo fa 1.35 Appuntamento al cinema 1.40 Sottovoce 2.10 Rewind-Visioni private

Da oggi il secondo canale Rai segue il convegno di Trieste “Impazzire si può”

11.15 12.05 13.00 13.30 13.50 14.00 14.30 15.15 16.00 16.50 17.35 18.00 18.20 18.25 18.30 19.00 20.00 20.30 21.05

22.45 23.00

1.00 1.10 1.40 1.45 1.50 2.00 3.20 3.40

La radio nel nome di Basaglia L

AUTRICE La scrittrice Chiara Gamberale

A QUESTIONE della guarigione è al centro del primo convegno nazionale ideato da persone e associazioni con l’esperienza del disturbo mentale “Impazzire si può”, in programma da oggi al 24 a Trieste, nel Parco di San Giovanni a trent’anni dalla scomparsa di Franco Basaglia. Testimonial dell’iniziativa l’attore Fabrizio Gifuni, il Basaglia della fiction C’era una volta la città dei matti, e la scrittrice Dacia Maraini. A Trieste si terrà per l’occasione il raduno nazionale delle radio per la salute mentale, presenti il conduttore di CaterpillarMassimo Cirri e lo staff di Ra-

CANALE 5

RAI 3

RAI 2 6.00 6.15 6.40 7.00 7.30 10.30 10.45 11.00 11.10

Tg2 Costume e società Ricominciare Tg2 Sì Viaggiare (r) Protestantesimo Cartoon Flakes Tg2 Mattina Tg2 Costume e società Tg2 Eat Parade Nonsolosoldi Meteo 2 The Love Boat - Tf Il nostro amico Charly - Tf Tg2 Giorno Tg2 Costume e società Medicina 33 Dribbling Mondiale Ghost Whisperer - Tf Squadra Speciale Colonia - Tf La Signora del West - Tf Las Vegas - Tf Art Attack Tom & Jerry Tales Tg2 Flash L.I.S Meteo 2 Rai Tg Sport Tg2 Rai Sport Mondiale Rai Sera Classici Disney Tg2 Film: Ice Princess - Un sogno sul ghiaccio - Di T. Fywell. Con J. Cusack, K. Cattrall Tg2 Film: ElizabethtownDi C. Crowe. Con O. Bloom, K. Dunst, S. Sarandon, A. Baldwin Tg Parlamento Sorgente di vita Almanacco Meteo2 Appuntamento al cinema Lost by night - Tf Tg2 Costume e società In Francia tra storia e champagne - Doc.

6.00 Rai News Morning News 6.30 Il caffè - Di C. Mineo Italia, istruzioni per l’uso 8.00 La Storia siamo noi 9.00 Film: Amore sotto coperta - Di M. Curtiz. Con D. Day, O. Levant 10.40 Cominciamo Bene Estate - Con M. Mirabella, A. Ciampoli 12.00 Tg3 - Rai Sport Notizie Meteo3 12.25 Cominciamo Bene Estate 13.00 Cominciamo Bene Estate- Condominio Terra... 13.10 Julia - Tf 14.00 Tg Regione Tg Regione Meteo 14.20 Tg3 Meteo3 14.50 Cominciamo Bene Estate- Condominio Terra... 15.00 Tg3 Flash L.I.S. 15.05 Roman Mysteries - Tf 15.35 Polizia Dipartimento Favole 16.00 Melevisione 16.20 Millennium News Football Bus - Documentario 16.30 Pomeriggio Sportivo 17.15 Doc Martin - Tf 18.05 GeoMagazine 2010 18.55 Meteo3 19.00 Tg3 19.30 Tg Regione Tg Regione Meteo 20.00 Blob 20.10 Seconde chance - Tf 20.35 Un posto al sole 21.05 Tg3 21.10 Chi l’ha visto? Conduce F. Sciarelli 23.10 Survivors - Tf 0.00 Tg3 Linea notte 0.10 Tg Regione/Meteo 3 1.00 Appuntamento al cinema 1.10 Fuori orario 2.15 Sussidiario Tv Mille e una donna

6.00 7.55 7.57 7.58 8.00 8.40 9.11

11.00 13.00 13.39 13.41 14.10 14.45 15.47

17.45

20.00 20.30 20.31 21.10 0.30 0.59 1.00 1.32 1.45 2.15 3.50 4.03 5.16 5.31 5.59

Prima pagina Traffico Meteo5 Borsa e monete Tg5 Mattina Finalmente soli - Sitcom Tvm: Trigger - Di G. Vikene. Con Ann K. Somme, S. Wollter Forum - Conduce Rita Dalla Chiesa Tg5 Meteo5 Beautiful Centovetrine Alisa - Telenovela Tvm: Sogni sul ghiaccio - Di D. Burton Morris. Con J. Cauffiel, B. Smith A gentile richiesta. All’interno. 18.00: Tg5 - 5 minuti Tg5 Meteo5 Velone - Conduce Ezio Iachetti Speciale Matrix - Amiche per l’Abruzzo Tg5 Notte Meteo5 Velone (r) Media Shopping Prima o poi divorzio - Sitcom Highlander - Tf Media Shopping Highlander - Tf Media Shopping Tg5 Notte (r) Meteo5

dio Fragola: il progetto è quello di registrare una trasmissione comune sui temi di “Impazzire si può”, in onda su tutte le emittenti. Radio2 Rai, grazie a Io, Chiara e l’Oscuro, condotto dalla scrittrice Chiara Gamberale seguirà il tema del convegno di Trieste: “Impazzire si può” sarà il filo conduttore del programma con approfondimenti specifici. Martedì alle 10, sarà dedicato a “Impazzire si può (A un passo da...)”, con intervista introduttiva a Massimo Cirri, mercoledì affronterà il tema del Forum di Trieste, “Guarire si deve”. E infine giovedì si parlerà di “Ordinaria follia”.

ITALIA 1 7.00 7.55 9.45 10.20 11.20 12.25 12.58 13.02 13.37 13.40 14.05 14.35 15.00 16.00 16.30 17.00 17.25 18.30 18.58 19.00 19.28 19.30 20.05 20.30 21.10

23.00 0.55 1.50 2.05 3.30 4.10 4.30

6.05 6.20

RETE 4

Beverly Hills - Tf Cartoni Raven - Sitcom Summer Dreams - Tf Summer Crush - Tf Studio Aperto Meteo Studio Sport Moto Gp-Quiz Camera Cafè Cartoni I Simpson - Tf Champs 12 - Telenovela Blue Water High -Tf H20 - Tf Chante! Tf Cartoni animati Studio Aperto Meteo Studio Sport Sport Mediaset Web Samanta chi? - Tf I Simpson - Tf Viva Las Vegas. Con E. Papi Film: Mr. Deeds - Di S. Brill. Con A. Sandler, W. Ryder, J. Turturro Chuck - Tf Poker1mania Studio Aperto - La Giornata Moonlight - Tf Buffy l’ammazza vampiri - Tf Media Shopping Tvm: Una famiglia particolare - Di R. Lagomarsino. Con E. Burstyn, A. Sciorra Media Shopping I Robinson - Sitcom

08.22 08.25 08.29 09.20 09.56 10.54 11.15 11.28 12.56 13.30 14.28 15.15 15.42 15.45

■ cinema / mattina 9.00 I segreti della natura - Di J. Algar SKY Cinema Family 9.20 Italians - Di G. Veronesi SKY Cinema 1 HD 10.25 Burn After Reading - Di E. e J. Coen SKY Cinema Mania 10.30 In a Dark Place - Di D. Rotunno SKY Cinema Max HD 11.00 Kamikazen - Ultima notte a Milano Di G. Salvatores Cult 11.05 L'ombra del peccato - Di D. Bellisario MGM 12.10 American Buffalo - Di M. Corrente SKY Cinema Mania 12.50 Evidenti tracce di sangue - Di A. Mondshein MGM 13.55 The Code - Di M. Leder SKY Cinema Max HD

■ cinema / pomeriggio 14.00 Spirit - Cavallo selvaggio Di K. Asbury e L. Cook SKY Cinema Family 14.20 La figlia di Ryan - Di D. Lean SKY Cinema Classics 15.20 Il ritorno di Mr. Ripley - Di R. Spottiswoode SKY Cinema Mania 15.30 La matassa - Di registi vari SKY Cinema Family 17.00 Il segreto di Santa Vittoria - Di S. Kramer MGM 17.30 Rollerball - Di J. McTiernan SKY Cinema Max HD 17.35 Martian Child - Di M. Meyjes SKY Cinema Family 18.45 Max e Jeremie devono morire - Di C. Devers SKY Cinema Mania 18.55 L'isola del tesoro. Parte 1 - Di H. Thurn SKY Cinema 1 HD

■ 45

Programmi

ICE PRINCESS-UN SOGNO SUL GHIACCIO COMMEDIA, COL., USA/CAN, 2005, DUR. 90’ Regia di Tim Fywell. Con Joan Cusack, Kim Cattrall, Michelle Trachtenberg. Casey vive una vita tranquilla: bella casa buone frequentazioni spera di entrare all’Università di Harvard, ma il sogno segreto è diventare una star del pattinaggio. RaiDue — 21.05

RAI 1

PER SAPERNE DI PIÙ tv.repubblica.it www.la7.it

■ cinema / sera 19.25 Dunston - Licenza di ridere - Di K. Kwapis SKY Cinema Family 21.00 Sotto il segno del pericolo - Di P. Noyce SKY Cinema Max HD 21.00 JFK - Amori di un presidente - Di W. Olsson SKY Cinema Mania 21.00 Il portaborse - Di D. Luchetti SKY Cinema Italia 21.00 The Women - Di D. English SKY Cinema Family 21.00 Buonasera, signora Campbell - Di M. Frank SKY Cinema Classics 21.00 Transformers - La vendetta del caduto Di M. Bay SKY Cinema 1 HD 21.00 La mia droga si chiama Julie - Di F. Truffaut MGM 21.00 Pierino contro tutti - Di M. Girolami Cult

■ cinema / notte 22.40 The Onion Movie - Di T. Kuntz e M. Maguire SKY Cinema Mania 22.40 Il dolce corpo di Deborah - Di R. Guerrieri SKY Cinema Italia 22.40 Orgoglio e pregiudizio - Di J. Wright MGM 23.00 Qui dove batte il cuore - Di M. Williams SKY Cinema Family 23.00 Fuoco nella stiva - Di R. Parrish SKY Cinema Classics 23.00 La dottoressa ci sta col colonnello Di M.M. Tarantini Cult 23.25 Minority Report - Di S. Spielberg SKY Cinema Max HD 23.35 New in Town - Una single in carriera - Di J. Elmer SKY Cinema 1 HD 0.15 Girl 6 - Sesso in linea - Di S. Lee SKY Cinema Mania

■ sport 19.30 Beach Soccer: Serie A Coppa Italia SKY Sport 1 HD 19.30 Grip Nuvolari 19.30 Grand Prix Story Espn Classic 20.00 A-Z Nuvolari 20.00 Sports Years Espn Classic 20.00 Baseball: ESPN Sunday Night Baseball ESPN America 20.05 Calcio: Coppa del Mondo (live) Eurosport 20.15 Biathlon estivo: Grand Prix Eurosport 20.30 Sky Basket Prepartita (live) SKY Sport 2 HD 20.30 Real Madrid - Saragozza SKY Sport 1 HD 20.30 Magazine Nuvolari 20.45 All Sports: Clash Time Eurosport 20.50 All Sports: Watts Eurosport 21.00 Basket: Siena - Milano (live) SKY Sport 2 HD 21.00 Tuningmania Nuvolari 21.00 Pro Wrestling Eurosport 21.00 Tour de France, 2000 Espn Classic 21.30 Next Nuvolari 21.30 Pro Wrestling: Vintage Collection Eurosport 22.00 Hot Road Nuvolari 22,00 Tyson nudo e crudo Espn Classic 22.15 Sulle strade del tifo SKY Sport 1 HD 22.25 All Sports: Clash Time Eurosport 22.30 Beach Soccer: Serie A Coppa Italia SKY Sport 1 HD 22.30 Primo piano Nuvolari 22.30 Tyson nudo e crudo Espn Classic 22.30 Baseball: College World Series ESPN America 22.35 Calcio: Coppa del Mondo (live) Eurosport 23.00 Speciale NBA 2010 SKY Sport 2 HD 23.00 Great Cars Nuvolari 23.00 FIFA: le partite storiche Espn Classic 23.15 Atletica: Camp. Europei a squadre Eurosport 23.30 Basket: Siena - Milano SKY Sport 2 HD 23.30 Calciomercato Mondiale (live) SKY Sport 1 HD 23:30 Legend Nuvolari 0.00 Mega Tuning Nuvolari 0.00 Atletica: Camp. Europei a squadre Eurosport 0.00 Serie A Juventus Espn Classic

5.35 5.55 6.40 7.10 8.15 9.10 10.30 11.30 12.00 12.02 13.05 14.05 15.10 16.17

18.55 19.35 20.30 21.10 23.05 23.10

2.05 3.10

4.40 4.55 5.17

OTTO E MEZZO Lilli Gruber intervista il fondatore del quotidiano La Repubblica Eugenio Scalfari. La7 — 20.30 CHI L’HA VISTO? Donatella Grosso s’innamora dell’uomo sbagliato e sparisce da Francavilla al Mare il 26 luglio 1996. L’ultima a vederla è proprio il fidanzato. RaiTre — 21.10 MATRIX - AMICHE PER L’ABRUZZO Alessio Vinci presenta uno speciale sullo storico concerto al femminile che si è tenuto allo stadio San Siro di Milano con Laura Pausini, Gianna Nannini, Fiorella Mannoia, Giorgia ed Elisa. Canale 5 — 21.10 LA SETTE

Tg4 - Rassegna stampa Saint Tropez - Soap Media Shopping Kojak - Tf Il fuggitivo - Tf Balko - Tf Agente speciale Sue Thomas - Tf Tg4. All’interno: Meteo Vie d’Italia notizie sul traffico Carabinieri - Tf Distretto di polizia - Tf Forum - Il meglio di - Conduce Rita Dalla Chiesa Nikita - Tf Film: Fiori d’acciaio - Di H. Ross. Con S. Field, D. Parton, S. Mac Laine Tg4. All’interno: Meteo Tempesta d’amore - Telenovela Renegade - Tf Commissario Navarro Tf I Bellissimi di R4 Film: L’ultimo appello Di J. Foley. Con G. Hackman, C. O’Donnell, F. Dunaway Tg4 - Rassegna stampa Le canzoni dei Finley Music Line ’10 - Speciale Vivere meglio Film: Gli eroi della domenica - Di M. Camerini. Con R. Vallone, M. Mastroianni, E. Varzi Media Shopping Alfred Hitchcock - Tf Come eravamo

Love Boat Fox Retro Sky scherzando SKY UNO Sfiga World Records GXT I Griffin Fox HD Gigi D'Alessio - Speciale SKY UNO Stellina Lady Channel 24 Cielo WWE Bottom Line GXT The Strip Jimmy I Simpson Fox HD I Jefferson Fox Retro I Simpson Fox HD Italia's Next Top Model 2 - Daily Cielo Fear Factor GXT Hell's Kitchen USA SKY UNO Senza peccato Lady Channel Profiler - Intuizioni mortali Jimmy Missione impossibile Fox Retro Glee Fox HD Genesis Cielo Guinness World Records Spagna GXT Profiler - Intuizioni mortali Jimmy Moana. Parte 1 Di A. Peyretti SKY UNO Pasion Morena Lady Channel Missione impossibile Fox Retro Glee Fox HD Countdown Cielo I Survived a Japanese Game Show GXT Earth: Final Conflict Jimmy Eredità d'amore Lady Channel I Jefferson Fox Retro Glee Fox HD Duro a morire Cielo World Combat League GXT Webdreams - Sesso on line Jimmy Il mio amico Arnold Fox Retro Sky Cine News SKY UNO Bordello! (Cathouse) Jimmy Ultimate Poker Challenge GXT The L Word SKY UNO Huracan Lady Channel

16.35 16.37 17.18 18.10 18.31 19.22 20.09 20.11 21.00 21.00 21.00 21.45 22.43 22.45 23.01 00.54 01.18

■ ragazzi 18.30 18.30 18.35 18.40 18.40 18.50 18.55 18.55 19.05 19.05 19.05 19.05 19.15 19.20 19.30 19.30 19.30 19.40 19.40 19.45 19.50 19.50 19.55 19.55 20.00 20.00 20.05 20.15 20.20 20.20 20.25 20.35 20.35 20.40 20.45 21.00 21.00

DEEJAY TV

6.00 TgLa7 Meteo Oroscopo Traffico 7.00 Omnibus 9.15 Omnibus Life 10.00 Omnibus (ah)iPiroso . All'interno alle ore 10.35 Punto Tg 11.00 2’ Un Libro 11.05 Movie Flash 11.10 Ispettore Tibbs - Tf 12.30 Tg La7 12.55 Sport 7 13.00 Movie Flash 13.05 The District - Tf 14.05 Film: Fifa e Arena - Di Mario Mattoli. Con Totò, Isa Barzizza, Mario Castellani 16.05 Cuore d'Africa - Tf 18.05 Relic Hunter - Tf 19.00 Crossing Jordan - Tf 20.00 Tg La7 20.30 Otto e mezzo. Conduce Lilli Gruber 21.10 Film: Il medico della mutua - Di Luigi Zampa. Con Alberto Sordi, Bice Valori, Sara Franchetti 23.10 Film: Uno sconosciuto alla porta - Di John Schlesinger. Con Matthew Modine, Melanie Griffith, Michael Keaton 1.30 Tg La7 1.50 Movie Flash 1.55 Film: L'alibi - Di e con Luciano Lucignani, Vittorio Gassman, Adolfo Celi 4.00 Otto e mezzo (r) 4.40 2’ Un Libro (r) 4.45 CNN News

Servizio Pay Per View in esclusiva sullaTV Digitale Terrestre. Info su www.mediasetpremium.it Robin Hood Tf Joi Spazio 1999 Tf Steel Ny Name is Sarah Tvm Mya La leggenda di Beowulf Film Steel ER - Medici in prima linea Tf Joi Closer Tf Mya 2 Cavalieri a Londra Film Steel Due uomini e mezzo Sitcom Joi Mamma all’improvviso Tvm Mya Disastro a Hollywood Film Joi Men in trees Tf Mya Big Bang Theory Sitcom Steel Life Tf Joi Robocop Tf Steel

■ intrattenimento 19.30 19.35 19.45 19.50 20.00 20.00 20.00 20.05 20.10 20.20 20.30 20.45 20.45 20.50 21.00 21.00 21.00 21.00 21.10 21.10 21.35 21.50 22.00 22.00 22.00 22.00 22.00 22.20 22.40 23.00 23.00 23.00 23.00 23.05 23.25 23.30 23.45 23.50 23.55 0.00 0.00

1.20 1.35

REPUBBLICA TV Appaltopoli: l'inchiesta arriva in Vaticano. Il ruolo del cardinale Sepe, la posizione della Santa Sede, la difesa dell'ex ministro Lunardi. Con Conchita Sannino, Corrado Zunino e monsignor Giuseppe Casale. Repubblica tv — 11.00

Viki TV DeAkids Rupert Bear Boomerang Stuart Little Nick Jr Kick Chiapposky - Aspirante Stuntman Disney XD Star Wars: The Clone Wars Cartoon Network Zack e Cody sul ponte di comando Disney Channel Vai Diego Nick Jr Pororo Boomerang Stoked Disney XD Missione Cuccioli DeAkids Ben 10 - Forza aliena Cartoon Network Le nuove avventure di Scooby Doo Boomerang Jinx Disney Channel Vai Diego Nick Jr Zeke e Luther Disney XD Batman: the Brave and the Bold Cartoon Network Tom & Jerry Show Boomerang Quelli dell'intervallo Cafè Disney Channel Siamo fatti così DeAkids Miffy & Friends Nick Jr Kirikù e gli animali dell'Africa Nick Jr Jake e Blake Disney Channel I'm in the Band Disney XD Il laboratorio di Dexter Cartoon Network Team Umizoomi Nick Jr Pippi Calzelunghe DeAkids I Puffi Boomerang Il mondo di Patty Disney Channel Olivia Nick Jr Phineas & Ferb Disney XD Teen Angels Cartoon Network Pippi Calzelunghe DeAkids The Garfield Show Boomerang Dora l'esploratrice Nick Jr Kick Chiapposky - Aspirante Stuntman Disney XD Quelli dell'intervallo Disney Channel Freestyle - Tutta un'altra stanza DeAkids

10.30 13.00 13.30 13.55 14.00 14.30 15.55 16.00 18.55 19.00 19.30 20.00 22.30 23.00 1.00 2.00

Deejay Hits The Club Hi Shredability Deejay Tg Via Massena Summer Love Deejay Tg Summer Days Deejay Tg Via Massena Hi Shredability Senza palla. Ospiti S. Muniz e M. Corvaglia Hi Shredability The Lift The Flow (Only video) Deejay Night

MTV 10.00 12.00 13.00 13.05 14.00 14.05 15.00 15.05 16.00 18.00 19.00 19.05 20.00 20.05 21.00 21.30 22.00 22.30 23.00 23.30 0.00 1.00

Chuck Amori in corsa I Duke alla riscossa Codice rosso Mar Nero Studio on 60 the Sunset Strip The Forgotten Closer Sophie Paquin Heroes Frost/Nixon - Il Duello Smallville Il mandolino del capitano... I segreti di Twin Peaks Law & Order Closer Ocean’s Thirteen

Only Hits Love Test Mtv News Mtv Day Live Mtv News My Trl Video Mtv News Jersey Shore Only Hits Love Test Mtv News Mtv Day Live Mtv News Michael Jackson Pranked Nitro Circus Slips Blue Mountain State South Park Speciale Mtv News Skins South Park Tf Film Film Tf Film Tf Tf Tf Tf Tf Film Tf Film Tf Tf Tf Film

Steel Mya Joi Steel Mya Joi Joi Mya Mya Steel Joi Steel Mya Steel Joi Mya Joi

■ documentari 19.30 19.30 19.30 19.45 19.50 20.00 20.00 20.00 20.00 20.05 20.05 20.15 20.30 20.30 20.30 20.30 20.40 21.00 21.00 21.00 21.00 21.00 21.05 21.05 21.15 21.30 21.30 21.30 21.35 22.00 22.00 22.00 22.00 22.05 22.05 22.10 22.15

Le ricette di Laura Ravaioli Gambero Rosso Come è fatto il calcio Discovery Channel HD Casa Alice Alice Restauratore a domicilio Discovery Travel & Living Tibet, storia di una tragedia History Channel Megastrutture National Geographic Dolcemente Gambero Rosso Top Gear Discovery Channel HD Pasta, Love e Fantasia Alice Un pieno di... NatGeo Adventure I giganti dell'ingegneria Discovery Science Monster House: case da pazzi Discovery Travel & Living Il disastro di Chernobyl National Geographic Tokyorama con La Pina e Diego NatGeo Adventure Questo l'ho fatto io Gambero Rosso Mattia: detto fatto! Alice Cacciatrici di tesori NatGeo Adventure Inside - FBI National Geographic I misteri di Fatima History Channel Jamie at Home Gambero Rosso Come funziona? Discovery Channel HD Il mondo di Csaba Alice The Real Fight Club NatGeo Adventure Come è fatto Discovery Science Orrori da gustare Discovery Travel & Living I tesori del tuo giardino Gambero Rosso Come funziona? Discovery Channel HD Mare Nostrum Alice Come è fatto Discovery Science Situazioni al limite National Geographic Bada che ti mangio Gambero Rosso Come è fatto Discovery Channel HD Locanda D'Angelo Alice Effetto Nostradamus History Channel Gadget Show Discovery Science Tabù: la stregoneria NatGeo Adventure La mia nuova casa in campagna Discovery Travel & Living


MONDIALE

la Repubblica LUNEDÌ 21 GIUGNO 2010

Un altro pareggio sofferto, contro i rivali più deboli: azzurri ancora sotto, li salva un rigore molto dubbio

(segue dalla prima pagina)

GIANNI MURA

L

ippi che a forza di certezze riposte nel cassetto per manifesta inadeguatezza un po’ di confusione nelle teste dei suoi deve averla seminata. Doveroso elencare le attenuanti: il gol di Smeltz era in fuorigioco e normalmente quando il pallone colpisce il palo interno poi va dentro, ma sul tiro di Montolivo è rimbalzato fuori. In compenso, più che generoso il rigore su De Rossi, lui e Smith si trattenevano a vicenda. Adesso proviamo a guardare avanti, perché intorno è desolazione, occhi bassi e qualche frase fatta sull’impegno che non è mancato. Vero, ma proprio qui sta il guaio maggiore. Visto che non si può accusare l’Italia di aver sottovalutato la partita né di aver lesinato sugli sforzi, l’1-1 col massimo impegno e contro la Nuova Zelanda non può che essere figlio di una mesta broccaggine, forse solo temporanea, forse no. Il calcio è strano: la sindrome di Vigo induce a ricordare che nell’82 l’Italia di Bearzot si qualificò con tre magri pareggi e poi crebbe a dismisura, fino a vincere il Mondiale. Questa Italia non fa molto per cavarsi dal pantano, ma lo stellone è vigile. Un pari con la Slovacchia può bastare, se il Paraguay batte la Nuova Zelanda. Se invece le due partite si chiudessero con l’identico risultato di pareggio, tra Italia e Nuova Zelanda deciderebbe una monetina. Il para-

si va Così a casa L’Italia senza gioco e testa triste 1-1 con la Nuova Zelanda gone con l’82 finisca qui per carità di patria. Erano altri anni, era un’altra squadra, con un’altra qualità individuale e collettiva. In tutto il 2010 l’Italia non ha

mai vinto. L’anno scorso, proprio in Sudafrica, era riuscita a beccare 3 gol dalla Nuova Zelanda, ma segnandone 4. Le ultime prove prima della parten-

za per il Mondiale erano state pochissimo incoraggianti. Nulla, se non la sindrome di Vigo (e di Berlino, se vogliamo) autorizzava a pensare che la nostra

Dall’alto, la rete di Smeltz, il rigore e l’esultanza con la vuvuzela mimata da Iaquinta e De Rossi

squadra cambiasse radicalmente volto e gioco. Nulla se non la fede, ricordando il passato e i meriti di Lippi. Ora, da giorni sentiamo dire che il gruppo è

meraviglioso, tutti i ragazzi hanno un carattere d’oro, tutti pieni di voglia di sgobbare. Ma poi, in campo, si vede una squadra senza capo né coda, che


Sudafrica

2010

Le partite di ieri

Le partite di oggi

Repubblica.it

Girone F - Slovacchia-Paraguay 0-2 Girone F - Italia-Nuova Zelanda 1-1 Girone G - Brasile-Costa D’Avorio 3-1

Girone G - ore 13.30 Portogallo-Corea Nord Girone H - ore 16.00 Cile-Svizzera Girone H - ore 20.30 Spagna-Honduras

LO SPECIALE Video, foto, audio, commenti dagli inviati di Repubblica in Sudafrica. E diretta di tutte le partite della giornata

■ 47

Qualificazione in bilico: dopo, se andrà bene, l’Olanda...

Costa d’Avorio ko

Brasile show tre gol e rissa Fabiano super Espulso Kakà ENRICO SISTI

Luis Fabiano autore dei primi due gol del Brasile

Le prime crepe di Lippi “Vi farò rimangiare tutto” Il gruppo si lamenta, il ct replica alla stampa DAL NOSTRO INVIATO EMANUELE GAMBA NELSPRUIT on c’è una soluzione alla francese per rovinarsi il Mondiale: insulti, spie, licenziamenti, ammutinamenti. Però la proverbiale graniticità del gruppo azzurro comincia a mostrare qualche crepa sottile, e si va come possono andare queste cose: senza suture immediate un graffio diventa ferita, un’incrinatura degenera in spaccatura. Il cittì non ha alzato la voce, negli spogliatoi, rimandando ai giorni che porteranno alla partita con la Slovacchia analisi più profonde e anche più crude. Ma dovrà pure estirpare le inquietudini seminate ieri, perché Pepe non è Anelka e Lippi non è Domenech ma una polemicuccia — senza parolacce — è affiorata pure tra loro. «L’ho sostituito per scelta tecnica, stava facendo cose diverse da quelle che gli avevo chiesto. Ma i cambi non sono pu-

N

All’interno prende gol al primo tiro degli avversari, sempre su palla inattiva, e sempre su palla inattiva pareggia. Il gol su azione resta un miraggio. Ieri Montolivo, uno dei nuovi, ha giocato forse la sua miglior partita in azzurro. Ha cercato il tiro da fuori, lo scambio basso, l’apertura intelligente, e come lui Zambrotta, ma tutto il resto è buio. Molto calata l’intensità del pressing, che un po’ in Svizzera si era visto, ma lì a centrocampo c’erano Palombo e Gattuso, e su uno dei due o entrambi non sarebbe peccato rifare un pensierino, per salvare il salvabile. La cosa peggiore, quasi indisponente, è che l’Italia ha giocato contro ogni logica. Da che calcio è calcio, avversari alti, legnosi e dai piedi ruvidi come appunto i neozelandesi si affrontano a palla bassa e in velocità. E invece gli azzurri hanno confezionato una serie infinita di cross alti, quasi tutti finiti sulla testa dei difensori o tra le mani del portiere. Non credo fossero queste le disposizioni di Lippi, ma se erano altre perché nessuno, nemmeno Di Natale e Camoranesi entrati nel secondo tempo, è riuscito a metterle in pratica? Temo che la risposta stia in un proverbio: ogni botte dà il vino che ha, e il vino della botte azzurra in questa annata purtroppo è questo, non ha il lucente bianco-oro della tecnica né il fuoco del furore. È con profonda stanchezza che si va verso la terza esibizione, e la speranza che la squadra si e ci risparmi la figuraccia enorme di star fuori dal girone più facile del Mondiale. Poi avrà l’Olanda, con tutto quello che comporta. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Un palo di Montolivo poi solo confusione CURRO’

Le pagelle Gilardino e Marchisio bocciati CROSETTI

De Rossi “Vinciamo o uscire è giusto” MENSURATI

Pepe non capisce il cambio e Marchisio il ruolo. Critiche tra i reparti: la squadra sembra meno unita nizioni». Però Pepe non l’ha presa benissimo, né la sostituzione e nemmeno la rivelazione pubblica del motivo: «Non mi sembra di aver giocato male, comunque so a cosa si riferisce. Ma ne parleremo a quattr’occhi, certe cose non devono uscire dallo spogliatoio». Tuttavia ieri l’Italia s’è persa in tanti rivoli (le colpe si sono trasferite rapidamente tra difesa e attacco, e viceversa, e quasi tutti hanno sottolineato come Di Natale e Camoranesi non abbiano saputo cambiare il corso degli eventi) mentre il cittì ha tentato di riunirla lasciandola sfociare verso i “nemici” che stanno all’esterno: «Non siamo nel panico, ci mancherebbe altro. Sappiamo fare molto meglio per fare gol. Dobbiamo rimboccarci le maniche perché non abbiamo voglia di tornare a casa. Vi ricordo che ho vinto la Champions League anche

grazie a un gol di una squadra greca all’ultimo secondo dell’ultima partita del girone di qualificazione. Se non batteremo la Slovacchia sarà giusto andare a casa, ma potremmo qualificarci con tre pareggi, come nell’82: figuratevi che panico. Non sono assolutamente pentito delle mie scelte, non ho lasciato a casa nessun fenomeno, nessuno che ci avrebbe fatto vincere anche solo questa partita. Prima di occuparvi di queste cose aspettate un po’, perché rischiate di rimangiarvi tutto». Molti giocatori hanno anticipato che «nei prossimi giorni do-

vremo parlarci» e, appurata l’esistenza del problema, ci si aspetta che qualcuno individui anche delle soluzioni. «Ci è mancata un po’ di fortuna», ha detto Lippi, «però anche molta lucidità, buttavamo soltanto palle in mezzo.

“Non sono pentito delle scelte e non ho lasciato a casa fenomeni. Nell’82 bastarono tre pari” I motivi? Non c’è una spiegazione per tutto». Bisognerà trovarne, però, altrimenti c’è il rischio di andare a casaccio e ieri un po’ è successo. «Qualcuno è finito fuori ruolo perché Lippi ha fatto degli esperimenti e un po’ di confusione si è creata», ha sibilato Marchisio. «È mancata un po’ di cattiveria negli attaccanti», ha giudicato Montolivo. «Sapevamo cosa dovevamo fare per non prendere un gol così e l’abbiamo preso lo stesso», s’è indispettito Chiellini. «Ci è mancata lucidità sotto porta», ha insinuato Criscito. Poi, tutti sono stati bravi a correggere immediatamente il tiro, a precisare e ad ammorbidire i concetti: è il segno che il castello di carte resta in piedi, malgrado qualche ondeggiamento. Ma se alla Slovacchia bastasse un solo soffio? © RIPRODUZIONE RISERVATA


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MONDIALE R2SPORT

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Come nell’86

Povere finaliste

Rigoristi

Mostri sacri

L'Italia campione in carica ottenne due 1-1 anche nel 1986, quando in Messico pareggiò contro Bulgaria e Argentina. Per Lippi terzo 1-1 di fila, contando anche la finale con la Francia

È la quarta volta che l’Italia non vince le prime 2 gare del girone (un pari e un ko nel ’62, due pareggi nell’82 e nell’86). Le due finaliste del 2006 a secco: mai successo dopo 2 turni

Per l’Italia 11 rigori ai mondiali (8 trasformati). Prima di Iaquinta, in gol Meazza (’38), Pandolfini (’54), Altobelli (’86), Schillaci (’90), R.Baggio (’94 e ’98), Totti (2006)

Serata agrodolce per Marcello Lippi che con 9 partite mondiali senza sconfitte raggiunge al secondo posto di sempre Vittorio Pozzo. A 10 c’è Enzo Bearzot

Una delle peggiori prestazioni negli ultimi decenni della nostra nazionale, sciatta e inoffensiva. Scelte di gioco assurde Dopo il gol di Smeltz per un pasticcio difensivo, ha rimediato dal dischetto. Poi solo tanta confusione, anche tattica

L’Italia DAL NOSTRO INVIATO ENRICO CURRÒ NELSPRUIT orse la Nuova Zelanda non sarà la Corea della savana, però le somiglia abbastanza. Ha costretto a un inglorioso 1-1 su rigore l’Italia più sciatta e inoffensiva degli ultimi quarant’anni: nel 2010, unica tra le 32 del Mondiale, la Nazionale non ha ancora vinto nemmeno un’amichevole. Ora la qualificazione si decide giovedì a Johannesburg con la Slovacchia ed è appesa alle astruse combinazioni aritmetiche: il primo posto nel girone, indispensabile per evitare l’Olanda negli ottavi, figura tra le eventualità improbabili. Il primo tempo merita un posto d’onore nella galleria degli orrori azzurri. Di fronte all’accozzaglia raccattata da Herbert tra il campionato neozelandese, quello australiano e i club minori inglesi (con l’aggiunta di Elliott, che a 36 anni una squadra non ce l’ha), gli iperprofessionisti di Lippi hanno fatto tutto ciò che non dovevano. Avrebbero dovuto giocare palla a terra. Invece hanno concesso agli avversari di trasformare la partita in una gara di lunghi rilanci sbilenchi. Avrebbero dovuto limitare i duelli aerei. Invece li hanno alimentati, incluse le gomitate del noto spaccanasi Fallon, graziato dall’arbitro guatemalteco dall’espulsione su Zambrotta e placato al 20’ con un’ammonizione. Avrebbero dovuto far valere la tecnica. Invece hanno sforna-

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sbagliata

Un rigoretto di Iaquinta questo resta dei campioni to un’infinità di cross per i saltatori oceanici, a un ritmo così impacciato da aiutare l’empirica difesa degli All Whites. Lippi si era illuso che gli stenti offensivi mostrati col Paraguay fossero dipesi dal poco collaudato modulo con Marchisio trequartista, anziché dalla fatale assenza di pressing, che suggerirebbe l’innesto di Gattuso. Ha dunque riproposto gli stessi uomini nel 4-4-2, con Marchisio

esterno sinistro e Iaquinta seconda punta, per alleviare la solitudine di Gilardino. Purtroppo il problema è la qualità e la personalità degli interpreti. A destra Pepe si è confermato un corridore, sprovvisto di dribbling e di genio. L’incursore Marchisio ha manifestato totale mancanza d’intraprendenza. Gilardino si è lasciato anticipare, né le ruvide sponde del generoso Iaquinta hanno attenuato la sensazione

di una coppia estemporanea e male assortita. Il precoce gol della Nuova Zelanda (8’, in sospetto fuorigioco) ha aggiunto insicurezza, tanto più che lo ha provocato il capitano. Su un calcio di punizione rugbistico di Bertos dalla trequarti, Cannavaro si è lasciato carambolare il pallone addosso: a un passo da Marchetti, scalognato sostituto di Buffon, Smeltz ha allungato la zampata dell’1-0. L’Italia ha rea-

Girone F ITALIA - NUOVA ZELANDA 1-1 ITALIA (4-4-2) Marchetti sv – Zambrotta 6, Cannavaro 4, Chiellini 5, Criscito 5 – Pepe 5 (1’ st Camoranesi 5), De Rossi 5, Montolivo 6.5, Marchisio 5 (16’ st Pazzini 5) – Gilardino 4.5 (1’ st Di Natale 5.5), Iaquinta 6. NUOVA ZELANDA (3-4-3) Paston 6 – Reid 6.5, Nelsen 6.5, Smith 6 – Bertos 6.5, Vicelich 6 (35’ st Christie sv), Elliott 6.5, Lochhead 6.5 – Killen 6.5 (48’ st Barron sv), Smeltz 6.5, Fallon 6 (18’ st Wood 5.5). Arbitro: Batres (Gua) 5.5. Reti: 7’ pt Smeltz, 29’ pt rig. Iaquinta. Note: ammoniti Fallon, Smith, Nelsen. Spettatori 40.000.

ITALIA 1 5 8 8 1 23 11 1 76 70 33 15 38 0 0

I NUMERI N. ZELANDA

Reti Tiri nello specchio Tiri respinti Tiri fuori Pali-Traverse Totale tiri Falli commessi Fuorigioco Palle perse Palle recuperate Cross Corner Possesso palla (minuti) Ammonizioni Espulsioni Minuti giocati: 95’ (46’ + 49’) Minuti gioco effettivi: 58’ (29’ + 29’)

1 1 0 2 0 4 24 1 74 63 7 0 20 3 0

gito con i riflessi di un plantigrado. A parte una svirgolata sotto porta di Chiellini, il solo Montolivo ha tentato un vero tiro da fuori: palo (27’). Batres ha allora soccorso la Nazionale con un rigore magnanimo, per una piccola trattenuta di Smith a De Rossi. Dopo la goffa respinta di Paston su De Rossi appena prima dell’intervallo, dagli spogliatoi sono riemersi Di Natale per Gi-

Il film della partita

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IL GOL DI SMELTZ

IL PALO AZZURRO

PARI SU RIGORE

PROVA MONTOLIVO

BRIVIDO WOOD

CAMORANESI

Dalla punizione di Bertos nasce l’1-0 di Smeltz

Montolivo dai 25 metri: destro che finisce sul palo

Smith trattiene De Rossi: Iaquinta trasforma

Gran botta dal limite, Paston in tuffo ci arriva

Salta Cannavaro e incrocia il sinistro: fuori di poco

Recupera palla e tira dai 30 metri: Paston in angolo

lardino e Camoranesi per Pepe. Il presunto 4-3-3 offensivo è stato poi ulteriormente appuntito da Pazzini (per Marchisio). L’ennesima correzione tattica di Lippi non ha dato frutti: neppure la teorica iniezione di tecnica ha funzionato. Camoranesi è stato più efficace di Pepe, ma anarchico. Di Natale ha punzecchiato qua e là, Pazzini ha perso il pungiglione. L’unica parata difficile Paston l’ha fatta su un destro da fuori di Montolivo (24’), mentre Marchetti ha rischiato il gol su diagonale a lato di Wood (38’) e Chiellini il rigore in un corpo a corpo in area con Reid. Altro che Italia camaleontica. Questa, per ora, porta il costume di Arlecchino. E le toppe, con la Slovacchia, potrebbero non bastare © RIPRODUZIONE RISERVATA


la Repubblica

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LUNEDÌ 21 GIUGNO 2010

PER SAPERNE DI PIÙ www.figc.it www.nzsoccer.com

Test per Pirlo

Doccia fredda

Griffen

Cassano

Non è certo il rientro di Pirlo contro la Slovacchia. Oggi per il regista azzurro una serie di test per verificare la completa guarigione del polpaccio sinistro

Azzurri in difficoltà anche dopo il fischio finale. Rientrati negli spogliatoi dello stadio Mbombela di Nelspruit hanno trovato le docce rotte: niente acqua calda

“È una grande giornata per tutto il mio paese”. Paul Griffen, neozelandese azzurro, 47 presenze nell’Italia del rugby, festeggia: “Possiamo passare il turno”

Anche Lippi ieri ha pensato a Cassano (che oggi parte per le Figi), ma per fare gli auguri al neo sposo: “Spero che ottenga tutto ciò che desidera nella vita e sul lavoro”

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SCHERMAGLIE MONDIALI ANTONIO DIPOLLINA

Ma Lippi in fondo è sempre un bell’uomo abio Caressa ripristina il suo monologo introduttivo: “Come ti sei svegliata Italia stamattina? Leone o gazzella?” A occhio, paguro bernardo. Ancora Caressa sul pallone-gol della NZ che esce di poco: “Abbiamo soffiato tutti qua, amici”. Finché perde la pazienza anche lui: “Qui gli attaccanti azzurri hanno giocato a nascondino con i difensori”. Che è un’accusa sanguinosa, ma era verissimo. *** Unica nota positiva: nessuno degli azzurri cantando l’inno si esibisce più nel poropò-poropò tra una strofa e l’altra. “C’è Marchetti al posto di Buffon, lo sappiamo, non è una notizia dell’ultima ora” (Fabrizio Failla, Rai). Lothar Matthaeus su Sky: “Forse l’Italia ha dimenticato di fare il ricambio generazionale”. Ops. Marco Mazzocchi si scusa mille volte per il blackout della Rai a Torino poi non resiste: “Coraggio, in fondo non vi siete persi niente”. “Sì troppe palle alte in area, ma le palle sono rimaste a terra, calcisticamente parlando, eh?” (Marino Bartoletti, Rai). “Lippi, voto 7 e mezzo, in fondo è sempre un bell’uomo” (Le pagelle di Linda Santaguida, Rai). “Alciato, sei molto bello con quest’ombra che ti accarezza il volto” (Ilaria D’Amico, Sky). “O alzate il volume delle vuvuzelas o abbassate la voce di Bagni” (commento su Friendfeed).

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L’esercito ormai perduto di Marcello il testardo La rabbia del ct tradito dalle sue stesse scelte (segue dalla prima pagina)

VITTORIO ZUCCONI on è riuscito a colpirne neppure un filo. È stato lì, in quel gesto di rabbia e di frustrazione che l’istantanea di questa Italia del calcio 2010 è stata scattata. L’immagine di una squadra impotente. Non è possibile, neppure per il più accanito e bieco dei tifosi, per chi guardava la partita contro la patetica Nuova Zelanda in tv o ha avuto il privilegio di vederla in questo meraviglioso e inutile stadio costruito sul limitare della Savana dove non esiste neppure una squadra di calcio professionistica e diventerà un elefante morto tra gli elefanti vivi, arrabbiarsi troppo contro la Nazionale che ora dovrà contare sulla solita algebra di quozienti e pi greco per non essere buttata fuori, lei e quella coppa che ancora quattro anni or sono aveva innalzato. Un ricordo, quello del 9 luglio 2006, che gli spettatori anziani, ma anche giovani, faranno bene a conservare gelosamente e chiudere nella cassaforte, perché con quanto produce oggi il calcio italiano, potrebbero trascorrere generazioni, prima di vederne un’altra. Preferirei di molto, appunto come fanatico di calcio, tossico dei Mondiali e tifoso della Nazionale, poter scrivere oggi dallo stadio di Nelspruit invettive da bar sport. Barrire contro Lippi che s’intestardisce a mandare in campo la stessa formazione con lo stesso risultato, cioè andare subito sotto e poi dover furiosa-

N

Il ct Marcello Lippi

Un gesto di stizza allo scadere: il Grande Richiamato del 2006 ormai non ha più cannoni mente contropedalare, cambiandola ammettendo i propri errori a uova rotte. O inveire contro Cannavaro che continua a dimostrare perché ormai sia maturo per le oasi della penisola arabica, contro Marchetti, il portiere dell’Ave Maria tatuata, che non ha nessuna colpa perché non ha neppure potuto sbagliare vista l’inesistenza dei rudi sgomitatori, contro Gilardino, che quando non fa gol, cioè troppo spesso, è come un’automobile chiusa in garage, costa soltanto in assicurazione e manutenzione e non serve a niente. Ma è più il senso della desolazione che prevale sulla collera. Questo è il calcio azzurro che ci è dato vedere, e se gli assenti, come Pirlo, sembrano sempre i

Azzurri col lutto

Addio Rosato, eroe buono dell’Azteca OBERTO Rosato aveva occhi chiarissimi, gli si poteva leggere dentro, e inconfondibili gambe "a ics" che usò in campo per spazzare l'area di rigore e salvare la porta del Toro, del Milan, del Genoa e soprattutto della nazionale. E' morto ieri a 67 anni, dopo una decennale, terribile e coraggiosissima battaglia contro il cancro. E' morto da stopper in disperata rincorsa sull'ultimo pallone, sapendo che l'ultimo pallone non esiste: se hai cuore, può sempre diventare il penultimo. E' stato uno dei più grandi difensori della storia azzurra. Memorabile un suo salvataggio sulla linea durante Italia-Germania 4- 3 in Messico, su tiro di Gerd Muller: se Rosato fos-

R

Il difensore Roberto Rosato

se arrivato in ritardo, sarebbe cambiato il destino della più incredibile partita di sempre. Dopo la finalissima contro il Brasile, scambiò la sua maglietta con Pelè, e per quasi tutta la vita conservò quel cimelio come una reliquia, finché fu costretto a venderlo. Ma lo fece senza malinconia, perché le cose finiscono. Era una gran persona, un uomo gentile, un generoso. Aveva la classe della gente pulita. Lo chiamavano "faccia d'angelo" perché davvero il suo volto era così, in contrasto con quel suo modo battagliero di giocare a pallone. Ma degli angeli aveva anche il cuore. (m.cr.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

migliori quando si fa schifo, va detto che la Nazionale italiana non vince nulla da molto tempo, non sa fare gol, non sa più difendere con quella forza che ci faceva esecrare dal resto del Mondo, ma ci faceva spesso vincere. Lo sappiamo tutti, meno Lippi, che magari sarebbe servito anche quel Cassano che sarà un Franti inviso al talismano del «gruppo», perchè il suo compagno Pazzini senza di lui è come una bicicletta senza la catena, può pedalare quando vuole ma non va da nessuna parte. Che avrebbe fatto comodo un caratteraccio balzano come Balotelli, per dare una scossa elettrica a questa rana morta che non muove le zampine. E che, vista dalle tribune dello stadio dove il campo si vede al completo, somigliava più alle figurine del subbuteo, graziose e tutte ferme ad aspettare la pallina, che a un formazione dinamica e veloce. Poi ricordiamoci, mentre Lippi tenta invano di prendere a calci l’erba e comincia — finalmente — a dare segni di impazienza e di stress anche nelle conferenze stampa quando accusano DeRossi di avere «barato» per ottenere il rigore, è il Grande Richiamato, il reduce di Vittorio Veneto ripescato dal pensionamento dopo la Caporetto di Donadoni, secondo l’eterna illusione del generale che da solo può moltiplicare la forze e vincere le battaglie. Dimenticando che anche il marginale dio del calcio, come il Dio al quale si richiamava Napoleone, alla fine sta sempre dalla parte dei reggimenti che hanno più cannoni. E qui di cannoni, o anche solo di colubrine non ce n’è. Tra fratelloni che invecchiano e fratellini d’Italia che non crescono, e appena mostrano qualche filo di progresso come Montolivo, aveva ragione il mondo di considerarci come marginali usurpatori di un titolo solenne, i ragazzi dell’»Anonima Pallone». Poi, naturalmente, i fantasmi che sono puntualmente tornati a visitarci e ad accompagnarci, si trasformeranno nelle fatine dai capelli turchini che ci regaleranno qualificazioni, vittorie immeritate, cabale, botte di culo, con la stessa generosità con la quale ci stanno offrendo le malinconie di partite orribili come quella di ieri sera. «Ci abbiamo messo il cuore» ha detto quello con il faccino più da bambino smarrito, Criscito. E che cosa dovrebbero metterci, se non hanno altro? © RIPRODUZIONE RISERVATA

*** Galeazzi tra autorevolezza, esperienza e lontananza romana è l’unico che in diretta prende di petto Cannavaro e gli chiede (un po’) conto degli errori sui gol. Kànna la prende ovviamente male, chiede se è un processo a lui e si ritira con un po’ di sdegno, tra orgoglio da campione del mondo e afrori di Dubai in lontananza. *** Discreto ritorno delle vuvuzelas. A Città del Capo una nota azienda automobilistica ne ha installata una di 37 metri (chissà quanto è grosso quello che soffia). Per il momento è stato vietato di azionarla. Sul web l’immagine più riuscita è quella dell’Urlo di Munch con il soggetto circondato da vvzs che suonano. Ma soprattutto De Rossi ha esultato in faccia a Iaquinta mimando la trombetta e Iaquinta ha spiegato che De Rossi lo prende sempre in giro sostenendo che ha un naso identico alla vvz. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Voti Marchetti azzurri

Zambrotta

Cannavaro

6

4

sv

Chiellini

Criscito

5

Le pagelle

Pepe

5

De Rossi

5

5

MAURIZIO CROSETTI

Gilardino, la punta che non tira mai E il leader De Rossi si è smarrito Lippi

ITALIA sv Gli arriva solo un tiro e non era parabile. Altre volte è sembrato forse un po' in ritardo, ma sono sensazioni: non si possono giudicare le parate che non si sono viste. Avrà, purtroppo e speriamo, migliori occasioni per dimostrare quando vale. Purtroppo, perché gli avversari tireranno; speriamo, perché vorrebbe dire non andare a casa. ZAMBROTTA 6 Strappa la sufficienza correndo e dannandosi per un tempo, nonostante abbia fatto un po' il suo, di tempo. Non ancora scaduto: quasi. È tra quelli che, tramontando, dimostrano che il passato non ritorna e che questa è una squadra vecchia dentro. Ormai l'antico Zambrotta rischia la pagella alla memoria, e non è l'unico. CANNAVARO 4 Il peggiore degli azzurri. CHIELLINI 5 Nello stadio che ha i piloni a forma di giraffe, una delle costruzioni più suggestive dello sport mondiale (che se ne faranno, dopo?), lo stopper con la faccia da pugile e/o da gregario ciclista sembra, pure lui, un giraffone stanco. Uno di quegli animali da zoo un po' imbambolati da troppe foto e noccioline. Peccato, perché di solito è una delle poche certezze a cui aggrapparsi. Se cede anche Chiellini, vuol dire che la nazionale è alla frutta o forse al dessert. CRISCITO 5 Sembrava che il Genoa lo avesse rigenerato, dopo che la Juve l'aveva prima bruciato e poi frettolosamente cacciato. Eppure, questo inizio di mondiale conferma che il ragazzo ha forse più limiti che qualità. Anche se l'avversario è modesto, Criscito gioca frenato e sbaglia persino i passaggi più facili, senza crossare né proporsi quasi mai. La timidezza come malattia, oppure sarà l'emozione. Da rivedere. PEPE 5 È un frillino, un piccolo ago da sarta. Un bel giocatorino elettrico che le prova tutte, va di qua e va di là, a un certo punto Lippi sembra il nonno vigile davanti alle scuole elementari: perché prova a dirigere il traffico di questo confuso e volenMARCHETTI

Cambia modulo, cambia giocatori in corsa, non cambia la sostanza di un’Italia sgangherata. Incapace di far male all'inizio, l'Italia lo è pure alla fine: e Lippi mica poteva mettere dentro Cassano o Balotelli.

5.5 Batres

Diciamolo, ci ha regalato il rigore. Però non ha visto un fuorigioco di centimetri sul gol del vantaggio neozelandese. Facciamo finta che i due episodi quasi uguali e contrari si elidano.

5.5 Herbert

Se alleni la Nuova Zelanda e riesci a non farti battere dai campioni del mondo, o sei un genio o avevi contro nessuno. Lui non è un genio, però il voto alto lo merita comunque. Lo sconosciuto più contento del mondiale.

7

teroso ragazzo. Invano. Difatti nel secondo tempo lo lascia nello spogliatoio dove, si presume, Pepe non avrà trovato neppure lì la posizione tra panca, sedia e doccia. Dal 1' st Camoranesi 5: lo juventino di ieri non combina nulla più di quello di domani. Involuto, fuori registro e senza condizione. Sembra uno dei tanti ex di questa malinconica squadra. DE ROSSI 5 Come talvolta gli accade, illude e invece è in confusione. Prova a diventare l'unico leader di una nazionale senza carisma e senza fantasia, è risolutivo quando conquista il generosissimo rigore (contro il

Paraguay aveva segnato, due cose utili in due partite). Eppure, quando dovrebbe guidare la svolta si smarrisce nel bosco come un Pollicino senza mollica. MONTOLIVO 6,5 Il migliore degli azzurri. MARCHISIO 5 Contro il Paraguay era fuori ruolo, stavolta è semplicemente fuori gara. E non per colpa della tattica o dell'allenatore. Tra i giovani più talentuosi e dinamici del campionato, è atterrato in Sudafrica senza

il migliore Montolivo

L’unico con un po’ di coraggio NON è mai facile salvare un relitto dal naufragio, ma lui è stato l'unico a non affogare completamente. Ha centrato uno sfortunatissimo palo che poteva cambiare la storia della partita, e forse del mondiale azzurro. Ha scaldato le mani al portiere dei "kiwi" (noi, invece, mele bacate), ci ha messo coraggio e personalità. Non ha paura di tirare in porta, gesto ormai rarissimo per gli azzurri. Se poi non è Rivera, non sarà mica colpa sua.

il peggiore Cannavaro

Svarioni e corse a vuoto POVERO capitano delle notti tedesche, come ti sei ridotto. Un pomeriggio terribile, pieno soltanto di errori e corse a vuoto. Il gol neozelandese è colpa sua, poi inciampa un altro paio di volte e nel finale spalanca la strada al possibile raddoppio di Wood, che tira malaccio. Magari si rialzerà col carattere, però sono in tanti a pensare che avrebbe fatto meglio ad andare a Dubai l'anno scorso, non l'anno prossimo.

NUOVA ZELANDA 6 Stile discutibile, però efficace. Smanaccia come un pallavolista delle medie, ma lo beffano solo su rigore. Un giorno lo racconterà ai nipoti davanti al caminetto, cercando invano di non farsi sfuggire il bicchiere. REID 6,5 Dinamico sulla fascia, dove fa la pendola e disorienta Criscito. NELSEN 6,5 Roccioso, caratteristica che i bianchi sfoderano a forza di gomitate. Qualcuna di troppo, ma nella vita ci si arrangia come si può. SMITH 6 Soffre Zambrotta e gli prende le misure col passare dei minuti. PASTON

6,5 È suo il lunghissimo cross (su calcio di punizione) che l'Italia trasforma nel pasticcio del gol. VICELICH 6 Dalle sue parti non si passa. Dal 35' st Christie sv. ELLIOTT 6,5 BERTOS

REPUBBLICA RADIO TV Alle 12.40 “Faccia da Mondiale” con Zucconi, Marrese, Crosetti

È il regista e qualche idea ordinata riesce a squadernarla. LOCHHEAD 6,5 Mica facile avere due acca nel cognome e fermare i campioni del mondo, tutto in una volta. KILLEN 6,5 O forse killer, uno dei tanti che ci hanno fatto quasi fuori. Dal 48' st Barron sv. SMELTZ 6,5 Avvoltoio grifone dell'area piccola, aiutato però da un altro animale meno nobile e fiero: il pollo Cannavaro. FALLON 6 Cuce parecchie manovre e dà respiro alle cosiddette ripartenze della Nuova Zelanda. Dal 18' st Wood 5,5: sulla coscienza il tiro sballato del possibile kappaò azzurro.


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LUNEDÌ 21 GIUGNO 2010

Montolivo

Marchisio

6.5

Iaquinta

5 (segue dalla prima pagina)

DAL NOSTRO INVIATO EMANUELA AUDISIO a metterà in salotto, dove si tengono le teste di chi un giorno fu re, come ricordo di un giorno eccezionale. Il paese che ha appena 25 giocatori professionisti di calcio non va a fondo con l’Italia che ne ha 3.451. La maglia del capitano Fabio Cannavaro sarà la prova che il pareggio tra Nuova Zelanda e Italia non è una favola, ma realtà. E che il capitano che quattro anni fa alzò la Coppa da gladiatore ora è un leone spelacchiato, che non fa nemmeno finta di aprire le fauci. È lui che al 7’ perde l’equilibrio e con la coscia passa la palla a Smeltz che segna.

L

sangue, vampirizzato da chissà cosa. La sua pessima partita dura un'ora appena, e non si ricorda neanche uno spunto interessante. Giusto toglierlo, quasi per disperazione. Dal 16' st Pazzini 5: senza offesa, sembra Gilardino. Dopo giorni di domande epocali (meglio "il Pazzo" oppure "il Gila?", meglio il ragù o il pesto?, meglio andare a casa subito oppure negli ottavi?), il centravanti della Sampdoria dà ragione a chi lo aveva tenuto fuori. Dov'è finito il bomber con la maschera di Zorro? Ieri pareva semmai Bernardo, il servitore muto di don Diego. GILARDINO 4,5 Spiacenti, non sarà il nuovo Pablito, prima morto e poi risorto. E' cotto come un uovo, molle come una mozzarella. E se gli arrivano pochi palloni (vero), lui non fa niente p e r meritarne di più. Vaga sull'erba, pascolando e ruminando fino alla sacrosanta sostituzione. Dal 1' st Di Natale 5,5: prima palla giocata, subito un bel destro al volo. Ma è un fuoco fatuo, un fiammifero e non un falò. Mezzo voto in più per le classiche scarpette nere: almeno lui non è un arlecchino. Però non è nemmeno il capocannoniere del campionato, non più, quello è rimasto nella bella Udine. IAQUINTA 6 Quando è nato non l'ha baciato una dea, però si fa sempre un mazzo così. Resta freddo e tira benissimo il rigore, anche se il resto della sua partita non è un granché. Iaquinta di mestiere fa la sponda, non la fionda. Umile, utile, modesto. E con un paio di orrende scarpette gialle da papero in vacanza. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Con lui non si passava, ora è diventato espugnabile. E fa errori che decidono E lui che quando corre a riprendere la posizione inciampa non una, ma due volte. È lui che invece di anticipare, crolla a terra, è lento, in ritardo, con la cautela che hanno i vecchi quando escono dalla vasca di bagno e tentano di aggrapparsi alla prima cosa che hanno vicino. Al capitano scappano tutti gli avversari, gli sgusciano via, prova a riacchiapparli aiutandosi anche con le cattive maniere e all’82’ gli va via anche il dilettante Wood che rischia di segnare. La fascia nera che anche il capitano porta in memoria del grande Rosato sembra il segno del suo lutto personale. Era bello il capitano quando sembrava un giovane Achab che svettava imperioso sulla difesa azzurra e quando i suoi sguardi spegnevano ogni audacia degli avversari. Lui era lì: dirigeva, ammoniva, approvava, accompagnava fuori area la palla. Da applausi, sempre. Una sicurezza, una cerniera che improvvisamente si alzava e chiudeva ogni speranza. Voi che cercate di entrare verso la porta azzurra, smammate. Ora il capitano è quasi sempre in difficoltà, in-

Gilardino

6

Pazzini

4.5

PER SAPERNE DI PIÙ www.fabiocannavaro.it www.giorgiochiellini.com

Camoranesi

5

Di Natale

5

Malinconico Cannavaro il gladiatore è un ricordo Lento, impacciato: ora è uno scalpo per i rivali 135 GARE IN AZZURRO

Il difensore della Juventus ha giocato con la maglia azzurra 135 partite, segnando 2 gol. Cannavaro è il primatista assoluto dell’Italia in fatto di presenze

5.5 mastino classe 1946, terrore di tutti i vicoli. Dove non c’è la sabbia di Capocabana e la rovesciata dolce, ma l’asfalto, la pietra lavica, l’assist del marciapiede. Dove lì Pelè non lo puoi fare, perché se sbagli il dribbling ti accoppi un piede, e se toppi il rilancio, finisci in cattedrale. Del capitano con la testa rasata ti fidavi, perché le sue prime porte erano state quelle con le inferriate delle chiese sconsacrate e i bidoni della spazzatura servivano da pali. Perché nei vicoli di Napoli si gioca anche in notturna sotto la

“Volete processare me? L’avete fatto anche col Paraguay Se vi serve un colpevole, eccomi”

17 PRESENZE MONDIALI

Fabio Cannavaro ha raggiunto il portiere Dino Zoff a quota 17 presenze ai mondiali. Meglio di loro hanno fatto solo Paolo Maldini (23), Cabrini e Scirea (18)

4 COPPE DEL MONDO

Cannavaro è al quarto mondiale. Esordio in Francia nel ’98, poi ha giocato le edizioni 2002 e 2006. Il record (5) è di Matthaeus e del portiere messicano Carbajal

Cannavaro a terra nel match contro la Nuova Zelanda ciampa in se stesso, paga dazio all’età, ai 37 anni, ogni volta che si muove sembra il presagio di un dolore ulteriore. Perfino gli occhi sono cambiati. Fingono sicurezza, ma si chiudono appena il tormento si avvicina. Hanno l’impotenza di chi riesce ancora a vedere, ma non può più intervenire. Anche contro il Paraguay

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mentre quel caprone di Alcaraz volava in alto e inzuccava il suo primo gol in nazionale, nello sguardo del capitano, piantato a terra, c’era un lampo che si spegneva. Un che di lascivo, di abbandono, come chi saluta una nave che va e ti ha lasciato a terra. Per ritardo tuo, che manco il fischio alla partenza hai sentito.

I vecchi pugili non invecchiano quando non vedono più partire il colpo, ma quando non hanno più le gambe per schivarlo. Dispiace per il capitano, che è tra i pochissimi giocatori a salutare per primo. E perché è tra i pochi che viene dalla pallastrada napoletana, figlio di Pasquale, stopper di piazza Concordia,

galleria Umberto. È chiaro che quei tiri lì poi ti portano a vincere in una grande notte a Berlino. Il capitano ha moglie, tre figli, e i loro nomi tatuati sulla pelle, nel prossimo campionato andrà a svernare tra gli sceicchi di Dubai. Dice: «Il loro gol è una casualità hanno messo questa palla in area che è stata deviata, me la sono trovata addosso, l’ho toccata, forse era anche fuorigioco. Peccato, lavoriamo in fase difensiva e alla prima occasione ci fanno gol. Non cerchiamo colpevoli, siamo una squadra». Va in tv, ha un battibecco coi giornalisti, respinge le accuse: «Volete processare me? L’altra volta (col Paraguay) non era il mio uomo e si è detto invece che lo era, questa volta il pallone m’è finito contro. Se vi serve per forza un colpevole, allora eccomi». Il capitano è ancora favoloso solo nello spot con Drogba, quando fa una rincorsa pazzesca e sulla linea di porta salva in rovesciata un gol per cui già l’Africa esulta. Allora parte il jingle di Bobby Solo che canta: «C’è Cannavaro, c’è il capitano». C’era. Ora c’è solo un ostaggio. Smeltz se ne torna in Nuova Zelanda con il suo scalpo. Un paese con quattro partecipazioni mondiali che pareggia con quello dai quattro titoli mondiali. E mette a sedere il re della sua difesa. Che favola. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Criscito

Montolivo

Herbert

Marcatori

"È mancata la lucidità, abbiamo fatto solo tiri da lontano. Dovevamo giocare di più palla a terra. Gli attaccanti ci sono, serve solo che qualcuno si sblocchi”

“Partita condizionata da un episodio. Il problema è l'atteggiamento, ci vuole più convinzione dei centrocampisti nel dare supporto agli attaccanti, servono più inserimenti”

“Un risultato incredibile per il nostro Paese, che si è fermato a guardarci”, dice il ct della Nuova Zelanda che poi accusa l’arbitro: “Ho notato alcune decisioni strane"

3 reti: Higuain (Argentina) 2 reti: Elano, Luis Fabiano (Brasile); Gyan (Ghana, 1 rig.); Forlan (Uruguay, 1 rig.) 1 rete: 44 giocatori Autoreti: 2

DAL NOSTRO INVIATO MARCO MENSURATI NELSPRUIT a confusione mentale dell’Italia di questi giorni sta tutta nella spiegazione data da Iaquinta ai giornalisti subito dopo il naufragio azzurro. «È un momento difficile, questo, perché ci capita di affrontare squadre deboli, più avanti, quando affronteremo squadre più forti, allora sarà più facile». Testuale. Nessuno, tra i presenti, se l’è sentita di chiedere all’attaccante ulteriori spiegazioni circa la sua teoria. Che però, fortunatamente, è stata illustrata con più raziocinio, poco dopo, da Gigi Riva: «Per le caratteristiche che abbiamo ci troviamo meglio quando affrontiamo squadre che ci lasciano giocare, quando invece si chiudono, come ha fatto oggi la Nuova Zelanda, troviamo più difficoltà». Messa così sembra funzionare leggermente di più, e non è un caso che sia questo il ritornello ripetuto da tutti gli azzurri. Da Cannavaro, «siamo più forti con le squadre più forti di noi», a Chiellini che forse è il più chiaro di tutti: «Siamo una squadra da difesa e contropiede e quando non possiamo farlo

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“Erano troppo deboli per noi” Azzurri confusi e spaventati De Rossi: “Se non vinciamo mai, giusto uscire” IAQUINTA “Quando affronteremo squadre più forti sarà tutto più facile”

Black out Rai

E a Torino l’Italia scompare

CHIELLINI “Prendiamo gol alla prima palla che passa e poi andiamo in confusione” De Rossi anticipato di testa da Reid andiamo in confusione». Chiellini poi va oltre nella lettura di quanto accaduto sin qui, in questo mondiale. «È evidente che abbiamo un problema molto grosso: prendiamo gol alla prima palla che passa in area. E dire che ci avevamo la-

vorato… ma evidentemente dobbiamo lavorarci di più. Altrimenti c’è da aver paura». Eccola, la paura. Il vero tema della serata. «Non dobbiamo cadere nel pericolo di aver paura — parla con se stesso Gilardino — siamo tutti dei giocatori di

grande livello, pensiamo solo a vincere». «Non dobbiamo cadere nella trappola della paura», fa training autogeno Iaquinta (che incidentalmente ha spiegato di aver festeggiato il gol imitando la vuvuzela con il naso). Solo De Rossi sembra

TORINO — Per molti tifosi Italia-Nuova Zelanda è finita al primo tempo. A Torino e nel Piemonte occidentale il digitale terrestre s’è oscurato poco dopo le 17: la partita su Rai Uno è scomparsa. Tante telefonate di protesta ai vigili urbani e in serata le spiegazioni della Rai: un violento sbalzo di tensione elettrica ha spento il ripetitore dell’Eremo, sulla collina torinese. Il collegamento è tornato solo dopo la fine del match.

tranquillo: «Siamo più delusi e sorpresi che spaventati. Però non credo che sia una tragedia. Dobbiamo solo rimanere sereni e vincere la prossima partita. Cavolo, siamo l’Italia una partita nel girone dobbiamo vincerla per forza. Altrimenti è giusto uscire». Da futuro leader, De Rossi (che ha anche ricevuto un bongo in legno come man of the match Fifa, «sai che me ne faccio de ‘sto premio, quello del 2008 l’ho dimenticato nel pullman», ride amaro) si lancia in una difesa del lavoro sin qui svolto. «Non credo sia tutto da buttare, se guardiamo le due partite vediamo che il pallino del gioco l’abbiamo sempre tenuto in mano noi. Certo, abbiamo preso due gol in due partite su due calci piazzati. Bisogna migliorare subito sennò nella parte difficile del tabellone non ci andiamo proprio». Qualcuno, alludendo a Totti e Cassano gli chiede se qualche altro giocatore avrebbe fatto comodo a questa squadra, ma lui non ci casca: «Difenderò fino alla fine questo gruppo e le scelte che ha fatto Lippi. Altrimenti si potrebbe dire di tutto, anche che qualcun altro al posto mio avrebbe marcato meglio Alcaraz contro il Paraguay». © RIPRODUZIONE RISERVATA


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L’unica certezza di Lippi è il Paraguay I sudamericani dominano (Slovacchia ko): bisogna tifare per loro... Girone F

DAL NOSTRO INVIATO BENEDETTO FERRARA

SLOVACCHIA - PARAGUAY 0-2

BLOEMFONTEIN oro sono quelli che giocano a pallone, che hanno occhi cattivi e cuore grande per cercarsi e trovarsi, coprirsi e lanciarsi, essere squadra felice e testarda, essere un gruppo bianco, rosso e pronto per mettersi davanti a tutti nel girone. Loro sono quelli del Paraguay: una stella, Roque Santa Cruz (Manchester City), e intorno molta umiltà e altrettanta ambizione. E poi una difesa intensa e compatta, un centrocampo che copre e rilancia il gioco in tempi rapidissime e tre punte che a elastico aprono spazi e mandano in confusione le difese, come è accaduto ai pallidi slovacchi, usciti storditi e frustrati dopo un confronto senza senso contro una squadra che non le ha concesso neanche mezzo secondo di soddisfazione. E il 2-0 non basta certo a spiegare il concetto. Certo, forse non sarà il caso di esagerare: in fondo, pareggiare con l’Ita-

L

Sudafrica-Messico

1-1

Uruguay-Francia

0-0

Sudafrica-Uruguay

0-3

Francia-Messico

0-2

SLOVACCHIA (4-2-3-1) Mucha 5.5 — Pekarik 5, Skrtel 5, Salata 5 (38’ st Stoch sv), Durica 5.5 — Strba 5.5, Kozak 5 — Weiss 5, Hamsik 5, Vittek 5.5 — Sestak 5 (25’ st Holosko 5.5). PARAGUAY (4-3-3) Villar 6.5 — Bonet 6, Da Silva 6.5, Alcaraz 6.5, Morel 6 — Vera 7 (42’ st Barreto sv), Caceres 6.5, Riveros 7 — Barrios 6.5 (37’ st Cardozo sv), Valdez 6 (23’ st Torres 6), Santa Cruz 6.5. Arbitro: Maillet (Sey) 6.5. Reti: 27’ pt Vera, 40’ st Riveros. Note: ammoniti Weiss, Sestak, Durica, Vera. Spettatori 26.643.

Riveros realizza il gol del 2-0 contro la Slovacchia

lia e battere la Slovacchia non sono imprese epiche (la prima, soprattutto, è pratica molto diffusa di questi tempi). Ma oltre ai numeri della classifica, da quel che si è visto, di sicuro quella di Gerardo Martino è la squadra che al momento merita di più nel girone F e che, insieme ai neozelan-

desi, ha più ragioni per darsi delle belle pacche sulle spalle. Perché poi c’è molto Sud America, in questo mondiale. La grande Europa che impazzisce tra crisi isteriche e polemiche, l’Africa che perde pezzi, solo l’America latina tiene la testa alta sotto il cielo del Sudafrica. In testa a questo Para-

Argentina-Nigeria Corea Sud-Grecia

1-0 2-0

Inghilterra-Stati Uniti Algeria-Slovenia

1-1 0-1

Argentina-Corea Sud Grecia-Nigeria

4-1 2-1

Slovenia-Usa Inghilterra-Algeria

2-2 0-0

Serbia-Ghana Germania-Australia Germania-Serbia Ghana-Australia

0-1 4-0 0-1 1-1

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Uruguay Messico Francia Sudafrica

4 4 1 1

Argentina Corea Sud Grecia Nigeria

6 3 3 0

Slovenia Usa Inghilterra Algeria

4 2 2 1

Ghana Germania Serbia Australia

4 3 3 1

2 2 2 2

1 1 0 0

1 1 1 1

0 0 1 1

3 3 0 1

0 1 2 4

2 2 2 2

2 1 1 0

0 0 0 0

0 1 1 2

5 3 2 1

1 4 3 3

domani Nigeria-Corea Sud

domani Messico-Uruguay

1 0 0 0

1 2 2 1

0 0 0 1

3 3 1 0

2 3 1 1

2 2 2 2

1 1 1 0

1 0 0 1

0 1 1 1

2 4 1 1

1 1 1 5

2-0 1-0 1-0 1-2

Italia-Paraguay N. Zelanda-Slovacchia Slovacchia-Paraguay Italia-N. Zelanda

1-1 1-1 0-2 1-1

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Class.

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OLANDA Giappone Danimarca Camerun

6 3 3 0

Paraguay Italia N. Zelanda Slovacchia

4 2 2 1

2 2 2 2

2 1 1 0

0 0 0 0

0 1 1 2

3 1 2 1

0 1 3 3

24-6 Danimarca-Giappone Camerun-Olanda

2 2 2 2

1 0 0 0

1 2 2 1

0 0 0 1

3 2 2 1

1 2 2 3

24-6 Slovacchia-Italia Paraguay-N. Zelanda

Costa d’Av.-Portogallo Brasile-Corea del Nord Brasile-Costa d’Avorio

0-0 2-1 3-1

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BRASILE Portogallo Costa d’Av. Corea Nord

6 1 1 0

oggi

2 1 2 1

2 0 0 0

0 1 1 0

0 0 1 1

5 0 1 1

2 0 3 2

Portogallo-Corea N.

25-6 Portogallo-Brasile Corea N.-Costa d’Av.

Honduras-Cile Spagna-Svizzera

0-1 0-1

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Cile Svizzera Honduras Spagna

3 3 0 0

oggi

1 1 1 1

1 1 0 0

0 0 0 0

0 0 1 1

1 1 0 0

0 0 1 1

Cile-Svizzera Spagna-Honduras

25-6 Cile-Spagna Svizzera-Honduras In maiuscolo le squadre qualificate

PORTOGALLO - COREA NORD Eduardo 1 Paulo Ferreira 3 Bruno Alves 2 Ricardo Carvalho 6 Fabio Coentrao 23 Pedro Mendes 8 Raul Meireles 16 C. Ronaldo 7 Tiago 19 Simao 11 Liedson 9

Ri Myong Guk 1 5 Ri Kwang Chon 16 Nam Song Chol Pak Chol Jin 13 Ri Jun Il 3 Ji Yun Nam 8 Mun In Guk 11 An Yong Hak 17 4 Pak Nam Chol Jong Tae Se 9 10 Hong Yong Jo

Arbitro: Pozo (Cile) diretta: Sky Mondiale1

Girone H

Port Elizabeth ore 16

CILE - SVIZZERA 1 4 17 3 8 6 20 14 7 15 9

Bravo Isla Medel Ponce Vidal Carmona Millar Fernandez Sanchez Beausejour Suazo

1 2 5 13 17 7 8 6 16 19 10

Benaglio Lichtsteiner Von Bergen Grichting Ziegler Barnetta Inler Huggel Fernandes Derdiyok Nkufo

Arbitro: Al Ghamdi (A. Sau) diretta: Sky Mondiale1

Girone H

Johannesburg ore 20.30

SPAGNA - HONDURAS Casillas Sergio Ramos Puyol Piquè Capdevila Xavi Busquets Xabi Alonso Silva Torres Villa

I video mondiali per ipad

& Argentina

Olanda

Olanda-Danimarca Giappone-Camerun Olanda-Giappone Camerun-Danimarca

Girone G

Città del Capo ore 13.30

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Spettacolo Maradona il ct calcia le punizioni per allenare il portiere

23-6 Ghana-Germania Australia-Serbia

23-6 Slovenia-Inghilterra Usa-Algeria

Grecia-Argentina

Francia-Sudafrica

2 2 2 2

guay c’è un tipo gentile di soli 48 anni che ha fatto le cose migliori come centrocampista nella sua terra, l’Argentina, ma da allenatore è riuscito ha sfondare solo dalle parti di Asuncion, vincendo quattro campionati d’apertura col Club Libertad e una Paraguayan League col Cerro Porte-

no. Martino dice che non c’è da meravigliarsi. In effetti, la sua squadra è atterrata a Johannesburg dopo una qualificazione brillante: un punto solo sotto il Brasile nel suo girone e una vittoria da ricordare (2-0) proprio sulla Seleçao. Di che stupirsi, allora, se Hamsik e compagni si arrendono ancora prima di cominciare? Un gol del primo tempo (Vera), un altro nel finale (Riveros) dentro una partita durante la quale gli slovacchi fanno da paesaggio sullo sfondo di una storia che non gli appartiene. Un tiro in porta di Vittek alla fine. Niente più. E la pochezza slovacca di sicuro è una buona notizia per Lippi e i suoi. Ma, conti alla mano, agli azzurri potrebbe bastare anche un altro triste pareggio, se il Paraguay batte la Nuova Zelanda. Insomma, i ragazzi di Martino al momento hanno in mano tutto. E parlare di formule magiche ha poco senso. A volte basta correre e fare correre la palla con idee chiare e parecchia fame. E questo è il Paraguay. La semplicità al potere. Nel girone F, per ora.

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Si rivede Robben “Fuori col Camerun ma pronto per gli ottavi”

1 15 5 3 11 8 16 14 21 9 7

18 23 2 3 21 8 20 17 7 13 9

Valladares Mendoza Chavez Figueroa Izaguirre Palacios Guevara Alvarez Nunez Espinoza Pavon

Arbitro: Nishimura (Gia) diretta: Rai1 - Sky Mondiale1

Le gare di oggi SPAGNA, ULTIMA CHIAMATA Non può più sbagliare la Spagna campione d’Europa, sconfitta all’esordio dalla Svizzera. Oggi con l’Honduras (20.30) servono vittoria e tanti gol. Il ct Del Bosque conferma gli 11 della prima gara, tranne Iniesta. Al suo posto Torres, che comporrà l’attacco assieme a Villa e Silva. Nella speranza, neanche troppo segreta, che Cile e Svizzera si facciano male a vicenda.


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La Francia è un inferno ammutinamento Bleus “Non ci alleniamo più” Stop per Anelka contro Domenech e federcalcio L’ESCLUSIONE

DAL NOSTRO INVIATO ANDREA SORRENTINO JOHANNESBURG ammutinamento e la caccia al traditore. Un dirigente che si dimette. Un comunicato di sostegno ad Anelka da parte dei giocatori. Domenech che lo legge, manco fosse sotto minaccia. Ma dato che per lui l’avventura finisce qui, si diverte a cazzeggiare su Twitter: «Al nostro ritorno, grande sessione di autografi…». La Francia brucia.

Grande risalto sulla stampa francese alla cacciata di Anelka dai mondiali dopo gli insulti a Domenech rivelati sabato in prima pagina dall’Equipe. Il Ct ieri gli ha replicato su Twitter: “Vai a farti allenare”

L’

Farsa e melodramma. Più il giallo: chi è la gola profonda che ha spifferato all’Equipe gli insulti di Anelka? «Lo cerchiamo», dice

persino Ribery, uno che non parlava da mesi, e che invece ha fatto irruzione negli studi della tv Tf1 con voce tremante per con-

Domenech mentre legge il comunicato dei suoi giocatori alla stampa. Sotto, Anelka all’aeroporto fessare: «Il mondo ride di noi. Stiamo malissimo. Chiediamo scusa ai francesi». Tutto condito dal più clamoroso ammutina-

2 LE ELIMINAZIONI

La Francia è già uscita al primo turno dei mondiali senza vincere neppure una partita nel ‘66 e nel 2002, quando era campione del mondo in carica

10 LE PANCHINE

Nella partita di domani con il Sudafrica, il ct Domenech raggiunge le 10 panchine mondiali eguagliando Hidalgo (1978-1982): nessuno in Francia ne ha di più

«E adesso?» 100 SI RITIRANO?

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Tutta la squadra in assemblea col ct Bbc: “Capello, dimissioni pronte”

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ACCUSATO

Prima della sottoscrizione leggere la nota informativa e le condizioni di polizza.

mento che si ricordi nella storia del Mondiale. La Francia ha rifiutato di allenarsi. E dopo un furioso litigio tra Evra e il preparatore atletico Duverne, sono arrivate le dimissioni del dirigente accompagnatore Jean-Louis Valentin: «È uno scandalo. Torno a Parigi». Anche il presidente Escalettes si dice «costernato». Il motivo del rifiuto è nel comunicato: «I giocatori senza eccezione affermano il loro dissenso verso l’esclusione di Anelka. Ci rammarichiamo per l’incidente, ancora di più per la divulgazione di un fatto che appartiene al gruppo ed è inerente alla vita di una squadra di alto livello. Su nostra richiesta, il giocatore accusato ha avviato un tentativo di dialogo. Ci rammarichiamo che sia stato completamente ignorato. La Federazione non ha mai provato a proteggere il gruppo. Ha preso una decisione senza consultare i giocatori, unicamente sulla base dei fatti riportati dalla stampa. Siamo coscienti delle nostre responsabilità verso i tifosi, gli insegnanti, i volontari e gli innumerevoli bambini che hanno i Bleus come modello. Non dimentichiamo i nostri doveri, faremo tutto perché la Francia ritrovi il suo onore martedì». Il caos arriva fino all’Eliseo. Il consigliere di Sarkozy, Henri Guaino, è durissimo: «Non è più sport, non è più calcio. E questa non è più una squadra». Ma intanto Gourcuff si diverte su Twitter a raccontare in diretta tutto quello che accade («Oh oh, litigio tra Evra e Duverne») e sempre lì si sfoga Domenech, che parafrasando l’insulto di Anelka scrive: «Ma vai a farti allenare, lurido mangiatore di gol». Che inferno.

Fabio Capello 64 anni, il Ct più pagato al mondo: per lui le prime critiche dopo due partite

RUSTENBURG — Non è una clamorosa protesta come quella dei francesi, ma secondo alcuni le somiglia. Ieri John Terry ha annunciato che i giocatori dell’Inghilterra hanno deciso di convocare una riunione, o una democratica assemblea, in cui tutti, compreso Capello, prendono la parola per discutere del difficile momento della squadra. La riunione è avvenuta in serata e colpisce parecchio: mai, nella sua carriera, Capello ha permesso riunioni simili. «Siamo tutti con lui», dice John Terry, ma c’è la possibilità che i giocatori non abbiano gradito le critiche pubbliche del tecnico alla squadra e abbiano cercato di giocare in contropiede, mostrando all’esterno come anche loro abbiano qualcosa da dire all’allenatore. A cominciare dal ritiro blindato («Ci annoiamo e sentiamo di più la pressione») e da qualche scelta di Capello, come le esclusioni di Joe Cole. Per la Bbc, il Ct sarebbe pronto a dimettersi in caso di sconfitta con la Slovenia ed eliminazione.


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Brasile, il letargo è finito Fabiano lo spinge agli ottavi Costa d’Avorio battuta 3-1. Espulso Kakà DAL NOSTRO INVIATO ENRICO SISTI JOHANNESBURG nche il Brasile ai quarti. Squadra non regale ma tremendamente autorevole che prende gli avversari per sfinimento. A turno i suoi fenomeni si svegliano dal letargo, fanno i gol che servono per andare avanti a punteggio pieno e si rimettono a testa in giù come i ghiri. Sono fatti così. Bravi per natura, furbi per scelta. Non meritano alcuna lode supplementare. I brasiliani praticano una specie di calcio flambé in cui le fiammate durano il tempo di dire “oooh!”. Come l’Olanda. Forse più strutturati. Dunga il composto, quello che si fa cucire gli abiti addosso dalla figlia, che non ride nemmeno se gli fanno il solletico, non riesce a far funzionare come dovrebbe la sua squadra di presunte bellezze oppure la vuole così, insopportabilmente pratica? A casa

A

Dindane e un mucchietto di corner, non è che Costa d’Avorio e Costa Verdeoro siano apparse poi tanto diverse. Poi il fulmine. Fino a quel momento Kakà era stato inguardabile: partiva con la palla al piede e tutto lo stadio tranne lui era consapevole del fatto che prima o poi gliel’avrebbero tolta. Al 24’ decide di trovare un taglio per Luis Fabiano. Palla sotto la traversa. Eriksson rimane di marmo. Ma lo era anche prima. Aveva sistemato i suoi come la Lazio di dieci anni fa, una punta e cinque centrocampisti di cui due altamente offensivi (Kalou e Dindane). Eboue sarà costantemente chiamato all’ubiquità e Tiene (malgrado il nome) non controlla abbastanza la zona nella quale imper-

versa un pur svogliato Maicon. Drogba appare stranito, forse ha il braccio ancora dolente, di sicuro ogni volta che cerca di lanciarsi non trova l’equilibrio. E quando calcia una punizione spedisce il pallone in un condominio di Soweto. Gli altri due gol sono la conseguenza di ulteriori accelerazioni di coppia. Sombreri a volontà di Luis Fabiano per lo splendido 2-0 viziato però da un fallo di mano (braccio destro), per non dire due. Arbitro e assistente guardavano altrove come quando più tardi Tiote rischia di spezzare un a gamba a Elano. Nel terzo ancora Kakà serve ad Elano, prima di azzopparsi, un comodo pallone nella difesa sempre più accorata degli africa-

ni. Mentre si sta spegnendo, la Costa d’Avorio approfitta delle aperture democratiche di Juan e Lucio (le stesse praticate con la Corea del Nord) e accorcia con Drogba. Si chiude con un esecrabile parapiglia da cui Kakà, già ammonito per una serie di spintoni da ragazzini con Keita, emerge da nobile espulso (scenata dello stesso Keita). Dirà: «Non ho idea del perché». Arbitro ancora colpevole. Rimane il dubbio, nella gioia degli ottavi conquistati, di dove possa arrivare un Brasile con la sua bella “scostanza” da quartieri alti. Consola soltanto che nessuno eccelle. E che i campioni del mondo in carica pareggiano con la Nuova Zelanda.

Fallo di mani del “Fabuloso” sul 2-0 e strano duetto con l’arbitro. Di Elano e Drogba gli altri gol Dunga di solito operano in due: ieri Kakà e Luis Fabiano si sono attivati per il primo gol (24’), Luis Fabiano e il suo braccio destro non visto dal pessimo arbitro Lannoy per il raddoppio, Kakà ed Elano per il 3-0. Duetti e lunghe pause durante le quali il ritmo finisce per dettarlo Gilberto Silva, che non è precisamente Usain Bolt. Intanto qualcuno si addormenta. Il Brasile vince ma non brilla perché forse non sa o non vuole. La Costa d’Avorio, piccola cosa, è a un passo dall’eliminazione. Siamo dentro il mondiale di chi aspetta, si risparmia, calcola. Deve esserci qualcuno, nei camerini del torneo, che ha deciso che debba andare così. Almeno per ora. Sugli spalti è sempre festa, magari balla pure chi esce scornato perché la vuvuzela ormai gli suona da sola. In campo però non si capisce mai chi comandi e perché. Prendete ieri: nei primi venti minuti, fra un tiro di Robinho, un tentativo di

NAVI IN BOTTIGLIA FORRESTGUMPIC

L’espulsione di Kakà

Girone G BRASILE - COSTA D’AVORIO 3-1 BRASILE (4-2-3-1) Julio Cesar 6.5 — Maicon 6, Lucio 6, Juan 6, Bastos 5.5 — Gilberto Silva 6, Felipe Melo 5.5 — Elano 6.5 (21’ st Dani Alves 6), Kakà 6, Robinho 6 (47’ st Ramires sv) — Luis Fabiano 7.5. COSTA D’AVORIO (4-1-4-1) Boubacar 5.5 — Demel 5.5, K. Toure 5, Zokora 5.5, Tiene 5.5 — Y. Toure 5.5 — Dindane 5 (9’ st Gervinho 5), Eboue 6 (25’ st Romaric sv), Tiote 5.5, Kalou 5.5 (21’ st Keita 5) — Drogba 6. Arbitro: Lannoy (Fra) 4.5. Reti: 24’ pt e 6’ st Luis Fabiano, 16’ st Elano, 34’ st Drogba. Note: espulso Kakà. Ammoniti Tiene, Keita, Tiote. Spettatori 84.455.

GABRIELE ROMAGNOLI

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O SPOT di una nota bibita ricorda come Roger Milla, dopo un gol con la maglia del Camerun, abbia cambiato la storia dei festeggiamenti. Sono seguiti biberon, ninne nanne, balli intorno alla bandierina, penosi trenini a quattro zampe. Poi è arrivata questa coppa del mondo e anche la storia si è fermata. Dev’essere il fatto che la maggior parte dei gol sono talmente vergognosi che esaltarsi aggiungerebbe indegnità a indegnità. Anche la gioia è finita in un imbuto. Si segnalano due eccezioni, una negativa e una positiva. La prima è l’italiano Iaquinta che dopo aver segnato su rigore (mica dopo aver saltato cinque avversari) per di più rubato, ha inscenato con il tuffatore De (Biasi) Rossi, una inguardabile trombetta usando i nasi come estremità. La seconda, diventata il tormentone televisivo nella ricerca di uno sprazzo di felicità, è il serbo Jovanovic. Dopo aver segnato alla Germania parte, salta i cartelloni, le barriere e scompare dalla vista delle telecamere. Il telecronista sudafricano commenta: «Se n’è andato, è uscito dallo stadio». Come faceva nel film Forrest Gump e come tentò di fare il centravanti del Catanzaro Mammì dopo uno storico gol alla Juve. In previsione della partita della Corea del Nord, oggi a Città del Capo, bloccata ogni uscita: questi se segnano spariscono davvero. © RIPRODUZIONE RISERVATA

harmontblaine.it

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Luis Fabiano, autore dei primi due gol del Brasile

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Tennis

Silverstone, lo spagnolo domina, Dovizioso secondo PAOLO ROSSI A fuga solitaria sembra proprio ben avviata. Non c’è Valentino Rossi nei paraggi? Jorge Lorenzo balla e si diverte con la sua Yamaha. Lo spagnolo s’è preso Silverstone con una certa disinvoltura e viaggia solo soletto nella classifica mondiale. 37 punti di vantaggio sul primo inseguitore, che resta comunque un italiano, della Honda: Andrea Dovizioso. Chi può fermarlo? Con tutto il rispetto per Dovizioso, sembra nessuno. Almeno a giudicare da quel che è successo in Inghilterra dove, escluso il buon inizio di Pedrosa, non c’è mai stata battaglia. Ad ammetterlo è proprio Dovizioso che, se non altro, ha mostrato saggezza ed umiltà in gara: «Ho amministrato la gara perché Lorenzo teneva un ritmo inavvicinabile». Per una volta la MotoGp è sembrata una delle gare noiose della F1, senza un sorpasso o una sorpresa. «Lo spagnolo è stato bravo a prendere subito la prima posizione, quando era difficile superare con le gomme fredde. Dopo io ho solo spinto per tenere il secondo posto». Ridateci Valentino, insomma. Senza di lui il motomondiale sembra un’altra cosa. «Le moto? Uno sport bello da guardare, anche se ora è diverso senza la presenza di Rossi». Chi lo dice? Mark Webber, pilota di F1 e spettatore disincantato ieri a Silverstone che ha rivelato di aver un buon rapporto con il campione di Tavullia («Ci sentiamo spesso al telefono»). Tutto questo però poco interessa al leader, Jorge Lorenzo, che ha capito che aria

L

tira e cerca di non farsi fregare dal clima che si sta creando. «Abbiamo corso solo 5 gp, ne restano altri 13. È vero, il distacco è grande ma non abbiamo ancora vinto il mondiale».

Giusto, ma se lo spagnolo ha raggranellato tutto questo vantaggio in 5 gare, cosa potrà mai accadere nelle restanti 13? Si annusa aria di record, altro che. Con la speranza di un mi-

Francesca Schiavone, n. 7 del mondo

Bentornato Wimbledon torneo senza padroni GIANNI CLERICI LONDRA engo a Wimbledon regolarmente, così come i fedeli vanno alla Mecca, dal 1953, anno della mia prima eliminazione. In tutto questo tempo perduto, ho avuto la fortuna di ammirare solo una volta la Regina Elisabetta. La costrinsero ad offrire la sua regale benedizione, insieme al piattone d’argento, alla vincitrice, la navratiloidea Virginia Wade, capace di superare l’olandesona Betty Stove, con l’aiuto discreto di qualche giudice di linea. Da allora, la Regina lasciò scorati i fedeli sudditi affluiti a Wimbledon nella speranza di rivederla, anche perché, mi confessò la principessa Margaret, la moglie del fotografo, «ai tennisti preferisce i quadrupedi». Giovedì, curiosamente, la presenza della Sovrana coinciderà con la totale assenza di tennisti inglesi. Sono infatti centotrentatre anni, mi assicurano i colleghi di qui, che non si vede un englishman tra gli iscritti al torneo. Ci sono, certo, due scozzesi, Andy Murray e Jamie Baker, ma il secondo è invitato, così come invitate sono un gruppetto di bambole, eccettuate le due immigrate Keothavong e Baltacha. Sun lacrimae Imperii, sarebbe il caso di dire. E forse sarebbe anche ora che qualcuno convincesse questi bravi inglesi ad associarsi a un’entità soprannominata Europa, in modo che si potesse sostenere tutti insieme i nostri settantacinque tennisti e le quarantasei tenniste. Così come fanno gli Stati Uniti con i loro dodici orfanelli, e le otto orfanelle. Simili cifre mi spingerebbero a profonde considerazioni geopolitiche, a notare il ribaltone dal predominio angloaustraliano di vent’anni addietro, se non

V

37 punti di vantaggio per l’asso Yamaha MotoGp: 1) Lorenzo (Spa) in 41:34.083; 2) Dovizioso a 6.743; 3) Spies (Usa) a 7.097. Classifica: 1) Lorenzo (Spa) 115, 2) Dovizioso 78, 3) Pedrosa (Spa) 73; 4) Rossi 61. Moto2: 1) Cluzel (Fra) in 39:19.472; 2) Luthi (Svi) a 0.057; 3) Simon (Fra) a 0.322. Classifica: 1) Elias (Spa) 80; 2) Tomizawa (Gia) 65, Luthi (Svi) 58. 125 cc: 1) Marquez in 38:12.837; 2) Espargaro (Spa) a 2.576; 3) Smith (Gbr) a 13.446. Classifica: 1) Espargaro (Spa) 99; Terol (Spa) 98; 3) Marquez (Spa) 82.

AVVISO DI AGGIUDICAZIONE Amministrazione aggiudicatrice: Presidenza della Regione Siciliana Dipartimento della Programmazione - Piazza Luigi Sturzo 36 - 90139 Palermo Procedura di aggiudicazione: Procedura aperta ai sensi del D.Lgs n. 163/ 2006 Oggetto dell’appalto: affidamento del servizio di assistenza tecnica e gestionale a supporto delle attività di gestione, monitoraggio e comunicazione per l’attuazione del P.O. ENPI Italia –Tunisia 2007/2013 Pubblicazione Bando di gara: 20 agosto 2009 Criterio di aggiudicazione dell’appalto: offerta economicamente più vantaggiosa N. offerte ricevute: n. 5 Data di aggiudicazione: DDG .n. 143 del 31.03.2010 Aggiudicatario: Soges S.p.a corso trapani 16 Torino Prezzo di aggiudicazione: euro 693.000,00 oltre IVA Pubblicazione aggiudicazione GUUE 3 giugno 2010 IL DIRIGENTE GENERALE F. Bonanno

Ibra, voglia di Milan al Barça piace Pirlo Juve: oggi Martinez

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Via allo Slam, Schiavone tra le big ma ci vuole un miracolo

Mercato

MILANO — Ibrahimovic vuole andare al Milan. Lo scrive la stampa catalana secondo la quale l’attaccante svedese preferisce i rossoneri a Manchester City e Juventus che non giocheranno la Champions League. Come contropartita a Guardiola non dispiace Pirlo (sostituto ideale di Yaya Tourè), mentre non interessano Huntelaar e Borriello. Il nodo è rappresentato dall’elevato ingaggio dello svedese (9 milioni), difficilmente sostenibile in questo momento dalle casse di Via Turati. Intanto Hidalgo, l’agente di Milito e Burdisso, arriva a Milano per parlare con l’Inter dei suoi due assistiti argentini: l’attaccante vuole monetizzare la doppietta di Madrid, il difensore sogna di restare alla Roma. Mentre la Juventus oggi ufficializzerà l’arrivo di Storari e aspetta la firma di Martinez. (s. sca.)

racolo riabilitativo di Valentino, ma giusto per dare un pizzico di pepe alle singole gare, non certo per stabilire chi sarà il padrone del 2010.

MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI Direzione Generale per le Politiche per l’Orientamento e la Formazione

ESTRATTO DI AVVISO DI GARA A PROCEDURA APERTA

ISTITUTO NAZIONALE DI FISICA NUCLEARE Direzione Affari Contrattuali e Patrimoniali ESTRATTO BANDO DI GARA ATTO GE N. 8687 DEL 14.05.2010 L’I.N.F.N. con sede in Frascati (RM) Via Enrico Fermi, 40 - 00044 - Tel. 06/94032228/2422 Fax 06/9427062, indice una gara a procedura ristretta ai sensi del D.lgs. 163/06 e s.m.i. per l’affidamento del servizio di facchinaggio dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’INFN. Luogo di esecuzione: Laboratori Nazionali del Gran Sasso S.S. 17/bis km. 18,910 - Assergi (AQ). Criterio di aggiudicazione: al prezzo più basso, ai sensi degli artt. 55 e 82 del D.Lgs. 163/06 e s.m.i. Importo a base di gara per il triennio Euro 589.900,00 di cui oneri relativi a rischi da interferenza pari Euro 1.000,00 (non soggetti a ribasso d’asta), oltre IVA 20%. Termine di ricezione domande: entro il giorno 09.07.2010. Bando integrale e Capitolato Speciale d’Appalto sono disponibili sul sito internet http://www.ac.infn.it. Il bando integrale è stato inviato all’Ufficio Pubblicazioni della U.E. in data 08.06.2010 e pubblicato sulla G.U.R.I. quinta serie speciale n. 62 del 14.06.2010. IL DIRETTORE (Dr. Dolores FEDERICI)

Con decreto dell’8/4/2010, il Tribunale civile di Roma, visto il ricorso depositato il 22/1/2010 per la dichiarazione di assenza di Ivantchev Hristo Roumenov, nato a Sofia (Bulgaria) il 26/5/1983, ha fissato udienza al 22/9/2010, alle ore 11.30, per la comparizione delle parti e delle persone indicate nel ricorso come presunti successori legittimi del presunto scomparso, davanti al Giudice delegato, Dott. Franca Mangano.

Questa Direzione Generale intende procedere all’affidamento di “Servizi organizzativi e di approntamento strumenti di supporto in materia di dialogo sociale”. Il bando di gara è stato pubblicato sulla GUE in data 20.05.2010, supplemento n. 97. Il bando è stato pubblicato sulla GURI n. 65 in data 09.06.2010. Documenti e informazioni dovranno essere richiesti mediante istanza scritta all’Amministrazione appaltante al seguente indirizzo: Ministero del Lavoro della Salute e delle Politiche Sociali - Direzione Generale per le Politiche per l’Orientamento e la Formazione - Divisione III - Via Fornovo 8, 00192 ROMA - tel. 06/46834406 fax 06/46834131. Le offerte dovranno pervenire all’indirizzo di cui sopra entro il termine previsto dal bando. Si segnala inoltre che la documentazione in oggetto è disponibile anche su internet al sito www.lavoro.gov.it/europalavoro nella sezione operatori. IL DIRETTORE GENERALE (dr.ssa Matilde Mancini)

MINISTERO DELLA DIFESA NAVARM ESTRATTO DEL BANDO DI GARA IN AMBITO COMUNITARIO Questa Amministrazione effettuerà una gara a mezzo procedura ristretta con aggiudicazione mediante il criterio del prezzo più basso per la fornitura di mezzi, materiali ed accessori per il potenziamento delle predisposizioni marinaresche necessarie per l’ormeggio e l’accessibilità delle unità navali nella Stazione Navale Mar Grande di Taranto. Importo base di gara Euro 3.500.000,00. I requisiti richiesti per la partecipazione e la relativa documentazione sono specificati nel bando di gara integrale pubblicato sulla G.U.R.I. del 21.06.2010. Il suddetto bando è visionabile anche sul sito della Difesa http://www.navarm.difesa.it. Le domande di partecipazione, corredate della documentazione richiesta, dovanno pervenire entro il 19.07.2010 al seguente indirizzo: Ministero della Difesa Direzione Generale degli Armamenti Navali - UGCT7 U.R.P. - Tel. +3906 36804455 Piazzale della Marina 4 - 00196 Roma. La domanda predetta non è vincolante per l’Amministrazione. Codice della gara G. 289 UE Codice CIG 0483373C01 IL DIRETTORE GENERALE

ESTRATTO BANDO DI GARA L’Università degli Studi Gabriele d’Annunzio di Chieti-Pescara ha indetto bando di gara aperta per la fornitura di servizio integrato di portierato e ausilio tecnico c/o le strutture dell’Ateneo, per il triennio decorrente dal 2010. CIG N. 0475326B69. Le domande dovranno pervenire all’indirizzo postale: via dei Vestini, n. 31 - 66110 Chieti, entro 47 giorni dalla data di pubblicazione alla GUCE avvenuta in data 16.06.2010 ore 12,00. Tutti i documenti di gara sono consultabili e scaricabili dal sito www.unich.it. L’importo unitario a base d’asta è pari ad Euro 15,50+IVA quale costo orario, comprensivo degli oneri per la sicurezza, il cui importo, pari allo 0,5% dell’importo a base d’asta, non è soggetto a ribasso. Criteri di aggiudicazione: offerta più bassa. Chieti, 16 Giugno 2010 Il Direttore Generale Dott. Marco Napoleone

AVVISO DI GARA Ammini­ strazione Aggiudicatrice: SCR Piemonte SpA, Via Belfiore 23, 10125 Torino Tel.011/4325054 Fax 4323570 convenzio­ ni@scr.piemonte.it www.scr.piemonte.it. Og­ getto: "Fornitura di vaccino antinfluenzale per la realizzazione della campagna vaccinale 2010-2011 e servizi connessi in favore delle Aziende del Servizio Sanitario della Regione Piemonte (gara 6-2010)". Tipo di appalto e luogo di prestazione: Fornitura, Regione Pie­ monte; Importo complessivo presunto appalto: 3.232.000,00+IVA, oneri della sicurezza pari a 0, suddiviso in due lotti: 1 "vaccino antinfluenzale inattivato sub-virionico tipo Split o Subunità": importo massimo spendibile 2.772.000,00+IVA; 2 "vaccino antinfluenzale adiuvato con MF59 o virosomale o intrader­ mico 15 microgrammi da destinare ai soggetti grandi anziani di età uguale o maggiore a 85 anni" importo massimo spendibile 460.000,00+IVA. Procedura aperta, aggiudi­ cazione al prezzo più basso. Termine ricevi­ mento offerte: 20/07/10 ore 12. RUP: ing. A. Leli. Altre informazioni: Bando di gara integrale trasmesso alla GUCE il 08/06/2010. Il Presi­ dente del CdA: Luciano Ponzetti

mi si facesse notare che mi trovo qui anche per seguire un torneo. E non fossi in grado di rispondere, così come ho appena fatto con una TV, specializzata nell’atroce sintesi «dica una battuta». «Gli inglesi si erano giustamente arrogati la facoltà di mutare le classifiche partorite dall’atroce robot definito computer. Ma, al contempo, non si sono serviti della loro esclusiva». Hanno infatti ignorato i risultati negativi del tennista al quale hanno riservato il ruolo di primo favorito, in un eccesso di conservatorismo, quasi non si fossero informati delle ben otto sconfitte dell’ex-campionissimo, che ricor-

Nadal battibile sull’erba, se Djokovic e Murray fossero cresciuti un po’ di più do a chi non possieda un computer: Davydenko, Baghdatis e Berdych sul cemento, Gulbis, Montanes, Nadal e Soderling sul rosso, e addirittura da quel pensionato di Hewitt sull’erba tedesca di due settimane addietro. Questo non significa che il favorito diventi decisamente Rafa Nadal, fenomenale sì sulle recenti spiagge, con una serie di venticinque vittorie, ma non imbattibile qui, sulla superficie meno adatta alle sue arrotate. Quanto ai presunti successori, un anno in più non sembra aver giovato né a Djokovic né soprattutto a Murray. Dovrebbe apparire all’orizzonte un ignoto cavaliere capace di serve and volley, che il vecchio scriba non sa individuare. Per concludere, rispondo alla richiesta di un’altra battuta «vincerà la Schiavone?». «I miracoli non si ripetono, ahinoi». © RIPRODUZIONE RISERVATA

In breve

Nba

Morto Manute Bol Il gigante da 2,32 ROMA — È morto Manute Bol, ex «gigante buono» (2,32 mt) della Nba. Sudanese, malato ai reni, ha contratto nel suo paese il virus che lo ha ucciso.

SCHERMA — Aldo Montano ha vinto la prova di Coppa del Mondo di sciabola a New York battendo in finale il francese Apithy 15-7. ATLETICA — Antonietta Di Martino vince a Bergen (Norvegia) il salto in alto all’Europeo per nazioni saltando 2 metri. CICLISMO — Giro di Svizzera a Frank Schleck (Lus) che ha preceduto in classifica Lance Armstrong. NUOTO — Assoluti a squadre a Pescara: vince l’Aniene di Federica Pellegrini, seconda l’Ispra e terza la Larus Roma. PALLANUOTO — Catania è campione d’Italia donne: Fiorentina battuta 9-6 nella bella.


la Repubblica

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METEO

LUNEDÌ 21 GIUGNO 2010

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Mare e venti oggi Mare

Mattino Si rinnovano piovaschi sparsi su nord Sicilia, Stretto, medio adriatico, Lucania, arcipelago toscano e nord dorsale. Nuvoloso su Triveneto, Marche e Toscana, poco o al più parzialmente nuvoloso altrove. Minime in ascesa al Nord. Venti moderati tra NO e NNE.

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NE

La Spezia

Mercoledì

L’Aquila

Ancora nuvoloso al Sud con piogge su basso adriatico, dorsale, Calabria e nord Sicilia in assorbimento serale. In prevalenza soleggiato altrove, salvo innocua variabilità diurni sui rilievi e nottetempo sul Veneto. Temperature stabili. Venti moderati da NO.

ROMA Bari

Campobasso Napoli

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Potenza

Catanzaro Cagliari

Palermo Reggio Calabria Catania

Pomeriggio

Giovedì

Poche nubi su Isole e Nordovest, salvo piovaschi su messinese e basso Piemonte. Variabile altrove con piogge e temporali su interne toscane, mediobasso Lazio, Campania, reggino, Lucania e Salento. Massime in aumento al Centronord. Venti moderati da NO.

Mattino: La perturbazione giunta ieri continua ad insistere sull'Italia portando piogge, rovesci e locali temporali su medio-alto adriatico, interne centrali, Pontino, Campania ed alta Calabria. Residue piogge anche su Salento, est Alpi, Mantovano e Sardegna centro occidentale. Nuvoloso su medioalto versante tirrenico e Triveneto, poco o parzialmente nuvoloso sui restanti settori. Minime in ulteriore lieve calo. Venti tesi a tratti forti a rotazione ciclonica.

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Pomeriggio: Ancora piogge, rovesci e locali temporali tra bassa Romagna e Gargano nonché su dorsale centrale, Campania e nord Calabria. Piovaschi anche su palermitano, Giulia e triestino. Nuvoloso su tirreniche centrali e Nordest, sino a parzialmente nuvoloso altrove. In serata ancora qualche pioggia su ovest Alpi, medio-basso adriatico, Stretto e nord Sicilia, blanda variabilità altrove. Massime in rialzo al Nord, in calo al Sud. Venti moderati-tesi tra NE ed ONO.

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B Gijon

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Come si gioca: Completare il diagramma in modo che ciascuna riga, colonna e riquadro 3x3 contenga una sola volta tutti i numeri da 1 a 9.

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Prevalenza di bel tempo su quasi tutta l'Italia, salvo residue piogge sulla Calabria tirrenica e, nel corso del pomeriggio, su Iseo e pedemontana piemontese. Nubi in arrivo serale sul Triveneto. Temperature in aumento. Venti deboli-moderati tra ONO e NNO.

NEL MONDO Oggi

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