2.2.A Inchieste 2011-2012-2013

Page 1

Dialogo a Est

"Ogni volta che l'uomo si è incontrato con l'altro ha sempre avuto davanti a sé tre possibilità di scelta: fargli la guerra, isolarsi dietro a un muro o stabilire un dialogo." Ryszard Kapuscinski Nei Balcani, passata la stagione sanguinosa dei conflitti, si registrano oggi molti segnali che raccontano della voglia di dialogo: testimonianze di un lento ma fruttuoso processo di riavvicinamento, che sta portando a un clima più sereno e costruttivo per tutta la regione. In questo senso, il presidente del Consiglio Civico Serbo - Mirko Pejanović - è ottimista, ritenendo che in queste zone esista una lunga tradizione di convivenza e che la vita quotidiana prima o poi avrà la meglio sui temi politici all'ordine del giorno. A costituire un problema nell'area è invece la retorica nazionalista dei politici che prevale nel discorso pubblico. Una posizione interessante è quella espressa dal professor Besim Spahić, docente di comunicazione dell'Università di Sarajevo, secondo il quale "il processo di riconciliazione in BiH deve iniziare dagli asili, dove si insegnerà ai bambini cos'è l'altro e il diverso; l'educazione quotidiana alla comunicazione è importantissima per questo gruppo. Bisogna migliorare la formazione degli insegnanti e di chi lavora nel campo dell'istruzione, ma anche aumentare il livello di attenzione perché c'è chi, senza controllo, diffonde l'odio tra gli alunni durante le proprie lezioni, specialmente quando si tratta dei cosiddetti gruppi di materie nazionali". L'impressione, a quindici anni dalla fine delle ostilità, è che i politici locali, e la comunità internazionale, non abbiano dedicato sufficienti iniziative al processo di riconciliazione tra le parti un tempo belligeranti. Al contrario, da parte della società civile, ci sono stati tentativi di ricostituire i rapporti interetnici distrutti, ma, secondo l'opinione del professor Slavo Kukić, dell'università di Mostar, "neanche per loro si può parlare di un orientamento generalizzato". Alla ricostruzione della fiducia reciproca non hanno contribuito neanche i media: in questi anni essi hanno agito principalmente come piattaforma per coloro che promuovono filosofie etniche basate sui contrasti. I politici che hanno costruito e costruiscono le proprie campagne elettorali sulla paura reciproca, i media che contribuiscono a creare un'atmosfera di diffidenza e la comunità internazionale, che non ha realizzato abbastanza iniziative per la riconciliazione, hanno reso la BiH un paese in cui, a quindici anni dalla fine del conflitto, non si può essere sicuri che le ostilità non si ripeteranno. D'altro canto, il dialogo con l'altro è sempre un esercizio faticoso. Spesso, la tentazione rimane quella miope, ma rassicurante, di innalzare muri, che siano essi invisibili, di silenzio e diffidenza, come quello che divide ancora le diverse comunità in Bosnia, o come quello sottile e invalicabile che separa la comunità rom dal resto dei cittadini in tutti i paesi balcanici, o concreti e reali. Così come quello che ha annunciato di voler innalzare Atene per fermare il flusso di migranti in arrivo dalla Turchia attraverso il confine di terra segnato dal fiume Evros. O quello che la vicina Bulgaria ha annunciato di voler costruire lungo il confine con la vicina Turchia, adducendo un motivo di natura sanitaria: il reticolato servirebbe a fermare epidemie di afta epizoica. Sulla decisione, sembra pesare la momentanea esclusione del paese dall'area Schengen, e il tentativo di Sofia di dimostrare agli scettici paesi della "vecchia Europa" che la Bulgaria è davvero in grado di controllare i propri confini, oggi limite esterno dell'Unione europea.


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.