3.2.F Il Sistema delle Regioni Italiane e l’Educazione allo Sviluppo

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A cura di Lindomara Patricia Guimaraes (realizzazione questionario e raccolta dati) Elisa Cionchetti (analisi dati e report finale) Con la collaborazione di Natalino Barbizzi Regione Marche Cooperazione allo Sviluppo


Il Sistema delle Regioni Italiane l’Educazione allo Sviluppo e le Forme di Comunicazione delle Attività di Cooperazione Decentrata

Indagine realizzata da

Osservatorio Interregionale Cooperazione Sviluppo OICS

A cura di Lindomara Patricia Guimaraes (realizzazione questionario e raccolta dati) Elisa Cionchetti (analisi dati e report finale) Con la collaborazione di Natalino Barbizzi Regione Marche Cooperazione allo Sviluppo



INDICE

Introduzione

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CAPITOLO I “LʼEducazione allo Sviluppo nella politica europea”

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CAPITOLO II “Il ruolo dellʼEducazione allo Sviluppo in Italia”

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CAPITOLO III Il questionario: “il Sistema delle Regioni Italiane, lʼEducazione allo Sviluppo e le forme di comunicazione della Cooperazione Decentrata” pag. 35

CONCLUSIONI

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APPENDICE

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Introduzione Presentiamo qui i primi risultati di una ricerca sullʼeducazione allo sviluppo (EaS) effettuata tra i principali attori della cooperazione decentrata italiana: le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano. Come si evidenzia già allʼinizio di questo rapporto, il concetto di “educazione allo sviluppo” racchiude in se molte valenze, differenti ma tra loro complementari e sinergiche; ciò è ancor più vero per le amministrazioni locali, le cui attività devono necessariamente corrispondere alle caratteristiche sia della loro mission, sia della cooperazione decentrata. Da un lato la “cooperazione decentrata” non è solo cooperazione allo sviluppo in senso stretto, ma racchiude tutti gli elementi di partenariato internazionale tra i territori e le società amministrate dalle nostre regioni ed enti locali e quelli governati da enti omologhi negli altri paesi; quindi, oltre a rispondere allʼimperativo etico della solidarietà verso i popoli più svantaggiati, deve soddisfare anche molte altre istanze: una cooperazione per lo sviluppo reciproco, lʼintegrazione delle comunità immigrate e la loro valorizzazione sia per lo sviluppo del paese di origine sia come “ponti” nelle relazioni tra i due territori, il rafforzamento dei legami culturali, sociali ed economici con i propri cittadini ed i loro discendenti emigrati allʼestero, la promozione nel mondo del proprio territorio ed il sostegno ai processi di internazionalizzazione territoriale. Dʼaltro lato in Italia la formazione e lʼeducazione sono competenze costituzionali delle regioni e questo collega fortemente le loro attività di EaS allʼistruzione formale ed informale ed alle organizzazioni della società civile. Inoltre, forse non si tratta di EaS in senso stretto, ma i governi locali, che operano con fondi pubblici e sono i più vicini ai cittadini, hanno lʼobbligo di motivare e di rendere conto dellʼuso di tali fondi in iniziative di cooperazione internazionale e di informarli sulle loro attività, sugli esiti e sui benefici che ne derivano sia per i partner sia per la comunità italiana da essi amministrata.

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Infine è opportuno ricordare che in un mondo ormai pienamente globalizzato ed in cui lʼultima analisi strategica organica sullʼinterdipendenza tra i popoli risale al “rapporto Brandt” del 1979, vanno sempre più affermandosi posizioni di chiusura localista, di xenofobia e di risposta ultraliberista alla crisi economica (soprattutto del Nord) ed è pertanto ancor più importante promuovere approcci di interculturalità, sostenere, anche sul piano sociale ed economico, processi di apertura ed interdipendenza, ripensare il concetto di sviluppo e favorire un pensiero critico su sostenibilità ambientale, diritti umani, pace, wellfare e coesione sociale. Non è un caso che, nonostante la crisi, nella programmazione 20142020 la Commissione europea proponga un consistente incremento delle risorse per la cooperazione, ed anche alcuni Stati membri: ad esempio la Gran Bretagna, al contrario del nostro Paese, pur ridimensionando le risorse per lʼEaS ha fortemente aumentato quelle per la cooperazione allo sviluppo. In questo quadro lʼOICS, struttura delle Regioni e Province autonome italiane per la cooperazione internazionale, ha ben volentieri accolto ed appoggiato la proposta della Regione Marche di realizzare una prima mappatura ed analisi delle iniziative di educazione allo sviluppo realizzate dal sistema regionale di cooperazione decentrata e delle sue prospettive future. Auspichiamo che questo lavoro, oltre a fare il punto sulla situazione attuale, possa contribuire a ridurre la frammentarietà delle iniziative ed a potenziare lʼimpegno in questa importante dimensione culturale, educativa e di crescita della consapevolezza sociale.

Gildo Baraldi

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CAPITOLO I

LʼEDUCAZIONE ALLO SVILUPPO NELLA POLITICA EUROPEA

Parlare di Educazione allo Sviluppo (Eas) è affrontare un tema quanto mai fluido che con difficoltà si adatta a rigide catalogazioni: i suoi temi sono legati a quelli dellʼEducazione Globale, dellʼEducazione allo Sviluppo Sostenibile, dellʼEducazione Interculturale, dellʼEducazione Ambientale, ai Diritti Umani, alla Pace, e alla Cittadinanza. Ciò che caratterizza e distingue lʼEas dalle altre “Educazioni” è il suo essere fortemente legata al tema della Giustizia e delle 1 relazioni Nord-Sud / Centro-Periferia , ma in molti casi, al di là di differenze concettuali, il tratto distintivo risulta essere il suo radicamento nel sistema ODA (Official Development Assistance) e nelle sue istituzioni comprese quelle pubbliche dai Ministeri alle Agenzie di Sviluppo per arrivare allʼazione delle ONG. Tuttavia una pluralità di nuovi soggetti, oggi, sta acquistando un ruolo sempre più importante nellʼEducazione allo Sviluppo: dalle istituzioni educative, alle autorità locali, alle organizzazioni che si occupano di questioni ambientali; per cui risulta fondamentale individuare, nella miriade di pratiche, cosa è ascrivibile allʼEducazione allo Sviluppo e cosa no. Lʼetichetta Educazione allo Sviluppo è usata indifferentemente per attività di comunicazione, informazione ed educazione molto diverse tra loro, con scopi molto diversi e differenti livelli di profondità.

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Rif. European Development Education Monitonrig Report – “DE WATCH”

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Lo studio “Development Education and Awareness Rainsing in 2 Europe” realizzato da DEEEP nel 2009 aiuta ad individuare alcune caratteristiche dellʼEaS ricorrenti: • informa e migliora la consapevolezza sulle istanze dello sviluppo; • modifica atteggiamenti e comportamenti; • rende i cittadini capaci di comprendere le cause e gli effetti delle questioni globali; • mobilita i cittadini attraverso azioni dʼinformazione; • attiva azioni di promozione e fundraising. Sul piano concettuale il “DE Watch” del 2010 suggerisce di distinguere 4 tipologie base di Educazione allo Sviluppo che rappresentano un resoconto delle differenti concezioni di EaS che si presentano nella pratica delle politiche e delle attività dei variegati attori europei. Lo studio individua: a. unʼEducazione allo Sviluppo come Attività di Pubbliche Relazioni per far aumentare i finanziamenti pubblici rivolti alle azioni di cooperazione internazionale. A livello europeo, esiste un consenso diffuso tra i vari stakeholders per riconoscere questa tipologia come estranea allʼEaS. b. UnʼEducazione allo Sviluppo come Awareness Raising ossia disseminazione di informazioni su questioni relative allo Sviluppo secondo una logica “top-down”. c. UnʼEducazione allo Sviluppo come Educazione Globale che si concentra sui temi dellʼinterdipendenza locale-globale, che stimola un cambiamento nello stile di vita e lo sviluppo di un pensiero critico su Sviluppo, Ambiente, Diritti Umani, Intercultura, Pace e il cui scopo è stimolare lʼimpegno del singolo e della comunità verso la giustizia sociale e globale e la sostenibilità. d. UnʼEducazione allo Sviluppo come potenziamento delle proprie competenze che permette di collegare la propria 2

Developing Europeanʼs Engagement for the Eradication of Global Poverty, è il programma che si occupa di Educazione allo Sviluppo e di Awareness Raising di CONCORD la confederazione europea delle ONG di aiuto e sviluppo.

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vita personale e sociale alla società mondiale odierna, complessa e dinamica attraverso un processo di apprendimento continuo in grado di supportare lo sviluppo di un pensiero critico che permetta allʼindividuo di partecipare ai processi di cambiamento in atto sia a livello di comunità locale che a livello globale. Pur nella varietà di nozioni, nomi e concetti che sottendono le politiche, le pratiche e i meccanismi di contributo, lʼEducazione allo Sviluppo trova una definizione a livello europeo nel 2007 nel 3 documento “The European Consensus on Development: the contribution of Development Education & Awareness Raising”, nel quale viene delineata come segue: “Lʼeducazione allo Sviluppo contribuisce allo sradicamento della povertà e alla promozione di uno Sviluppo Sostenibile attraverso campagne di sensibilizzazione, approcci e attività educative basati sui diritti umani, la responsabilità sociale, lʼuguaglianza di genere e sul senso di appartenenza ad un unico mondo; sulla comprensione delle disuguaglianze nelle condizioni di vita degli esseri umani e sugli sforzi per abbattere queste disparità e sulla partecipazione ad azioni di democrazia che possano influenzare pratiche sociali, economiche, politiche e ambientali che riguardano la povertà e lo Sviluppo Sostenibile. La finalità dellʼEducazione allo Sviluppo e dellʼAwareness Raising è quella di fare in modo che ogni cittadino europeo possa avere lʼopportunità lungo tutto il corso della vita di essere consapevole e di capire le istanze dello sviluppo globale e le loro implicazioni nella sua esistenza quotidiana; nello stesso tempo lʼEaS rende i cittadini coscienti dei propri diritti e delle proprie responsabilità come abitanti di un unico mondo interdipendente e in continua trasformazione intervenendo sul processo di cambiamento verso un mondo più equo e sostenibile.”

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Il documento è stato redatto da un gruppo di lavoro formato da rappresentanti di molte organizzazioni e istituzioni operanti nel settore da esponenti di Stati membri dellʼUnione a organizzazioni non governative, esponenti della Commissione e del Parlamento Europei, dellʼorganizzazione per la Cooperazione Economica e lo Sviluppo (OECD) e del Consiglio dʼEuropa. https://webgate.ec.europa.eu/fpfis/mwikis/aidco/index.php/DEAR:_Contribution_to_the _european_consensus_on_development_paper_P52

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LʼEducazione allo Sviluppo, inoltre, ha avuto nellʼultimo decennio, unʼattenzione ed un riconoscimento sempre maggiori a livello internazionale tanto che le sue istanze sono presenti in un crescente numero di comunicati e di documenti strategici di autorità di governo e di organizzazioni della società civile. 4

Per quanto riguarda lʼUnione Europea : • • • • • • • •

• • •

2001 Consiglio dei Ministri Europei, risoluzione sullʼEducazione allo Sviluppo http://www.deeep.org/index.php/advocacy/289 2002 Dichiarazione di Maastricht sullʼ Educazione Globale http://www.deeep.org/index.php/advocacy/288 2005 Conferenza di Bruxelles sullʼEducazione allo Sviluppo. Raccomandazioni http://www.deeep.org/index.php/advocacy/286 2005 - 2014 Decennio delle Nazioni Unite per unʼEducazione allo Sviluppo Sostenibile http://www.deeep.org/index.php/advocacy/287 2005 Consenso Europeo sullo Sviluppo http://ec.europa.eu/europeaid/what/developmentpolicies/european-consensus/index_en.htm 2006 Conferenza di Helsinki sullʼEducazione allo Sviluppo. Raccomandazioni http://urly.it/1fuc 2007 Consenso Europeo sullʼEducazione allo Sviluppo http://ec.europa.eu/development/icenter/repository/PUBLICA TION_CONSENSUS_EN-067-00-00.pdf 2008 Report del Parlamento Europeo sulle politiche di sviluppo e cooperazione per i Nuovi Stati Membri http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=//EP//TEXT+TA+P6-TA-20080097+0+DOC+XML+V0//EN 2008 Conferenza di Ljubljana sullʼEducazione allo Sviluppo. Raccomandazioni http://www.ecascitizens.eu/index.php?option=com_docman& task=doc_download&gid=718&It 2009 Risoluzione del Parlamento Europeo che ratifica lʼEducazione allo Sviluppo una priorità costante della Commissione per lʼopinione pubblica europea

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Fonte: http://www.deeep.org/images/stories/Advocacy/NewToolkit/advocacy%20toolkit%2020 12.pdf

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http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=//EP//TEXT+TA+P6-TA-2009-0358+0+DOC+XML+V0//EN 2010 Risoluzione del Parlamento Europeo sulle competenze chiave per cambiare il mondo: raccomandazione dʼincludere lʼEducazione allo Sviluppo/Globale in tutte le educazioni che rendano i cittadini capaci di occuparsi delle minacce e delle opportunità di un mondo in cambiamento. http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?type=TA&ref erence=P7-TA-2010-0164&language=EN 2010 Carta del Consiglio d'Europa sull'Educazione per la Cittadinanza Democratica e l'Educazione ai Diritti Umani http://www.indire.it/lucabas/lkmw_file/Cittadinanza_e_Costitu zione///CoE_edu2010.pdf 2011 Documento conclusivo del Dialogo strutturato tra lʼUE, la società civile e le autorità locali. Dichiarazione dellʼimportanza dellʼEducazione allo Sviluppo per lo sviluppo globale e sostenibile. Appello agli Stati Membri e alla Commissione di sviluppare strategie per lʼeducazione allo Sviluppo e lʼAwareness Raising https://webgate.ec.europa.eu/fpfis/mwikis/aidco/images/e/ea/ FINAL_CONCLUDING_PAPER.pdf 5 2012 Parlamento Europeo, Dichiarazione scritta n. 7 su Educazione allo Sviluppo e Cittadinanza Globale Attiva presentata il 16 febbraio scorso dai Parlamentari Filip Kaczmarek Catherine Grèze , Fiona Hall, Maria Badia I Cutchet and Michael Gahler. Il 12 marzo, è stata lanciata la sottoscrizione per la sua adozione. Il 5 luglio la Dichiarazione è stata adottata dal Parlamento Europeo. http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=//EP//TEXT+TA+P7-TA-2012-0302+0+DOC+XML+V0//IT 2012, è in fase di preparazione il 2° Congresso Europeo sullʼEducazione Globale, previsto nei giorni 27-28 settembre prossimi, organizzato dal North-South Centre of the Council of Europe in partnership con il Global Education Network Europe (GENE) e CONCORD Europe in collaborazione con il Portuguese Institute of Development Assistance, la Portuguese NDGO Platform, lʼUniversità di Lisbona e il supporto finanziario della Commissione Europea

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"Development education and active global citizenship can provide the skills, knowledge, values and competences to face today's challenges and to make a positive contribution to the future of Europe and the world." LʼEducazione allo Sviluppo e la Cittadinanza Globale Attiva possono fornire le abilità, la conoscenza , i valori e le competenze adatti ad affrontare le sfide odierne e a fornire un contributo positivo al futuro dellʼEuropa e del Mondo.

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Sul terreno degli Stati membri , il rapporto DE Watch rileva che esistono attualmente due visioni del ruolo dellʼEducazione allo Sviluppo a livello nazionale: la prima vede un sostanziale incremento dellʼappoggio politico- istituzionale da parte di alcuni governi, lʼaltra, opposta, assiste ad un declino di tale interesse e sostegno. A supporto del trend positivo, lo studio illustra la nascita di un proficuo lavoro di coordinamento e di dialogo multi-stakeholders che ha coinvolto per lo più i Ministeri Affari Esteri (o dello Sviluppo e della Cooperazione), quelli dellʼIstruzione (o Educazione) e le loro Agenzie subordinate, le organizzazioni della società civile, esperti accademici ed altri attori della società. Questo tipo di azione ha dato un forte impulso allʼaffermazione del settore ed ha condotto, in vari casi, allo sviluppo di una strategia nazionale che, a seconda delle situazioni, privilegia lʼinsieme delle attività svolte dai Ministeri Affari Esteri e dalle ONG o il settore dellʼEducazione Formale o entrambi. In paesi come Germania e Irlanda è attiva da molti anni una strategia nazionale di Educazione allo Sviluppo, in altri come Spagna, Finlandia, Portogallo, Austria, Belgio, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia, si è da poco concluso il lungo processo di coordinamento e di dialogo multi-stakeholders. In controtendenza risulta essere lʼInghilterra che, pur avendo una strategia specifica per lʼEducazione allo Sviluppo già dal 1999, ha recentemente rivisto le sue posizioni in materia annullando quanto fatto in precedenza; allo stesso modo Svezia e Olanda hanno significativamente tagliato i fondi destinati al settore. LʼItalia si pone sulla scia della drastica riduzione dei fondi dedicati alla Cooperazione Internazionale e alla ancor più definitiva riduzione dei contributi per lʼEaS. Allʼapice di un intenso processo di dialogo, di partecipazione e di presa di coscienza del ruolo strategico ricoperto dalla cooperazione e dallʼEaS a livello comunitario si pongono : “the Study on the experience and action of the main european actors active in

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Rif. http://www.deeep.org/advocacy/158.html – DE Wach - appendici di EC Dear Study https://webgate.ec.europa.eu/fpfis/mwikis/aidco/index.php/DEAR_Final_report

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the field of Development Education and Awareness Raising” e il cosiddetto “Structure Dialogue for an effective partnership in 8 development” . Il primo, uno studio esterno commissionato dalla Commissione Europea nel 2010 ad unʼéquipe di esperti, offre un quadro completo delle politiche e delle attività di EaS nei 27 Stati Membri e il coinvolgimento della Commissione in esse. Obiettivo dello studio è quello di far emergere il valore aggiunto del ruolo della Commissione nel settore EaS coerentemente allʼapproccio degli Stati Membri e a quello degli altri finanziatori: la Commissione rappresenta, infatti, uno dei più importanti finanziatori del settore con circa 30 M di euro stanziati ogni anno per progetti di EaS. Lʼimportanza del “DEAR Study”, oltre allʼanalisi dei progetti approvati dalla Commissione dal 2005 al 2009, allo stato dellʼarte dellʼEaS nei Paesi Membri, aglʼesempi di buone prassi e al punto di vista degli stakeholders, risiede nel fornire alla Commissione una bussola per un suo approccio allʼEaS quanto più strategico ed efficace con la formulazione di una serie di raccomandazioni che vanno dal rafforzamento dei meccanismi di coordinamento con gli Stati Membri, allʼinvito ad un maggior dialogo con gli Stati e gli stakeholders, alla condivisione e allo scambio delle esperienze più significative per una capitalizzazione dei risultati ed un conseguente aumento della qualità e dellʼefficacia degli interventi ed una maggiore capacità di creare relazioni e scenari condivisi, al potenziamento dei partnernariati europei e mondiali. Il secondo, il Dialogo Strutturato, lanciato anchʼesso dalla Commissione Europea nel marzo 2010, si pone sulla linea tracciata 9 dallʼ Agenda di Accra per lʼefficacia degli aiuti e mette in atto un ampio procedimento di partecipazione delle Organizzazioni della 7

https://webgate.ec.europa.eu/fpfis/mwikis/aidco/index.php/DEAR:_Development_educ ation_and_awareness_raising 8

https://webgate.ec.europa.eu/fpfis/mwikis/aidco/index.php/Structured_dialogue http://www.oecd.org/dataoecd/11/41/34428351.pdf. Articolo 13: coordinamento tra governi, parlamenti e autorità locali dei Paesi beneficiari in ambito di politiche di sviluppo, esecuzione e valutazione dei programmi di sviluppo. Articolo 20: impegno a rafforzare la cooperazione con le organizzazioni della società civile, come attori dello sviluppo indipendenti, le cui attività sono complementari a quelle dei governi e del settore privato. 9

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Società Civile e delle Autorità Locali, durato 14 mesi , che ha visto anche il coinvolgimento della Commissione, di Delegazioni Europee, di rappresentanti degli Stati Membri e del Parlamento Europeo, con lʼobiettivo di incrementare il coinvolgimento delle associazioni della società civile e delle autorità locali nella cooperazione allo sviluppo europea attraverso la definizione dei ruoli e del loro valore aggiunto in materia di cooperazione e il riconoscimento del loro ruolo a livello nazionale; una migliore divisione del lavoro tra i vari stakeholders e la complementarietà negli approcci e nei programmi per azioni più sostenibili; infine lʼidentificazione di possibili strade per adattare i meccanismi di finanziamento europeo verso un uso più strategico dei canali propri delle organizzazioni della società civile e delle autorità locali. Il Dialogo Strutturato ha prodotto due documenti conclusivi presentati nel maggio 2011 a Budapest durante la Conferenza Finale: il “Final Statement of the Structured Dialogue” e il 11 “Concluding Paper” nei quali trova enunciazione una definizione di Educazione allo Sviluppo come strumentale alla nascita di una coscienza di cittadinanza attiva e di impegno pubblico per fronteggiare le sfide globali e promuovere il cambiamento sociale. In questo senso lʼEaS ha un respiro mondiale non solo europeo e si nutre di uno scambio reciproco e costante tra sistemi di educazione formale, organizzazioni della società civile e autorità locali. Viene, inoltre, riconosciuto lo sforzo della Commissione Europea per accogliere le raccomandazioni in materia di EaS e nel mantenere gli 12 impegni a riguardo . Lʼimpegno della Commissione nellʼapprofondire le questioni concettuali, metodologiche, operative legate ad una maggiore efficacia e complementarietà della Cooperazione allo Sviluppo, in 10

Il processo si è articolato in sessioni di gruppi lavoro (5 a Bruxelles e 4 seminari regionali: Africa, America Latina Asia, Vicinato) e in discussioni on line attraverso lʼhelp desk dedicato alla società civile e alle autorità locali –CISOCH – e il collegato blog interattivo. Il dialogo strutturato ha rappresentato unʼopportunità preziosissima di confronto per lʼampia partecipazione di istituzioni europee e nazionali, networks e piattaforme di ONG, sindacati, fondazioni, il network europeo di Autorità Locali, 700 rappresentanti di società civile e autorità locali provenienti da 65 paesi non UE. 11 http://ec.europa.eu/europeaid/who/partners/civil-society/structured-dialogue_en.htm 12 Al termine del processo, il dialogo con i differenti stakeholders continua ancora oggi con conferenze e incontri; la Commissione, inoltre, ha lanciato, in primavera, una consultazione on line rivolta alla società civile per la raccolta di opinioni e buone prassi sulla futura politica di cooperazione dellʼUnione Europea.

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generale, e dellʼEducazione allo Sviluppo, in particolare, si lega ovviamente alla dimensione esecutiva della distribuzione delle risorse attraverso i Programmi. LʼUnione Europea è il maggiore donatore mondiale nel campo dello sviluppo fornendo il 60% degli aiuti sul totale mondiale; la Commissione da sola è il terzo donatore ed è presente in 150 paesi. La Direzione Generale per lo Sviluppo e la Cooperazione (DEVCO - EuropAid) della Commissione Europea gestisce i fondi destinati aglʼaiuti esterni attraverso il Development Co-operation Instrument (DCI), lanciato nel 2007, per incrementare lʼefficacia della Cooperazione allo Sviluppo. Il DCI si compone di 3 parti: a) Programmi geografici 14 b) Programmi tematici 15 c) Protocollo zucchero

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In questo contesto si prendono in esame i Programmi Tematici e, nello specifico, il programma “Attori Non Statali e Autorità Locali nello Sviluppo” (NSA-LA) nel quale sono gestite, tra le altre, le azioni di EaS realizzate dalle organizzazioni della società civile e dalle autorità locali. Tutti i programmi tematici sono animati da obiettivi comuni 16 che si possono sintetizzare in punti essenziali :

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Questi programmi supportano la cooperazione in 48 paesi dellʼAmerica Latina, Asia e Asia Centrale, Regioni del Golfo e Sud Africa. 14 Questi programmi non presentano distinzioni geografiche supportano azioni nei seguenti temi: investing people; ambiente e gestione delle risorse naturali compresa lʼenergia; attori non statali e autorità locali nello sviluppo; sicurezza alimentare; migrazione e asilo. 15 Il programma prevede misure di accompagnamento rivolte ai 18 paesi di Africa, Caraibi e Pacifico del Protocollo Zucchero. 16 Fonte: Relazione di Angelo Baglio, Capo Unità DEVCO /unit F1 – Relazioni con la Società Civile, Amministrazione Centrale del Programma Tematico NSA – LA e Coordinamento, nel seminario di Roma del 30 maggio 2011 dal titolo “Attori non Statali e Autorità Locali nella strategia di Cooperazione allo Sviluppo dellʼUnione Europea” organizzato dal MAE – DGCS.

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• •

Affrontare questioni di respiro globale come promozione e rispetto dei diritti umani, salute, eguaglianza di genere, sviluppo sostenibile, tutela ambientale, istruzione, sicurezza alimentare, etc. Integrare un approccio partecipativo allo sviluppo. Facilitare il coinvolgimento di tutti i settori della società nel dialogo politico e nel processo di sviluppo per lʼattuazione di politiche volte alla riduzione della povertà e al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. Giungere al rafforzamento delle capacità degli attori dello sviluppo (cittadinanza, democrazia e buon governo): un obiettivo in sé.

E delle caratteristiche comuni: • • • • •

La complementarietà rispetto ai programmi geografici. Il sostegno diretto alla società civile e alle autorità locali. Lʼimportanza data alla società civile e agli enti locali che svolgono il programma tramite i progetti. 4 modalità di esecuzione. Il Co-finanziamento.

Altri fattori che tutti i programmi tematici condividono sono la programmazione politica secondo una strategia pluriennale; i piani di azione annuali, entrambi frutto delle consultazioni con la società civile e le autorità locali, lʼemanazione di bandi (calls for proposals) e i contratti di sovvenzione per lʼesecuzione di progetti. Dentro questa cornice si snoda il Programma “Attori Non-Statali e Autorità Locali nello Sviluppo” il cui obiettivo generale risiede nella riduzione della povertà (nellʼambito degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio), attraverso il rafforzamento degli attori non-statali e delle autorità locali nelle varie modalità di elaborazioni politiche e strategie di sviluppo. Allʼobiettivo generale si affiancano 3 obiettivi specifici necessari al suo raggiungimento:

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1. Azioni nei paesi in via di sviluppo a sostegno della società civile e delle autorità locali dei luoghi in cui si opera. Lʼobiettivo si divide in due modalità di azione: Azioni InCountry e Azioni Multi-Country che rappresentano lʼ84% del budget. 2. Sensibilizzazione ed Educazione allo Sviluppo in Europa a cui è dedicato il 14 % del budget 3. Creazione e coordinamento di Reti di Organizzazioni della Società Civile e di Autorità Locali in Europa a cui è dedicato il 2% del budget. Il Programma è definito da una strategia pluriennale divisa in periodi di 3 anni (2007-2010 / 2011-2013) e da 7 piani annuali che riconoscono un ruolo strategico agli Attori Non-Statali e alle Autorità Locali nelle politiche di sviluppo di ogni paese. Le risorse messe a disposizione del programma per il triennio 2007 – 2010 ammontavano a 861 milioni di euro di cui 120.525.823 (14%) dedicati allʼEaS, quelle per il triennio 2011-2013 ammontano a 702 milioni di euro di cui 102 milioni dedicate ai progetti di Educazione allo Sviluppo e Awareness Raising, il che significa, in proporzione, un aumento dello 0,5% dei fondi totali destinati al settore nel triennio in corso. Nella prospettiva dellʼEuropa 2020, la Commissione Europea ha presentato il 7 dicembre 2011, unʼarticolata proposta di Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio che stabilisce lo strumento finanziario per Cooperazione e Sviluppo per gli anni 17 2014-2020 . Nellʼarticolo 8 del Regolamento viene riproposto il Programma Tematico Attori-Non Statali e Autorità Locali ribadendo unʼattenzione ancora maggiore al ruolo svolto dalla società civile e dallʼamministrazione locale nel promuovere lo Sviluppo incrementando la consapevolezza e la mobilitazione sociale sulle istanze dello Sviluppo e rafforzando nello stesso tempo la capacità di un dialogo politico sui temi in esame.

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http://ec.europa.eu/europeaid/how/finance/documents/prop_reg_instrument_dev_coop _en.pdf

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Il linea con il rinnovato supporto dellʼEuropa alla Democrazia, ai Diritti Umani, alla Governance Mondiale, il Programma NSA-LA rafforzerà glʼinterventi di cooperazione, lo scambio di esperienze e capacità tra gli attori sociali in riferimento al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo internazionali. In questo quadro troverà la sua ragione dʼessere lʼEducazione allo Sviluppo come accrescimento della conoscenza e della consapevolezza dei cittadini sui temi dello sviluppo, promozione dellʼeducazione formale e non formale per ancorare i temi dello Sviluppo nelle società europee, mobilitazione globale contro la povertà e promozione di una dimensione “sociale” della globalizzazione. Accanto al regolamento le Istituzioni europee stanno lavorando anche al nuovo quadro finanziario per gli anni 2014 – 2020 che doterà il Development Cooperation Instrument – DCI di 23, 294 miliardi di euro con la previsione che il Programma Tematico NSALA riceverà 2000 milioni di euro. In conclusione la posizione dellʼEuropa sullʼ EaS si può sintetizzare con le parole del Commissario Europeo per lo Sviluppo, Andris Pielbags, nellʼaudizione del Parlamento Europeo del 30 agosto 2011, che definisce lʼEducazione allo Sviluppo fondamentale nel creare “situazioni nelle quali lʼopinione pubblica europea è informata su questioni riguardanti lo sviluppo e nello stesso tempo in grado guardare ai processi dello sviluppo globale con spirito critico.” (..) “E questo certamente è importante per supportare le scelte in materia di politica di sviluppo, ma risulta determinante nel dare forma al futuro dellʼEuropa e alle relazioni con il resto del mondo”.

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CAPITOLO II

QUALE IL RUOLO DELLʼEDUCAZIONE ALLO SVILUPPO IN ITALIA?

Se il dibattito europeo intorno alle attività denominate DEAR è quanto mai vivace e ricco di sviluppi futuri, in Italia esso ha subito un rallentamento che in taluni casi si è trasformato in un vero e proprio stallo da cui difficilmente si vede lʼuscita. Frammentazione sembra essere il termine più appropriato per descrivere la situazione italiana a cui si unisce unʼampia concezione del ruolo marginale dellʼEaS vista, a volte, esclusivamente, come strumento di promozione e diffusione, presso lʼopinione pubblica, dei temi e delle azioni di cooperazione internazionale. Questa è la posizione principale espressa dal Ministero Affari Esteri, lʼunico organo istituzionale centrale competente per lʼEducazione allo Sviluppo, che non solo non ha sviluppato nel tempo una strategia nazionale per il coordinamento degli attori, pubblici e privati, che si occupano di EaS, ma che non ha neppure attivato una qualche forma di collegamento e dialogo con Enti Locali e ONG sul tema. La crisi economica globale in atto ha imposto ingenti tagli alla spesa pubblica ed ha fortemente ridotto se non quasi azzerato la capacità dello Stato dʼintervenire in materia di Cooperazione Internazionale sia con programmi propri sia con il co-finanziamento dei programmi delle Autorità Locali e delle ONG. Negli ultimi 3 anni si è assistito, infatti, ad una riduzione dellʼ88% dei fondi messi a

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disposizione della DGCS per la Cooperazione Internazionale; delle risorse rimanenti, solo lʼ8-10% va a finanziare attività di Educazione allo Sviluppo. Traducendo le percentuali in cifre, i contributi destinati ai progetti di Educazione allo Sviluppo delle ONG, ad esempio, sono stati nel 2008 di € 6.900.273, nel 2009 di € 1.089. 393 con 7 progetti approvati, nel 2010 di € 783.145 con 4 progetti approvati e nel 2011 19 di €1.174.478 con 5 progetti approvati . Per il 2012, in entrambi i Comitati Direzionali del 12 marzo e dellʼ8 giugno, non cʼè stata ancora alcuna approvazione di programmi INFO EaS. Se i dati sulla gravità della crisi economica sono incontrovertibili, il ruolo di estrema debolezza che riveste il Settore Cooperazione Internazionale e, ancor più, lʼEducazione allo Sviluppo è, però, da additare a scelte politiche dellʼultimo decennio. Analizzando i documenti ufficiali emanati negli ultimi anni dal MAE, emerge molto chiaramente la visione del ruolo e del posizionamento dellʼEaS allʼinterno della politica di Cooperazione allo Sviluppo Italiana: innanzitutto unʼenunciazione più ampia del tema è affidata alle “Linee Guida Comunicazione” del novembre 2010 in cui si tratta di un nuovo sistema “di fare comunicazione” ispirato ai principi internazionalmente riconosciuti di trasparenza, efficacia, 20 partecipazione, accountability/responsabilità . Nel capitolo dedicato agli Strumenti della Comunicazione si legge: “Un ruolo di rilievo continuerà, inoltre, ad essere riservato, compatibilmente con le risorse disponibili, ai progetti di Informazione Educazione allo Sviluppo (INFOEAS), promossi dalle ONG, Onlus, 18

La Direzione Generale Cooperazione e Sviluppo – DGCS è lʼorgano del MAE preposto a gestire la politica di cooperazione internazionale italiana e lʼEducazione allo Sviluppo 19 Dati elaborati dalle Delibere del Comitato Direzionale per la Cooperazione allo Sviluppo. http://www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it/pdgcs/italiano/LeggiProcedure/AltraNorm ativa/Delibere/Delibere.html 20 Trasparenza nella comunicazione dei successi e degli insuccessi per la valutazione degli interventi e migliorare le azioni e le decisioni. Efficacia degli aiuti con la comunicazione dei risultati conseguiti. Partecipazione dellʼopinione pubblica anche dei paesi partners con la realizzazione di una rete per lo sviluppo nazionale che coinvolga il maggior numero di stakeholders pubblici e privati. Accountability/Responsabilità con la sensibilizzazione dei rappresentanti della Società e delle Istituzioni sul loro ruolo e lʼimpegno richiesto in unʼottica di interdipendenza e di cittadinanza globale.

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ecc., in unʼottica di piena realizzazione del nuovo modo di “fare comunicazione” e di costante coinvolgimento delle componenti più attive ed impegnate nella lotta alla povertà. La società civile sarà, quindi, allo stesso tempo destinataria e soggetto attivo delle iniziative di comunicazione. (….) Per quanto riguarda in particolare il target studenti e giovani si dovrà focalizzare lʼattenzione sui due più importanti luoghi (reali e virtuali) di aggregazione giovanile: la Scuola (in eventuale accordo con il MIUR) e il Web.” Nellʼottica del Ministero, quindi, lʼEaS è senzʼaltro strumento promozionale sviluppando, nello stesso tempo, un compito di awareness raising nelle giovani generazioni a condizione, però, che ci siano risorse disponibili. Sullo stesso solco si pongono la Delibera n. 27 del 16 marzo 2011 e le “Linee-guida e glʼindirizzi di programmazione” per il triennio 2011-2013 che, utilizzando gli stessi termini, delineano i progetti di “Informazione ed Educazione allo Sviluppo, esclusivamente realizzati dalle ONG, come foro di riflessione per meglio definire le linee dʼintervento nei settori di interesse dei progetti promossi, formare e offrire opportunità di reclutamento e dʼimpiego di volontari. Tali Progetti non oltrepasseranno lʼ8-10% dei progetti promossi.” Un riconoscimento seppur minimo di esistenza delle attività di Informazione ed Educazione allo Sviluppo è, però, scomparso nelle nuove Linee Guida relative al triennio 2012-2014, emanate a fine 2011, resesi necessarie per ridefinire le modalità dʼintervento dellʼItalia sul terreno della Cooperazione allo Sviluppo, alla luce della Legge di Stabilità 2012-2014 che ha ulteriormente diminuito le risorse finanziarie disponibili per la DGCS. Se da un lato i fondi sempre più scarsi congelano ogni possibilità di avviare nuovi programmi con la conseguenza di declassare il profilo internazionale dellʼItalia, dallʼaltro lato, per la prima volta dallʼistituzione della Legge sulla Cooperazione 49/87, la creazione di un Ministero ad hoc per la Cooperazione Internazionale sembra voler rilanciare il settore visto come “un investimento con ritorni in termini di credibilità” come si può leggere nel Documento di Economia e Finanza-DEF.

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Attualmente il nuovo Ministero sta lavorando alla realizzazione del primo Forum Nazionale della Cooperazione 21 Internazionale che si svolgerà a Milano a inizio ottobre 2012 il cui obiettivo è “attivare una scossa culturale per il rilancio della Cooperazione italiana”. Al termine dei lavori del Forum sarà presentato il "Patto nazionale per la nuova cooperazione allo sviluppo”, un manifesto d'intenti che rilegittimi la centralità della politica pubblica di cooperazione e tracci alcune direttive per una ripresa quantitativa e qualitativa della cooperazione italiana. Le giornate del Forum sono precedute da un percorso preparatorio partecipativo, strutturato intorno a dieci "tracce di 22 discussione" che individuano i nodi da sciogliere per assicurare un riavvio della cooperazione. Il risultato del lavoro nei gruppi, arricchito da contributi giunti on line, da tutti coloro interessati ai temi, sarà la redazione di papers che verranno discussi durante le giornate del Forum. Purtroppo, ancora una volta, lʼEaS non trova un suo spazio autonomo di riconoscimento né tanto meno viene considerata un elemento strategico per il rilancio dellʼimpegno e della visibilità dellʼItalia nel mondo dal momento che non solo non fa parte dei 10 temi di discussione presi in esame dai gruppi di lavoro, ma neppure 23 è presente tra le “parole chiave” esaminate dai singoli tavoli ; argomenti affini allʼEaS sono rintracciabili, ad esempio, in alcuni 21

http://www.cooperazioneintegrazione.gov.it/attivit%C3%A0-ecompetenze/cooperazione-internazionale/forumnazionalecooperazione.aspx 22 Le 10 tracce hanno danno vita a 10 gruppi di lavoro che discutono su: 1. Come l'Italia immagina lo sviluppo mondiale post 2015? 2. Dove stare? Una nuova lettura geopolitica per la cooperazione italiana 3. Cosa fare? eccellenze italiane, innovazioni e priorità 4. Come fare? modelli, risorse e coerenza delle politiche 5. Il ruolo dell'Italia nelle aree di crisi 6. Il ruolo del privato profit e del privato sociale nella cooperazione allo sviluppo 7. Cooperazione e gratuità: volontariato, terzo settore e no-profit 8. Ruolo delle diaspore e comunità migranti nella cooperazione: oltre le rimesse 9. Verso una strategia multilaterale unitaria: Nazioni Unite, Banche e Fondi di sviluppo e Unione Europea 10. Valutare e comunicare i risultati: efficacia e trasparenza. 23

Un appello per segnalare lʼassenza del tema è arrivato allʼorganizzazione del Forum dalla Piattaforma di Educazione alla Mondialità – ECM dellʼAssociazione delle ONG Lombarde - CoLomBa

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gruppi come quello sugli scenari post 2015, quello su cooperazione e gratuità e quello sulla comunicazione. Senza un coordinamento nazionale, quindi, lʼEaS è totalmente lasciata allʼiniziativa delle Autorità Locali e delle Organizzazioni della Società Civile e questo, se da un lato rappresenta una ricchezza ed un punto di forza per la molteplicità delle azioni e dei punti di vista, dallʼaltro segna una spiccata debolezza proprio per la frammentarietà degli interventi che difficilmente riescono a toccare e coinvolgere a pieno lʼopinione pubblica e ad incidere in maniera determinante sulle politiche nazionali ed europee. LʼItalia, secondo gli ultimi dati ISTAT, conta 1433 organizzazioni che si occupano di cooperazione internazionale a vari livelli e si va da rappresentanze nazionali di grandi organismi internazionali ad associazioni di piccolissime dimensioni; di tutte queste organizzazioni, 256 hanno lʼidoneità MAE, indispensabile ad accedere ai finanziamenti governativi. Non esiste una rappresentanza unitaria delle ONG che esprima in maniera condivisa e univoca il loro punto di vista, che sia capace di esercitare un ruolo di guida e di coordinamento così pure di avere una voce autorevole in grado di orientare scelte e decisioni politiche. Lʼorgano più rappresentativo delle ONG a livello nazionale 24 ed europeo è lʼAssociazione ONG Italiane – AOI, associazione di terzo livello, composta da 14 soci: le federazioni di organismi 25 FOCSIV, CIPSI e COCIS , i networks regionali di Lombardia, Piemonte, Toscana, Lazio e Campania e le associazioni nazionali di promozione sociale, ambientaliste, sindacali come ARCS-ARCI, IPSIA-ACLI, ISCOS-CISL, Legambiente, Progetto Sviluppo-CGIL, Progetto Sud-UIL per un totale di 252 organismi di cooperazione internazionale rappresentate.

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LʼAOI rappresenta lʼItalia in CONCORD, la confederazione europea delle ONG di aiuto e sviluppo che conta 1.800 membri. Oltre le 3 Federazioni Nazionali ne esistono altre due: LINK e CINI

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Al suo interno sono presenti alcune piattaforme tematiche che si qualificano come luoghi di confronto, interazione e coordinamento tra ONG su macro-temi di interesse e dʼintervento 27 comuni: la Piattaforma di Educazione allo Sviluppo , è una di esse. Nata nel 1999 dalla volontà di un gruppo di operatori provenienti da diverse federazioni nazionali che hanno sentito lʼesigenza di lavorare assieme per condividere esperienze, pratiche, contenuti e creare percorsi formativi comuni, la Piattaforma EaS, a cui aderiscono 61 organismi, negli ultimi anni si è impegnata: 1.

2.

3.

4.

nel lavorare attorno a progetti nazionali ed europei che hanno visto la partecipazione in consorzio di varie ONG e che hanno migliorato la loro capacità di fare network e le competenze di campaining ed advocacy; nellʼoperare nel mondo della scuola attraverso il lavoro di un apposito gruppo, composto da circa 30 ONG, che ha messo al centro della propria azione la ricerca di un nuovo modo di fare scuola con la revisione dei curricula scolastici in chiave interculturale. Il risultato di questo impegno è discusso annualmente allʼinterno di un convegno nazionale organizzato nelle Marche; nellʼagire a livello territoriale mettendo al centro della riflessione la relazione tra EaS, cooperazione e territori e stimolando lo sviluppo di Networks di Educazione allo Sviluppo Territoriali grazie al supporto di alcuni progetti europei promossi da Enti Locali (ad esempio Regione Marche) in partnership con associazioni dei loro territori; nello sviluppare unʼattività di ricerca-azione promossa grazie ad un progetto consortile cofinanziato dal Ministero Affari Esteri dal titolo “Verso un Sistema Nazionale di Educazione allo Sviluppo” implementato in 5 regioni italiane

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http://www.ongitaliane.org/it/chi-siamo/le-piattaforme.html. Le piattaforme esistenti sono: emergenza-aiuti umanitari, educazione allo sviluppo, piattaforma Medio Oriente, piattaforma Europa. 27 http://piattaformaitaliana.ning.com/.

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(Piemonte, Toscana, Lombardia, Emilia Romagna e Campania). La ricerca-azione ha condotto allʼelaborazione di una “Carta 28 dei Principi della Cittadinanza Mondiale ”, approvata nel corso di unʼassemblea nazionale della piattaforma nel 2010, che ha portato anche a cambiare il nome della Piattaforma in Piattaforma per unʼEducazione alla Cittadinanza Globale. La Carta è stata sottoscritta formalmente da 32 ONG e rappresenta un passo in avanti verso la definizione di un orizzonte concettuale comune a livello nazionale ed un tentativo di orientare la ricerca, le azioni, le decisioni pubbliche di ONG, scuole, pubblica amministrazione, imprese, agenzie educative. Purtroppo lʼaggravarsi della crisi economica minaccia significativamente la capacità di dare continuità al lavoro delle ONG così come di altri soggetti pubblici e privati: a questa situazione non sfugge neppure la Piattaforma di Educazione alla Cittadinanza Globale che attualmente è in una fase dʼimmobilità. La volontà, però, di fare rete o di proseguire allʼinterno di un percorso condiviso e collaudato non è stata abbattuta dalla criticità del tempo in cui viviamo, anzi, semmai, la difficoltà attuale sta rappresentando, per le organizzazioni della società civile, anche unʼopportunità per unirsi, riflettere e trovare soluzioni condivise per uscire dallʼimpasse o per continuare a collaborare con progettazioni e azioni comuni. Questa vitalità si gioca a livello territoriale con i Coordinamenti Regionali di ONG e di Associazioni di Solidarietà Internazionale che, neglʼanni, hanno acquistato un ruolo sempre più strategico per due ordini di ragioni: 1. il radicamento delle organizzazioni al proprio territorio che da sempre le ha indirizzate a lavorare e a cercare alleanze con scuole, 28

http://urly.it/1fpd

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amministrazioni locali, università, agenzie educative e privati; 2. il rapporto di prossimità con le amministrazioni locali (comuni, province e soprattutto regioni) che, nel tempo, hanno acquisito un ruolo sempre più importante sia nella cooperazione internazionale decentrata sia nellʼeducazione allo sviluppo. I territori italiani coinvolti in questo lavoro di 29 concertazione e di rete sono attualmente 7: Piemonte , 30 31 32 33 Lombardia , Emilia Romagna , Toscana , Campania , 34 35 Lazio e Marche e si va da esperienze sorte già negli anni ʼ90 che via via si sono trasformate in associazioni autonome di secondo livello come in Piemonte e Lombardia o che hanno mantenuto il loro carattere più “leggero” di Coordinamento come in Emilia Romagna e Toscana alla 29

COP – Consorzio ONG Piemontesi, associazione nata nel 1997 che raggruppa circa 30 ONG che hanno sede in Piemonte www.ongpiemonte.it. CoLomba – Coordinamento ONG Lombardia, associazione nata nel 20067 dallʼesperienza dellʼAssemblea della Lombardia che già nel 1989 riuniva le ONG lombarde riconosciute dal MAE. Lʼassociazione CoLomba ammette come soci anche le ONLUS che si occupano di solidarietà internazionale, conta un centinaio di realtà. www.onglombardia.org. 31 Coonger – Coordinamento ONG dellʼEmilia Romagna nasce come consulta nel 1991 e diventa un coordinamento di ONG e associazioni nel 2004. Conta 16 aderenti. www.coonger.org. 32 Coordinamento delle ONG e delle associazioni di cooperazione internazionale della Toscana nasce nel 2001. Conta 23 aderenti. 33 Coasic – Coordinamento delle ONG e delle Associazioni di Solidarietà Internazionale della Campania, associazione nata nel 2005 che raggruppa 17 membri tra ONG e ONLUS. www.asi-online.it/coasic.htlm. 34 Cooperazione Lazio, associazione di ONG e organizzazioni di solidarietà internazionale nata nel 2009 sotto la spinta della riforma dellʼAssociazione ONG Italiane raggruppa 22 soci. http://www.engiminternazionale.org/cms/notizie-other-menu-100/265-e-natacooperazione-lazio-associazione-delle-ong-di-cooperazione-e-solidarieta-dellazio.html. A luglio 2012 è uscita una ricerca elaborata dalla ONG CISP dal titolo “Verso un sistema nazionale di educazione alla cittadinanza mondiale in Italia: il contributo del Lazio. Rappresentazioni dellʼEducazione alla Cittadinanza Mondiale tra gli attori del Terzo Settore della Regione Lazio e Reti Esistenti”. La ricerca si è svolta allʼinterno del progetto europeo “Costruire un sviluppo possibile, creazione di un Sistema permanente di solidarietà internazionale e di cooperazione decentrata allo sviluppo” EuropeAid/126341/C/ACT/Multi. 35 Coordinamento “Marche Solidali”, coordinamento di ONG e associazioni di cooperazione internazionale e educazione allo sviluppo, fondato ufficialmente il 19 luglio 2012, conta 32 soggetti aderenti. easmarche.ning.com/group/com 30

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nascita recentissima del Coordinamento “Marche Solidali” il cui statuto è stato sottoscritto ufficialmente lo scorso 19 luglio. Al di là di differenze specifiche tutti i networks regionali sono accomunati da una serie di fattori che vanno dalla promozione dei temi della solidarietà internazionale per far aumentare il livello di attenzione e di sensibilità dellʼopinione pubblica verso il loro lavoro nei paesi in via di sviluppo e, di conseguenza, il sostegno ai progetti, alle attività di Educazione allo Sviluppo, alla Pace e ai Diritti Umani, alla riflessione su temi dʼinteresse comune, allʼelaborazione di documenti strategici, alla progettazione e alla realizzazione di percorsi formativi condivisi e al supporto delle amministrazioni locali nella progettazione e nella realizzazione di programmi di cooperazione decentrata. I coordinamenti regionali sono anche punto di riferimento per le ONG e le associazioni del territorio e loro soggetto di rappresentanza presso gli enti istituzionali regionali; non solo, come abbiamo visto, alcuni di essi sono diventati soci dellʼAOI, quindi, preposti a rappresentare le ONG della propria regione a livello nazionale; infine sono un “laboratorio“ per unʼinnovativa ricerca-azione in ambito EaS. Il radicamento territoriale delle ONG è spiegabile, come si è detto, anche sulla base di un rapporto di profonda collaborazione con gli Enti Locali (comuni, province, regioni) la cui azione nei settori della Cooperazione Decentrata e dellʼEducazione allo Sviluppo è diventata sempre più significativa. Il presente Report si focalizzerà sulle Regioni Italiane fornendo una panoramica delle attività di Educazione allo Sviluppo da esse poste in essere. Lʼimpegno delle Autonomie Locali in attività di cooperazione internazionale è recente ed è stato formalizzato per la prima volta nel 2000 con lʼapprovazione delle “Linee di indirizzo e modalità attuative della Cooperazione Decentrata” emanate dalla DGCS - MAE.

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Per Cooperazione Decentrata sʼintende lʼazione di cooperazione realizzata dalle Regioni e dagli Enti Locali nellʼambito di relazioni di partenariato territoriale con istituzioni locali (per quanto possibile omologhe) dei paesi con i quali si coopera. Tali azioni sono finalizzate a stabilire e consolidare lo sviluppo reciproco equo e sostenibile. Per la loro realizzazione ci si avvale della partecipazione attiva degli attori pubblici e privati nei rispettivi territori; si tratta di un nuovo modo di concepire lo sviluppo equo e sostenibile, fondato sul coinvolgimento di attori pubblici e privati, economici e sociali sia del Nord che del Sud, sul rafforzamento degli attori decentrati e sulla partecipazione diretta dei beneficiari (in genere le fasce più deboli della popolazione), con lʼobiettivo di “favorire uno sviluppo migliore perché considera in misura maggiore, rispetto alle tradizionali politiche tra Stati, i bisogni e le priorità delle 36 popolazioni nei loro luoghi concreti di vita." Il quadro normativo che regola la cooperazione decentrata comprende, a livello nazionale, le Leggi: 49/87 “Nuova disciplina della cooperazione dellʼItalia con i Paesi in 37 via di Sviluppo , la legge 68/93 “Testo unico delle leggi 38 sull'ordinamento degli enti locali ", la legge 267/00 "Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali" art. 272, la riforma del Titolo V della Costituzione che tratta il ruolo delle 36

Stocchiero “In nodi dellʼevoluzione della cooperazione decentrata italiana”, RomaCeSPI, 2007 La norma disciplina ancora a tuttʼoggi la cooperazione italiana anche se sono stati avviati, neglʼanni, tentativi di riforma, mai riusciti, per rispondere in modo adeguato ai cambiamenti mondiali che si susseguono; il primo nel 1999 con il “Ddl Boco” , il successivo nel 2007 dallʼallora Ministro degli Esteri DʼAlema di concerto con il Ministro per le Riforme e le Innovazioni nella Pubblica Amministrazione, il Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie Locali e il Ministro dellʼEconomia e delle Finanze. Il percorso di riforma si è interrotto con la caduta del Governo Prodi e lʼarrivo del Governo Berlusconi che di fatto non ha mai mostrato interesse per la cooperazione internazionale. Con il Governo Monti si sono ripresi i lavori per un nuovo tentativo di riforma della legge 49/87: il 24 luglio si è discusso in Senato il Testo Unico di Riforma presentato dai senatori Mantica e Tonini che prevede molte novità, ma dove è ancora una volta drammaticamente assente lʼEducazione allo Sviluppo. http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=SommComm&leg=16&id=67 1095 38 Secondo il comma 1 bis dell'articolo 19 L. 68/93: “I Comuni e le Province possono destinare un importo non superiore allo 0,80 % (8%) della somma dei primi tre titoli delle entrate correnti dei propri bilanci di previsione per sostenere programmi di cooperazione allo sviluppo e interventi di solidarietà internazionale” 37

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Autonomie Locali in tema di rapporti internazionali, la Legge 39 131/03, art. 6 , e, a livello regionale, quelle leggi di cooperazione di cui quasi tutte le Regioni si sono dotate. Il principio base della normativa vigente è quello secondo il quale la Cooperazione allo Sviluppo è parte integrante della politica estera dellʼItalia - art.1 comma 1, Legge 49/87. Nel corso dellʼultimo decennio è notevolmente cresciuto il numero degli attori istituzionali attivi nel campo della Cooperazione Decentrata e il loro impegno economico, che ha portato ad un arricchimento delle relazioni tra i soggetti della cooperazione italiani e i partners dei PVS. La Cooperazione Decentrata, così come si può leggere nella 40 sezione del sito internet della DGCS ad essa dedicata, “rappresenta una grande opportunità e, nel contempo, costituisce un impegno complesso per la Cooperazione Italiana, che è chiamata a collaborare con le Regioni e con decine di enti locali, per assicurare che i loro interventi rientrino sinergicamente nei programmi di sviluppo dei PVS interessati e sʼinseriscano nelle più ampie strategie di cooperazione che il Governo persegue. Ciò comporta tra lʼaltro un attento negoziato con gli organismi internazionali

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Nellʼ Art. 6 (Attuazione dellʼarticolo 117, quinto e nono comma, della Costituzione sullʼattività internazionale delle regioni) si afferma che le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, nelle materie di propria competenza legislativa, provvedono direttamente allʼattuazione e allʼesecuzione degli accordi internazionali ratificati, dandone preventiva comunicazione al Ministero degli affari esteri ed alla Presidenza del Consiglio dei Ministri; possono concludere, con enti territoriali interni ad altro Stato, intese dirette a favorire il loro sviluppo economico, sociale e culturale, nonché a realizzare attività di mero rilievo internazionale, dandone comunicazione prima della firma alla Presidenza del Consiglio dei Ministri; possono, altresì, concludere con altri Stati accordi esecutivi ed applicativi di accordi internazionali regolarmente entrati in vigore, o accordi di natura tecnico-amministrativa, o accordi di natura programmatica finalizzati a favorire il loro sviluppo economico, sociale e culturale, nel rispetto della Costituzione, dei vincoli derivanti dallʼordinamento comunitario, dagli obblighi internazionali e dalle linee e dagli indirizzi di politica estera italiana. La Regione o la Provincia autonoma, prima di sottoscrivere lʼaccordo, comunica il relativo progetto al Ministero degli affari esteri, il quale, sentita la Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento per gli affari regionali, ed accertata lʼopportunità politica e la legittimità dellʼaccordo, ai sensi del presente comma, conferisce i pieni poteri di firma. 40

http://www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it/pdgcs/italiano/cooperazione/SistemaItali a.html

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con i quali la Cooperazione italiana lavora per assicurare spazi e ruoli specifici alla Cooperazione decentrata. (..)” Lʼintervento più recente della DGCS-MAE nel fornire un quadro di riferimento, entro cui le autonomie locali hanno potuto inserire le proprie iniziative, al fine di renderle coerenti con la politica di cooperazione italiana, risale al marzo 2010 con lʼemanazione delle “Linee Guida della DGCS sulla Cooperazione Decentrata”. Il documento sʼinserisce nel “quadro costruito dallʼintera Comunità internazionale, in particolare in ambito Unione Europea (UE) e OCSE/DAC, ed intende valorizzare la Cooperazione Decentrata in un meccanismo armonico e allineato con le politiche di sviluppo dei Paesi partner, 41 secondo i principi di efficacia e di coerenza dellʼaiuto ”. “Le Linee Guida costituiscono un seguito dellʼIntesa tra lo Stato e le Regioni, sancita il 18 dicembre 2008 che, nel fornire un più preciso quadro di riferimento in materia di attività di rilievo internazionale condotta dalle Regioni, valorizza la Cooperazione Decentrata attuata con la DGCS42 MAE, in coerenza con la politica estera italiana” . La Cooperazione Decentrata ha assunto un rilievo sempre maggiore nel riuscire ad attuare a livello globale una governance democratica in grado di assicurare la gestione, la conservazione ed lʼaccesso equo ai beni pubblici (pace, ambiente, acqua, clima, sicurezza alimentare e sanitaria, diritti umani e sociali, lavoro, dialogo tra le culture) perché si basa su processi di dialogo e di negoziazione che avvicinano territori, Regioni ed Enti Locali, non tralasciando il settore del privato, uniti da vocazioni e interessi comuni o da vicinanze geografiche, economiche e sociali.

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http://www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it/pdgcs/documentazione/PubblicazioniTrat tati/2010-03-01_LineeGuidaDecentrata.pdf 42 Ibidem.

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Allʼinterno delle Linee Guida si analizzano i principi , 44 45 di azione e gli attori propri della le metodologie Cooperazione Decentrata per approdare, infine, aglʼambiti dʼintervento che riguardano: a. Governance democratica ovvero lʼinsieme delle azioni volte sia a collaborare allʼottimizzazione del processo di decentramento sia ad incrementare la capacità istituzionale dei partner. Un elemento importante della prossimità alle comunità è la promozione e il sostegno alla cittadinanza consapevole. b. Sviluppo economico locale e tra territori ovvero lʼappoggio allʼoccupazione, il rafforzamento delle micro e piccole imprese, dei loro meccanismi associativi e di dialogo con le istituzioni pubbliche locali, il rafforzamento istituzionale nel senso dello sviluppo economico locale, la creazione di catene di valore per la valorizzazione delle risorse e delle capacità locali anche tramite il commercio equo e sostenibile, il sostegno alla micro finanza e allʼinclusione finanziaria delle popolazioni svantaggiate, le iniziative innovative volte a valorizzare il ruolo e le capacità dei migranti. c. Welfare locale ovvero la promozione della coesione sociale, dellʼinclusione dei diversi gruppi sociali promuovendo lʼaccesso universale allʼistruzione, alla salute e ai diritti.

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Partenariato, Sviluppo Reciproco, Multi-attorialità, Ownership democratica ovvero senso di appartenenza ai processi di sviluppo intrapresi, Sussidarietà, Mutua Responsabilità- Accountability, Sostenibilità – pag 4-5 Linee Guida sulla Cooperazione Decentrata 44 Costruzione di parternariati territoriali, Approccio per processo, Azione di Rete, Azione di Sistema – pag. 8-9 Linee Guida sulla Cooperazione Decentrata 45 Regioni, Enti Locali, ONG, Università, Centri di ricerca e formazione, associazioni professionali e di volontariato, cooperative, piccole e medie imprese (PMI), imprese sociali e culturali, parchi e agenzie per lʼambiente, servizi pubblici, organizzazioni sindacali, enti strumentali, associazioni di migranti, professionisti del territorio, del nord e del sud, e le emanazioni senza fini di lucro di enti for profit a condizione che non si crei un fenomeno di distorsione della concorrenza e nel rispetto dei vincoli sullʼaiuto di stato enunciati in sede europea.

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d. Sviluppo Sostenibile come protezione ambientale, autosufficienza alimentare, gestione sostenibile delle risorse naturali, efficienza energetica, green economy, turismo sostenibile, patrimonio culturale, protezione dellʼambiente e biodiversità, sviluppo rurale multifunzionale. e. Conflitti e calamità ovvero la partecipazione ad interventi umanitari di peace building, la prevenzione, la trasformazione e la ricostruzione in aree di conflitti. f. Migrazioni e Sviluppo con programmi che vanno dallʼutilizzo delle rimesse valutarie a quelli per favorire il rientro dei migranti nei paesi dʼorigine, dal sostegno alle comunità italiane presenti in alcuni Paesi in Via di Sviluppo allʼintroduzione di alcuni meccanismi di welfare. g. Cooperazione Triangolare, Transfrontaliera e Sud-Sud come impegno nel favorire processi di sviluppo che legano comunità locali divise da frontiere anche al fine di un contributo allʼintegrazione regionale e sub-regionale. La Cooperazione Decentrata opera, quindi, in unʼottica di cosviluppo in un rapporto di reciprocità, di corresponsabilità più aperto allʼinterdipendenza tra le diverse sfere delle relazioni internazionali (culturale, sociale, ambientale, economico, politico) e questo, anche nellʼassenza di un preciso riferimento allʼEducazione allo Sviluppo allʼinterno delle Linee Guida della DGCS-MAE così pure nella totale mancanza di possibilità di co-finanziamento ministeriale di programmi di Educazione allo Sviluppo realizzati dalle REL, rimanda a tematiche proprie dellʼEaS: interdipendenza globale, governance democratica, corresponsabilità, promozione della cittadinanza consapevole, accesso alle risorse e ai diritti, sostenibilità ambientale così come si è visto dallʼenunciazione degli ambiti dʼintervento. Difatti una grossa fetta di Regioni Italiane comprese le Province Autonome di Trento e Bolzano, pur con differenze tra loro anche marcate, attuano e sostengono azioni di Educazione allo Sviluppo nei loro territori e a favore delle proprie comunità che rientrano pienamente e legittimamente nellʼambito della cooperazione internazionale attuata dalle Regioni in aree del mondo

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assunte come prioritarie e codificata da una specifica legislazione regionale in materia. Ad eccezione della Campania che è priva di una legge regionale in materia di cooperazione internazionale e della Sicilia il cui impegno in ambito internazionale e sul proprio territorio è 46 regolato dallʼarticolo 196 della legge 132/2000 che fa riferimento al POR, tutte le altre Regioni, comprese le Province Autonome di Trento e Bolzano, hanno elaborato leggi che regolano le attività in 47 materia di cooperazione a partire dalla fine degli anni ʼ80. Allʼinterno di tutte le Leggi Regionali esistenti sono presenti uno o più articoli che rimandano ad attività dʼinformazione, di sensibilizzazione e di formazione da rivolgere alle proprie comunità e che rientrano nellʼambito dellʼEducazione allo Sviluppo. Nonostante caratteristiche proprie dovute a specificità locali nonché alle diversità che caratterizzano i contesti regionali italiani, si possono riscontrare elementi comuni nel trattare le attività rivolte al proprio territorio, quali: •

• •

lʼEducazione allo Sviluppo considerata come educazione e promozione della Pace, della Solidarietà tra i popoli nel rispetto delle Culture e come tutela dei Diritti Umani. Lʼattenzione allʼEducazione Interculturale. Le attività di sensibilizzazione riguardo le tematiche proprie dei Paesi in Via di Sviluppo e in Via di Transizione al fine dʼinformare i cittadini anche sullʼoperato della Regione in ambito di Cooperazione Decentrata.

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La Regione Sicilia partecipa ad attività di cooperazione allo sviluppo e ad interventi di solidarietà internazionale. Per le finalità da cui al comma 1, il Presidente della regione è autorizzato a promuovere e finanziare iniziative sul territorio regionale.

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Nella maggioranza delle Regioni Italiane, comprese le province autonome di Trento e Bolzano (Abruzzo , Basilicata, Lombardia, Molise, Piemonte, Puglia e Sardegna e Valle DʼAosta) sono ancora in vigore le cosiddette normative di prima generazione; altre (Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Toscana, Umbria, Veneto, Calabria) hanno elaborato una legislazione di seconda generazione; Marche ed Emilia Romagna sono rivolte a normative di terza generazione.

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• •

• •

La volontà di coinvolgere i giovani legandosi al mondo della scuola anche con percorsi formativi rivolti ad insegnanti ed educatori. La connessione con le realtà scolastiche, le Università, le agenzie educative e le ONG/associazioni del proprio territorio viste come bacino di expertise da utilizzare in ambito formativo e progettuale. Gli scambi culturali con il coinvolgimento dei giovani. Le attività di ricerca, gli studi su Pace e Cooperazione in accordo con Università ed Enti di Ricerca.

Sono presenti, inoltre, anche attività che accomunano di volta in volta alcune regioni come lʼorganizzazione di convegni e seminari a livello regionale che, talvolta, si ancorano a ricorrenze cariche di significato come la “Giornata della Pace” legata allʼapprovazione della Dichiarazione Universale dei Diritti dellʼUomo (il 10 dicembre 1948) che si celebra nelle Marche e in Toscana; lʼorganizzazione di convegni sulla Cooperazione Internazionale che si ritrova nel Lazio e nelle Marche; lʼistituzione di organismi regionali specifici di promozione della cultura di pace che è possibile rintracciare nelle Marche con lʼAssociazione “Università per la Pace”; in Veneto con il “Comitato per i Diritti Umani e per la cultura di Pace” e la Fondazione “Venezia per la Pace”; in Basilicata con la Fondazione “Basilicata per la pace e la cooperazione”; in Sardegna con lʼ”Archivio regionale di documentazione sulla Cooperazione ed Educazione allo Sviluppo”, il “Collegio Mediterraneo Universitario” e lʼIstituzione di premi in Lombardia con il “Premio per la Pace”; in Veneto con il Premio "Veneto per la pace e la solidarietà tra i popoli”; in Basilicata con lʼistituzione di due premi da assegnare ad altrettante classi scolastiche. Si avrà modo di analizzare in seguito e più dettagliatamente le varie tipologie di attività di Educazione allo Sviluppo messe in campo dalle Regioni attraverso la lettura dei risultati del questionario “il Sistema delle Regioni Italiane, lʼEducazione allo Sviluppo e le forme di Comunicazione della Cooperazione Decentrata” somministrato a tutte le Regioni e alle Province Autonome di Trento e Bolzano.

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In conclusione, si è visto che la Cooperazione Decentrata, in Italia, è un fenomeno recente che ha assunto unʼimportanza sempre maggiore anche se, ancorandosi ai diversi contesti regionali, non ha unʼomogeneità di fondo, ma ha visto il progredire di diversi modelli di cooperazione. Dalla metà degli anni novanta per più di dieci anni la Cooperazione allo Sviluppo promossa dagli enti locali in Italia è andata sempre crescendo così come lʼimpegno economico del settore tanto da diventare una voce importante dellʼAiuto Pubblico allo Sviluppo con un investimento delle Regioni nella cooperazione “tra territori” che ha rappresentato più dellʼ80% della Cooperazione Decentrata Italiana; ora anche questo settore è in crisi per il drammatico taglio dei fondi che sta riducendo ad un lumicino la Cooperazione allo Sviluppo delle REL. Alla radice della crisi della Cooperazione Decentrata, però, non cʼè soltanto un problema di fondi, ma anche di quadri normativi 48 penalizzanti come si legge nellʼarticolo “Cooperazione De-capitata” della rivista Volontari per lo Sviluppo del 13 giugno 2011 che presenta unʼintervista a Gildo Baraldi, Dirrettore Generale dellʼOICS: «cʼè una questione irrisolta legata al patto di stabilità», afferma Baraldi, «ovvero alla legge che impone a Regioni, Comuni e Province di non superare il bilancio dellʼanno precedente. Il problema è che anche i contributi di altre regioni europee o del Ministero Affari Esteri in programmi di cooperazione co-promossi dalle Regioni sono conteggiati nel patto di stabilità». Così alla fine Regioni ed enti locali preferiscono usare fondi propri, anche se limitati, evitando di “complicarsi la vita” con altri contributi. Eppure questʼepoca di crisi dovrebbe servire per fare riflessioni e razionalizzare lʼazione rendendola più strategica e coerente sfruttando tutte le opportunità presenti prime fra tutte quelle offerte dallʼEuropa e su questo versante qualcosa si sta muovendo. Come si è analizzato precedentemente forte è la volontà della Commissione Europea di coinvolgere la Società Civile e le Autorità Locali nella programmazione ed esecuzione delle operazioni 48

http://www.volontariperlosviluppo.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1 449:cooperazione-de-capitata&catid=52:notizie&Itemid=165

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tematiche tanto che è stato elaborato il programma tematico “Attori Non-Statali e Autorità Locali nello Sviluppo” per il settennio 20072013 che sarà riproposto per i prossimi 7 anni. Per la UE le Autorità Locali portano in sé un valore aggiunto in ambito di sviluppo perché rappresentano la parte delle istituzioni di uno Stato più vicina ai cittadini, hanno maturato una significativa esperienza nella prestazione di servizi quali istruzione, sanità, gestione idrica, trasporti etc, sono catalizzatori per i cambiamenti e per la costruzione di ponti di fiducia con i cittadini e per la loro 49 capacità di mobilitare altri attori del territorio . Il programma ha aperto alle Autorità Locali la possibilità di presentare propri progetti sia in ambito di Cooperazione Internazionale che in ambito di Educazione allo Sviluppo; le stime ufficiali fornite da DEVCO, relative al piano pluriennale 2007-2010, vedono le REL italiane essere ai primi posti delle classifiche sulla nazionalità dei contraenti sia con azioni nei Paesi in Via di Sviluppo (seconde dietro la Francia) sia con azioni di Educazione allo Sviluppo ed Awareness Raising (prime) sebbene il numero dei progetti proposti non sia stato elevato.

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Intervento di Angelo Baglio – Capo Unità DEVCO: “Attori Non Statali e Autorità Locali nello Sviluppo e Dialogo Strutturato”, Roma – 30 maggio 2011

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France

LA - top 10 7.718.426,00 8

15,58%

Italy

5.901.388,10

7

11,91%

United Kingdom

5.820.274,00

2

11,75%

Spain

4.217.984,38

6

8,51%

Cameroon

3.416.550,00

2

6,90%

Burkina Faso

3.170.000,00

2

6,40%

Uruguay

2.916.623,00

3

5,89%

Sweden

2.100.000,00

2

4,24%

Brasil

1.998.000,00

0

4,03%

Portugal

1.559.178,25

2

3,15% 78,35%

LA projects per nationality of applicant - 2007-2010

12 000 000 10 000 000 8 000 000 6 000 000 4 000 000 2 000 000 0

Italy

G erm any

France

B elgium

United Kingdom

Lithuania

Questo è un segno positivo della vitalità di alcuni territori italiani e della lungimiranza di alcuni amministratori locali come Lorenzo Dellai, Presidente della Provincia Autonoma di Trento, che in occasione della presentazione del budget 2011, con 12 milioni di euro stanziati per la Cooperazione Decentrata, afferma: “Proprio in un momento di crisi come questo, se non vogliamo diventare una società barbara, dobbiamo tenere alto il valore della solidarietà e della cooperazione allo sviluppo. Sono convinto che i trentini capiscano che quello che facciamo è un investimento anche sul nostro futuro, sui nostri figli, su unʼidea di società che vogliamo continuare con convinzione a coltivare».

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CAP. 3

IL QUESTIONARIO “IL SISTEMA DELLE REGIONI ITALIANE, LʼEDUCAZIONE ALLO SVILUPPO E FORME DI COMUNICAZIONE SULLE ATTIVITAʼ DI COOPERAZIONE DECENTRATA”

Nellʼambito del progetto europeo “Comunic_EaD. La 50 Comunicazione per lo Sviluppo” , approvato allʼinterno del programma “Attori non Statali e Autorità Locali” e promosso dalla Regione Marche è stata realizzata, su iniziativa dellʼOsservatorio Interregionale Cooperazione Sviluppo - OICS, uno dei partner del progetto, la prima indagine per valutare il grado dʼinterazione delle Regioni e delle Province Autonome con lʼEducazione allo Sviluppo. Scopo della ricerca è stato realizzare una Mappatura del Sistema Italiano di Cooperazione Decentrata in rapporto allʼEducazione allo Sviluppo attraverso unʼanalisi dei progetti realizzati e delle prospettive future. 50

Il progetto “ComunicEAD: la comunicación para el desarrollo: hacía un Sistema Regional de Información para el Desarrollo,EUROPEAID DCI-NSA/ED/2009/202-380, avviato nellʼaprile 2010, si pone come obiettivo specifico di contribuire al miglioramento della comunicazione per lo sviluppo in Italia attraverso l'attivazione di strumenti che consentano il continuo rapporto tra gli attori privati e le autorità locali per il miglioramento della qualità della comunicazione a livello regionale e il supporto per la creazione e consolidamento di una rete per creare una comunità coesa, facendo proprie le migliori esperienze nazionali e comunitarie nell'ambito della comunicazione per lo sviluppo. Partners del progetto sono: Provincia di Ancona, Provincia di Pesaro Urbino, Oics, AVM Marche, L'Africa Chiama Ong, Cifa Ong, Gus Ong, Cestas Ong, Cospe Ong, Cvm Ong, Circolo Culturale Africa. http://www.percorsidipace.eu/Engine/RAServePG.php/P/270310130400/M/270610130 408/T/COMUNICEAD-LA-COMUNICACIN-PARA-EL-DESAROLLO

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Oltre a questo, un ulteriore obiettivo è stata la definizione delle modalità prevalenti di comunicazione (tradizionale o attraverso le nuove applicazioni del web 2.0) delle attività di Cooperazione allo Sviluppo e Solidarietà Internazionale utilizzate dai soggetti pubblici presi in esame. 51

La ricerca è stata avviata con lʼideazione di un questionario di rilevazione delle attività di Cooperazione, Solidarietà Internazionale, Educazione allo Sviluppo e delle modalità della loro comunicazione che è stato somministrato, nei primi 4 mesi del 2012, ai referenti dei settori cooperazione internazionale di tutte le Regioni e delle Province Autonome a cui hanno dato risposta la totalità dei soggetti coinvolti. Lʼanalisi delle risposte ha fornito informazioni interessanti per costruire un quadro della situazione italiana che fanno riferimento:  alla tipologia, al numero delle azioni realizzate nel triennio 2009-2011 e al target di riferimento;  su quale accezione di Educazione allo Sviluppo ci si appoggia;  a quanto tempo risale lʼimpegno delle Regioni e delle Province Autonome nella Cooperazione Internazionale, in generale, e nellʼEducazione allo Sviluppo, in particolare;  alle risorse economiche e umane a disposizione;  alla provenienza dei fondi a disposizione;  agli strumenti di comunicazione utilizzati;  allʼinserimento o meno delle Autorità Locali in reti di collaborazione con altri soggetti istituzionali e non sia per il settore Cooperazione Internazionale che per quello Educazione allo Sviluppo e a quale livello (internazionale, nazionale, regionale);  ai punti di forza e alle criticità di un lavoro di rete;  allo studio e allʼapplicazione di Linee Guida per lʼEaS.

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Questionario allegato in appendice.

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Addentrandosi nello studio dei risultati, si può dire che unʼelevata percentuale di Enti Istituzionali, tra quelli presi in esame, già daglʼanni ʼ90 è attiva nel settore Cooperazione Internazionale (71%), in quello della Solidarietà Internazionale (76%) e in quello dellʼEducazione allo Sviluppo (62%) sebbene la somma delle percentuali di Regioni/Province Autonome che si sono avvicinate allʼambito educativo neglʼultimi 10 anni sia rilevante: 14% nel 2000 e 24% nel 2005. Da notare che gli enti che hanno iniziato attività di EaS a partire dal 2005 sono tutti distribuiti nel Sud dʼItalia (Puglia, Molise, Calabria e Campania) oltre alla Regione Marche che, però, in poco tempo, si è distinta per essere tra le regioni più coinvolte e attive in questo campo. Il 71% delle risposte segnala che lʼambito prioritario di azione allʼinterno del settore Cooperazione Decentrata sia la Cooperazione Internazionale, mentre lʼEaS si attesta al secondo posto per quasi la metà deglʼEnti, 48%, e al terzo posto per il 33% di essi. Solo 3 Enti indicano lʼEaS come prima priorità e sono la Provincia Autonoma di Trento, la Regione Toscana e la Campania; le prime due sono annoverate nel numero degli Enti che da più di 20 anni sono attive nella Cooperazione Decentrata e nellʼEducazione allo Sviluppo e la cui azione da sempre è contrassegnata dalla promozione della Cultura di Pace e dal considerare la cooperazione come impegno per un cambiamento della propria comunità nel segno della responsabilità e dellʼinclusione al fine di realizzare unʼautentica cittadinanza mondiale. Il terzo ente non ha progetti specifici nel settore, ma “prevede linee di finanziamento a favore di scuole e giovani che comprendono, tra le altre, tematiche relative alla cooperazione e all'educazione allo sviluppo” così come esposto dalla referente per il questionario, la Dott.ssa Valeria Pedicini. La prima parte del questionario offre indicazioni più generali sulle attività di cooperazione internazionale in merito alle risorse economiche, aglʼambiti dʼintervento e al numero di progetti realizzati nel triennio 2009-2011. Per quanto riguarda lʼammontare delle risorse messe a budget per la Cooperazione Internazionale nellʼultimo triennio, è stato chiesto dʼindicare, su una scala di valori che va da 0 a 1milione

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di €, da 1 a 3 milioni di € e oltre 3 milioni di € , dove si attestasse lʼimpegno della Regione/Provincia Autonoma. Ciò che si nota, è un decremento dei fondi negli anni che fa salire la percentuale del minore impegno economico (0 – 1 milione di €) dal 48 al 67%: tra le Regioni che più hanno tagliato risorse alla Cooperazione Decentrata ci sono la Lombardia il cui taglio netto si è verificato nel 2011 (da oltre 3 milioni di € a meno di 1 milione di €), il Piemonte che ha visto un calo progressivo nel corso dei tre anni fino ad arrivare ad un taglio drammatico di tutti i fondi, la Liguria e la Puglia che già dal 2010 hanno diminuito il loro impegno economico nel settore. Dalla lettura del questionario è possibile affermare, però, che, nonostante la crisi, le Regioni/Province Autonome dimostrano la volontà di mantenere in vita il settore dal momento che, a parte i casi citati, nei 3 anni presi in esame, non sembra essere variato il loro impegno. Tra gli enti che si contraddistinguono per lʼattenzione alle questioni legate alla Cooperazione e Solidarietà Internazionale e allʼEducazione allo Sviluppo troviamo la Provincia Autonoma di Trento, quella di Bolzano, la Regione Toscana, lʼEmilia Romagna, le Marche e il Veneto. Più difficoltosa risulta la lettura del dato relativo allʼimpegno economico che si stabilizza nel valore 0-1 milione di €: molte regioni (Valle dʼAosta, Basilicata, Abruzzo, Molise, Campania, Lazio, Umbria, Calabria e Sardegna) lo hanno indicato per tutto il triennio, ma non è possibile stabilire se il valore cela in sé un calo progressivo nei tre anni che, di fatto, annullerebbe gradualmente le risorse per la Cooperazione nelle suddette Regioni. Gli ambiti dʼintervento allʼinterno della Cooperazione Decentrata che il questionario prende in considerazione, fornendo indicazioni sul numero di progetti avviati nel triennio 2009-2011, sono: • •

Emergenze e aiuti umanitari in cui il 71% delle Regioni/Province autonome ha attuato fino ad un massimo di 10 progetti. Rafforzamento democratico in cui lʼ81% degli enti ha avviato fino ad un massimo di 10 progetti.

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• •

Media, cultura e dialogo interculturale con una percentuale del 71% di Enti che hanno avviato fino ad un massimo di 10 progetti. Ambiente, gestione del territorio e sviluppo locale. Per questo ambito di azione è possibile rilevare uno scostamento rispetto alle altre voci dal momento che una percentuale significativa di Enti, il 38%, ha avviato più di 20 progetti: segno, questo, di unʼattenzione particolare alla tematica ambientale e alla gestione dei territori in linea con il loro mandato politico ed istituzionale. Servizio civile allʼestero, adozione a distanza in cui la percentuale di Regioni/Province Autonome che hanno realizzato fino ad un massimo di 10 progetti è del 95%. Sanità e politiche sociali; in questo settore le percentuali sono nel segno di una maggiore distribuzione dal momento che il 48% ha avviato fino a 10 progetti, il 24% da 11 a 20 progetti e il 29% oltre i 20 progetti. Anche in questo caso lʼinteresse è supportato dalle competenze istituzionali di Regioni/Province Autonome.

Dopo un quadro più generale, il questionario fornisce indicazioni più specifiche sullʼEaS degli Enti Pubblici italiani partendo dallʼindividuazione, sulla base di 6 definizioni caratterizzanti oggi lʼEaS nel nostro paese, di quelle che più si adattano alle attività realizzate da Regioni/Province Autonome anche sulla base delle legislazioni nazionale e regionali. Le definizioni sottoposte agli Enti sono state le seguenti: 1. LʼEducazione allo Sviluppo per una Cittadinanza Mondiale rende protagoniste le persone del loro percorso di crescita e di consapevolezza. 2. LʼEducazione per una Cittadinanza Mondiale permette di comprendere le connessioni che esistono sui grandi problemi che la comunità internazionale deve affrontare per uno sviluppo umano e sostenibile.

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3. LʼEducazione per una Cittadinanza Mondiale mette in contatto i territori e le persone del mondo per un apprendimento reciproco e per instaurare relazioni di cooperazione e scambio. 4. LʼEducazione per una Cittadinanza Mondiale rende capaci di agire come cittadini/e a livello individuale e collettivo, per innescare cambiamenti. 5. LʼEducazione per una Cittadinanza Mondiale promuove lʼintegrazione dei saperi e delle metodologie per costruire nuove conoscenze. 6. LʼEducazione per una Cittadinanza Mondiale intende influenzare le politiche economiche, sociali ed ambientali nazionali ed internazionali affinché siano basate sul rispetto dei diritti umani e, quindi, più giuste ed ecosostenibili. Nessuna delle definizioni è stata rigettata c completamente anche se, per la Regione Lombardia, ad esempio, tutte sono poco caratterizzanti il suo impegno in materia; le tre che hanno riportato le percentuali di maggiore approvazione e applicazione sono state quelle riguardanti lʼintegrazione dei saperi (5) con il 71%, il contatto con i territori per lʼapprendimento reciproco (3) con il 67% e quella riguardante la crescita personale e lo sviluppo di una maggiore consapevolezza (1) con il 57%. Questi dati parlano di unʼEducazione allo Sviluppo applicata dalle Regioni/Province Autonome che è in linea con il panorama italiano espresso dalle definizioni codificate dalle ONG e con quello europeo espresso dal “Consenso Europeo sullo Sviluppo: il contributo dellʼEducazione allo Sviluppo e dellʼAwareness Raising”. Le definizione scelte si pongono, inoltre, pienamente allʼinterno delle finalità della Cooperazione Decentrata o “tra territori” che parlano di co-sviluppo, di corresponsabilità, di dialogo tra territori e dʼinterscambio. Unʼulteriore domanda riguarda la visione dellʼEducazione alla Cittadinanza Mondiale allʼinterno delle Leggi Regionali di Cooperazione allo Sviluppo e Solidarietà Internazionale: il 57% dei compilatori ha dichiarato che essa è declinata come Educazione allo Sviluppo, il 43% come Educazione alla Solidarietà Internazionale e il 38% come Educazione per i Diritti Umani.

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Successivamente sono stati codificati alcuni ambiti di azione per il lavoro educativo di sensibilizzazione e di animazione delle comunità ed è stato chiesto di esprimere da quanto tempo gli Enti sono attivi in essi. Gli ambiti individuati sono: • • •

il Dialogo Interculturale di cui il 51% delle Regioni/Province autonome si occupa dal 1995, il 19 % dal 2000 e un altro 19% dal 2005. lʼEducazione allo Sviluppo in cui il 48% delle Regioni/Province autonome sono attive dal 1995, il 19% lo è dal 2000, il 14% dal 2005 e il 19% non lo è affatto. La sensibilizzazione al Volontariato di cui si occupa il 38% delle Regioni/Province Autonome dal 1995, il 14% dal 2000, il 14% dal 2005 e il 33% che non se ne occupa; dentro questa percentuale ci sono Lombardia, Basilicata, Molise, Sicilia. Tra le voci è presente anche lʼambito “Altro” dove rientrano tematiche ascrivibili allʼEaS, ma a cui le Regioni/Province Autonome hanno preferito dare un rilievo particolare perché, in alcuni casi, su di esse si basa tutta la loro azione di sensibilizzazione/formazione delle loro comunità. Allʼinterno di questa categoria troviamo: lʼEducazione alla Pace, ai Diritti Umani e la gestione del Conflitto che coinvolge Lombardia, la Provincia Autonoma di Bolzano, Toscana, Veneto, Emilia Romagna, Puglia, Piemonte, Molise, Marche, Calabria, Basilicata, Liguria, Campania; lʼEducazione Ambientale con Valle DʼAosta, Lazio e Piemonte; lʼintegrazione dei migranti e la mediazione linguistica che vede lʼattività di Puglia, Valle DʼAosta, Lazio, Umbria, Liguria; il Commercio Equo e Solidale con la Provincia Autonoma di Bolzano, Umbria e Sardegna; la Sovranità Alimentare, la lotta alla Povertà che vede il coinvolgimento di Lombardia, Abruzzo, Piemonte e Liguria; il Dialogo Interreligioso con la Provincia Autonoma di Trento e Toscana; lʼEconomia Solidale con Lombardia, Molise e la Provincia Autonoma di Trento; il Turismo Responsabile che vede lʼazione della Liguria e lʼEducazione alla Salute che vede il coinvolgimento di Sardegna e Veneto.

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Da una dimensione teorica si passa poi ad una dimensione più concreta ed operativa con domande che riguardano le risorse umane e la provenienza dei fondi impiegati, il numero di progetti e la tipologia, il loro target e i materiali informativi e didattici utilizzati. Le Regioni/Province Autonome utilizzano per lo più personale interno: lʼ81% dichiara che da 1 a 3 Direttivi sono coinvolti personalmente nellʼEducazione allo Sviluppo; il 62% dichiara che da 1 a 3 persone del Personale Dipendente segue lʼEaS e il 29% dichiara che sono più di 4 i dipendenti impiegati nel settore. Alcune Regioni si avvalgono anche di personale a contratto (Marche, Piemonte, Abruzzo, Molise e Sicilia) e di altre tipologie contrattuali (Piemonte, Molise, Calabria, Sicilia). Solo due Regioni non dispongono di alcun personale per lʼEaS e sono Basilicata e Campania. Il questionario rileva che lʼ86% delle Regioni/Province Autonome si avvale di risorse economiche proprie per sostenere i progetti di Educazione allo Sviluppo per più del 30% dei fondi impiegati e che i fondi governativi coprono dallo 0 al 15% dei progetti per lʼ81% deglʼEnti. Altre fonti di finanziamento sono: lʼUnione Europea di cui si avvalgono ad esempio Piemonte, Marche e Puglia partecipando a bandi europei e le Fondazioni Bancarie il cui supporto si attesta ad un livello basso (0-15%) per il 95% delle Regioni/Province Autonome tranne che per la Liguria dove il sostegno delle banche per lʼEaS è più consistente (16-30%). La lettura dei dati che si ricavano dalla richiesta dʼindicare il numero di progetti di EaS realizzati nel triennio 2009- 2011, indica una sostanziale “tenuta” dellʼimpegno progettuale rispetto alla crisi economica: infatti il numero delle Regioni che non ha attivato alcun progetto è rimasto pressoché invariato e si attesta attorno al 24% coinvolgendo per lo più Regioni del Sud dʼItalia (Campania, Sicilia, Calabria, Basilicata); in calo nel 2011 il dato relativo al maggior numero di progetti realizzati (oltre 10) che dopo un rialzo fino al 38% nel 2010, si attesta attorno al 24%. In linea di massima, però, è possibile affermare che le Regioni/Province Autonome non hanno azzerato il settore realizzando e sostenendo, seppure in misura minore, progetti in

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collaborazione con associazioni, enti, scuole nei propri territori principalmente su specifiche aree dʼintervento che riguardano formazione, percorsi educativi e di ricerca (52% delle risposte); Diritti Umani (38%); Intercultura (33%); Educazione alla Mondialità (29%); Pace e Gestione dei Conflitti (29%); Commercio Equo, Economia Solidale, Sovranità Alimentare, Salute (19%); Integrazione (14%); Ambiente (10%); Migrazione (5%). In continuità con i settori si pongono le tipologie di azione e gli strumenti maggiormente utilizzati che sono lʼorganizzazione di convegni e seminari per il 57% degli Enti, glʼinterventi nelle scuole per il 52%, i corsi di formazione e le campagne di sensibilizzazione per il 48%, i laboratori interattivi e i gemellaggi tra scuole per il 24%, lʼideazione di kit didattici per il 19%. Posto che le azioni più significative riguardano il mondo della scuola ed interventi informativi (convegni, campagne di sensibilizzazione) sul territorio conseguentemente il target dei beneficiari fa riferimento in larga parte agli studenti (71%), ai cittadini (76%), agli educatori/insegnanti (38%), per arrivare agli operatori delle ONG e volontari (29%), ai cittadini migranti (19%), ai dipendenti degli enti locali (10%), alle famiglie e ai giovani (10%), alle imprese (5%). Esempi significativi di progetti sono rintracciabili in molte Regioni/Province Autonome; per citarne solo alcuni a titolo esemplificativo si segnala:  per la Valle DʼAosta, "Lingue e quartieri - Corsi itineranti di lingue nei quartieri di Aosta”. Contributo regionale: Euro 7.000,00; Partners: Ass. Terranuova Aosta onlus in collaborazione con il Comune di Aosta. Durata: annuale. Costo: Euro 13.950,00 Descrizione: Il progetto propone un approccio interculturale a cittadini di diverse origini presenti sul territorio valdostano attraverso il miglioramento della conoscenza di base della lingua italiana, nonché araba, cinese, rumena e albanese. L'intervento prevede sia l'organizzazione di corsi di formazione rivolti ai docenti italiani e stranieri coinvolti nel

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 

progetto, sia, successivamente, lo svolgimento di corsi di lingua da svolgersi nei quartieri di Aosta. Regione Marche: PROGETTO "CONSTRUIRE UN DEVELOPPEMENT POSSIBLE: création d'un Système Permanent de Solidarité Internationale et de Coopération Décentralisée audéveloppement”. Réf. contrat DCI-NSA ED/2008/153-805 La Regione Marche e numerosi altri partner di diversi paesi hanno redatto il Progetto sopra indicato che è stato presentato ed approvato dallʼUfficio EuropeAid a settembre 2008. Obiettivo generale del progetto consiste nel creare un sistema permanente di solidarietà internazionale e cooperazione decentrata allo sviluppo nelle Marche attraverso la nascita di una rete stabile di educazione allo sviluppo allʼinterno del territorio regionale, che faccia proprie le migliori esperienze nel settore esistenti in Europa ed in Italia a livello nazionale. Paesi dʼintervento: Argentina, Albania, Francia, Portogallo ed Italia Il progetto è partito nel 2009 e le attività principali del progetto si svilupperanno nel corso del biennio 2010-2011. Regione Veneto: Archivio regionale Pace Diritti Umani istituito con legge regionale 30 marzo 1988, n. 18 , in collaborazione con il Centro di studi e di formazione sui diritti dell'uomo e dei popoli dell'Università di Padova. Attualmente la sua attività è disciplinata dalla legge regionale 16 dicembre 1999 n. 55. Provincia Autonoma di Trento: Forum Trentino della solidarietà internazionale. Lʼevento consiste in una serie di incontri d'eccezione sul tema della solidarietà internazionale, occasione di incontro e confronto tra associazioni, enti e amministrazione pubblica, dal 13 al 14 maggio 2011 a Trento. Prospettive e modelli diversi dialogano negli appuntamenti della due giorni, tra interventi, riflessioni, problematicità e punti di forza, per il Il Forum della Solidarietà Internazionale Trentina. Regione Puglia: PEOPLE - Unione Europea - integrazione degli immigrati e azioni di sostegno nei loro paesi d'origine. Regione Piemonte: “Dalle Alpi al Sahel! Creazione di una rete transfrontaliera delle scuole, parchi, città , ONG e associazioni del Piemonte e del Rodano-Alpi per

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unʼeducazione scolastica che integri lʼattenzione allʼEducazione Ambientale e allo Sviluppo Sostenibile con la dimensione della Solidarietà Internazionale in particolare con lʼAfrica Sub-Sahariana. Progetto Europeo i cui partner sono: Regione di Rhone Alpes (Francia), Consorzio Ong Piemontesi, Resacoop (Francia). Sono stati coinvolti nella formazione oltre 500 insegnanti e oltre 120 scuole nella sperimentazione. E' stato realizzato un sito pedagogico bilingue. Regione Toscana: PIR per la promozione del dialogo Interculturale e interreligioso tra i popoli. Finanziamento: Fondi Regionali. Associazione Rondine Cittadella della pace onlus. Regione Umbria: Giornate regionali del Commercio Equo e Solidale. Lʼart. 6 della Legge regionale del 6 febbraio 2007, n. 3 “Diffusione del Commercio Equo e Solidale” prevede che, al fine di promuovere la conoscenza e la diffusione del Commercio Equo e Solidale, si istituisca la “Giornata del Commercio Equo e Solidale”, da realizzare con il concorso di enti locali ed in collaborazione con gli operatori del Commercio Equo e Solidale, prevedendo anche lʼesposizione e la vendita dei prodotti del Commercio Equo e Solidale. Nel 2010 si è svolto, nell'ambito del programma della Giornata suddetta, il seminario dal titolo “BIODIVERSITÀ E SOVRANITÀ ALIMENTARE IL COMMERCIO EQUO E SOLIDALE PER IL DIRITTO AL CIBO”. Regione Emilia Romagna: piani delle 9 provincie per la diffusione di una cultura di pace (comprensiva anche di iniziative di sensibilizzazione alla solidarietà internazionale). Regione Liguria: A.I.A.B Liguria Turismo Responsabile Rurale: agire ed educare allo sviluppo.

Diverso è il caso delle Regioni Sardegna per cui tutti i progetti cofinanziati dalla LR 19/96 prevedono delle attività di sensibilizzazione e divulgazione dei risultati ottenuti sul territorio sardo e Lombardia in cui non sono presenti progetti con attività in "esclusiva" di EaS, ma, queste, rientrano nell'ambito di progetti più strutturati. La Regione Lombardia, nel sostenere progetti presentati dai soggetti della cooperazione internazionale, valorizza le proposte

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progettuali che contemplano aspetti di Eas sia sul territorio estero, sia sul territorio lombardo. Le attività di promozione e di disseminazione dei progetti di Cooperazione ed Educazione allo Sviluppo più accreditate sono: lʼutilizzo della posta elettronica e del proprio sito internet per il 71% delle Regioni/Province Autonome, lʼorganizzazione di eventi specifici come mostre o seminari per il 62%, lʼutilizzo di tv/radio/giornali web per il 19%. Decisamente poco sfruttato dagli Enti Pubblici risulta essere il mondo dei Social Network a cui si rivolge solo lʼEmilia Romagna sebbene siano considerati potenzialmente molto validi per il 48% dei compilatori e abbastanza validi per il 52% di essi. In generale le opportunità fornite dal web sottoforma di web tv, web radio ed e-learning sono considerate relativamente importanti; più utili sono percepite le applicazioni del web 2.0 considerate molto efficaci per il 48% dei compilatori e abbastanza efficaci per il 43% di essi. Infine unʼampia sezione del questionario è dedicata ad una riflessione sullʼEaS che comprende una parte valutativa delle iniziative poste in essere con lʼindicazione di punti di forza e di punti di debolezza, una parte dedicata al ruolo delle reti di collaborazione tra soggetti dei vari territori ed unʼultima dedicata allʼopportunità o meno della creazione di Linee Guida per lʼEaS. I referenti delle Regioni/Province Autonome contattati ritengono che lʼEaS abbia un impatto molto positivo sul territorio per il 48% di essi e abbastanza positivo per un altro 48% ed indicano come principali limiti per un incremento dellʼefficacia delle iniziative, la limitatezza del numero di personale dedicato, la scarsità delle risorse economiche sempre più in calo, la scarsa sensibilità delle amministrazioni regionali ai temi dellʼEducazione allo Sviluppo e di conseguenza la mancanza di strumenti di programmazione regionali che porta ad una difficoltà nel coinvolgere larga parte della comunità locale. Esistono, però, delle potenzialità molto evidenti che rientrano nelle capacità degli Enti di organizzare eventi informativi e formativi

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di qualità, che risiedono nellʼampia possibilità di proporre progetti e proposte in un ambito ancora poco praticato dalle Autorità Locali e nella capacità di aggregazione e di creazione di legami con Enti, associazioni e altri soggetti del territorio. Alcuni Enti intravvedono grandi potenzialità per un lancio del settore EaS nella definizione di una programmazione regionale dedicata e di una normativa specifica in materia. Per migliorare la qualità e lʼimpatto delle azioni di EaS sul territorio vengono individuati dalle Autorità Locali elementi precisi e strategici: una maggiore integrazione ed una più forte sinergia tra tutti gli operatori coinvolti (48%), una maggiore capacità di spesa (43%), sistemi di comunicazione più efficienti ed efficaci (38%), più attività di formazione (33%). La totalità delle Autorità Locali analizzate dichiara di lavorare in maniera congiunta principalmente con associazioni ed enti del territorio compresi altri enti locali e secondariamente anche con soggetti privati; e questo perché lavorare in rete per il 71% delle Regioni/Province Autonome rappresenta un grande punto di forza data la maggiore capacità di coordinamento, una comunicazione più efficace delle azioni ed lʼattività di formazione congiunta. Alla richiesta di esprimere anche i punti a sfavore del lavoro di rete, le risposte che si sono ricavate riguardano un maggiore controllo ed una maggiore responsabilità per lʼente/associazione coinvolti; una minore visibilità, un ritardo nelle fasi di programmazione delle azioni ed una difficoltà nel condividere esperienze e saperi. Ma i maggiori limiti che ostacolano la creazione di una rete territoriale o lʼeventuale partecipazione degli Enti Regionali/Province Autonome ad essa sono individuati principalmente nella necessità di un alto livello dʼinvestimento sia in termini di risorse umane che in termini di risorse economiche e secondariamente nella mancanza di una normativa specifica. La maggioranza degli Enti, infatti, crede nellʼimportanza della costruzione di reti territoriali per lʼEducazione allo Sviluppo dal momento che riscontra nei propri territori una notevole mancanza di coordinamento con la duplicazione e la conseguente frammentarietà

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e dispersione dʼinterventi e di competenze (67%) e ritiene che la rete possa potenziare lʼimpatto delle iniziative sul territorio e sui destinatari delle attività (62%); migliorare il potere contrattuale dei partecipanti (14%); realizzare interventi formativi comuni sia per operatori pubblici che privati (14%); diminuire il grado di autoreferenzialità e la scarsità dʼinformazioni verso lʼesterno (14%). Il questionario rileva che lʼ86% delle Autorità Locali è inserito allʼinterno di una rete che si occupa di Cooperazione Decentrata sia a livello nazionale che a livello internazionale (i due organismi più citati sono OICS e il WRF -Forum tra i principali governi Subnazionali più dinamici a livello internazionale), mentre il 52% di esse non è attiva in una rete che si occupa di EaS. La rilevazione si conclude con questioni relative alla necessità o meno di una regolamentazione dellʼEaS multi livello: il 76% degli Enti ritiene importante una regolamentazione a livello europeo, il 71% a livello nazionale e sempre il 71% a livello regionale; meno importante risulta essere una regolamentazione dellʼEaS a livello sub-regionale dal momento che il 57% degli Enti ha espresso un parere negativo. Nel caso si ponga mano ad una regolamentazione regionale, per gli enti, le priorità dovrebbero puntare ad una maggiore dinamicità delle organizzazioni per costruire iniziative comuni, riguardare lʼindividuazione di strumenti idonei a condividere principi e regole in una comunità di pratica e di ricerca, operare per inserire lʼEaS in documenti dʼindirizzo regionali. Successivamente il ruolo che le Regioni/Province Autonome dovrebbero avere in unʼeventuale regolamentazione dovrebbe riguardare essenzialmente unʼattività di coordinamento (38%), unʼazione dʼindirizzo (33%) ed unʼazione di co-progettazione (19%). Per ultimo è stato chiesto alle Autorità Locali se ritengono necessarie delle Linee Guida in tema di Educazione allo Sviluppo: il 67% di esse valutano positivamente la definizione di linee guida a livello nazionale in quanto espressione del Sistema Paese in linea con glʼindirizzi strategici espressi dallʼEuropa (Veneto), dal momento che lʼattività di EaS non è prevista dal MAE come attività delle Autorità Locali anche se soggetti riconosciuti per la Cooperazione Decentrata (Marche), per non creare troppe disparità tra le diverse

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regioni (Lazio), per potenziare unʼazione sinergica in materia (Molise); per creare un programma di accompagnamento alla legge nazionale vigente in materia (Calabria); per creare una base comune condivisa di priorità ed obiettivi (Toscana).

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CONCLUSIONI

Questa prima indagine sul rapporto tra le Regioni/Province Autonome e le questioni relative allʼEducazione allo Sviluppo restituisce unʼimmagine dellʼItalia non omogenea, ma sostanzialmente suddivisa in almeno tre livelli con un piccolissimo gruppo di Enti che si sono aperti alla progettazione europea in materia mettendosi in relazione sinergica con altri territori italiani ed esteri, ONG e associazioni sia del proprio territorio che nazionali ed internazionali; un altro gruppo di Autorità Locali (il più numeroso) attivo nel settore con progetti ed iniziative di stampo più tradizionale dallʼanimazione nelle scuole allʼorganizzazione di convegni, seminari e campagne regionali per arrivare ad Enti che non hanno mai realizzato nulla di specifico in materia o per carenze economiche e di personale o per mancanza di una normativa dedicata o perché considerano le iniziative di EaS come elemento interno dei progetti di Cooperazione allo Sviluppo. La ricerca mette in luce, quindi, che Regioni e Province Autonome italiane sono, in generale, attive nellʼEducazione allo Sviluppo anche in virtù di una presenza delle tematiche inerenti allʼinterno delle Leggi Regionali in materia di Cooperazione Internazionale. In molti casi le attività di EaS si legano ad altre educazioni: Educazione Interculturale, Educazione alla Pace e ai Diritti Umani, Dialogo Interreligioso, Integrazione dei Migranti, Educazione Ambientale, Commercio Equo e Solidale ecc. generando una grande varietà e ricchezza dʼinterventi che, però, non è possibile valutare in termini qualitativi, di efficacia ed dʼimpatto per la mancanza dʼindicatori e parametri codificati e convalidati. Ancora scarso risulta lʼutilizzo delle forme comunicative e divulgative fornite dal web 2.0 dai social network alle piattaforme di e-learning, sebbene siano ritenuti potenzialmente efficaci, a favore di tipologie più classiche (corsi di formazione, convegni, interventi nelle scuole ecc) anche se la maggioranza degli Enti vede nel proprio sito internet e nella posta elettronica i migliori strumenti di promozione delle iniziative realizzate.

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Infine, oltre a dare indicazioni concrete su numero e tipologia di attività, strumenti comunicativi, beneficiari delle iniziative, capacità economica degli Enti, lʼindagine fornisce informazioni preziose anche in una prospettiva di programmazione e progettazione futura e condivisa tra i territori italiani. Questi elementi si riferiscono: 1. allʼimportanza di un lavoro di rete a livello territoriale che conduca ad una capacità di coordinamento delle attività in vista di unʼottimizzazione delle risorse, di un maggiore impatto sullʼopinione pubblica e di una minore frammentazione delle iniziative e delle tematiche. 2. Al bisogno di una formazione comune deglʼoperatori pubblici e deglʼamministratori locali. 3. Allʼimportanza della condivisione e dello scambio di buone prassi e di saperi a livello dei territori per diminuire le disomogeneità tra essi. 4. Alla necessità di avere delle Linee Guida per lʼEaS a livello nazionale così come espresso anche a livello comunitario. Anche nel caso delle Autorità Locali lʼanello debole della Cooperazione allo Sviluppo italiana ed in particolare dellʼEducazione allo Sviluppo risulta essere proprio il livello centrale ossia la mancanza di una politica nazionale che dovrebbe invece essere il raccordo tra lʼEuropa, i Governi Sub-Nazionali e la Società Civile.

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Appendice

Il sistema delle Regioni Italiane, l’educazione allo sviluppo e le forme di comunicazione delle attività di cooperazione decentrata LE RISPOSTE DEL QUESTIONARIO Il settore cooperazione decentrata utilizza Social Network? Se sì, quali? Facebook Twitter Flickr YouTube Nessun social network Other

1 0 1 4 13 4

5% 0% 5% 19% 62% 19%

In quale ordine di priorità sono le seguenti attività nel vostro ente? - Cooperazione internazionale priorità 1 15 priorità 2 3 priorità 3 3

71% 14% 14%

In quale ordine di priorità sono le seguenti attività nel vostro ente? - Solidarietà internazionale priorità 1 12 priorità 2 5 priorità 3 4

57% 24% 19%


In quale ordine di priorità sono le seguenti attività nel vostro ente? - Educazione allo sviluppo priorità 1 4 priorità 2 10 priorità 3 7

19% 48% 33%

In quale ordine di priorità sono le seguenti attività nel vostro ente? - Altra attività internazionale priorità 1 7 priorità 2 7 priorità 3 7

33% 33% 33%

Attività di cooperazione e solidarietà internazionale, di Educazione allo sviluppo e Le domande hanno come obiettivo la realizzazione di una mappatura definita e quantificabile di tali attività da inserire nel rapporto nazionale di Educazione allo sviluppo. La ricerca ci permetterà di individuare e approfondire una serie di temi rilevanti per il territorio e di riflettere sulle prospettive future delle attività di Eas.

1 - Quante risorse sono state destinate ad azioni di cooperazione allo sviluppo? - Anno 2009 da 0 a 1milione di € 10 da 1a3 milioni di € 6 oltre 3 milioni di € 5

48% 29% 24%

1 - Quante risorse sono state destinate ad azioni di cooperazione allo sviluppo? - Anno 2010 da 0 a 1milione di € 12 da 1a3 milioni di € 5 oltre 3 milioni di € 4

57% 24% 19%


1 - Quante risorse sono state destinate ad azioni di cooperazione allo sviluppo? - Anno 2011 da 0 a 1milione di € 14 da 1a3 milioni di € 4 oltre 3 milioni di € 3

67% 19% 14%

2 - Da quanto tempo il vostro ente si occupa di : - Cooperazione allo sviluppo dal 1990 dal 2000 dal 2005

15 3 3

71% 14% 14%

2 - Da quanto tempo il vostro ente si occupa di : - Educazione allo sviluppo dal 1990 dal 2000 dal 2005

13 3 5

62% 14% 24%

2 - Da quanto tempo il vostro ente si occupa di : - Solidarietà internazionale dal 1990 dal 2000 dal 2005

16 2 3

76% 10% 14%

3 - Quanti sono i progetti attivati nei settori di intervento riportati? - Emergenze ed Da 0 a 10 Da 11 a 20 Oltre 20

15 2 4

71% 10% 19%


3 - Quanti sono i progetti attivati nei settori di intervento riportati? - Rafforzamento Da 0 a 10 Da 11 a 20 Oltre 20

17 1 3

81% 5% 14%

3 - Quanti sono i progetti attivati nei settori di intervento riportati? - Media, cultura e Da 0 a 10 Da 11 a 20 Oltre 20

15 2 4

71% 10% 19%

9 4 8

43% 19% 38%

3 - Quanti sono i progetti attivati nei settori di intervento riportati? - Servizio civile Da 0 a 10 Da 11 a 20 Oltre 20

20 1 0

95% 5% 0%

3 - Quanti sono i progetti attivati nei settori di intervento riportati? - SanitĂ e politiche Da 0 a 10 Da 11 a 20 Oltre 20

10 5 6

48% 24% 29%

3 - Quanti sono i progetti attivati nei settori di intervento riportati? - Ambiente, Da 0 a 10 Da 11 a 20 Oltre 20


3 - Quanti sono i progetti attivati nei settori di intervento riportati? - Altro Da 0 a 10 Da 11 a 20 Oltre 20

14 1 6

67% 5% 29%

QUANTO IL SUO ENTE SI RICONOSCE NELLE SEGUENTI DEFINIZIONI? Di seguito vi sottoponiamo le definizioni attuali in Italia per l'educazione alla cittadinanza mondiale, e vi chiediamo in base alla legislazione nazionale e regionale vigente di rispondere quanto queste definizioni si caratterizzano nelle attivitĂ di cooperazione e solidarietĂ internazionale del vostro ente.

4a - L'educazione allo sviluppo per una cittadinanza mondiale Rende protagoniste le persone nel loro percorso di crescita e di consapevolezza Totalmente Abbastanza Poco Per niente

12 8 1 0

57% 38% 5% 0%

Permette di comprendere e vedere le connessioni che esistono sui grandi problemi che la comunitĂ internazionale deve affrontare per uno sviluppo umano e sostenibile Totalmente Abbastanza Poco Per niente

10 10 1 0

48% 48% 5% 0%

Mette in contatto i territori e le persone del mondo per un apprendimento reciproco e per instaurare relazioni di cooperazione e scambio Totalmente Abbastanza Poco Per niente

14 5 2 0

67% 24% 10% 0%


Rende capace di agire come cittadini/e, a livello individuale e collettivo, per innescare cambiamenti Totalmente Abbastanza Poco Per niente

11 6 4 0

52% 29% 19% 0%

15 4 2 0

71% 19% 10% 0%

Promuove l'integrazione dei saperi e delle metodologie, per costruire nuove conoscenze Totalmente Abbastanza Poco Per niente

Intende influenzare le politiche economiche, sociali ed ambientali nazionali ed internazionali, affinché siano basate sul rispetto dei diritti umani e quindi più giuste ed ecosostenibili Totalmente Abbastanza Poco Per niente

33% 48% 19% 0%

7 10 4 0

4b - Come è declinata l'educazione allo sviluppo e alla cittadinanza mondiale all'interno delle leggi regionali di cooperazione allo sviluppo, diritti umani, pace ,solidarietà internazionale ecc? Educazione per i diritti 38% 8 umani Educazione alla solidarietà internazionale

9

43%

Educazione al volontariato internazionale

2

10%

12

57%

8

38%

Educazione allo sviluppo

Other


5 - Quante persone nel vostro ente seguono personalmente le attività di Educazione allo sviluppo? - Direttivi 19% 0 4 81% da 1 a 3 17 0% oltre 4 0

5 - Quante persone nel vostro ente seguono personalmente le attività di Educazione allo sviluppo? Personale a contratto 0 14 da 1 a 3 6 oltre 4 1

67% 29% 5%

5 - Quante persone nel vostro ente seguono personalmente le attività di Educazione allo sviluppo? Personale dipendente 0 2 da 1 a 3 13 oltre 4 6

10% 62% 29%

5 - Quante persone nel vostro ente seguono personalmente le attività di Educazione allo sviluppo? - Altro 76% 0 16 19% da 1 a 3 4 5% oltre 4 1

6 - Da quanto tempo il vostro ente è attivo nei seguenti settori? - Dialogo interculturale dal 1995 dal 2000 dal 2005 non attivo

11 4 4 2

52% 19% 19% 10%


6 - Da quanto tempo il vostro ente è attivo nei seguenti settori? - Educazione allo sviluppo dal 1995 dal 2000 dal 2005 non attivo

10 4 3 4

48% 19% 14% 19%

6 - Da quanto tempo il vostro ente è attivo nei seguenti settori? - Sensibilizzazione al volontariato dal 1995 8 dal 2000 3 dal 2005 3 non attivo 7

38% 14% 14% 33%

6 - Da quanto tempo il vostro ente è attivo nei seguenti settori? - Altro dal 1995 dal 2000 dal 2005 non attivo

43% 19% 14% 24%

9 4 3 5

7 - Indicare la provenienza delle risorse per i progetti di Educazione allo sviluppo - Unione Europea da 0 a 15% 14 Da 16 a 30% 4 oltre 30% 3

67% 19% 14%

7 - Indicare la provenienza delle risorse per i progetti di Educazione allo sviluppo - Governo italiano da 0 a 15% 17 Da 16 a 30% 2 oltre 30% 2

81% 10% 10%


7 - Indicare la provenienza delle risorse per i progetti di Educazione allo sviluppo - Fondazioni bancarie, altri enti privati 95% da 0 a 15% 20 5% Da 16 a 30% 1 0% oltre 30% 0

7 - Indicare la provenienza delle risorse per i progetti di Educazione allo sviluppo - Risorse proprie da 0 a 15% 2 Da 16 a 30% 1 oltre 30% 18

10% 5% 86%

8 - Indicare il numero di progetti di Educazione allo sviluppo da voi realizzati nel triennio 2009/2011 - anno 2009 24% 0 5 29% da 1 a 5 6 14% da 6 a 10 3 33% oltre 10 7

8 - Indicare il numero di progetti di Educazione allo sviluppo da voi realizzati nel triennio 2009/2011 - anno 2010 19% 0 4 33% da 1 a 5 7 10% da 6 a 10 2 38% oltre 10 8

8 - Indicare il numero di progetti di Educazione allo sviluppo da voi realizzati nel triennio 2009/2011 - anno 2011 24% 0 5 38% da 1 a 5 8 14% da 6 a 10 3 24% oltre 10 5


10 - Quali sono le aree di intervento prevalenti dei progetti di Educazione allo sviluppo? Formazione/percorsi educativi/ricerca 11 Beni comuni 0 Migrazione 1 Commercio equo 4 Giustizia 0 Intercultura 7 Diritti umani 8 Integrazione 3 Ambiente 2 Educazione alla mondialità 6 Pace / conflitti 6 Economia solidale 4 Sovranità alimentare 4 Salute 4 Other 3

52% 0% 5% 19% 0% 33% 38% 14% 10% 29% 29% 19% 19% 19% 14%

Gli utenti possono selezionare più caselle di controllo, pertanto le percentuali possono dare una somma maggiore del 100%.

11 - Quali sono le tipologie prevalenti di azioni e strumenti utilizzati nei progetti di Educazione allo sviluppo? 19% Kit didattici 4 24% Gemellaggi tra scuole 5 24% Laboratori interattivi 5 48% Campagne di sensibilizzazione 10 48% Corsi di formazione 10 5% Concorsi 1 52% Interventi nelle scuole 11 5% Consulenza 1 57% Convegni / seminari 12 10% Biblioteca specializzata 2 5% Mostre 1 14% Other 3 Gli utenti possono selezionare più caselle di controllo, pertanto le percentuali possono dare una somma maggiore del 100%.


12 - Chi sono i principali beneficiari dei progetti promossi? Studenti Educatori ed insegnanti Minori Cittadini Cittadini migranti Genitori Imprese Famiglie Operatori ONG e volontari Dipendenti enti locali Giovani Other

15 8 4 16 4 1 1 2 6 2 2 2

71% 38% 19% 76% 19% 5% 5% 10% 29% 10% 10% 10%

Gli utenti possono selezionare più caselle di controllo, pertanto le percentuali possono dare una somma maggiore del 100%.

13 - Ritiene che le attività di Educazione allo sviluppo siano rilevanti ed abbiano un impatto positivo? Totalmente Abbastanza Poco Per niente

10 10 1 0

48% 48% 5% 0%

15 - Cosa sarebbe necessario fare per migliorare le attività di Educazione allo sviluppo nel vostro territorio? 33% Più formazione 7 43% Migliorare il sistema degli incentivi 9economici 38% Migliorare i sistemi di comunicazione 8 e informazione 48% Migliorare l’integrazione e la sinergia EAS 10 fra gli operatori Fornire adeguate informazioni ai cittadini sui10% progetti EAS 2 10% Other 2 Gli utenti possono selezionare più caselle di controllo, pertanto le percentuali possono dare una somma maggiore del 100%.

16 - Il vostro ente aderisce a reti nazionali e/o internazionali? --------------Sì No

0 14 7

0% 67% 33%


17 - Il vostro ente lavora congiuntamente con altri enti locali e/o associazioni del territorio? Si, principalmente con enti 11 locali. Si, con associazioni/enti 15 del territorio. Si, principalmente con altre soggetti pubblici e privati. Non ancora, ma ci piacerebbe No, non ci interessa Other

52% 71%

10

48%

0

0%

0 1

0% 5%

Gli utenti possono selezionare più caselle di controllo, pertanto le percentuali possono dare una somma maggiore del 100%.

18 - Secondo lei è importante costruire una rete territoriale di soggetti che si occupano di Educazione allo sviluppo? 14% Si, perché c'è mancanza di strumenti reciproca (autoreferen 3 di conoscenza 67% Si, perché c'è mancanza di coordinamento (duplicazione e dispersione di i 14 Si, perché c'è impatto debole sul 13 territorio e 62% sui destinatari delle attività 14% nell’accedere ai finanzia Si, perché c'è scarso potere contrattuale (difficoltà 3 14% (pubblici e privati) Si, perché c'è scarsa formazione degli 3 operatori Si, principalmente con altri enti locali occupano di Educazione allo S 2 che si 10% 0% No, non è importante 0 0% Other 0 Gli utenti possono selezionare più caselle di controllo, pertanto le percentuali possono dare una somma maggiore del 100%.

19 - Quali sono i punti di forza e debolezza del lavoro svolto in rete? Unione e arricchimento delle proprie esperienze e risorse Maggiore coordinamento, comunicazione e formazione nelle attività condivise Other

5

24%

15

71%

1

5%

Minore visibilità della propria ente/associazione coinvolto nella rete Maggiore controllo e responsabilità per la propria ente/associazione coinvolto nella rete

6

29%

8

38%

Other

7

33%


20 - Quali sono i maggiori limiti che ostacolano l’eventuale partecipazione del suo ente ad una rete territoriale? Necessità di un alto livello 14 di investimento in termini di risorse sia umane che economiche Attaccamento alle proprie 0 visioni e alle proprie programmazioni e progettualità Dinamiche di potere e 2 competizione nell'accesso alle risorse Convinzione implicita e profonda di “poter fare da soli” e che non esistano legami con gli altri Other

67%

0%

10%

0

0%

5

24%

21 - Secondo lei è necessaria una regolamentazione multi livello dell’Educazione allo sviluppo? - Livello europeo 76% Sì 16 10% No 2 14% Non so 3

21 - Secondo lei è necessaria una regolamentazione multi livello dell’Educazione allo sviluppo? - Livello nazionale 71% Sì 15 19% No 4 10% Non so 2

21 - Secondo lei è necessaria una regolamentazione multi livello dell’Educazione allo sviluppo? - Livello regionale 71% Sì 15 29% No 6 0% Non so 0

21 - Secondo lei è necessaria una regolamentazione multi livello dell’Educazione allo sviluppo? - Livello subregionale 33% Sì 7 57% No 12 10% Non so 2


22- Quale ruolo dovrebbe avere la vostra Regione/Provincia Autonoma in tema di regolamentazione sull’Educazione allo sviluppo? E perché? Coordinamento 8 Indirizzo 7 Facilitazione 1 Co-progettazione 4 Other 1

38% 33% 5% 19% 5%

23 - La vostra Regione / Provincia Autonoma è inserita in una rete che si occupa di Educazione allo sviluppo ? 38% Sì, ne faccio parte 8 52% No, non ne faccio parte 11 0% No, non mi interessa 0 10% Other 2

24 - La vostra Regione / Provincia Autonoma è inserita in una rete che si occupa di cooperazione decentrata? Sì, ne faccio parte 18 No, non ne faccio parte 2 No, non mi interessa 0 Other 1

86% 10% 0% 5%

25 - Ritiene necessario la creazione di linee guida in tema di Educazione allo sviluppo? Sì, a livello nazionale Sì, a livello regionale Non Non so

14 2 2 3

67% 10% 10% 14%


26 - Secondo lei quali sono le priorità da inserire in una futura regolamentazione regionale dell’Educazione allo sviluppo? 43% strumenti per condividere 9 principi e regole in una comunità di pratica e di Inserire l’EaS in 38% 8 documenti di indirizzo regionale (Istruzione, Istituzionalizzare l’EaS in 10% 2 patti territoriali, programmi di organizzazioni (POF, 5% Inserire l’EaS nello 1 statuto/carta di intenzioni delle associazioni 24% Serve una legge regionale 5 che riconosca l'EAS e finanzi lead relative attività Puntare una maggiore 48% 10 dinamicità delle organizzazioni affinché 5% Other 1 Gli utenti possono selezionare più caselle di controllo, pertanto le percentuali possono dare una somma maggiore del 100%.

27 - Quanto pensa siano validi gli strumenti web nell'ambito della cooperazione ed Educazione allo sviluppo? - Web radio Per niente 1 Poco 8 Abbastanza 7 Molto 5

5% 38% 33% 24%

27 - Quanto pensa siano validi gli strumenti web nell'ambito della cooperazione ed Educazione allo sviluppo? - Web TV Per niente 0 Poco 5 Abbastanza 12 Molto 4

0% 24% 57% 19%


27 - Quanto pensa siano validi gli strumenti web nell'ambito della cooperazione ed Educazione allo sviluppo? - Social network Per niente 0 Poco 0 Abbastanza 11 Molto 10

0% 0% 52% 48%

27 - Quanto pensa siano validi gli strumenti web nell'ambito della cooperazione ed Educazione allo sviluppo? - WEB 2.0 Per niente 1 Poco 1 Abbastanza 9 Molto 10

5% 5% 43% 48%

27 - Quanto pensa siano validi gli strumenti web nell'ambito della cooperazione ed Educazione allo sviluppo? - E-learning (formazione a distanza) Per niente 0 Poco 4 Abbastanza 12 Molto 5

0% 19% 57% 24%


28 - Le vostre attivitĂ di promozione/ diffusione dei progetti di cooperazione allo sviluppo sono realizzate attraverso: 5% Tv/radio/giornali 1 19% Tv/radio/giornali web 4 71% Mail e sito web 15 29% Pubblicazioni specifiche 6 5% Campagne di sensibilizzazione 1 5% Social network 1 Eventi specifici (conferenze, mostre, 13 ecc.) 62% 5% Other 1 Gli utenti possono selezionare piĂš caselle di controllo, pertanto le percentuali possono dare una somma maggiore del 100%.


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