Speciale Canapa
La canapicoltura per uno sviluppo sostenibile
SPECIALE CANAPA
Speciale a cura di Silvia Musso di Econote.it - Storie da un mondo piĂş verde In collaborazione con Assocanapa - Coordinamento Nazionale per la Canapicoltura Hanno collaborato: Eleonora Anello, Antonio Benforte, Federica Gemma, Silvia Musso, Mila Orlando, Tania Talamo, Marianna Sansone, Silvia Strozzi Si ringraziano gli esperti: Margherita Baravalle, Michele Castaldo, Glenda Giampaoli, Cesare Quaglia Per info www.econote.it Settembre 2013
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La canapicoltura per uno sviluppo sostenibile
INTRODUZIONE Canapa: la pianta che protegge La redazione di Econote, in collaborazione con Assocanapa, Coordinamento Nazionale per la Canapicoltura, vi farà conoscere la canapa, la sua coltivazione e i suoi molteplici usi. Di cosa parliamo? La “Cannabis sativa” è una pianta a ciclo annuale che fa parte della famiglia delle Cannabinacee. Pianta antichissima, esistente in alcune aree d’Italia già nell’Età del Bronzo. La sua coltivazione, molto diffusa nel nostro Paese, è stata abbondonata negli anni cinquanta a causa della concorrenza delle fibre sintetiche. Da alcuni anni molti agricoltori stanno cercando di riproporla come risorsa per un’agricoltura naturale ed innovativa, come occasione di sviluppo delle imprese in svariati settori e come strumento per recuperare terreni abbandonati. Perché ne parliamo? La canapa, come vedremo nel dettaglio, è una pianta sostenibile dal punto di vista ambientale perché è una risorsa rinnovabile, coltivabile laddove si sono abbandonati terreni, dal punto di punto di vista economico e sociale perché è una coltivazione redditizia che offre un’opportunità di sviluppo per il territorio. «Sulle volte affrescate dei portici di viale dell’Indipendenza a Bologna c’è una scritta: “Panis vita, vinum laetizia, canabis protectio"» racconta Cesare Quaglia, membro del Direttivo di Assocanapa. «Se il pane dà nutrimento e il vino la gioia, la canapa dà protezione. Una protezione esogena ed endogena.» La canapa, infatti, protegge l’esterno grazie al suo impiego nel tessile e come isolante nell’edilizia e protegge dall’interno: semi, olio e farina sono considerati un “vaccino nutrizionale” grazie ai suoi principi. Lo stesso Ministero della Salute ne ha riconosciuto il contributo eccezionale per la salute dell’organismo umano (circolare del 22 maggio 2009). Come ne parliamo? Biscotti, case e vestiti. La canapa è una pianta versatile che può essere utilizzata in diversi settori. Partiremo dall’agricoltura e dalla filiera agro-industriale. Ci 3
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addentreremo nel campo dell’architettura sostenibile e dell’alimentazione. Scopriremo i benefici di questa pianta in cosmetica e farmaceutica e gli impieghi nel tessile e nel campo della moda. Visiteremo i “musei della canapa” in Italia ed Europa. Concluderemo lo speciale con la presentazione di una coltivazione sperimentale nei territori di Acerra e Caivano (NA).
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CAPITOLO I Coltivare la canapa: istruzioni per l'uso Il primo capitolo è dedicato all’agricoltura. Grazie a Cesare Quaglia, membro del Direttivo di Assocanapa, cercheremo di capire le caratteristiche di questa coltura e le possibilità che hanno gli agricoltori che vogliono provare a coltivare questa pianta. Cos’è la canapa? «È la specie botanica Cannabis Sativa L. Fa parte della famiglia delle Cannabinacee e appartiene all’ordine delle Urticali. È una pianta con un metabolismo plastico che si è adattata nel tempo a quasi tutti gli ambienti naturali e si è prestata ad essere selezionata per svariati impieghi. In Italia la coltivazione della canapa era conosciuta già nell’Età del Bronzo. Nel nostro Paese fino agli anni ’40 se ne coltivavano circa 100.000 ettari e le varietà italiane erano le migliori al mondo in termini di qualità e produttività. Con un importante sforzo queste varietà sono state ri-costituite e moltiplicate e oggi la canapa è stata re-introdotta nell’agricoltura italiana per l’uso tecnico-innovativo in edilizia, nutrizionale e alimentare. È una pianta versatile!» Ma coltivare canapa non è un reato? «No, a condizione che venga coltivata una varietà a basso tenore di THC, inferiore allo 0,2%. La “Cannabis Sativa”, detta canapa da fibra o canapa industriale, è diversa da altre varietà illegali. La coltivazione della canapa industriale è legale in Italia dal 1998. La varietà che si semina deve essere certificata dal cartellino rilasciato dall’ENSE, Ente Nazionale Sementi Elette.» Qual è il ciclo di coltivazione della canapa? «Il ciclo è annuale. Si semina in primavera da marzo a maggio. In estate si raccoglie 5
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per farne la fibra, le cosiddette paglie di canapa: a fine luglio si falcia, si lascia in campo 30-40 giorni e poi si raccoglie in rotoballe. Per produrre il seme ad uso alimentare invece si lascia maturare fino a metà settembre inizio ottobre e poi si raccoglie il seme con una mietitrebbia.» Quindi non sono necessari macchinari specifici? «No, possono essere impiegati i normali macchinari per la semina del frumento: per lo sfalcio del foraggio si usa la barra falciante, per la raccolta le rotopresse, per il seme le mietitrebbie. Si sta comunque lavorando sull’adattamento e miglioramento di alcuni macchinari per lo sfalcio e la raccolta sia della fibra che del seme al fine di rendere le procedure più facili e veloci.» Dove viene coltivata la canapa in Italia e nel mondo? «È coltivata in tutta Europa, soprattutto in Francia e Germania (circa 15.000 ha). Ci sono coltivazioni anche in Russia, Ungheria, Romania Repubblica Ceca, Spagna, Inghilterra, Irlanda. È presente in quasi tutti i continenti con coltivazioni in Canada, Cile, Cina, Australia, Nuova Zelanda e Marocco. In Italia quest’anno Assocanapa ha promosso coltivazioni dalla Valle d’Aosta al Friuli passando per la bassa padana, in centro e sud Italia dalla Toscana all’Abruzzo fino alla Puglia. Ci sono coltivazioni sperimentali nella Valle del Fucino, in Piemonte, in Calabria, Basilicata e Sicilia, anche in Sardegna nel Sulcis. Praticamente in quasi tutte le regioni d’Italia! Dopo anni di sperimentazione siamo all’esordio della filiera agricola italiana. Possiamo dire che il 2013 è l’anno della canapa.» Quali sono i terreni ideali per questa coltivazione? «La canapa preferisce i terreni fertili alluvionali, si adatta però a tutti i terreni, anche fino ai 1500 metri di altitudine. Non soffre le gelate tardive. Soffre invece il ristagno d’acqua, specialmente nel primo stadio di vegetazione. I terreni sciolti e di medio impasto sono indicati per la coltivazione da fibra, quelli argillosi per la produzione di seme ad uso alimentare.» Quali leggi tutelano la coltivazione della canapa? «C’è un quadro normativo europeo (Regolamento del Consiglio n.1234 del 2007) e il recepimento da parte italiana con la Circolare MIPAAF n.1 dell’ 8/5/2002. Secondo questa normativa è possibile coltivare canapa utilizzando varietà certificate a basso tenore di THC (inferiore 0,2%). Con la Circolare del 2 maggio 2009, il Ministero della Salute consente la produzione e la 6
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commercializzazione di prodotti alimentari a base di semi di canapa. Lo scorso dicembre, infine, è stato costituito il “Tavolo tecnico della filiera della canapa” presso il MIPAAF.» Esistono incentivi per gli agricoltori che vogliono cimentarsi con questa coltivazione? «La canapa è soggetta al contributo europeo PAC (Politica Agricola Comune) come tutti i seminativi. Tutti i coltivatori che beneficiano di queste quote di contributo a loro assegnate possono tranquillamente coltivare anche la canapa.» Perché scegliere di coltivarla? «È una coltivazione che si adatta a quasi tutti i tipi di terreni. Difende la biodiversità, cattura CO2 non neccessita di irrigazione, antiparassitari e diserbanti. Le piante di canapa crescono, infatti, più velocemente delle infestanti, lasciando il terreno totalmente diserbato. Ottima per l’avvicendamento colturale, s’inserisce facilmente nelle pratiche agro-meccaniche delle aziende agricole. È una coltivazione poco esigente, con una tecnica semplificata.»
Un consiglio ai nostri lettori-agricoltori? «Provate a sperimentare la coltura per un anno per farvi un’esperienza adeguata alla zona in cui operate. In ogni caso e salvo calamità naturali, gli agricoltori provetti non hanno mai incontrato difficoltà ad ottenere alte rese in biomassa.» 7
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La canapa è un’opportunità per un’agricoltura eco-sostenibile ed innovativa. «È rispettosa dell’ambiente, sostiene lo sviluppo di un’attività di filiera che parte dall’agricoltura e consente di organizzare bacini di produzione locali e generare reddito in diversi ambiti.»
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CAPITOLO II Dal campo...alla tavola, alle case, ai vestiti: la filiera della canapa Nei primi capitoli abbiamo presentato la canapa come una pianta versatile. Ora cercheremo di dimostrarlo presentando i suoi usi. A seconda del periodo di raccolta e della parte della pianta, si possono ricavare diversi impieghi. Abbiamo già accennato che a fine luglio si falcia, si lascia in campo 30-40 giorni e poi si raccoglie in rotoballe per produrre le paglie di canapa; mentre per produrre seme ad uso alimentare si lascia maturare fino a metà settembre inizio ottobre e poi si raccoglie il seme con una mietitrebbia. Si parla quindi di due filiere principali: ad uso tecnico (coltivazioni da fibra tecnica/canapulo) e ad uso alimentare (coltivazione da seme). Coltivazioni da fibra tecnica/canapulo Per la prima trasformazione e vendita degli steli di canapa (detti nella normativa europea “paglie di canapa”) confezionati in rotoballe, i coltivatori devono stipulare un contratto con un primo trasformatore autorizzato. Attualmente in Italia soltanto Assocanapa dispone di un impianto di prima trasformazione in funzione. Si trova a Carmagnola, in provincia di Torino. Ci sono, però, in alcune parti d’Italia gruppi di agricoltori che si stanno attivando per far partire impianti di prima trasformazione. Il macchinario, brevettato tre anni fa, esegue la separazione della fibra dal canapulo. Con il canapulo si possono ottenere: intonaci e cappotti isolanti per edifici, blocchi da costruzione costituiti da canapa e calce, mangimi per ruminanti, lettiere per cavalli e piccoli animali. Con la fibra: pannelli isolanti termo-acustici per l’edilizia, feltri, imbottiture per l’arredamento, pacciamature per l’agricoltura e l’ingegneria naturalistica, rinforzo strutturale per materiali naturali innovativi e PLA per l’industria e il design. Esiste anche una coltivazione finalizzata a ricavare fibra per usi tessili. Purtroppo 9
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in Italia, oggi, è molto difficile ed onerosa. Non esistono impianti moderni per la sua lavorazione. Possono essere impiegati quelli per il lino, opportunamente adattati. Anche se la realizzazione della filiera per l’uso tessile è ancora troppo costosa per essere sostenibile, ci sono esperienze anche in questo campo, come vedremo nel capitolo dedicato alla moda. Coltivazioni da seme I semi una volta raccolti si essicano, setacciano e raccolgono in sacchi. Dai semi si fanno olio, farina, latte. Basi per molte ricette dolci e salate, sono ingredienti dall’alto valore nutrizionale. L’olio di semi e la farina di semi di canapa sono considerati dai nutrizionisti un “vaccino nutrizionale”, alimento che, introdotto nella dieta giornaliera, rinforza e regola la risposta del sistema immunitario, del sistema ormonale e del sistema nervoso nei confronti delle aggressioni dell’ambiente. Il seme di canapa e gli alimenti derivati contengono altri importanti componenti tra cui in particolare proteine che comprendono tutti gli amminoacidi essenziali, in proporzione ottimale e in forma facilmente digeribile. È quindi alimento ideale per vegetariani e vegani.
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CAPITOLO III Sette motivi per utilizzare la canapa nell'edilizia Da un po’ di anni anche nell’edilizia si sta cercando, sempre di più, di utilizzare materiali naturali, dedicando una grande attenzione alla salubrità degli spazi abitativi. Il materiale naturale più utilizzato è in primis il legno, ma ci sono esempi di costruzioni fatte di paglia, di terra cruda e ultimamente sta avendo una grande diffusione l’utilizzo della canapa, essendo un materiale altamente ecocompatibile. La canapa conosciuta sin dall’antichità (coltivata già nell’Età del Bronzo), è sempre stata utilizzata per fabbricare tessuti e carta, ma negli ultimi tempi sta avendo una grande diffusione nel settore dell’edilizia, anche se ritrovamenti archeologici (in Francia) ci dimostrano che era già stata utilizzata per costruire. Nel campo edilizio ritroviamo svariati prodotti come cere, vernici, pannelli isolanti, intonaci ed anche blocchi prefabbricati. Inoltre la canapa è utilizzata anche nel settore del restauro per la conservazione dei manufatti storici. Ma della pianta della canapa non si butta via nulla, dai fiori, semi e fibre si ricavano svariati prodotti. Perché questo interesse? Prima di tutto è una pianta facilmente coltivabile e assemblabile e durante la sua crescita assorbe diossido di carbonio (CO2) dall’atmosfera, contrastando quindi anche il riscaldamento globale e l’inquinamento. Ma i fattori più interessanti dell’utilizzo della pianta nel campo dell’edilizia nascono dal fatto che i manufatti che sfruttano la canapa sono: 1. a emissioni negative di carbonio; 2. altamente ignifughi, resistenti al fuoco e se bruciati non rilasciano sostanze tossiche; 3. più duraturi e resistenti delle strutture in legno; 4. non possono essere attaccati da tarme, muffe ed insetti, perché permeabili al vapore e quindi salubri e mai umidi; 5. hanno un basso impatto ambientale; 6. sono riciclabili; 7. e godono di un ottimo isolamento termico ed acustico. 11
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In Italia la canapa ha la sua massima diffusione per le sue particolari doti di isolamento grazie ai cosidetti bio-compositi, per esempio dall’unione del cemento di canapa alla calce, nasce il calcestruzzo isolante (e anche di buona resistenza statica) o dalla miscela di canapa e calce si crea un isolante naturale che viene utilizzato per intonacature interne ed esterne. Oltre ovviamente alla produzione di pannelli prefabbricati isolanti e fonoassorbenti. Inoltre, la fibra di canapa, si sta diffondendo nel campo del rinforzo strutturale sostituendo le fibre di carbonio, di vetro, di acciaio, per consolidamenti statici, nei fenomeni di fessurazioni e lesioni. Una delle ultime rivoluzioni è l’invenzione, brevettata in Italia, di blocchetti a base di canapulo, la parte legnosa dello stelo della pianta, in combinazione con un legante di calce da impiegare nella struttura degli edifici. Un mattone che una volta essiccato, diventa rigido e leggero allo stesso tempo e può quindi essere utilizzato sia nella realizzazione di nuovi fabbricati sia nella ristrutturazioni di stabili già esistenti. Una vera e propria frontiera dell’edilizia green che unisce al rispetto dell’ambiente e del territorio il tema del comfort abitativo e su cui molti produttori e associazioni, come Assocanapa, stanno puntando.
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CAPITOLO IV Canapa: la fibra nobile a servizio della moda Da Alessandro Magno alla Rivoluzione Francese, la canapa è stata protagonista di millenni di storia. I suoi usi sono molteplici come abbiamo visto finora, ma in pochi sanno che la sua fibra è utilissima anche per il mondo della moda. La canapa è una fibra del tutto naturale, perchè la sua coltivazione non necessita di pesticidi. Grazie a questo, dal campo alla passerella il passaggio è d’obbligo perché le fashion victims sono sempre più attente a quello che indossano e l’industria della moda se ne sta accorgendo. Se ne sono accorti colossi del calibro di Armani e Prada. Re Giorgio è stato il primo ha fare il primo passo, iniziando a produrre abiti con la canapa dall’inizio degli anni 2000. Ultima, solo in ordine di tempo, è Prada che per l’estate 2013 ha realizzato una serie di borse in edizione limitata realizzate tutte in canapa, dettando il “must have” di questa estate. La “Summer Limited Edition” sono disponibili in diverse tonalità, tutte ottenute dalla tinteggiatura della fibra. Come si è detto la canapa ha origini storiche, perché veniva utilizzata per costruire le vele e gli abiti degli operai come quelli che da San Bernardo di Carmagnola si spostavano al porto di Marsiglia per fabbricare corde, dette appunto “Carmagnole” che divennero uno dei simboli della Rivoluzione Francese. Di fibre di canapa erano anche i primi blue jeans della Levi’s, utilizzati da operai a cowboy, grazie alla loro forte resistenza all’usura. Oggi, invece, riesce a soddisfare chi sceglie indumenti eco per stile di vita o per combattere allergie e intolleranze ad altri tessuti. La qualità della canapa, infatti, è data dalle diverse caratteristiche di questa fibra: - È ideale estate e inverno, poiché ha un forte dispersione del calore quando le temperature sono alte e protegge dai raggi UVA. Mentre tiene più caldo del lino quando viene mischiata ad altre fibre come la lana. -Resiste fino al 30% in più rispetto al cotone, limitando l’usura dei capi -È elastica, molto più del lino 13
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-Le peptine che compongono la fibra la rendono battericida -Non conduce energia e non si infiamma -È al 100% ecologica, per il modo in cui crescono le sue piante. Per questo motivo l'utilizzo della canapa la filiera tessile può essere strategico per un business sempre più orientato alla green economy, coniugando l’alta qualità che contraddistingue il “made in italy” con un fibra dall’alto valore aggiunto in termini di competitività, sostenibilità e stile.
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CAPITOLO V Canapa sorpresa della natura anche in cucina Oggi in commercio possiamo trovare olio, farina, hamburger e formaggi vegetali, creme e semi decorticati, ottenuti dai semi della canapa. Questi prodotti risultano molto utili a tutti coloro che seguono una dieta di tipo vegeteriano o vegano. I semi di canapa, infatti, sono una fonte naturale che garantisce un buon approvvigionamento di amminoacidi e acidi grassi essenziali, per migliorare il funzionamento del sistema immunitario e dare benessere ed energia vitale al nostro organismo. Eccovi una gustosa ricetta. Fiori di canapa con fagiolini e frutta secca Ingredienti per 4 persone 250 g di pasta “fiori� con farina di canapa 150 g di fagiolini verdi freschi 1 patata 1 scalogno o porro 1 spicchio d’aglio (facoltativo) 3 cucchiai di pinoli 1 cucchiaio di crema di anacardi o mandorle q.b. olio di girasole o di sesamo sale marino integrale per decorare timo fresco
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Tagliate il porro a fettine sottilissime e fatelo insaporire con qualche cucchiaio di olio di girasole. Pulite i fagiolini e tagliateli a tocchetti, pelate la patata e tagliatela a dadoni. Quando l’acqua bolle, salatela e buttate i fagiolini e la patata. Dopo qualche minuto buttate nell’acqua anche la pasta e fate cuocere tutto insieme per il tempo indicato sulla confezione della pasta. (a seconda del tipo di pasta che acquisterete potranno esserci tempi leggermente diversi). Nel frattempo frullate i pinoli, la crema di anacardi o di mandorle, un cucchiaio di acqua calda e un filo di olio e unite lo spicchio d’aglio se vi aggrada. Tenete da parte una tazzina di acqua di cottura da aggiungere alla salsa di pinoli per rendere cremosa la consistenza del piatto. Scolate la pasta con le verdure, il porro e condite con la crema aggiustando la consistenza. Servite subito con qualche fogliolina di timo fresco. I semi di canapa sativa sono ricchi di pregiate proteine e contengono tutti gli 8 aminoacidi essenziali necessari al nostro organismo. L’olio di canapa presente per circa il 30% nei semi, contiene il 75% di acidi grassi polinsaturi essenziali, come gli acidi linoleico e linolenico, nella giusta proporzione per favorire il ricambio cellulare, ed inoltre dal 2% al 4% di gamma linolenico, che contribuisce al mantenimento del sistema ormonale ed al ricambio dei lipidi. Insomma un vero toccasana per il nostro corpo! I semi di canapa sono ricchi di antiossidanti naturali, come la vitamina E, lecitina e di importanti sali minerali quali calcio, fosforo e potassio. Se volete provare a utilizzare la farina di canapa per preparare dolci e biscotti, dovete usarla per un 20% sul totale della farina (per 200 g di farina di grano si aggiungeranno 40-50 g di farina di canapa). Un consiglio per chi si sta preparando alla prova costume: quando preparate dolci o biscotti utilizzando la farina di canapa, potete dimezzare la quantità di grassi, perché la farina contiene già una sostanza “grassa”: il prezioso e salutare olio di canapa che renderà i vostri dolci croccanti e gustosi.
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CAPITOLO VI Canapa alleata di bellezza "Un altro tra gli innumerevoli settori in cui la “pianta dalle mille virtù” eccelle è la cosmesi. pelle e capelli possono trarre giovamento dall’utilizzo dell’olio di semi di canapa, come raccolta Margherita Baravalle, imprenditrice di Assocanpa, attiva a Carmagnola (TO)." Dicci tutto su questo olio naturale. Quali sono le sue virtù? «L’olio di semi di canapa è conosciuto da millenni per la cura del corpo e si va prepotentemente affermando come il prodotto naturale più efficace per contrastare l’invecchiamento naturale della pelle o i danni che le sono arrecati da diversi fattori di origine esterna come sole, aria, eccessivo impiego di detergenti, prodotti chimici, attacchi di batteri o di virus. I professionisti della pelle e dei capelli che lo hanno provato asseriscono che, per il fatto che è piuttosto fluido, viene assorbito con molta facilità e quindi è l’olio da massaggi migliore in assoluto. Attestano anche di avere visto in poco tempo idratare e dare elasticità e morbidezza alla pelle, rivitalizzare capelli sfibrati, ridurre la fragilità delle unghie, riequilibrare la produzione di sebo, ridurre o eliminare il prurito, migliorare o risolvere patologie importanti come acne, psoriasi, neurodermatite, eczema atopico, sparire forme di crosta lattea, escrescenze e via di seguito». A cosa sono dovuti questi effetti? «Tutto questo grazie al naturale contenuto in AGE (acidi grassi essenziali, in inglese detti EFA – Essential Fatty Acids), che raggiungono circa il 75% del totale mentre le altre fonti di EFA non vanno oltre il 30%. Si tratta soprattutto di omega 3 ed omega 6 nella proporzione giusta, che in natura non è posseduta da alcun altro olio, salvo quello di pesce». Si sente spesso parlare del complesso dei cannabinoidi. Ce lo spieghi? «Il complesso dei cannabinoidi costituisce un recupero molto recente di una antica conoscenza: il potere della canapa (in questo caso di foglie e soprattutto infiorescenze) di guarire le ferite anche infette. Si tratta in particolare del CBD 17
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(l’antagonista del THC), che avrebbe l’importante funzione di attivazione del sistema immunitario e che non ha effetti di droga». Da cosa dipende il pregio di un cosmetico a base di olio di semi di canapa? «Certamente dalla qualità e dalla percentuale di olio che viene impiegata nella fabbricazione; e poi anche da altri principi attivi associati all’olio per potenziarne gli effetti, a cominciare appunto dal complesso dei cannabinoidi ma non solo!» Come facciamo allora a riconoscere un olio di qualità? «La qualità dell’olio dipende soprattutto dalla tecnica di raccolta e dalla conservazione del seme e ancora dall’epoca in cui viene spremuto e dal sistema con cui si ricava l’olio. In genere il seme della canapa per usi alimentari e cosmetici viene estratto mediante spremitura a freddo, ma è stata svolta una sperimentazione con il sistema supercritico, con ottimi risultati. In parte dipende anche dalla varietà di canapa. In genere per gli usi cosmetici l’olio viene raffinato, ma noi di Assocanapa siamo contrari perché viene privato di alcuni elementi importanti per la salute». Un ultimo consiglio per i nostri lettori. Come possiamo acquistare il cosmetico migliore? «La percentuale di olio in genere non viene dichiarata da chi produce il cosmetico. Direi che il modo migliore è di provare i prodotti analoghi delle diverse marche, di fare il confronto dei risultati. Ci vogliono pochissimi giorni per vedere la differenza. L’altro consiglio è di affidarsi ad aziende che garantiscono la tracciabilità dell’intera filiera, dal seme al cosmetico».
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CAPITOLO VII Consigli di viaggio: l'Ecomuseo della canapa Per lo speciale canapa di Econote non si poteva non parlare di una realtà che sta prendendo piede nel nostro Paese: i musei e gli ecomusei della canapa, potrebbero essere una tappa inaspettata nel vostro itinerario di vacanza! Per capire meglio che cosa sono e come sono fatti abbiamo intervistato Glenda Giampaoli, Direttrice dell'Ecomuseo della Canapa di Sant'Anatolia di Narco in Umbria. Da cosa nasce l’idea di creare un ecomuseo della canapa? «L’idea di creare un Museo della Canapa nasce all’interno di un progetto più ampio di Ecomuseo come quello della Dorsale Appenninica Umbra, di cui il Museo costituisce una delle antenne. Il Museo nasce con la volontà di valorizzare e patrimonializzare un antico mestiere che stava scomparendo, come quello del canapaio, e di ripristinare quella che era una delle coltivazioni più importanti in zona, come appunto, la canapa. La presenza a Sant’Anatolia di Narco di canapai e la volontà di coniugare insieme la conservazione della memoria storica con la riattualizzazione di un sapere ha fatto si che venisse realizzato il Museo.» C’è la volontà di creare una rete tra ecomusei su questo argomento? Se sì con quali altri? «Il Museo sta portando avanti la strutturazione di una rete di Musei ed ecomusei, sia italiani che europei, che sono dedicati alla canapa. In particolare sta nascendo una rete, insieme ad Assocanapa, che raccoglie tutti i principali musei italiani che sono espressamente dedicati alla canapa o che presentano all’interno delle loro esposizioni delle sezioni tematiche che riguardano tale argomento. Oltre al Museo della canapa di Pisoniano e all’Ecomuseo dei cordai di Carmagnola saranno inseriti il Museo degli Usi e Costumi della Gente di Romagna a Sant’Arcangelo, il Museo della civiltà contadina di San Marino di Bentivoglio. Per quanto riguarda i musei europei sono stati attivati i contatti con il Museo della canapa di Berlino, Barcellona e Amsterdam nonché con la Maison des Arts Textiles et du Design di Flavigny sur Ozerain.» 19
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Il vostro ecomuseo è interattivo? Ha zone adatte a ogni età? «Il Museo, dislocato su due piani ed articolato in 3 sezioni principali, ospita una ricca documentazione relativa all’intero ciclo di lavorazione e trasformazione della canapa: dalle fasi di coltivazione, macerazione ed essiccazione, fino a quelle della gramolatura e cardatura, nonché collezioni tessili dal XVIII al XX secolo. Nella prima, dedicata alla lavorazione della canapa ed alla tessitura, gli oggetti esposti e le “voci della comunità” i pannelli esplicativi, illustrano tutte le fasi della lavorazione della canapa, dalla semina, alla coltivazione, alla raccolta, alla trasfromazione in fibra e interagiscono con i visitatori per farli diventare una parte integrante della realtà rappresentata. Nella seconda sezione, dedicata alla collezione tessile, si possono osservare gli oggetti finiti, cioè i tessuti collocabili in un ambito domestico e quotidiano come coperte, teli per il pane, fasce per neonati, corredi dotali, e parte della collezione tessile “Lamberto Gentili”. L’ultima sezione, infine, è dedicata alla parte laboratoriale per far sì che il Museo, da luogo di mera conservazione del patrimonio divenga uno strumento didattico, un “laboratorio di studio”, una scuola per i residenti, per i turisti e per chi è interessato ad apprendere questo mestiere e un’attrazione turistica che favorisca scambi culturali e crescita economica.» Da come si può vedere il Museo della Canapa, da piccola realtà museale inserita all’interno di un’area ecomuseale, sta diventando una fucina di idee e fonte di nuove realtà imprenditoriali che gravitano intorno all’argomento canapa.
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CONCLUSIONE Campania: canapa ad Acerra per i terreni inquinati Siamo giunti al termine di questo lungo speciale dedicato ad una coltivazione particolare e versatile: la canapa per uno sviluppo sostenibile. Ne abbiamo capito le mille applicazioni, dalla moda all’edilizia; abbiamo conosciuto meglio la filiera e le caratteristiche grazie a numerosi esperti che hanno risposto alle nostre domande e curiosità. Questo Speciale è nato da un’idea di Econote in collaborazione con Assocanapa, Coordinamento Nazionale per la Canapicoltura. In questo articolo conclusivo vogliamo parlare delle future applicazioni della coltivazione della canapa in Campania come esempio di tecnologia avanzata e soluzione per la bonifica di territori inquinati di cui tanto spesso vi abbiamo parlato su Econote.it sin dal 2008. Per farlo abbiamo intervistato Michele Castaldo, Referente per la Campania e Calabria di Assocanapa. La coltivazione della canapa è adatta al territorio della Campania? «Possiamo dire che la canapa è nel DNA degli agricoltori campani. L’Italia è il secondo produttore mondiale di canapa per quantità ed il primo per qualità, il 40% della produzione nazionale viene coltivata in Campania». Cosa si ricava dalla coltivazione della canapa ad Acerra, zona in cui è collocato l’inceneritore? «Nel 2010 un imprenditore di Napoli e un agricoltore di Acerra hanno sperimentato, investendo di tasca propria, la produzione di olio essenziale nei dintorni dell'inceneritore che è stato venduto come materia prima per la produzione di profumi di un’azienda francese. Il progetto non è stato ripetuto perché (almeno al momento) antieconomico, mancano impianti di prima trasformazione per cui tutti i lavori in campo sono stati fatti manualmente incidendo notevolmente sui costi. Purtroppo circa 14 tonnellate di canapa sono state abbandonate in campo per mancanza di impianti di prima trasformazione. L’anno successivo, nel 2011, è stata coltivata sempre ad Acerra ma destinata alla produzione di mattoni di calce e canapa e di pannelli isolanti. In questo caso c’è 21
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stato il partenariato tra Ingegneri, Architetti, e Agricoltori all’interno di un progetto finanziato sempre privatamente». Qui abbiamo approfondito i "7 motivi per scegliere la canapa nell'edilizia di Tania Talamo. E invece a Caivano? I due ettari di canapa coltivati a Caivano nel 2009 sono serviti per: testare la produzione per ettaro e verificare l’effettiva capacità della coltura senza apporti irrigui; Fornire materiale per la ricerca scientifica a Enti e Istituti di Ricerca tra cui Dipartimenti dell’Università di Napoli Federico II e l’Istituto di Chimica e Tecnologia dei Polimeri del C.N.R. di Pozzuoli. Si tratta di una coltivazione "No food" di quelle utili a drenare i terreni inquinati? Ed è utilizzata per questo motivo in questo specifico caso? «La pianta è in grado di degradare gli inquinanti come i metalli pesanti e che per una buona azione di bonifica si dovrebbe prevedere comunque un ciclo almeno decennale. Voglio ancora ricordare che la coltura è già un’azione utile e necessaria ad evitare che su terreni inquinati si coltivi ancora food». Quali problematiche potrebbero essere risolte o migliorate attraverso questo tipo di coltivazione? «Con l’attivazione della filiera si avrebbe: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7.
Nuovo rapporto tra agricoltura e industria; Sviluppo sostenibile; Bonifica dei siti; Sviluppo occupazionale per nuove attività di trasformazione e commercio; Risparmio idrico in agricoltura; Contrasto alla deforestazione e desertificazione; Produzione di beni che non daranno mai alcun problema di riciclo perché proveniente da fonte biologica; 8. Produzione di materiali necessari al risparmio energetico e riqualificazione degli edifici; 9. Azione di sequestro di anidride carbonica (perché imprigionata nei mattoni e pannelli usati in edilizia, circa 400 kg di CO2 per tonnellata di sostanza secca). 22
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10. La coltivazione della canapa su terreni “dubbi“ eviterebbe certamente la coltivazione di prodotti food su tali suoli. Intanto, in Campania, l’interesse per questa coltura cresce sempre più, Assocanapa ha ormai un centinaio di manifestazione d’interesse e di associati, tra cui Enti e Istituzioni. Infine, ma non per ultimo, all’Università di Napoli Federico II ed alla Seconda Università di Napoli sono già state già presentate numerose Tesi di Esame di Laurea».
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