Cuorebio Magazine | Gennaio 2014

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GENNAIO/FEBBRAIO 2014 storie del mondo bio

dalla terra alla pentola

cuorebio magazine

Azienda in Trasparenza

Cascine Orsine

il valore della qualità

l’onu boccia gli ogm attualità

Franco Mussida. Un percorso attraverso la musica


sommario 3

editoriale

14 storie del mondo bio

dalla terra alla pentola

viva la terra viva 5

Azienda in Trasparenza

Cascine Orsine, terra biodinamica 9

dall’orto con amore

cavoli a merenda! 10 azienda del mese

Biolab 11 la qualità risponde 12 il lunario di cuorebio

16 oggi in cucina

foglie d’inverno 18

i quaderni di Valore Alimentare

20 salute e benessere

cibo e benessere mentale 23 il valore della qualità

l’onu boccia gli ogm

24 il gesto quotidiano

penso in verde

28 angolo delle buone pratiche

piantiamola!

25 terapie naturali

29 attualità

shiatsu una grande arte per la salute

Franco Mussida. Un percorso attraverso la musica

26 attualità

novità per il vino biodinamico Di Vaira

Pubblicazione gratuita per i clienti Cuorebio Art Direction www.metalli-lindberg.com

32 oggi leggiamo...

Impaginazione Ecocomunicazione.it

33 l’angolo del giardino

Cuorebio è amico dell’ambiente

i preparati biodinamici da cumulo

27 l’angolo dei più piccoli

mettiamo le mani in pasta… madre!

cuorebio magazine

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un appello speciale per la terra

Per il MAGAZINE utilizziamo inchiostri vegetali e carta Lenza Top Super riciclata 100%

Stampa Graficart

editoriale

news

viva la terra viva

Bioconviene

L’uomo è infinitamente piccolo di fronte alla Natura, ma infinitamente grande se accetta di farne parte. Blaise Pascal

Mentre scopre il mondo con i primi giochi e le prime corse, il tuo bambino scopre anche il sapore dei cibi semplici e naturali. BioBimbo e BioJunior diventeranno i suoi migliori amici perché lo prenderanno per mano fin dai primi passi nel mondo dell’alimentazione biologica. BioBimbo: creme, biscotti per biberon BioJunior: biscotti e cereali per la prima colazione

Ama Bio, semplicemente 2

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www.bio-bimbo.it blog.bio-bimbo.it

Se si osserva una manciata di terra si può avere l’impressione che si tratti di un elemento inerte e con qualche sasso. In realtà, si tratta di un organismo vivo, molto vivo. Accoglie al suo interno non solo esseri viventi, come piccoli insetti e lombrichi, ma anche miliardi di microorganismi tra nematodi, batteri e funghi non visibili a occhio nudo. Di alcuni non si è ancora capita bene la funzione nell’agro-eco-sistema, pochissimi possono essere nocivi per le piante, ma la stragrande maggioranza ha funzioni benefiche, migliorando la fertilità chimico-fisica del terreno. Per esempio, questi esserini invisibili aggrediscono le foglie morte e gli altri residui vegetali, trasformandoli in materia organica che fornisce sostanze nutritive alle piante, scavano micro tunnel nel suolo, aumentando l’areazione e le permeabilità, aggregano minuscole particelle di terreno rendendo più facile ad acqua e aria la penetrazione, proteggono le radici dagli organismi nocivi, nutrono insetti più grandi…insomma, non si vedono e non si sentono, ma fanno tanto lavoro. Da migliaia di anni, sono i componenti di un equilibrato ecosistema “suolo” a nutrire le piante. Non a caso l’uomo, anche un tempo,

praticava la fertilizzazione organica, riciclando i sottoprodotti di origine animale e vegetale, restituendo al terreno gli elementi nutritivi sottratti alle coltivazioni, salvaguardando e incrementando così la fertilità del terreno e prevenendone l’erosione. Poi il contadino praticava la rotazione agraria, alternando le coltivazioni secondo programmi pluriennali, in grado di contenere la pressione ecologica di piante infestanti e parassiti. Per far riposare il terreno e mantenere un equilibrio ecologico, l’agricoltura biologica utilizza ancora oggi la fertilizzazione organica, in luogo di quella chimica, e ricorre alla rotazione delle colture. I disastri dell’agricoltura chimica e intensiva, che ha come obiettivo alte rese e “tutto subito”, non contribuiscono certo a conservare il patrimonio della vita del suolo, che è la più grande ricchezza dell’agricoltura, vita per la Terra e per la vita dell’Uomo. Perciò, sostenendo l’agricoltura biologica è come dicessimo “NO” al dissennato uso di sostanze chimiche di sintesi” e “SÌ’” al restituire alla terra la forza e la vitalità che questa cede alle piante e poi all’uomo, grazie al cibo che gli dona. La prossima volta che osserveremo una manciata di terra biologica o biodinamica riusciremo a vedere, oltre l’apparenza, la vita che contiene.

Lo staff di Cuorebio

Dal 1° gennaio al 30 aprile 2014 torna, nei negozi Cuorebio che aderiscono all’iniziativa, l’operazione Bioconviene. Tanti prodotti di uso essenziale e quotidiano a prezzi scontati. Per una spesa bio alla portata di tutti.

Castello di Tassarolo Anche quest’anno, l’azienda agricola Castello di Tassarolo ha ottenuto la chiocciola sulla guida di Slow Food “Slow Wine 2014”. La chiocciola è un simbolo assegnato a una cantina per il modo in cui interpreta valori (organolettici, territoriali e ambientali) in sintonia con Slow Food. I vini della Chiocciola rispondono anche al criterio del buon rapporto tra la qualità e il prezzo, tenuto conto di quando e dove sono stati prodotti.

M’illumino di meno Il 14 febbraio 2014 torna M’illumino di meno, la più grande festa del risparmio energetico in Italia promossa da Caterpillar-Radio2. Dal 2005, anno in cui è nata l’iniziativa, sempre più persone vi hanno aderito con le loro buone pratiche. Partecipiamo tutti, non solo spegnendo le luci, ma anche riducendo gli sprechi, differenziando i rifiuti e scegliendo la mobilità sostenibile. Per ulteriori informazioni sull’iniziativa visitate il sito caterpillar.blog.rai.it/milluminodimeno/

convegno mondiale di agricoltura biodinamica Dal 5 all’8 febbraio 2014 al Gotheanum di Dornach, Svizzera, si terrà il Convegno Mondiale di agricoltura biodinamica sul tema “Le api, creatrici di relazioni”. Il Convegno si svolgerà nella falegnameria del Gotheanum, proprio dove Rudolf Steiner 90 anni fa tenne le sue conferenze sulle api, mettendo in guardia sulle conseguenze dell’industrializzazione dell’apicoltura. Per informazioni sul convegno e sulle modalità di partecipazione www. biodinamica.org cuorebio magazine

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le risaie delle Cascine Orsine, i preparati biodinamici e un dettaglio del corno letame In copertina Giulia Maria Crespi in una foto dell’archivio di famiglia

azienda in Trasparenza

Cascine Orsine, terra biodinamica 4

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A Bereguardo, in provincia di Pavia, all’interno del parco del Ticino, c’è un posto speciale dove, nel silenzio della campagna, si possono sentire ancora le rane che cantano. È le Cascine Orsine, azienda agricola che fin dall’ormai lontano 1975 ha scelto di praticare l’agricoltura biodinamica, animata dalla passione e dal coraggio della fondatrice Giulia Maria Crespi che vi si avvicinò dopo un soggiorno di cura in Svizzera, dove conobbe i prodotti a marchio Demeter. All’epoca erano in pochi a parlare anche di biologico, come racconta il figlio Aldo Paravicini Crespi che da sempre ha sostenuto e condiviso il progetto della madre: “Abbiamo vissuto gli albori dell’agricoltura biologica in Italia. Era un’epoca pionieristica, molto piena di passione, molto bella. Fare un’attività del genere era una sfida, significava andare controcorrente”. Dopo l’intera conversione dei terreni, un lungo percorso durato ben 12 anni, le Cascine Orsine sono diventate una vera oasi biodinamica, un rifugio per la biodiversità dove, oltre alla rane, possono vivere molti altri animali perché qui sono banditi i diserbi e i concimi chimici che altrove ne compromettono la sopravvivenza. Non

a caso, l’azienda ha scelto come logo quello della rana che canta, che si lega ai ricordi di Giulia Maria: da bambina, quando camminava lungo le risaie verso la fine di maggio, non sentiva più il gracidare delle rane perché erano stati spruzzati i diserbanti. Le Cascine Orsine sono situate lungo il corso del Ticino; questa vicinanza ha certamente un significato particolare perché, come ci spiega Aldo, “l’acqua è il perno dell’agricoltura: senza acqua non si fa agricoltura”. Si tratta di una zona naturalistica protetta, dove l’agricoltura biologica e biodinamica rivestono un’importanza particolare: gli inquinanti maggiori dei fiumi sono proprio i concimi e gli erbicidi chimici. Grande importanza viene data all’aspetto paesaggistico, con la conservazione di siepi e fi lari in grado di preservare l’ambiente dall’inquinamento circostante, oltre a costituire l’habitat perfetto per molte specie animali. L’azienda, inoltre, preserva ancora 12 ettari di “marcite”. Si tratta dei “prati marcitoi” inventati dai frati cistercensi nel 1500: questa pratica riveste un’importante valenza ambientale perché nei mesi freddi, quando il terreno tende a gelare, l’acqua delle marcite, che non

ghiaccia, ospita numerosi uccelli, in particolare i preziosi insettivori. Inizialmente l’azienda si estendeva per 180 ettari; ora sfiora i 500 ettari coltivati in tre corpi aziendali. Vi lavorano più di 20 persone: rispetto a quella convenzionale, l’agricoltura biodinamica richiede un impiego di manodopera superiore di circa il 50%. Il che significa più posti di lavoro, fattore di non poco conto, soprattutto in tempi di crisi e disoccupazione. Quasi tutti i dipendenti abitano nelle cascine dislocate nei terreni aziendali, è un modo per prendersi cura dell’ambiente anche dal punto di vista urbanistico: vengono così riqualificati vecchi edifici altrimenti destinati all’abbandono e alla fatiscenza. Anche questo approccio incide sui costi che, in genere, nella biodinamica sono già più alti. Oltre alla maggior richiesta di manodopera, ci spiega Aldo, “la resa delle coltivazioni è inferiore a quella di terreni e ambienti sotto il doping della chimica di sintesi”, c’è da gestire una maggior complessità dell’organizzazione aziendale. Per mantenere la biodiversità e per garantire una maggiore fertilità del terreno, ci si avvale di tecniche come la rotazione delle colture, che può prevedere un ciclo di 7/8 anni. Un terzo della superficie viene coltivata a prato, fatto del tutto inconsueto nelle aziende convenzionali, vengono praticate colture miglioratrici, come la soia o il pisello proteico, e si ricorre alla tecnica del sovescio, o concimazione verde, che permette di ottenere, come afferma Aldo, “incredibili risultati in termini di apporto di sostanza organica e miglioramento della struttura del terreno”. Soprattutto se abbinata all’uso dei preparati biodinamici che, utilizzati in piccolissime quantità, incrementano la fertilità del terreno. La ricerca condotta in Svizzera dall’istituto Fibl e pubblicata nel 2006 sulla rivista Science, che confronta 20 anni di gestione di terreni preparati con il metodo biodinamico, con il metodo biologico e con quello convenzionale, ha dimostrato sui primi una maggior fertilità, una maggior ricchezza di microrganismi, di vita e di vitalità. È il terreno la base per avere prodotti di qualità superiore e in biodinamica, come spiega Fabrizio, che in azienda si occupa dell’orto e dell’allestimento dei preparati, “la terra, se la tratti bene, ti fa bene”. Oltre alle coltivazioni e all’allevamento, qui si presta molta attenzione alla formazione, organizzando corsi con l’Associazione per l’agricoltura biodinamica. Alle domande sul futuro dell’azienda, Aldo risponde: “Immagino un’azienda che faccia sempre più formazione e informazione, creando magari anche un punto di ristoro dove le persone, prima di acquistarli, possano assaggiare i nostri prodotti. Solo assaggiando il cibo si può davvero capire qual è la sua qualità”. cuorebio magazine

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il giusto prezzo azienda in Trasparenza

dal latte ai formaggi Oltre alle coltivazioni, le Cascine Orsine dispongono di un allevamento, condotto anch’esso con il metodo biodinamico, che prevede stabulazione libera, accesso ai prati nella bella stagione e alimentazione a base di cereali e foraggi prodotti in azienda. È composto da vacche di razza frisona che sono state incrociate con una razza svedese per renderle più rustiche e resistenti alle malattie. Si tratta di circa 200 capi adulti che producono dai 4000 ai 5000 litri di latte al giorno, all’incirca il 30% in meno rispetto al convenzionale, dato che, per il loro benessere, non li si forza alla massima resa. Gli animali godono di buona salute (vivono in media 8 anni, circa il doppio di quanto avviene negli allevamenti convenzionali) ed è infrequente la necessità di ricorrere a cure, che comunque sono in gran parte omeopatiche. Fondamentale è anche la prevenzione: la stessa decisione di incrociare la razza svedese con la razza frisona rientra nella strategia di rendere gli animali naturalmente più resistenti. Inizialmente il latte veniva venduto a imprese esterne, in seguito si è scelto di assecondare la naturale vocazione della zona alla produzione del formaggio costruendo un proprio caseificio. Sono nati così il Primosalino, la Caciotta pavese, la Crescenza, il Nostrano del guado e la Robiolina. Il Primosalino è un formaggio freschissimo e dolce, il cui sapore viene esaltato con del miele di acacia e con un sorso di Prosecco, Gavi o Pignoletto. La dolcezza contraddistingue anche la Caciotta pavese, caratterizzata dalle note di burro cotto, nocciola, paglia e fieno; ottima con del miele di acacia o con la marmellata di arancia, si sposa perfettamente con un bicchiere di Merlot o Bonarda. La Mondina è un formaggio fresco dalle intense note di latte che ricordano il burro crudo, la panna leggermente acida e lo yogurt; con i suoi profumi di fungo, di sottobosco, si presta all’insolito abbinamento con la confettura di pomodoro o a quello più tradizionale con miele millefiori o di tiglio, completando poi la degustazione con un sorso di Sauvignon o Barbera. 6

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Morbida e vellutata è poi la Crescenza, formaggio fresco a pasta bianca, senza crosta, con un aroma che abbina le dolci note della panna fresca e dello yogurt naturale con quelle intense e fruttate di mela, pera, lampone, frutti di bosco e uva bianca; all’assaggio è reso ancora più gradevole da un velo di miele di acacia e da un sorso di Prosecco o di Pignoletto. Dall’unione della lavorazione tipica dello yogurt con quella della robiola, nasce la Robiolina fresca, un delicato formaggio spalmabile, indicato con il miele di tiglio o di fiori d’arancio e con una confettura di fichi. Il Nostrano del guado è invece un formaggio semistagionato a pasta morbida che rilascia un gradevole bouquet di aromi di funghi porcini e frutti di bosco, e che si sposa perfettamente con il miele millefiori e con la confettura di cipolle rosse e pere; un buon bicchiere di Cabernet, Nero d’Avola, Sangiovese o Chianti ne esaltano l’aromaticità. Tutti i formaggi delle Cascine Orsine sono prodotti con il latte dell’allevamento aziendale, lavorato quotidianamente, appena munto,

nel proprio caseificio, con l’utilizzo di caglio animale e di fermenti selezionati. Anche la stagionatura avviene in azienda. Come ci spiega il casaro, la differenza fondamentale tra un formaggio convenzionale e uno biodinamico è la diversa qualità del latte, fortemente legata alla migliore alimentazione delle vacche; inoltre, nel biologico e nel biodinamico sulla superficie dei formaggi non vengono utilizzati prodotti che combattano l’insorgenza di muffe, il principale problema nella loro conservazione. Tutti i formaggi delle Cascine Orsine sono certificati Codex per la conformità al metodo biologico e Demeter per la qualità biodinamica. Molto apprezzati dai consumatori, per l’azienda sono fonte di grande soddisfazione e sono stati anche insigniti di prestigiosi riconoscimenti. Al concorso internazionale Biocaseus del 2012, la Crescenza, il Primosale e la Mondina hanno ottenuto rispettivamente il primo, il secondo e il terzo premio al salone BioFach di Norimberga. CASCINE ORSINE Via Cascina Orsine, 5 27021 Bereguardo PV tel. 0382 920283 info@cascineorsine.it www.cascineorsine.it

la qualità risponde

Sono molto incuriosita dalla Stevia: volevo sapere di cosa si tratta e quali sono le sue caratteristiche. Laura (Ge) La Stevia (nome botanico Stevia Rebaudiana) è una piccola pianta arbustiva perenne appartenente alla famiglia delle Asteraceae. Da secoli viene utilizzata in America Centro Meridionale, in Giappone e in molte altre parti del mondo come sostituito dello zucchero: dalle sue foglie si estrae un edulcorante naturale senza calorie che ha

un potere dolcificante 200400 volte superiore al comune zucchero da tavola (saccarosio). Questo spiega perché la Stevia è conosciuta anche come “foglia dolce”, “foglia di miele”, “foglia zuccherina” ed “erba dolce del Paraguay”. Da un certo tempo sono state individuate le molecole responsabili del potere dolcificante, ovvero i glicosidi steviolici, tra cui gli steviosidi e il rebauside A. L’estratto di Stevia è solubile in acqua ed è stabile al calore; dunque, può essere utilizzato anche nelle preparazioni che prevedono

la cottura. Nel 2008, il dolcificante derivato dalla Stevia è stato approvato dall’FDA (The Food and Drug Administration) statunitense come sicuro per l’impiego in alimenti e bevande. Da noi, l’uso delle foglie è ancora in fase di valutazione da parte dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare, che ha comunque già espresso parere favorevole all’uso dei glicosidi steviolici. Ho sentito dire che, oltre alla celiachia, esiste anche una sensibilità al glutine: come si manifesta? E in cosa differisce dalla celiachia? Silvia (Mo) La sensibilità al glutine si può manifestare con sintomi intestinali, quali coliche, gonfiori, vomito, stitichezza o diarrea, ma anche con tanti altri che appaiono dopo qualche ora o in pochi giorni dall’ingestione degli alimenti.

Anche se può dare sintomi simili a quelli della celiachia, la sensibilità al glutine presenta un quadro clinico meno severo (assenza di autoanticorpi e di complicazioni di tipo autoimmune) ed è di solito temporanea, essendo destinata a guarire dopo un periodo più o meno lungo di dieta senza glutine. Per informazioni su allergie e intolleranze alimentari, le consiglio “Allergie e intolleranze alimentari: i consigli, le diete e il cibo di qualità”, il secondo quaderno di Valore Alimentare, redatto dal dott. Matteo Giannattasio autore anche di “Gravidanza e alimentazione: nutrire anima e corpo con cibo di qualità” della stessa collana.

SCRIVETE A: Redazione, via Roma, 5, 27021 Bereguardo (PV) tel. 0382920283 www.cascineorsine.it

Azienda in Trasparenza è il nostro modo per raccontarti l’essenza del nostro lavoro, a sostegno dell’agricoltura biologica e biodinamica e a tutela dell’attività dei produttori, vero patrimonio culturale, da rispettare e valorizzare. Il giusto prezzo è quello che garantisce una remunerazione equa, senza costare alla natura e alla salute dell’uomo, in termini di inquinamento e spreco di risorse.

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Grazie a uno stretto rapporto con gli agricoltori, seguiamo il nostro grano passo dopo passo, per garantirvi tutte le proprietà e il gusto del biologico. scopri il percorso del nostro grano su www.ecor.it cuorebio magazine

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notizie dal mondo bio BIONATURAE

VOELKEL

pesto al tartufo e pesto alle noci

succo di cranberry Un succo non filtrato ottenuto dai frutti del cranberry (mirtillo rosso) spremuti con metodo tradizionale e delicato, una volta giunti a piena maturazione. Poiché può presentare un leggero deposito sul fondo, si consiglia di agitarlo prima dell’uso.

Due condimenti perfetti per la pasta e per le insalate di cereali, ma che, allungati con qualche cucchiaio d’acqua, diventano la base anche per gustose salse da pinzimonio. Eccellenti per arricchire tanti piatti veloci come pizze, bruschette e panini.

dall’orto con amore

la ricetta

cavoli a merenda!

cavolo rapa e radicchio con battuto di capperi

Procedimento: Dissalare i capperi in acqua fredda per almeno 30 minuti, cambiandola spesso. Sbucciare il cavolo rapa e tagliarlo a bastoncini spessi un dito. Lavare il radicchio e affettarlo finemente. Sbucciare l’aglio e tritarlo. Scolare i capperi e tritarli grossolanamente, mescolandoli all’aglio. In una padella capiente mettere l’olio e, quand’è caldo, unire capperi e aglio. Soffriggere per un minuto e aggiungere il cavolo rapa. Mescolare bene e proseguire la cottura per una decina di minuti. Aggiungere il radicchio e mescolare continuando la cottura per altri dieci minuti. Aggiustare di sale e pepe e servire. Ricetta tratta da www.disanapianta.net

BIO ALLEVA

würstel suino 100%

ECOR

Pane bauletto di grano duro

Questi saporiti würstel sono preparati con carne di suino proveniente da agricoltura biologica e aromi naturali. Perfetti per le grigliate con gli amici e per preparare gli hot-dog, sono ottimi con salse più o meno saporite o per il classico abbinamento con i crauti.

Il pane bauletto di grano duro Ecor è perfetto da tenere in casa perché si presta a molteplici utilizzi: indicato a tavola, è perfetto a colazione con un velo di crema cacao o confettura, ma si presta anche ad abbinamenti salati per originali stuzzichini.

BIOLAB

PIZZOLATO

fricò vegetariano

prosecco frizzante Treviso DOC senza solfiti aggiunti

Il piatto tipico della cucina friulana è la novità di Biolab. Fricò vegetariano è un morbido tortino di patate e formaggio senza caglio animale, che si prepara in poco tempo: basta scaldarlo pochi minuti in padella e servirlo come aperitivo, secondo piatto o portata unica.

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La selezione delle migliori uve e l’attenzione per tutte le fasi della fermentazione caratterizzano questo prosecco dal perlage fine, con sapore fresco e rustico, ma delicato, con ricordi di mela golden e miele, il cui profumo ricorda i fiori di acacia.

Ingredienti: 1 cavolo rapa, 1 radicchio trevigiano 3 cucchiai di capperi sotto sale 1 spicchio d’aglio, 2 cucchiai di olio extravergine d’oliva, sale e pepe

Protagonisti in cucina della stagione fredda, cavoli e cavolfiori appartengono alla famiglia botanica delle Brassicacee o Crucifere. Ne esistono tante varietà, alcune molto diverse tra loro per sapore, dimensione, forma e colore; di alcune, come il cavolo verza, si mangiano le foglie, mentre di altre, come il broccolo, si consumano le infiorescenze. Cavoli e cavolfiori si prestano a molti utilizzi in cucina e possono essere gustati crudi, in insalata, oppure cotti al vapore o saltati in padella; si usano anche per la preparazione di zuppe, ma anche come condimento per la pasta. In questo periodo, nel reparto ortofrutta dei negozi Cuorebio potete trovare cavolfiore, broccolo, cavolo cappuccio, cavolo verza, cavolini di Bruxelles e cavolo rapa. Per questo, abbiamo deciso di proporvi una rapida panoramica delle diverse varietà, indicandone alcune caratteristiche principali e fornendovi consigli per la conservazione e l’utilizzo. Qualcuno fa confusione tra cavolfiore e broccolo, tra loro molto diversi sin dall’aspetto. Il cavolfiore, si caratterizza per la sua infiorescenza, che, nella varietà più comune, è bianca, ma può anche essere verde chiaro.

Ortaggio dalle mille proprietà, il cavolfiore non incontra le simpatie di molti a causa dell’odore che sprigiona durante la cottura. Un buon rimedio per evitare questo effetto collaterale è mettere nell’acqua di cottura della mollica di pane imbevuta d’aceto. Quando si acquista, bisogna accertarsi che la sua testa sia soda, senza macchie scure, e che le foglie siano fresche. Tra i molti utilizzi, vi è la cottura in forno, gratinato con besciamella. Il broccolo, invece, nella sua varietà più comune appare come un piccolo bouquet di colore verde intenso. È un ortaggio delicato, che deperisce facilmente: per questo si consiglia di consumarlo appena acquistato. Ottimo come contorno, cotto al vapore e condito con un filo d’olio, soff ritto con olio, aglio e acciughe, diventa anche un eccellente condimento per la pasta. Il cavolo cappuccio si presenta con una struttura completamente diversa rispetto a cavolo e cavolfiore: è infatti composto da grandi foglie tonde verde chiaro, sovrapposte fino a formare una sfera di dimensioni piuttosto grandi. Una volta acquistato si conserva a lungo in frigorifero: l’unica accortezza, a causa del suo sapore intenso, è quella

di tenerlo separato dagli altri alimenti per evitare “contaminazioni”. Questa varietà è ottima a crudo, affettata sottilmente e accompagnata a carote grattugiate. Conosciuto anche come verza, il cavolo verza si contraddistingue per le sue foglie molto grandi, grinzose, croccanti e percorse da venature, che si aprono attorno a un nucleo tondo centrale. All’acquisto, il cespo deve presentarsi compatto, con foglie integre di un bel verde intenso. A differenza delle altre crucifere, i cavolini di Bruxelles hanno dimensioni molto ridotte: sono delle piccole sfere verdi del diametro di circa 3 cm. Devono il loro nome al fatto che questa coltura sembra essersi sviluppata nel Nord Europa, vicino alla città di Bruxelles. Sceglierli di dimensione uniforme permette di raggiungere una cottura più omogenea. Il cavolo rapa è forse il meno noto e il meno utilizzato nella nostra cucina. Come dice il nome stesso la sua forma ricorda quella della rapa, alla quale assomiglia anche nel sapore. Se ne mangia il fusto, carnoso e tondo, che può essere consumato crudo in insalata, ma anche cotto. cuorebio magazine

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lontari e impegnando studenti universitari a ripensare alcuni spazi del centro città. Come è avvenuto nel caso del mercato ortofrutticolo, divenuto per l’edizione 2013 del festival il “Super! Mercato”. Parlando dei giovani, il volto di Santinelli si illumina: “Hanno energia, freschezza, curiosità”; l’imprenditore racconta della partecipazione degli studenti del Laboratorio di project management della sede goriziana dell’Università di Udine alla sperimentazione e gestione di progetti su idee lanciate dall’azienda. Biolab vuol dire progetti a difesa degli animali come “Sidecar Smilla”, che nell’estate del 2013 ha portato Paolo Susana, l’umano, e Smilla, la sua cagnolina, a compiere un viaggio in sidecar tra rifugi, canili e associazioni animaliste in Italia per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dell’abbandono degli animali. Vuol dire attenzione per l’altro. E l’estroversione di Massimo Santinelli si placa per qualche istante, perché predilige la riservatezza quando gli si chiede della presenza consolidata di Biolab accanto alle realtà che operano nel sociale a Gorizia. Da quel 1991, quando nasceva il minuscolo laboratorio dove Santinelli, allora ventisettenne, sperimentava in altra modalità la scelta che gli aveva cambiato la vita, l’azienda ha fatto strada. Da ragazzo aveva

azienda del mese

Biolab “Nutrire gli altri con amore e cura”. Un obiettivo semplice, ma efficace, sospinge da ventidue anni la spirale virtuosa della Biolab, azienda goriziana che produce alimenti di origine vegetale provenienti da agricoltura biologica. È una storia di tenacia e di riscatto quella di Massimo Santinelli, imprenditore titolare dell’azienda goriziana. La stretta di mano vigorosa, lo sguardo solare, la battuta pronta, la straordinaria capacità di sdrammatizzare i momenti bui con un carattere scanzonato, il sorriso aperto dell’uomo che, a cinquant’anni appena compiuti, ha l’entusiasmo del ragazzo. Sulla scrivania dell’ufficio, dove lavora in mezzo ai suoi collaboratori, stanno in bell’ordine i libri di Adriano Olivetti, “una fonte di ispirazione costante per quel legame indissolubile che ha saputo creare tra azienda e territorio, tra azienda e individuo”. È determinato Santinelli: “Credo nell’azienda che genera valore aggiunto di importanza sociale, che crea cultura e valorizza i giovani di capacità, che sviluppa i talenti e mette in circolo energia intorno a sé”. Sulle pareti fuori dall’ufficio, citazioni di Einstein e di Goethe testimoniano l’approccio votato a intraprendere, a seguire la passione, ad accettare la sfida. In una a parola, a fare. Una spinta continua a migliorare, a valorizzare l’individuo sul posto di lavoro. “Il valore imprenditoriale cresce se l’azienda può liberare la sua forza sul territorio, se è volano generatore di ricadute positive”, non ha dubbi Santinelli. La Biolab, allora, accanto all’attività produttiva e commerciale, diventa un incubatore di progetti. È il caso del Festival vegetariano, nel 2013 alla quarta edizione: ospiti italiani e stranieri per stimolare la riflessione sul vegetarianesimo (“senza voler fare proselitismo, ma con la convinzione che contribuire al dibattito sia veicolo di conoscenza per tutti”, spiega pacato Santinelli), espositori da tutta Italia, ristorazione solo vegetariana e vegana. Un’atmosfera di festa che invade Gorizia per tre giorni, coinvolgendo numerosi vo10

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prodotto del mese

sinfonia vegetariana

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La scelta Biolab è pensata per i consumatori vegetariani e vegani, attenti e consapevoli, cui propone alimenti bio di qualità con i quali liberare la fantasia in cucina in modo creativo. 1 È il caso del Tofu al naturale: le proteine vegetali della soia biologica ne fanno un alimento principe, ingrediente fondamentale di molte ricette vegetariane e vegane. Qualche suggerimento? “Alla pizzaiola”, passato al tegame con pomodorini e olio extravergine d’oliva o dorato a dadini in padella e servito in insalata con cipollotti, cocco e spezie, oppure lavorato quale ripieno di involtini con foglie di verza o, ancora,

3 frullato con olive come crema spalmabile da stendere su bruschette e da accompagnare a verdure crude tagliate a julienne. 2 Il Seitan artigianale, alimento ad alto contenuto proteico a base di glutine di frumento bio, è adatto per la preparazione di piatti gustosi. La lavorazione artigianale di Biolab ne determina la spiccata morbidezza che lo rende ingrediente adatto per farcire e arricchire ripieni oppure per preparare pietanze buone da assaporare e belle da vedere come gli spiedini di seitan all’arancia con rosmarino. La linea gastronomica Biolab presenta un’ampia serie di piatti vegetariani

assorbito con rigore i principi del vegetarianesimo e della macrobiotica, dopo i seri motivi di salute che, a sedici anni, l’avevano costretto all’ospedalizzazione, in un momento in cui si ritrovava privo della sicurezza familiare. Un ragazzo cresciuto in fretta e diventato adulto con la consapevolezza di chi deve pensare a sé e ai propri cari. Attraverso l’alimentazione, il passaggio dal prendersi cura di sé al prendersi cura degli altri, trovava uno sbocco naturale. La piccola sede si è trasferita, ampliata ed evoluta. Alla Biolab, oggi come allora, si lavorano il tofu e il seitan, ma il settore ricerca e sviluppo ha impresso una forte accelerazione con decine di piatti biologici per vegetariani e vegani, elaborati e prodotti nel rigore dell’approccio bio e con un occhio attento alla tradizione, come nel caso del Fricò vegetariano, che rievoca la storica consuetudine gastronomica friulana.

Nella foto: Massimo Santinelli nel suo laboratorio

BIOLAB via dei Vegetariani, 2 34170 Gorizia www.biolab-eu.com

4 e vegani, pronti da servire in pochi minuti. 3 Ne sono un esempio le Panariselle, che, all’interno di una panatura dorata e croccante, mantengono soffice il gustoso ripieno di Mozzarisella, preparato a base di riso integrale germogliato: il piatto vegano si completa facilmente con un contorno di verdure fresche oppure cotte. 4 Adatti ai vegani sono anche i Medaglioni di seitan con cipolla, gustosi e saporiti, da provare con una caponata leggera, ma anche i Medaglioni di tofu e miglio, deliziosi da servire su un letto di misticanza cruda.

Pionieri nel biologico dal 1974

Il buon giorno inizia dal mattino Cereali integrali o frutta secca? Dolci bacche maturate dal sole o nocciole croccanti? Ghiotto cioccolato, croccanti flakes o semplici semi tostati? L’unica cosa difficile, dei Muesli RAPUNZEL, è quale scegliere nel vasto assortimento. Scopri il tuo preferito per iniziare una perfetta giornata. www.rapunzel.de

Wir machen Bio aus Liebe. cuorebio magazine

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il lunario La luna, passando davanti alle costellazioni zodiacali, trasmette alla terra forze che si manifestano nel comportamento degli organismi viventi. In agricoltura biodinamica, le stesse favoriscono i tempi di semina, lavorazione e raccolta. Agiscono in modo analogo sul corpo umano, in particolare sulla crescita di capelli e unghie. Ogni nove giorni circa la luna, nel medesimo trigono di forze, favorisce o “ostacola” alcune parti della pianta o del corpo.

notizie dal mondo bio

gennaio

febbraio

LUGLIO

LUGLIO IN CUCINA

CURA PERSONA

PIANTE DI CASA

IN CUCINA

1 mer

1 sab

2 gio

2 dom

3 ven

3 lun

4 sab

4 mar

5 dom

5 mer

6 lun

6 gio

7 mar

7 ven

8 mer

8 sab

9 gio

9 dom

10 ven

10 lun

11 sab

11 mar

12 dom

12 mer

13 lun

13 gio

14 mar

14 ven

il pane

15 mer

15 sab

lo yogurt

16 gio

16 dom

le conserve

17 ven

17 lun

18 sab

18 mar

19 dom

19 mer

20 lun

20 gio

21 mar

21 ven

22 mer

22 sab

23 gio

23 dom

24 ven

24 lun

25 sab

25 mar

26 dom

26 mer

rinvaso

27 lun

27 gio

potatura

28 mar

28 ven

concimazione

29 mer

legenda Luna piena nuova

In cucina:

Cura della persona: taglio ritardante capelli/unghie massaggi attività fisica giornata di relax

Piante di casa:

CURA PERSONA

PIANTE DI CASA

BIO APPETÌ

CASTELLO DI TASSAROLO

vellutate cavolo nero e amarantobietola rossa

Gavi DOCG senza solfiti aggiunti Senza solfi ti aggiunti (contiene solo quelli che si sviluppano naturalmente), viene prodotto con uve cortese di Gavi 100% che fermentano in vasche d’acciaio per due settimane. È un vino fresco e fruttato, che mantiene il gusto e il profumo dell’uva matura.

Nel pratico formato take away, le vellutate Bio Appetì sono perfette per la pausa pranzo. La prima ricetta abbina l’amaranto alla bietola rossa, mentre la seconda è caratterizzata dal cavolo nero, ortaggio tipico della cucina toscana.

LA BUONA TERRA

biotorinesi di farro e di grano

ISOLABIO

soia drink cacao e vaniglia

Friabili bastoncini stirati di farro e di grano, prodotti entrambi senza aggiunta di lievito alla ricetta. Ottima alternativa al pane durante i pasti, sono l’ideale anche per una pausa semplice e gustosa, con abbinamenti dolci o salati.

Due squisite bevande vegetali da bere calde o fredde. Soia drink cacao è caratterizzata dalla nota decisa del cacao equosolidale certificato FairTrade, mentre soia drink vaniglia, con estratto di vaniglia Bourbon, si contraddistingue per le sue sfumature dolci e vellutate.

ECOR

MULINO DEL BORGO

petit di farro con gocce di cioccolato

sfogliata al farro

Ecor propone un’ampia gamma di biscotti ottimi per soddisfare tutti i gusti. Come questo squisito petit, fatto con farina di farro e arricchito con gocce di cioccolato. L’ideale a colazione con latte, tè o bevande vegetali per iniziare bene la giornata.

Fatta con farina integrale di farro, questa sfogliata è perfetta da gustare da sola, come semplice snack, ma anche al posto del pane o farcita con salumi, formaggi o verdure grigliate. È ottima anche con abbinamenti dolci, come confetture o crema di nocciola.

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storie del mondo bio

dalla terra alla pentola foto di Anna Mainenti 14

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Quella che vi raccontiamo in questo numero è un’altra storia di terra. Questa volta mescolata ad acqua e, grazie all’aria, al fuoco e al lavoro dell’uomo, trasformata in oggetti artistici di uso quotidiano. Ancora una volta la natura e l’uomo lavorano insieme per creare bellezza. Il laboratorio di ceramiche in “gres” Terre di Stelle, da visitare per vedere all’opera Fabio Dalla Rosa e Bernadette Hoppe, è in Valpantena, a circa 20 minuti dal centro di Verona. In mezzo agli ulivi e circondata da natura e silenzio, c’è la loro casa in pietra dalle finestre color malva, che è anche laboratorio e punto vendita. Ci accolgono sulla porta con i loro grembiuli da lavoro, le mani grigie di argilla e un sorriso sincero di benvenuto. Nonostante il grande lavoro per il periodo natalizio, ci hanno regalato qualche ora della loro mattinata, con la disponibilità tipica dei veri artisti, per niente gelosi del loro sapere, anzi felici di far conoscere la loro storia. Cominciamo la nostra intervista mentre Fabio lavora al tornio un pezzo di argilla e Bernadette decora una serie di piccole caraffe. L’atmosfera è d’altri tempi, nei loro gesti si possono leggere la tradizione di antichi mastri vasai e gli anni di ricerca per trovare il materiale più naturale e durevole nel tempo, perché “quello che creiamo va nelle case della gente, viene usato per cucinare o per contenere cibo, e non vogliamo che faccia male alla salute! Noi, da sempre, escludiamo dai nostri smalti sostanze che diano cessioni tossiche ai cibi, per esempio il piombo” ci dicono Fabio e Bernadette. La materia prima, quindi, è semplice argilla in polvere che acquistano direttamente da alcuni giacimenti tedeschi. “Dalla Germania, perché quella italiana, ricca di calcare e magnesio, ma povera di silicio, è adatta alla terracotta o alla maiolica, ma non resiste alle alte temperature necessarie per produrre il gres, materiale vetrificato che permette di creare oggetti che faranno parte della tua cucina tutta la vita e che non si rovinano con l’uso. Certo se ti cade per terra, si rompe!” racconta Fabio, ridendo. Bernadette, interrompendo per un attimo il suo lavoro, aggiunge: “E poi io sono tedesca, vengo da Brema. Lavorare un’argilla che viene dalla mia terra mi fa sentire un po’ il calore delle mie radici; ho un pezzo di “casa” nel mio lavoro”. Ciclo di lavorazione: la polvere di argilla viene mescolata assieme ad acqua in un’impastatrice da fornai, secondo una loro ricetta. Quando è pronta viene lavorata manualmente al tornio. Gli oggetti creati devono asciugare all’aria per una decina di giorni. La prima cottura dura 8 ore e raggiunge una temperatura di 1000 gradi. Successivamente gli oggetti creati vengono tuffati negli smalti, decorati a mano e rimessi in forno una seconda volta

nelle foto: Fabio e Bernadette nel loro laboratorio. Oltre alle pentole in gres della foto in assortimento anche tazze, piatti, oliere e altri oggetti per la tavola

per 12 ore fino a raggiungere i 1300 gradi e vetrificare gli smalti silicati e dare l’aspetto tipico del gres. Alchimia dei colori: vengono usati minerali macinati, assolutamente naturali, mescolati tra di loro secondo una precisa formula. “La tavolozza di colori è infinita perché i minerali sono “infiniti”. Mescolandoli insieme” dice Fabio “in proporzioni e in numero diversi, sempre su uno schema base, si ottiene una vasta gamma cromatica. Io come ceramista metto tutta la creatività, i materiali e la conoscenza, ma l’oggetto che creo alla fine, metà l’ho fatto io e metà il fuoco”. Fabio e Bernadette, infatti, possono modificare i colori intervenendo nella fase di cottura, togliendo per esempio ossigeno dalla camera del forno, ottenendo una fiamma tecnicamente detta “sporca”. Ci racconta Fabio: “Ci sono certi smalti che, cotti in una maniera risultano bianchi, in un’altra dello stesso rosso delle ceramiche cinesi. È questo aspetto affascinante che ci ha spinti a lavorare con il gres, circa nel 1992, dopo aver iniziato con la maiolica. Per 8 mesi abbiamo chiuso il laboratorio e ci siamo concentrati solamente nel fare prove, nel mescolare materie prime, discutere, fare ancora prove, smaltare, cuocere per fare la nostra base di smalti”. Aggiunge Bernadette che lo smalto è una miscela di minerali che si acquistano singolarmente in sacchi. I minerali sono rocce eterogenee che provengono da diverse parti

del mondo: feldspato, dolomite (carbonato di magnesio), carbonato di calcio, quarzo, wollastonite (un minerale che viene dalla Scandinavia che ha una base con calcio e magnesio), titanio. “Non facciamo grandi produzioni e il nostro ringraziamento alla Terra è trasformarla in oggetti di uso quotidiano duraturo, anche 20/50 anni. A noi piace che la gente usi le cose che abbiamo prodotto: anche se non ci conosciamo personalmente, sono dei segni che parlano di noi”. Tempi di produzione: l’argilla è preparata, immagazzinata, stagionata, portata in laboratorio, impastata una prima volta, impastata una seconda volta, pezzata, lavorata; poi gli oggetti vengono messi ad asciugare sugli scaffali, girati, rifiniti e vi si applicano i manici, anch’essi fatti a mano, cotti al forno, messi dentro, tirati fuori, tuffati nello smalto, rimessi dentro. I passaggi sono talmente tanti che è impossibile dire quanto ci vuole per fare un oggetto. “Quante ore al giorno? Noi lavoriamo tutti i giorni, tutto il giorno” ci rispondono semplicemente. Consigli per l’uso: le pentole in gres possono stare sul fuoco o sul fornello, con la retinarompifiamma; si possono mettere in lavastoviglie e grattare con la paglietta o con un coltello, perché gli smalti sono molto duri. Inoltre l’argilla è vetrificata, al contrario della terracotta, e dunque non assorbe ciò che contiene. Evita quindi di mantenere cattivi odori. Nel gres

puoi cucinare tutto, dalla carne ai legumi , alla polenta; va bene anche per bollire l’acqua per la pasta, anche se è un po’ uno spreco. Il calore si diffonde su tutta la superficie, per cui i cibi acquisiscono sapori sottili. Il vantaggio delle pentole in gres inoltre è che, non essendo metallo, non rilasciano alcun tipo di sostanza: ottimo per gli allergici al nichel, per esempio. Per le cotture dei cereali o del cous-cous, il consiglio è di far bollire per 5 minuti, poi spegnere il fuoco e coprire la pentola con un coperchio o un cuscino; la cottura va avanti lo stesso. Ma nel foglio che accompagna l’acquisto ci sono le istruzioni! Il nome Terre di Stelle: “Terre” perché lavoriamo le terra, “di stelle” perché questa frazione si chiama Santa Maria in Stelle” risponde subito Bernadette. “Nella zona tutti la chiamano “Stelle”! Quando ci siamo trasferiti qui, sentivamo tanto la voglia di appartenere a questo posto e abbiamo dato al laboratorio un nome che in qualche maniera facesse emergere la provenienza. Ma “stelle” sta anche a significare il luogo dove la trasformazione dei minerali ti eleva: può essere l’arte o la spiritualità (ognuno, poi, sente dove ti porta la voglia di andare oltre, di evolvere). Ogni giorno i colori entrano dalla finestra e ti guidano nella scelta per le decorazioni; come le verdure, seguono il calendario delle stagioni”. Futuro: “abbiamo due figli, Elias di 16 anni e Lea di 12, e forse c’è qualche speranza che possano portare avanti l’attività” continua Bernadette “d’estate ci aiutano con entusiasmo e ci accompagnano ai mercatini. Inoltre l’artigianato è un po’ un mestiere solitario, a un certo punto ho sentito il bisogno di condividere questa arte o questo mestiere con altra gente. Poi è arrivata l’opportunità di lavorare in ambienti di disagio, come la riabilitazione psichiatrica con l’arte-terapia. Con l’antroposofia ho compreso il valore dell’arte nell’educazione perché è un elemento fondamentale nel percorso pedagogico. Chissà, magari in futuro potrei lavorarci di più…” Lo spazio di questa rubrica è troppo piccolo per farci stare tutto il loro mondo. Non ci resta che cucinare riso e lenticchie nella loro pentola di gres per ritrovare il loro lavoro e la loro storia.

TERRE DI STELLE Contrada Maroni 10 37142 Verona Tel 045 8700447 www.terredistelle.it cuorebio magazine

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foto e styling di Sabrina Scicchitano

oggi in cucina

Ingredienti per 4/6 persone

foglie d’inverno con bevanda di riso, albicocche e zenzero

Occorrente carta da forno, pennello, coltello a lama liscia Accendete il forno in modalità ventilata a 190°, srotolate la pasta sfoglia e disegnate con la punta del coltello e mano sicura le foglie, che lascerete sulla carta da forno. Con attenzione, sfilate i ritagli (con i quali

potrete fare i salatini), sbattete l’uovo con un paio di gocce di limone e spennellate delicatamente le foglie, infornate nella metà del forno e lasciate cuocere per circa 10 minuti finché non appariranno gonfie e dorate. Nel frattempo, tagliate a pezzettini la frutta e preparate la crema: mescolate la farina con lo zucchero, aggiungete l’uovo, la bevanda e la scorza di limone che toglierete una volta pronta la crema. Portate a ebollizione, continuando a mescolare per evitare che si formino grumi. Ora trasferite le foglie in un piatto di portata, giratele con la decorazione in basso

e tenete le sorelle per coprire. Mescolate la frutta alla crema ancora calda e lasciate raffreddare; poi delicatamente, con un cucchiaino, spalmate la crema sulle foglie e appoggiate sopra a ognuna la foglia sorella. Queste foglie d’inverno sono deliziose e raffinate, da ammirare e gustare dopo cena; ottime come pasticcini per la colazione o un tè. Potete preparare la crema e le sfoglie in anticipo, ma vi consiglio di assemblarle all’ultimo momento per non perdere la friabilità della sfoglia.

RAPUNZEL

ECOR

ISOLABIO

AMICUCINA

albicocche secche morbide

zenzero candito

rice natural premium

pasta sfoglia fresca

Una bevanda di riso, dal gusto gradevole e vellutato, naturalmente dolce. Si può gustare calda o fredda ed è l’ideale per la prima colazione con i cereali oppure con il caffè; si può inoltre utilizzare per preparare deliziosi frullati, squisiti dessert e piatti a base vegetale.

Una pasta sfoglia facile da utilizzare, già arrotolata nella carta da forno. Basta srotolarla nella teglia, tagliare l’eccesso della carta da forno, bucherellare la pasta per evitare che gonfi in cottura, farcirla a piacere e cuocere secondo i tempi previsti dalla ricetta.

Rapunzel propone un ampio assortimento di frutta secca, ideale a colazione, a merenda e per tante ricette. Le albicocche si caratterizzano per la loro morbidezza dovuta alla pastorizzazione cui vengono sottoposte dopo l’essicazione.

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• 2 confezioni di pasta sfoglia • 2 uova • 2 bicchieri di bevanda di riso • 1 cucchiaio e mezzo di farina tipo 00 • 1 cucchiaio di zucchero di canna chiaro • 10 albicocche candite

• 5 pezzetti di zenzero candito • un limone con buccia

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La dolcezza dello zucchero a velo si fonde con il sapore pungente della radice. Gradevole a fine pasto, è un ingrediente versatile in cucina per aromatizzare focacce, dolci e biscotti. Nella pratica confezione richiudibile e riciclabile. Nuovamente disponibile da gennaio.

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persona intollerante non ha abbastanza lattasi intestinale per digerire questo zucchero. Esso, quindi, non viene assorbito nell’intestino tenue, ma passa nel colon, dove è digerito dai microbi presenti nel microbioma intestinale, con fermentazioni e sviluppo di una serie di gas, come il metano e come l’idrogeno, che danno problemi di gonfiore, mal di pancia e, a volte, anche diarrea. È molto importante che il medico stabilisca chiaramente se si tratta di un’allergia o di un’intolleranza. Questo vale per il latte, ma anche per il grano e per molti altri cibi, perché il comportamento alimentare della persona dipende dal tipo di reazione avversa. Per esempio, nel caso del latte, l’allergico non può assumere il latte delattosato ad alta digeribilità, mentre l’intollerante al lattosio può consumarlo liberamente. L’allergico al latte può, di solito, consumare formaggio molto stagionato, come può essere un parmigiano stagionato 24 mesi o più, e lo può consumare anche un intollerante al lattosio, perché il processo di maturazione ha degradato sia la proteina che dà l’allergia sia il lattosio che dà l’intolleranza al lattosio. La diagnosi di allergia si fa con determinati test, una

i quaderni di Valore Alimentare

allergie e intolleranze alimentari Presentato in anteprima durante il Sana di Bologna, arriva finalmente nei negozi il secondo quaderno di Valore Alimentare intitolato “Allergie e intolleranze alimentari: i consigli, le diete e il cibo di qualità”, seconda uscita della collana inaugurata dal volume “Gravidanza e alimentazione: nutrire anima e corpo con cibo di qualità”. Anche questo volume è opera di Matteo Giannattasio, direttore scientifico di Valore Alimentare, docente del corso di “Alimenti e salute del consumatore” presso l’Università di Padova, che da anni collabora con il servizio di allergologia dell’Istituto dermatologico “San Gallicano” (IRCCS) di Roma di cui è stato anche consulente scientifico. Come da tradizione della rivista on line www.valorealimentare.it, si presenta come una guida agile e documentata che aff ronta il tema delle allergie e delle intolleranze alimentari proponendosi l’obiettivo di far luce sulle differenze tra le due manifestazioni, dando consigli a tutti coloro che magari hanno da poco scoperto di soff rire di questi disturbi. Spesso i sintomi legati alle allergie e alle intolleranze alimentari sono di diversa natura, difficilmente “inquadrabili”, e compromettono la qualità della vita delle persone che li accusano. Il capitolo introduttivo viene dedicato all’analisi delle cause di questo fenomeno in aumento, che Giannattasio attribuisce a un rapporto 18

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distorto che abbiamo instaurato con il cibo rovinando, attraverso l’agricoltura intensiva e i processi di trasformazione, il rapporto sacro e millenario tra l’uomo e la terra. Dal secondo dopoguerra, infatti, abbiamo cominciato a nutrirci di un cibo che il nostro organismo non riconosce più, provocando reazioni di natura allergica o di intolleranza. Queste reazioni, in qualche modo, sono segnali che vanno interpretati in maniera corretta, soprattutto per non confondere la momentanea intolleranza dalla vera e propria reazione allergica, che impone un’attenzione all’alimentazione per tutta la vita. Viene dedicato un intero capitolo alla celiachia, per la particolare rilevanza che sta assumendo negli ultimi anni, con diverse casistiche cliniche e un’analisi dettagliata della sintomatologia. La seconda parte del libro è invece interamente dedicata ai consigli dietetici, riportando per ciascun tipo di allergia o intolleranza, comprese quelle al nichel e al lievito, uno schema dietetico con gli alimenti consentiti e quelli da evitare. Il lettore troverà interessante e molto utile anche il capitolo dedicato ai test allergologici, in particolare a quelli alternativi, come il test citotossico e quello chinesiologico, selezionati e analizzati per off rire una guida utile e pratica a chi dovesse accingersi ad aff rontarli. Infine, il testo aff ronta il tema della prevenzione, spesso trascurato. Si tratta, invece, di un argomento importante se

si pensa che fin dalla vita prenatale le scelte alimentari della madre possono proteggere il nascituro dal rischio di incorrere in questi disturbi.In occasione dell’uscita del libro, abbiamo rivolto qualche domanda all’autore. Spesso si fa confusione tra allergia e intolleranza alimentare: può spiegare la differenza? La differenza è molto semplice. Le allergie alimentari vedono il coinvolgimento del sistema immunitario, le intolleranze no. Le allergie alimentari sono causate da proteine presenti negli alimenti, nel caso delle intolleranze non si tratta di proteine, possono essere sostanze di natura diversa. Nelle allergie alimentari, le proteine (per esempio la caseina o le lattoglobuline nel latte) stimolano il sistema immunitario in modo tale che questo produca degli anticorpi che, attraverso una cascata di eventi, possono portare ai sintomi tipici dell’allergia. Nel caso dell’intolleranza alimentare, invece, il sistema immunitario non è coinvolto, ma sono coinvolte altre parti dell’organismo. Nel caso del latte, l’allergia è dovuta prevalentemente alla caseina. Pure legata all’assunzione di latte, ma diversa, è l’intolleranza al lattosio, dovuta alla difficoltà di digerire questa sostanza. Il lattosio è digerito dalla lattasi, un enzima presente a livello dell’intestino tenue: la

diagnosi di intolleranza si fa con altri test, completamente diversi. Test e dieta diversi, non si deve fare confusione. Parliamo dell’importanza della prevenzione con una sana e buona alimentazione La prevenzione dell’allergia è piuttosto difficile perché non conosciamo tutti i fattori. Alcuni, però, sono noti. In Europa e in Italia l’intolleranza, di norma, è più legata alla cattiva qualità del cibo e alla sua quantità. Per esempio, molti intolleranti al lattosio possono consumarne una quantità moderata perché l’intolleranza non è esagerata, ma medio-bassa. Se bevo poco latte o mangio poco formaggio fresco, che pure contengono lattosio, posso non accusare fastidi. Il caso delle allergie, invece, è diverso: per le allergie bastano quantità piccolissime di proteina allergizzante per avere la reazione. Quale prevenzione? Gli studi recenti stanno dimostrando che la prevenzione non si fa quando il bambino è già nato, cresciuto e pasciuto, ma durante la gravidanza, quando quello che mangia la mamma può arrivare al bambino in fase di sviluppo intrauterino: lì è possibile che si crei una situazione nel sistema immunitario per cui il bambino

diventa allergico. Stando alla ricerca, la donna in gravidanza potrebbe mangiare tutti gli alimenti conosciuti come allergizzanti, ma deve evitare di fumare perché il fumo può comportare un aumento di 4 o 5 volte l’insorgenza di allergia alimentare. Addirittura il parto cesareo, stando a certi dati scientifici, potrebbe essere un fattore predisponente delle allergie, perché manca la colonizzazione da parte della flora intestinale della madre, importantissima per prevenire le allergie. Infatti, la flora intestinale modula l’attività della parte del sistema immunitario localizzata intorno all’intestino. Il motivo è questo: il parto normale comporta che l’intestino del bambino sia colonizzato dalla flora vaginale durante il passaggio. Con il parto cesareo questo non avviene.

Puoi trovare nei negozi Cuorebio anche “Gravidanza e Alimentazione: nutrire anima e corpo con cibo di qualità”, il primo quaderno di Valore Alimentare.

valorealimentare.it valorealimentare.it la rivista on line su alimentazione, biologico e salute

i frutti per l’inverno

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salute e benessere

cibo e benessere mentale Diventare consapevoli di ciò che mangiamo e che diamo da mangiare ai nostri figli significa favorire anche la salute del nostro cervello; esiste infatti un’importante relazione tra le abitudini e le scelte alimentari e il benessere di quello che è uno degli organi più importanti del corpo umano, particolarmente sensibile alla carenza di vitamine, minerali, acidi grassi e minerali essenziali. Il cervello ha il principale compito di regolare tutte le funzioni che il nostro organismo deve quotidianamente assolvere. È formato da innumerevoli cellule che comunicano tra loro attraverso connessioni denominate “sinapsi”, utilizzando speciali messaggeri chimici, i neurotrasmettitori. Come ogni altro organo, deve essere mantenuto in buona salute per poter svolgere al meglio le proprie

funzioni. Al giorno d’oggi, nelle maggior parte dei Paesi “ricchi”, l’alimentazione si basa su cibi devitalizzati o che contengono grandi quantità di additivi. La manipolazione delle sostanze indispensabili al corpo umano (per esempio le vitamine o gli oligoelementi, oppure gli acidi grassi polinsaturi EFA o Omega 3 e Omega 6), o la loro distruzione durante i processi industriali di lavorazione, così come l’uso di sostanze chimiche (concimi, diserbanti, ormoni, antibiotici), lasciano un residuo tossico nei tessuti e nelle cellule del nostro corpo e nel cervello. Si ritiene, inoltre, che anche l’aumento delle intolleranze alimentari sia in relazione con queste distorsioni, anche perché, prendendo in prestito un’idea della saggezza popolare, noi siamo quello che mangiamo: il cibo

diventa energia, ma anche pensieri. Il cibo è strettamente legato al cervello e ne influenza l’umore, il comportamento e gli stati depressivi. Composti come gli amminoacidi sono direttamente coinvolti nella formazione dei neurotrasmettitori e degli ormoni che regolano la fisiologia e le funzioni cerebrali. Il triptofano, per esempio, è un amminoacido precursore delle serotonina, che influenza il nostro benessere e la nostra felicità. Una cattiva alimentazione può disturbare alcuni neuroni al punto da danneggiarli: la ricerca scientifica ha approfondito molto bene, in particolare, le conseguenze negative di un’alimentazione di cattiva qualità protratta nel tempo, basata per esempio sul consumo di zuccheri semplici e di farine raffinate, o gli effetti di alcuni cibi stimolanti, come l’alcol o il caffè, se assunti in dosi massicce. D’altro canto, è stato riscontrato che adeguati apporti di vitamina C, vitamina E e carotenoidi ritardano il decadimento delle facoltà mentali associato all’età: agendo in sinergia tra loro, infatti, contrastano l’eccesso di radicali liberi che sembrano essere la causa dei danni ai neuroni e alle strutture cerebrali. Una dieta sbilanciata condiziona le nostre capacità di apprendimento e le nostre performance intellettive e può causare mancanza di concentrazione, soprattutto in alcuni momenti della

giornata. È un’ottima abitudine iniziare la giornata con una colazione ricca di nutrienti e vitamine, che assicuri un apporto adeguato di elementi che ci permettano di sfruttare al meglio le nostre capacità intellettuali. Alcuni studi hanno confermato che i bambini che fanno colazione, rispetto a quelli che non la fanno, ottengono migliori risultati a scuola. Ciò è dovuto all’aumento di glucosio nel sangue, che determina l’aumento nel cervello della acetilcolina, che aumenta anche per effetto della vitamina B12 contenuta nei cereali integrali: secondo David Benton dell’Università del Galles, le sostanze che bloccano la produzione di questo neurotrasmettitore distruggono la memoria, rendendo quindi più difficile la memorizzazione di nuove informazioni. Anche le carenze di ferro possono ridurre la capacità di concentrazione e di memorizzazione, mentre sembra che le capacità decisionali e lo spirito di iniziativa siano influenzati dalla carenza di iodio, peraltro abbastanza rara grazie al consumo di pesce, molluschi, carne, latte e uova. D’altra parte, invece, la caffeina può influenzare positivamente i nostri livelli di attenzione e le nostre prestazioni, a patto però di non esagerare e di non andare oltre le due o tre tazzine di caffè al giorno. Un ruolo importante, anche in questo caso, è giocato dall’acqua: è infatti dimostrato che uno stato di disidratazione, anche lieve, implica una riduzione delle prestazioni mentali. Per questo, è importante assumere spesso piccole quantità di acqua tenendo ben presente che quando si ha sete si è già in stato di disidratazione. Esiste poi un’altra importantissima relazione che lega le nostre abitudini alimentari non solo alla salute del cervello, ma anche a quella del sistema immunitario: molte ricerche hanno infatti rivelato che alcuni fattori dietetici incidono sulla reazione immunitaria. Il sistema immunitario ha il compito di proteggerci dalle malattie e per svolgere al meglio questo compito ha bisogno di un apporto regolare di vitamine e sali minerali. Regimi ipocalorici, come le diete selvagge, ma anche un eccessivo apporto di energia possono indebolirlo nella sua funzione: ridurre la quantità di grassi nelle propria alimentazione è importante per tenere sotto controllo il peso, ma pare anche che possa rafforzare le cellule immunitarie che combattono le cellule tumorali.

Di Leonardo Milani Istituto di Psicologia del Benessere di Ferrara www.psicologiadelbenessere.it 20

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i nostri consigli

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1 Valverbe Tisana Vivi Leggero Indicato da sorseggiare dopo i pasti, è un gradevole infuso a base di finocchio, anice, carvi e coriandolo. Grazie alla combinazione di queste piante officinali, contribuisce a ridurre i disagi della digestione e a contrastare il fastidioso senso di gonfiore addominale, permettendo così di ritrovare un piacevole senso di benessere dopo pranzi e cene. 2 Valverbe Tisana Balsamica Perfetta per contribuire a dare sollievo alle vie respiratorie durante la stagione invernale, la tisana balsamica combina le caratteristiche di diverse piante officinali: timo, eucalipto, issopo, malva, menta piperita, lavanda, salvia e pino mugo. Un infuso gradevole che si consiglia di sorseggiare la sera, prima di addormentarsi, o nel pomeriggio. 3 Weleda Melato di licheni Dal sapore piacevolmente aromatico, il melato di licheni Weleda aiuta a migliorare la funzionalità delle vie respiratorie, favorisce la fluidità

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delle secrezioni bronchiali e allevia il fastidio causato dagli attacchi di tosse. Data la sua formulazione molto concentrata, si consiglia di assumerlo diluendolo in una bevanda calda. 4-5 Norland Linfa di abete gusto delicato (4) e gusto forte (5) Le popolazioni del Nord che vivono vicino alle foreste di abete ne utilizzano da secoli i germogli primaverili da cui ricavano un prezioso succo da consumare in famiglia durante il rigido inverno artico. Da questa antica tradizione, arriva la linfa di abete Norland. Il diverso dosaggio degli estratti di timo e dell’olio essenziale di eucalipto hanno permesso di ottenere due prodotti: uno dal gusto più deciso e uno dal gusto più delicato adatto anche ai più piccoli. Perfetta d’inverno, la linfa di abete può essere utilizzata in qualsiasi momento della giornata e può essere consumata da sola, nel quantitativo di uno o due cucchiaini, oppure in aggiunta a una tazza di tè o latte caldo per ottenere una bevanda dal gusto dolce e delicatamente aromatico.

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il valore della qualità di Roberto Pinton

notizie dal mondo bio

l’onu boccia gli ogm

CTM

prosecco Spumante Superiore di Valdobbiadene Animae Brut DOCG senza solfiti aggiunti Un vino di colore giallo paglierino intenso e dall’eccezionale persistenza. Ottimo come aperitivo, è indicato anche a tutto pasto per accompagnare risotti, pesce e dessert. Si consiglia di servirlo a una temperatura di 8-10°C.

biodeka Un caffè 100% arabica in cui il profumato aroma degli altipiani etiopi si fonde con quello corposo delle varietà latino-americane coltivate in altura. La decaffeinizzazione avviene con metodo naturale, l’unico consentito nel bio, utilizzando solo acqua potabile e anidride carbonica.

scorzette di limone e di arancia grattugiate

MULINI REALI

pane azzimo di farro

Arricchite le vostre ricette con una gradevole nota agli agrumi. Le scorze di arance e limoni accuratamente selezionati vengono grattugiate, liofilizzate e confezionate in atmosfera protettiva per preservarne al meglio sapore e aromi.

All’origine del marchio Mulini Reali c’è un piccolo laboratorio artigianale della provincia di Caserta, specializzato nella produzione di alimenti della cucina mediterranea. Come l’azzimo, il tipico pane senza lievito, qui proposto nella versione di farro.

SOJADE

ECONATURE

dessert di soia al limone, alla ciliegia e lampone/maracuja

olio di germe di mais pressato a freddo

Gustosi dessert di soia in vasetto da 125 g, disponibili in tre golose varianti: limone, ciliegia e lampone/ maracuja. Cremosi e delicati, sono l’ideale a colazione, per un piacevole risveglio o per una merenda 100% vegetale.

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BIOVEGAN

Ottenuto per pressione a freddo e filtrazione, l’olio di germe di mais ha un gradevole sapore di cereale e pane fresco. È ottimo a crudo, ma si presta anche a esaltare il gusto dei piatti caldi ed è indicato per la preparazione di salse.

A settembre l’UNCTAD (United Nations Conference on Trade and Development, non serve tradurre) ha presentato il rapporto “Wake up before it is too late” (“Svegliarsi, prima che sia troppo tardi”). La pubblicazione (340 pagine in inglese, si scarica gratis su http://unctad.org), redatta da una cinquantina di scienziati di tutto il mondo, sostiene che lo sviluppo agricolo è giunto al limite e che è necessario un cambiamento rapido e significativo degli attuali sistemi di produzione basati su monocolture fortemente dipendenti dagli input chimici. Le soglie di contaminazione del suolo e dell’acqua, dichiara, sono già state superate,

la biodiversità è a rischio e la crisi è ormai evidente sotto molto aspetti: tra il 2011 e il 2013 i prezzi delle materie prime alimentari sono stati di circa l’80% più alti rispetto a quelli registrati nel periodo 2003-2008; negli ultimi 40 anni l’uso dei fertilizzanti è aumentato di 8 volte, ma i tassi di crescita della produttività agricola sono diminuiti dal 2% all’1% annuo. Il rapporto ribadisce che la fame nel mondo è un problema con molte sfaccettature, che non può essere risolto solo da cambiamenti tecnici e dichiara con assoluta chiarezza che gli OGM non costituiscono una soluzione sostenibile, anzi: nei fatti, hanno dimostrato di

rendere più difficile l’innovazione dal basso, la conservazione in situ e l’accesso ai semi: “L’agricoltura industriale è insostenibile e gli adeguamenti tecnologici basati sull’ingegneria genetica non sono stati in grado di raggiungere gli importanti obiettivi di sviluppo per il millennio; al contrario, hanno introdotto prodotti che limitano l’innovazione a livello delle aziende agricole, la conservazione delle risorse e l’accesso al miglior germoplasma adatto alle condizioni locali”. Piuttosto, sono i modelli agricoli alternativi e agro-ecologici a mostrare “il potenziale di ridurre la povertà, aumentare la sicurezza alimentare e ridurre l’impatto ambientale del settore agricolo, perché aumentano la resilienza degli agroecosistemi, riducono la necessità di input esterni, aumentano il reddito degli agricoltori e si basano su tecnologie che possono essere comprese, attuate e ulteriormente sviluppate dai contadini poveri”. Il rapporto, poi, mette in fila gli studi da cui risulta come gli OGM abbiano portato allo sviluppo di erbe infestanti resistenti al diserbo, di cui serve aumentare dosi e tipi, ma anche allo sviluppo di parassiti secondari che in precedenza non costituivano un problema. Un’analisi impietosa dopo la quale le tesi dei propugnatori nostrani degli OGM puzzano sempre di più.

NOVITÀ L’offerta di prodotti con farina di avena La Città del Sole, si integra oggi con i nuovi biscotti Avena farciti al mirtillo. La farina di avena dona al biscotto un sapore gradevole, in leggero contrasto con le sfumature robuste e decise della farcitura al mirtillo. cuorebio magazine

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il gesto quotidiano di Marco Geronimi Stoll

penso in verde Quando un oggetto è davvero tuo? Quando l’hai pagato? Quando lo usi? Psicologi e antropologi rispondono: “quando lo aggiusti”, quando sopravvive all’usura a lungo nel tempo grazie a te, assieme a te e per servire a te. Se butto via l’oggetto rotto e ne compro uno nuovo, solo apparentemente ne sono padrone. Nella famiglia A, virtuosa, e in quella B, consumista, come nella mia e nella vostra, c’è sempre qualcosa da sistemare: si scuce una stecca dell’ombrello, si brucia la guarnizione della moka, la vernice di quel mobile si stacca, a quell’abito andrebbe rettificata la taglia. Il sig. B sa tutti i posti dove la roba costa meno. Non è mica un pezzente, lui: non si veste con abiti ricuciti, specialmente quando

li trova in giro che costano così poco. Quanta materia e quanta energia sperpera lo si vede dalla pattumiera: scarpe messe tre volte, gingilli elettronici usati due volte, abiti indossati una volta e tantissimi imballaggi. La famiglia A pensa che riparare le cose sia una questione di intelligenza; non solo perché si pensa al pianeta, ma anche perché è una sfida per l’ingegno: un oggetto diventa non banale e da capire proprio quando si rompe. Dagli albori dell’evoluzione umana le mani e la mente sono collegate. Se manipolo gli oggetti concreti, li penso; se li penso, imparo anche a manipolare gli oggetti astratti. Il pianeta è un oggetto astratto? Mica tanto, però occorre pensarlo: se si rompe lui, non sapremo né aggiustarlo né comprarlo nuovo.

terapie naturali

shiatsu

una grande arte per la salute

La prima cosa che istintivamente facciamo quando una parte del corpo duole o attira l’attenzione è di porre le mani sopra di essa per sopprimere il dolore. L’inizio della storia dello shiatsu probabilmente nasce da questo semplice gesto. Del resto, l’idea di “curare”a mani nude attraversa un po’ tutte le culture umane. Lo shiatsu ha origini composite, non nasce come forma pura, è piuttosto il frutto di un’integrazione di pratiche autoctone molto antiche, già in uso nell’isola nipponica e successive contaminazioni culturali provenienti dalla vicina Cina. I primi contatti tra i due paesi risalgono all’incirca al 220 a.C. e già nel 4°e 5° secolo, in Giappone furono introdotte le prime importanti opere medico/filosofiche di origine cinese. Le prime manifestazioni di trattamento manuale probabilmente origi24

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narono dal Teatè, letteralmente “mani sopra” in seguito evoluto e contaminato in Anma (trattamento di origine sinica ora denominato tui-na), e in seguito all’inizio del 20° secolo nasce lo Shiatsu in forma pressoché definitiva. Pur derivando da un insieme di approcci e tecniche di natura eterogenea, alla fine del suo percorso evolutivo lo shiatsu ha sviluppato caratteristiche uniche nel suo genere. Il principale elemento distintivo è dato dall’uso continuo e costante della pressione (shi=dito atsu=pressione), utilizzando principalmente il pollice e il palmo. La caratteristica peculiare della pressione shiatsu é di essere eseguita senza sforzo muscolare, portata per mezzo del peso del corpo in modo progressivo, mantenuto e costante, sempre perpendicolarmente rispetto alla zona

o al punto trattato. L’efficacia dell’azione deriva dalla centratura dell’operatore in Hara, un’importante zona situata sotto l’ombelico, tenuta in grande considerazione dagli orientali, che costituisce il vero baricentro fisico ed energetico del corpo e dei suoi movimenti. La capacità di eseguire la tecnica, in maniera corretta e impeccabile, richiede anni di pratica e di studio da parte dell’operatore. La pressione rappresenta il linguaggio dello shiatsu ed è all’origine dell’esperienza vitale. Fin da quando la vita è ancora un insieme di poche cellule e nei successivi mesi trascorsi nell’utero, la pressione del liquido amniotico rappresenta un’informazione costantemente presente, indispensabile per lo sviluppo del nuovo essere vivente. Alla nascita il passaggio attraverso il canale del parto trasferisce un ultimo imprinting pressorio denso di significati. Il vocabolario dello Shiatsu si esprime attraverso la capacità di comunicare la giusta pressione adatta al singolo individuo, ricordando alla parte più profonda del proprio nucleo vitale l’esperienza dell’origine unitaria, per mezzo della quale è possibile ottenere una progressiva rigenerazione del sistema corpo mente. L’interfaccia di questo processo è rappresentata dal sistema nervoso autonomo. La pressione progressiva mantenuta e costante esercita una funzione regolatrice dell’interazione tra simpatico e parasimpatico, attivando una cascata di effetti positivi. Lo Shiatsu, è una disciplina bionaturale che si occupa delle condizioni di benessere e disagio della persona in termini concettuali e relazionali differenti e autonomi da quelli utilizzati dalla cultura medica occidentale. Non è un massaggio, con il quale non ha niente a che vedere, né una terapia; anche se il ricevente portatore di eventuali patologie può trarne beneficio. Lo Shiatsu sostiene il flusso vitale della persona coinvolta, promuovendo un naturale processo di auto-consapevolezza, favorendo la possibilità di adottare comportamenti virtuosi, una maggiore resilienza e un miglioramento della qualità della vita. Nel lontano 1948 l’ O.M.S definì la salute come “Uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia”: è in questo contesto che si può definire lo Shiatsu “Una grande arte per la salute”.

PER INFORMAZIONI Massimo Policardi, Operatore Shiatsu Iscritto al Registro Italiano Operatori Shiatsu (R.I.O.S) al n.1098 massimo.policardi@gmail.com cuorebio magazine

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l’angolo dei più piccoli i vigneti della Fattoria Di Vaira

mettiamo le mani in pasta… madre!

di malto di cereali; mescolare in senso antiorario fino a ottenere un composto omogeneo semi liquido, con una consistenza simile a quella dello yogurt. Far riposare il composto a temperatura ambiente per almeno 10 ore. Secondo rinfresco, sabato, ore 8.00 Aggiungere nuovamente nella terrina 150 g di farina, 150 g di acqua e 7 g di malto di cereali, mescolando il tutto fino a ottenere nuovamente un composto semi liquido. Far riposare per altre 6 ore. Terzo rinfresco, sabato, ore 14.00 Aggiungere nuovamente 150 g di farina, 150 g di acqua e 7 g di malto di cereali, mescolando il tutto. Dopo aver ottenuto un impasto omogeneo, separare la pasta madre tenendone da parte 150g per gli impasti futuri e lavorando il resto con gli altri ingredienti. Procedere quindi con l’impasto del pan brioche.

Preparazione

attualità

novità per il vino biodinamico Di Vaira Nasce un nuovo vino in casa Di Vaira, a marchio Terre di Ecor. È Trasparente, un vino frizzante realizzato principalmente con uve Falanghina: da consumo quotidiano, è prodotto senza l’utilizzo di coadiuvanti enologici e durante il periodo di riposo in cantina fermenta spontaneamente con i propri lieviti. Il suo lancio coincide con l’adozione, dalla vendemmia 2013, del nuovo disciplinare Demeter approvato lo scorso agosto, che riorganizza secondo standard europei i criteri di certificazione del vino da agricoltura biodinamica. “Lo standard italiano per il vino da agricoltura biodinamica è oggi il più rigoroso d’Europa” spiega Michele Lorenzetti 26

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di Demeter, che ha coordinato i lunghi lavori di stesura del nuovo disciplinare. “Il principio che ispira le norme di certificazione del vino da agricoltura biodinamica – sottolinea ancora Michele – è il rispetto dell’integrità dell’uva. La qualità del vino Demeter si esprime infatti nella vitalità del prodotto e lo scopo principale della vinificazione è mantenere nel vino la qualità biodinamica presente nell’uva. Nell’agricoltura convenzionale, che impoverisce la capacità vitale delle uve, si deve spesso colmare questa debolezza con aggiunte esterne”. In concreto, questo significa che il vino Demeter deve avere qualità in termini sensoriali. Vuol dire anche preferire la raccolta a

mano dell’uva e i metodi fisici di lavorazione rispetto a quelli chimici, così come usare l’anidride solforosa al minimo dosaggio possibile. Per preservare la vitalità dell’uva sono poi vietati l’uso di OGM e tutta una serie di sostanze permesse in altri disciplinari, fra i quali lieviti e loro nutrienti, tannini, enzimi, stabilizzanti e quasi tutti i chiarificanti, così come non sono consentite procedure come la pressatura continua, l’osmosi inversa, la pastorizzazione e l’ultrafiltrazione. Fare vino Demeter significa anche evitare i processi che necessitano di grandi quantità di energia o di materia prima esterna all’organismo agricolo, così come coadiuvanti e additivi che incidono su ambiente e salute. Inoltre tutti i sottoprodotti della lavorazione delle uve vanno gestiti minimizzando gli effetti negativi sull’ambiente. “Un vino Demeter – aggiunge Michele – non è mai un vino sterile, perché consente di ritrovare in bottiglia una componente vitale di lieviti e batteri creati naturalmente dal vino. Gli unici coaudiovanti permessi sono l’anidride solforosa e la bentonite, un’argilla utile a chiarificare il vino. I solfiti sono una sostanza sempre presente nel vino, perché prodotti naturalmente dalla fermentazione alcolica. Il biologico consente di aggiungerne purché non si superino 150 milligrammi al litro per i bianchi secchi e 100 per i rossi. Nel disciplinare Demeter il tetto è contenuto in 90 per il vino bianco e di 70 per quello rosso”. FATTORIA DI VAIRA Contrada Colle Calcioni s.n.c. Comune di Petacciato (Campobasso) Italia www.fattoriadivaira.it

Nelle lunghe domeniche inver- Ingredienti nali, quando fuori fa freddo e • 1kg di farina tipo 00 o manitoba si ha poca voglia di uscire, cosa • 50 g di malto di cereali • 2 uova c’è di meglio che tirarsi su le (oppure 100 g di seitan frullato finissimo) maniche e mettersi a impasta• 200 g di burro (oppure 180 g di soia & fantasia) re con la mamma, il papà o i • 150 g di zucchero di canna nonni? • la buccia grattugiata di un limone Ecco perché, cari bambini, • un pizzico di sale • un cucchiaio di miele in questo numero di Cuorebio • acqua quanto basta Magazine, abbiamo deciso di proporvi una ricetta perfetta Vi serviranno poi 150 g di pasta madre, per la merenda e per la colazio- che avrete preparato in precedenza, e 450 g di farina di tipo 00 o manitoba per i rinfrene, da spalmare con crema di schi. Se volete impastare il pan brioche la frutta: il pan brioche fatto con domenica, si consiglia di iniziare il venerdì sera con il primo rinfresco. la pasta madre. Prendete carta e penna e segnatevi questa Primo rinfresco, venerdì, ore 21.00 lista della spesa, nella variante Mettere la pasta madre in una terrina, aggiungere 150 g di farina, 150 g di acqua e 7 g tradizionale o vegana.

Aggiungere alla pasta madre il burro (o soia & fantasia) precedentemente sciolto, un pizzico di sale, un cucchiaio di miele, lo zucchero, le due uova intere (oppure il seitan tritato finemente) e il limone grattugiato, mescolando il tutto con cura. Aggiungere la farina fino a ottenere un impasto solido ed elastico e lavorarlo con le mani per almeno 5 minuti. Mettere il composto in una casseruola per pane in cassetta (forma da un kg) e lasciare lievitare per 2 ore. Cuocere per 40 minuti a 230 gradi. Per mantenere più morbido il pane, si consiglia di inserire un pentolino con dell’acqua nel forno durante la cottura. Con lo stesso impasto, arricchito nella fase finale con uvetta, mandorle e altra frutta secca a piacere si può ottenere un goloso panfrutto ideale per la colazione. Si ringraziano Angela Danzi per la ricetta ed Elena Cesaro con David Grossi per la variante vegana.

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angolo delle buone pratiche

piantiamola! Tra le buone abitudini che possiamo introdurre nelle nostre case e nelle nostre vite, c’è probabilmente anche quella di prenderci cura di piante e fiori, una pratica che può far bene al nostro stato d’animo, ma anche alla salute dell’ambiente che ci circonda. Introdurre del verde nelle nostre abitazioni significa renderle più accoglienti, ma anche purificare l’aria arricchendola di ossigeno e regolare l’umidità degli interni; inoltre, semplicemente vaporizzando dell’acqua sulle foglie delle piante, si favorisce il processo di ionizzazione dell’aria e ciò porta alla precipitazione delle particelle in sospensione che si rimuovono durante le pulizie domestiche. 28

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Stando però ad alcuni studi effettuati dalla Nasa negli anni ’80, alcune piante ornamentali avrebbero anche proprietà depurative e sarebbero in grado di assorbire ed eliminare parte dei gas inquinanti e delle sostanze organiche volatili presenti negli ambienti chiusi in cui viviamo e che, quindi, circolano liberi nelle nostre vie respiratorie. Le loro foglie, infatti, sarebbero in grado di assorbire tali particelle e di convogliarle dal fusto alle radici, dove i microrganismi le metabolizzano e le eliminano. È stata individuata una cinquantina di piante, alcune delle quali sono facilmente reperibili o addirittura già presenti nelle nostre case.

Come il ficus (Ficus benjamina), pianta perenne sempreverde originaria dell’Asia. Tra le sue funzioni vi è quella di fi ltrare la formaldeide, sostanza contenuta nella carta da parati, nei tessuti, nei prodotti per la pulizia, nella carta igienica e nei tessuti utilizzati per la cura personale. Un’altra nemica della formaldeide è la lingua di suocera (Sansevieria trifasciata Laurentii), pianta succulenta proveniente dall’America Centrale che deve il suo nome ai lunghi fusti irti di spine; ha grandi fiori, in genere di color rosso fuoco, caratterizzati da un aroma per nulla gradevole. Particolarmente utile in ufficio è, invece, la Dracena (Dracena Marginata), simile a una palma: è ideale per combattere il tricloroetilene dei toner delle stampanti, ma anche lo xilene e la formaldeide presente in lacche e vernici. I veleni contenuti in vernici, adesivi e sacchetti di plastica vengono invece “mangiati” dalla Dieffenbachia maculata, pianta originaria del Brasile, nota anche come dieffenbachia comune. Noto in Italia come fiore dei morti, il cristantemo (crhysantheium morifolium) è in realtà una pianta perenne dai bellissimi fiori che aiuta a fi ltrare il benzene normalmente presente in collanti, vernici, plastiche e detersivi. La gerbera (Gerbera Jamesonii), originaria della regione sudafricana del Transvaal, è invece utile per rimuovere la trielina contenuta di frequente nei capi d’abbigliamento lavati a secco, mentre l’edera comune (Hedera helix), rampicante sempreverde, è molto efficace sia per eliminare la formaldeide che le particelle inquinanti contenute nelle feci degli animali domestici. L’aglaonema (Aglaonema Crispum Deborah) è una pianta erbacea perenne con un fiore simile alla calla ed è in grado di fi ltrare diversi inquinanti atmosferici, mentre il falangio (Chlorophytum comosum), caratterizzato da lunghe foglie lanceolate striate di bianco, neutralizza benzene, ossido di carbonio, formaldeide e xilene. L’aloe (Aloe Vera), pianta succulenta usata nelle medicine tradizionali, è ottima per combattere formaldeide e benzene, mentre l’azalea (Rhododendron simsii), pianta dai fiori rosa originaria della Cina, è particolarmente efficace contro la formaldeide del compensato e delle schiume isolanti. Concludiamo infine questa rassegna con lo spatifi llo (Spathipyllum Mauna Loa), che si contraddistingue per l’elegante fiore bianco e per le foglie verdi lanceolate e lucenti: pare sia in grado di eliminare buona parte delle tossine dell’acetone e dei trucioli di legno.

attualità

Franco Mussida

un percorso attraverso la musica

“La Musica non esiste solo per il piacere dei musicisti, ma per il benessere di tutti. Il suo lavoro lo fa eccitando e rinnovando, modificando la quiete nel mare dei sentimenti, accendendo le luci di pensieri e immaginazioni”. Franco Mussida Da sempre la musica ha attratto irresistibilmente a sé Franco Mussida, autore di alcune tra le più belle canzoni della musica italiana che suona assieme alla PFM che ha contribuito a fondare. Fin da quando, molto piccolo, imparò a suonare da solo, da autodidatta, la chitarra del padre. In seguito lo studio

della chitarra classica, fondamentale per la sua vita artistica. L’incontro con la PFM, ma anche con Fabrizio De Andrè, segnano tappe fondamentali, ma non le uniche, della sua esperienza artistica. Accanto all’esigenza di fare musica, vi è in lui anche il desiderio di avvicinare i giovani musicisti. Nascono così il “CPM Music Institute” e i laboratori all’interno del carcere di San Vittore. Per lui la musica non è soltanto la seconda arte, ma uno speciale elemento di comunicazione. La musica ignorata La musica per Mussida non è solo intratteni-

mento ed esibizione, non dovrebbe servire a nutrire l’esasperata ricerca di emozioni propria del nostro tempo, ma piuttosto a nutrire intellettualmente ed emotivamente giovani e adulti. Nell’analisi della relazione tra uomo e musica, egli pone al centro della sua riflessione ciò che accade quando le persone ascoltano la musica. A questo ha dedicato anche il suo libro “La musica ignorata” in cui aff ronta proprio il tema dei poteri della realtà vibrante, ovvero degli effetti emozionali della musica sull’uomo, focalizzandosi sul preciso momento in cui la musica, fenomeno udibile, si trasforma in emozione, da suono udibile diventa calore, sentimento inudibile. La musica è in grado di cambiare il nostro stato emotivo: bastano suoni di altezze diverse per influenzare la nostra emotività modificando le nostre disposizioni interiori e generando i sentimenti più disparati. Questo libro si concentra proprio su quello che avviene in ciascuno di noi quando ascoltiamo un brano musicale, chiarendo come il suono possa trasformarsi in emozioni molto diverse tra loro a seconda di chi lo ascolta. Una stessa musica può essere infatti amata, oppure odiata, destare sentimenti di gioia immensa o di profonda tristezza, a seconda dei temperamenti individuali degli ascoltatori. Nel libro vengono citati molti musicisti che appartengono a tutti i generi musicali. cuorebio magazine

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L’altro mondo Il libro “La musica ignorata” è anche il volume-catalogo della mostra “L’altro mondo”, allestita l’estate scorsa presso la Pinacoteca San Francesco di San Marino. Si è trattato di un’esibizione multisensoriale in grado di combinare suono e forma, udito e vista, rifacendosi dunque al concetto di multi-dimensione di cui si era fatto promotore Rudolf Steiner all’inizio del Novecento. È l’esigenza di parlare di ciò che si nasconde dietro e dentro la musica che ha spinto Mussida a varcare il confine dell’udibile e a servirsi del linguaggio visivo, approdando così anche alla scultura. La mostra, che girerà in altri spazi istituzionali in Italia e non solo, si articola in “17 Stazioni di Ascolto con vista sulla Musica”, ovvero 17 grandi quadri dotati di sensori di prossimità che all’avvicinarsi del visitatore emettono suoni intervallari trasformando l’osservatore in ascoltatore. Al loro interno infatti ci sono 17 sculture in ceramica rivestite di metalli preziosi, e su ognuna di queste è stampata una specifica simbologia che richiama le forze emozionali evocatrici insite nel singolo intervallo musicale. Completano la mostra alcune opere concettuali. Una, l’installazione con 60 uomini suono di bronzo, è una composizione di suoni ceramici di 33 minuti, ad anello, che contribuisce

a creare un’atmosfera ricca d’incanto. C’è poi il “Teatro-Balera”, contenente 132 figure tridimensionali trasparenti. Si tratta di un modellino che rappresenta il rito del concerto, l’incontro sul piano invisibile tra pubblico e musicista. Raffigura quelle persone che, come l’autore stesso ha affermato in un’intervista, “ai concerti, arrivavano e si piazzavano in prima fila, si fondevano con la musica”. Infine nel quadro “l’Emozione della scala Lidia” si raffigura emotivamente questa scala. Con questo lavoro Mussida propone quegli aspetti della Musica capaci di unire e non di dividere. Forse proprio per questo “Ignorati”. In questa luce va interpretato il significato di questa sua affermazione: “non c’è alcuna differenza tra la malinconia di un metallaro e quella di una signora di buona famiglia che stravede per Chopin, ciò che eccita l’uno e l’altra è un potere comune, oggettivo, racchiuso in entrambi i generi ”. Per informazioni su nuovi luoghi della mostra e lavori di musica: info@francomussida.it Segnaliamo inoltre che di recente è uscito “Il lavoro del musicista immaginativo” saggio con CD di 15 brani solo per chitarra da “Scene da un matrimonio” di Bergman con tiratura limitata di 999 copie, richiedibile all’indirizzo info@francomussida.it

notizie dal mondo bio HOLLE

FATTORIA DI ROMIGNANO

pappa di miglio integrale e pappa di mais e tapioca

Chianti DOCG senza solfiti aggiunti Nature Un Chianti di colore rosso rubino molto intenso, tendente al nero, con profumi che richiamano la frutta rossa, in particolare il ribes e il mirtillo. Senza solfiti aggiunti; non c’è stata alcuna aggiunta di anidride solforosa al mosto.

Da Holle, specialista negli alimenti per l’infanzia, arrivano questi due prodotti indicati dal quarto mese, salvo diversa indicazione del pediatra. Facili da preparare, si possono usare per preparare pappe con e senza latte.

ECOR

ravioli ai funghi porcini

SOJADE

soia & fantasia

Una squisita sfoglia racchiude al suo interno un morbido e profumato ripieno a base di funghi porcini. Questi ravioli sono facili e veloci da preparare e, una volta cotti, potrete arricchirli con un condimento a vostra scelta, anche semplicemente con un filo d’olio.

Cremosa e irresistibile, non solo per la consistenza, ma anche per il gusto naturale, Soia & Fantasia è l’ideale per una cucina 100% vegetale. Può essere semplicemente spalmata sul pane oppure utilizzata per tante gustose ricette, dolci o salate.

CASTELLO DI ARCANO

Merlot “Non SO” IGT senza solfiti aggiunti Di colore rosso rubino intenso, è un vino dal bouquet pieno e fragrante e dal delicato profumo che ricorda i frutti di bosco. Con il suo sapore asciutto, è perfetto per accompagnare carne e formaggi stagionati e semi stagionati.

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novità

Fette biscottate all’avena Linea benessere Sono prodotte con fiocchi e crusca di avena, senza l’impiego di olio o zucchero; sono dedicate a chi desidera fette biscottate fragranti e gustose, ma a basso contenuto di grassi. Le pratiche confezioni da tre fette le rendono ideali a colazione, ma anche come merenda.

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l’angolo del giardino

oggi leggiamo... Cavoli e zucche in cucina

i preparati biodinamici da cumulo

Sidecar Smilla

Calendario biodinamico delle semine e delle lavorazioni 2014

Coltivare in casa

DI ROSANNA PASSIONE

PAOLO SUSANA

PAOLO PISTIS

DI LUCY HALSALL

Terra Nuova Edizioni

Associazione Eventgreen di Gorizia

Edizioni La Biolca

Tecniche Nuove

Oltre 100 ricette della tradizione, ma anche ricette nuove e innovative, che hanno per protagonisti cavoli e zucche: due ortaggi comuni, facilmente reperibili e recentemente rivalutati. Un ricettario a colori, corredato da splendidi immagini, che affianca le preparazioni tipicamente italiane e regionali con incursioni nelle cucine di altri paesi, suggerendo anche insoliti e gustosi abbinamenti.

Diario a due voci di un tour a sei zampe e tre ruote, con la prefazione di Massimo Cirri, “Sidecar Smilla. Viaggio nell’Italia dei cani abbandonati” di Paolo Susana racconta la straordinaria avventura di un uomo e della sua cagnolina che hanno percorso 4.000 km in sidecar per visitare una ventina di rifugi e canili italiani. Per informazioni: info@eventgreen.org

Un calendario che, come afferma l’autore nell’introduzione, oltre a dare supporto pratico nell’organizzazione dei lavori agricoli, offre la possibilità di entrare in una dimensione nuova. Il suo scopo è infatti quello di far vivere a chi lavora la terra la sensazione che ogni essere vivente è in relazione con il Tutto. Pubblicazione in vendita normalmente riservata ai soci della La Biolca (www.labiolca.it)

Un libro rivolto a tutti coloro che dispongono di un po’ di spazio sul balcone oppure di un giardino e lo vogliono destinare alla coltivazione di frutta e verdura. Ricco di consigli e di istruzioni per ottenere i risultati migliori, riporta le schede complete per i 60 ortaggi più comuni e per 15 diverse colture di frutta e aiuta a scegliere cosa coltivare in base allo spazio che si ha a disposizione.

I preparati biodinamici si suddividono in quelli da cumulo e da spruzzo. Secondo il casellario delle particelle di sperimentazione degli anni ’20, quelli da cumulo vanno dal 502 al 507: i primi cinque vengono inoculati in alcune palline di terra umida poi inserite nel cumulo, mentre il 507 viene spruzzato direttamente sul cumulo. I preparati sono piante elaborate secondo specifici processi naturali: ciascuno di essi ha una funzione precisa che può assolvere solo su un terreno ricco di sostanza organica. Preparato 502: fatto con i fiori di Achillea Millefolium, serve a equilibrare lo zolfo e il potassio presenti nel terreno; aiuta, inoltre, la fioritura e mi-

gliora la qualità dei frutti. Preparato 503: a base di fiori di Matricaria Camomilla, equilibra calcio e zolfo, rivitalizzando il calcare nel terreno e rafforzando la vitalità della pianta. Preparato 504: realizzato con piante di Urtica Dioica, serve a equilibrare il ferro e il magnesio nel terreno, aiuta le piante nella fotosintesi e rinforza il verde delle foglie. Preparato 505: viene allestito utilizzando la corteccia di Quercus Robur tritata. Serve a equilibrare le forze vitali, evitando, per esempio, che marcisca nella terra. Agisce sul calcio presente nel suolo. Preparato 506: a base di fiori di Taraxacum Officinalis, regola il silicio e lo zolfo nel ter-

reno e rende la pianta resistente agli squilibri nutrizionali. Preparato 507: si prepara con il succo estratto dai fiori di Valeriana Officinalis, regola i processi del fosforo nel terreno

e rende le piante resistenti allo sbalzo termico. Viene usato per il compost, ma si può anche spruzzare sulla pianta. Nella foto: preparati biodinamici alle Cascine Orsine.

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un appello speciale per la terra Tratto da La Nuova Venezia Il Mattino di Padova e La Tribuna di Treviso del 30 novembre 2013 «Popolo mio, che male ti ho fatto, in che ti ho contristato? Rispondimi!” Sono le parole degli “improperi” del venerdì santo, potrebbero essere le parole di lamento della Terra rivolte all’umanità. Chi è la Terra? Non è la nostra proprietà privata di cui disporre come vogliamo, né una miniera, né una discarica. È l’organismo che fornisce gli elementi necessari alla vita di tutti gli altri esseri. E come tale ha una sua natura, un suo linguaggio e una sua grammatica. La sua missione: sostenere e ga-

rantire vita e futuro. Per noi significa respirare, bere acqua, mangiare, lavorare. Siamo nati per vivere assieme, non per diventare ricchi. La Terra va amata e coltivata per la vita, non sfruttata e violentata per i soldi. Molti non se ne rendono conto e non vogliono saperne: per loro la Terra è lo strumento per le grandi speculazioni finanziarie e per mettere in sicurezza i soldi. E così la Terra non ce la fa più a rinnovarsi per sostenere i nostri consumi, i nostri rifiuti, le nostre produzioni; infatti il 20 agosto ha esaurito tutte le energie che aveva a disposizione per arrivare al 31 dicembre. Intanto «i ghiacci battono in ritirata quasi ovunque… la concentrazione di anidride carbonica in atmosfera è ai limiti di guardia: tra dieci anni saremo fuori dell’area di sicurezza».

appuntamenti

aderisci alla campagna per la libertà delle sementi per info: www.seedfreedom.eu

Il 2 Ottobre 2013 è stata lanciata la Dichiarazione Europea del Seme che chiede ai cittadini di RIFIUTARE la NUOVA PROPOSTA EUROPEA LEGISLATIVA SUI SEMI. Chiediamo, a chi non l’avesse ancora fatto, di firmare la dichiarazione: www.seedfreedom.eu A tutte le organizzazioni coinvolte nella battaglia per fermare il sequestro dei diritti degli agricoltori e contro la crescente monopolizzazione dei nostri semi e del nostro cibo, invitiamo ad unirsi in una piattaforma per chiedere un cambiamento radicale della Legislazione Europea sui Semi per assicurare la protezione del diritto degli agricoltori di conservare i semi, la difesa della biodiversità e della democrazia alimentare.

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(5° Rapporto Ipcc Onu 2013). È una emergenza che dovrebbe trovare in ciascuno di noi la priorità assoluta per una immediata inversione di tendenza. Non è questione di soldi, è questione di vita. Il Veneto è la regione più cementificata d’Italia; negli ultimi vent’anni sono andati persi 38 ettari al giorno di terreno coltivabile. Attualmente, per sostenere i consumi e assorbire l’inquinamento di ogni abitante del Veneto, sono necessari 6,43 ettari pro capite/ anno. La “bio-capacità” del Veneto è pari a 1,62 ettari/abitante. Un deficit ecologico di 4,81 ettari pro capite/anno. E davanti abbiamo una colata di cemento e asfalto che non ha eguali per le cosiddette grandi opere in project financing. Spreco di suolo senza precedenti, corruzione e infiltrazioni mafiose (attualmente almeno 16 organizzazioni mafiose operano in Veneto) e indebitamento della popolazione per 30–40 anni per pagare interessi privati, sono il contorno obbligato di questa scelta. Ogni metro quadro coltivabile tolto alla Terra è un furto ai bambini che nasceranno, una perdita secca di autonomia alimentare e un incentivo all’inquinamento e al maggior affaticamento e sofferenza della Terra. Per aff rontare correttamente la crisi in cui ci troviamo prima di tutto vanno messe in sicurezza le persone che non ce la fanno, poi il territorio in cui viviamo, quindi si fa la programmazione dei servizi pubblici necessari e adeguati per tutta la popolazione, in particolare il piano trasporti e il piano energetico. Non possono essere gli interessi di gruppi privati a guidare le scelte pubbliche, come sta avvenendo in questo momento. Molti insistono sulla necessità delle opere per garantire posti di lavoro. È vero, il lavoro è il nodo centrale. La crisi dell’occupazione avviene proprio con tutte le grandi opere in corso. A fronte di un lavo-

ro concentrato e a strappi, spesso al di fuori della legalità, perché non è possibile un lavoro diff uso e stabile a protezione ecologica del territorio e delle popolazioni? Non ci sono fondi per prevenire frane e alluvioni, ma ci sono tanti soldi per cemento e asfalto! Oggi oltre alla redistribuzione del reddito dobbiamo realizzare anche la redistribuzione del lavoro. Per questo il mio è un “appello speciale” prima di tutto a quanti hanno la responsabilità delle scelte politiche, imprenditoriali, sociali, culturali, ecclesiali e a tutti noi, perché l’emergenza Terra e l’emergenza territorio regionale pongono con urgenza non dilazionabile la necessità di sospendere tutte le opere programmate, che prevedono cementificazione e spreco di suolo e la necessità culturale di condurre una vita sobria nel quotidiano. In questi giorni abbiamo denunciato e preso posizione contro la violenza alle donne, unifichiamo l’impegno anche contro la violenza che viene fatta alla Terra, nostra madre Terra. Come, dopo una guerra devastante, siamo arrivati alla “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo”, così, dopo la stagione aggressiva dell’impero del mercato neoliberista, dobbiamo arrivare a sottoscrivere la “Dichiarazione universale dei diritti della madre Terra”.

Valore Alimentare È arrivato il secondo dei Quaderni di Valore Alimentare: “Allergie e intolleranze alimentari. I consigli, le diete e il cibo di qualità”. Redatto da Matteo Giannattasio, direttore scientifico della rivista online www. valorealimentare.it, si pone l’obiettivo di far luce sulla differenza tra allergie e intolleranze alimentari,

fornendo una guida semplice, ma nello stesso tempo approfondita, a chi si avvicina per la prima volta a questa tematica e in particolare alla persona che scopre di avere questi disturbi. Partendo dalle cause all’origine del fenomeno, si parla poi di celiachia, cui viene dedicato un intero capitolo; di test allergologici, in particolare quelli alternativi; di prevenzione perché fin dalla vita prenatale le scelte alimentari della madre possono proteggere il nascituro da questi disturbi. La seconda parte del quaderno offre numerosi consigli alimentari, riportando per ciascun tipo di allergia o intolleranza uno schema dietetico, con gli alimenti consentiti e quelli da evitare. Cerca il nuovo quaderno nei negozi Cuorebio.

di don Albino Bizzotto Fondatore dei Beati i costruttori di pace Via Antonio da Tempo, 2 35131 Padova tel. 049 807 0699 www.beati.eu cuorebio magazine

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