Cuorebio Magazine | Luglio 2014

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LUGLIO/AGOSTO 2014 storie del mondo bio

biologico da favola salute e benessere

cuorebio magazine

Azienda in Trasparenza

Scappini

la cura quotidiana della pelle angolo delle buone pratiche

una vita in fermento


sommario 3

editoriale

liberi di coltivare biologico 5

Azienda in Trasparenza

Scappini 9

dall’orto con amore

anguria o cocomero? 10 azienda del mese

buon compleanno Allos 11 la qualità risponde 12 il lunario di cuorebio

14 storie del mondo bio

un biologico da favola 16 oggi in cucina

gioie gelate alla frutta e cioccolato 18 approfondimento

pesticidi: da Rachel Carson alla Convenzione di Stoccolma 20 salute e benessere

la cura quotidiana della pelle

23 il valore della qualità

macché equivalenza… 24 il gesto quotidiano

noia, ultimo lusso

28 angolo delle buone pratiche

una vita in fermento 29 notizie dalla fattoria

Vincenzo, la terra e la cura

25 terapie naturali

un’altra osteopatia 26 vacanze responsabili

W la scuola

Impaginazione: Ecocomunicazione.it

33 l’angolo del giardino

Stampa: Graficart

la pianta, tra cielo e terra 34 vivere a impatto quasi zero

CresciBio l’amico delle mamme!

Chi mangia sano, biologico e italiano sceglie Alce Nero, un Cibo Vero, che nutre bene. Vero come il rispetto per la terra degli oltre mille soci agricoltori; vero come il gusto di materie prime coltivate con cura e sapienza; vero perché racconta tutto di sé.

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IL BUONO DEL BIOLOGICO DAL 1978

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Pubblicazione gratuita per i clienti Cuorebio www.negozicuorebio.it

32 oggi leggiamo...

per un’estate diversa 27 l’angolo dei più piccoli

cuorebio magazine

e

Editore: EcorNaturaSì Spa via De Besi 20/c (VR) Direttore responsabile: Luigi Speri Pubblicazione bimestrale registrata presso il Tribunale di Verona in data 27/02/2014 n. 2011

editoriale

news

liberi di coltivare biologico

Bio per tutti

“È molto potente la verde forza vitale che genera le piante, ma noi vediamo solo una debole ombra, molto più potente è ciò che non si riesce a vedere.” Gino Girolomoni

Questa è l’occasione per comunicarvi una buona notizia. Esprimiamo sincero apprezzamento di fronte alla sentenza del Tar del Lazio (di cui vi abbiamo dato annuncio nell’ultimo editoriale, ma senza conoscerne ancora il dispositivo), poi confermata dal Consiglio di Stato con il pronunciamento del 12 giugno 2014, in attesa della decisione definitiva, prevista per dicembre di quest’anno. Quindi il ricorso presentato da un agricoltore friulano contro il decreto interministeriale che nel luglio 2013 ha introdotto il divieto per 18 mesi di semina e raccolta di mais MON810 non è stato accolto. Ha trionfato la ragionevolezza, a favore del diritto dei cittadini di scegliere il proprio cibo e di quello degli agricoltori di coltivare senza l’incubo della contaminazione OGM. Una garanzia in più per la biodiversità, per la forte identità della filiera agricola italiana e per il mondo del bio. Ma non per questo dobbiamo abbassare la guardia! Nel frattempo ci è capitato tra le mani un nuovo studio delle università del Minnesota e di quella canadese McGill pubblicato su Nature, una delle più note riviste scientifiche. Questo studio ha preso in considerazione diversi aspetti del metodo di agricoltura biologico confrontandolo con quello tradizionale. I ricercatori scrivono che “la fame nel mondo è causata dalla povertà e disuguaglianza e non dalla scarsità di produzione” e rilevano che la percentuale di produzione mondiale di alimenti destinati all’alimentazione umana, negli ultimi vent’anni, è aumentata in modo più veloce rispetto alla crescita della popolazione. In sostanza, sostengono, oggi abbiamo già abbastanza cibo per sfamare i dieci miliardi di abitanti del nostro pianeta previsti nel 2050. Il problema è che in questa cifra è compreso anche chi, non essendo retribuito

in modo equo per il suo lavoro, non ha i mezzi per acquistare alimenti. Stringi stringi, la domanda è: perché raddoppiare la produzione agricola se poi gran parte dell’umanità non ha i soldi per acquistarla? Questo sistema economico, poi, vuole spingere coltivazioni destinate ai biocarburanti o ad alimenti per allevamenti intensivi, necessari per soddisfare i bisogni dei paesi industrializzati. Lo studio delle due università trae anche queste considerazioni: le rese quantitativamente superiori dell’agricoltura convenzionale rispetto a quella biologica non sono sufficienti a giustificarne il predominio. Leggendolo, appare chiaro che utilizzando OGM e altri metodi agricoli aggressivi, che considerano la terra solo come una “fabbrica” di cibo, una catena di montaggio vegetale e animale e non come un organismo vivente , non si può pensare di risolvere il problema della fame nel mondo, smentendo ancora una volta quello che per anni è stato lo slogan preferito dai sostenitori degli OGM. Nel mondo si muore di fame perché molta, troppa gente è in una situazione di emarginazione sociale e politica, perché è discriminata e impotente. Le quattro coltivazioni OGM più diffuse nel mondo (anche nei Paesi in via di sviluppo) e cioè la colza usata per il biodiesel, il mais e la soia (per i mangimi degli animali d’allevamento) e il cotone per i tessuti, non servono certo a sfamare la parte del mondo che non ha accesso al cibo. A quest’ultima servono nuove politiche agricole e non sementi OGM, utili per generare piante capaci di resistere a dosi sempre maggiori di sostanze chimiche di sintesi, vendute dalle stesse industrie sementiere che hanno brevettato i semi, impedendo di riprodurli in proprio e costringendo a riacquistarli ogni anno. Anche per questo motivo, noi non riteniamo gli Ogm una soluzione per il futuro del nostro pianeta e dell’uomo.

Continua fi no al 31 agosto, nei negozi Cuorebio aderenti, l’iniziativa “Bio per tutti”. Scegli per la tua spesa bio tra gli oltre 70 prodotti selezionati con un occhio di riguardo al prezzo. Bio per tutti è un mondo di specialità biologiche per tutta la famiglia.

Seminare il futuro In attesa della nuova edizione di Seminare il futuro che si terrà domenica 12 ottobre, segui il percorso del seme nel campo di grano visitando il sito www.seminareilfuturo.it

Sana Dal 6 al 9 settembre torna a Bologna il Sana, Salone internazionale del biologico e del naturale. Articolato in 3 settori espositivi, alimentazione, benessere e altri prodotti naturali, sarà affiancato da un programma ricco di eventi e incontri. Per ulteriori informazioni e aggiornamenti sulla manifestazione visita il sito www.sana.it

Anche Cuorebio partecipa al festival vegetariano Il Festival Vegetariano si terrà a Gorizia, in Borgo Castello e in Castello, da venerdì 4 a domenica 6 luglio 2014. Sarà l’opportunità di: - incontrare personaggi illustri - apprezzare la cucina bio-vegetariana e vegana - acquistare la veg-bag - curiosare nell’ampia area espositiva - intrattenere anche i piccoli L’evento si terrà anche in caso di maltempo. Per il programma completo e aggiornato, www.festivalvegetariano.it

DIFFONDI LA CAMPAGNA #iononmangioogm alla pagina Facebook www.facebook.com/IononmangioOGM Lo staff di Cuorebio cuorebio magazine

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in queste pagine Cristiano Scappini con la moglie Roberta e i loro collaboratori foto di Vincenzo Menichella per èQ studio

Azienda in Trasparenza

Scappini 4

cuorebio magazine

Cristiano e Roberta sono due tipi speciali. Nonostante il molto lavoro, siamo in piena raccolta, hanno trovato il tempo per dedicarci la loro completa attenzione e, insieme al racconto della loro esperienza di agricoltori, ci hanno regalato anche il buonumore. Isola della Scala è un Comune della provincia di Verona, noto soprattutto per la coltivazione del riso che qui ha anche l’onore di una grande fiera annuale. È proprio nei dintorni del paese che ha sede l’azienda agricola di Cristiano Scappini, Azienda in Trasparenza nei mesi di luglio-agosto, una realtà a conduzione familiare. A fondarla, nel 1998, è stato proprio Cristiano, insieme alla moglie Roberta; sono loro a gestirla ancora oggi, ricorrendo, nei giorni della raccolta o dei trapianti, a un paio di collaboratori. “Abbiamo iniziato per amore della natura e dell’uomo” afferma Cristiano, e subito dopo Roberta aggiunge: “Credevamo nella stessa cosa e ci siamo resi conto che davanti a noi c’era lo stesso cammino da percorrere, un cammino basato sul rispetto della natura, sulla conoscenza di ciò che effettivamente mangiamo. Così con questo progetto condiviso abbiamo intrapreso la nostra avventura, cercando di

reperire più informazioni possibili sull’alimentazione, sul metodo biologico, su uno stile di vita naturale”. Prima di avviare la loro attività, fanno esperienza in alcune aziende agricole biologiche della zona. Ed è proprio lì che Cristiano si sente dire da un agricoltore “Ci vorrebbero i tuoi campi con la mia testa”. Una frase che lo colpisce molto e che lo spinge a mettere in pratica quanto ha imparato sul biologico. Cristiano conosce bene la vita di campagna: la sua è una famiglia contadina, e lui ha sperimentato fin da piccolo i ritmi del lavoro “nella” terra. È proprio per questo che i genitori, venuti a conoscenza della sua decisione, inizialmente non lo incoraggiano. “Erano un po’ restii all’idea di affittarmi i campi perché quella del contadino è una vita dura. È meglio andare in fabbrica, mi dicevano. Per loro quello sì era un lavoro sicuro, mentre la “natura” non è sicura. C’è l’incertezza del raccolto che dipende da tanti fattori: grandine, gelate tardive, troppa siccità oppure insetti e parassiti insidiosi”. Ci racconta Cristiano. “Però, è una vita che dà grandi soddisfazioni quando, se tutto è andato bene, arriva il momento della raccolta.

Beh, diciamo che non sempre le ciambelle riescono col buco, ma se sono ancora qui significa che ce la faccio. E anche che mi accontento, perché a volte, in natura, bisogna anche accontentarsi. Per me la cosa più importante è essere soddisfatti di quello che si fa. Sono stato caparbio nel portare avanti il mio progetto del biologico insieme a Roberta. E noi siamo ancora qua”. “Prima facevo l’operaia in fabbrica” aggiunge Roberta “ma dentro di me volevo qualcosa in più. Desideravo fortemente stare a contatto con la natura. Adesso mi sento realizzata, era quello che volevo. È meraviglioso alla mattina quando mi alzo e ho bene in mente che cosa devo fare, senza dover timbrare un cartellino. Vivo alla giornata, ma sono serena”. Per la giovane coppia, rimane sempre la voglia di contribuire ogni giorno a diffondere il biologico anche attraverso i loro prodotti, trasformati poi, da chi li acquista, in buon cibo quotidiano: “quando all’inizio facevamo un po’ di vendita diretta, non mettevamo nemmeno il cartello biologico”, prosegue Roberta. “Una volta, e in parte ancora adesso, c’erano un po’ di preconcetti sul biologico, c’era chi giudicava il bio senza averlo mai provato. Quindi ci sembrava una buona idea stimolare la curiosità del cliente partendo proprio dall’assaggio del prodotto stesso, per spiegare poi com’era stato coltivato e perché costava un po’ di più. Non si può giudicare una cosa se non la si conosce; quindi, far gustare i frutti del nostro lavoro è il modo migliore per diffondere il biologico”. Cristiano e Roberta sono due giovani semplici e, pur essendo orgogliosi del loro lavoro, non lo vogliono esaltare troppo. “Un amico cui abbiamo fatto provare la nostra insalata ci ha detto che suo figlio ora vuole solo la nostra”. Cristiano e Roberta lavorano insieme da 16 anni, condividendo giorno dopo giorno una vita “tosta” che affrontano con un sentimento di gratitudine nei confronti della natura e di soddisfazione per quanto producono. Mentre parlano con noi si guardano spesso con complicità: “è una vita di sacrificio, siamo stanchi, ma appagati”. Roberta ci racconta di alzatacce, accompagnate però da splendide albe, di giornate di lavoro che a volte sembrano non finire mai, “ma poi ti volti e vedi un tramonto meraviglioso che illumina i tuoi ortaggi e ti senti fortunato”. Oppure di quella volta che mentre raccoglievano l’insalata ha iniziato a grandinare e loro due, “quasi fosse una preghiera, le chiedevamo di non cadere forte, di rallentare la sua corsa verso terra e di non rovinare il raccolto”. Cristiano si allontana sussurrando piano: “ogni giorno ringrazio la Natura che ci permette di vivere dei suoi frutti. Rispettarla significa rispettare Dio che l’ha creata”. cuorebio magazine

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il giusto prezzo Azienda in Trasparenza

ortaggi secondo natura L’zienda agricola si estende all’incirca per 4 ettari. Quando Cristiano ha iniziato, lavorava un ettaro soltanto; col tempo si sono aggiunti gli altri tre. Ma non è finita qui: per il futuro non escludono di estendersi per uno o due ettari ancora, così sarebbe più facile praticare rotazioni, sovesci e tenere a riposo il terreno. Coltivano all’incirca una decina di verdure, in base alla stagionalità: “in primavera iniziamo con le insalate: cappuccia, gentile, canasta, un po’ di cicoria, il cavolo rapa, le rape rosse, il cavolo cappuccio che non sempre riesce a crescere perché dipende molto dal terreno: noi abbiamo soprattutto terreni sabbiosi, mentre sarebbe adatto un terreno più limoso. All’inizio dell’estate, attorno alla fine di giugno, iniziano i porri e le zucche, coltivazioni che continuano fino a luglio e agosto. E in autunno si ricomincia con le insalate, il cappuccio bianco e quello rosso, le verze, il cavolo rapa, un po’ di cicoria”. Non utilizzando nessuna sostanza chimica di sintesi, gran parte del loro lavoro viene effettuato manualmente: adoperano, infatti, solo il trattore e una macchina per effettuare i trapianti. Cristiano, da adolescente, aveva perso il richiamo della terra, salvo poi ritrovare le sue radici e dedicarle la propria vita, ma in maniera diversa, scegliendo il biologico: “una volta non si dava così importanza alla natura, non era così chiaro il fatto che tutti noi dipendiamo da lei”. A Cristiano, invece, crescendo questo nesso diventa sempre più chiaro, così come anche il rapporto tra quello che mangiamo e quello che siamo: “è importante sapere cosa mettiamo nel piatto, cosa mangiamo, perché ciascuno di noi è quello che mangia”. A proposito della loro scelta biologica, Cristiano non ha dubbi: “sapevo che il mondo bio era il mio mondo perché credo che la terra non abbia bisogno di forzature, di tanti trattamenti, magari chimici. Io credo nell’equilibrio della natura, nei suoi meccanismi: di per sé ha già un equilibrio, basta solo saperlo conoscere. Noi osserviamo i meccanismi dell’ambiente e ci affidiamo ad essi perché c’è molto da imparare”. Cristiano non ha dubbi neanche per quanto riguarda le rese, da sempre inferiori nel biologico: “siamo un’azienda essenziale, 6

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ci basta quello che la campagna ci dà, senza doverla spingere. Non ho mai guardato tanto la resa” ci dice. “Una persona fa biologico perché ci crede. Il mio progetto era, ed è, quello di vivere a contatto con la natura e di permettere alle persone di mangiare meglio”. Anche se questo significa lavorare sodo, alzarsi presto al mattino, a volte trascurare la famiglia perché l’agricoltura non aspetta e solo un giorno può fare la differenza: “l’erba, per esempio, si tiene a bada con zappatura e sarchiatura, effettuate nei momenti giusti, perché se sbagli di uno/due giorni prende il sopravvento e hai il doppio del lavoro da fare”. Cristiano e Roberta, inoltre, sanno che il biologico non può garantire frutti standardizzati e in quantità prestabilita perché esposto a una inevitabile variabilità: “siamo soddisfatti del nostro lavoro, ma siamo consapevoli che non tutte le stagioni sono uguali, che il tempo o gli insetti predatori possono danneggiare il raccolto. Il ciclo della natura è un po’ come il ciclo della vita che è fatto di alti e di bassi. E noi dobbiamo accettarlo” ci spiega Cristiano con grande semplicità. Ciò che temono di più, probabilmente, sono gli

sbalzi di temperatura che influiscono molto, soprattutto sulle insalate. Ci spiegano che l’insalata cappuccia è molto sensibile a queste variazioni e che, a volte, c’è il rischio di perdere il raccolto. E allora che fare? “Se il prodotto non ha caratteristiche idonee per la vendita, non lo raccogliamo, ma lo interriamo, a mo’ di sovescio. In questo modo, nulla va sprecato”. Il prodotto torna così alla terra, incrementando la fertilità del suolo, che viene accresciuta anche grazie a una concimazione a base di composto di fungaia. Cristiano e Roberta devono tornare al loro lavoro e quindi ci salutano con un messaggio che sperano possa arrivare anche ad altri agricoltori: “la scelta di non usare sostanze chimiche di sintesi, e il pensiero che ciò che hai raccolto è pulito e può essere usato anche, e soprattutto, per l’alimentazione dei bambini ti dà la forza per andare avanti anche nei momenti difficili. Perché solo un’agricoltura come questa può dare un futuro alla terra e all’uomo.”

AZIENDA AGRICOLA SCAPPINI CRISTIANO Via Abetone 4/A Strada Pellegrina 37063 Isola della Scala (VR)

la qualità risponde Scelgo i solari tenendo in considerazione il fattore di protezione presente in etichetta. Ma cosa indica esattamente? Marco (MO) Il fattore di protezione, indicato in etichetta con diverse sigle (SPF, IP, ecc.) seguite da un valore numerico, indica la capacità di un prodotto di filtrare le radiazioni ultraviolette (UVB). Più il valore è elevato e maggiore sarà la capacità filtrante. Per rendere più chiara la classificazione e orientare il consumatore, l’UE ha adottato un’etichettatura più semplice

SPECIALE SOLE

ed efficace, classificando i prodotti in 4 categorie in relazione al valore di SPF (sun protection factor): SPF > 50: protezione molto alta; SPF da 30 a 50: protezione alta; SPF da 15 a 25: protezione media; SPF da 6 a 10: protezione bassa. Nell’acquisto di un solare, è meglio scegliere prodotti che proteggano dai raggi UVA, UVB o da entrambi? Sonia (TV) Le radiazioni ultraviolette (UV) emanate dal sole si classificano nelle tipologie

Quali sono le tipologie di filtri solari presenti in commercio? Ne esistono in grado di proteggere completamente dalle radiazioni? Giorgia (BA)

i prodotti contenenti filtri solari con indumenti adatti (cappelli, vestiti e occhiali da sole) per rispondere alle proprie esigenze. Per quanto riguarda le tipologie di filtri, ne esistono di due tipi: quelli chimici e quelli fisici (ma in commercio si trovano anche prodotti che combinano entrambi). I primi, di origine per lo più petrolchimica, filtrano solo una parte delle radiazioni solari; il loro meccanismo di azione conduce anche all’aumento della sensazione di calore sulla pelle. I filtri fisici, invece, sono di origine minerale e agiscono riflettendo i raggi luminosi e non filtrandoli, a differenza di quelli chimici, conferendo protezione subito dopo la loro applicazione, e minimizzano il surriscaldamento dell’epidermide.

No, non esistono filtri solari in grado di offrire una protezione totale dalle radiazioni. È quindi importante combinare

SCRIVETE A: Qualità, Cuorebio Casella Postale 31020 Zoppè (Tv), info@negozicuorebio.it

A, B e C. I raggi UVB sono i maggiori responsabili dell’abbronzatura, ma anche di eritemi e scottature; inoltre, rappresentano un notevole fattore di rischio per la degenerazione cellulare. Parte dei raggi solari che giungono sulla terra, però, è rappresentata dai raggi UVA che sono in grado di penetrare maggiormente causando danni negli strati più profondi del derma (fotoinvecchiamento) e contribuendo ai fenomeni di degenerazione cellulare. È bene, quindi, impiegare prodotti che proteggano dai raggi sia UVA che UVB.

Azienda in Trasparenza è il nostro modo per raccontarti l’essenza del nostro lavoro, a sostegno dell’agricoltura biologica e biodinamica e a tutela dell’attività dei produttori, vero patrimonio culturale, da rispettare e valorizzare. Il giusto prezzo è quello che garantisce una remunerazione equa, senza costare alla natura e alla salute dell’uomo, in termini di inquinamento e spreco di risorse. ( i dati riportati nel grafico sottostante si riferiscono alle insalate)

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Grazie a uno stretto rapporto con gli agricoltori, seguiamo il nostro grano passo dopo passo, per garantirvi tutte le proprietà e il gusto del biologico. scopri il percorso del nostro grano su www.ecor.it cuorebio magazine

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notizie dal mondo bio BIO VEGAN

ECOR

gelificante per confetture e gelatine

frollino al mais Preparati con farina di frumento e farina di mais, sono dei frollini semplici e gustosi, ideali per tutta la famiglia. Indicati a colazione, per iniziare al meglio la giornata, sono perfetti inzuppati nel latte, nel tè o nelle bevande vegetali. Ma sono ottimi anche a merenda, per una dolce pausa.

Questo gelificante è ideale per preparare confetture, marmellate, gelatine e aspic, ma anche per ricoprire crostate preparate con frutta fresca. È disponibile in barattolo da 200 g o nel pratico formato in bustine da 12 g ciascuna.

dall’orto con amore

la ricetta

anguria o cocomero?

Pink Panther

ministecco di soia, arancia e frutti di bosco

latte fermentato aronia e ciliegia

Un fresco gelato è l’ideale negli assolati pomeriggi estivi. Questi golosi ministecchi sono il frutto di un incontro sorprendente tra la soia, il succo d’arancia e quello dei frutti di bosco, con un’irresistibile copertura di cioccolato fondente.

L’aronia è un frutto che somiglia al mirtillo, da cui si distingue per un gusto molto più asprigno; matura in autunno e un periodo di gelo lo addolcisce maggiormente. Andechser lo abbina alla ciliegia in questo suo latte fermentato variegato, creando così un equilibrio di sapori.

CASCINA MANA

ECOR

uova bianche

fette biscottate integrali

Si contraddistinguono per l’insolito guscio bianco, tipico delle uova deposte da galline di razza bianca livornese. Cascina Mana le alleva in azienda fin dal primo giorno, lasciandole libere di razzolare all’aperto e nutrendole con cereali coltivati nei propri terreni a Monasterolo, in provincia di Cuneo.

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Gustose e fragranti, sono perfette da spalmare, con un velo di marmellata, miele o crema al cacao. Ottime a colazione, si possono usare anche a merenda e a tavola, al posto del pane: il loro sapore delicato, infatti, le rende adatte per abbinamenti dolci e salati.

Ingredienti 1 banana 1 pesca 1 fetta di cocomero 1 bacca di cardamomo Preparazione Sbucciare la banana, tagliarla a fette e affettare la pesca. Sbucciare e tagliare anche il cocomero. Aprire la bacca di cardamomo ed estrarne due piccoli semini. Frullare tutti gli ingredienti insieme. Se non avete un frullatore abbastanza potente, frullate prima il cocomero e poi aggiungete il resto. Non serve aggiungere acqua, sarà sufficiente il cocomero a rendere liquido il frullato.

NATURATTIVA

ANDECHSER

È lo smoothie ideale per rinfrescarsi nelle calde giornate estive, ha un invitante colore rosa ed è naturalmente dolce.

Ricetta a cura di Sara Cargnello www.crudismo.com

Dissetante e rinfrescante, il cocomero è uno dei frutti simbolo dell’estate: nelle calde serate estive, nulla è fonte di refrigerio come una bella fetta di cocomero fresco, non siete d’accordo? Il cocomero è meglio conosciuto come anguria, nelle regioni settentrionali, e melone d’acqua (water melon in inglese), definito anche mellone, in alcune zone del Sud Italia. Botanicamente classificato come Citrullus Vulgaris, è una pianta erbacea annuale, appartenente alla famiglia delle Cucurbitacee, la stessa di cetrioli e meloni. Pare sia originaria dell’Africa meridionale e tropicale, ma che fosse coltivata anche dagli antichi Egizi: lo testimonierebbero alcuni geroglifici. Pare che si sia poi diffuso in Cina e quindi in Europa, ai tempi delle crociate. I suoi fusti pelosi crescono distesi, con andamento strisciante e rampicante; la pianta ha specifiche esigenze ambientali: richiede una temperatura di germinazione abbastanza elevata. Si semina a fine inverno-inizio primavera nelle regioni più calde e in primavera avanzata in quelle più fresche e il periodo di fruttificazione, di conseguenza, varia in base al luogo in cui viene coltivata. Se si utilizza-

no i semi, al momento della semina devono essere interrati in profondità nel terreno, distanziando le singole buche l’una dall’altra. Se si preferisce, si può partire anche dalle piantine che, anche in questo caso, devono essere posizionate a debita distanza le une dalle altre. Per crescere al meglio, il cocomero necessita di zone soleggiate e di un terreno lavorato in profondità, leggero, per permettere alla pianta di strisciare adeguatamente, mediamente ricco di sostanza organica, da annaffiare con regolarità, tenendo presente che, con la crescita, aumenta anche la richiesta d’acqua. La pianta è molto prolifica: ciascuna è in grado di produrre molti frutti, che hanno dimensioni diverse a seconda della varietà e possono arrivare a pesare addirittura 20 chilogrammi. Vengono raccolti a mano, una procedura che richiede particolare attenzione perché una buccia non integra rischia di danneggiare la buona conservazione del frutto. Il cocomero ha una scorza piuttosto spessa, di colore intenso, con striature di colore chiaro o scuro. Forse in pochi sanno che si può mangiare anche questa parte, opportunamente ammorbidita. La scorza è separata

dalla polpa da uno strato biancastro piuttosto duro. La polpa, dolcissima, dalla consistenza piacevolmente granulosa e fragrante, è di colore rosso che si intensifica mano a mano che si procede verso il centro ed è disseminata da semini neri o giallastri. Consigli per l’acquisto: il cocomero deve avere una buccia soda. Per verificarne il grado di maturazione, si consiglia di “bussare” sulla buccia: se il suono che deriverà sarà abbastanza brillante, come da una cassa armonica, significa che il frutto è maturo al punto giusto. Una volta acquistato, si consiglia di conservarlo in luogo fresco, anche se non necessariamente in frigorifero. Anzi, se lo si acquista a maturazione non ancora completa, è meglio riporlo fuori dal frigo. Una volta tagliato, però, va posto al freddo, per conservarne al meglio la polpa che risulterà gradevole e rinfrescante. Buonissimo e dissetante se mangiato da solo, naturalmente dolce, anche se poco calorico, ricco di acqua, il cocomero può essere usato per colorate macedonie estive, abbinandolo con altra frutta di stagione. Utilizzandone il succo, poi, si possono preparare rinfrescanti granite e sorbetti. cuorebio magazine

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ed è contro l’utilizzo dell’ingegneria genetica in agricoltura. Allos crede anche nell’importanza di rapporti “equi” con gli agricoltori e con i propri partner commerciali.

azienda del mese

buon compleanno Allos: 40 anni di bio

In cosa crediamo? Nel biologico per l’uomo e per la natura: Allos significa biologico in tutto e per tutto. Quarant’anni fa, il team di Allos è giunto alla conclusione che i migliori cibi non hanno bisogno di fertilizzanti artificiali e pesticidi chimici di sintesi, ma solo di sostenibilità. Mangiar bene, quindi, senza però rinunciare al gusto: questi sono diventati i valori fondamentali per l’azienda. Allos produce cibo biologico per tutte le persone attente alla sostenibilità e per tutti coloro che desiderano conoscere quello che mangiano, scegliendo prodotti in armonia con l’ambiente. Per questo, utilizza le risorse della Natura con attenzione, è impegnata per la biodiversità 10

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prodotto del mese

prodotti dalla natura

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Allos offre un’ampia gamma di prodotti, che vanno dallo sciroppo d’agave ai cereali per la colazione, passando attraverso le barrette alla frutta e i cracker integrali di segale e amaranto. 1-2-3 Barrette alla frutta Tra i prodotti più famosi e identificativi proposti da Allos, vi sono certamente le barrette alla frutta, che si contraddistinguono per gusto e morbidezza. La scelta ideale quando si cerca una gustosa sferzata d’energia, durante lo studio o l’attività sportiva, o come sostanziosa merenda, grazie anche al pratico formato da 40 g. Sono preparate utilizzando frutta secca e miele, senza cialda; gli ingre-

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dienti vengono compressi con macchinari ideati direttamente da Allos. Vengono proposte in tanti gusti diversi, come la barretta al mirtillo (1), che si contraddistingue per il gusto piacevolmente asprigno, quella mela e noci (2), che richiama alla memoria il tipico ripieno dello strudel, e quella preparata solo con mandorle e miele (3), per chi ama i gusti dolci e corposi. 4-5 Cracker integrali di segale e amaranto L’amaranto è una pianta sacra degli antichi Inca, oggi apprezzata per le sue qualità nutrizionali: per questo, Allos ne ha fatto l’ingrediente caratterizzante di alcuni suoi prodotti, utilizzando solo il

Allos e amaranto: una storia d’amore e di successi Da sempre, il team di Allos è stato molto attento alle innovazioni e alle buone abitudini alimentari provenienti da culture e Paesi diversi. Così, agli inizi degli anni Ottanta, “scoprì” l’amaranto, uno pseudo cereale molto simile alla quinoa, le cui migliori varietà e

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Agave: così naturale, eppure così dolce Pioniera anche in questo, nel 1997 Allos fu la prima azienda in Europa a lanciare lo sciroppo d’agave come dolcificante naturale importandolo dal Messico. Inizialmente il prodotto non fu accolto con grande entusiasmo ma, in seguito, è diventato uno dei dolcificanti più diffusi nei negozi biologici d’Europa. ALLOS GMBH Zum Streek, 5 49457 MARIENDREBBER (D)

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miglior amaranto biologico. Come i cracker preparati con una base di farina integrale di segale e con farina di amaranto, senza l’aggiunta di lievito alla ricetta. Sono sottili, croccanti e gustosi, piacevolmente speziati. Ottimi come ingrediente per la preparazione di ricette dolci e salate, sono anche ideali come snack da portare sempre con sé, o da portare a tavola al posto del pane. Oltre alla variante al naturale, vengono proposti anche in quella resa ancora più gustosa grazie all’aggiunta di semi di sesamo.

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Da dove veniamo? Nel corso degli anni Sessanta, uno spirito di ottimismo pervadeva la Germania. In quel periodo, infatti, era in pieno fermento il dibattito sulla necessità di pensare a un nuovo modo di nutrirsi e un numero sempre crescente di persone voleva condurre una vita più consapevole, che si realizzasse anche attraverso la scelta di alimenti naturali, lontani dalla standardizzazione dei prodotti industriali. Un obiettivo, questo, al quale tendevano in molti e per il quale in molti erano disposti a mettersi in gioco. È così che è nata, in una fabbrica tedesca più simile a una fattoria, a Mariendrebber, in Bassa Sassonia (Germania), l’Allos Hof (hof, in tedesco, significa proprio fattoria), un progetto di autosufficienza. I primi prodotti, delle barrette di frutta preparate con frutta secca e miele utilizzando una pressa appositamente costruita per compattare gli ingredienti, incontrarono fin da subito l’entusiasmo dei seguaci dell’allora nascente movimento a favore degli alimenti biologici. Da una fattoria autosufficiente si sviluppò dunque il marchio Allos, che prende in prestito un termine greco che significa “diverso, alternativo”, che sintetizzava il suo innovativo progetto di nutrizione e che era destinato a diventare uno dei marchi di prodotti biologici più famosi in Germania e non solo.

Il presente Oggi Allos è un’azienda conosciuta a livello internazionale e porta i suoi prodotti nei negozi biologici in Germania, in Italia e in altri 30 Paesi. Il segreto del suo successo sta nella capacità di evolversi rispondendo alle esigenze dei consumatori, pur mantenendo intatta la filosofia aziendale che si basa su alcuni capisaldi: prodotti 100% biologici; ingredienti di altissima qualità; lavorazione semi artigianale presso la «Allos Hof», fulcro dell’azienda fin dai primi passi; rispetto dell’ambiente, privilegiando materie prime biologiche coltivate nel modo più responsabile; relazioni di lunga durata con i fornitori e partner commerciali.

coltivazioni si trovano oltre i 2500 metri di altitudine. Allos fu tra le prime aziende in Europa, se non addirittura la prima, a importare questi chicchi piccoli, ma preziosi, e sviluppò un processo di soffiatura efficace e specifico, in grado di trattare delicatamente il prodotto. Oggi, l’amaranto è uno dei fondamenti dell’identità del marchio: per i suoi prodotti, l’azienda si è impegnata a scegliere solo grani biologici di alta quota provenienti dal Perù e ha stretto relazioni forti e durature con i piccoli coltivatori per garantirsi un costante approvvigionamento di materia prima di elevata qualità.

4-6 luglio 2014

con il patrocinio di e in collaborazione con

tappa ufficiale di

www.festivalvegetariano.it

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il lunario La luna, passando davanti alle costellazioni zodiacali, trasmette alla terra forze che si manifestano nel comportamento degli organismi viventi. In agricoltura biodinamica, le stesse favoriscono tempi di semina, lavorazione e raccolta. Agiscono in modo analogo sul corpo umano, in particolare sulla crescita di capelli e unghie. Ogni nove giorni circa la luna, nel medesimo trigono di forze, favorisce o “ostacola” alcune parti della pianta o del corpo.

luglio

agosto

LUGLIO

LUGLIO IN CUCINA

CURA PERSONA

PIANTE DI CASA

IN CUCINA

1 mar

1 ven

2 mer

2 sab

3 gio

3 dom

4 ven

4 lun

5 sab

5 mar

6 dom

6 mer

7 lun

7 gio

8 mar

8 ven

9 mer

9 sab

10 gio

10 dom

11 ven

11 lun

12 sab

12 mar

13 dom

13 mer

14 lun

14 gio

il pane

15 mar

15 ven

lo yogurt

16 mer

16 sab

le conserve

17 gio

17 dom

18 ven

18 lun

19 sab

19 mar

20 dom

20 mer

21 lun

21 gio

22 mar

22 ven

23 mer

23 sab

24 gio

24 dom

25 ven

25 lun

26 sab

26 mar

rinvaso

27 dom

27 mer

potatura

28 lun

28 gio

concimazione

29 mar

29 ven

30 mer

30 sab

31 gio

31 dom

legenda Luna piena nuova

In cucina:

Cura della persona: taglio ritardante capelli/unghie massaggi attività fisica giornata di relax

Piante di casa:

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notizie dal mondo bio

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CURA PERSONA

PIANTE DI CASA

PERLAGE

SCANDIA

Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG Brut Canah

carpaccio di polpo affettato

Nato dalla selezione di uve Glera provenienti dai vigneti coltivati nell’alta collina solighese, è uno spumante fruttato e armonico. Piacevole come aperitivo, è l’ideale a tutto pasto, ma è straordinario anche per brindare nelle occasioni speciali.

Aspetto accattivante, leggerezza, gusto fresco e delicato, ecco i punti di forza del carpaccio di Polpo Scandia. Pescato nell’Oceano Indiano, viene semplicemente pulito e lessato prima di essere affettato e confezionato in pratiche vaschette da 100 g in atmosfera protettiva. Ideale per freschi piatti estivi.

BIO APPETÌ

cous cous alle verdure

BIONATURAE

pesto alla rucola

Il cous cous, piatto cosmopolita per eccellenza, viene proposto da Bio Appetì nel classico abbinamento con le verdure. Facile e veloce da preparare, è l’ideale per chi ha poco tempo. Può essere gustato da solo, come piatto già pronto, oppure essere usato come ingrediente per ricette più elaborate.

Il gusto intenso della rucola si sposa perfettamente a quello di formaggio, anacardi, noci e pinoli in questo pesto indicato per condire la pasta, ma anche per insalate di riso e altri cereali. Può anche essere utilizzato come salsa per preparare saporite tartine.

PIZZOLATO

AMALTEA

Chardonnay Venezia DOC

tomini di latte di capra “Caramlin”

Un vino di colore giallo paglierino, dal profumo fruttato, maturo e floreale, con evidenti sentori di mandorle tostate, fieno secco e crosta di pane. Con il suo sapore invitante, discreto e morbido, è l’ideale con piatti leggeri, insalate di pesce e carni bianche.

Preparati con latte crudo di capra, sono tomini dalla pasta bianca, cremosa e morbida, dal sapore delicato, saporito e piacevolmente acidulo, con note di yogurt. Sono disponibili al naturale o aromatizzati, nelle varianti aneto, cannella, coriandolo, origano, timo e pepe misto.

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storie del mondo bio

un biologico da favola foto di Nicola Lagalante - Davide Cacciari illustrazione di Alessandra Venturi 14

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Mai come in questo caso sarebbe perfetto cominciare questo articolo, con un “C’era una volta in un Baule Volante…” Già perché questa che vi raccontiamo è la storia di un’azienda, che i suoi fondatori hanno scelto di chiamare come una fiaba di Andersen, e che ha portato nel mondo del biologico valori importanti e duraturi, volando nel tempo per inseguire un sogno come il protagonista della favola omonima. Ma, si sa, i veri protagonisti delle narrazioni sono le donne e gli uomini che, attraverso il loro infaticabile impegno, hanno costruito e costruiscono, giorno dopo giorno, il destino di un’impresa. Così per farci narrare questa storia bellissima e a lieto fine, abbiamo pensato di recarci nel cuore dell’attività di Baule Volante. Non abbiamo trovato gnomi, elfi o un mondo fatato, ma la concretezza di due donne che, assieme a tanti collaboratori, portano avanti un progetto cominciato da altri, ma che ha mantenuto con loro la freschezza e la semplicità originarie. Abbiamo incontrato Anna e Mila, due figure importanti per lo sviluppo dell’impresa in cui sono entrate a far parte in momenti diversi, e che oggi lavorano insieme in questo grande edificio a Castel Maggiore, a pochi chilometri da Bologna. Nell’ufficio di Mila, come negli altri, le pareti sono colorate e i mobili, di legno ancora profumato, sono pieni di prodotti dai nomi fantasiosi. Il rosso Baule, che caratterizza da sempre questo marchio, è allegro e vitale e, nonostante il grigio del cielo, mentre parliamo con loro ci viene spesso da ridere. Forse perché le emozioni che emergono sono contrastanti, e nel raccontare qualche lacrima ci scappa, e allora ci pensa l’ironia di Anna a riportarci al presente. Anna Michelis, responsabile degli affari generali, è arrivata al Baule Volante nel 1989, due anni dopo la fondazione dell’azienda: “C’erano solo i 3 soci fondatori, alcuni ragazzi in magazzino e due persone in ufficio. Per me è stato come aprire la porta di un mondo prima sconosciuto. É cominciata per me una vera e propria svolta, soprattutto personale. C’era una passione che si toccava con mano: per il biologico, per il mangiare sano, per l’ambiente in modo globale. Ho trovato, dietro all’informale apparenza, tanta sostanza. Era un momento di forti ideali, in cui nascevano piccoli negozi bio che erano come noi veramente convinti che diffondendo dei prodotti biologici e di qualità si poteva cambiare il modo di pensare e di vivere di tutte quelle persone che all’epoca non capivano bene che tipo di alimentazione proponevamo. Già ci chiamavamo Baule Volante, e poi vendevamo creme di nocciola, di sesamo o dolcificanti come l’agave... Ne avevamo di lavoro da fare!!! Noi eravamo convinti che bisognava proporre ingredienti di qualità, senza troppi zuccheri

nella foto della pagina a sinistra Anna e Mila in questa pagina Anna e Mila, il gruppo Baule Volante, una illustrazione della favola di Andersen e lo stand di Baule in una passata edizione del Sana di Bologna

“Era un baule strano. Non appena si premeva la serratura, il baule si sollevava e volava; e infatti si mise a volare, sempre più lontano.”

e grassi, preparati da piccoli trasformatori (molti sono gli stessi di adesso) nei loro laboratori familiari. Proprio in quegli anni, inoltre, Baule Volante decide di non essere più solo un distributore, ma di creare anche la sua linea di prodotti a marchio: un’occasione per cercare una propria identità, ma anche per creare dei legami con i fornitori che aiuteranno l’azienda nella sua crescita. Come le fette biscottate, primo prodotto a marchio, la cui ricetta non è mai stata cambiata”. Lo spiega bene Mila Rovesti, direttore generale di Baule Volante: “Sono sempre le stesse, confezionate a mano e preparate con la stessa ricetta. Abbiamo solo ampliato la gamma e rinnovato l’etichetta, per renderla più attuale”. Prosegue poi raccontandoci com’è iniziata la sua avventura con l’azienda bolognese: “io sono arrivata al Baule nel 2009 quando, dopo alcune variazioni societarie, mi hanno proposto la direzione generale. Un bella sfida! Ci ho pensato un po’ e ho accettato. La mia storia nel biologico, però, era

iniziata molto tempo prima, a metà degli anni Novanta, inizialmente presso una Cooperativa di Rolo e poi nel progetto B’io, poi diventato Cuorebio, avviato dall’allora Ecor, poi diventata EcorNaturaSì. Sono stati anni di formazione, in cui, attraverso la collaborazione diretta con i negozi, ho avuto la possibilità di partecipare attivamente alla crescita del biologico italiano. Alla fine questo settore ti coinvolge sempre e il biologico finisce col coincidere, sempre più, anche con il proprio progetto di vita. Da lontano, il Baule Volante mi appariva come un’azienda credibile, animata da forti valori, che non proponeva solo dei prodotti, ma faceva cultura, per esempio con le schede informative. Entrando nel Baule, ho scoperto che non mi ero sbagliata: dietro a questo marchio ci sono persone che si sono sempre messe in gioco con qualcosa di personale, in un progetto condiviso e che avevano qualcosa da dire. È grazie a loro che siamo riusciti ad arrivare dove siamo ora”.

Guardandoci intorno e ascoltando la forza dei loro pensieri, pensiamo che i sogni non devono stare chiusi nel cassetto, ma devono volare nel mondo, magari anche dentro a un Baule. Volante, però.

BAULE VOLANTE via A Marabini, 8 - 40013 Castel Maggiore (BO) Tel. 051 6008411 info@baulevolante.it www.baulevolante.it

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foto e styling di Sabrina Scicchitano

oggi in cucina

gioie gelate alla frutta e cioccolato

• 1 bicchiere e mezzo di bevanda di riso e mandorla • 4 vasetti di dessert di riso alla fragola e ribes nero • 30 g di cioccolato fondente extra alla quinoa e riso • 1 cucchiaio da tavola di zucchero di canna

Scaldate la bevanda di riso e mandorla in un pentolino, sciogliendovi, velocemente, l’agar agar. Quando il composto è ancora caldo, versatelo in una ciotola insieme al contenuto dei vasetti del dessert di riso. Mescolate bene con un frustino, aggiungete lo zucchero e sei lamponi a pezzetti, lavati

e scolati; mescolate con energia. Versate la crema ottenuta negli stampini umidi, coprite con la pellicola e ponete in congelatore per almeno 6 ore. Al momento di servire, togliete dal congelatore i dolcetti e, dopo qualche minuto, rovesciateli sui piattini. Se non ci riuscite subito, aspettate che se ne ammorbidisca il contorno.

stri gusti, al posto dei lamponi potete usare fragoline di bosco, more, mirtilli, banane o fragole. Leggerissimi e deliziosi, da gustare dopo pasto, o per una fresca merenda sono una vera gioia per il palato. Per un risultato ancora più croccante e ricco di gusto, potete aggiungere scaglie di cioccolato fondente e meringhe a pezzetti.

Decorateli con i lamponi rimasti, le scaglie di cioccolato alla quinoa e riso e le foglie di menta. In alternativa, a seconda dei vo-

SOJADE

CTM ALTROMERCATO

LE TERRE DI ECOR

riso mandorla drink

dessert di riso fragola e ribes nero

cioccolato Mascao fondente extra alla quinoa e riso

zucchero di canna Manduvira

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Delicato, cremoso e dalla consistenza gradevolmente leggera, è un dessert di riso che rappresenta una valida alternativa ai dessert a base di latte vaccino o di soia. Ottimo a colazione, con il suo gusto fruttato, è perfetto anche a merenda.

consigli per la spesa

ISOLA BIO

Una bevanda di riso arricchita dal gusto delicato, inconfondibile e gradevolmente dolce della mandorla. Ingrediente versatile, indicato per tante ricette diverse, è ideale da bere da sola, fredda o calda, a colazione o a merenda. Nel nuovo formato Edge da 1 litro, più facile da versare.

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• 1 cestino di lamponi • 4/6 fogliette di menta • 1 cucchiaino di agar agar

Ingredienti per 4/6 persone

Lavorato in modo artigianale, con un lungo concaggio che miscela gli ingredienti rendendolo uniforme e vellutato, è un cioccolato extrafondente arricchito da quinoa e riso che ne spezzano l’intensità.

È prodotto in Paraguay dalla cooperativa Manduvira, che lavora solo zucchero di canna bio ed è l’unica realtà del Paese che aderisce al circuito internazionale del commercio “giusto”. Per vedere il video sulla cooperativa: www.ecor.it

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approfondimento

pesticidi: da Rachel Carson alla Convenzione di Stoccolma

Nel giugno del 1962 l’editore Houghton Mifflin di Boston (USA) diede alle stampe “Silent Spring” (Primavera silenziosa), uno dei libri più influenti del pensiero ecologico internazionale (edito in Italia da Feltrinelli nel 1963). Frutto degli studi della zoologa americana Rachel Carson (della cui scomparsa quest’anno ricorre il cinquantenario), “Silent Spring” descriveva la moria di animali selvatici che negli anni Cinquanta si era verificata negli Stati Uniti a causa dell’impiego degli insetticidi di sintesi in agricoltura. Secondo le stime della scienziata, che a quel tempo lavorava al Servizio federale per le foreste, la mortalità della fauna americana aveva subito un’impennata insolita, portando a una preoccupante contrazione demografica soprattutto delle popolazioni di uccelli. L’aumento della mortalità si accompagnava a un declino altrettanto rapido della natalità, che in alcune aree registrava riduzioni fino all’80%. Insomma, la natura era stata messa a dura prova, e la primavera rischiava di risvegliarsi in un silenzio surreale per la scomparsa degli uccelli (da cui il titolo del libro). Il monito della Carson era rivolto non solo alle istituzioni e ai cittadini 18

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americani, ma al mondo intero. Tuttavia il suo messaggio andava ben oltre la denuncia ecologista: pagina dopo pagina, “Silent Spring” metteva in crisi l’idea stessa di ”progresso”, minando molti pilastri ideologici della modernità. La scomparsa degli uccelli suonava come un campanello d’allarme di un malessere molto più grave: di fatto, era l’intero ecosistema a essere minacciato, e di conseguenza, anche la salute della popolazione umana. Da allora, Rachel Carson rappresenta un modello di intelligenza scientifica per tutti. I guasti ecologici descritti in “Silent Spring” sono gli stessi di oggi, così come le loro implicazioni per la salute ambientale e umana. Attualmente, poi, l’aumento delle molecole di sintesi rende lo scenario ancor più critico. Sul mercato internazionale sono disponibili circa 1.500 principi attivi venduti in un numero incalcolabile di prodotti commerciali per uso agricolo. Soltanto in Italia circolano oltre 600 diverse molecole, rintracciabili in 7.000 formulazioni diverse. Molti di questi composti sono bio-persistenti, ossia non degradabili attraverso la normale demolizione operata da batteri e funghi. Inoltre, sono poco conosciuti i

loro effetti tossici a lunga latenza, come malattie tumorali, neurodegenerative e d’altro genere. La capacità dei pesticidi di conservarsi inalterati, unita a quella di spostarsi facilmente nell’ambiente, porta a ritenere che una frazione considerevole di questi composti possa raggiungere tutte le aree del pianeta e restare in circolazione per tempi imprevedibilmente lunghi, anche quando si tratta di molecole non più utilizzate. Studi condotti in aree geografiche dove i pesticidi non sono mai stati impiegati, per esempio le regioni artiche, hanno evidenziato la preoccupante presenza nelle catene alimentari di DDT (dicloro-difeniltricloroetano) e del suo principale metabolita, il DDE (dicloro-difeniltricloroetilene), che si forma per scomposizione del DDT. Il pesticida, il cui uso è proibito dal 1972 negli Stati Uniti e dal 1978 anche in Italia, viene rilevato ancora nei tessuti umani e nel latte materno nelle popolazioni Inuit, che vivono nelle aree settentrionali della Provincia del Québec (Canada). La fonte principale di contaminazione di queste popolazioni può essere soltanto l’alimentazione che, per

tradizione, dipende soprattutto dal consumo di pesce. Il che significa che la contaminazione si è allargata via mare sfruttando le catene alimentari dell’oceano. Basterebbe consultare uno dei tanti rapporti pubblicati dalle grandi organizzazioni internazionali per la sostenibilità, come il Millennium Ecosystem Assessment, per rendersi conto dell’impatto umano sul territorio, dovuto in buona parte a un’agricoltura insostenibile e ad altre attività. Inquinamento chimico, cambiamento

del clima, perdita di biodiversità, impoverimento dei suoli, deterioramento delle acque e altri fenomeni anomali sono tutti sintomi della follia del nostro rapporto con l’ambiente naturale. A questo proposito, è bene ricordare che l’ambiente naturale è la nostra principale fonte di sostentamento e garanzia di buona salute: basti pensare all’importanza di avere fonti d’acqua potabile chimicamente e microbiologicamente sane. Tornando ai pesticidi, alcuni di questi composti sono stati iscritti nella ”lista

Molecola

Classe chimica

Target biologico

Aldrin

organoclorurato

insetti

Clordano

organoclorurato

insetti

DDT

organoclorurato

insetti

Dieldrin

organoclorurato

insetti

Endrin

organoclorurato

insetti e roditori

Eptaclor

organoclorurato

insetti

Esaclorobenzene

organoclorurato

funghi patogeni

Mirex

organoclorurato

insetti

Toxafene

organoclorurato

insetti

Clordecone

organoclorurato

insetti

Alfa-esaclorocicloesano

organoclorurato

insetti

Beta-esaclorocicloesano

organoclorurato

insetti

Lindano

organoclorurato

insetti

Pentaclorobenzene

organoclorurato

funghi patogeni

Endosulfano

organoclorurato

insetti e acari

nera” internazionale delle molecole sintetiche, così come previsto dalla Convenzione di Stoccolma sui POP (Persistent Organic Pollutants). Nove delle 12 sostanze indicate nel primo elenco della Convenzione di Stoccolma (2001) sono pesticidi, come gli altri sei aggiunti alla lista tra il 2009 e il 2012. Allo stato, dunque, i pesticidi che ricadono formalmente nell’ambito della convenzione sui POP sono 15 (vedere tabella). La convenzione ne propone il divieto assoluto o almeno la drastica limitazione d’uso. Ma non tutti gli Stati si sono adeguati: se la Cina ha continuato la produzione di DDT fino al 2007, l’azienda statale indiana Hindustan Insecticide Limited lo sta ancora producendo e, evidentemente, vendendo. Eliminare la chimica di sintesi dalle pratiche agricole è possibile. Le pratiche e i metodi per avvicinarsi alla sostenibilità dell’agricoltura, e più in generale per migliorare il rapporto tra economia e ambiente naturale, sono già disponibili. La transizione richiede certamente nuove idee e molto buon senso, ma intanto obbliga a incamminarci verso un più sano rapporto con le risorse naturali e con il nostro habitat di vita. Va detto che in molte parti del mondo è in corso un vero e proprio cambiamento culturale. Si sta formando una nuova coscienza collettiva in grado di dar voce alle inquietudini espresse da scienziati, movimenti di opinione e semplici cittadini, che giustamente pretendono filiere alimentari ‘sane’, in grado di fornire prodotti di buona qualità e preservare la biodiversità e la salute delle persone. Tutto questo, forse, non è ancora sufficiente per innescare un cambiamento di rotta immediato, ma la strada è aperta, ora sta a noi proseguire in questa direzione. Di Carlo Modonesi Università degli Studi di Parma

nella tabella: nomi e caratteristiche di base dei 15 pesticidi inseriti nella Convenzione sui POP (Persistent Organic Pollutants)

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equilibrio, la superficie cutanea ne subisce le conseguenze e potrà apparire secca o grassa. L’attività delle ghiandole escretrici cutanee varia con l’età, dipende da fattori costituzionali, è influenzata da stati patologici o psicoemotivi, si può modificare in corso di terapie, è sensibile alle condizioni ambientali. La distribuzione e concentrazione delle ghiandole non è omogenea nelle diverse regioni cutanee.

salute e benessere

la cura quotidiana della pelle La superficie della pelle è ricoperta da uno strato di cellule ormai “quasi morte”, a forma di lamelle. Sono il risultato del continuo ricambio e della maturazione dell’epidermide. Una membrana di questo tipo sarebbe secca e squamosa, insufficiente a proteggere l’intero organismo dalle aggressioni dell’ambiente esterno: una terra arida e incolta, in via di desertificazione. Fortunatamente questo “terreno” viene continuamente irrigato e ingrassato dalle ghiandole sudoripare e sebacee, mentre la flora microbica fisiologica aiuta a evitare che le ...malerbe (i germi patogeni) crescano. L’insieme di acqua, sali minerali, grassi, sostanze varie ed esseri viventi costituisce un’emulsione chiamata film (o mantello idrolipidico). Questo strato è molto importante

per la salute della pelle e lo svolgimento delle sue funzioni protettive e difensive. I componenti si possono però alterare e degradare, possono subire modificazioni o incorporare sostanze estranee e potenzialmente dannose provenienti dall’ambiente esterno. Di qui la necessità di lavarsi, sia per permettere un adeguato ricambio del film, sia per rimuovere gli odori sgradevoli. Una detersione troppo frequente e/o l’uso di detergenti troppo aggressivi e non rispettosi della leggera acidità che protegge la pelle da ospiti indesiderati, finisce per deteriorare e consumare la nostra naturale crema che è il film idrolipidico. La pura e semplice acqua è in grado di assolvere a gran parte del compito. Quando l’emulsione idrolipidica diminuisce o si altera, quando la produzione di acqua e grassi non è in

La pelle del viso Il viso è la parte del corpo che più di ogni altra è sotto gli occhi di tutti, per cui la pelle che lo ricopre è oggetto di attenzioni particolari. La classificazione di pelle secca, grassa o mista è spesso troppo schematica. Vi sono sfumature e caratteristiche proprie di ogni persona: sensibilità alla variazione della temperatura, all’umidità, ai raggi solari, presenza di discromie, di capillari dilatati, tolleranza verso i componenti dei prodotti per uso locale, eccetera. Creme e altri prodotti si devono quindi “provare”, come si fa con un paio di scarpe nuove. I cosiddetti “principi attivi” costituiscono la parte minore delle formulazioni che abitualmente si trovano in commercio e vengono riportati sulle etichette in ordine decrescente rispetto alla loro concentrazione. Troveremo l’acqua al primo posto, nella maggioranza dei casi. Non basta

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che un ingrediente sia presente, deve avere una certa concentrazione per caratterizzare con le sue proprietà il prodotto finale. Per queste ragioni può capitare che una semplice “crema base” sia altrettanto efficace di una “blasonata” dalla pubblicità. I rimedi “casalinghi” Per lavaggi frequenti sarebbe meglio ricorrere alla doccia piuttosto che alla vasca da bagno, usando preferibilmente detergenti oleosi, particolarmente indicati per pelli tendenzialmente secche; per quelle più grasse a volte sono necessari detergenti più “energici”, ma da impiegarsi saltuariamente. Durante la stagione calda si sente più di frequente il bisogno di una bella doccia: in questo caso è bene affidarsi all’acqua pura, lasciando la detersione a non più di una volta al giorno. Agli amanti dei “solidi” si consiglia il sapone di Marsiglia, a patto che sia ricavato da puro olio di oliva. Creme e oli sono utili per mantenere la cute nel suo stato di grazia, soprattutto nelle stagioni estiva e invernale e, comunque, in caso di predisposizione alla secchezza. Queste attenzioni diventano poi necessarie con l’avanzare dell’età, per prevenire pruriti e alterazioni, che possono portare a fastidiosi eczemi. Si possono fare emulsioni estemporanee: in una bottiglia da mezzo litro riempita di acqua per metà si mettono 1-2 cucchiai di un buon olio vegetale: oliva, mandorle dolci, jojoba, argan, avocado, sesamo, eccetera, con l’eventuale aggiunta di 5-10 gocce di un olio essenziale (lavanda, limone, vetiver, rosa, tiarè, a seconda del gusto). Si agita bene fino ad ottenere un liquido lattiginoso che si applicherà subito (l’emulsione non è stabile) dopo la doccia, sulla pelle ancora bagnata. È possibile elaborare miscele di più oli a proprio piacimento. Quando la pelle del viso si presenta grassa l’Hamamelis virginiana controllerà efficacemente la seborrea, meglio sotto forma di gel o tonico. In tempi di crisi si può preparare in casa un decotto delle foglie acquistate in erboristeria. Una buona soluzione sono anche le maschere di argilla verde ventilata in polvere preparate con acqua (che si può arricchire con estratti vegetali). Il mercato è pieno di creme e prodotti per tutti i tipi di pelle, contenenti principi vegetali, animali, minerali, naturali, sintetici, marini, terrestri: nuove formulazioni vengono continuamente proposte. Districarsi in questo labirinto non è semplice. È importante poter risalire alla composizione del prodotto. Il più delle volte è meglio consultare uno specialista.

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Articolo di Francesco Garonzi tratto da www.valorealimentare.it la rivista on line che parla di biologico, alimentazione e salute.

i nostri consigli

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1 Dr. Hauschka Crema alla melissa per il giorno La crema alla melissa per il giorno, 100% bio certificata NATRUE e BDIH, è un trattamento riequilibrante, opacizzante e lenitivo specifico per la pelle mista sensibile. Ideale per le zone grasse, apporta la giusta idratazione le zone grasse e apporta la giusta idratazione alle zone secche della pelle, lasciandola uniforme e levigata. La sua fragranza, freschissima, trasmette equilibrio e armonia. 2 Victor Philippe Gemma antiodorante maschile e femminile in stick La linea Gemma è formulata per prevenire in modo naturale la formazione dei cattivi odori. Questo antiodorante minerale è adatto a ogni tipo di pelle, non macchia, è privo di odore e ha un’efficacia prolungata. Disponibile nelle varianti per lui e per lei. 3 Argital Argilla verde attiva L’argilla Argital viene estratta in una cava soleggiata situata in Sicilia, affacciata sul Mar Mediterraneo. È portatrice di forze vitali

ed è ricca della calda energia assorbita dal sole durante l’essicazione. Per scoprirne gli utilizzi, visita il sito www.argital.it 4 Bio out Spray Uno spray per il corpo con oli essenziali la cui profumazione non è gradita alle zanzare. Rinfrescante ed emolliente, grazie alla sua particolare formulazione si assorbe velocemente, lasciando la pelle protetta e delicatamente profumata. Facile da utilizzare, grazie al pratico formato in spray, vi permetterà di passare calde serate all’aperto, senza pensieri. 5 Ortis MetodDren Detoxine Tè verde Un trattamento drenante, ideale da effettuare al cambio di stagione per prevenire l’accumulo delle tossine. Grazie alla sinergia delle piante di cui è composto, aiuta il drenaggio dell’organismo, facilitando l’evacuazione delle tossine grazie alla stimolazione delle naturali vie di eliminazione.

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il valore della qualità di Roberto Pinton

notizie dal mondo bio AZ. AGRICOLA MORINI

WILD OCEAN

würstel di pollo

filetti di merluzzo bianco

Gustosi e saporiti, vengono prodotti con carne di pollo e attenta lavorazione. Gli animali provengono solo dall’allevamento aziendale, dove hanno libero accesso ai prati. I mangimi biologici vengono lavorati in azienda per dare al consumatore la massima garanzia di filiera.

Gustosi filetti di merluzzo bianco, pescato nell’Atlantico Nord Orientale. Ideali al naturale, conditi semplicemente con un filo d’olio extravergine d’oliva, sono perfetti anche con pomodorini, olive e capperi, per un gustoso secondo piatto a base di pesce.

SCHREDER

pane al farro e alla segale

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ISOLA BIO

MACHANDEL

cuisine cocco

mais dolce al naturale

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LEILA

caserecce, fusilli e maccheroni con grano saraceno

Secondo le norme europee, perché se ne possa autorizzare l’uso, i nuovi alimenti non devono “differire dagli ingredienti alla cui sostituzione sono destinati, al punto che il loro consumo possa comportare svantaggi per il consumatore sotto il profilo nutrizionale”. È in base a questo criterio di “sostanziale equivalenza” che l’UE ha autorizzato l’uso di alcuni OGM come alimenti per uso umano e come mangime. Un articolo pubblicato dalla rivista scientifica Food Chemistry rischia di mandare a carte quarantotto queste autorizzazioni. Lo studio a cui si riferisce, condotto da ricercatori di un’università norvegese, ha esaminato l’accumulo di pesticidi in campioni di soia

OGM, convenzionale e biologica. Tutti i campioni di soia OGM hanno presentato in alte dosi residui del diserbante Roundup® a base di glifosate. Nella soia OGM non è insito il diserbante, ma un gene che consente alla pianta di resistergli, permettendo così agli agricoltori un suo uso molto… generoso per eliminare tutte le erbe infestanti che contendono alla soia le sostanze fertilizzanti. I residui presenti nella soia OGM non ci sono, naturalmente, in quella biologica (per la quale non si usa nessun diserbante), ma neanche in quella convenzionale (non essendo stata resa artificialmente resistente, se lo si usasse morirebbe: se ne usano altri). La ricerca dovrebbe bastare (e avanzare)

Tre specialità a base di grano saraceno preparate utilizzando anche farine diverse, di mais e di riso. Certificate spiga barrata, sono ideali anche per soddisfare il gusto di chi non deve evitare il glutine.

Preparato con farina di farro e di segale, è un pane profumato, dal gusto intenso. È l’ideale a tavola, con salumi, formaggi e verdure grigliate, ma è indicato anche per una ricca prima colazione, spalmato con un velo di confettura o miele.

Una crema vegetale da cucina dal delicato e inconfondibile sapore di cocco. Gustosa e versatile, può essere utilizzata per la preparazione di tante ricette diverse. Ottima per dare un tocco esotico ai vostri piatti etnici, è indicata anche per torte e dessert.

macché equivalenza…

per indurre la Commissione europea a rivedere l’autorizzazione concessa, evidentemente, con leggerezza. La differenza non riguarda solo la presenza di residui del diserbante: lo studio rileva anche che “la soia biologica ha mostrato il profilo nutrizionale più salutare”. Dopo aver utilizzato 35 diverse variabili nutrizionali e di composizione, i ricercatori scrivono “i campioni di soia biologica contengono significativamente più proteine, il che si riflette anche sul maggior contenuto di aminoacidi essenziali”. Altro aspetto positivo è che è significativamente inferiore il contenuto di grassi saturi. Il glifosate non è solo un problema di catena alimentare, ma anche di sicurezza dell’acqua: già ora che qui non si coltivano OGM, c’è glifosate nel 90% dei punti di monitoraggio delle acque lombarde (nel 34,4% oltre i limiti per le acque potabili). Immaginiamo la situazione se si seminassero OGM… Qual è il senso di una soia OGM che dal punto di vista nutrizionale è inferiore a quella bio, ha inevitabilmente residui di pesticidi e mette a grave rischio la sicurezza delle acque? Come cavolo si fa a considerarla “equivalente”? Chi vuole, trova l’articolo a pagina www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0308814613019201

Machandel propone un ampio assortimento di verdure in vaso di vetro, alcune delle quali certificate Demeter. È il caso del mais dolce al naturale, l’ingrediente perfetto per donare dolcezza alle vostre ricette, non solo alle insalate, ma anche ai primi e secondi piatti.

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il gesto quotidiano di Marco Geronimi Stoll

noia, ultimo lusso I bambini hanno paura del buio, gli adulti del silenzio. Benvenuti nella trappola: ogni anno facciamo più cose e più in fretta, eppure stiamo in debito di tempo, resta sempre una faccenda in più da sbrigare. Come un’auto in prima marcia e l’acceleratore schiacciato: sta su di giri, spreca energie e si surriscalda, ma non arriva da nessuna parte; così solo un risultato viene veloce: l’usura. Meglio parcheggiare, spegnerla e chiederci dove cavolo stiamo andando così furiosamente. I due personaggi abituali di questa rubrica (il tipo A, “naturale” e il tipo B, “consumista”) dicono entrambi di essere “stressati”. Quando spezziamo un fil di ferro colle mani piegandolo ripetutamente, in gergo si dice che lo

“stanchiamo”, ma i fisici lo chiamano stress: i legami tra le molecole si smontano e quel filo, che reggeva quintali, si spezza con quattro dita. Anche i nostri legami interni si stressano, ma non chiamatela “stanchezza”: non è come la spossatezza soddisfatta di quando hai finito un buon lavoro. È il suono della sveglia del lunedì quando incombono troppe operazioni in sospeso e quindi senti impossibile l’adattamento alla tua stessa vita. Quando fai qualcosa e vieni interrotto da qualcos’altro più urgente, l’operazione non conclusa va nell’elenco inconscio delle tensioni irrisolte. Se l’elenco si allunga ci si ammala: la nostra biologia reagisce “fronteggiando un pericolo”: ormoni dell’emergenza, respirazione più “alta”, cuore accelerato, più zuccheri nel sangue...

Come fanno l’uomo A e l’uomo B? Entrambi vorrebbero una pausa, ma quando la trovano che ansia! Vengono a galla tutte le cose non fatte e da fare e, tra esse, chiedersi che senso abbia tutto ciò. È una marea soverchiante in cui la mente può annegare. Ecco la differenza. B cerca di sopravvivere facendo solo operazioni brevi (tecniche, logiche, psicologiche... e anche affettive), così le interruzioni lo stressano meno, anche se così percepisce solo un piccolo frammento del mondo complesso. Invece A cerca di tenere collegate le parti, che sviluppino un “discorso lungo”, se no nulla avrà senso. Per farlo cerca delle pause vuote da stimoli acceleranti. B ha bisogno di colmare ogni pausa con stimoli; quando torna dal lavoro si porta addosso questa velocità mentre mangia (grande quantità in poco tempo), mentre parla (a mitraglietta, senza ascoltare, in anestesia affettiva)... poi esausto si stravacca sul divano grato alla TV di lobotomizzarlo: “guardo qualcosa per non pensare”. A cerca la pausa; osa il pensiero nel profondo, trova più spessore umano, proprio nel senso che la vita torna tridimensionale. Cerca un prezioso, raro momento di noia: di quel problema che afflisse la nostra specie per migliaia di anni e che oggi dobbiamo rimpiangere.

terapie naturali

un’altra osteopatia la forza della lunga marea

Il termine “biodinamica osteopatica”, che non ha nulla a che vedere con l’agricoltura biodinamica, fu coniato da Rollin Becker e ulteriormente sviluppato da James Jealous e Franklyn Siils. Questo approccio terapeutico riconosce la presenza di movimenti ritmici involontari prodotti dalla forza vitale intrinseca al corpo scoperta da studi effettuati sul liquido cefalorachidiano e chiamata da W.G. Sutherland il “respiro della vita”. Negli ultimi anni della sua vita Sutherland, dopo aver iniziato a lavorare e studiare su un modello osteopatico-biomeccanico, ha sviluppato un’intensa osservazione clinica verso la guarigione intrinseca dell’uomo. Queste forze di guarigione, pazientemente osservate e conosciute, portano nell’organismo vivente quello che viene chiamato “processo terapeutico inerente”. È come consentire alla funzione fisiologica interna all’individuo di 24

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manifestare la propria potenza, piuttosto che applicare una cieca forza esterna. È da tali osservazioni che nascono termini come la “respirazione primaria” o il “respiro della vita”, o “la potenza della marea”… ecc. La biodinamica esplora le basi e le sfumature di questo processo terapeutico intrinseco. È solo successivamente, grazie allo studio di J. Jealous, che si approfondiscono i concetti precursori osservati da Sutherland. Si passa così da un modello osteopatico-biomeccanico a un modello biodinamico-embriologico. Molti vecchi osteopati tramandano nell’insegnamento, un tempo solo orale, le loro esperienze di vita e di vita professionale; tutti concordano nell’affermare l’importanza dell’asse spirituale dell’osteopata, parte integrante dell’approccio biodinamico. Come sostiene Viola Freeman, se non è in un piano spirituale, sarà difficile per l’oste-

opata comprendere quello che i cinque sensi trasmettono. È un modo nuovo di avvicinarsi al paziente e di mettere gli stessi operatori in relazione diversa verso la lesione, nel senso che non si vede solo quella, ma anche la salute del paziente, intesa come forza di equilibrio. A. T. Still, padre dell’osteopatia, sosteneva che l’abilità dell’osteopata dipende dalla sua capacità di vedere ciò che è normale, quindi fisiologicamente in equilibrio. Nella mia esperienza professionale sono proprio questi concetti cardine che differenziano una classica seduta osteopatica da una biodinamica, perché la potenza dell’azione terapeutica si alimenta anche da ciò che sta all’esterno del corpo del paziente: io sono vettore tra lui e il cosmo. Il paziente, il suo corpo e io siamo in armonia, in uno spazio che va al di là del nostro contorno epidermico. Importante in queste sedute è la capacità degli osteopati di ottenere un livello di concentrazione-meditazione, al fine di raggiungere un buon “neutro” in relazione con il silenzio intorno a sé (Stillness), che significa una capacità di osservare i fenomeni senza indurre manipolazioni classiche della tradizione osteopatica, ma solo una silenziosa osservazione neutra non attiva. Sarà a questo punto che un’altra intelligenza, contenuta nel liquido cefalorachidiano e la nostra capacità di stare nel neutro, permetteranno alla salute di trattare il paziente. È questa sincronia “nel momento” che permette un iniziale orientamento spaziale a livello neuro-endocrino-immunitario, momento chiave perché tutte le cellule e le membrane si orientino per iniziare un processo terapeutico. Nell’esperienza professionale ho avuto modo di osservare come più volte patologie inizialmente trattate con sedute osteopatiche classiche, abbiano ottenuto dei miglioramenti importanti con l’apporto della biodinamica osteopatica. Biodinamica non è sinonimo di esoterismo: tutta la formazione parte dallo studio dell’embrione e dei suoi stadi evolutivi. Lavorare su una membrana, precursore di una struttura o, ancora, lavorare sull’embrione, sede futura di sofisticati apparati, è cosa normale per l’aspirante osteopata biodinamico nella sua formazione didattica. Ma biodinamica non è nemmeno sinonimo di immobilismo da parte del professionista: è un modo di accogliere e di pensare alla salute, non alla lesione o alla patologia; risulta, quindi, un approccio concettualmente diverso nell’osservazione del paziente. Claudio Peloso osteopata D.O. Diplomato in Biodinamica pediatrica. Studio Via Cà di Cozzi, 41 - Verona cell. 3487443196 peloso.claudio@virgilio.it cuorebio magazine

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l’angolo dei più piccoli

nelle foto attività nei Campi di Libera

W la scuola

per un’estate diversa Oltre che per dedicarsi al meritato riposo, le vacanze possono diventare anche un’occasione per fare del bene. In particolare se scegliamo attività di volontariato, come i campi proposti da Libera e da Legambiente, o le vacanze organizzate dal WWF che coniugano natura, cultura e relax. Libera Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie è una realtà nata quasi 20 anni fa per promuovere legalità e giustizia, coinvolgendo la società civile nella sua battaglia contro le mafie. Riunisce oltre 1600 organizzazioni. Con il progetto E!State Liberi organizza campi estivi di volontariato sui terreni che sono stati sottratti alle mafie, grazie alla legge 109/96 che permette il riutilizzo sociale dei beni confiscati. Oltre a offrire la possibilità di vivere una vacanza diversa, i campi permettono di approfondire il fenomeno mafioso, incontrando i familiari delle vittime, le istituzioni e le cooperative attive in questa 26

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battaglia con l’obiettivo di ricostruire una realtà economica e sociale fondata sulla legalità. Inoltre, sono l’occasione di fare un’esperienza sul campo, avvicinandosi al lavoro agricolo, conoscendo situazioni con cui difficilmente si avrebbe l’occasione di confrontarsi altrove. Libera organizza campi per gruppi, per singoli, campi speciali internazionali, campi tematici dedicati a particolari progetti, campi in collaborazione con altre associazioni, altri rivolti a minorenni, famiglie e aziende. Per ulteriori informazioni su tempi e modalità di iscrizione ai campi di volontariato potete visitare il sito www.libera.it nella sezione dedicata ai campi di volontariato 2014. Legambiente Anche Legambiente organizza campi di volontariato estivi in diverse parti d’Italia, da nord a sud, passando per il centro e per le isole. Gli scopi dei campi dell’associazione sono diversificati: si va dalla difesa della legalità e

della biodiversità fino alla tutela del patrimonio artistico nelle zone in cui la bellezza del nostro Paese è stata per troppo tempo dimenticata. La proposta di Legambiente comprende, poi, i campi per bambini dai 6 ai 14 anni, quelli per ragazzi dai 15 ai 17 anni e, infine, quelli rivolti alle famiglie. Per ulteriori informazioni, visitate la sezione dedicata sul sito www.legambiente.it WWF Oltre ai campi estivi rivolti a ragazzi di diverse fasce d’età, il WWF propone anche vacanze per famiglie che desiderino condividere con tutti i componenti la passione per la natura attraverso vacanze organizzate in modo ecosostenibile. Un’altra interessante opzione è quella dei Viaggi della biodiversità: a piedi, in bicicletta o in barca a vela, sono l’occasione di esplorare diverse parti del mondo. I soggiorni individuali, infine, permettono di organizzare il viaggio nel periodo e per la durata che si desidera, all’interno di strutture “amiche” del WWF che potete contattare direttamente per conoscere le loro proposte per le vostre vacanza. Per scoprire come prenotare, visitate il sito www.wwfnature.it nella sezione dedicata alle vacanze WWF.

PER INFORMAZIONI: www.libera.it www.legambiente.it www.wwfnature.it

messaggio promozionale

vacanze responsabili

Cari bambini, quest’anno i negozi Cuorebio vi accompagneranno anche a scuola con il progetto W la scuola: 4 quaderni in carta 100% riciclata, certificata FSC, proposti al prezzo conveniente di 0,99 €. Le copertine dei quaderni Cuorebio hanno per protagonisti diversi soggetti, legati al mondo dell’agricoltura biologica: la banda dell’orto, la famiglia mangiabene, Mica la mucca amica e i Richi gli amici lombrichi. Per farveli conoscere meglio, abbiamo creato anche delle piccole storie in cui i protagonisti parlano della loro vita, del loro lavoro nella natura e delle piccole avventure quotidiane. Le potrete seguire sul sito negozicuorebio.it/wlascuola Qui ve ne proponiamo un piccolo assaggio, in attesa di ritornare sui banchi di scuola. Cominciamo da Mica, la mucca amica. Vive tranquilla nell’azienda biologica di Berto, l’allevatore: mangia erbetta fresca e cereali

senza sostanze chimiche di sintesi e, se necessario, viene curata da Arrigo, il veterinario, con prodotti omeopatici e fitoterapici. Sa di essere utile a Berto grazie al suo latte e al letame che produce eliminando quello che non le serve dopo la digestione. Berto, infatti, raccoglie quello che a lei non serve più e lo utilizza per rendere la terra ancora più fertile. A Mica piace tanto stare in compagnia dei suoi amici animali, come il cane, il cavallo, le galline e gli uccellini. Ma le piace, soprattutto, quando vanno a trovarla i bambini, con la mamma e il papà, oppure in visita con la scuola. Berto racconta loro com’era Mica da piccola e come va d’accordo con la capretta Milli. Mica è tanto orgogliosa quando poi racconta di quanto sia importante il suo contributo per l’uomo nella fattoria. Per trasformare il letame di Mica in

prezioso nutrimento per la terra, è fondamentale anche il contributo dei Richi, gli amici lombrichi, che nella terra abitano. Non ci vedono molto, ma nessuno sa orientarsi bene come loro, scavando in profondità nel terreno e creando tortuose gallerie, tanto che li chiamano “ingegneri ecologici”. I Richi non hanno una casa stabile perché vanno dove hanno più bisogno di loro: per un periodo hanno collaborato con Berto, ma ora lavorano nel compost di Giuseppe, un contadino biodinamico famoso per la sua buonissima insalata: Giuseppe sa bene che il contributo dei lombrichi è fondamentale, perché con il loro celebre “humus di lombrico” rendono la terra scura e profumata. Spesso fa visita a Berto e Giuseppe la famiglia Mangiabene composta da papà Gianenrico, mamma Veronica e il piccolo Osvaldo. Vivono in città, ma sognano la campagna: per questo, ogni volta che possono, eccoli partire per trascorrere un po’ di tempo nella natura, in campagna o in collina. Se il tempo è brutto, prendono la macchina, ma di certo preferiscono la bicicletta. Quando visitano le aziende biologiche e biodinamiche, mamma e papà fanno tante domande ai contadini e poi spiegano tutto al piccolo Osvaldo. A loro piace mangiare bene, utilizzando i prodotti della natura, sperimentando sapori sempre nuovi: cereali, legumi, erbe spontanee, verdura e frutta che, se è biologica, si può mangiare anche con la buccia. In città vive anche la Banda dell’orto, un gruppo di bambini che possono partecipare alla coltivazione di un orto come se abitassero in campagna. Il sindaco, infatti, ha prestato ai loro nonni un grande terreno, suddiviso in tanti orticelli: queste piccole oasi verdi in mezzo al cemento sono una vera e propria boccata d’aria fresca non solo per i bambini, ma anche per i nonni che, da piccoli, giocavano sempre nella natura. Aiutando i nonni, i bambini hanno imparato come nasce la frutta e la verdura, hanno capito che bisogna rispettare i tempi della natura e prendersi cura delle piante proprio come si farebbe con un bambino piccolo. Inoltre sanno che, coltivando con il metodo biologico, contribuiscono a rendere più pulita anche l’aria che respirano.

(L’iniziativa W la scuola è valida solo nei negozi Cuorebio aderenti) cuorebio magazine

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angolo delle buone pratiche

dei visitatori del sito. Dove posso trovare la pasta madre? Dove comprare le farine? Ecco le mappe: dove chiunque può segnalare gratuitamente la propria disponibilità nel regalare il proprio lievito o consigliare il proprio mulino di fiducia. Tutto gratis, perché non c’è niente di più bello e gratificante del gesto del dono.

notizie dalla fattoria nelle foto a sinistra un paesaggio della Fattoria Di Vaira; sotto Vincenzo Battistin

Cosa possiamo dire a chi pensa che sia difficile usare la pasta madre e quindi fatica ad avvicinarsi a questa tecnica? Panificare con la pasta madre non è difficile e non richiede più tempo “pratico” della panificazione con lievito di birra. I gesti sono simili, i tempi di lavoro gli stessi. Ciò che cambia è la gestione dei tempi di lievitazione, fermentazione e cottura, ma, come canta John Lennon, “la vita è quello che ti accade mentre sei occupato a fare altri progetti”. Cioè la pasta madre lavora anche se noi non la fissiamo, anche se usciamo. Per convincere a avvicinarsi alla pasta madre chi non ne vede l’utilità rispondo sempre così: i sorrisi.

una vita in fermento In occasione dell’uscita del libro “Pasta Madre”, abbiamo rivolto qualche domanda all’autore, Riccardo Astolfi, creatore della Comunità del Cibo Pasta Madre. Com’è nata questa tua passione per l’impasto? E come hai scoperto la pasta madre? La passione per il cibo in generale è nata per caso. Ho fatto studi da ingegnere, ma poi sono finito, ormai dieci anni fa, nell’ufficio acquisti di una grande realtà di ristorazione collettiva. Lì ho cominciato a vedere più da vicino il mondo del cibo e dell’agricoltura, con tutte le sue bellezze e anche le sue complesse contraddizioni. Se devo identificare un momento di cambiamento radicale nel mio modo di pensare direi che si tratta dell’evento Terra madre 2006, l’incontro mondiale tra le comunità del cibo organizzato da Slow Food. Lì ho fatto il volontario, accompagnando un centinaio di contadini biologici dell’India in giro per Torino, dormendo con loro e assistendo alle conferenze: è lì che qualcosa è cambiato e ho “deciso” che il cibo buono, pulito e giusto doveva essere parte 28

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integrante e fondamentale del mio modo di vivere. L’incontro con la pasta madre è stato anch’esso incredibilmente casuale. Nel 2009 mia suocera creò questa “famigerata” pasta madre seguendo una ricetta del libro delle sorelle Simili, un’istituzione a Bologna, le prime a sdoganare la panificazione e la cucina bolognese anche per i principianti. Probabilmente, fino a quel momento non avevo mai sentito parlare di questo “strano” lievito. Ma ne sono rimasto subito affascinato e ho cominciato a fare i miei primi pani (erano mattoncini, lo confesso) con la pasta madre. Come sei arrivato al blog? Com’è nata l’idea del libro? Il passo è stato automatico. Ho sempre avuto un blog. Il sito pastamadre.net è nato quasi subito, nel 2009, e nel tempo si è evoluto passando da semplice blog personale a sito che raggiunge migliaia di visite al giorno. La mappa degli spacciatori e oggi dei mulini e delle aziende agricole virtuose che coltivano e macinano grani antichi sono state risposte a bisogni e domande miei e

Preparare in casa il pane, o altri alimenti, è un modo per ricordarci che tutti gli ingredienti provengono dalla terra e per rinsaldare il nostro rapporto con essa. Sei d’accordo? Farsi il pane in casa con la pasta madre, così come farsi affascinare dal mondo della autoproduzioni (la birra, le conserve, i saponi, ecc.) ti costringe a farti delle domande. Cominci a voler capire come funziona. Come impastare, come cuocere, che tempi seguire, quali le tecniche migliori. Poi, appena raggiungi una buona sicurezza nel gesto pratico, vai indietro nella filiera. E dal pane passi alla farina, alle tecniche di macinazione, alla biodiversità dei cereali e dei grani. Cominci a capire perché le farine non sono tutte uguali. E allora il passo per farsi affascinare da chi veramente lavora con passione, coltiva grani antichi in biologico o magari in biodinamico e macina a pietra, il passo è davvero breve. Tutti gli ingredienti provengono dalla Terra, e la Terra è più vicina di quanto si pensi. “Pasta Madre” di Riccardo Astolfi (Guido Tommasi Editore). “Fare il pane è un gesto che riconcilia con il passato, con la storia, con le generazioni precedenti, con la vita dei nostri nonni e bisnonni. È ricordare, ritrovarsi. Nello stesso tempo è un gesto di speranza, di gioia, di rinnovamento, di slancio verso il futuro. È saper fare, saper aspettare e vegliare, per preparare qualcosa per sé, per la propria famiglia, per gli altri. Fare il pane con la pasta madre è un modo per riavvicinarsi alla Terra, al territorio, ai contadini, alle nostre tradizioni. È valorizzare la biodiversità locale, preservare il futuro dell’ambiente e dei nostri figli. Fare il pane è esercizio fisico e spirituale, soprattutto spirituale”.

Vincenzo, la terra e la cura Il lavoro in una fattoria biodinamica è molto e impegnativo. Un’organizzazione di questo tipo, infatti, richiede preparazione e costanza nel prendersi cura degli animali e dei frutti preziosi che la terra dona, se lavorata sapientemente e con rispetto. Sveglia presto, controllo minuzioso dei dettagli e grande attenzione per l’ambiente fanno dell’esperienza Di Vaira un esempio strutturato di attività rivolte alla qualità dei prodotti e, di conseguenza, al benessere delle persone e della terra. Fra i responsabili della buona riuscita dei ritmi vitali in questa realtà situata fra le colline del Molise e il mare c’è Vincenzo Battistin. La sua è la testimonianza di un lavoro fatto di impegno quotidiano e di forte dedizione.

In questo momento dell’anno, a che ora inizia la tua giornata e di cosa ti occupi? Ogni giorno alle 6.45 ci si trova, con tutti i colleghi per decidere e assegnare i lavori della giornata. Difficile dire di cosa mi occupo nello specifico. Mi prendo cura dell’efficienza dei macchinari in officina, della preparazione degli attrezzi, fino all’ordine dei pezzi di ricambio. Mi occupo anche delle mansioni legate agli ortaggi, come coordinare i lavori da fare nella giornata, secondo le esigenze del periodo e della stagionalità, e di affiancare Alfonso, il capo operaio, nel seguire da vicino le attività in campagna e lo stato dei campi, prima e dopo i trapianti e le raccolte.

Come si svolge il tuo lavoro quotidiano? In qualità di supervisore di tanti aspetti che riguardano la produzione degli alimenti biologici, spesso porto a termine ciò che per mille motivi viene lasciato in sospeso. Questo è il motivo principale per il quale non so mai quando e come la mia giornata finirà: mi capita spesso, infatti, di arrivare a cena ancora vestito da lavoro. Questo dice tutto! Quali sono le mansioni più delicate? Più delle attività specifiche, ciò che mi preoccupa maggiormente è il tempo, soprattutto quando è tanto incerto. Quand’è cattivo, infatti, diventa difficile pianificare le attività. Con la pioggia che va e viene non si sa mai quando si può cominciare a lavorare e se si riuscirà a finire quello che si sta facendo. In campagna si sa che si deve fare i conti sempre con questa variabile! Che rapporto senti di avere con la terra, quanto ti appassiona? Mi piace quello che faccio e mi ci dedico interamente, non potrei fare altrimenti. Capita, però, di vivere in un rapporto di amore e odio con un impiego che ti chiede tanto e che, in qualche misura, non ha mai fine: una volta portato a termine un lavoro, infatti, ne cuorebio magazine

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ricomincia subito un altro. In campagna tutto è ciclico e continuo: può essere considerato il bello e il brutto di questa scelta di vita.

evolvere la concezione dell’agricoltura che avevo appreso a casa, in famiglia.

Cosa temi di più? Il tempo! In parte da un punto di vista atmosferico, come ho già detto, in parte perché tante volte sembra che scorra troppo veloce e ci sono sempre tante cose da fare e che vorrei realizzare.

Che dire di te… Vengo da un paese di montagna sopra Vittorio Veneto, ho fatto gli studi nell’ambito della ragioneria. La mia famiglia ha sempre avuto un po’ di terra e durante la mia giovinezza ero obbligato a occuparmene, cosa che detestavo! Per questo, dai 16 ai 20 anni ho cercato in ogni modo di sfuggire ai doveri imposti, facendo le professioni più disparate. Una volta acquistati la casa e del terreno, però, mi sono spontaneamente riavvicinato alle mie origini, al punto di farne il mio lavoro. Mi sono reso conto che ho sviluppato una profonda sensibilità nei confronti della madre terra, come se facesse davvero parte della mia natura, e in effetti è lì che sono le mie radici.

Cosa significa per te lavorare in un’azienda biodinamica? Conoscevi prima questa tecnica? No, non la conoscevo e mi ha insegnato un approccio nuovo all’agricoltura che comprende anche aspetti spirituali dei quali prima non avevo alcuna consapevolezza. Ho acquisito, grazie all’esperienza legata a Di Vaira, una visione più ampia di ogni aspetto del lavoro con la terra, un modo per

Qual è il rapporto con le persone che si occupano delle altre parti dell’azienda? Buono, sincero e aperto. Una volta instaurato un rapporto basato sulla fiducia reciproca, sono sempre pronto a ricevere qualche consiglio e a scambiare pareri, qualunque sia la loro provenienza, perché ogni confronto è un arricchimento e migliora il lavoro di tutti, per il bene dell’azienda.

Cosa cambieresti? Ci sono sicuramente aspetti migliorabili, tante condizioni non ottimali di lavoro, ma trovo che sia più utile accettare le condizioni che abbiamo al momento e produrre con esse la realtà più favorevole possibile. I miglioramenti, poi, avverranno col tempo, grazie ai nostri sforzi.

Vacanze in Fattoria Se stai cercando una meta rigenerante e tranquilla per trascorrere qualche giorno di vacanza fuori dagli usuali percorsi turistici, ti invitiamo alla Fattoria Di Vaira a Petacciato (Campobasso). Qualche giorno all’agriturismo della Di Vaira può essere infatti un’occasione unica per sperimentare e conoscere la vita di un’azienda agricola biodinamica. La Fattoria sorge in un territorio ancora intatto, fra le colline e il mare. Alla Di Vaira si può gustare una cucina vegetariana semplice e fresca, basata sugli ortaggi che arrivano dai campi e sui formaggi stagionali che escono dal piccolo caseificio, fare passeggiate e vivere e scoprire i colori, i profumi e i sapori della campagna molisana e delle zone circostanti. La Di Vaira è anche un ottimo punto di appoggio per passare qualche giorno in un mare pulito: la Marina di Petacciato ha ottenuto, infatti, la Bandiera Blu nel 2012 e nel 2013. www.fattoriadivaira.it

notizie dal mondo bio MOPUR VEGETALFOOD

ALCE NERO

affettato di mopur stagionato

nettari

Un affettato vegetale stagionato, ideale come ingrediente per panini, ma anche come antipasto, in abbinamento a salse o verdure, e come veloce secondo piatto, condito con un semplice filo di olio extravergine d’oliva e una spolverata di erbe aromatiche.

con ingredienti da commercio equo e solidale!

O V O U N

Originario del Nord Africa, il cous cous si è poi diffuso in tutto il mondo. Facile da preparare, è molto versatile ed è perfetto con verdure, pesce, carne e legumi. Biovita lo propone in molte varianti, come quella integrale e semintegrale di grano duro.

Al primo assaggio ricordano i buoni biscotti della nonna, caratterizzati però dal gusto insolito della carruba abbinato a quello inconfondibile delle nocciole. Sono l’ideale a colazione perché la loro forma li rende perfetti per l’inzuppo.

ECOR

bibite Un ampio assortimento di bibite in bottiglia di vetro, adatte per tutta la famiglia e per tutti i gusti: cola, chinotto, limonata, aranciata rossa, aranciata bionda, cedrata, pompelmo rosa, gassosa e ginger. Sono prodotte con anidride carbonica naturale, estratta dal sottosuolo toscano.

www.latte-bio-delle-alpi.it

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cous cous integrale e semintegrale

biscotti di farro alle nocciole e carruba

Adesso è disponibile disponibil anche il latte UHT!

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BIOVITA

ARIES

Bio dal 1973.

Senza lattosio

Tutto il buono della frutta biologica italiana dei soci agricoltori di Alce Nero nei nettari in brick: le pere e le pesche dell’Emilia Romagna, le albicocche della Basilicata e le mele del Trentino. La frutta fresca viene raccolta e lavorata entro 12 ore dalla raccolta, alla purea di frutta viene aggiunto zucchero di canna e succo di limone per un gusto davvero unico.

novità

grissinetti snack Nelle piccole confezioni da 30 grammi, i grissinetti sono uno snack comodo e pieno di gusto, ideale da portare in ufficio, a scuola o da sgranocchiare nel tempo libero. Preparati artigianalmente con olio di semi di girasole spremuto a freddo, sono disponibili nelle versioni di farro o di frumento con semi di sesamo.

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l’angolo del giardino

oggi leggiamo... I Ricettari Volanti

Chi pianta alberi vive due volte

la pianta, tra cielo e terra Se non mangia le verdure

Armonia vegetale in cucina

AUTORI VARI

RICCARDO FERRARI

M. TREVISAN E L. BUSATO

ANTONIO SCACCIO

Editore Baule Volante

Ponte alle Grazie Editore/Altreconomia

Terra Nuova Edizioni

Tecniche Nuove

Per le vostre ricette bio, tutta la collana dei Ricettari Volanti pubblicati da Baule Volante, con alcune interessanti nuove uscite, raccolti in un unico cofanetto. Si tratta di 18 ricettari che offrono consigli utili e curiosità sugli ingredienti biologici e propongono tante gustose ricette vegetariane che vanno dagli antipasti ai dolci, passando per le uscite tematiche dedicate ai cereali, al pane o alla cucina a crudo.

L’albero è il simbolo della vita e, oltre ad abbellire il paesaggio, è molto importante per la nostra salute e per quella dell’ambiente che ci circonda. In questo libro l’autore, partendo dalla sua osservazione, offre al lettore interessanti indicazioni sulla storia degli alberi e sulle loro caratteristiche, per imparare a riconoscerli e a occuparsene, per salvaguardare un bene così importante per il futuro dell’uomo e del pianeta in cui vive.

Frutto dell’esperienza di Michela Trevisan, nutrizionista, e di Linda Busato, cuoca di asilo nido, questo libro propone ricette indicate non solo per i bambini che non amano frutta e verdura, ma per tutta la famiglia. Si tratta di preparazioni vegetariane che permettono di portare in tavola ogni giorno frutti, ortaggi, legumi e cereali, attraverso gustose ricette, per trasformare le abitudini anche dei più reticenti.

Antonio Scaccio è uno chef che, oltre ad amare il suo mestiere, ama la natura e trae da essa gli ingredienti per le sue ricette. Questo libro permette di fare un vero e proprio viaggio tra ricette vegane e vegetariane (non trascura nemmeno i formaggi) preparate con fantasia e creatività, utilizzando anche ingredienti meno consueti, sapientemente combinati con alghe, spezie e aromi, sperimentando una cucina sensoriale.

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In attesa della prossima edizione di Seminare il Futuro che si terrà domenica 12 ottobre, vediamo come la pianta, tra cielo e terra, si arricchisce di forze cosmiche fondamentali per la sua crescita. Durante l’inverno, il frumento ha moltiplicato a livello del suolo tanti germogli. In primavera poi, si prepara alla fase di levata, ovvero a un allungamento dei culmi e dei germogli. Una giornata in più o in meno di sole può far la differenza. La pianta del cereale, in particolar modo del frumento, del farro e dell’avena, si nutre particolarmente di luce. Il veicolo con cui la luce fluisce in una foglia per attivare la fotosintesi clorofilliana è il silicio, che potremmo de-

finire come una luce condensata. Il silicio nel suolo (la sabbia) fluisce nella pianta tramite l’elaborazione dei microrganismi del terreno, ma abbiamo anche il silicio disperso in dosi infinitesimali nell’atmosfera, quasi come borotalco, finissimo e impalpabile, ma presente nell’aria. Il silicio dell’aria si posa sulle foglie e viene assorbito tramite la rugiada e la pioggia (la foglia, infatti, ha piccoli forellini con cui respira). Il cereale impiega questo silicio così come l’elettricista impiega i fili di rame per far fluire la corrente; lo utilizza per trattenere la vita che scorre attraverso i raggi solari. La luce fluita attraverso il silicio all’interno della pianta si disperderebbe se non ci fosse il

carbonio, un’altra sostanza importantissima. Quando sfioriamo il lembo di una foglia di un cereale la percepiamo tagliente: è dovuto al silicio presente sulle sue estremità. Quando, invece, vediamo ondeggiare lo stelo di una spiga lo dobbiamo, oltre che al silicio, alla presenza del carbonio. Più lo stelo si allunga, più è alta la sua affinità con la luce. Più lo stelo è elastico e ondeggia, più la pianta è stata capace di trattenere la luce solare al suo interno. La luce e il calore si condensano mano a mano che la pianta cresce, fino ad arrivare a un punto di saturazione, che permette la formazione della spiga. Si nota un rigonfiamento che sembra quasi venire espulso

verso l’alto. Si tratta di un profondo capovolgimento delle forze vitali della pianta, che stanno per fluire tutte all’interno della nuova spiga. È molto bello vedere come la pianta convogli tutta la sua forza vitale in un unico punto; non avviene, certo, in una rosa o in un geranio, che continuano a rifiorire. Nel cereale le forze vitali hanno un’unica direzione e un unico disegno: concentrarsi all’interno della spiga e concentrare luce e calore.

Questo e altri interessanti approfondimenti sono disponibili sul sito www.seminareilfuturo.it

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Valore Alimentare

l’amico delle mamme! Quante domande si pongono i genitori e in particolare le mamme quando si tratta dell’alimentazione dei più piccoli! Le domande aumentano quando incomincia la fase dello svezzamento, quando i piccoli crescono e affinano i gusti, magari rifiutando alcuni alimenti, come la frutta e la verdura. Solo per citarne alcune, ricorrenti: “Che frutta presentare al mio bimbo nelle prime fasi dello svezzamento?” “Cosa è meglio dare e cos’è invece meglio evitare?” “Come faccio a far mangiare la verdura al mio bimbo?” e più in generale: “Come posso garantire ai miei figli un’alimentazione equilibrata a base di prodotti buoni e sani?” Certo è impegnativo il ruolo di mamma: garantire tutti i giorni

una corretta alimentazione ai propri piccoli non è proprio cosa semplice! Per dare una mano, un vero e proprio aiuto alle mamme, ma anche ai papà, ai nonni e alle tate che si prendono cura dei piccoli di casa, è nato www.crescibio.it. Un sito web con informazioni e consigli pratici per far crescere i più piccoli all’insegna del benessere, grazie a una corretta alimentazione con il giusto spazio a frutta e verdura bio. Attraverso www.crescibio.it è possibile scoprire i plus dell’ortofrutta coltivata con il metodo biologico, che esclude l’impiego di prodotti chimici di sintesi, che rispetta la terra, mantenendola fertile, vitale e produttiva, che viene abbracciato da agricoltori

appuntamenti

che hanno scelto di dire sì alla natura e che lavorano tutti i giorni con passione, impegno e dedizione. Da alcuni studi apparsi su prestigiose riviste scientifiche (Pediatrics, organo ufficiale dell’ordine dei pediatri americani, piuttosto che Environmental Health Perspectives organo ufficiale del NIEHS -National Institute for Environmental Health Sciencesovvero l’Istituto nazionale per la salute ambientale) infatti, risulta che nella pipì dei bambini che consumano alimenti convenzionali sono presenti residui di pesticidi. La presenza di queste sostanze chimiche non è da sottovalutare, basti pensare che si è riscontrata una correlazione tra i residui di pesticidi nelle urine e la capacità di attenzione e l’iperattività nei bambini (Pediatrics, 2010), e che a molte sostanze utilizzate nell’agricoltura convenzionale le ricerche addebitano effetti a lungo temine. Si parla di malattie degenerative del sistema nervoso come il Parkinson, l’obesità, l’infertilità e disturbi della concentrazione. La situazione dei bambini è più delicata di quella degli adulti: i loro sistemi di eliminazione delle sostanze tossiche dall’organismo sono ancora immaturi; in proporzione al peso, il bambino assume molto più cibo di un adulto, e il suo metabolismo è molto accelerato.

festAmbiente Dall’8 al 17 agosto torna festAmbiente, festival di ecologia, solidarietà e cultura, giunto quest’anno alla sua ventiseiesima edizione. Tra i più importanti eventi europei dedicati all’ecologia e alla solidarietà, il festival nazionale di Legambiente viene organizzato a Rispescia, presso “Il Girasole”, Centro nazionale per lo sviluppo sostenibile di Legambiente situato alle porte del parco regionale della Maremma, a pochi chilometri da Grosseto. Per ulteriori informazioni sull’iniziativa e per conoscerne il programma, visita il sito www.festambiente.it

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Offrire ai più piccoli alimenti prodotti senza ricorrere a pesticidi chimici di sintesi e a molti additivi significa aiutarli a crescere con una vera attenzione al loro benessere. Già alcuni studi pubblicati nel 2006 da Environmental Health Perspectives hanno dimostrato come con l’introduzione di una dieta a base di prodotti biologici, i quantitativi dei metaboliti dei pesticidi nel corpo dei diminuivano velocemente sino a diventare irrintracciabili e rimanevano tali fino al ripristino della dieta con-

Se sei una persona che si interroga sul rapporto tra alimentazione e salute, se vuoi saperne di più sulla filiera del cibo e sui metodi produttivi, se vuoi consigli su come cucinare tanti piatti in modo gustoso e salutare, allora valorealimentare. it è la rivista online che fa per te! Un gruppo di esperti medici, agronomi, nutrizionisti ti accompagnerà in un percorso alla scoperta del cibo e della sua relazione con la salute, con tanti suggerimenti per utilizzare al meglio le proprietà degli alimenti e fare scelte consapevoli.

venzionale. Com’era d’altro canto facile intuire, è così confermato che l’introduzione di alimenti biologici può proteggere i bambini dall’esposizione ai rischi dei pesticidi. Frutta e verdura, fortemente raccomandate come alimenti quotidiani, sia per i bambini che per gli adulti, nella loro versione biologica rappresentano dunque un valido alleato nel quadro di una corretta alimentazione. Per conoscere da vicino l’ortofrutta www.crescibio.it permette di consultare le colorate schede di ciascun frutto o ortaggio: proprietà nutrizionali, indicazioni per inserirli con i giusti tempi e modalità nello svezzamento dei bimbi, la presentazione di produttori. Per avere maggiori informazioni, più calate sulla propria necessità ed esperienza, ciascuna mamma potrà rivolgersi alla nutrizionista Michela Trevisan, scrivendo a “Una nutrizionista per amica”. www.crescibio.it è un sito amico delle mamme, e non solo, perché oltre ad essere ricco di preziosi contenuti rappresenta una fonte pratica e facilmente consultabile di ricette: topini croccanti, broccolini on the road, insalata cappuccetto bianco alla riscossa, insalata del re, mattoncini per la casetta dei tre porcellini… Frutta e verdura bio gli ingredienti di base, assieme a tanta fantasia e a un pizzico di simpatia, per preparare assieme ai più piccoli gustose ricette che sorprenderanno gli occhi e ancor di più il palato. Tutti gli utenti potranno suggerire le loro ricette, quelle più semplici, quelle più “azzeccate”, quelle più stuzzicanti, per garantire sempre ai più piccini una corretta alimentazione a base di frutta e verdura bio.

Temi principali del percorso sviluppato da valorealimentare.it sono l’importanza dell’alimentazione dalla gravidanza all’educazione alimentare del bambino, la cucina sana e gustosa per tutti, l’origine dei prodotti e la loro trasformazione, con un confronto serio e rigorosamente scientifico tra biologico e convenzionale. E poi ancora le diete dello sportivo, le ricette con la pasta madre, gli articoli sull’orto in terrazzo, la biodiversità e l’ecologia urbana. Ti aspettiamo su valorealimentare.it (iscrivendoti alla newsletter riceverai una selezione di articoli speciali!).

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