NaturaSì Magazine | LUGLIO-AGOSTO | Numero 44

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Solo insieme si cambia il mondo Luglio - Agosto 2022

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a casa tua

Rinfresca la tua estate in modo naturale con i gelati e i sorbetti bio Dieci ricette dello chef Pietro Leemann

Provali tutti! aziende agricole e mercati super

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Abbiamo fatto il nostro ingresso nella seconda metà dell’anno e io me ne sono accorta solo lavorando a questo numero, per il quale mi sono trovata a tirare le fila dei primi sei mesi di questo intenso 2022. Sempre alle prese con il “fare” talvolta, nella frenesia di ogni giorno, non ci accorgiamo di quanto abbiamo fatto, non tanto per prendercene i meriti, quanto piuttosto per acquisire consapevolezza (e comprendere anche come migliorarci laddove necessario). Finché non ci concediamo una pausa, non ci rendiamo conto di quanto abbiamo bisogno di respirare, di prenderci del tempo, proprio come ci insegnano il biologico e il biodinamico, che rispettano i ritmi della Terra, nel perpetuo scorrere delle stagioni. Inverno, primavera, estate. Passando in rassegna i diversi progetti in corso mi sono anche resa conto di una cosa, che non è poi così banale ma che forse diamo per scontata: tutto quello che ogni giorno realizziamo è il frutto di uno sforzo condiviso, di un’unione di competenze e di forze per raggiungere un comune obiettivo. Che sia nel lavoro agricolo così come nella lotta allo spreco, nel contrasto al cambiamento climatico così come nella salvaguardia della biodiversità, fare fronte comune rappresenta sempre un importante baluardo per trasformare i nostri ideali in fatti concreti. Lo testimoniano perfettamente i protagonisti di questo numero, persone che – ciascuno in base ai propri talenti e alle proprie aspirazioni – hanno scelto di mettere al centro della loro esperienza lavorativa e personale la condivisione. Come Francesca Forno, sociologa dell’Università di Trento, che nella sua intervista ha ribadito la necessità “di unire le forze, consapevoli che quando si lavora per il futuro non solo personale ma di tutti, si recupera anche il senso della propria vita”. O come Lorenzo Giorgi che, con alle spalle esperienze di cooperazione internazionale, ha scelto di mettere insieme diverse professionalità e volare nei Paesi del sud del mondo per “creare degli ascensori sociali di competenze locali” in grado di livellare le disuguaglianze. Va in questa direzione anche l’attività del Centro Hurtado, raccontato nelle parole di Graziano Calci, che rappresenta un’importante opportunità di formazione, professionale ma soprattutto individuale per i giovani di Scampia. Giovani protagonisti della mostra fotografica “Scam?ia: un progetto fotografico senza pregiudizi” che con la loro curiosità – e il loro sguardo dietro l’obiettivo – hanno dato vita a un viaggio suggestivo ricco di umanità e contraddizioni: un’esposizione itinerante, ospitata nei negozi NaturaSì di Napoli nell’ambito del progetto ArteSì. Se la condivisione è sempre opportunità di crescita, del resto, l’arte ne è l’esempio più eloquente, perché così come il corpo ha bisogno di un nutrimento di qualità, anche l’anima deve essere nutrita in modo adeguato attraverso espressioni artistiche. Tra le realtà che hanno permesso l’allestimento della mostra, anche la Cooperativa Lazzarelle, esempio di imprenditoria sociale che supera pregiudizi e stereotipi di genere, raccontata in questo numero attraverso le parole di Imma Carpiniello.

Editoriale

La condivisione, un’opportunità di crescita

La redazione: Silvia Valentini Sophie Meneghelli Lorenza Gelmetti hanno collaborato a questo numero: Serena Federici di EcoComunicazione www.ecocomunicazione.it Benedetta Frare giornalista pubblicista e direttrice responsabile della rivista Blessed Brands Creative Studio per la rubrica Oggi in cucina (e non solo) Paolo Pistis esperto di agricoltura biodinamica Francesca, Lorella, Silvia Braglia fondatrici di www.disanapianta.net Jasmin Peschke per la rubrica Cosa ci nutre Fabio Dartora tecnico faunista Lorenzo Giorgi Presidente Glocal Impact Network Francesca Forno professoressa di sociologia dell’Università di Trento Graziano Calci Presidente del Centro Hurtado Imma Carpiniello Presidente della Cooperativa Lazzarelle Alessandro Isidoro Re giornalista, scrittore e docente; per Hublab si occupa di consulenza, eventi e comunicazione – tra i progetti seguiti, il podcast per NaturaSì “Laboratorio 2050” Editore: EcorNaturaSì SpA Società Benefit via Palù, 23 z.a. Zoppè, 31020 S. Vendemiano TV Italia P.IVA e C.F. 02010550263 Direttore responsabile: Benedetta Frare Grafica e impaginazione: EcoComunicazione, progetti di comunicazione ecologica Stampato da Mediaprint con inchiostri a base vegetale Pubblicazione bimestrale registrata presso il Tribunale di Verona in data 30/12/2003 n. 1575

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Un numero, dunque, che è anche un mosaico di voci, per raccontare il cambiamento, reso possibile grazie al contributo di ognuno di noi.

Editoriale

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Sommario 3 Editoriale

24 Azienda del mese – Isola Bio

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26 Turismo sostenibile

La condivisione, un’opportunità di crescita

La Responsabilità di NaturaSì parte dalla terra

10 Zuppe di stagione Pappa al pomodoro

12 Approfondimento

Il cambiamento si fa insieme

14 Approfondimento Una mostra oltre il pregiudizio

16 Attualità

Aroma di caffè, profumo di rinascita

18 Approfondimento

Risolvere i problemi, costruendo nuove soluzioni

21 Cosa ci nutre

Bellezza fuori e dentro di noi

22 Oggi in cucina

Crocchette di amaranto

Uno stabilimento più grande, per guardare al futuro

Mare, vacanza e sostenibilità

28 Impastiamo Disanapianta Focaccia d’estate

30 Lunario 32 Attualità

Tra arte e sostenibilità

35 Sì, la Natura ha i suoi vantaggi 43 L’angolo della biodiversità 45 Azienda del mese – Voelkel Succhi di verdura, in armonia tra uomo e natura

47 Le stagioni nell’orto 49 Bio consigli di lettura 50 Così per Natura

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La Responsabilità di NaturaSì parte dalla terra Dall’impegno per la comunità fino alla lotta allo spreco, passando per la salvaguardia di biodiversità e fertilità: ecco alcuni degli ambiti che ci hanno visti maggiormente impegnati nei primi sei mesi del 2022.

Fertilità e vitalità della terra, cambiamenti climatici ed emissioni, lotta allo spreco, impegno sociale e salvaguardia della biodiversità partendo da un fondamentale presupposto: l’agricoltura biologica e biodinamica. Questi, in sintesi, alcuni degli ambiti sui quali abbiamo concentrato i nostri sforzi nei primi sei mesi dell’anno, conseguendo i risultati concreti e tangibili che vi raccontiamo qui.

Fertilità e vitalità della terra Promuovere fertilità e vitalità del suolo, supportando le aziende agricole affinché siano economicamente sostenibili. Le 300 aziende agricole che fanno parte dell’ecosistema di NaturaSì adottano pratiche che non si limitano alla gestione agronomica, ma riguardano ogni ambito del loro lavoro. Tra queste, l’adozione di tecniche di aumento della fertilità del suolo, volte anche a minimizzare i rischi dovuti alle caratteristiche del territorio e quelli connessi al cambiamento climatico, fino a pratiche focalizzate sulla salvaguardia della biodiversità, sia di specie animali e vegetali, e al rispetto del lavoro dell’uomo. Per fare ciò, la collaborazione con le aziende non si limita a una partnership, ma si trasforma in autentica relazione che significa, da un lato, affiancamento tecnico da parte degli agronomi, per rendere più efficiente la produzione e aumentare la fertilità del suolo, sia in fase di semina che di produzione; dall’altra, invece, vuol dire anche ricerca

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In evidenza

di una sostenibilità economica che permetta all’azienda agricola di operare in modo virtuoso. Fondamentale in tal senso la pianificazione delle produzioni grazie alla quale l’agricoltore potrà avere la garanzia che il prodotto verrà effettivamente acquistato da NaturaSì.

Cambiamenti climatici ed emissioni Agricoltura biologica e biodinamica significa anche contribuire alla riduzione delle emissioni e dell’impatto

Lo studio di Soil & More*

+2,2

tonnellate di carbonio in 1 ettaro di terreno

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tonnellate di CO2 sottratte dall’atmosfera *dati relativi a un intervallo di un anno, dal 2019 al 2020 rilevati presso la Società Agricola Biodinamica San Michele di Cortellazzo (VE)


In In evidenza evidenza

su suolo, acqua e clima, come testimonia lo studio condotto da Soil and More, organizzazione tedesca da anni impegnata nella determinazione degli impatti dell’agricoltura su ambiente e salute, che ha condotto uno studio su alcune aziende dell’ecosistema di NaturaSì. In particolare, nell’azienda agricola biodinamica San Michele di Cortellazzo (Venezia) si è calcolato che la quantità di carbonio contenuta in un ettaro di terreno è aumentata mediamente di 2,2 tonnellate in un solo anno, dal 2019 al 2020; la CO2 che viene sottratta dall’atmosfera e incorporata nel suolo supera complessivamente le 8 tonnellate l’anno per ognuno degli ettari coltivati. “Un risultato eccezionale – spiega Fausto Jori, Amministratore Delegato di NaturaSì – un indicatore di quello che si potrebbe fare, in termini di contrasto alla crisi climatica, convertendo le pratiche agricole basate sull’agricoltura di tipo industriale e sulla chimica di sintesi, verso un’agricoltura maggiormente rispettosa dell’ambiente e delle persone”.

Lotta allo spreco Altro tema centrale, quando si parla di cambiamento climatico, è lo spreco alimentare, fenomeno che – oltre

alle implicazioni etiche con 820 milioni di persone che soffrono la fame ogni giorno e il valore dello spreco alimentare che raggiunge 1,2 trilioni di dollari all’anno – determina un autentico “effetto domino”, poiché significa sprecare tutte quelle risorse (acqua, energia, terra... ) che sono state impiegate per produrlo, lavorarlo e portarlo fino alla nostra tavola. Gli scarti alimentari, inoltre, che si accumulano nelle discariche, producono gas, incrementando l’effetto serra che affligge il nostro pianeta, con importanti ripercussioni sui cambiamenti climatici in atto. Va proprio verso la riduzione dello spreco alimentare l’alleanza di NaturaSì con Too Good To Go, app che ha dato vita a un vero e proprio movimento antispreco. Sono 170 i negozi NaturaSì che mettono in vendita le magic box, contenenti prodotti in scadenza ma troppo buoni per essere buttati: nei primi cinque mesi del 2022 ne sono state vendute già 25.484 con 63.710 kg di CO2 risparmiati. NaturaSì, inoltre, aderisce alla campagna Etichetta Consapevole: sono ormai oltre 70 i prodotti a marchio, dalla pasta ai biscotti, passando per passata e gallette, contraddistinti dall’indicazione Spesso Buono Oltre. Un invito a osservare più attentamente le etichette e in particolare il Termine minimo di conservazione (TMC)

In evidenza

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spesso confuso con la data di “scadenza”: si trova infatti su prodotti non facilmente deperibili che riportano la formula “da consumarsi preferibilmente entro il”, come invito a osservarli, annusarli e assaggiarli prima di gettarli. Una pratica consapevole alla portata di tutti che permette a ciascuno di fare la propria parte per combattere un fenomeno con conseguenze dal punto di vista ambientale, sociale ed economico.

NaturaSì e Too Good To Go*

25.484 magic box vendute

63.710

kg di Co2 risparmiati

oltre 70 prodotti NaturaSì con indicazione Spesso Buono Oltre

*dati relativi ai primi 5 mesi del 2022

Agricoltura e impegno sociale L’attenzione per l’ambiente non può prescindere da quella per le persone, a maggior ragione quando si parla di Paesi svantaggiati nei quali l’esportazione di materie prime non può prescindere da forme di sostegno delle comunità locali. È quello che accade in Perù con il progetto Peadfas, che NaturaSì sostiene grazie al contributo di Apbosmam, storico fornitore di banane, che fa parte del progetto Le Terre di Ecor. Versando un sovrapprezzo destinato a diverse opere di miglioramento, come l’acquisto di banchi per la scuola, la posa delle finestre nelle aule scolastiche, la piantumazione di alberi e siepi, la realizzazione di orti biodinamici, NaturaSì insieme ai suoi partner sostiene due scuole della regione di Piura, garantendo così un’istruzione adeguata ai figli dei lavoratori e permettendo loro di accedere anche agli studi universitari e di diventare, così, protagonisti di un

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In evidenza

Attualmente si stima che – all’interno dei 32.000 ettari della 300 aziende agricole fornitrici di NaturaSì – ben il 19% della superficie sia ricoperto da area di natura. Se unissimo tutte le siepi che attraversano e delimitano i campi, copriremmo ben 670 chilometri, ovvero la distanza tra Roma e Trieste. sistema che porterà anche migliori risultati economici. Anche la collaborazione con C.I. La Samaria, altro produttore di banane con piantagioni situate ai piedi della Sierra Nevada di Santa Marta, in Colombia, è il frutto di un progetto che – negli anni – si è trasformato in un vero motore di sviluppo rurale, al punto da migliorare non solo le condizioni dei lavoratori direttamente coinvolti nella produzione, bensì di interi villaggi del Magdalena e della Guajira. Oltre all’impegno di tipo sociale, queste realtà si caratterizzano anche per l’adozione di sistemi di coltivazione biologica e biodinamica orientati al recupero della biodiversità del banano.

La salvaguardia della biodiversità Tra i capisaldi di NaturaSì, un’agricoltura capace di tutelare e ripristinare la biodiversità. Per fare questo, ci siamo dati come obiettivo quello di aumentare, all’interno delle aziende agricole che fanno parte del nostro ecosistema, la superficie destinata a incremento e salvaguardia di questa fondamentale risorsa. Attualmente si stima che – all’interno dei 32.000 ettari della 300 aziende agricole fornitrici di NaturaSì – ben il 19% della superficie sia ricoperto da area di natura. Se unissimo tutte le siepi che attraversano e delimitano i campi, copriremmo ben 670 chilometri, ovvero la distanza tra Roma e Trieste. Inoltre, il 50% di queste aziende dedica spazio specificamente alle aree umide e il 29% ha al suo interno o ai suoi confini un’area protetta, l’83% garantisce la presenza di diversi habitat e il 26% ospita specie rare o in declino (animali e vegetali). Attraverso la promozione di pratiche quali la rotazione delle colture, la riscoperta di sementi antiche e lo sviluppo di aree dedicate a flora e fauna locali, le aziende agricole si trasformano in autentiche oasi di biodiversità sia per quanto riguarda le coltivazioni – ben diversificate, con molteplici varietà di frutti, orticole e seminativi legate al territorio – che per le specie animali autoctone che trovano nell’ambiente agricolo il loro habitat.


Biodiversità in campo alla San Michele

La salvaguardia della biodiversità parte dal seme

All’interno dell’Azienda Agricola San Michele di Cortellazzo (Ve), un monitoraggio condotto da professionisti, che dura da oltre 5 anni, ha evidenziato la presenza di falchi di palude, aironi rossi, barbagianni e numerose specie di pipistrelli inclusi nella lista rossa delle specie a rischio. Le coltivazioni orticole e seminative dell’azienda sono contornate da aree rinaturalizzate con siepi, boschi, laghetti, canali: la superficie dedicata alla biodiversità è il 20% della superficie agricola utilizzabile. L’azienda – hanno calcolato i faunisti – ospita in particolare:

NaturaSì sostiene la Fondazione Seminare il Futuro dedita alla selezione di varietà adatte all’agricoltura biologica e biodinamica per fronteggiare la perdita di biodiversità delle specie agricole. È in questo contesto che, attraverso l’incrocio di diverse varietà di frumento dell’areale mediterraneo, si è arrivati alla selezione della prima varietà di grano duro specifica per il biologico. Dall’emblematico nome “Inizio”, a evocare come questo sia “solo” un primo passo nella giusta direzione - è il frutto di una ricerca nata dalla collaborazione con il CREA di Foggia assieme all’esperto svizzero Peter Kunz, finanziata da NaturaSì e dalla Cooperativa Gino Girolomoni. Un Inizio importante per la salvaguardia della biodiversità, a partire dal seme. Per approfondimenti su semi e ricerca non perderti il prossimo numero di NaturaSì Magazine.

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71 specie di uccelli 15 specie di mammiferi terrestri 10 specie di pipistrelli 5 specie di rettili 3 specie di anfibi 72 specie botaniche

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Pappa al pomodoro

con pomodori rossi e gialli, burrata e basilico con Blessed Brands Creative Studio

Ingredienti per 6 persone 500 g di pomodori maturi 300 g di pane raffermo 300 g di burrata 100 g di pomodorini gialli 2 cucchiai di passata di pomodoro 1 l di acqua o brodo vegetale 1 spicchio di aglio basilico fresco q.b. olio extravergine d’oliva q.b. sale e pepe q.b.

Procedimento Per prima cosa tagliate i pomodori e il pane a pezzi grossolani. In un tegame dai bordi alti, scaldate un filo d’olio con l’aglio e la passata di pomodoro; quindi aggiungete il pane e fatelo rosolare per qualche minuto fino a renderlo croccante. Unite anche i pomodori e il basilico, bagnate con il brodo e fate cuocere a fiamma moderata per circa 35-40 minuti, mescolando di tanto in tanto per evitare che si attacchi. Una volta ottenuta una consistenza molto morbida, spegnete, aggiustate di sale e di pepe e lasciate intiepidire. Condite la pappa al pomodoro con la burrata stracciata, qualche pomodorino giallo e dell’altro basilico prima di servire. • La pappa al pomodoro è un piatto che si presta ad essere consumato sia tiepido, sia freddo, ed è quindi perfetto per un pranzo estivo. • È un modo semplice e gustoso per utilizzare il pane raffermo rimasto in dispensa e per recuperare i pomodori troppo maturi. • Si può preparare tutto l’anno utilizzando, in assenza di pomodori freschi, dei pomodori in conserva, dei pelati oppure una buona passata di pomodoro. • Aromatizzatela sempre come più vi piace, con pepe, peperoncino e basilico in abbondanza.

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Zuppe di stagione Zuppe di stagione 11


Il cambiamento si fa insieme Dalla condivisione, un’opportunità per rivedere la tradizionale concezione di economia di mercato in un modo più equo e sostenibile. Ne abbiamo parlato con Francesca Forno, professoressa di sociologia dell’Università di Trento.

Car sharing, bike sharing, coworking sono termini che ormai siamo abituati a conoscere: espressioni che rimandano a una forma di consumo basata non sul possedere ma sul condividere. Passa infatti attraverso la condivisione una nuova concezione dell’economia fondata sulla relazione, con implicazioni sociali, etiche e ambientali. Stiamo parlando di sharing economy, al centro della nostra chiacchierata con Francesca Forno, sociologa dell’Università di Trento.

Per iniziare, cosa si intende con sharing economy? È un’economia di condivisione, che si fonda sulla collaborazione delle persone e non sull’intermediazione e sullo scambio del denaro. Proprio per questo può considerarsi riparativa di una società che si basa sull’individualismo e che ha perso la capacità di fare insieme, fare in comune. Oggi la maggior parte delle cose di cui abbiamo bisogno si acquista sul mercato, che è penetrato in noi al punto da avere mercificato la nostra vita quotidiana, con conseguente progressiva perdita delle cosiddette skills, ossia della capacità di fare da sé, difficile poi da recuperare.

Come si è evoluta, nel tempo, la sharing economy? Possiamo individuare 4 fasi. All’inizio degli anni Duemila, vi erano pratiche di condivisione offline, non digitali, nate come reazione di recupero delle relazio-

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ni tra le persone all’interno della società, ma anche tra le persone e le cose, perché il più delle volte, quando si acquistava un oggetto, se ne sapeva poco. La seconda fase è subentrata quando tutte queste forme di condivisione si sono rafforzate e diffuse anche grazie al web, con un’espansione fortissima. Inizialmente queste piattaforme venivano viste in modo molto favorevole, perché erano un plus che rendeva molto più facile la condivisione e attirava anche le nuove generazioni. Finché però, nella terza fase, questa forma di sharing economy è stata ripresa nei gangli della massificazione tipica della concezione capitalistica, cosicché le piattaforme digitali, cogliendo l’affare, hanno determinato una mercificazione con relazione al ribasso del valore sociale di queste azioni. Basti pensare allo sfruttamento dei fattorini che consegnano le merci a domicilio oppure al fenomeno delle black kitchen, in cui non è dato sapere dove vengono preparati i pasti poi consegnati a casa o al lato oscuro di alcune piattaforme che, proponendo soggiorni brevi a basso costo, hanno reso proibitivi gli affitti nelle città. Nella quarta fase, che è la nostra, assistiamo alla nascita di piattaforme digitali caratterizzate da un sistema di

Ascolta Francesca Forno anche su Laboratorio 2050, il podcast di NaturaSì, disponibile su Spotify, Apple Podcast e Google Podcasts


Nella diffusione della sharing economy, il digitale ha avuto un ruolo importante, ma non privo di insidie... Le piattaforme digitali possono essere molto importanti per la diffusione dell’economia di condivisione, ma lo sono quando supportano le relazioni senza sostituirsi a esse. Alcuni dicono che la tecnologia non è mai neutra e sono d’accordo con questo: quando c’è un’innovazione tecnologica, questa determina per forza di cose un cambiamento, ma sta a noi scegliere in che modo utilizzarla. Indubbiamente le nuove tecnologie aprono nuove possibilità, come ad esempio il mantenimento delle relazioni durante la pandemia, ma è anche vero che il cambiamento determinato è talmente forte da rendere difficile ora tornare indietro. Si tratta semmai di trovare delle soluzioni alternative che però non ci privino dei vantaggi, sociali e ambientali, cui la tecnologia ci ha abituati.

La sharing economy è un’economia di condivisione, che si fonda sulla collaborazione delle persone e non sull’intermediazione e sullo scambio del denaro. Proprio per questo può considerarsi riparativa di una società che si basa sull’individualismo e che ha perso la capacità di fare insieme, fare in comune. A proposito di cooperazione, i primi di luglio ricorre la Giornata Mondiale delle Cooperative: esiste un collegamento tra cooperative e sharing economy? In realtà sì, penso ci siano molti punti in comune tra questi fenomeni di sharing economy e le cooperative del passato. Quando si diffondono le cooperative, alla fine dell’Ottocento, siamo in un periodo di grandi cambiamenti: con la produzione di massa e il capitalismo, si rompono i legami tradizionali e molte persone – passando dalla campagna alla città – vivono in condizioni di isolamento. Le relazioni tra le persone, però, sono importanti perché ci permettono di intraprendere azioni collettive. Quindi, a cosa sono servite le cooperative? Erano delle forme di auto-organizzazione, ovvero conte-

sti socio-economici in cui si creavano relazioni sociali e in cui veniva resa possibile anche una diversa interpretazione del mondo. In un momento in cui i lavoratori venivano sfruttati, non avevano diritti né orari di lavoro né stipendi adeguati, la forma cooperativa ha dato risposta a queste domande: “Perché io devo lavorare per altri? O comprare da altri? Uniamoci e produciamoci quello che consumiamo”. Quindi sono stati gli stessi lavoratori che hanno trovato una soluzione creativa, instaurando un modello economico diffuso che ha riequilibrato le disuguaglianze. Il cooperativismo è stato alla base dello sviluppo del sistema di welfare state, di servizi collettivi, ma anche delle lotte per i diritti – perché le cooperative sono anche scuole di democrazia, di agire insieme – finalizzate all’introduzione della scuola , dell’istruzione e della sanità pubbliche.

Dal bike sharing fino alla condivisione degli attrezzi o della lavatrice, in uno stesso condominio, nel nostro Paese tutte queste esperienze sono però ancora considerate delle buone pratiche e non l’ordinaria normalità… Da noi sono esperienze ancora poco sviluppate rispetto ad altri contesti europei, anche perché non se ne coglie l’importanza di tipo sociale e ambientale, prima ancora che economica. Se ne parla sempre come buone notizie, ma in realtà sarebbe importante parlarne come parte della quotidianità, come avviene per esempio nei paesi nord europei. Se si va in Olanda, in Danimarca o in tutti quei posti in cui il bike sharing e il car sharing sono fenomeni diffusi, si comprende che è possibile effettuare consumi più sostenibili. Certo ci vogliono sistemi di gestione e somministrazione del territorio che facilitino l’adozione di certi comportamenti. La sostenibilità è possibile se c’è un impegno collettivo che parte da chi il territorio lo governa: le nostre istituzioni – anche a livello comunale – dovrebbero creare infrastrutture che rendano il consumo sostenibile più facile.

Sarà questa la strategia per il futuro? Per il futuro dobbiamo impegnarci. Dobbiamo prendere coscienza dell’urgenza del tema ambientale e sociale, dobbiamo renderci conto che le disuguaglianze stanno aumentando e che stiamo deteriorando l’ambiente. Le soluzioni ci sono ma le azioni devono essere sostenute non solo dalle innovazioni tecnologiche ma anche da quelle legislative e politiche: ci vuole l’azione dei cittadini, ci vuole l’innovazione tecnologica e ci vuole chi amministra e progetta la città valorizzando l’economia di condivisione. Dobbiamo capire l’urgenza e capire che abbiamo bisogno di unire le forze, consapevoli che quando si lavora per il futuro non solo personale ma di tutti, si recupera anche il senso della propria vita.

Approfondimento 13

Approfondimento

cooperazione: alla sharing economy di mercato, al capitalismo di piattaforma, si sta opponendo una sharing economy fondata sul cooperativismo, sulla cooperazione di piattaforma con soggetti auto-organizzati.


Una mostra oltre il pregiudizio Arte e territorio protagonisti di ArteSì, che ha fatto tappa a Napoli con l’esposizione “SCAM?IA: un progetto fotografico senza pregiudizi” frutto della collaborazione con il Centro Hurtado.

Una mostra fotografica per raccontare la quotidianità di Scampia, catturata nella sua dimensione più umana, fatta di luci e ombre, attraverso lo sguardo di ragazzi e ragazze del quartiere. Nasce così “SCAM?IA: un progetto fotografico senza pregiudizi”, esposizione collettiva ospitata nei negozi di Napoli nell’ambito di “Cib ar Sì – Quando il cibo incontra l’arte e cura l’anima”, rassegna di arte e cultura patrocinata dal Comune di Napoli e resa possibile grazie al prezioso supporto di realtà territoriali impegnate nel sociale, come il Centro Hurtado di Scampia, la Cooperativa Lazzarelle (di cui parliamo nelle pagine successive), OSO, fatto@scampia e molte altre. Un lavoro corale in cui ognuno, con le proprie competenze, ha saputo imprimere forza all’iniziativa, contribuendo a cambiare lo sguardo su quartieri e gruppi sociali protagonisti di tanti (troppi) luoghi comuni. “SCAM?IA: un progetto fotografico senza pregiudizi” è una mostra che esprime perfettamente l’urgenza di cogliere ed esprimere, attraverso il mezzo fotografico, l’es-

ArteSì, un progetto per il territorio Fertilità del suolo, ma anche Fertilità culturale perché, se è dall’incontro del seme con una terra fertile e vitale che nasce il nutrimento per il nostro corpo, è attraverso la cultura – da sempre nutrimento spirituale dell’uomo – che ci prendiamo cura anche della nostra anima. Proprio per questo, NaturaSì non si impegna solamente a diffondere un’agricoltura biodinamica e biologica di qualità, ma anche a sostenere eventi e proposte culturali sul territorio, iniziative che contribuiscano allo sviluppo di coscienza e consapevolezza sulle tematiche della

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senza intima e pura dell’anima del quartiere napoletano, al di là di ogni pregiudizio, per svelare una realtà inaspettata e sorprendente. Ed è il risultato di un laboratorio di fotografia curato dal fotografo Fabio Cito e organizzato dal Centro Hurtado, associazione che da più di 20 anni opera proprio nel cuore di Scampia, come ci ha raccontato il suo Presidente, Graziano Calci.

Di cosa si occupa il Centro Hurtado? La sua attività si articola su tre poli. Un polo di prevenzione del disagio, attraverso un’azione educativa che organizza doposcuola, laboratori, campi estivi e attività di implementazione delle competenze. C’è poi un secondo aspetto, che è quello della formazione professionale: abbiamo infatti un ente di formazione professionale che propone corsi per contrastare il fenomeno della dispersione scolastica. Il terzo aspetto concretizza l’obiettivo di offrire anche uno sbocco lavorativo, che già faceva par-

sostenibilità, agevolando la creazione di sinergie che possano promuovere anche un cambiamento dal basso. È in questo contesto che nasce ArteSì, un progetto che mira a intrecciare l’arte, nelle sue diverse manifestazioni, alla realtà sociale, creando una comunità tangibile, che nutra l’anima con le proprie creazioni, valorizzando nel contempo dimensioni umane spesso relegate ai margini. Perché, come ricorda il Presidente di NaturaSì, Fabio Brescacin, “ogni nostra azione dovrebbe avere natura artistica, un’azienda biodinamica è un’opera d’arte, il cibo è un’opera d’arte, la relazione sociale deve diventare un’opera d’arte”.


Associazioni come la vostra, rappresentano un segnale importante per questo territorio difficile che però, negli ultimi anni, ha vissuto uno sviluppo importante…

te del progetto originario e che in questa zona ha un valore prioritario: la Cooperativa La Roccia – nata a seguito di alcuni corsi organizzati dall’Istituto Pontano delle Arti e dei Mestieri – attualmente sta portando avanti due corsi, con laboratori annessi, uno di sartoria e uno di legatoria e cartotecnica. La Roccia è una ONLUS che accoglie anche persone con dinamiche di disagio – in collaborazione con altri enti e associazioni del territorio – e anche persone con misure alternative al carcere.

Avete anche un laboratorio di musica e una biblioteca... Musica Libera Tutti è un laboratorio nel quale insegniamo ai ragazzi la musica ma anche come si suona uno strumento, che viene dato loro in comodato d’uso. Il metodo educativo è veicolato dall’esperienza del maestro Josè Antonio Abreu che – utilizzandolo nelle favelas – ha dimostrato il grande valore educativo del fare orchestra. Lo scorso anno abbiamo ospitato anche il maestro Riccardo Muti che ha tenuto una lezione per i nostri ragazzi. Abbiamo poi la Biblioteca Le Nuvole: 10.000 volumi, di cui un bel numero di libri per bambini. Inserita nel circuito delle biblioteche nazionali, è la prima biblioteca pubblica di Scampia: un luogo di aggregazione dove – oltre a prendere i libri in prestito – si può partecipare ad attività di lettura e scrittura creativa per bambini e a tante altre iniziativa che riguardano i libri.

Da quando c’è la metropolitana, Scampia ha avuto un certo sviluppo: prima era molto più difficile, soprattutto per chi abitava qui. Il Centro Hurtado è solo una delle tante realtà presenti in quest’area in cui, negli anni, si è realizzata una presenza associativa piuttosto consistente. È una realtà “gloriosa” dal punto di vista della presenza sul territorio, delle attività organizzate e della capacità di creare interazioni tra le diverse realtà, ma oggi non siamo gli unici, anche se lo siamo stati quando abbiamo iniziato.

La partecipazione ad attività come quelle di ArteSì cosa significa per voi? Rappresenta sicuramente una possibilità, un’opportunità per dare visibilità al Centro Hurtado che vuole essere un luogo di accoglienza e di incontro. Un luogo capace di offrire una chance per una vita diversa con la possibilità di incrociare percorsi di crescita umana, uscendo dalle logiche più deleterie che talvolta propone questo territorio.

E poi c’è il laboratorio di fotografia: come siete arrivati alla mostra con NaturaSì? La collaborazione con NaturaSì è il frutto di una sinergia su più livelli: cultura, educazione e lavoro. Ha preso il via con il progetto OSO, del quale siamo entrati come partner con la nostra sartoria sociale, fatto@scampia, per la realizzazione di alcuni capi. Da lì si è presentata l’opportunità di allargare la collaborazione inglobando all’interno di ArteSì il percorso fotografico frutto del laboratorio estivo cui avevano partecipato alcuni ragazzi e ragazze

Ascolta Graziano Calci anche su Laboratorio 2050, il podcast di NaturaSì, disponibile su Spotify, Apple Podcast e Google Podcasts

Attualità 15

Attualità

di Scampia sotto la guida di Fabio Cito. Abbiamo quindi selezionato 30 foto su circa un centinaio che avevamo a disposizione ed è stata allestita questa mostra fotografica itinerante, che abbiamo portato in giro nei negozi NaturaSì del territorio. Il nome lo abbiamo inventato con i ragazzi del laboratorio fotografico che hanno cercato di dare uno sguardo diverso rispetto ai luoghi comuni su Scampia, al di là dei pregiudizi.


Aroma di caffè, profumo di rinascita All’interno del carcere femminile di Pozzuoli, una torrefazione che – erede della tradizione napoletana del caffè – è un esempio di imprenditoria sociale capace di superare pregiudizi e stereotipi di genere.

Fare impresa senza lasciare indietro i più fragili, considerati spesso come l’anello debole, coinvolgendoli e anzi rendendoli protagonisti attraverso un percorso che – oltre a permettere loro di acquisire una professionalità – rappresenta anche un’importante opportunità di crescita individuale e di affermazione della propria identità. Una sfida non facile, ma possibile, come testimonia l’esperienza di Imma Carpiniello, fondatrice della Cooperativa Lazzarelle, impresa tutta al femminile con sede all’interno del carcere di Pozzuoli, tra le realtà che hanno contribuito alla realizzazione della mostra dedicata a Scampia raccontata nelle pagine precedenti. L’abbiamo incontrata per farci raccontare la sua esperienza capace di oltrepassare le barriere del carcere, ma anche di superare gli stereotipi di genere.

Imma, raccontaci un po’ la tua attività. Io sono la Presidente di una cooperativa sociale (avviata nel 2010 grazie a un fondo per start-up) che lavora all’interno del carcere femminile di Pozzuoli in maniera un po’ particolare, perché gestisce una torrefazione all’interno del carcere seguendo l’intero ciclo produttivo del caffè.

Seguite quindi ogni fase della lavorazione? Acquistiamo la materia prima – il chicco ancora verde – da una cooperativa che segue progetti di cooperazione internazionale e fa parte del progetto Fairtrade. Predisponiamo la nostra miscela e tostiamo il caffè alla vecchia maniera, con tostatura lenta e raffreddamento

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ad aria, che ci permettono di ottenere un caffè che non subisce shock termici né in entrata né in uscita, rispettando la più antica tradizione napoletana. Dopodiché, lo stocchiamo nei nostri silos, senza aggiungere nulla, e lo facciamo maturare per 10 giorni durante i quali il caffè sprigiona tutti i suoi oli e aromi. Quindi lo maciniamo, lasciandolo degassificare senza sostanze aggiunte, e lo confezioniamo in pacchetti da 250 grammi. L’intero ciclo è supervisionato dalle socie libere della cooperativa, ma viene interamente realizzato dalle detenute del carcere, regolarmente assunte perché abbiamo scelto a tutti gli effetti di fare impresa, ma di farlo in modo differente.

Una torrefazione in un carcere: come vi è venuta questa idea? Tra gli elementi che ci hanno portato a sviluppare una realtà di questo tipo, c’è sicuramente la mancanza di opportunità, perché spesso in carcere non hai opportunità formative né lavorative e molto spesso quello che sai lo dimentichi. Il carcere di per sé è un’istituzione totalizzante e infantilizzante. Totalizzante, perché ti prende nella tua totalità, sia da un punto di vista fisico, che sensoriale e (ovviamente) da un punto di vista psichico. Infantilizzante perché, non dovendo decidere più nulla, perdi tutte le tue capacità decisionali: è l’istituzione che decide per te. Questo è un aspetto che potrebbe sembrare sciocco, ma che incide molto sulla perdita di alcune attitudini necessarie al momento del ritorno nella vita reale. Chiudere la porta, per esempio,


Il lavoro diventa quindi uno strumento di formazione non solo professionale, ma individuale. Sì, noi lavoriamo tantissimo sull’empowerment, sulla capacitazione delle donne: sono donne che vengono da contesti periferici, a bassa scolarità, molto spesso vittime di violenza fisica, psichica ed economica. È molto bello osservare la loro espressione quando chiudono il primo pacchetto di caffè: sembrano domandarti “davvero l’ho fatto io? Non pensavo di esserne capace”. Da lì parte tutto un processo di ricostruzione del sé, di ricostruzione della fiducia…

Un tratto fondamentale anche in vista del loro futuro reintegro nella società: cosa accade dopo? Dopo il percorso che hanno fatto con noi, molte donne una volta libere si sono reimpiegate: per loro è stato sicuramente più facile non avere alle spalle un lungo periodo di inattività causato dalla detenzione. Due anni fa, abbiamo aperto anche un bistrot all’interno del quale le donne che lavorano con noi in torrefazione vengono a lavorare quando riescono ad accedere ai benefici di legge che consentono loro di lavorare all’esterno. In questo modo, il distacco è meno repentino: vengono da noi per le misure alternative e seguiamo il loro reinserimento in società passo dopo passo, fino al termine della pena. Molto spesso restiamo in contatto anche dopo fornendo per esempio referenze che possono servire loro per trovare un nuovo impiego, grazie anche al sistema di rete con cui ci interfacciamo. Il problema è che, nonostante sia bello fare il nostro caffè a Napoli, ci confrontiamo sempre con un mercato del lavoro molto sclerotizzato, poco dinamico in cui le opportunità lavorative sono minori per tutti quanti, non soltanto per le detenute. È una criticità che talvolta ti porta in carcere, e che ritrovi quando esci dal carcere, e che riguarda i ragazzi a rischio dispersione scolastica così come i neolaureati o le donne over 50.

di farlo tutto in chiaro (dalla coltivazione al confezionamento) è diventata per noi un elemento caratteristico e caratterizzante.

Fare impresa senza lasciare indietro i più fragili, considerati spesso come l’anello debole, coinvolgendoli e anzi rendendoli protagonisti attraverso un percorso che – oltre a permettere loro di acquisire una professionalità – rappresenta anche un’importante opportunità di crescita individuale e di affermazione della propria identità. Inoltre, quello del caffè è un settore fortemente maschile, mentre voi siete tutte donne… Sì, quando abbiamo iniziato, il mastro torrefattore che ci ha spiegato i segreti del mestiere ci ha detto: “esiste il torrefattore, non la torrefattrice. La torrefattrice è la macchina, il torrefattore colui che produce il caffè”. Questo ci ha portato a interrogarci sul fatto che molto spesso negli istituti al femminile si tende a procedere per stereotipi, relegando per esempio la donna a compiti di pulizia o di cucina. Questo avviene anche per gli uomini, ma forse per le donne è più radicato. È vero che le donne con cui lavoriamo sono donne a bassa scolarità, che arrivano da contesti difficili e marginali, ma sono donne capaci alle quali andava data tutta la dignità di un mestiere e non di uno stereotipo.

Ma come mai proprio il caffè? C’è sicuramente una ragione territoriale, che si lega a una tradizione che qui è molto radicata: siamo a Napoli, vuoi non fare il caffè?! Inoltre, spesso il percorso del chicco di caffè non è così pulito: è un mercato, non di rado nelle mani di grandi aziende, caratterizzato dallo sfruttamento nei confronti dei lavoratori e della terra. Quindi, l’idea

Ascolta Imma Carpiniello anche su Laboratorio 2050, il podcast di NaturaSì, disponibile su Spotify, Apple Podcast e Google Podcasts

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un gesto banale che fa parte della nostra quotidianità, in cella diventa un’eccezione perché il più delle volte c’è un agente che chiude la porta alle tue spalle. In carcere la quotidianità ti viene tolta e quando esci riabituarti a una serie di cose diventa complicato: svolgere un’attività lavorativa, che richiede una certa autonomia e il dover prendere delle decisioni nel processo produttivo, aiuta a non perdere proprio questa attitudine.


Risolvere problemi costruendo nuove soluzioni Condividere conoscenze per creare nuove competenze nei Paesi del sud del mondo è la missione di Lorenzo Giorgi, che ci ha raccontato un modo diverso di fare impresa.

Ribaltare lo status quo dell’imprenditoria, per dimostrare che si può generare impatto sociale anche senza essere una società benefit: è questo l’obiettivo di Lorenzo Giorgi, fondatore – insieme ad altri due soci, Giacomo Battaini e Giorgio Giorgi – di Glocal Impact Network, centro di progettazione e laboratorio di design per lo sviluppo, che lavora per portare, ma soprattutto per condividere conoscenza nei Paesi del sud del mondo.

Come avete iniziato? Durante la mia esperienza con la Cooperazione internazionale in Tanzania, nel 2008 e nel 2009, mi sono reso conto di quanto forte poteva essere l’impatto che ognuno di noi avrebbe potuto avere se avesse messo a disposizione degli altri il proprio sapere, creando dei network capaci di trasferire innovazione e conoscenza. Lì è scattata la prima molla, anche se ho scelto di non continuare in quest’ambito. Poi io e Giacomo, mio compagno di studi universitari, tra il 2014 e il 2015, abbiamo conosciuto Liter of Light, un progetto internazionale dedicato all’energia, che insegna alle persone, specialmente nel sud del mondo, come autocostruirsi sistemi di illuminazione o di accesso energetico: dai lampioni per le strada alle luci per la casa, fino a quelle portatili. I paletti sono molto rigidi: tutte le tecnologie devono essere open source, dunque con brevetto aperto; devono essere impiegate solo persone del posto e utilizzati solamente materiali locali.

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Abbiamo quindi aperto la sede italiana, dirigiamo la sede europea e coordiniamo il continente africano; nei nostri 21 uffici, grazie ai quali operiamo in 30 Paesi, lavorano solo persone nate o comunque residenti in quei Paesi. In seguito, nel 2017, abbiamo dato vita a un altro progetto che si dedicava all’agricoltura. L’obiettivo era lo stesso che avevamo per l’energia: strutturare prototipi e diffonderli nel mondo a pari livello: open source, materiali locali, condivisione di conoscenze. Abbiamo brevettato tre prodotti, che sono già presenti in quattro Paesi africani. Nel 2019 è arrivato un ulteriore progetto sull’architettura modulare, cioè su come costruire moduli in architettura per agevolare la condizione di crescita delle città e situazioni di comfort importanti. Ed è a questo punto che è nato Glocal Impact Network, che riunisce tutti i nostri obiettivi e ci permette di connettere impatto sociale e tecnologia.

In quali ambiti lavorate e con quali servizi? Lavoriamo in tre ambiti: energia, agricoltura e digital, con l’obiettivo di unire l’analogico e il digitale in maniera sostenibile, offrendo principalmente tre macroservizi. Abbiamo un’unità dedicata al Brand Activism, in cui aiutiamo le aziende a diventare “brand attiviste”, mettendo a punto strategie e accompagnandole nella comunicazione, non tanto nell’aspetto tecnicamente comunicativo o del linguaggio, ma invitandole a comunicare ciò che effettivamente si è fatto e non


Tutto ha avuto inizio dalla luce… La luce e, più in generale, l’accesso energetico, è per noi un tema fondamentale: arrivare in Paesi che non hanno mai avuto l’illuminazione e riuscire a portare la luce, in maniera meccanica e in modo sostenibile, è un qualcosa di impattante, non solo sulla vita delle persone, ma anche a livello emotivo. Ed è proprio questo il nostro obiettivo: riuscire a insegnare alle persone come autocostruirsi sistemi energetici. In uno dei nostri progetti, per esempio, avevamo un circuito costruito a mano che andava saldato e richiedeva, dunque, l’accesso alla rete elettrica, non disponibile nelle zone rurali. Perciò siamo riusciti a realizzare un circuito da costruire solo a livello meccanico, unendo componenti elettroniche e avvitandole in un sistema di morsettiere. Non serviva un saldatore, bastava avvitare. Questo ci ha permesso di portare la tecnologia nelle zone più rurali, più lontane, mentre prima ci dovevamo fermare alle cittadine che avevano la luce. Per fare ciò, abbiamo riportato i nostri designer e i nostri ingegneri – abituati a lavorare a un livello high tech importante – in completo low tech per trovare soluzioni. Abbiamo anche oltrepassato la logica dell’autocostruzione, rivolgendo una particolare attenzione alle “case di santè”, le case rurali della sanità, con l’obiettivo di renderle indipendenti a livello energetico, perché ci eravamo accorti che quei piccolissimi ospedali, che offrivano soprattutto servizio di maternità, lo facevano disconnessi dall’energia, non avendo a disposizione abbastanza fondi. Ovviamente in questi contesti l’energia vuol dire qualità della sanità, anche dal punto di vista igienico-sanitario: le donne partorivano con le luci dei cellulari. Grazie a una campagna per l’illuminazione degli ospedali, abbiamo portato la luce in tre piccole cliniche, contribuendo così al miglioramento della sanità nelle zone rurali.

che verrà utilizzata come vorranno loro. Non porto un prodotto, ma la conoscenza: come si possono risolvere i problemi, costruendo nuove soluzioni. Per fare questo, lavoriamo in team estremamente diversificati, composti da antropologi, ingegneri, designer, mettendo insieme competenze molto trasversali. Abbiamo iniziato e tutt’ora lavoriamo con università e centri di ricerca, con ricercatori che sposano i nostri progetti open source, aspetto fondamentale che ho sempre cercato di difendere: l’open source non è contrario al business, assolutamente, perché questo approccio permette di avere una forza progettuale maggiore. Bisogna essere certi di essere open source non solo nei prodotti ma anche nel processo: non basta produrre una cosa e dire “ok, la puoi usare” se poi è stata prodotta in modo inquinante, senza includere la società, senza consentire a chi la utilizza di sviluppare maggiori abilità cognitive. Se con le comunità si riesce, nel lungo tempo, a costruire delle connessioni e delle relazioni forti a livello di fiducia professionale hai degli alleati sul territorio, che ti aiutano a entrare nelle comunità stesse. Ciò significa creare degli ascensori sociali di competenza locali che mi permetteranno di portare a terra il progetto.

Potremmo dire che trasformate il mercato (e anche la società)? Ci proviamo: a volte il mercato vince, a volte vinciamo noi. È una sfida. Noi abbiamo scelto di fondare questa società per mostrare che il mercato tradizionale, il business lineare, non è e non sarà una soluzione. Si tratta di riuscire a rendere il mercato trasversale, più dinamico e più in linea anche con gli andamenti sociali del mondo, capace di adattarsi ai suoi cambiamenti. Per restare fedeli ai propri ideali di partenza occorre essere estremamente plastici e plasmarsi sul mondo circostante: per questo, quando facciamo consulenze alle aziende sul Brand Activism, ci piace ripetere che è meglio avere un ideale piccolo, ma interiorizzato a tal punto da conservarlo per sempre, utilizzandolo come bussola per il cambiamento.

Alla base della vostra attività c’è una condivisione di conoscenze che diventa condivisione di competenze sul territorio... La missione del nostro progetto è condividere conoscenza e saperi. Mi sento in dovere di andare in altri Paesi e creare la condizione per trasferire conoscenza,

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quello che si vorrebbe essere. Le si aiuta, inoltre, a fare diffusione di stakeholder (portavoce e promotore di uno specifico tema, ndr) e stakeholder engagement sui temi della sostenibilità. Lavoriamo poi con ONG ed enti del terzo settore, attraverso bandi nei quali mettiamo a servizio la nostra tecnologia e conoscenza per diffondere tecnologia e conoscenza nel mondo. Un terzo servizio riguarda invece l’educazione e la formazione: stiamo progettando un insieme di strumenti per la progettazione sistemica, open source, che sarà una metodologia da sviluppare negli anni e nei continenti per arrivare a progettare in maniera sistemica e generare impatto sociale.


Fragranti e irresistibili, sono preparati con farina di grano tenero e olio extra vergine d’oliva, entrambi di origine italiana. Nell’innovativo pack sostenibile, plastic free, formato da un astuccio in cartoncino e da un sacchetto in Naturflex® Film, biodegradabile e compostabile.

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Cosa ci nutre

Bellezza fuori e dentro di noi di Jasmin Peschke

Il pomodoro diventa pomodoro dalla semplice unione dei suoi componenti? No, non sono i singoli componenti a formare un pomodoro: la crescita della pianta, la formazione del suo caratteristico sapore durante la maturazione, ovvero la sua biografia dal seme al frutto è ciò che lo rende speciale.

Piante e insetti Le piante crescono e fioriscono, espandendosi nello spazio che hanno a disposizione. Il seme penetra nel terreno e germoglia grazie alla sua umidità, che porta alla formazione delle prime radici le quali, allargandosi, assorbono i nutrienti del suolo e dell’ambiente circostante. Le stelo e le foglie crescono grazie alla luce, all’aria e al calore e, attraverso la fotosintesi, avviene la respirazione delle foglie basata sull’alternanza del ritmo di giorno e notte. Si arriva così al momento della fioritura, che attrae gli insetti impollinatori: con la bellezza dei suoi fiori, la pianta mostra ancora di più la propria unicità. Origano e maggiorana, per esempio, appartengono alla stessa famiglia, ma i loro fiori sono diversi e ciascuno di essi presenta caratteristiche proprie. È attraverso la formazione dei frutti e la germogliazione del seme che si realizza l’interiorizzazione delle forze del cosmo.

Animali e caratteristiche etologiche Anche gli animali hanno bisogno di un ambiente adeguato, in particolare di condizioni di allevamento che siano adatte alle varie specie, e che ne assecondino e valorizzino le caratteristiche etologiche. I polli, per esempio, adorano razzolare nella sabbia, mentre i maiali amano grufolare nella terra. Gli animali selvatici sono attratti da luoghi idonei alle loro condizioni di vita, così come le siepi, gli alberghi degli insetti, formano l’habitat ideale per il loro insediamento.

Microbioma e mondo esterno La crescita e lo sviluppo degli esseri viventi sono sempre correlati all’ambiente che li circonda. Avviene lo stesso con noi umani, che ci sentiamo bene quando siamo in un ambiente ben progettato e veniamo stimolati da un paesaggio diversificato. Ciò che assorbiamo attraverso le influenze ambientali, così come lo stile di vita e il cibo, ha effetto sul nostro essere più intimo, ovvero sulla composizione del nostro microbioma intestinale che – specifico di ogni persona – rappresenta la base più importante del sistema immunitario. Esiste quindi un’intima connessione tra il microbioma e il mondo esterno: un rapporto armonioso con ciò che ci circonda è la base per l’equilibrio di ciascuno di noi, nelle proprie specifiche caratteristiche. Tale relazione è percepita come bellezza nel cosmo, nella natura e nell’arte. In questo senso, la bellezza intorno a noi modella anche il nostro microbioma, che fa parte della bellezza dentro di noi.

Jasmin Peschke Specialista in scienze della nutrizione, da più di 30 anni si occupa di alimentazione in chiave antroposofica. Coordinatrice per la nutrizione nella Sezione di Agricoltura del centro spirituale dell’agricoltura biodinamica presso il centro congressi dell’antroposofia a Dornach, in Svizzera, Peschke tiene conferenze e organizza seminari sull’alimentazione dinamica.

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Crocchette di amaranto

con ceci, melanzane, pomodori secchi e basilico con Blessed Brands Creative Studio

Ingredienti per 4 persone Per le crocchette 150 g di amaranto 100 g di ceci già cotti 1 melanzana grossa 60 g di pomodori secchi pangrattato q.b. basilico q.b. olio extravergine d’oliva q.b. sale q.b. Per la maionese 120 ml di olio di semi di girasole deodorato 60 ml di latte di mandorla 1 cucchiaio di succo di limone paprica affumicata q.b. sale q.b.

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Procedimento Per prima cosa pulite la melanzana, tagliatela a metà per il lungo, incidete la superficie con un coltello formando una sorta di griglia e cuocetela in forno statico preriscaldato a 180 °C per 20 minuti circa, fino a che non si sarà completamente ammorbidita. Nel frattempo, cuocete anche l’amaranto: una parte di chicchi con due parti di acqua per circa 35/40 minuti, in una pentola con un buon fondo e con il coperchio, finché l’acqua sarà completamente assorbita. Una volta tiepido, raccoglietelo all’interno di una ciotola capiente. Scavate la melanzana per ricavarne la polpa e unitela al cereale, assieme ai ceci precedentemente frullati, ai pomodori secchi tritati grossolanamente e a qualche foglia di basilico. Condite con un filo di olio, il sale e cominciate a impastare, aggiungendo eventualmente qualche cucchiaio di pangrattato se il composto dovesse risultare troppo morbido. Formate le vostre crocchette, ripassatele in altro pangrattato e distribuitele su una teglia foderata con carta da forno. Condite con dell’olio e cuocetele in forno statico preriscaldato a 200 °C per 10-15 minuti, fino a che non risulteranno belle dorate e croccanti. Intanto, dedicatevi alla maionese. Nel bicchiere di un minipimer unite gli ingredienti, aggiungete l’olio di semi di girasole deodorato a filo e frullate bene fino a ottenere una consistenza soda e cremosa. Servite le crocchette con la salsa e gustatele calde.


Serena Oggiinincucina cucina

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Uno stabilimento più grande, per guardare al futuro (con l’impegno di sempre)

Con l’ampliamento del suo stabilimento di Badia Polesine, Abafoods – azienda produttrice del marchio Isola Bio – conferma il proprio impegno per il presente e per un futuro innovativo, sostenibile e a tutela della biodiversità.

Tutti noi conosciamo i prodotti Isola Bio: specialità vegetali, dalle bevande alle creme passando per biscotti e granole, ispirati a una cucina vegetale e nati da un profondo amore per la Terra. Proprio questa dedizione ha spinto Abafoods, l’azienda produttrice del brand Isola Bio, a implementare – attraverso l’ampliamento del suo stabilimento di Badia Polesine – soluzioni e tecnologie che minimizzino l’impatto sull’ambiente, garantendo i più alti standard di qualità e sostenibilità. L’azienda, infatti, da sempre impegnata nel promuovere un’attività più sostenibile e biodiversa, è certificata B-Corp dal 2018.

Biodiversità e filiera controllata In un percorso sostenibile a tutto tondo, non può mancare l’attenzione alla biodiversità e il controllo della filiera, testimoniata da Abafoods con l’azienda agricola La Goccia, che coltiva oltre 4.500 ettari di terreno in Italia, utilizzando tecniche che preservano la ricchezza del suolo e, di conseguenza, la qualità dei prodotti: dalle lunghe rotazioni cerealicole alla coltivazione di piccoli appezzamenti fino all’adozione di tecniche industriali ecosostenibili e all’avanguardia.

Oltre all’utilizzo di cartoni provenienti da foreste gestite responsabilmente e di tappi certificati “OK biobased”, Abafoods si avvale di un innovativo impianto di cogenerazione, che consente di recuperare energia dai processi produttivi e di utilizzare di conseguenza energia intelligente e un sistema idrico a ciclo completo. L’acqua utilizzata viene sottoposta ad analisi periodiche per soddisfare specifici standard chimici, fisici e microbiologici, mentre l’acqua di lavaggio industriale subisce una depurazione con fanghi attivi prima di essere rilasciata nelle acque superficiali per scopi agricoli, chiudendo il ciclo con il terreno.

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Tecnologia e sostenibilità


primo passo verso la costituzione di una filiera biologica e controllata: oggi questo percorso viene confermato con il progetto di rinnovamento e ampliamento del nostro stabilimento produttivo di Badia Polesine, che rende il sito ancora più sicuro, controllato e sostenibile in ogni passaggio.”

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Smoothie ai mirtilli rossi Tempo di preparazione 10 minuti Ingredienti per 1 persona 100 g Isola Bio Mandorla Fonte di Proteine 15/20 g banana matura 10 g mirtilli rossi essiccati 5 g datteri qualche goccia di succo di limone Preparazione Unire tutti gli ingredienti e frullare prima a bassa velocità e poi aumentarla piano piano, fino a ottenere una bevanda fluida. Consigli Se si vuole diminuire la dolcezza si può abbassare il contenuto di datteri.

Smoothie al caffè e arachidi Tempo di preparazione 10 minuti

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Ingredienti per 1 persona 100 g Isola Bio Plant Protein 100 g banana matura 10 g sciroppo d’agave 10 g arachidi tostate e salate 1,5 g cacao amaro in polvere 0,5 g caffè solubile

Isola Bio Bevande proteiche: mandorla e proteine di piselli Due bevande vegetali perfette per soddisfare le esigenze di uno stile di vita attivo, dinamico e sportivo: una caratterizzata dalle note dolci e vellutate della mandorla; l’altra, a base di proteine di piselli, contraddistinta dal tocco aromatico del cocco.

Preparazione Unire tutti gli ingredienti e frullare prima a bassa velocità e poi aumentarla piano piano, fino a ottenere una bevanda fluida. Consigli Si può utilizzare del caffè decaffeinato in alternativa al caffè normale.

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Azienda del mese

“Abafoods è una realtà attenta alla sostenibilità e da sempre promuove e tutela la biodiversità” ha commentato Simone Salvioni, Marketing Director di Abafoods. “In ogni passo, dalla materia prima al prodotto finale, poniamo la massima attenzione per creare bevande che valorizzino e rispettino la biodiversità. In questo senso, quindici anni fa abbiamo scelto di diventare agricoltori tramite la nostra società agricola La Goccia, una svolta che ha rappresentato il


Mare, vacanza e sostenibilità

Grand Hotel Villa Balbi: una colazione bio a due passi dalla Baia delle Favole di Sestri Levante

Hotel Villa Rosa: un’esperienza di cucina naturale nel cuore di Rimini

Hotel Germania: sostenibilità per tutta la famiglia a Jesolo

Nel cuore di Sestri Levante, con mare e spiagge incantevoli a pochi passi, unisce il fascino e l’eleganza di una villa storica, che ospitò personaggi illustri, all’impegno per la sostenibilità, attraverso un percorso condiviso con tutto lo staff. Oltre alla colazione, preparata con prodotti biologici, utilizza energia da fonti rinnovabili e ha scelto di offrire ai suoi ospiti set cortesia bio e plastic free; nelle camere non si trovano bottiglie di plastica nemmeno nel minibar così come accessori monouso.

Nel cuore della Riviera Romagnola, a due passi dal mare, oltre alla “Trattoria da Lucio”, con i suoi piatti che valorizzano le materie prime del mare e al laboratorio di cucina naturale “Panenostro Lab”, l’hotel ha scelto di condividere una filosofia green riducendo l’uso della plastica, sostituendola con materiale organico e biodegradabile. Utilizza energia rinnovabile – grazie ai pannelli solari – e impiega detergenti ecologici per la pulizia delle camere, tutte dotate di dispenser con saponi naturali.

A soli 80 metri dalla spiaggia, questo family e bike hotel promuove iniziative per tutta la famiglia, volte a sensibilizzare su temi quali la difesa dei mari dalla plastica, l’importanza del riciclo e dell’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili in modo creativo e coinvolgente. Tra queste, la visita alla Società Agricola Biodinamica San Michele di Cortellazzo, oasi di biodiversità, e l’escursione “Il borgo di Cortellazzo e l’arte della pesca a Jesolo”, per assistere al rientro delle barche con il pescato del giorno.

Fondamentale è scegliere accuratamente il luogo in cui alloggiare, orientandoci su strutture che abbiano i nostri stessi principi e che adottino con convinzione soluzioni improntate alla sostenibilità. Ospitalità Natura fa proprio questo: riunisce tutte quelle realtà che, attraverso le loro scelte, portano avanti un’idea di vacanza consapevole e sostenibile. Scopri tutte le offerte su ospitalitanatura.it Per informazioni scrivi a info@ospitalitanatura.it

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In estate le vacanze hanno il sapore del mare: gli hotel di Ospitalità Natura si impegnano ogni giorno per minimizzare l’impatto sull’ambiente, promuovendo un turismo consapevole e responsabile.


Tre itinerari tra agricoltura, storia e cultura: sono alcune delle proposte di ViandantiSì per un ultimo viaggio di fine estate o per accogliere l’autunno dove ancora il sole splende alto.

Con le mani nella terra

Tra Sekem e Il Cairo

Un viaggio alla scoperta del Bio-distretto della Val di Gresta, un luogo unico del Trentino, ricco di biodiversità, caratterizzato da paesaggi terrazzati con i tipici muretti a secco. L’itinerario proposto da ViandantiSì è l’occasione di sperimentare – tra luoghi ricchi di memorie storiche, come le trincee della Grande Guerra – la vita dei campi con attività di raccolta degli ortaggi a 1.250 metri di altitudine, sopra il lago di Garda, con alle spalle il monte Stivo (mt 2.058). Offre anche l’opportunità di gustare piatti tipici della cucina locale, preparati con ingredienti biologici, come i crauti in salamoia, serviti con i caratteristici canederli (knödel); “le grestane”, le famose patate di montagna e altri piatti salati, ma anche dolci, come la crostata di carote della valle, e di incontrare persone che – attraverso il loro lavoro fatto con coraggio e passione – contribuiscono a mantenere questa terra sana e produttiva.

Due itinerari di scoperta tra Sekem, modello per le comunità agricole biodinamiche di tutto il mondo, e Il Cairo. Situata nel cuore del deserto egiziano, Sekem è una comunità agricola biodinamica sorta laddove un tempo le terre erano aride e inospitali: oggi, grazie allo sviluppo sostenibile degli ultimi 40 anni, sono divenute terra fertile, abitabile e produttiva. Nel corso del viaggio, sperimenteremo lo spirito profondo che la anima, tra attività artistico-spirituali e pratiche fondate sull’economia della fratellanza. Visiteremo poi Il Cairo, con un affascinante tour delle Piramidi di Cheope e della Sfinge, il Museo Egizio e il Bazar più antico della città, Khan el Khalili. Ospiti di una numerosa famiglia di agricoltori, visiteremo El Fayoum, oasi a sud ovest de Il Cairo, tradizionalmente vocata all’agricoltura, con i suoi campi di calendula, finocchio e camomilla.

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02-04/09/2022 Biodistretto della Val di Gresta: l’orto biologico del Trentino

04-09/10/2022 Sekem e i tesori de Il Cairo 7-13/11/2022 Sekem e Il Cairo Islamico

Per info e prenotazioni viandantisi.it - info@viandantisi.it Iscriviti alla newsletter per aggiornamenti sulle prossime proposte, offerte e last minute.

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Turismo sostenibile

Dal Trentino all’Egitto


Focaccia d’estate con pomodori ciliegini

Ingredienti

Procedimento

100 g di farina tipo 0 100 g di farina tipo 2 200 g di semola di grano duro 1 patata media (circa 150 g) 250 g di acqua totale (non clorata) 10 g di lievito birra fresco 5 cucchiai di olio extravergine d’oliva 5 g circa di sale 20 pomodori ciliegini maturi origano a piacere

Cuocere la patata, lasciarla intiepidire, sbucciarla e schiacciarla, riducendola in purea. Sciogliere il lievito in poca acqua tiepida e lasciarlo riposare dieci minuti. Setacciare insieme farina e semola in una ciotola capiente, aggiungere la patata schiacciata, il lievito sciolto, la restante acqua e tre cucchiai di olio. Amalgamare e aggiungere il sale. Impastare per una decina di minuti, coprire la ciotola con un canovaccio e mettere a riposare in luogo riparato per circa due ore, fino al raddoppio del volume (si consiglia di riporre nel forno spento con luce accesa). Ungersi bene le mani e dividere l’impasto negli stampi dopo averli spennellati generosamente con olio o ricoprirli con carta da forno oliata in precedenza. Stendere l’impasto con i polpastrelli, procedendo dal centro verso l’esterno. Coprire con un canovaccio umido, avendo cura che non tocchi l’impasto, e lasciare lievitare per altre due ore.

Ricetta per 4 stampi rotondi piccoli o 2 grandi

Trascorso questo tempo, procedere alla farcitura: con la punta delle dita schiacciare delicatamente due o tre volte l’impasto, in modo da creare dei piccoli avvallamenti, cospargendolo poi con un po’ di sale e un’emulsione di acqua e olio (due cucchiai di olio e due di acqua). Aggiungere i pomodorini tagliati a metà, con la parte sferica rivolta verso l’alto, facendoli affondare leggermente nell’impasto e, infine, spolverare di origano. Infornare in forno già caldo a 220 °C in modalità statica per 18-20 minuti.

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foto di Blessed Brands Creative Studio

ricetta a cura di Disanapianta


Impastiamo Disanapianta Impastiamo Disanapianta 29


Lunario

La luna, passando davanti alle costellazioni zodiacali, trasmette alla terra forze che si manifestano nel comportamento degli organismi viventi. In agricoltura biodinamica, le stesse favoriscono i tempi di semina, lavorazione e raccolta. Agiscono in modo analogo sul corpo umano, in particolare sulla crescita di capelli e unghie. Ogni nove giorni circa la luna, nel medesimo trigono di forze, favorisce o “ostacola” alcune parti della pianta o del corpo.

a cura dell’Associazione Culturale La Biolca

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In cucina

Cura di sè

lo yogurt

massaggi / relax

le conserve

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attività fisica

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Tra arte e sostenibilità Dal 25 aprile all’8 maggio Ozzano dell’Emilia si è trasformato in un teatro a cielo aperto per accogliere ARTinCIRCO, festival di circo contemporaneo, giunto quest’anno alla sua quinta edizione.

alla Scuola di Circo. ARTinCIRCO non è “solo” un festival, ma un’autentica esperienza di comunità; una festa delle arti, che avvicina il pubblico allo spettacolo dal vivo e alla poeticità dell’azione teatrale, musicale e circense, diventando un momento di incontro e condivisione.

L’edizione 2022 Dopo i difficili anni di restrizioni legate alla pandemia, l’appuntamento con ARTinCIRCO si è rinnovato quest’anno, per la sua quinta edizione, con il ritorno dello chapiteau che ha ospitato i ragazzi della Scuola di Circo di Ozzano con lo spettacolo Il Viaggio, Teatro Necessario con Clown in Libertà, insieme a Valentina Franchino e la sua performance sospesa Sulla Luna, la compagnia I Quattro Elementi con Mr. Ping Pong, il duo Lannutti-Corbo con All’incirco Varietà, Cie Circocentrique con Respire e Gambeinspalla Teatro con Il Sogno. Il festival coinvolge anche i territori limitrofi di Castel San Pietro Terme e Minerbio, dove ha proposto spettacoli a cura di Teatro Necessario, Circo Bipolar, Lucie Vendlova, Matteo Galbusera, Il Drago Bianco e Circo Improvviso. La Stranparata, ha risvegliato le vie dei

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32 Attualità

Ascolta il loro racconto anche su Laboratorio 2050, il podcast di NaturaSì, disponibile su Spotify, Apple Podcast e Google Podcasts

messaggio promozionale

Immerso nel Parco naturale dei Gessi e dei Calanchi della Abbadessa, nella zona collinare di Ozzano dell’Emilia, il BioAgriturismo Dulcamara è il luogo dove – nel 2016 – è nata la rassegna di circo-teatro Dulcamara Circus, primo assaggio e banco di prova di quanto si sarebbe concretizzato in futuro. Nacque così, due anni più tardi, nel 2018, ARTinCIRCO FESTIVAL, una festa delle arti ecosostenibile, che coinvolge anche le scuole. Un parco nel centro della cittadina che ospita tre settimane di spettacoli, sotto tendone e all’aperto, concerti, parate, incursioni artistiche, laboratori, workshop, residenze artistiche, incontri con gli artisti, installazioni ludico-sonore. I ragazzi della scuola di Circo seguono la rassegna e il Festival e, viceversa, chi vede gli spettacoli si avvicina


usare i mezzi pubblici, disponibili in zona fino a tarda sera per rientrare in città, oppure a utilizzare la bicicletta per chi viene da più vicino. In questo modo, ARTinCIRCO intende sensibilizzare su questi temi contribuendo così a creare una cittadinanza più responsabile.

Il legame con il territorio All’interno della programmazione del Festival, eventi anche in collina per rafforzare il legame con l’ambiente naturale, valorizzando ciò che di bello il territorio ha da offrire. Quest’anno, in partenariato con l’Ente di Gestione per i Parchi e la Biodiversità dell’Emilia Orientale e in collaborazione con la rete CalanchiAmo, è stata proposta una versione in anteprima dello spettacolo il Bosco Sonoro, a cura della Compagnia Nando e Maila. Un percorso di circo e musica dal vivo che si snoda nella parte più selvaggia del parco naturale, che vuole sensibilizzare il pubblico all’ascolto e all’importanza di proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre.

messaggio promozionale

L’impegno per la sostenibilità Fin dalla sua nascita l’associazione ARTinCIRCO promuove infatti stili di vita semplici e virtuosi, che valorizzino il rapporto con il territorio. Per questo, ha scelto di sostenere e di offrire al pubblico un servizio di ristorazione biologico, che utilizza le materie prime presenti sulle nostre campagne, esaltandone la ricchezza e la varietà. Le stoviglie fornite sono biodegradabili e compostabili, le decorazioni fatte a mano e con materiali riciclati e l’illuminazione è a LED per consentire un grande risparmio energetico. Il materiale pubblicitario cartaceo è stampato su carta riciclata e con colori naturali. ARTinCIRCO non vende bottiglie di plastica, ma mette a disposizione una “Sorgente urbana” ovvero un erogatore di acqua, al quale il pubblico può accedere gratuitamente per riempire la propria borraccia. Si cerca inoltre di limitare anche le emissioni create dalla mobilità del pubblico, invitando a

ARTinCIRCO ARTinCIRCO torna anche il 12 e 26 luglio e il 9 e 23 agosto con 4 appuntamenti serali a Minerbio (BO). Per info artincirco.it

Attualità 33

Attualità

centri storici insieme alla Scuola di Circo e la Banda Musicale di Ozzano, la Batukada Marakatimba e la Scuola di Teatro di Bologna A. Galante Garrone con giocolieri, clown e l’Orchestre Dramatique. Oltre agli spettacoli di circo sono tornati a pieno regime attività quali concerti, laboratori ludici di giocoleria e giocattoleria, con Officina Clandestina, racconti animati, spettacoli di danza con il fuoco e incontri con gli artisti disponibili anche in podcast sul sito di Cosmic Fringe Radio, la radio di Artistinpiazza, media-partner del festival. Il lavoro di Nando e Maila, a cui è affidata la direzione artistica del Festival, ha radunato quest’anno nuovi progetti per promuovere la cultura del circo. Tra questi, Nuovo Cinema Circo a cura di Raffaele De Ritis, ideato nell’ambito del progetto Quinta Parete di Giocolieri e Dintorni, un viaggio nella storia del circo attraverso la lente del cinematografo ai suoi albori. Inoltre il festival ha ospitato la prima riunione in Emilia-Romagna di Circosfera, la rete delle scuole di circo ludico-educativo per gettare le basi di un futuro sviluppo regionale. Per l’edizione 2023 è già confermato il ritorno ad ARTinCIRCO della Compagnia Baccalà con OH OH!


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*Le foto hanno carattere puramente illustrativo. Le offerte sono valide fino ad esaurimento scorte. I prezzi e le foto possono subire variazioni a causa di errori tipografici.

, la Natura ha i suoi vantaggi. scopri tanti prodotti con sconti fino al 20%*

La Città del Sole

Barnhouse

Dal 29 giugno al 26 luglio

Cascina Bianca

Dal 27 luglio al 30 agosto

Crostatelle di frumento ai mirtilli

Yogurt intero naturale e magro

Friabili crostatine preparate con una ricetta vegana e farcite con una irresistibile confettura ai mirtilli. Ideali da portare con sé per una dolce pausa, grazie alla monoporzione.

Preparato con il latte dell’allevamento aziendale è il frutto di una lenta fermentazione, che gli permette di raggiungere quel suo inconfondibile equilibrio di aroma e acidità.

Dal 29 giugno al 26 luglio

Voelkel

Dal 27 luglio al 30 agosto

Krunchy Sun avena

Succo di ananas

Una croccante granola preparata con fiocchi integrali di avena, riso e farro soffiato, con olio di girasole. Ideale a colazione, con latte, yogurt oppure bevande e dessert vegetali.

Con succo di ananas mature, ha un sapore inconfondibile. Perfetto per una pausa rinfrescante, è ottimo anche per drink analcolici e per dessert dal tocco esotico.

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Biolab

Dal 29 giugno al 26 luglio

Tempeh marinato

Veg Roast beef, Bresaola, Cotto: tre proposte vegetali dal gusto pieno ed equilibrato, e dalla piacevole consistenza. Perfette per veloci piatti freddi e squisiti panini.

Marinato in salsa tamari e olio di semi di girasole, e insaporito con rosmarino, timo, origano e salvia, è già a fette, pronto da scaldare per qualche minuto in padella.

Dal 27 luglio al 30 agosto

Yogi Tea

Dal 29 giugno al 26 luglio

Fantariso al naturale

Ready to drink

Una fantasia di natura per questo mix di carote, peperoni, piselli, sedano, olive, cavolfiore, zucchine, fagiolini, capperi e mais, ideale per fresche insalate di cereali.

Rinfrescanti bevande preparate con un vero infuso di erbe e spezie, non gasate e dolcificate con succo d’agave. Provale nelle varianti: Hibiscus Mint e Spearmint Lemon.

Karma

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Dal 29 giugno al 26 luglio

Affettati vegetali

Cereal Terra

Isola Bio

Cambiasol

Dal 27 luglio al 30 agosto

Kourellas

Dal 29 giugno al 26 luglio

Ginger Beer

Feta Greca DOP

L’alternativa analcolica perfetta per i tuoi aperitivi: equosolidale, dolcificata solo con zucchero di canna, conserva un intenso sapore di zenzero, fermentato naturalmente.

Con caglio animale e maturata in barili di legno, ha un aroma ricco, leggermente acido e piccante, con un gusto intenso e una consistenza compatta.

Dal 29 giugno al 26 luglio

Cansiglio

Dal 29 giugno al 26 luglio

Cocco zero zuccheri

Mozzarella

Dalla Casa di Isola Bio, una delizia naturale dal gusto fresco ed esotico del cocco. Senza zuccheri, per vivere la giornata con i giusti nutrienti!

Un classico formaggio a pasta filata, preparato con il latte proveniente dagli allevamenti dell’altipiano Tambre-Spert-Cansiglio, che conserva il sapore del latte appena munto.


Le foto hanno carattere puramente illustrativo. Le offerte sono valide fino ad esaurimento scorte. I prezzi e le foto possono subire variazioni a causa di errori tipografici.

Cereal Terra

Perlage

Andechser Natur

Dal 29 giugno al 26 luglio

Liberovo

Insalate di cereali

Uova

Due piatti pronti che non hanno bisogno del frigorifero: la fantasia estiva con riso venere, piselli, mais e carote, e l’insalata di cereali al curry, con farro e segale, dal tocco esotico.

Solo uova da galline allevate in libertà, rispettando i loro ritmi, e nutrite con granaglie provenienti dalle aziende agricole biologiche che circondano l’allevamento.

Dal 29 giugno al 26 luglio

Berchtesgadener Land

Dal 27 luglio al 30 agosto

Prosecco Doc Treviso “Sgajo”

Latte delattosato più a lungo

In dialetto veneto locale “sgàjo” significa scaltro, esuberante: il nome perfetto per questo Prosecco, dalla spiccata freschezza, con fragranti aromi di fiori bianchi e mela verde.

Intero e parzialmente scremato, è pastorizzato e si conserva più a lungo. Facile da versare e da richiudere, grazie al pratico tappo a vite.

Dal 27 luglio al 30 agosto

Karma

Un’antica bevanda di origine orientale, naturalmente frizzante, ottenuta dalla fermentazione delle foglie di tè. Nelle varianti: tè verde, tè verde al melograno, allo zenzero e al lampone.

Un morbido formaggio spalmabile delizioso con verdure e una fetta di pane integrale, ottimo alleato per piatti estivi dal gusto fresco e leggero.

Dal 29 giugno al 26 luglio

Mais dolce al naturale Conservato in vetro, solo con acqua e sale, questo mais è perfetto da aggiungere a insalate di cereali, pasta o verdure, per dare un tocco di gusto e colore ai vostri piatti.

Dal 27 luglio al 30 agosto

Kombucha

Formaggio fresco spalmabile

Machandel

Dal 29 giugno al 26 luglio

Le Bio Delizie

Dal 27 luglio al 30 agosto

Prosciutto crudo riserva È buono come affettato al momento questo prosciutto crudo in rotolino, una confezione richiudibile con il 60% di plastica in meno rispetto alle vaschette tradizionali.

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NaturaSì

Dal 29 giugno al 26 luglio

Iasa

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Dal 29 giugno al 26 luglio

Sorbetto al limone

Cous cous semintegrale

Dal gusto fresco e autentico di limone, preparato secondo una ricetta in collaborazione con lo Chef Pietro Leemann. In coppette 100% compostabili amiche dell’ambiente.

Antico e moderno al tempo stesso, il cous cous è il piatto cosmopolita per eccellenza: preparato con grano duro semintegrale, è pronto in soli 5 minuti.

Bio Organica Nuova

NaturaSì

Biovita

Dal 29 giugno al 26 luglio

Birra Val di Non

Dal 29 giugno al 26 luglio

Mix olive aperitivo

Biava Blanche e Roen Pale Ale

Un mix di olive verdi e olive nere esclusivamente italiane, coltivate in Puglia con il metodo biodinamico e conservate in olio con erbe aromatiche.

Due birre artigianali non filtrate, nate tra gli splendidi paesaggi trentini: la Pale Ale, con note di luppolo e lievito; la Biava Blanche, con tarassaco, sambuco e coriandolo.

Dal 29 giugno al 26 luglio

Dal 27 luglio al 30 agosto

Biolab

Mela e zenzero

Tofu al basilico e alle olive

Solo succo di mela e zenzero in polvere per questa bevanda dissetante e speziata, preparata con mele italiane coltivate dagli agricoltori del nostro ecosistema.

Al basilico, dal gusto fresco e aromatizzato tipico della cucina mediterranea, oppure alle olive, con olive a pezzetti, è ideale a cubetti nell’insalata oppure saltato in padella.

Dal 29 giugno al 26 luglio

Cereal Terra

Dal 29 giugno al 26 luglio

Filetti Di Tonno al naturale

Pesto ligure

Gustosi filetti di tonno, pescato tra l’Oceano Indiano e il Pacifico, cotto al vapore e conservato al naturale, in vetro. Perfetto per insalate di pasta, cereali o verdure.

Un gustoso pesto già pronto, preparato con basilico, anacardi, pinoli, pecorino, parmigiano reggiano e aglio, con un filo d’olio e un pizzico di sale.


Le foto hanno carattere puramente illustrativo. Le offerte sono valide fino ad esaurimento scorte. I prezzi e le foto possono subire variazioni a causa di errori tipografici.

Le Biodelizie

Dal 29 giugno al 26 luglio

Fattoria della Mandorla

Bresaola in rotolino

Mandorella

Buona come affettata al momento, è proposta nel pratico formato in rotolino, facilmente richiudibile, salvaspazio e più sostenibile rispetto alla tradizionale vaschetta.

Dalla consistenza morbida e spalmabile, è preparata con latte di mandorla. Dal gusto leggero e delicato, è un ingrediente versatile per la tua cucina veg.

Kourellas

Dal 27 luglio al 30 agosto

Fattoria di Vaira – Le Terre Di Ecor

Dal 29 giugno al 26 luglio

Tzatziki greco

Caciocavallo

La tipica salsa greca preparata secondo la ricetta tradizionale con autentico yogurt greco e cetrioli baby, ricchi di gusto e sapore. Perfetta non solo con pita e falafel.

Un classico formaggio a pasta filata, tipico del sud Italia, preparato con il latte biodinamico dell’allevamento aziendale e stagionato per circa 60 giorni.

Fattoria di Vaira – Le Terre Di Ecor

Dal 29 giugno al 26 luglio

NaturaSì

Passata di pomodoro al basilico

Dal 29 giugno al 26 luglio

Dal 29 giugno al 26 luglio

Sughi

Classico, con pomodoro e basilico, oppure ortolano, con carote, cipolle melanzane e peperoni, sono entrambi preparati utilizzando il pomodoro italiano del nostro ecosistema.

Lavorata e confezionata esclusivamente con pomodoro e basilico Demeter, provenienti dalle coltivazioni della Fattoria Di Vaira, lavorati entro 24 ore dalla raccolta.

Isola Bio

Dal 29 giugno al 26 luglio

Baule Volante

Dal 29 giugno al 26 luglio

Bevanda Gusto Giusto

Friselle integrali di grano duro

Un sapiente e calibrato mix di ingredienti vegetali per questa bevanda dalla texture vellutata e dal gusto neutro, ideale per la schiuma del cappuccino ma anche in cucina.

Preparate con pasta madre, sono una specialità regionale che arriva direttamente dalla Puglia, perfette con olio, basilico e pomodoro fresco.

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Sojade

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Dal 29 giugno al 26 luglio

Rapunzel

Dal 27 luglio al 30 agosto

Plum cake allo yogurt

Barretta al cocco

Un soffice impasto, preparato con yogurt e uova fresche; una ricetta semplice, ideale per iniziare la giornata con gusto e morbidezza.

Il gusto autentico del cocco racchiuso in una barretta preparata con ben il 51% di cocco: ideale come delizioso spuntino, per conferire alle nostre pause un tocco più… esotico.

Dal 29 giugno al 26 luglio

NaturaSì

Dal 29 giugno al 26 luglio

Dessert di soia Greek style

Succo di arancia bionda 100%

Un dessert 100% vegetale a base di soia, senza zuccheri aggiunti e ricco di proteine, dalla texture vellutata con eleganti note di nocciola.

Contiene solo gli zuccheri della frutta questo succo di arancia bionda preparato con arance italiane e proposto nella pratica confezione richiudibile con tappo compostabile.

Le foto hanno carattere puramente illustrativo. Le offerte sono valide fino ad esaurimento scorte. I prezzi e le foto possono subire variazioni a causa di errori tipografici.

Le Piumette


Gli

con Blessed Brands Creative Studio

in cucina

Porridge di avena con frutta secca e fresca

1,10 euro*

Ingredienti per 4 persone 300 g di frutta fresca di stagione, 200 g di bevanda all’avena Isola Bio, 150 g di fiocchi di avena NaturaSì, 60 g di frutta secca NaturaSì, 1 cucchiaio di sciroppo d’acero, menta fresca q.b. In un pentolino dai bordi alti unite l’avena, la bevanda vegetale e mescolate. Mettete sul fuoco e fate cuocere a fiamma bassa per 5-6 minuti, continuando a mescolare per evitare che si attacchi. Aggiungete anche il dolcificante e lasciate intiepidire: dovrete ottenere un composto morbido e cremoso. A questo punto, servite il porridge all’interno di ciotoline e guarnitelo con la frutta secca grossolanamente tritata, qualche foglia di menta e la frutta fresca, precedentemente pulita e tagliata. Potete preparare il porridge anche senza cottura: la sera prima, lasciate in ammollo i fiocchi con la bevanda vegetale; la mattina dopo unite gli altri ingredienti come indicato sopra.

Fusilli integrali con ceci e pesto

1,40 euro*

Ingredienti per 4 persone: 350 g di ceci NaturaSì già cotti, 320 g di fusilli integrali NaturaSì, 80 g circa di pesto con basilico NaturaSì, 1/2 cucchiaino di paprica in polvere, menta fresca q.b., olio extravergine d’oliva q.b., sale e pepe q.b. Per prima cosa, cuocete la pasta in abbondante acqua salata per il tempo indicato sulla confezione. Scolatela al dente, conditela con un filo di olio e lasciatela raffreddare. Nel frattempo, condite i ceci con olio, sale, un pizzico di pepe e paprica. Saltateli in una padella ben calda per 8-10 minuti circa, fino a che non saranno dorati e croccanti. A questo punto, unite alla pasta il pesto e i ceci, guarnite con qualche foglia di menta e servite.

Millefoglie di melanzane con mozzarella e pomodoro

2 euro*

messaggio promozionale

Ingredienti per 6 persone: 500 g di mozzarella Cansiglio, 100 g di passata di pomodoro NaturaSì , 2 melanzane, basilico fresco q.b., olio extravergine d’oliva q.b., sale q.b. Per prima cosa, pulite le melanzane, privatele del picciolo e tagliatele a rondelle di circa 1 cm di spessore. Cuocetele su una griglia ben calda per 5-6 minuti per lato, fino a che non si saranno ammorbidite. Nel frattempo, passate in padella con un filo di olio il sugo di pomodoro, conditelo con un pizzico di sale, qualche foglia di basilico e cuocetelo per 10 minuti circa, in modo tale che si rapprenda leggermente. Tagliate la mozzarella a fettine sottili e componete le millefoglie, alternando rondelle di melanzane, formaggio e passata. Conditele con dell’olio, disponetele su una teglia e ripassatele in forno statico a 200 °C per 5 minuti. Guarnite con qualche altra foglia di basilico e servite calda. * A persona. I costi delle ricette sono indicativi a causa delle possibili variazioni di prezzo degli ingredienti a seconda della stagionalità, della piazza e della disponibilità.

Essenziali in cucina 41


Fish4Ever, il tonno di cui ti puoi fidare

www.fish4everitalia.com

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Grazie a cittadini e associazioni del territorio, un progetto per salvaguardare un angolo di paradiso: Fabio Dartora e Serena Giuliari ci raccontano il Progetto Fondo Alto Borago.

Trentotto ettari all’interno del sito Rete Natura 2000 “Vajo Galina e Progno Borago”, alle porte di Verona. È il Fondo Alto Borago, area caratterizzata da diversi ambienti: un bosco di querce e carpini, intervallato da piccoli lembi di prati aridi nella parte più alta ed esposta al sole, che si interrompono in corrispondenza delle pareti rocciose verticali dirette al fondo dei vaj (così sono definiti nel veronese i canaloni profondi scavati dall’acqua), dove si trovano ambienti umidi di forra.

interventi puntuali di ripristino e valorizzazione di elementi già presenti: la sistemazione dei lavatoi di Montecchio, punto di ritrovo delle donne nei tempi passati; la realizzazione di un percorso accessibile anche alle persone portatrici di disabilità; la sistemazione di una scala metallica che, scendendo da uno scenografico dirupo, consente l’accesso al fondo del vajo Borago e, infine, la realizzazione della cartellonistica con informazioni sull’area protetta e indicazione dei sentieri.

Esperti e cittadini

I partner del progetto

Il progetto prevede lo studio dal punto di vista naturalistico di tutta l’area protetta che ricade nella rete europea, aggiornando i dati relativi agli habitat, alla flora, alla fauna e alla geologia dei luoghi, individuandone lo stato di salute e fornendo indicazioni per la loro salvaguardia. Tutto questo grazie anche al coinvolgimento di esperti nel settore: botanici, faunisti e geologi accanto ad amministrazioni pubbliche come comuni, musei civici e università. Alla ricerca scientifica sul campo si affianca l’attività di Citizen Science, con la partecipazione attiva dei cittadini e delle associazioni nel monitoraggio di flora e fauna. Il progetto prevede anche lo studio degli aspetti umanistici dell’area: ricerche sulla preistoria, sulla storia e sulla letteratura del luogo verranno condotte dall’Università di Verona, attraverso il dipartimento Culture e Civiltà per la parte storica, letteraria e antropologica, nonché il dipartimento di Informatica per la rielaborazione dei dati.

NaturaSì supporta questo progetto che collega le persone a valori ambientali paesaggistici e culturali, nel quale l’agricoltura diventa la chiave per la valorizzazione del territorio e la diversificazione ambientale: una ricchezza per la biodiversità, che è il segreto del benessere di un territorio e delle persone che lo abitano. Oltre a NaturaSì, i partner del progetto sono il Comune di Verona, il Comune di Negrar, la fondazione ARCA, il WWF, Verona birdwatching, il CAI sezione di Verona, Biosphaera e Giros (Gruppo Italiano Ricerca Orchidee Selvatiche).

Ripristino e valorizzazione del territorio L’intera fase di studio sarà accompagnata da uscite sul territorio a opera di guide ambientali e da un programma di attività didattiche rivolte alle scuole dei comuni interessati. Le aziende agricole sono coinvolte nei pacchetti di turismo esperienziale in collaborazione con tour operator di turismo responsabile. Non mancano

Angolo della biodiversità 43

Angolo della biodiversità

Il Fondo Alto Borago


VERDURE BIODINAMICHE Direttamente dalla terra nel barattolo di vetro! Machandel sceglie consapevolmente le materie prime Demeter, poiché la qualità del terreno ne determina il gusto. In una prospettiva più ampia, la gestione responsabile di Demeter salvaguarda la fertilità della terra per le generazioni a venire. Machandel si impegna quindi per una produzione biodinamica completa. Ulteriori informazioni sui nostri prodotti biodinamici sono disponibili su www.machandel.com

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in armonia tra uomo e natura Ancora oggi, dopo più di 85 anni, Voelkel racconta una storia di famiglia, fondata su una profonda armonia tra uomo e natura.

Sono trascorsi più di 85 anni, ma ancora oggi Voelkel prepara i suoi succhi di verdura con la stessa cura e la stessa attenzione per la materia prima. L’azienda lavora solo materie prime biologiche e certificate Demeter appena raccolte, nel rispetto della tradizione, affidandosi alla cooperazione equa e solidale a lungo termine con i coltivatori e privilegiando il prodotto locale. Utilizza inoltre solo varietà vegetali non ibride, sostenendone la diffusione e la salvaguardia. Si tratta di “vecchie” varietà riproducibili: da ogni generazione di piante gli agricoltori possono ottenere nuovi semi di alta qualità, rimanendo così indipendenti dai grandi produttori che detengono il monopolio delle sementi.

studi, promozioni e la campagna “Veleni nei campi? No grazie!” si impegna contro l’uso dei pesticidi – ovvero a favore del loro divieto – e a favore dell’agricoltura biologica su vasta scala. Inoltre, ha dato vita alla Fondazione Voelkel, il cui statuto sottolinea l’impegno dell’azienda sia sul piano sociale che su quello ecologico.

Le origini Ecco perché, ancora oggi, possiamo ritrovare in ogni bottiglia – rigorosamente in vetro – la visione di Margret e Karl Voelkel, che più di 85 anni fa si spostavano attraverso i villaggi lungo l’Elba con il loro Mostmax, una centrifuga mobile con cui trasformavano la frutta in deliziosi succhi. Da allora l’azienda di famiglia, con sede a Elbe, in Bassa Sassonia, porta avanti la sua attività con la stessa motivazione di allora, convinta sostenitrice dei cicli naturali dell’agricoltura biodinamica. Giunta ormai alla quarta generazione, con Stefan Voelkel e i suoi 4 figli, Voelkel offre inoltre consulenza sul passaggio dalla coltivazione biologica alla coltivazione biodinamica e avvia progetti propri in tutto il mondo.

messaggio promozionale

L’impegno sociale ed ecologico Alla base di questo tipo di agricoltura troviamo il concetto di ciclo e di organismo: le interrelazioni naturali vengono sfruttate e gestite in armonia con la natura, favorendo così la biodiversità. Questa forma di agricoltura protegge l’ambiente e le risorse, preservandoli per le generazioni di oggi e quelle di domani. Voelkel è membro fondatore della Bündnis für eine enkeltau-gliche Landwirtschaft (Agricoltura per le generazioni future), che con

Azienda dal mese 45

Azienda del mese

Succhi di verdura,


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Le stagioni nell’orto

Il pomodoro di Paolo Pistis

Principe dell’estate, il pomodoro è ricco di sali minerali e vitamine che ci aiutano a far fronte al caldo estivo. Per la sua coltivazione, esige il pieno sole: in zone troppo ombreggiate fa fatica a maturare e sviluppa troppa solanina, sostanza che potrebbe creare problemi nelle persone a questa sensibili. Si adatta a diversi tipi di suolo, da quelli sabbiosi a quelli argillosi, ma teme i ristagni idrici e per questo il suolo deve essere ben drenato; può essere coltivato sia in vaso che sul terrazzo.

Coltivazione e cura Se optiamo per l’acquisto di piantine biologiche o biodinamiche pronte per il trapianto, questo va effettuato quando le temperature notturne sono superiori ai 15 °C. Possiamo però anche seminare il pomodoro in un piccolo vaso, tra aprile e maggio, possibilmente con luna crescente, usando il 50% di torba e il 50% di sabbia silicea. Copriamo la semente con mezzo centimetro di terriccio e manteniamola umida per una decina di giorni in un posto ventilato, caldo e luminoso (25 °C- 30 °C). La prima innaffiatura andrà eseguita con il preparato biodinamico 500 cornoletame, che aiuterà la radicazione e la germinazione. Quando le piantine avranno un’altezza di circa 7/8 centimetri potranno essere trapiantate in terra o in un vaso più grande, previa concimazione con humus di lombrico. Il pomodoro non desidera essere irrigato eccessivamente, è sufficiente 1-2 volte alla settimana, semmai una buona pacciamatura con paglia lo farà crescere con vigore e salute. È una pianta che nella maggior parte dei casi necessita di tutori di sostegno, come le canne di bambù, fatta eccezione per le varietà da conserva, che vanno lasciate crescere liberamente. Per avere produzioni omogenee il pomodoro necessita di un’operazione che sia chiama “sfeminellatura” ovvero vanno tolti i germogli che nascono all’ascella delle foglie lungo il fusto. Questi germogli si sviluppano quando la nostra pianta è alta già circa 30 centimentri e vanno tolti quando hanno raggiunto la lunghezza di 7 centimetri circa. Questo consente un maggiore sviluppo della pianta ed una maturazione precoce dei primi frutti. Il pomodoro necessita di alcune cure indispensabili per mantenere le piante sane e produttive anche fino a settembre-ottobre. Una volta al mese, subito dopo il trapianto, possiamo irrigarlo mettendo nell’acqua di

irrigazione dell’olio di neem che consentirà alla pianta di difendersi dagli insetti indesiderati. Per quanto riguarda invece le patologie come la peronospora ed il mal bianco, funghi microscopici che danneggiano foglie e frutti, possiamo utilizzare in modo preventivo ogni 10 giorni yogurt biologico intero (200 ml in 10 l d’acqua non clorata) o i Microrganismi effettivi – 200 ml in 10 l d’acqua non clorata – irrorati sulla foglia, sul fusto e al suolo. Per aumentarne il valore nutrizionale, il sapore e profumo possiamo usare il preparato biodinamico 501 cornosilice, da nebulizzare sopra la pianta una volta ogni 20 giorni dal momento del trapianto, al mattino presto, previa sua attivazione in acqua tiepida (dinamizzazione).

Raccolta e conservazione Il pomodoro ha una maturazione a scalare, ma consigliamo di raccoglierlo quando ha raggiunto la piena maturazione. Coltivare il pomodoro in questo modo ci consentirà di avere frutti sani e genuini a casa nostra.

Le stagioni nell’orto 47


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Bio consigli di lettura Nutrire il corpo, ma anche l’anima: ogni bimestre una selezione di due titoli, che raccontano e approfondiscono i valori del nostro ecosistema. Chiedili al tuo negoziante e acquistali nel tuo negozio NaturaSì di fiducia.

CON LA TERRA SOTTO I PIEDI. CAMMINARE SCALZI NELLA NATURA PER FARE BENE ALL’ANIMA di Andrea Bianchi Mondadori Perché e come una camminata a piedi nudi negli spazi di un antico giardino, sulla neve e sulle rocce dolomitiche d’alta quota o lungo le alture riarse di un’isola della Grecia può farci tornare bambini, nuovamente in contatto con le energie primordiali di una Madre Terra a cui la nostra vita è intimamente connessa? Andrea Bianchi ci aiuta a rispondere a questa domanda attraverso un viaggio nella Natura, ma anche verso le radici profonde della nostra anima. Un cammino lungo il quale si sviluppano l’attenzione mentale e l’equilibrio del corpo, il radicamento con la Terra e la capacità di volare lontano, “al di là dei confini del mondo”, come i trenta uccelli di cui narra la poesia mistica persiana. Incontreremo così i temi più attuali dell’ecologia e gli insegnamenti spirituali della Filosofia perenne; assisteremo poi al colloquio con il centenario Spiro Dalla Porta Xydias, lo scrittore e alpinista cantore del “sentimento della vetta”. Giungeremo infine, a piedi nudi, nelle Terre Alte, al limitare del punto di ascolto perfetto, da cui si possono udire le vibrazioni più sottili di quell’armonia universale che ci fa sentire vivi.

MEDICINA ANTROPOSOFICA FAMILIARE. RICONOSCERE E CURARE LE MALATTIE PIÙ COMUNI

messaggio promozionale-letterario

di Sergio Maria Francardo Edilibri Quali sono i principi su cui si basa la medicina antroposofica? Qual è la sua visione della malattia e la sua impostazione terapeutica? La diagnostica propria della metodologia convenzionale viene integrata con “l’antropologia medica antroposofica”: ne risulta un ampliamento della strategia terapeutica, che cerca di collocare malattia e guarigione in un contesto biografico individuale e sociale. Caratterizzato da un approccio pratico, perché nato dall’esigenza di rispondere a molte delle domande che il paziente vorrebbe porre al medico durante la visita, ma che il terapeuta, in quella sede, non può affrontare in modo esauriente, il libro dà risposte concrete a tali quesiti, illustrando rimedi e procedure usati nella cura dei disturbi più comuni, aiutando il paziente a “migliorare” la sua salute. Questa nuova edizione, aggiornata nella nomenclatura e disponibilità dei medicinali antroposofici in Italia, è stata ampliata con un nuovo capitolo dedicato alla grande esperienza della medicina antroposofica nella cura oncologica integrata e con una riflessione approfondita sulla recente pandemia da coronavirus.

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Il melone È uno dei frutti estivi più celebri con il colore arancio brillante della sua polpa e il suo gusto dolce e delizioso. Come scoprire se è maturo al punto giusto? Bussando sulla buccia: se il suono rimbomba è probabile che sia ancora acerbo…. Attenzione anche al peso, considerevole in relazione alle dimensioni; al colore, non troppo verde; al profumo, dolce e non pungente.

Il cocomero Per gli antichi Egizi pare fosse un frutto magico, tanto da seppellirlo nelle tombe dei faraoni affinché lo assaporassero nell’aldilà. Se per per il suo approdo in Italia dobbiamo aspettare il 1100 d. C., sembra che i nobili lo conoscessero già da prima e che lo offrissero agli ospiti come ristoro. Del resto ancora oggi è un frutto che contribuisce alla nostra idratazione nelle giornate più calde.

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Il cetriolo La sua famiglia è la stessa del melone e dell’anguria, con cui condivide anche la stagionalità: grazie al suo gusto fresco, è tra gli ortaggi più apprezzati dell’estate, protagonista di smoothie, acque aromatizzate, insalate e salse come lo tzatziki, tipico della cucina greca. Non si può non citare il suo utilizzo cosmetico, per la bellezza della pelle del viso.

Stagione dopo stagione scegli l’ortofrutta dei cosìpernatura: un progetto di NaturaSì che esalta la diversità stessa insita nella Natura e che offre la possibilità di acquistare prodotti agricoli “con le stesse caratteristiche nutrizionali degli altri: solo un po’ più piccoli, o un po’ più grandi, o con qualche imperfezione esteriore che non ne limita le qualità organolettiche”.

Il peperone Conosciuto nell’America Meridionale sin dal tempo degli Aztechi, e noto nell’antichità come “pepe del Brasile”, è tra i prodotti di importazione giunti in Europa dopo la scoperta del Nuovo Mondo. Prima di approdare nelle cucine del Vecchio Continente, però, è stato apprezzato soprattutto come pianta ornamentale, grazie alle sue bacche dai colori brillanti e lucenti.

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