Settembre - Ottobre 2022 05 l’uomoNutrire larigenerareperterra 43414
2 aziende agricole e mercati super Tutto quello che serve per un buon giorno per tutta la famiglia La colazione è il primo momento in cui ritrovarsi, pronti ad iniziare un nuovo giorno. Scopri tutti i prodotti pensati per te! a casa tua
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Ottobre: l’aria si fa più fresca e le giornate più corte. L’autunno è ormai arrivato. Intorno a noi, il paesaggio cambia mentre ci apprestiamo al raccoglimento che ci accompagnerà per tutto l’inverno. La bella stagione, con la sua irruenza, lascia il posto a un tempo fatto di cura e di riflessione, in cui ricercare un equilibrio fatto di interiorità. Il cibo rappresenta, in tal senso, un elemento essenziale: è questo il momento in cui si riscopre il piacere del fare in casa, ci si dedica a impasti che richiedono lunghe lievitazioni, osservando con pazienza la pasta che cresce sotto il canovaccio; zuppe e vellutate sono di conforto al corpo, all’arrivo dei primi freddi, ma anche all’anima; sperimentiamo una condivisione fatta anche di ricette preparate insieme che riconnettono con il gesto della cura. Il cibo è relazione, una relazione autentica tra noi e il mondo che ci circonda, con la consapevolezza che siamo (anche) quello che mangiamo. Cucinarlo è un atto d’amore, verso gli altri ma anche verso noi stessi e verso la Terra. E prima ancora lo è scegliere con cura le materie prime da utilizzare per i nostri piatti per fare sì che – oltre a essere nutrimento per l’uomo – non impoverisca la Terra, ma anzi contribuisca a rigenerarla. Se di una rigenerazione abbiamo davvero bisogno – e le circostanze attuali ci dimostrano quanto sia necessaria – questa non può prescindere proprio dal cibo, tra i motori più potenti che guidano le nostre azioni. Scegliere un cibo di qualità è tra i gesti più rivoluzionari che possiamo compiere ogni giorno. Ciò significa risalire fino all’origine stessa del nutrimento, a partire dal seme fino alla coltivazione di ogni singola pianta con metodi che salvaguardino la biodiversità, incrementino la fertilità del suolo, rispettino le risorse naturali, guardando al futuro. Ciò significa sostenere chi condivide con noi questi stessi valori, agricoltori che hanno messo al primo posto la tutela dell’ambiente, il rispetto del territorio e delle sue caratteristiche, e che con caparbietà affrontano il cambiamento climatico ereditando la saggezza del passato per far fronte alle sfide del futuro. E ancora, significa valorizzare ciascun ingrediente che arriva fino a noi, nella nostra cucina, preparandolo in modo da esaltarne le caratteristiche e riducendo il più possibile gli sprechi. Mangiare bene, dunque, per fare meglio, per sentirci meglio, per mettere in moto pensieri che ci portano a guardare il mondo da un’altra prospettiva, animati da una profonda vocazione al cambiamento di cui scegliamo di essere ogni giorno parte attiva.
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Mangiare bene per cambiare il mondo
La n.diregistrataPubblicazioneconStampatodiEcoComunicazione,GraficaBenedettaDirettoreP.IVAS.viaEcorNaturaSìEditore:per–consulenza,pergiornalista,AlessandrodifondatoreMassimopresidenteBarbaraarchitettoFilippofondatoreGaetanotecnicoFabioperJasminfondatriciSilviaFrancesca,espertoPaolo(eperBlessedresponsabilegiornalistaBenedettawww.ecocomunicazione.itdiSerenaahannoLorenzaSophieSilviaredazione:ValentiniMeneghelliGelmetticollaboratoquestonumero:FedericiEcoComunicazioneFrarepubblicistaedirettricedellarivistaBrandsCreativeStudiolarubricaOggiincucinanonsolo)PistisdiagricolturabiodinamicaLorella,Bragliadiwww.disanapianta.netPeschkelarubricaCosacinutreDartorafaunistaLofranodiArtePollinoDottorespertoinbioediliziaNappinidiSlowFoodFioraniepresidentePrometeoUrbinoIsidoroRescrittoreedocente;Hublabsioccupadieventiecomunicazionetraiprogettiseguiti,ilpodcastNaturaSì“Laboratorio2050”SpASocietàBenefitPalù,23z.a.Zoppè,31020VendemianoTVItaliaeC.F.02010550263responsabile:Frareeimpaginazione:progetticomunicazioneecologicadaMediaprintinchiostriabasevegetalebimestralepressoilTribunaleVeronaindata30/12/20031575
Settembre: la vita riprende il suo passo abituale, ancora con il vivo ricordo dell’estate.
Editoriale Editoriale
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20Oggi in cucina Dhal speziato di lenticchie rosse
18In evidenza Dal grano un nuovo Inizio
Sommario
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3Editoriale
Arte e Cultura: il cibo dell’anima Attualità32 Prometeo e la filiera del farro Sì,35 la Natura ha i suoi vantaggi Gli39 essenziali in cucina 42Approfondimento Costruire case, edificare la socialità 45L’angolo della biodiversità La salvaguardia del barbagianni 46Azienda del mese – Isola Bio In cucina con Isola Bio 47Azienda del mese – Yogi tea Pillole di saggezza in tazza 49Le stagioni nell’orto 50Così per natura
Il denaro di oggi, il pane di domani
10Merenda di stagione Tortini di zucca e mele
Turismo22 sostenibile 25Bio consigli di lettura
Mangiare bene per cambiare il mondo
26Impastiamo Disanapianta Torta morbida con fichi Arte28Lunario30eCultura
6In evidenza È tutta farina del nostro sacco 9Cosa ci nutre Nel seme l’inizio e la fine
16Approfondimento
12Approfondimento
Una rigenerazione che parte dal cibo 14Zuppe di stagione Vellutata di sedano rapa
Le nostre nonne lo sapevano bene: in casa la farina non può mai mancare. Ma quale scegliere? E come utilizzarla per valorizzarne al meglio le caratteristiche?
• Per frollini e pasta frolla, meglio utilizzare farina di tipo 2 o tipo 1, a seconda della ricetta.
• Per preparare il pane e la pizza con pasta madre, se hai una certa esperienza ti consigliamo di utilizzare una farina integrale o semintegrale; se sei alle prime armi, ti consigliamo invece di partire con la farina tipo 1 o tipo 0. Ricorda che per il pane puoi usare anche la farina di grano duro, o un mix di farine diverse.
È l’ingrediente che più di ogni altro evoca il nutrimento, poiché dal suo semplice incontro con l’acqua nascono pane, pizze, focacce, biscotti e tanti altri prodotti da forno, dolci e salati. Parliamo della farina, negli ultimi tempi protagonista di un autentico boom legato all’autoproduzione, ma da sempre tra le materie prime che non possono mancare nella dispensa di casa. È facile dire farina: esistono però farine e farine, diverse non solo per il tipo di cereale da cui derivano, ma anche per la tecnica utilizzata per la molitura e per il grado di raffinazione.
La composizione del chicco Per capire la differenza tra le diverse tipologie di farina dobbiamo avere ben chiara la struttura della cariosside: ciò che noi vediamo come un singolo piccolo chicco, infatti, è composto in realtà da diverse parti tra loro ben distinte: • il germe, la sezione più interna del chicco, che contiene le parti da cui si originerà ogni nuova piantina; • la crusca; • l’endosperma, la componente più farinosa. Quale farina scelgo?
• Se ami sperimentare e vuoi cimentarti nella preparazione a casa tua di dolci da forno con lunga levitazione, prova la farina di tipo 1 o la farina di tipo 0. Scopri di più su naturasi.it/ricette
È tutta farina del nostro sacco
6 In evidenza
7In evidenza
Le tipologie di farina Integrale, di tipo 1, di tipo 2 ma anche 0 e addirittura 00: quando ci troviamo di fronte allo scaffale, sono queste le indicazioni che ci devono guidare nell’acquisto della farina di grano tenero. Indicano infatti il grado di raffina zione, che viene calcolato in base alla quantità di farina ottenuta macinando 100 kg di chicchi: più questo indice è alto, ovvero più farina si ottiene, tanto più questa è grezza, di colore più scuro, ma anche più completa dal punto di vista nutrizionale. La farina integrale, infatti, contiene tutte le parti del chicco, soprattutto se è macinata a pietra o a coltelli. Preserva al meglio tutte le proprietà del chicco di grano intero: contiene amidi, è fonte di proteine, di alcuni sali minerali e di fibra. Poiché sulla parte più esterna della cariosside possono È facile dire farina: esistono però farine e farine, diverse non solo per il tipo di cereale da cui derivano, ma anche per la tecnica utilizzata per la molitura e per il grado di raffinazione. trovarsi residui di trattamenti antiparassitari in maggio re concentrazione, che passerebbero integralmente nella farina, è fondamentale che quando si sceglie una farina integrale provenga da grani biodinamici o biologici.
3 Si svolge già una prima digestione soprattutto verso i carboidrati.
8 In evidenza Subito dopo, se volessimo stabilire una gerarchia della raffinazione, si collocano le farine di grano tenero tipo 2 e tipo 1, quelle comunemente conosciute come “semin tegrali”, che provengono da chicchi cui vengono tolti solo gli strati più esterni, in percentuali diverse. Integrale, tipo 2 e tipo 1 sono le farine più complete dal punto di vista nutrizionale. Sussiste tuttavia il pregiudizio che per ottenere impasti morbidi ed elastici serva necessariamente una farina molto raffinata: in realtà, la farina 00 può essere tranquillamente sostituita con farina di tipo 2, di tipo 1, sia per gli impasti dolci che per quelli salati, sia per preparazioni soffici che per altre più fragranti, come per esempio la frolla. La farina integrale invece è ottima per la preparazione dell’alimento quotidiano per antonomasia: il pane. La trasformazione in farina Ma come si arriva alla farina? La storia dell’uomo che trasforma il grano in farina ha inizio sin dalla preistoria quando, per frantumare il chicco, utilizzava direttamente… la masticazione. La masticazione: un’alleata per la nostra digestione Spesso ci dimentichiamo che una componente importante del processo nutritivo è la masticazione. Se viene a mancare una corretta masticazione anche il cibo più sano, più genuino, più vitale può alla fine non esprimere la sua azione salutare. Una corretta masticazione contribuisce a una buona digestione in diversi modi:
1. Esaltando due sensi importanti che sono il gusto e l’olfatto che influenzano i nostri sentimenti e persino i nostri pensieri.
4. Tutte le reazioni biochimiche avvengono in ambiente liquido. Un’appropriata masticazione, con la collaborazione della saliva, crea l’ambiente favorevole per le attività enzimatiche e le reazioni Comebiochimiche.diceun vecchio proverbio: “la prima digestione avviene in bocca”. Le mandibole avevano infatti una forza che, nel tempo, è diminuita: è stato allora che ha imparato a utilizzare le pietre. Nacquero così le macine a pietra, destinate a essere in parte sostituite dal mulino a cilindri con la rivoluzione industriale e l’avvento del vapore e dell’elettricità. Diversi tipi di molitura Al di là degli sviluppi consentiti dall’evoluzione tecnologica, esistono però delle differenze tra i diversi tipi di molitura, anche dal punto di vista qualitativo. Nella macinazione con mulino a pietra il chicco è sottoposto a un solo passaggio, ovvero una schiacciatura tra due dischi di pietra che sfregano l’uno sull’altro. In questo modo, vengono macinate tutte le parti del chicco (crusca e germe) in uno sfarinato che viene in seguito abburattato (ovvero setacciato) a seconda che si voglia ottenere una farina integrale o semintegrale. Con la macinazione a cilindri, il chicco di grano viene invece sottoposto a diversi passaggi di “sfogliatura” per separarne le parti più esterne – endosperma, crusca e fibre – dal germe. A fine macinazione, questi diversi strati vengono riuniti a seconda del grano di farina che si vuole ottenere. Con la macinazione a coltelli/grattugia – la tecnologia molitoria più moderna – il chicco non viene né sfogliato né schiacciato, ma “grattato” in una ruota dentata mentre un flusso di aria fredda evita il surriscaldamento del prodotto. In questo modo si ottiene una farina dalla consistenza molto fine e impalpabile, ma anche completa perché contiene sia il germe che le parti cruscali esterne.
2. Porta un messaggio di pronta attività agli organi digestivi e al complesso e ricco mondo enzimatico e batterico.
l’iniziosemeela fine
Dal seme alla pianta Si formano così radici delicate, che si fanno strada nel terreno, mentre i cotiledoni, prime foglie embrionali, crescono verso l’alto: in tutti i tipi di pianta, hanno una forma arrotondata e sono il primo elemento che vediamo spuntare dalla terra. La pianta continua poi a sviluppar si, accumulando nelle foglie verdi la sostanza vegetale grazie alla fotosintesi: per farlo, ha bisogno della luce e dell’anidride carbonica che si trova nell’aria. Questo processo è il solo nel regno vivente in cui la so stanza vivente è creata da sostanze immateriali, come la luce e l’aria. Mano a mano che avanza, lo stelo cresce e le foglie si allargano fino a che, quando la crescita è termi nata, si formano fiori e frutti. Durante questo processo di maturazione, la pianta sviluppa le caratteristiche fondamentali che la contraddistinguono in termini di forma, colore, profumo e sapore: in autunno lo possia mo notare molto bene, per esempio, osservando i diversi colori della buccia per ciascuna varietà di mela. Dalla pianta al seme Quando la pianta conclude il suo ciclo di crescita per effetto dell’ambiente, del cosmo e, non ultimo, dei raggi del sole, il seme sviluppa le caratteristiche distintive di ciascuna specie vegetale. Un parametro usato per la sua classificazione, ad esempio, è il peso di 1000 semi: 1000 chicchi di grano pesano 50 grammi, 1000 piselli pesano fino a 500 grammi, 1000 semi di assenzio pesano solo 0,06 grammi, più leggeri persino di una piuma. Ogni seme contiene, in potenza, l’intera pianta. Il suo metabolismo si è fermato e ciò lo rende conservabile e persistente: sta solo aspettando di essere seminato di nuovo e germogliare. Ci sono semi che sopravvivono per moltissimo tempo: sono stati ritrovati addirittura chic chi di grano risalenti all’antico Egitto, dai quali il grano è germogliato anche dopo migliaia di anni. Nel susseguir si delle stagioni, l’autunno è il periodo della maturità; l’inverno il momento della conservazione fino alla prima vera, quando la vita ricomincia. I semi: ieri e oggi Fino a pochi decenni fa, i contadini conservavano i semi del raccolto per l’anno successivo. Accadeva così che le stesse piante venissero coltivate più e più volte in uno stesso paesaggio e in uno stesso luogo, sviluppando un intimo rapporto con l’ambiente e dando vita, dopo diversi cicli, a specifiche varietà regionali. Se analizziamo cereali e ortaggi di zone montuose, ci accorgiamo per esempio che – da valle a valle – differiscono tra loro fino al genoma. Oggi, difficilmente le piante destinate a uso alimentare si riproducono a partire dai loro stessi semi: generalmente vengono utilizzati i cosiddetti semi ibridi standardizzati, creati in laboratorio e acquistati da aziende produttrici di semi. Le piante diventano, così, uniformi ovunque e si riduce la varietà di alimenti che abbiamo a disposizione, oltre alla ricchezza della nostra dieta. Anche se la selezione di frutta e verdura cui possia mo attingere sembra vasta – considerando ortaggi e insa late del nostro territorio, ma anche frutti come ananas e mango che arrivano da altre zone – in realtà oggi abbia mo a disposizione molte meno varietà rispetto a quelle che ci permetterebbe di avere la naturale biodiversità del nostro Pianeta.
di Jasmin Peschke Cosa ci nutre Jasmin Peschke Specialista in scienze della nutrizione, da più di 30 anni si occupa di alimentazione in chiave antroposofica. Coordinatrice per la nutrizione nella Sezione di Agricoltura del centro spirituale dell’agricoltura biodinamica presso il centro congressi dell’antroposofia a Dornach, in Svizzera, Peschke tiene conferenze e organizza seminari sull’alimentazione dinamica.
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I semi sopravvivono oltre la crescita e la maturazione di una pianta e rappresentano, nel contempo, il princi pio di ogni nuova vita. Ogni pianta si sviluppa infatti a partire da un seme: dopo la semina, l’acqua e il calore nel terreno ne consentiranno la germinazione.
• Potete arricchire questi tortini con gocce di cioccolato fondente, uvetta oppure altra frutta secca a vostra scelta.
• Perfetti per la merenda, sono ideali da portare con sè come dolce spuntino fuori casa. con Blessed Brands Creative Studio
Ingredienti per 12 tortini 450 g di zucca 180 g di farina tipo 2 170 g di miele millefiori 50 g di noci 4 uova 2 mele 1 bustina di lievito 1/2 cucchiaino di cannella 1 pizzico di noce moscata mandorle a lamelle per guarnire
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Procedimento Per prima cosa pelate e lavate la zucca, riducetela a tocchetti e cuocetela in forno statico preriscaldato a 180 °C per 20 minuti circa, in modo che risulti morbida e ben asciutta. Una volta tiepida, ripassatela nel passaverdure in modo da formare una purea omogenea.
Ora, in una ciotola unite alla zucca le uova, il miele, le noci tritate al coltello, le spezie, la farina e infine il lievito. Mescolate bene tutti gli ingredienti fino a ottenere un composto liscio. Pulite le mele, senza privarle della buccia, grattugiatele finemente e incorporate anche queste al composto. A questo punto, distribuite l’impasto in una teglia per muffin, oliata e infarinata, decorate la superficie dei dolci con lamelle di mandorle. Infornate a 180 °C per 30/40 minuti, fino a che non risulteranno dorati. Lasciate intiepidire e servite.
Tortini di zucca e mele con miele e noci Merenda di stagione
11Merenda di stagione
stagionediMerenda
Una rigenerazione
Veniamo da anni di individualismo, di ripiegamento su se stessi, di isolamento. Ma oggi un approccio fondato sull’antagonismo e sulla prevaricazione non è più accettabile. La nostra Terra Madre è generosa ed è femmina: ed è proprio la voce del femminile che oggi deve essere ascoltata se vogliamo dirigerci verso modelli altri, “rigenerativi”, fondati sull’a scolto, sulla comprensione, sull’accoglienza. È tempo di dare valore all’esperienza condivisa, all’incontro e allo scambio: atto trasformativo e necessario per capire le ragioni dell’altro, per provare com-passione, cioè sentire il dolore altrui, per stare nelle relazioni umane, ma anche con gli animali e col vivente tutto. Abbiamo necessità di rigenerazione: delle relazioni ab biamo detto, ma anche dei suoli, delle pratiche agrono miche, dello stile di vita e relazionale, e soprattutto del pensiero e del linguaggio, forse la più urgente, ma anche la più difficile. Il paradosso del nostro sistema alimentare Recentemente leggevo la dichiarazione di un portavoce di una compagnia di investimenti, una delle più grandi al mondo, la Black Rock, che afferma “… il capitalismo è un acceleratore per la transizione ecologica: chi non si adegua muore”.
VargiuAlessandrodidifoto
Entrambi erano membri di Via Campesina e avevano pro testato contro gli esperimenti illegali sugli Ogm condotti da QuestoSyngenta.linguaggio, questa violenza sono espressione dell’attuale sistema alimentare: un sistema alimentare che produce paradossi, che ad esempio considera fisiolo gico, non un’anomalia, lo spreco alimentare. E noi sappiamo che oggi si spreca un terzo del cibo prodotto globalmente sul Pianeta. Un quantitativo im pressionante, sufficiente a sfamare quattro volte il nume ro delle persone che non ha regolare accesso al cibo. Un sistema che, sul sacro altare dell’aumento della pro duzione, sacrifica la biodiversità al ritmo di tre varietà o razze estinte ogni ora2.
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Approfondimento che parte dal cibo
E ancora: pochi mesi fa il CEO di Syngenta, gruppo spe cializzato, tra le altre cose, nella produzione di prodotti fitosanitari e sementi – inveiva: “… le persone muoiono di fame in Africa, perché noi mangiamo sempre più prodot ti Parliamobiologici”1.del CEO di un’azienda che, nel 2021, il tri bunale brasiliano ha ritenuto legalmente responsabile dell’omicidio del contadino brasiliano Valmir de Oliveira e per il tentato omicidio di Isabel de Souza Nascimento. Per trasformare il sistema alimentare, servono nuovi paradigmi: Barbara Nappini, Presidente di Slow Food Italia, ci guida attraverso un’accurata riflessione sulla nostra contemporaneità.
* per informazioni sul prestito obbligazionario leggi anche l’articolo di pag. 16 e visita il sito naturasi.it/obbligazioni
Un sistema che produce cibo come commodity, per essere scambiato sui mercati azionari, invece che per essere mangiato, cioè nutrimento del corpo e dell’anima. Un sistema nel quale da un lato abbiamo il modello agroindustriale, che fa enormi profitti lasciando pagare molti dei propri costi agli ecosistemi, alla collettività, al futuro. Dall’altro abbiamo quella che viene ancora de finita “alternativa”, cioè l’agricoltura di piccola e media scala: quella che produce più della metà del cibo a livello planetario (dovrebbe dunque essere definita “primaria”, non alternativa), e che fatica a trovare il punto di soste nibilità economica. Piante di civiltà Ma quanto vale il lavoro di chi recupera oliveti secolari abbandonati alla macchia da decenni, lungo le coste di Anacapri? Quanto vale la viticoltura eroica delle Cinque Terre, dove su pareti di scoglio verticale, da circa un mil lennio, gli esseri umani, scavando la pietra, trasportando suolo dall’entroterra, piantando arbusti, vigne e alberi da frutto, hanno reso coltivabile ed unica un’area fragile ed impervia? E lo hanno fatto per sé stessi, senza obbedire ad un faraone, ad un papa o ad un monarca, lo hanno fatto “senza sudditanza”3. E che valore ha la tutela degli olivi della valle dei Templi, un’area di archeologia anche agronomica, dove olivi seco lari in produzione mantengono uno scenario non troppo dissimile da quello di più di duemila anni fa, quando Girgenti era una metropoli del Mediterraneo? Produ zioni che salvaguardano il paesaggio, che prevengono il dissesto idrogeologico, che tutelano la biodiversità, che proteggono un incommensurabile patrimonio storico, paesaggistico, artistico, culturale, identitario, producen do cibo a partire da quelle che vengono correttamente definite “piante di civiltà”, come la vite e l’olivo. Un nuovo approccio culturale Siamo arrivati ad una situazione in cui le varie crisi si intersecano massimizzando gli effetti devastanti. Non è più sufficiente intervenire su una tessera del mosaico, perché va modificato il quadro nel suo insieme. Ogni ambito di intervento ha senso se implica ricadute a trecentosessanta gradi, se include e tiene in debita considerazione ogni aspetto di benessere complessivo: aspetti sociali, economici, ambientali, geopolitici, agronomici, ecc. Servono progetti che abbiano questo approccio: prima di tutto culturale. In questa cornice abbiamo accolto la novità del prestito obbligazionario emesso da EcorNaturaSì* – che prevede la remunerazione in buoni spesa per il cibo! – un passo nella direzione che vogliamo. Una proposta innovativa, che tiene insieme il tema economico con le sue ricadu te in termini sociali e ambientali, un investimento nel futuro della produzione di qualità che inquadra il denaro come strumento di sostentamento: il denaro che si tra sforma in cibo – e non il contrario – finanziando progetti di sviluppo dell’agricoltura che aiutino ambiente e clima. Si disegna così uno di quei “sistemi del cibo” che con solidano il rapporto tra clienti e produttori, creando un vero e proprio ecosistema che include fornitori, aziende agricole, negozi e soprattutto i consumatori. È urgente un pensiero nuovo in grado di esprimersi con un nuovo linguaggio – rigenerativo – che affermi, in luogo del “chi non si adegua muore”, che ci salviamo davvero solo se ci salviamo tutti.
1. Fonte: Guido Schätti, «Bio schadet dem Klima und fördert den Landverbrauch», NZZ am Sonntag online, 2.https://magazin.nzz.ch/nzz-am-sonntag/wirtschaft/syngenta-chef-fyrwald-fordert-ausstieg-aus-bio-landwirtschaft-ld.1683003?reduced=true07.05.2022,L’entomologoWilson,ilprimoadutilizzareilterminebiodiversitànel1986,stimacheinunsecolosisonoestinteoltre250.000varietàvegetali e che continuano ad estinguersi al ritmo di tre ogni ora, 27.000 all’anno. Fonte: Edward O. Wilson, The Diversity of Life, Harvard University Press, 1992
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Terra Madre Salone del Gusto 22-26 settembre 2022 Parco Dora, Torino Terra Madre Salone del Gusto, il più grande evento internazionale dedicato al cibo buono, pulito e giusto organizzato da Slow Food, Comune di Torino e Regione Piemonte, torna a Torino dal 22 al 26 settembre 2022, in una nuova veste: si svolge, infatti, all’aperto al Parco Dora con ingresso gratuito. Oltre tremila tra contadini, allevatori, delegati dei popoli indigeni, cuochi, migranti e giovani attivisti provenienti da 150 Paesi nel mondo intorno al claim #RegenerAction: questo, infatti, il tema della 14esima edizione. Tra gli eventi previsti, sabato 24 settembre, appuntamento alle 11:30 nell’Arena Gino Strada con Fabio Brescacin, Presidente di EcorNaturaSì, che dialogherà con Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia, per presentare il nuovo progetto di EcorNaturaSì dedicato al prestito obbligazionario. Il programma completo di Terra Madre Salone del Gusto è disponibile su: https://2022.terramadresalonedelgusto.com promozionalemessaggio
Approfondimento Approfondimento
3. “Ho dipinto uomini dai gesti antichi che salvano la loro terra alzando muretti pietra su pietra. Uomini che decidono da sé, non in sudditanza “ a dichiararlo è l’artista Silvio Benedetto (Buenos Aires, 1938) che li ritrae nelle sue opere murarie. Fonte: Silvio Benedetto, “storia di uomini e pietre”, Riomaggiore (SP), Dicembre 2002, www.silviobenedetto.com
Ingredienti per 4 persone 1,5 kg di sedano rapa 50 g di noci sgusciate 1 testa d’aglio 1 cucchiaino di paprika salvia fresca q.b. olio extravergine di oliva q.b. sale e pepe q.b. acqua q.b.
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Trascorso questo tempo, estraete gli spicchi d’aglio dalla buccia e frullate i vegetali assieme ad un filo di olio, 1 bicchiere di acqua e un pizzico di sale, se necessario. Dovrete ottenere un composto cremoso e omogeneo.
Procedimento Per prima cosa, dedicatevi alla pulizia delle verdure. Lavate bene il sedano rapa, eliminando eventuali residui di terra, privatelo della buccia e tagliatelo a Tagliatetocchetti.anche
• La cottura al forno per tempi piuttosto prolungati, conferirà all’aglio una consistenza morbida e fondente e un sapore più leggero e meno invasivo. Per questo, anche il piatto avrà un gusto più delicato e risulterà più digeribile.
A questo punto, impiattate la vostra vellutata e conditela con delle noci tritate grossolanamente, qualche foglia di salvia e un pizzico di paprika. Servite subito.
• Potete utilizzare le bucce di sedano rapa per preparare una giardiniera zero waste, aggiungendo carote e la barba dei finocchi come aromatica. Scoprite come su naturasi.it con Blessed Brands Creative Studio
l’aglio a metà orizzontalmente e disponete le verdure su una teglia foderata con carta da forno. Conditele con olio, sale e pepe e cuocetele in forno statico preriscaldato a 180 °C per circa 30 minuti, fino a quando non si saranno completamente ammorbidite.
Vellutata di sedano rapa Zuppe di stagione e aglio arrosto con salvia e noci
15 stagionediZuppe Zuppe di stagione
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Messaggio pubblicitario. Prima dell’adesione leggere il Prospetto informativo disponibile presso la sede legale e sul sito internet www.naturasi.it/obbligazioni - L’approvazione del prospetto da parte di Consob non deve essere intesa come approvazione dei titoli offerti.
Da oltre trent’anni, EcorNaturaSì ha scelto di cambiare il mondo dal suo interno, anche quello dell’economia. Ora ha deciso di farlo attraverso un progetto finanziario innovativo che cambia il modo di concepire l’economia e stimola in tutti noi un coinvolgimento più attivo nel miglioramento della società. Trasformare le pietre in pane Le attuali circostanze – tra cambiamenti climatici e scenari geopolitici in evoluzione – ci insegnano a non dare nulla per scontato anche quando si parla di cibo. Al momento in cui scriviamo, con 5 euro è possibile acquistare 1 kg di pane, oppure 5 kg di farina, o 10 kg di grano: sono beni sostanzialmente diversi che hanno approssimativamente lo stesso valore economico. Ma possiamo dare per scontato che questa trasformazione del denaro in nutrimento sarà realizzabile anche in futuro?
“Per anni si è dato per scontato che con il denaro si potesse accedere facilmente al cibo presente sugli scaffali dei supermercati, senza preoccuparsi di un sistema agricolo sempre più sofferente dal punto di vista economico, per il mancato riconoscimento di un giusto prezzo e sempre più dipendente da fertilizzanti chimici costosi e, visto il contesto internazionale, meno disponibili”, spiega Fabio Brescacin, presidente di EcorNaturaSì SpA Società Benefit. “Un sistema produttivo che ha provocato l’abbandono delle terre e la perdita di una vera cultura agricola, sostituita da una tecnica che non tiene conto della cura della fertilità naturale del suolo. Avremmo dovuto farlo prima, ma anche oggi abbiamo la possibilità di cambiare rotta”. Quando parliamo di cibo, infatti, parliamo del frutto del lavoro di un’intera comunità, nella quale ciascuno riveste una specifica funzione attraverso l’intera filiera produttiva: chi lo semina e lo coltiva; chi lo trasforma e chi lo trasporta; infine, chi ci permette di trovarlo sugli scaffali del negozio. Lo scambio di beni, merci e servizi è reso possibile attraverso il denaro che qualcuno ha dovuto “anticipare” per poter seminare, coltivare, trasformare, trasportare. Il prestito obbligazionario Proprio in un momento complesso come quello che stiamo vivendo, è fondamentale che ciascuno di noi svolga un ruolo attivo e consapevole nel processo di produzione del cibo, non limitandosi ad acquistarlo al giusto prezzo, ma partecipandovi sin dalla sua genesi. Da questa consapevolezza, EcorNaturaSì – grazie
EcorNaturaSì dà il via a un prestito obbligazionario remunerato in cibo, per garantire il cibo di oggi e quello di domani.
Il denaro di oggi, il pane di domani
Approfondimento
anche alla collaborazione con Banca Etica – ha messo a punto un progetto innovativo: l’emissione di un prestito obbligazionario remunerato non in denaro, ma in buoni spesa. Non si tratta dunque solo di un’iniziativa finanziaria, quanto piuttosto di un’iniziativa culturale di presa di coscienza da parte delle persone. L’entità del prestito obbligazionario promosso da EcorNaturaSì è di 10 milioni di euro, remunerati in buoni spesa. L’investimento minimo è di 2500 euro, restituito a quattro anni, e prevede un tasso di interesse netto del 3% annuo erogato in buoni spesa, per dar vita all’idea che il denaro si trasformi in cibo ma, soprattutto, in progetti di sviluppo dell’agricoltura bio, tra i principali alleati per la tutela dell’ambiente e per la sovranità alimentare. Le somme raccolte con il prestito saranno impiegate da EcorNaturaSì, tra l’altro, per supportare le aziende agricole e le aziende di trasformazione nel migliorare le proprie strutture e fare investimenti a medio termine. Una parte del prestito verrà destinata per la ricerca e per sostenere la formazione di agricoltori, oltre ad accompagnare i più giovani a svolgere la propria attività nell’ambito dell’agricoltura biologica.
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Per anni si è dato per scontato che con il denaro si potesse accedere facilmente al cibo presente sugli scaffali dei supermercati, senza preoccuparsi di un sistema agricolo sempre più sofferente dal punto di vista economico, per il mancato riconoscimento di un giusto prezzo e sempre più dipendente da fertilizzanti chimici costosi e, visto il contesto internazionale, meno disponibili. Un sistema produttivo che ha provocato l’abbandono delle terre e la perdita di una vera cultura agricola, sostituita da una tecnica che non tiene conto della cura della fertilità naturale del suolo.
Perché per raccogliere domani dobbiamo seminare, insieme, oggi.
Piccoli granelli custodi della vita: parliamo dei semi, risorse piccole all’apparenza, ma dall’enorme potenziale. È da loro, infatti, che si origina il nutrimento, ma non solo: è da questi piccoli chicchi che può partire la rivolu zione dell’intero sistema agroalimentare. Attualmente, il 60% dei semi di piante per scopo alimentare provengo no da sole quattro grandi aziende; ma si tratta di semi selezionati per l’agricoltura convenzionale, quella stessa agricoltura che contribuisce all’11% delle emissioni di gas serra, al netto dell’allevamento e dell’inquinamen to provocato dal settore agroalimentare, secondo i dati dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change). Stando ai dati FAO, inoltre, negli ultimi 100 anni sono scomparse dai campi tre specie coltivate su quattro: un grande patrimonio di biodiversità che continua a svanire sotto i nostri occhi.
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A Pisa, un nuovo Inizio Lo sa bene la Fondazione Seminare il Futuro, nata proprio per finanziare progetti di ricerca che puntano alla selezione di sementi specifiche per l’agricoltura biologica e biodinamica, anche attraverso il recupero di antiche varietà locali, per contrastare il cambiamento climatico e contribuire alla salvaguardia del territorio. E va in questa direzione anche la collaborazione della Fondazione con il Centro di ricerca agro-ambientale Domenica 16 ottobre: torna Seminare il Futuro Anche quest’anno si rinnova, nel mese di ottobre, l’appuntamento con Seminare il Futuro. Per aggiornamenti, visita seminareilfuturo.it e scopri come sostenere la ricerca di sementi specifiche per l’agricoltura biologica e biodinamica, e contribuire a un’agricoltura libera. Enrico Avanzi dell’Università di Pisa insieme al CREA di Foggia, a Peter Kunz (esperto svizzero di selezioni per il biologico) e alla Cooperativa Gino Girolomoni. Un progetto sfociato in un nuovo Inizio: si chiama così, infatti, la prima varietà di grano duro selezionata per il biologico attraverso l’incrocio di diverse varietà di fru mento delle aree del Mediterraneo. Teatro della ricerca, i campi catalogo del Centro Sperimentale CREA di Foggia e le aziende agricole dove sono stati realizzati incroci impiegando varietà moderne e antiche, grazie anche al contributo di NaturaSì che – consapevole della necessità di semi per il biologico e il biodinamico – ha finanziato il progetto, destinato a evolversi e a produrre nuove varietà di grano duro.
Dal grano un nuovo Inizio
L’agricoltura del futuro passa attraverso la ricerca di sementi specifiche per il bio, che tengono conto dei cambiamenti climatici e raccontano la biodiversità del territorio.
19In evidenza evidenzaIn
Un nuovo Inizio: si chiama così la prima varietà di grano duro selezionata per il biologico attraverso l’incrocio di diverse varietà di frumento delle aree del Mediterraneo.
Per noi agricoltori biologici poter contribuire alla ricerca di nuove varietà di grano duro significa dare risposte concrete in termini di qualità e produttività. Significa, inoltre, sostenere lo sviluppo del settore ali mentare che, pur avvalendosi di ricerca e innovazione, mette al centro il rapporto delle piante con l’ambiente.
Per ritornare ad evolverci, noi e le sementi, in sintonia con l’ecosistema, come è stato per millenni.”
Nella foto, Federica Bigongiali e Giovanni Girolomoni nel centro di ricerca Enrico Avanzi di Pisa. Foto di Valerio Buffa Fotografo.
Per un’agricoltura che guarda al futuro “Il biologico ha bisogno di piante con radici ramificate e profonde, in grado di andare a cercare il nutrimento che non viene fornito in forma immediata dai fertilizzan ti chimici di sintesi. E abbiamo bisogno di varietà che crescano in altezza, per contrastare lo sviluppo di erbe infestanti, dato che il bio non utilizza diserbanti chimi ci”, spiega Federica Bigongiali, direttrice della Fonda zione Seminare il Futuro. “I grani antichi non bastano per assicurare qualità e rese all’altezza di un’agricoltura che guarda al futuro e che si estenderà sul 25% dei campi europei, secondo quanto indica la Strategia Farm to Fork. Inizio è per noi un risultato importante, perché vogliamo dare un contributo alla selezione di varietà per una agricoltura che tuteli l’uomo e l’ambiente. L’abbiamo chiamato Inizio proprio perché solo di un inizio si tratta”. Un impegno lungo tutta la filiera “Abbiamo lavorato su tutta la filiera per la sperimenta zione di questa varietà”, aggiunge Giovanni Girolomoni, presidente della Cooperativa Gino Girolomoni. “In cam po per la selezione, con la molitura per la trasformazione e, infine, per la pastificazione. I risultati in semola e poi in pasta del grano Inizio sono stati ottimi: colore bril lante, buona tenacità e profumo intenso di grano.
Procedimento Come prima cosa, raccogliete all’interno di un mortaio cumino, coriandolo e pepe e macinateli finemente. Trasferiteli in una pentola capiente, assieme ad un filo di olio, alla curcuma e all’aglio e fate tostare le spezie per qualche minuto. Unite ora lo zenzero e le lenticchie, coprite con dell’acqua e cuocete per circa 30 minuti, mescolando di tanto in tanto e aggiungendo del liquido ogni volta che questo si asciuga. Dovrete ottenere un composto cremoso.
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Ingredienti per 4 persone 200 g di lenticchie rosse decorticate 200 g di riso basmati 100 g di latte di cocco 15 g di zenzero fresco grattugiato 1 cucchiaino di semi di cumino 1 cucchiaino di semi di coriandolo 1 cucchiaino di curcuma in polvere 1/2 cucchiaino di aglio tritato pepe in grani q.b. sale q.b. olio extravergine d’oliva q.b. prezzemolo fresco q.b.
• Un piatto gustoso e versatile, perfetto da consumare sia caldo, sia a temperatura ambiente. Infatti, è possibile prepararlo in anticipo e lasciarlo intiepidire in modo tale che i sapori si amalgamino al meglio e il gusto sia ancora più intenso.
• Come primo step, non dimenticate di macinare e tostare le spezie per qualche minuto in una padella a fuoco vivace. Questo procedimento è molto importante perché, in questo modo, le spezie potranno sprigionare al meglio i loro aromi, dando al piatto un sapore e un profumo inconfondibili. Oggi in cucina con Blessed Brands Creative Studio
Dhal speziato di lenticchie rosse con riso basmati, latte di cocco e prezzemolo
Nel frattempo, preparate il riso. Tostate un volume di riso per pochi minuti a fiamma vivace in una pentola con un filo di olio facendo attenzione di me scolare con cura. Coprite con due volumi d’acqua e con coperchio, portate a bollore e, dopo aver abbassato il fuoco, fate cuocere per assorbimento. Il riso sarà pronto quando tutto il liquido si sarà assorbito. A questo punto, impiattate le lenticchie assieme al basmati, condite con qualche cucchiaio di latte di cocco e del prezzemolo fresco e servite.
cucinainSerena Oggi in cucina cucinainOggi
22 Turismo sostenibile
Fondamentale è scegliere accuratamente il luogo in cui alloggiare, orientandoci su strutture che abbiano i nostri stessi principi e che adottino con convinzione soluzioni improntate alla sostenibilità. Ospitalità Natura fa proprio questo: riunisce tutte quelle realtà che, attraverso le loro scelte, portano avanti un’idea di vacanza consapevole e sostenibile. Scopri tutte le offerte su ospitalitanatura.it Per informazioni scrivi a info@ospitalitanatura.it promozionalemessaggio
Hotel Pordoi: cucina di montagna, 100% vegetale, nel cuore delle Dolomiti A Canazei, in Trentino, l’Hotel Pordoi ospita il Ristorante Aidin, che risponde a una filosofia di sostenibilità e grande amore per l’ambiente, che si traduce in un’accurata selezione delle materie prime. La cucina segue il ritmo delle stagioni e dei prodotti offerti dalla natura nei diversi periodi dell’anno e valorizza gli ingredienti del territorio per dare vita a deliziosi piatti, che coniugano tradizione locale, innovazione e creatività, nel pieno rispetto dell’ambiente.
Bio Raphael Hotel: un cuore sullaaffacciatoverdecittàeterna Situato nel cuore di Roma, il Bio Raphael Hotel ha scelto di offrire ai suoi ospiti solo ingredienti biologici e biodinamici, sia per la colazione che all’interno del suo ristorante Mater Terrae. Con la sua raffinata terrazza che si affaccia su un panorama unico di tetti e cupole, è tra i migliori della capitale e propone una cucina mediterranea rivisitata in chiave vegetariana, frutto di un’accurata scelta di materie prime di alta qualità. Sapori autentici, frutto di un’accurata scelta di materie prime e dell’abilità di chef capaci di dare forma a piatti creativi, che supportano il territorio e salvaguardano l’ambiente.
Il rispetto del Pianeta a tavola
Eco Park Hotel Azalea: l’hotel ecologico che si ispira a Rudolf Steiner, anche in cucina L’Eco Park Hotel Azalea di Cavalese, in Trentino, propone una cucina stagionale, legata ai gusti della tradizione mediterraneo-contadina, che evoca le ricette caratteristiche del territorio. Un percorso culinario 100% vegetariano, vegano e cruelty free, con attenzione anche alle preparazioni crudiste. Ogni giorno vengono proposte esperienze sensoriali diverse: dal menù trentino a quello letterario o cinematografico, presentati con creatività e passione.
Pantelleria, la figlia del vento Sette giorni alla scoperta della natura profonda nella perla nera del Mediterraneo, tra vulcani ormai spenti e un mare blu cobalto nel quale nuotano delfini e bar racuda. Un itinerario al di fuori del turismo di massa, immersi in una natura forte e ben conservata, dove il tempo sembra essersi fermato. Con la guida del natu ralista Armando Gariboldi, un piacevole cammino di conoscenza a cavallo tra scienza, coscienza e spiritualità, per riconoscere la flora e la fauna tipiche dell’isola, ma anche sperimentare le forti connessioni che ciascuno di noi ha con il tutto. Dal 15 al 22 ottobre. Il corpo spazioso, dal bisogno alla meraviglia In un’affascinante masseria siciliana a pochi passi dal mare, nel momento della raccolta degli agrumi, un seminario di yoga con il maestro Loris De Martin, che ci condurrà attraverso una vera e propria “educazione corporea” per una nuova organizzazione nello spazio del nostro corpo, sede di metabolismi corporei ed emotivi.
L’estate sta finendo, ma non la tua voglia di viaggiare?
Via Francigena: olio, vino e zafferano Un percorso nei sapori del biodistretto di San Gimigna no, per incontrare gli agricoltori biologici associati al Consorzio di tutela dello zafferano DOP, tra uliveti e vi gneti, dove la coltivazione dello zafferano è storicamente accertata fin dal 1200. In questo contesto, Gabriele Bindi, autore di Terra Nuova, in veste di guida ambientale ha creato un pacchetto di 4 giorni al di fuori dalle solite rotte turistiche, accompagnando i novelli viandanti tra i paesaggi della campagna toscana, lungo i sentieri e gli sterrati della Via Francigena, in uno dei percorsi più ricchi di storia e arte. Dal 29 ottobre al 1 novembre. Per info e prenotazioni viandantisi.it - info@viandantisi.it Iscriviti alla newsletter per aggiornamenti sulle prossime proposte, offerte e last minute.
23Turismo sostenibile sostenibileTurismo
In questa terra meravigliosa, oltre a visitare le aziende agricole biologiche più caratteristiche dell’isola, sco priremo una storica azienda leader nella produzione di cosmetici naturali a base di argilla verde, e affascinanti città come Siracusa, Noto, Modica e Catania. Dall’1 al 6 novembre.
Viaggiare bio in autunno
Lasciati ispirare da ViandantiSì: è sempre il momento giusto per una nuova avventura tra cultura e agricoltura. promozionalemessaggio
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PROCEDIMENTOnunaciotola
molto capiente setacciate la farina con il lievito. Aggiungete lo zucche ro, la cannella, la curcuma, la scorza d’aran cia e quindi la bevanda di grano saraceno. Con una frusta da pasticceria mescolate bene ottenendo un impasto fluido e senza grumi. Versate il composto in una teglia antiade rente di circa 21 cm di diametro e ricoprite con le mele lavate e affettate molto sottili. Cuocete per 30 minuti a 180°C. Sfornate la tor ta e ricopritela con un velo di composta di albicoc che mentre è ancora calda. Lasciatela intiepidire prima di gustarla.
260INGREDIENTIgdibevanda di grano 300saracenogdi farina tipo 1 180 g di zucchero di 200cannagdi mele 80 g di composta di albicocche piuttosto fluida (o eventualmente resa tale aggiungendo poca acqua) 5 g di buccia di arancia grattugiata (solo la parte esterna 55arancione)gdicurcumagdicannella in polvere 10 g di lievito per dolci
RICETTAVEGANA
Torta di mele e allacannellabevanda di grano saraceno
25Bio consigli di lettura
Bio consigli di lettura
promozionale-letterariomessaggio
Cibo laperNutrirevitale.l’uomorigenerareterra di Jasmin Peschke Editrice Antroposofica Milano Sempre più il cibo viene diti,tuttiAncheindustrialmente.prodottosecontieneisuoinutrienpossiamoparlarecibosanoseperla sua produzione e lavorazione sono stati utilizzati fertiliz zanti, pesticidi e altre sostanze? Nel caso del latte, con sideriamo la mucca solo come un fattore di produzione o come un essere vivente con un’anima e delle sensazioni?
Tutte le relazioni che intercorrono all’interno del sistema alimentare devono venir osservate accuratamente, una ad una. Esse spaziano dalle coltivazioni, sia che siano nelle immediate vicinanze o dislocate in regioni lontane, “al piatto” presente sulle nostre tavole e ancora oltre, fino alla nostra salute e alla nostra cultura del cibo. La connessione con la nostra interiorità fa da premessa a questa riflessione. Il cambiamento di queste relazioni richiede un cambio di paradigma. La natura, le piante e gli animali devono essere concepiti come esseri viventi e non come fattori di produzione da utilizzare a proprio piacimento. Solo se ci si avvicina a loro con rispetto, può esserci uno sviluppo sano. “Cibo vitale. Nutrire l’uomo per rigenerare la terra” è in vendita nei negozi NaturaSì: chiedilo al tuo negoziante di fiducia. Ascolta Jasmin Peschke anche su Laboratorio 2050, il podcast di NaturaSì, disponibile su Spotify, Apple Podcast e Google Podcasts
medici e altre testimonianze, Jasmin Peschke cerca qui di spiegare come la relazione con il cibo, e verso di esso, rappresenti un primo importante passo per la salute e il benessere dell’uomo, ma anche dell’ambiente circostante.
Con il nostro atteggiamento nei confronti delle piante, degli animali e più in generale della natura, influenziamo direttamente le nostre vite.
Perché concepire l’alimentazione come una questione di qualità, all’interno della quale oltre alle sostanze nutriti ve venga tutelata anche la vitalità degli alimenti e le forze di salute delle persone, offrirebbe una chiave risolutiva e un vasto campo di esperienze al cambiamento climatico.
La qualità e l’origine del cibo sono importanti, ma lo è anche il piacere stesso del cibo: ospiti di qualcuno, assaporiamo anche l’amore che si respira in una cucina durante la preparazione del pasto. La nutrizione, infatti, è fatta di cibo ma anche della sua percezione attraverso i sensi. Per esempio, assaporare un pranzo delizioso servito su un bel piatto decorato con gusto esprime un’attenzio ne sia verso il nostro ospite che verso il cibo stesso. Da questo, sorge una domanda: gli ingredienti che costi tuiscono un alimento rappresentano, da soli, un nutri mento sufficiente? Con il contributo di agricoltori, chef, Una lettura fondamentale per comprendere la differenza tra cibo biologico e biodinamico: il nuovo libro di Jasmin Peschke, già autrice del nostro magazine, racconta lo stretto legame tra il nutrimento dell’uomo e quello della terra, prestando una particolare attenzione alla qualità del cibo.
Impastiamo Disanapianta ricetta a cura di Disanapianta Torta morbida con fichi
Ingredienti per uno stampo da plumcake 7 o 8 fichi tagliati a metà 170 g di farina di farro semintegrale 30 g di farina di mandorle 80 g di zucchero mascobado 130 g di bevanda vegetale di mandorla 70 g di olio di cocco 10 g di lievito per dolci 1/2 limone scorza grattugiata 1 pizzico di cannella 1 pizzico di sale
Procedimento Unite tutti gli ingredienti secchi dentro a una ciotola capiente (farine, lievito, sale, cannella, zucchero e scorza di limone) e mescolateli con una frusta.
• Questa torta soffice e profumata è perfetta con tanti altri tipi di frutta di stagione, come mele o pere, a seconda di ciò che preferite.
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Miscelate con il frullatore a immersione l’olio di cocco e il latte di mandorle e unite l’emulsione agli ingredienti secchi, amalgamando bene il tutto con l’aiuto di una spatola.
• Per una versione gluten free, potete sostituire la farina di farro con 70 g di farina di grano saraceno, 30 g di farina di avena senza glutine e 70 g di amido di mais o fecola di patate. Il risultato alla vista potrà essere leggermente diverso ma il gusto sarà comunque ottimo.
Trasferite il composto all’interno di uno stampo, dopo averlo foderato con carta da forno. Livellate bene la superficie e distribuitevi sopra i fichi, tagliati a metà, con la parte interna rivolta verso l’alto. Abbiate cura di farli penetrare un po’ Cuocetenell’impasto.infornogià caldo a 180 °C in modalità statica per 45-50 minuti. Togliete dal forno e trasferire su una gratella per raffreddare. Quando la torta è fredda spennellate la superficie con un’emulsione ottenuta con malto e acqua in parti uguali, per ottenere un effetto lucido e proteggere la frutta dall’ossidazione.
StudioCreativeBrandsBlesseddifoto
27Impastiamo Disanapianta
DisanapiantaImpastiamo
28 La luna, passando davanti alle costellazioni zodiacali, trasmet te alla terra forze che si manifestano nel comportamento degli organismi viventi. In agricoltura biodinamica, le stesse favorisco no i tempi di semina, lavorazione e raccolta. Agiscono in modo analogo sul corpo umano, in particolare sulla crescita di capelli e unghie. Ogni nove giorni circa la luna, nel medesimo trigono di forze, favorisce o “ostacola” alcune parti della pianta o del corpo.a cura Culturaledell’AssociazioneLaBiolca Lunario 1 GIO 2 VEN 3SAB 4DOM 5LUN 6MAR SAB7MER8GIO9VEN10 DOM11 LUN12 MAR13 MER14 15GIO17SAB DOM18 LUN19 MAR20 MER21 VEN23GIO2224SAB25DOM 26LUN 27MAR 28MER 29GIO 30 VEN 16VEN Settembre
29 Ottobre 1 SAB 2 DOM 3LUN 4MAR 5MER 6GIO LUN107VEN8SAB9DOM MAR11 MER12 GIO13 VEN14 15SAB16DOM17LUNMAR18 MER19 GIO20 VEN21 24DOM23SAB22LUN25MAR26MER 27GIO 28VEN 29SAB 30 DOM 31 LUN rinvaso attività fisica taglio ritardante capelli massaggi / relax le conserve il lopaneyogurt concimazionepotatura In cucina Cura di sè Orto e giardino
Da sempre, l’uomo ricerca nel cibo un nutrimento per anima e corpo, come ci spiega il giornalista Alessandro Isidoro Re, che ci guida in un suggestivo viaggio tra alimentazione, arte e cultura.
30 Il vero cibo è quello della cultura e dell’arte, che nutre il nostro spirito, sempre affamato di conoscenza. Ma non si può ben pensare, senza prima ben mangiare: «Mens sana in corpore sano», dicevano i latini… E allora, non sarà vano ripercorrere a guisa del gambero, a ritroso, con un’arche ologia sociogastronomica, alcuni dei migliori abbracci tra arte, letteratura, filosofia e alimentazione. La madeleine di Proust Partiamo dall’esempio forse più celebre, in questo senso: la madeleine di Marcel Proust. Questo dolce francese –una sorta di piccolo plumcake – funge, ne La Ricerca del Tempo Perduto, come da fragrante macchina del tempo, dal cuore malinconico, in grado di condurre il sognante Marcello indietro negli anni della sua infanzia, prima, e adolescenza, in seguito. Già questa prima tappa del no stro viaggio pluridisciplinare ci insegna bene come il cibo abbia il potere quasi magico di rievocare in noi – tramite sapori, gusti, aromi e i vari sensi che questi cursori riescono ad attivare – le nostre memorie più intime e i ricordi più profondi. Il buon cibo, sano e semplice, fa tornare bambini. Come mostra la bellissima scena finale del film d’animazione Ratatouille… L’uomo è ciò che mangia? Procedendo verso l’800, come non citare l’immarcescibile aforisma del filosofo Ludwig Feuerbach? «L’Uomo è ciò che mangia». La celebre frase del pensatore tedesco, spesso Arte e Cultura banalizzata, possiede un duplice significato: da un lato, pone il materialismo come unico strumento concettua le adeguato ad interpretare la Storia («La scienza degli Uomini nel tempo», dirà più tardi il grande storico Marc Bloch, sotto le bombe naziste); dall’altro, afferma che l’Uomo deve diventare la propria stella polare. Come un tempo gli Dèi pagani si nutrivano di alimenti divini, come nettare e ambrosia, così ora l’essere umano – Dio per sé stesso – deve nutrirsi dei suoi cibi terreni: perché le abitudini alimentari dicono chi siamo davvero, forse anche più di tante teorie o elucubrazioni… Dal Settecento al Cinquecento Il XVIII secolo, poi, offre una scelta variegata, ma credo che il Convitato di Pietra del Don Giovanni di Mozart, presentatosi a sorpresa al banchetto del gaudente pro tagonista, possa agilmente occupare un posto di primo piano nel panorama culturale europeo. Il suo verso sten toreo, nella scena finale del secondo e ultimo atto, è granitico e rovinoso come il personaggio: «non si pasce di cibo mortale chi si pasce di cibo celeste». Un avvertimento incalzato dal solito ritmo mozartiano che, in questo caso, quasi per sottolineare la prematura fine del ‘dissoluto punito’ Don Giovanni, anticipa di più di un secolo la dodecafonia di Schönberg e compagnia ‘cantante’.Allafinedel ‘500, cambiando secolo e ‘disciplina’, trovia mo invece un dipinto sublime, il Bacco Adolescente di Caravaggio: un ragazzo placido, satollo di buon vino, in pace col mondo e con sé stesso.
Arte e Cultura: il cibo dell’anima
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Il cibo ha anche questo potere ‘taumaturgico’…
L’antichità di Roma e Atene Con un balzo plurimillenario, infatti, giungiamo infine nelle antiche civiltà di Roma e Atene. In primis, va citato l’irresistibile banchetto di Trimalcio ne, contenuto nel Satyricon di Petronio Arbitro (e ripreso magistralmente anche dall’omonimo film di Fellini). All’interno di un’opera che è già essa stessa un grande pinzimonio polifonico, ricco di avventure pruriginose e invenzioni linguistiche, si erge protagonista – e altresì Il vero cibo è quello della cultura e dell’arte, che nutre il nostro spirito, sempre affamato di conoscenza. Ma non si può ben pensare, senza prima ben mangiare: «Mens sana in corpore sano», dicevano i latini… unico momento giuntoci integro lungo le contingenze della Storia – la sferzante critica sociale di Petronio contro i nuovi arricchiti dell’Impero Romano, ignoranti e volgari. Nell’opulento pasto collettivo, che comprende i capitoli dal 27 al 78 del ‘romanzo’, Trimalcione e i suoi sodali rappresentano infatti l’ecosistema delle provincie campane del primo secolo dopo Cristo. Al di là di battute esilaranti e caricature sopraffine, ciò che è importante per noi, in questa sede, è come, sia nella forma sia nel contenuto, la Cena di Trimalcione rappresenti una pausa, un respiro, nell’economia della narrazione petroniana. Nessuna aggiunta alla trama: solo benessere e divertimento. ‘Anche questo è cibo’, come direbbe Rino Gaetano. Infine, la ciliegina sulla torta; il momentum da cui tutto ebbe inizio. Il Simposio di Platone: la sintesi perfetta del banchetto come consesso di anime belle che si riuni scono per disquisire a turno, con ordine certosino, del principe degli argomenti: L’Amore.
La storia più famosa di questo Simposio è quella narrata da Socrate – il quale ci racconta origine e natura del più grande tra i sentimenti: figlio di Poros e Penìa, ossia furbizia e scarsità, esso sarebbe mancante per natura; e deve errare a lungo prima di trovare la sua meta... L’Amore sarebbe dunque, per Socrate e Platone, man canza e appetito per ciò che ci venne tolto all’alba dei tempi. La Filosofia, pertanto, in quanto amore del sapere, sarebbe anch’essa mancante per natura, muovendosi in cessantemente tra povertà e ricchezza, appetito e sazietà. La ricerca della verità può essere vista allora come un grande Simposio collettivo, saporito e nutriente, che tut tavia non potrà soddisfare mai appieno la nostra eterna fame di conoscenza.
Sempre nel XVI secolo incontriamo poi la vetta della letteratura goliardica e libertina. Di essa, maestro senza pari, ma con numerosi seguaci, è certamente François Rabelais, autore di uno dei primi veri romanzi moderni: Gargantua e Pantagruel. Questi due irresistibili giganti ne combinano, per l’appunto, di cotte e di crude; rifo cillandosi dopo ogni malefatta con banchetti luculliani, degni dei predecessori che vedremo tra poco.
Un cereale antico per affrontare le sfide della contempo raneità: fin dalla sua nascita, oltre 30 anni fa, Prometeo Urbino ha scelto di dedicarsi esclusivamente al farro, il cereale delle origini, con una filiera completa che coinvol ge ogni fase del processo produttivo. Nascono così farina, pasta e biscotti, come ci ha raccontato il suo fondatore, Massimo Fiorani. Come inizia la vostra storia? Prometeo ha preso vita nel 1990 ad Urbino, e sin da allora abbiamo voluto puntare sul farro, al tempo completa mente dimenticato: lo abbiamo riscoperto, o meglio reinventato. È il progenitore di tutti i cereali ed è stato il primo a essere coltivato dall’uomo, diventato agricol tore proprio grazie al farro. Poi, nel corso dei millenni, è stato praticamente sostituito dal frumento, dal grano duro e tenero. Noi l’abbiamo riscoperto e reso attuale, in virtù delle sue grandi potenzialità, dal punto di vista nutrizionale – in termini di digeribilità e contenuto di glutine – ma anche ambientale e dal punto di vista della sostenibilità. È infatti un cereale talmente rustico che riesce ad adattarsi alle aree agricole più marginali, meno fertili; ha una bassa richiesta nutrizionale e un’elevata competitività con le infestanti. Quindi è la pianta giusta per la coltivazione con il metodo biologico. Quando noi abbiamo iniziato era praticamente sconosciuto: ricordo bene la fatica nel raccontare il suo valore e le sue carat teristiche organolettiche. Ma ora è diventato un’impor tante realtà economica: per tutta la dorsale appenninica dell’Italia centrale, ma anche per le aree marginali del resto d’Italia è divenuto una necessità. Il farro è un cereale vestito: che significa? Significa che durante la trebbiatura, le glumelle che proteggono la cariosside non restando aderenti al chicco, non si staccano al momento della raccolta, cosa che inve ce avviene nel grano. Questo rende necessaria una prima operazione di decorticatura o, meglio, di sgusciatura, perché viene rimosso il guscio delle glume e delle glu melle, quelle foglie che nella spiga racchiudono il chicco. Questo passaggio che un tempo veniva effettuato a mano o con l’ausilio di animali, è molto faticoso, ed è stato tra le cause che hanno portato, negli anni, a preferire il grano, che non richiedeva questa operazione.
ePrometeolafiliera del farro
Il farro viene coltivato prevalentemente nelle Marche e a seguire in Abruzzo, Umbria e Lazio, ma abbiamo delle produzioni anche in Puglia, Sicilia, Piemonte, Toscana. Riuniamo circa 220 agricoltori ma – tenendo conto delle rotazioni – a contratto ne abbiamo ogni anno circa 150: lavoriamo molto con piccoli coltivatori che hanno a disposizione pochi ettari sui quali non coltivano il farro ogni anno, ma lo alternano con altre coltivazioni. Selezioniamo attentamente i nostri partner, con i quali costruiamo un rapporto di reciproca fiducia. Da parte nostra, ci impegniamo a riconoscere agli agricoltori un prezzo fisso ed equo per il conferimento della materia prima: questo permette loro una pianificazione a lun go termine, un fattore molto importante, perché tra i problemi degli agricoltori vi è proprio questa incertezza legata alle oscillazioni di mercato. promozionalemessaggio
Approfondimento
Da dove arriva il vostro farro?
La riscoperta del più antico tra i cereali come opportunità per lo sviluppo del territorio, costruendo la qualità del prodotto attraverso l’attenzione a ogni fase del processo produttivo.
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A proposito di cambiamento climatico: qual è il ruolo del farro?
Dobbiamo prendere consapevolezza del fatto che ci sono delle evidenze che nell’immediato non possiamo cambia re, potrebbero volerci decenni. Nel frattempo, dobbiamo rispettare di più le risorse ambientali che abbiamo e non forzare i cicli ambientali: inutile fare coltivazioni che richiedono molto acqua quando l’acqua scarseggia o manca. Dobbiamo fare ricerca anche a livello scientifico e agronomico, per trovare risorse che si adattino meglio al cambiamento climatico. Il farro in questo momento ha un vantaggio importante: la minor richiesta idrica, nutrizionale, ambientale, che si adatta a questa situazione. Il farro non è un frumento che può produrre tantissimo in termini di resa, ma – in genere – non tradisce mai. Approfondimento promozionalemessaggio
Nel corso degli anni ci siamo impegnati per rendere il far ro un alimento che non può mancare sulle tavole di tutti: si è trattato di un lavoro fianco a fianco con gli agricolto ri, con i quali abbiamo lavorato iniziando dal seme. È nato spontaneamente un modello di filiera così profon do e legato alla produzione da costituire poi la nostra spi na dorsale, il DNA di Prometeo. Tutti parlano di filiera, ma quando abbiamo iniziato noi nemmeno la Comunità Europea ne parlava. Diventare un’azienda sementiera, iscrivere al registro nostre varietà di farro, fornire queste varietà all’agricoltore, gestire gli acquisti esclusivamen te con contratto di coltivazione, ma anche selezionare attentamente la materia prima in ingresso, gestirne lo stoccaggio e la conservazione e mantenerne la tracciabi lità: questo modello ci ha permesso di costruire la qualità in ogni fase del passaggio produttivo. È qui che si fa la vera differenza ed è questa la vera importanza della filiera. Come avviene la trasformazione in farina?
La prima operazione è quella della decorticatura, anche se sarebbe meglio parlare di sgusciatura perché viene rimosso il guscio delle glume e delle glumelle, ovvero le foglie che nella spiga racchiudono il chicco. Sempre in azienda effettuiamo la macinatura con mulino a pietra naturale, una tecnica molitoria che ci permette di non surriscaldare il prodotto durante la macinazione al fine di preservare le caratteristiche nutrizionali e organoletti che del farro. Le macine in pietra naturale vengono infat ti periodicamente sottoposte a una particolare molatura, la cosiddetta “battitura della pietra” che permette di ricavare la giusta affilatura delle macine e provocare il minor attrito possibile sui chicchi. E una volta ottenuta la farina?
Noi in azienda arriviamo a fare la decorticazione e le farine, ovvero i semilavorati: tutti i prodotti trasforma ti, pasta e biscotti, sono affidati a laboratori con i quali collaboriamo ormai da decenni, con alcuni addirittura sin dalle origini. Anche qui i trasformatori sono partner ben selezionati, mettendo al primo posto la qualità: sono produttori artigianali che danno al prodotto finito un valore aggiunto.
Nel tempo avete costruito un modello di filiera...
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PREPARATI CON YOGURT con una tazza di buon latte ocon una spremuta o mettili semplicemente in borsa per gustarli durante la giornata, grazie alla loro confezione singola.
“Le Piumette” sono soffici merendine; questa ricetta ha portato a prediligere l’uso esclusivo dell’olio di girasole e aterie prime di qualità. a l’utilizzo di conservanti con aromi naturali, yogurt e con Farina tipo 0, proveniente da fornitori selezionati, sono l’ideale per una colazione gustosa e nutriente per tutta la famiglia.
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Yogurt greco intero al naturale Il classico yogurt greco, preparato secondo tradizione: filtrato e poi fatto colare per diverse ore. Denso, compatto e cremoso: perfetto con una goccia di miele. Kourellas Dal 31 agosto al 27 settembre
Baule Volante Dal 31 agosto al 27 settembre Dal 28 settembre al 1° novembreDal 28 settembre al 1° novembre Dal 31 agosto al 27 settembre
Bio Organica Italia Dal 28 settembre al 1° novembre Olive verdi denocciolate Solo olive pugliesi, da filiera corta, caratte rizzate da un sapore delicato e aromatico e da una consistenza compatta e soda. Già denocciolate, sono pronte all’uso. Bresaola di tonno pinna gialla Solo le parti più pregiate del tonno, salato a secco con un delicato massaggio manuale e fatto riposare per uno sviluppo aromatico equilibrato. Perfetto per squisiti carpacci di pesce. Scandia Dal 31 agosto al 27 settembre Bio Un’accurataC selezione di frutta e verdura naturalmente ricche di vitamina C, per questi due succhi: l’antiossidante, con frutti rossi, e con germe di grano nell’immuno power. Voelkel Dal 28 settembre al 1° novembre
LaHummusricettatradizionale dell’hummus di ceci rivisitata in tre varianti: senz’aglio, con le melanzane e allo zafferano. Perfette per bruschette, panini e anche per il pinzimonio.
Primosale di latte di capra Dalla pasta morbida, leggermente occhiata, ha un sapore delicato, perché viene salato una sola volta, al momento del rovesciamen to della forma: è a questa lavorazione che deve il suo nome.Dal31 agosto al 27 settembre
Burger high protein A base di quinoa, piselli, fave e semi di girasole, sono ideali per chi vuole aumenta re questo nutriente nella sua alimentazione. Perfetti come veloce secondo piatto. Soto
Dessert a base di cocco Cremosità tutta vegetale per questi dessert a base di cocco in tre varianti: al naturale, vellutato e avvolgente; mango, dal tocco esotico, e stracciatella, irresistibilmente golosa. Isola Bio
Aceto di mele L’azienda montana Achillea ottiene il suo aceto – un condimento tra i più classici –esclusivamente da mele italiane, utilizzate intere. Achillea 36 Latteria Perenzin
Vellutata zucca e zenzero
Prosecco DOC Treviso “Sgàjo”
In dialetto veneto locale “sgàjo” significa scaltro, esuberante: il nome perfetto per que sto Prosecco, dalla spiccata freschezza, con fragranti aromi di fiori bianchi e mela verde. Perlage Dal 28 settembre al 1° novembre
La dolcezza della zucca incontra le note pungenti dello zenzero in questa vellutata già pronta, ideale come veloce primo piatto, specialmente all’arrivo dei primi freddi. Ecor Dal 28 settembre al 1° novembre Crema Cuisine Avena Nuova ricetta per questa crema preparata solo con avena italiana. Dalla consistenza morbida e dal gusto più delicato, è assai versatile, ideale per rivisitare in chiave veg tanti piatti della tradizione. Isola Bio Dal 31 agosto al 27 settembretipografici.erroridicausaavariazionisubirepossonofotoleeprezziIscorte.esaurimentoadfinovalidesonoofferteLeillustrativo.puramentecaratterehannofotoLe
Fave al naturale Con Machandel, specialista delle verdure in vetro, la dispensa si arricchisce del gusto della natura: conservate semplicemente in acqua e sale, le fave sono pronte all’uso. Machandel Wild Ocean
Filetti di merluzzo bianco Solo merluzzo pescato nell’Atlantico nord-o rientale, vicino alla costa islandese con un metodo di pesca su piccola scala e sosteni bile, ideale per un pasto leggero ma ricco di sapore.Dal 28 settembre al 1° novembreDal 28 settembre al 1° novembre Dal 31 agosto al 27 settembre Vino Rosso Veneto IGT Piwi Profumi intensi, armonici, speziati, con note tipiche della frutta rossa, e sapore deciso ed equilibrato per questo vino ottenuto da viti gni resistenti, a basso impatto ambientale. Pizzolato 37 Dal 31 agosto al 27 settembre Bevande di soia cacao e vaniglia Ottenute da semi di soia rigorosamente ita liana, due bevande vegetali dalla consisten za morbida e vellutata, nelle varianti cacao, dal gusto intenso, e vaniglia, dolce e aromatica. The Cantinabridgedi
AldenoTrentino Muller Thurgau DOC Di colore giallo paglierino, ha un profumo floreale, con note aromatiche di salvia, rosmarino, ortica e sambuco, con sentori agrumati, e un sapore fresco e persistente. Dal 31 agosto al 27 settembre
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Gli in cucina
Polpette di miglio e ceci al pomodoro Ingredienti per 4 persone: 250 g di ceci già cotti, 200 g di miglio, 200 g di passata di pomo doro, 2 cucchiai di farina di ceci, timo fresco q.b., rosmarino q.b., origano fresco q.b., semi misti (zucca, girasole e sesamo) q.b., olio extravergine q.b., sale q.b.
Gli essenziali in cucina
39 essenzialiGli
* A persona. I costi delle ricette sono indicativi a causa delle possibili variazioni di prezzo degli ingredienti a seconda della stagionalità, della piazza e della disponibilità.
Biscotti integrali di avena e frutta secca Ingredienti per 20 biscotti circa: 120 g di farina integrale di farro, 100 g di zucchero di cocco, 100 g di frutta secca ed essiccata, 80 g di burro d’arachidi, 50 g di fiocchi d’avena, bevanda vegetale q.b. In una ciotola capiente unite la farina, lo zucchero, i fiocchi d’avena e la frutta secca tritata grossolanamente. Aggiungete anche il burro d’arachidi e la bevanda vegetale in quanti tà necessaria per ottenere un composto modellabile. Mescolate bene per amalgamare gli ingredienti e formate dei biscotti rotondi aiutandovi con il palmo della mano. Disponeteli su una teglia foderata con carta da forno e cuoceteli in forno statico preriscaldato a 180 °C per 15-20 minuti, fino a quando non risulteranno dorati e croccanti. Sfornateli e lasciateli raffreddare prima di servirli. Pasta integrale con zucca e crescenza Ingredienti per 4 persone: 500 g di zucca, 350 g di fusilli integrali, 200 g di crescenza, salvia q.b., rosmarino q.b., olio extravergine d’oliva q.b., sale e pepe q.b. Pulite la zucca con la buccia; tagliatela a dadini e conditela con un filo di olio, un pizzico di sale, pepe ed erbe aromatiche tritate grossolanamente. Distribuitela su una teglia ricoperta di carta da forno e cuocetela in forno statico preriscaldato a 180 °C per 25-30 minuti, fino a quando non si sarà ammorbidita. A questo punto, frullatene una parte assieme a metà della crescenza, fino ad ottenere un composto cremoso e omogeneo. Lasciate da parte e, nel frattempo, cuocete la pasta in abbondante acqua salata. Scolatela al dente e unitela al composto di zucca. Mescolate bene per amalgamare gli ingredienti e condite con l’altra metà di formaggio, ridotto a tocchetti, e i cubetti di zucca rimasti. Guarnite con qualche foglia di salvia e servite. 1,50 euro*
Cuocete un volume di miglio con due volumi di acqua, per circa 30 minuti, con coperchio, fino a quando l’acqua non si sarà completamente assorbita. Schiacciate grossolanamente una parte dei ceci con l’aiuto di una forchetta e raccoglieteli all’interno di una ciotola, assieme al cereale cotto e all’altra parte di ceci interi. Unite anche la farina di ceci, le erbe aromatiche tritate finemente e i semi misti. Condite e mescolate bene fino a raggiungere una consistenza modellabile. Formate delle polpette di medie dimensioni, disponetele su una teglia con carta forno, irroratele con un filo di olio e cuocetele in forno statico preriscaldato a 180 °C per 20 minuti circa, fino a che non risulteranno dorate e croccanti. In una padella con un filo di olio scaldate la passata di pomodoro per 10-15 minuti, fino a farla addensare leggermente. Aggiustatela di sale e utilizzatela per condire le polpette. Infine, disponete queste ultime su un piatto di portata e servitele ancora calde, assieme a verdure di stagione cotte al forno. 1,40 euro* 1,50 euro*
Tre ricette semplici, ma gustose, preparate utilizzando gli Essenziali per Natura: una selezione di prodotti NaturaSì per la tua spesa di ogni giorno proposti a un prezzo vantaggioso fino al 27 settembre.
Uvetta anacardi e mandorle Un mix di uvetta, anacardi e mandorle con nocciole e gherigli di noce perfetto a colazione o a merenda. Ideale anche per impasti dolci come torte e biscotti.
27 settembre
Farina di grano tenero tipo 2 Solo grano tenero italiano del nostro eco sistema, macinato a pietra, per ottenere questa farina con caratteristiche intermedie tra la farina integrale e la farina di tipo 1. Gli essenziali in cucina Fino al Fino al Fino al Fino Fino al Fino al Fino Fino
Farina di farro integrale Fonte di fibre e ad alto contenuto di protei ne, una farina macinata a pietra ottenuta esclusivamente da farro coltivato dagli agricoltori del nostro ecosistema. NaturaSì Succo di mela 100% italiano, è ottenuto direttamente dalla spremitura di diverse varietà di mele che gli conferiscono un sapore dolce, ma equilibrato. NaturaSì NaturaSì Crescenza da latte fieno STG A pasta molle e breve stagionatura, preparato con latte fieno STG - Specialità Tradizionale Garantita, proveniente dall'allevamento biodi namico dell'Azienda Agricola San Michele. NaturaSì
27 settembre
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NaturaSì Composte di fragola, pesca e albicocca 100% frutta per queste composte preparate con fragole, pesche e albicocche coltivate dagli agricoltori del nostro ecosistema, ideali da spalmare o per farcire biscotti e crostate.
40 NaturaSì
Fiocchi di avena grandi integrali Ricchi di fibre, sono ideali per iniziare la giornata in modo equilibrato: classico ingrediente del porridge, si prestano a tante ricette diverse. NaturaSì Fusilli Dall’incontrointegralidell’acqua di montagna con il grano duro italiano dagli agricoltori del nostro ecosistema, nasce questa pasta integrale, trafilata al bronzo ed essiccata in diversi formati. NaturaSì
27 settembre
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al 27 settembre
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al 27 settembre
Riso Perfettocarnaroliperilrisotto, il Carnaroli ha un eccellente tenuta in cottura, con chicchi ben sgranati. Quello di NaturaSì, inoltre, è italiano, coltivato dagli agricoltori del nostro ecosistema.
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Pesto alla genovese senza glutine Il condimento genovese classico, preparato come da tradizione, con basilico genovese DOP, lavorato entro 24 dalla raccolta e tritato con sale. NaturaSì NaturaSì
Da olive italiane raccolte e lavorate dagli agricoltori del nostro ecosistema ed estratto a freddo, ha un gusto fruttato medio, leggermente piccante con leggeri sentori di pomodoro ed erba. NaturaSì
NaturaSì 41 Cous cous integrale Solo grano italiano coltivato dagli agricoltori del nostro ecosistema per questo cous cous, piatto cosmopolita per eccellenza, proposto in un pack di cartone certificato FSC.
Olio extra vergine d'oliva IGP
Tarallini semintegrali Friabili tarallini preparati con farina di grano tenero tipo 2, coltivato in Italia dagli agricol tori del nostro ecosistema, e olio extravergi ne d’oliva. Confezione in carta.
Miglio decorticato Miglio italiano coltivato dagli agricoltori del nostro ecosistema: fonte di fibre, è ideale nella preparazione di insalate fredde e zuppe ma anche sformati e polpette. NaturaSì Passata di pomodoro Solo pomodori italiani, coltivati in Puglia, Molise e Veneto dagli agricoltori del nostro ecosistema, raccolti in estate, quando sono maturi al punto giusto, e lavorati entro 24 ore. NaturaSì AssaiCeciversatili, i ceci hanno un gusto delicato e una consistenza compatta: sono perfetti tal quali, con pasta e insalata, ma anche macinati per burger, zuppe e vellutati. NaturaSì
tipografici.erroridicausaavariazionisubirepossonofotoleeprezziIscorte.esaurimentoadfinovalidesonoofferteLeillustrativo.puramentecaratterehannofotoLe Gli essenziali in cucina Fino al 27 settembre Fino al 27 settembre Fino al 27 settembre Fino al 27 settembre Fino al 27 settembre Fino al 27 settembre Fino al 27 settembre Fino al 27 settembre
42 Approfondimento
Teniamo presente che si tratta di un’azienda biodinamica, pertanto utilizziamo una paglia che non ha subito alcun tipo di trattamento, che deriva da orzo, avena e grano coltivati dall’azienda agricola. Cosa si intende con edifici passivi? Si tratta di edifici progettati in modo che la maggior parte del loro fabbisogno energetico per riscaldare o raffrescare derivi esclusivamente da apporti naturali, che non utilizzano macchinari per produrre ventilazione, riscaldamento o raffrescamento. I nostri edifici sono anche autosufficienti perché utilizzano accumuli di energia elettrica all’interno di batterie al litio second life, destinate cioè a essere gettate, e che vengono invece riciclate e ricaricate da pannelli fotovoltaici. Anche la paglia, del resto, è second life: andrebbe sostanzialmente buttata. Un edificio del nostro progetto necessita di circa 3 tonnellate: immaginate quante case potremmo costruire all’anno solo con lo scarto di paglia che abbiamo in Italia. Si tratta di edifici che hanno un embodied energy, ovvero l’energia necessaria per produrre, utilizzare e riciclare i materiali, bassissimo: il grano viene comunque raccolto e la paglia cresce spontaneamente dall’incontro di acqua e luce, senza ulteriori apporti di energia. Agricoltura ed edilizia: un nesso profondo Ciò che mi entusiasma di più è aver capito quanto tutto ciò che facciamo sia collegato. Qualche mese fa, raccogliendo carciofi, mi sono reso conto di quanto agricoltura ed edilizia siano collegate, di quanta materia bisogna spostare per produrre nutrimento così come per costruire una casa, che peraltro non serve solo a proteggere il corpo fisico, a sopravvivere, ma anche a custodire il corpo spirituale. Tra le colline romane, all’interno di una riserva naturale, un progetto di edilizia sostenibile in ambito rurale, frutto di uno sforzo collettivo e volontario.
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Costruire case, edificare la socialità
Ascolta Filippo Dottor 2050, il
Dalla paglia, l’opportunità per un’edilizia sostenibile che racconta il profondo legame tra l’abitare e il coltivare: ne abbiamo parlato con Filippo Dottor, giovane architetto che sta portando avanti un innovativo progetto –edilizio, ma anche sociale – in collaborazione con Agricoltura Nuova, azienda agricola biodinamica alle porte di Roma. Partirei proprio dal progetto: di cosa si tratta? Il progetto nasce dalla necessità di avere una scuola di agricoltura biodinamica a Roma. Per farlo, Agricoltura Nuova si è presa l’incarico e l’impegno di realizzare degli edifici biologici passivi, realizzati in bioclimatica, utilizzando paglia, terra cruda (argilla), grassello di calce e legno (in Italia si deve usare il legno come struttura portante, non essendo la paglia certificata come materiale costruttivo), in grado di ospitare gli studenti della scuola. Siamo tra i pochissimi in Italia che, grazie al contributo dell’ingegnere Carlo Micheletti, realizziamo le fondazioni senza l’utilizzo di cemento: in questo progetto, per esempio, abbiamo utilizzato dei gabbioni riempiti di pietrisco. Collaboriamo anche con Stefano Soldati, il primo a portare in Italia gli edifici in paglia circa 30 anni fa. Il progetto prevede la realizzazione, di sei edifici residenziali, di cui uno polifunzionale, che possano accogliere fino a 24 studenti fissi, nel pieno rispetto della natura, dell’uomo e dell’ambiente circostante.
anche su Laboratorio
43Approfondimento Approfondimento
Paglia e terra cruda sono materiali naturali, non trattati, a km 0, che hanno una durabilità molto più ampia rispetto a materiali convenzionali. Inoltre, a livello tecnico-scientifico, un muro in paglia di 45 cm ha una capacità di isolamento pari a un muro di 35 cm convenzionale, quindi anche questo è un aspetto interessante. Ha un’alta prestazione di isolamento: un muro in paglia intonacato internamente in terra cruda, esternamente in grassello di calce è il muro più performante a livello termico e contemporaneamente di traspirabilità. In più un muro in paglia intonacato ha una resistenza al fuoco di 120 minuti certificati: neanche gli edifici in calcestruzzo resistono così tanto al fuoco. I test scientifici danno risultati incredibili: quando ho scoperto tutto questo, non ci volevo credere. Caratteristiche già individuate in passato… A tale proposito, abbiamo testimonianze molto interessanti: in Nebraska, i primi edifici realizzati con balle di paglia sono del 1884/1886 quando alcuni agricoltori – trovandosi senza sassi e senza boschi a disposizione – si sono dovuti inventare il mattone di paglia. Ancora oggi sono in perfette condizioni, abitati e funzionanti; in Europa, i primi sono a Parigi e risalgono al 1924. Si tratta di rievocare tradizioni del passato, ma guardando al futuro e alla sostenibilità. Sostenibilità non solo come scelta dei materiali, ma anche come progettazione
I vantaggi dell’edilizia in paglia?
Gli edifici progettati in bioedilizia dovrebbero avere tutte queste caratteristiche: oltre alle peculiarità dei materiali, fondamentali sono anche la progettazione bioclimatica, per esempio con l’orientamento corretto dell’edificio, e l’aspetto sociale, organizzando cantieri con il coinvolgimento di volontari vicini all’azienda agricola. Unire questi aspetti per spiegare al mondo che cos’è la sostenibilità. Tra le peculiarità del progetto, il coinvolgimento di volontari… Esatto. Gli edifici verranno realizzati, con tecniche costruttive già conosciute e sperimentate, in gran parte da volontari che parteciperanno a workshop coordinati da progettisti e da persone competenti. È già stato realizzato il primo prototipo: un edificio di 50 mq abbondanti, la cui struttura portante è stata costruita in soli 12 giorni con una media di 10 volontari al giorno. Un’esperienza davvero notevole, dal profondo valore sociale: non a caso, il titolo del workshop è “Edificare l’umano”, perché costruire una casa con un gruppo di persone che non si conoscono non è solo costruire un edificio ma edificare la socialità, costruire la società.
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IL TUO KRUNCHY PREFERITO È ORA DISPONIBILE IN UN NUOVO DESIGN!
Krunchy Mela-Cannella ti tenterà con un mix di deliziosa granola simile a tanti biscottini, croccante riso soffiato e gustosi pezzetti di mela. Il tutto è arricchito da un pizzico di cannella e dolce uvetta, per diventare un’irresistibile delizia per la colazione. Un vero sogno di cioccolato ti aspetta con Krunchy Cioccolato! La ricetta prevede raffinato cioccolato bio sia al latte che fondente, per una croccante esperienza di gusto che non è seconda a nessuno. La poesia è completata dal cacao certificato Fairtrade e dal cocco grattugiato. Se preferisci il muesli puro e autentico, apprezzerai certo Krunchy Avena con dolcificante alternativo. Con pochi ingredienti e la delicata dolcezza dello sciroppo di riso, offre una composizione croccante e genuina in cui il gusto della pregiata avena biologica può svilupparsi al meglio.
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Il Krunchy Sun ora si chiama semplicemente Krunchy e risplende in un nuovo design. Naturalmente anche nella nuova confezione il gusto della croccante granola, della migliore qualità Barnhouse, non cambia!
45 biodiversitàdellaAngolo Angolo della biodiversità La delsalvaguardiabarbagianni
Sono tutte legate all’ambiente agrario le specie in declino nel nostro Paese. Negli ultimi trent’anni, infatti, l’utilizzo di macchine sempre più potenti e di una chimica sempre più aggressiva, insieme a politiche agricole che non hanno tenuto conto del ruolo ecosistemico dei fattori naturalistici ambientali, si sono tradotti in un paesaggio agricolo privo di vitalità. Le specie a rischio In questo drammatico scenario, tra le specie che più hanno sofferto, ci sono gli uccelli insettivori, come ad esempio l’Averla piccola (Lanius collurio), ma anche gli anfibi, come il Tritone crestato (Triturus cristatus), che non avendo più a disposizione stagni e acque affioranti, a fronte della frammentazione degli habitat, hanno ridotto la loro presenza. Tra i mammiferi assistiamo al grave declino dei più piccoli, indicatori di qualità dell’ambiente, come il Topolino delle risaie (Micromys minutus). Tra i predatori, come simbolo di questo tragico declino ecologico in ambiente agrario, abbiamo individuato una specie ombrello, ovvero una specie all’apice della catena alimentare la cui protezione implica la conservazione dei livelli trofici sottostanti: si tratta del Barbagianni (Tyto alba), rapace notturno tipico delle zone di pianura occupate per la maggior parte da agricoltura. Come descritto dalla IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura), il suo grave declino è da attribuirsi proprio alla semplificazione degli habitat. Il progetto barbagianni Permettere al barbagianni di tornare a essere protagonista del paesaggio agricolo: è questo l’obiettivo del progetto che vede coinvolte dieci aziende agricole biodinamiche del nostro ecosistema, realtà che già si stanno impegnando nel miglioramento ambientale e Lepaesaggistico.aziendeagricole biodinamiche, infatti, giocano un ruolo chiave: oltre a essere caratterizzate da una diversificazione ambientale, che è il presupposto fondamentale per la sostenibilità ambientale in agricoltura, vi si coltiva in armonia con la natura; inoltre, godono di riflesso dei benefici offerti dai servizi ecosistemici donati dalla complessità di habitat e dalle specie che li abitano. Sono 10 le aziende agricole coinvolte nel progetto: Baretta Alessandro, Campo Calandro, Casarotti, Fontanabona, Fontane bianche, Ca Magre, Olivieri, Le Coccinelle, La decima e l’azienda agricola biodinamica San Michele. Si tratta di realtà che, attraverso l’installazione di nidi artificiali idonei alla nidificazione, contribuiscono a contrastare il grave declino di questa specie. Inoltre, si impegneranno a non utilizzare impianti di derattizzazione con esche anticoagulanti che, debilitando i roditori, avvelenano anche il barbagianni, il quale trova nei roditori debilitati una facile preda. Un nuovo modello di sostenibilità agricola La strada è ancora lunga, ma sicuramente è quella giusta per introdurre un nuovo modello di sostenibilità ambientale in agricoltura. Grazie a tutte le aziende che già si stanno adoperando, e a quelle che vorranno partecipare nel tempo, speriamo di cambiare le sorti non solo del barbagianni ma anche di tutte le specie che gravitano nel settore agricolo, rendendo l’agricoltura uno strumento di conservazione delle specie in declino, generatore di vitalità e serbatoio di biodiversità. Il tecnico faunista Fabio Dartora ci racconta l’importanza di salvaguardare il barbagianni, specie cui è dedicato un progetto attivo in dieci aziende agricole del nostro ecosistema.
Preparazione: 15 min, cottura: 15 min Ingredienti per 2 persone 125 g Isola Bio Gusto Giusto Choco, 12 g zucchero di canna, 0,6 g agar agar in polvere, q.b. composta di frutta
Panna cotta al cacao
Gusto giusto, 3 noci, Mandorla e Avena concentrata: scopri come utilizzare per le tue ricette le nuovissime novità Isola Bio promozionalemessaggio
Preparazione Sciogliere l’addensante agar agar nella bevanda a temperatura am biente e poi aggiungere tutti i restanti ingredienti. Scaldare e portare a bollore il liquido. Quando si è leggermente raffreddato, inserire il tutto in alcuni stampi. Lasciare poi riposare in frigorifero per almeno 1 ora, infine servire con l’aggiunta della composta.
Smoothie green Preparazione: 10 min, cottura: nessuna Ingredienti per 1 persona 80 g Isola Bio Mandorla Concentrata, 70 g mela dolce, 25 g banana matura, 12 g datteri
Preparazione Lasciare in ammollo per 15 min i datteri in acqua calda, strizzateli e quindi metterli assieme agli altri ingredienti precedentemente pesati. Frullare prima a bassa velocità e poi aumentarla piano piano, fino a ottenere una bevanda fluida.
Vivere in modo consapevole ed equilibrato, per risco prire il valore delle piccole cose: come una tazza calda e fumante tra le mani. Con i suoi infusi, Yogi Tea dona una speciale sensazione di benessere, che scaturisce dall’ar monia di spirito e anima. 40 anni di storia, una tradizione millenaria Ciascuna miscela è unica, erede di una tradizione mil lenaria, radicata nei 3000 anni di storia della filosofia indiana e, passando attraverso il nostro corpo, arriva fino alla mente e allo spirito. La storia di Yogi Tea inizia oltre 40 anni fa, con una piccola azienda indipendente e un importante obiettivo: creare infusi di alta qualità utilizzando ingredienti biologici, etici e sostenibili. La prima ricetta, speziata e incredibilmente aromatica – oggi conosciuta come Yogi Tea Classic – è stata la base per la creazione successiva di tutte le altre ricette di erbe e spezie ispirate alla tradizione ayurvedica. Responsabilità verso la natura, verso le persone I prodotti Yogi Tea non sono “solo” bio, ma raccontano di una responsabilità ambientale e sociale a tutto tondo.
Attraverso i suoi partner, accuratamente selezionati, Yogi infatti finanzia progetti per il miglioramento delle condizioni di vita dei contadini nelle zone di coltivazio ne: fondamentale è la scelta di ingredienti di alta qualità, coltivati in diverse parti del mondo, prestando attenzio ne anche al territorio. In particolare, sin dalla sua fonda zione negli anni Settanta, ha scelto di sostenere famiglie e bambini in difficoltà in tutto il mondo. Questo impegno e questa ambizione convergono nel sigillo Yogi Tea: un simbolo che è allo stesso tempo una dichiarazione e un incentivo, nei confronti della natura e delle persone. Ispirazione, giorno dopo giorno
Inconfondibili, con i loro aromi speziati, le loro pillole di saggezza orientale su ogni filtro e gli esercizi di yoga stampati sulle loro confezioni, gli infusi Yogi Tea giorno dopo giorno ci ispirano, guidandoci verso un mondo di pace e salute, pieno di consapevolezza e felicità.
Pillole di saggezzain tazza
47Azienda dal mese mesedelAzienda
Inconfondibili, con i loro aromi speziati, le loro pillole di saggezza orientale su ogni filtro e gli esercizi di yoga stampati sulle loro confezioni, gli infusi Yogi Tea giorno dopo giorno ci ispirano, guidandoci verso un mondo di pace e salute, pieno di consapevolezza e felicità. Yogi Tea, da oltre 40 anni, è sinonimo di miscele uniche, erede di una tradizione millenaria, radicata nei 3000 anni di storia della filosofia ayurvedica. promozionalemessaggio
48 Pionieri nel biologico dal 1974 DE-ÖKO-006 Noi facciamo il bio con amore. Tanti condimenti in poco tempoBrodiedadivegetali come base perzuppe e per arricchire i vostri piatti:- senza zuccheri aggiunti*- senza additivi o conservanti artificiali- con un extra di verdure e erbe *contiene naturalmente zuccheri Buonissime ricette rapunzel.de/it/ricettesu con olio di karité – PALM OIL FREE –
Conosciuta da migliaia di anni e caratteristica del bacino del Mediterraneo, l’uva è il frutto della vite, pianta che si adatta a quasi tutti i tipi di suolo, anche i più sassosi e impervi, mentre non tollera i ristagni idrici, nemmeno per brevi periodi. Non necessita di concimazioni o irri gazioni forzate, salvo condizioni estreme o in impianti professionali. La condizione indispensabile per la buona riuscita della sua coltivazione è la buona luminosità e ventilazione del luogo. Ne esistono migliaia di varietà, a bacca chiara e a bacca scura. A livello hobbistico però, prima del colore, le scelte devono considerare la capacità di resistenza alla peronospora e all’oidio, due funghi che possono comprometterne gravemente le produzioni. È consigliabile avere varietà resistenti per non trovarsi a spruzzare anticrittogamici, seppur biologici, una volta alla settimana. Dobbiamo avere il piacere della mini ma manutenzione. Le varietà più indicate sono quelle originate da incroci, alcuni eseguiti già a metà ‘800, come l’uva fragola ed il clinto. Ci sono anche molte varietà resistenti di uva da tavola, come ad esempio la “Isabella bianca” e la “Nerona”. Coltivazione e cure Il terreno dove fare il trapianto della barbatella, la giova ne pianta di vite, deve essere ben lavorato e privo di erbe infestanti e la buca abbondantemente concimata con 2 kg di letame bovino molto maturo oppure con 300 gram mi di stallatico pellettato biologico. Prima della messa a dimora è consigliabile l’inzaffardatura biodinamica, ossia un bagno radice con fango costituito da sabbia, argilla, letame e preparato biodinamico Fladen Colloidale. Questa tecnica consente una buona radicazione. Il primo anno lasceremo crescere i tralci liberamente; il secondo ne sceglieremo solo uno come “futuro tronco”. La vite è una liana, pertanto occorre predisporre un sostegno con pali, fili e tutto il necessario. I primi anni occorreranno delle irrigazioni nei momenti più critici, cioè quando c’è siccità, poi con il tempo non saranno così necessarie. Già dal secondo e terzo anno con sempli ci potature potremmo avere una buona produzione. Ogni anno sarà importante distribuire al suolo il prepa rato biodinamico 500k cornoletame e in autunno, dopo la caduta delle foglie, sarà importante distribuire al suolo il preparato biodinamico Fladen Colloidale, che favorirà la decomposizione ottimale delle foglie e la presenza dei lombrichi nel suolo. Nonostante la scelta di varietà resi stenti, qualche intervento fitosanitario biologico dovrà essere effettuato, soprattutto nei periodi piovosi, facendo trattamenti con microrganismi effettivi da irrorare sopra e sotto la foglia, sui tralci e sul grappolo. I trattamenti andranno eseguiti da metà aprile fino alla raccolta, ogni venti giorni. Per evitare la comparsa di insetti e bruchi dannosi possiamo usare come mezzi preventivi le botti glie trappola, mettendone una per pianta. Teniamoci a portata di mano del propoli idroalcolico nel caso di grandinate, perché ci aiuterà come cicatrizzante delle ferite e stimolante per la ripresa vegetativa. Raccolta e conservazione Venti giorni prima della raccolta possiamo irrorare il preparato biodinamico 501 cornosilice, che ci consentirà di aumentare i sapori, la dolcezza e la digeribilità. Il grappolo d’uva ben maturo e appeso in un posto venti lato può conservarsi per dei mesi disidratandosi: avremo così dell’uva passa autoprodotta. Per questo uso si consi gliano le varietà senza semi, come la Termarina di Parma, ottima anche per la composta.
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Grappoli d’uva di Paolo Pistis Le stagioni nell’orto nell’ortostagioniLe
Croccante e fragrante, spunta in autunno per poi essere disponibile per buona parte dell’anno. Noto fin dall’antichità per il gusto dolce e aromatico e per le sue caratteristiche, se ne apprezzano soprattutto le parti croccanti, ma ricordiamoci di non gettarne nemmeno la “barba”: utilizziamola per tisane, condimenti per pasta e risotti o come erba aromatica per frittate e giardiniere.
La zucca
50 Così per Natura
In cucina si presta a molteplici metamorfosi, anche perché se ne può mangiare quasi tutto: protagonista, con la sua polpa, di vellutate e farciture per lasagne, ravioli e torte, sia dolci che salate, se ne utilizzano anche i fiori e i semi, tostati e salati, come snack, oppure macinati in farina o addirittura “spremuti” a ricavarne un olio.
Il finocchio
La pera Sembra che esistano oltre 5.000 varietà di questo frutto dal sapore dolce, la cui conoscenza risale addirittura alla preistoria. Famoso il suo abbinamento con il formaggio, protagonista oggi di celebri proposte gourmet: ma non è sempre stato così, anzi, un tempo “cacio e pere” era la colazione rurale di pastori e contadini. Lo sapevate? La mela Dalla fine dell’estate ci accompagna quasi per tutto l’anno. Pratico snack da portare con sé, è protagonista di infinite ricette: avete mai provato l’insalata di mele e finocchi? È perfetta per questa stagione: da arricchire con una spruzzata di limone se utilizzate le mele più verdi e aspre; con noci e aceto balsamico, se invece preferite quelle rosse e succose.
Natura
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Stagione dopo stagione scegli l’ortofrutta dei cosìpernatura: un progetto di NaturaSì che esalta la diversità stessa insita nella Natura e che offre la possibilità di acquistare prodotti agricoli “con le stesse caratteristiche nutrizionali degli altri: solo un po’ più piccoli, o un po’ più grandi, o con qualche imperfezione esteriore che non ne limita le qualità organolettiche”. Così per
aziende agricole e mercati super ledaiRipartiamofondamentali:farine Da un grano biologico italiano, macinato a pietra, nasce una farina adatta a tutte le ricette. Il buonumore in cucina viene impastando. Provale tutte! integrale, tipo 2, tipo 1 e tipo 0 a casa tua