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Canonizzazione: presentate le iniziative della diocesi

(Anno XXXIV Nuova serie - Anno 12 n. 6 - Novembre/Dicembre 2013 - Amici di Papa Giovanni - CONTIENE I.R.

Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB BERGAMO - In caso di mancato recapito restituire al mittente che si impegna a pagare la relativa tassa

Roncalli sarà proclamato Santo domenica 27 aprile 2014

Giardino della Pace a Sotto il Monte: un’oasi dello spirito per i pellegrini

Un video-percorso multimediale nella casa natale di Papa Giovanni

NOVEMBRE - DICEMBRE 2013


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Sotto la protezione di Papa Giovanni

ricordiamo che per ricevere uno dei seGUENTI OMAGGI: calendario con la fotografia dei bambini, lA pergamenA per il battesimo, la prima comunione, il matrimonio, e’ necessario indicare l’indirizzo completo a cui inviarlo

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Inviate la fotografia dei vostri bambini ad:

via Madonna della Neve, 24 - 24121 Bergamo


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Papa Giovanni proclamato Santo il 27 aprile 2014

«A Papa Francesco il grazie e l’affetto della terra bergamasca»

Sotto il Monte è in festa e aspetta il grande giorno

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Giardino della Pace, un’oasi dello spirito per i pellegrini

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Un video-percorso nella casa natale di Papa Giovanni

Canonizzazione: le iniziative della diocesi Roncalli sarà proclamato Santo domenica 27 aprile 2014

Canonizzazione: presentate le iniziative della diocesi

Roncalli e Wojtyla: due Pontefici «allo specchio»

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(Anno XXXIV Nuova serie - Anno 12 n. 6 - Novembre/Dicembre 2013 - Amici di Papa Giovanni - CONTIENE I.R.

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Giardino della Pace a Sotto il Monte: un’oasi dello spirito per i pellegrini

Un video-percorso multimediale nella casa natale di Papa Giovanni

NOVEMBRE - DICEMBRE 2013

n. 6 bimestrale novembre/dicembre

Direttore responsabile Claudio Gualdi

Nel suo ultimo Natale Roncalli invocò la pace e l’unità

Ha compiuto 98 anni Capovilla: una vita accanto a Roncalli

Migliaia le lettere dei bimbi indirizzate a Santa Lucia

Editrice Bergamasca ISTITUTO EDITORIALE JOANNES

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Anno XXXIV Direzione e Redazione via Madonna della Neve, 26/24 24121 Bergamo Tel. 035 3591 011 Fax 035 3591117 Redazione: mons. Gianni Carzaniga mons. Marino Bertocchi don Oliviero Giuliani Claudio Gualdi Pietro Vermigli Giulia Cortinovis Marta Gritti Vincenzo Andraous padre Antonino Tagliabue Luna Gualdi Coordinamento redazionale: Francesco Lamberini Fotografie: Archivio del Seminario Vescovile di Bergamo, Archivio “Amici di Papa Giovanni”, Archivio “Fondazione Beato Papa Giovanni XXIII”

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AVVENIMENTI

Roncalli e Wojtyla Santi domenica 27 aprile 2014 La data annunciata ufficialmente dal Papa. Atteso a Roma un milione di pellegrini Come già anticipato nel numero scorso del nostro bimestrale, Papa Giovanni XXIII sarà proclamato Santo, insieme a Papa Giovanni Paolo II, il prossimo 27 aprile 2014, domenica in Albis, la prima dopo Pasqua, festa della Divina Misericordia. L’annuncio ufficiale, che ha provocato grande gioia nella Bergamasca e in particolare a Sotto il Monte, è stato dato lo scorso 30 settembre mattina durante il Concistoro da Papa Francesco. La data del 27 aprile era già stata fatta da Papa Bergoglio, come ipotesi, durante il volo di ritorno dalla Giornata mondiale della gioventù e da

allora si è già messa in moto la «macchina» dei pellegrinaggi che porterà a Roma, per l’occasione, tantissimi pellegrini: si parla di oltre un milione di fedeli dalla Bergamasca e da tutta Italia che si uniranno ai numerosissimi polacchi. La Chiesa di Bergamo propone, in particolare, un pellegrinaggio diocesano con diverse formule, predisposte da Ovet viaggi, che illustriamo nelle prossime pagine.

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n vista del tanto atteso evento proponiamo ai nostri lettori un servizio che il quotidiano L’Eco di Bergamo ha pubblicato il 1° ottobre a firma di Emanuele Roncalli, pronipote del Papa ormai prossimo alla santificazione. Domenica 27 aprile 2014, festa della Divina Misericordia. Una data non causale, quella scelta da Papa Francesco, per la canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. L’annuncio è stato dato durante il concistoro, dallo stesso Papa Bergoglio che ha quindi confermato le ipotesi formulate di recente, che prospettavano l’elevazione agli onori degli altari dei due Papi nello stesso giorno. Misericordia è parola ricorrente nei discorsi del Pontefice attuale, che ripercorre il leit motiv del pensiero di Roncalli che insisteva sulla «medicina della misericordia» da parte della Chiesa. Nello stesso tempo ricalca l’insegnamento di Papa Wojtyla, che tra l’altro spirò alla vigilia di questa festa, da lui stesso istituita, e che indica l’influenza sulla sua spiritualità del culto della Divina Misericordia della suora polacca Faustyna Kowalska (cfr. Raffaele Iaria, Santa Faustina e la Divina Misericordia, ed. San Paolo). Già nello scorso mese di luglio, durante il volo in aereo da Rio de Janeiro a Roma, Papa Bergoglio aveva detto di pensare a domenica 27 aprile – domenica in Albis, la prima dopo la Pasqua – come giorno

Papa Giovanni XXIII

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avven imen ti

per proclamare santi Roncalli e Wojtyla. Da allora la macchina organizzativa si è subito messa in moto: parrocchie, associazioni, l’agenzia Ovet (che ha sede a Bergamo) hanno già stilato programmi di massima in occasione dell’evento che richiamerà nella Capitale un numero impressionante di pellegrini e devoti – si parla già di oltre un milione di persone – provenienti non solo da Bergamo e Sotto il Monte, ma da tutta Italia, che si uniranno ai fedeli polacchi a loro volta attesi numerosissimi. Giovanni XXIII, il Papa del Concilio Vaticano, era stato beatificato il 3 settembre 2000 proprio da Giovanni Paolo II. In tanti ne attendevano il miracolo, ma Papa Bergoglio ha ritenuto ininfluente l’accertamento di un nuovo miracolo dopo che Roncalli era stato proclamato beato. Il primo miracolo che ha portato alla beatificazione del 2000 era stata la grazia concessa a suor Caterina Capitani, guarita inspiegabilmente il 25 maggio 1966 dalle conseguenze di una grave emorragia dopo che, oltre un anno prima, era stata sottoposta ad una resezione gastrica quasi totale. Wojtyla è stato invece proclamato beato da Benedetto XVI il 1° maggio di due anni fa. Una canonizzazione in tempi rapidi, grazie anche in questo caso ad una eccezione, una deroga di Benedetto XVI al diritto canonico, che prevede l’apertura del processo non prima di cinque anni dopo la morte della persona da beatificare. Per Giovanni XXIII è stata utilizzata la formula ex certa scientia, permettendo a Papa Francesco di usare la sua libertà e di supplire alle carenze procedurali per interpretare il senso dei fedeli. Nella decisione di Bergoglio appare dunque evidente il significato che il Pontefice vuole dare alla santità, che non può essere valutata in via esclusiva in base a un evento miracoloso, ma deve essere più aderente al vissuto quotidiano. Quando lo scorso giugno, parlando a Papa Francesco, il vescovo di Bergamo monsignor Beschi – facendosi portavoce di un sentimento comune – lo volle accostare alla figura del Papa bergamasco, lo stesso Bergoglio si schernì fino quasi ad arrossire, ma confidando: «Di Roncalli mi manca la santità». Santità alla quale Roncalli aspirò fin dagli anni della giovinezza come si legge nel «Giornale dell’Anima»,

Papa Giovanni Paolo II

portata avanti nel duro lavoro come delegato e poi visitatore apostolico in Oriente («E’ lì che si è santificato», ci disse una volta il vice postulatore della causa di beatificazione, monsignor Mario Benigni). Prima che Bergoglio proclamasse la formula e annunciasse la data della canonizzazione, il prefetto per la Congregazione delle cause dei santi, cardinale Angelo Amato, ha tracciato un breve profilo biografico dei due futuri santi, ricordando in particolare «il loro servizio alla pace». Il porporato ha anche citato la «mite fermezza» con la quale i due Papi hanno entrambi vissuto in «tempi di radicali trasformazioni», promuovendo la dignità dell’uomo. In previsione del grande evento di aprile si è tenuto a settembre, nella sede della Regione Lombardia a Milano, un incontro con all’ordine del giorno l’organizzazione e il coordinamento delle iniziative previste da istituzioni, enti e diocesi di Bergamo per la canonizzazione del Papa bergamasco. All’incontro sono intervenuti il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni e per Bergamo il presidente della Provincia Ettore Pirovano, oltre a numerose altre autorità. Presente anche il senatore Giacomo Stucchi, in qualità di firmatario della proposta di legge, già depositata al Senato, riguardante i contributi da stanziare per la valorizzazione delle strutture ricettive e dei luoghi meta di pellegrinaggio nel Comune di Sotto il Monte, che si stima possa essere raggiunto da un numero impressionante di pellegrini. 5


DICHIARAZ IONI

Al Papa il grazie e l’affetto della terra bergamasca» Così il vescovo di Bergamo ha accolto l’annuncio ufficiale delle due canonizzazioni evento con intensità di gioia, di riconoscenza, di affetto, di preghiera, di attenzione al grande magistero del Papa Santo culminato con l’indizione del Concilio ecumenico Vaticano II». Quest’oggi (il 30 settembre scorso, ndr.) si è celebrato il «Concistoro Ordinario Pubblico per la Canonizzazione dei Beati Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II». Nel corso del Concistoro, il Pontefice ha decretato che Papa Roncalli e Papa Wojtyla «siano iscritti nell’Albo dei Santi il 27 aprile 2014, domenica II di Pasqua, della Divina Misericordia». Avverto il desiderio di rinnovare i sentimenti che avevo condiviso alcune settimane orsono e soprattutto di ringraziare Dio che nel corso di quest’Anno della Fede ha raggiunto la nostra Chiesa diocesana con un appello alla santità particolarmente intenso, offrendoci la testimonianza di uomini santi beatificati in questi mesi. La definizione della data di canonizzazione di Papa Giovanni, che si terrà a Roma, segna un’ulteriore tappa di questo particolare itinerario della fede. Rinnovo a nome mio e di tutta la Diocesi di Bergamo il profondo ringraziamento al carissimo Papa Francesco, che ha manifestato in maniera così speciale il suo legame con la storia, la testimonianza, il servizio alla Chiesa di Papa Giovanni. Colgo questa occasione per invitare calorosamente l’intera comunità bergamasca a partecipare all’evento della canonizzazione. Sono convinto che la nostra comunità saprà offrire agli occhi della Chiesa e del mondo un segno forte del profondo rapporto con il Papa così radicato in questa terra e

Parole toccanti ha espresso il vescovo di Bergamo, Francesco Beschi, anche a nome della Diocesi e della comunità bergamasca, in occasione del percorso di canonizzazione dei due Papi giunto a ridosso del traguardo. Proponiamo di seguito una serie di sue riflessioni manifestate subito dopo l’annuncio ufficiale fatto da Papa Francesco.

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n occasione dell’annuncio dell’intenzione del Santo Padre di procedere alla canonizzazione straordinaria di Papa Giovanni XXIII, mi esprimevo con sentimenti di lieta gratitudine e aggiungevo: «Il mio invito a tutta la nostra comunità è di preparare il grande

Francesco Beschi vescovo di Bergamo

Il vescovo di Bergamo Francesco Beschi

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AVVENIMENTI

Sotto il Monte è in festa e aspetta il grande giorno Nel paese natale di Papa Giovanni XXIII continuano a giungere numerosi i pellegrini

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’attesa della data fatidica per la canonizzazione di Papa Giovanni è terminata. Ieri (il 30 settembre scorso ndr.), Papa Francesco l’ha annunciata: si terrà domenica 27 aprile 2014. Questo l’inizio del servizio firmato da Carmelo Epis che L’Eco di Bergamo ha proposto sulle sue pagine il 1° ottobre. Articolo che così continua. «La comunità di Sotto il Monte è felicissima – racconta il parroco monsignor Claudio Dolcini – e così pure i pellegrini, giunti in chiesa nonostante la giornata piovosa. La domanda ricorrente di tutti era una sola: quando la data?». Nel paese natale di Papa Roncalli continuano a giungere tanti pellegrini. «E’ molto frequentata la Messa domenicale delle 16 – prosegue monsignor Dolcini – al termine della quale leggiamo la “preghiera supplica” a Papa Giovanni, in cui presentiamo tutte le intenzioni dei pellegrini al Pontefice bergamasco. Per tutti Papa Giovanni è colui in cui riporre totale fiducia: anche se non saranno esauditi, sono sicuri di essere ascoltati nelle loro pene e speranze». Giungono anche non credenti e persino di fede non cristiana. «I non credenti – aggiunge monsignor Dolcini – riconoscono la grandezza di Papa Giovanni e alcuni mi confidano di venire ogni anno o spesso a Sotto il Monte. La scorsa settimana un testimone di Geova mi ha chiesto: “Quando fanno santo Papa Giovanni? Per me è stato un grande uomo e un vero santo”. Mi ha molto colpito questa frase». Anche il sindaco Eugenio Bolognini è raggiante. «Io e il paese – dice – eravamo felicissimi quando a luglio Papa Francesco ha annunciato la canonizzazione del Beato Papa Giovanni. Adesso lo siamo ancor di più conoscendo la data, così abbiamo più tempo per organizzare le iniziative. E io di sicuro parteciperò al pellegrinaggio diocesano a Roma». Felicissimo anche l’arcivescovo Loris Capovilla, già

segretario particolare di Papa Giovanni. «La data – commenta – era attesa da tutto il mondo. Il vero miracolo di Papa Giovanni è la sua santità di vita, nata in famiglia e in parrocchia per continuare e progredire nelle nazioni e sulle vie in cui l’ha condotto la Provvidenza. La santità però è da imitare, non soltanto da ammirare. Infatti, come dice il capitolo 15 del documento conciliare “Lumen gentium”, la vocazione alla santità è compito e caratteristica di ogni battezzato». «Con la sua santità di vita – prosegue monsignor Capovilla – Papa Giovanni ci invita anche ad aver sempre fiducia, di sperare nel presente e nel futuro, perché non siamo mai allo sbando. E recentemente Papa Francesco, parlando con un prete romano, ha detto: “Il numero dei santi supera quello dei peccatori”». Felicissimi anche alla Fondazione Papa Giovanni XXIII, con il suo direttore don Ezio Bolis. Per il 21 e 22 febbraio del prossimo anno è in programma, in Seminario, l’esecuzione di un oratorio composto dal noto biblista e compositore monsignor Marco Frisina.

Il calco della statua di Papa Giovanni a Sotto il Monte

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PUBBLICAZ IONI

Il «Grande» e il «Buono» Due Pontefici allo specchio Nel libro «I due Giovanni» emergono molti tratti in comune tra Wojtyla e Roncalli

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l Papa Grande e il Papa Buono. Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII. Le vite dei due Pontefici si sono sovrapposte per 43 anni: dal 1920, anno di nascita di Karol Wojtyla, al 1963 anno della morte di Angelo Giuseppe Roncalli. Chiamati sul trono di San Pietro in epoche diverse, le loro esistenze per molti aspetti sono corse parallele e più di una volta si sono intrecciate. Il sottile filo del destino di due uomini di Chiesa si è spesso unito e annodato e la canonizzazione – che avverrà nello stesso giorno – rappresenta il suggello finale.

Sfogliando le biografie dei due Pontefici in una recente pubblicazione abbiamo voluto rimarcare i tratti che li hanno accomunati. Il libro in questione ha per titolo «I due Giovanni» ed è scritto dal giornalista Emanuele Roncalli (Ed. bilingue italianopolacco Decamas). Entrambe le famiglie d’origine sono semplici, temprate dalle fatiche del lavoro, timbrate dalla fede. Roncalli nasce in una famiglia patriarcale, povera, dove i genitori e i figli lavorano la terra. Le giornate sono scandite dalle attività nei campi e nelle stalle, dai bronzi del campanile che richiamano alla messa. Semplice e modesta è anche la famiglia del piccolo Karol. Ma è la fede che accomuna i due nuclei e li aiuta a superare i momenti più bui. Comune è la profonda devozione mariana: Roncalli citerà il suo primo ricordo quando fu condotto dalla mamma al piccolo santuario della Madonna delle Caneve a Sotto il Monte; Wojtyla snocciolerà uno ad uno nel libro «Varcare la soglia della speranza» i santuari mariani conosciuti durante la giovinezza. Wojtyla e Roncalli hanno entrambi attraversato il Novecento e conosciuto le tragedie delle guerre, della deportazione, del nazismo. Entrambi in quel periodo vivevano nei Paesi dell’Est: Wojtyla in Polonia, Roncalli in Turchia dove come Delegato Pontificio, grazie ai buoni rapporti con il Corpo Diplomatico e con i rappresentanti pontifici dei paesi danubiani, riuscì ad aiutare le comunità ebraiche perseguitate. E’ singolare poi il fatto che sia il Papa bergamasco sia il Papa polacco abbiano svolto un ruolo pressoché identico a favore dei giovani durante i primi anni di sacerdozio. Roncalli nel novembre 1918 diede inizio alla Casa dello Studente a Bergamo Alta; Wojtyla fu cappellano degli Universitari fino al 1951. E a questo proposito come non ricordare che fu proprio

La copertina del libro dedicato ai due Papi

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pu bblicazio n i

Giovanni Paolo II a ideare – dal 1985 – le Giornate mondiali della gioventù. Il 1958 è poi un anno segnato da straordinari eventi per il prete polacco e il cardinale bergamasco. Wojyla il 28 settembre 1958 riceve l’ordinazione episcopale nella cattedrale di Cracovia, dalle mani dell’arcivescovo Eugeniusz Baziak. Un mese dopo, il 28 ottobre 1958, il patriarca di Venezia diventa Papa assumendo il nome di Giovanni XXIII. E vent’anni più tardi, ancora una volta nello stesso mese di ottobre, il card. Wojtyla verrà a sua volta eletto Pontefice. Le vite di Roncalli e Wojtyla ad un tratto si sono incrociate. Era l’ottobre 1962, pochi giorni dopo l’apertura del Concilio Vaticano II. Monsignor Wojtyla accompagnato dal cardinal Wyszynski, vescovo di Cracovia, primate di Polonia e da altri prelati polacchi fu ricevuto in udienza da Giovanni XXIII. Wojtyla e Roncalli l’uno davanti all’altro. Chi avrebbe mai detto allora che in quel preciso giorno si sarebbero incontrati due successori alla Cattedra di Pietro? Di quello storico evento restano alcune rare foto che li ritraggono assieme. E Wojtyla fu anche uno dei partecipanti a quella straordinaria primavera della Chiesa, il Concilio Vaticano II. Il

Ottobre 1962: Giovanni XXIII riceve in udienza il card. Stefan Wyszynski accompagnato da un gruppo di vescovi polacchi tra i quali l’allora amministratore temporaneo della diocesi di Cracovia mons. Karol Wojtyla (il primo a sinistra)

vescovo polacco vi prese parte (1962-1965) con un personale contributo nella costituzione Gaudium et Spes e alle assemblee del Sinodo dei Vescovi. Non meno importante il fatto che Papa Wojtyla – dopo aver proclamato beato Giovanni XXIII – fu sepolto nella stessa tomba della Cripta Vaticana che aveva ospitato le spoglie del Papa bergamasco fino alla traslazione nella Basilica di San Pietro sotto l’altare di San Gerolamo. Uniti nella vita, nel luogo della morte e ora nella gloria dei Santi.

Sei le proposte per il pellegrinaggio diocesano In occasione della canonizzazione di Papa Giovanni, la Chiesa di Bergamo propone un pellegrinaggio diocesano a Roma, guidato dal vescovo Francesco Beschi. La Ovet viaggi, con sede a Bergamo, organizza sei proposte (quattro in pullman, una in treno e una in aereo). La prima, di quattro giorni, in pullman, si terrà dal 25 al 28 aprile. La prima tappa sarà Orvieto. Il 26 aprile si raggiungerà Roma, con visite alle basiliche, mentre nel pomeriggio si terrà la Messa nella basilica di San Paolo fuori le Mura. Il giorno seguente, in mattinata partecipazione alla solenne Conce-

lebrazione eucaristica presieduta da Papa Francesco con la canonizzazione del Beato Papa Giovanni, mentre nel pomeriggio visita alla basilica di San Pietro e alle tombe dei Papi. Il 28 aprile giro panoramico della capitale e infine rientro a Bergamo. La seconda proposta, di tre giorni, in pullman, si terrà dal 26 al 28 aprile. Si raggiungerà Roma il primo giorno e si seguiranno le stesse tappe della prima proposta. La terza proposta, sempre di tre giorni, in pullman, si terrà dal 25 al 27. Si raggiungerà Roma il primo giorno e si condivideranno le tappe delle altre proposte. La

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quarta proposta, di due giorni, in pullman, si terrà dal 26 al 27 aprile. Si arriverà a Roma il primo giorno e si condivideranno gli appuntamenti delle altre proposte previste nei due giorni. Il ritorno a Bergamo è previsto nel pomeriggio, dopo la Messa di canonizzazione. La quinta proposta, di due giorni, in treno, si terrà dal 26 al 27 aprile. Si condivideranno le iniziative previste nei due giorni. La sesta proposta, di due giorni, in aereo, con partenza in bus da Bergamo per Milano, si terrà dal 26 al 27 aprile. Anche questa proposta prevede la condivisione delle iniziative previste. Rientro infine nel pomeriggio.


C ELEB R A ZIONI

«Roncalli, comunicatore e promotore della pace» Così lo ha definito il vescovo Beschi nella concelebrazione tenuta a Sotto il Monte

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n anno fa, nella sera dell’11 ottobre, a Sotto il Monte il vescovo di Bergamo monsignor Francesco Beschi apriva l’Anno della Fede, indetto da Benedetto XVI per celebrare i 50 anni dall’apertura del Concilio Vaticano II. Ad un anno di distanza, l’11 ottobre scorso, il vescovo è tornato a Sotto il Monte per presiedere la solenne concelebrazione nella memoria del Beato Papa Giovanni XXIII, con nel cuore la gioia di tutta la diocesi per l’annuncio della prossima canoniz-

zazione del 27 aprile. Questo appuntamento è stato illustrato attraverso un servizio di Monica Gherardi pubblicato su L’Eco di Bergamo, che riproponiamo ai nostri lettori. Accanto al vescovo sull’altare monsignor Lino Belotti e monsignor Gaetano Bonicelli, oltre all’Abate di Pontida dom Giordano Rota. Una celebrazione a cui erano presenti molti sacerdoti, i vicari locali, i diaconi, le autorità in rappresentanza delle istituzioni, i sindaci dell’Isola Bergamasca e la gente di Sotto il Monte e dei paesi vicini. Fra i banchi anche la delegazione tedesca – un gruppo di 25 persone – di Marktl am Inn, luogo natale di Benedetto XVI. Tra i due Paesi dal 2009 esiste un gemellaggio e l’occasione della memoria del Beato è momento tradizionale di incontro a Sotto il Monte. L’impegno per la pace «In questa giornata – ha detto monsignor Beschi all’inizio della celebrazione – facciamo memoria del Beato Giovanni XXIII in una condizione straordinaria di attesa. La nostra preghiera non sia solo il ricordo meraviglioso di una persona o di quanto ha compiuto, ma la nostra preghiera condivisa tocchi la nostra coscienza e la nostra fede». Gremite erano la chiesa parrocchiale e la Cappella della Pace. «L’annuncio della canonizzazione straordinaria – ha detto il vescovo nell’omelia – dispone la nostra diocesi a vivere questo segno con una partecipazione corale, nel rinnovare l’impegno per la pace, così come ci viene consegnato da Papa Francesco». Uno sguardo ai giovani Monsignor Beschi ha ricordato più volte durante l’omelia le parole che il Santo Padre ha rivolto ai fedeli di Bergamo durante il pellegrinaggio dioce-

Il vescovo Francesco Beschi

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celebrazio n i

naugurazione, dopo la celebrazione, del Giardino della Pace. «E’ un luogo simbolico – ha sottolineato – ma perché il simbolo sia vero, perché tutti gli uomini coltivino giardini di pace, è necessaria l’obbedienza all’interiore verità dell’uomo che Gesù Cristo ci consegna». In chiusura della sua riflessione ha voluto ripetere ancora le parole del Papa, quelle con cui il Pontefice ha salutato la Chiesa di Bergamo giunta in pellegrinaggio nella Basilica Vaticana. La figura del Beato Giovanni XXIII è stata riconsegnata a Bergamo e a Sotto il Monte nelle parole esortanti di Papa Francesco. «Imitate la sua santità. Lasciatevi guidare dallo Spirito Santo. Non abbiate paura dei rischi, come lui non ha avuto paura. Docilità allo Spirito, amore alla Chiesa e avanti... il Signore farà tutto». Da considerare poi che a seguito dell’annuncio della canonizzazione, il paese nativo del Pontefice vedrà aumentare considerevolmente l’afflusso di pellegrini e pellegrinaggi. Un’affluenza già aumentata negli ultimi mesi. In maggio sono stati contati 10.000 pellegrini, numeri confermati anche durante l’estate, che non tengono conto dei fedeli che giungono soli o con mezzi propri.

sano il 3 giugno scorso. «Papa Giovanni – ha continuato – era uomo di pace. Non un pacifico, ma un pacificato dallo Spirito e quindi comunicatore e promotore di pace». Sul tema della pace le parole del vescovo si sono fatte vibranti. «La pace è dono di Dio, è frutto dello Spirito, è coltivazione dell’impegno di ogni uomo. Abbiamo bisogno di pace solida, di una pace che si apra davanti agli occhi dei più giovani, speriamo non assuefatti dall’oscurità». Monsignor Beschi è rimasto sull’attualità, quando ha evocato i recenti e drammatici fatti di Lampedusa. «La voce di Papa Francesco – ha ricordato – è risuonata forte nel discorso della vergogna. Davanti all’ennesima tragedia di Lampedusa, non un atto d’accusa, ma un esame di coscienza dell’uomo riguardo i criteri di edificazione della convivenza umana. Non vogliamo sottrarci alla complessità dei problemi della nostra terra, non vogliamo sottovalutarli, ma considerare le risposte e se queste corrispondono al Vangelo». Obbedire alla Verità Nell’omelia il vescovo ha spiegato il valore dell’i-

Con Angelo Roncalli sono venti i Santi bergamaschi Comprendendo il Beato Papa Giovanni XXIII, che sarà canonizzato il prossimo 27 aprile, sono venti i Santi nati in terra bergamasca o che vi hanno operato lasciando grandi tracce. Fra loro ci sono fondatori di congregazioni religiose, vescovi, monaci, sacerdoti, una donna medico. Questo l’elenco: il patrono Alessandro, che subì il martirio nel IV secolo; Grata, colei che raccolse il corpo di Alessandro per seppellirlo in un suo podere in Città Alta; Vincenzo diacono e martire, a cui era dedicata un’antica Cattedrale di Bergamo; Fermo e Rustico (IV sec.); i tre vescovi di Bergamo (V e VII secolo) Narno, Viatore e Giovanni: il martirio di quest’ultimo è raffigurato nella stupenda tela del Tiepolo

in Cattedrale; i monaci Alberto da Prezzate e Vito (XI secolo). La loro canonizzazione è frutto della devozione popolare – come si usava in epoca antica – e senza il processo canonico che venne prescritto dal Concilio di Trento (1545-1563) e dalle norme emanate da altri Pontefici. Gli altri Santi sono: Girolamo Emiliani, fondatore dei Somaschi (XVI sec.), l’apostolo degli orfani; il cardinale vescovo di Bergamo Gregorio Barbarigo (XVII sec.), considerato uno dei vescovi più capaci della sua epoca, che avviò in diocesi un’ampia riforma del clero e una ripresa forte del Concilio di Trento. Gli altri Santi sono vissuti dall’Ottocento in poi. In maggioranza sono fondatori di congregazioni religiose nella diocesi bergamasca, oppure

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vi hanno operato fin dagli inizi, con una vasta opera di evangelizzazione, spiritualità e attenzione ai bisogni emergenti, fra cui segnatamente l’educazione delle giovani generazioni e il soccorso delle povertà in ambito caritativo e assistenziale: Maddalena di Canossa, fondatrice delle suore Canossiane; Vincenza Gerosa e Bartolomea Capitanio, fondatrici delle suore di Carità; Teresa Eustochio Verzeri, fondatrice delle Figlie del Sacro Cuore; Paola Elisabetta Cerioli, fondatrice della Congregazione della Sacra Famiglia di Comonte di Seriate; Gianna Beretta Molla (morta nel 1962), che sacrificò la sua vita per salvare la creatura che portava in grembo; Geltrude Comensoli, fondatrice delle suore Sacramentine.


I NAUGUR A ZIONI

Giardino della Pace, un’oasi dello spirito per i pellegrini A Sotto il Monte molti sacerdoti e una folla di fedeli hanno assistito alla benedizione

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Grazie per il vostro pellegrinaggio qui a Sotto il Monte». Con queste parole lo scorso 11 ottobre sera il parroco monsignor Claudio Dolcini ha salutato la folta schiera di sacerdoti e fedeli che, dopo la Messa presieduta dal vescovo Francesco Beschi, in un corteo suggestivo nella semioscurità con un cero in mano è confluito al Giardino della Pace per l’inaugurazione e la benedizione. L’articolo che proponiamo sull’evento è di Carmelo Epis, pubblicato su L’Eco di Bergamo. Davanti alla statua del Pontefice bergamasco, il vescovo ha recitato la «supplica a Papa Giovanni», la stessa che recitò esattamente un anno fa, per invocarne protezione e intercessione per i bisogni spirituali e materiali della Chiesa, della società e per la pace. Monsignor Dolcini ha quindi invitato il vescovo Francesco Beschi e l’imprenditore Antonio Percas-

si, che con la sua Fondazione ha sostenuto economicamente l’opera, a deporre un fiore, ricordando infine «un grande amico scomparso, don Sergio Colombo, che ci ha sostenuti con il suo pensiero teologico». «Il Giardino della Pace – sottolinea monsignor Dolcini – è il completamento del complesso del santuario dedicato al Beato Papa Giovanni. E’ un polmone verde per aiutare i pellegrini a conoscere la spiritualità del Beato e pensato come un percorso a piedi attraverso la vita e la santità del Papa». Nella pavimentazione sono state inserite sei strisce in ottone riportanti altrettante frasi significative di Papa Giovanni che introducono sei virtù cardini della sua spiritualità. «Da queste espressioni – prosegue monsignor Dolcini – parte la riflessione e la preghiera per un itinerario che si snoda attorno al giardino. La sua conclusione è la cripta». Essa contiene il crocifisso personale di Papa Giovanni che era di fronte al suo letto in Vaticano e il calco del volto del Papa morto realizzato dallo scultore Giacomo Manzù adagiato nella teca che ha conservato il corpo quando fu deposto in San Pietro dopo la beatificazione. Altri oggetti riconducono al fulcro della vita santa di Papa Giovanni. Dalla cripta si esce nuovamente nell’ampio spazio del «Giardino». «Qui si può sostare in meditazione – aggiunge il parroco di Sotto il Monte – davanti alla maestosa statua di Papa Giovanni posta al centro del giardino, copia di quella in bronzo che sovrasta l’ingresso del Seminario. Interpreta l’abbraccio della Chiesa per ogni figlio, continuando la famosa carezza di Papa Giovanni ai bambini e a tutta l’umanità sofferente. Accanto alla statua, un moderno pozzo dispensa acqua rimandando a una espressione significativa del Papa della bontà: «Come in un giardino non può mancare l’acqua,

Il corteo di sacerdoti e fedeli a Sotto il Monte

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in au gu razio n i

così la vita dell’uomo senza l’acqua viva di Gesù Cristo è arida e sterile». Nello spazio intermedio tra il giardino e la cripta alcuni oggetti ex voto ricordano la grande devozione verso Papa Giovanni. La pavimentazione esterna del giardino, realizzata con pietre povere di tinte diverse, fanno memoria dell’ansia ecumenica di Giovanni XXIII. «Attorno alla teca in cemento che protegge la statua del Papa – conclude monsignor Dolcini – alcune traversine in legno provenienti dal Memoriale della Shoah di Milano ricordano il vasto impegno a favore degli ebrei dell’allora delegato apostolico in Turchia Angelo Roncalli». Una parte del percorso è rimasta senza pavimentazione: dalle località più significative visitate da Angelo Giuseppe Roncalli proverranno le pietre che idealmente consentiranno al pellegrino di camminare sui luoghi dove Papa Giovanni stesso ha camminato. L’intero percorso è illustrato da un pieghevole con i testi esplicativi per la preghiera e per la comprensione artistica in distribuzione presso la Casa del pellegrino. L’inaugurazione e la benedizione del Giardino della Pace a Sotto il Monte è stata preceduta l’11 ottobre mattina da un’altra concelebrazione avvenuta

Una panoramica di Sotto il Monte

in San Pietro in memoria di Angelo Roncalli, che l’11 ottobre di 51 anni prima apriva il Concilio vaticano II. A presiedere la funzione è stato il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione delle Chiese orientali, insieme a sette vescovi e a 40 sacerdoti bergamaschi. Sandri ha sottolineato nell’omelia che «il magistero» di Papa Giovanni «ha anticipato, specie nel Concilio» quella che sarà poi una «convinzione» di Karol Wojtyla e cioè che anche i fedeli della Chiesa di tradizione latina possono conoscere e condividere il «tesoro» delle Chiese orientali, le prime ad accogliere «l’eredità degli

Padova, Angelo Roncalli nel Giardino dei Giusti Nel giardino che Padova ha dedicato ai Giusti del mondo, dal 14 ottobre scorso un gelso bianco e una stele ricordano la figura di Angelo Roncalli, Papa Giovanni XXIII. Le ultime palate di terra per la messa a dimora della pianta in memoria del Giusto Angelo Roncalli sono state deposte dall’ambasciatore di Bulgaria in Italia, Marin Raykov, che ha ricordato l’opera a favore degli ebrei perseguitati svolta durante la guerra da monsignor Angelo Roncalli, che per molti anni fu visitatore apostolico proprio in Bulgaria. Fu però in Turchia, dove era nunzio apostolico nel periodo della Seconda guerra mondiale, che il futuro Pontefice portò a termine

l’operazione più celebrata: il salvataggio di una nave carica di bambini ebrei, destinati ai campi di concentramento, grazie all’amicizia che lo legava all’ambasciatore di Germania a Istanbul, Franz Von Papen. Alla cerimonia a Padova, tenuta dal consigliere comunale Giuliano Pisani – ideatore del Giardino dei Giusti del mondo e vicepresidente del Comitato scientifico – erano presenti diverse autorità civili e militari. In rappresentanza della comunità ebraica di Padova è intervenuto il presidente, Davide Romanin Jacur. Oltre alla cerimonia dedicata ad Angelo Roncalli, il programma della giornata si è sviluppato attraverso una marcia e una bici-

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clettata con partenza dal Giardino dei Giusti del mondo di Padova e arrivo al Giardino dei Giusti del mondo di Noventa Padovana. Nel pomeriggio, al Palazzo della Ragione, la città veneta ha consegnato il proprio sigillo ai Giusti del mondo.

Un momento della cerimonia


DIS C OR S I

Pacem in terris, una lezione di «Giustizia e solidarietà» Queste le parole pronunciate da Papa Francesco nel 50° anniversario dell’enciclica e il Papa elevò un drammatico e accorato appello di pace, rivolgendosi così a tutti coloro che avevano la responsabilità del potere. Diceva: «Con la mano sulla coscienza, che ascoltino il grido angoscioso che da tutti i punti della terra, dai bambini innocenti agli anziani, dalle persone alle comunità, sale verso il cielo: Pace, pace!» (Radiomessaggio del 25 ottobre 1962). Era un grido agli uomini, ma era anche una supplica rivolta al Cielo. Il dialogo che allora faticosamente iniziò tra i grandi blocchi contrapposti ha portato, durante il Pontificato di un altro Beato, Giovanni Paolo II, al superamento di quella fase e all’apertura di spazi di libertà e di dialogo. I semi di pace gettati dal Beato Giovanni XXIII hanno portato frutti. Eppure, nonostante siano caduti muri e barriere, il mondo continua ad avere bisogno di pace e il richiamo della Pacem in terris rimane fortemente attuale. 1) Ma qual è il fondamento della costruzione della pace? La Pacem in terris lo vuole ricordare a tutti: esso consiste nell’origine divina dell’uomo, della società e dell’autorità stessa, che impegna i singoli, le famiglie, i vari gruppi sociali e gli Stati a vivere rapporti di giustizia e solidarietà. E’ compito allora di tutti gli uomini costruire la pace, sull’esempio di Gesù Cristo, attraverso queste due strade: promuovere e praticare la giustizia, con verità e amore; contribuire, ognuno secondo le sue possibilità, allo sviluppo umano integrale, secondo la logica della solidarietà. Guardando alla nostra realtà attuale, mi chiedo se abbiamo compreso questa lezione della Pacem in terris. Mi chiedo se le parole giustizia e solidarietà sono solo nel nostro dizionario o tutti operiamo perché divengano realtà. L’Enciclica del Beato Giovanni XXIII ci ricorda chiaramente che non ci può

Questo il testo del discorso di Papa Francesco nell’udienza che ha rivolto lo scorso 3 ottobre ai partecipanti all’incontro promosso dal Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, nel 50° anniversario dell’enciclica «Pacem in terris» di Papa Giovanni XXIII.

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ari fratelli e sorelle, buongiorno. Condivido oggi con voi la commemorazione della storica Enciclica Pacem in terris, promulgata dal Beato Giovanni XXIII l’11 aprile del 1963. La Provvidenza ha voluto che questo incontro avvenga proprio poco dopo l’annuncio della sua canonizzazione. Saluto tutti, in particolare il Cardinale Turkson, ringraziandolo per le parole che mi ha rivolto anche a nome vostro. I più anziani tra noi ricordano bene l’epoca dell’Enciclica Pacem in terris. Era l’apice della cosiddetta «guerra fredda». Alla fine del 1962 l’umanità si era trovata sull’orlo di un conflitto atomico mondiale,

Aprile 1963, Papa Giovanni XXIII firma l’enciclica Pacem in terris

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disco rsi

essere vera pace e armonia se non lavoriamo per una società più giusta e solidale, se non superiamo egoismi, individualismi, interessi di gruppo e questo a tutti i livelli. 2) Andiamo un po’ avanti. Quali conseguenze ha richiamare l’origine divina dell’uomo, della società e della stessa autorità? La Pacem in terris focalizza una conseguenza di base: il valore della persona, la dignità di ogni essere umano, da promuovere, rispettare e tutelare sempre. E non sono solamente i principali diritti civili e politici che devono essere garantiti – afferma il Beato Giovanni XXIII – ma si deve anche offrire ad ognuno la possibilità di accedere effettivamente ai mezzi essenziali di sussistenza, il cibo, l’acqua, la casa, le cure sanitarie, l’istruzione e la possibilità di formare e sostenere una famiglia. Questi sono gli obiettivi che hanno una priorità inderogabile nell’azione nazionale e internazionale e ne misurano la bontà. Da essi dipende una pace duratura per tutti. Ed è importante anche che abbia spazio quella ricca gamma di associazioni e di corpi intermedi che, nella logica della sussidiarietà e nello spirito della solidarietà, perseguano tali obiettivi. Certo, l’Enciclica afferma obiettivi ed elementi che sono ormai acquisiti dal nostro modo di pensare, ma c’è da chiedersi: lo sono veramente nella realtà? Dopo cinquant’anni, trovano riscontro nello sviluppo delle nostre società? 3) La Pacem in terris non intendeva affermare che sia compito della Chiesa dare indicazioni concrete su temi che, nella loro complessità, devono essere lasciati alla libera discussione. Sulle materie politiche, economiche e sociali non è il dogma a indicare le soluzioni pratiche, ma piuttosto sono il dialogo, l’ascolto, la pazienza, il rispetto dell’altro, la sincerità e anche la disponibilità a rivedere la propria opinione. In fondo, l’appello alla pace di Giovanni XXIII nel 1962 mirava a orientare il dibattito internazionale secondo queste virtù. I principi fondamentali della Pacem in terris possono guidare con frutto lo studio e la discussione sulle «res novae» che interessano il vostro convegno: l’emergenza educativa, l’influsso dei mezzi di comunicazione di massa sulle coscienze, l’accesso alle risorse della terra, il buono o cattivo uso dei risulta-

ti delle ricerche biologiche, la corsa agli armamenti e le misure di sicurezza nazionali ed internazionali. La crisi economica mondiale, che è un sintomo grave della mancanza di rispetto per l’uomo e per la verità con cui sono state prese decisioni da parte dei governi e dei cittadini, ce lo dicono con chiarezza. La Pacem in terris traccia una linea che va dalla pace da costruire nel cuore degli uomini ad un ripensamento del nostro modello di sviluppo e di azione a tutti i livelli, perché il nostro mondo sia un mondo di pace. Mi domando se siamo disposti a raccoglierne l’invito. Parlando di pace, parlando della inumana crisi economica mondiale, che è un sintomo grave della mancanza di rispetto per l’uomo, non posso non ricordare con grande dolore le numerose vittime dell’ennesimo tragico naufragio avvenuto oggi al largo di Lampedusa. Mi viene la parola vergogna! E’ una vergogna! Preghiamo insieme Dio per chi ha perso la vita: uomini, donne, bambini, per i familiari e per tutti i profughi. Uniamo i nostri sforzi perché non si ripetano simili tragedie! Solo una decisa collaborazione di tutti può aiutare a prevenirle. Cari amici, il Signore, con l’intercessione di Maria Regina della pace, ci aiuti ad accogliere sempre in noi la pace che è dono di Cristo Risorto, e a lavorare sempre con impegno e con creatività per il bene comune. Grazie. Papa Francesco

Papa Francesco raccolto in preghiera davanti alle spoglie di Papa Roncalli nella basilica di S. Pietro

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INTITOLAZIONI

Per il piccolo paese di Blello Papa Giovanni è già Santo La nuova strada che porta alla chiesa è stata intitolata a «Papa Giovanni XXIII Santo»

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ette voti, ma che si sono rivelati sufficienti, nel mini referendum svoltosi al Comune di Blello (nella Bergamasca), per decretare il nome della nuova strada del paese. Si tratta di quella che dalla provinciale porta al cimitero e alla chiesa parrocchiale, attesa da decenni, realizzata in nove lunghi anni di lavori. La carrozzabile, conclusa di recente con la posa dei guardrail, si chiamerà «Papa Giovanni XXIII Santo». Su questo evento proponiamo un articolo apparso su L’Eco di Bergamo a firma di Giovanni Ghisalberti. Tra i 74 residenti del più piccolo Comune che esiste nella Bergamasca non era poi così difficile organizzare una consultazione popolare, senza tante spese. Tre le possibilità date ai votanti: Giovanni XXIII, Curnino (località al termine della strada) o don Todeschini (ex parroco). Veniva poi lasciata l’opportunità ai residenti di altre proposte. Le

schede sono state consegnate alle famiglie che poi dovevano riportarle in municipio. A settembre è avvenuto lo spoglio durante il Consiglio comunale che ha decretato la vittoria di «Papa Giovanni» per una manciata di voti. Quanto basta, a Blello, per vincere un referendum. Nome deciso, ma l’inaugurazione vera e propria sarà dopo il 27 aprile, data di canonizzazione di Papa Giovanni XXIII. «Probabilmente la faremo a luglio – dice il sindaco Luigi Mazzucotelli – quando il paese è un po’ più animato. Vogliamo coinvolgere anche il Centro studi Valle Imagna per allestire una mostra su Papa Giovanni in chiesa». Tre i lotti di lavori per la nuova strada, iniziati nel 2006 e conclusi ai primi di ottobre. In questi nove anni fondi per la sua realizzazione sono arrivati, a tranche successive, da Comunità montana, Regione, Bim e Provincia (gli ultimi 50 mila che servivano per la conclusione). Poco alla volta l’ex sindaco, e ora vice, Dante Todeschini, ha messo insieme i tasselli per realizzare quella che ha più volte definito come la sua opera più importante. Da sempre, prima che arrivasse la strada, gli abitanti raggiungevano cimitero e chiesa a piedi, tramite mulattiera. Nel 2006 i primi colpi di ruspa, seguendo la vecchia mulattiera, poi pochi pezzi alla volta. Fino alla posa del guardrail. «La strada è sbarrata – continua il sindaco – perché manca il collaudo che faremo quanto prima. Dopodiché toglieremo l’ordinanza e la strada sarà percorribile da tutti». Nel frattempo il più piccolo Comune bergamasco cresce. Di poco, ma cresce. L’anno scorso i residenti erano 72, saliti quest’anno a 74. Nessun decesso (così la strada non è stata aperta per i funerali) ma neanche nessun nato. «Un paese di fatto diviso... in due – dice il sindaco – visto che abbiamo anche 73 residenti all’estero, in Francia e in Svizzera».

Roncalli ripreso durante una sua visita al santuario della Cornabusa

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INAUGUR A ZIONI

PapaJ23, video-percorso del Pime a Sotto il Monte L’itinerario multimediale di mezzora è stato posto nella casa natale di Papa Giovanni

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abato 19 ottobre a Sotto il Monte, nella casa natale di Giovanni XXIII, è stato inaugurato «PapaJ23», un video-percorso ideato dal Pime (Pontificio istituto missioni estere) che punta a rilanciare il messaggio del Papa Buono, in particolare ai giovani. Si tratta di un percorso multimediale di mezzora, con tanto di ologramma di Papa Roncalli, attraverso 5 stanze tematiche dedicate in particolare all’infanzia e alla giovinezza di Giovanni XIII. All’inaugurazione sono intervenuti il vescovo di Bergamo Francesco Beschi, il padre missionario Carlo Tinello, superiore regionale Pime in Italia, Mariella Enoc (Fondazione Cariplo), Silvano Donadoni (Comunità dell’Isola Bergamasca) ed Eugenio Bolognini, sindaco di Sotto il Monte. «PapaJ23» apre i battenti in vista della canonizzazione di Giovanni XXIII – fissata per il 27 aprile 2014 – proprio nell’edificio dove nacque il Pontefice, che egli stesso nel 1958 scelse di donare al Pime, con l’intenzione di farne un luogo per la formazione missionaria dei giovani. Il video, opera del regista Marco Ongania, è realizzato da Fondazione Pime Onlus in collaborazione con la parrocchia di Sotto il Monte, il Comune di Sotto il Monte Giovanni XXIII, la Comunità Isola Bergamasca e Promoisola, con il contributo di Fondazione Cariplo. Il linguaggio è multimediale, ma le parole rimangono quelle del Papa: «Un bimbo, dal significativo nome di Angelino, accompagna il visitatore. La multimedialità è totale e tutte le parole usate per le descrizioni sono state pronunciate o scritte dal Papa. «Con PapaJ23 vogliamo offrire un’agiografia che parli il linguaggio delle giovani generazioni e i primi test che abbiamo fatto sono stati molto incoraggianti», spiega Andrea Zaniboni, responsabile dell’Ufficio Educazione Mondialità Pime, che ha ideato e gestisce il percorso.

«La Provvidenza mi trasse dal mio villaggio nativo e mi fece percorrere le vie del mondo in Oriente ed in Occidente, sempre preoccupato più di quello che unisce, che di quello che separa», sono le parole di Papa Roncalli che aprono il percorso multimediale. Da una stanza all’altra, scorrono le immagini familiari e quelle epocali: dal battesimo alla presenza al fronte durante la prima guerra mondiale, fino al papato. Già da otto anni il Pime è impegnato in attività educative nelle scuole della provincia di Bergamo, oltre a ospitare gli oratori estivi. Proprio da questo contatto con i ragazzi è nata l’idea di PapaJ23. In occasione dell’inaugurazione l’ingresso a PapaJ23 è stato gratuito, ma in seguito diventerà a pagamento: 3 euro per i gruppi organizzati e 5 il biglietto singolo. Aperto dalle 9 alle 18 da mercoledì a domenica, martedì riservato ai gruppi, lunedì giorno di chiusura.

Un momento dell’inaugurazione del video percorso

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INIZIATIV E

«Roncalli, icona di speranza per le nuove generazioni» Presentato il calendario degli appuntamenti della diocesi in vista della canonizzazione

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Papa Giovanni è una icona di speranza per tutti, anche per le nuove generazioni. La sua canonizzazione, per decisione eccezionale di Papa Francesco, ci sprona a vivere intensamente questo momento». Sono queste le parole del vescovo Francesco Beschi, pronunciate lo scorso 18 ottobre mattina in Curia, rivolte ai rappresentanti delle istituzioni del territorio di Bergamo durante l’incontro di presentazione delle iniziative che sono in programma per la canonizzazione del Beato Papa Giovanni, che si terrà il 27 aprile del prossimo anno. Questa l’introduzione dell’articolo a firma di Carmelo Epis che L’Eco di Bergamo ha pubblicato subito dopo. Il servizio così prosegue. «La proposta della diocesi – ha aggiunto il vescovo – non è un programma enfatico, ma sobrio e rappresentativo per un evento che coinvolge il mondo, ma che vede protagonista la terra bergamasca». Al riguardo, il vescovo ha costituito un apposito comitato, composto da un presidente (il vicario generale monsignor Davide Pelucchi), un segretario

(monsignor Giulio Dellavite) e sei sacerdoti: Arturo Bellini, Ezio Bolis, Lucio Carminati, Claudio Dolcini, Vittorio Nozza ed Eugenio Zanetti. Le varie iniziative sono state poi presentate in una conferenza stampa. «Papa Giovanni – ha detto monsignor Nozza – è l’immagine della possibilità di una vita nuova per tutti. E questa vita nuova è anche frutto del suo essere bergamasco». «Le istituzioni del territorio hanno dimostrato molta sensibilità e attenzione a queste iniziative», ha aggiunto monsignor Dellavite, che poi ha illustrato nel dettaglio. Il programma tocca aspetti religiosi, culturali e caritativi. Quattro le celebrazioni religiose previste. La prima è la canonizzazione, il 27 aprile del prossimo anno, del Beato Papa Giovanni in piazza San Pietro (l’accesso sarà libero, senza pass o biglietti). La diocesi sta predisponendo sei percorsi di pellegrinaggio (in aereo, pullman e treno). Il 3 giugno, anniversario della morte di Papa Giovanni, alle 20 a Sotto il Monte si terrà una Concelebrazione eucaristica dei vescovi di Lombardia (sono particolarmente invitati gli operatori pastorali). In data ancora da definire il vescovo consacrerà la nuova chiesa dell’ospedale Papa Giovanni a lui dedicato. Il 7 giugno la veglia di Pentecoste si terrà a Sotto il Monte (sono particolarmente invitati gruppi laicali e associazioni). Monsignor Dellavite ha quindi illustrato tre eventi culturali. Il 12 aprile, in Seminario o al teatro Donizetti a Bergamo, è previsto il ricordo dell’enciclica Pacem in terris, affidato a un relatore di respiro internazionale. Sarà invitato anche il presidente del Consiglio (all’incontro sono particolarmente invitati coloro che hanno ruoli di responsabilità civile, politica, amministrativa, culturale). Il 21 e 22 febbraio i musicisti del conservatorio

Monsignor Nozza e monsignor Dellavite mentre illustrano le iniziative

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in iziative

Donizetti eseguiranno per la prima volta un oratorio musicale composto espressamente per la canonizzazione dal maestro monsignor Marco Frisina. Il 25 marzo, 1 e 8 aprile sarà proposto un ciclo di conferenze sulla «Santità dei Papi» dal Medioevo fino a Papa Giovanni. Poi le proposte per i giovani, da definire nei particolari: un pellegrinaggio con il vescovo Assisi-Roma a piedi (17-25 agosto), la veglia delle Palme per la Giornata mondiale della gioventù (13 aprile), un incontro con gli animatori del Cre, il Centro ricreativo estivo, a Sotto il Monte (2 giugno) e con i cresimandi (6 aprile). Monsignor Dellavite ha anche sottolineato lo spazio riservato alla «carità continuativa», con gesti di solidarietà molto significativi tesi ad abbracciare tre luoghi: la città (intervento da decidere), il mondo (aiuto a una scuola di Haiti, su proposta della Caritas diocesana), il futuro (una borsa di studio). Riguardo alle pubblicazioni, la diocesi ha scelto di valorizzare l’abbondante bibliografia giovannea già presente, il materiale della Fondazione Papa Giovanni, nonché le strutture e i percorsi di Sotto il Monte. La diocesi è in contatto con la Regione Lombardia per un progetto editoriale. Sempre la diocesi pensa a una pubblicazione per ragazzi in età scolare e a un calendario per famiglie. Inoltre, gli uffici della Curia in sinergia stanno elaborando una proposta unitaria per il cammino quaresimale. Il sito della diocesi avrà uno spazio apposito per dare visibilità e sinergia alle iniziative religiose, parrocchiali e laiche che ruoteranno attorno alla canonizzazione di Papa Giovanni.

Per il prossimo 27 aprile Roma attende una nuova folla di pellegrini da Bergamo

Verrà dato spazio anche ai 100.000 fra bambini, ragazzi, adolescenti e animatori dei Centri ricreativi estivi. Proprio per loro è in programma un incontro, il 2 giugno, a Sotto il Monte con il vescovo. Ogni anno, nella diocesi di Bergamo sono amministrate quasi 10.000 cresime. Per i cresimandi, sempre a Sotto il Monte, il vescovo Francesco Beschi terrà un incontro tutto per loro. Fra i gesti di attenzione rivolti alla carità si pone l’aiuto a una scuola in un quartiere di Port au Prince, capitale di Haiti. Si tratta di un progetto della Caritas bergamasca per aiutare la nazione a risorgere dopo il tragico terremoto. Questa scuola, ricostruita grazie agli aiuti bergamaschi e frequentata da 400 bambini, è stata inaugurata lo scorso 26 ottobre, ma la diocesi di Bergamo vuole continuare a sostenerne il cammino nella fase post-terremoto. Oltre a quelle diocesane, saranno numerose anche le iniziative religiose e laiche a livello locale, con il rischio di una dispersione o di una insufficiente conoscenza. Proprio per ovviare a questo, in un apposito spazio, il sito della diocesi (http://www. diocesibg.it) vuole porsi come una agenda digitale e una banca dati di materiale fruibile, che può essere implementata dai diversi soggetti presenti sul territorio, per stimolare sinergie e una comunicazione in rete che faccia nascere collaborazioni e mutui

Pellegrinaggio a piedi Fra le iniziative proposte dalla diocesi di Bergamo per la canonizzazione del Beato Papa Giovanni emerge lo spazio riservato alle diverse fasce giovanili. Per i giovani, anche se i dettagli sono ancora da definire, viene proposto un pellegrinaggio a piedi da Assisi a Roma, dal 17 al 25 agosto del prossimo anno, insieme al vescovo Francesco Beschi. Sempre per i giovani, nella domenica delle Palme del 13 aprile 2014 si terrà la veglia diocesana per la Giornata mondiale della gioventù. 19


P ER S ONAGGI

La morte di don Palazzolo segnò la vita di Roncalli Quando morì era un bambino. Diventato Papa, lo proclamò beato il 19 marzo 1963

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a morte di don Luigi Palazzolo, avvenuta il 15 giugno 1886, fu tra gli eventi che segnarono la vita di Angelo Roncalli bambino. Anni dopo, il futuro Papa bergamasco riferì le parole che il parroco Francesco Rebuzzini, a Sotto il Monte, rivolse ai bambini quella sera, dopo la recita del rosario: «Oggi è arrivata da Bergamo la notizia della morte di don Luigi Palazzolo. Era proprio un santo. Fu mio condiscepolo in Seminario. Aveva un’anima splendente, un carattere d’oro. Ricco di famiglia, diede tutto, sia i beni propri sia quelli ereditati dalla madre, ad istituzioni e opere di grande carità; e non per riscuotere un pur legittimo successo dinanzi al mondo, bensì per esplicare genuinamente la larghezza del sacerdote che dà per gli altri anche la propria vita». Tanti anni dopo, sull’altare maggiore della basilica di San Pietro, il piccolo Angelo, diventato Papa Giovanni XXIII, avrebbe proclamato beato quel prete morto circa ottanta anni prima. Tre mesi più tardi, don Angelo Roncalli sarebbe andato a incontrare don Luigi Palazzolo nell’Aldilà. Monsignor Loris Capovilla ricorda bene quei giorni, ricorda bene l’ammirazione, la devozione di Papa Giovanni

per Palazzolo. Dice il segretario di Papa Giovanni: «Quel 19 marzo di cinquant’anni orsono sembrò che tutti i bergamaschi, dagli interpreti più alti, ai più modesti della tradizione locale, venissero glorificati... Papa Giovanni conosceva la sua gente ed era consapevole che la grazia celeste ne aveva fecondato la tradizione di fede, di costume, di servizio quant’altra mai efficace. Palazzolo era per lui l’uomo di Dio, costruito sui pilastri della pietas che immerge in Dio ed abilita a conoscere e ad amare le creature umane che portano in fronte il sigillo divino». Capovilla racconta di un Papa già provato dalla malattia, che tuttavia quel giorno in San Pietro si mosse con tranquillità, forse anche con una ritrovata agilità. Dice monsignor Capovilla: «La beatificazione di don Luigi Maria Palazzolo segnò il culmine delle sacerdotali consolazioni del Papa bergamasco, mentre le sue condizioni fisiche permanevano allarmanti e destavano preoccupazione nei suoi collaboratori. Il pomeriggio del 19 marzo 1963, accolto in Basilica vaticana dal tripudio dei suoi conterranei, egli non ebbe occhi che per il suo Palazzolo, splendente nella raggiera del Bernini. Durante la mattinata lancinanti dolori non l’avevano abbandonato un istante. All’Angelus era apparso alla finestra più pallido del solito. Poi a San Pietro ritornò il sorriso sulle sue labbra». Per il Papa fu un grande giorno. Su don Palazzolo proponiamo ora un’intervista fatta dal giornalista Paolo Aresi a monsignor Gianni Carzaniga, parroco di Sant’Alessandro in Colonna nel capoluogo orobico (la parrocchia dove don Palazzolo nacque e dove spese tutta la sua vita) e pubblicata su L’Eco di Bergamo qualche mese fa. Perché Papa Giovanni fu così determinato nel volere proclamare beato don Palazzolo? «Papa Giovanni era bambino quando Palazzolo

Papa Giovanni nel giorno della beatificazione

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perso n aggi

morì. E ricordava bene il momento in cui il suo parroco gli disse che a Bergamo era morto un prete santo. Al di là di questo, Papa Giovanni era strettamente legato al clero bergamasco e ne conosceva bene la storia. Certamente aveva affrontato la vita del Palazzolo anche come studioso». Palazzolo aiutava gli ultimi, ma non era amato dai patrioti risorgimentali. «Qualcuno non lo amava perché Palazzolo non considerava il Risorgimento come priorità sociale, né esistenziale. Soprattutto non nel modo in cui si stava realizzando, di guerra in guerra, morti su morti, guidato da una monarchia che aveva soppresso tante congregazioni religiose e si presentava come anticlericale. Inoltre raccoglieva i ragazzi per strada, li curava, cercava di dare loro un futuro. Non gioiva di certo all’idea che partissero per la guerra, magari per finire ammazzati». Si può parlare di un Palazzolo pacifista? «Questa è una categoria che appartiene al mondo contemporaneo. Ma, di certo, il suo atteggiamento non era reazionario, semplicemente considerava altre priorità. E bisogna dire che Palazzolo si muoveva nella città dei Mille e nel quartiere, borgo San Leonardo, che diede ben dieci garibaldini e dove Nullo effettuava gli arruolamenti...». Perché don Luigi Palazzolo, di famiglia borghese, ricca, decise di dedicarsi interamente agli ultimi, di spendere per loro tutto il suo patrimonio, fino all’ultima lira? «Una risposta non è facile. Certamente la carità era ben conosciuta dalla sua famiglia e Palazzolo bambino ebbe l’opportunità di conoscere un prete di particolare valore, don Alessandro Valsecchi, rettore del collegio Sant’Alessandro. Don Alessandro fu decisivo anche nel percorso di santa Paola Cerioli. Un altro prete che contribuì alla sua educazione fu don Pietro Sironi». Qual era la situazione sociale di Bergamo e del borgo San Leonardo in quegli anni? «Il borgo era soprattutto popolato da tanti piccoli artigiani. E tanti poveri. A quel tempo pensioni e ammortizzatori sociali erano un sogno. Tanti bambini restavano orfani, perdevano mamma o papà o entrambi, bastava la morte del papà per getta-

Don Luigi Palazzolo in mezzo ai bambini nel dipinto di Umberto Marigliani

re la famiglia sul lastrico. A Bergamo comunque la Chiesa stava sviluppando un’attenzione sociale, una sensibilità forte verso le povertà». Si parla di un metodo educativo di Palazzolo. «Era famoso anche per le sue qualità di predicatore: rapido, incisivo. Con i ragazzi sosteneva che non ci si dovesse perdere in troppe chiacchiere. Il suo catechismo era breve, poi si giocava e la vita stessa diventava catechismo. Palazzolo era anche musicista, artigiano, burattinaio. E capitava che affidasse messaggi religiosi anche agli stessi burattini...». Che cosa è rimasto del Palazzolo nella Chiesa bergamasca? «Prima di tutto la congregazione delle suore delle Poverelle che nacque grazie a Palazzolo e a Teresa Gabrieli. Ma penso che fu grazie anche a Palazzolo che nella Chiesa bergamasca l’attenzione ai poveri e alla gioventù non si è mai sopita. Padre Mozzi, don Carlo Botta, Palazzolo e poi don Bepo Vavassori... Pensiamo agli oratori di oggi, in ogni paese, in ogni parrocchia. A noi sembra ovvio, ma non è così. Bergamo presenta una realtà singolare, forse anche privilegiata. Del resto lo stesso don Bosco venne a Bergamo, conobbe Palazzolo e a Bergamo trasse ispirazione per il suo apostolato verso i giovani...». 21


A V V ENIMENTI

1962, nel suo ultimo Natale Roncalli invocò pace e unità Scambio inatteso di auguri con Kruscev e il Time lo indicò come «Uomo dell’anno»

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enticinque dicembre del 1962: 51 anni fa Papa Giovanni trascorreva il suo ultimo Natale. Nel suo diario personale il Pontefice scrisse: «E’ un Natale piovoso, come l’anno scorso, ma anche un giorno sereno, trascorso in letizia e in buona fraternità». Il Papa sa di essere malato, ma non si rende ancora conto di avere un tumore che da lì a meno di sei mesi lo porterà alla

morte. I medici infatti gli hanno riferito che è affetto solo da una «gastropatia». Alla fine di novembre era stato colpito da una crisi che lo aveva costretto a letto. All’Immacolata, estremamente provato in volto, aveva incontrato i Padri conciliari. La sera scrisse sul suo diario: «Mi sorresse bene la vigorìa ripresa del corpo e della voce. Nel discorso tutto in latino, la triplice visione: 1) inizio e avviamento del Concilio; 2) la sua continuazione ben decisa da parte dell’episcopato da tutti i punti del mondo in relazione ininterrotta col centro Vaticano sino al 8 sett. 1963; 3) ultimo convegno da questa data sino a Natale 1963». L’ultimo mese del 1962 fu dunque costellato di incertezze e dubbi sulla salute del Pontefice, ma si rivelò anche il momento di bilanci di un anno. Nella mente di Papa Roncalli c’erano pensieri costanti: il Concilio, la pace, la vicinanza verso i sofferenti. Si chiuse la prima parte del Vaticano II. Grazie soprattutto ai contributi e alla volontà di alcuni cardinali – Suenens, Montini il futuro Paolo VI, Lercaro – l’assemblea riuscì a far dialogare la Chiesa e il mondo su temi scottanti, come la guerra, l’odio razziale, la fame. «E’ un Natale piovoso» ribadì Roncalli, ma sereno è «l’orizzonte politico e internazionale» che «da qualche giorno» è «assai migliorato nel senso della pace mondiale». Il riferimento era fatto al «rapporto» di Norman Cousins, giornalista, editore e pacifista americano, ma soprattutto protagonista di contatti confidenziali tra Kruscev, Kennedy e il Papa. Il «rapporto» recapitatogli sulla scrivania riguardava l’incontro fra Cousins e Nikita Kruscev del 13 dicembre, dove quest’ultimo riconosceva in modo esplicito il valore dell’intervento di Giovanni XXIII nella crisi dei missili di Cuba, a ottobre, attraverso un radiomessaggio.

Il Papa riceve un dono da un pastorello in San Pietro

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avven imen ti

«Dalla voci più autorevoli del mondo politico – commentò il Pontefice nel diario – sembrerebbe convinzione comune che questo periodo di pubblica pace si debba all’azione del Papa che facendosi sentire in tutto il mondo finisce coll’interessare sopra una preoccupazione che tocca il cuore di tutti». Ma Natale è anche tempo di auguri. Che Papa Roncalli ricevette proprio da Nikita Kruscev. Fu ancora Norman Cousins a far da tramite fra il Cremlino e il Vaticano. Questo il testo del messaggio di Kruscev: «A Sua Santità. Papa Giovanni XXIII. In occasione dei giorni santi di Natale. La prego di accettare gli auguri di un uomo che augura a lei buona salute e forza per i suoi costanti sforzi per la pace e per la felicità e il benessere di tutta l’umanità». Immediata fu la risposta del Papa: «Vive grazie del cortese messaggio augurale. Lo ricambiamo di cuore con le stesse parole venuteci dall’alto: pace in terra agli uomini di buona volontà». Fu Stjepan Schmidt, segretario del cardinale Bea, a recare il messaggio del Pontefice all’ambasciata sovietica il 22 dicembre. Cousins nel frattempo tornò negli Stati Uniti portando un messaggio papale per Kennedy assieme al dono di un’icona. Lo stesso giorno, Papa Giovanni ricevette un «rapporto» sul colloquio con Kruscev, in cui Cousins annotava che il leader sovietico riconosceva i meriti del Papa e s’impegnava a rendere più disponibile la stampa religiosa. Non a caso il giorno dopo Natale Papa Roncalli tornò a scrivere sul diario in merito al capo del Cremlino. «Continua nel mio spirito l’interessamento per ciò che il Signore sta misteriosamente preparando. Questo Kroucheff, o Nikita Khruscheff, come lui si firma, non ci prepara forse delle sorprese? Stanotte dopo molto meditare, e dopo aver letto l’introduzione alla grammatica della lingua russa di Ettore Lo Gatto, mi sono alzato dal letto e inginocchiato innanzi al mio Crocifisso gli ho consacrato la mia vita in estremo sacrificio di tutto me stesso in riferimento a quanto volesse da me per questa grande impresa della conversione della Russia alla Chiesa Cattolica. Ciò ripetei nella santa messa celebrata in questo spirito. A mezzogiorno nella adunanza generale della Sala Clementina misi molto fervore di

cuore e di lingua sotto la stessa ispirazione». Anche in queste righe traspare la preoccupazione di Giovanni XXIII che ha contrassegnato tutta la sua vita, o meglio la sua speranza in un mondo nuovo. Lo aveva già ribadito nel discorso del suo primo Natale (23 dicembre 1958): «Natale del Signore: annuncio di unità e di pace su tutta la terra; impegno rinnovato di buona volontà messa a servizio dell’ordine, della giustizia, della fraternità presso tutte le genti cristiane insieme accorrenti in un comune desiderio di comprensione, di grande rispetto delle sacre libertà della vita collettiva nel triplice ordine religioso, civile e sociale. Tempo di Natale: tempo di buone opere e di intensa carità. Il Natale deve segnare il massimo del fervore religioso e pacifico per questa effusione di unità e di carità verso i fratelli bisognosi: gli ammalati, i piccoli, i sofferenti di ogni specie e di ogni nome. Sia esso un Natale costruttivo». Parole che tornano nelle lettere e nei messaggi scritti ai familiari e agli amici, da vescovo e da cardinale, dal gelo di Sofia al Natale nevoso di Istanbul, fino ad arrivare alla più accogliente nunziatura di Parigi. Questo il testo della lettera che Roncalli scrisse alla famiglia, da Sofia, il 20 dicembre 1932: «Il Natale è la festa più lieta per le famiglie che hanno molti bambini come la nostra. Nei visi innocenti di queste creature si riflette meglio la faccia del Bambino. E’ appunto in vista di questi cari piccoli che noi dobbiamo essere buoni, esemplari e amorevoli». Parole semplici, insegnamenti da padre di famiglia, da uomo prima ancora che da vescovo o Papa. Quell’uomo che lo stesso dicembre 1962 il settimanale americano Time mise in prima pagina come «Uomo dell’anno», motivando così la scelta: «Papa Giovanni ha dato al mondo ciò che non potevano dargli né la diplomazia, né la scienza: un senso dell’unità della famiglia umana». L’ultimo Natale di Roncalli fu dunque molto costruttivo riguardo a vari versanti, incluso quello diplomatico, mirato a mantenere la pace nel mondo attraverso appelli ed iniziative. Ma non meno ricchi di avvenimenti si rivelarono i successivi sei mesi del Papa, caratterizzati dal forte impegno che riservò ai lavori del Concilio vaticano da poco aperto. 23


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RICORRENZ E

Compie 98 anni Capovilla l’ex segretario di Roncalli Nominato sacerdote nel 1940, per oltre un decennio è stato accanto a Papa Giovanni

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o scorso 14 ottobre è stato il giorno del suo novantottesimo compleanno. Una giornata sicuramente di festa che l’arcivescovo Loris Francesco Capovilla, ex segretario di Papa Giovanni, ha però vissuto con la consueta semplicità che lo contrassegna. C’è stato comunque un fuori programma lieto: alla Messa che celebra tutte le mattine alle 6,20 a Ca’ Maitino a Sotto il Monte, definita la «casa dei ricordi», hanno partecipato nell’occasione anche il parroco, monsignor Claudio Dolcini, il curato don Leonardo Zenoni e il sindaco Eugenio Bolognini, per dimostrargli l’affetto che da sempre lo circonda. In sintesi sono 73 gli anni del suo sacerdozio, 46 quelli da vescovo e ben 60 quelli dedicati al servizio di Angelo Roncalli: da quando era patriarca a Venezia, proseguito poi in Vaticano con l’elezione di Giovanni XXIII, e continuato anche dopo la morte del Pontefice, per mantenere viva la straordinaria impronta che ha lasciato. Capovilla nasce a Pontelongo (Padova) il 14 ottobre 1915 da Rodolfo e Letizia Callegaro. Il padre, funzionario della Società Belga Zuccherifici, muore trentasettenne nel 1922. L’evento causa alla vedova e ai due figli Loris e Lia un lungo periodo di precarietà, fino all’approdo definitivo a Mestre nel 1929. Alunno del seminario patriarcale di Venezia, è ordinato sacerdote il 23 maggio 1940 dal card. Adeodato Giovanni Piazza. Assolve diversi incarichi nella parrocchia di San Zaccaria e in Curia, è cerimoniere capitolare a San Marco; catechista alle scuole medie, cappellano dell’Onarmo a Porto Marghera, cappellano del carcere minorile e all’Ospedale degli infettivi. Durante la seconda guerra mondiale presta servizio militare in aviazione e si prodiga per sottrarre quanti più avieri possibili all’internamento in Germania. Nel 1945 il card. Piazza lo designa predicatore domenicale

a Radio Venezia, ministero protratto fino al 1953. Nel 1949 il patriarca Carlo Agostini lo nomina direttore del settimanale diocesano La Voce di San Marco e redattore della pagina veneziana dell’Avvenire d’Italia. E’ iscritto all’albo dei giornalisti dal 1950. Per oltre un decennio, dal 15 marzo 1953 al 3 giugno 1963, funge da segretario particolare di Roncalli, prima quando questi viene nominato nuovo patriarca di Venezia, poi quando è eletto Papa fino al momento della sua morte. Il nuovo Pontefice Paolo VI lo elegge, il 26 giugno 1967, arcivescovo metropolita di Chieti. Quattro anni dopo viene nominato arcivescovo titolare di Mesembria, prelato nullius di Loreto e delegato pontificio per il Santuario lauretano. Il 10 dicembre 1988 si dimette dagli incarichi pastorali, pur conservando il titolo di arcivescovo titolare di Mesembria, andando ad abitare a Sotto il Monte. Luna Gualdi

Loris Francesco Capovilla

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RICORRENZ E

Migliaia le lettere dei bimbi indirizzate a Santa Lucia Non sono solo elenchi di regali, ma dicono anche ciò che i piccoli portano nel cuore

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Bergamo c’è una particolare devozione rivolta a Santa Lucia, al punto da indurre i bambini a scriverle delle letterine in cui chiedono giocattoli o la realizzazione di sogni. Un po’ come accade per Gesù Bambino, la mattina della ricorrenza che corrisponde al 13 dicembre sono in molti i piccoli ad andare a guardare sotto l’albero di Natale già presente in molte case o sul tavolo della sala se la Santa è passata in nottata esaudendo i loro desideri espressi. E c’è in città una chiesa dedicata proprio alla Santa. Premesso che esiste questo forte legame, proponiamo sul tema un articolo scritto da Sabrina Penteriani che L’Eco di Bergamo ha pubblicato a ridosso di tale ricorrenza. Chiusa nella sua teca di vetro, al centro della chiesa dello Spasimo in via XX Settembre, Santa Lucia sembra così piccola: sembra anche lei una bambina addormentata, con un sorriso leggero sulle labbra. Tutto intorno ecco le voci dei bambini, unite in una preghiera semplice: «Grazie Gesù per Santa Lucia, è la Santa amica dei bambini, è la Santa che ci fa sognare un mondo buono e generoso, un mondo pieno di fratelli». Fuori nevica e sembra proprio la cornice perfetta per l’atmosfera un po’ incantata di questi giorni di

attesa, con una tradizione che si rinnova, sempre e comunque, e forse ancora di più in tempi difficili come questi, e affonda in profondità nel cuore dei piccoli e dei grandi. In chiesa tutt’intorno alla teca della Santa ci sono centinaia di letterine, giocattoli, ciucci lasciati in un angolino dai bimbi pronti a diventare grandi. Tutt’intorno c’è un’atmosfera densa di attesa e di emozione, che affiora negli sguardi lucidi e pieni di stupore dei bambini. «Ci è sembrato – spiega don Michele Falabretti, direttore dell’ufficio diocesano per la pastorale dell’età evolutiva – che fosse importante essere vicini ai bambini e alle famiglie in questo momento, perché il momento dell’attesa, che ci accompagna per tutto l’avvento, è fortissimo e ha un significato importante sia per i grandi sia per i piccoli». Le letterine non sono soltanto elenchi di regali, anche se molte riportano poco di più: scriverne una è un piccolo rito familiare. «Sono forme espressive – continua don Falabretti – e spesso contengono veri e propri racconti di vita. I bambini con i loro disegni non dicono soltanto cosa vogliono ma cosa portano nel profondo di ciascuno. Parlano della loro vita quotidiana, e questo è un momento particolare che permette loro di tirare fuori i desideri più profondi». Un bimbo e, accanto a lui, un genitore o un nonno: insieme ripensano a che cosa succede a casa e a scuola, a che cosa potrebbe migliorare, a quali sogni possono realizzarsi, a quali no. Molti pensano anche ai loro fratelli più piccoli, ai cuginetti, agli amici del cuore, ai bambini meno fortunati esprimendo un desiderio anche per loro. In cambio ognuno spesso promette un impegno per il nuovo anno, in segno di ringraziamento: «Farò ogni giorno tutti i compiti», oppure «Sarò obbediente». E intanto il cuore dei piccoli si allena alla speranza e impara a conoscere l’importanza

Una letterina scritta da un bambino alla Santa

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ricorren ze

la Santa, le altre letterine, e di deporre con calma la propria. «E’ un momento – continua Hilary – vissuto in modo molto forte da grandi e piccoli. Spesso i genitori si fermano accanto ai bambini per raccontare qualche aneddoto legato alla Santa oppure qualche ricordo dei tempi in cui anche loro hanno vissuto questo momento. Anche ai nonni piace raccontare come aspettavano Santa Lucia e quali regali ottenevano, il loro era un mondo molto diverso. E si sente nelle loro parole quanto questa tradizione sia sentita e quanto ognuno consideri importante che essa sia tramandata alle nuove generazioni con lo stesso incanto». Gli animatori dell’Upee che svolgono questa attività nei primi due week-end di dicembre sono una quindicina, tra i 18 e i 25 anni, più un gruppo di adolescenti, tra i quattordici e i diciotto anni, «reclutati» nelle loro parrocchie di appartenenza. «Anche per noi – sottolinea Hilary – è un’esperienza molto bella ed emozionante. Molti genitori e nonni prima di uscire si fermano a ringraziare e alla fine ci regalano una storia, un ricordo. Guardiamo la meraviglia negli occhi di questi bimbi ed è piacevole poterla condividere con loro ed essere partecipi dell’atmosfera speciale che si crea».

di un dono e il senso di gratitudine: «Aiutaci Gesù – dice ancora la preghiera – a ringraziarti ogni giorno per i doni che si vedono e per quelli invisibili». Depositare i propri sogni, donarli a chi sa accoglierli e ascoltarli è un gesto che diventa nel tempo così naturale, così atteso, così intenso che nemmeno i grandi vogliono rinunciarci. Ecco allora anche le letterine degli adulti accanto a quelle dei piccoli, che chiedono «Aiutami a trovare un lavoro» oppure «Dammi la speranza di poter guarire» e spesso non riportano la firma, perché «tanto Santa Lucia sa». «Cerchiamo di accompagnare il momento in cui le letterine vengono deposte davanti alla teca – continua don Michele – soprattutto nelle giornate in cui c’è una lunghissima coda e bisogna aspettare anche per entrare in chiesa». Gli animatori dell’Upee accolgono i bambini e i genitori sulla porta, con un sorriso e un volantino con una preghiera, una filastrocca e una piccola sintesi della storia della Santa, per aiutarli a conoscerla meglio. «Quando i bambini entrano – spiega Hilary, 23 anni, una delle coordinatrici di questa attività di animazione – facciamo in modo che si dispongano intorno alla teca che sta al centro della chiesina». Poi tutti insieme recitano la preghiera. A ogni bambino viene lasciato il tempo di osservare

E’ morto don Colombo, in lutto la diocesi di Bergamo Monsignor Sergio Colombo, storico parroco del quartiere Redona, è morto lo scorso 10 ottobre. Stava per compiere i 71 anni ed era malato da tempo. La sua morte ha colpito profondamente l’intera diocesi e la città di Bergamo. Era un sacerdote noto e soprattutto amato, un uomo di grande cultura, capace di fare sintesi. Prete di straordinaria vivacità (da ragazzo era stato anche un ottimo calciatore), riassumeva in sé una somma di qualità difficili da trovare in una sola persona e possedeva una naturale capacità di leadership sin dai tempi del liceo e che con il tempo lo ha portato ad essere un autorevole punto di riferimento della realtà ecclesiale

e laica. A tutto questo va aggiunta una spiccata sensibilità per l’arte. Monsignor Colombo nacque a Calcinate (Bergamo) il 20 ottobre 1942, secondogenito dopo una sorella. Il papà, di origini brianzole, era messo comunale, mentre la mamma gestiva un panificio. Entrò sedicenne nell’allora Seminario di Clusone (Bergamo), per passare poi in quello diocesano. Venne ordinato sacerdote il 19 marzo 1966. Proseguì gli studi, ottenendo la licenza in Teologia e la laurea in Filosofia alla Statale di Milano. Il suo ministero iniziò nell’insegnamento nel Seminario di Clusone (1966-68) e nel Seminario diocesano come docente di Teologica morale e

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pastorale (1968-2002). Divenne membro del Consiglio Presbiterale diocesano (1970-77, 1981-2011) e del Consiglio Pastorale diocesano (1978-81). I funerali si sono svolti nella parrocchiale, presieduti dal vescovo Francesco Beschi.

Monsignor Sergio Colombo


CERIMONIE

«Fra Tommaso è beato: un esempio di fede e carità» Solenne concelebrazione, tenuta nel Duomo di Bergamo, per l’umile frate di Olera

L

o scorso 21 settembre Fra Tommaso da Olera è stato beatificato nella cattedrale di Bergamo. Sull’evento riportiamo l’articolo di Alberto Campoleoni che il giorno successivo è stato pubblicato su L’Eco di Bergamo. Il solenne appuntamento è iniziato con la lettura di un messaggio inviato nell’occasione da Papa Francesco.

canonizzazione del beato Papa Giovanni XXIII), fatti che – dice – «non possono rimanere una semplice coincidenza. Sin dall’inizio e in modo particolare in questo momento li vogliamo vivere come un dono speciale della bontà misericordiosa di Dio per la nostra Chiesa locale e come un appello penetrante alla santità rivolto alla nostra comunità e a ciascuno di noi personalmente». La testimonianza esemplare dei beati e dei santi interpella ogni persona e la comunità intera, e porta a «camminare sulla via della santità». «Un povero contadino dello Stato del Malawi, da me recentemente visitato – ha detto ancora il vescovo, con un esempio illuminante – ricevendo riconoscente una piccola reliquia di Papa Giovanni per la chiesa del suo villaggio, diceva con semplicità queste parole rivolte alla sua comunità: “Siamo grati per il dono ricevuto, ma questo resterà vuoto se non diventeremo santi come è stato santo lui”».

Le parole del Papa Sono le parole di Papa Francesco, nella lettera apostolica letta nella Cattedrale di Bergamo, all’inizio della solenne concelebrazione per la beatificazione di Fra Tommaso da Olera. Parole che danno il senso dell’avvenimento: la Chiesa riconosce in modo speciale la testimonianza esemplare dell’umile cappuccino che diventa provocazione per ogni cristiano. E il vescovo di Bergamo, Francesco Beschi, intervenendo all’inizio e poi alla fine della concelebrazione lo riassume con efficacia accostando la beatificazione di Fra Tommaso, alla «eccezionale successione di proclamazioni di santità» (il riferimento alle recenti beatificazioni dei bergamaschi Fra Bartolomeo Dalmasone a Praga e don Luca Passi, a Venezia, oltre all’annuncio della

Una giornata storica E’ stata una giornata storica per la Chiesa di Bergamo quella del 21 settembre, con la prima beatificazione nella Cattedrale che per l’occasione era gremita di gente e allo stesso modo era piena la vicina basilica di Santa Maria Maggiore, dove il rito è stato proposto su un maxischermo. Sull’altare del Duomo, c’era a presiedere la Messa solenne, il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le cause dei santi. Con lui hanno concelebrato il vescovo di Bergamo e quello di Innsbruck Manfred Scheuer (Fra Tommaso è morto a Innsbruck il 3 maggio 1631), poi numerosi altri vescovi e arcivescovi di origini bergamasche, i superiori maggiori dell’Ordine dei cappuccini e molti sacerdoti. In chiesa, tra la folla, sono intervenute numerose

Un momento della concelebrazione

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cerimon ie

autorità – tra le altre, a rappresentare la città di Bergamo, con la fascia, il vicesindaco Gianfranco Ceci, mentre per la Provincia l’assessore Silvia Lanzani – insieme alle delegazioni ufficiali provenienti da Innsbruck, Thiene e Rovereto, luoghi legati alla vita e alla devozione di Fra Tommaso. Il clima solenne della celebrazione è stato sottolineato dalle esecuzioni musicali e dai canti della Cappella musicale del Duomo, insieme all’ensemble di ottoni «La Piffaresca». All’organo del coro il maestro Luigi Panzeri, all’organo grande il maestro don Gilberto Sessantini, a dirigere il maestro Mario Valsecchi. L’inno al beato, cantato per la prima volta al momento della venerazione delle reliquie, è stato composto da don Gilberto Sessantini.

Numerosi i fedeli intervenuti alla funzione

tutta dedicata a Dio, nell’esercizio di «fede, carità, umiltà e povertà», virtù che – ha ricordato il cardinale Amato – anche Paolo VI citava a proposito di Fra Tommaso. Numerosi gli episodi della vita del nuovo beato che sono stati ricordati durante l’omelia, il suo impegno per l’unità della Chiesa, la testimonianza continua di povertà e umiltà. La pratica della misericordia. Un esempio davvero luminoso che bene alberga nella Chiesa «ospedale da campo», come l’ha definita Papa Francesco, capace di chinarsi sugli uomini e testimoniare loro la premura, la vicinanza, il «fuoco d’amore» (così lo scritto di Fra Tommaso), di Dio e per Dio. Olera è una piccola frazione del Comune bergamasco di Alzano Lombardo. Il primo documento conosciuto in cui appare il nome Holera, risale al 1165.

Il ritratto svelato Il rito della beatificazione, introdotto dalle richieste del vescovo di Bergamo e del postulatore generale padre Carlo Calloni al cardinale Amato, rappresentante del Papa, ha avuto il momento culminante nella lettura della lettera fatta pervenire da Papa Francesco, cui è seguito lo svelamento dell’immagine del nuovo beato (realizzata da Francesco Parimbelli). Si è trattato di un momento di particolare commozione, che è stato accompagnato da un fragoroso applauso dei fedeli. Poi sono state portate in processione fino all’altare le reliquie di Fra Tommaso, adornate di candele votive a dalla fiaccola di una camminata partita da Innsbruck e giunta in Cattedrale a Bergamo per la celebrazione, incensate e venerate da parte del cardinale Amato. La Messa è poi proseguita con la liturgia della Parola e l’omelia del cardinale. L’esempio di Fra Tommaso Proprio l’omelia è stata l’occasione per ripercorrere i tratti della santità del frate cappuccino, «laico questuante» come la maggioranza – ha ricordato il cardinale Amato – dei santi cappuccini, tra i quali ci sono «mistici, predicatori, padri spirituali», come fu appunto Fra Tommaso da Olera. La sua figura di «apostolo senza stola, predicatore instancabile», ma anche «consigliere di sovrani» è tratteggiata nel contesto di una vita straordinaria,

I fedeli all’interno del Duomo di Bergamo

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pubblicazioni

Il diplomatico Roncalli e «L’arte dell’incontro» Il libro di Botrugno, presentato a Bergamo, analizza la figura del prelato in Bulgaria

L

o scorso 25 ottobre pomeriggio si è tenuta, al Centro di Formazione Ubi Banca di via Fratelli Calvi a Bergamo, la presentazione di un libro dedicato all’arte diplomatica di Papa Giovanni. Si tratta del volume «L’arte dell’incontro. Angelo Giuseppe Roncalli Rappresentante Pontificio a Sofia», di Lorenzo Botrugno, Marcianum Press. Proponiamo sull’evento il resoconto pubblicato su L’Eco di Bergamo. Nell’appuntamento hanno affiancato l’autore: Andrea Tornielli, vaticanista de La Stampa e monsignor Carlo Mazza, vescovo di Fidenza; mentre ha introdotto e moderato Massimo De Leonardis, ordinario di Storia delle Relazioni e delle Istituzioni Internazionali e direttore del Dipartimento di Scienze Politiche, Università Cattolica del S. Cuore. Il volume di Lorenzo Botrugno, edito da Marcianum Press, è il frutto di un’ampia ricerca condotta

presso gli archivi della Santa Sede e del ministero degli Affari Esteri italiano. Validamente introdotto dalla prefazione di mons. Loris Francesco Capovilla, analizza l’opera di Angelo Giuseppe Roncalli in Bulgaria, dove fu Visitatore (1925-1931) e Delegato apostolico (1931-1934). Senza preparazione né incarico diplomatico, il futuro Giovanni XXIII si ritrovò intermediario tra Papa Pio XI e Boris III: il sovrano bulgaro mirava a sposare con rito cattolico la principessa Giovanna di Savoia, senza d’altra parte impegnarsi nella promessa di battezzare ed educare cattolicamente la prole e di non reiterare lo sposalizio nella Chiesa ortodossa. Tra intrighi di corte, promesse disattese e solenni proteste papali, la figura del prelato bergamasco si distinse per aver saputo mantenere rapporti amichevoli con la coppia reale senza modificare le posizioni di fondo della Chiesa. Ben descrive il suo stile, significativamente definito «diplomazia pastorale», quanto Roncalli stesso riferì al primo ministro bulgaro nel 1933: «Ella sa che io non ho dietro a me né cannoni, né trattati commerciali, né interessi politici o finanziari contro la Bulgaria: ma sono un umile servo del sovrano più pacifico del mondo che però è depositario di una dottrina e di una disciplina che valgono più di ogni potenza materiale e sono infrangibili. Nessuno può dubitare che io le parli con amore sincero per la Bulgaria». Al centro dell’interesse dello studio sta poi il rapporto con gli ortodossi: pur senza alcuna anticipazione ecumenica, Roncalli seppe lasciar da parte quel che divide e ricercare quel che unisce nella carità e nella preghiera. Seppe inoltre aprire «inaspettati orizzonti di fraternità tra i cristiani e di dialogo con tutti», come ebbe a dire Papa Benedetto XVI in occasione del 50° anniversario dell’elezione al soglio pontificio del Beato Giovanni XXIII.

La copertina del libro dedicato a Roncalli.

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Scopo principale di questo organismo è quello di promuovere, di mantenere ed amplificare il messaggio di Papa Giovanni XXIII che racchiude una forte attualità così come rappresenta per l’intera umanità un progetto di costruttore all’insegna dell’amore e della pace. I soci fondatori del Comitato sono: Mons. Gianni Carzaniga in qualità di rappresentante delegato del vescovo di Bergamo, Monsignor Marino Bertocchi parroco di Sotto il Monte, padre Antonino Tagliabue curatore della pinacoteca Giovanna di Baccanello, suor Gervasia Asioli assistente volontaria nelle carceri, padre Vittorino Joannes al servizio del personale di Angelo Roncalli Nunzio Apostolico a Parigi. A sostegno delle iniziative dell’Associazione, informiamo i nostri lettori, devoti di papa Giovanni XXIII, della possibilità di celebrare Sante Messe per sè e per i propri cari:

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IL SUFFRAGIO PERPETUO

Per la celebrazione di una Santa Messa per i tuoi cari, vivi o defunti, inviare la richiesta e i dati all’Associazione Amici di Papa Giovanni. L’offerta è subordinata alla possibilità del richiedente.

Il “perpetuo suffragio” è un’opera che si propone di dare un aiuto spirituale ai defunti, di stabilire un legame di preghiera fra l’Associazione Amici di Papa Giovanni XXIII e i fedeli del papa della Bontà e di dare anche un aiuto materiale per promuovere le iniziative dell’Associazione. Il “perpetuo suffragio” consiste in Sante messe, che l’Associazione è tenuta a far celebrare per i suoi sostenitori. Si iscrivono i defunti o anche i viventi, a proprio vantaggio in vita e in morte. L’iscrizione può essere per un anno o in “perpetuo”.

ACCENDI UN CERO L’Associazione si incarica di accendere un cero a Papa Giovanni XXIII su richiesta dei lettori. Per questo servizio si richiede una simbolica offerta libera che verrà utilizzata interamente per le azioni benefiche sostenute dall’Associazione.

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