Anno 13 - N째3 Maggio 2010 - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB BERGAMO In caso di mancato recapito si restituisca a: Editrice Bergamasca Srl - via Madonna della Neve, 24 - 24121 Bergamo, che si impegna a pagare la relativa tassa. Euro 3,00
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i siamo. L’adunata nazionale degli alpini è dietro l’angolo. Da giorni è tutto un fiorire di annunci e iniziative: da una parte per far sì che tutto funzioni per il meglio, traffico in primis. Dall’altra per intercettare 400 mila clienti che invaderanno le strade della città. Il presidente provinciale dell’Ana Antonio Sarti ci ha fornito - nell’intervista a pagina 38 - uno spaccato del frenetico dietro le quinte che contraddistingue un evento di tale dimensioni. Con una certezza: sarà una festa anche per lo spirito indomito che da sempre contraddistingue le penne nere. Ben vengano dunque quei “cani sciolti” che anche in questa occasione non riusciranno ad unirsi agli accampamenti preordinati e pianteranno la loro tenda dove capita. D’animo “selvaggio” è anche il maggiore interprete della canzone made in Bergamo nel terzo millenio: Tiziano Incani, alias il Bepi. Il suo pubblico è vasto e trasversale «Tra i miei ascoltatori - ci ha detto - si va dalla persona molto semplice che si accontenta dello strato più superficiale, della musica rock, del divertimento collettivo che si respira ai miei concerti, fino a chi ci vede tutta una serie di significati culturali. La cosa mi lusinga. Ma non voglio restare ingabbiato nella logica “cantautorale” ne in quella del comico. Voglio fare le cose che piacciono a me, quindi nei miei dischi trovi sia i momenti di riflessione che le canzoncine leggere, importantissime perché facendo divertire le persone gli miglioriamo la vita. Quando canto “Kentucky” vedo sessantenni lanciati in aria come fossero adolescenti ed è una soddisfazione enorme». Chiudono la ricca sezione delle interviste Ivan Rota, presidente di Golf Indoor Bergamo e parlamentare, Giulio Pandini, presidente del Club Gamec, e Diego Pedrali, neo consigliere della Camera di Commercio nonché presidente Ascom della categoria abbigliamento e calzature e membro del direttivo nazionale di Federmoda. Nella solita rassegna delle aziende un cenno per la Santini Maglie, che ancora una volta ha prodotto le divise dei ciclisti per il Giro d’Italia. Restando nello sport come non fare riferimento all’ennesima vittoria europea di una squadra che da 15 anni tiene alto il nome di Bergamo: la Foppapedretti, monumento della pallavolo femminile. La scommessa della dirigenza di puntare tutto sulle giocatrici italiane sta pagando. E la soddisfazione è doppia. Buona lettura! Claudio Gualdi
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Emanuela Lanfranco, Direttore Editoriale
GUARDARE E NON TOCCARE
LA MIA RUBRICA
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L’altra sera in un salotto, durante quella fase di tipico silenzio prolungato che mette in imbarazzo gli ospiti, lo sguardo mi è caduto su una statua che faceva bella mostra di sé in un angolo della sala. Afrodite, dal mare: era lei perché aveva le conchiglie di ordinanza e ai piedi onde marine e, guarda che scherzi ti va a fare l’inconscio e ciò che vi si era depositato nel corso della serata, mi sono ritrovata a dire, a voce alta ma non troppo: «Chissà come sarà?». «Che cosa?» è stata la domanda che quasi in coro mi è stata ributtata dagli ultimi ospiti che come me, in quel fine festa pericolosamente rilassato, condividevano il mio relax sul divano. Non ho potuto sottrarmi e ho candidamente completato: «Come sarà baciare due labbra rifatte?». S’è fatto silenzio e sguardi circospetti hanno passato in rassegna i presenti: ma andava tutto bene, le Bellissime della serata avevano già fatto la fine di Cenerentola e le poche presenti parevano essere sinceramente interessate al parere maschile. Ha preso la parola per primo un amico, che chiameremo il Tenero Giacomo: «È come con le altre: se sei innamorato, silicone o no, ti piace ciò che la tua amata esibisce». «Ma fammi ridere - lo interrompe Giovanni il Caustico - è come baciare quella statua lì, fredda e dura. Anche Casanova farebbe marcia indietro». «E poi - conclude Piero il Saggio - è evidente che se una ha speso tanto in bellezza, mica vuol correre il rischio che qualcuno gliela rovini. È un investimento e va tutelato. Quindi giù le mani da ogni capolavoro della chirurgia estetica». «Ma - tocca a me alla fine ribattere - è pur vero che vi piacciono le donne sempre giovani e nessun maschio preferisce baciare una bruttina stagionata e intelligente al posto di una bellina giovane e un po’ scema». È sceso di nuovo il silenzio: si era fatto proprio tardi… ma proveremo nel prossimo numero a fare alcune riflessioni su questo argomento, all’ordine del giorno.
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Sommario
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La mia rubrica: Guardare e non toccare Accademia del tennis: Bergamo Golf Vip Conciliare famiglia e lavoro, progetto del Soroptimist Club Ciclotte, design rivoluzionario che reinventa la cyclette Audi A8: arte e ingegneria a servizio dello stile Mondiali di Ciclismo 2015, la Regione tira la volata alla Domus Quarta Camminata Nerazzurra il 15 e 16 maggio sul Sentierone Foppa, settimo sigillo europeo Bergamo regina del volley Edil 2010 Tech, la carica dei 46 mila visitatori Shopping Parliamo di Condominio
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Interviste
Città dei Mille anno 13 n. 3 Aut. Trib. n. 52 del 27 Dicembre 2001 Editore: Editrice Bergamasca Srl www.ediberg.it Direzione e Redazione: Via Madonna della Neve, 24 Bergamo Tel. 035.3591011 Fax 035.3591117 www.cittadeimille.com Direttore responsabile: Claudio Gualdi Direttore editoriale: Emanuela Lanfranco Redazione: Fabio Cuminetti Grafica: Denis Colosio - Fabio Toschi Abbonamenti: 035 359 10 11 1 anno - 27 euro Stampa: Sigraf - Treviglio (Bg) Pubblicità: Tel. 035.359 1158
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Il Cesvi “ospita” un film con De Sio e Galiena Festival del Cinema d’Arte Nona edizione all’orizzonte Facciate dipinte di Bergamo Un libro le censisce Jazz Club Bergamo, maggio con Trovesi e Ciffarelli 1861-2011: Bergamo nel Risorgimento italiano Interior Design
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di Emanuela Lanfranco
Accademia del tennis: Bergamo Golf Vip Il ricavato del torneo verrà devoluto a Nepios Onlus, impegnata sul fronte della diagnosi precoce dei disturbi dello sviluppo neuropsicomotorio e cognitivo infantili, e ad Anvolt, associazione nazionale volontari per la lotta contro i tumori
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enerdì 9 aprile al Golf Club Bergamo l’Albenza sono andati in scena golf, natura, passione e soprattutto solidarietà. Con la formula ProAm 18 buche Medal, 40 team, ossia 40 professionisti e 120 amatori, hanno partecipato alla prima edizione del “Bergamo Golf Vip”. Il campo, uno dei più belli d’Italia, il sole, l’organizzazione, impeccabile da parte del team dell’Accademia del Tennis, con il supporto del maestro Dario Colloi, hanno contribuito alla riuscita della giornata golfistica. Questo “nuovo” torneo farà parte di un appuntamento annuale fortemente voluto da Giovanni Licini, che oltre aver dato vita al Tennis Vip è riuscito anche in questa occasione a creare un momento di aggregazione e
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amicizia con scopo benefico. Il ricavato della ProAm verrà infatti devoluto a Nepios Onlus, associazione impegnata al fianco degli Ospedali Riuniti di Bergamo a sostegno della diagnosi precoce dei disturbi dello sviluppo neuropsicomotorio e cognitivo infantili, e alla sezione bergamasca di Anvolt, associazione nazionale volontari per la lotta contro i tumori. Al termine della competizione, presso la sala ristorante del Circolo, tutti i “giocatori” hanno partecipato alla cena durante la quale si sono svolte le premiazioni delle prime 5 squadre dilettanti classificate nette, della prima squadra classificata lorda e della prima squadra senior. L’instancabile Giovanni Licini, ha premiato i vincitori. Abbiamo lasciato il campo da golf con un arrivederci a maggio, il giorno 11 presso il Teatro Donizetti, per la presentazione della 34°edizione Tennis Vip.
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Asso ciazio ne Sp o r tiva Dilettantistica Go lf Club B er gamo “L’Alb enza” Nome della gara:
GOLF, NATURA, PASSIONE E SOPRATTUTTO SOLIDARIETA’
Data:
VENERDI’ 9 APRILE 2010
Formula di gioco:
18 BUCHE MEDAL – HCP - PRO-AM – SOMMA DUE RISULTATI
CLASSIFICA Ri sul t a t o
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foto Fabio Toschi
Conciliare famiglia e lavoro, progetto del Soroptimist Club L’associazione tutta al femminile ha aperto nella sede del Consultorio Familiare Scarpellini uno sportello rivolto alle donne che faticano ad armonizzare i tempi di vita con quelli professionali
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icomporre i tempi e le relazioni. Ovvero riuscire a conciliare lavoro e famiglia senza trascurare l’una per l’altro. Senza sensi di colpa. Questo lo scopo di un nuovo servizio per le donne attivato dal Soroptimist Club all'interno del Consultorio Familiare Scarpellini di via Conventino 8. Si tratta sostanzialmente di uno sportello gratuito, gestito da un’assistente sociale, aperto il giovedì e il sabato dalle 15 alle 20. Si accede su appuntamento telefonando allo 035.4598350. «Fornisce informazioni - spiega Bruno Vedovati, direttore del Consultorio Scarpellini, durante la conferenza di presentazione svoltasi il 13 aprile all’Hotel Excelsior di Bergamo - sulle opportunità normative in essere, come la legge sui congedi parentali, e sui servizi offerti dal territorio che possono aiutare ad armonizzare i tempi di vita
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e di lavoro». Costituisce infine un valido supporto psicologico per affrontare nel migliore dei modi le responsabilità legate all’evento della nascita. «Noi siamo tutte lavoratrici ed ex lavoratrici con figli - spiega la presidente del Soroptimist Club Bergamo, Nicoletta Morelli, notaio e quattro volte mamma - quindi queste problematiche le conosciamo bene. Auspichiamo che questo servizio possa contribuire ad incrementare la natalità nella Bergamasca». Lo sportello è uno dei tasselli di un progetto più ampio, finanziato dalla Regione Lombardia, sulla delicata integrazione degli impegni di famiglia e lavoro nella società contemporanea che il Soroptimist Club Bergamo - con la collaborazione dell'Associazione Angelo Custode e il Soroptmist Club di Treviglio - sta portando a compimento. E’ in fase di completamento un’indagine conoscitiva i cui risultati saranno resi noti il 16 giugno durante un convegno all'Università di Bergamo.
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di Emanuela Lanfranco
Ciclotte, design rivoluzionario che reinventa la cyclette Disegnata dal milanese Luca Schieppati e prodotta dall’azienda bergamasca Lamiflex Group, è stata presentata al Design Museum della Triennale alla presenza del professor Daverio
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i chiama Ciclotte l’innovativa exercise bike, designed and made in Italy, che coniuga idea, forma e tecnologia reinterpretando i tradizionali canoni estetici e funzionali dell’oggetto cyclette. Realizzata con materiali d’eccellenza quali carbonio, acciaio e fibre di vetro, rappresenta una novità assoluta per il mondo fitness grazie alla soluzione tecnologia unica del sistema epicicloidale della trasmissione. Disegnata dal giovane designer milanese Luca Schieppati e prodotta dall’azienda bergamasca Lamiflex Group (con sede a Pontenossa), rompe gli schemi del design per attrezzature ginniche, da sempre legato esclusivamente all’aspetto funzionale, per rivolgersi a un target di utenti evoluti, dinamici, amanti della forma fisica e di quella estetica. E infatti la sua presentazione, avvenuta lo scorso 30 marzo, è stata ospitata dal Design Museum della Triennale e accompagnata da un breve incontro su “Design, tendenze e relazioni con l’arte” tenuto dal professor Daverio (critico d’arte e conduttore di Passpartout) e da Arturo dell’Acqua Bellavitis (presidente del Design Museum). A seguire un light lunch e la presentazione di Ciclotte con possibilità di test sui primi pezzi prodotti. Il concept Ciclotte nasce dall’esigenza di portare nella vita di tutti i giorni un design che sia espressione autentica del vivere contemporaneo dove lavoro e relax, esercizio e svago abitano la medesima dimensione, all’interno di spazi fluidi in cui tutti gli oggetti possono dialogare. Grazie alla sua linea, frutto di una ricerca formale ispirata da ergonomia e essenzialità, è uno strumento di fitness ed un complemento d’arredo inte-
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grabile nei più svariati contesti del living: la casa, l’ufficio, la palestra, l’outdoor. La grande ruota è il fulcro del progetto. Un grande cerchio che ricorda i motocicli retrò di fine ‘800, trasformato in un oggetto di raffinata ingegneria, destinato a diventare un must nell’interior design e nel mondo del luxury fitness. Ulteriori elementi distintivi sono il caratteristico manubrio in carbonio, il display a tasti capacitivi ispirato dalla domotica e le pinne portanti, con la peculiare curvatura. Dal punto di vista tecnico, Ciclotte è concepita per riprodurre fedelmente le dinamiche e le performance della pedalata su strada, ed è ideale anche per gli allenamenti aerobici ad alta intensità come lo spinning.
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Audi A8: arte e ingegneria a servizio dello stile La presentazione della nuova ammiraglia, nello showroom Audi di Bonaldi Motori, si è accompagnata all’inaugurazione della mostra “Noir et Blanc Madi” all’interno dello Spazio Arte Hangar Audi
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uando l’arte incontra il design, lo stile sposa la qualità e la tecnica si combina alla tecnologia, il risultato è un’opera d’arte senza tempo, in cui passato e futuro si fondono in una sola linea, morbida e continua, capace di attrarre lo sguardo per la perfezione delle sue dimensioni e di creare emozioni per l’armonia delle sue forme. È così che martedì 30 marzo, nello showroom Audi di Bonaldi Motori, gli AD Simona Bonaldi e Gianemilio Brusa hanno accolto gli ospiti con una duplice “inaugurazione”. Un’atmosfera all’insegna dell’eleganza di un rigoroso bianco e nero, dove il futuro ha incrociato il passato sulle note della musica classica eseguita al pianoforte, ha fatto da sfondo alla presentazione della nuova Audi A8 e all’apertura dello Spazio Arte Hangar Audi, recentissimo ambiente cittadino (in via Gemelli) dedicato all’arte contemporanea, con la mostra “Noir et Blanc Madi”. AUDI A8:“THE ART OF PROGRESS” Avvolgente come una scultura, intensa come un dipinto e potente come una incisione, la nuova ammiraglia di casa Audi, opera d’arte di pregio e valore, è stata presentata attraverso un evento unico nel suo genere, un vernissage dedicato alla bellezza, una mostra di perfezione, in cui ad essere svelati sono stati i segreti che faranno di Audi A8 un’autoicona senza tempo, destinata a ritagliarsi uno spazio d’èlite nel Museo del design automobilistico. A&A: Audi e Arte continuano dunque il loro percorso di stile, scegliendo la nuova A8 come capostipite di una corrente artistica che elegge tecnologia e design a suoi fondamenti.
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Non è un caso dunque che l’inaugurazione di un nuovo “contenitore d’arte” abbia fatto da cornice alla presentazione dell’Audi A8. Arte visuale e car design saranno non solo i leitmotiv ispiratori delle esposizioni che si succederanno nello “Spazio Arte Hangar Audi”, ma anche i motori di iniziative di caratura internazionale capaci di avvicinare Bergamo alla sua dimensione più spiccatamente artistica. Gradita ospite della serata è stata Claudia Sartirani, assessore alla Cultura del Comune di Bergamo. Grazie alla collaborazione con la Galleria Marelia è stata quindi inaugurata la mostra itinerante “Noir et Blanc Madi” che racchiude opere realizzate sulla base di un’idea di Carmelo Arden Quin, fondatore del Movimento Internazionale Madi. Alle 45 opere dell’esposizione storica, giocate sulla filosofia dei “non colori” che anima l’intero Movimento, se ne sono aggiunte altre 13, di cui 9 di una compagine argentina di recente formazione. La mostra, già presentata in Francia tra il 2007 e il 2008, sarà visitabile fino al 20 maggio, nei seguenti orari: 8.30-12.30 e 14-19.30.
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Mondiali di Ciclismo 2015, la Regione tira la volata alla Domus Bergamo punta ad organizzare l'evento iridato, Formigoni appoggia: «L'Expo vuole portare a in Lombardia milioni di persone. Un evento di tale portata ci aiuterebbe a raggiungere questo obiettivo»
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l progetto del Gruppo Sportivo Domus di portare a Bergamo i Mondiali di Ciclismo del 2015 ha fatto un ulteriore e importante passo in avanti. La Regione Lombardia, infatti, nella persona del governatore Roberto Formigoni, ha siglato un accordo ufficiale nel quale si impegna formalmente ad appoggiare la corsa di Bergamo nella candidatura per organizzare l’evento ciclistico iridato nell’anno dell’Expo di Milano. All’incontro hanno preso parte il presidente Roberto Formigoni, appunto, il sottosegretario Marcello Raimondi, il presidente della Federazione Ciclistica Italiana Renato Di Rocco, il vice presidente Gianni Sommariva, e i vertici del Gruppo Sportivo Domus nelle persone del presidente Stefano Civettini e del vice presidente avv. Angelo Capelli. Formigoni ha accettato di assumere il ruolo di presidente onorario del Comitato promotore. «Il 2015 -spiega il presidente Formigoni- è l'anno dell'Expo, per questo ho accettato con entusiasmo di appoggiare la candidatura bergamasca. La Lombardia è una terra che ha una grandissima vocazione sportiva e capacità organizzative che non temono confronti. Dopo il grande successo di Varese 2008 sarebbe molto bello poter ospitare un altro mondiale». «L'Expo -ha aggiunto Formigoni- si pone l'obiettivo di portare a Milano e in Lombardia milioni di persone. Sono certo che un evento di tale portate non potrà che aiutare il raggiungimento di questo obiettivo. E Bergamo è la città ideale». Nel colloquio è trapelato anche che l'occasione del Mondiale potrebbe rappresentare la spinta verso la costruzione di nuove e importanti infrastrutture in terra berga-
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masca. Il rodato e numeroso gruppo di collaboratori della Domus ha accolto con molto entusiasmo il sostegno della Regione e si sta già attivando per iniziare subito a lavorare a questo ambizioso progetto.
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Quarta Camminata Nerazzurra il 15 e 16 maggio sul SentieronE La marcia non competitiva si svilupperà su tre diversi percorsi di 6, 10 e 17 km. Il ricavato delle iscrizioni sarà interamente devoluto a favore della casa di riposo di via Gleno
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ome da tradizione torna anche quest’anno il week-end di divertimento e svago interamente dedicato all’Atalanta e ai suoi tifosi. Sabato 15 e domenica 16 maggio, infatti, nascerà in pieno centro a Bergamo, sul Sentierone, un vero e proprio villaggio nerazzurro che ospiterà tante iniziative gratuite dedicate ai più piccoli, ma non solo: merende, attività di animazione, spettacoli con premi a sorpresa. La manifestazione, organizzata da L’Azzurro Events e Club Amici dell’Atalanta, vuole rappresentare un’occasione unica di ritrovo. In un’atmosfera speciale. Il clou della due giorni sarà la Camminata Nerazzurra, che si terrà in concomitanza dell’ultima gara di campionato tra Atalanta e Palermo in programma allo stadio comunale domenica 16 maggio. La marcia non competitiva si svilupperà su tre diversi percorsi di 6, 10 e 17 km. Anche quest’anno con soli 4 euro, oltre a ricevere la maglia commemorativa che dà diritto alla partecipazione, si potrà contribuire ad un importante progetto benefico. Il ricavato delle iscrizioni, infatti, sarà interamente devoluto a favore della casa di riposo di via Gleno. L’iniziativa nei tre anni precedenti ha visto al via ben 27.932 iscritti, che hanno contribuito ad una donazione complessiva di oltre 114.500 euro. I 10.123 partecipanti dello scorso anno, record della manifestazione, rappresentano un ulteriore stimolo per gli organizzatori, che puntano a stabilire un nuovo primato. Per questa quarta edizione sono in arrivo anche delle novità assolute. La prima sarà il tentativo di stabilire un nuovo record italiano, che si terrà dalle 18 alle 19 di sabato in collaborazione
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con i Centri Sportpiù. All’interno del villaggio verranno posizionati oltre 100 vogatori che, se utilizzati all’unisono, permetteranno di superare il precedente primato nazionale. A seguire, durante la serata, l’appuntamento con l’elezione di Miss Bergamo e le selezioni di Miss Italia. Per gli amanti della buona cucina, invece, sabato a cena e domenica a pranzo ci sarà la possibilità di gustare le prelibatezze proposte dal ristorante della Paolo Belli Onlus, associazione che si occupa di lotta alle leucemie. All’interno del villaggio sarà inoltre allestito un apposito spazio in cui i tifosi potranno registrare un videomessaggio, dando libero sfogo al loro amore per l’Atalanta. Tutti i filmati saranno poi messi a disposizione sul sito dedicato www.camminatanerazzurra.it
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Foppa, settimo sigillo europeo Bergamo regina del volley È stata ancora una volta la vittoria del made in Italy: con la sola tedesca Furst in campo, Bergamo ha fatto delle atlete italiane la sua forza e dei suoi splendidi tifosi una marcia in più
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er la settima volta, dal 1997 a oggi, il cielo europeo si è tinto di rossoblù. Per la settima volta la Foppapedretti siede sul trono d'Europa, regina della pallavolo femminile continentale. Il successo arrivato domenica 4 aprile (mai Pasqua fu più fortunata) a Cannes, dopo aver piegato la corazzata turca del Fenerbahce Istanbul, ha fatto esplodere la gioia e scatenato l'entusiasmo di un gruppo che aveva cavalcato l'onda europea per l'intera stagione e ha bissato il trionfo di un anno fa. Per la società di via Albricci i successi europei stanno diventando una piacevole abitudine: nel 1997 il primo in una finale tutta italiana con Matera disputata a Bergamo, così come in terra bergamasca è stato quello del 1999. Nel 2000 a Bursa, in Turchia, la vittoria sulle russe dell'Uralochka e nel 2005 a Tenerife contro quell'Asy-
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stel Novara battuta anche nella semifinale dello scorso sabato. Nel 2007 e nel 2009 le vittorie con la Dinamo Mosca: la prima a Zurigo e la seconda proprio in Italia, a Perugia, lo scorso anno. E ora lo strepitoso successo di Cannes, arrivato grazie al cuore di una truppa granitica. L'intera dirigenza, lo staff tecnico e le atlete, autentici tasselli della vittoria, all'ultimo punto targato capitan Piccinini hanno urlato al cielo un trionfo che mette ancora una volta la Foppapedretti al centro della storia della pallavolo europea. È stata ancora una volta la vittoria del made in Italy: con la sola tedesca Furst in campo, la Foppapedretti ha fatto delle atlete italiane la sua forza e dei suoi splendidi tifosi una marcia in più. Le bandiere rossoblù hanno sventolato altissime al Palais des Victoires e incessante è stato l’urlo degli oltre quattrocento bergamaschi accorsi a Cannes per vedere la Foppapedretti sul tetto d’Europa.
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Vip & News
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Edil 2010 Tech, la carica dei 46 mila visitatori E’ stato riproposto il “Premio per l’innovazione Tecnologica nell’Edilizia” che ha coinvolto la maggioranza degli espositori in una corsa al progresso tecnologico mettendo in evidenza l’alta percentuale di elementi innovativi presenti
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ostruiamo la ripresa” era lo slogan che sottotitolava Edil Tech 2010, la fiera dedicata al comparto edile giunta alla ventiquattresima edizione, e i quattro giorni di apertura al pubblico della manifestazione - dall’8 all’11 aprile presso il Polo Fieristico di Bergamo - hanno contribuito a “costruire” un quadro commerciale ed espositivo molto realistico del composito settore. La kermesse, organizzata da Promoberg in collaborazione con Camera di Commercio di Bergamo,
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Ascom, Bergamo Fiera Nuova e sponsorizzata da Ubi-Banca Popolare di Bergamo, Credito Bergamasco-Gruppo Banco Popolare e L'Eco di Bergamo, ha chiuso i battenti con 46 mila visitatori (erano stati 42 mila nel 2009 e 47 mila nel 2008) Partendo dalla premessa delle oggettive difficoltà del mondo dell’edilizia, ma anche di una apertura a prospettive nuove, in attesa degli effetti della cantierizzazione di importanti opere come la Pedemontana, la Brebemi e il “corridoio 5”, Edil si è confermata un punto di riferimento per il “sistema costruzioni”, un ambito che sarà sempre
protagonista nello sviluppo del pianeta, ma in una nuova prospettiva di sostenibilità e rispetto per l’ambiente e l'uomo. Questi della sostenibilità, del minor impatto ambientale, del “naturale ed ecologico” si sono confermati anche ad Edil 2010, i “grandi” temi di confronto, le direttrici sui cui le aziende muovono ricerche ed azione, in una sempre maggior consapevolezza collettiva, con particolare riferimento alle abitazioni civili. Ecco, dunque, spiegato il notevole interesse esercitato sul pubblico della kermesse, dagli stand dei padiglioni interni, tra cui il padiglione C interamente dedicato al “risparmio energetico”, dove le aziende hanno presentato gli ultimi ritrovati commerciali “sensibili” a questo nuovo concept costruttivo; dalla sostenibilità ai nuovi materiali con bassissime emissioni inquinanti a tutti i dispositivi in grado di fornire soluzioni edilizie ed architettoniche “eco-compatibili”. «Con il suo format che unisce l’offerta commerciale con un momento tecnico-culturale - puntualizza Stefano Cristini direttore tecnico di Ente Fiera Promoberg - Edil ha inteso offrire al suo composito e qualificato pubblico di operatori, un panel completo del settore, con spunti e motivi di interesse molto qualificati ed attenti all’evoluzione dei tempo. Edil è una manifestazione storica del nostro calendario fieristico, anche perché affonda le sue radici in un consolidata tradizione, dove - nel corso delle varie edizioni - si è data attenzione alla qualità e solidità dell’offerta commerciale. Promozione dell’innovazione e dello sviluppo tecnologico, attenzione al mondo del progetto e costante vicinanza alle aziende e alla loro necessità di sviluppare occasioni di business: sono questi i punti di forza su cui fa leva il nostro sistema operativo». Fa eco a Cristini, Alberto Capitanio, responsabile di manifestazione per Promoberg: «Possiamo parlare di una sostanziale tenuta commerciale della nostra fiera e, da questo punto di vista non possiamo che ritenerci soddisfatti. Raccogliamo segnalazioni di importanti affari conclusi qui in fiera da operatori esteri, in particolare provenienti da Malta, che hanno stretto proficui accordi ed acquisti con i nostri espositori». Dopo il grande successo delle ultime quattro edizioni è stato riproposto il “Premio per l’innovazione Tecnologica nell’Edilizia” che, in passato, ha coinvolto la maggioranza degli espositori in una corsa al progresso tecnologico, mettendo in evidenza l’alta percentuale di elementi innovativi presenti. Il premio è in continua evoluzione e aumentano di anno in anno i progetti presentati dagli espositori e, la commissione, si arricchisce di nuovi soggetti valutatori frutto della collaborazione con l’Università degli Studi di Bergamo e Servitec. Quest’anno le aziende “esaminate” dall’apposita commissione sono state 48. Il primo premio è andato alla Schiedel srl di Trucazzano (nella foto la consegna del riconoscimento ad opera del presidente della Provincia Ettore Pirovano)
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PARLIAMO DI CONDOMINIO
di Michele Cafagna
Il riscaldamento autonomo va in pensione II D.P.R. 9 aprile 2009, nr. 59, attuativo del Decreto legislativo 19 agosto 2005, nr. 192 che a sua volta recepisce la direttiva CEE 2002/91/CE sul rendimento energetico in edilizia; oltre che sfuggire alla censura europea di cui alla procedura nr. 2006/2378, rende finalmente giustizia alla legge 10/91 di cui a suo tempo, per un "fraintendimento" meramente speculativo, se ne travisava il tema: "LEGGE SUL RISPARMIO ENERGETICO", con legge sugli impianti autonomi unifamigliari. L'ambito di intervento del DPR in questione è prevalentemente l’edificio in condominio formato da più di quattro appartamenti e ha come fine precipuo quello di vedere applicate in maniera omogenea, coordinata e sollecitamente operativa le norme per il risparmio e l'efficienza energetica negli edifici, su tutto il territorio nazionale. Per cui sono meglio disciplinate la progettazione, l'installazione, la manutenzione e le ispezioni degli impianti termici per la climatizzazione invernale ed estiva degli edifici, richiamandosi alla disciplina della legge 9 gennaio 1991, nr. 10 in via transitoria e in attesa dell'entrata in vigore dei Decreti attuativi che il Presidente della Repubblica emana. Particolare importanza rivestono la valorizzazione e l'integrazione delle fonti rinnovabili e la diversificazione energetica onde poter conseguire gli obiettivi nazionali di limitazione delle emissioni di gas a effetto serra. Inoltre, gli obiettivi prefissati nel Decreto in questione constano, tra I'altro, in: • a) definire la metodologia per il calcolo delle prestazioni ener-
getiche negli edifici; • b) sancire i requisiti minimi in materia di prestazioni energetiche negli edifici; • c) indicare i criteri generali per la certificazione energetica degli edifici; • d) programmare le ispezioni periodiche degli impianti di climatizzazione; • e) definire i criteri che possono garantire la qualificazione degli esperti incaricati della qualificazione energetica e delle ispezioni agli impianti. La norma non esclude gli edifici in condomino esistenti, eccezion fatta per quelli minimi (4 unità abitative) e quegli immobili che hanno un generatore di calore avente potenza nominale inferiore a 100 Kw. Nei casi di maggiore potenzialità non è possibile operare la trasformazione in impianti unifamigliari salvo che non ci siano cause tecniche o di forza maggiore che, comunque, devono trovare conforto in una relazione tecnica asseverata dove il professionista preposto avrà l'onere di inserire i calcoli e le verifiche che questa norma prevede. Ciò all’interno di una relazione che attesta la conformità alle prescrizioni per il contenimento del consumo di energia degli edifici e relativi impianti termici che il proprietario, o I'amministratore, deve depositare presso le competenti amministrazioni, in doppia copia, con la denuncia di inizio lavori relativi alle opere di cui alla legge 10 gennaio 1991, nr. 10, artt. 25 e 26. La notevole evoluzione tecnologica delle apparecchiature, munita del conforto di una corretta applicazione della norma, non potrà che avere sviluppi positivi in termini di economia e, innanzitutto, rispetto per l'ambiente.
Michele Cafagna - info@studiocafagna.it Ass. ANACI n.310 - Associato CEAB Confédération Européenne Des Administrateurs De Biens Bruxelles. Studio di amministrazioni immobiliari - consulenze sul condominio: via Begnis, 6 - 24036 Ponte S. Pietro (Bg) - tel. 035.460259 - 616927 - fax 035.4155514 Recapito di Bergamo: via Paleocapa, 14 - tel. 035.214076. Si riceve mercoledì per appuntamento. Rec. di Trezzo d’Adda - Capriate: via Crespi, 7 - tel. 02.90987305. Si riceve venerdì e sabato su appuntamento
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di Emanuela Lanfranco
Passione, impegno, coerenza Ivan Rota, presidente di Golf Indoor Bergamo e parlamentare: «Contribuire a ristabilire una giustizia sociale è la gara più dura e più importate nella quale sono giocatore e non spettatore»
Interviste
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IVAN ROTA
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rrivo a Mozzo in via Fausto Radici di domenica mattina, l’appuntamento fissato a metà settimana con una telefonata; mi saluta, con professionale cordialità, la signorina in reception che chiama il presidente Ivan Rota impegnato tra le carte d’ufficio anziché con le mazze di golf. Il tempo di un saluto e di un caffè al bar del centro, dove si ritrovano, oltre ai golfisti, i frequentatori di palestra e piscina, i clienti del centro benessere, i ballerini della scuola di ballo presente nel centro, ed eccomi a parlare con il parlamentare bergamasco. On. Rota, chissà che bei campi di golf avrà calpestato nella sua esperienza romana. «Difficile a credersi ma da un paio d’anni, da quando sono stato eletto parlamentare, ho praticamente messo da parte la sacca. Solo una decina di uscite in campo ma mai a Roma dove l’unico percorso che conosco, per una gare a cui ho partecipato anni fa, è l’Arco di Costantino; peccato, visto che nella capitale ci sono i migliori club della nostra tradizione quali l’Olgiata e l’Acquasanta». Ma come è possibile? «Semplicemente l’impegno politico, come accade in ogni attività che si affronta con passione, assorbe molto più tempo di quanto ci si possa immaginare e se si affronta l’attività parlamentare con senso di responsabilità le giornate passano veloci lasciando in secondo ordine tutto il resto. Se poi si aggiunge il ruolo di responsabile dell’organizzazione nazionale che ricopro all’interno del mio partito, il ritorno ai green deve aspettare ancora un po’». Ma lei è sempre presidente dell’associazione sportiva Golf Indoor! «Difficile chiudere una delle più belle esperienze della mia vita; anni fa ho voluto attuare un progetto innovativo finalizzato a cambiare la percezione del golf e avvicinare le persone a questo meraviglioso sport attraverso l’eli-
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minazione dei paletti d’accesso che, prima di Golf Indoor, tenevano lontani i più, convinti che fosse uno sport elitario». E non lo è? «Assolutamente no, il golf è lo sport più diffuso al mondo, praticato da quasi ottanta milioni di giocatori. È uno sport che porta in campo nipoti e nonni, che abbatte le differenze fisiche tra uomini e donne mettendoli in condizione di competere alla pari. È educativo e socializzante». C’è stato il periodo in cui la si vedeva in televisione a parlare di golf, ora la si vede seduto nei programmi politici. Come sono le due esperienze? «Per un certo aspetto uguali: quando si crede in qualcosa è stimolante poterlo trasmettere agli altri. “Naturalmente Golf”, questo era il nome della trasmissione su Videobergamo, mi consentiva di parlare alla gente comune di uno sport poco conosciuto, era un’opportunità per superare la disinformazione. Rispetto alle trasmissioni a cui partecipo ora, avevo il vantaggio di essere io a condurre, potevo decidere il tema, invitare ospiti che di volta in volta cambiavano (donne, bambini, associazioni, maestri, disabili…), potevo trattare le cose in modo oggettivo. Nei dibattiti politici vale sempre il mio intento di informare che però si scontra con una modalità conflittuale di affrontare i temi; purtroppo la possibilità di argomentare questioni serie è raramente concessa, quasi sempre conduttori e ospiti alimentano più uno scontro di posizione che un confronto propositivo». Torniamo al golf, che frutti ha portato la struttura di Mozzo? «Eccezionali se si tiene conto che dal 2004 ad oggi Golf Indoor ha messo la mazza in mano a migliaia di persone incuriosite dallo slogan “il golf si può”; una semina che ha portato oltre 900 neofiti a tesserarsi alla Federazione Italiana Golf. Ma, numeri a parte, il risultato più importante è aver reso normale parlare di golf in bergamasca; aver fatto sì che altri circoli, in tutta Italia, seguissero il nostro modello di promozione raccogliendone i frutti». Lei fra l’altro è anche presidente del consorzio italiano proprietari campi di golf, Golfimpresa. Come riesce a conciliare questi impegni con l’attività parlamentare? «Per quanto riguarda il consorzio non ne sono più il presidente; lo sono stato per cinque anni ma una volta eletto ho ritenuto di dover passare il testimone per consentire la continuità di quanto realizzato. Rimango però
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presidente della sportiva Golf Indoor perché non sono riuscito a fare diversamente: sono troppo legato ai miei soci. Devo ammettere che non riuscirei senza l’aiuto di un meraviglioso gruppo che in modo volontario segue le attività della associazione. Come le dicevo all’inizio, ho praticamente smesso di giocare per mancanza di tempo, ma quando sono a Bergamo eccomi in ufficio a Mozzo per risolvere le tante questioni che il circolo deve affrontare». E’ una domenica di sole, non le viene voglia di mollare tutto e andare a giocare? «Certo che si! L’idea di andare su un campo di golf, annusare il profumo dell’erba appena tagliata, guardare il paesaggio ricco di alberi e fiori, sentire il cinguettio degli uccelli, fare una garetta in compagnia di amici mi attira eccome. Sono però un fortunato perché, prima di altri, ho potuto apprezzare la bellezza del golf e se mi prendo un periodo di pausa non è un problema. Oggi ho fatto una scelta diversa e mi sento gratificato da quanto ho costruito. Sapere che, ogni week end, una media di duecento persone formatesi in Golf Indoor è sui campi di golf è per me una soddisfazione sufficiente. Non dico che non ho intenzione di ritornare a fare il mio swing, semplicemente c’è un tempo per ogni cosa e oggi il mio tempo ha altre priorità. Per uno che ha momentaneamente appeso la sacca al chiodo molti altri l’hanno stabilmente messa nel proprio baule della macchina. Il bilancio è positivo».
A proposito di bilanci, le faccio un’ultima domanda sulla sua esperienza politica: che bilancio ne trae dopo due anni di vita in Parlamento? «Le rispondo con una metafora golfistica. La mia gara è iniziata con un maltempo superiore alle aspettative, vento forte e pioggia battente non hanno consentito di far valere qualità e preparazione. Ho comunque tenuto bene e il mio score mi pone in buona posizione; gli avversari, partiti prima, hanno giocato col bel tempo e ora sono in club house a bere thè caldo e rilasciare interviste. Però, come nel golf ci sono ancora altre giornate di
gara e chi persevera con convinzione può ribaltare la classifica del primo giro, così in politica la variabile tempo ha un’importanza rilevante che premia coerenza e impegno. L’esperienza politica è stata sin qui ricca di insegnamenti, se difficoltà ci sono state sono niente rispetto alle difficoltà che gli italiani hanno dovuto subire in questi ultimi mesi. Il mio bilancio è positivo, purtroppo non lo è il bilancio famigliare dei cittadini, non lo è il bilancio delle tante partite IVA presenti sul nostro territorio bergamasco. Contribuire a ristabilire una giustizia sociale è la gara più dura e più importate nella quale sono giocatore e non spettatore».
«Il punto forte? L’accoglienza» Antonio Sarti, presidente dell’Associazione Nazionale Alpini di Bergamo, presenta l’adunata che dal 7 al 9 maggio porterà in città 400 mila penne nere da tutto il mondo
Interviste
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ANTONIO SARTI
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i siamo. L’attesa è finita, l’adunata è alle porte. Dal 7 al 9 maggio la città verrà pacificamente invasa da 400 mila alpini armati del caratteristico cappello e dello spirito che ha reso il corpo delle penne nere il più amato d’Italia. Intenso il lavoro di preparazione dell’Associazione Nazionale Alpini di Bergamo, il cui presidente, Antonio Sarti, è riuscito a riportare in città l’ambitissimo raduno dopo 24 anni di assenza. Emozionato? «Ormai il momento dell’emozione è passato… Adesso è il momento di tirare le fila di un grosso lavoro durato due anni e constatare che probabilmente il lavoro è stato fatto abbastanza bene, per cui siamo in definizione solo delle ultime cose». Quali le parti meglio “oliate”, che le danno soddisfazione, e quali ancora i nodi al pettine da sciogliere? «L’aspetto che più mi piace sottolineare è quello dell’accoglienza. Innanzitutto abbiamo pensato di distribuire gli alpini che verranno da tutto il mondo non solamente in città, e comunque nei tre grandi accampamenti che ci saranno alla periferia della città (nel parco del nuovo ospedale della Trucca, nei pressi dell’Itis e nei prati a fianco delle Cliniche Gavazzeni, alla Fiera di Bergamo), ma anche in provincia». Dove, in particolare? «Abbiamo pensato di utilizzare la bassa Valle Seriana, che ha il servizio della Teb (il che vuol dire non avere persone che vanno ad intasare in auto le vie di comunicazione), e la dorsale, sempre ferroviaria, Bergamo-Treviglio. Con potenziamento delle linee e del numero delle carrozze, e con accampamenti che nella Bassa accoglieranno decine di migliaia di alpini. A ciò si aggiungono attendamenti da noi gestiti in tutte le zone dell’hinterland. L’obbiettivo è stato proprio quello di “spalmare” le penne nere sul terri-
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torio per alcune ragioni: innanzitutto, come dicevo, l’aspetto del traffico, ma anche per far vivere l’adunata a molti bergamaschi e non solamente agli abitanti della città. In tutti questi posti sono state organizzate serate, manifestazioni, sfilate, cori e fanfare. La gente di questi paesi sarà dunque direttamente coinvolta nella festa indissolubilmente legata a un’adunata». In città saranno presenti piccoli accampamenti? «Nonostante il Comune ci avesse messo a disposizione piccole aree verdi per questo scopo, abbiamo preferito evitare perché un eccesso di frazionamento avrebbe reso più difficile organizzazione e controlli». Non vedremo dunque quello che è accaduto 24 anni fa, divertente peraltro, ovvero trovare alpini accampati un po’ ovunque, anche in piccole aiuole? «Le cosiddette presenze spontanee in realtà non mancano mai. Anche se siamo perfettamente d’accordo con i vigili che vadano evitati questi attendamenti isolati, è difficile che non ne compaiono nelle zone più suggestive quali la Fara o le Mura. Sono comunque situazioni limitate, penso e spero, e di emergenza, anche perché la città verrà chiusa con vari livelli di blindatura. Già da venerdì saranno attivati una sessantina di varchi presidiati, dunque si dovrebbe limitare questo fenomeno. Che comunque, se non è macroscopico, va anche bene perché crea allegria». Ci parli dell’organizzazione interna degli accampamenti. «Saranno dotati di servizi igienici, luce, cassonetti, etc. Insomma, tutto quello che serve perché la gente possa sentirsi perfettamente a proprio agio». Poi ci sono le palestre. «Assolutamente. Solo in città sono ben 41 e ospiteranno migliaia di alpini. Il pavimento verrà coperto e saranno dotate di brande. Un grosso sforzo che spero porti a ottimi risultati».
Veniamo ai dubbi, se ce ne sono. «L’unico punto da tenere sotto controllo, anche se le idee sul da farsi sono assolutamente chiare, e stiamo tenendo più incontri in Prefettura sull’argomento, è quello legato al traffico, perché specialmente la domenica avremo un flusso notevolissimo verso la città. Quindi, pur avendo studiato aree di interscambio per i pullman e parcheggi per 20 mila automobili in zone da cui il centro è raggiungibile a piedi, tutto dev’essere ben oliato perché basterebbe un incidente di un certo rilievo sulla tangenziale per mettere in crisi tutto il sistema». Notevole il ritorno economico per il territorio. «Avere 400 mila alpini in provincia di Bergamo significa avere una ricaduta di 40 milioni di euro: soldi che vanno ai commercianti e a chi ha attività sul territorio. Direi che in questo momento di crisi non è una brutta cosa». Notevole anche lo sforzo per il Comune, a partire dalla raccolta dei rifiuti. «Certamente. Fino al venerdì sera avverrà la raccolta porta a porta come nella norma. Il sabato ci sarà un blackout, per poi potenziare la pulizia sabato notte e domenica notte. Grosso l’impegno dell’Amministrazione e di A2A per affrontare questo capitolo». In cambio gli alpini, che hanno sempre messo a disposizione le loro competenze, faranno dei regali alla città. «Come tradizione noi vogliamo lavorare nella città in cui si fa l’adunata già dal lunedì per lasciare qualcosa chi ci ospita. Tre i tipi d’intervento: la pulizia di una porzione delle Mura, la messa in sicurezza della zona dell’Allegrezza, dove saranno sistemati i sentieri, e l’abbellimento dei dontorni della Morla nei pressi del Campo Utili, creando una zona verde e un giardino. Oltre ai ricordi dell’adunata lasceremo dunque qualcosa di concreto».
IL PROGRAMMA DELL’ADUNATA Venerdì 07 maggio 2010 ore 09.00 Alzabandiera: P.le degli Alpini; ore 09.30 Deposizione corona al Monumento ai Caduti di tutte le guerre Piazza Vittorio Veneto; a seguire Omaggio floreale al Cippo dei Fratelli Calvi Via XX settembre (fronte Municipio); ore 10.30 Omaggio floreale al Cippo IFMS ad Azzano S. Paolo; ore 14.30 Inaugurazione Cittadella degli Alpini al Parco Suardi (eventuale); ore 16.30 Incontro C.D.N. con Consiglio Provinciale e Giunta di Bergamo Sala del Consiglio Provinciale; ore 17.30 Incontro tra Presidente Nazionale, Consiglieri Nazionali presenti e i Presidenti delle Sezioni ANA all’estero presso l’Auditorium; ore 19.30 Arrivo dei Gonfaloni della Regione Lombardia, della Provincia di Bergamo, del Comune di Bergamo e di tutti i Comuni della Provincia di Bergamo (Prefettura Via Tasso); a seguire Arrivo del Labaro dell’Associazione; a seguire Arrivo della Bandiera di guerra e onori iniziali in Via T. Tasso. Sfilamento: Via Tasso - Sentierone - L.go Gavazzeni - Via Roma L.go Porta Nuova - Via Tiraboschi - L.go Medaglie d’Oro - Via Paglia - Via Paleocapa - Viale Papa Giovanni - P.za Matteotti - Via XX Settembre; Onori finali: Via XX settembre (fronte al Municipio); ore 21.00 Concerti di cori, fanfare e manifestazioni di carattere alpino in località varie della città e della provincia.
Domenica 9 maggio 2010 ore 08.00-08.30 Ammassamento zona Borgo Palazzo (Via Ghislandi - Via Borgo Palazzo - Via Noli); ore 08.45 Resa degli onori iniziali: Piazza Sant’Anna; ore 09.00 Sfilamento: Via Maj - Viale Papa Giovanni - Piazza Vittorio Veneto - Via Roma - Via Petrarca - Via San Giovanni - Via Battisti - Piazzale Oberdan; Tribune: frontali in Piazza Vittorio Veneto (resa onori a sinistra); Scioglimento: Piazzale Oberdan; Percorso Labaro e Gonfaloni: per ammainabandiera: Piazza Vittorio Veneto - Via Roma - Via Petrarca - L.go Belotti - Via T. Tasso Via Bianco - Via Camozzi - L.go Porta Nuova - Via Papa Giovanni - Piazzale degli Alpini; a seguire: Ammainabandiera: Piazzale degli Alpini.
Sabato 8 maggio 2010 ore 08.00 Visita del Presidente Nazionale al S.O.N. (Centro Italcementi); ore 10.30 Incontro con le Delegazioni ANA all’estero, Delegazioni I.F.M.S. e militari stranieri (segue buffet ad invito) al Teatro Donizetti; ore 12.00 Lancio dei paracadutisti (eventuale) Stadio Comunale; ore 15.00 Inaugurazione Parco cittadino (a cura della Protezione Civile ANA); ore 17.00 S.Messa in suffragio di tutti i Caduti celebrata dal Vescovo di Bergamo e concelebrata dai Cappellani militari alpini presenti nel Lazzaretto; ore 18.30 Saluto del Sindaco e del Presidente Nazionale A.N.A. a tutte le Autorità, al Consiglio Direttivo e ai Presidenti di Sezioni A.N.A. al Teatro Donizetti (segue buffet ad invito); ore 20.30 Concerto delle fanfare dei congedati delle Brigate Alpine e carosello della fanfara militare (Stadio Comunale); ore 20.30 Esibizione di cori e fanfare in città e nei comuni limitrofi; ore 21.00 Concerto ufficiale di Cori Alpini (congedati Brigate Alpine) (Teatro Donizetti); ore 23.00 Spettacolo pirotecnico (spalti delle mura).
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di Emanuela Lanfranco - Foto: Fabio Toschi
Costruzioni e arte contemporanea L’ingegner Giulio Pandini è alla guida dell’impresa di famiglia, leader del settore edile e artefice di pregevoli interventi di restauro. La passione per l’arte contemporanea l’ha portato a fondare, nel 2005, il Club Gamec, che ora conta duecento soci
Interviste
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ING. GIULIO PANDINI
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l curriculum di Giulio Pandini, figlio di Giovanni e Ad dell’impresa di famiglia -punto di riferimento da 50 anni nel settore delle costruzioni in termini di affidabilità, sicurezza e qualitàè lunghissimo. Ci limitiamo a fornirne i punti salienti. Ha frequentato il Liceo Scientifico presso il “Collegio Vescovile S. Alessandro” di Bergamo. Laureato in Ingegneria Civile Idraulica presso l’Università di Pavia. Dal 1° giugno 1987 entra nell’impresa di famiglia della quale è presidente, Amministratore delegato e direttore tecnico. Ha realizzato importanti lavori industriali, civili, di ristrutturazione e di restauro. Possiamo ritenerla figlio d’arte? «Sì, se si intende che porto avanti l’attività di famiglia». Cosa ha imparato da suo padre? «Da mio padre ho imparato che in tutto quello che si fa ci vuole serietà, correttezza e onestà». Come è stato il suo approccio con il mondo del lavoro? «Sono ormai ventitrè anni che lavoro nell’impresa, prima come dipendente e poi come amministratore. Sono comunque stato anche nei cantieri, mentre studiavo; ed anche se non per un periodo lunghissimo ho fatto un po’ di tirocinio». E’ stato un ingresso agevolato, il suo? «L’agevolazione è poterti inserire in qualcosa che già funziona. La difficoltà è che devi entrare in qualcosa che già funziona e inserirsi significa doversi adattare, accettando cose che magari non si approvano ma, proprio perché già c’erano, si devono accettare». Ha mai pensato di fare altro invece che l’ingegnere come suo padre? «Prima di iniziare l’università avevo il dubbio se fare medicina, poi alla
fine è prevalso quello che forse era nel dna». Edil Tech 2010, la manifestazione indetta alla Fiera Nuova dedicata al mondo dell’edilizia, recentemente, ha presentato la casa… di legno. Investire nel mattone, o nella casa di legno? «Io penso che la casa di legno sia sicuramente una possibilità molto interessante. Ma questa tipologia abitativa non può diventare, soprattutto qui da noi, l’alternativa totale al nostro modo di costruire anche perché noi abbiamo delle città antiche con strutture di un certo tipo, quindi sarebbe impensabile inserire, per esempio in città alta, delle case di legno. E’ chiaro che per situazioni differenti, per esempio in provincia, o anche in zone vicino a Bergamo, dove ci sono terreni nuovi, si possono costruire case in legno. Si tratta comunque di un’alternativa molto interessante perché è un nuovo modo di costruire e inoltre è uno stimolo all’innovazione. E l’innovazione rimane, anche se si decide di costruire in modo tradizionale perché di fatto si tiene conto anche di questa possibilità pur decidendo di non servirsene. Però tutto sommato la casa di legno non è una novità, come dimostrano gli esempi in Alto Adige, in Germania e soprattutto negli Stati Uniti: si tratta di un modo molto spartano di costruire, associato ad una concezione di casa molto diversa dalla nostra». Che sarebbe? «Noi italiani abbiamo un senso fortissimo della casa come proprietà permanente: per noi l’idea di casa è associata a un bene che viene tramandato, che ha una sostanza permanente, che ha una consistenza. Fa parte della nostra tradizione intendere la casa come proprietà. Inoltre siamo prevalentemente stanziali come popolazione: ci piace viaggiare ma la casa è un punto di riferimento per il ritorno». Il mattone è in crisi? «La crisi c’è, ma non è del mattone. C’è una crisi data dal fatto che in questi ultimi anni si è costruito troppo, anche perché il mercato lo richiedeva. Ma si trattava di un mercato palesemente drogato e lo si vedeva già da tempo, se si sapeva osservare. La crisi non è saltata fuori all’improvviso. Già dal 2005 ricordo che, parlando con immobiliaristi, chiedevo se non era stata esagerata l’espansione del mercato ma la risposta era sempre che finchè reggeva conveniva andare avanti anche perché si vedeva l’investimento sul mattone come il più sicuro e capace di reggere nel tempo, perfino capace di rivalutazione. E inoltre si puntava sulla introduzione di nuove tecnologie che avrebbero fatto diminuire i costi di gestione degli immobili».
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GIULIO PANDINI E L’ARTE Giulio Pandini è presidente del Club GAMeC (Club di sostegno all’attività della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo), di cui è fondatore, dall’aprile 2005. E’ componente del Consiglio GAMeC dal gennaio 2010 e membro del Guggenheim Circle dall’ottobre 2009. «In casa mia l’arte si respirava grazie ai miei genitori, ma soprattutto in casa dei nonni Tadini, che vivevano immersi nell’arte. Ricordo il nonno, era un avvocato che per questioni pratiche ha dovuto seguire i negozi: ma lui aveva nel cuore la cultura e parlava di arte, pittura, musica». Presidente, come nasce il Club della Gamec? «Sentivamo la necessità di creare un club per attirare gente e per creare iniziative a favore della Gamec, in modo non diverso da quello che fanno altri club. Quindi il fatto di far partire una cosa che nasceva dal nulla mi ha stimolato: era una specie di scommessa. Siamo quasi duecento soci e con la buona volontà siamo riusciti ad acquistare un’opera che abbiamo donato alla Gamec, abbiamo realizzato dei cataloghi, si organizzano viaggi culturali, andiamo a visitare musei, gallerie. Direi che la Gamec ha aperto ai bergamaschi il mondo dell’arte contemporanea, ha aperto orizzonti, ha dei contatti importantissimi con l’Europa, con il mondo. Ritengo che la Gamec abbia stimolato la realizzazione di gallerie, a riprova del fatto che quando si crea un nucleo importante poi arriva lo sviluppo». Si può dire che i bergamaschi abbiano larghe vedute?
«La caratteristica dei bergamaschi è quella di essere persone di sostanza, aperti al nuovo ma senza subirne troppo l’influenza. Solo se una cosa è interessante, veramente innovativa, viene accettata. Siamo critici, perché non accettiamo tutto quello che arriva come oro colato, ci mettiamo sempre in discussione, ma quando una cosa vale siamo i primi ad appoggiarla». Chi si iscrive al Club Gamec? «Appassionati d’arte e anche persone che vogliono apprendere. Il bello dell’arte contemporanea, che è anche un po’ la sua difficoltà, esprime quello che è il sentire, è la percezione del nostro tempo. L’artista può percepire cosa sta succedendo e essere anche avanti. L’arte contemporanea è difficile perché in questo momento noi siamo frastornati, quindi certe cose non sappiamo ancora bene definirle, però fanno pensare. L’arte oggi fa meditare, fa ragionare, trasmette la sensazione di quello che gli artisti pensano adesso. Non si tratta più dell’idea del bello, anzi a volte il prodotto artistico non piace, però se gli artisti ora vedono il mondo in crisi, ciò ci porta ad interrogarci o sul sociale, o sul loro ruolo, o su noi stessi e comunque l’arte di oggi porta a ragionare. Inoltre ciò che mi colpisce è che la provocazione dell’arte agisce successivamente rispetto al momento della fruizione: un quadro, una scultura devono essere ripensati dopo, continuano a porci domande anche quando non li abbiamo più sotto gli occhi».
di Fabio Cuminetti
Ridere e pensare con il Bepi Tiziano Incani: «Voglio fare le cose che piacciono a me, quindi nei miei dischi trovi sia i momenti di riflessione che le canzoncine leggere, importantissime perché facendo divertire le persone gli miglioriamo la vita»
Interviste
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IL BEPI
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uel «che importa se… ha un’autonomia di un quarto d’ora!», riferito affettuosamente all’ex bandiera dell’Atalanta Massimo Carrera, ha posto le fondamenta del suo successo. Era il 2004 quando la mirabile parodia di “Maledetta primavera” veniva data alle stampe e da allora Tiziano Incani alias il Bepi ne ha fatta di strada. Ci ha raccontato vite, sogni, pregi e difetti dei bergamaschi con la rara capacità di suscitare contemporaneamente risate e pensieri. Con l’incisività tipica del nostro dialetto ha ironizzato senza ferire, perché parte dallo stesso orizzonte culturale dei suoi bersagli. E la gente lo adora. Alla Dea, nonostante la sua discografia stia sperimentando percorsi più complessi, resta sempre legato a doppio filo. L’ultimo singolo, “Gianpaolo Bellini”, lo dimostra. Bellini inizialmente non voleva fare questo cd con lei. È stato un parto travagliato. «Travagliato è una parola grossa. Diciamo che Gianpaolo non voleva cantarlo nel momento in cui io l’ho scritto solo perché non era sicuro di come si sarebbe evoluta la sua carriera di calciatore e di conseguenza non voleva venir meno a qualche frase che a suo avviso l’avrebbe fatto sbilanciare un po’». Cioè? «Il testo racconta di una storia tra lui è l’Atalanta come giocatore-bandiera, ma nel calcio non si sa mai quello che può accadere… si può cambiare squadra e questo può sembrare venir meno a una promessa, ma in realtà non è così, gliel’avremmo perdonato tutti e glielo perdoneremo se succederà». Una persona coerente. «Assolutamente, e legato a certi valori. Ripeto, non voleva sbilanciarsi. Se l’è invece sentita nel momento in cui la squadra era in difficoltà; della canzone era orgoglioso, perché lo celebra. Quindi ha detto: cantiamola adesso, così oltre a fare un’opera di bene (parte del ricavato va in beneficienza, ndr) mostro il mio attaccamento alla maglia».
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La love story tra Bepi e Atalanta continua, dunque, nonostante quell’incidente di qualche anno fa, quando indossò una maglia del Brescia in una tv bresciana… «Continuo a non essere amato da una frangia della tifoseria atalantina. Però non si confonda la tifoseria atalantina con questa frangia. Non c’è nessuno che si può arrogare il diritto di insegnare agli altri come si fa a tifare, come si fa ad avere nel cuore una squadra o addirittura una provincia. Io credo che la maggior parte dei bergamaschi viva l’Atalanta come la vivo io; se poi qualcuno ha delle leggi proprie e crede che il tifo vada vissuto in maniera estremista ed arrogante, condizionando la vita di tutti gli altri, sono affari suoi». Sono seguiti altri “malintesi” oltre all’episodio citato? «Quello è stato il primo. Le successive incomprensioni ci sarebbero state comunque, perché la differenza di pensiero tra me e questa frangia c’è e ci sarà sempre. Ma tra me e l’Atalanta il rapporto è tutt’altro che saltellante». Eppure una certa rivalità di fondo tra le due province c’è. «Io personalmente di differenze tra bergamaschi e bresciani ne vedo pochissime sia a livello di dialetto che di usi e costumi. Se c’è una provincia che ci assomiglia davvero in maniera speculare questa è Brescia, seguita da Sondrio». E a livello calcistico? «Un’altra forzatura. Anche perché, come dice Corbani, il derby per Bergamo è sempre stato con le milanesi. Il Brescia, con tutto il rispetto per i bresciani, non è mai stato una squadra della caratura dell’Atalanta. Su due piedi ci siamo inven-
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tati questo odio viscerale tra le due fazioni, ma anche qui stiamo parlando di una questione che riguarda poche centinaia di persone da una parte e poche centinaia di persone dall’altra». Tra città vicine e simili scatta spesso la competizione. Non solo in Lombardia. «Vero, però se si resta su toni scherzosi non c’è niente di male. Del resto è una cosa che c’è anche tra Rovetta e Fino o tra Rovetta e San Lorenzo. Ma non è una differenza culturale e storica profonda. Diverse le cose quando passi l’Adda: capisci che vai dai milanesi… Poi non esistono migliori o peggiori, ma le differenze ci sono eccome». La figura di bergamasco che esce dalle sue canzoni è così viva che a tratti sembra migliore di quella reale. Forse perché ne coglie le contraddizioni più poetiche. «Grazie! Di bravura però non ce ne vuole gran tanta: è sufficiente osservare. Che questa realtà ci diverta nel momento in cui viene cantata è strano, perché è la stessa che viviamo tutti i giorni, dove però siamo assorbiti dalla routine e ci facciamo meno caso. Nel momento in cui qualcuno fotografa quello stile di vita che sembra inevitabile, dato la frenesia della quotidianità, si genera quel momento di lucidità in cui sei super partes e ti guardi. In quel momento si riesce a sorridere». Un’autoironia che non sempre ci appartiene… «Io credo che la gente che mi ha “premiato” lo faccia perché capisce che sono
anch’io bergamasco. Se la stessa ironia pungente arrivasse da un non bergamasco ci sarebbe qualcuno in più che si offenderebbe». Enrico Bertolino che fa il muratore orobico, ad esempio. «Sono caricature dove emergono solo i difetti. Pregi non se ne vedono. Il luogo comune del muratore che lavora, lavora e lavora non è inventato, però bisogna capire come funziona la testa di questi muratori. Che non sono trogloditi, perché dietro quella scorza c’è un’altra cosa: se non ci si arriva si fornisce una descrizione superficiale». Con le sue canzoni ha rivitalizzato il dialetto. Prima parlava di “osservazione” della vita locale. Ha anche fonti letterarie specifiche? «No. Mi ispiro alla gente, ai suoi modi di dire, che mi affascinano tantissimo. Poi mi incuriosisce il fatto che esistano parole diversissime in paesi a pochi chilometri di distanza uno dall’altro, magari a causa della migrazione di una tal famiglia. E così via. Inoltre diffido un po’ del bergamasco scritto e accademico, lo trovo poco vicino alla gente. Mi sembra una cosa d’èlite, da intellettuali, mentre per me il dialetto rappresenta la gente». Anche perché talvolta ha formule geniali in quanto a sintesi. Quasi meglio dell’inglese. «Nell’espressione dialettale c’è una brevità tale che per esprimere lo stesso concetto in italiano ci vorrebbe un’ora e mezza. Un “pota ciao”, ad esempio, resta intraducibile…».
Il suo pubblico è variegato. C’è anche chi sulla sua opera c’ha fatto la tesi di laurea. «Tra i miei ascoltatori si va dalla persona molto semplice che si accontenta dello strato più superficiale del Bepi, della musica rock, del divertimento collettivo che si respira ai miei concerti, fino a chi ci vede tutta una serie di significati culturali. La cosa mi lusinga. Anche perché chi parte da ambienti più “snob” deve fare un certo sforzo per apprezzare una produzione fondamentalmente popolare come la mia». Il suo album “Gleno” è dedicato alle vittime della diga. Una rievocazione storica che segna anche una svolta artistica? «Io sono dei Gemelli e credo di rappresentare bene questo segno. Mi piace far ridere ma ho anche questa faccia seriosa. E non voglio restare ingabbiato nella logica “cantautorale” ne in quella del comico. Voglio fare le cose che piacciono a me, quindi nei miei dischi trovi sia i momenti di riflessione che le canzoncine leggere, importantissime perché facendo divertire le persone gli miglioriamo la vita. Quando canto “Kentucky” vedo sessantenni lanciati in aria come fossero adolescenti ed è una soddisfazione enorme». Vita privata: il Bepi è single o tiene famiglia? «Ho la morosa ma non ho famiglia». Morosa stabile? «Sì, è ancora quella dell’anno scorso… Il fatto di non avere figli mi fa sentire come un ragazzino anche se ormai ho 36 anni. Mi troverò vecchio a decidere cosa dover fare da grande!».
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di Fabio Cuminetti Foto: Fabio Toschi
«La Camera di Commercio? Una squadra»
Interviste
Diego Pedrali è uno dei 17 nuovi consiglieri dell’ente camerale. In cui spera che prevalga il coinvolgimento di tutti i “giocatori”: «Più menti e intelligenze possono solo portare migliorie e rapidità nel raggiungimento degli obbiettivi prefissati»
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È DIEGO PEDRALI
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stato definito un cambiamento epocale. Dallo scorso 11 marzo la guida della Camera di Commercio bergamasca non è più nelle mani di un esponente del settore industriale. Il timone è stato affidato a Paolo Malvestiti, già presidente Ascom, grazie al sostegno dell’associazione trasversale Imprese&Territorio, che raccoglie ben 80 mila piccole e medie imprese bergamasche tra artigianato, commercio e agricoltura. Un mutamento annunciato e frutto di una crescita graduale del settore terziario in un territorio caratterizzato fino a pochi anni fa da una vocazione prevalentemente manifatturiera. Una svolta che ha portato anche a un corposo rinnovamento dei consiglieri: 17 i volti nuovi. Per il commercio l’unica new entry è Diego Pedrali. Cinquantanove anni, presidente della categoria abbigliamento e calzature dell’Ascom dal 1997, è uno dei 24 membri della Giunta nazionale di Federmoda, di cui è presidente della Commissione per gli studi di settore. Titolare del negozio “Uomo Più” di Torre Boldone. È noto per aver vestito negli anni i giocatori di Atalanta e Albinoleffe e per essere un fermo oppositore dei saldi. «Non li faccio da trent’anni - spiega - per una questione di trasparenza e rispetto. Una scelta che paga perché la mia clientela sa che qui troverà sempre lo stesso prezzo in tutte le stagioni, né rialzato né ribassato. Per il resto punto molto sulla scelta degli abiti, sulla cura nel servizio, sull’attenzione alle esigenze del cliente. Secondo me questo è il modo giusto per vendere bene, non abbassando i prezzi». Una scelta netta e precisa. Del resto, come ama dire, «so di possedere la dote della franchezza, che non sempre può risultare simpatica a tutti…». Pedrali ci tiene molto a valorizzare l’esperienza di Imprese&Territorio, «un discorso nato in maniera indovinata e intelligente: c’è stata la
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capacità e l’abilità di unire le piccole imprese che, diventando un corpo unico, sono riuscite a far valere il proprio peso complessivo». Tant’è che sta maturando una simile realtà anche a livello nazionale con una nuova edizione del cosiddetto “Patto di Capranica” (dal nome dell'ex cinema romano che ospitò nel 2006 la prima manifestazione congiunta e in cui venne approvato il primo documento per protestare contro la Finanziaria del Governo Prodi) sotto la cui insegna raccogliere i “piccoli” di Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Cna e Casartigiani. «Quello che Trigona e Malvestiti hanno creato nella Bergamasca vorrebbe farlo anche Sangalli a livello nazionale». Si è cosi arrivati alla “svolta epocale” di cui abbiamo parlato in apertura: la presidenza di un esponente non appartenente al settore industriale. «Ci saranno dei cambiamenti - prosegue Pedrali - anche nello Statuto, alcuni dei quali già annunciati. L’allargamento della Giunta da 8 a 10 persone, ad esempio, che porterà a un aumento di idee, opinioni, supporto. Entreranno parti dell’associativismo che hanno contribuito a creare questo stravolgimento». Più commercio, sicuro, ma anche più collegialità. Più coinvolgimento di tutti i consiglieri. Dal punto di vista operativo le proposte di Pedrali sono chiare: «Innanzitutto più attenzione per il commercio, con un occhio a incentivi, modifiche e ristrutturazioni che possano portare benefici. In generale sono quattro i punti cardine per venire incontro alle piccole imprese che vorrei trovassero ascolto nel Consiglio camerale: burocrazia più snella, fisco ragionevole, credito accessibile e ulteriore valorizzazione dei distretti del commercio». C’è poi l’annoso problema degli studi di settore, «troppo spesso una spada di Damocle. Vorrei poter dare il mio contributo visto che da un anno in Federmoda è stata creata una Commissione, da me presieduta, dedita a tale argomento a stretto contatto con la Sose (Società per gli Studi di Settore voluta dal Ministero delle Finanze), che funge da tramite con l’Agenzia delle Entrate. Qualcosa, anche se siamo in periodo di crisi, si potrebbe ottenere, attraverso delle modifiche effettuate dopo un’attenta rilevazione della situazione macroeconomica. Modifiche che possano dare maggiore spazio di manovra ai commercianti». Scontato il giudizio negativo sui temporary shop, «negozi fantasma che oggi ci sono e domani spariscono. Non devono sottostare a regole e questo è sbagliato». I centri commerciali, invece, «è giusto che esistano, anche se il negozio di vicinato ne risente sempre più». Pedrali non nasconde i pregi degli shopping center, quali la comodità della concentrazione di tante attività in pochi metri, «ma un conto è fare un acquisto praticamente self-service e un conto è entrare in un negozio di vicinato dove si possono avere informazioni e assistenza. Oggi come
oggi dobbiamo fare ricerca di mercato e proporre prodotti che abbiano un buon rapporto qualità/prezzo, siano made in Italy e abbiano un contenuto merceologico ben definito». Tornando all’ente camerale nel suo complesso, Pedrali spera che «lo slancio iniziale di promesse e di programmi venga mantenuto negli anni. Con la distribuzione dei compiti, le collaborazioni, le sotto-commissioni e i pre-consigli - cosa che prima non c’era - possiamo fare in modo di raggiungere gli obbiettivi che ci siamo prefissati».
«SOLO CON UN MAGGIOR COINVOLGIMENTO POTRÒ DIRE DI ESSERMI RESO UTILE» «Credo che oltre alla novità dell’allargamento dei componenti in Giunta - ha detto Diego Pedrali nel discorso di insediamento - la presidenza si dovrebbe avvalere anche dell’apporto di tutti i consiglieri non solo per le due riunioni canoniche previste dallo Statuto. Questo almeno mi auguro. Sono convinto altresì che più menti e intelligenze possono solo portare migliorie e rapidità nel raggiungimento degli obbiettivi prefissati. Solo con un maggior coinvolgimento potrò dire di essermi reso utile e di essermi meritato questo incarico istituzionale. Vorrei che presto si possa dire, con uno slogan efficace, che anch’io, come tutti voi, sia l’uomo giusto al posto giusto. In un momento di svolta epocale, mi si permetta il termine, per la Camera di Commercio di Bergamo, nelle nuove linee strategiche che guideranno l’attività dell’ente camerale nei prossimi anni si dovrà annoverare anche il supporto fattivo di tutto il Consiglio, con un atteggiamento propedeutico all’unità tra le varie componenti. Questa novità del “gioco di squadra allargato” non potrà che dare ben presto frutti efficaci e positivi nell’interesse degli imprenditori e volendo anche dei consumatori».
Il Punto MAGGIO
IN CAMMINO Per tentare di capire meglio il mondo di santuari, apparizioni e miracoli siamo andati qui vicino a noi, ad Altino. Una questione di fede o c’è dell’altro?
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i eravamo lasciati annunciando l’intenzione di provare ad indagare su santuari, apparizioni e miracoli. Per tentativi procederanno queste brevi note perché la materia di cui ci occuperemo va maneggiata con cura: è delicata e rischia di ingenerare interpretazioni facili nella loro semplificazione. Ci si crede o non ci si crede, questo verrebbe da dire e in parte si tratta proprio di questo, di una questione di fede. Ma forse non basta, forse c’è dell’altro. E per tentare di capire siamo andati qui vicino a noi, ad Altino, dove c’è un Santuario. Già il muoversi avendo come meta un luogo di culto fa la differenza. Ci deve essere un motivo, una causa che fa prendere l’auto e partire per quella destinazione tanto più che un tempo ci si recava a piedi nei luoghi dei miracoli e anche oggi c’è chi si mette in cammino. Camminare, entrare in ritmi dunque diversi dalla quotidianità, guardarsi attorno, fare fatica, usare il corpo per entrare in relazione con ciò che abbiamo intorno. Sentire i piedi che fanno male, fare i conti con la fame, la sete, la stanchezza, attendere di potere arrivare alla sosta per riposare, patire il caldo dell’estate o il freddo dell’inverno, cercare un riparo. Godere del silenzio, della riflessione in solitudine o, al contrario, dell’incontro con chi la sorte ci mette sulla strada. Tutte esperienze molto diverse da quelle in cui si vive oggi. Esistono itinerari consegnati dalla tradizione del Cristianesimo Occidentale: in particolare tre erano le direttrici più importanti. La Via Francigena, un fascio di strade che dalle regioni del Nord ovest
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dell’Europa, raggiungeva Roma. La Via Micaelica o Via dell'Angelo, verso il Santuario di San Michele Arcangelo nel Gargano, che era utilizzata per i pellegrinaggi a Roma provenienti dal sud Italia e dai paesi del basso Mediterraneo, come anche per il pellegrinaggio a Gerusalemme. E il Camino de Compostela che i pellegrini percorrevano attraverso la Francia e la Spagna per arrivare al luogo dove si trova il sepolcro di san Giacomo e poi fino a Finisterra. L’Europa era solcata da queste strade della fede e anche oggi non pochi Cristiani decidono di mettersi a ripercorrere queste vie. Senza contare poi una quantità di cammini minori, diretti a particolari luoghi di devozione: quello di San Francesco, in Toscana ed Umbria, l’ Iter Aquileiense, vicino al Valico del Tarvisio, il Cammino di S. Agostino, dalla Brianza a Pavia attraverso venticinque santuari, il Pellegrinaggio di Superga, vicino a Torino,quello notturno Macerata - Loreto, quello di Sant’Antonio che conduce a Padova e molti altri a formare una mappa ben ramificata a nascosta sotto gli itinerari della normalità, ma nemmeno troppo se si leggono le cifre sorprendenti di quanti anche oggi compiono questi percorsi. Il nostro viaggio ad Altino è dunque uno dei tanti possibili e ci conduce in un territorio di silenzio e di tranquillità, laddove si conserva memoria di una storia. Correva l’anno 1496. Era un luglio torrido. E Quinto Foglia,
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con i suoi due figli, si trovava a lavorare la terra sul Monte Altino . Faceva caldo, non c’era acqua da nessuna parte, i figli rischiavano di morire di sete: è a loro che pensa Quinto pregando la Madre di tutti, la quale apparve e gli disse di battere con il falcetto la roccia che gli stava davanti. Miracolosamente sgorgò uno zampillo di acqua sorgiva. Il fatto prodigioso richiamò dapprima i fedeli dei dintorni e poi via via si diffuse in tutti i paesi vicini sino ai confini della diocesi bergamasca, fu costruita una cappella e poi un santuario. Ogni meta di pellegrinaggio ci viene incontro con una storia che proviene da un tempo lontano, quello in cui la fede accettava l’incredibile. E oggi anche noi abbiamo evidentemente ancora bisogno di essere rassicurati, di sperare in una soluzione incredibile ai nostri problemi, di salute o anche spirituali. C’è ancora lo stesso bisogno di incontrare luoghi che testimonino accadimenti al di fuori della ragione. Quella stessa ragione che, pur essendo alla base della civiltà occidentale, rivela anche i suoi limiti.. Vorremmo insomma tutto: una vita resa più agevole dagli interventi della tecnologia, ma aperta anche all’incursione del Soprannaturale quando ciò che ci affanna non può essere alleviato da niente se non da Qualcosa o da Qualcuno che non ha il volto dell’umano. (a.p.)
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Anno 13 - N°2 Aprile 2010 - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB BE In caso di mancato recapito si restituisca a: Editrice Bergamasca Srl - via Madonna della Neve, 24 - 24121 Bergamo, che si impegna a pagare la relativa ta
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CMME: nuove frontiere per la termografia
C.M.M.E.: nuove frontiere per la termografia La termografia infrarossa diventa uno strumento per migliorare l’efficienza dei forni industriali, con benefici per l’ambiente e per la bolletta energetica.
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a Nuova C.M.M.E. è stata una delle prime aziende fica, detta termocamera. Le termocamere professionali sono strumenti italiane a introdurre, anni fa, la termografia infra- molto sofisticati, e interpretare le loro immagini richiede competenza rossa come strumento per l’analisi dei guasti negli ed esperienza approfondite che non si possono improvvisare. Non è impianti industriali. Per chi non fosse un esperto certo il caso della Nuova C.M.M.E., che ha cominciato dieci anni fa del settore, spieghiamo che la termografia è una ad occuparsi di questa tecnica ed è oggi una delle aziende italiane più MAGGIO 2010 tecnica con la quale si fotografano i raggi infrarossi emessi da un attive nel campo della termografia per l’analisi dei guasti e la manutenimpianto o da un’apparecchiatura; l’intensità della radiazione infra- zione degli impianti elettrici industriali. Ermanno Peruta e Simonetta rossa emessa da un oggetto aumenta con la sua temperatura, per Vannucci, i due titolari dell’azienda, non riposano però sugli allori e cui la termografia mette in evidenza le parti calde di un oggetto. hanno lanciato in questi mesi un nuovo ambizioso progetto. Si tratta di I difetti nelle apparecchiature e negli impianti producono quasi impiegare la termografia nel settore dei forni industriali, non tanto per sempre dei riscaldamenti anomali, anche molto prima di diventare scoprire i guasti quanto per studiare il bilancio energetico di ogni forno, evidenti in altro modo; è chiaro perciò che individuare questi “punti individuando le inefficienze, le dispersioni termiche, gli aspetti della caldi” diventa prezioso per scoprire i guasti, spesso ancor prima progettazione e dell’utilizzo che possono essere migliorati. I vantaggi che avvengano. I raggi infrarossi sono però invisibili all’occhio potenziali sono notevoli, perché spesso la progettazione e la conduumano, e per “vederli” serve una particolare macchina fotogra- zione dei forni seguono principi tradizionali ma ormai un po’ vecchiotti,
Le termocamere professionali conservano un'elevata definizione dei dettagli anche a grandi distanze
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Grazie ad un filtro dedicato, la termocamera può misurare temperature fino a 1500°C
non pensati per l’efficienza e il risparmio energetico. Per questi studi non basta però fare una termografia del forno, ma è necessario integrarla con un’analisi termica, per rispondere ad alcune domande chiave: quali sono le dispersioni termiche del forno? È possibile ridurle, e come? La gestione dell’impianto è fatta nella maniera più efficiente? Come è possibile migliorarla? A questi interrogativi C.M.M.E. cerca una risposta integrando la termografia con una tecnica di analisi al calcolatore, sviluppata in collaborazione con un ricercatore del Politecnico di Milano. Ma come viene fatto uno studio del genere? Il primo passo consiste nell’effettuare un’accurata indagine termografica, che fornisca le temperature nelle varie parti del forno. Spesso l’interno di quest’ultimo non è accessibile, e si possono registrare solo le temperature dei rivestimenti esterni o di alcuni punti accessibili. La seconda fase consiste nell’impostare un’analisi termica mediante appositi programmi di simulazione, a partire dalla struttura del forno: le dimensioni, i materiali refrattari e isolanti impiegati, le temperature dei bruciatori, eccetera. Da questa analisi si ricavano le temperature esterne, che vanno tarate con quelle ottenute dalla termografia. In questo modo si compensano eventuali discrepanze nella simulazione che derivano dal non conoscere esattamente la struttura del forno e le proprietà dei materiali utilizzati. Una volta trovato l’accordo fra i risultati delle termografie e quelli delle simulazioni, queste ultime vengono validate e si possono adoperare per calcolare grandezze che la termografia da sola non potrà mai fornire: i flussi di calore, la temperatura nelle parti non accessibili, la previsione di cosa potrebbe succedere se si facessero delle modifiche al forno e così via. Un paio di esempi recenti possono aiutare a capire le potenzialità di questo approccio. Il primo è tratto dal settore dei forni per la zincatura a caldo: si tratta di solito di grandi vasche piene di zinco fuso,
nelle quali vengono immersi i pezzi da zincare. La vasca contiene decine di tonnellate di zinco e deve essere mantenuta a 450°C per ventiquattro ore al giorno per dodici mesi all’anno; è chiaro che il consumo di energia è notevole e ogni inefficienza si traduce in cospicui costi addizionali. In questo caso l’analisi termica validata dall’indagine termografica ha permesso di individuare: quali sono i punti con maggiori dispersioni termiche e come si possono ridurre; quale struttura dare al forno per avere minori perdite; quanta parte dell’energia si perde dal forno e quale è invece non si riesce a sfruttare per l’inefficienza dei bruciatori; quali sono le pratiche di utilizzo che producono dispersioni di calore inutili o ingiustificate; Grazie all’analisi termica è stato possibile scoprire che circa 2500 kWh al giorno potrebbero venire risparmiati con investimenti ridotti o addirittura nulli, semplicemente cambiando il modo di lavorare. Con il riscaldamento a metano ciò si tradurrebbe un risparmio di oltre 1500 m3 al giorno, corrispondenti grosso modo a 150.000 l’anno. Un secondo esempio è tratto dall’analisi di forni per il trattamento termico di pezzi da forgiare a caldo; in questo caso si tratta di forni ad alta temperatura (oltre 1200°C) nei quali viene fatto il trattamento termico di lingotti metallici di grandi dimensioni, che vengono poi forgiati a caldo. Qui la simulazione termica unita all’analisi termografica ha permesso ad esempio di ricavare la struttura interna del rivestimento refrattario, della quale per la perdita dei disegni originali non si sapeva più se contenesse o meno uno strato di mattoni isolanti. Per quanto riguarda il funzionamento del forno, la simulazione termica ha permesso poi di individuare il tipo di refrattario che ottimizza il riverbero della fiamma e migliora l’uniformità del riscaldamento. In questa appli-
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C.M.M.E. via Termini , 7/C - 24040 Osio Sopra (Bergamo) Tel. 035.502 818 - Fax 035.502 820 - www.cmme.it - info@cmme.it
I punti caldi del forno non sono riconoscibili nel visibile, ma sono evidenti nell'immagine termografica
cazione il risparmio energetico è infatti secondario rispetto all’uniformità del trattamento termico su tutto il volume dei pezzi: un pezzo con temperatura non uniforme produce infatti degli scarti economicamente molto onerosi. Dato che l’interno del forno si trova a oltre 1200°C è molto difficile, o del tutto impossibile, effettuare delle misure dirette, e
la simulazione diventa un prezioso strumento di analisi. Come si vede da questi esempi, l’integrazione della termografia con tecniche avanzate di simulazione numerica è in grado di arrivare a risultati di estremo interesse tecnologico ed economico: un approccio che C.M.M.E. è oggi la prima a offrire nel panorama italiano.
La simulazione mostra l'elevata dispersione termica dal forno aperto, e rivela una cospicua perdita di calore verso il basamento
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Aziende MAGGIO
Umania, dare importanza all’essere umano La società, costituita da un gruppo di esperti in ergonomia e design, si occupa di ricerca e sviluppo con un laboratorio all’interno del Kilometro Rosso. Obiettivo: permettere alle aziende di fare test avanzati di prodotto e prove con utenti
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rosegue il nostro percorso all’interno del Parco Scientifico Tecnologico Kilometro Rosso, contesto nato proprio per raccogliere le eccellenze in materia di innovazione. Questo appuntamento lo dedichiamo a Umania, società costituita da un gruppo di esperti in ergonomia e design con un’idea fissa: dare importanza all’essere umano, studiarlo, osservarlo, capirlo, creando innovazione “da” e “per” le persone. Il team di Umania è formato da professionisti con competenze consolidate in anni di esperienza: industrial designer, interaction designer ed
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ergonomi certificati si affiancano a psicologi, antropologi e ingegneri per creare gruppi di ricerca e dare risposte innovative alle richieste dei propri clienti. I SERVIZI DI UMANIA I servizi che Umania mette a disposizione delle imprese sono: laboratori di ergonomia e usabilità, ricerca, progettazione e realizzazione di design, emotional design, design di prodotto e interfacce. Umania supporta le aziende fornendo una progettazione ergonomica “chiavi in mano” e affiancando i dipartimenti di R&D e progettazione. Aiuta
le aziende a generare idee innovative attraverso tecniche e modelli di sviluppo della creatività, integrando il know-how aziendale con le proprie competenze. Attraverso un approccio teso alla soddisfazione del cliente, realizza e promuove progetti di alto valore economico per le aziende committenti e sociale per gli utilizzatori finali dei prodotti dell’azienda. Si rivolge al mercato nazionale così come a quello internazionale grazie a una rete di validi e capaci collaboratori in grado di soddisfare tutte le esigenze. UMANIA AL KILOMETRO ROSSO Il reparto R&D di Umania sta investendo in un laboratorio che permetterà alle aziende di fare test di prodotto e prove con utenti, allo scopo di valutarne lo stato dell’arte dal punto di vista ergonomico con test comparativi e sviluppare nuovi prodotti, interfacce grafiche, display, pannelli di controllo e postazioni di lavoro attraverso test con prototipi e preserie. Il laboratorio sarà dotato di apparecchiature in grado di analizzare nello specifico le caratteristiche fisiche e percettive dei prodotti e soprattutto di misurare l’interazione specifica che si crea tra ogni prodotto/interfaccia e utilizzatore finale. Le attività di ricerca in materia di human factor costituiscono un valore aggiunto importante per le aziende che possono testare i loro prodotti affidandoli alle mani esperte degli ergonomi europei certificati di Umania. I nuovi laboratori
presso il Kilometro Rosso non sono l’unica novità che Umania presenta per il 2010, infatti da gennaio è aperta una nuova business unità: Umania Sport. Il nuovo dipartimento si rivolge ai produttori di articoli sportivi con l’obiettivo di portare innovazione in un mondo che fa della performance e del raggiungimento del risultato le proprie basi. NOVITÀ 2010 La nuova sfida di Umania è velocizzare i processi creativi, per questo motivo ha ideato TWENTY4YOU (www.twenty4you.com). Un pacchetto che permette alle aziende al massimo in 24 ore di realizzare i concept. Designer, esperti del settore e tecnici riuniti insieme per una giornata intera, nella quale attraverso la stimolazione della creatività, la condivisione dell’esperienza sul campo e le verifiche continue, il cliente vive passo dopo passo la realizzazione del prodotto dei suoi sogni. Questo pacchetto è già stato testato con un’azienda che ha potuto assistere alla creazione di una nuova linea completa di prodotti in una sola giornata di lavoro. Umania srl c/o Parco Scientifico Tecnologico Kilometro Rosso Via Stezzano, 87 - 24126 Bergamo Italia Tel +39 035 319454 - Fax +39 035 3055725 www.umania.it - info@umania.it
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Aziende MAGGIO
Giro d’Italia, maglie made in Bergamo La madrina Yolanthe Cabau Van Kasbergen ha indossato a Pitti Uomo le quattro casacche del Maglificio Santini, tra cui spicca quella rosso passione di leader della classifica a punti. Oltre alla rosa, naturalmente
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’era il pubblico delle grandi occasioni tra le sfilate di Pitti Uomo (Firenze) per la presentazione delle quattro prestigiose maglie del Giro d’Italia 2010. Yolanthe Cabau Van Kasbergen, ventiquattrenne attrice e presentatrice olandese molto famosa in patria, che è la madrina del Giro 2010, ha indossato, per il piacere dei presenti, le quattro casacche dei leader. Che sono assolutamente made in Bergamo: anche nel 2010 il Maglificio Santini, leader mondiale nell’abbigliamento tecnico da bici, vestirà infatti i leader del Giro d’Italia. Gli stilisti dell’azienda orobica hanno introdotto un elemento di eleganza inserendo in tutte le maglie un colore in contrasto e ispirandosi alle nuove tendenze dell’abbigliamento sportivo. Il folto pubblico, impreziosito dalla presenza di campioni del pedale come Ivan Basso, Damiano Cunego (rispettivamente vincitori del Giro 2006 e 2004) e Giovanni Visconti (che ha indossato per otto giorni la maglia rosa nel Giro 2008), sponsor, media nazionali ed internazionali, ha potuto ammirare le maglie di leader della corsa rosa gustando ricche vivande ispirate ai colori delle quattro casacche. Yolanthe Cabau Van Kasbergen, ventiquattrenne attrice e presentatrice olandese molto famosa in patria, che è la madrina del Giro 2010, ha indossato, per il piacere dei presenti, le quattro casacche dei leader. Infine, dal “padre” storico dell’azienda bergamasca Pietro Santini, è arrivato l’augurio più gradito che testimonia la grande passione che contraddistingue ogni aspetto della Corsa Rosa: «Vestiamo il leader del Giro d’Italia -ha commentato Pietro Santini-
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da undici anni. Lo faremo anche nel 2010 per il dodicesimo anno consecutivo. Ogni anno siamo orgogliosi di vestire gli atleti più forti e di vederli vincere sul nostro territorio nazionale. Perché il Giro è il simbolo dell’Italia che ama il ciclismo ma soprattutto perché correre in rosa è tutta un’altra cosa…».
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Aziende MAGGIO
Foppapedretti, presentate le novità per casa e bambino Quest’anno l’azienda bergamasca ha deciso di valorizzare la propria immagine puntando sull’elegante showroom nel centro di Milano. In concomitanza con il Salone del Mobile, dal 14 al 19 aprile
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nnovative e diversificate le novità Foppapedretti per il 2010, che sono state presentate in anteprima nello showroom milanese dell’azienda, in corso Monforte angolo Visconti di Modrone, in concomitanza con il Salone del mobile, dal 14 al 19 aprile. Quest’anno Foppapedretti ha deciso di valorizzare la propria immagine puntando sull’elegante showroom nel centro di Milano, invece che sul consueto stand in fiera. Il rappresentativo spazio espositivo, nel cuore delle vie dedicate all’arredamento che conta, è stato protagonista durante l’importante manifestazione dedicata al design: tante le novità per la casa, che si preannunciano nuovi best-seller per l’azienda, così come le scintillanti sorprese dedicate alla prima infanzia. Tra le nuove soluzioni intelligenti e pratiche per la casa è arrivato Allungo, un rivoluzionario stendibiancheria ad apertura modulare: quando è aperto completamente vanta ben 30 metri di filo utile per stendere il bucato mentre, una volta chiuso, occupa pochissimo spazio con uno spessore di soli 19 centimetri. Allungo è l’ideale per stendere lenzuola e biancheria ingombrante ed è disponibile nelle versioni naturale e noce. Un altro prodotto intelligente, solido e di minimo ingombro è Stiraemolla: chiuso occupa solo 17 centimetri e sta in un angolo, ma una volta aperto si trasforma in una comoda postazione dotata di tutto l’occorrente per stirare in modo pratico e funzionale. Stiraemolla è dotato di ruote e maniglia per consentire un facile spostamento ed è disponibile nelle versioni naturale, noce, bianco e wengè. Tra le novità per la casa anche la collezione Tuttintavola, una linea di utensili che prende vita da forme che si
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modellano per fondere design e qualità dei materiali. Oggetti piacevoli da vedere e pratici da utilizzare, con protagonista il bamboo: pianta magica definita dalla saggezza orientale più forte dell’acciaio e più flessibile del legno. Tra gli utensili più rappresentativi, il set tagliere con coltelli per formaggi Taglierina, il contenitore con schiaccianoci Rompino, il porta frutta Fruttuoso, il set condimento Disaleinpepe, il set con vasetti e vassoio Sushi e i ceppi per coltelli Pentacolt e Bi-steak. Tuttintavola è una collezione esclusiva per rendere originale e unica la casae la tavola. Eleganti e splendenti le sorprese dedicate alla prima infanzia, con protagonista il legno, per la prima volta impreziosito con Cristal-
lized - Swarovsky Elements. Due le collezioni con lettino Dolceamico e bagnetto fasciatoio Amy decorati con raffinate applicazioni scintillanti. Come per tutte le collezioni Foppapedretti, oltre al design e all’eleganza è fondamentale che tutti i prodotti rispettino sempre le normative europee riguardanti la sicurezza. Inoltre, le vernici utilizzate sono atossiche e i materiali non nocivi; le ruote sono piroettanti, gommate e
dotate di sistema frenante; i cassetti hanno blocco di sicurezza e fermo per evitare lo sfilamento; le maniglie sono atossiche e intercambiabili; la sponda del lettino è regolabile e a scomparsa secondo il brevetto Easy System divanetto e la vaschetta del bagnetto fasciatoio è anatomica ed estraibile. Sono inoltre previste anche molte novità nel settore passeggio che verranno presentate a breve.
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Arte e Cultura
MAGGIO
Il Cesvi “ospita” un film con De Sio e Galiena L’ong bergamasca ha messo a disposizione la Casa del Sorriso, struttura creata nella baraccopoli di Philippi, per le riprese de “Il console italiano”. In cui si mostra un Sudafrica lontano dai Mondiali di calcio
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l mondo della cooperazione internazionale collabora con quello del cinema. Quando è rispettoso dei valori che sono alla base dell'agire delle ong, s'intende. Valori che un'organizzazione non governativa come la bergamasca Cesvi porta avanti con successo e convinzione. Lunedì 29 marzo, a Città del Capo, in Sudafrica, hanno infatti avuto inizio le riprese de “Il Console Italiano”, nuovo film diretto da Antonio Falduto che avrà tra i principali interpreti italiani Giuliana De Sio, Anna Galiena, Luca Lionello e Franco Trevisi, oltre ad una vasta partecipazione di attori, figuranti, tecnici e maestranze locali. La pellicola è ambientata interamente nella metropoli sudafricana e parte delle riprese - che si sono protratte per cinque settimane - sono avvenute presso la Casa del Sorriso del Cesvi, una struttura creata dall’ong bergamasca nella baraccopoli di Philippi per ospitare e dare assistenza socio-psicologica alle donne e ai bambini vittime di violenza. Il film è una storia molto attuale sulle tensioni e sulla violenza che dilaniano la nazione africana che ospiterà i prossimi Mondiali di calcio, una storia senza fronzoli sulla condizione delle donne e sulla tratta di esseri umani. Scritto e sceneggiato da Antonio Falduto e fotografato da Alberto Iannuzzi, “Il Console Italiano” è una produzione associata fra Alba Produzioni e ZebraX, in coproduzione con la sudafricana DV8 ed in collaborazione con RAI Cinema. Una forte presenza femminile caratterizza il film, ambientato in un Paese pieno di contrasti, dove spesso l’unica speranza viene proprio dalle donne. Donne coraggiose, che nelle baraccopoli si organizzano in gruppi di risparmio, capaci attraverso la forza del gruppo di riscattarsi dalla povertà e dalla violenza, creando opportunità di lavoro comune e un futuro diverso.
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Arte e Cultura
MAGGIO
Festival del Cinema d’Arte Nona edizione all’orizzonte Si svolgerà in Città Alta dal 16 al 24 luglio. Già 1400 i film, provenienti da 61 Paesi diversi, che ne compongono la ricca cineteca. E sono ben 500 quelli pervenuti nel corso dell’ultima edizione
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romuovere e celebrare i linguaggi universali del cinema e dell'arte. Questa la mission del Festival Internazionale del Cinema d'Arte, un evento ambizioso che quest’anno giunge alla nona edizione, ospitata nella suggestiva cornice di Città Alta dal 16 al 24 luglio. Proiezioni, appuntamenti collaterali, ospiti, incontri:
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un mix di arte, cultura e spettacolo per valorizzare la settima arte e vestire Bergamo di una sofisticata nota di mondanità. Le valenze artistiche del festival, l'eleganza della location e il calibro delle personalità italiane e internazionali conferiscono prestigio all'iniziativa, che si ritaglia un ruolo di spicco nel panorama delle manifestazioni culturali. Un evento che parte dal coinvolgimento delle risorse locali per ritagliarsi una visibilità di respiro
internazionale: concetti come la “rete” e il “fare sistema” divengono le chiavi di volta per promuovere il sapere e la cultura. I NUMERI 13 premi alla carriera: Luciano Emmer, Michelangelo Antonioni, Bruno Bozzetto, Folco Quilici, Fusako Yusaki, Bretislav Pojar, Dusan Hanak, Roman Chalbaud, Franco Nero, Emidio Greco, Lino Capolicchio, Helmut Berger, Valentina Cortese; 1400 film da 61 Paesi che compongono la Cineteca Internazionale del Cinema d’Arte, di cui 500 pervenuti nel corso dell’ultima edizione; una media di 13 milioni di contatti tra emittenti televisive, siti internet, carta stampata, radio e pubblico presente alle serate; Paesi Ospiti e Stati Gemellati: Austria, Australia, Cuba, Finlandia, Venezuela, Georgia, Canada, Brasile, Bosnia Erzegovina, Repubblica Moldova, Russia, Islanda, Repubblica Popolare Cinese, Repubblica Ceca, Colombia, Slovacchia, Polonia, Indonesia. CONCORSI ED EVENTI COLLATERALI Cinema d’Arte: concorso internazionale riservato a pellicole che eleggono protagonisti i temi e le immagini del mondo dell’arte. Le espressioni artistiche sono evocate per descrivere un’epoca, per costruire un documento
psicologico o di costume, per interpretare il mondo di un artista, per fissarne un ritratto critico-estetico. Film che evidenzino nella narrazione di tematiche disparate una esplicita qualità squisitamente artistica sia di linguaggio che di realizzazione tecnica secondo la valutazione della Commissione di Selezione. Sottoventi: dedicato ad opere a tema libero dalla durata massima di venti minuti; cortometraggi, mediometraggi, film d’animazione, film di ricerca in cui concisione ed efficacia narrativa accompagnino una perfetta sintesi di forma e contenuto. Film fuori concorso vengono proiettati nell’ambito degli eventi collaterali: speciali appuntamenti, creati ad hoc, che arricchiscono il programma del festival. Le proiezioni sono introdotte dalle opinioni a confronto tra ospiti appartenenti al mondo della cultura in senso lato, dall’arte al teatro, dal cinema allo spettacolo. I PREMI E LA GIURIA La Commissione di Selezione sceglie le opere che parteciperanno ai due concorsi. La Giuria, composta da esperti di arti visive e critici cinematografici, esamina gli elaborati in gara stabilendo i vincitori delle due competizioni. Nelle ultime due edizioni è stata presieduta da Vittorio Sgarbi.
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Arte e Cultura
MAGGIO
Facciate dipinte di Bergamo Un libro le censisce Si tratta di “Bergamo Urbs Picta”, corredato di mappatura e di ampia appendice fotografica. L'accurata ricerca è stata condotta da una studiosa locale, Tosca Rossi
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ome già effettuato negli anni Ottanta per i maggiori capoluoghi veneti, ore anche la città di Bergamo può vantare il censimento completo, corredato da mappatura, di tutte le “facciate dipinte” di Bergamo, distribuite sui colli, nell'abitato antico e fino ai borghi che si sfilacciano nell'attuale Bergamo bassa. L’accurata ricerca condotta da una studiosa locale, Tosca Rossi, ha rinvenuto un’ottantina di edifici interessati dal
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fenomeno oltre a considerare anche le piccolissime tracce nascoste tra uno stipite ed un’inferriata o sotto la gronda di un sottotetto, facenti capolino da dietro una tubatura o soffocati da intonaci monocromi moderni, privi d'alcun intento decorativo. Secondo un percorso ragionato - dai colli e lungo lo “sky line” dell'abitato storico fino a Bergamo bassa - per ogni edificio e stata redatta una scheda, chiara e completa, al fine di poterlo individuare anche dai “non addetti ai lavori”, ma soprattutto lo si è indagato per quello che è l’at-
tuale aspetto esterno, per i restauri subiti dall’affaccio, oltre a rilevarne l’apparato iconografico esistente, indicare la datazione e l’autore della decorazione (se documentato), i restauri subiti e citare tutte le fonti che nel tempo abbiano raccontato la sue storia. Le due appendici in fondo al testo, secondo gli stessi criteri del censimento ufficiale, riportano la schedatura degli edifici con decorazioni esterne all'intervallo cronologico considerato (XV-XVII secolo) e la schedatura di tutti gli affreschi di soggetto sacro dipinti fuori le chiese e gli oratori, oppure sulle case o sui crocicchi dei borghi: elementi, questi, di devozione popolare che non devono andare dimenticati, in quanto offrono uno spaccato di genuina religiosità locale. Infine la mappatura, assolutamente inedita, eseguita per intero e allegata in terza di copertina: dalla pianta della città antica, cinta dalle mura veneziane (15611585), i riferimenti numerici rimandano ai singoli affacci, riconoscibili grazie al ricco parco fotografico a colori. All’immagine dell’edificio sono stati affiancati i particolari più golosi e accattivanti, che, purtroppo, paiono soli e sconsolati, per quanto I’azione del tempo e l’incuria umana possano ancora comportare, ovvero la completa perdita di queste parti-
ture che sono, a tutti gli effetti, parte della storia e del patrimonio locale, in quanto narrano di gusti, mode ed eventi di un’epoca affascinante e raffinata. Lo scopo principale dello studio è stato quello di contribuire alla salvaguardia dell’eredità artistica bergamasca, di cui la catalogazione ragionata è presupposto fondamentale: l’autrice infatti, nelle conclusioni, auspica che il suo lavoro sia lo spunto per la ripresa degli studi in tale specifico ambito, volti anche a sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo al valore estetico, storico ed ambientale della decorazione murale esterna. Titolo: Bergamo Urbs Picta - Facciate dipinte a Bergamo dal XV al XVII secolo. Censimento e schedatura di tutti i dipinti murali degli edifici di Bergamo alta, bassa e dei colli esistenti o citati dalle fonti, con mappa illustrata dei siti e degli itinerari e appendici documentarie. Autore: Tosca Rossi - Editore: Ikonos srl - Treviolo (Bg) Anno d'edizione: 2009 Pagine: 256 b/n e colori con mappa a colori allegata. Costo: 25 euro (in libreria o direttamente dall'autrice tosca.rossi@gmail.com).
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Arte e Cultura
MAGGIO
Jazz Club Bergamo, maggio con Trovesi e Ciffarelli Per la Festa dei Lavoratori il sassofonista orobico si esibisce con Cecchetto, Micheli, Marinoni e Greco nella Sala della Porta S. Agostino. Il 27 Gigi Ciffarelli & Co alla Cantina Lemine di Almenno S. Salvatore
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ue eventi da non perdere a maggio all’interno dell’interessante programma messo a punto dal Jazz Club Bergamo. Il primo del mese, Festa dei Lavoratori, alle ore 21 nella Sala alla porta S. Agostino (Viale delle Mura, ingresso libero) si terrà l’appuntamento annuale con l’esibizione del grande sassofonista bergamasco Gianluigi Trovesi accompagnato da Cecchetto, Micheli, Marinoni e Greco. Vengono ripresi i brani musicali dal disco edito dal Jazz Club Bergamo ad aprile 2009 “Bergamo suona il Jazz” e completati da altri brani dal cd “Trovesi La casa del Jazz Roma”. Queste le caratteristiche del super quintetto: Gianluigi Trovesi - clarinetti e sax alto; Roberto Cecchetto - chitarra; Marco Micheli - contrabbasso; Vittorio Marinoni - batteria; Massimo Greco - tromba. Nato a Nembro, figlio di un operaio che si dilettava di canto e suonava la batteria nelle balere, Trovesi cresce in uno dei tanti cortili della provincia bergamasca caratterizzato dalla particolarità di essere «uno dei più musicali». Il complessino del padre provava lì, e nelle case affacciate su quella corte abitavano altri musicisti: «uno che usava il bombardino e uno con il basso tuba». La musica era quella popolare dei valzer, dei tanghi, della canzone italiana, ma anche l’opera, Cole Porter e Gershwin, le bande. A quattordici anni il primo clarinetto suonato da autodidatta, a quindici il primo vero corso di musica. Diplomatosi insegna musica nelle scuole medie della provincia ma l’idea di «fare il musicista» era ancora lontana: «pensavo di studiare la musica, di farla, di viverci assieme, per la
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qual cosa l’insegnamento ai ragazzi andava benissimo: mi costringeva a riflettere. Tutto è cambiato, anzi cominciato, a trentaquattro anni, quando semmai uno decide di smettere. Leggo sul Radiocorriere di un concorso dell’orchestra, definita «ritmica», della Rai di Milano. Era per primo clarinetto e secondo sassofono, ma passato l’esame, fui primo sax contralto. E lì ci sono rimasto quindici anni, tra grandi jazzisti». Francesco Martinelli, suo biografo ufficiale, scrive che il musicista è riuscito a «creare un mondo musicale che è immediatamente riconoscibile ed allo stesso tempo completamente originale». Nel 2001 il presidente Carlo Azeglio Ciampi motu proprio gli conferisce l’onorificenza di “Ufficiale della Repubblica Italiana”, nel 2007 il presidente Giorgio Napolitano aggiunge il titolo di “Commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana”. Giovedì 27 maggio è la volta del chitarrista Gigi Ciffarelli presso il Ristorante Cantina Lemine di Almenno S. Salvatore (Via Buttinoni 48). Alle 20 si terrà l’aperitivo, alle 20.30 la cena e alle 21.30 comincia il concerto. Prenotazione c/o ristorante tel. 035.642521 348.9537265 oppure JCB tel. 335.1271498 - fax 035.233715 entro il 20 maggio. Prezzo 38 euro a persona tutto compreso.
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LA PARTENZA DA BERGAMO SECONDO GUIDO SYLVA Prosegue il nostro ricordo dell’impresa dei Mille in vista dei festeggiamenti per il 150° dell’Unità d’Italia. In questo numero ripercorriamo l’arruolamento dei garibaldini nelle pagine di un protagonista
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a mattina di giovedì 3 maggio fummo infatti informati che per le ore dieci di quella sera bisognava trovarsi a la stazione. Pei bergamaschi è stata una serata memoranda, e i vecchi ancor viventi, che assistettero a lo spettacolo che in quell'occasione offriva la nostra stazione ferroviaria, non possono averla dimenticata. Lungo il viale che vi adduce, era una fila di gente che a quella s'incamminava. I partenti si distinguevano ai fagotti, a le borse, a le valigie, a le sacche, che portavano ad armacollo, a mano, o sotto le ascelle. Molti erano accompagnati dagli amici, dai parenti. Altri invece si davano cura di passare inosservati, di sottrarsi a le ricerche dei famigliari, che sapevano contrari ai loro divisamenti. La stazione era letteralmente zeppa di popolo. Gli abbracci, i baci, gli auguri non rifinivano più. Chi applaudiva, chi piangeva. Si videro dei vecchi impartire la benedizione ai figli, dopo aver fatto loro un mondo di raccomandazioni - e tra questi il mio buon Papà - profondamente commovendo quanti ne attorniavano. Altri invece, ch'erano venuti con il fermo proposito d'impedire ad ogni costo la partenza de' loro cari, davano ad essi una caccia spietata. Pochi furono però i ghermiti, e ricondotti a forza in famiglia, poiché la maggior parte di quelli che si sapevano i parenti ostili, giuocando d'astuzia, si cacciavano sotto le panche dei vagoni, nascondendosi dietro le gambe dei compagni, per modo che i loro persecutori dovevano a la fine ritornarsene a mani vuote. Di coloro che ricorsero a simile espediente per poter partire, ricordo Edoardo Brissolaro, Luigi Asperti
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e Adolfo Biffi. Eranvi pure dei convalescenti e dei febbricitanti e, tra questi ultimi, il commilitone Vincenzo Roberti, che poi dovette rimanere a Talamone, come dirò a suo tempo. Dei non ammessi per gracilità, o per ragioni di età, una gran parte penetrava in stazione, scavalcandone il recinto di cancellata, entrando furtivamente nei vagoni e montandovi perfin di sopra. Sotto l'influsso di quella frenesia, di quel delirio, alcuni dei nostri amici e condiscepoli, rimasti fin allora indifferenti in mezzo al nostro entusiasmo, o magari anzi oppositori accaniti di un'impresa ch'essi reputavano non che temeraria, ma a dirittura pazzesca, scossa la loro primitiva ostinata od ostentata apatia, si trovarono, quasi inconsciamente, a prendere posto al nostro fianco e a seguirci a Marsala e oltre. Quando il treno si mosse, verso mezzanotte, fu un'esplosione formidabile di addii, di evviva, cui risposero le nostre grida e il rumore del lungo convoglio, che c'involava a Bergamo. Sul treno, che avrebbe dovuto portare da 180 a 200 volontari al massimo, ne erano saliti invece quasi trecento, di tutte le età, dai 14 anni (Adolfo Biffi era nato il 24 Maggio 1846), ai 48 (Alessandro Facchetti, il più vecchio dei Bergamaschi, perché nato il 12 Aprile 1812). A la stazione di Milano però, e più precisamente lungo il tragitto da la Stazione di Porta Tosa (linea di Venezia), a quella di Porta Nuova (linea Novara-Alessandria-Genova), i nostri condottieri, Nullo, Cucchi, Tasca, Piccinini, fecero un'accurata selezione e ne rimandarono parecchie diecine, tra ragazzi troppo giovani, perché dai 12 ai 14 anni, o malandati in salute, che furono affidati al Conte Luigi Albani, il quale ci aveva accompagnati a Milano, e che li ricondusse quindi a Bergamo.
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Arte e Cultura
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di Massimiliano Cordoni*
Ristrutturazione di un appartamento in villa L’articolazione interna dei locali è stata cambiata in funzione del nuovo collocamento della cucina e del soggiorno. Che permette di sfruttare al meglio gli spazi
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o spazio oggetto della ristrutturazione è un appartamento in villa, che ha mutato radicalmente il suo aspetto con piccoli ma sostanziali accorgimenti. L’articolazione interna dei locali è stata cambiata in funzione del nuovo collocamento della cucina e del soggiorno, i quali regalano alla nostra suddivisione la possibilità di sfruttare al meglio gli spazi. Con lo spostamento radicale della zona living si è riusciti a diminuire il disimpegno centrale dell’abitazione, ottenendo una distribuzione ottimale dei locali e guada-
gnando così metri quadrati sia per la zona giorno che per la zona notte. E’ stato così possibile ricavare per la zona living un’ampia zona cucina e una zona attigua adibita a soggiorno. Per quanto riguarda la zona notte, a seguito del ridimensionamento del disimpegno, si sono potute ricavare una cameretta doppia e una singola con bagno in comune, una camera matrimoniale con annessa cabina armadio e bagno padronale esclusivo. Questa sostanziale ristrutturazione è un esempio di come uno studio più attento dell’articolazione interna può portare alla formazione di locali più ampi e di conseguenza più confortevoli e vivibili.
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