Anno 13 - N°2 Aprile 2010 - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB BERGAMO In caso di mancato recapito si restituisca a: Editrice Bergamasca Srl - via Madonna della Neve, 24 - 24121 Bergamo, che si impegna a pagare la relativa tassa. Euro 3,00
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CARI LETTORI
aprile
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avvocato dove meno te lo aspetti. Con lo studio dietro una vetrina e la possibilità di avere la prima consulenza gratuita senza appuntamento. Questo mese la nostra copertina saluta un servizio di nuova generazione, aperto anche a Bergamo dopo un notevole successo in molte città italiane: il primo "negozio legale", tipologia nata grazie alle liberalizzazioni di Bersani del 2006. L'idea è nata dagli stessi avvocati. In primis quelli più giovani, che spesso incontrano difficoltà nell' iniziare a svolgere la professione. Ed è destinata, se funzionerà, a rivoluzionare il mercato. Di stare al passo coi tempi si occupa anche il Gleno, che con l’invecchiare della popolazione amplia e rinnova il suo servizio. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Gloria Belotti, responsabile medico della struttura, capace di comunicare la passione con cui il personale si occupa dei nostri nonni. La sezione dei personaggi è completata dal grande Costantino Rocca, campione di golf che rischiò di battere addirittura Tiger Woods, da Olga Zambaiti Radici, presidente dello Sci Club Radici Group dal 2002, e da Patrizia Rossetti, volto simbolo di Rete 4 e icona di un’eleganza televisiva oggi accantonata. «Mi reputo - ci ha confessato - orgogliosamente dell’epoca di Milly Carlucci, della grande Raffaella Carrà, di Pippo Baudo e Mike Bongiorno. Si parlava di tutto, si diceva tutto e si invitavano tutti, ma c’era un modo di fare, un garbo, una classe che sono andati perduti». Ampia la sezione dedicata al “chi c’era” con resoconti e immagini a spasso per la Bergamo che conta: dalla presenza di Miss Italia all’Oriocenter ai riconoscimenti orobici all’interno del premio Rosa Camuna; dall’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Bergamo alla scoperta del “dietro le quinte” del Tennis Vip; dagli eventi di solidarietà al Roof Garden alle opere della Galleria ottobarradieci ospitate dalla hall dell’Hotel Excelsior San Marco. Giusto per offrirvi un assaggio. Parlando di arte suscita interesse l’arredamento della nuova nave di Costa Crociere nobilitata dalla presenza di opere d’arte del maestro Mario Donizetti, mentre passando alla Storia da questo numero parte un doveroso ricordo - nel 150° dell’Unità d’Italia - dell’impresa garibaldina, a cui la nostra città diede quasi duecento volontari. Ci chiamiamo sì o no “Città dei Mille? Buona lettura! Claudio Gualdi
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Emanuela Lanfranco, Direttore Editoriale
IL BISOGNO DI CREDERE
LA MIA RUBRICA
aprile
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Sono andata al cinema e mi ha molto colpita un film. Ci sono andata per pura curiosità, sicura di trovarmi davanti a qualcosa di già detto, già visto anzi, ma pure incuriosita anche solo a partire dal titolo così secco e perfino provocatorio nella sua semplicità e nella evocazione forte che compie di un luogo molto caratterizzato, quasi inflazionato dai luoghi comuni e dalle reazioni stereotipate di consenso o di diniego. Di cosa si tratta? Il film si intitola Lourdes. Racconta di Christine, una giovane donna da anni paralizzata su una sedia a rotelle, e del suo pellegrinaggio. La sua fiducia viene premiata e una mattina, dopo avere compiuto tutti i riti propri di un viaggio del genere, si sveglia guarita. Non vi dico il finale sia perché non voglio pregiudicare una eventuale visione del film sia perché le mie considerazioni volgono in un’altra direzione. Molti i temi che una storia come questa tocca: quello della malattia, della fede, delle possibili speculazioni che accompagnano l’apparato di queste organizzazioni e tutti risultano bene analizzati dall’occhio della regista, tendenzialmente imparziale, poco incline ad esprimere giudizi e semmai più attenta a registrare semplicemente ciò che accade, riuscendo a costruire una specie di pathos freddo. Ma quello su cui io vorrei riflettere maggiormente è il fenomeno che fa da sfondo ai pellegrinaggi, vorrei fermarmi sulle premesse da cui partono tutti coloro che oggi, e non sono pochi, in un momento di strapotere della tecnica, in particolare della medicina, e di prevalere dell’orizzonte razionale, ormai imperante, si affidano invece alla speranza di un miracolo, la cui attesa denuncia un modo sorprendentemente diverso di vivere la nostra epoca. Lontano dai meccanismi che apparentemente ci governano, il miracolo, o almeno la sua attesa, ci consegna un’immagine di uomo ancora iscritta nella speranza, contro ogni logica, che tutta andrà a finire per il meglio, che il Bene alla fine prevarrà sul Male. Ripropone con ostinazione quella che un poeta, come Eugenio Montale (i poeti sono i grandi guardiani della Speranza) chiamava la maglia rotta nella rete della necessità che tutti ci stringe. Proveremo a cercare di capire qualcosa di più non tanto su Lourdes ma sull’uomo, cioè su noi, e sulla sua voglia di Lourdes.
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APRILE
Editoriale 5
Cari Lettori
Vip & news
Sommario
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La mia rubrica. Il bisogno di credere La bellezza delle Miss incanta l'Oriocenter Assegnati i premi “Rosa Camuna” e “Lombardia per il lavoro” «La borghesia bergamasca investa nella sua università» “Tutti i colori della natura” Seicento studenti a Oriocenter Accademia del Tennis, 34ª edizione del Tennis Vip Comitato Umanitario Casari Onlus Serata per aiutare la Bolivia Rotary International, galà di beneficenza per Polioplus Selezione del Bocuse d’Or Vince Alberto Zanoletti Sandro Chia, Nicola De Maria e Mimmo Paladino alla Traffic Gallery “Ottobarradieci” si riposa e va in vacanza all'Hotel Excelsior San Marco Shopping Parliamo di Condominio
APRILE
Aziende 60 64 66
Ora a Bergamo l’avvocato si può «trovare» per strada Bonaldi Motori, nato il reparto Spot Repair Kilometro Rosso Il futuro è già qui
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Interviste 39 44 48 52
Rocca, golf da campione Una vita a fianco degli anziani «Il nostro obiettivo? Creare campioni» «La televisione è peggiorata»
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Il Punto Non solo carta
Mangiar Bene Città dei Mille anno 13 n. 2 Aut. Trib. n. 52 del 27 Dicembre 2001 Editore: Editrice Bergamasca Srl www.ediberg.it Direzione e Redazione: Via Madonna della Neve, 24 Bergamo Tel. 035.3591011 Fax 035.3591117 www.cittadeimille.com Direttore responsabile: Claudio Gualdi Direttore editoriale: Emanuela Lanfranco Redazione: Fabio Cuminetti Grafica: Denis Colosio - Fabio Toschi Abbonamenti: 035 359 10 11 1 anno - 27 euro Stampa: Sigraf - Treviglio (Bg) Pubblicità: Tel. 035.359 1158
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aprile
La bellezza delle Miss incanta l'Oriocenter Maria Perrusi, Miss Italia 2009, insieme a Mirella Sessa, Miss Deborah 2009, hanno incontrato i loro fan nella profumeria Douglas, al piano superiore della galleria del centro commerciale di Orio al Serio
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rande successo venerdĂŹ 12 febbraio all'Oriocenter per la presenza di Maria Perrusi, Miss Italia 2009, insieme a Mirella Sessa, Miss Deborah 2009. Le due bellissime dalle 10,30 hanno incontrato i loro fan nella profumeria Douglas, posta al piano superiore della galleria del centro commerciale di Orio al Serio.
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aprile
di Emanuela Lanfranco
Assegnati i premi “Rosa Camuna” e “Lombardia per il lavoro” Riconoscimenti per le donne e gli uomini che hanno contribuito allo sviluppo economico e sociale regionale. Premiate cinque bergamasche e l'Ad della Brembo Alberto Bombassei
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artedì 9 febbraio il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, nel corso della cerimonia svoltasi all’auditorium Gaber a Milano, ha consegnato i premi "Rosa Camuna" e "Lombardia per il lavoro" 2010. Tale premi sono stati istituiti, rispettivamente nel 1996 e nel 1997, per riconoscere l'impegno e l'operosità delle donne e uomini lombardi che hanno contribuito in modo significativo allo sviluppo
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economico e sociale della Regione e che si sono distinte/i nel campo della cultura, dell'impegno civile e sociale e della creatività. Tra i premiati, quattro rose camune sono bergamasche: - Luigina Bernini, presidente e amministratore delegato della Lamiflex, azienda del settore dei laminati tecnici compositi, sostiene azioni di formazione professionale in Valseriana e progetti sociosanitari e umanitari a Bergamo e provincia.
- Giovanna Terzi Bosatelli, componente del Consiglio di amministrazione e dirigente della Gewiss, azienda leader nel settore elettronico, è ispettore e commissario provinciale della sezione femminile della Croce Rossa Italiana. Ha fondato anche l'azienda vinicola La Caminella, contribuendo a rivalutare un antico vitigno bergamasco. - Mariuccia Mandelli, in arte Krizia, stilista, è una delle più famose creatrici di moda italiana. La sua prima collezione di abiti femminili è del 1957. Imprenditrice oltre che stilista, ha ricevuto numerosissimi premi - Annalisa Ercoli Finzi, ingegnere aeronautico di Sotto il Monte, presidente dell’ordine degli ingegneri di Milano, membro dell’agenzia spaziale italiana, e docente ordinario di Meccanica aerospaziale al Politecnico di Milano. Il Premio Lomardia per il Lavoro, è stato assegnato ad Alberto Bombassei, presidente e amministratore delegato della Brembo SpA, vice presidente di Confindustria per le relazioni industriali e gli affari sociali. I riconoscimenti consistono in multipli di due sculture realizzate dagli artisti Marcello Morandini per il premio ''Rosa Camuna'' e
Floriano Bodini per il premio ''Lombardia per il lavoro''. Per la prima volta è stato infine conferito il Premio Speciale Rosa Camuna a una donna rappresentante delle Forze Armate, Lucia Locatelli, capitano paracadutista al 186° reggimento Folgore di Siena. Ha partecipato a numerose missioni internazionali tra le quali spicca quella del 2007 in Libano, dove ha organizzato incontri con le donne del luogo promuovendo attività di formazione e microimprenditorialità. ALBO D’0RO PREMIO “ROSA CAMUNA”: 1999 Daniela Guadalupi Gennaro 2000 Battistina Viganò 2003 Zaira Cagnoni 2006 Imelde Bronzeri 2007 Luciana Previtali Radici ALBO D’ORO PREMIO “LOMBARDIA PER IL LAVORO”: 2002 Emilio Lombardini 2005 Antonio Percassi - Miro Radici 2006 Baldassarre e Paolo Agnelli 2007 Marco Minelli
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Vip & News
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«La borghesia bergamasca investa nella sua università» Messaggio originale quello lanciato dal neorettore Stefano Paleari all’inaugurazione dell’anno accademico. Che per la prima volta si è tenuta al Teatro Donizetti, gremito per l’occasione
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ancano circa mille euro per studente, perché i trasferimenti statali sono in costante diminuzione. Dunque per far crescere l’università serve che i privati ci credano. E che mettano i soldi. Questa la sintesi della parte più originale del messaggio lanciato dal neorettore Stefano Paleari durante l’inaugurazione dell’anno
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accademico dell’ateneo bergamasco, svoltosi per la prima volta al Teatro Donizetti. Quello che ha proposto Paleari è una sorta di welfare community: la cittadinanza che sostiene direttamente un servizio pubblico che del resto ha elevate ricadute sulle società. La sua relazione era molto attesa: testimonianza ne è il fatto che il teatro era gremito in ogni ordine di posti, con le prime file occupate da vip, autorità e rappresentanti delle istituzioni.
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Vip & News
aprile
“Tutti i colori della natura” Seicento studenti a Oriocenter Sul podio le classi vincitrici del concorso regionale per scuole indetto nell’ambito del progetto “Ecocentro”
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onoscere meglio come tutelare la natura che ci circonda mettendo in atto comportamenti ecocompatibili ed ecosostenibili. Questo il tema del concorso artistico indetto da Oriocenter, che ha coinvolto le scuole dell'infanzia, primarie e secondarie di primo grado della Lombardia. L’iniziativa ha riscontrato una forte partecipazione da parte di classi e di interi istituti scolastici della regione, per un totale di oltre 600 ragazzi,
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chiamati ad esprimere la percezione della natura attraverso i colori e il disegno. La cerimonia di premiazione, venerdì 29 gennaio, ha visto salire sul podio le 24 classi più virtuose del concorso in una mattinata di festa, regali e piacevoli sorprese ecosostenibili, dedicata a tutti gli alunni degli istituti scolastici che, vincitori, o meno, hanno aderito all’iniziativa. Agli intervenuti all’evento sono stati offerti simpatici ed utili kit ecologici, in segno di ringraziamento, ma anche di continuità con quanto fatto finora.
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aprile
di Emanuela Lanfranco
Giovanni Licini direttore del Torneo
Accademia del Tennis, 34ª edizione del Tennis Vip Manca poco più di un mese al via del torneo più ambito che si disputa in territorio bergamasco. Un'iniziativa che fa della solidarietà il suo fine ultimo
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o staff è in fibrillazione, manca poco più di un mese al via del torneo più ambito che si disputa in territorio bergamasco: il Tennis Vip. Come dice l’acronimo, Vip sta per Very Important Person, e tutti gli atleti sono veramente persone molto importanti perché con la loro partecipazione contribuiscono al sostegno di una nobile causa umanitaria. Quest'anno i fondi raccolti saranno devoluti all’Associazione Amici dell’Oncologia della Val Seriana e Val Cavallina, che inaugurerà la Casa dell’Accoglienza intitolata a mons. Aldo Nicoli, e all’Associazione Wheelchair Tennis che accomuna atleti tennisti diversamente abili. L’evento sarà presentato al Teatro Donizetti l’11 maggio alle ore 11; il torneo avrà inizio il 21 maggio dalle 17 (inaugurazione villaggio ospitalità ore 20,00). Il 22 maggio giornata di gemellaggio con la Val Pusteria e poi via, fino al 10 giugno, giornata in cui si disputerà la finalissima dei seguenti tornei: 19° Trofeo alla memoria di Achille e Cesare Borto-
lotti - doppio maschile; 4° Trofeo alla memoria di Giacinto Facchetti - singolare maschile; 1ª Coppa alla memoria di Elio Lodovici - doppio misto; 1ª Coppa Le Due Torri Shoping Center di Stezzano - singolare B. La manifestazione si svolgerà sui campi del Centro Sportivo Mario Mongodi di Cividino. Nella scorsa stagione hanno partecipato 320 “atleti”. Quest’anno siamo a quota 350. Non voglio anticipare tutto perché seguiremo il Torneo in questi tre mesi; vorrei però sottolineare che il successo di questa manifestazione si deve all’instancabile operosità del Comitato dell’Accademia del Tennis e di Giovanni Licini, ideatore e anima del torneo, che in questi 34 anni ha portato una manifestazione per pochi intimi (si è partiti da16 partecipanti) a un evento di grandi dimensioni. Nella serata di gala prevista per il giorno 11 giugno presso il polo fieristico di Bergamo saranno premiati, oltre che ai vincitori dei vari tornei, i Golden Vip Maurizio Ganz, Gianpaolo Bellini, Giuliano Razzoli e Gianluigi Viscardi.
Il Direttivo dell'Accademia del Tennis: Alessandro Masera, Angela Morazzini, Franco Lamera, Aldo Arizzi, Ezio Chiesa, Franco Morotti.
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Comitato organizzativo: Giovanni Licini, Reno Morazzini, Ivana Chiesa, Roberto Foresti, Pinuccio Mauriello
Comitato tecnico: Donatella Agazzi, Mario Asperti, Gaspare Basile, Simona Befani, Sandro Cattaneo, Alberto Consonni, Remo Dorati, Laura Elli, Marta Licini, Erminio Milesi, Alberto Oberti, Alessandro Oberti, Sergio Parigi, Elisa Persico, Bruno Previtali, Giovanna Previtali, Beppe Ravasio, Paola Rudelli, Beppe Ravasio, Paola Rudelli, Albino Ruggeri, Mauro Ruggeri, Luigi Scaramucci, Marco Scaramucci, Danilo Terzi, Bertilla Zanta, Amedeo Finazzi, Cristian Gamba, Francesco Mafrici, Giancarlo Pedrini, Maurizio Bucarelli
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1a EDIZIONE BERGAMO GOLF VIP E come dice Giovanni Licini, tennis, tennis… tanta passione, poi il golf. Passione per questo sport, capacità di coinvolgere tanti amici e desiderio di aiutare il prossimo sono gli elementi base che sono serviti a Giovanni Licini per creare un nuovo circuito dove potersi divertire, in mezzo alla natura, pensando ai più deboli. Per l’organizzazione l’Accademia del tennis si è avvalsa della collaborazione del maestro Dario Colloi. Venerdì 9 aprile , al Golf Club di Bergamo “L’Albenza”,
si disputerà la 1° Gara Bergamo Golf Vip. Il ricavato sarà devoluto a Nepios Onlus, associazione a tutela dell’infanzia (dal 2005 sta collaborando con gli Ospedali Riuniti di Bergamo per sostenere l’assunzione di operatori specializzati esclusivamente al progetto della diagnosi precoce dei disturbi nello sviluppo neuropsichiatrico del bambino fin nei primissimi mesi di vita), e ad Anvolt, associazione nazionale volontari lotta contro i tumori, unica sezione in Italia che ha organizzato il servizio gratuito di diagnosi precoce della neoplasia prostatica.
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aprile
di Emanuela Lanfranco - Foto: Fabio Toschi
Comitato Umanitario Casari Onlus Serata per aiutare la Bolivia Più di trecento persone hanno partecipato alla serata, tenutasi al Roof Garden dell’Hotel Excelsior San Marco, per sostenere il CER - Centro Educativo Ricreativo - fondato da Massimo Casari a Cochabamba
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omenica 31 gennaio al Roof Garden dell’Hotel Excelsior San Marco più di trecento persone, tutti amici, si sono trovati per sostenere il CER - Centro Educativo Ricreativo - fondato da Massimo Casari a Cochabamba in Bolivia. Grazie all’aiuto di numerosi volontari del Comitato Umanitario Casari Onlus, (adozioni a distanza, attività educative e ricreative) sono stati raccolti più di 19.000 euro, per la precisione 19.215 per sostenere i progetti di ampliamento del
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centro educativo e ricreativo, la costruzione di laboratori di gioco e, non ultima, una squadra di calcio, per tutti quei bambini di Cochabamba che con il nostro aiuto potranno continuare a sorridere. Possiamo continuare ad aiutare e sostenere l’amico Massimo e la moglie Veronica, con contributi e con il 5xmille. COD. FISC. 02458250160, IBAN IT87P0333611101000000026999 - mcasari@ entelnet.bo - info@comitatocasari.org - www.comitatocasari.org. La serata è stata coordinata da Luciana Radici jr, direttore artistico del Roof Garden.
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aprile
di Emanuela Lanfranco
Rotary International, galà di beneficenza per Polioplus Durante la serata sono stati presentati i risultati del progetto sanitario che si prefigge di eradicare definitivamente la polio nell'arco di due anni
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erata di beneficenza del distretto 2040 sabato 13 febbraio, a Milano, presso la scuola militare della caserma Teuliè. Alla presenza del governatore Marino Magri, del governatore nominato Ettore Roche, della governatrice Janet Dionigi e di altre autorità rotariane, tra le quali Fulvia Castelli del Rotary Bergamo Sud, si è svolto infatti il “Gran Galà Benefico” a favore del progetto PolioPlus. Dopo gli interventi del governatore e della governatrice la parola è passata al responsabile distrettuale di PolioPlus, Fabio Bergamaschi del Rotary Bergamo: «Polioplus è il progetto internazionale del Rotary International, nato nel 1985 con
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l'obiettivo di combattere la poliomielite a livello mondiale. Ad oggi sono stati vaccinati 2 miliardi e mezzo di bambini riducendo i casi di polio del 99%. Con l'isolamento di questa terribile malattia solo in quattro nazioni, nel 2008 i casi si sono ulteriormente ridotti a 1550». Grazie alla generosità del Rotary e di molte fondazioni, tra le quali la Fondazione di Bill Gates che ha donato 355 milioni di dollari, si è raggiunta la cifra di circa due miliardi di dollari. Il Rotary International e l'Organizzazione Mondiale della Sanità prevedono di eradicare definitivamente la polio nell'arco di due anni, massimo nel 2013. La serata, presentata da Cesare Cadeo, è stata allietata dalla sfilata di moda con i capi di Lidia Cardinale.
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aprile
di Emanuela Lanfranco
Selezione del Bocuse d’Or Vince Alberto Zanoletti La competizione tra chef al Polo Fieristico di Bergamo ha incoronato il 31enne, attualmente “ai fornelli” della Locanda Armonia di Trescore Balneario. A giugno parteciperà alla Selezione Europea
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Alberto Zanoletti, chef executive della Locanda Armonia di Trescore Balneario, il vincitore della Selezione Italiana del Bocuse d’Or. Zanoletti, 31 anni, ha lavorato in numerosi ristoranti in Italia e all’estero e ha partecipato a concorsi nazionali e internazionali, conquistando prestigiosi riconoscimenti, fra questi il titolo di medaglia di bronzo al concorso gastronomico internazionale Ikka in Austria. La sua cucina è alla continua ricerca di nuovi piatti e dell’eccellenza nella scelta delle materie prime. Il vincitore del Concorso Italiano parteciperà alla Selezione Europea, che si terrà a Ginevra il 7 e il 8 giugno 2010 nell’ambito del Salone Gourmet (l’Italia è stata sorteggiata per gareggiare il giorno 8) e competerà con gli chef selezionati da Germania, Austria, Belgio, Croazia, Danimarca, Spagna, Estonia, Islanda, Lussemburgo, Ungheria, Norvegia, Paesi Bassi, Repubblica Slovacca, Finlandia, Francia, Gran Bretagna, Russia, Svezia e Svizzera. Tra questi, solo 12 arriveranno a Lione per partecipare al Concorso Mondiale nel gennaio del 2011. Secondo classificato Stefano Leone del Custom House di Copenaghen (Danimarca) 33 anni; terzo classificato Massimiliano Mascia, Ristorante San Domenico di Imola ( Bo) 26 anni. Ai primi tre classificati saranno riconosciuti i seguenti premi: 1° premio 6.000,00 euro; 2° premio 2.500 euro e 3° premio 1.500 euro. La manifestazione, che si è svolta alla Fiera di Bergamo nell’ambito della prima edizione di Cooking Expo, salone dedicato all’enogastronomia e alla filiera alimentare, ha visto confrontarsi 16 candidati.
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L’iniziativa è nata e sostenuta da Promozione del Territorio, associazione composta da Camera di Commercio di Bergamo, Ascom-Confcommercio Bergamo, Confindustria Bergamo, Ente Fiera Promoberg e Bergamo Fiera Nuova, in collaborazione con Fipe e Accademia del Gusto. La manifestazione ha il patrocinio del Ministero del Turismo, Regione Lombardia, Comune e Provincia di Bergamo ed ha la partnership di Siad, Orobica Pesca, Desmon-Convotherm, Pentole Agnelli, Ros Forniture Alberghiere; sponsor ufficiali dell’evento sono Credito Bergamasco, Ubi Banca Popolare e L’Eco di Bergano. Tra gli altri sponsor sostenitori dell’iniziativa: Acqua Panna, Aspan, Bragard, Consorzio Tutela Valcalepio l’Ente Bilaterale del Turismo di Bergamo, Fogalco, Metro, Ristoteam Professional Agenzia Electrolux Zanussi, San Pellegrino e Selecta.
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Vip & News
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di Emanuela Lanfranco
Sandro Chia, Nicola De Maria e Mimmo Paladino alla TrafficGallery Grande evento venerdì 5 marzo alla galleria in via San Tomaso, presentato in collaborazione con Francesca Castagna Ratti. L'arte degli anni 80 attraverso una selezione di tre artisti che hanno attraversato quel frangente storico sotto l'insegna della Transavanguardia
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evento “Focus: Sandro Chia, Nicola De Maria, Mimmo Paladino” è il primo di una serie di mostre specifiche alla Traffic Gallery che saranno un excursus sull'arte italiana della seconda metà degli anni 60 fino all'arte più recente, alla ricerca di una narrazione, spesso mancante per l'arte italiana, che ricolleghi il presente al nostro passato prossimo. Nell'era della predominanza dei media e dell'attuale società dell'intrattenimento anche il passato sembra perdere di consistenza. Si tratta di una selezione
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di otto opere - tra pitture e sculture - in dialogo fra loro, raccolte sulla base sia dell’appartenenza a un momento storico che a una tendenza sia all’elaborazione di motivi costanti - la figura umana, la geometria, i fiori e le stelle - che questi artisti hanno continuato a sviluppare nel loro percorso. Nell’opera di Chia, De Maria e Paladino (come degli altri protagonisti della Transvanguardia) la ripresa trasversale e disinvolta di soggetti e temi dall’arte del passato, rilelaborati e aggiornati, afferma un atteggiamento verso il passato che è condiviso dalle ricerche più attuali e delinea una continuità tra il presente e il passato prossimo.
“LANDASCAPES” di Cosimo Terlizzi “Il paesaggio dentro e il paesaggio fuori. Cerco l’orizzonte continuo. Un effetto domino che comincia con me e procede nella sua infinita caduta. Il ritratto del paesaggio è anche il ritratto dell’uomo, il suo mondo, è un gesto in ogni cosa. L’uomo si riverbera, le tracce che cerco sono quelle capaci di essere la metafora di questo riverbero”. Così l'artista pugliese Cosimo Terlizzi presenta la sua mostra “Landscapes”, una personale interamente dedicata al tema del paesaggio con cui torna a Bergamo, alla Traffic Gallery. Dopo un percorso rivolto particolarmente alla rappresentazione dell’uomo, Terlizzi propone opere in cui la sua attenzione è rivolta all’esterno. Tuttavia l’uomo è ancora onnipresente siccome ogni paesaggio è il paesaggio dell’uomo. Nell'esposizione trovano spazio sei
paesaggi e l'animal boy, ovvero l'uomo-animale immerso nella natura. Sei fotografie di paesaggi in cui l'artista cerca l'orizzonte continuo, un effetto domino che comincia con lui e procede nella sua infinita caduta; sei fotografie di paesaggi che culminano nell'unica opera in cui appare un uomo, anzi l'uomo, in posizione eretta, quasi interamente ricoperto di uccelli impagliati. Terlizzi interverrà anche all'esterno della galleria attraverso una serie di segni che cercheranno di interpretare esteticamente le tracce del consumo. Interventi leggeri, nascosti, inseriti negli spazi interstiziali delle vie che saranno poi svelati al pubblico solo in un secondo momento. Presenti all’inaugurazione della mostra la senatrice Alessandra Gallone, l’assessore alla Cultura Claudia Sartirani, gli stilisti Frankie Morello, Maurizio Modica e Pier Francesco Gigliotti.
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Vip & News
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di Emanuela Lanfranco - Foto: Fabio Toschi
“Ottobarradieci” si riposa e va in vacanza all'Hotel Excelsior San Marco Oggetti di design, opere di artisti contemporanei, complementi di arredo, lavori di artisti internazionali e di artisti emergenti hanno trasformato la hall dell'albergo in un nuovo luogo d’interesse culturale
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ilda Algani e la figlia Raffaella hanno trasferito le opere della galleria di via san Bernardino nella hall dell’Hotel Excelsior San Marco, diventato per l’occasione un nuovo luogo d’interesse culturale. Oggetti di design, opere di artisti contemporanei, complementi di arredo, lavori di artisti interna-
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zionali e di artisti emergenti, una collezione che ha destato grande curiosità e interesse al pubblico sempre più attento alle novità. Questi sono gli artisti che hanno partecipato all’evento: Giovanni Minelli, Stefano Mazzucchetti, Paky, Dovevivonolefate, Massimiliano Adami, Alessandra Corti, Arturo Sereni, Herman, Nicola Marenzi, Paolo Gerosa, Franco Corso, Luca Ghirardosi, Pierpaolo Boccardi, Fabrizio Ferrari.
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PARLIAMO DI CONDOMINIO aprile
di Michele Cafagna
Sentenza della Cassazione n° 9.148/2008: «Anche tu, Bruto, figlio mio…» Ho più volte scritto che l’istituto condominiale ha origini primordiali. E’ sorto nel preciso istante in cui gli esseri umani hanno scoperto che la vita di gruppo, l’uso comune di determinati servizi (dalle torce per difendersi dalle belve fameliche, all’impianto di riscaldamento comune, all’ascensore) è propedeutico di notevoli vantaggi, in ogni senso intesi. Gli sviluppi successivi, nel corso dei secoli, hanno prodotto delle regole che rendevano indissolubile l’impegno di ogni partecipante a contribuire al miglior uso dei servizi comuni e, nel contempo, maturava il diritto a disporre di impianti efficienti, mantenuti tali a spese dell’ente condominiale; mai rinnegando, per questo, la propria solidale responsabilità nei confronti di terzi. Nessuno nei secoli si è mai arrogato il diritto di infrangerle. A far ciò ha provveduto la recente pronuncia della Corte di Cassazione a sezioni unite n 9.148 emanata il 4 marzo 2008. Come sappiamo la corretta definizione del Supremo Istituto risponde a quella di “Giudice di Legittimità”. il cui compito precipuo consta nel verificare se nei giudizi di merito pronunciati dai giudici di prime e seconde cure è stata correttamente applicata la legge. Nel caso in esame, invece, il Supremo Collegio è andato oltre e si è sostituito al legislatore: ha modificato una norma, ha cancellato quel principio di solidarietà tra i partecipanti al condominio nei confronti dei terzi, sancito dalla legge. Questo, semmai, spetta al Parlamento. Ai più attenti non può sfuggire come l’eminente epitaffio si
abbatta sul condominio con gli effetti devastanti di un cataclisma che vivacizza, semmai ve ne fosse la necessità, un clima tutt’altro che sereno che aleggia nell’ente condominiale, spesso coinvolto in non necessarie liti giudiziarie. Gli effetti della “Cornice d’Autore” all’interno della quale, ahimè, non individuo opera d’arte alcuna sono i seguenti: a) Il fornitore che vanta dei crediti esigibili dall’ente condominiale, non può intentare un’azione nei confronti di un condomino non essendo quest’ultimo il committente (un magistrato attento rigetterebbe la richiesta); deve quindi iniziare il procedimento nei confronti del condominio; b) il fornitore, in assenza di pagamenti da parte dell’amministratore, deve chiedere a quest’ultimo i nominativi dei condomini debitori; c) un amministratore attento, prima di soddisfare siffatta richiesta, fa bene a convocare la compagine condominiale e sottoporre alla sua approvazione il rendiconto onde poter disporre della certezza del debito in capo a ogni condomino; d) sarà altrettanto attento facendosi autorizzare dall’assemblea a fornire i dati dei morosi; e) il “bello” comincia e gli effetti del cataclisma sorgono nel momento in cui i condomini interessati, prima ancora che minacciare querele per la presunta violazione della privacy, propongono opposizione in sede giudiziaria avverso la delibera assembleare, sia per contestare la ripartizione che l’autorizzazione a fornire i loro nomi a terzi. f) c’è da “augurarsi che in un complesso il condomino moroso sia solo uno. E se fossero una decina?
Michele Cafagna - info@studiocafagna.it Ass. ANACI n.310 - Associato CEAB Confédération Européenne Des Administrateurs De Biens Bruxelles. Studio di amministrazioni immobiliari - consulenze sul condominio: via Begnis, 6 - 24036 Ponte S. Pietro (Bg) - tel. 035.460259 - 616927 - fax 035.4155514 Recapito di Bergamo: via Paleocapa, 14 - tel. 035.214076. Si riceve mercoledì per appuntamento. Rec. di Trezzo d’Adda - Capriate: via Crespi, 7 - tel. 02.90987305. Si riceve venerdì e sabato su appuntamento
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di Emanuela Lanfranco
Rocca, golf da campione Costantino Rocca è stato il primo e l’ultimo golfista italiano a partecipare alla selezione Europa della Ryder Cup, poi vinta. Uno dei più forti giocatori italiani ancora oggi svolge la sua attività anche nel Seniors Tour, con 2 vittorie all’attivo
Interviste
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COSTANTINO ROCCA
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ergamasco Docg, Costantino Rocca è nato ad Almenno San Bartolomeo il 4 dicembre 1956, vicino ad uno dei campi da golf più belli d’Italia. Chi è stato a vedere in te un futuro golfista? «Il maestro Tom Linskey, ricordo che le prime volte che mi vide giocare mi diede una grande forza perché dimostrò di credere in me, addirittura pronosticava di vedermi ad alti livelli agonistici». Quando hai capito che poteva aver ragione? «Io ho iniziato dal primo gradino, ho conosciuto il gioco del golf facendo il caddie, avevo sette anni e a quell’epoca con le mance che prendevi partecipavi agli introiti della famiglia. Mille lire facevano comodo, spesso facevamo a gara noi caddie per uscire anche due volte al giorno: significa portare le sacche diciotto buche più diciotto buche, ma voleva dire più mance. Un po’ oggi un po’ domani, finii per imparare a giocare e nel 1978 vinsi il Campionato Caddie, così decisi di lasciare la fabbrica dove lavoravo e passai al professionismo nel 1981». E da lì la strada fu tutta in salita. «La prima vittoria importante la ottenni nel 1984 nel Campionato Omnium (1984), poi sono seguite quelle nell’Open Stracciari (1986), nell’Enichem Open (1987) e nell’Open Rolex (1988)». Quando è stato il periodo più felice della tua carriera? «Quando ho conquistato la “carta” continentale nel 1982». La vera svolta professionale quando arrivò? «Credo nel 1989, in quell’anno mi piazzai nell’Open Index, nel Campionato Omnium e nel Campionato della PGA Italiana e ottenni risultati nel Challenge Tour, riconquistando nuovamente la “carta” attraverso la money list del secondo circuito continentale». Nel 1990 fosti uno dei i protagonisti dell’European Tour.
«In totale disputai quasi 500 tornei vincendone cinque, con undici secondi posti, sei terzi posti e 43 “top ten”. Nel 1993 disputai l’Open du Grand Lyon e Peugeot Open de France, un torneo prestigiosissimo nel Volvo PGA Championship nel 1996, considerato alla stregua di un major, che mi ha anche dato l’esenzione nel circuito fino al 2006; quindi ottenni il gradino più alto del podio nel Canon European Masters (1997) e nel West of Ireland Golf Classic (1999)». Costantino Rocca è stato l’unico italiano a far parte della squadra europea di Ryder Cup. «Disputai ben tre edizioni di fila, nel 1993, nel 1995 e nel 1997». Altra grande soddisfazione? «Nel 1995 a Rochester (14,5-13,5), per gli europei guidati ancora da Gallacher, segnai una delle rare “hole in one” della manifestazione». Credo che nel corso della tua carriera ci siano altre grandi soddisfazioni. «La vittoria nel 1997 a Valderama l’Europea, con José Maria Olazabal: vincemmo due match su tre, e poi nel singolo travolsi Tiger Woods con
un clamoroso 4/2. Questo incontro fu seguito in tv da oltre 170 milioni di americani». Seconda posizione alle spalle di Tiger Woods. «Purtroppo il grande entusiasmo per Woods da parte del pubblico mi tolse la concentrazione, così la seconda posizione, che sentivo di aver meritato, si trasformò in quinta». Poi nel 1995 hai sfiorato il titolo nell’Open Britannico. Sull’ultima buca, raggiunto da John Daly, mettesti a segno la palla da fuori green, ma fosti superato in play off. «Questo colpo è ancora oggi considerato uno dei 50 colpi più straordinari nella storia del golf». Che altro possiamo dire? «Ho difeso per dieci volte i colori azzuri nella World Cup andando vicino al successo nel 1998 in coppia con Massimo Florioli». Costantino ha iniziato come caddie. Ma che fine hanno fatto i caddie? «Purtroppo è una figura che sta scomparendo. Oggi con carrelli elettrici, car, e sacche a spalla non si sente il bisogno del caddie perché,
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Hai vinto tantissimo, cosa vorresti per finire in bellezza la tua carriera? «Il mio sogno è un campo pratica massimo di sei buche, vicino alla città, aperto a tutti, dove poter portare gente e soprattutto i ragazzini a praticare». Che tipo di pubblico assiste alle gare di golf? «Gli italiani sono più tifosi che sportivi, accettano solo le vittorie, anche se invece è dalle sconfitte che nascono poi le più belle vittorie». Possiamo dire che la gente si sta comunque avvicinando al golf «Sì, ma non abbastanza, non riusciamo a pubblicizzare bene questo sport. Per esempio golf e turismo, sai la gente che porterebbe riuscire a lanciare bene questo messaggio? Offrire pacchetti, “green più etc.”. Abbiamo talmente tanto da offrire… Invece non siamo capaci di proporci in modo convincente, pensa un campo vicino all’aeroporto… gli stranieri vengono per fare shopping, figurati se un golfista non approfitterebbe dell’occasione…». Per finire, cosa ne pensi della vicenda Tiger Woods? «Innanzitutto spero che rientri al più presto perché dà tantissima visibilità al golf: con lui gli sponsor sono aumentati. Per quello che riguarda la sua vita privata, ritengo che riguardi solamente lui, purtroppo quando sei così in vista non ti perdonano nulla».
sbagliando, si pensa che serva solo a quello. Invece, l’importanza di questa figura è soprattutto durante la gara perché, con il suo supporto, ci permette di non perdere la concentrazione, che è la cosa fondamentale per giocare a golf». Questo sport, ritenuto da molti solamente un “gioco”, ha invece delle regole ben precise. «Essere un golfista significa, oltre che rispettare le regole del gioco, tenere un certo stile di vita: il professionista deve fare tanti sacrifici, non puoi permetterti tanti svaghi e se vuoi rimanere a certi livelli non puoi stare senza praticare». Prima di una gara, quanto tempo dedichi alla pratica? «La pratica è comunque soggettiva, uno può aver bisogno di praticare per sette ore al giorno, un altro molto meno. Quando mi avvicino alla gara io cerco di allenarmi facendo 18 buche o qualche ora di pratica».
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L'IMPORTANZA DELLE REGOLE L'importanza di conoscere le regole per un giocatore di golf è massima: si tratta probabilmente dell'unico sport in cui ognuno è arbitro di sé stesso, e quindi onestà e rispetto devono far parte del bagaglio di ogni golfista. Inoltre, esistono procedure da seguire per non incorrere in penalità o semplicemente per sfruttare a proprio favore determinate situazioni. Dovendo prevedere varie situazioni di gioco (su cui influiscono morfologia dei campi, situazioni ambientali, vantaggi assegnati ai giocatori, i cosiddetti "handicap", materiali a disposizione, tipi di competizione) le regole del golf sono aggiornate e pubblicate con cadenza quadriennale a cura di enti preposti ("Governing Body"): per l'Europa è il Royal & Ancient Golf Club of St. Andrews (R&A), in Scozia; per l'area americana la United States Golf Association (USGA). Ecco perché è richiesto un esame delle regole, da sostenere presso uno dei circoli riconosciuti dalla Federazione.
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di Emanuela Lanfranco - Foto: Fabio Toschi
Una vita a fianco degli anziani A tu per tu con la Dottoressa Belotti, responsabile medico del Gleno: «Abbiamo una grande forza: gli operatori. È la loro qualità che fa la differenza. Una forte motivazione, una buona formazione e l’acquisizione di una mentalità geriatrica fanno miracoli»
Interviste
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DOTT.SA GLORIA BELOTTI
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vevo anticipato nella mia rubrica che avremmo attraversato alcuni luoghi di quel vasto territorio che è il mondo degli anziani. Che spesso vivono situazioni difficili, e la cura che noi vorremmo loro prestare ci riesce difficile. Così quando c’è una situazione precaria, di solitudine, piuttosto che disabilità fisica o mentale, non più gestibile in casa, si ricorre alle strutture dove personale specializzato prende in cura gli anziani. Alla Fondazione Santa Maria Ausiliatrice, meglio nota come Gleno, incontro la dottoressa Gloria Belotti, geriatra, responsabile medico dell’intera Residenza Sanitaria Assistenziale (Rsa), comprendente 5 reparti di Degenza geriatrica, 2 Nuclei Alzheimer, 14 reparti Psicogeriatrici, un Centro Diurno Integrato Alzheimer (CDI), una Unità di Valutazione Alzheimer (UVA) e un ambulatorio Vulnologico per la cura delle ferite di difficile guarigione. Dottoressa Belotti, perché ha scelto questa branca della medicina? «Perché, se è vero che tutte le branche della medicina dovrebbero considerare il paziente da più punti di vista, non solo biologico, ma anche psicologico e sociale, questo è perentorio nella geriatria. E mi piace. Mi piace occuparmi del paziente nella sua globalità e mi interessa molto il paziente anziano con la sua complessità. All’inizio volevo fare il chirurgo: ho frequentato per due anni a Brescia per rendermi conto che non era quella la mia strada. Quindi ho scelto la geriatria». Da quanto tempo si occupa degli anziani? «Ho iniziato realizzando la mia tesi di laurea proprio qui alla Fondazione Maria Ausiliatrice. Dopo la laurea ho lavorato per un breve periodo all’ospedale di Seriate, poi sono venuta al Gleno. Sono ormai vent’anni che lavoro qui, e da luglio 2009 sono responsabile medico di tutta la Rsa». Questa casa di riposo si può definire ospedale? «No non è un ospedale, noi ci teniamo molto non solo a curare l’aspetto
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sanitario, ma soprattutto quello sociale. I ritmi dei nostri pazienti non sono ospedalieri; nei Nuclei Alzheimer, per esempio, gli ospiti si risvegliano naturalmente e quindi si alzano quando vogliono, gli operatori seguono i loro ritmi e assecondano, nei limiti del possibile, i loro desideri. I familiari hanno libero accesso durante tutto l’arco della giornata. In ospedale non è così, noi cerchiamo di ricreare l’ambiente di casa, più che l’ambiente ospedaliero e d’altra parte la RSA diventa la casa delle persone che vengono ricoverate. Chiaramente dal punto di vista sanitario sono seguitissimi, però la loro giornata tipo non è ospedaliera». Cosa significa? «Noi cerchiamo di valorizzare quelle che sono le attività di base della vita quotidiana. Risveglio, colazione, cura di sé: tutte queste attività sono sempre intervallate da momenti di riposo. In tal senso siamo sempre molto attenti perché per loro è tutto molto stressante, talvolta anche mangiare e lavarsi. I loro ritmi sono molto lenti e non possiamo prevedere per tutti loro le attività “canoniche” dell’animazione, in quanto l’ammalato di Alzheimer in fase moderata-severa non riesce a comprendere il gioco, quindi è inutile proporre delle attività che loro non riescono fare: sarebbe frustrante e potrebbe indurre disturbi psico-comportamentali. È meglio concentrarsi su altre: si dà enfasi al momento dei pasti, alla cura del corpo, dei capelli, dell’abbigliamento. Spesso si recita il rosario che rientra nella loro cultura, o si fanno delle belle passeggiate nei nostri giardini. Non mancano comunque, per chi ancora riesca a parteciparvi o lo gradisca, attività come il gioco della tombola, il laboratorio di cucina, il laboratorio di ceramica e di teatro. Gli animatori, coadiuvati da volontari, cercano di soddisfare le diverse esigenze. E’ dunque una giornata costruita su misura per l’anziano». Ma come fate a seguirli tutti? Ogni ammalato dovrebbe avere una persona che lo assiste? «No, questo naturalmente non sarebbe possibile. I familiari, nei limiti delle loro possibilità, continuano ad essere presenti; i volontari ci aiutano molto; le suore e il cappellano si occupano dell’assistenza spirituale. Poi abbiamo una grande forza: gli operatori. È la loro qualità che fa la differenza. Una forte motivazione, una buona formazione, la vera acquisizione di una mentalità geriatrica rendono possibile ciò che sembra impossibile… non è solo una questione di numeri. Ancora spesso gli operatori sanitari e socio-assitenziali che si occupano di anziani sono considerati di “serie B” e solo quando, per un qualche motivo, si entra nel mondo della geriatria, ci si rende conto di quanta passione, umanità, ma anche preparazione, servano per curare ed assitere al meglio le persone anziane». Dottoressa Belotti, qui alla Fondazione Santa Maria Ausiliatrice è in funzione una rete di cura e di assistenza per malati di Alzheimer.
Innanzitutto potremmo dire che è la malattia del secolo? «La demenza è sempre esistita. Parlava di declino cognitivo associato all’età Pitagora nel 500 a.C.; Ippocrate sosteneva che la vecchiaia provoca decadimento cognitivo; per Cicerone (106-43 a.C.) “la stoltezza senile, rimbambimento, pazzia, delirium, non sono inevitabili” Per arrivare ai giorni nostri, quando nel 1906 Alois Alzheimer presenta il caso di Auguste D. ( la donna di Francoforte che soffriva di fobie e disturbi di memoria: l’evoluzione della malattia fu rapida e dopo 4 anni e mezzo la paziente morì età 51 anni). Nel 1910 Kraepelin conia l’eponimo di “malattia di Alzheimer”, la cui ricerca vera e propria in campo demenze inizia nel 1970. Cicerone in realtà ha anticipato ciò che oggi è un assunto della geriatria, ossia “la vecchiaia non è una malattia”; quindi se un vecchio perde completamente la memoria, è confuso e racconta cose molto strane, probabilmente è perché ha una demenza e non perché è vecchio». Quanti sono i casi di Alzheimer in Italia? «Circa 600 mila; nella sola Lombardia sono stati stimati 70-80 mila casi; ma ci sono anche altre forme di demenza (vascolare, mista, a corpi di Lewy, ecc.), per cui probabilmente in Italia si arriva al milione di casi. L’Alzheimer colpisce più le donne o gli uomini? Qui nel suo reparto quanti sono i ricoverati? «Colpisce di più le donne, probabilmente perché vivono più a lungo e il principale fattore di rischio per questa malattia è l’età. Nella nostra Rsa i posti accreditati per pazienti con demenza in fase comportamentale (agitazione, vagabondaggio, tendenza alla fuga, affaccendamento, deliri, allucinazioni, ecc.), sono 40, ma in realtà pazienti con demenza in varie fasi evolutive sono ricoverati in tutti i reparti della RSA e sono in prevalenza donne». Ho visto una signora che rivolgeva amorevoli cure ad una bambola di pezza. «Fa parte della terapia Emphaty Dool Teraphy: ad alcuni pazienti individuati dall’equipe di cura, che presentano disturbi psico-comportamentali, viene affidata una bambola, che è una bambola con peculiari caratteristiche, ed essi la curano come fossa una bambina: la pettinano, la vestono, parlano con lei, la portano a passeggio, versano su di lei amorevoli cure. Vengono stabiliti dei tempi, perché potrebbe diventare un’attività stressante. Altra terapia non farmacologica che stiamo utilizzando è la musicoterapia ambientale e in cuffia. Queste attività sono coordinate da un esperto in terapie non farmacologiche e spesso, insieme a un peculiare modello di assistenza, ci consentono di controllare i disturbi psico-comportamentali, ricorrendo il meno possibile a farmaci sedativi che, soprattutto nell’anziano, possono aver pesanti effetti collaterali». Quali sono le cause di questa malattia?
«Ad oggi le cause sono sconosciute, probabilmente l’origine è plurifattoriale, legata cioè a fattori genetici, ambientali ma anche allo stile di vita e soprattutto all’età». Dottoressa, quanto si porta a casa di tutto questo? «Per noi c’è una notevole partecipazione emotiva: sono persone con cui
si condivide la maggior parte della giornata, e quando si va a casa la sera certe volte ti porti a casa un po’ di loro. Un po’ di ilarità per qualche episodio simpatico, un po’ di delusione per non aver raggiunto alcuni obiettivi o soddisfazione quando siano stati raggiunti e, spesso… un po’ di sofferenza: forse bisogna un po’ soffrire per capire».
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di Emanuela Lanfranco
«Il nostro obiettivo? Creare campioni» Abbiamo incontrato Olga Zambaiti Radici, presidente dello “Sci Club Radici Group”, nato nel 1975 come Sci Club Radici e diventato successivamente“Sci Club CAB Ski RadiciGroup”. La denominazione definitiva risale al 1996
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OLGA RADICI
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ignora Olga, quanto è importante lo sport, e in questo caso lo sci, nella crescita di un ragazzo? «Ritengo, e non solo io, che lo sport sia un valore formativo molto importante: disciplina, regole e non per ultimo il sacrificio sono tutti elementi che portano i ragazzi ad avere rispetto per se stessi, per gli altri, per gli avversari, e per la natura. E’ un grande momento di aggregazione e socializzazione, si instaurano rapporti bellissimi tra gli atleti e con le loro famiglie, che a loro volta diventano poi un grande punto di forza per il club condividendo anche l’avventura dei propri figli». Cosa offre il club ad un atleta? «Permette di avere una crescita tecnica, agonistica e umana, supportato da uno staff tecnico di altissimo livello: maestri di sci, allenatori di club, allenatori federali, istruttori nazionali. È una grande famiglia. Noi vogliamo dare ad ogni atleta la possibilità di vincere un’Olimpiade attraverso un percorso tecnico, sociale e umano. Si cerca di offrire un ambiente in cui l’atleta possa trovare i giusti stimoli e i mezzi necessari per diventare possibilmente un campione». Signora Olga, come si sostiene il club? «Come tutte le società sportive, con gli sponsor. Senza non si sopravvive». Qual è l’età giusta per iniziare a sciare? «Da 5 a 8 anni, attraverso il nostro corso per bambini “I Futuri Campioni”. Lavoriamo con gruppi formati al massimo da sei bambini. Cerchiamo di creare un ambiente in cui ogni bimbo possa vivere l’attività sportiva come un mezzo importante anche per la propria crescita personale». Il Monte Pora è ormai la sede dello Sci Club Radici Group. «È la palestra dei nostri atleti, i nuovi impianti di neve artificiale e la
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nuova pista illuminata ci danno la possibilità di avere a disposizione più possibilità di allenamento». Quanto tempo dedicano all’allenamento i ragazzi del vostro sci club e come raggiungono il monte Pora? «Allenamenti pomeridiani dopo l’orario scolastico e gare di sci la domenica. Sei pulmini portano i ragazzi da casa alle piste e viceversa per vivere, anche durante il viaggio, la vita di gruppo ed il rapporto con l’allenatore». Quanti sono gli atleti dello Sci Club Radici Group? «Quasi cento, suddivisi nelle diverse categorie giovanili». Chi sono i suoi collaboratori? «Il Club è nato con Pierantonio Zoni, Ennio Frigeni è il vicepresidente e direttore agonistico». Oltre “I Futuri Campioni”, quali sono altri corsi? «“Nuove leve”, per bambini dai 6-9 anni, è il corso per chi vuole avvicinarsi allo sci agonistico. Si avvale della collaborazione di allenatori federali di sci . “Squadra Agonistica” Allievi-Ragazzi-Cuccioli Baby 7-14 anni è adatto a chi vuol vivere lo sci come un’attività sportiva. Per chi vuol continuare a sciare e gareggiare in circuiti un po’ più impegnativi, per ragazzi di età 14-19 anni, si passa alla “Squadra Agonistica” Giovane, che svolge un’attività sia in ambito provinciale che regionale. La squadra è preparata da allenatori del nostro club in collaborazione con la squadra della Provincia di Bergamo. Infine, dai 19 anni in su, per chi ritiene che lo sport vada vissuto fino in fondo, c’è la “Squadra Agonistica” Senior Master». Quali sono gli elementi che contraddistinguono lo Sci Club Radici Group? «Energia. Aggiornamento costante. Entusiasmo. Passione». Il 18 e 19 febbraio sulle piste del Monte Pora si è disputata per la seconda volta la Coppa Europa di sci alpino dedicata a Fausto Radici. «Purtroppo a causa del maltempo, il Gigante è saltato, quindi si è disputato solo lo Slalom. È un grande evento sportivo, patrocinato dal Comune di Castione, che ha visto impegnati alcuni dei migliori atleti
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del panorama nazionale e internazionale (Fausto Radici, figlio di Gianni, conquistò diversi importanti titoli, tra cui, nel 1973, il podio nella Coppa Europa assoluta di sci alpino, ndr)». Gare di sci uguale turismo? Si può valorizzare il territorio con lo sport? «Organizzare gare di sci alpino a livello provinciale, nazionale ed internazionale, oltre a favorire lo sviluppo del nostro sport, porterebbe tanta visibilità alla città di Bergamo. Si potrebbe fare tantissimo, se alle splendide piste della nostra provincia aggiungiamo la forte tradizione montana della terra bergamasca. Però ci vorrebbe più sinergia tra le istituzioni, i Comuni, la Provincia, la Federazione». Il Monte Pora è una delle più note località sciistiche della provincia, un comprensorio in grado di offrire agli sport invernali un servizio che non ha eguali. Ogni settimana mette a disposizione più di 10 tracciati dove oltre 15 sci club, con un migliaio di atleti, possono allenarsi durante l’intero periodo invernale. Ci sono diciannove piste ampie e ben innevate, moderni impianti di risalita, eccellenti strutture per l’ospitalità ed il ristoro, due piste baby, ottimi servizi per noleggio sci. «Con l’evento della Coppa Europa ci auguriamo di aver contribuito anche alla valorizzazione dei territori della Alta Val Seriana e di Bergamo. Per questo evento abbiamo avuto il supporto dell’Hotel Excelsior San Marco di Bergamo che, insieme al Roof Garden Restaurant, premiato stella Michelin 2010, hanno aderito con entusiasmo a questa manifestazione sportiva, ospitando la conferenza di presentazione dell'evento e offrendo una degustazione a fondo pista di alcuni piatti tipici locali nei giorni delle gare». Il 28 febbraio si è svolta la quinta edizione del Trofeo Gianni Radici. «È stata intitolata a un uomo di grande spessore, di grandi valori, doti che gli riconoscono tutti quanti lo hanno conosciuto. Lui credeva moltissimo anche nello sport e aveva una grandissima passione per lo sci, che ha tramandato a tutta la sua famiglia che a sua volta è riuscita a trasmettere allo Sci Club Radici e ai suoi collaboratori. Questa gara rientra nel Circuito Provinciale Bergamasco valevole per le qualifica-
zioni ai Campionati Regionali Lombardi, organizzata sempre al Monte Pora, e vi partecipano atleti piccoli e grandi». La famiglia Radici sta lavorando molto per il suo territorio. «È vero, stiamo dando molto però abbiamo assolutamente bisogno di collaborazione da parte di tutti, più siamo più meglio si lavora, più introiti ci sono, più cose si possono fare».
RISULTATI COPPA EUROPA 2009-2010: Nello Slalom trionfano Austria, Italia, Francia e Svezia. Il podio dello Slalom di Coppa Europa al Monte Pora è stato vinto dall’austriaco Christoph Dreier; secondo posto per l’azzurro Stefano Gross. Seguono, nell’ordine, l’austriaco Hannes Brenner, il francese Victor Muffa Jeandet e lo svedese Anton Lahdenperae. La pista, recentemente omologata dalla federazione internazionale e da poco intitolata a Fausto Radici, si sviluppa su un dislivello di 165 metri e una lunghezza di circa 700 metri per una cinquantina di porte. Apripista prima giornata di Coppa Europa, trofeo Percassi: Angelo Radici, atleta master dello Sci Club Radici Group, seguito da Giordano Magri, atleta di punta dello Sci club Radici Group e da Ernesto Borsatti, recente campione master, tecnico e allenatore dello Sci Club Radici Group. Apripista seconda giornata: tre atleti dello Sci Club Radici Group: Giordano Magri, Nicolas Cagnoni e Daniele Sorio.
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G. Chieregato - Photomovie
di Fabio Cuminetti
«La televisione è peggiorata»
Interviste
Patrizia Rossetti: «Mi reputo orgogliosamente dell’epoca di Milly Carlucci, della Carrà, di Baudo e Mike Bongiorno. C’era un modo di fare, un garbo, un’eleganza che oggi sono andati perduti»
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L PATRIZIA ROSSETTI
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energia e l’indiscussa simpatia colpiscono anche al telefono. Come averla di fronte in carne ed ossa in tutta la sua rassicurante esuberanza. Perché Patrizia Rossetti è così: una forza della natura, un fiume in piena che coinvolge e stupisce per carica senza tuttavia perdere il tradizionale aplomb. Quello, per capirci, che l’ha portata ad essere una delle donne più amate della televisione italiana, che ha contribuito a consacrare. È stata il volto di Rete 4, del talk show pomeridiano condotto con stile inconfondibile, delle parole pesate e mai urlate. E il mondo della televisione lo conosce dunque più che bene. Questo mondo, però, è cambiato. Come, secondo lei? «Come il mondo normale. Basta guardarsi intorno: c’è tanta aggressività, tanta violenza, più che 15 o 20 anni fa. C’è gente che reagisce a delle stupidaggini in maniera incredibile». E il piccolo schermo rispecchia quello che c’è intorno. «Esatto. Molta più arroganza, volgarità, voglia di protagonismo senza però professionalità. Non vale per tutti ovviamente, ma per la maggior parte di chi ci lavora è così». Lei è di un’altra televisione, invece. «Io mi reputo orgogliosamente un po’ dell’epoca di Milly Carlucci, della grande Raffaella Carrà, di Pippo Baudo e Mike Bongiorno. Si parlava di tutto, si diceva tutto e si invitavano tutti, ma c’era un modo di fare, un garbo, un’eleganza che sono andati perduti». Forse si è persa un po’ di moralità. «Sicuramente. Non per essere bigotti, la parolaccia può scappare. Poi io sono toscana, quindi figuriamoci. In televisione ho nascosto ben poco, quando qualcosa non mi andava bastava guardarmi in faccia per capirlo. Ho sempre optato per una televisione vera, ma con un certo
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G. Chieregato - Photomovie
stile. Oggi mi sembrano tutti dei mercenari: più fai casino, più fai scandalo, e più vai bene». Ma il pubblico vuole davvero questo? «Io non credo. C’è troppa violenza, brutte parole. Pensiamo a reality come il Grande Fratello, ad esempio. Il pubblico lo guarda più che altro perché si va a solleticare una curiosità un po’ morbosa, e forse anche un po’ per inerzia e per mancanza di valide alternative. Non c’è socializzazione e le reazione sono false, costruite: nella vera realtà non avrebbero senso di esistere». Si può fare qualcosa? «Niente programmi pesanti, perché la gente non ne ha voglia. Ci sono già i telegiornali, e poi tutti abbiamo tanti problemi quotidiani. Però non si può continuare a dare cose stupide, perché il pubblico non è stupido. Insomma, la televisione è cambiata ma io spero che si torni presto a una leggerezza dotata di qualità: scherzare, ridere e prendersi in giro ma con professionismo e garbo». E il fioccare di veline e simili può infastidire. «Le ragazze che mostrano il lato b in televisione ci sono sempre state, e non mi sento certo di chiamarle oche, perché ne ho conosciute molte che erano paercchio intelligenti e giustamente sfruttavano l’occasione. Poi se quello che funziona inizialmente è l’impatto fisico va bene così». Lei aveva partecipato a “La Fattoria”. Perché? «Per capire dall’interno questo mondo dei reality. Per provare direttamente, insomma. E là dentro ho sfacchinato, mi sentivo come Cenerentola, perché non sarei riuscita a stare con le mani in mano tutto il giorno. E’ questo il motivo per cui non ho partecipato a “L’Isola dei Famosi”, a cui ero stata invitata: resta il reality per eccellenza, perché ti mette di fronte a te stesso, ma far passare il tempo senza far nulla mi spaventa. Invece nella Fattoria ho imparato a far l’orto e il pane, ad esempio». Un’esperienza utile. «Beh, non so fino a che punto. Ma mi attirava e comunque non è stata negativa al massimo. Poi volevo capire se era vero tutto quello che facevano vedere in televisione. Ho avuto conferme, a parte alcune “costruzioni” fatte per metterci l’uno contro l’altro, per creare zizzania: una cosa stupida, secondo me, perché già la situazione creava tensioni a sufficienza. La lite oggi fa audience ma, ribadisco, spero vivamente che la televisione del futuro non sia così». Di grandi personaggi nella sua carriera ne ha incontrati tanti.
«Pippo Baudo è stato il mio padrino. Ho lavorato con Mike e Raffaella. Ma sono sempre stata nel mio, senza sgomitare. Riservata, forse per eccesso di zelo. Perché anche se non sembra sono timida, quindi certe volte per non rompere l’anima ai “grandi” ho fatto la figura di quella un po’ distaccata. Quasi me la “tirassi”, come mi ha detto una volta Eros Ramazzotti, con cui poi ci siamo chiariti in grande amicizia. Ma è solo rispetto. Sono sempre stata due o tre passi indietro e non me ne pento, però capisco che qualcuno possa aver frainteso». Ora in televisione si vede poco… «Beh, a Rete 4 in un certo periodo apparivo mattino, pomeriggio e sera. Era giusto che smettessi per un po’ (ride, ndr), così la gente sente che gli manchi». …e fa l’attrice, non solo a teatro. «Si, da otto anni. E colleghi molto più esperti di me dicono anche che sono brava. Sicuramente sono bella tosta, mi piace rischiare, quindi mi sono buttata con entusiasmo in questa esperienza. Che non è facile, ma nessun settore dello spettacolo lo è. Spero soprattutto di poter dire la mia nelle fiction per qualche anno». Parliamo di conduzione: il suo ritorno in tv è imminente. «Sto cercando di riportare un “Buon pomeriggio con Patrizia” rivisto e corretto su una rete attualmente trasmessa da Sky ma che andrà anche sul digitale terrestre, Play Tv. Stiamo proprio cominciando mettendo le prime basi della puntata pilota. È una rete che sta crescendo, vuole fare poche ore di trasmissione ma di qualità. Tratterò argomenti di vario genere: dall’attualità alla spesa, dalle piante agli animali, che ho sempre adorato, dalla musica allo spettacolo in genere. Partiamo con un settimanale che potrebbe poi diventare un quotidiano».
Come ha cominciato a lavorare in tv? «Per caso. Sono partita in radio per divertimento, poi sono passata per hobby a TeleCento Toscana - che esiste ancora oggi - dove leggevo il tg. Ma inizialmente pensavo che mai avrei mollato il mio posto fisso da segretaria. Mi piace rischiare ma con un minimo di calcolo. C’è chi mi dice che in quest’ambiente sono una mosca bianca, di tipi con i piedi per terra come me ce ne sono pochissimi». Si reputa fortunata? «Assolutamente, perché è un lavoro speciale, dove si viaggia molto e si guadagnano tanti soldini. Ma non guardo nessuno dall’alto in basso. Anzi. Da dare ho ancora tanto ma non sono la persona che insiste troppo per ottenere un posto. Forse ci vorrebbe più falsità, ma proprio non ne sono capace, e di questo non me ne pento».
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A proposito di quotidianità… quanto la sua immagine pubblica ha influito su quella privata? «Davvero poco, perché ho tenuto i due comparti ben separati. Non ho mai fatto scandali, perché non me ne frega niente, e non mi sono dovuta gestire tra amanti: se dovessi tenere due rapporti insieme già sarei in difficoltà, non è nella mia natura. Non ho mai avuto fidanzati strafamosi e quando mi sono voluta nascondere l’ho fatto seriamente. Basta non andare nei posti in cui vanno tutti». C’è chi lo scandalo lo cerca, dunque. «Certo, perché in certi locali lo sai che vai in bocca ai fotografi. O addirittura c’è chi il fotografo lo chiama. Sono stata tranquilla, non ho dato materiale alle riviste: un po’ mi dispiace, ma non potevo mica invertarmele, le storie…»
Il Punto aprile
Non solo carta Il piacere di andare in libreria. Per far correre gli occhi lungo i dorsi colorati e lasciarsi trasportare da storie, suggestioni, emozioni. E per incontrare amici che non perderemo mai
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i si è rovesciata la borsa: l’avevo appoggiata sul sedile dell’auto. Una frenata ed è scivolata. Così, approfittando del rosso del semaforo, l’ho rimessa a posto e mi sono capitati in mano un cellulare, un bancomat, tanti scontrini, delle banconote, la carta di credito, la tesserapunti del supermercato, la tessera dell’autostrada, la tessera del garage. L’involucro vuoto di una caramella, una multa, la lettera con l’estratto conto della banca. Carte. E infine il biglietto con l’elenco delle cose da comprare, tra poco, lo so, è già tardi. Devo trovare alla svelta un parcheggio. Fermo l’auto e infilo sul cruscotto il foglietto che mi abilita alla sosta, presto, che è tardi: ma l’occhio si ferma su un’insegna che ormai si vede poco, nella nostra città, quella di una libreria. Carta? Sì, ancora. Ma è carta che profuma e che racconta. Mi basta la vetrina per incantarmi. È tardi. Carta. Entro, subito sento un ritmo di vita diversa, ovattata, sussurrata. Cosa posso farci se questo spazio di carta mi sembra più vero, più decisivo di quell’altro, se ho bisogno di questo dentro per potere vivere fuori, se qui imparo molto di ciò che mi occorre per stare bene là. La spesa può attendere: ora mi fermo a respirare un po’ d’aria buona. Prometto, poi tornerò là fuori. Ma ora sto un po’ qui, tra gli scaffali alti di una libreria, a far correre gli occhi sui dorsi colorati dei libri. Sono fortunata perché li conosco, sono i miei amici. Che ho incontrato e che incontrerò. Per fortuna so dove trovarli e so che mi aspettano. E raccontano.
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Lucia mi dice che si arriva alla felicità dopo avere percorso una strada lunga, ma diritta, sicura, illuminata da certezze incrollabili, Emma, invece, che ci si arriva scappando, alla felicità, che si passa attraverso la sofferenza della fuga da ogni sicurezza, nell’allontanamento da ogni riparo sociale, dicendo dei no, si arriva. E poi c’è Jo, l’ho conosciuta da ragazzina, è quella di Piccole Donne, la Jo che avrebbe voluto essere un maschio e non poteva ma che del maschio ha la sicurezza, l’intraprendenza, la forza di fare un passo avanti e dire - eccomi, fate i conti con me. E Silvia? Silvia mi guarda con occhi ridenti e fuggitivi, che mi dicono della giovinezza, l’essenziale: del come possa essere lieta e pensosa, terribile e splendente e di come finisca. Di come tutto abbia fine. Poi c’è Beatrice, lei che ha portato un uomo fino a Dio solo con la forza del suo sguardo e con la promessa di sentirsi di nuovo chiamato per nome. E Cenerentola
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sporge dallo scaffale: lei è la voce della mamma che me la raccontava, è il momento meraviglioso di quando entravo nel sonno bambina, è la sicurezza del lieto fine. E infine, lassù, in cima, incontro Isotta, dalle bianche mani. Ha bevuto un filtro, non fu colpa sua se si innamorò. L’amore non viene per colpa: è solo grazia il riceverlo e gustarlo fino alla fine, fino alla corsa che compie quando sbarcata giunge, troppo tardi, ma così era scritto, troppo tardi nella città piena di lamenti per la morte di Tristano che dall’alto aveva visto la nave dalle vele nere. Quanto tempo sono stata lì? Abbastanza per avere vissuto tutte quelle vite, per essere cresciuta, per avere amato, per essere morta come loro, per avere provato altri modi di essere, differenti dal mio, per avere giocato l’antico gioco del “come se”. I libri sono anche questo e non solo. Ma questa è un’altra storia. Di carta. A.P.
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Aziende aprile
di Francesco Lamberini
Ora a Bergamo l’avvocato si può «trovare» per strada Da gennaio Mauro Gallo offre consulenze alla «Sosta legale» di via Previtali 9. Sembra un negozio ma è uno studio in piena regola. L’iniziativa, per abbattere le barriere tra professionista e cliente, è proposta dall’imprenditore Sebastiano Indelicato
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n avvocato non si trova certo per strada, ma d’ora in avanti a Bergamo questo sarà possibile. Come fare? Basta programmare un itinerario in via Previtali e fermarsi davanti al civico 9 dove, di recente, è stata aperta la prima «bottega forense» del capoluogo. L’iniziativa sta ovviamente destando notevole curiosità nei passanti. C’è chi si ferma per rendersi conto del servizio offerto, chi sbircia all’interno e alla fine molti entrano.
Il messaggio che compare sulla vetrina non lascia equivoci: «Sosta legale. Un avvocato per tutti». Dunque all’interno non si vendono i tradizionali prodotti di consumo, ma consulenze legali. Quindi niente commesse ma un professionista pronto ad accogliere, con altrettanta disponibilità e un sorriso, la clientela. Una formula che in realtà ha raccolto già ampi consensi in altre città italiane, fra le tante Milano, dove ha preso piede da qualche anno. Ma per Bergamo si tratta di un esordio in assoluto. Lo studio, che vede un vero e proprio «avvocato in
Sebastiano Indelicato - Ideatore del progetto "Sosta Legale" nonchè titolare del marchio
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vetrina», ha iniziato l’attività alla fine dello scorso gennaio e i vantaggi che offre, come è precisato sull’ingresso, sono notevoli poiché il primo incontro è gratuito e vengono eseguiti preventivi per ogni pratica. Ma soprattutto l’avvocato è a portata di mano, a due passi dal marciapiede. Chiunque abbia bisogno di assistenza o di una consulenza su questioni legali può entrare ed esporre il proprio problema, senza bisogno di fissare l’appuntamento con una segretaria. L’idea è venuta a Sebastiano Indelicato, quarantenne imprenditore bergamasco che opera nel settore delle energie rinnovabili. Qualche mese fa ha appreso dell’esistenza di queste insolite «botteghe giuridiche» in altre località e senza alcuna esitazione ha aperto il primo studio del genere a Bergamo, coinvolgendo nell’operazione l’avvocato Mauro Gallo. «Nel concepire l’ambiente destinato ad accogliere il pubblico - dice Indelicato Seba-
Avvocato Mauro Gallo
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Sosta legale. Un avvocato per tutti Via Previtali, 9 Tel. 333.7540240 - Fax 035.19967999 www.sostalegale.it
stiano - abbiamo voluto porre grande attenzione al decoro, cominciando dall’arredo, in linea con quanto previsto dal codice deontologico. Quindi l’elemento di modernità non consiste nel proporre uno studio dalle soluzioni avveniristiche, ma si basa sull’eliminazione delle barriere che possono esserci tra il cliente e l’avvocato, ponendo quest’ultimo “sulla strada” e quindi allo stesso livello dei cittadini». «La via scelta per aprire lo studio - dice Indelicato - non è stata casuale. Abbiamo voluto collocarlo, infatti, in una zona decentrata ma non molto distante dal centro città, caratterizzata da un notevole numero di veicoli in transito e da un altrettanto considerevole numero di persone che si spostano a piedi, per giunta di diversa estrazione sociale. Mauro Gallo, 35 anni, esercita la professione di avvocato dal 2004 e per diverso tempo ha collaborato con un noto studio di Bergamo. «Ho
rapporti - dice - con una clientela molto assortita che va dal pensionato all’imprenditore, dalla casalinga allo studente. Anche i problemi che mi sottopongono sono quelli tipici affrontati da uno studio legale: sfratti, controversie condominiali, crisi di coppie con separazioni e tanto altro ancora. Ho quindi visto giusto nel considerare questo progetto interessante, ritenendo che, anche in questa città, un servizio di questo tipo potesse essere utile. «Tanto è vero - aggiunge Mauro Gallo - che pur avendo avviato da poco lo studio, i riscontri finora ottenuti sono sicuramente positivi: confermano l’interesse che suscita nel pubblico la scelta di questa formula molto diretta tra professionista e cliente». «Un aspetto tutt’altro che trascurabile - conclude Gallo - e che sta contribuendo a farci avere successo, è rappresentato dalle tariffe ragionevoli che pratichiamo. Ma non è tanto il prezzo ad indurre la gente a contattarci, direi piuttosto il tipo di servizio reso che è diverso e innovativo rispetto a quello degli altri studi legali». La recente crisi economica ha indotto un po’ tutti a gestire con maggiore oculatezza le proprie risorse finanziarie. «Diciamo che oggi - sottolinea Sebastiano Indelicato - la gente ha meno disponibilità economica e tale mancanza di denaro ha innescato con più frequenza casi di insolvenza ed altri problemi, per cui siamo arrivati al paradosso che i cittadini hanno oggi meno soldi, ma nello stesso tempo, sempre più necessità di consulenze legali. Quindi la formula che proponiamo mette d’accordo le due esigenze». Resta inteso che lo studio legale, pur sorgendo su strada, conserva tutte le caratteristiche di serietà e professionalità che un ambiente di questo tipo deve avere.
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Aziende aprile
Bonaldi Motori, nato il reparto Spot Repair Tecnologia all’avanguardia per riparazioni rapide di carrozzeria. Con l’obiettivo di garantire al cliente tempi celeri di riconsegna dell’auto e qualità ottimale del lavoro svolto
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a sempre convinta dell’importanza della fidelizzazione del cliente e del post vendita, Bonaldi Motori ha deciso di affiancare ai tradizionali lavori di carrozzeria e ai servizi di accettazione, auto di cortesia e disbrigo pratiche relative ai sinistri, anche quanto di meglio la tecnica ripartiva di carrozzeria è ora in grado di esprimere. Nasce così il nuovo reparto Spot Repair: sono state introdotte all’interno del comparto di carrozzeria due nuove zone dedicate alla riparazione rapida del veicolo, che si avvalgono delle più moderne tecnologie quali riscaldamento con bruciatore in vena d’aria, gruppi motore con inverter, iperventilazione per la passivazione
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delle basi vernicianti, impianto aspirazione delle polveri integrato e lampade a raggi infrarossi per l’essiccazione rapida delle vernici. Tecnologia all’avanguardia per riparazioni rapide di carrozzeria, dunque, con l’obiettivo di garantire al cliente tempi celeri di riconsegna dell’auto e qualità ottimale del lavoro svolto. Per attuare questa significativa implementazione della propria struttura, Bonaldi Motori si è affidato per la progettazione e la fornitura degli impianti ad aziende leader del settore quali Co.Ve.A e Blowtherm. Con un’attenzione privilegiata anche alla riduzione dei consumi di energie e alle emissioni, obiettivi imprescindibili per le aziende che credono che impresa voglia dire cura dei propri clienti ma anche responsabilità nei confronti dell’ambiente che le accoglie.
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Aziende aprile
Kilometro Rosso Il futuro è già qui Recentemente il Parco Scientifico Tecnologico che sorge lungo l’autostrada A4, alle porte di Bergamo, è stato accreditato dal Censis (rapporto 2009) come “una delle prime 10 iniziative d’eccellenza per l’Innovazione in Italia”
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i chiama Kilometro Rosso ed è impossibile non vederlo. Progettato da Jean Nouvel, architetto di fama mondiale, è sede del Parco Scientifico Tecnologico e sorge lungo l’autostrada A4 alle porte di Bergamo. Un ambiente organizzato che ospita aziende, centri di ricerca, laboratori, attività di produzione high-tech e servizi all’innovazione. Un vero e proprio campus che valorizza la diversità istituzionale e funzionale, favorendo il dialogo tra cultura accademica, imprenditoriale e scientifica. A pochi anni dalla sua nascita, è una realtà avviata sulla strada dei parchi scientifici di successo. Entro la fine del 2010, infatti, opereranno al suo interno circa 1.500 addetti alla Ricerca&Sviluppo (oggi sono già 900). Tra 5-6 anni nel parco lavoreranno non meno di 3.000 addetti (ricercatori, personale altamente qualificato) e 50-60 saranno le realtà (aziende, centri di ricerca, laboratori) presenti al suo interno. Ogni centro di ricerca, società e laboratorio operante in Kilometro Rosso viene messo nelle condizioni di sviluppare al meglio tutte le sinergie, collaborazioni e relazioni di proprio interesse, e può usufruire di una larga gamma di servizi comuni, materiali ad alto valore aggiunto. wOggi sono presenti e operative attività di Ricerca e Innovazione di settori diversi: il Centro di Ricerca Brembo (meccatronica, sensoristica e meccanica), i laboratori della SGL Carbon Ceramic Brakes (materiali compositi a base ceramica), Petroceramics (spin-off dell’Università degli Studi di Milano, che si occupa di R&S di materiali ceramici avanzati e del trattamento dei geomateriali), Intellimech (Meccatronica), ovvero la più importante iniziativa italiana del settore con 26 aziende consorziate: ABB, Agrati Group, a2a, Balance Systems, Balluff Automation, Bianchi Vending, Brembo, C.M.S., Centro Ricerche FIAT, Claber, Confindustria Bergamo,
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Cosberg, Enginsoft, Fassi Gru, Frattini, Giovenzana, Ims Deltamatic, Lovato Electric, N&W Global Vending, Persico, Same Deutz-Fahr Italia, Scaglia Indeva, Siad Macchine Impianti, Tenaris Dalmine, Tesmec e Vimercati. Si stanno nel frattempo completando le strutture per accogliere nuovi insediamenti, tra cui il gruppo Italcementi, che concentra nel Parco tutte le sue attività di R&S (Chimica - Fisica e materiali avanzati) nel nuovo ITCLab (“Innovation and Technology Central Laboratory”), e l’Istituto Mario Negri, che potenzia i propri laboratori con un nuovo Centro di Ricerca sede anche di 41 laboratori dedicati allo studio delle malattie renali, dei farmaci antirigetto nei trapianti, alla genetica, alle malattie rare e alla ricerca in terapia intensiva. L’Università di Bergamo ha insediato in Kilometro Rosso un centro per l’innovazione focalizzato sull’Alta Formazione post-laurea e permanente di imprenditori e managers, su Meccatronica e Bioingegneria. In esso è inoltre previsto inoltre l’“Entrepreneurial Lab”, incubatore di nuove imprese spin-off della ricerca accademica, in sinergia e collaborazione con l’incubazione di nuove imprese high-tech di Kilometro Rosso. Nel “Centro delle Professioni”, vero cuore pulsante di Kilometro Rosso, sono inoltre insediate o in fase di insediamento (in ordine alfabetico): Caiazza & Partners: consulenza e assistenza legale nei settori del diritto societario e commerciale; contrattualistica internazionale; Centro Studi Gised Imaging: ricerca clinica ed epidemiologica; imaging diagnostico; Comark: Temporany Management - internazionalizzazione e commercializzazione di prodotti; DiDue: ideazione, prototipazione e produzione di contenitori professionali per diverse applicazioni;
ErreDue Prototipi: prototipazione rapida, stereolitografia, sinterizzazione; F&M Consulenti d’Azienda: consulenza aziendale, corporate finance, internazionalizzazione delle imprese; Fra.Mar: Centro di Formazione Permanente nel settore dell’igienizzazione e sanificazione degli ambienti; ICA: ingegneria chimica per l’ambiente (progettazione e consulenza); Innowatio: Energy Portfolio Management, Demand Side Management, soluzioni di efficienza energetica; Jacobacci & Partners: consulenza per la tutela della proprietà intellettuale, brevetti, marchi; Medicina e Lavoro: Centro Medico Integrato per la sorveglianza sanitaria, la sicurezza sul luogo di lavoro, gli esami medici strumentali, la formazione on-line; Porsche Akademie: formazione in Lean Management”; consulenza aziendale per l’ottimizzazione della gestione e dei processi; UBI - Banca Popolare di Bergamo: centro dedicato a servizi per privati ed imprese, servizi finanziari con l’apporto di società specializzate del Gruppo; Umania: società soluzioni innovative di design, ergonomia, interfacce e usabilità; UniHeat: design, prototipazione e produzione di soluzioni nei settori della termodinamica e nuovi materiali nanotecnologici; Warrant Group: servizi integrati di finanza agevolata per il sostegno all’Innovazione e alla Ricerca; WeightPack Engineering: sistemi elettronici e meccanici per il packaging, analisi microbiologica nei settori alimentare e farmaceutico. Recentemente, infine, Kilometro Rosso è stato accreditato dal CENSIS (rapporto 2009) come “una delle prime 10 iniziative d’eccellenza per l’Innovazione in Italia”.
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Mangiar Bene
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di Roberto Vitali
“La Sosta”, crocevia di benessere e arte culinaria La posizione panoramica e l’edificio ben articolato, con sale di diversa capienza, bella terrazza per il servizio estivo e un accogliente giardino, fanno del ristorante-albergo di Cisano la soluzione ideale per varie iniziative
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ultura, benessere e arte culinaria si incontrano all’Hotel Ristorante “La Sosta”. Dove? A Cisano Bergamasco, lungo le rive del maestoso fiume Adda. Antichi documenti testimoniano che già nel XII secolo qui esisteva una locanda per viandanti, con stalle per i cavalli e posteggio per le carrozze. Il primo ponte sul fiume fu costruito addirittura in epoca romana ma più volte distrutto. Questa ansa del grande fiume fu per anni il porto più importante tra il lago di Como e Milano. In questo ambiente storico e panoramica-
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mente incantevole, l’albergo-ristorante “La Sosta” continua e anzi amplia la sua funzione di ospitalità al servizio di una clientela sempre più vasta ed esigente. La storia recente racconta di una giovane coppia, Angela e Ezio Comi, che acquistano questo immobile nel 1977 e piano piano, a costo di grande lavoro e molta professionalità, ristrutturano, sistemano, ampliano. Il ristorante diventa sempre più bello, si arricchisce di camino, veranda, salone panoramico. Nel 2009 l’altro grande passo avanti con la ristrutturazione completa di un vecchio fabbricato adiacente, trasformato in albergo, un hotel 3 stelle con 11 camere, di cui due suites panora-
miche. La Sosta torna così alle sue origini, un luogo per concedersi una pausa serena e soddisfacente sotto ogni profilo. La posizione panoramica e l’edificio ben articolato, con sale di diversa capienza, bella terrazza per il servizio estivo e un accogliente giardino, fanno de “La Sosta” un ristorantealbergo che si presta a diverse iniziative e soluzioni. Alla base di tutto è comunque la professionalità della famiglia Comi che gestisce questa struttura da oltre 30 anni. A papà Ezio che dirige la cucina e a mamma Angela che controlla la sala, si sono aggiunti la figlia Francesca e il genero Daniel. La cucina è quella classica, con preferenze per la lombarda, che valorizza anche il pesce di acqua dolce. Volendo approfondire questo tema, i soci dell’Ordine italiano della Padellina d’oro, nota associazione enogastronomica diffusa tra Como, Lecco e Bergamo, hanno scelto La Sosta: applausi, quindi, per paté di lavarello, trota salmonata marinata all’arancia, missoltino con polenta, insalatina di luccio in salsa verde. E ancora: filetti di lavarello, storione, salmerino e trota salmonata, tutti passati alla piastra per rispettarne profumi e gusti originali. Per finire la torta di pere e cioccolato preparata da Francesca. Altri piatti tipici che qui si possono gustare: filetto di lavarello in carpione dolce; patè di luccio al Madera; lasagnette al ragù bianco del lago; filetto di pesce persico agli asparagi selvatici e bianco di Lugana con verdurine croccanti. La bravura di Ezio è consolidata da anni di consensi. Non per nulla tiene anche - su richiesta - corsi di cucina per principianti o anche per esperti che vogliono approfondire determinate ricette. Qui arrivano sia la coppietta che vuole una cena romantica sia le compagnie più o meno numerose che vogliono mangiar bene. “La Sosta” è molto ben organizzata anche per eventi. Gli sposi hanno a disposizione una barca tipica del lago di Como, la cosiddetta “Lucia”, con cui spostarsi sul fiume per delle foto particolari. Molto curato anche il giardino che degrada verso il fiume.La cantina conta circa 250 etichette, quasi tutte italiane. I bianchi friulani e altoatesini, i gardesani, il Soave di Pieropan e Bertani, le bollicine di Franciacorta, bianchi e rossi di Valtellina, Valcalepio e Oltrepò Pavese. Quanto all’albergo, è un gioiellino curato in ogni minimo particolare. Si avvale di moderne tecnologie come l’wi-fi nelle camere o il megaschermo nel salotto al piano terra. Va bene per un week-end romantico nella quiete di questo angolo tranquillo sul fiume, va bene anche per meeting aziendali, che hanno a disposizione le attrezzature necessarie per i lavori congressuali. Tutti i clienti sono coccolati sin dal primo mattino con una colazione molto curata, che nella bella stagione può essere servita anche sul terrazzo delle camere che guardano sul fiume. Il servizio al tavolo è effettuato con delle singolari “piramidi” a tre piani che presentano la scelta tra dolci (torte, brioche e sfogliatine fresche di pasticceria), affettati e frutta. A disposizione di tutti gli ospiti, come solarium o angolo di lettura, per un aperitivo, è l’ampio terrazzo all’ultimo piano che guarda sul fiume, con rilassanti panorami e quiete infinita.
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La Sosta Via Amatore Sciesa 3, - 24034 Cisano Bergamasco (Bg). Ristorante: Tel. 035.781066 - Fax 035.781469 - info@ristorantelasosta.it - www.ristorantelasosta.it Prezzo medio: euro 35-40 esclusi i vini - Chiuso il mercoledĂŹ. Hotel: Tel. 035.4364232 - Fax 035.781469 - info@hotellasosta.it - www.hotellasosta.it
Filetto di pesce persico, asparagi selvatici e Valcalepio Ingredienti per 4 persone: 20 filetti di pesce persico dei nostri laghi (500 g), olio di semi, burro, sale pepe, farina, 150 cc di Valcalepio bianco, 1 mazzetto di asparagi selvatici sbollentati in acqua salata e tagliati a fette di 1 cm. Scaldare in padella poco olio di semi con una noce di burro. Quando frigge stendere i filetti di persico leggermente infarinati, girarli subito sull’altro lato per non disidratarli troppo, un poco di sale, bagnarli con 100 cc di Valcalepio e lasciare cuocere per 2-3 minuti. Togliere i filetti e metterli sul piatto di servizio caldo e finire la salsa in padella aggiungendo gli asparagi, il Valcalepio restante e aggiustare di sale. Se necessario prendere una noce di burro (15 g), maneggiarla con un po’ di farina e metterla nella salsa per addensarla. Versare la salsa sul piatto dei filetti, una macinata di pepe nero, 4 foglie di prezzemolo per decorare e 4 fettine di limone. Come contorno van bene 4 patate bollite schiacciate, ben calde, ognuna su ogni piatto dei commensali. Vino consigliato: Soave Classico o Sudtiroler Lagrein.
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Arte e Cultura
aprile
di Marta De Santis
Con “Costa Deliziosa” crociere fatte ad arte L’ultima “ammiraglia” della Flotta di Costa Crociere, inaugurata dal presidente e amministratore delegato Pier Luigi Foschi, è un modello per gli standard ecologici e per le scelte artisticamente significative
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ier Luigi Foschi, presidente e amministratore delegato di Costa Crociere - che è la compagnia numero uno in Europa nel ramo - è notoriamente un appassionato d’arte. Avendo affidato allo Studio CasagrandeRecalcati il progetto per la scelta dei dipinti e delle sculture, Foschi ha dato loro la disponibilità di spazi di grande suggestione come l’Atrio delle Delizie, nel quale è stato collocato l’imponente dipinto di Mario Donizetti (cm. 185 x 400) “Delizia Fisica e Delizia Intellettuale”, una tempera a tuorlo d’uovo e pastello encaustizzato
raffigurante due nudi femminili separati da una bilancia, così come una “Sfera” dello scultore Arnaldo Pomodoro. Nell’atrio sono stati collocati anche alcuni dei suggestivi dipinti di Roberto Recalcati e Sandra Casagrande. Recalcati e Casagrande, oltre che architetti, sono pittori di raffinata originalità e hanno eseguito molti dei dipinti che compaiono nelle zone di rappresentanza di “Costa Deliziosa”. Lavorano con una tecnica personale realizzando opere notevoli per la scioltezza del disegno e dell’invenzione. Al loro appassionato entusiasmo, per quanto riguarda questa ultima nave di Costa, si deve la partecipazione di ben venti artisti le cui opere
Mario Donizetti "Delizia fisica e delizia intellettuale" 198x400cm
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casagrande&recalcati "New Paradise" - Olio su tavola 80x100cm
sono distribuite nel generale percorso: dalle sale di ritrovo agli angoli più remoti. Dice Pier Luigi Foschi: «Costa Crociere crede nel turismo responsabile e nel rispetto dell’ambiente. Quest’ultima nostra nave, come la gemella Costa Luminosa, è la prima nave in Italia, e una delle prime al mondo, a essere predisposta per il “cold ironing”, sistema che permette alle navi ferme di ricevere la corrente da terra senza dover tenere accesi i motori per alimentare i generatori di bordo, abbattendo così l’inquinamento. E poiché la sensibilità per il rispetto della natura va di pari passo con la sensibilità per l’arte, quest’ultima nave - oltre a offrire un design d’avanguardia dovuto a Joseph Farcus, oltre ad utilizzare materiali pregiati, dai marmi ai legni all’acciaio - si avvale di una collezione d’arte di circa trecento fra sculture e dipinti». Abbiamo chiesto a Roberto Recalcati e a Sandra Casagrande: per questa collezione d’arte, quale è stato il principio informatore delle vostre scelte? «L’idea di partenza, dato il tema e il nome, è stato immaginare
che la nave intera sia una immensa visionaria “villa di delizie” dove gli ospiti - i passeggeri - sono chiamati a partecipare a una continua e ininterrotta festa dei sensi, dove ai piaceri del corpo si aggiungono quelli dell’anima. Proprio come accadeva fino al Settecento nelle ville nobiliari quando sontuosi banchetti erano ospitati sotto volte affrescate da grandi artisti. Il progetto ha trovato il culmine della sua realizzazione nell’opera di Donizetti, nell’equilibrio e nella profondità del suo dipinto: una vera e propria allegoria, la delizia non può nascere che dall’equilibrio tra i piaceri del corpo e della mente. In “Delizia Fisica e Delizia Intellettuale” due figure femminili rappresentano con i loro simboli la delizia fisica e la delizia intellettuale unite e divise al contempo da una bilancia, simbolo dell’equilibrio. Queste due figure, che si adagiano leggere sulle nubi, sono ispirate a due opere della celebre serie de “I Vizi Capitali” del Maestro». Volete dare un cenno delle tante altre opere che arricchiscono tutto il
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percorso della nave? «C’è la famosa “Sfera” di Arnaldo Pomodoro, ci sono le decorazioni di Alberto Nodolini, l’opera di Flavio Lucchini, di Sophia Vari, di Carla Tolomeo, di Elisa Rossi e, per non dimenticare nessuno, ecco i nomi
di tutti gli artisti: Gallia e Peter, Bixio, Girardello, Ajolo, Du Pasquier, Savelli Serenari, Giavarini, Von Berner, Vignali, Prestinari, Ogata, Montanary, Gobbo, Smeraldi, Locatelli-Ninchi, Marzorati, ValentiniPiro, Dell’Osso, Jotti».
casagrande&recalcati "Atrio delle delizie"
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Roberto Recalcati
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Arte e Cultura
aprile
1861-2011: BERGAMO NEL RISORGIMENTO ITALIANO La nostra rivista intende ricordare l'anniversario dell’impresa dei Mille con una serie di iniziative che si concluderanno in concomitanza con il 150° anniversario dell'Unità d'Italia. Iniziamo con questo numero analizzando chi erano i garibaldini bergamaschi
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l giorno 3 maggio 1860 Bergamo scrisse la pagina più significativa della sua storia. Quasi 200 volontari, accorsi dalla città e dai paesi della provincia, si radunavano sul piazzale della stazione ferroviaria agli ordini di Francesco Nullo. Destinazione Genova, dove due giorni dopo sarebbero salpati da Quarto alla volta di Marsala per dar vita alla leggendaria spedizione dei Mille. In nessuna città italiana ha vibrato per
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150 anni come a Bergamo una più sincera passione garibaldina, grazie anche al fatto di aver dato all'impresa più famosa del Risorgimento il gruppo di volontari più numeroso e più completo. La nostra rivista, non immemore della testata che porta, intende ricordare l'anniversario con una serie di iniziative che si concluderanno il prossimo anno in concomitanza con il 150° anniversario dell'Unità d'Italia. Iniziamo con questo numero analizzando chi erano i volontari bergamaschi.
I 180 VOLONTARI BERGAMASCHI di Giuseppe Dossi «Si comunica che, con decreto del Presidente della Repubblica in data 20 gennaio 1960, è stata concessa alla città la facoltà di accompagnare lo stemma con l’iscrizione centrata in caratteri d'oro “Bergamo-Città dei Mille”, disposta in modo che la parola “Bergamo” sia collocata al di sopra e l’espressione “Città dei Mille” al di sotto dello stemma stesso». Cosi, esattamente cento anni dopo la leggendaria spedizione dei Mille in Sicilia per la quale la nostra città aveva dato a Giuseppe Garibaldi il più gran numero di volontari, il capo dello Stato Giovanni Gronchi assegnava - unica in Italia - la gloriosa dicitura che porterà per sempre, dopo che era già stata insignita della medaglia d'oro per i moti risorgimentali del 1848/’49. Un riconoscimento quasi dovuto se si pensa che era stato lo stesso Garibaldi a chiamare Bergamo la “Citta dei Mille” e ad esaltare i bergamaschi come i più `prodi figli della gioventù lombarda. Ma chi erano i 180 volontari che seguirono il generale dalla camicia rossa mettendo a rischio la propria vita ed i propri beni economici per un ideale - ancora oggi poco sentito da gran parte dei nostri concittadini - come l'unità d'Italia? Il sindaco del 1960, Costantino Simoncini, scrisse: «Mi è accaduto di sentire affermare che il volontarismo garibaldino non fu fenomeno popolare, perché esso fu prevalentemente opera della piccola o media borghesia italiana esercitante una professione o un'industria. Questo è, stando ai dati relativi alla Bergamasca, solo parzialmente vero. I possidenti, la borghesia industriale, gli intellettuali
professionisti, compresi tra questi molti piccoli impiegati, diedero in tutto solo 50 dei 180 nostri volontari; gli operai, gli artigiani, un certo numero dei quali analfabeti, ne diedero invece 72». Statistica del resto confermata da recenti ricerche effettuate dal Museo Storico cittadino: solo il 10% dei garibaldini bergamaschi erano possidenti agrari o industriali e il 39% operai e artigiani impiegati nelle piccole e grandi manifatture e officine prevalentemente della città. Il 18% erano intellettuali, artisti e impiegati e il 16% studenti; il 5% erano soldati di carriera e per il 12% non è stato possibile definire la posizione sociale. Completamente assenti, invece, nella battaglia per l'Unità, sono stati i contadini, la classe più numerosa e più misera, tenuta nella più completa ignoranza. Ma da qui a sostenere che il Risorgimento, come ha sempre fatto la storiografia marxista, non fu un fenomeno popolare ce ne vuole. In quanto a numero di volontari non ci fu senz’altro un travolgente movimento di popolo - come poi toccò ottant'anni dopo anche alla Resistenza - ma bisogna tenere in considerazione le condizioni sociali del tempo. Ad animare quelle piccole frange di popolo (che erano comunque la maggioranza dei partecipanti) per un’impresa che i governi di mezza Europa definivano pazzesca, vi erano proprio motivi ideali come l’Unità o la lotta contro lo Stato della Chiesa, i borbonici, gli austriaci, ecc., mentre per i protagonisti più abbienti (che erano la minoranza) i motivi erano anche economici: abolire le barriere doganali tra uno stato e l'altro della penisola significava per loro favorire gli scambi commerciali e culturali.
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Arte e Cultura
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“Ognuno di noi vorrebbe suonare uno strumento” Giovedì 22 aprile il Jazz Club Bergamo, presso la sala del Caffè Bergamo di via Borfuro, ha organizzato una serata in bilico tra conferenza e concerto. Perché la musica è un grosso stimolo per diventare persone armoniose, equilibrate e, spesso, più profonde
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opo la grande abbuffata di ottima musica proposta dalla seconda edizione di Bergamo Jazz diretta da Paolo Fresu, il Jazz Club Bergamo prosegue con la sua programmazione di concerti e attivitá culturali all’interno della sala presso il Caffè Bergamo di via Borfuro 6. Giovedì 22 aprile, ore 21 (ingresso libero) si terrà una serata in bilico tra conferenza e concerto dal titolo “Ognuno di noi vorrebbe suonare uno strumento”. La musica non è soltanto un importante campo della cultura e dell’arte. Nel bambino la cura della musicalità aiuta lo sviluppo e la ricchezza dell’intera personalità. Nell’adulto è un grosso stimolo per diventare persone armoniose, equilibrate e, spesso, più profonde. Provare a suonare, dunque, è un consiglio irrinunciabile per tutti. Presentano: dott. Mauro Bolognesi e dott. Alfredo Raglio, esperti e studiosi di musicoterapia. In concerto: JWS Quartet. Jam session finale aperta a chiunque, appunto, suoni uno strumento. Per informazioni e contatti: Associazione Jazz Club Bergamo, via Fara 21/A, Bergamo - tel. e fax: +39 035.233715 cellulari: +39 335.1271498 +39 335.5388181. Molto curato e funzionale anche il sito www.jazzclubbergamo.com
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