Anno 15 - N째5 Ottobre/Novembre 2012 - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB BERGAMO In caso di mancato recapito si restituisca a: Editrice Bergamasca Srl - via Madonna della Neve, 24 - 24121 Bergamo, che si impegna a pagare la relativa tassa. Euro 3,00
Soluzioni tra esperienza e innovazione
OTTOBRE / NOVEMBRE 2012
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restaurant
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Edito riale
Editoriale
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ergamo non pecca di creatività. Tutt'altro. Basta vedere l'idea stupenda con cui la città contribuirà all’Expo 2015 (il cui tema, ricordiamo, è l’alimentazione): un parco agricolo-botanico ad Astino. Ce l'ha raccontato Federico Elzi, presidente della M.I.A. - Congregazione della Misericordia Maggiore. Che nel 2007 ha acquistato l’area e si sta occupando del restauro. Creatività (e solidarietà) è anche la parola d'ordine di tante iniziative che fanno del bene al prossimo, di cui vi diamo conto in questo numero: l'onoterapia, ovvero riabilitare i bambini disabili attraverso l'ausilio degli asini; oppure "Baci che fioccano", una scommessa a suon di effusioni portata avanti dall'ong Cesvi sugli spalti di Città Alta; O ancora "A scuola di diritti e doveri", corso promosso da Unicef in collaborazione con Ubi Banca - Banca Popolare di Bergamo perché i cittadini di domani abbiano un'adeguata educazione alla legalità. C'è poi chi fa dell'artigianato un'arte. I protagonisti della nostra cover story con i pavimenti in resina spatolata riescono a produrre effetti di altissimo pregio estetico e portano la loro sapienza in tutta Italia. E dalla creatività passa indubbiamente il fare impresa. Nel concorso nazionale "Impresa in azione", destinato agli studenti delle superiori, sono ben due gli istituti bergamaschi che hanno avuto accesso alla fase finale: l'Imiberg con una pettorina per cani dotata di Gps e il Pesenti con un'applicazione tecnologica per aiutare le persone che soffrono di perdita di capacità mnemonica. Buona lettura!
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di Claudio Gualdi
La mia
rubrica
Il condominio
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l condominio, mi dice il vocabolario, è una “comproprietà” e cioè "l'istituto giuridico per cui più soggetti, accanto alla proprietà spettante singolarmente a ciascuno sul proprio piano o sulla propria porzione di piano, hanno la comproprietà su alcune parti comuni dell’edificio” (Treccani). Quindi si tratta di un “diritto”, di un qualcosa di volatile, di astratto che di volta in volta ha bisogno di un luogo, di persone che lo esercitino, di un tempo. E’ anche poi sinonimo di edificio e questo secondo significato nella materialità che lo configura crea di sicuro qualche incertezza in meno. Perché su un terreno scivoloso, rischioso e incerto, appunto, ci muoviamo non appena tentiamo di percorrere quei comportamenti che sono soggetti alle norme condominiali. Insomma quando dai grandi principi si atterra alle pratiche, la situazione diventa ricca di una casistica perfino divertente nella mutevolezza e nella originalità delle questioni che passa in rassegna. Nel prossimo numero cercheremo di approntare una bussola per non perdersi nei labirinti di questo luogo che molti di noi vorrebbero vivere con spirito di civile coabitazione ma che sempre più diventa invece metafora dei molti labirinti in cui il buon senso rischia di andare smarrito.
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di Emanuela Lanfranco e.lanfranco@inwind.it
Approfondimento
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PAROLE, PAROLE, PAROLE
lmeno in teoria, le parole che usiamo dovrebbero essere l’immagine riflessa di ciò che pensiamo (o ciò che pensiamo è l’immagine riflessa delle parole che abbiamo?): tuttavia lo specchio del linguaggio è tutt’altro che fedele a ciò che rappresenta e molti sono poi i condizionamenti che agiscono sulle parole che usiamo. Ne sono esempi il tipo di interlocutore che abbiamo di fronte, la competenza di chi parla o il contesto “storico” in cui si vive. Soprattutto quest’ultimo aspetto condiziona più che mai i nostri testi: trovandoci in una realtà in continuo mutamento anche le parole che usiamo per descriverla e commentarla saranno necessariamente soggette a cambiamenti. La vita di una
lingua è piena di morti e di nascite. Ad esempio, fino a qualche anno fa nessuno avrebbe utilizzato la parola “car sharing” semplicemente perché questa soluzione, cioè l’uso di condividere il mezzo con cui recarsi al lavoro, non esisteva. Naturalmente ci si aspetta che contesto e lessico avanzino di pari passo, ma spesso così non è. A volte le parole corrono molto più velocemente di quanto chi le usa si accorga e ci ritroviamo in mano (nelle orecchie, sulla bocca) termini stranieri o diversi dal consueto per indicare situazioni che avremmo saputo definire con le parole di sempre. Chi compra un’auto sportiva oggi si sentirà molto più appagato dalle sue fantastiche performance piuttosto che dalle sue eccellenti prestazioni. A volte
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Testo: Emanuela Lanfranco
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perfino ci si sente in dovere di usare un linguaggio più moderno perché condizionati dai mezzi d’informazione (che stavo per chiamare “media”!) o dalla pubblicità. Infine anche l’attualità politico ed economica ha il suo peso nel produrre un nuovo lessico, come accade quando usiamo con disinvoltura il termine spending review per riferirci alla necessaria riduzione della spesa pubblica o quando temiamo ogni giorno che lo spread possa aumentare. In realtà la maggior parte di noi non si è mai dovuta preoccupare di tenere sotto controllo il differenziale tra i titoli di stato decennali italiani e gli analoghi tedeschi ma, vista l’influenza che dati di questo tipo esercitano sulla vita delle persone, ogni italiano oggi ne parla e forse è merito anche della semplicità e della brevità della parola spread. Naturalmente all’arricchimento del nostro
vocabolario corrisponde l’abbandono di altre parole che semplicemente non servono più, che scompaiono come dinosauri, spesso insieme a tratti di realtà che li hanno generati. Mentre accogliamo nelle nostre conversazioni quotidiane i termini provenienti dall’estero o dal mondo dell’economia diciamo addio alle parole che hanno accompagnato la vita dei nostri nonni o dei nostri genitori. Non è né giusto né sbagliato: è normale che certe parole muoiano essendo venuto a mancare l’oggetto a cui si riferivano e anzi suona anacronistico e un po’ finto quando, come accade spesso nelle pubblicità, si riutilizzano alcuni termini per evocare una realtà e una genuinità da contrapporre al mondo in cui viviamo. Se fossimo ancora nei primi del Novecento, definiremmo i rappresentanti della cosidetta casta (altra parola presa a prestito
da un comparto linguistico e risignificata in un altro) politici “falopponi, gagaroni, panurghi" cioè boriosi, vanesi, imbroglioni. Sabrina D'Alessandro, pubblicitaria e artista, ha creato l'Ufficio Resurrezione Parole Scomparse sulla scorta di quanto già De Amicis affermava: “… che certe idee non ci verrebbero neanche in mente se non ci fossero i termini con cui esprimerle.” Perciò far tornare in vita delle parole sarebbe come riportare alle luce le idee del bel tempo antico. Forse potrebbe essere divertente, in un piovoso pomeriggio d’autunno, passare un po’ di tempo navigando in questo sito. Se non fosse che l’espressione “navigare in un sito” ormai pienamente utilizzata nella nostra quotidianità ci fa capire come ciò che è morto, fossero anche delle parole, deve morire per lasciare posto al nuovo.
Sommario Città dei Mille - anno 15 n. 4 Aut. Trib. n. 52 del 27 Dicembre 2001 Editore: Editrice Bergamasca S.r.l. www.ediberg.it Direzione e Redazione: Via Madonna della Neve, 24 Bergamo Tel. 035 35 91 011 Fax 035 35 91 117 www.cittadeimille.com Direttore responsabile: Claudio Gualdi
Editoriale La mia rubrica L’approfondimento Assopav, soluzioni tra esperienza e innovazione
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cover story
Investire nella qualità che vale Cocktail da Tiziana Fausti con apertura del corner Dior L'estate ha chiuso in bellezza... "Baci che fioccano" , scommessa vinta Italian Optic, a Sarnico il sesto negozio In città Alta fiorisce la nuova Foppa Numeri da record per "Piazza Verde" Unicef, la legalità si impara da piccoli "Bergamo suona per l'Emilia" al sociale
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vip & news
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shopping
Ora la pet-therapy si fa con gli asini Astino: a che punto siamo? "Da gennaio ne potremo vedere delle belle"
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interviste
Turismo Bergamo in fiera a Parigi Bertoletti Danilo, da 36 anni con Vaillant Riva fa rotta verso Cannes Il futuro è un impresa da ragazzi
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imprese
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rubriche
La Millenium sbarca a Pechino Martirio di S.Alessandro, tradizione senza tempo Il grande sogno di Matteo Tiraboschi si è avverato Bergamo Scienza compie dieci anni
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cultura
Direttore editoriale: Emanuela Lanfranco Redazione: Fabio Cuminetti Abbonamenti: 035 35 91 011 segreteria@ediberg.it 1 anno - 27 euro Stampa: Sigraf - Treviglio (Bg) Pubblicità: Tel. 035 35 91 158
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Co ver
Assopav, soluzioni tra esperienza e innovazione
Assopav, azienda fondata nel 1974 ha un’esperienza ultratrentennale nel mercato delle pavimentazioni in calcestruzzo e resina. Nonostante Il passare del tempo ed il mutare delle richieste del settore, la ricerca/la qualità delle lavorazioni e la disponibilità ad evolversi rimane immutata, ciò per gestire al meglio le esigenze dei propri clienti. È questa la forza principale dell’azienda
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d eccoci anche quest’anno a parlare con l’azienda ASSOPAV delle caratteristiche e delle peculiarità di resine e pavimentazioni... «Tutto ha inizio nel lontano 1974, quando ancora ragazzini, iniziammo ad apprendere le prime nozioni sul calcestruzzo, prodotto principale per eccellenza delle pavimentazioni industriali. Dalle applicazioni di questo prodotto in ogni settore è nata la necessità di ottenere superfici ricercate e personalizzate, resistenti ed esteticamente gradevoli».
In cosa Assopav è un’azienda all’avanguardia?
Dal 1974 a oggi, 38 anni dopo, le cose sono molto cambiate, specialmente le esigenze del mercato. In ambito indu-
striale, la ricerca di superfici belle/resistenti e di facile pulizia è stato elemento di differenziazione delle aziende, ciò in qualunque settore: dal farmaceutico all’elettronico, dall’alimentare al manifatturiero, ecc. «L’azienda ad oggi ha molta esperienza ma non è rimasta ferma a 40 anni fa, il mercato cambia, si evolve… Col passare del tempo realizzare solo pavimentazioni in calcestruzzo sembrava ormai diventata routine. Il mercato richiede continuamente ripristino di vecchie superfici e le richieste di cambiamento con l’obbiettivo di realizzare pavimenti innovativi, diversi, resistenti, di grande impatto estetico e di innovativa tipologia. Il fatto di sentirsi gratificati nel momento stesso in cui il cliente è gratificato, ci ha spinto a cercare continuamente di innovarci e migliorarci
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A cura della redazione
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riuscendo a valorizzare maggiormente questo settore in un mercato sempre alla ricerca di prodotti diversificati». In cosa Assopav si è specializzata maggiormente? E quali sono le pavimentazioni più richieste oggi dal mercato?
Assopav si è specializzata in molte tipologie di pavimentazioni ampliando il proprio mercato ed i propri prodotti: non più solo pavimentazioni industriali e rampe in calcestruzzo, ma anche pavimentazioni e rivestimenti resinosi ad uso industriale e civile (es. resina spatolata, autolivellante..), verniciature antipolvere e antiolio, pavimenti e muri stampati, impermeabilizzazioni resinose carrali, pavimenti acidificati, pavimenti in sasso lavato … e molto altro. Possiamo suddividere le richieste del mercato negli ultimi tempi in tre tipologie (che andranno poi ulteriormente distinte in base alla destinazione d’uso): I pavimenti in calcestruzzo stampato (suddivisi in “fresco su fresco” e “fresco su indurito”) I pavimenti e rivestimenti in resina spatolata (uso civile) I Rivestimenti “multistrato” (uso industriale) I pavimenti stampati
I pavimenti in calcestruzzo stampato sostituiscono le pavimentazioni classiche in calcestruzzo, le quali, se pur funzionali ed utilizzate un po’ ovunque, non hanno per natura un grande aspetto estetico. Il sistema “fresco su fresco” è una pavimentazione industriale ma con una finitura ricercata, si realizza posando il calcestruzzo (di spessore variabile in funzione alla destinazione d’uso) su un fondo ben costipato, ove a seguire verrà incorporato lo strato d’usura colorato previsto, questa operazione verrà eseguita manualmente con adeguate attrezzature. A seguire, la pavimentazione verrà stampata manualmente (con appositi stampi in gomma), ottenendone il disegno e la texture desiderata. Questo tipo di pavimentazione è spesso utilizzata per realizzare ingressi, cortili,
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piazzali, marciapiedi, strade, bordi piscina, parcheggi ecc. ove vi sia l’esigenza di avere una superficie monolitica, solida e di gradevole aspetto estetico. Il sistema “fresco su indurito” invece è un rivestimento di sola finitura duro a basso spessore (4/6 millimetri) e viene richiesto sia in ambito civile che industriale. Sono lavorazioni innovative ove sia richiesta una finitura antisdrucciolo di notevole resistenza meccanica, utilizzate per rivestire/risanare e trasformare c o m p l e t a m e n t e s u p e r f i c i n u ove o esistenti, solide o leggermente degradate. Anche questo rivestimento è spesso utilizzata per realizzare ingressi, cortili, piazzali, marciapiedi, strade, bordi piscina, parcheggi ecc., ottenendo una superficie solida e di gradevole aspetto estetico. Cambia/rinforza e risana la superficie esistente ottenendo proprietà antiscivolo, resistendo a sale, grassi, oli... è facilmente pulibile con getti d’acqua. È una finitura a base di polimeri, cemento e quarzi.
I pavimenti e rivestimenti in resina
Per quanto riguarda i pavimenti ed i rivestimenti in resina, vi sono rivestimenti specifici per l’industria ed altri più ricercati e nati per essere utilizzati nel settore privato. Nel settore privato quello più richiesto è il nostro “pastello spatolato”. Il nome deriva dal pastone che si forma durante l’amalgamazione del prodotto (cemento/resina/silice), ed è stato formulato per ottenere effetti ricercati, particolari e di notevole impatto estetico. Applicata manualmente, la resina spatolata è particolarmente indicata per realizzare superfici orizzontali o verticali creando rivestimenti e pavimentazioni unici ed irripetibili, di notevole impatto architettonico ed estetico. Essa può essere realizzata su fondi nuovi o esistenti di qualunque natura purché stabile: ceramica, marmo, cemento, pannelli in multistrato ecc.. il prodotto è applicabile a
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spessori compresi fra 2 ed i 5 mm. Rivestire una pavimentazione esistente, deteriorata o da rinnovare non comporta nessun tipo di demolizione del pavimento, il quale non necessita di revisione né di sostituzione degli infissi. Inoltre, grazie alle sue caratteristiche di impermeabilità, è anche indicata per rivestire bagni, piscine, saune, cucine.. L’effetto cemento naturale o leggermente più scuro è il colore che più ci viene richiesto. La procedura applicativa è realizzata da personale qualificato, in quanto questo rivestimento è formato da più strati, con tecniche/procedure e materiali ben definiti e specifici, di qualunque colorazione.
L’ARTE DI RENDERE ESCLUSIVO IL TUO AMBIENTE
Settore industriale e alimentare
Nel settore industriale e alimentare le pavimentazioni più richieste sono i rive-
stimenti in “resina multistrato” a finitura monoclore o con quarzi ceramizzati. Questi rivestimenti vengono realizzati con spessore ridotto di 3/5 mm. e presentano una notevole resistenza meccanica, hanno un ottimo aspetto estetico e sono di facile manutenzione. La stratigrafia del rivestimento composto da un mix di quarzi e resine, consente di ottenere una superficie unica, impermeabile e certificata ai fini alimentari, con un ottimo e ricercato aspetto estetico finale.
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LA FORZA È UN GIOCO DI SQUADRA
La collaborazione interna è il punto focale su cui basiamo la nostra operatività. Crediamo che operare con persone valide e soddisfatte del proprio lavoro e delle proprie realizzazioni sia il punto di partenza per raggiungere il nostro obbiettivo primo: la soddisfazione del cliente finale.
Il rivestimento può essere a sua volta personalizzato, inserendo prodotti di diversa colorazione. Un’accurata analisi del fondo consentirà alle nostre maestranze di valutarne la fattibilità e proporre la migliore soluzione.
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“Investire nella qualità che vale”
Arte, gemmologia, finanza e immobiliare a confronto in un convegno organizzato da Chronospere, a Grumello del Monte, da Gioielleria Serafino Consoli, Mediolanum Private Banking e Immobiliare Percassi
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nvestire in qualità facendosi guidare da persone esperte ed evitando il più possibile il “fai da te”. In particolare quando gli investimenti in gioco toccano gli ambiti dell'arte, della finanza, delle pietre preziose e degli immobili. Quattro settori che soprattutto in tempo di crisi possono diventare dei “porti sicuri” di attracco per investimenti duraturi. Queste e altre riflessioni sono emerse durante il convegno “Investire nella qualità che vale”, organizzato a Chronosphere, a Grumello del Monte, e che ha visto la partecipazione di tre realtà importanti: Gioielleria Serafino Consoli, Mediolanum Private Banking e Immobiliare Percassi. Obiettivo dell'incontro, moderato dal giornalista del Corriere della Sera Fabio Paravisi, è stato quello di far scoprire e conoscere gli investimenti di grande
valore che è possibile fare anche in tempo di crisi. Concetti che sono stati snocciolati dai cinque relatori della serata: Michele Trimarchi, Professore ordinario di Analisi Economica del Diritto e Cultural Economics; Lucio De Gasperis, Direttore Investimenti Mobiliari, Mediolanum Gestione Fondi SGR; Valerio Zancanella, gemmologo ed esperto internazionale di pietre preziose; Francesco Percassi, Consigliere Delegato di Immobiliare Percassi; Ivan Consoli, Direttore Generale della Gioielleria Serafino Consoli. Come ha spiegato Paravisi, “in un tempo di grande diffidenza e crisi le famiglie che possono, tendono a investire in prodotti che danno sicurezza, di qualità”. Una qualità che si può trovare in pietre preziose, quadri, fotografie, case di pregio e prodotti finanziari sicuri. Parola d'ordine: nessun azzardo e necessità di
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affidarsi a persone di fiducia e competenti, un denominatore che accomuna tutti i settori presi in considerazione durante la serata. Soprattutto sul fronte della finanza dove “l'emozione è nemica degli investimenti”, come ha spiegato De Gasperis: “Nel settore finanziario investire significa avere una visione a lungo termine e ogni investimento deve essere costruito affinchè il patrimonio non risenta dei cambiamenti contingenti e duri nel tempo. Oggi più che mai è necessario diversificare gli investimenti e non indirizzarsi verso un'unica direzione”. La componente emotiva è al contrario chiamata in causa nei settori dell'arte e delle pietre preziose, considerati ad oggi beni rifugio di qualità e sicuri. Arte intesa come quadri ma anche fotografie e video. Investire nell'arte significa “innamorarsi di un'opera – ha spiegato il professor Trimarchi –. Per un'impresa un'opera d'arte può diventare un driver di identità. La prima regola per investire nell'arte è di seguire l'istinto, a cui vanno naturalmente integrate adeguate conoscenze tecniche”. Sulla stessa linea viaggia l'investimento nelle pietre preziose dove il diamante resta la pietra maggiormente richiesta, seguita gemme quali rubino, zaffiro e smeraldo. “Si tratta di un mercato molto stabile – ha spiegato Zancanella – non influenzato da crisi economiche, politiche e sociali. Investire in una pietra preziosa significa investire in un bene raro e sicuro che non ha costi di mantenimento ed è un bene esclusivo. Inoltre si tratta di beni il cui valore può aumentare nel tempo”. Unica avvertenza, come ha evidenziato Ivan Consoli, è quella di “affidarsi a un gioielliere di fiducia, storico e con esperienza nel campo”. Un leitmotive che vale anche per chi vuole investire negli immobili di pregio. “Il mercato immobiliare – ha spiegato Percassi – è sempre più sofisticato per cui gli operatori giocano un ruolo fondamentale. Gli immobili di pregio fanno della qualità il loro elemento caratterizzante. Trattasi di una nicchia di mercato dove il driver sia da parte della domande che dell'offerta è la selezione. Questo è il segmento che storicamente regge di più anche nei momenti di crisi”.
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Cocktail da Tiziana Fausti con apertura del corner Dior
n occasione della riapertura degli spazi rinnovati di Piazza Dante, giovedi 20 settembre, Tiziana Fausti, che da tempo affianca alla sua attività di retailer di lusso quella di collezionista d’arte esperta ed eclettica, ha trasformato il restyling del suo storico multibrand in un performance artistica. Marcello Maloberti, è l’artista che per l’occasione ha creato tre installazioni. “Il sole così come deve essere”, al piano terra, era composta da una serie di pali sostenuti da basamenti circolari, provenienti dai cantieri, elementi dal carattere astratto richiamavano un’estetica industriale e provvisoria. In contrasto con i blocchi di marmo provenienti dalle cave di Zandobbio, a evocare invece la tradizione architettonica e monumentale della città di Bergamo. Sul terrazzo sono state proiettate le immagini, selezionate e rielaborate dall’artista, degli ultimi trent’anni di moda del multibrand. In un flashback emozionante si sono avvicendati gli eventi, i capi e gli accessori delle collezioni
storiche ospitate negli anni da Tiziana Fausti. La terza e ultima installazione, interattiva, consisteva in una selezione delle più belle e significative foto di archivio del negozio di Tiziana Fausti. A disposizione del pubblico, sotto forma di cartoline ed esposte in un tipico espositore da articoli souvenir, hanno trasformato la storia del negozio in un vero e proprio memorabilia da inviare alle persone del cuore o da tenere come "souvenir. “Tutto il mio lavoro, ha spiegato Marcello Maloberti, ha a che fare con il sentire, l’importanza del momento, del contingente e del contemporaneo, sia con le performance che con gli oggetti e le fotografie. Sono attratto da mondi fatti di desideri, tensioni e momenti di incontro. Gli elementi della mia opera, “Il sole come deve essere”, richiamano le figure stilizzate dell’estetica, la verticalità del corpo, creando un inedito contrasto e un momento di incontro tra le due grandi passioni di Tiziana Fausti: l’alta moda e l’arte contemporanea”.
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L’estate ha chiuso in bellezza…
“Vivi Bergamo il giovedì” ha terminato la stagione con una grande festa il 13 settembre: per una serata le vie del centro si sono trasformate in un grande salotto
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e il 13 porta fortuna, ci auguriamo che per tutte le attività commerciali del centro della città sia veritiero. Il 13 settembre “Vivi Bergamo il giovedì” ha chiuso i battenti con una grande festa: per una serata le vie del centro si sono trasformate in un grande salotto dove, grazie anche alla clemenza del tempo - se ricordiamo la sera prima c’era stato un gran bel temporale - la gente ha potuto godersi la città, passeggiare gustando prelibatezze locali, ascoltare buona musica, partecipare ai vari eventi organizzati dai negozi. Ognuno ha avuto un’idea e questo ha portato a vedere finalmente Bergamo viva. In particolare quest'ultimo giovedì ha avuto come tema portante la moda: è stata infatti creata una sorta di enorme passerella da un chilometro quadrato sotto la denominazione "Notte rosa".
Inoltre alcuni artisti hanno accompagnato il pubblico riproducendo opere famose dell'Accademia Carrara mentre tre gruppi di musicisti del Conservatorio di Bergamo hanno fatto da colonna sonora dal vivo alle serata. Alcuni giovani organisti si sono esibiti nelle chiese di Santa Maria delle Grazie, Sant'Alessandro in Colonna e San Bartolomeo. Coreografie di grande suggestione hanno completato l'offerta della manifestazione: sono state predisposte da Modern Ballet e da Oltre la Danza. Vorremmo citare tutti quelli che hanno reso possibile questa splendida serata ma sono troppi: ringraziamo comunque Comune, Camera di Commercio, Ascom, associazione Bergamo Vive, Confesercenti, il distretto Bergamo Centro e i bergamaschi tutti. Arrivederci alla prossima estate.
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“Baci che fioccano”, scommessa vinta
L’iniziativa solidale del Cesvi per far nascere la vita in Africa ha avuto successo: oltre cento persone si sono baciate sotto la vela del locale “Baia San Giacomo”, in Città Alta. Parte dell’incasso della serata è stato devoluto al progetto “Fermiamo l'Aids sul nascere”
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na serata speciale dedicata al Cesvi quella che si è tenuta domenica 26 agosto dalle ore 19 alla “Baia San Giacomo”, sugli spalti di Porta San Giacomo in Città Alta. Il gruppo di volontari Amici del Cesvi Bergamo ha lanciato per il secondo anno consecutivo una scommessa solidale: se 100 persone si fossero baciate sotto la vela, il locale “Baia San Giacomo” avrebbe devoluto parte dell'incasso della serata al progetto umanitario del “Fermiamo l'Aids sul nascere”. Ovvero ogni coppia con il suo bacio avrebbe contribuito a far nascere bambini sani da madri sieropositive. La scommessa è stata vinta è l’evento è stato un successo su tutti i fronti. La simpatia dei testimonial - Omar Fantini e Melita Toniolo, con il supporto di Luca Messi - ha
conquistato tutti i presenti e la sfida è stata ampiamente raggiunta: più di 50 i baci scoccati. Ovvero più delle fatidiche cento persone. L’iniziativa è stata realizzata con il contributo di Ubi - Banca Popolare di Bergamo e di Central Hostel. I fotografi Fabrizio Zambelli e Mario Rota hanno immortolato i momenti salienti della serata animata da Radio Number One con Massimo Biggi e Mirko Bertoldi. Per la cena serata “Taste in jazz – Contaminazioni”: alta cucina bergamasca “in salsa jazz” con le note degli Acid Frogs. Le grandi tradizioni gastronomiche bergamasche rivisitate dallo chef Elvio Beretta e dai prodotti Bocabuna per deliziare i palati in preparazione dei baci che hanno preso il via dalle 21.30 circa. Il “Kiss Corner” è stato allestito da Archi-
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mania per rendere ancora più speciale questo gesto simbolico. Dal 2001 Cesvi è fortemente impegnato nella lotta all’Hiv/Aids nell’Africa australe con la campagna “Fermiamo l’Aids sul nascere”, avviata 10 anni fa nel piccolo ospedale Saint Albert in Zimbabwe. La campagna è oggi attiva in Congo, Uganda,
Sudafrica, Kenya e in Vietnam e prevede ad diverse attività: una terapia farmacologia per ridurre la trasmissione del virus dalle mamme sieropositive ai neonati accompagnata da un programma di prevenzione e assistenza alimentare e psicologica alle mamme; creazione di strutture di accoglienza e di lotta all’esclusione sociale per gli orfani dell’Aids; supporto e assistenza medica per i malati di Aids (accesso alle cure con farmaci antiretrovirali); promozione di campagne educative e di prevenzione con il coinvolgimento della popolazione e delle istituzioni locali. In Italia Cesvi è attivo con azioni di sensibilizzazione che, proprio a partire dalla conoscenza del lavoro della Ong nel sud del mondo, mirano a sviluppare una cultura della responsabilità e dell’impegno tra i giovani italiani. OTT-NOV 2012
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Italian Optic,a Sarnico il sesto negozio
Non si ferma l’espansione del Gruppo Lob Ottica. All’inaugurazione del punto vendita, lo scorso 20 settembre, i giocatori dell’Atalanta Bellini e Capelli. Cinquecento le persone presenti
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n origine era Lob, Laboratorio Ottico Bergamasco. Ora la società di Stefano Chiarla e Fulvio Rizzi ha una nuova insegna, Italian Optic – Gruppo Lob Ottica, perché la ramificazione dei punti vendita non smette di crescere: ha superato da tempo i confini della provincia con i negozi di Milano e Rezzato. Lo scorso 20 settembre è stato però posizionato un nuovo tassello (dopo quelli di Curno, Comenduno di Albino e Fontanella) in un’area della Bergamasca ancora non coperta, quella verso il lago d’Iseo, con l’inaugurazione in grande stile a Sarnico, in via Suardo 18. Cinquecento le persone presenti tra cui Bellini e Capelli dell’Atalanta, di cui Italian Optic è “gold sponsor”. «Ho cominciato a lavorare in questo settore 33 anni fa con un laboratorio che serviva i
negozi di ottica – racconta Chiarla -. Ero dietro le quinte. Poi, con il mio socio, ho deciso di entrare direttamente in scena. Un mio cliente vendeva il suo negozio e ne ho approfittato». È stato subito un successo. Con il secondo negozio sono finite le forniture a terzi: non ce n’era più bisogno. Lob era già un punto di riferimento noto in tutta la provincia. Il segreto? Prezzi concorrenziali, in primis. «Ho mantenuto i contatti direttamente con i fornitori e questo mi ha sempre consentito di saltare un passaggio di intermediazione», spiega Chiarla. Poi l’esperienza straordinaria maturata in tanti anni, una scelta vastissima e aggiornata di montature e tecnologie, l’attenzione unica al cliente: «deve essere coccolato: gli dedichiamo tutto il tempo che serve».
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Di Fabio Cuminetti
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In Città Alta fiorisce la nuova Foppa
Nella speciale cornice di Piazza Vecchia rivestita a giardino atlete e tecnici del Volley Bergamo si sono fatti immortalare in una serie di scatti che impreziosiscono l’immagine del club
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cco la meravigliosa immagine che disegna la Foppapedretti Bergamo 2012/2013. Nella speciale cornice di Piazza Vecchia rivestita a giardino atlete e tecnici del Volley Bergamo si sono fatti immortalare in una serie di scatti che impreziosiscono l’immagine del club. Una mattinata piena di entusiasmo, quella vissuta in Città Alta giovedì 13 settembre: le americane Brown e Crimes sono rimaste incantate scoprendo il fascino del borgo, diventando loro stesse fotografe e scattando immagini. Anche per Klisura e Blagojevic è stata l’occasione per scoprire nuovi angoli della città, mentre Merlo e Zambelli si sono calate nella parte di ciceroni per “raccontare” alle nuove arrivate l’affascinante Bergamo Alta. Tanta anche la curiosità dei numerosi visitatori della piazza, fermatisi ad ammirare
le dodici splendide rossoblù e a scambiare quattro chiacchiere con le nuove stelle cittadine. Per tutte, l’immancabile “in bocca al lupo” e la richiesta di tenere alto l’onore cittadino. Le immagini sono state scattate in ogni angolo di Piazza Vecchia e sono finite su calendari e gadget messi in vendita all’avvio del campionato. Ma quel giovedì 13 non si è esaurito lì, per la Foppa. C’era una serata ricca di appuntamenti nel centro cittadino. Il Comune di Bergamo con il Distretto del Commercio per la quarta e ultima serata di “Vivi Bergamo il giovedì” aveva organizzato la “Notte Rosa”, serata sul tema della moda. E tra le protagoniste c’erano anche le rossoblù Alexis Crimes e Francesca Devetag, che hanno sfilato in via Quarenghi dalle 21.30.
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Numeri da record per “Piazza Verde”
È stato disallestito lunedì 17 settembre l’orto-giardino che ha trasformato una delle più suggestive piazze d’Europa in un prezioso angolo di verde incastonato tra i palazzi storici di Bergamo
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empo scaduto per ammirare Piazza Vecchia nella sua inusuale veste di Piazza Verde, trasformata in un grande giardino in occasione dell’edizione 2012 di “I Maestri del Paesaggio - International Meeting of the Landscape and Garden”. Lunedì 17 settembre la piazza è stata disallestita e gli interessati hanno potuto acquistare piante, vasi, luci a prezzi concorrenziali. La kermesse organizzata da Arketipos in collaborazione con il Comune di Bergamo ha registrato un incremento di presenze rispetto all’anno passato diventando la dimostrazione di come il verde e le tematiche ambientali possano essere una scommessa vincente per il futuro delle città moderne. Un successo andato oltre confine, sui principali giornali italiani fino ad arrivare in Cina. Punta di diamante della manifesta-
zione sono stati i paesaggisti di fama internazionale intervenuti a Bergamo nella splendida cornice del Teatro Sociale dove, tra gli altri, sono saliti sul palco l'americano Peter Walker, che ha co-progettato il Memorial National September 11th (dove sorgevano le Torri Gemelle), l'italiano Marco Pozzoli, vincitore del concorso internazionale per il nuovo ospedale di Bergamo, l’inglese John Brookes. che ha progettato e costruito più di 1000 giardini in tutto il mondo nel corso di una carriera che dura da 50 anni. “I Maestri del Paesaggio” è stato sinonimo di convegni, workshop e seminari verdi, interessanti occasioni di incontro e di riflessione che, nei palazzi storici di Città Alta, hanno insegnato a più di 1000 persone i più moderni metodi per la progettazione del paesaggio.
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Testo: Fabio Cuminetti
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Unicef, la legalità si impara da piccoli
Si chiama “A scuola di diritti e doveri” il corso pensato e realizzato per i ragazzi dalla quinta elementare alla terza media in collaborazione con Ubi Banca – Banca Popolare di Bergamo
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iteniamo che far crescere i nostri ragazzi nella cultura della legalità sia un impegno di tutti, affinché le nuovegenerazioni siano preparate all’assunzione delle responsabilità che il mondo in evoluzione riserverà loro». Parole ampiamente condivisibili quelle che l’Unicef – Comitato provinciale di Bergamo ha utilizzato per far conoscere alla cittadinanza il progetto “A scuola di diritti e doveri”: un corso di legalità penale pensato e realizzato (in collaborazione con Ubi Banca – Banca Popolare di Bergamo) per i ragazzi dalla quinta elementare alla terza media. La presentazione è avvenuta giovedì 20 settembre alle 11,30 presso la Sala Funi della Banca Popolare di Bergamo, in Piazza Vittorio Veneto. Tra i relatori la dottoressa Ermanna Vezzoli, presidente dell’Unicef di Bergamo, il cavaliere del lavoro Emilio
Zanetti, presidente della Banca Popolare di Bergamo, il professor Guglielmo Benedetti dell’Ufficio Scolastico Provinciale di Bergamo, l’avvocato Rita Duzioni. Il progetto ha ottenuto il sostegno dell’Ufficio Scolastico Provinciale di Bergamo e il patrocinio della Provincia di Bergamo. Iniziative di questo tipo si stanno diffondendo in tutta Italia, talvolta anche con la presenza in classe di esponenti delle forze dell’ordine o degli enti pubblici. Come il noto progetto «Fisco e Scuola», regolato a livello nazionale dal protocollo d’intesa tra l’Agenzia delle Entrate e il Ministero dell’Istruzione, che permette ogni anno a migliaia di studenti di conoscere l’attività dell'Amministrazione finanziaria e i principi che sono alla base del nostro sistema fiscale. In tempi di grande richiamo alla responsabilità sociale delle tasse è più che doveroso.
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A cura della redazione
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«Bergamo suona per l’Emilia» al Sociale
Una due giorni di concerti che ha visto protagonisti tanti musicisti di Bergamo, alla quale hanno aderito con entusiasmo anche nomi dell’agone concertistico nazionale e internazionale
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ergamo suona per l’Emilia». È il titolo della manifestazione benefica promossa dall’assessorato alla Cultura e Spettacolo del Comune di Bergamo e organizzata dalla Fondazione Donizetti, a sostegno delle comunità colpite dal recente terremoto. Una due giorni di concerti (sabato 23 e domenica 24 giugno) al Teatro Sociale di Città Alta, che ha visto protagonisti tanti musicisti di Bergamo, per formazione e per elezione, alla quale hanno aderito con entusiasmo anche nomi dell'agone concertistico nazionale e internazionale. Per la sua realizzazione si sono profusi il maestro Aldo Ceccato e il maestro Francesco Bellotto, che hanno messo in campo professionalità e conoscenze riuscendo a coinvolgere un numero importante di artisti di primo piano.
Tutti hanno risposto con entusiasmo alla «chiamata», accettando di esibirsi a titolo gratuito. Come gratuitamente hanno messo a servizio della manifestazione le proprie professionalità i collaboratori della Fondazione Donizetti, i tecnici, le maestranze, i vigili del fuoco, il personale di sala e di biglietteria. La cordata di solidarietà ha coinvolto i consiglieri, gli assessori e il sindaco, che hanno deciso di elargire un gettone di presenza a favore dell'iniziativa. In nome della musica, nella città di Donizetti, «Bergamo suona per l’Emilia» si è configurata quindi come una vera e propria maratona che ha inaugurato l’estate musicale bergamasca, a poche settimane dall’inizio della terza edizione delle «Passeggiate Donizettiane» e della settima edizione del «Bergamo Musica Festival Gaetano Donizetti».
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A cura di Fabio Cuminetti
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Inter vista
Ora la pet-therapy si fa con gli asini
Maurizio Cortinovis ha creato un centro di onoterapia presso l’azienda agricola “Le Sorgenti”. «L'asino è un animale intelligente, docile, empatico, affettuoso, adatto a un approccio immediato con i bambini»
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pochi chilometri dal centro città trovo un’oasi dove il silenzio e il panorama la fanno da padrone. Un luogo bellissimo, quasi impossibile pensare che si possa trovare ancora un posto così… Sono nell’azienda agricola “Le Sorgenti”, un luogo ameno in via Colle dei Roccoli, ovviamente a Bergamo, dove Atalanta, Galatea, Ercolino, Borela, Doris, Bella, Bionda e Nera vivono insieme liberi e potrei aggiungere felici. Chi sono? Una mandria di asini che con la loro pazienza e prudenza aiutano ad effettuare un trattamento terapeutico, l’onoterapia. Il termine deriva dal greco “onos”, ovvero asino. Il Roccolo degli Asini - così è stato battezzato il centro di riabilitazione presso “Le Sorgenti” - è stato ideato da Maurizio Cortinovis, promotore finanziario che dedica il suo tempo libero a questa attività.
Dottor Cortinovis, come nasce il suo interesse verso questo animale?
«Sicuramente è l’amore che ho sempre avuto per gli animali che mi ha portato ad avvicinarmi all’asino in modo così concreto. E poi perché effettivamente in questi anni c’è stata la riscoperta di questo animale biblico che ha rischiato anche l’estinzione, usato in passato per sopperire alle funzioni fisiche dell’uomo. Ora lo si avvicina in termini diversi: è un animale estremamente intelligente, molto curioso, docile, empatico, lento, affettuoso, si lascia avvicinare e questo lo rende adatto a un approccio immediato. Quindi, volendo dedicarmi anche ai bambini diversamente abili, si è rivelato per tutte le sue caratteristiche come uno dei più idonei per fare questo tipo di attività».
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Di Emanuela Lanfranco
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l’animale, il bambino e l’operatore. Il primo approccio del bambino consiste nell’avvicinarsi all’animale, abbracciarlo, spazzolarlo, sentirsi coinvolto. Una seconda fase consiste nel portare l’animale alla longhina, la corda attaccata alla capezza, una specie di guinzaglio che da la possibilità di camminare con l’asino. Tutti questi elementi insieme permettono di sviluppare la comunicazione, quindi di svegliare o avvicinare il corpo all’emozione. Viene a crearsi un rapporto tra animale e bambino tale da fare “dimenticare” i propri problemi perché l’attenzione è tutta sull’asino. Dimenticare nel senso che in quel momento di attività il bambino si concentra completamente sul suo animale. Questo è il senso dell’onoterapia, fare acquisire la consapevolezza del proprio corpo e dei movimenti che favoriscono la capacità di comunicazione con un altro essere vivente». Il beneficio di questa terapia si riscontra dopo quanto tempo?
«È soggettivo, non c’è una scadenza. C’è chi dopo solo quattro incontri gira tranquillamente con l’asino, lo accarezza, si mette a braccia a penzoloni sul suo dorso dell’asino e questo significa aver superato un certo isolamento». L’operatore che ruolo svolge? Che cosa è l’onoterapia?
Come si svolge questa terapia?
«È una pratica che usa l’asino quale strumento di terapia, ideale specialmente con i bambini perché l’asino ha le misure giuste. Ossia, in tema di animali già usati per la pettherapy, non è troppo basso come il cane o troppo alto come il cavallo. L’asino ha una dimensione che non incute disagio o paura, è all’altezza del nostro sguardo. Spontaneamente si avvicina alle persone, è molto curioso, chiede contatto e attenzione, è morbido al tatto, ama farsi spazzolare e sollecita la partecipazione del bambino. Le vibrazioni che emette, nel rapporto muto che si crea con il bambino, lo fanno diventare un mezzo di comunicazione molto importante perché permette al piccino di non isolarsi, di non restare in disparte o passivo in sua presenza».
«Ovviamente il luogo dove si può praticare è sempre in un contesto piacevole, stimolante, in mezzo alla natura, al verde, e i mezzi che usiamo sono l’asino, il gioco, il corpo, movimento e, importante, la sinergia che si crea tra
«In questo caso di attività assistita l’operatore non è altro che l’anello di congiunzione tra animale e persona a cui è rivolta questa attività». Lei fa parte di un’associazione?
«Sono il vice presidente dell’associazione “Asini si nasce… e io lo nakkui”, di Asti. Da parte mia c’è sempre stata la volontà di diventare operatore in attività assistita, ho frequentato i corsi e ora sono il responsabile del Roccolo degli Asini». Ha dei collaboratori?
«Collaboro con una realtà molto importante, “Spazio e famiglia”, presso l’Istituto Sordomuti di Torre Boldone, che mi aiuta con dei validi operatori di sostegno». C’è un limite di età per potersi avvicinarsi all’onoterapia?
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Ripeto, bisogna vedere se il bambino entra in sintonia con l’animale». Quanti bambini partecipano all’attività?
«Ho fatto lezioni sia individuali che collettive, ogni bambino è accompagnato e io seguo con particolare attenzione l’approccio con l’animale». Dottor Cortinovis, cosa l’ha spinta ad avvicinarsi a questa attività?
«Da sempre nutrivo la voglia di dedicarmi ai bambini diversamente abili. Quando sono venuto a conoscenza di questa possibilità mi sono dato da fare e gli eventi hanno voluto che trovassi una piccola mandria di animali, ora sono tto, tutti con le caratteristiche per svolgere l’attività assistita». Non possiamo non parlare degli attori principali…
«Sopra i tre anni, ovviamente, ogni bambino ha le sue peculiarità e dalle prime lezioni si riscontra se questa attività può aiutare. In base all’approccio che il bambino ha con l’animale capiamo se può trarre vantaggio da queste lezioni. Ci sono soggetti particolarmente chiusi
e benché relazionino con l’asino non riescono però a trovare quella comunicazione tale da smuoverli».
«Atalanta , Ercolino, Borela e Galea sono puledri, hanno due anni. Poi ci sono Doris, sette, Bella, tredici, Bionda, nove, Nera, sette- Sono tutte gravide, quindi presto, verso settembre-ottobre, avremo nella mandria altri quattro asinelli».
Quanto dura il corso?
«Il corso dura in base alle risposte che ho.
Quanto dura la gestazione?
«Dodici mesi e dieci giorni circa». Il latte d’asina è ricercato per lo svezzamento dei bambini.
«Sicuramente è il latte con caratteristiche organolettiche più vicino al latte materno, e il più idoneo per bambini con allergie alimentari nei primi mesi di vita perché oltre a nutrire è a basso rischio di allergenicità. Non è facile da trovare, a Bergamo c’è un solo allevatore che vende il latte, e costa anche parecchio, circa 15 euro al litro». Dottor Cortinovis, quanto tempo dedica a questa attività?
«L’occhio del padrone ingrassa l’asino… dedico circa due o tre ore, dalle sei del mattino ogni giorno, perché gli animali hanno bisogno di essere puliti. E pulita deve essere anche la stalla dove vivono».
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Astino: a che punto siamo?
Federico Elzi, presidente della M.I.A. - Congragazione della Misericordia Maggiore: «È un restauro estremamente accurato, e tutto questo ha un costo. Ogni nuova scoperta, poi, è un costo aggiuntivo»
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stino: a che punto siamo? Questa domanda l’abbiamo posta al presidente della M.I.A., Federico Elzi.
«Abbiamo acquisito la struttura a fine 2007. Il recupero doveva servire per dare spazi al Conservatorio Musicale, uscito dai nostri locali di via Arena. L’accordo di programma, fatto con il Comune di Bergamo durante l’Amministrazione Bruni, prevedeva un investimento di circa 6.800.000 euro, già spesi, con rientro garantito grazie agli sponsor. Ubi Banca con il cavalier Emilio Zanetti ha mantenuto l’impegno per 1.600.000 euro, che sta pagando in diverse tranches; la Regione Lombardia dovrebbe coprire 2 milioni di euro, la Curia di Bergamo ci ha garantito un milione destinato alla restaurazione della chiesa, il Comune di Bergamo 500 mila euro. Purtroppo tutti gli altri che avrebbero dovuto garantire il loro appoggio man mano si sono
ritirati…».
Quale è stato il primo intervento eseguito per il recupero di Astino?
«Ovviamente la messa in sicurezza, perché stavamo assistendo al crollo dei tetti di una parte del monastero e della chiesa, nonché di altre piccole aree. Quando abbiamo acquistato la struttura era in una situazione sconvolgente; una volta scongiurati i crolli ci siamo catapultati sulla chiesa perché oggetto di gravi infiltrazioni e scrostamento delle pareti: si rischiava di danneggiare ulteriormente le opere d’arte. A questo punto è partito il restauro effettivo della chiesa, che si pensava potesse costare orientativamente 2 milioni di euro: ad oggi siamo arrivati a una cifra di 2.400.000, già spesi. Salvo complicazioni, la spesa sarà di circa 3.800.000 euro ma ogni volta che si tocca qualcosa appare un opera d’arte. Abbiamo la Sovraintendenza fissa nella nostra struttura perché
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Di Emanuela Lanfranco Ph. Fabio Toschi
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si fanno scoperte rilevanti: lapidi romane che sono allo studio, monili, un numero di ossa, catalogate tomba per tomba, che su presume appartenenti ai monaci e alla parte ospitaliera del monastero». L’intervento di messa in sicurezza è terminato?
«È durato fino alla primavera del 2011 ma non è finito in quanto, causa infiltrazioni d’acqua, c’è un muro dello spalto e una parte del muro vicino alla chiesa che stanno cedendo. Inoltre, controllando il tetto della chiesa, abbiamo riscontrato che l’intera volta è affrescata con decorazioni preziose. Affreschi del Cinquecento, per la precisione. E quindi altri soldi». Le scoperte sono all’ordine del giorno.
«Nello scavo del pavimento abbiamo trovato un vecchio muro pseudo romano, nuove tombe, sedimenti di creta dove venivano fuse le campane. Abbiamo
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sottoposto a indagine l’intero castello campanario, dove ci sono campane di alto pregio, abbiamo messo in sicurezza l’antico organo, abbiamo recuperato tutte le tegole antiche che sono state riposizionate sui tetti, abbiamo salvato tutto il legname. E le sostituzioni sono state effettuate con pezzi che già c’erano all’interno della struttura. È un restauro estremamente curato, e tutto questo ha un costo. Ogni nuova scoperta, poi, è un costo aggiuntivo». La cascina del mulino è l’altra struttura importante.
«Durante questo lavoro di messa in sicurezza abbiamo provveduto a mettere in funzione l’antica cascina del mulino che si trova all’inizio del monastero. Abbiamo ripristinato il vecchio corso d’acqua che passa all’interno - probabilmente faceva girare la macina -e ciò mette in bella
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mostra il recupero architettonico eseguito. Questo spazio, riservato dalla Società Astino e dalla M.I.A. agli eventi culturali, è già in funzione». Anche il terreno circostante è al centro di un interessante progetto parallelo.
«Dei circa 40 ettari totali, 25 sono dedicati a un’idea studiata dal Comune: creare in Astino un parco agricolo-botanico che possa essere inserito nel programma di Expo 2015». Di che si tratta?
«In collaborazione con Orto Botanico di Bergamo, Slow Food e Parco dei Colli abbiamo creato questo nuovo disegno del terreno sfruttando un progetto per l’agricoltura biologica secondo le normative del Ministero dell’Agricoltura. Ovviamente per garantire questo tipo di coltivazioni ci siamo attivati per la ricerca dell’acqua. Sono in corso esplorazioni da parte del
Gruppo Geologico per vedere di recuperare acqua da destinare in parte all’irrigazione e in parte alla popolazione». In quale modo è coinvolta Slow Food?
«Perché ha sempre dimostrato grande interesse alla ricerca del prodotto coltivato più ecologico. Noi crediamo e speriamo di poter un giorno creare un centro ricerca del gusto, una sorta di università del gusto a Bergamo, utilizzando la struttura della cascina del mulino». Progetto importante e all’avanguardia.
«Abbiamo voluto salvaguardare questo progetto, e a fianco del tavolo operativo c’è un tavolo etico al quale partecipano l’Università e il Comune di Bergamo. Abbiamo costruito una carta etica estremamente rigida sul tipo di coltivazioni che si potranno fare. Gli agricoltori che si sono avvicinati a questa nostra
iniziativa ne sono rimasti entusiasti. La carta richiede il rispetto delle normative ministeriali sulla cultura biologica e l’accettazione da parte di queste aziende dell’imposizione che la Val d’Astino fa a tutela del patrimonio biologico della valle. Per esempio c’è una penale rilevante, e la cancellazione immediato del contratto di affitto del terreno - per coloro che usano sistemi di concimazione non conforme al disciplinare». Quanti sono i coltivatori che hanno aderito?
«In dieci hanno già confermato. E stiamo aspettando la risposta di un consorzio importante». Ci sono ulteriori richieste di spazi per collocare altre attività?
«L’Università ha firmato un contratto per un centro studi internazionale, e nel giro
di tre anni dovremmo consegnare l’area richiesta. Per gli altri spazi disponibili sono allo studio nuove sistemazioni. Il vecchio gruppo di cantine storiche, ad esempio, hanno suscitato l’interesse di diversi imprenditori per una riscoperta del concetto di “frasca”, ovvero una ristorazione tipica a prezzi contenuti. Abbiamo un progetto di massima che deve essere presentato alle Belle Arti per avere l’approvazione sul tipo di ristrutturazione, tenendo presente che la maggior parte dello spazio è affrescato - affreschi splendidi, tra l’altro - e ovviamente tutto va fatto a salvaguardia delle opere esistenti. Abbiamo smontato tutto il coro, lo stiamo ristrutturando e riposizionando in una sala interna. Un lavoro da certosini. Le tele più importanti sono seguite dall’Accademia di Brera presso il restauratore Formica: sembravano stracci marci, invece sono tele con altissimo valore artistico». Tutto questo materiale di valore non è stato oggetto di “facile” acquisizione?
«Tutti gli arredi e quei pochi pezzi appartenenti alla chiesa, ora depositati in Santa Maria Maggiore, sono stati catalogati e presto faremo un confronto fra il materiale giacente per vedere quali tipi di opere mancano. Devo dire che alcuni pezzi stanno già rientrando… e altri sappiamo dove sono…». Abbiamo affrontato la condizione del monastero, della chiesa e del mulino, ma nel comprensorio della Val d’Astino ci sono altre opere interessanti.
«Sicuramente una è la cascina convento, prospiciente all’ingresso di Astino, e l’altra la torre dell’Allegrezza, vecchio manufatto militare all’interno del bosco di cui rimangono vecchie tracce, già progetto di rilievo dell’architetto Sandro Angelini. Abbiamo anche scoperto di essere proprietari di due cave di marna, utilizzate fino al 1920, che verranno rese visitabili. C’è un accordo con il Gruppo Speleologi della Grotta delle Meraviglie, che stanno lavorando per ripristinarle».
Dottor Elzi, questo è lo stato attuale del grande progetto di recupero della Val d’Astino, a dir poco magnifico. Però non mancano le critiche: chi non sa il lavoro che state facendo fa paragoni con la Sagrada Familia, opera immensa mai terminata.
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«Il problema più importante è che ci vogliono 14.500.000 euro per chiudere l’operazione Astino nella parte del monastero. Non parliamo di cosa serve per la cascina: la M.I.A. ha sempre depositato grandi cifre per permettere al cantiere di non fermarsi mai. Credo che il progetto sul territorio agricolo sia d’importanza nazionale, quindi avrà grande risonanza. La parte più difficile è adibire particolari locali a destinazione diverse, e in questo momento di non grande disponibilità “generale”, piuttosto che fare operazioni sbagliate, preferiamo aspettare che la situazione si assesti, per poi intervenire in modo preciso. Il nostro maggior interesse, oggi, è riuscire a chiudere il capitolo università, che rappresenta uno spazio di 2.400 mq». Quindi bisogna trovare sinergie.
«Lo scopo è quello, ci stiamo ponendo su diversi fronti per trovare consensi, stiamo spiegando a tutti quelli che ci vogliono incontrare qual è la filosofia del recupero di Astino. L’impegno della M.I.A. è non far perdere alla città questo patrimonio; lo scopo è quello di ridare ai bergamaschi quello che è della città (la M.I.A. è una realtà che cerca di garantire gli interessi culturali ed economici della città, salvaguardando il nostro patrimonio, ndr)». Tornando al fuggi fuggi degli sponsor…
«È un momento di difficoltà, ci rendiamo conto che non c’è nessuna cattiva volontà nel non chiudere determinate operazioni. Ma il cantiere non si può fermare: con grande sacrificio portiamo avanti i lavori con i fondi che la M.I.A. sta versando insieme a questo gruppo di illuminati sponsor. Per quanto riguarda le critiche, le accetto quando sono intelligenti e costruttive. È la polemica che non ci aiuta: chi fa può sbagliare, chi critica non sbaglia mai, ma non costruisce nulla. Noi invece vorremmo un confronto, per esempio, con gli abitanti di Longuelo, zona limitrofa alla Val d’Astino: abbiamo avuto incontri motivati e interessanti. La Società del Mutuo Soccorso si tiene sempre informata, i consiglieri comunali, regionali, i politici in generale, il sindaco e il vescovo sono molto attenti e sensibili allo sviluppo della Val d’Astino, perché si sono resi conto del grande patrimonio che abbiamo. Un ringraziamento particolare
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va alla senatrice Alessandra Gallone che ha lavorato tantissimo per chiudere il contratto con l’Università». Come definirebbe tutta questa operazione?
«Astino è un libro di pietra che racconta la sua storia. In ogni pagina Astino rinasce, si scoprono delle cose bellissime, e quando ti trovi di fronte a queste emozioni non hai alternative, devi andare avanti, è talmente bello quello che lasceremo ai bergamaschi che devi andare solo avanti. Noi siamo solo i gestori di questa operazione, ma chi verrà dopo di noi troverà il sacrificio e l’amore che ci abbiamo dedicato. Abbiamo salvato i vecchi chiodi, le vecchie grondaie, abbiamo cercato di
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recuperare tutto non inserendo elementi che potrebbero disturbare la struttura, e questo grazie alla sensibilità dell’architetto Egizi e dell’ingegner Myallonier e della stessa impresa edile Crippa. E quando vedi che tutto questo sistema funziona è strano sentire critiche sterili e suggerimenti non ponderati da chi non conosce la struttura. Noi non chiediamo un confronto, il progetto c’è ed è molto chiaro, sottoposto a vagli precisi: non si possono fare delle cose senza permesso, bisogna passare tutti gli iter. Se non c’è agibilità c’è il rischio sicurezza. Chiediamo solo di avere pazienza e di capire quello che stiamo facendo».
Inter vista
«Da gennaio ne potremmo vedere delle belle»
La Foppa riparte con un gruppo giovane e dal futuro radioso. Ce lo racconta il presidente Luciano Bonetti: «Sono rimasto favorevolmente sorpreso al primo allenamento: abbiamo delle belle individualità, molto interessanti»
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ono arrivata a Bergamo ragazzina, la lascio donna e campionessa. Con voi ho gioito e pianto, mi sono arrabbiata e ho scherzato. Insomma, ci siamo vissuti e insieme siamo cresciuti. Abbiamo conquistato l’Italia e l’Europa, più volte». Con questa lettera strappalacrime Francesca Piccinini, bandiera del Volley Bergamo (alias Foppapedretti, Foppa per gli amici) e della nazionale italiana, ha salutato la squadra di pallavolo di cui è stata una colonna per 13 anni. È il segno di un era che se ne va, di un cambiamento epocale voluto da una congiuntura impietosa. «C’è crisi dappertutto», canta Bugo, ed effettivamente anche una società sana che ha messo in bacheca fior di trofei ha dovuto ridimensionare gli investimenti.
Ma non per questo rinuncia a un «piano industriale» ben preciso. L’orizzonte non cambia: vincere. Anche se magari lo si allontana un po’ in attesa di tempi migliori. Ne abbiamo parlato con l’ingegner Luciano Bonetti, dal 2003 presidente del Volley Bergamo.
Di Fabio Cuminetti
Ci presenti questo nuovo corso della Fo p p a . C h e r i p a r t e d a u n b u d g e t ridimensionato rispetto al passato.
«La situazione economica in atto nel paese è quella che è. Noi però l’avevamo previsto qualche anno fa e ci siamo portati avanti investendo su ragazze giovani e facendole giocare già in altre squadre. Per farle crescere. In questa situazione ora abbiamo pensato d i p re n d e rc i i l r i s c h i o d i m e t t e re insieme una squadra che mixasse un po’ di esperienza con molta gioventù.
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L’esperienza l’abbiamo trovato in alcune giocatrici secondo me sottovalutate dal mercato. Come l’alzatrice tedesca Kathleen Weiss, che reputo un’atleta di alto potenziale». Gli addii sono stati dolorosi?
«Ogni addio alle giocatrici per me lo è… È un po’ come perdere una figlia, visto che ho tante figlie. Non so se riuscirò ad andare a vedere una partita dove la Piccinini veste la maglia di un’altra squadra, ma del resto oggi cambiare società era meglio per lei e meglio per noi». La lettera d’addio della Picci è stata commovente. Ci ha lasciato un pezzo di cuore, a Bergamo.
«Sicuramente, lei è molto affezionata alla squadra. Del resto, sa com’è, anche Del Piero è andato in Australia. Nella vita bisogna scegliere». L’anno scorso avete conquistato la Supercoppa, ma quando siete usciti dai playoff lei ha detto: «è una squadra ma non un gruppo». E quest’anno?
«È un gruppo ma non è ancora una squadra. Lo diventerà, però». P a s s i a m o a l l ’ « a f f a i re » p a l a z z e t t o. Si è parlato per un po’ di un vostro trasferimento a Montichiari.
«Abbiamo valutato per lungo tempo l’opzione, effettivamente, poi abbiamo preso una decisione che ora è definitiva. Di restare qua, intendo. Il palazzetto di Bergamo continua a non essere adeguato, ma con i lavori fatti dal Comune e la tribunetta che abbiamo giunto è diventato accettabile. Manca ancora un po’ di vernissage all’esterno, ma diciamo che per gli obbiettivi di oggi è perfetto. Vista la situazione economica, poi…». I progetti per una nuova struttura non sono mai riusciti a decollare.
«Bergamo ha perso una bella occasione qualche anno fa, quella di poter rifare gli impianti sportivi in un momento in cui la congiuntura era diversa e le banche potevano anche finanziare le opere. Oggi un finanziamento di questo tipo è impossibile chiederlo.
Non è che gli imprenditori oggi si siano tirati indietro, semplicemente non è il momento. E i momenti vanno presi al balzo». La Foppa continua ad essere legata a doppio filo a Bergamo. Fate un grande sforzo anche educativo inviando le giocatrici a tenere incontri nelle scuole.
«Mi piacerebbe però capire quanto Bergamo è legata alla Foppa. C’è una certa base importante che ci sostiene anche economicamente: penso ad alcuni sponsor e alla tifoseria. C’è una parte che potrebbe aiutarci ma forse non ha capito l’importanza di una squadra di questo tipo nell’educazione delle giovani, capace di dare impulso a un movimento della pallavolo che porti sempre più ragazze a giocare. Che è meglio di stare in giro tutta la notte». Obbiettivi di quest’anno?
«L’obbiettivo più importante è veder c re s c e re q u e s t o g r u p p o. In m o d o
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che sia pronto per risultati migliori l’anno prossimo. Ma attenzione: non ab b i am o m ai fa t t o u n a n n o s e n za vincere qualcosa. Anzi, è successo solo una volta. Quindi può darsi che qualche trofeo lo portiamo comunque a casa, in questa stagione. Le vie del Signore sono infinite, e se l’esplosione di alcune delle nostre ragazze avvenisse un po’ prima del previsto… Sono rimasto favorevolmente sorpreso al primo allenamento: abbiamo delle belle individualità, molto interessanti. Delle giocatrici di classe». Una squadra che potrebbe riservare delle sorprese, in sostanza.
«Più avanti nella stagione però, non subito. Non bisogna aspettarsi grandi risultati fin dalle prime partite, perché il gruppo va formato. Ma da gennaio ne potremmo vedere delle belle».
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Impre se
Turismo Bergamo in fiera a Parigi
In questi mesi l’ente di promozione è impegnato nella promozione del territorio nelle principali manifestazioni fieristiche di settore. Dopo la Francia c’è stata Chicago, poi arrivano Varsavia, Birmingham, Londra, Rimini e Berlino
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empo di fiere per Turismo Bergamo. In questi mesi l’ente è impegnato nella promozione del territorio nelle principali manifestazioni fieristiche di settore: Parigi, Varsavia, Birmingham, Londra, Rimini e Berlino. La prima tappa è stata al Top Resa di Parigi, principale salone francese del turismo dedicato ai professionisti del settore. La fiera si è ritagliata un posto di rilievo nel vasto panorama turistico internazionale e permette di incontrare il trade specializzato in quanto riunisce centinaia di operatori della domanda e dell’offerta turistica. «Dopo alcuni anni siamo tornati a Parigi, per incontrare il trade specializzato - afferma Silvano Ravasio, presidente di Turismo Bergamo - . Top Resa è una delle manifestazioni più importanti che riguarda il business to business, a cui abbiamo partecipato per alcuni anni. Ora
ci siamo tornati».Da Parigi a Chicago, dove Turismo Bergamo ha presenziato a ItalienExpo dal 24 al 26 settembre, manifestazione che propone il meglio della cultura italiana e l’eccellenza del Made Italy. Dagli Stati Uniti alla Polonia per un workshop in accordo di programma con Regione Lombardia e Unioncamere che si terrà l’11 ottobre a Varsavia; da lì si ritorna in Italia per Rimini (18/20 ottobre), e poi Birmingham (The British Ski & Board Show, 26/28 ottobre), Londra (The Ski and Snowboard Show - 31 ottobre/4 novembre) e Berlino (Import Shop - 7/11 novembre). La partecipazione alle maggior parte delle manifestazioni fieristiche nasce in collaborazione con la Camera di Commercio di Bergamo, di cui Turismo Bergamo è l’organismo attuatore per i principali progetti legati alla promozione turistica.
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A cura della redazione
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Enoteca San Tomaso
Bergamo - Via San Tomaso, 96 (Accademia Carrara) - Tel. 035.231945 - santomaso.enoteca@tin.it 51
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Impre se
Bertoletti Danilo, da 36 anni con Vaillant
È centro di assistenza autorizzata di caldaie e condizionatori con due sedi, a Bergamo e Ponte San Pietro. E dal 1976 propone le soluzioni più innovative sul mercato con professionalità impeccabile
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a 36 anni offre assistenza tecnica e professionalità con il marchio più prestigioso nel settore di caldaie e condizionatori, il “Vaillant Service Plus”, che garantisce ai clienti una qualità di servizio superiore alla media. Rimanendo al passo con le migliori tecnologie che quasi annualmente vengono sviluppate nel settore. Un gruppo di lavoro composto da personale altamente qualificato nelle due società di Ponte San Pietro (Bertoletti Danilo S.r.l.) e Bergamo (Ecogas S.r.l.) «grazie a un continuo aggiornamento – spiega il titolare Danilo Bertoletti – sia nei nostro locali che presso la sede italiana della Vaillant. Abbiamo 22 tecnici esterni e 7 operatori interni». I servizi offerti spaziano dalla sostituzione di caldaie (grazie a una rete d’installatori specializzati Vaillant) alla preparazione
delle necessarie certificazioni di sicurezza e delle pratiche per la detrazione fiscale del 55%, dalla prima accensione alla reperibilità 24 ore su 24 dal 15 ottobre al 15 aprile per chi ha stipulato un contratto di assistenza quinquennale. Così non si rischia di restare al freddo. Tra i prodotti più innovativi trattati da Bertoletti Danilo ed Ecogas merita attenzione la pompa di calore a gas zeolite e acqua ZeoTherm, un’evoluzione che supera le caldaie a condensazione utilizzando la zeolite, una pietra capace di attrarre le molecole d’acqua sui pori della sua superficie. Senza entrare in dettagli troppo tecnici, basti sapere che il rendimento certificato sale fino al 135% e che i valori inquinanti sono nulli anche in virtù di una perfetta integrazione con l’impianto a panelli solari per acqua calda
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sanitaria e riscaldamento eventualmente installato. Notevoli anche gli impianti geotermici, dotati di sonde che scendono fino a centro metri per assorbire il calore dalla terra e trasferirlo all’abitazione o all’acqua da scaldare. Senza bruciatori. «Andiamo sempre più verso nuove tecnologie per risparmiare e inquinare meno», conclude Bertoletti. Centri di assistenza autorizzata caldaie e condizionatori Vaillant www.bertolettivaillant.it Bergamo Via Corridoni, 27/a Tel/Fax 035.340040 Ponte S. Pietro (BG) Via S. Anna, 19 - Tel 035.611526
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Da 50 anni la pietra di qualità garantita dall’estrazione alla posa in opera.
La Pietra di Credaro è oggi largamente utilizzata e viene richiesta per svariate applicazioni: pavimentazioni, facciate, muri di cinta e anche per gli interni. Piace per la sua robustezza e le sfumature di colore che offre. Al contrario del marmo che ha un aspetto omogeneo, questo materiale presenta varie tonalità che vanno dal grigio chiaro al giallo e al rossiccio. Molto dipende da come è posizionata la pietra. Quando viene utilizzata per creare una pavimentazione finiscono per primeggiare le sfumature tendenti al giallo, mentre nei rivestimenti verticali la tonalità prevalente risulta essere quella grigia.
Cava Pietre di Gregis Gianpietro Estrazione, lavorazione, fornitura e posa in opera Via Budria e Uliveti, 3 - frazione S. Stefano di Carobbio degli Angeli OTT-NOV 2012
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Impre se
Riva fa rotta verso Cannes
Alla 35ª edizione del Festival de la Plaisance di Cannes, Riva ha presentato l’ultimo nato della gamma Open, il 63’ Virtus, insieme ai classici Iseo, Aquariva Super e 86’ Domino. In esposizione anche il centesimo scafo di Rivarama Super
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iva, brand bergamasco del Gruppo Ferretti, si è presentata all’appuntamento con una delle più importanti kermesse della nautica internazionale, il Festival de la Plaisance di Cannes - in programma dall’11 al 16 settembre - con l’ultimo nato della sua flotta: 63’Virtus, che unisce alla classe, alla raffinatezza e alla pulizia delle forme, tipiche dei modelli Riva, un carattere forte e deciso, spiccatamente mediterraneo. Anche quest’anno Riva ha scelto la prestigiosa cornice di Cannes per celebrare il successo delle sue creazioni: Rivarama Super è arrivato infatti nella cittadina francese con lo scafo numero 100, un’ulteriore testimonianza del valore di questo modello che eredita, dall’originale Rivarama, l’eleganza naturale e il comfort
che gli hanno regalato il soprannome di “suite galleggiante”, arricchendolo di nuovi particolari. Di proprietà di un armatore del nord Europa, il modello in esposizione a Cannes ha richiamato nelle tonalità di colore un’altra edizione speciale, l’Aquariva Cento, lo storico 33 piedi che nacque per celebrare la centesima unità dell’imbarcazione-simbolo dello stile e dell’eleganza moderna Riva. Protagonisti del Salone anche altri tre recenti modelli di grande successo del brand: Iseo, Aquariva Super e 86’ Domino. Tutti i modelli Riva nascono dalla collaborazione tra Officina Italiana Design, lo studio che si occupa in esclusiva della progettazione di tutte le imbarcazioni della gamma Riva, Ayt-Advanced Yacht Technology, centro di ricerca e proget-
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tazione navale del Gruppo Ferretti, e il team di architetti e designer del Centro Stile Ferrettigroup. Raffinate dimore galleggianti, le imbarcazioni Riva sono espressione dell’artigianalità e dell’eleganza italiana dove ogni dettaglio è rilevante. «Nell’anno del suo 170° anniversario,
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Riva si presenta al pubblico del Festival International de la Plaisance con una novità che testimonia la costante spinta del brand a rinnovarsi pur mantenendo il fascino e la magia che caratterizzano da sempre le sue imbarcazioni - afferma Paola Procopio, brand manager di Riva -. Siamo orgogliosi di poter mostrare
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in questa cornice un modello all’avanguardia, come ’63 Virtus, al fianco di Rivarama Super #100, testimonianza, come l’Aquariva #200 presentato lo scorso anno, del successo della qualità e del design senza tempo che caratterizza Riva».
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Il futuro è un’impresa da ragazzi
A settembre è ripartito anche quest’anno l’interessante programma gratuito “Impresa in Azione”. Che insegna agli studenti delle superiori a diventare imprenditori
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on l’avvicinarsi delle aperture scolastiche sono ripartiti anche quest’anno i corsi di alfabetizzazione economica e finanziaria proposti gratuitamente da Junior Achievement in collaborazione con gli insegnanti e alcuni volontari aziendali. L’associazione, che ha un protocollo d’intesa con il Ministero della Pubblica Istruzione, è attiva in Italia da 10 anni e raggiunge ogni anno 20.000 studenti, e il suo programma di punta “Impresa in Azione” è stato riconosciuto dalla Commissione Europea come miglior pratica per l’insegnamento delle dinamiche del ”far impresa” nelle scuole superiori. Da segnalare inoltre che nella scorsa edizione per la regione Lombardia ben due istituti bergamaschi hanno avuto accesso alla fase finale, vincendo in due categorie distinte. L’Istituto Imiberg di Bergamo ha parte-
cipato con il progetto “Hi-Pet”, aggiudicandosi il Premio Assefi “Marketing e Comunicazione”. I ragazzi di Hi Pet hanno ideato “Respect”, una speciale pettorina ad “H” per cani, sganciabile dal collare, in morbido e resistenze poliammide,con piattina fluorescente per passeggiate serene e sicure anche in limitate condizioni di visibilità. Nella versione “Super Premium” include un sistema Gps Garmin a controllo remoto, gestibile tramite Pc o smartphone (Android o Apple). Questo speciale collare ha ottenuto la certificazione “Benessere animale” da parte di Vetogene, lo spin-off dell’Università di Veterinaria di Milano. A tutela del consumatore e dopo una rigorosa analisi anche il prestigioso e ultracentenario E.N.P.A. ha riconosciuto la certificazione di “Prodotto raccomandato E.N.P.A.”. È inoltre tutelata dal deposito del
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Brevetto del Modello di Utilità. L’Istituto Pesenti di Bergamo ha vinto invece il Premio Nokia “Innovazione e Creatività” con il progetto “ High Care Company”. I giovani imprenditori di High Care Company hanno creato una soluzione
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tecnologica innovativa per offrire al mercato uno strumento socialmente utile, che possa servire alle persone in difficoltà o che soffrano di malattie o di traumi che deteriorano la capacità mnemonica. Il primo prodotto è “The Coach”, un dispositivo elettronico brevettato, unico sul mercato, le
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cui semplici funzioni ne favoriscono l’uso e lo rendono efficace per tutti coloro che abbiano problemi di memoria. Attraverso alcuni semplici tasti e dei programmi reimpostati, aiutano ad allenare la memoria e prevenirne così la perdita.
Associazione Italiana Maggiordomi Elisa Dal Bosco, Presidente www.maggiordomi.it info@maggiordomi.it m. +39 3496187963 sede: via S.Pellico 8, 20121 Milano presso Seven Stars Galleria
Area Bergamo Emanuela Lanfranco bergamo@maggiordomi.it c. +39 335 6073544 t. +39 035 232395 Sede: Via Cantalupa, 17 , Brusaporto (BG) presso Relais & Chateaux Da Vittorio
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Convegno Etica e sviluppo
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i terrà il 12 ottobre prossimo al Centro Congressi Giovanni XXIII il primo degli appuntamenti promossi da LUBERG l’associazione dei laureati dell'Università di Bergamo. In occasione del convegno saranno premiati i neolaureati e il laureato dell’anno e si terrà una tavola rotonda dedicata ai temi dell’etica e dello sviluppo quali fattori indispensabili di successo nel sistema socio-economico. All’incontro parteciperanno rappresentanti delle massime autorità cittadine, esponenti delle associazioni di categoria del mondo economico e universitario. Coerentemente con i valori e la filosofia dell'associazione, che ha fra i suoi obiettivi quello di diffondere una cultura di impresa e professionale basata sui valori etici, il convegno vuole rappresentare un qualificato momento di incontro e dibattito, su un tema di estrema attualità ed importanza, fra il mondo accademico, i laureati e i diversi ambiti socioeconomici di riferimento del territorio; l’agire economico è infatti caratterizzato da una disposizione particolare ad osservare determinati principi, intesi come guide generali dell’azione professionale ed imprenditoriale (dignità, centralità e intangibilità della persona umana, onestà, sussidiarietà, solidarietà, partecipazione). La vera imprenditorialità è quella che fa della propria attività una ragione di etica e di responsabilità sociale: questa è la premessa culturale da cui muoveranno gli interventi dei relatori e che darà vita al dibattito. L'incontro sarà moderato da Giorgio Gandola, direttore de L'Eco di Bergamo, e avrà inizio alle ore 9 con il saluto del Sindaco Franco Tentorio, del Prefetto Camillo Andreana e del Comandante della Guardia di Finanza, Rosario Lorusso. La presentazione di Luberg sarà invece affidata al presidente dell'associazione dei laureati, Domenico Bosatelli, e al rettore dell'Università degli Studi di Bergamo, Stefano Paleari. Il comitato scientifico dell'evento ha OTT-NOV 2012
previsto che a seguito della premiazione dei neolaureati e del laureato dell'anno, il convegno "etica e sviluppo" entri nel vivo con gli interventi di Gianfranco Rusconi, professore dell'ateneo bergamasco e Presidente della Sezione Italiana della European Business Ethics Network, e di Roberto Ruozi, professore emerito dell'Università Bocconi. Al confronto prenderanno parte anche Carlo Mazzoleni, Presidente di Confindustria Bergamo, Paolo Malvestiti, presidente della Camera di Commercio Bergamo, Angelo Carrara, Presidente dell'Associazione Artigiani, Ermanno Baldassarre, Presidente Ordine degli Avvocati, Alberto Carrara, Presidente dell'Ordine dei Dottori Commercialisti, Pier Luigi Fausti, Presidente dell'Ordine dei Notai, e Donatella Guzzoni, Presidente dell'Ordine degli Ingegneri. L'intervento conclusivo sarà a cura di Laura Viganò, Direttrice del Centro di Ricerca sulla Cooperazione Internazionale dell'Università di Bergamo.
Diventare Sostanziali: corso per laureati
Sviluppare progetti, azioni e servizi finalizzati a supportare i laureati dell'Università di Bergamo nel proprio percorso di carriera professionale o imprenditoriale è una delle finalità di LUBERG. Per dar seguito a questo ambizioso obiettivo, l'associazione sta avviano un ciclo di corsi di formazione. Con la guida del Professor Michele Modina, consigliere LUBERG e responsabile dell’area corsi specialistici, è stato progettato un piano dei corsi che comprende una serie di eventi formativi in linea con le esigenze dei laureati e del territorio. “L’obiettivo di LUBERG – dichiara il professor Modina – è la realizzazione di incontri formativi di alto valore per trasferire ai laureati e ai neolaureati metodologie e strumenti manageriali utili per operare con successo nel mondo del lavoro”. A inaugurare l'offerta formativa sarà il
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corso "Diventare sostanziali" che si terrà nei week end del 26 e 27 ottobre, del 9 e 10 novembre e del 23 e 24 novembre. Il corso, tenuto dal dottor Antonio Messina, esperto di gestione delle risorse umane, si propone di fornire ai giovani laureati le competenze per saper essere responsabili, affidabili ed efficaci nel mondo del lavoro. Le capacità relazionali, organizzative e manageriali sono considerate dalle aziende fondamentali e devono così essere presenti nel profilo dei laureati che vogliono rafforzare la propria capacità di employability. Attraverso esercitazioni pratiche e interattive, il corso consentirà ai partecipanti di acquisire attitudini quali senso di responsabilità, intraprendenza e pragmaticità, oltre a competenze indispensabili
per comunicare, relazionarsi con efficacia e governare il tempo. La seconda iniziativa formativa, che andrà in aula nella primavera 2013, è un innovativo corso che si propone di migliorare la relazione e la comunicazione tra banca e impresa. In occasione degli otto incontri previsti, aziende e banche lavoreranno insieme per comprendere meglio i meccanismi con cui le imprese sono valutate e capire quali sono le informazioni più importanti per cogliere le reali potenzialità dell’azienda. Il taglio operativo, basato su esercitazioni e casi di studio, e la forte interazione tra partecipanti e docenti sono gli elementi distintivi del corso che si rivolge al mondo sia delle imprese che delle banche.  Per maggiori informazioni sul programma dei corsi e sulle modalità di iscrizione è possibile consultare il sito luberg.it oppure scrivere all'indirizzo info@luberg.it
*Enologia di Pietro Pellegrini
È
iniziato tutto così. Era l’estate 1978 ad Alba, l’anno del diploma di Enotecnico in quello che, allora, era il Regio Istituto Agrario Specializzato in Viticoltura ed Enologia (solo 20 anni dopo una legge ha convertito il titolo di Enotecnico in Enologo per dare ai tecnici italiani lo stesso valore, a livello europeo, dei tecnici francesi piuttosto che tedeschi). La Langa in quel periodo era un territorio quasi misterioso, poco noto al di fuori dei confini piemontesi e sicuramente molto più povero di oggi. Sono passati più di 30 anni, ma cosa possono rappresentare 30 anni di storia rispetto all’esistenza della vite e del vino? Nulla o poco più, verrebbe da pensare. E invece no, in questi ultimi 30 anni è cambiato tutto e molti di coloro che erano allora solo dei “poveri contadini” sono annoverati, dalla critica internazionale, nella rosa dei migliori Produttori al mondo. In quel periodo ricordo che alle goliardiche cene degli studenti della Scuola Enologica si beveva solo Barolo (oggi sarebbe impensabile visto i prezzi raggiunti), mentre il Dolcetto, il Nebbiolo e la Barbera (là la chiamano al femminile) non arrivavano nemmeno in tavola. In quel periodo ci si poteva concedere il lusso di bere solo “il Re dei vini”. E non me ne vogliano gli amanti del Barbaresco, lo avrei potuto ovviamente citare tanto quanto… Dopo il diploma di Enotecnico arriva il momento della prima vendemmia, in Toscana, a Petrognano, cercando di mettere in pratica quanto appreso durante i 6 lunghi anni albesi. Mio padre (purtroppo oggi non c’è più) conduceva la Fattoria di Petrognano, acquistata dal nonno 50 anni fa. La vendemmia del ’78 e tutte le successive hanno rappresentato per la mia formazione una “palestra” molto importante, direi fondamentale.
Mi hanno permesso soprattutto di poter parlare la stessa lingua e di capire ed esser capito dagli altri Produttori, non solo in Italia, ma anche all’estero e in particolare nell’Oltralpe francese. Era nata una passione che andava oltre il voler produrre un vino buono, ma soprattutto era nata un’idea che si sarebbe molto presto trasformata nel lavoro di una vita. MI sento di dire che per un giovane, lavorare nell’azienda di famiglia, non sia sempre così facile... Non a caso uno dei tanti problemi delle aziende italiane è proprio rappresentato dal passaggio generazionale. Io però mi ritengo un fortunato: non perché per me sia stato facile, ma perché chi guidava la nostra piccola azienda familiare, mio padre appunto, ha dimostrato di essere tanto monarca quanto illuminato. Infatti, e grazie a lui, diverse esperienze all’estero mi hanno permesso di arricchire il bagaglio di conoscenze sul mondo del vino, ma soprattutto di capire quanto grande fosse la potenzialità del prodotto italiano: tanto grande quanto la strada che avrebbe dovuto ancora fare. Inizia allora quello che potremmo definire il “Rinascimento del vino italiano”: proprio in Toscana i primi “Supertuscans” (Sassicaia e Solaia in testa) dimostrano al mondo intero che possono essere messi a confronto con i più grandi Bordeaux senza alcun timore riverenziale, ed è così che una sempre più folta schiera di produttori italiani inizia a pensare il vino non più come un normale prodotto agricolo, ma come un bene talmente carico di contenuti storici e culturali da rappresentare oggi uno dei principali artefici del Made in Italy nel mondo. Ma quante cose sono cambiate in questi ultimi 30 anni? Evito di farne un elenco, sarei solo monotono. Viene troppo facile dire che è cambiato tutto, siamo cambiati
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noi e il nostro modo di vivere. Non voglio entrare in argomenti non miei, ma voglio semplicemente dire che di conseguenza è cambiato anche il vino e … ancora sta cambiando. Chi dovrà scrivere la storia dell’enologia in un prossimo futuro non potrà che ricordare la fine del XX° secolo come la vera “età dell’oro”. Negli ultimi tre decenni del secolo scorso abbiamo tutti assistito allo stupefacente miglioramento della qualità dei vini, all’apertura dei mercati verso prodotti di qualità, al diffondersi di una nuova cultura e altrettanto nuova passione per la bevanda ritenuta tra le più antiche al mondo. Bellissimo il titolo di un articolo che ricordo di aver letto tempo fa: “Sete di vino, sete di sapere”. Infatti il consumatore appassionato di vino ha iniziato ad informarsi, ad appassionarsi e a voler conoscere sempre di più il vino, i territori in cui viene prodotto e i sui i artefici, i Produttori. Un universo ampio, tutto da scoprire quello del vino, che nelle prossime “puntate” di questa nuova rubrica mi piacerebbe raccontarvi, partendo dalle mie esperienze personali. Parleremo di Chianti, Langa, Valtellina, Franciacorta, Irpinia, Etna, Sulcis e tanti altri territori vitivinicoli italiani, fino ad arrivare in Champagne, Borgogna, Loira e perché no Mosella o Priorat e ancora Argentina o Nuova Zelanda … Sarà un lungo viaggio. Mettetevi comodi. OTT-NOV 2012
*Cucina di Chicco Cerea
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uando il tuo lavoro viene riconosciuto perché sei stato capace di rendere felici e soddisfatti i tuoi clienti, potendo, al tempo stesso, esprimere al meglio i segreti della tua arte, io credo che, professionalmente e umanamente, hai toccato come uomo una delle vette della tua vita. E proprio lo scorso giugno io sento di aver sperimentato quest'intensa e importante emozione. Sbircio ancora con un misto di orgoglio e di necessario pudore gli articoli che le riviste italiane e di tutto il mondo hanno dedicato al banchetto che, insieme alla mia brigata di sessanta cuochi e oltre cento camerieri, ho allestito a Venezia, nella chiesa sconsacrata della Misericordia, la stessa location, per intenderci, del recente film “The Tourist” con Angelina Jolie e Jhonny Deep. L'occasione di quest'eccezionale serata è stata la cena offerta da Carol Asscher, che è l'erede francese della celebre dinastia di diamanti, che ha fornito tutte le case reali d'Europa. La signora, che festeggiava il suo quarantacinquesimo compleanno, ha voluto ricreare le atmosfere e i fasti della Venezia di Casanova. I 560 selezionatissimi ospiti, giunti da tutti gli angoli del pianeta, riunivano la crema della crema del jet set: Rothschild, Bismarck, d'Arenberg e de Bourbon. Nomi noti come Ivana Trump e magnati delle più grandi industrie. Per questo parterre de rois internazionale ho pensato di aprire i festeggiamenti con OTT-NOV 2012
un gran buffet di aperitivi, in cui veniva presentato il meglio dell'eccellenza gastronomica italiana, il tutto secondo l'esperienza e la cucina di Vittorio. Questo, naturalmente, non era che l'esordio, così alle 22, in una scenografia da mille e una notte abbiamo servito la cena gourmet. Il Menù: tartare di tonno in saor, quindi il risotto alle fragole e ancora gli scamponi siciliani “alla Vittorio”. Nel frattempo, ad allietare la lunga notte veneziana, performance da Cirque du Soleil con ballerine, culturisti, mangiafuoco, trampolieri, danzatrici del ventre. E ancora gli spettacoli di burlesque, il violino che diffondeva le note delle quattro stagioni di Vivaldi e
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l'esibizione barocca di un soprano si sono susseguiti in un crescendo che è culminato nel nostro fantasmagorico finale di dolci, che ho preparato insieme al direttore della pasticceria Simone Finazzi: piramidi di macaron, praline, tartine, sorbetti, canditi e bon bon hanno costituito un magico sfondo, di ben 16 metri, per la magnifica torta a cinque piani. Il tutto nelle tonalità di rosa e lilla, che hanno creato un pendant perfetto con i fiori, le duemila candele e i cristalli di una serata indimenticabile, che ha premiato il nostro lavoro e, insieme, dato lustro, nel mondo, alla grande arte italiana dell'accoglienza e della ristorazione.
Marco Nava
Paolo d’adda
FotograFi MeltiNgstudio.coM
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*Wedding di Angelo Lorenzi
Fotografando emozioni
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a fotografia è una Principessa che non invecchia mai!” esordisce Marco Nava di fronte ad un caffè, preso come sempre al volo prima che aprissimo il sipario di un wedding alle porte. Incantato non solo da una bella metafora mi fermo a riflettere su queste parole, sul potere di uno scatto rubato e su come un click possa mantenere viva e far durare per sempre la gioia di un momento. L’obiettivo della fotografia è quello di avere una storia da raccontare e di fermare il tempo come accade con l’inchiostro sulle pagine di un libro. Il bello è che, proprio come un poeta descrive una situa zione dal suo punto di vista, l’occhio del fotografo ritrae una prospettiva filtrandola attraverso il proprio stile. Ciò si presenta anche osservando lo scorrere dell’acqua di un ruscello o sentendo il profumo dei biscotti appena sfornati la mattina: le situazioni sono oggettive, ma a seconda di chi le osserva cambierà sempre il modo di sentirle e di viverle. Lavorando ormai a diretto contatto con Marco, così come con altri esperti del settore, mi sono reso conto nel tempo di come una bella foto possa regalare un sorriso non solo a chi viene ritratto, ma in egual misura a chi ne è l’artefice: la macchina fotografica può dar vita ad un soggetto oppure ucciderlo ed è qui che entra in scena l’elemento artistico di un professionista, che definirei “psico-
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logo della fotografia” più che un semplice fotografo. Qual’è il segreto per rendere speciale un servizio di nozze? O forse meglio domandarsi: come si fotografa… l’amore? C’è fotografia e fotografia. Esiste la ricerca tecnica, la giusta percentuale di luce ed ombra, lo scatto calibrato al millimetro, ma soprattutto c’è il sentimento. Solo così possiamo leggere due anime e la loro fusione in un’unica entità, rendendo visibile l’invisibile. Quando si parla di una coppia di innamorati ci sono sempre nell’aria vive un turbinio di emozioni: si intravedono ad esempio nello sguardo della sposa che varca la soglia di una chiesa gremita di persone e non vede altro che il futuro marito che la attende trepidante all’altare, fingendo un’ingenua tranquillità. L’amore è la fusione di due persone
che diventano un’unica entità senza lasciare a nessun altro lo spazio di insinuarsi. Paradossalmente è qui che entra in gioco quella che a mio avviso definirei una delle componenti fondamentali di ogni bravo fotografo: la discrezione. Come mi suggerisce Paolo, wedding photographer di Melting Studio ed alleato di Marco, il matrimonio è un palcoscenico dove la coppia diviene protagonista indiscussa delle nozze, ma non è un set. Nessuno e tantomeno gli sposi desiderano avere un’equipe di fotografi che si aggira invadente tra la cerimonia o nel corso del ricevimento. Se la fotografia è “uno strumento di conoscenza” e un modo per “raccontare
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frammenti di vita” diventa il reportage la tendenza ad oggi più vincente per la buona riuscita di un servizio fotografico giovane, fresco e allo stesso tempo preciso, discreto e puntuale. Questo non implica di certo il declino della cosiddetta “foto in posa”, sempre se interpretata nel modo giusto: il più delle volte non è il cosa, ma il come a fare la differenza. Ed è così che anche le foto studiate possono essere funzionali, accanto al servizio reportaggistico, per rendere un album ancora più inusuale o scenografico, dando spazio al puro elemento estetico filtrato in chiave classica oppure attraverso una posa informale, a seconda del carattere di ogni coppia di sposi. Se uno scatto dura in eterno, non sempre si può dire lo stesso per l’ album: attenzione alla post produzione, ai materiali di stampa e infine alla realizzazione! Personalmente resto fedele all’album tradizionale e alla suspance che una velina è in grado di celare tra una pagina e l’altra… Ma al di là del gusto soggettivo, ciò che conta davvero è che nello scatto perfetto non esiste la menzogna, ma è la vita a sprigionarsi attraverso l’essenza dei soggetti fotografati. Tutto per narrare una storia. Angelo Lorenzi
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*Golf di Mario Ugo Pasini Professionista presso il Golf Club Parco dei Colli Bergamo
Cinque diversi tipi di colpi...
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er riuscire a completare un giro di golf nel minor numero di colpi possibili facendo cadere la pallina nella buca, per ognuna delle buche da percorrere il giocatore ha bisogno di preparazione per essere in grado di eseguire con un minimo di ripetitività e controllo cinque diversi tipi di colpi attraverso il “gioco lungo”e "il gioco corto”. Il “gioco lungo”, eseguito con un movimento completo (swing) e il”gioco corto” eseguito con un movimento corto differenziato in quattro diversi tipi di colpi (chipping, pitching, bunker shot, putting), che vengono scelti in relazione della distanza da percorrere e della posizione della palla sul terreno. Il ”gioco lungo”è composto da colpi lunghi con l'obiettivo di mandare la palla lontana attraverso la massima velocità che il bastone utilizzato può produrre, eseguendo un movimento completo che porta la testa del bastone ad attraversare la palla per farla quindi volare verso il bersaglio. La capacità del giocatore, oltre ad eseguire un movimento corretto, deve anche essere quella di scegliere il bastone giusto da giocare: più lunga è la leva usata maggiore è la distanza percorsa dalla palla e viceversa. In pratica nel ”gioco lungo” si usano diversi bastoni per far volare la palla a diverse distanze mentre la tecnica base dello ”swing” e il gesto atletico risultano in linea di massima costanti. Il ”gioco corto” è composto da tutti i colpi di precisione e di avvicinamento alla buca da una distanza media e corta ed inizia quando non è più solo il bastone a determinare la distanza bensì la tecnica OTT-NOV 2012
e la sensibilità. In pratica nel “gioco corto” si utilizzano pochi bastoni con diverse inclinazioni (wedge), che con diversi modi di colpire la palla creano traiettorie più lunghe e più corte, più alte e più basse, con il fine di evitare ostacoli e di portare la palla vicina alla buca. Mentre nel chipping la palla ha una traiettoria bassa e a correre, nel pitching la palla ha una traiettoria alta e a fermarsi, fino ad arrivare al colpo dal bunker attraverso il quale la testa del bastone che ha un'impatto nella sabbia ad alta velocità, manda la palla verso il bersaglio. Troviamo infine il”putting”, che attraverso il rotolamento della palla sul green manda la palla verso la buca. Apparentemente è il colpo più facile, ma solo chi ha già esperienza di golf si rende conto che quando sembra tutto fatto al raggiungimento del green inizia la parte difficile, dovendo magari chiudere la buca con un colpo che io ritengo in proporzione su tutti gli altri sia per risultato che per aspettativa il più difficile... il put da un metro! Al raggiungimento del green, idealmente si dovrebbe imbucare con due put, il primo di avvicinamento e il secondo per chiudere la buca; tre li considero sempre troppi mentre uno è sempre bene accetto. La difficoltà di scegliere ed eseguire tutti questi colpi nelle diverse situazioni che possiamo incontrare sul percorso, insieme al piacere di quando i colpi riescono, penso che renda il golf unico, divertente, vario e infinito. In bocca al lupo a tutti!
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*Motori Range Rover Sport, grinta e carisma
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sempre leader nel suo segmento e porta con sé il carisma di chi è sempre stato al top. La Range Rover Sport modello 2012 è equipaggiata con il motore diesel 3.0 TDV6, disponibile nelle versioni da 211 CV di potenza e 520 Nm di coppia massima e da 255 CV di potenza e 600 Nm di coppia massima. Nonostante l’incremento di potenza, sono state ridotte le emissioni di CO2, grazie al filtro antiparticolato Dpf di serie e l’omologazione Euro 5. Inoltre, debutta il nuovo cambio automatico ZF a 8 rapporti, con selettore rotativo e levette di comando al volante. E per le versioni fino a 255 cavalli c’è una bella sorpresa: non si paga il superbollo. Passiamo agli interni, che sono stati arricchiti con il nuovo schermo sensibile al tocco da 7 pollici dotato di doppia visualizzazione (il guidatore e il passeggero possono vedere due cose diverse sullo stesso monitor), il sistema di intrattenimento per la seconda fila di sedili e sistema audio Premium Harman Kardon Logic 7 con 17 altoparlanti e comandi vocali. Completa la dotazione il nuovo portellone motorizzato e il pacchetto e_Terrain con il sistema di frenata rigenerativa. La gamma della Range Rover Sport 2012 è declinata negli allestimenti S, SE e HSE, quest’ultimo riconoscibile attraverso una diversa mascherina rispetto altri due. Inoltre, sono disponibili gli allestimenti speciali Autobiography Sport e Limited Edition che prevede i cerchi in lega bruniti a 5 razze con finiture diamantate. Al top di gamma, invece, si pone la versione Supercharged equipaggiata con il motore 5.0 V8 sovralimentato da 510 CV di potenza. OTT-NOV 2012
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Verde e arancio ecco i colori dell’ autunno i must have dell’autunno 2012/2013: gonne avvitate, miniabiti superstretch, cappottini supercolorati, giacche taglio chanel, scarpe dal tacco vertiginoso e maxipochette.
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*Moda Mina da Prato
Voglia d'autunno
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’estate l’abbiamo archiviata e messi da parte costumi e infradito siamo pronte per fare spazio nei nostri armadi alle nuove collezioni d’autunno. Chi non vorrebbe farsi abbracciare dal tepore del giusto capo d’abbigliamento, capace d’accompagnarci verso quello che si preannuncia come uno dei periodi più suggestivi dell’anno: l’inverno. Com’è giusto che sia quando si parla di una nuova stagione, per chiunque l’obiettivo è trovare una nuova dimensione alla propria immagine quotidiana, mondana e non, assaporando i colori morbidi e caldi protagonisti della moda dei prossimi mesi. “Verde e arancio in tutte le loro declinazioni saranno il fulcro della moda femminile”, commenta Mina da Prato. Proprio lei, dall’alto della sua esperienza con la boutique di via Sant’Or-
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sola - protagonista con i migliori marchi internazionali a Bergamo - ci racconterà quali saranno le nuove collezioni e quali devono essere necessariamente i capi da indossare nei prossimi mesi per essere “trendy”. “Le proposte della nostra boutique - continua Mina - sono variegate: grandi classici come tubini avvitati, mini abiti multicolor dal taglio anni ‘70 fino ad arrivare ai trend del momento con giacche borchiate dal gusto Chanel.” I colori sono accesi, l’arancione, il verde acido, senza rinunciare al nero passpartout. Fra le novità degne di nota, la stupenda collezione Missoni punta ai colori giallo, verde e oro. Moschino invece, ha mantenuto uno stile creativo che è ormai riconosciuto ed apprezzato, nei toni del grigio e del nero, tanto amati dalla maison guidata dal direttore creativo
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Rossella Jardini. Francesco Scognamiglio, il re delle camicie romantiche, punta su beige e maculati, “ogni donna deve possedere almeno una delle sue camicie nella propria cabina armadio”. Le proposte sono molteplici, così come gli abbinamenti, le borse e le scarpe. Ogni donna sa benissimo il valore dell’accessorio giusto quando vuole essere diversa “dalle altre”. In via Sant’Orsola l’universo della moda è a 360° ed è difficile trovare un capo d’abbigliamento che svetti sull’altro. “Ovviamente le collezioni che proponiamo rispecchiano quella che è la mia personalità e la mia passione per la moda. Difficile dire quale possa essere il capo migliore o da consigliare assolutamente. Ma posso tranquillamente affermare che l’originalità dei nostri capi è stata la chiave del nostro successo in tutti questi anni. Il capo che consiglierei? Beh, sono innamorata dei favolosi cappotti di Antonio Croce, caldissimi in pura lana e cachemire”, e gli abini di Antonino Valenti, elegantissimi nella loro linea in stile Alaïa. A completare l’autunno bergamasco d’alta moda c’è anche il nuovo outlet di Mina da Prato: “L’abbiamo inaugurato quest’estate. Vuole essere un’alternativa per chi vuole unire classe a costi decisamente abbordabili. Le collezioni sono quelle dell’anno passato abbinate a nuovi brand scelti appositamente per l’outlet. Anche in questo caso Mina conclude con un consiglio: “Se dovessi scegliere un accessorio nel nostro outlet menzionerei certamente la borsa Sicily di Dolce&Gabbana, che non teme il passare del tempo.”
*Arte Roberto Ratti Direttore Traffic Gallery
“L'arte o è plagio o rivoluzione” Paul Gauguin 1888 “We are all FAKES!” Banksy 2008
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here is 10107? La domanda posta nel titolo è in realtà priva di senso. Uno spazio che è divenuto T.A.Z. trasformandosi in luogo è per sua natura senza radici, senza fissa dimora. Il padre dell’Happening Allan Kaprow definiva la sua invenzione come una corrente artistica che vede "l'evento" come tema principale dell'opera e considera il tempo un materiale artistico alla stregua di tutti gli altri. E se il più famoso “Happening” (evento) dell’artista Americano Allan Kaprow fu quello tenutosi nella fattoria del pittore George Segal nel 1957, nel 2006-2007 a Milano, ovvero mezzo secolo più tardi, in due parti ai margini della città lombarda nascevano e morivano due Happenings illegali: il Whereis101 e il Whereis107. Arduo diviene stabilire chi furono i veri organizzatori e forse anche inopportuno svelarne paternità e maternità, la cui natura collettiva ne è anche la caratteristica più forte. In un anno di pre-crisi economica le forze del sottosuolo milanese si sono unite per utilizzare il tempo come strumento artistico e per dar vita e morte al concetto tanto caro ad Hakim Bey di T.A.Z., ovvero di Zone Temporaneamente Autonome: nascondigli remoti dove le navi potevano rifornirsi d’acqua e cibo: mini-società che vivevano coscientemente al di là della Legge1. Basti guardare in rete il seguente link (http://kz.vh5n1.net/siti/107/index.swf )2 per capire come questi due eventi abbiano
utilizzato il tempo stesso come strumento artistico capace di evocare emozione di attesa evidenziando la capacità ovvia ma non banale di un passaggio tra spazio e tempo, tra immagine ferma e sequenza filmica e-o visuale. Due semplici elementi come il CountDown in alto a sinistra e una barra orizzontale che scende dall’alto verso il basso rendono una schermata video un luogo temporaneo perchè inesistente ma eterno in quanto tempo. Per capire invece cosa intendiamo per trasformazione di spazio in luogo appare illuminante una poesia tratta da Le quattro stagioni di J.W. Goethe : Immer war mir das Feld und der Wald, und der Fels und die Gaerten, Zum Ort – Sempre per me furono il campo e il bosco, la roccia e i giardini soltanto uno spazio; grazie a te, caro, ora sono un luogo.3 Se poi abbiamo la fortuna di leggere un breve saggio di Jean-Marie Guéhenno intitolato La fine della democrazia4, possiamo capire come la creazione dei confini di uno spazio e di uno Stato siano il frutto di guerre e lotte che non solo fissano i confini territoriali di una Nazione ma ne determinano contemporaneamente l’identità legale. L’Happening invece, e quindi anche l’Interzona, seguendo il ragionamento di Guéhenno e in quanto temporanee e mobili non possono essere visti come il risultato di una demarcazione territoriale causata dal conflitto, ma devono essere visti come spazi temporanei trasformati in luoghi non dalla creazione identitaria, non dalla storia,
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ma semplicemente dall’aspetto relazionale. E se il primo evento tenutosi nell’ottobre 2006 nella zona di Rogoredo (nonostante la sua natura illegale quindi illecita) è sembrato più vicino alla definizione che William S. Burroughs da di Interzona -Un edificio in cui avvengono traffici di merci e traffici leciti tra corpi-, il secondo Happening Whereis107 si è sviluppato in maniera più orizzontale superando la natura illegale ed ottenendo il permesso non ufficiale della Legge.5 Difficile reperire i nomi degli artisti e-o semplici partecipanti che hanno dato vita ai due ultimi e più grandi episodi di socialità tribale del Capoluogo Lombardo. Possiamo citare alcuni partecipanti che all’epoca erano agli esordi e che ora stanno conoscendo una corsa sempre più spinta verso l’alto, come gli Stencil Artists Orticanoodles e Lucamaleonte, recentemente invitati dall’Ambasciata Italo-Brasiliana per la realizzazione di Murales in Brasile all’interno dell’Evento Mural Italia-Brasil.6 Da queste due esperienze nacque nel 2008 una mostra collettiva alla Triennale Bovisa di Milano dal titolo Junk Building, che nonostante l’ottima qualità degli artisti selezionati, non riuscì a trovare una giusta sintesi delle forze provenienti dal basso e fautrici dei due Whereis 10107, e che finì per essere un miscuglio tra artisti sconosciuti e artisti già noti e lontani dal mondo underground. 1 Hakim Bey, T.A.Z. – Zone Temporaneamente autonome, Shake, Milano, 1995: pp. 11-122 SitoWeb CountDown per Whereis 107 : http://kz.vh5n1.net/siti/107/index.swf3 J.W. Goethe, Vier Jahreszeiten ( trad.it Le quattro stagioni, in Tutte le poesie, vol. I, Mondadori, Milano 1989, p. 5054 Jean-Marie Guéhenno, La fine della democrazia, Garzanti, Milano, 1994, pp:14-16 5 Video Reportage Whereis 101: http://www.youtube.com/ watch?v=HgGU1-6U95U6 http://www.muralitaliabrasil.com/ OTT-NOV 2012
*Spiritualità Don Ezio Bolis Direttore fondazione Papa Giovanni XXIII
Lo spirito del Concilio nella mente di Papa Giovanni XXIII
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ell’ambito delle varie iniziative promosse dalla Fondazione Papa Giovani XXIII per celebrare il 50° anniversario dell’inizio del Concilio Vaticano II, la mostra “Lo spirito del Concilio nella mente di Papa Giovanni XXIII”, allestita presso lo “Spazio Viterbi” del Palazzo della Provincia di Bergamo e aperta dal 13 settembre al 14 ottobre, costituisce un evento di grande rilevanza culturale. Con l’aiuto di fotografie e documenti anche inediti, vengono ricostruiti con magistrale rigore e precisione storica l’idea, l’annuncio, la preparazione, l’apertura e la prima sessione del Concilio Vaticano II, fortemente voluto da Papa Giovanni XXIII. Infatti non si può parlare del Concilio Vaticano II senza legarlo alla figura di Papa Giovanni che, a pochi mesi dalla sua elezione al Pontificato, indisse a sorpresa un concilio ecumenico, indicandolo come frutto di un’ispirazione dello Spirito Santo e annunciandolo come “Pentecoste del nostro tempo”. La sua profonda conoscenza della Chiesa antica, le molteplici esperienze pastorali e diplomatiche, l’avevano convinto del bisogno di un Concilio “pastorale”, che cioè sapesse presentare le verità di sempre in modo adeguato alle donne e agli uomini del nostro tempo, indicando loro le vie più adeguate per vivere oggi la fede in Gesù Cristo. Perciò egli giustamente è stato chiamato il “Papa del Concilio”: intravistane la OTT-NOV 2012
necessità, fu lui a deciderne e ad annunciarne la convocazione; fu lui a stabilire che non sarebbe stata una semplice ripresa del Concilio Vaticano I; fu sempre lui che definì le modalità di consultazione dell’episcopato concedendo a tutti la massima libertà di espressione. Già dal suo annuncio, il 25 gennaio 1959, il Papa sottolineò l’intento pastorale del Concilio, precisandolo in tre aspetti: l’apertura della Chiesa al mondo moderno, la ricomposizione dell’unità tra i cristiani e il tema della giustizia e della pace. I documenti sono esposti in ordine cronologico, così che i visitatori, guidati passo passo dalla narrazione di fatti, incontri, discussioni e proposte, possano cogliere lo spirito dinamico che progressivamente, dal 1959 al 1963, ha dato forma
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e sostanza al Concilio, indicando le sue finalità teologiche, lo stile pastorale, i criteri interpretativi e le modalità organizzative. Questa mostra offre al pubblico un primo frutto del paziente lavoro di ordinamento e di inventariazione delle carte del Fondo Roncalli, affidato da S.E. mons. L.F. Capovilla alla Fondazione con l’obiettivo di promuovere iniziative culturali che contribuiscano ad approfondire lo studio di Papa Roncalli e a diffonderne la conoscenza. Questo cammino di valorizzazione è appena iniziato, ma già si prospetta assai promettente. La mostra è accolta in un significativo luogo civico e istituzionale. È un modo per dire che la voce di Papa Giovanni va oltre gli ambiti ecclesiastici ed è ancora capace di raggiungere tutti gli uomini e le donne di buona volontà. Nella Provincia di Bergamo sono idealmente raccolte tutte le città e i paesi, i monti e i laghi, le chiese e i santuari, e soprattutto gli accenti e i volti orobici che Angelo Giuseppe Roncalli ha sempre amato e portato nel cuore, anche da Papa. Questa mostra è stata pensata per chi ha vissuto da protagonista i cambiamenti ecclesiali in obbedienza allo spirito del Concilio, e desidera ripercorrerli. Ma anche per chi, nato negli ultimi 50 anni, non ha visto il Concilio, ma ha goduto dei suoi frutti, ha sentito parlare del Concilio e vorrebbe saperne di più.
Cult
La Millennium sbarca a Pechino
La Drum & Bugle Corps di Verdello dal 14 al 18 settembre ha partecipato a una delle più prestigiose kermesse musicali d’oriente: il 14° Beijing International Tourism Festival
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a Millennium Drum & Bugle Corps di Verdello ai piedi della Grande Muraglia. La famosissima band bergamasca ha infatti partecipato a una delle più prestigiose kermesse musicali d’oriente. Dal 14 al 18 settembre ha sfilato all’attesissimo 14°Beijing International Tourism Festival di Pechino, marciando con entusiasmo nelle vie più prestigiose della capitale asiatica, insieme ai migliori complessi musicali e gruppi folkloristici provenienti da tutto il mondo. Organizzato dalla Commissione Municipale di Pechino e dalla China National Tourism Administration, il Bitf è considerato uno dei dieci festival più influenti dall’«International Festival and Event Association», una vetrina culturale (dedicata quest’anno al tema del “dragone”) che attira ogni anno migliaia di spettatori e
turisti internazionali. La Millennium è volata oltreoceano su invito diretto del Ministero del Turismo cinese, che la scorsa primavera ha selezionato il gruppo di Verdello quale unico rappresentante per l’Italia in virtù dell’unicità delle sue melodie e dell’alto livello tecnico-coreografico che ha mostrato nelle ultime trasferte in giro per il mondo. Per quattro giorni i musicisti bergamaschi hanno portato così i colori dell’Italia in Cina, dove si sono esibiti per la prima volta in assoluto con uno spettacolo mozzafiato e inconfondibile. «Il viaggio a Pechino – commenta entusiasta il presidente della Millennium, Ettore Agostinelli - è il coronamento del lungo lavoro intrapreso vent’anni fa».
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Martirio di S.Alessandro, tradizione senza tempo
Fa il tutto esaurito la rievocazione fortemente voluta dall’assessorato a Cultura e spettacolo del Comune di Bergamo. Centoventi le comparse in costume che hanno partecipato alla manifestazione
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l caldo soffocante di domenica 26 agosto non ha scoraggiato le migliaia di persone che di rinunciare all’evento clou della festa patronale proprio non ne volevano sapere. Gran folla – ed è andata progressivamente aumentando - per la rievocazione storica della vita e del martirio di Sant’Alessandro. La messa in scena si è svolta nelle vie del centro di Bergamo dalle 16,30 alle 17,45. Ben 120 le comparse in costume da antica Roma che hanno partecipato alla rappresentazione. Partenza dalla chiesa di Sant’Alessandro in Croce, Pignolo Alta. Da qui il corteo “addobbato” di cavalli e tamburi si è alla volta di via Masone e di via Locatelli. Le “stazioni” sono state collocate davanti alle Poste centrali e al teatro Donizetti. Gran finale con il martirio di Sant’Alessandro
– per l’occasione interpretato dall’attore Tiziano Ferrari – di fronte a Palazzo Frizzoni. Quest’anno non è mancato il punto di vista femminile della vicenda. Come novità si è avuto infatti l’intervento di Santa Grata (nei suoi panni l’attrice Silvia Giulia Mendola). A lei il compito di raccontare il suo incontro con il santo. E sempre a lei l’onere di concedergli degna sepoltura dopo il fallito tentativo del pretore di convincerlo a riconoscere il potere dell’imperatore. Da cui il martirio, con i famosi gigli bianchi a spuntare dalle sue gocce di sangue cadute a terra. Complessivamente ha convinto la regia di Fabio Comana, nei panni anche di attore, noto per i suoi lavoro con la compagnia Erbamil.
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A cura di: Fabio Cuminetti
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Il grande sogno di Matteo Tiraboschi si è avverato
Sfiorato il tutto esaurito al Teatro Donizetti per l'esibizione del cantante lirico pop non vedente di Dalmine. La serata è stata accompagnata dalla New Pop Orchestra diretta dal maestro Alfredo Conti,ß con ben 90 elementi
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l 18 giugno 2012 il grande sogno di Matteo Tiraboschi, cantante lirico pop di Dalmine non vedente sin dalla nascita, si è realizzato grazie all'etichetta discografica bergamasca OUTRECORDINGEVENTI.COM (del maestro Ezio Paloschi, produttore ed arrangiatore, affiancato da Stefano De Donatis) e Max Stefany Management. È la prima volta che si esibisce un cantante diversamente abile non vedente al Teatro Gaetano Donizetti, dice Massimiliano De Stefano Lavilla (in arte Max Stefany), e a maggior ragione l'evento, in parte, è stato organizzato a favore della neonata Associazione Diversamente Bergamo Onlus, di cui lo stesso Matteo Tiraboschi insieme a Davide Di Maio e Roberta Borali è promotore ideatore e membro. Sul prestigioso palcoscenico, insieme al protagonista cantante
ha esordito a teatro l'artista/presentatore, ed organizzatore Max Stefany, conducendo la serata con grande disinvoltura e professionalità, affiancato dalla splendida attrice Enrica Pintore (protagonista nel film "Dieci regole per farla innamorare" con Vincenzo Salemme, da marzo nei cinema d'Italia). A dare enfasi durante le performance musicali di Matteo è stata la grande New Pop Orchestra diretta dal maestro Alfredo Conti con ben 90 elementi. Insieme al cantante protagonista si sono esibiti in un madley di brani pop anche Massimo Guidi ed il giovane Daniel Palazzi, proposti sempre dalla OUT RECORDING STUDIO. Diversi gli ospiti illustri Vips come il Maestro Bruno Sartori (direttore area di Sanremo) e il cantautore Enrico Ruggeri il quale ha duettato insieme a Matteo, cantando
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A cura della redazione
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le famosissime canzone "Ti avrò" e "Si può dare di più". Il Teatro è stato quasi totalmente riempito e il pubblico ha applaudito in piedi, entusiasta per le performance del canto e degli orchestrali. Non ci aspettavamo così tanta gente, quasi mille persone, il pubblico è stato
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molto caloroso e soprattutto, dice Max, ha saputo apprezzare tutta la cornice scenografica teatrale. "Posso dire che questa è una grande soddisfazione! È stata una bellissima esperienza a teatro! Dico sempre che la musica è teatro dell'anima e con questo voglio porgere un ringrazia-
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mento particolare a Patrizia Davanzo per la sua poesia "Altamente, parole oltre il pensiero" dedicata a Matteo, in diretta nazionale su Radio Lodi (presente a teatro con tutta la postazione), prima che il sipario si aprisse e che iniziasse lo spettacolo".
Cult
BergamoScienza compie dieci anni
Dal 5 al 21 ottobre 16 giorni di conferenze, spettacoli, laboratori e mostre con numerosi ospiti internazionali. Il motto di quest’anno? «Meravigliarsi di tutto è il primo passo della ragione verso la scoperta» (Louis Pasteur)
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al 5 al 21 ottobre si svolgerà la decima edizione della rassegna di divulgazione scientifica BergamoScienza. Dopo il successo della passata edizione con 118.000 presenze, torna l’appuntamento con la scienza a Bergamo. Aperti gratuitamente al pubblico conferenze, spettacoli, concerti, laboratori, mostre e incontri con Premi Nobel, scienziati di fama internazionale e ricercatori animeranno la città per 16 giorni. Vista la grande partecipazione alla Giornata Molecolare nella scorsa edizione, BergamoScienza proporrà sabato 6 ottobre lo Space day, una giornata interamente dedicata allo spazio realizzata in collaborazione con le maggiori agenzie spaziali: Esa (European Space Agency), Asi (Agenzia Spaziale Italiana) e Nasa (National Aeronautics and Space Admi-
nistration). Adulti e bambini saranno coinvolti in conferenze, mostre, laboratori, spettacoli musicali e proiezioni di documentari sugli ignoti spazi profondi. Tra gli ospiti attesi anche gli astrofisici Marcello Coradini, Enrico Flamini (chief scientist della Asi), Antonio Masiero, che parlerà del lato oscuro dell’universo, ed Erik M. Galimov, dell’Accademia delle Scienze russe, che tratterà della Luna come possibile risorsa energetica. Al satellite del nostro pianeta sarà dedicato anche l’intervento di Maria Zuber, geofisico del Massachusetts Institute of Technology, attualmente impegnata in un progetto di ricerca sulla gravitazione lunare con la Nasa. Grande attesa per il ritorno a BergamoScienza dell’astronauta Paolo Nespoli che condividerà le sue ultime esperienze nello spazio.
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A cura di: Fabio Cuminetti
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Il pubblico avrà occasione di incontrare esponenti del panorama scientifico e culturale italiano e internazionale, che approfondiranno i temi scientifici più attuali. Tra questi, tre Premi Nobel per la Medicina e Fisiologia: Bruce Beutler (Premio Nobel 2011), Linda Buck (Premio Nobel 2004) e James D. Watson (Premio Nobel 1962). Inoltre: la giornalista scientifica Deborah Blum; il fisico Federico Faggin; il biologo Stuart Firestein; l’ingegnere Mamoru Kawaguchi; i neurobiologi Simon Laughlin e Stefano Mancuso; il genetista Ian Wilmut; il neuroscienziato Semir Zeki. Le attività di BergamoScienza, utilizzando un approccio e un linguaggio divulgativo adatto a tutti, offriranno la possibilità di esplorare in modo interattivo l’universo matematico, astronomico, fisico, chimico, informatico e tutti gli ambiti in cui la scienza è quotidianamente applicata. I luoghi più belli di Città Alta e Città Bassa faranno da quinta scenografica alla manifestazione: dal Teatro Sociale alle dimore e ai palazzi storici, oltre a chiese, chiostri e musei. Anche quest’anno BergamoScienza estenderà i suoi confini al di fuori della città interessando i comuni della Provincia di Bergamo (Albino, Alzano Lombardo, Brembate di Sopra, Clusone, Dalmine, Seriate, Trescore Balneario, Treviglio, Treviolo, Valbrembo, Zingonia, Zogno e i comuni del sistema bibliotecario Valle Seriana e Seriate Laghi). CONFERENZE Saranno affrontate diverse tematiche: medicina, genetica, neuroscienza, fisica, neurobiologia, astrofisica, ingegneria, informatica, archeologia e paleontologia, biologia, chimica, psicologia della scienza, robotica. Domenica 7 ottobre il premio Nobel per la Medicina 2004 Linda Buck proporrà un approfondimento sui comportamenti del cervello in base alla percezione di odori e feromoni. Sabato 13 sarà la volta di Bruce Beutler, premio Nobel per la Medicina in carica, scopritore dei meccanismi di attivazione del sistema immunitario nel
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corpo umano; domenica 14 ottobre è in calendario l’incontro con James Dewey Watson, premio Nobel per la Medicina nel 1962, uno tra i primi scienziati ad aver indagato la struttura della molecola di Dna. Si illustreranno gli orizzonti futuri dell’informatica con Federico Faggin, fisico e inventore del microprocessore. Nell’appuntamento con il neuroscienziato Semir Zeki si definiranno i parametri scientifici della “bellezza”; il biologo Stuart Firestein metterà in scena una lezione-intervista allo scienziato Roger Brent. Il neurobiologo del Department of Zoology della Università di Cambridge Simon Laughlin avanzerà l’ipotesi che il cervello umano sia ormai giunto all’apice della sua evoluzione. Deborah Blum, unica giornalista donna ad aver vinto il premio Pulitzer per la scienza, evidenzierà l’importanza degli esami scientifici nelle indagini poliziesche. La fisica del calcio è il tema dell’incontro che il comitato giovani dell’Associazione BergamoScienza organizza con il fisico Nicola Ludwig: si dimostrerà come le leggi matematiche e geometriche possono essere applicate al mondo del calcio. Mamoru Kawaguchi, uno dei più autorevoli rappresentanti dell’ingegneria moderna, descriverà i suoi innovativi studi sulle strutture spaziali tridimensionali e pneumatiche. Ampio spazio sarà riservato all’attualità scientifica con gli approfondimenti sul bosone di Higgs e la nascita dell’universo, curati da Guido Tonelli (fisico, collaboratore del Cern di Ginevra). E ancora: si tratterà di neuroeconomia con Alan Sanfey, mentre Ian Wilmut, “papà” della pecora Dolly, parlerà dei segreti della clonazione. L’ultima conferenza in programma è dedicata al tema della sostenibilità ambientale. I relatori Stefano Mancuso (neurobiologo vegetale), Sergio Mugnai (agronomo), John Brucato e Giovanni Bignami (astrofisici) e Francesco Salamini (biotecnologo) parleranno delle culture artificiali e della possibilità di allestire in futuro dei veri e propri orti lunari.
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INFORMAZIONI Il programma completo è disponibile su: www.bergamoscienza.it. Tutte le iniziative sono gratuite e aperte al pubblico fino ad esaurimento posti. Per prenotazioni: privati prenotazioni.privati@bergamoscienza.it - dal 17 settembre 2012; scuole bergamoscienza@confindustria.bergamo. it - dal 17 settembre 2012.
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