Anno 13 - N째4 Giugno/Luglio 2010 - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB BERGAMO In caso di mancato recapito si restituisca a: Editrice Bergamasca Srl - via Madonna della Neve, 24 - 24121 Bergamo, che si impegna a pagare la relativa tassa. Euro 3,00
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GIUGNO / LUGLIO 2010
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CARI LETTORI
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eligione, politica, economia. Sono tre esponenti di alto rilievo delle rispettive categorie quelli che Città dei Mille ha incontrato questo mese per voi. Una sezione di interviste compatta ma di prestigio inconfutabile che parte dal vescovo di Bergamo, monsignor Francesco Beschi, passa dal presidente della Provincia e onorevole Ettore Pirovano e arriva al presidente di Oriocenter Giancarlo Bassi. Pirovano, giusto per immergervi nel tenore degli scambi di battute, ha spiegato perché l’occupare due poltrone non è uno scandalo. «E’ dal ’97 che ho un doppio incarico, ma i cittadini di Caravaggio non si sono mai lamentati. Basta svegliarsi un’ora prima e lavorare sodo. Tra l’altro trovo che sia più pesante fare il sindaco, a causa del rapporto diretto con i cittadini, piuttosto che il presidente di una Provincia, dove si può contare su uno staff molto ampio. Non sono un presenzialista, agli eventi mandò volentieri i miei assessori». Bassi sottolinea invece il fatto che Oriocenter nel tempo - «purtroppo, e sottolineo purtroppo» - abbia sostituito il centro città come identità aggregativa: «Da noi passano un milione di visitatori al mese e, considerati anche i turisti, significa che Oriocenter non è solo un punto d’appoggio, non più un punto d’arrivo, ma un’icona della città di Bergamo». Avrà ragione? Se guardiamo all’oceanica adunata degli alpini si direbbe di no. Ma la lezione delle penne nere porterà davvero aria nuova nel campo minato del tempo libero, dove non si riesce mai a trovare la quadra tra chi vuol divertirsi e il diritto alla quiete pubblica? Ce lo auguriamo. Tornando alle nostre pagine, completano l’offerta i reportage all’insegna del “chi c’era” - dalla festa della Polizia alle sfilate di moda, dalle serate mondane al Tennis Vip - e la sezione arte&cultura, che si occupa sia degli eventi in arrivo che di concerti già andati in scena. Senza dimenticare un tuffo nella storia in occasione del 150° anniversario per la spedizione dei Mille, s’intende. Last but not least, le aziende. A partire dalla copertina, dedicata ad Assopav, una delle tante piccole realtà orobiche che fanno parlare bene di sé nel resto d’Italia. E’ la qualità, bellezza…
Buona lettura! Claudio Gualdi
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Emanuela Lanfranco, Direttore Editoriale
turisti per forza
LA MIA RUBRICA
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Si stanno avvicinando, nonostante il vulcano, la pioggia, il finto autunno. Parliamo di vacanze. E parliamo del rito delle ferie istituzionalizzate. Ci si deve muovere da casa, bisogna cambiare aria e, soprattutto, ci si deve divertire, nonostante tale verbo male sopporti l’imperativo . Ma prenderemo il viaggio come un pretesto, come una specie di lente di ingrandimento perché la gente quando va in giro, come in amore, abbassa le difese e si fa vedere in tutte le sue gloriose virtù ma anche con le sue piccole miserie. Dunque non solo è interessante parlare di viaggi e di mete ma forse non è fatica sprecata osservare il viaggiatore. Tipologia antropologicamente interessante. E, in particolare, l’italiano viaggiatore. Tra aeroporti, stazioni, pensioni, crociere, alberghi, pietanze, insomma nel mezzo del tipico scenario vacanziero, pian pianino emerge dallo sfondo il protagonista. Spesso sopra le righe, rumoroso, curioso, con poco senso dell’avventura, desideroso di divertirsi ma facile preda della noia. Preso dalla smania di comperare troppo: tutto non ci può stare in valigia e poi i voli low cost hanno drasticamente ridotto la capienza del nostro bagaglio. Sempre al telefonino: per avvertire dell’imminente partenza, per raccontare in diretta a chi sta a casa ciò che gli sta succedendo nel bene e nel male, per dare un nuovo significato alla sigla GSM (gridare senza motivo). Un viaggiatore davvero imperfetto, per riproporre il titolo di un divertente libro di Beppe Severgnini che consiglio a tutti proprio per l’ironia e lo sguardo divertito con cui racconta i nostri vizi. Nel prossimo numero proveremo ad allineare alcune osservazioni sui viaggiatori di oggi, su quelli che siamo, su quelli che non dovremmo essere e su quelli che potremmo provare a diventare. (e.lanfranco@inwind.it)
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Editoriale 5
Cari Lettori
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Sommario
Vip & news La mia rubrica: Turisti per forza Gran Gala A.R.M.R Consensi a tutto campo per l’Accademia del Tennis Festival Internazionale della Cultura Battesimo nel nome delle emozioni Cornaro gioielli e Chantecler Capri Boutique del Borgo di Marika e Luisa “C’è più sicurezza insieme” 158° anniversario della Polizia Shopping Parliamo di Condominio
Aziende 52 56 58 60 62 64
Assopav, una passione da oltre trent’anni Elenco Sì!, tante novità nella quarta edizione La Metalmec si tuffa nel campo della nautica Ingegneria chimica a difesa dell’ambiente Altro gioiello in casa Porsche: presentata la nuova Cayenne Locatelli, un’azienda leader attenta alla difesa ambientale
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Interviste 32 Monsignor Francesco Beschi il Vescovo di Bergamo 40 Ettore Pirovano 44 Giancarlo Bassi 48
Da-da-umpa
Turismo Città dei Mille anno 13 n. 4 Aut. Trib. n. 52 del 27 Dicembre 2001 Editore: Editrice Bergamasca Srl www.ediberg.it Direzione e Redazione: Via Madonna della Neve, 24 Bergamo Tel. 035.3591011 Fax 035.3591117 www.cittadeimille.com Direttore responsabile: Claudio Gualdi Direttore editoriale: Emanuela Lanfranco Redazione: Fabio Cuminetti Grafica: Denis Colosio - Fabio Toschi Abbonamenti: 035 359 10 11 1 anno - 27 euro Stampa: Sigraf - Treviglio (Bg) Pubblicità: Tel. 035.359 1158
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Vip & News
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di Emanuela Lanfranco
Gran Gala A.R.M.R alla Cantalupa di Brusaporto La generosità di amici e sostenitori ha consentito di raccogliere fondi per il finanziamento di una borsa di studio tra i ricercatori del Centro Aldo e Cele Daccò dell’Istituto Mario Negri di Ranica
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ella splendida cornice della Cantalupa a Brusaporto, venerdì 14 maggio, più di centosessanta persone, tra amici e sostenitori della Fondazione A.R.M.R., si sono ritrovati per l'annuale appuntamento di festa. Anche in questa occasione la loro generosità ha consentito di raccogliere fondi per il finanziamento di una borsa di studio tra i ricercatori del Centro Aldo e Cele Daccò dell'Istituto Mario Negri di Ranica, selezionati con concorso pubblico internazionale, sulla base di titoli, pubblicazioni e curricula. La serata è stata condotta dall'instancabile e dinamica presidente della Fondazione Daniela Guadalupi, che
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come sempre è riuscita a coinvolgere tutti i presenti in una simpatica lotteria. Tra gli ospiti, il sindaco di Bergamo dottor Franco Tentorio e il vice sindaco Gianfranco Ceci. Suggestivo lo spettacolo pirotecnico a cura della Pirotecnica ValSeriana che anche quest'anno ha salutato gli amici di ARMR. Nel corso della serata, gli ospiti sono stati intrattenuti dai bravissimi ballerini di Ginnastica ritmica - Polisportiva Brembate di Sopra / Dance Academy Brembate Sopra / Danzarea. La sfilati di capi di lingerie Rivorì ha chiuso la serata con un "arrivederci" al prossimo incontro per il sostegno della Fondazione A.R.M.R. Presentatrice della serata Francesca Di Stefano.
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Vip & News
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di Emanuela Lanfranco
Consensi a tutto campo per l’Accademia del Tennis Abbiamo chiesto a partecipanti e simpatizzanti “due parole” per descrivere il torneo Tennis Vip, giunto complessivamente alla 34ª edizione
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ottor Franco Tentorio, Sindaco di Bergamo: «Bene ha fatto l’Amministrazione comunale ad attribuire a Giovanni Licini la benemerenza civica della città di Bergamo. Con accresciuto successo, insieme ai suoi collaboratori, presenta ormai da 19 anni un’edizione sempre più ricca del torneo Tennis Vip. I tanti momenti di sport e di amicizia sono esaltati dagli importanti fini benefici. Si tratta infatti di un’iniziativa sportiva perché gli incontri, moltissimi a
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buono o addirittura ottimo livello, vedono un impegno forte di uomini e di donne, che si confrontano con lealtà ma anche con grande voglia di vittoria. Ma è anche un appuntamento tra amici, perché questo è il sentimento che nasce ogni anno fra coloro che partecipano alla manifestazione. Ultima, ma non certamente per importanza, la solidarietà che fa da comune denominatore del torneo. Le somme raccolte vengono infatti destinate ad iniziative di grande valenza sociale. Anche in questa circostanza la gente bergamasca dimostra la sua generosità a favore dei più deboli».
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Dottor Angelo Piazzoli, segretario generale del Credito Bergamasco: «Ben volentieri il Credito Bergamasco sostiene, per il secondo anno, la manifestazione in quanto in essa trovano ampio spazio le modalità ed alcuni ambiti operativi nei quali la Banca e la sua Fondazione qualificano i propri interventi sul territorio di riferimento: alta qualità dell'iniziativa, finalità solidaristica di ampio rilievo, sostegno alla cultura e all'arte, sport inteso quale momento di aggregazione caratterizzato da sano agonismo e da gioia di vivere». Dottor Alessandro Cottini, assessore allo Sport della Provincia di Bergamo: «Un particolare ringraziamento va a tutti coloro che collaborano a questa edizione del Trofeo, intestato a Achille e Cesare Bortolotti e a Giacinto Facchetti. Ai nostri imprenditori bergamaschi che, pur in un momento di sofferenza congiunturale ed economica, sentono il bisogno e la necessità di seminare speranza e ottimismo. E’ grazie alla loro disponibilità che oggi si realizzano importanti avvenimenti sportivi, dedicati alla solidarietà. Disponibilità che, non dimentichiamolo, non deve mai essere presunta come scontata o dovuta. Il mio personale ringraziamento oggi va proprio a tutti coloro che sentono il dovere e la necessità di creare ottimismo e positività, cardini fondamentali per la ripresa di tutta la nazione. Un sincero “in bocca al lupo” per la buona riuscita della manifestazione e grazie di cuore al presidente dell’Accademia del Tennis, Dott. Masera, e del suo “vulcanico” responsabile organizzativo Dott. Licini. I grandi traguardi vi attendono e in cima ad ogni vetta che raggiungerete troverete il ringraziamento di tutti coloro che avete aiutato». Dottor Danilo Minuti, assessore allo Sport, all’Istruzione e ai Giovanili del Comune di Bergamo: «Credo che la grande forza dell’Accademia del Tennis, giunta ormai ad organizzare la 19ª edizione del “VIP”, sia quella di aver unito da una parte i valori più genuini dello sport, la competizione, l’impegno, il rispetto degli avversari, dall’altra i valori della solidarietà, intesa nel senso più nobile del termine, come sforzo attivo e gratuito teso a venire incontro alle esigenze e ai problemi di chi ha bisogno di aiuto.
Da una parte quindi l’attività sportiva, elemento fondamentale soprattutto nella crescita dei giovani ed in generale nella vita sociale delle persone. Dall’altra la capacità di impegnarsi per gli altri ed in particolare per chi ha bisogno. E il mezzo milione di euro raccolto nelle ultime edizioni è la testimonianza tangibile di come la solidarietà sia il vero motore che, al di là dei galà, delle premiazioni e dell’albo d’oro, dà tanto lustro e successo al Tennis Vip. Anche e soprattutto perché in un periodo che economicamente non è certo dei più facili, gli organizzatori sono riusciti ancora una volta a raccogliere interno a loro tanti sponsor ed amici che continuano a credere in questo evento di sport e solidarietà. Infine non posso che sottolineare come la scelta delle persone a cui intitolare questo torneo credo sia fortemente evocativa e apprezzabile. Sono sicuro che non si sarebbe potuto onorare, meglio di cosi, la memoria di chi tanto ha dato al nostro territorio sia in ambito imprenditoriale che sportivo». Simona Befani «…Sembra una ruota infinita. Il Tennis Vip riparte - siamo complessivamente all’edizione numero 34 - ma in realtà è come se non si fosse mai interrotto. La macchina organizzativa dell’Accademia del Tennis è riuscita, col passare del tempo, a creare un sottile filo conduttore che accompagna gli sponsor, i giocatori, i simpatizzanti e gli amici del torneo per l’intera durata dell’anno. Ora eccoci qui, ai nastri di partenza, pronti a presentare a tutti le novità del Torneo ed a trascorrere intere giornate in amicizia. Vi assicuro che l’aria che si respira ogni giorno al Centro Sportivo Mongodi di Cividino è davvero speciale. Il mix di sport e solidarietà voluto da Giovanni Licini garantisce un equilibrio perfetto. Il Torneo in senso stretto prevede, ovviamente, una sfera agonistica e c’è gente che si allena tutto l’anno per arrivare all’appuntamento in condizioni accettabili…ve lo garantisco! Del resto chi si mette in gioco non vuole fare brutte figure e ci mette l’anima fino all’ultima pallina. Ma anche il più agonista, ne sono certa, ogni anno torna al Vip soprattutto per ritrovare i vecchi amici o conoscerne di nuovi, per trascorrere ore serene e divertenti al di là della competizione. E poi c’è l’aspetto sociale, che col tempo ha prevaricato quello sportivo».
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Festival Internazionale della Cultura Concerti, seminari, workshop, esposizioni, incontri con gli artisti, spettacoli (tutto gratuito): un mosaico d'appuntamenti che per due settimane ha ridisegnato la geografia emotiva della città
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mozioni: quelle che non hanno bisogno di una lingua per spiegarsi, che sono cittadine del mondo, che moltiplicano i bagliori della vita, inghiottono il silenzio, conservano il colore romantico del segreto. E’ a loro che è stata dedicata la prima edizione del Festival Internazionale della Cultura di Bergamo, in programma dal 15 al 30 maggio, con la città meravigliosamente punteggiata da immagini, note, corpi in movimento, idee, progetti, sapori. Bergamo rapita dalla prodigiosa luce dell’arte che ferma il tempo con musica, teatro, cinema, letteratura, fotografia, architettura, alta cucina. Concerti, seminari, workshop, esposizioni, incontri con gli artisti, spettacoli (tutto gratuito): un mosaico d'appuntamenti che per due settimane ha ridisegnato la geografia emotiva della città con l’ambizione di rinnovare di anno in anno ponti culturali verso l'Europa ed il mondo. Del fittissimo calendario andato in scena vi possiamo qui dare solo alcuni cenni. Occhi e orecchie si sono potuti beare in primis delle sinfonie di Beethoven, Mozart e Rossini, del tango struggente di Piazzolla, di Milva splendidamente in bilico fra musica e teatro, degli scatti di Mario Cresci, delle pellicole di Pupi Avati. Il grande regista è stato protagonista, sabato 29 alle 15,30 all'Università degli Studi di Bergamo, di un incontro con i giovani per svelare i “segreti” della cinepresa. La sera, all'Auditorium del Seminario Vescovile, è stato quindi insignito di un Premio alla Carriera. Il 15 maggio alle 21 si è tenuta l'inaugurazione ufficiale del Festival Internazionale della Cultura con un grande concerto: la Leipzig
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Philharmonic Orchestra si è esibita per la prima volta nella città di Bergamo nell'Auditorium del Seminario di Città Alta. Un programma appositamente intitolato “Note di Emozioni” per rimarcare la sinergia fra programma ed esecutori. Domenica 23 uno degli appuntamenti clou del Festival Internazionale della Cultura: alle 20.30 sul palco del teatro Donizetti è salità Milva, che si è esibita nella sua “Variante di Luneburg. Fabula in musica”, tratta dal romanzo di Paolo Maurensig, con il contributo di Walter Mramor, Artisti Associati di Gorizia e del maestro Walter Sivilotti. La danza è stata protagonista dell’interno mese di maggio con diversi appuntamenti spazio ai giovani talenti delle scuole della Bergamasca, che hanno dato vita a numerosi eventi in contesti particolari, tra cui divertenti Flashmob all’Oriocenter e in via Angelo Maj. Il più grande shopping center d’Europa, in particolare, è stato “assaltato” dall’evento
a sorpresa domenica 2 maggio: la musica è partita e 100 studenti di 4 licei, fino ad un secondo prima impegnati a guardare le vetrine come se nulla fosse, si sono radunati ed hanno iniziato a ballare dando vita ad una coreografia che ha lasciato tutti a bocca aperta. La cultura e le emozioni sono passate anche attraverso la gastronomia. Questo grazie all’interpretazione data dai grandi talenti bergamaschi della cucina con la golosa iniziativa “Ristorerò”: domenica 16 maggio, alle 18, in Città Alta, si sono snodati vari itinerari di degustazione e prelibati assaggi. La manifestazione, ideata dall'associazione Festival Internazionale della Cultura Bergamo (costituita dai soci Centro Congressi Giovanni XXIII, Ente Fiera Promoberg e Sesaab), è stata organizzata dal Bergamo Convention Bureau e patrocinata dal Ministro della Gioventù e dal Ministero del Turismo.
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Cornaro gioielli e Chantecler Capri Presentati i pezzi storici della maison, gli stessi amati dalle dive e dai personaggi del jet set internazionale della Capri Anni '50, e che ancora oggi sono fra i gioielli più ambiti dal pubblico femminile
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iovedì 20 maggio la gioielleria Cornaro ha presentato i gioielli dello storico marchio Chantecler. Chantecler, il brand di alta gioielleria con il simbolo del galletto, oggi è una delle realtà più prestigiose della gioielleria italiana. Passione, cultura e fantasia in puro spirito di Capri, pezzi storici della maison, gli stessi amati dalle dive e dai personaggi del jet set internazionale della Capri Anni '50, e che ancora oggi sono fra i gioielli
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più ambiti dal pubblico femminile. Come dimostra l’affluenza numerosa di gentili ospiti che, accolte da Sandra e Renzo Cornaro e dalle gentilissime figlie, hanno potuto “toccare con mano” questo spirito di… Capri. «Come narra la leggenda San Michele, con il tintinnio di una campanella, guidò un pastorello verso la sua pecorella smarrita». Chantecler in francese è il gallo, che canta quando rischiara un giorno nuovo, un giorno in cui riporre le speranza ed avere un po’ di fortuna, così nacque la campanella portafortuna ora prezioso talismano Chantecler.
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di Emanuela Lanfranco - foto Fabio Toschi
Boutique del Borgo di Marika e Luisa Domenica 16 maggio a Osio Sotto sono stati presentati i miglior capi di abbigliamento e accessori per la primavera-estate 2010 facendo sfilare le indossatrici tra la gente
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uando si parla di gusto, si parla anche della Boutique del Borgo. In occasione della manifestazione “Borgo di vino con gusto”, svoltasi a Osio Sotto domenica 16 maggio, Marika e Luisa, titolari della boutique, hanno presentato i miglior capi di abbigliamento e accessori per la primaveraestate 2010 facendo sfilare le indossatrici tra la gente. Una passerella posta davanti al negozio ha richiamato l’attenzione del pubblico, numeroso, molto attento e meravigliato da questa iniziativa capace di dare grande visibilità al buon “gusto”. Che ancora una volta Marika e Luisa hanno dimostrato di avere.
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GIUGNO - LUGLIO
di Emanuela Lanfranco - foto Fabio Toschi
“C’è più sicurezza insieme” 158° anniversario della Polizia L’evento si è svolto sabato 15 maggio al teatro Donizetti alla presenza delle autorità civili, militari, esponenti del mondo della cultura, dell’industria e della politica bergamasca
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’importanza della sicurezza partecipata, ossia la collaborazione tra la gente e la polizia; le problematiche degli anziani vittime di raggiri, il mondo degli adolescenti e dei giovani a rischio per la droga, l’ordine pubblico. Questi alcuni dei temi esposti dal questore Matteo Turillo nel suo discorso alla Festa della Polizia svoltasi sabato 15 maggio, al teatro Donizetti, alla presenza di autorità civili, militari, esponenti del mondo della cultura, dell’industria e della politica bergamasca. Dopo la consegna dei riconoscimenti il soprano e sovraintendente della questura di Bergamo Lodovica Pellicioli e il tenore e sovraintendente della questura di Vigevano G. Pietro si sono esibiti cantando la preghiera del poliziotto.
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I DATI DELL'ATTIVITÀ DA APRILE 2009 AD APRILE 2010.
In sintesi, a Bergamo e provincia sono diminuiti i reati legati alle sostanze stupefacenti e le rapine di tutti i generi, così come i furti con destrezza e sulle auto, mentre sono aumentati i furti in negozi e abitazioni, le truffe (soprattutto ad anziani) e le frodi informatiche. Diamo anche un po’ di numeri. La maggiore attività è stata concentrata nei servizi di ordine pubblico con 2.243 interventi che hanno occupato più di 7 mila pattuglie. Le telefonate al 113 sono state 12.147, gli arresti 466 (in primis per spaccio, furti e rapine), 57 chili di droga sequestrata, 46 armi sequestrate e 2.018 denunce a piede libero. La polizia, stradale e non, ha controllato 78.400 persone e 53 mila veicoli. La polizia amministrativa ha dispensato 40 mila permessi di soggiorno (ora nella Bergamasca ci sono 100 mila stranieri regolari, è la quarta provincia in Italia per numero di stranieri regolari), ha revocato o rifiutato 378 permessi di soggiorno, ha espulso 984 clandestini e scovato 7.254 irregolarità sul lavoro. Quanto ai Daspo, ne sono stati affibbiati 75 (16 a ultrà dell'Atalanta, 57 a tifosi del Catania e 2 ai supporter della Reggina). Il vice questore Francesco Messina, nel suo discorso, ha sottolineato come sia fondamentale l'opera di prevenzione nella scuola, perché - se è vero che è diminuito lo spaccio - è aumentata la diffusione di droga tra i minorenni. In tale ottica vanno visti i 34 interventi nelle scuole e le 8 visite degli studenti in questura.
I RICONOSCIMENTI 1) 1° Dirigente Dr. MESSINA Francesco Encomio: Evidenziando capacità professionali dirigeva un intervento di polizia giudiziaria che si concludeva con l’arresto di uno squilibrato, armato di due grossi coltelli, responsabile di tentato omicidio plurimo, sequestro di persona e resistenza a P.U. 2) Vice Questore agg. Dr. BONAFINI Gianpaolo Encomio: Evidenziando elevate capacità professionali ed acume investigativo, dirigeva una operazione di polizia giudiziaria che si concludeva con l'arresto di un individuo responsabile di sequestro di persona a scopo di estorsione. 3) Vice Questore agg. Dr. BONAFINI Gianpaolo, Sostituto Commissario ZAMBELLI Eleonora, Assistente capo MALENCHINI Luigi, Assistente capo ZUCCA Davide Encomio: Evidenziando capacità professionali e acume investigativo, espletava un'operazione di polizia giudiziaria che si concludeva con l'arresto dei responsabile di una rapina in danno di un furgone portavalori. 4) Vice Questore agg. Dr. BONAFINI Gianpaolo, Ispettore capo DEL BEN Frank, Assistente VEZZOLI Roberto Encomio: Evidenziando spiccate capacità professionali e notevole intuito, partecipava a una laboriosa indagine di polizia giudiziaria che consentiva di sgominare un sodalizio criminale responsabile di associazione a delinquere, sequestro di persona, ricettazione ed altri gravi reati. 5) Ispettore capo CALAMITA Giuseppe Encomio: Evidenziando spiccate capacità e notevole intuito investigativo, espletava una operazione di polizia giudiziaria che consentiva la disarticolazione di un sodalizio criminale dedito al furto, alla ricettazione e all'illecito utilizzo di carte di credito.
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PARLIAMO DI CONDOMINIO
di Michele Cafagna
Conferma amministratore: la danza delle maggioranze Non v’è alcun dubbio che l’amministratore di condominio affondi le sue radici nel passato, assai remoto, e si proietti nel futuro: come Giano Bifronte. Egli ha una naturale predisposizione ad uniformarsi ai flussi e riflussi: da un lato arrabattarsi in una normativa condominiale invecchiata, anche a causa della notevole stratificazione giurisprudenziale; dall’altro prestare attenzione ai repentini sviluppi tecnologici che attengono alla sicurezza degli edifici in condominio cui segue la logica investitura di tutore con responsabilità civili e penali tutt’altro che trascurabili. Ciò non consente di comprendere perché alcune pronunce della Magistratura, in vero assai rare e prive del conforto del Giudice di Legittimità (per ora), compiano il tentativo di modificare il quorum necessario per la conferma dell’amministratore, abbassandolo a 1/3 e distinguendo da quest’ultima il momento della prima nomina in cui è, ovviamente, indispensabile una maggioranza di 500 millesimi. Mi riferisco a due pronunce: 1) la nr. 10701 del Tribunale di Roma del 15 maggio 2009; 2) la più recente del Tribunale di Bologna datata 12 settembre 2009. Col dovuto ossequio ai loro estensori, ma anche nei confronti dell’ente condominiale, non si può sfuggire alle seguenti considerazioni: a) l’art. 1.129 c.c. scrive della nomina e della revoca dell’amministratore; b) al pari, l’art. 1.136 c.c., comma quarto, ci indica i quorum necessari per la sua nomina; c) l’art. 1.135, pur parlando di conferma, non dice che il quorum va in
deroga al 4 comma dell’art. 1.136. d) si insinua a sua volta 64 dd.aa., c.c., ove si scrive della sola revoca. La conclusione non lascia spazio a dubbi: l’amministratore è solo nominato e mai confermato. Questo vuol dire che il mandato cessa dopo un anno e l’amministratore si presenta alla compagine condominale per una nuova nomina, mai per una conferma. Talvolta accade che, causa una insufficiente presenza di condomini, non può procedersi alla nomina dell’amministratore. Eseguire la votazione stabilendo che è regolare la maggioranza di un terzo, si scontra “violentemente” con comma 4 dell’art. 1.136 c.c. che è inderogabile, dato che inderogabile è la necessità che, essendo il mandato di amministratore strettamente legato alla fiducia di una qualificata maggioranze dei partecipanti, questo non può conseguirsi con una striminzita maggioranza. Sarebbe come modificare la Costituzione col solo voto del partito di opposizione. Concludo sostenendo che il problema della nomina dell’amministratore è ben altro: in una riforma che deve essere diversa da quella che è in discussione in Parlamento, che ha il “pregio” di riprendere quasi tutta la vecchia normativa facendole indossare un vestito nuovo, l’amministratore deve assurgere a ruolo di primo attore, piuttosto che a quello attuale di mera comparsa. In una vera riforma (sarebbe meglio una legge quadro sul condominio) non si deve parlare di limiti temporali al mandato; spesso, molto spesso, all'origine della mancata conferma dell’amministratore, vi è proprio la corretta applicazione della norma, non gradita a qualche condomino (vedi decreti ingiuntivi nei confronti dei morosi) per iniziativa dei quali parte "la congiura". Non si può escludere che le pronunce in questione siano sottoposte alle cure della Suprema Corte. Le probabilità che siano cassate sono molto elevate. Possono, però, non mancare sorprese.
Michele Cafagna - info@studiocafagna.it Ass. ANACI n.310 - Associato CEAB Confédération Européenne Des Administrateurs De Biens Bruxelles. Studio di amministrazioni immobiliari - consulenze sul condominio: via Begnis, 6 - 24036 Ponte S. Pietro (Bg) - tel. 035.460259 - 616927 - fax 035.4155514 Recapito di Bergamo: via Paleocapa, 14 - tel. 035.214076. Si riceve mercoledì per appuntamento. Rec. di Trezzo d’Adda - Capriate: via Crespi, 7 - tel. 02.90987305. Si riceve venerdì e sabato su appuntamento
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di Emanuela Lanfranco
Monsignor Francesco Beschi Sua Eccellenza il Vescovo di Bergamo
Interviste
«Siamo diventati dei consumatori, non solo di cose, ma del presente. Siamo paradossali perché mentre la scienza è proiettata nel futuro, noi dall’altra parte abbiamo prospettive legate al presente»
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IL VESCOVO DI BERGAMO
GIUGNO - LUGLIO
P
oco più di un anno è trascorso da quando Monsignor Francesco Beschi è diventato il “nostro” Vescovo. Tante domande avrei da porgli, una in particolare…
Monsignore, ma noi bergamaschi, per tutti “popolo che vive sotto il colle della Curia”, che tipo di cattolici siamo? (Sua Eccellenza ha preso tempo e poi mi ha detto: bella domanda…, ndr). «Domanda molto precisa che porta anche in sintesi l’esperienza che sto vivendo. Oggi le diversità sono sempre più difficili da definire, nel senso che c’è una globalizzazione della cultura, della fede, delle esperienze di vita e anche dal punto di vista religioso ci sono dei filoni di esperienze, dei modi di porsi che sono molto simili. Recentemente sono stato con cinquanta sacerdoti in visita in Germania e a Berlino ho riscontrato l’immagine di una città che in alcuni temi fondamentali dell’essere cattolici, dell’essere cristiani, é simile ad un paese della nostra valle». Come possono essere simili due realtà così differenti? «Perché se alcuni temi culturali, sociali, economici, geografici sono evidentemente diversi, ma per quanto riguarda la mentalità, il modo di vedere le cose e di giudicare il mondo oggi, la dimensione della comunicazione ha reso tutti molto più simili, molto più vicini, soprattutto in alcuni atteggiamenti di fondo, quelli che alla fine hanno a che fare con la coscienza. Noi abbiamo parlato nei decenni scorsi di una forma di secolarismo che significava: costruiamo un mondo in cui Dio e la religione sono un fatto totalmente privato. Oggi le religioni sono
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LO STEMMA
Stemma in mantello. D’azzurro al 1°, d’argento al 2°, con cucite una croce a doppia traversa d’oro ed una stella a cinque punte pure d’oro, d’azzurro al 3°. Scudo sannitico alla moderna accollato alla croce vescovile d’oro e coronato dal cappello vescovile di verde con dodici nappe. L’azzurro, in quanto colore del cielo, simboleggia ogni aspirazione all’alto, compresa la tensione alla gloria incorruttibile. Ed anche le virtù soprannaturali, come pure i doni che vengono dall’alto. L’argento simboleggia varie realtà: l’amicizia, l’equità, la giustizia, l’innocenza e la purezza. Nello scudo azzurro il triangolo argenteo richiama il mistero della Santissima Trinità. La croce a doppia traversa d’oro, nel triangolo, è un chiaro riferimento alla Cattedrale di Brescia e al tesoro delle Sante Croci, che vi è conservato. La stella a cinque punte d’oro è simbolo tipicamente mariano. Il cartiglio porta il motto: «SECUNDUM VERBUM TUUM» con evidente richiamo al mistero dell’Annunciazione, nella cui solennità cadde la nomina a vescovo ausiliare di monsignor Francesco Beschi.
tornate in maniera fortissima sul palcoscenico della storia: la provocazione dell’Islam è evidente, ma anche nell’Oriente, penso all’India, a quello che significa induismo, penso a quello che ha rappresentato il pontificato di Giovanni Paolo II nella storia della Chiesa nel mondo per trent’anni. Tutto questo ha significato moltissimo per la rappresentazione della religione, ancor prima della chiesa, sulla scena del mondo. Oltretutto con dei seri problemi e con il rischio che questa sia solo una rappresentazione culturale, civile, con risvolti di natura politica e, in ultima analisi, anche etici. Per cui il cristiano di oggi fa i conti con gli stessi problemi, gli stessi interrogativi, le stesse scelte problematiche di una persona che ha scelto di non credere. Questo in termini generali. Credo che tutto ciò che ho detto sia presente anche nella nostra città, nella nostra provincia, nella nostra diocesi e, naturalmente, si coniughi con una storia particolare, la storia di Bergamo. Bergamo ha delle connotazioni proprie in cui certamente il cattolicesimo si è molto identificato con la vita, la cultura, le abitudini, il modo di costruire la storia delle persone che vivono questa terra, dove la presenza del clero è sempre stata numerosissima: tutto questo ha segnato in maniera evidentissima la nostra realtà e quindi oggi continuamente c’è questo confronto, soprattutto rappresentato dalle nuove giovani generazioni, tra una storia, una forma di questa storia che è segnata non solo da valori che si ispirano al Vangelo, ma propria anche da pratiche concrete legate alla vita ecclesiale e, nello stesso tempo, al cambiamento del mondo. Insisto su questo fatto perché mi sembra che le giovani generazioni, e non penso solo agli adolescenti, ma anche ai giovani di 30,40, 50 anni, sono tutte generazioni che provocano chi è più anziano, che si pongono in un’ottica di cambiamento». Bergamo è proprio così cattolica? «Certamente lo è molto in un contesto come quello che ricordavo, questa riproposizione dell’essere cattolico è avvertita in termini forti anche in molti laici. A mio giudizio si tratta di dare contenuto a questa storia, quindi a un’immagine che non è solo esteriore ma di fatto esiste questa rappresentazione di Bergamo cattolica. Occorre dare un contenuto nel senso che i contenuti ci sono sempre stati ma oggi devono essere riformulati, ripensati rispetto alla provocazione della cultura contemporanea». In che modo si può fare? «Innanzitutto è necessario che chi fa la scelta della fede e chi si affaccia a questa scelta riesca, e quindi anche l’azione del pastore deve andare in questa direzione, a cogliere gli elementi essenziali perché
intorno a questi elementi essenziali si sono costruiti anche tanti elementi storici. Per esempio è certo che tra gli aspetti nelle esperienze religiose di Bergamo che si notano di più, venendo dall’esterno, vi sono quelli di natura tradizionale: appaiono molto evidenti perché qui le tradizioni di tipo religioso sono state in gran parte conservate. Il discorso sulle tradizioni è un discorso importantissimo anche per tanti aspetti di natura culturale e sociale. Per quanto riguarda gli aspetti di natura religiosa è evidente che queste tradizioni devono fare i conti con questo bisogno di riformularle dall’interno, altrimenti rischiano di essere pura esteriorità. E questa riformulazione ha bisogno di cogliere l’essenziale, e fondamentalmente questo essenziale è la fede nella persona di Gesù Cristo: questo deve apparire molto chiaro, per chi si dice cristiano; per chi sceglie di essere cristiano cattolico quindi bisogna tornare a questa essenzialità pur dentro ad un contesto come è il nostro con cui bisogna riproporci e confrontarci. Elemento importante per questa riformulazione, a mio giudizio, è il dialogo, un esercizio che presuppone una chiara coscienza d’identità, che si dispone all’apertura, al confronto, all’accoglienza dell’altro e della sua cultura e alla possibilità, dentro questa accoglienza, di un arricchimento reciproco. Il dialogo diventa la possibilità concreta di una riformulazione. Prendiamo un aspetto di grandissima attualità come quello che investe la medicina, la tecnica applicata non più alle cose, ma all’uomo, addirittura ai fondamenti dell’uomo quindi ai mattoni della vita, quella che va sotto il nome di bio-etica in termini generali. Sono questioni di grandissima rilevanza, in gran parte sono questioni che aprono frontiere assolutamente positive per l’uomo, naturalmente queste frontiere sono nuove e portano anche grandi interrogativi e qualche volta anche grandi preoccupazioni per l’uomo, non per la Chiesa. Se questa chiesa come il Concilio ha affermato, ma direi che la sua tradizione è cominciata da Gesù Cristo stesso, ha a cuore l’uomo, è chiaro che queste nuove questioni prima ancora che preoccuparla o inquietarla, secondo me, meravigliano la Chiesa, la mettono in una situazione di speranza e offrono speranza all’uomo». Pongono anche dei seri interrogativi. «Secondo me a volte il dialogo non si sviluppa perché ci sono delle forme pregiudiziali: da una parte una specie di paura resistente di fronte a tutte queste novità e dall’altra é come se si vedesse la trasformazione del mondo frutto soltanto delle scoperte dei traguardi tecnico-scientifici che si riescono a raggiungere. Il dialogo è invece assolutamente necessario e una persona che vive oggi da cristiano, da cattolico, anche a Bergamo deve tenere presente anche alcune risorse particolari che ci sono: abbiamo delle eccellenze nel campo della salute, della ricerca, nell’imprenditoria con cui operare un dialogo. C’è poi un atteggiamento che secondo me è molto importante e lo dico anche con grande serenità e da parte mia anche con grande umiltà: la fede è anche intelligenza, cioè noi dobbiamo comprendere le cose nel loro reale spessore. Il cristia-
LA BIOGRAFIA
Francesco Beschi (Brescia, 6 agosto 1951) viene ordinato sacerdote il 7 giugno 1975 dal vescovo di Brescia Mons. Luigi Morstabilini, dopo aver celebrato la prima Messa nella sua parrocchia cittadina di Sant'Anna nella periferia di Brescia. Inizia così il suo ministero presso la diocesi di Brescia come Vicario Cooperatore al "Villaggio Sereno" in città. Nel 1981 viene destinato come vicario cooperatore e mansionario alla parrocchia della Cattedrale che lascia nel 1987 quando il suo nuovo Vescovo, il bergamasco monsignor Bruno Foresti, lo nomina direttore dell’Ufficio famiglia. Nel 1989 succede a monsignor Gennaro Franceschetti nella direzione del Centro pastorale Paolo VI. In quegli anni segue anche il giovane clero nelle attività del biennio formativo. Nel 1999 Mons. Giulio Sanguineti lo ha nominato Vicario Episcopale per i laici e per i loro organismi di comunione e nel 2001 Pro-Vicario Generale della diocesi di Brescia. Il 25 marzo 2003 è stato eletto ausiliare di Brescia e gli è stata assegnata la sede titolare di Vinda. Riceve l'ordinazione episcopale il successivo 18 maggio dal vescovo Giulio Sanguineti, co-consacranti l'arcivescovo Bruno Foresti ed il vescovo Vigilio Mario Olmi. Il 22 gennaio 2009 papa Benedetto XVI lo nomina vescovo di Bergamo: diventa così il successore di Mons. Roberto Amadei che lascia la diocesi per raggiunti limiti di età. Fa il suo ingresso solenne in diocesi il 15 marzo 2009 durante la cerimonia di insediamento nel corso della quale l'arcivescovo di Milano e metropolita della Lombardia, il cardinale Dionigi Tettamanzi, dopo la lettura della lettera apostolica inviata da papa Benedetto XVI attraverso il nunzio apostolico in Italia, monsignor Giuseppe Bertello, dà l'annuncio alla comunità determinando così la presa di possesso canonica della cattedra. Oltre agli studi teologici il vescovo ha frequentato il Conservatorio per i corsi di violino.
nesimo non è un’ideologia che proietta sulle cose un suo modo proprio di vedere ma invece, a partire proprio da Gesù Cristo, prende le cose nella loro reale consistenza, questo credo che sia l’intelligenza della fede. Si tratta di quello che il Concilio aveva definito e che certo ha subito qualche deformazione: l’autonomia della realtà umana che non è un autonomia a prescindere da Dio, è un’autonomia nel senso che ciò che noi viviamo è nella storia con le sue regole e le sue logiche che meritano di essere considerate». E quando l’intelligenza si scontra con la fede? «Questo è uno dei grandissimi temi del pontificato di Papa Benedetto XVI: il rapporto tra intelligenza e la fede, tra ragione e fede è un rapporto molto stretto. Io vorrei sottolineare queste piccole riflessioni molto modeste rispetto al tema del mistero. A volte confrontandomi con la gente e soprattutto con i giovani con i quali bisogna cercare di essere chiari ed essenziali, utilizzo questa categoria del mistero. In maniera molto semplice dico: che cosa è il mistero? Il mistero non è qualcosa di incomprensibile, il mistero è qualcosa di inesauribile. Allora la fede continua ad evocare questa inesauribilità dell’umano, della vita della storia, rispetto ad ogni traguardo che l’intelligenza raggiunge». E se l’intelligenza andasse oltre? «Per ora non è successo. Più l’intelligenza raggiunge nuovi traguardi, più l’inesauribilità della realtà si manifesta. Oggi conosciamo i confini dell’universo ma gli interrogativi che ci poniamo sono molto più grandi di chi non li conosceva». I giovani. I giovani si sono allontanati dalla chiesa, come si possono riavvicinare? «La domanda non ha facile risposta. Io credo che innanzitutto sia necessario alimentare un clima di fiducia, a partire da una credibilità degli adulti. E chiaro che se non c’è qualche linea di credibilità, un adolescente non chiederà mai nulla, le domande le terrà per sé. A mio giudizio siamo chiamati ad una coscienza della nostra condizione di adulti molto più forte rispetto a quella che stiamo rappresentando». Noi dovremmo essere degli esempi? «La nostra credibilità non è data dalla perfezione della nostra della vita, quindi in ultima analisi dall’esempio che diamo che chiaramente è necessario, ma i giovani devono avvertire anche i motivi che sostengono l’esempio che noi vogliamo dare. Se l’esempio è semplicemente legato ad un certo modo di vivere senza eccessi, con un po’ di equilibrio, con un po’ di buon senso, ai giovani non basta. Loro devono percepire ragioni di vita per cui vivere, ragioni per cui sperare. I nostri genitori, che erano molto semplici, dicevano ai nostri figli - vogliamo dare un futuro -. Oggi ci
si interroga su quale futuro vogliamo dare ai nostri figli . In questo senso parlo di responsabilità, di credibilità degli adulti; nel momento in cui c’è questa condizione che va in direzione dell’alimentazione della fiducia, io credo che le domande non solo emergono ma vengono poste». Come si possono “recuperare, riportare” i giovani a questo dialogo? «Nemmeno gli oratori riescono più a farlo: a volte ci sembra che i discorsi dei giovani siano superficiali, che i loro interessi siano molto limitati alla realizzazione di bisogni immediatamente verificabili. Quanto queste generazioni di giovani si immagina il futuro? Noi li vediamo molto schiacciati nel presente. A mio giudizio abbiamo la possibilità di prospettare loro il futuro, dovremo un pochino svegliarci anche noi per uscire da questo discorso tutto concentrato sul presente. Siamo diventati dei consumatori, non solo di cose, ma del presente. Siamo paradossali perché mentre la scienza è proiettata nel futuro, noi dall’altra parte abbiamo prospettive legate al presente. Tornando ai giovani io credo che questo clima di fiducia lo si possa sperimentare nel momento in cui si stabiliscono delle relazioni personali. La cosa che io temo di più, invece, è la banalità. Mi fa più paura la banalità della malvagità. Perché la banalità vuol dire proprio niente! Ma devo dire che, frequentando tanto i giovani, io non li ho mai trovati banali. Se si mette il giovane nella condizione di essere preso in considerazione, egli manifesta un universo meraviglioso. Allora io dico, se siamo degli adulti, soprattutto credenti, questo compito, questa responsabilità possiamo farla nostra». Il dialogo porta a tanti interrogativi «Io amo l’interrogativo, anche dell’adulto, amo tenere aperta sempre la ricerca però qualche risposta essenziale sento il dovere di darla a me stesso e a chi me la chiede. Quando sono diventato sacerdote ero felice ma anche un po’ triste perché avevo trovato quello che cercavo, la mia ricerca era finita. In realtà la meraviglia è stata che da quel giorno si è aperto un orizzonte di ricerca molto più ampio. Però col passare degli anni uno si rende conto che qualche piccola sintesi deve essere in grado di farla. La condizione di adulto credente deve portare verso qualche piccola sintesi sulla vita. Questo secondo me è necessario. Che a certe domande il giovane risponda con un interrogativo può essere comprensibile, anche un adulto può rispondere in questo modo, oggi, è vero perché cambia tutto nel giro di un attimo ma non si può rispondere “boh” su tutto». Spesso “boh” vuol dire anche non affrontare la discussione, il dialogo. «Questa è la provocazione. Sono stato per 30 anni nelle scuole, per 14 negli oratori ho sempre cercato di mantenere vivo il dialogo con i giovani e con i giovani non si può barare perché non lo accettano. Anzi i giovani mi hanno spesso provocato ma l’importante è rispondere sempre con sincerità, magari cercare insieme la risposta».
Giovani: no al matrimonio, sì alla convivenza. «Ritengo questa contestazione un’altra bellissima provocazione. Io soffro il fatto che alcuni giovani, battezzati, cresimati, cristiani credenti, non avvertano l’importanza di questo dono che Dio fa agli sposi nel sacramento del matrimonio, la bellezza del dono della grazia del matrimonio. Perché lo contestano? Hanno paura del per sempre? Perché vogliono un rapporto basato essenzialmente sull’autenticità dei sentimenti? Purtroppo l’idea della comunità, di come le persone sposandosi edifichino la società, non dimentichiamo che il matrimonio edificava una cellula della società, oggi all’interno di una cultura fondamentalmente individualista, è avvertita in maniera molto leggera». Oggi tanti matrimoni saltano o continuano perché… non si sa. «Sono provocazioni, ma le stesse dinamiche avvengono poi anche nella
convivenza. In realtà la provocazione che questa condizione ci pone è una condizione che ci rimanda esattamente agli elementi essenziali: comunque la convivenza richiede qualche riconoscimento, non solo di natura economico giuridica. In realtà la provocazione che questa condizione ci pone è passare in rassegna gli elementi essenziali che favoriscono una scelta matrimoniale. E cos’è l’essenziale? E’ la fede in Gesù Cristo». Monsignore, una volta i genitori ci dicevano che bisognava agire, pensare ma sempre con “timor di Dio”. Oggi gli anziani dicono che, tutto quello che sta accadendo nel mondo di negativo, accade perché non c’è più timor di Dio. Cosa significa oggi “timor di Dio”? «La consapevolezza che soltanto Dio è Dio».
di Fabio Cuminetti
«È più pesante fare il sindaco» Ettore Pirovano, deputato e presidente della Provincia: «È dal ’97 che ho un doppio incarico, ma i cittadini di Caravaggio non si sono mai lamentati. Basta svegliarsi un’ora prima e lavorare sodo»
Interviste
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ETTORE PIROVANO
GIUGNO - LUGLIO
è chi in ufficio mette un ficus. Invece Ettore Pirovano, deputato leghista e presidente della Provincia di Bergamo, accanto alla scrivania ha una motosega con tanto di caschetto - rigorosamente verde - calato sulle 23. Che fa ancora più effetto nel contesto dello splendido palazzo ottocentesco di via Tasso, in pieno centro, dove ha sede l’istituzione orobica. «Mi ricorda un amico di Alzano, un valligiano di quelli tosti, che ha lavorato con me in Africa per quattro anni. Prima di venire in Congo faceva il tagliaboschi qui, con il fratello. Una sera, finito il lavoro, è andato nella baracca di un cantiere per essere pagato. La segretaria gli ha detto: “Signor Daniele, torni domani, oggi il padrone non c’è”. “Sono già venuto ieri”, le ha risposto in dialetto “adesso mi paga se no non so come va a finire”. All’ennesimo no ha preso la motosega e le ha segato la scrivania. Dopo mezz’ora è stato pagato. Quella però era più grande, questa è da passeggio…». Pirovano è così. Tranchant, con il gusto del racconto e la rara capacità di partire da prospettive inedite. E pragmatico, come ci si aspetta da un geometra bergamasco che ha fatto per anni il consulente di gestione per società di costruzioni in varie parti del globo e che ha deciso di scendere in politica quando s’è reso conto che il Belpaese aveva bisogno di grinta. Partiamo dall’inizio... «Ero in giro per il mondo. Nel ’90 sono tornato definitivamente dallo Zaire, dove ho lavorato per Mobutu fin dal 1986. Costruivo le sue residente nella foresta, sostanzialmente. È lì che ho conosciuto quello della motosega». Galeotto fu l’incontro con la Lega. «Avevo già sentito parlare della Liga Veneta, che voleva professori del nord. Li capivo: quando mia figlia andava a fare il liceo classico a
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Treviglio imparava l’inglese con accento siciliano… Ma nella Bassa bergamasca i leghisti erano difficili da trovare. Ho capito però immediatamente che quello era il partito che più si avvicinava alla mia visione delle cose, all’aver percepito la necessità di cambiare le regole per andare un po’ più veloci». Il paragone con gli altri Paesi del mondo in cui ha lavorato pesava. «Ho notato che quasi ovunque c’era una spinta ad andare avanti, mentre da noi no. È come quando sei sul treno in stazione e ti sembra di andare indietro perché il convoglio accanto va avanti. Così sono diventato militante della Lega nel ’92». Mai avuto tessere politiche in tasca prima d’allora? «Mai. In casa mia si è sempre votato liberale. Poi i liberali sono spariti… Comunque non ho mai votato Democrazione Cristiana, lo giuro. E prima di fare la lista per le Comunali di Caravaggio, nel ’93, non mi sono mai interessato alla politica». Come fu presa la vostra candidatura? «All’inizio tutti ridevano. Però alla fine abbiamo perso solo per 36 voti contro una specie di pentapartito Dc, Psi, etc. Quella fu la nostra fortuna. Perché se avessimo vinto saremmo durati solo qualche mese. Non avevamo pensato neppure al fatto che avremmo dovuto avere degli assessori». Un periodo di gavetta… «Ho appreso parecchio da Pagliarini, che già era parlamentare e nel ’94 è diventato ministro delle Finanze, durante i primi anni di opposizione. Con lui ho imparato a comprendere i bilanci del Comune. Abbiamo fatto un’opposizione snervante nei confronti dell’Amministrazione, con il sindaco che in Consiglio mi pregava di non chiamarlo più Zorro».
Faccia un esempio. «Mi feci dire dall’assessore ai Lavori pubblici la data ufficiale in cui sarebbe stata pronta la nuova mensa delle elementari. Lui a malincuore disse: 13 dicembre. Noi i primi giorni di dicembre abbiamo stampato dei volantini falsi in cui il sindaco e l’assessore invitavano i cittadini all’inaugurazione e al rinfresco… Arrivarono un sacco di persone e si trovarono nel bel mezzo di un cantiere aperto». Gli amministratori si saranno infuriati. «Decisamente, anche perché nei mesi successivi facemmo chiudere qualche asilo perché ci pioveva dentro. Una serie di nuove iniziative, insomma, a cui nessuno finora aveva mai pensato, che mi portarono nel ’97 a vincere con grande scalpore le elezioni con il 46% dei voti». Nel frattempo era entrato in Parlamento. «Sì, alla Camera, nel 1996. Poi a Caravaggio mi riconfermai primo cittadino nel 2001 con il 57% delle preferenze, e lo stesso giorno venni eletto senatore. Nelle Politiche del 2006 sono stato rieletto a Palazzo Madama e alle Amministrative il mio ex vice sindaco, affiancato da me che mi sono presentato in lista, ha preso il 64%». In questi 14 anni tra Camera e Senato pensa ci sia stato quel cambiamento per cui era sceso in campo? «Intanto il nostro movimento è cresciuto parecchio, e mi sembra essere quello con le professionalità maggiori rispetto alla media degli altri partiti. E c’è un motivo: il fatto appunto che sia un movimento e non un partito, che unisce persone diverse attorno ai nostri obbiettivi, ovvero il federalismo e la libertà intesa come autogestione. Inoltre nel 2005, quando Bossi si ammalò, molti detrattori davano già la Lega per spacciata. Invece dimostrammo grande coesione. Siamo tutti cresciuti: quando la mamma o il papà stanno male, i figli devono imparare a vivere.
La nostra classe politica è migliorata e il nostro movimento è oggi il più radicato sul territorio». Ma cosa avete ottenuto? «Nel 2005 dopo cinque rimbalzi siamo riusciti a far passare la modifica federale della Costituzione, che se fosse poi stata confermata dal referendum del 2006 ci avrebbe permesso di avere oggi la metà dei deputati e dei senatori. Forse oggi di questo la gente si è dimenticata. Neppure Forza Italia e An ci appoggiarono. Quello che tutti dicono che bisogna fare sarebbe già in atto da parecchio tempo. Insomma, di cose ne sono state raggiunte poche». Motivi? «Innanzitutto questo accidenti di bicameralismo perfetto. Un esempio: è come avere due Consigli comunali che si occupano delle stesse cose e che si rimbalzano la decisione sulla larghezza di una strada per 4 anni. È un sistema nato dopo la guerra: i regolamenti sono stati infarciti di controlli reciproci per evitare nuove derive fasciste o comuniste. Ma oggi non hanno più senso». Però il federalismo fiscale è passato. «Sì, ma ora dev’essere attuato. Ci vogliono i regolamenti e gran parte dei politici non vogliono che questo accada, perché perderebbero il loro potere personale nel gestire piccoli pacchetti di finanziamenti. E poi i governanti del sud dovrebbero poi spiegare perché al sud una tac costa quattro volte di più che a Milano. Non potrebbero più farlo prendendo i soldi del nord a Roma, dovrebbero abbassare i costi o chiedere denaro ai loro cittadini». Intanto molte infrastrutture attese per 50 anni si stanno trasformando in realtà. «Vero. La ferrovia tra Bergamo e Orio al Serio, che metterà in collegamento diretto l’aeroporto bergamasco con Lambrate in mezz’ora; la Pedemontana; la Brebemi; l’autostrada Bergamo-Treviglio, che con un secondo lotto arriverà fino a Lodi. Io ho anche proposto che la velocità minima in autostrada sia 150 all’ora… (ride, ndr)». Del resto si deve muovere in fretta, visto che è sia deputato che presidente della Provincia. Le resta del tempo libero? «È dal ’97 che ho un doppio incarico, ma i cittadini di Caravaggio non si sono mai lamentati. Basta svegliarsi un’ora prima e lavorare sodo. Tra l’altro trovo che sia più pesante fare il sindaco, a causa del rapporto diretto con i cittadini, piuttosto che il presidente di una Provincia, dove si può contare su uno staff molto ampio. Non sono un presenzialista, agli eventi mandò volentieri i miei assessori. Così spesso il sabato e la domenica posso starmene a casa, anche solo per stare sul divano a rilassarmi. Che non è niente male».
LA VITA PRIVATA Ettore Pirovano divide la sua vita con due donne: la moglie Mariuccia e la figlia Daisy, sindaco di Misano Gera d’Adda, che vive ancora in casa. «Ma non è una bambocciona - specifica il papà e sta lavorando bene come primo cittadino, con l’entusiasmo dei giovani. Non mi chiede tanti consigli: vuole sbagliare da sola. Mia moglie è molto utile perché ogni tanto mi manda a quel paese e mi rimette coi piedi per terra, facendomi capire che prima c’è la famiglia e la salute, poi il resto». Tra gli hobby di Pirovano c’è la chitarra: suona il blues e un po’ di jazz. «Quando posso - racconta mi ritiro a casa di amici, un gruppo misto e variabile di musicisti. Ma la cosa più bella che facciamo, dopo Natale, è la giornata “Ravioli blues”: la passiamo mangiando, bevendo qualche bicchiere di vino e suonando a crepapelle». Negli anni della gioventù, sul finire degli anni ’60, ha suonato nelle balere, e proprio il fatto di stare su un palco ha sviluppato una certa attitudine a parlare in pubblico e a non essere intimidito dalla gente. «Mi piacerebbe tornare a esibirmi dal vivo, ma non vorrei essere accusato di manie di protagonismo. Poi non potrei mai sapere se gli applausi sono veri o ruffiani». Il calcio non lo ama particolarmente, preferisce invece l’automobilismo e ha un passato da motociclista: «Ma nel ’76 ho smesso dopo essere caduto senza casco con una Guzzi Le Mans. Fatto che forse - scherza - mi ha causato dei traumi irreversibili…».
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di Emanuela Lanfranco - foto: Fabio Toschi
«Oriocenter, icona di Bergamo» Incontriamo Giancarlo Bassi, presidente dello shopping center, con cui cerchiamo di fare una “radiografia” di quella che ormai non è solo una struttura commerciale - la più grande del nostro Paese - ma un simbolo della città
Interviste
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GIANCARLO BASSI
GIUGNO - LUGLIO
ome ha fatto Oriocenter ad arrivare a questo livello? «Oriocenter inizialmente era visto solo come centro commerciale, con una grande caratteristica: dava sull’autostrada ed era di fronte all’aeroporto. Questo cosa significa? Grande visibilità. Poi, visitando Oriocenter, abbiamo visto che al suo interno c’era l’ipermercato, che a quel tempo era il più grande d’Italia, e in più aveva una bella galleria, già inizialmente più del doppio rispetto a quelle dei centri commerciali vicini. Il fatto che l’autostrada ci dividesse dall’aeroporto non ci ha impedito comunque di prosperare insieme. Mentre cresceva uno poteva infatti crescere anche l’altro. Mentre l’aeroporto aumentava unità di arrivi e partenze portando turismo, noi abbiamo colto l’occasione e ci siamo proposti in modo tale che il turista, oltre alla città, visitasse anche Oriocenter». Un centro commerciale addirittura punto di riferimento per il turismo? «Abbiamo capito, strada facendo, che era troppo limitativo fare arrivare le persone e farle “appoggiare” a Oriocenter. Ci siamo detti: diamoci una buona gestione, perché più riusciamo ad emergere, più potremo diventare un punto di riferimento per Bergamo. I primi riferimenti della città per i turisti quali sono? Città Alta, città bassa, di cui si parla poco, l’Atalanta, Da Vittorio per la ristorazione e l’aeroporto. Mi sono detto: e se ci fosse anche Oriocenter? Infatti noi nel tempo abbiamo capito che purtroppo, e sottolineo purtroppo, potevamo sostituire il centro città come identità aggregativa». E siete arrivati a quota 200 negozi… «Nel 2004 c’è stata la possibilità di ampliarci e con questo abbiamo potuto inserire i più importanti marchi che operavano sul mercato europeo, facendo diventare Oriocenter una meta per il turismo, perché con i voli low cost la gente raggiunge Orio al Serio per fare shopping, e quindi essere anche un
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punto di riferimento per sviluppare il turismo nella nostra città. Abbiamo iniziato ad operare nelle nostre aree, abbiamo dato un’anima anche al nostro ufficio stampa che ha ampliato l’orizzonte di vedute. Abbiamo monitorato anche quello che succedeva al di fuori, come funzionava il mercato, e il comportamento delle persone che gravitavano intorno a Bergamo». La visibilità è andata oltre… «Con questo monitoraggio abbiamo visto che arrivavano le famiglie, i giovani e una clientela leggermente allargata, che non era solo del nostro territorio, ma anche delle province vicine e dall’estero grazie all’aeroporto. E, visto che la nostra visibilità era andata oltre, è venuta l’idea di fare grandi eventi». Anche il vostro modo di comunicare è andato oltre… «Visto che la nostra visibilità aveva raggiunto un certo livello, volevo trovare un modo per comunicare senza cadere nel banale, e fare qualcosa di diverso dagli altri. Abbiamo capito che gli eventi in base alle ricorrenze sono soliti esserci. Quello che invece mancava era il poter dare un’immagine esterna di noi compatta, e visto che con i 200 negozi eravamo diventati ancora più grandi, ci siamo inventati il “sumo”, proprio per far capire che eravamo grandi, e da lì abbiamo iniziato ad utilizzare le immagini più che le parole». Il sumo ha fatto epoca… «Il problema è stato togliere quell’immagine, poiché si correva il rischio di rimanere identificati in quell’icona ed essere vittime della nostra stessa comunicazione. Ciò non toglie che nella comunicazione abbiamo sempre utilizzato l’immagine». Cosa sarà Oriocenter per la città? «Cosa cerca la gente? Spazi. Spazi dove incontrarsi. Soprattutto i giovani hanno bisogno di spazi, perché sono punti di incontro, di aggregazione, e qui ad Oriocenter gli spazi ci sono. In più c’è la visibilità: da noi passano un milione di visitatori al mese e, considerati anche i turisti, significa che Oriocenter non è solo un punto d’appoggio, non più un punto d’arrivo, ma un’icona della città di Bergamo». Voi con Oriocenter siete stati i promotori: come fate ora che i centri commerciali crescono come funghi? «Noi siamo nati come Oriocenter “centro commerciale”, poi è diventato “il
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centro”, adesso “shopping center”. Se andiamo avanti così, nel prossimo decennio, potrebbe diventare “la città dello shopping”. Questo vuol dire che se tu fai le cose bene, la gente torna. Non c’è mai un punto d’arrivo, ma ci deve essere sempre la voglia di arrivare oltre, perché non è vero che tutto ciò che hai oggi potrai averlo domani, e soprattutto ti devi caratterizzare, devi essere e dare cose diverse dagli altri. Ti devi dare un target. Quindi anche il sorgere di altri centri commerciali non preclude il nostro in quanto se ognuno ha la sua caratteristica non prevale sull’altro». Oriocenter dove potrebbe arrivare ancora? «Io credo che ci siano ancora molte cose da fare. In futuro, se diventasse una parte integrante dell’aeroporto, dovremo aggiungere altre realtà all’interno del nostro centro. Lo sviluppo dovrebbe contemplare quella serie di servizi aggiuntivi: comunali, turistici e, perché no, anche una chiesa, piuttosto che un centro di servizi sanitari, il dentista piuttosto che un centro prelievi». Si sta ricreando un centro città… «Non è colpa nostra se la città non dà più tutti quei servizi, se non ci sono adeguati parcheggi, se non c’è più attività commerciale. Il destino della città è stato segnato negli anni passati, la liberalizzazione delle licenze fa rimpiangere quando c’era chi regolava il “traffico”. Qui vieni, paghi l’ affitto, non fai quello che vuoi e per starci devi fare bene il tuo mestiere». Quante sono le persone che lavorano per il centro? «Ci sono più di 2000 dipendenti. Alcune hanno iniziato facendo le commesse per pagarsi l’università e ora che si stanno per laureare non pensano di lasciare il posto, mentre la cosa che ripeto loro è che il fare la commessa è stato un punto di partenza o di mantenimento iniziale». Oriocenter lo troviamo inserito in tanti contesti: culturali, sociali. Cosa c’entra il centro? «Sembra un gioco di parole, ma il centro c’entra. Sappiamo che la pubblicità è il veicolo per farsi conoscere. Io, infatti, ritengo che essere inseriti in contesti che non sono solo commerciali può soddisfare due esigenze: far sapere che Oriocenter è un centro commerciale, ma non solo. E’ anche, e soprattutto, un luogo dove chi ha qualcosa da dire trova lo spazio per farlo. Può essere un evento ludico, sociale, a scopo benefico. Questo è quello che fa sì che il centro non sia solo centro».
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Il Punto GIUGNO - LUGLIO
Da-da-umpa La pratica ormai generalizzata del ricorso alla chirurgia estetica forse negli anni ’60 non avrebbe attecchito. Perché si pensava ad altri modi per piacere agli uomini
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uando ero bambina, mi ricordo un’Italia diversa. Diversa anche nel guardare le donne. C’erano le donne delle pubblicità che apparivano, anziane con i capelli a chignon, a consigliare l’uso della candeggina che non faceva rompere i tessuti oppure quelle con il grembiule ed il mestolo in mano, a consigliare il dado, tocco finale per il piatto con cui conquistare la famiglia. Oppure, durante il varietà televisivo del sabato sera, si vedevano le gambe lunghe delle gemelle Kessler. Ma non c’erano solo le gambe e il malizioso pon pon con cui ballavano da-da-umpa: c’erano anche la professionalità delle teutoniche bionde, l’intelligenza al vetriolo di una Franca Valeri e la voce di Mina a costruire un ruolo femminile a tutto tondo. C’erano i calendari dei gommisti, con le donne nude, ma godevano di una loro collocazione appartata e se c’erano alcuni giornali che esibivano in copertina donne dai seni enormi facevano più pensare alle tagliatelle che al porno. Insomma in un’Italia così, anche se ci fosse stata già la chirurgia estetica, il botox, la liposuzione, il laser a luce pulsante, non so se le donne avrebbero abboccato. Non perché fossero meno legate a quello che è sempre stato il pallino femminile, piacere all’uomo, ma perché probabilmente si pensava che ci fossero altri modi. E altri erano i problemi all’orizzonte. La prendo alla larga, si vede bene, per approdare al tema che era stato introdotto la volta scorsa nell’editoriale e che, grosso modo, vorrebbe essere un commento alla pratica ormai generalizzata del
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ricorso alla chirurgia estetica. Le cifre parlano chiaro: ogni anno 50.000 donne ricorrono ad interventi estetici . Ma ancora più sconcertante è quanto afferma Cristina Silveri Tagliabue in “Appena ho 18 anni mi rifaccio. Storie di figli, genitori e plastiche”, edito da Bompiani. In questo libro vengono passate in rassegna le storie di più di cinquanta casi di giovani: hanno tra i 16 e i 18 anni, sono di buona famiglia, e per lo più, bei ragazzi e belle ragazze. Per il loro compleanno, per la maggiore età, per un buon esito scolastico chiedono come regalo di potere soddisfare un desiderio che si portano dietro da tempo. Modificare una parte del proprio corpo. Rifarsi i piedi, alla Paola Barale, che li ha perfetti, o le labbra, tipo Scarlett Johansson. Un intervento al seno, per fare in modo che somigli a quello dell'attrice vista in tv o dell'amica con cui fanno palestra, è ciò che viene maggiormente richiesto. Dunque non si tratta solo di donne, in difficile equilibrio sul baratro del tempo che le fa passare velocemente da femmine desiderabili a nonne: non è solo questo il motivo per cui si ricorre con grande leggerezza alla correzione del proprio corpo. Si tratta di altro e forse su questo conviene soffermarsi. Non per fare del moralismo retrò ma per provare a capire. E forse vale la pena di ritornare al discorso imbastito in partenza, quel “c’era una volta l’Italia” che non vuole farci tornare indietro ma solo offrire qualche elemento di confronto per leggere con più chiarezza i cambiamenti in corso. L’Italia di oggi è un’ Italia in cui acque minerali, birre, cellulari, ciclomotori, dopobarba, gioielli, prosciutti scelgono il sesso per farsi pubblicità, in cui il corpo femminile, esposto in televisione, sembra essere una specie di oggetto di arredo come un vaso o un appendiabito, in cui una
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nota ed invidiata (ha catturato il principe azzurro del Martini) giovane donna bellissima accetta di posare con una maglietta dalla scritta “te la do io” (e sotto, in piccolo, “la palla”). Insomma se è vero che siamo quel che mangiamo e quel che respiriamo, siamo anche quel che abbiamo attorno nei media e l’immagine femminile con cui fanno i conti già le fanciulle in fiore è questa. Per quell’immagine, allora, vale la pena fare dei sacrifici, e non solo economici, perché senza quell’immagine diventa difficile costruirsi sicurezze personali e approdare ad una soddisfacente integrazione sociale. E poi, in cambio, si riceve, a buon mercato in fondo,
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una maschera, dietro cui è più rilassante accomodarsi. Il fascino, quello fatto di intelligenza, sensibilità, humor, seduzione costa fatica e apprendistato. La singolarità che ciascuno di noi (ciascuna di noi) è implica una costruzione lunga e prevede anche l’accettazione del limite: una sfida, soprattutto per una donna. E poi alla fine, non si vuole demonizzare la tecnologia, anche quella al servizio dell’anti invecchiamento, si tratta solo di modica - quantità, come per ogni sostanza stupefacente.
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Assopav, una passione da oltre trent’anni La costante ricerca di prodotti di qualità e lavorazioni innovative in calcestruzzo e resina, la preparazione del personale, la serietà e la puntualità sono gli ingredienti principali dell’azienda specializzata in pavimentazioni
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ppena terminata la scuola d’obbligo, ancora ragazzini, iniziammo la nostra avventura nel mondo delle pavimentazioni in calcestruzzo. Non ancora diciottenni e spronati dalla voglia di crescere, per una serie di eventi ci trovammo già ad operare autonomamente. Dieci anni dopo, mio padre (che ci indirizzò e ci accompagnò in questa avventura) andò in pensione e lasciò il suo posto all’ultimo dei miei fratelli. Attualmente siamo in quattro (tre fratelli ed un socio) e da allora realizziamo un’infinita serie di pavimentazioni in calcestruzzo per l’edilizia civile ed industriale, in ambienti sparsi un po’ per tutta Italia. L’esperienza acquisita durante questi anni ci ha fatti crescere culturalmente e operativamente, qualità che oggi mettiamo a disposizione della nostra clientela». Anselmo Collura racconta così le origini e lo sviluppo di Assopav, azienda specializzata nella realizzazione di pavimentazioni e di rivestimenti in calcestruzzo e resina per ogni settore. Dalla grande industria ai centri commerciali, dall’arredo urbano agli showroom, dalle abitazioni agli spazi privati, nonché nella realizzazione di finitura ad alto livello architettonico ed estetico. «Indispensabile dunque, per chi come noi opera nel settore, seguire aggiornamenti continui in ambito tecnico e specialistico, svolgendo un lavoro di ricerca e sviluppo costante mirato all’implementazione di soluzioni e procedimenti innovativi, da conseguire in Italia ed all’estero. Avere l’idea giusta conta ma poi bisogna continuamente rigenerarla, affinarla e costruirvi attorno una solida continuità volta
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al miglioramento». Ricerca e realizzazione di pavimenti e rivestimenti alternativi, perché? «Col passare degli anni realizzare una pavimentazione in calcestruzzo sembrava ormai diventato relativamente professionale e in molti casi ( forse troppi)… poco considerato. Per questo il nostro impegno primario è quello di portare continue innovazioni e migliorie in un mercato in continua evoluzione e che è sempre di più alla ricerca di offerte diversificate. Sempre più frequenti infatti sono le richieste di ripristino di superfici dettate dalla voglia di cambiamento, di realizzare pavimenti e rivestimenti innovativi, diversi, belli, resistenti e di innovativa tipologia. Il sentirsi gratificati per le opere realizzate ti invoglia a ricercare prodotti alternativi che possano soddisfare le richieste della nostra clientela oltre a contribuire a dare una svolta e valorizzare maggiormente questo settore». Nello specifico, quali sono i lavori che realizzate ? «Attualmente possiamo offrire nel nostro settore un servizio a 360°. Alcuni esempi possono essere: pavimenti industriali in calcestruzzo; rampe a spina di pesce; tutti i tipi di rivestimento resinoso e cementizio per l’edilizia civile ed industriale, dalle resine industriali al decorato civile; pavimenti alla veneziana; pavimenti in calcestruzzo stampato “fresco su fresco”; pavimenti in calcestruzzo stampato “fresco su indurito”; impermeabilizzazioni elastomeriche resinose per piscine e parcheggi. Innumerevoli altre tipologie di rivestimento in resina li potete visualizzare sul nostro sito internet all’indirizzo www.assopav. com». Il prodotto o gli interventi che più sono richiesti in questi ultimi tempi? «Ci giungono diverse richieste che si alternano e spaziano tra loro: dal recupero di una vecchia pavimentazione ammalorata, alla sua trasformazione o nuova realizzazione oltre che alla realizzazione di rivestimenti resinosi “spatolati” da inserire in ambienti privati e/o pubblici fino ad arrivare ai pavimenti “stampati” con finiture ispirate alla pietra naturale». In base alle richieste del cliente, che tipo di soluzione proponete? «Dipende da una serie infinita di fattori che vanno valutati secondo la fattibilità/operatività e spesa economica, per esempio, se dobbiamo recuperare o trasformare una superficie nuova o deteriorata in calcestruzzo e/o altro materiale, senza dover asportare il sottofondo, applicando un prodotto che garantisca nel tempo una resistenza meccanica adeguata e di ottimo aspetto estetico, a finitura antisdrucciolo, una soluzione potrebbe essere un rivestimento “fresco su indurito”. Questo tipo di finitura, comunemente usata negli Stati esteri, specie negli Stati Uniti, è applicata con spessori tra 2 e 5 mm. E’ un rivestimento a base
di polimeri/cemento/quarzi, applicabile manualmente o a spruzzo, su supporti nuovi o già esistenti, previa adeguata rasatura/consolidamento e/o preparazione degli stessi. Questa tecnica è indicata per rivestire/risanare e trasformare completamente superfici orizzontali o verticali, con un ottimo risultato estetico finale e di notevole resistenza meccanica. E’ uno strato d’usura indicato per viali/marciapiedi/ rampe/bordi piscina/zoccolature/piazzali/piste ciclabili e/o tutte le superfici che necessitino di una superficie resistente e di ottimo aspetto estetico. Rinforza e risana la superficie esistente, ottenendo proprietà antiscivolo molto dure: resistono al cloro e al sale, ai grassi, agli oli ed è facilmente pulibile con getti d’acqua». Altre soluzioni per superfici esterne? «Realizziamo calcestruzzo ad effetto “stampato fresco su fresco” e il pavimento in “sasso lavato”. Il calcestruzzo, “stampato fresco su fresco”, se opportunamente lavorato, può diventare quello che all’estero è già da molti anni, il materiale da costruzione più utilizzato,grazie alla sua duttilità. Con il calcestruzzo oggi è infatti possibile copiare la pietra naturale, la roccia, i mattoni e addirittura il legno, creando così pavimentazioni carrali per abitazioni, piazzali, marciapiedi, centri commerciali, piste ciclo-pedonali, hotel, campeggi e parchi divertimento. Le caratteristiche principali di questo pavimento sono: solidità, facile
DUE IMMAGINI DEL RIVESTIMENTO "FRESCO SU INDURITO"
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manutenzione, rapida tempistica di realizzazione». E il “sasso lavato”, invece? «E’ una pavimentazione naturale, di grande effetto scenico e realizzabile in poco tempo. Necessita di uno spessore di getto di soli 3 cm e, grazie alla sua eccezionale duttilità, è ideale per rinnovare pavimentazioni già esistenti. In questi casi sarà sufficiente applicare un primer per rendere la pavimentazione parte integrante del massetto sottostante. Ovviamente, è possibile applicare SassoItalia anche su calcestruzzo fresco (lavorazione “fresco su fresco”) specie nel caso di superfici di piccole dimensioni. Il colore di base della pavimentazione è definito da STAMPATO "FRESCO SU FRESCO"
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una particolare miscela fibro rinforzata, ma sono disponibili 5 colori i quali possono diventare 10 utilizzando cemento bianco oppure cemento grigio. Ulteriori colori possono essere creati, miscelando cemento grigio e cemento bianco, oppure miscelando diverse basi tra loro. Inoltre, grazie alle varie versioni di disattivatore superficiale disponibili, è possibile decidere il grado di esposizione finale della graniglia. Con SassoItalia si possono realizzare forme geometriche, giochi di colori e particolari accostamenti con altri materiali quali marmi pregiati, mattoni, sassi di fiume, pietra naturale, per dare libero sfogo alla creatività e all’abilità degli applicatori. I colori, gli abbinamenti, i tipi di graniglia possono essere decisi dal progettista o dal cliente finale utilizzando le varie combinazioni disponibili. E’ possibile utilizzare la graniglia locale oppure una tra quelle proposte dalla nostra azienda. In tal caso, sono disponibili diverse tipologie: graniglia tonda o spaccata, di varie dimensioni o pezzature». Passiamo al settore industriale, cosa potete offrire? «La necessità di ottenere superfici resistenti e esteticamente gradevoli con spessori di 3/5 millimetri ed ottenere proprietà antipolvere ed antiolio ci ha indotto a specializzarci nell’applicazione di qualsiasi tipo di rivestimento resinoso, ottenendo superfici continue di elevato standard qualitativo ed estetico senza così dover demolire la vecchia pavimentazione e senza fermi di produzione per il cliente finale. Ciò è da noi realizzato sia nell’industria che nel privato. Nel settore industriale realizziamo pavimentazioni con superfici continue, atossiche chimicamente e meccanicamente resistenti che possono essere adibite ad aree di carico e scarico soggette a notevole movimentazione, magazzini, lavorazioni di carne, pollame, pesce, latticini, ortofrutta, cibi precotti, bibite, succhi di frutta,zucchero, conserve, salse, cioccolato, prodotti da forno, birrerie, cantine, distillerie, celle frigorifere e surgelati,. lavorazione di metalli, industria tessile, elettronica, meccanica, manifatturiera, della carta, depurazione delle acque, etc.». E come si trasforma ciò che in origine era prettamente industriale in uno strumento di creatività per altri settori? «Grazie alla creatività di professionisti, studi di architettura e specialisti nel settore. Ciò che a suo tempo era un’esclusiva del settore industriale
oggi ci viene costantemente richiesto anche per l’impiego nel settore civile. L’esigenza nasce dal desiderio di voler realizzare un pavimento unico, ad effetto “cemento lisciato/colorato”, per essere collocato in ambienti prestigiosi o di particolare importanza. Nell’intento di rispondere a questi continue richieste,alla nostra clientela proponiamo in questo caso “Pastello”. Si tratta di un rivestimento continuo,che viene posato artigianalmente con effetti di spatolatura più o meno evidenti, con la possibilità di avere colorazioni personalizzate ottenendo una superficie continua, resistente al calpestio, e con un effetto finale particolare ed unico. Le applicazioni disponibili in vari colori, con finitura lucida o opaca, sono costantemente utilizzati per trasformare completamente superfici di abitazioni, negozi, uffici, centri commerciali ed ogni altro ambiente ove vi sia richiesto un tocco di originalità. Questo prodotto è adattabile sia su nuove che su vecchie superfici e, previo sopralluogo tecnico di verifica, può essere posato su qualunque tipo di fondo esistente, sia in orizzontale (pavimento) che in verticale (pareti), dando origine a effetti esclusivi. Rifiniture con resine trasparenti ad elevato effetto scenico e colori non è un problema, basta semplicemente dar spazio all’estro creativo che c’è in ognuno di noi». RIV. SPATOLATO "PASTELLO"
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E per le superfici verticali oltre al rivestimento resinoso, cosa potete offrire? «Trasformare e rivestire le superfici verticali con prodotti che riproducano il mattone, la pietra, la roccia e il legno è ormai parte integrante dei nostri rivestimenti. Con l’ausilio di malte speciali selezionate, cemento Portland, ossidi inorganici resistenti ai raggi UV ed additivi specifici che permettono di migliorare la lavorazione, l'impermeabilità e l'adesione, la malta stampata è la soluzione per realizzare rivestimenti verticali decorativi di alto livello architettonico ed estetico. Indicata per arricchire abitazioni, luoghi pubblici, superfici commerciali, direzionali o produttive. I muri, le colonne, i pannelli, gli scalini, le strutture decorative ed altro ancora assumono un aspetto ricercato, originale e scenografico. È personalizzabile, tradizionale, sobrio, ricercato, antico, tecnologico... Con questo prodotto si può ricreare su parete gli effetti che il cliente preferisce: dal mattone antico alla pietra, dal tufo alla roccia, dal legno ai lastroni. Non c’è praticamente limite alle soluzioni realizzabili grazie all’ampia gamma di stampi che mettiamo a disposizione. Viene applicato su vecchie o nuove superfici in mattoni, calcestruzzo, pietre e, previa adeguata preparazione del fondo, anche su altri supporti, quali cartongesso, polistirolo, legno e supporti metallici. Il prodotto può essere miscelato direttamente in betoniera e la sua speciale formulazione permette una grande lavorabilità che rende l'applicazione dell'intonaco facile e veloce. Una volta applicato, quando l'intonaco ha raggiunto la consistenza adeguata, si procede alla creazione della "texture" mediante particolari stampi in gomma; a seconda del tipo di stampo, la texture può essere solo superficiale. Una volta terminata la rifinitura, e comunque entro 1-2 giorni, si procede con la colorazione mediante tinture professionali».
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Elenco Sì!, tante novità nella quarta edizione La guida, attualmente in distribuzione a Bergamo e provincia, punta sulla tecnologia Microsoft Tag per permettere agli utenti di accedere ad informazioni aggiornate sull’inserzionista tramite smartphone
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mportanti novità per la quarta edizione Elenco Sì! di Bergamo e provincia, in distribuzione in questi giorni. Alfabetico nella prima parte e categorico nella seconda, dunque qualificato dalla comodità di avere tutto in un solo volume anziché due, inizia un’importante collaborazione con Fastweb e punta sulle tecnologie Microsoft Tag e Qr Code, offrendo agli utenti la possibilità di accedere ad informazioni aggiornate sull’inserzionista inquadrando con il proprio smartphone un pittogramma riportato nell’elenco cartaceo. Dalla carta alla telematica senza digitare alcunché, dunque. «Siamo il primo elenco al mondo ad adottare i tag - afferma Roberto Preda, supervisore Pagine Sì! Spa -, che permettono anche a chi ha scarsa dimestichezza con la tecnologia di visualizzare informazioni tramite internet mobile. In questo modo sui nostri elenchi una pubblicità statica si trasforma in dinamica: ogni inserzionista potrà direttamente aggiornare offerte, eventi, notizie, etc. attraverso il sito mobile da noi creato». Sulla guida 2010 sono soltanto una decina i tag raccolti, perché il nuovo servizio è stato varato a livello nazionale in prossimità della stampa dell’edizione bergamasca. Il prossimo anno i pittogrammi saranno molti di più. «Avere il tag - prosegue Preda - rappresenta innovazione, oltre all’utilità del mezzo. L’immagine per i nostri clienti è una componente molto forte è il tag è un segno di distinzione e di sguardo rivolto al futuro». Elenco Sì! si caratterizza inoltre sul mercato perché diventa sempre più fonte di informazione non solo telefonica ma per tutti i giorni.
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Interessante la presenza degli itinerari consigliati in città, utili non solo ai turisti, le foto dei siti culturali e monumentali più importanti nella riproduzione della mappa della città, i servizi pubblici come la funicolare, le farmacie, le poste, i servizi igienici, le piste ciclabili. La società, nata nel 1996 e sviluppatasi in anni in cui l’economia non ha particolarmente prosperato, è in costante espansione. «Riusciamo a crescere sia in termini di clienti che di fatturati - spiega Sauro Pellerucci, presidente Pagine Sì! Spa -. Questo evidentemente perché i nostri clienti trovano in noi un partner affidabile in un mercato molto ampio. Quest’anno nel primo trimestre abbiamo già consuntivato una crescita di oltre il 30 per cento rispetto allo stesso periodo del 2009». A Bergamo da segnalare un più 15-18 per cento in termini di clientela nel primo trimestre 2010. Secondo Preda «la nostra presenza sul territorio, ovvero la concentrazione nelle abitazioni e nelle aziende, è attualmente superiore a quella
del nostro competitor. L’80 per cento degli utenti da noi interpellati dichiara di avere il nostro elenco: si tratta di un dato importantissimo, che premia la qualità del prodotto e la cura con cui viene distribuito. Il nostro è un mondo che richiede un’innovazione continua, in tempo reale quasi: questa è la direzione che stiamo seguendo, perché pensiamo che il futuro di internet sia soprattutto su cellulare e su tablet portatile». Fondamentale infine l’ottimizzazione fatta sulle categorie per avere maggiore visibilità attraverso i motori di ricerca su internet: indicando il territorio di riferimento, le directory di Pagine Sì! sono sempre nelle primissime posizioni.
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La Metalmec si tuffa nel campo della nautica All'azienda di Mapello è stata affidata la produzione delle barche AluYacht, cutter da 14 metri progettati da Davide Zerbinati e allestiti per le traversate oceaniche
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bbiamo fondato AluYacht mossi da una grande passione: realizzare barche a vela in alluminio per chi ha scelto di vivere il mare». Così Luca Benigni, imprenditore bergamasco e titolare della Metalmec, azienda di Mapello da vent'anni all'avanguardia nel settore delle costruzioni speciali in alluminio, spiega la scelta di esordire nel settore nautico. All'azienda è stata infatti affidata la produzione delle barche AluYacht, cutter da 14 metri progettati da Davide Zerbinati e allestiti per le traversate oceaniche. L'esperienza decennale
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dell'azienda bergamasca nel trattare questo materiale garantisce alti standard di qualità alla barca in alluminio, il cui scafo è realizzato in un pezzo unico con deriva e pinna monoscocca integrate. Con AluYacht l'industria orobica fa rotta verso l'Europa: la messa in acqua è prevista il prossimo autunno e la barca non è stata destinata solo al mercato italiano, ma anche a quello tedesco e nord europeo, dove si presenta come un prodotto competitivo rispetto ad ogni altra soluzione oggi disponibile. Bassa manutenzione e il fatto di essere già pensata per lunghe rotte e grandi carichi senza necessità di nuovi allestimenti garantiscono accessibilità di costi.
Aziende GIUGNO - LUGLIO
Ingegneria chimica a difesa dell’ambiente ICA, insediatasi di recente nel Parco Scientifico Tecnologico Kilometro Rosso, si occupa di progettazione in campo ambientale per l’applicazione delle migliori tecniche eco-sostenibili nell’industria
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a chimica per proteggere l’ambiente. Questi gli ultimi sviluppi del sistema di produzione industriale in un’ottica avanzata di ecosostenibilità. Negli ultimi decenni infatti gli studi, le tecniche, le modalità di progettazione e realizzazione degli impianti, compresa la produzione di energia, si sono orientati alla prevenzione e alla riduzione integrata dell'inquinamento, prevedendo misure intese ad evitare oppure, qualora non sia possibile, ridurre le emissioni nell'aria, nell'acqua e nel suolo, comprese le misure relative ai rifiuti. In questo contesto, regolato da normative
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comunitarie, si inserisce l’attività di ICA - Società di ingegneria chimica per l’Ambiente, insediatasi di recente nel Parco scientifico Tecnologico Kilometro Rosso. La società opera nel campo dell’ingegneria industriale ed è costituita da professionisti con esperienza quindicinale nel settore chimico-ambientale. SETTORI DI ATTIVITÀ I settori di attività riguardano la progettazione in campo ambientale per l’applicazione delle migliori tecniche disponibili al fine di conseguire un elevato livello di protezione dell'ambiente nel suo complesso. Per
le emissioni in atmosfera, in particolare, la progettazione di soluzioni tecnico-impiantistiche e sistemi di gestione per la riduzione dell’inquinamento atmosferico. In particolare ICA offre le proprie competenze specifiche ai gestori degli impianti esistenti e di nuova realizzazione tra cui i termovalorizzatori di rifiuti, impianti di trattamento rifiuti, impianti di combustione, impianti chimici, etc., che ricadono nel campo di applicazione della direttiva IPPC (ovvero soggetti all’autorizzazione integrata ambientale). La tecnica scelta al fine di minimizzare l’impatto sulla componente atmosfera costituisce la base dei valori limite di emissione e consente il raggiungimento di performance in genere decisamente inferiori agli attuali limiti di legge. La valutazione si basa su uno studio dedicato che opera attraverso due fasi: l’analisi qualitativa e quantitativa degli inquinanti a valle dell’impianto al fine di determinare il limite di emissione da rispettare e la valutazione delle caratteristiche chimicho-fisiche degli impianti, tenendo conto delle condizioni operative del processo, della specifica situazione industriale e dei costi di installazione esercizio e manutenzione. L’attività comprende inoltre studi di impatto ambientale, studio e valutazione delle emissioni in atmosfera mediante l’utilizzo di modelli matematici, piani di monitoraggio ambientale. Un esempio semplificativo può essere bene rappresentato dall’analisi predittiva specifica degli impatti sulla qualità dell’aria delle fonti emissive attribuibili a un’opera attraverso l’utilizzo di un modello di calcolo che simula la propagazione nell’aria dei principali inquinanti, consentendo di valutare gli effetti sul territorio interessato in termini di concentrazione di inquinanti nell’aria e ricadute al suolo.
Management Systems. Uno degli aspetti fondamentali del sistema di gestione dell’energia è l’individuazione degli aspetti energetici significativi, il monitoraggio dei consumi e la pianificazione e realizzazione di obiettivi di gestione razionale dell’energia, efficienza energetica e di conseguenza risparmio energetico. Il risparmio energetico oltre a portare un indubbio vantaggio economico è strettamente interconnesso con la qualità dell’ambiente, il contenimento delle emissioni di CO2 e, più in generale, la salvaguardia dell’ambiente. COLLABORAZIONI AVVIATE ICA ha consolidato una pluriennale collaborazione con Politecnico di Milano - Dipartimento di Energetica e con l’Università degli studi di Brescia - Facoltà di Ingegneria meccanica e industriale. ICA - Società di Ingegneria Chimica per l'Ambiente S.r.l. c/o Parco Scientifico Tecnologico Kilometro Rosso Via Stezzano, 87 - 24126 Bergamo - Italia Tel. (+39) 035 313523 - Fax (+39) 035 3842163 E-mail info@studioica.it web: www.studioica.it
GLI SVILUPPI Le recenti disposizioni normative per la riduzione delle emissioni di gas effetto serra ha consentito al nostro Paese di applicare, per il primo anno nel 2006, quanto richiesto dalla cosiddetta Direttiva Emissions Trading. Sono così state rilasciate in Italia le autorizzazioni ad emettere gas serra, e i gestori degli impianti coinvolti hanno iniziato a quantificare tali emissioni sulla base di specifiche modalità codificate (protocolli o procedure di monitoraggio). Le novità introdotta dalle linee guida sulle metodiche di monitoraggio da adottare hanno comportato la necessità di trovare rapide risposte a numerose difficoltà tecniche e dubbi interpretativi sugli approcci da adottare. ICA assiste i gestori degli impianti nella predisposizione ed implementazione dei piano di monitoraggio e nella comunicazione delle emissioni idi CO2. Sempre ai fini del conseguimento degli obiettivi del protocoolo di Kyoto, ICA offre attività di consulenza per l’implementazione e realizzazione di sistemi di gestione dell’energia secondo la norma UNI CEI EN 16001 - Energy
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Aziende GIUGNO - LUGLIO
Altro gioiello in casa Porsche: presentata la nuova Cayenne Durante la serata dedicata alla vettura sportiva fuoristrada il pubblico ha potuto conoscere da vicino il nuovo Team Bonaldi Motorsport. I piloti Andrea Sonvico e Federico De Nora nella stagione 2010 danno spettacolo a bordo della Porsche 997 GT3 Cup
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oppio appuntamento martedì 4 maggio al Centro Porsche Bergamo. Presentati la nuova Porsche Cayenne e in contemporanea il Team Bonaldi Motorsport impegnato nel campionato Carrera Cup 2010. Gli ospiti, avvolti da un atmosfera accattivante sulle note di musica jazz, hanno gustato specialità green-food accompagnate da cocktail intitolati alle novità del mondo Porsche. PIÙ EFFICIENTE, PIÙ SPORTIVA E, PER LA PRIMA VOLTA, ANCHE IBRIDA: LA NUOVA PORSCHE CAYENNE Cambio generazionale per la vettura sportiva fuoristrada Cayenne che si è presentata completamente rinnovata negli esterni e negli interni al pubblico accorso al Centro Porsche Bergamo per conoscere da vicino la nuova gamma. La novità più significativa è la versione S Hybrid dotata del sistema Full-Hybrid parallelo, un concetto di trazione tecnicamente innovativo con consumi di 8,2 litri per 100 chilometri nel NEDC (Nuovo ciclo di guida europeo) ed emissioni di CO2 pari a soli 193 g/km. Capitanati dalla Cayenne S Hybrid, tutti i modelli della nuova generazione s’impongono sulle vetture della loro classe come standard di riferimento per efficienza e performance. Rispetto alle versioni precedenti, i consumi sono diminuiti fino al 23%. Come ogni Porsche, infatti, anche la nuova Cayenne è stata
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sviluppata rispettando fedelmente il principio “Porsche Intelligent Performance“: maggiore potenza a fronte di consumi ridotti, maggiore efficienza a fronte di minori emissioni di CO2. Questi valori sono stati raggiunti, tra gli altri, utilizzando un nuovo cambio automatico Tiptronic S a 8 rapporti con funzione automatica Start-Stop. Grazie ad una combinazione di materiali dal peso ottimizzato e a modifiche nella concezione dell’intera vettura, come la nuova trazione integrale, è stato possibile alleggerire la Cayenne S, di 185 kg, migliorando ed elevando performance e sicurezza. Il look è completamente rinnovato: il carattere sportivo si esprime deciso, nel design e nella forma tipicamente Porsche. Nell’abitacolo, per migliorare la spaziosità e la flessibilità degli interni, il passo è stato allungato di circa 40 mm e l’auto è complessivamente più lunga di 48 mm rispetto alla precedente. La nuova Porsche Cayenne è disponibile in tutte le motorizzazioni.
LA PRESENTAZIONE DELLA NUOVA STAGIONE DEL TEAM BONALDI MOTORSPORT La serata è stata l’occasione per presentare ufficialmente il nuovo Team Bonaldi Motorsport. Simona Bonaldi e Gianemilio Brusa (AD del Gruppo Bonaldi) hanno accolto i piloti Andrea Sonvico e Federico De Nora svelando al pubblico entusiasta la nuova 997 GT3 Cup. La squadra ha debuttato nel Campionato Carrera Cup Italia lo scorso 25 aprile a Misano. Questi i prossimi fine settimana sportivi sui più prestigiosi circuiti: il calendario di Carrera Cup Italia prosegue il 20 giugno ad Adria, il 4 luglio a Imola, il 25 luglio al Mugello, il 26 settembre a Vallelunga, per concludersi il 24 ottobre a Monza. Importante novità della stagione 2010 è la collaborazione con X-Bionic, azienda leader nella produzione di capi sportivi ad altissima tecnologia, che ha voluto credere a questa sfida, sostenendo Bonaldi Motorsport nella nuova stagione agonistica.
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Aziende GIUGNO - LUGLIO
CAV.TO.MI
Locatelli, un’azienda leader attenta alla difesa ambientale Fondata oltre mezzo secolo fa, negli anni è riuscita ad aggiudicarsi numerose commesse importanti nel settore delle opere pubbliche e private. Ha un fatturato annuo di cento milioni di euro e 300 dipendenti. Suo fiore all’occhiello è l’impianto ecologico realizzato a Calcinate che consente di riutilizzare materiali altrimenti destinati alle discariche
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ltre ad essere all’avanguardia nel settore delle costruzioni, l’azienda Locatelli ha anche un occhio particolarmente attento all’ambiente poiché è impegnata nel recupero dei materiali attraverso un suo grande impianto all’avanguardia. L’impresa che ha sede a Grumello del Monte vanta solide basi, essendo stata fondata nel 1955 dai genitori dell’attuale titolare. Ha sempre lavorato nel campo delle opere pubbliche, per lo più nella provincia di Bergamo. Tra l’altro ha realizzato tutte le opere civili di formazione del corpo ferroviario della Tramvia elettrica bergamasca (Teb). «Pur avendo mosso i primi passi da giovanissimo nell’azienda di famiglia - racconta Pierluca Locatelli, 52 anni, coadiuvato dalla moglie che si occupa del personale - quando nel ’95 è venuto a mancare mio padre ho cominciato a gestire direttamente l’azienda. Nel ’98 lavoravo in subappalto per varie imprese a livello nazionale, tra cui la Rozzi di Ascoli. Una volta deceduto il titolare Costantino, che tra l’altro era presidente della locale squadra di calcio, i figli non hanno più voluto proseguire l’attività. Fiutando che l’azienda aveva grosse potenzialità e un buon portafoglio lavori, ho chiesto di poter acquistare il ramo d’azienda. Dopo qualche iniziale resistenza ci sono riuscito accollandomi un investimento ingente, pari ad oltre 7 miliardi di lire. Così mi sono portato a casa un centinaio di persone e un po’ di mezzi, anche se non nuovissimi, e due commesse che rappresentavano un passo avanti per me
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Locatelli geom. Gabriele S.p.A. Via C. Battisti, 22 - Grumello del Monte (Bg) Tel. 035.4491204 - www.impresalocatelli.it
Aeroporto Ciam-
notevole: il completamento della galleria di Montenegrone, realizzata dalla Rozzi per circa il 30 per cento, e la tangenziale di Ascoli Piceno». «Si tratta di opere di particolare importanza - precisa Locatelli - Tanto è vero che la Montenegrone è attualmente la galleria più lunga della provincia di Bergamo e mi piace sottolineare che al suo interno non scende una goccia d’acqua. Ma anche la tangenziale, realizzata grazie all’aiuto di ottimi collaboratori, rappresenta per me un motivo di vanto. Poi ho cominciato a concorrere a lavori a livello nazionale e l’azienda che rappresento è riuscita ad aggiudicarsi parecchie commesse e di un certo prestigio come i cantieri per l’Anas, quelli per il ministero della Difesa e per l’aeroporto militare di Pisa». Fino al 2008 l’azienda ha seguito un po’ l’andamento del mercato spostandosi gradualmente, a livello di opere, dal settore pubblico a quello privato raggiungendo un fatturato annuo di circa 100 milioni di euro equamente suddiviso nelle due aree d’intervento. Attualmente, con la crisi che ha colpito il settore privato, la Locatelli ha sterzato repentinamente il timone verso le opere pubbliche. «Tanto è vero - aggiunge Pierluca Locatelli - che nell’ultimo anno abbiamo avviato tre cantieri molto importanti: tre lotti per l’autostrada Serenissima, ovvero la Valdastico nella zona sud di Vicenza; un lotto sulla provincia di Brescia per la Bre.Be.Mi. che va da Castrezzato a Urago D’Oglio; infine siamo di recente approdati a Rioveggio, in provincia di Bologna, dove è in atto la costruzione di una galleria per la variante di valico dell’autostrada A1. Ma anche il nostro personale è numericamente in crescita. Stiamo infatti assumendo una sessantina di persone». L’azienda è suddivisa in quattro società (Lavori, Asfalti, Trasporti e Recycling), tutte facenti capo alla holding che è la Locatelli. Conta attualmente circa 300 dipendenti, due terzi dei quali rappresentati da operai e autisti e la restante parte da impiegati, assistenti e tecnici. Uno dei suoi punti di forza è il parco mezzi che viene frequentemente rinnovato. Ma il vero fiore all’occhiello dell’azienda è l’impianto ecologico che ha realizzato a Calcinate. Ha comportato un investimento di due milioni e mezzo di euro e consente di riutilizzare materiali altrimenti destinati alle discariche. Si tratta per lo più di manufatti provenienti dalle demolizioni di vecchi edifici. «In pratica - conclude Pierluca Locatelli - ricicliamo tutto, differenziamo, frantumiamo e quello che ricaviamo da questi processi lo usiamo, ad esempio, per fare i sottofondi stradali».
SS78 - Transcollinare Piceno
Impianto di calcestruzzo a due bocche di carico in Calcinate
Aeroporto Bologna
Ristrutturazione del Piazzale degli Alpini a
Deposito Tramviario
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Turismo GIUGNO - LUGLIO
Valle dell’Erica La perla della Gallura Nel 2005 il sito è stato completamente ristrutturato dal Gruppo Delphina, che lo ha trasformato in un resort dotato di ogni comfort, capace di offrire l’emozione ormai rara di una vacanza naturale ma al tempo stesso esclusiva
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il gioiello più prezioso della Gallura. E’ un luogo unico, dove si fondono una storia millenaria e una natura stupefacente, incastonato in uno scenario mozzafiato. E’ Valle dell’Erica. A nord di Palau e a una manciata di chilometri da Santa Teresa Gallura, il resort si estende di fronte ai due rinomati arcipelaghi di La Maddalena e di Lavezzi, davanti all’isola di Spargi. Valle dell’Erica diventò negli anni 60 una località molto in ed ospitò
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personaggi famosi e persino principi e re. Nel 2005 il sito è stato completamente ristrutturato dal Gruppo Delphina (www.delphina.it), che lo ha trasformato in un resort dotato di ogni comfort, capace di offrire l’emozione ormai rara di una vacanza naturale - proprio come una volta - ma al tempo stesso esclusiva. Il resort è a pochi metri da graziose baiette di sabbia bianca e rocce scolpite dal tempo, immerso in uno scenario naturale tra i più belli dell’intera Sardegna. Il mare è lì, a circa 80-200 metri dalle camere, con le sue stupende calette attrezzate. Confinante con
il Resort, una grande e bellissima spiaggia libera raggiungibile a piedi. E da qui partono anche le escursioni in barca alle isole dell’Arcipelago di La Maddalena e per le isole del sud della Corsica. Fiore all’occhiello di Valle Dell’Erica due piscine (oltre a quelle del Centro Benessere) con acqua di mare: una, bellissima, per gli adulti, e l’altra, con diverse profondità, adatta ai bambini. Il Centro Thalasso e Spa “Le Thermae” si sviluppa nella natura intorno ad affascinanti rocce di granito con una superficie di circa 1600 mq, ed è composto da: quattro piscine esterne multifunzione di
acqua marina a diverse temperature per il percorso thalasso; 13 eleganti e luminose cabine per i trattamenti di talassoterapia, di bellezza e per i massaggi; bagno turco, sauna, area relax, sala cardio-fitness e reception. E per i trattamenti e per le piscine il Centro preleva acqua di mare di qualità eccellente grazie alla purezza dell’ambiente marino e alle correnti delle Bocche di Bonifacio. Per i più esigenti anche un campo da golf Pitch & Putt sul mare all’interno del Resort, dove il green si sposa con le tinte smeraldo del mare. Info: www.delphina.it
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Turismo GIUGNO - LUGLIO
Adunata, una grande festa dal gradimento trasversale Corteo da pelle d’oca il nove maggio, che ha portato mezzo milione di persone a Bergamo. Ma la vera sorpresa è stato il divertimento a tutte le ore. Il commento più frequente del dopo-alpini? «Ci vorrebbe una città più viva»
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omenica nove maggio è stata la giornata dell’ufficialità. Un corteo da pelle d’oca come da previsione, anzi di più, che ha portato a Bergamo, tra alpini e pubblico, mezzo milione di persone. Ma la sorpresa, per chi è abituato a un centro città funereo soprattutto nelle ore notturne, è stato il contorno. Sembrava di essere a Barcellona. La gente si e riappropriata delle strade e ha riassaporato un gusto che sembrava non dover tornare più. Ora ci toccherà attendere altri 24 anni per inorgoglirci della “nostra” vivacità?
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Arte e Cultura
GIUGNO - LUGLIO
foto di A.N.Fabian
Danza Estate, 22ª edizione ospitata dal Teatro Sociale Quest’anno la direzione artistica del C.S.C. Anymore nello scegliere i titoli per il cartellone ha riscoperto grandi personalità della storia, del cinema, della letteratura e dell’arte
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ompie 22 anni il festival di danza contemporanea “Danza Estate”, organizzato dal C.S.C. Anymore di Bergamo. L’edizione 2010 si svolgerà dal 10 giugno al 9 luglio nel suggestivo e prestigioso Teatro Sociale, nel cuore di Città Alta. La kermesse propone otto serate in cui la danza sarà presentata nelle sue diverse espressioni e forme. Particolare attenzione sarà riservata ai linguaggi contemporanei e d’avanguardia, alle proposte
che mescolano le culture di altri paesi e le diverse discipline delle arti senza per questo tralasciare le forme classiche e tradizionali. Quest’anno la direzione artistica del C.S.C. Anymore nello scegliere i titoli per il cartellone ha riscoperto grandi personalità della storia, del cinema, della letteratura e dell’arte, da Casanova a Federico Fellini, da Don Giovanni a John Milton, a Jean Michael Basquiat. Un occasione, quindi, per rivivere i loro immaginari attraverso la danza che verrà portata sul palco del Sociale nelle sue molteplici declinazioni.
foto di C. Castaldi
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foto di A.Anceschi
Danza Estate 2010 prende il via con Aterballetto - Fondazione nazionale della danza (10 giugno) che presenta “Casanova”, uno spettacolo con le coreografie di Eugenio Scigliano che evoca, attraverso una danza atletica, spettacolare ed altamente espressiva, la complessa personalità dell’avventuriero veneziano del 18° secolo. Il secondo appuntamento è con le suggestive e sensuali atmosfere del flamenco della compagnia italo-spagnola Flamenco Lunares (16 giugno), che presenta “Mi sombra”. Le coreografie sono di Carmen Meloni. Il festival propone poi una serata ispirata all’universo del grande cineasta Federico Fellini. La compagnia Artemis Danza/Monica Casadei (19 giugno), su musiche di Nino Rota, mette in scena “I Bislacchi - Omaggio a Fellini”. Il teatrodanza quest’anno viene proposto dalla compagnia Silence Teatro (23 giugno), diretta da Luigi Pezzotti, con “Malapianta”, spettacolo che si ispira al poema epico “Paradiso Perduto” di John Milton. E’ poi la volta della sferzante energia dell’hip hop portata sul palco da Da Cru Hip Hop Dance Company (26 giugno) con “Le Roi - Liberamente Ispirato Alla Lucente e Breve Vita di Jean Michael Basquiat”, una coreografia di Marisa Ragazzo e Omid Ighani che racconta la breve vita dell’artista newyorkese. Il cartellone di luglio inizia con “Innesti - Il corpo tecnico”, presentato in prima nazionale e realizzato in co-produzione con il C.S.C. Anymore dalla compagnia Arearea (1 luglio). Il penultimo appuntamento è con la compagnia Art Vision India (4 luglio), diretta da Ileana Citaristi, danzatrice bergamasca trasferitasi in India dal 1979, che presenta “Shakti, il Femminile di Dio”, uno spettacolo di danza Odissi, la danza
tradizionale indiana, con musiche dal vivo. Chiude la manifestazione “Don Giovanni o il gioco di narciso” della Spellbound Dance Company (9 luglio) con la coreografie di Mauro Astolfi, una contaminazione di stili ed elaborazioni drammaturgiche per raccontare il controverso personaggio di Don Giovanni. Danza Estate propone inoltre, nell’ambito del festival, alcuni seminari d’autore che vedono protagonisti gli artisti degli spettacoli in cartellone. Un seminario di danza contemporanea e d’avanguardia sarà tenuto da Marta Bevilacqua della compagnia Arearea, presso il Teatro Sociale o l’Auditorium di Piazza della Libertà (da definire) a Bergamo, il 28 e 29 giugno. Per la danza indiana classica ci penserà Ileana Citaristi della Compagnia Art Vision India il 5 e 6 luglio. Il seminario di hip hop è in fase di definizione. Il C.S.C Anymore, impegnato dal 1986 nell’attività di formazione e didattica nel campo della danza, presenterà anche quest’anno, in apertura di alcune serate, delle coreografie realizzate e interpretate dai suoi allievi dei corsi avanzati. Luogo degli spettacoli: Teatro Sociale, via Colleoni, 4 - Bergamo Alta ore 21,30. Biglietti: 16 Euro intero; 13 Euro ridotto. Per lo spettacolo del 10 giugno e del 9 luglio: 20 euro intero e 17 euro ridotto. Abbonamento: 70 euro per 5 spettacoli a scelta Info per il pubblico: Csc Anymore, tel. 035.224700. Sito internet: www.festivaldanzaestate.it - www.cscanymore.it
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Arte e Cultura
GIUGNO - LUGLIO
foto: Fabio Toschi
Carmen Consoli incanta Bergamo sulle orme di Elettra Un concerto carico di emozioni quello andato in scena il 24 aprile al Creberg Teatro. La “cantantessa”, partendo dal mito greco, dà voce a una carrellata di nuovi e ben caratterizzati personaggi femminili
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iciamolo subito: il suo modo di scrivere, di rappresentare un momento, di descrivere emozioni e vita quotidiana sono unici, anche perché la sua bravura nasce dall'utilizzare un linguaggio semplice e comune, che arriva dritto al cuore. E carico di emozioni è stato il concerto andato in scena il 24 aprile al Creberg Teatro di Bergamo. Ispirata da Elettra (che dà il titolo al suo ultimo album), personaggio della mitologia classica, Carmen Consoli dà voce a una carrellata di nuovi personaggi femminili ben caratteriz-
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zati. La serata è un apice continuo di accortezze artistiche, a cominciare da uno schermo a forma di cupola che alle spalle dell’artista catanese proietta video ed immagini a secondo dei temi trattati, tra cui spiccano quelle di Battiato e Angelique Kidjo che duettano virtualmente con la Consoli. Poi loro: Massimo Roccaforte e Santi Pulvirenti alle chitarre, Marco Siniscalco al contrabbasso, Adriano Murania al violino, Marcello Leanza clarino e fiati, Leif Searcy alle percussioni e Puccio Panettieri alla batteria a fare da colonna sonora vivente, l’orchestra divina per questa regina della penna “mai confusa e sempre felice”.
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Arte e Cultura
GIUGNO - LUGLIO
di Riccardo Bevilacqua
A Bergamo una reliquia del Beato Imperatore Carlo I d’Austria Il 15 maggio si è tenuta una solenne cerimonia religiosa presso la Chiesa del Monastero di San Benedetto che, grazie alla volontà di un Imperatore d’Austria, fu riaperto dopo la soppressione napoleonica nel 1827
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l grande successo del convegno sulla figura dell’ultimo Imperatore d’Austria Carlo I (1887-1922), innalzato agli onori degli altari il 3 ottobre 2004 da Papa Giovanni Paolo II, tenutosi lo scorso novembre nella Chiesa del Monastero di San Benedetto in Bergamo, ha suggerito alla Casa d’Austria l’idea di donare una preziosa reliquia ex ossibus del Beato Imperatore alla Comunità Monastica Benedettina e, di conseguenza, alla Diocesi. L’Arciduca Lorenzo d’Austria-Este, marito della Principessa Astrid (figlia degli attuali Sovrani del Belgio) e deputato alla custodia di tutte le reliquie di Carlo I, conservate nella sua residenza a Bruxelles, ha incaricato suo fratello, l’Arciduca Martino, di portarne una a Bergamo. Il 15 maggio 2010 si è pertanto tenuta una solenne cerimonia religiosa presso la Chiesa del Monastero di San Benedetto in via Sant’Alessandro che, proprio grazie alla volontà di un Imperatore d’Austria, fu riaperto dopo la soppressione napoleonica nel 1827. La Santa Messa è stata celebrata da S.E. Mons. Gaetano Bonicelli, Arcivescovo emerito di Siena, che nella sua omelia ha tratteggiato alcuni aspetti della personalità del Beato, la cui figura è presentata con dovizia di particolari sul sito www.beatocarloabrescia.it. Al termine della funzione religiosa, animata dall’Ensemble Cadenza Pikkarda, S.A.I.R l’Arciduca Martino d’Austria-Este ha consegnato nella mani della Badessa, Suor Tarcisia Pezzoli, la preziosa reliquia che verrà esposta stabilmente nella Chiesa per il
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pubblico culto. Un’artistica pergamena miniata, inoltre, ha formalizzato la sua avvenuta consegna: su tale splendido documento, tra l’emozione dei numerosi presenti, hanno apposto la loro firma Sua Altezza Imperiale (nipote del Beato), la Madre Badessa, il celebrante, e quattro testimoni nelle persone della Principessa Maria Luisa Gonzaga di Vescovato, della Contessa Laura Marenzi, del Conte Alessio Agliardi e del Conte Giovanni Medolago Albani. Al suggestivo evento liturgico, accompagnato nel cerimoniale dagli Oblati del Monastero, hanno partecipato diversi membri di Ordini Cavallereschi con il manto da chiesa. Tra questi una nutrita rappre-
sentanza del Sovrano Militare Ordine di Malta, dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio e dell’Ordine di San Silvestro. Prima della cerimonia S.A.I.R l’Arciduca Martino d’Austria-Este, accompagnato tra gli altri dal Consigliere Regionale Dott. Carlo Saffioti, è stato ricevuto a Palazzo Frizzoni dal Sindaco Dr. Franco Tentorio. Durante il cordiale incontro Sua Altezza Imperiale ha potuto anche ammirare un raro documento, datato 11 ottobre 1817, in cui un suo avo, l’Imperatore Ferdinando I, concedeva alla “Regia Città di Bergamo” lo stemma araldico che è simile a quello attuale.
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Arte e Cultura
GIUGNO - LUGLIO
1861-2011: Bergamo nel Risorgimento italiano Prosegue il nostro ricordo dell’impresa dei Mille. Su questo numero e sul prossimo ripercorriamo la figura di Francesco Nullo, “l’avventuriero della libertà”, grazie alle parole di Giuseppe Dossi
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bergamaschi che di buon mattino nel lontano 1 novembre del 1939 si recano nel centro cittadino notano con stupore che il monumento a Francesco Nullo nella sua aiuola a fianco del Teatro Donizetti è avvolto alla base da un grande nastro nero. E’ il segno del lutto che la Città dei Mille interpreta come protesta perché quel giorno la Wehrmacht agli ordini di Hitler inizia la seconda guerra mondiale con l'invasione della Polonia. Autore dell’impresa «che l’occhiuta polizia scoprirà troppo tardi, quando cioé legioni di cittadini saranno sfilate dinanzi alla statua ben consapevoli del significato di quel gesto ardito» è il dott. Bruno Quarti del Partito d'Azione, che sarà poi il primo Questore di Bergamo all'indomani della Liberazione. A ricordarci l’episodio è stato l’esponente di “Giustizia e Libertà” Riccardo Bauer tratteggiando la figura e il pensiero politico di Quarti: episodio che era stato preceduto «da una vasta seminagione di scritte inneggianti all’eroe quarantottesco (Nullo, ndr) in trasparente protesta contro chi ogni liberta conculcava, di ogni libertà faceva scempio in Europa ed in Italia». PENSIERO E AZIONE Basterebbe questo avvenimento per misurare ancora oggi la grandezza morale di Nullo, definito da un suo biografo (Alfonso Vajana) «un precursore dell'Unità Europea» perché all'età di 37 anni andò a morire proprio in Polonia lottando per la liberta del suo popolo insorto contro l’occupazione della Russia zarista.
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Ma chi era in realtà Francesco Nullo, definito dall'Abba all’epoca della campagna dei Mille come «il più bell’uomo della spedizione»? Pier Carlo Masini, uno studioso caro agli ambienti democratici bergamaschi, lo ritrae come un uomo di notevole preparazione militare e di grande forza d’animo. E di fatto rimangono le sue gesta eroiche nella difesa della Repubblica romana (1849), nella spedizione dei Mille in Sicilia (1860), nel tentativo insurrezionale di Sarnico in terra bergamasca (1862) fino alla morte avvenuta nella battaglia di Krzykawka, vicino alla cittadina di Olkusz, il 5 maggio 1863, per l'indipendenza polacca. Ma Nullo non fu soltanto questo, cioé “il soldato”, come ebbe a definirlo D'Annunzio, che combatte per una giusta causa. Fu un uomo di grande integrità morale, dal pensiero politico maturo al punto da essere ai quei tempi un fiero repubblicano, appartenente prima alla “Giovine Italia” e poi al mazziniano Partito d'Azione. Con l’esempio della sua vita mise per primo in pratica il principio di Mazzini del “pensiero e azione” necessario a formare una vera coscienza nazionale. In breve, a conciliare l'idea mazziniana e l'azione garibaldina: la fede e l’atto del Risorgimento che diventa, nel sua caso, anche Risorgimento europeo in chiave federalista. A conferma di ciò c’è la bella testimonianza di un altro biografo di Nullo, Vittorio Polli. Ed è quando sul Gianicolo, a Roma, aggregato ai lancieri della morte, si completa la sua formazione spirituale perché «campeggiavano davanti a lui e vivevano la sua stessa vita due uomini: Garibaldi e Mazzini». Aveva appena 23 anni Nullo, ma già l'anno prima - nel 1848 - il suo carattere cominciò a plasmarsi quando giunsero per la prima
volta a Bergamo l'Eroe dei due mondi e l'apostolo dell'Unità italiana. Era «l'anno tragico delle gloriose illusioni e delle amore disillusioni» come lo chiamò un altro grande storico amato dai nostri concittadini democratici, Arcangelo Ghisleri. E da quell’anno il futuro di Francesco Nullo è segnato. Fu lui il principale organizzatore in città dei 180 volonatari bergamaschi che partirono da Quarto alla volta della Sicilia; fu lui che si distinse per il coraggio dimostrato nelle battaglie per la liberazione del Mezzogiorno e fu ancora lui ad entrare per primo in Palermo.
ROMANO BRACALINI: «PIACEREBBE AI GIOVANI» «La storia di Nullo - scrive Romano Bracalini - piacerebbe ai giovani, ma non viene raccontata perché non fornisce l’alibi di cui la storia ufficiale, quella autorizzata, ha bisogno. Perché tra i tanti eroi fasulli che affollano il nostro Olimpo, Francesco Nullo è il più genuino e il più semplice. Andò come a cercare la morte quando si avvide che il suo ideale era stato tradito».
Continua sul prossimo numero
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Arte e Cultura
GIUGNO - LUGLIO
di Massimiliano Cordoni*
Ristrutturare secondo le reali esigenze del committente Il significativo esempio di un appartamento di nuova costruzione, mutato radicalmente nel suo aspetto interno con piccoli ma sostanziali accorgimenti
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o spazio oggetto della ristrutturazione è un appartamento in condominio di nuova costruzione, il quale ha mutato radicalmente il suo aspetto con piccoli ma sostanziali accorgimenti. L’articolazione interna dei locali è stata cambiata in funzione del nuovo collocamento del soggiorno, che regala la possibilità di sfruttare al meglio gli spazi. Ciò sulla base dell’effettiva esigenza della commitPRIMA
tenza, la quale desiderava avere un appartamento con locali ampi e studiati per una persona single. Con lo spostamento radicale del soggiorno si è riusciti a diminuire il disimpegno centrale dell’abitazione, ottenendo una distribuzione ottimale dei locali interni e guadagnando così metri quadrati per la zona giorno. Per quanto riguarda la zona notte, a seguito del ridimensionamento del disimpegno, si è potuto ricavare una camera matrimoniale con annesso bagno. DOPO
* Interior Designer, cell. 333.8456966 - tel. 035.0771473 - m.cordoni@i-d-c.it
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