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DICEMBRE - GENNAIO 2010 - 2011
Anno 13 - N째7 Dicembre/Gennaio 2010/2011 - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB BERGAMO In caso di mancato recapito si restituisca a: Editrice Bergamasca Srl - via Madonna della Neve, 24 - 24121 Bergamo, che si impegna a pagare la relativa tassa. Euro 3,00
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CARI LETTORI
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i riparte dal dialogo dopo i fattacci di Alzano del 25 agosto. Quella sera cinquecento ultrà dell’Atalanta assediarono la Berghem Fest leghista con bombe carta, fumogeni e petardi, incendiando macchine in fiamme e lanciando oggetti contro le forze dell’ordine. Il motivo? Far capire al ministro dell’Interno Maroni che la tessera del tifoso loro non la volevano. Così, con la consueta civiltà per cui purtroppo è nota la frangia estremista della Curva Nord. Quella scena di guerriglia da film convinse il ministro bergamasco Roberto Calderoli a pronunciare le famose parole «Il questore? E’ meglio che lo mandiamo in Barbagia». Detto, fatto. Non alla lettera ma quasi. A soli 14 mesi dalla sua nomina Matteo Turillo è stato trasferito nella sede centrale di Roma. Al suo posto è arrivata una vecchia conoscenza bergamasca: Vincenzo Ricciardi, a capo della squadra mobile di Bergamo a cavallo tra gli anni ottanta e gli anni novanta. Era questore a Novara, dopo aver ricoperto lo stesso incarico a Lecco. «Gli ultras ci sono sempre stati - ci ha confessato -, diciamo che sono un po’ più caldi delle altre tifoserie. Cosa si può fare? Lo stadio non deve essere militarizzato, deve essere un luogo di divertimento, di riferimento e di aggregazione, in fondo di gioco si tratta e tale deve essere. Ritengo che il dialogo sia importantissimo con le tifoserie, e io offro la mia massima disponibilità, per qualsiasi problema possa esserci o nascere in futuro la mia porta è aperta». Un vigoroso in bocca al lupo al neo questore è d’obbligo. Come sono doverosi gli auguri a voi, lettori: Natale si avvicina e il numero di Città dei Mille che avete tra le mani dedica una larga sezione centrale allo shopping sotto l’albero. Completa la rivista la consueta porzione dedicata al “chi c’era” tra feste e inaugurazioni della Bergamo che conta. In primo piano con un corposo reportage dedicato al matrimonio dell’anno, quello dell’onorevole Giorgio Jannone, convolato a nozze con Marta Carminati. Ultima ma non meno importante la parte dedicata a cultura e tempo libero, a spasso tra teatro, musica, arte, storia, gastronomia e caccia.
Buona lettura e buone feste! Claudio Gualdi
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Emanuela Lanfranco, Direttore Editoriale
Yang e Lin
LA MIA RUBRICA
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A volte ci sono notizie che rimangono impigliate. La nostra attenzione le ha registrate, le crediamo perse e poi tornano. Ma ciò che vediamo lateralmente ha il suo influsso forse più di una veduta frontale: è segno che dovevamo proprio vederlo! Mi riferisco a una notizia del 13 agosto 2008. Il Corriere della Sera riportava che all’apertura dei Giochi Olimpici la “vera” cantante, una bambina di nome Yang, era stata relegata a essere solo voce in un evento che aveva bisogno di un viso telegenico, quello della sua coetanea Lin che con i dentini perfettamente allineati e due codini lucidi come seta ben rappresentava quell’ideale di bellezza orientale che i telespettatori di tutto il mondo si aspettavano nel quadro di assoluta perfezione che la cerimonia di inizio dei giochi aveva inscenato. Unione tra una voce perfetta e un viso d’angelo degna di ospiti come Bush, Putin e Sarkozy. E di tutta la platea mediaticamente connessa. La Cina era salva… A suo tempo questa notizia aveva lasciato velocemente il posto allo spettacolo delle Olimpiadi e ben presto nessuno si ricordò più di questa sostituzione, peraltro poi rivelata dagli stessi cinesi e giustificata come una scelta dettata dalla ragion di Stato. Ma non l’immagine di Yang, non se ne è andata via dalla mia memoria. Qualcosa vorrà pur dire. Come se ci fosse dell’altro. Proveremo a parlarne insieme nel prossimo numero. (e.lanfranco@inwind.it)
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Editoriale 5 7
Cari Lettori La mia rubruca
DICEMBRE - GENNAIO
Sommario
Vip & news 14 20 24 26 28 30 32 34
Cover Story Matrimonio vip in Duomo Rotary Club Bergamo Sud Festa per la Triangolazione Giovani scultori alla Galleria 27 AD Recuperi d’arte e scatti d’autore Autunno/inverno a… Osio Sotto La festa annuale della Bocciofila Bergamo Kiwanis, Annamaria Scarpellini alla guida del Club bergamasco
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Shopping Parliamo di Condominio
Aziende 46
«Da noi il cliente è accolto in un’atmosfera da salotto»
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La «Casa dei Sogni», dove ogni desiderio diventa realtà
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Interviste 52 56
«Sono ritornato a casa» «La ricerca è fondamentale»
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Il punto
Città dei Mille anno 13 n. 7 Aut. Trib. n. 52 del 27 Dicembre 2001 Editore: Editrice Bergamasca Srl www.ediberg.it Direzione e Redazione: Via Madonna della Neve, 24 Bergamo Tel. 035.3591011 Fax 035.3591117 www.cittadeimille.com Direttore responsabile: Claudio Gualdi Direttore editoriale: Emanuela Lanfranco Redazione: Fabio Cuminetti Grafica: Denis Colosio - Fabio Toschi Abbonamenti: 035 359 10 11 1 anno - 27 euro Stampa: Sigraf - Treviglio (Bg) Pubblicità: Tel. 035.359 1158
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Vip & News
dicembre - gennaio
di Emanuela Lanfranco
Matrimonio vip in Duomo C'era tutta la Bergamo che conta, quella dell'alta imprenditoria, della finanza, della politica, lo scorso 23 ottobre in CittĂ Alta per le nozze dell'onorevole Giorgio Jannone con Marta Carminati
Trecento invitati al matrimonio dell'anno, quello che ha suggellato in CittĂ Alta l'unione tra l'onorevole Giorgio Jannone e Marta Carminati. Presente tutta la Bergamo che conta: a far da testimoni
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c'erano l'assessore regionale Daniele Belotti e il decano dei parlamentari italiani Mirko Tremaglia. Terminata la cerimonia tutti a festeggiare a Villa Borromeo, a Cassano d'Adda.
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Vip & News
dicembre - gennaio
di Emanuela Lanfranco
Rotary Club Bergamo Sud Festa per la Triangolazione Incontro annuale con le rappresentanze di Chalon e Offenburg-Ortenau per ribadire l’impegno in un progetto comune proposto e coordinato da uno dei tre gruppi
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ella splendida cornice del Castello di Malpaga si è svolta la festa annuale di Triangolazione. Da nove anni i Rotary Club di Bergamo Sud, Chalon e Offenburg-Ortenau si incontrano in quanto impegnati in un progetto comune proposto e coordi-
nato da uno dei tre, di durata triennale. In corso, sviluppato dal Club di Offenburg, è il “Progetto Steep” dedicato alle problematiche relazionali tra giovani madri e i loro figli. Il 14 ottobre il presidente Enrico Felli ha ufficializzato l’ingresso nel Club di Emanuela Lanfranco ed Enrico Rizzetti
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Vip & News
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di Emanuela Lanfranco
Giovani scultori alla Galleria 27 AD Il 12 ottobre pubblico delle grandi occasioni all’inaugurazione della mostra, fortemente voluta da Renato Guatterini e Stefano Arrigoni
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a Galleria 27 AD ha ospitato le opere di David Buckley, Lucy May, Marcus Foster, Rose Gibbs, John Nielsen, Mimi Norrgren. «Non è stato facile - dice Nicola Scaglione - scegliere questi giovani artisti al Royal College of Art, ma soprattutto spiegare
quale collegamento io davo ai lavori per portarli in mostra insieme. Il primo pensiero è stato intuitivamente sensoriale, sono stato coinvolto immediatamente dalla loro differenza tattile intuita». Il 12 ottobre pubblico delle grandi occasioni all’inaugurazione della mostra, fortemente voluta da Renato Guatterini e Stefano Arrigoni.
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Vip & News
dicembre - gennaio
di Emanuela Lanfranco
Recuperi d’arte e scatti d’autore Il 4 ottobre Giorgio e Rosalba Scaccabarozzi, nella splendida sede in viale V. Emanuele 52b, hanno inaugurato una mostra dove l’arte antica si sposa con il moderno
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unedì 4 ottobre Giorgio e Rosalba Scaccabarozzi, nella splendida sede in viale V. Emanuele 52b, hanno inaugurato la mostra “Recuperi d’arte e scatti d’autore”: arte antica sposata al moderno, oggetti decorativi, tavoli, specchi, materiali preziosi montati in veste moderna,
come le foto dell’artista toscano Paolo Caponi: il passato a cui si ispira viene proposto con elementi dei giorni nostri. La serata si è conclusa con un cocktail offerto ad amici, intenditori e comunque amanti delle cose belle e preziose, che hanno avuto la possibilità di poter ammirare e scegliere regali per il prossimo Natale.
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Vip & News
dicembre - gennaio
di Emanuela Lanfranco
Autunno/inverno a… Osio Sotto Marika e Luisa, titolari della Boutique del Borgo di Osio Sotto, hanno presentato le nuove collezioni a più di trecento signore nel corso della sfilata tenutasi il 20 ottobre nella splendida cornice di “Tenuta Olmetta”
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iciamolo, la sfilata di moda è sempre una grande attrazione per le signore, è un momento quasi sacro: le modelle indossano per te abiti da giorno e da sera, cappotti, giacche, particolari stole di pelliccia che tu già vedi sopra quell’abito da sera… e, perché no, quella splendida tuta che puoi indossare non solo nei momenti di relax, magari con quella cintura particolare, e andare a fare shopping. Ecco, tutto questo, e non solo, è quello che Marika e Luisa, titolari della Boutique del Borgo di Osio Sotto, hanno presentato a più di trecento signore nel corso della sfilata tenutasi il 20 ottobre nella splendida cornice di “Tenuta Olmetta”. Anche in questa occasione, splendidi premi sono stati messi in palio per dare alle gentili ospiti un ulteriore ricordo della serata…
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Vip & News
dicembre - gennaio
di Emanuela Lanfranco
La festa annuale della Bocciofila Bergamo La presidente Giuliana D’Ambrosio ha premiato i partecipanti ai campionati italiani di bocce
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abato 13 novembre si è svolta presso il ristorante La Cantalupa a Brusaporto l’annuale festa della Bocciofila Bergamasca. 350 persone hanno partecipato alla serata presentata da Pietro Ghislandi, il famoso attore comico. Nel corso della serata, oltre alla ormai immancabile lotteria il cui ricavato è stato devoluto al centro missioni di Mons. Alessandro Locatelli, la presidente Giuliana D’Ambrosio ha premiato i partecipanti ai campionati italiani di bocce: Arizzi Giovanni, Brugali Valerio, Quadri Claudio, Pacchiana Mario, Ghilardi Bernardo, Lorenzi Cristina, Beretta Rita. La serata si è conclusa ballando con la musica dei Chiodi.
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Vip & News
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Kiwanis, Annamaria Scarpellini alla guida del Club bergamasco La neopresidente ha presentato il proprio programma, con iniziative che dovranno servire a raccogliere fondi per l'istituzione di alcune borse di studio per formare “Istruttori di orientamento e mobilità per bambini ciechi”
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uovo presidente e nuovo Consiglio Direttivo al Kiwanis Bergamo Orobico Onlus: nei giorni scorsi, durante un'affollata cerimonia tenutasi presso la sede del Club, all'Hotel San Marco, si è svolto il cosiddetto "Passaggio della Campana" tra il presidente uscente, architetto Maurizio Parrini, e quello entrante, la signora Annamaria Scarpellini. Nel corso della serata la neo presidente Scarpellini ha presentato ai soci intervenuti e agli ospiti, quelli che, sino all'ottobre 2011, saranno i suoi collaboratori. II Consiglio risulta cosi composto: Vicepresidente, Egidio Genise; Presidente eletto, Fabio Castelletti; Past Presidente, Maurizio Parrini; tesoriere, Luigi Famoso; segretaria, Roberta Dodesini; consiglieri, Stella Zuccalli, Piero Grasso, Angelo Serraglio. La serata è stata aperta dall'architetto Parrini che ha tracciato un bilancio delle attività svolte durante la sua presidenza, dirette a raccogliere fondi per il progetto "Le Terre di Mezzo", ideato dalla Fondazione Angelo custode di Bergamo, in collaborazione con il Consorzio Servizi Val Cavallina, con l'obiettivo di accompagnare i ragazzi con problemi di autismo verso l'età adulta. Che il passaggio dei figli alla maggior età costituisca un momento particolarmente critico per i genitori di ragazzi autistici è stato sottolineato, oltre che da Angela Vaglietti, presidente di «Spazio autismo» di Bergamo, anche, e soprattutto, da Monsignor Maurizio Gervasoni, presidente della Fondazione Angelo Custode: «con Le Terre di Mezzo vorremmo offrire percorsi riabilitativi ed educativi personalizzati per questi soggetti, applicando le competenze già acqui-
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site dal personale che, a Bergamo, opera nel centro diurno Koinonia». Maurizio Parrini ha poi ricordato come, già da tempo, il Kiwanis Bergamo Orobico Onlus si sia interessato alla problematica dell'autismo, promuovendo incontri di sensibilizzazione e raccolte di fondi. A quel punto il presidente Parrini ha consegnato a mons. Gervasoni un assegno di 15 mila euro per le attività dell'Associazione. Ma non solo. Un secondo assegno, di 4 mila euro, e stato consegnato alla socia e giè Governatore del Distretto Italia-San Marino del Kiwanis International, Valeria Gringeri, che andrà ad aggiungersi ai fondi raccolti da altri club dell'Associazione, per la ricostruzione, in provincia dell'Aquila, di un asilo distrutto dal terremoto. Dopo il "Passaggio della Campana" tra i due presidenti e la presentazione del nuovo Consiglio Direttivo, Annamaria Scarpellini ha brevemente presentato il proprio programma, con iniziative che dovranno servire a raccogliere fondi per l'istituzione di alcune borse di studio (valore 5 mila euro l’una), per il progetto “Istruttore di orientamento e mobilità per bambini ciechi”, portato avanti dal Centro Ipovedenti degli Ospedali Riuniti di Bergamo, in particolare dalla dottoressa Flavia Fabiani e da alcuni colleghi.
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Acquaroli È UN GRANDE GIORNO
Aziende dicembre - gennaio
di Francesco Lamberini - Foto: Fabio Toschi
«Da noi il cliente è accolto in un’atmosfera da salotto»
Le titolari del negozio «La Profumeria» di via Quarenghi, Adalgisa ed Elisabetta, sostengono che: «Proporre una fragranza non è come vendere un abito. Nel nostro settore non ci sono taglie e colori per cui devi riuscire ad entrare nell’anima di chi acquista, cercando di vestirla con un profumo»
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a aperto solo lo scorso 11 ottobre «La Profumeria» di via Quarenghi 6 a Bergamo, ma ha già tutte le carte in regola per intraprendere un lungo percorso di successo. Grazie innanzitutto alle due titolari, Adalgisa ed Elisabetta, che di esperienza ne hanno da vendere in questo settore dove operano da vent’anni. Inoltre lavorano insieme da parecchio tempo per cui alla notevole preparazione sono in grado di sommare un grande affiatamento, condizione essenziale per aspirare a raggiungere elevati traguardi. Altro punto di forza del negozio è l’impatto che offre ai clienti: l’ampia superficie a vetri posta all’entrata rappresenta quasi un invito a scoprire cosa c’è all’interno e nei 60 metri quadrati l’occhio può spaziare tra numerosi prodotti posti su scaffali e mobili laterali tra specchi e luci. Molto particolare è poi Cupido, un lampadario che scende fin quasi al pavimento. Nell’allestire il locale le titolari si sono avvalse dei consigli dell’architetto Enea Cividini che ha lo studio a Dalmine. Visto che le profumerie aperte al pubblico non sono proprio poche, con le titolari abbiamo cercato di scoprire questo stimolante mondo del benessere nelle sue varie sfaccettature. Adalgisa ed Elisabetta hanno risposto a turno alle varie domande e la prima della serie è parsa d’obbligo. Cosa può farvi preferire rispetto a una qualsiasi altra profumeria? «Da noi c’è una ricerca dei marchi, sia nel settore della cosmetica ma soprattutto per quanto riguarda i profumi, che punta sulla qualità e non sulla moda o semplicemente sul nome di uno stilista. In pratica proponiamo delle fragranze d’autore. Ciascuna nasce da un naso, che è quello dell’artista, e in pratica racconta una storia. Quindi vendiamo certamente qualcosa che ha un odore ma al tempo stesso è destinata a vestire l’anima di chi lo porta».
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Dunque «La Profumeria» non si limita a proporre prodotti di successo, ma anche fragranze particolari che non si trovano dappertutto? «Facciamo una ricerca anche in questo senso, verifichiamo cioè che non ci sia in città un prodotto analogo al nostro. E’ un lavoro che non si improvvisa e l’obiettivo è di consentire al cliente di indossare una fragranza che sicuramente non incontrerà nell’ascensore del suo palazzo». Il profumo a volte si trova dove uno meno se lo aspetta. Cosa dite in proposito? «Per quanto ci riguarda riteniamo che la distribuzione e la vendita del profumo, ma anche della cosmetica, debba essere fatta da personale innanzitutto capace. Proporre una fragranza, infatti, è diverso dal vendere un abito: non ci sono taglie né colori, quindi è un qualcosa che non si può toccare. Di conseguenza devi riuscire ad entrare nell’anima di chi acquista, cercando di vestirla con un profumo. Per cui, tanto per fare un esempio, non comprerei mai un’aspirina dal macellaio».
Rispetto a vent’anni fa come è cambiato in profumeria l’approccio con la clientela? «Un tempo il personale stava quasi sempre in piedi e c’era un tipo di vendita che era molto legato all’incasso. Oggi invece, almeno dal nostro punto di vista, non è l’utile commerciale il primo obiettivo ma la soddisfazione del cliente e il farlo sentire a proprio agio. Quindi conoscerlo e dargli dei consigli, in un contesto che va inteso più come un salotto piuttosto che un negozio». E’ davvero la donna la maggior frequentatrice delle profumerie? «In linea di massima sì, è ancora lei ma talvolta viene per il marito. Però si rivolgono a noi anche molti uomini, soprattutto per quanto riguarda i profumi». E la componente giovanile quanto incide? «Il maggior numero di clienti ha dai trent’anni in su. Le giovanissime di solito non si avvicinano preferendo frequentare la profumeria fai da te. Noi invece proponiamo cose che hanno bisogno di più tempo per essere capite e assimilate». Che tipo di rapporto instaurate con il pubblico? «In ogni individuo ci deve essere sogno e razionalità. Sogno è il profumo e la razionalità è la cosmetica. Nel momento in cui guardiamo il viso di una cliente sappiamo già che tipo di pelle ha e di conseguenza intuiamo quello di cui ha bisogno. Chiaramente con lei si va poi a costruire un regime di trattamento. Più in generale abbiamo instaurato con i clienti una specie di cerchio: loro gratificano noi e noi gratifichiamo loro senza soluzione di continuità». Un accenno ai vostri prodotti? «Nel trattamento della pelle riteniamo che Kanebo sia il marchio leader. Sul fronte dei profumi, il nostro assortimento spazia dalle molte proposte francesi e americane alla linea di fragranza creata dal Sultano dell’Oman, mentre di italiani abbiamo solo l’Acqua di Parma». Volete aggiungere qualcosa? «Si, che siamo felici e auguriamo buon lavoro a tutti.» La Profumeria - Via Quarenghi, 6 - Bergamo - Tel. 035 214528
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di Francesco Lamberini
La «Casa dei Sogni», dove ogni desiderio diventa realtà Il negozio di via Mazzini ad Albino, dotato di laboratorio, è specializzato nel realizzare biancheria su misura per la casa. Consente infatti di scegliere il tipo di tessuto, i colori e di confezionarlo con delle personalizzazioni in modo da rendere esclusivo il capo. La titolare Chiara Donizetti: «Il nostro obiettivo è quello di mettere il cliente al centro dell’attenzione»
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vere in casa capi di biancheria realizzati su misura dopo aver scelto il tessuto desiderato, i dettagli e i ricami che fanno la differenza, le misure e i colori e magari con in bella mostra anche le proprie iniziali: il tutto per poter disporre di un prodotto fortemente personalizzato. Tutto questo potrebbe sembrare un sogno. Ma oggi è possibile realizzarlo, a patto di recarsi nella giusta dimora. E quale potrebbe essere più giusta de «La Casa dei Sogni» che già nell’insegna promette di trasformare in realtà ogni desiderio? Stiamo parlando dell’esclusivo negozio di via Mazzini ad Albino, specializzato nel realizzare biancheria su misura per la casa e dove la titolare, Chiara Donizetti, è sempre pronta ad accogliere con professionalità il pubblico per consigliarlo nelle scelte di gusto ed eleganza. Il negozio, con annesso laboratorio, è nato quasi un anno fa. Tutto ciò che si trova esposto viene prodotto nella «Casa dei Sogni», con l’obiettivo di mettere il cliente al centro dell’attenzione. «Ciò significa - spiega Chiara - permettergli di scegliere il tessuto che più lo aggrada e con le misure di cui ha bisogno. Inoltre confezioniamo il prodotto con una personalizzazione che può essere di due tipi: a livello di finiture che possono consistere nell’applicazione di una bordura o di un orlo a giorno oppure attraverso l’apposizione di marchi o iniziali. Finora abbiamo lavorato moltissimo sulla personalizzazione di salviette, tovaglie e lenzuola. Da noi, in pratica, il cliente può farsi fare la propria parure secondo le sue necessità e spaziando a 360 gradi».
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Tenendo conto dell’elevato numero di lavori che sono stati eseguiti negli ultimi mesi, il laboratorio è stato trasferito in un posto più adeguato ed oggi svolge la propria attività, con nove macchine da cucire e sei dipendenti, nella zona industriale di Nembro. «Le esigenze del cliente - dice Chiara - continuano ad essere vagliate in negozio attraverso una scheda in cui compaiono le misure del letto piuttosto che del tavolo e l’eventuale personalizzazione del capo di biancheria. Per entrare più nello specifico, siamo attualmente in grado di fornire tende, tendaggi, rivestimenti per poltrone e sedie, tovaglie, parure, copripiumini, senza trascurare gli asciugamani e gli accappatoi. I tessuti che usiamo sono tutti di qualità, tanto è vero che la nostra tipologia di clientela è di livello medio-alto, e tendiamo ad utilizzare quasi tutte le fibre naturali. Ci serviamo soprattutto del cotone, della lana, della seta, del cachemire e del lino, che possono essere in tinta unita o con particolari disegni sul tessuto». La personalizzazione richiesta sicuramente incide sul prezzo finale perché comunque comporta un lavoro di preparazione. A tale proposito
«La Casa dei Sogni» dispone di un software in grado di riprodurre sul programma da ricamo qualsiasi tipo di scritta, logo o iniziale. Il costo resta in ogni caso abbordabile, soprattutto se si tiene conto dell’effetto finale e del capo che in tal modo diventa esclusivo. Fare questo tipo di scelta rappresenta tra l’altro anche un’ottima idea regalo. E’ un po’ come riscoprire le tradizioni di un tempo, quando c’erano le nonne che ricamavano le iniziali sui fazzoletti o sulle lenzuola in occasione di un matrimonio. Per cui avere tra le mani un capo con impresse le lettere del proprio nome e cognome consente anche di associarlo a un avvenimento. Tanto è vero che nel negozio di Albino si sta assistendo a una forte richiesta della biancheria personalizzata, anche da parte di clienti che vengono da fuori provincia. «Ho voluto battezzare così il punto vendita - aggiunge Chiara Donizetti perché in pratica averlo aperto rappresenta un mio sogno personale che è scaturito da un’improvvisa passione per questo settore. Naturalmente cerco di interpretare i desideri dei clienti e attualmente credo che tra gli articoli più gettonati figurano le spugne da bagno e i tendaggi perso-
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nalizzati. Ma dipende anche dai periodi: per Natale le maggiori richieste saranno rivolte alle tovaglie, possibilmente rosse e con tovaglioli abbinati. Tengo a precisare che i nostri prezzi consentono di avvicinare anche una clientela media, fermo restando che il tessuto di bassa qualità non lo tengo per una scelta di base. Inoltre il capo di qualità non è solo bello, ma è in grado di offrire delle garanzie di durata nel tempo. Vorrei sottolineare, infine, che disponiamo di una linea di produzione altamente specializzata rivolta ai complementi d’arredo del settore nautico.
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LA CASA DEI SOGNI Via Mazzini 58 - 24021 Albino (Bg) Tel. 035-19841324 - chiara@casasogni.it www.casasogni.it
Mi riferisco alle dimensioni dei letti e dei tavoli ma c’è anche chi chiede il nome della barca impresso sulle proprie salviette». «L’avvio di questo negozio - conclude Chiara - ha comportato ovviamente degli ostacoli da superare, soprattutto in relazione al momento economico difficile un po’ per tutti i settori. Comunque posso ritenermi soddisfatta dell’interesse che sta suscitando questa attività e il mio prossimo obiettivo sarà quello di consolidare il percorso che ho intrapreso».
TCA Informatica srl
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di Emanuela Lanfranco
«Sono ritornato a casa» Meridionale di origine, il nuovo questore Vincenzo Ricciardi risiede a Bergamo da trent’anni: «Mia moglie insegna in una scuola media in città, mio figlio Francesco praticamente è nato qui»
Interviste
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VINCENZO RICCIARDI
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on si può parlare di ritorno a Bergamo, in quanto il dottor Ricciardi ci risiede da ben trent’anni, e anche il luogo di lavoro è il medesimo. Possiamo dire bergamasco a tutti gli effetti? «Io sono meridionale di origine e, nonostante la mamma brianzola e la lunga permanenza in città, l’accento non l’ho mai perso, anche perché le mie sedi di lavoro sono state per lo più in meridione. Però mi sento bergamasco al 100%, amo moltissimo questa città e mi sento di dire che adesso sono finalmente ritornato a casa». Quanti anni sono trascorsi dall’ultimo incarico qui in città? «Subentrai a Nicola Cavalliere come dirigente della squadra mobile, allora era questore il dottor Marcello Monarca: era l’anno 1980-81». Quale fu il suo percorso professionale? «Seguii il dottor Monarca a Napoli. Poi fu la volta di Palermo, Agrigento, Firenze, Milano, Monza, Modena, quindi l'Ufficio della polizia di Stato e l'ufficio della Polaria di Malpensa. Poi Questore di Lecco, Novara ed ora eccomi qui». Dottor Ricciardi, dicevamo che la sua famiglia è sempre rimasta a Bergamo. «Mia moglie insegna in una scuola media in città, mio figlio Francesco praticamente è nato qui, ora si sta laureando in ingegneria e io ho sempre fatto il pendolare. Il fatto che loro siano rimasti a Bergamo ci ha dato la possibilità di tenere sempre molto vivo il rapporto con i nostri amici bergamaschi». Veniamo al problema della tifoseria atalantina: possibile che una città sia in mano alle tifoseria della squadra di calcio? «Dire questo è riduttivo e mortificante nei nostri confronti». Secondo lei si risolverà il problema degli ultras atalantini?
«Gli ultras ci sono sempre stati, diciamo che sono un po’ più caldi delle altre tifoserie. Cosa si può fare? Lo stadio non deve essere militarizzato, deve essere un luogo di divertimento, di riferimento e di aggregazione, in fondo di gioco si tratta e tale deve essere. Ritengo che il dialogo sia importantissimo con le tifoserie, e io offro la mia massima disponibilità, per qualsiasi problema possa esserci o nascere in futuro la mia porta è aperta». Dottor Ricciardi, secondo lei, che ha vissuto comunque l’evolversi della città in questi trent’anni, cosa è cambiato da quando lei dirigeva la squadra mobile negli anni Ottanta? «Forse i grossi reati si verificavano più all’epoca, per esempio ricordo due grandi sequestri di persona Valota e Moretti, ma c’era più professionismo nella delinquenza, nel senso che ora per derubare una vecchietta non ci pensano due volte a ferire e fare del male, una volta invece facevano del male solo se erano
costretti». Bergamo non è proprio un’isola felice, specialmente la sera. «Purtroppo al cittadino è venuta meno la percezione della sicurezza, succedono meno cose ma ci sentiamo meno sicuri. Quello che io chiedo al cittadino è la collaborazione con le forze di polizia, non la sostituzione: quando si nota qualche cosa di sospetto, di strano, non bisogna aver timore di chiamare la polizia. Spesso la gente non lo fa perché ritiene di recare disturbo, invece noi preferiamo arrivare per un falso allarme piuttosto che per un sopralluogo. La polizia c’è per questo, una sala operativa funziona ventiquattro ore su ventiquattro con pattuglie sempre su tutto il territorio». C’è personale a sufficienza? «Il personale va ottimizzato: meglio ce ne sia meno in ufficio e più sulle strade! Importante è la collaborazione che già esiste con le altre forze di polizia ma soprattutto, ripeto, quella dei cittadini».
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IL CURRICULUM Il dottor RICCIARDI è nato a Benevento il 22.05.1949. Coniugato, con un figlio, risiede a Bergamo. Ha conseguito il diploma di Laurea in Scienze Politiche. Nel 1978 ha assunto servizio alle dipendenze del Ministero dell’Interno, come Commissario di P.S. Ha così iniziato un percorso vissuto quasi esclusivamente nell’ambito della Polizia Giudiziaria. In particolare: BERGAMO, Dirigente della Squadra Mobile; NAPOLI, funzionario della Squadra Mobile; PALERMO, Funzionario del Centro Interprovinciale Criminalpol della Sicilia orientale; AGRIGENTO, Dirigente della Squadra Mobile. Promosso Primo Dirigente nel 1996, ha diretto: Gabi-
netto Regionale di Polizia Scientifica di FIRENZE; Commissariato coordinatore “Bonola” (MI); Commissariati coordinati “Musocco” e “San Siro”; Commisssariato di MONZA. Nel 2003 ha assunto la dirigenza dell’Ufficio Polizia di Frontiera Aeroporto di Malpensa (VA). Dirigente Superiore dal 2006, è stato nominato Questore della provincia di Lecco il 16 settembre dello stesso anno. Dall’11 agosto 2008 al 31 ottobre 2010, Questore della provincia di Novara. Nel corso degli anni, gli sono stati attribuiti attestati da Autorità istituzionali e numerosi riconoscimenti dal parte del Superiore Ministero, legati alla positiva conclusione di importanti attività ed operazioni di polizia. Dal 1° novembre 2010 è alla guida della Questura di Bergamo.
TUTTI I QUESTORI DI BERGAMO NOME COGNOME
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1 GIOVANNI 2 LUCIANO 3 GIOVANNI 4 SILVIO 5 ERNESTO 6 GIOVANNI 7 VINCENZO 8 BELISARIO 9 GIUSEPPE 10 DIEGO 11 LODOVICO 12 COSTANTINO 13 DOMENICO 14 GUIDO 15 PIETRO 16 FELICIANO 17 EDOARDO 18 FERDINANDO 19 GIUSEPPE 20 GIOVANNI 21 SAVINO 22 FRANCESCO 23 GIUSEPPE 24 ARIBERTO 25 SANTINO 26 ANTONIO 27 DOMENICO 28 ITALO 29 GIOVANNI 30 ALDO 31 ERMANNO 32 SANTO 33 ACHILLE 34 VINCENZO 35 FRANCESCO 36 SALVATORE 37 GIUSEPPE 38 GIUSEPPE 39 SALVATORE 40 DARIO 41 MATTEO 42 VINCENZO
21.08.1919 09.11.1922 17.11.1922 09.01.1925 01.01.1927 26.11.1927 28.08.1931 26.12.1935 09.11.1937 09.07.1943 02.06.1944 06.09.1945 02.12.1945 21.02.1948 07.07.1951 19.09.1953 11.10.1956 16.02.1958 20.09.1958 10.01.1960 25.01.1961 05.08.1962 01.10.1967 24.08.1968 20.10.1970 15.01.1972 03.10.1972 24.09.1973 18.08.1975 10.01.1979 01.09.1982 01.08.1987 20.08.1990 26.07.1993 10.08.1996 03.03.1998 01.07.2002 01.08.2003 01.09.2004 08.01.2008 05.08.2009 01.11.2010
04.11.1922 16.11.1922 reggente 31.12.1924 reggente 11.05.1926 25.11.1927 26.08.1931 25.12.1935 08.11.1937 08.07.1943 10.02.1944 Quest. ausiliario 01.12.1945 31.01.1948 01.07.1951 18.09.1953 10.10.1956 12.02.1958 19.09.1958 reggente 09.01.1960 24.01.1961 04.08.1962 3.09.1967 20.08.1968 19.10.1970 14.01.1972 12.09.1972 31.07.1973 17.08.1975 09.01.1979 31.08.1982 31.07.1987 19.08.1990 18.07.1993 30.06.1996 02.03.1998 30.06.2002 31.07.2003 31.08.2004 07.01.2008 04.08.2009 31.10.2010
PIGNATARI MANTELLA GUARDUCCI SILVESTRI MENNA GUARDUCCI GIANNITRAPANI MONARCA PUMO CONIGLIO MAFFEI DE NICOLAIS RAVELLI MASIERO FORESTA RICCIARDELLI ROSSETTI LO GIUDICE CIBELLA GUIDA FIGURATI MAZZOLA TESTA VIGEVANO SANTELLI SCIARAFFA MIGLIORINI CAMPENNI POLLIO MONARCA BESSONE D’AQUINO BERGAMO ROMANO COLUCCI PRESENTI ARCODIA MESSA LONGO ROTONDI TURILLO RICCIARDI
di Emanuela Lanfranco
«La ricerca è fondamentale» Abbiamo incontrato il professor Tiziano Barbui, direttore scientifico della FROM Fondazione per la Ricerca Ospedale Maggiore di Bergamo
Interviste
I TIZIANO BARBUI
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ncontro il professor Tiziano Barbui nella sede della FROM, in via Garibaldi, sede ex Matteo Rota. Professor Barbui, perché è importante la ricerca nell’ospedale? «Gli Ospedali Riuniti sono una struttura classificata di rilievo nazionale e di alta specializzazione: questa sarebbe una definizione che identifica nell’ospedale un aspetto di ordine assistenziale. Gli ospedali cosa fanno normalmente? Ricoverano i malati offrendo loro benessere e assistenza. Ma non è solo questo il ruolo che un ospedale deve avere. Una struttura di queste dimensioni, dotata di attrezzature assai sofisticate, che cura patologie ad alta complessità, è stata classificata ad alta specializzazione proprio in virtù del fatto che tratta disfunzioni che altri ospedali non trattano, per esempio casi di oncologia complicati, malattie del sangue, malattie renali, cardiologiche, trapianti. I pazienti vengono indirizzati al nostro ospedale perché qui è cresciuta un équipe e c’è un’attrezzatura che consente la diagnosi e le cure a malati affetti da una patologie anche rare. Ma non è sufficiente: bisogna portare "contribuiti" che riguardano la patologia che si sta trattando». Cosa significa "contributi"? «Quando un medico vede un malato e la malattia è nota, noi sappiamo che si cura con gli antibiotici. Il paziente guarisce e tutto finisce. Questo però non riguarda un ospedale di alta specializzazione, che fa invece degli interventi su malattie poco frequenti e che hanno, per esempio, un alto tasso di mortalità; oppure, anche se avviene più difficilmente, si riesce a restituire una qualità di vita dignitosa a questi malati. Allora noi abbiamo voluto identificare i reparti in cui si svolgono queste attività altamente specialistiche per identificare se loro contribuiscono
in realtà alle conoscenze in quelle malattie. Questo è lo scopo della ricerca scientifica clinica: contribuire alle conoscenze delle malattie». E come si fa ad identificare la veridicità della ricerca? «Innanzitutto ci si affida alla notorietà scientifica dei ricercatori, che si misura attraverso il prodotto dell’attività scientifica, ovvero le pubblicazioni nelle migliori riviste scientifiche internazionali, tali da garantire il livello dei materiali pubblicati». Quali sono le aree dell’ospedale dove si svolge maggior attività di ricerca? «Nel nostro ospedale le aree che abbiamo identificato in cui tutto questo si verifica con maggior frequenza sono tante. Il dipartimento di Immunologia e clinica dei trapianti, innanzitutto: Bergamo è una sede nota per avere una frequenza di trapianti di organo solido estremamente alta. Si segnalano inoltre l’unità operativa di Nefrologia, già impegnata nella
ricerca con il contributo dell’Istituto Mario Negri, quella di Oncologia, che si occupa anche dei tumori più rari, l’Ematologia, dove sono stati fatti grandissimi passi nel trattamento delle malattie rare del sangue tra cui leucemie, alcuni tumori, trombosi genetiche, etc. Altri reparti all’avanguardia sono quelli che si occupano della cura delle malattie cardiovascolari e delle malattie infettive, tra cui l’AIDS. Oltre a queste attività, l’ospedale dispone di importanti laboratori di ricerca quali il CeLiver, creato attraverso la Fondazione San Martino (Credito Bergamasco e Gruppo Radici), che ha dei contatti con le università e le principali aree di ricerca; il Laboratorio di terapia cellulare, fortemente voluto dall’ex direttore Antonio Leoni e sostenuto dall’Associazione Paolo Belli, che produce cellule staminali per pazienti dell’ospedale e per pazienti fuori dell’ospedale. Queste cellule vengono mandate anche in altri reparti perché bisogna essere certificati e bisogna avere dei rico-
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noscimenti a livello nazionale». Questa iniziativa riguarda solo sei dipartimenti? «Vista l’importanza di questa iniziativa, il direttore generale dottor Bonometti ha avuto l’intuizione e la volontà di implementare non solo queste strutture, ma di cercare anche altri reparti che riescano ad entrare in questo ambiente di ricerca in modo di aumentare il livello della ricerca clinica di tutto il nostro ospedale». Professor Barbui, perché secondo lei è così importante la ricerca nell’ospedale? «Io sono convinto che la migliore assistenza che si possa fare a un ammalato viene dai quei medici che si pongono i problemi; chi fa il ricercatore si pone sempre il problema se quello che fa è giusto, se può migliorare, cosa si può fare di più». Possiamo sintetizzare dicendo che questa è la mission della FROM? «Sì, questi sono gli obiettivi e le strategie della fondazione; abbiamo voluto utilizzare il logo del vecchio ospedale maggiore, già impresso nella mente dei bergamaschi, e vorremmo che la gente ci sostenesse. Esiste un Consiglio di Amministrazione, formato dai tre direttori del nostro ospedale e dalle grandi banche della città. Alla fine dell’anno scadono i mandati dei direttori: speriamo che la politica esprima dei nomi che continuino le iniziative di questo progetto, altrimenti sarebbe la fine». Quale messaggio si può rivolgere ai cittadini? «La gente che viene all’ospedale di Bergamo deve sapere che questo non è solo un ospedale che cura solo gli ammalati, ma che nutre l’ambizione di portare dei contributi alle conoscenze, sapendo che facendo così l’assistenza migliora». La FROM dipende dall’ospedale? «La Fondazione è nata da una costola dell’ospedale di Bergamo, però è autonoma: infatti ha un Consiglio di Amministrazione, che nello statuto dice che solo un membro è dell’ospedale, il direttore generale; il resto è formato da 4 membri esterni. Ci sono i soci fondatori che danno la sicurezza e la continuità del contributo economico, e i supporter. La
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Fondazione, che lavora per l’ospedale, ha anche un comitato tecnico scientifico formato da persone molto valide che possono essere interne o esterne all’ospedale». Qual è il compito del comitato tecnico scientifico? «Quando la Fondazione stessa o l’ospedale ha un progetto di ricerca, si rivolge al comitato tecnico scientifico il quale valuta l’importanza del progetto e la disponibilità finanziaria». Professore Barbui, lei è il direttore scientifico della FROM: quale è il suo compito? «Sovraintendere a tutto e garantire che l’iter venga seguito secondo dei criteri logici, che le domande scientifiche siano veramente rilevanti, mettendo in primo piano sempre la preferenza assegnata secondo criteri scientifici. Prima ciascun ricercatore all’interno dell’ospedale si cercava i fondi, quindi il tipo di ricerca dipendeva anche dalla disponibilità dei fondi. In alcuni anni i fondi c’erano e in altri no, quindi non si poteva contare su un equilibrio persistente: noi vogliamo invece garantire la continuità dei progetti, questo fa la Fondazione, trovare introiti e promuovere la ricerca. Abbiamo nel cassetto un nuovo progetto, mettere tutti i reparti dell’ospedale in una rete per raccogliere tutti i dati: siccome ci sarà la cartella clinica informatizzata, da lì noi potremo avere un controllo diretto».
PER CONTRIBUIRE Importante per la Fondazione sono i supporter, cioè coloro che portano contributi, e queste sono le coordinate bancarie cui inviare fondi: Banca Prossima - filiale 05000, via Manzoni ang. via Verdi, 20121 Milano - Conto 1000/9519 intestato a: Fondazione per la ricerca Ospedale Maggiore di Bergamo FROM, largo Giovanni Barozzi, 1 - 24128 Bergamo. Iban IT73 E033 5901 6001 0000 0009 519. Per versare il 5x1000 a FROM - Codice fiscale della Fondazione: 95169260163 e firma nell’apposito riquadro di CUD, 730 o Unico.
LA VOCE NELLA COMUNICAZIONE La dottoressa Barbara Gelmini, oltre ai tradizionali trattamenti, propone tecniche di respirazione e rilassamento per gestire al meglio le dinamiche psicologiche in cantanti, attori e professionisti della voce.
La voce è una misteriosa alchimia che dà ad ognuno di noi un timbro unico, è la nostra impronta digitale vocale. L’essere umano è pienamente cosciente che la voce, poiché veicola la parola ed il canto, costituisce il più ricco, il più perfetto, il più sottile dei mezzi di comunicazione, è la …”REGINA”… (Yva Barthelemey, La voce liberata). Biglietto da visita emozionale è in grado di suscitare simpatia o avversione, di avvicinare o respingere. Stridula allontana d'istinto l'altro, infastidisce, distrae dai contenuti, scatena un'imbarazzante ilarità o un disagio epidermico, è sinonimo di insicurezza interiore. Può far apparire la persona che la emette frivola, anche se non lo è veramente; Morbida e armoniosa esalta l'empatia, diventa terapeutica, seduce, stimola naturalmente la benevolenza altrui; Nasale può celare una certa aggressività, mascherata dai suoni nasali che hanno il potere di commuovere l’altro, come il pianto del bambino che suscita tenerezza; Impostata usata prevalentemente da alcune categorie di persone il cui fine è quello di far passare dei contenuti toccanti senza farsi coinvolgere emotivamente; nel canto è quella dell’opera in cui i cantanti lirici, dato l’alto potenziale emotivo dei testi, se si facessero coinvolgere verrebbero sopraffatti dalle emozioni con danneggiamento a volte della voce; Gutturale rivela una certa aggressività o in qualche modo il desiderio di affermarsi, l’avvertimento a non invadere il proprio spazio vitale. La gola è un centro dell’emozione molto importante, stimolarlo con l’emissione della voce significa non aver paura; Suadente è ipnotica e cantilenante, usata per tirare l’attenzione e convincere. Può essere frutto di una circostanza contingente o rivelare un tratto di carattere strutturato. Un tipo di voce che agisce direttamente sui centri della volontà e, di conseguenza, con potenzialità di manipolazione. Non arriva mai a picchi elevati, per non far sentire aggredito chi ascolta, e non è mai troppo bassa per mantenere costante l’attenzione, vera e propria cantilena che svia chi ascolta dal significato delle parole, ipnotizzandolo attraverso il ritmo. La voce rispecchia le condizioni mentali, fisiche ed emozionali di una persona e spesso, dice molto di più di quello che vogliamo dire con le parole, rivela la nostra storia, le nostre paure più profonde, il nostro carattere. Nella comunicazione solo il 30 per cento del
messaggio è costituito dal significato delle parole, il resto è affidato alla vibrazione, al timbro, al tono della voce che invece parla delle intenzioni più o meno manifeste. Se impariamo a conoscerla, da essa possiamo trarre molte informazioni e, se la sappiamo usare e modificare, può diventare un valido ed efficace strumento di terapia ed autoterapia. La nostra voce è fatta sì per comunicare ma a livelli contenuti. Il nostro apparato vocale infatti si affatica se è costretto a produrre funzioni ad alta intensità per periodi prolungati e senza pause. Ogni atto di comunicazione si basa sulla produzione e sull’ascolto che tradotto in termini pratici si riassume al bisogno di pause e di silenzio. Spesso i pazienti pensano che le pause per la inspirazione siano inutili o che abbassino l’attenzione nel ricevente, invece servono per poter organizzare il pensiero e osservare le reazioni dell’uditorio per decidere poi le strategie di adattamento; l’ascolto serve per riorganizzare le informazioni ricevute e per formulare eventualmente una domanda. L’efficacia del discorso non si trova nella velocità o nella lunghezza della frase o nelle poche pause che si fanno, anzi tutto questo porta ad un sovraccarico uditivo e cognitivo per cui l’uditorio perde inevitabilmente l’attenzione. Ricordiamoci inoltre che la voce ha bisogno del corpo per dare il meglio di sé, quindi ruolo fondamentale e da non sottovalutare mai è la postura, l’allineamento di vertice e la presa dello spazio. DOTTORESSA GELMINI BARBARA Iscritta all’Associazione Italiana Logopedisti della Lombardia. Via Broseta, 54 - Bergamo Tel. e Fax 035.224552 - logos logopedia@alice.it Formazione professionale: laurea in Lettere, specializzazione polivalente per alunni disabili, laurea in Logopedia, master in Comunicazione, Specializzazione in Vocologia artistica per cantanti e attori. Studio in attesa di convenzione con la ASL.
Il Punto dicembre - gennaio
Sopravvivere ai supermercati Il risparmio passa dalla pazienza Il consueto approfondimento de “La Mia Rubrica” del numero precedente sottolinea come la fretta impedisca sia di controllare accuratamente il prezzo per unità di misura, sia di scovare le merci disposte in posizioni scomode
A
cquistare prodotti non di marca e scegliere il negozio giusto, memorizzare il posizionamento di pasta e zucchero, abitare a Verona e a Firenze e non a Genova può fare risparmiare molto in un anno (in alcuni casi le oscillazioni superano i mille euro) nel bilancio di una famiglia media. Ma andiamo con ordine, anzi, con Altroconsumo, il mensile del Comitato difesa consumatori, che ha da poco pubblicato una mappa della convenienza dopo aver rilevato i prezzi di 873 punti vendita sparsi in 62 città. Da questa inchiesta esce la fotografia di un’Italia che fa più della metà della spesa presso la grande catena di distribuzione trascurando i negozi sotto casa in una continua guerra di prezzi: ora sono arrivati anche gli hard discount che non sono luoghi di perdizione se non per il piacere che procurano al portafoglio grazie alla vendita di merci di marche sconosciute a prezzi imbattibili. La classifica di Altroconsumo, stilata nel 2010, cita tra le catene più convenienti Iper - seguita da Esselunga, Alì, Bennet, Gigante, Auchan, con in coda Despar, Gulliver e Billa/Standa - e inserisce tra le città in cui la concorrenza è più agguerrita, e dunque la spesa meno cara, Verona, Firenze, Treviso, Pisa, Padova e Arezzo. In queste località si trovano i listini più convenienti per i consumatori. I prezzi più cari invece affliggono il Centro-Sud (Messina è al top) e Genova, Livorno, Aosta. Insomma il tema della spesa soprattutto di questi tempi appare di grande attualità e molti sono i consigli che si possono trovare
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leggendo la stampa anche internazionale che si è interrogata con inchieste e studi sociologici sulle strategie da porre in atto per vincere la guerra dei prezzi. Innanzi tutto bisogna mangiare prima di andare a riempire il carrello: perché l’appetito è un cattivo consigliere. Poi non bisogna avere fretta: la fretta impedisce sia di controllare accuratamente il prezzo per unità di misura e non per confezioni, sia di scovare le merci disposte anche in posizioni meno comode per l’occhio dell’acquirente. Spesso conviene affidarsi ai prodotti commercializzati direttamente dai supermercati perché sono prodotti da marche di qualità che si nascondono ma solo a chi non legge con attenzione l’etichetta: per fare un esempio un caffè venduto da un super con la sua marca viene prodotto dalla Lavazza. Inoltre bisogna non farsi lusingare dal canto delle sirene dei prodotti inutili: zucchero, sale, pasta sono sparpagliati nei supermercati per indurre in tentazione i compratori con quei prodotti non necessari che sono disposti in bella mostra lungo i percorsi che conducono ai generi di prima necessità. Da ultimo un consiglio “politico”: sapendo che nei super si vendono meglio i prodotti sugli scaffali di destra, sarebbe preferibile andare a sinistra… Infatti numerose ricerche, eseguite con riprese cinematografiche fatte in vari punti vendita, hanno dimostrato che la preferenza per i prodotti “di destra” sale del 50% rispetto a quella per le confezioni piazzate a sinistra. Il motivo é evidente: solo il 15% della popolazione è mancina. Gli altri scelgono ciò che hanno a portata di mano… Alla fine di questo prontuario della “buona spesa” una domanda si affaccia: ma quando usciamo reduci da una spesa al supermercato, come
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dicembre - gennaio
ci sentiamo? Frastornate (meglio concordare al femminile…), cariche di pesi, con le narici piene di un terribile non-odore e con gli occhi bombardati dal troppo che li abita mentre nelle orecchie albergano i din-don degli annunci metallici all’altoparlante. Insomma, se fanno bene al portafoglio nuociono al benessere. Perciò la raccomandazione è quella di procedere sempre ad una successiva disintossicazione: un po’ di musica di quella buona, un respiro profondo di aria non condizionata, il profumo di un
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fiore o di ragù sul fuoco, il tocco di qualcosa di non plastificato. Ah, i bei tempi della spesa dal salumiere dove ci scappava anche un assaggio di mortadella. Ma forse qualcosa di nuovo sta avanzando: sono i Gas, gruppi di acquisto solidale, e bastano cinque famiglie per farne nascere uno. Sostengono l’agricoltura contadina praticata nel rispetto della natura e comprano direttamente dal produttore, servendosi del web: mai disperare nel futuro…(A.P.)
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PARLIAMO DI CONDOMINIO
di Michele Cafagna
Ti pignoro l’ascensore! Talune volte, assai rare, succede che un fornitore che vanta crediti nei confronti
di cui all’art. 517 c.p.c. che assegnano lui la facoltà di agire su cose che ritiene
di un condominio e nella speranza di recuperare le somme maturate, fra gli altri
di più facile e pronta liquidazione, ben comprende che nulla trae dall’ascensore.
tentativi, compie anche quello di chiedere il pignoramento dell’ascensore.
Peraltro, il pignoramento dell’ascensore non vuol dire disporne il fermo. Vuol dire
In questi casi sorge il dubbio se l’ascensore non deve includersi nell’elenco dei
invece che, nonostante il provvedimento dell’AA.GG., continuerà a funzionare in
beni assolutamente non pignorabili; un dubbio dissipato dal fatto che il Legisla-
attesa della procedura della sua vendita all’asta. Dubito che esistano persone che
tore nella formulazione dell’art. 514 Codice di procedura civile, elencando quelli
acquistano un ascensore da un’asta giudiziaria. Peraltro, male farebbe l’ammini-
assolutamente non pignorabili, non ha ritenuto di dargli ospitalità. E’ quindi
stratore ad aderire a una improbabile imposizione dell’pubblico ufficiale: disporre
pacifico che il bene in questione deve collocarsi tra quelli che possono essere
il fermo dell’ascensore, senza incorrere a sua volta in gravi responsabilità. Un
oggetto di pignoramento.
esempio: “decretare il pignoramento di un appartamento non vuol dire che i
Non serve richiamarsi alla legge 9 gennaio 1989, nr. 13, in materia di abbat-
proprietario ne perde il possesso e, tantomeno, cessano gli utili che da questo
timento delle barriere architettoniche, come vedremo. E’ però necessario
trae. Ciò accade sol quando la proprietà dell’immobile gli viene sottratta con l’as-
interrogarsi circa la opportunità di compiere tale gesto siccome gli effetti, a
segnazione dell’immobile a chi vince l’asta”. Identica è la fattispecie dell’ascen-
sommesso parere di chi scrive, sarebbero peggiori della mancata riscossione
sore. Con l’apparecchio pignorato ma in funzione è ovviamente superfluo invocare
del credito. Perché:
la summenzionata legge 13/89;
a) per poter ottenere il titolo esecutivo è necessario essere certi che l’ascen-
c) completa il quadro la recente pronuncia delle Suprema Corte di Cassazione nr.
sore sia un bene comune a tutti. Non sempre lo è siccome in alcuni, non rari,
9148/2008 che, decretando la dipartita del principio di solidarietà tra condomini
casi esso è di proprietà solo di alcuni condomini. In questo caso esprimo dubbi
applicabile, appunto, nelle procedure esecutive cancella ogni dubbio in merito.
sul fatto che il Giudice delegato accolga la richiesta;
E’ quindi naturale concludere che non è opportuno pignorare un ascensore, anche
b) un pignoramento, di norma, deve avere come effetto certo il recupero del
se non contemplato nell’elenco di cui all’art. 514 c.p.c., siccome gli effetti sareb-
credito, garanzia assente, anche perché l’Ufficiale Giudiziario, munito dei poteri
bero assai più negativi della mancata riscossione del credito.
Michele Cafagna - info@studiocafagna.it Ass. ANACI n.310 - Associato CEAB Confédération Européenne Des Administrateurs De Biens Bruxelles. Studio di amministrazioni immobiliari - consulenze sul condominio: via Begnis, 6 - 24036 Ponte S. Pietro (Bg) - tel. 035.460259 - 616927 - fax 035.4155514 Recapito di Bergamo: via Paleocapa, 14 - tel. 035.214076. Si riceve mercoledì per appuntamento. Rec. di Trezzo d’Adda - Capriate: via Crespi, 7 - tel. 02.90987305. Si riceve venerdì e sabato su appuntamento
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dicembre - gennaio
Cottini: «Altissima nobiltà del mondo venatorio» Passate a Bergamo le sanzioni accessorie alla caccia. Un provvedimento che risponde alle richieste degli stessi praticanti che intendono in questo modo tutelare la vera attività venatoria
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uovo regolamento che aggiunge provvedimenti disciplinari (e non pecuniari) per i trasgressori delle disposizioni in materia di caccia. È quanto approvato dal Consiglio Provinciale di Bergamo nella seduta di lunedì 27 settembre. Un provvedimento che risponde alle richieste degli stessi cacciatori che intendono in questo modo tutelare la vera caccia praticata nel rispetto della legge e dell'etica stessa del cacciatore. «Un atto di altissima nobiltà da parte del mondo venatorio - conferma l'assessore alla Caccia, Alessandro Cottini -. Sono infatti le associazioni dei cacciatori che hanno chiesto alla Provincia un regolamento che renda operative delle sanzioni accessorie. Sanzioni in
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più, quindi, rispetto alle norme che già oggi insistono sui cacciatori che compiono degli illeciti». La Provincia di Bergamo e quella di Como diventano così le sole due province in Lombardia e le uniche in tutto il nord Italia a prevedere pene più severe. «È un passaggio importante perché da l'idea di quanto il mondo venatorio ami l'ambiente e la fauna selvatica e di quanto li voglia proteggere - prosegue l'assessore Cottini -, tanto da volersi dare un codice di autodisciplina e di autoregolamentazione». «L'atto finale - conclude Cottini - tiene dunque conto delle richieste fatte dalle associazioni e anche di alcune modifiche importanti presentate come emendamenti. Il Consiglio provinciale, infine, è compartecipe con l'approvazione di una delibera che non è di semplice disciplina ma nobilita tutto il mondo venatorio e anche l'Amministrazione pubblica».
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dicembre - gennaio
“L’Isola dell’Olio” conquista la Campionaria Grande affluenza all’iniziativa condotta da Marco Antonucci per l’Associazione Cordon Bleu. «Nonostante la Fiera sia un luogo di passaggio il risultato è andato oltre ogni aspettativa»
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iù che un isola, è stato un mare di olio». Così esordisce l’architetto Marco Antonucci, assaggiatore professionista, capo panel internazionale, iscritto nell’ elenco dei Tecnici ed Esperti in Oli di Oliva del Ministero delle Politiche Agricole, che per conto dell’Associazione Cordon Bleu ha curato l’iniziativa “L’Isola dell’Olio”, all’ interno della Fiera Campionaria di Bergamo. «Nell’ampio stand abbiamo avuto la fortuna di ospitare ogni
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giorno persone che a livello nazionale si occupano di olio, tra cui Massimiliano Locatelli, presidente del Consorzio Dop Laghi Lombardi, Antonella Pinna dell’omonima azienda sarda che ha ottenuto riconoscimenti a livello internazionale, Roberta Lavarello, buyer internazionale e profonda conoscitrice degli oli italiani, Umberto Lussana, l’unico frantoiano della provincia». Com’è stata la partecipazione? «Nonostante la Fiera sia un luogo di passaggio dove è difficile fermare le persone in uno stesso punto per più di dieci minuti, devo dire che il
risultato è stato sopra ogni aspettativa: quasi tutte le sere abbiamo fatto il pieno e nei laboratori del gusto, alcuni dei quali realizzati in collaborazione con la Condotta del Bergamasco di Slow Food guidata dall’ instancabile Enrico Radicchi, avevamo persone in piedi». Come si sono svolti gli incontri? «In modo molto semplice: ogni ospite ha relazionato in merito ad un argomento per 15/20 minuti e poi ha condotto una degustazione legata all’ argomento. Per esempio Roberta Lavarello ha fatto assaggiare oli provenienti da tutta Italia, Antonella Pinna si è soffermata sui sott’oli, Lussana ha guidato alla degustazione dell’olio prodotto nella sua azienda poche ore prima e lo ha confrontato con oli degli anni passati…». E nei laboratori del gusto, cosa avete spiegato ai visitatori? «Abbiamo insistito molto sul fatto che l’olio altro non è che una spremuta di olive, che ogni olio extravergine d’oliva è di prima spremitura, che la spremitura a freddo avviene comunque a 27° e solo in un determinato
punto della lavorazione, che è solo un parametro pubblicitario specificare la bassa acidità perché tutti gli oli extravergini sono a bassa acidità per legge, che è meglio filtrare l’ olio perché il mosto (e cioè il non filtrato) irrancidisce più velocemente, che l’olio è un grasso come il burro e quindi va conservato al fresco, al buio, possibilmente in bottiglia di vetro ermeticamente chiusa…E poi abbiamo assaggiato oli, tanti oli». Quanti? «Più di trenta provenienti da tutta Italia, oltre a quelli che l’Azienda Agricola il Castelletto portava quasi tutti i giorni, fresco di spremitura». L’olio bergamasco, è stato apprezzato più o meno degli altri oli? «Il nostro olio in generale si caratterizza all’assaggio per una piccantezza molto ridotta ed una assenza quasi totale delle note amare (per questo viene definito olio dolce), accompagnata da note di mela verde, banana, carciofo e mandorla fresca e pertanto è sempre molto apprezzato rispetto ad altri oli che magari sono più fruttati o più piccanti».
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In ultimo, ci spiega come si assaggia l’olio? «Innanzitutto per assaggiare un olio si deve essere in buone condizioni fisiche; le ore migliori sono quelle del mattino o di metà pomeriggio; profumi, deodoranti, caffè, caramelle e sigarette possono influenzare la sensibilità e l'intensità delle percezioni; odori, rumori ed elementi cromatici possono essere di disturbo per l'assaggio. 1) Versare un cucchiaio d'olio in un bicchierino di plastica che si dovrà poi tenere tra le mani in modo da scaldarne la parte inferiore: il bicchiere va coperto per non far evaporare i profumi dell'olio. 2) Quando non si avvertono differenze di temperatura fra mano e bicchiere si scoperchia e si annusa lentamente due o tre volte al massimo. L'olfatto può cogliere nell'aroma dell'olio una grande quantità di indicazioni e rico-
noscere, ad esempio, il profumo del pomodoro, del carciofo o dell'erba. 3) Il bicchiere va portato alla bocca e vanno fatte scivolare sulla lingua una decina di gocce d'olio che vanno "strippate" e cioè si deve inspirare aria dalla bocca semichiusa una o due volte velocemente ed in rapida successione. L'aria, miscelandosi all'olio, irrora la parte della lingua e del palato dove risiedono i recettori, dando così luogo a tutta una serie di sensazioni di amaro, piccante, erbaceo, mandorla fresca, frutta... Ma anche di rancido, morchia, riscaldo, avvinato, secco... se ci sono dei difetti. 4) E’ consigliabile effettuare una prova olfattiva generale per stabilire quale olio degustare per primo: iniziare sempre dal più tenue o meno aromatico, per evitare che oli con forti contenuti di aromi saturino i recettori nasali».
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dicembre - gennaio
Creberg, teatro pop a 360 gradi Trentanove appuntamenti e una selva di grandi nomi. Sartirani: «La nostra offerta teatrale è invidiata in regione e di assoluto prestigio a livello nazionale»
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rentacinque spettacoli e quattro concerti con una selva di grandi nomi. E’ una stagione di alto livello quella che è partita giovedì 21 ottobre al Creberg Teatro. Come da tradizione, verrebbe da dire, ma in tempi di crisi dei palcoscenici di tutta Italia è già una notizia. «Bergamo - conferma il direttore artistico di Officine Smeraldo, Paolo Scotti - è in controtendenza rispetto al resto della Penisola. Basti considerare che tra Creberg e Sociale la città ha aperto due nuovi teatri in sei anni: un dato eccezionale». E pensare che quello spazio vicino al Gleno era nato come struttura temporanea per consentire il restauro del Donizetti. «Invece annota Gianmarco Longoni, presidente di Officine Smeraldo - non è così. I problemi ci sono ma l’esistenza di questo teatro non è più in discussione. Il nostro cartellone dedicato al teatro popolare e portato avanti senza aiuti pubblici lascia tra l’altro libero il Comune di finanziare una proposta culturale di alto livello al Donizetti». Un’affermazione che trova riscontro nelle parole dell’assessore alla Cultura, Claudia Sartirani: «La nostra offerta teatrale è invidiata in regione e di assoluto prestigio a livello nazionale». Veniamo alla programmazione. Una vera passerella di celebrità quella che caratterizza via Pizzo della Presolana, da Antonio Albanese a Michelle Hunziker, da Massimo Ranieri a Panariello,
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da Cochi e Renato a Teo Teocoli. Molto atteso il ritorno sul palco - dopo anni di piazze e palasport - di Beppe Grillo. Sperimentale la scelta di portare a Capodanno il Johnny Groove di Giovanni Vernia, che trasformerà l’arena in una discoteca con tanto di doppio ingresso per consentire a chi lo volesse di entrare e fare festa a notte inoltrata. Completano il cartellone danza, musical e concerti. Sempre che non si abbia la “moria” di date che si verificò lo scorso anno. «Le piazze più piccole - spiega Scotti - con 1, 2 repliche sono le prime a essere sacrificate per esigenze di tournèe. Ma ciò è indipendente dalla nostra volontà, non c’è nulla di precario nella nostra programmazione». Info: tel. 035.343251 - www.crebergteatro.it
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dicembre - gennaio
Maranno, in mostra 37 anni di attività professionale Personale di Marcello Annoni in Sala Manzù dal 3 al 19 dicembre dal titolo “Bergamo… e oltre”. Sartirani: «Con la sua attività esplora mondi, costruisce suggestioni, evoca sogni»
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aranno è una risorsa culturale della città. Con la sua attività che data ormai alcuni decenni, esplora mondi, costruisce suggestioni, evoca sogni. E un artista dovrebbe avere questa caratteristica, generare emozioni, portare alla riflessione, parlare al cuore. In questa circostanza salutiamo l’artista e l’uomo della civis, impegnato a creare e sviluppare una coscienza sociale della cultura, pittorica e non. E ci compiacciamo che un uomo come Maranno sia un esponente di quella Bergamo che rivendica a sé arte e cultura, e si adopera perché queste risorse siano diffuse e condivise da un pubblico sempre più ampio». Con queste parole Claudia Sartirani, assessore alla Cultura del Comune di Bergamo, presenta la personale “Bergamo e… oltre” nel 37° anniversario di attività professionale di Maranno, allestita in Sala Manzù (via Camozzi - passaggio Sora) dal 3 al 19 dicembre. Una mostra che ripercorre le tematiche “tradizionali” dell'artista: «La sua - scrive Giovanni Milesi, assessore alla Cultura della Provincia di Bergamo - è una poetica dei nostri paesaggi, del reale, della natura, della nostra città in cui ben si coglie la ricchezza di storia e memorie, e tutto ciò interroga il nostro mondo interiore, il nostro intimo quotidiano attraverso i dinamismi presenti nelle opere, attraverso l’intensità e la bellezza dei colori».
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Maranno (alias Marcello Annoni), Grand'Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana, è nato il 18 luglio 1947 a Bergamo, dove vive e lavora. È vice presidente nazionale e presidente provinciale dell'Unione Nazionale Cavalieri d'Italia, vice presidente e tesoriere del Circolo Artistico Bergamasco, socio dell'Unione Cattolica Artisti Italiani, consigliere dei Maestri del Lavoro, past presidente del Lions Club Valseriana, delegato di zona delle Valli Bergamasche e consigliere della Fondazione Lions Club Distretto 108 IB2, cavaliere Jure pleno del Ducato di Piazza Pontida e cavaliere di San Marco. Sue opere si trovano presso numerosi collezionisti in Italia e all'estero ha partecipato a diversi concorsi.
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dicembre - gennaio
Successo per le cornamuse Bergamo On Pipes funziona La manifestazione è stata organizzata dalla Bèrghem Baghèt, prima banda di cornamuse bergamasche. Massiccia la partecipazione dall’Italia e dal resto d’Europa
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rande successo per Bergamo On Pipes, manifestazione dedicata alle cornamuse a partire dal nostrano baghèt. In città - con finale domenica 19 settembre al Lazzaretto - si sono esibite bande da Inghilterra, Francia e Irlanda. Massiccia la partecipazione italiana, a partire dal gruppo di Roma.
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Città, xx giugno 2010
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di Giuseppe Dossi
1861-2011: Bergamo nel Risorgimento italiano Luigi e Giuseppe dall’Ovo: due bergamaschi con Garibaldi nella bufera della Repubblica Romana. Nella casa di famiglia a Dalmine le testimonianze delle vicende delle camicie rosse
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ell'agosto del 1849 i fratelli Luigi e Giuseppe Dall'Ovo, dopo aver partecipato con la legione garibaldina alla difesa della Repubblica Romana, per sfuggire alla polizia si rifugiarono nella villa paterna di Sforzatica presso Dalmine insieme all'amico pittore e compatriota Marco Ravasio. Il ricordo di quella sfortunata impresa e gli eroici combattimenti sul Gianicolo, a Villa Corsini e al Vascello, non li abbandonavano mai e così nacque in loro l’idea di tramandare ai posteri con un singolare documento storico le gesta di quei valorosi volontari, consapevoli che avrebbero alimentato nel cuore di tanti italiani la passione per Roma capitale. In una sala al piano terreno dell'edificio il giovane pittore affrescò cosi il soffitto con episodi di guerra e con le effigi dei personaggi che avevano riscosso maggiore rinomanza nella gloriosa storia della Roma 1849 di Giuseppe Mazzini. Il lavoro richiese due anni, dal 1850 al 1851, e fu un'impresa quanto mai rischiosa: per sviare la vigilanza della polizia austriaca - alla quale erano invisi e sospetti in quanto patrioti - il lavoro fu eseguito soltanto di notte a lume di candela. In quella che fu poi detta "Sala Garibaldi", riempita di cataste di fascine fino ad un'altezza tale da coprire tutte le finestre, il pennello di Ravasio affrescava il soffitto con quindici quadri che ancor oggi sono ben conservati e vivaci nei loro colori originali (prezioso, data la totale mancanza di notizie relative al personaggio in quel periodo, quello raffigurante Francesco Nullo
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a cavallo). Anzi, si possono ammirare perché la villa Dall'Ovo, recentemente ristrutturata, è ora la residenza del pronipote Eugenio Maria Poletti de Chaurand che è ben lieto di farla conoscere a ricordo dell'entusiasmo e dell'animo patriottico dei suoi due antenati. Non altrettanto si può dire di un altro episodio che riguarda il più noto dei due fratelli, e cioe Luigi Enrico, che partecipò in seguito alla spedizione dei Mille ed entrò poi nel regio esercito fino a raggiungere il grado di generale. Si spense a Bergamo il 6 aprile 1897 all'età di 76 anni nella casa dov'era nato in via S. Alessandro al n. 46, di fronte alla chiesa omonima. Lo ricordava una lapide che, come scrisse net 1960 Alberto Agazzi, «dovrebbe ritornare al suo luogo, perché al più tacito degli ufficiali bergamaschi dei Mille non tocchi ulteriormente la sorte di un immeritato oblio». Sono passati da allora 50 anni, ma la lapide non è mai tornata al suo posto malgrado fosse stata murata nella Rocca in Città Alta.
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Da 50 anni la pietra di qualità garantita dall’estrazione alla posa in opera.
La Pietra di Credaro è oggi largamente utilizzata e viene richiesta per svariate applicazioni: pavimentazioni, facciate, muri di cinta e anche per gli interni. Piace per la sua robustezza e le sfumature di colore che offre. Al contrario del marmo che ha un aspetto omogeneo, questo materiale presenta varie tonalità che vanno dal grigio chiaro al giallo e al rossiccio. Molto dipende da come è posizionata la pietra. Quando viene utilizzata per creare una pavimentazione finiscono per primeggiare le sfumature tendenti al giallo, mentre nei rivestimenti verticali la tonalità prevalente risulta essere quella grigia.
Cava Pietre di Gregis Gianpietro Estrazione, lavorazione, fornitura e posa in opera Via Budria e Uliveti, 3 - frazione S. Stefano di Carobbio degli Angeli Tel. 035-952926 Fax 035-952936 - www.cavagregis.it - e-mail: info@cavagregis.it