(Anno XXXV Nuova serie - Anno 13 n. 2 - Marzo/Aprile 2014 - Amici di Papa Giovanni - CONTIENE I.R.
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB BERGAMO - In caso di mancato recapito restituire al mittente che si impegna a pagare la relativa tassa
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Papa Giovanni nell’albo dei Santi
Il cardinale Amato: “Ecco i miracoli attribuiti a Papa Roncalli”
Loris Capovilla nominato cardinale: commozione e tanti applausi
MARZO - APRILE 2014
Dalle pietre di Sotto il Monte sono germogliate chiese e scuole
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Sotto la protezione di Papa Giovanni
riCordiAMo CHe Per riCevere Uno dei SegUenTi oMAggi: CAlendArio Con lA FoTogrAFiA dei BAMBini, lA PergAMenA Per il BATTeSiMo, lA PriMA CoMUnione, il MATriMonio, e’ neCeSSArio indiCAre l’indiriZZo CoMPleTo A CUi inviArlo
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La bisnonna Secondina affida alla protezione di Papa Giovanni i suoi pronipoti, Alessia, Matteo e Giada affinchè il Papa Buono vegli sempre sul loro cammino
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La nonna Cinzia affida sotto la protezione di Papa Giovanni il nipotino Nicolò
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Inviate la fotografia dei vostri bambini ad:
via Madonna della Neve, 24 - 24121 Bergamo
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CONVEGNI, DIBATTITI E MOSTRE IN ATTESA DELLA CANONIZZAZIONE
IL CARDINALE AMATO: «ECCO I MIRACOLI DI PAPA RONCALLI»
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LE OMELIE IN RADIO TRASFORMATE IN UN VOLUME
UN TRIONFO LA MUSICA INEDITA DEDICATA A PAPA GIOVANNI
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MADONNA DI IMBERSAGO: UN LUOGO CARO A PAPA GIOVANNI Papa Giovanni nell’albo dei Santi
Il cardinale Amato: “Ecco i miracoli attribuiti a Papa Roncalli”
CAPOVILLA CARDINALE: COMMOZIONE E TANTI APPLAUSI
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BIMBI ORTODOSSI A CATECHISMO: IL SOGNO DI RONCALLI SI AVVERA
(Anno XXXV Nuova serie - Anno 13 n. 2 - Marzo/Aprile 2014 - Amici di Papa Giovanni - CONTIENE I.R.
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Loris Capovilla nominato cardinale: commozione e tanti applausi
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Dalle pietre di Sotto il Monte sono germogliate chiese e scuole
MARZO - APRILE 2014
n. 2 bimestrale marzo/aprile
Direttore responsabile Claudio Gualdi
DA SOTTO IL MONTE LE PIETRE CHE CREANO CHIESE E SCUOLE
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UNA MEDAGLIA E QUATTRO CARTOLINE PER GIOVANNI XXIII
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2013: UN FIUME DI VISITATORI A SOTTO IL MONTE
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EDITRICE BERGAMASCA ISTITUTO EDITORIALE JOANNES Anno XXXV Direzione e Redazione via Madonna della Neve, 26/24 24121 Bergamo Tel. 035 3591 011 Fax 035 3591117 Redazione: mons. Gianni Carzaniga don Oliviero Giuliani Claudio Gualdi Pietro Vermigli Giulia Cortinovis Marta Gritti padre Antonino Tagliabue Luna Gualdi Coordinamento redazionale: Francesco Lamberini
Fotografie: Archivio del Seminario Vescovile di Bergamo, Archivio “Amici di Papa Giovanni”, Archivio “Fondazione Beato Papa Giovanni XXIII”
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AVVENIMENTI
CONVEGNI, DIBATTITI E MOSTRE IN ATTESA DELLA CANONIZZAZIONE Sarà offerto a Papa Francesco il reliquiario con un frammento del corpo di Roncalli
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resce di giorno in giorno il clima di attesa, in Italia ma sicuramente anche un po’ in tutto il mondo, per l’ormai imminente canonizzazione di Papa Giovanni XXIII che si terrà il prossimo 27 aprile. Una gioia spontanea che a maggior ragione si sta manifestando attraverso varie e numerose iniziative a Bergamo e soprattutto a Sotto il Monte, in quanto paese natale del Pontefice. A tale proposito, per coloro che non potranno assistere alla cerimonia in Piazza San Pietro saranno probabilmente predisposti a Sotto il Monte, come già accaduto in occasione della beatificazione di Roncalli, una serie di maxi schermi. A coordinare le varie iniziative è il parroco monsignor Claudio Dolcini, oltre agli operatori e ai volontari dell’Associazione Papa Giovanni, che ha sede nella Casa del Pellegrino in viale Pacem in Terris 42 a Sotto
il Monte (per eventuali contatti tel. 035-4360046, mentre il sito consultabile è www.papagiovannisottoilmonte.org). Negli spazi dell’associazione è stata aperta fino al 28 febbraio la mostra collettiva «Cammini» ed è proseguita fino allo stesso venerdì 28 febbraio anche la mostra organizzata dalla Fondazione Bernareggi con opere di Andrea Mastrovito, che ha preso il via in occasione dell’inaugurazione del Giardino della Pace. L’11 aprile si terrà invece un’altra mostra, come omaggio artistico verso il Papa di Sotto il Monte a due settimane dall’elevazione agli onori degli altari. E quando ormai manca poco al tanto atteso grande evento, i preparativi si stanno intensificando. All’organizzazione del pellegrinaggio diocesano, si accompagneranno incontri, dibattiti, momenti di riflessione organizzati in vari paesi della provincia di Bergamo e non solo. Intanto il cardinale Loris Francesco Capovilla ha definito «Un’opera d’arte, ma anche un’autentica catechesi» il reliquiario che custodirà un frammento del corpo di Giovanni XXIII realizzato dall’artista trevisano Carlo Balljana che ha voluto presentarlo lo scorso 5 febbraio all’ex segretario di Papa Roncalli nella residenza di Camaitino a Sotto il Monte. All’incontro, assieme allo scultore, è intervenuto anche monsignor Gaetano Bonicelli, arcivescovo emerito di Siena. Il reliquiario è stato realizzato in soli due esemplari: uno per il cardinale Capovilla mentre l’altro sarà consegnato a Papa Francesco il 27 aprile in occasione della canonizzazione di Papa Roncalli che avverrà contemporaneamente a quella di Papa Wojtyla. Il reliquiario, un’urna di cristallo con un’impronta sferica, si inserisce in quella forma di devozione popolare che da sempre accompagna i fedeli a venerare frammenti corporei di santi, beati, apostoli e martiri. Si tratta di sacri reperti, intrisi di storia e memoria,
Papa Giovanni benedicente con alle spalle San Pietro
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testimonianze per le quali la gente nutre un forte attaccamento. Il cardinale Capovilla si è detto entusiasta per la composizione del reliquiario, sottolineando appunto che ogni sfaccettatura richiama alla figura e alle parole del Papa Buono. «E’ una catechesi – ha ribadito – è un’opera che ci parla e suscita emozione». «Dalla base delle radici di una pianta d’olivo – ha illustrato l’opera Carlo Balljana – si ergono verso l’alto due mani imploranti che sorreggono l’urna di cristallo, che rappresenta Monsignor Gaetano Bonicelli, l’artista Carlo Balljana e il neo cardinale il mondo, contenente la reliquia Loris Capovilla ex corpore di Papa Giovanni XXlll. L’albero di olivo con i suoi rami innalzati verso il cielo sorregge l’immagine di Cristo Redentore che questa definizione se ne è aggiunta un’altra acquisita illumina interiormente l’uomo suscitando e alimennegli ultimi anni: «lo scultore dei pontefici». Balljana, tando la fede». artista trevisano, ha al suo attivo svariate opere colloParticolare è la luce riflessa della sfera di cristallo: cate in chiese ed edifici religiosi della Bergamasca e «Richiama la purezza della Parola di Dio – ha aggiunto non soltanto. Il reliquiario di Papa Giovanni è solo lo scultore – tanto amata e predicata al popolo dal Papa l’ultimo di una serie realizzati negli anni. Nel 1985 della Bontà». L’opera è stata fusa in bronzo, argenha infatti eseguito quello in oro e argento contenente tato e dorato a foglia d’oro antica; la sfera di cristallo l’apparato vocale di Sant’Antonio da Padova. Nel antiproiettile è stata soffiata dal maestro Roberto 2011, in occasione della beatificazione di Giovanni Vestidello di Monastier (Treviso). Dal punto di vista Paolo II ha realizzato un reliquiario a forma di libro strettamente artistico, il reliquiario va annoverato aperto, contenente una ampolla con il sangue del fra le opere orafe certamente più riuscite di Balljana. Papa polacco. All’attività di artista orafo, accompagna Del resto lo scultore è particolarmente apprezzato anche quella di scultore. L’ultima sua opera in terra dalla critica ufficiale. Per tutti, inoltre, Carlo Balljana bergamasca è la statua di Papa Giovanni collocata al è meglio noto come lo «scultore del vento». Ma a nuovo Ospedale di Bergamo che porta il suo nome.
Un portale per i pellegrini in visita a Sotto il Monte Tutte le informazioni necessarie per una visita o un pellegrinaggio a Sotto il Monte, paese natale di Papa Giovanni. Inoltre le proposte, gli appuntamenti, gli eventi culturali e religiosi. Il tutto a servizio dei pellegrini che giungono nei luoghi legati ad Angelo Giuseppe Roncalli. Sono i contenuti del sito www.jxxxiii.it, il nuovo portale promosso dall’Associazione Papa Giovanni. Il sito è stato presentato di recente nella sala video della Casa del pellegrino, durante una
riunione del comitato istituito in paese, tra le diverse realtà del territorio, per organizzare gli eventi legati alla canonizzazione del 27 aprile a Roma del Beato Papa Giovanni. «L’obiettivo – dice Gimmy Schiavi, direttore della Casa del pellegrino – è quello di garantire un sempre migliore servizio informativo legato ai pellegrinaggi e alle visite dei luoghi giovannei. Di pari passo sono stati sviluppati i contenuti, le proposte di visita per gruppi e per ragazzi, con
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una particolare attenzione al calendario eventi». Navigando nel sito, sono offerti approfondimenti che risultano utili per conoscere meglio l’associazione e gli eventi in preparazione alla canonizzazione, così come quelli che seguiranno all’evento, come la solenne Concelebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo di Milano cardinale Angelo Scola con tutti i vescovi della Lombardia, il 3 giugno nella parrocchiale di Sotto il Monte.
AVVENIMENTI
IL CARDINALE AMATO: «ECCO I MIRACOLI DI PAPA RONCALLI» Il caso di una donna di Napoli. Segnalazioni giunte anche dalla Francia e dagli Usa
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er canonizzare Giovanni XXIII Papa Francesco non ha né fatto «sconti» «né esentato dal miracolo» e per questo la sua canonizzazione non si può considerare «equipollente». Lo ha precisato il prefetto della Congregazione per le cause dei santi, Angelo Amato, sull’Osservatore romano. Questo l’inizio dell’articolo, a firma di Emanuele Roncalli, apparso a metà dello scorso gennaio su L’Eco di Bergamo. Servizio che così prosegue. Papa Bergoglio per Roncalli, spiega il cardinale Amato, «ha solo ridotto i tempi, per la grande opportunità per la Chiesa intera di celebrare nel 2014 con Giovanni XXIII, l’iniziatore del concilio Vaticano II, e con Giovanni Paolo II, il realizzatore
dei fermenti pastorali, spirituali e dottrinali dei documenti conciliari». La Positio di Papa Roncalli, ha sottolineato il porporato, «è piena di resoconti di miracoli e di fama di segni. Per questo, la sua canonizzazione non è da considerarsi equipollente». Fin dal 3 settembre 2000, da quando cioè Giovanni Paolo II lo proclamò beato, sonoa pervenute numerose segnalazioni di grazie e di favori ottenuti per sua intercessione. Segnalazioni che, ha detto il prefetto, «provengono da tutto il mondo, spesso sono accompagnate da documentazione medica, e attestano che il ricorso del popolo di Dio all’intercessione del beato è diffuso, continuo, spontaneo e universale». Queste notizie di grazie ottenute pervengono soprattutto al rettore della casa natale di Roncalli, a Sotto il Monte, al neo cardinale Loris Francesco Capovilla, che fu a lungo segretario personale del Pontefice, alla postulazione generale dei frati minori di Roma e alla stessa Congregazione delle cause dei Santi. Tra i casi particolarmente interessanti in proposito, il card. Amato ha ricordato quello avvenuto nel dicembre 2002 a Napoli, dove una signora «ingerì per errore una bustina di cianuro. Invocando il beato si salvò dall’avvelenamento senza riportare danno ai reni, né alla milza, e guarendo contestualmente dalla cirrosi epatica». Miracolo che, ha precisato, è «parte integrante del processo di beatificazione e di canonizzazione». Una conferma delle numerose segnalazioni di grazie ricevute per intercessione del Beato Giovanni XXIII, giunge dalla postulazione. «In questi anni – dice il postulatore padre Giovan Giuseppe Califano – abbiamo ricevuto tantissime lettere, messaggi, mail, corredati anche di referti medici relativi a guarigioni. Altre volte di fedeli che sono usciti indenni da gravissimi incidenti attribuendo la grazia a Papa Giovanni».
La visita di Papa Giovanni all’ospedale Bambin Gesù di Roma
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«Devo ancora ricordare – aggiunge il francescano – che nel caso dei miracoli non si deve sempre pensare a una patologia tout court che improvvisamente scompare. Io ho pensato spesso, ad esempio, a quella stanza della casa natale di Sotto il Monte dove i padri del Pime custodiscono centinaia di fiocchi rosa e azzurri. Sono anche questi ex voto lasciati da genitori che ringraziano il Papa per aver ottenuto la grazia di aver avuto un figlio. E magari si tratta di casi di madri sterili o comunque di fatti che andrebbero analizzati. Anche qui ci può essere stato il miracolo». Padre Califano è lo stesso frate francescano che ha curato la causa di beatificazione di Bartolomeo Dalmasone, il frate martirizzato di Ponte San Pietro (Bergamo) proclamato Beato nella Cattedrale di San Vito a Praga, assieme ad altri 13 martiri. Un’ultima domanda: da dove sono giunte le segnalazioni? «Non solo dall’Italia, ma anche dagli Stati Uniti. A livello europeo devo dire che in Francia ci sono un grande ricordo e un grande culto per Papa Giovanni. Molti lo ricordano per gli anni della Nunziatura a Parigi. Proprio di recente ho ricevuto la lettera di una donna francese che desiderava un’immagine del Pontefice». Chissà, forse l’ennesima richiesta di una grazia.
Un ritratto del Pontefice dell’artista bergamasco Angelo Capelli
«Guarda la stella!»: raccolti 75 mila euro per le missioni E’ stato presentato ai primi di febbraio il bilancio dell’undicesima campagna solidale «Guarda la stella! Per un Natale nella luce della missione», organizzata dal Centro missionario diocesano bergamasco e promossa grazie al contributo dell’Associazione Pro Jesus e dell’Associazione commercianti di Bergamo. Complessivamente sono stati raccolti 75.000 euro: 25.000 saranno devoluti alle famiglie cristiane in Terra Santa, altrettanti a una scuola materna di Malindi, in Kenya, e altri 25.000 andranno a sostenere il fondo «Famiglia-lavoro» della Diocesi di Bergamo che è gestito dalla Caritas. A questi importi vanno aggiunti i 9.000 euro per il
premio Papa Giovanni XXIII, consegnati a tre missionari bergamaschi (3.000 a ciascuno di loro) che si sono distinti per la loro operosità. I vincitori sono Teresa Riva, missionaria laica del Celim in Malawi, ora alla guida di un laboratorio di sartoria, padre Giuseppe Carrara, missionario del Pime nelle Filippine, e suor Isidora Bertoli, delle suore di Maria Bambina, missionaria a Macapà, in Brasile. L’evento più importante che ha contribuito al successo della campagna è stato il Concerto di Natale, il tradizionale appuntamento musicale reso possibile grazie alla disponibilità del Credito Bergamasco e di tutte le realtà che appoggiano il Centro missionario diocesano.
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Proprio in occasione del concerto, tenuto lo scorso 14 dicembre nella Basilica di Sant’Alessandro in Colonna a Bergamo, il vescovo Francesco Beschi ha consegnato i riconoscimenti ai tre missionari. La raccolta fondi è stata estesa a diversi progetti, come la Capanna de L’Eco di Bergamo allestita in centro città che ha permesso di raccogliere oltre 4.000 euro o attraverso la vendita di panettoni solidali, per un totale di 5.500 euro. Anche gli studenti hanno avuto un ruolo attivo nella campagna: sono state coinvolte 18 scuole (34 classi) e tre oratori che hanno contribuito a realizzare le cartoline solidali in vendita nel periodo natalizio.
NOMINE
LORIS CAPOVILLA È CARDINALE: COMMOZIONE E TANTI APPLAUSI La cerimonia si è tenuta a Sotto il Monte alla presenza del cardinale Angelo Sodano
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seguito dell’annuncio fatto il 12 gennaio da Papa Francesco, Loris Francesco Capovilla è stato nominato ufficialmente cardinale. La cerimonia di consegna della berretta si è tenuta a Sotto il Monte lo scorso 1° marzo. Sull’attesissimo evento proponiamo un riassunto di due articoli, a firma di Monica Gherardi ed Emanuele Roncalli, pubblicati il giorno successivo sul quotidiano L’Eco di Bergamo. Sono le 16 quando il sagrato della chiesa di Sotto il Monte è percorso dai passi del corteo dei vescovi che entrano nella parrocchiale ed attendono l’arrivo di monsignor Loris Francesco Capovilla. E’ il giorno del
rito solenne, della presenza in terra bergamasca del cardinale Angelo Sodano, inviato da Papa Francesco come suo Delegato, e dell’abbraccio caloroso del popolo di Dio. Monsignor Capovilla riceve la berretta cardinalizia, l’anello e il titolo ed è cardinale nella Chiesa e per la Chiesa. Un grande applauso Giunge, sotto la pioggia, davanti alla chiesa parrocchiale con il cardinale Angelo Sodano, Decano del Sacro Collegio, e l’accoglienza delle tante persone presenti prende forma in un primo grande applauso. La sua esile figura percorre i primi metri della navata, quasi inghiottita dall’affetto dell’assemblea. Il cardinale sorride ai vescovi che lo attendono e lo abbracciano. Anche il cardinale Sodano applaude dietro a lui che raggiunge l’altare sorridendo e salutando. In chiesa oltre alle decine di sacerdoti, sono presenti le autorità e i familiari e i collaboratori del cardinale Capovilla. Tra i banchi anche un gruppo di familiari di Papa Roncalli. Tanti i fedeli che hanno gremito la Cappella della Pace per seguire sul maxischermo la cerimonia e la celebrazione. Il vescovo di Bergamo, monsignor Francesco Beschi, ha rivolto le prime parole di saluto a Capovilla, seduto al centro dell’altare. Al neocardinale ha espresso la riconoscenza della diocesi di Bergamo per la fedeltà offerta a Papa Giovanni XXIII e per il servizio dato alla Chiesa e al Vangelo. Al termine del saluto gli ha consegnato la croce di san Procolo, che viene donata ai vescovi della terra bergamasca, «come segno visibile e affettuoso dei Sentimenti di tutta la diocesi». E’ stato il cardinale Angelo Sodano ad aprire la cerimonia con l’orazione introduttiva. «Sono venuto fra voi – ha detto – con grande gioia, per i vincoli che mi uniscono al neo cardinale Loris Capovilla ed a tutta la vostra comunità. Prima di questa celebrazione eucaristica ho avuto l’onore di trasmettere, a nome del Papa
Il neocardinale Capovilla durante la celebrazione a Sotto il Monte
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Francesco, le insegne della dignità cardinalizia al vostro caro concittadino». «Io credo» sono state le prime forti parole pronunciate dal cardinale Capovilla nella chiesa gremita. Mentre ha pronunciato lentamente il testo del Simbolo apostolico e la formula di giuramento, un po’ di emozione gli ha spezzato la voce che ha ripreso forza nelle parole finali e fiduciose della promessa: «Così mi aiuti Dio onnipotente». Il cardinale ha quindi chinato il capo per ricevere dal Decano la berretta cardinalizia rossa e ha ricevuto sulla mano l’anello inviato dal Santo Padre con l’effigie degli apostoli Pietro e Paolo. Il cardinale Sodano ha poi letto il testo della bolla pontificia con l’assegnazione alla chiesa di Santa Maria in Trastevere. L’assemblea ha regalato ancora un caldo e grande applauso. L’abbraccio di pace dei vescovi concelebranti ha introdotto all’inizio della solenne celebrazione eucaristica, presieduta dal cardinale Sodano. Il cardinale Capovilla ha concelebrato seduto a lato dell’altare, in mezzo ai «suoi» due parroci, il parroco di Sotto il Monte monsignor Claudio Dolcmi e quello di Santa Maria in Trastevere a Roma monsignor Marco Gnavi. Una celebrazione solenne in cui ha vibrato l’affetto delle tante persone che lo conoscono personalmente, che hanno percorso con lui un pezzo di strada nelle diverse diocesi, che nutrono per lui stima e riconoscenza. Capovilla ha seguito con partecipazione profonda la celebrazione, raccogliendosi in preghiera e ascoltando le parole che il cardinale Sodano ha pronunciato nell’omelia. Prima della benedizione finale le parole dello stesso Capovilla hanno echeggiato nella chiesa parrocchiale in un saluto e nell’espressione di riconoscenza verso il dono ricevuto del Cardinalato. Ha detto: «Dovete compatire la mia emozione profonda, irrefrenabile», mentre una lacrima ha sfiorato la guancia dell’anziano segretario di Giovanni XXIII. A 98 anni il «modesto contubernale di Papa Giovanni», come ama definirsi Capovilla, ha richiamato attorno a sé gli occhi di centinaia di persone, che lo hanno ascoltato in religioso silenzio per 45 ininterrotti minuti e poi applaudito lungamente.
Loris Capovilla con il cardinale Angelo Sodano
evangelici, Capovilla, nel suo discorso pronunciato sull’altare della chiesa, ha ceduto alla tentazione di fare riferimenti ancora una volta più su Papa Giovanni che su di sé. Fino a sorprendere l’uditorio. Così è stato quando ha parlato della genesi della definizione di Giovanni XXIII Papa della bontà. «Esplose il 7 marzo 1963 nella parrocchia di San Tarcisio al Quarto Miglio, quando il Papa la visitò in piena campagna elettorale. I segretari dei partiti in lizza decisero di coprire tutti i manifesti propagandistici con teli bianchi e la scritta: “Evviva il Papa buono”». Loris Capovilla – che ha esordito salutando le sue genti di Venezia, Roma, Chieti, Loreto e Bergamo – ha spiegato il «segreto del successo di Papa Roncalli» che «sta nella matrice tradizionale, ma dinamica della sua formazione e cultura ecclesiastica, nell’apparente paradosso tra severo conservatorismo e umana ed evangelica apertura». «E’ stato un prete all’antica – ha aggiunto – e abbarbicato nel terreno solido della rivelazione cristiana. Volle essere il prete segnato a fuoco dalla familiarità con Cristo». Il neocardinale Capovilla non poteva tuttavia non tratteggiare un affresco della sua vita: «Mi sono sentito attratto al sacerdozio sin da ragazzo, cresciuto nella provincia veneta in una famiglia cristiana quanto bastava». Poi sono seguiti i ricordi sereni «in parrocchia a Venezia fra i ragazzi dell’Azione Cattolica, a Parma tra gli avieri». E riguardo al decennale servizio dedicato a Papa Giovanni ha aggiunto: «Mi punge il rimorso di non essere penetrato addentro nel segreto della sua “povertà di spirito”».
Ritratto di Roncalli Come sempre intriso di dotte citazioni e rimandi 9
PUB B LIC AZIONI
CAPOVILLA, LE OMELIE IN RADIO TRASFORMATE IN UN VOLUME Un libro propone i commenti radiofonici al Vangelo scritti dal cardinale nel 1945-46
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Predicate il Vangelo a ogni creatura» è il libro di Ivan Bastoni dedicato a Loris Capovilla, che comprende trentadue commenti al Vangelo trasmessi da Radio-Rai di Venezia nel 1945 e 1946. Il volume è stato presentato sabato 8 febbraio nella sala civica del Comune di Sotto il Monte. «Come è avvenuto l’incontro fra il cardinale Roncalli e il giovane don Loris Capovilla? Perché il patriarca scelse proprio don Loris come suo segre-
tario? E, soprattutto: chi era don Loris prima di conoscere Papa Giovanni?». Sono questi alcuni degli interrogativi che si è posto il curatore dell’opera, al punto da indurlo a realizzarla utilizzando una serie di messaggi via etere lanciati da Capovilla. Da premettere che Ivan Bastoni conosce il cardinale dal Duemila, da quando andò a trovarlo per porgli alcune domande su Papa Giovanni. Da allora lo frequenta spesso, lo aiuta, gli fa da segretario. Capovilla lo definisce suo «contubernale», nonché suo grande amico. Ivan Bastoni, si legge nell’articolo di Paolo Aresi pubblicato su L’Eco di Bergamo in occasione di questo evento editoriale, ha 37 anni e abita a Villa d’Adda, Comune non lontano da Sotto il Monte. Racconta il curatore: «Questo libro raccoglie alcune omelie che don Loris leggeva alla radio da Venezia. Don Loris era giovane, sfiorava i trent’anni, però aveva una sua personalità chiara, aveva idee ben delineate. Ho pensato che fare un libro con una scelta delle sue omelie di quel tempo sarebbe stato un bel regalo per il monsignore. Poi si è aggiunta la nomina cardinalizia e allora il regalo ha preso ancora più significato. Ma spero che sia un dono anche per chi cerca di riconoscersi nel messaggio cristiano più autentico. Ed è anche un contributo alla conoscenza di un uomo, di un prete e di un pensatore che ha scelto di diventare voce di Papa Giovanni, di dedicare tutta la sua vita da quel 1953 ad Angelo Roncalli. Per Capovilla quella esperienza accanto al cardinale e poi al Papa è stata di importanza capitale. Ha speso i suoi anni successivi per condividerla con quante più persone è stato possibile. Ha tenuto accesa la fiaccola di Papa Giovanni XXIII». Don Loris Capovilla conobbe monsignor Roncalli nel 1950, tre anni prima che diventasse il patriarca di Venezia. Roncalli era nunzio apostolico a Parigi
La copertina della pubblicazione
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e un giorno di quel 1950 si recò a Venezia per celebrare i duecento anni della morte di Mechitar, il fondatore dell’ordine dei cattolici armeni dei Mechitaristi. Incontrò il giovane Capovilla che scrisse un articolo per il giornale della diocesi veneziana. Spedì il giornale alla nunziatura, a Parigi. Roncalli lo lesse e rispose a Capovilla di suo pugno. Quando, tre armi dopo,venne eletto patriarca di Venezia, ritrovò Capovilla e lo scelse come suo segretario. Aquel punto, don Loris aveva trentasette anni. Ha scritto il cardinale Angelo Comastri nella prefazione del libro: Capovilla con Papa Giovanni e lo scultore Giacomo Manzù «Queste riflessioni sono sorprendentemente attuali e gettano vivida luce... Ci sono pagine incantevoli sul tema della donna e della madre... Il richiamo alla ricostruzioIntervento che ha preceduto quello dello stesso Cane morale dell’Italia sembra scritto in queste ultime povilla, il quale si è poi rivolto direttamente agli olore... Ugualmente denso di attualità è l’invito del tre trecento attenti spettatori presenti all’appuntacardinale Elia Dalla Costa che sembra l’eco delle mento. E’ stato un po’ come rivivere i tempi in cui, parole dell’attuale Pontefice e il programma che ha nell’immediato dopoguerra, Capovilla trasmetteva ispirato tutta la vita dell’autore: “E’ giunta l’ora in in radio e faceva volare la propria voce e il proprio cui bisogna scendere per salire. Andate agli umili, ai pensiero verso i tanti ascoltatori che non raggiunpoveri, ai meno abbienti, non per rinunciare ai vogeva con lo sguardo, ma con il suo messaggio – più stri reali diritti, ma per compiere i vostri doveri”». che mai attuale – . Prima ancora dell’arrivo di Papa La pubblicazione rappresenta un lungo percorso Giovanni e della nomina a cardinale, che ha reso che serve a capire meglio un grande personaggio, questo regalo (così lo chiama Bastoni) di quasi puntando l’obiettivo su un don Loris come già detquattrocento pagine ancora più significativo. to poco più che trentenne, utile a capire il come e Durante i cinque anni che andarono dal 27 maggio il perché di tutta la sua storia: argomenti in grado 1945 al 12 maggio 1950, il cardinale Loris Capodi raccontare la strada che l’ha portato all’incontro villa lesse 270 sue omelie a Radio-Rai, nata dalle con Papa Giovanni XXIII. ceneri dell’Eiar, in commento al Vangelo. TrendaPunti di vista che – secondo Bastoni – non sorprendue di esse sono presenti nella pubblicazione curata dono certo chi ha conosciuto Capovilla, sempre da Ivan Bastoni. Le omelie sono scritte in modo orientato verso i temi di amicizia, povertà e sensibisemplice, comprensibile, ricche di citazioni di Sanlità: «Lui e Papa Giovanni XXIII sono tra i protagoti, vescovi, letterati. Ad esempio Capovilla cita Blainisti della storia della Chiesa; i loro nomi riportano se Pascal in una delle sue frasi che lasciano senza al Concilio e ci aprono al futuro», ha aggiunto il fiato: «Ci sono due categorie di uomini – scriveva il vicedirettore dell’Osservatore Romano Carlo Di pensatore francese – quelli che si stimano colpevoli Cicco nel suo intervento avvenuto durante la predi tutte le mancanze, i Santi, e quelli che invece si sentazione del libro. credono colpevoli di nulla, i peccatori». 11
A V V ENIMENTI
UN TRIONFO LA MUSICA INEDITA DEDICATA A PAPA GIOVANNI Al Seminario di Bergamo in scena l’oratorio composto e diretto dal maestro Frisina
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n vero e proprio trionfo ha contrassegnato la serata di sabato 22 febbraio, al Seminario di Bergamo, dove è stato proposto un oratorio musicale per Papa Giovanni, un momento musicale alto, un elemento artistico che si è voluto inserire fra le iniziative diocesane programmate per la canonizzazione di Papa Roncalli a fine aprile. Accanto all’oratorio è stato prodotto un video, un documentario («real time») basato sul lavoro fatto dai giovani musicisti durante la preparazione dell’esecuzione musicale. Le due proposte, pensate da Diocesi e Fondazione Papa Giovanni XXIII, hanno coinvolto in prima persona i giovani studenti del conservatorio «Gaetano Donizetti» di Bergamo. L’oratorio musicale, intitolato «Venne un uomo mandato da Dio. Il suo nome era Giovanni», composto e diretto dal maestro monsignor Marco Frisina, cremonese, fondatore e direttore del Coro della diocesi di Roma, è stato eseguito, in prima assoluta mondiale, lo scorso 22 febbraio alle 20,30 nell’auditorium del Seminario. L’ingresso è stato gratuito, previa prenotazione online. L’oratorio sarà replicato il 17 maggio alle 20,30 nella basilica di San Giovanni in Laterano a Roma, che è la cattedrale della diocesi. «Noi non siamo soltanto custodi di documenti – ha detto don Ezio Bolis, direttore della Fondazione Papa Giovaimi – ma diffondiamo anche cultura. I giovani sono molto sensibili al linguaggio musicale e l’oratorio intende far conoscere meglio anche a loro la figura del Pontefice bergamasco». Proponiamo ora il servizio di Paolo Aresi, riguardante questo importante evento, pubblicato su L’Eco di Bergamo il giorno successivo, domenica 23 febbraio.
Alla fine il vescovo ha parlato di intensità, di spessore, di commozione: ha dato voce al sentimento della sala che ha ascoltato l’oratorio per Papa Giovanni con attenzione, raccoglimento e che alla fine si è sciolta in un applauso che non voleva finire, che ha scosso l’Auditorium esaurito fino all’ultimo posto, le pietre del Seminario che Angelo Roncalli amava profondamente. Il concerto si è aperto sabato 22 poco prima delle 21 (è stato poi replicato domenica 23 alle 16). Le luci si sono abbassate, sul telo calato davanti al coro e all’orchestra sono apparse immagini di Papa Giovanni e sono risuonate le parole indimenticabili del discorso della Luna, pronunciato nell’ottobre 1962. Poi lo schermo ha mostrato il cardinale Loris Capovilla, il segretario di Roncalli che al suo Papa ha dedicato tutta la vita. Capovilla, 98 anni, ha inviato un messaggio alla platea, agli organizzatori, ai musicisti, ha espresso il suo saluto, la sua gratitudine a tutti, a «questo mio fratello Marco Frisina, innamorato del suo sacerdozio... dotato del grande carisma della poesia». Quindi di nuovo le parole del Papa bergamasco e lo schermo si è sollevato, sul palco è rimasto l’imponente coro (ben centoventi elementi con il coro della diocesi di Roma e quello del conservatorio Donizetti di Bergamo) e l’orchestra del nostro conservatorio, allievi e maestri, più qualche ospite: in totale cinquanta elementi. Don Ezio Bolis ha dato il benvenuto, ha detto che per capire Papa Giovanni è importante anche la musica, perché Roncalli amava questa espressione artistica. E don Bolis ha letto degli appunti contenuti nei diari di Roncalli, per esempio quando a Parigi nel 1946 ascoltò una Messa Solenne di Beethoven e quando a Parigi partecipò all’esecuzione della Passione di San Matteo di Bach. «Per 12
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me è stata una rivelazione» scrisse Roncalli «Un godimento spirituale ineffabile». La musica che avvicina al centro dell’uomo, che porta verso il Vangelo. «Perché il canto proviene dall’amore». E poi la parola è passata al canto, è passata a monsignor Marco Frisina, direttore della Pontificia cappella musicale Lateranense e autore dell’oratorio «Venne un uomo mandato da Dio. Il suo nome era Giovanni». Frisina ha detto che commemorare Papa Giovanni nella sua Bergamo «ha rappresentato un momento speciale». Sì, un momento speciale. E il suo oratorio non ha deluso gli ascoltatori, li ha coinvolti nei momenti di splendore, negli attimi di riflessione, di quiete. L’oratorio è una composizione che lega parti strumentali ad altre cantate e comprende anche parti recitate. La voce narrante è stata dell’attore Alessandro Quasimodo che ha letto brani tratti in particolare da opere di Papa Giovanni, ma non soltanto. Fra le diverse parti dell’oratorio si è creata armonia, un’atmosfera coerente di riflessione e di emozione, coerenza fra le note musicali e le parole cantate e recitate. Parole scelte, significative. L’intenso canto del «Gaudet mater ecclesia», commovente. Le parole di Giovanni XXIII: «Quanto al tempo presente, la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore; pensa che si debba andare incontro alle necessità odierne, esponendo più chiaramente il valore del suo insegnamento piuttosto che condannando». Le tre parti in cui è diviso l’oratorio rappresentano tre momenti della vita profetica di Papa Giovanni. L’inizio della prima parte è caratterizzato dalla domanda di Cristo: «Mi ami tu?» e dalla sua proposta: «Seguimi!». Queste parole sono tornate nello svolgersi dell’oratorio; esse rappresentano l’intima dinamica della fede di Roncalli: mettersi alla sequela di Cristo e amarlo facendolo amare. La seconda parte mostra la dedizione di Papa Giovanni alla Chiesa, passione che diventa intraprendenza e coraggio nella convocazione del Concilio, con gli occhi rivolti alla riforma e alla crescita della comunità ecclesiale, con la carità verso i piccoli e i poveri. Questa parte si conclu-
Gli applausi del pubblico durante l’esecuzione in Seminario
de con una delle preghiere mariane più amate da Papa Giovanni: «Ave mundi spes», in cui Maria è vista come speranza del mondo, come rifugio sicuro in tempi difficili e dolorosi. La terza parte è incentrata sull’amore che nasce dall’umiltà, dall’adesione alla Croce del Signore e che si allarga dolcemente ai fratelli divenendo esso stesso evangelizzazione e salvezza; l’inno «Ubi charitas» sintetizza tutto questo. L’oratorio termina con l’eco del «Mi ami tu?» iniziale e con il Cantico di Simeone, «Ora lascia o Signore che il tuo servo vada in pace…», il congedo dal mondo vissuto nella pace e nella gioia di chi ha compiuto il suo cammino di fede tutto orientato verso la luce, con il cuore già in paradiso.
Papa Giovanni in visita alla parrocchia di San Tarcisio nell’aprile del 1963
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BIMBI ORTODOSSI A CATECHISMO IL SOGNO DI RONCALLI SI AVVERA A Sofia presentata la prima traduzione in bulgaro dell’enciclica «Pacem in Terris»
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ambini ortodossi a catechismo nella chiesa cattolica, all’ombra della statua di Papa Giovanni. Capita nella capitale bulgara, Sofia, dove un tempo monsignor Angelo Giuseppe Roncalli – in servizio «provvisorio» per quasi un decennio – si fece voler bene dai bulgari grazie alla sensibilità ecumenica e a quel desiderio di unione fra cattolici e ortodossi. Questo l’inizio di un recente articolo di Emanuele Roncalli, pubblicato su L’Eco di Bergamo, che riproponiamo ai nostri lettori.
Nessun proselitismo o ingerenza nella chiesa ortodossa, ma un incontro tra «fratelli separati» dell’Oriente. «Non è il solo esempio», si affretta a dire Padre Sbigniev Tecza, cappuccino, parroco della cattedrale di Sofia dedicata appunto a Papa Giovanni. «La facoltà teologica ortodossa – aggiunge il giovane frate – manda i suoi seminaristi nella nostra Chiesa per assistere ai nostri riti. E’ uno scambio culturale, un arricchimento per tutti, vengono a conoscerci». Fuori dalla cattedrale, sul sagrato, ad accogliere i fedeli c’è la statua di Papa Giovanni in posa benedicente, una monumentale opera di Carlo Balljana, l’artista trevigiano che di recente ha realizzato la statua di Papa Roncalli per il nuovo ospedale di Bergamo, nonché i reliquiari che custodiranno frammenti «ex corpore» del nuovo santo Giovanni XXIII. «I bulgari conoscono molto bene la storia di mons. Roncalli – continua il parroco – e del resto a Sofia sono tantissime le testimonianze che lo riguardano: la nunziatura, le chiese, una libreria, una strada ecc. Alcune persone non entrano in chiesa ma si fermano a pregare davanti alla statua». La situazione è radicalmente cambiata rispetto al 1925, anno di arrivo del vescovo Roncalli. «Oggi – conferma il parroco – a Sofia ci sono circa 4.000 cattolici. I frati cappuccini sono 3 a Sofia e 7 in tutta la Bulgaria, ai tempi di Roncalli erano 47. Poi ci sono i Carmelitani e le suore Eucaristine, le Carmelitane e le religiose di Madre Teresa di Calcutta. In parrocchia sono attivi gruppi di laici francescani, secolari, neocatecumenali, devoti di Padre Pio». La cattedrale è il fulcro dei cattolici bulgari e si trova in una sorta di quadrilatero ai cui angoli vi sono la sinagoga, una moschea e la piccola chiesa ortodossa Sveta Nedelya. Tutte nella zona a pochi passi dalla Vitosha, la via dello shopping della capitale.
La statua di Papa Giovanni XXIII in Bulgaria
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Una quindicina di anni fa, la chiesa cattolica era una piccola sala ricavata in una abitazione che si affacciava su una corte. E ciò la dice lunga sui passi compiuti in questi anni dai cattolici bulgari per uscire da quella sorta di anonimato nella quale loro malgrado vivevano. Dall’altra parte della città, verso est, domina la splendida cattedrale ortodossa Alexande Nevski, un’architettura superba, ammirata chissà quante volte da monsignor Roncalli. Non a caso, da lì ci sono pochi passi per raggiungere la sede della Nunziatura in Ulitsa (via) 11 agosto, alle spalle del Teatro nazionale dell’Opera. Nelle sale della Nunziatura non mancano alcuni omaggi alla figura di Roncalli, del quale si conserva anche la sua preziosa macchina da scrivere. Un tour sui luogli giovannei nella capitale non può non prevedere anche una tappa all’esarcato apostolico che estende la sua giurisdizione sui fedeli cattolici di rito bizantino. La sede si trova nella cattedrale della Dormizione della Beata Vergine Maria, sotto la guida del vescovo Christo Proykov. Oggi l’esarcato conta una ventina di parrocchie e diciotto preti: numeri sicuramente esigui che dimostrano però l’impegno e la volontà di testimoniare la fede in un Paese ortodosso, ma non per questo ostile. I tempi sono cambiati. E l’esarcato vede attorno a sé le congregazioni religiose di assunzionisti, resurrezionisti e salesiani, suore carmelitane, eucarestine, oblate e focolarini. Testimoni preziosi della fede e continuatori di quel messaggio lanciato nel 1925 da monsignor Roncalli al suo arrivo. Anche Sofia intanto si prepara alla canonizzazione di Papa Giovanni. «Abbiamo già organizzato due pullman – conclude Padre Sbigniev Tecza – ma c’è anche grande fermento di iniziative in città». Proprio durante il nostro soggiorno, all’Accademia Bulgara delle Scienze è stata presentata l’enciclica giovannea Pacem in Terris tradotta per la prima volta in bulgaro. Un evento per tutto il Paese al quale hanno preso parte anche mons. Januarìusz Bolonek Nunzio Apostolico in Bulgaria; mons. Mario Toso, Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace; Camillo Zuccoli, ambasciatore del Sovrano Militare Ordine di Malta in Bulgaria; Kiril Kartaloff, docente dell’Università Cattolica del Sa-
Una via intitolata ad Angelo Roncalli
cro Cuore di Milano che ha tradotto l’enciclica. «La Pacem in Terris – ha detto nella circostanza monsignor Toso – è l’“utopia” di Papa Giovanni. In essa vi è una visione fondamentalmente ottimista dell’uomo, che oggi, in un contesto di cultura “liquida” e tendenzialmente nichilista, non si riscontra più. Non a caso gli studiosi parlano di emergenza umanitaria o di catastrofe antropologica. Forse, solo a 50 anni di distanza, si può apprezzare pienamente la visione profetica dell’enciclica sulla pace fra tutti i popoli nella verità, nella giustizia, nell’amore, nella libertà. Bisogna riconoscere che, per quanto concerne il pensiero politico cattolico, essa rappresenta, a suo modo, un vertice tuttora insuperato». Da sottolineare poi che c’è una strada alberata, dove si trova la chiesa dei Carmelitani, che è intitolata a Roncalli. Tempo addietro la targa era affissa sulla parete di una casa, all’interno di un cortile, ma non era visibile dalla strada. Ora invece fa bella mostra di se all’incrocio con via Prof. Zlatarov. Tutta via Angelo Roncalli parla del Papa di Sotto il Monte. Oltre alla strada, a fianco si trova il monastero dei frati e persino una libreria intitolata sempre a Giovanni XXIII. Vi si trovano testi in italiano e in bulgaro sulla figura e sull’opera degli ultimi Ppontefici dal ‘900 ad oggi. Da aggiungere inoltre che quasi novant’anni fa mons. Roncalli acquistò un terreno in via Montevideo a Sofia. Nove decenni dopo su quell’area è 15
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rito bizantino-slavo è stata progettata dagli architetti Dobrina e Svetoslav Dimovi, su una superficie di 412 metri quadrati e conta 200 posti a sedere. L’interno è particolarmente semplice e conserva alcune icone, un quadro e una scultura di Papa Giovanni. Monsignor Proykov è stato ordinato nel 1971: erano decenni che non c’erano ordinazioni sacerdotali in Bulgaria. E’ anche successore di monsignor Stefano Cirillo Kurteff, molto stimato da Roncalli e segnalato a Roma come idoneo all’episcopato per i cattolici bizantini bulgari. La chiesa è ora custodita da un gruppo ristretto di suore Eucaristine, che a fianco hanno il loro monastero. Nelle immediate vicinanze c’è anche una piccola clinica intitolata a Giovanni Paolo II . Da sottolineare infine che il ricordo più commovente del diplomatico Roncalli in Oriente è sicuramente legato al discorso d’addio, quando il delegato apostolico lasciò la Bulgaria per trasferirsi in Turchia e Grecia prima di essere nominato nunzio a Parigi. Salutando i bulgari alla vigilia delle feste natalizie Roncalli ricordò un’antica tradizione irlandese: nella notte di Natale, ogni casa pone alla finestra un lume, perché avverta Maria e Giuseppe che possono trovare una famiglia ad attenderli. Allora disse che se un bulgaro fosse passato davanti alla sua casa, di notte, avrebbe trovato alla finestra un lume acceso. E il fratello bulgaro doveva solo bussare: Roncalli non gli avrebbe mai chiesto la religione di appartenenza. Quelle parole sono ricorrenti sulla bocca dei cattolici di quel Paese, tanto che qui Roncalli è ricordato come il «Papa Bulgaro».
Roncalli ripreso durante un suo intervento pubblico
sorta la chiesa voluta dal delegato apostolico. Nel 2001 una pietra di Ca’Maitino a Sotto il Monte, era stata deposta a Sofia come prima pietra della nuova chiesa dedicata al Beato, ora collocata sulla facciata esterna del tempietto. La cerimonia di inaugurazione era stata presieduta da monsignor Christo Proykov, esarca della Chiesa cattolica in Bulgaria, alla presenza dei nunzi Giuseppe Leanza e Antonio Mennini, alcuni vescovi ucraini e macedoni. La nuova chiesa cattolica di
La Bergamasca piange Toffetti, lo scultore dei Papi «Era estremo, senza compromessi, come il marmo che amava lavorare». Così i figli Michelangelo, 37 anni, e Fidia 35, ricordano Mario Toffetti, lo «scultore dei Papi» di Mozzanica (Bergamo) morto lo scorso novembre a 65 anni, a Fornovo (Bergamo), dove abitava e lavorava. Poche parole, ma che danno l’idea della forza espressiva
dell’opera di Toffetti chiamato lo «scultore dei Papi» per le numerose sculture di natura religiosa a lui commissionate. Anche da Roma: il fonte battesimale alla Cappella Sistina realizzato per i 50 anni di ordinazione sacerdotale di Papa Giovanni Paolo II e la monumentale porta del Rosario della basilica di Santa Maria Maggiore. Anche
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numerose chiese in tutta la Bergamasca ospitano sue opere. Di pregio la porta della basilica di Clusone e la cappella del centro di spiritualità del santuario S. Maria del fonte a Caravaggio (qui ha creato altare e banchi). I funerali si sono svolti nella chiesa di San Carlo a Crema dove sono suoi il battistero e il presbiterio.
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LA MADONNA DI IMBERSAGO: UN LUOGO DI PAPA GIOVANNI Nel libro di Ambrogio Amati è narrata la devozione di Roncalli per questo santuario
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a un titolo semplice, «La Madonna del Bosco e Papa Giovanni», il libro scritto da Ambrogio Amati che è stato presentato nell’estate scorsa a Bergamo in occasione della rassegna che si è tenuta in centro città dal titolo «Bergamo Incontra». Titolo semplice ma che esprime in maniera esauriente il contenuto del volume. Su tale evento riportiamo i contenuti di un articolo pubblicato su L’Eco di Bergamo. La famiglia Roncalli era molto devota alla Madonna del Bosco di Imbersago che, in fondo, non è molto lontano da Sotto il Monte, sebbene al di là dell’Adda. La famiglia si recava in pellegrinaggio al santuario, c’erano anche i piccoli, compreso Angelo, che porterà sempre nel cuore il ricordo di quei momenti, di quei luoghi. Infatti, nel gennaio 1953, dopo la nomina a patriarca di Venezia, Roncalli scrisse al rettore del santuario: «Il suo saluto mi è molto gradito. Mi ricorda le ore più liete della mia giovinezza, quando da seminarista, e prima ancora, venivo al santuario. Durante certe vacanze, dal 1895 al ‘98, anche tutti i sabati. Quante grazie e quante ispirazioni debbo a quella benedetta Madonna! E che bellezza, mite e suadente, in quel sacro luogo: chiesa, cripta, scala santa; visioni di Villa d’Adda, della Valle S. Martino... In questi quindici giorni o poco più che preparano il concistoro, voglia dire, caro Rettore, alle anime più semplici che verranno a pregare che si ricordino di me, del Santo Padre e della Santa Chiesa. Di cuore benedico Lei e loro». Molte le visite di Angelo Roncalli. Anche alla vigilia della sua sorprendente elezione a Papa. Era l’agosto del 1958, in quei giorni venne inaugurata una «grotta di Lourdes» inserita in un angolo del boschetto a monte del santuario. Roncalli la bene-
disse. Due mesi dopo divenne Papa. Fra i primi atti, si legge nel libro, Giovanni XXIII inviò la benedizione apostolica al clero e ai fedeli del santuario. Non solo, il Papa ritenne di esprimere il suo ringraziamento per questo luogo elevando il santuario al rango di «basilica romana minore». Anche da Pontefice, Roncalli, continuò a seguire il suo santuario. Nel libro si legge che in onore di Giovanni XXIII nel 1959 si progettò un salone con annessa una cappella per i ritiri spirituali, gli incontri, le conferenze. Il progetto venne inviato al Pontefice che rispose con una lettera di consenso attraverso la segreteria di Stato. E inviò anche un suo contributo personale al rettore del santuario, all’epoca monsignor Terraneo. Fu un rapporto continuo, intenso, che l’autore del volume, Ambrogio Amati, giornalista bergamasco, ha narrato con dovizia di particolari. Ancora prima di morire, il Papa inviò al santuario un cero benedetto per la solennità di San Giuseppe.
Papa Giovanni mentre prega
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INIZIATIV E
SULLE ORME DI SOTTO IL MONTE GERMOGLIANO CHIESE E SCUOLE Da questo paese la prima pietra per una scuola olandese e quella per una chiesa bulgara
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ulle pietre di Sotto il Monte germogliano chiese e scuole. Ci sono frammenti del paese natale di Papa Giovanni sparsi nel mondo: pezzi di roccia o piccoli massi, diventati prime pietre di edifici civili o di culto. Questo l’inizio di un recente articolo pubblicato su L’Eco di Bergamo a firma di Emanuele Roncalli che così prosegue. Ognuna con una propria storia, talvolta dimenticata, ma di cui rimangono tracce, anche se un po’ nascoste, agli angoli del paese o nelle pagine di alcuni libri. Ognuna custodisce in sé un alto valore simbolico, ma ancor più rilevante è il fatto che abbiano preso le strade verso Paesi di religione talvolta diversa da quella cattolica. E’ il caso ad esempio dell’Olanda, dove i protestanti sono la maggioranza. A Bergen op Zoom – una cittadina di circa 65.000 abitanti, posta nel sud del Paese – si trova la Roncalli Scholengeenschap, un complesso con diversi ordini e gradi di studio, in particolare scuole secondarie, dove gravitano 800 studenti di ginnasio e liceo, 600 docenti, e che por-
ta appunto il cognome di Papa Giovanni. La scuola Roncalli fu fondata nel 1958, l’anno dell’elezione di Giovanni XXIII. La costruzione vera e propria iniziò il 21 novembre 1959, quando una delegazione di Sotto il Monte portò in Olanda la prima pietra tolta da una parete della casa natale del Pontefice. Del gruppo facevano parte il fratello di Papa Giovanni, Giuseppe Roncalli, i nipoti del Pontefice Privato Roncalli e monsignor Battista Roncalli, Pier Carlo Carissimi, allora sindaco, e l’ingegner Primo Colombo Zefinetti. La delegazione fu ricevuta nel palazzo municipale con il sindaco, il primo rettore della scuola John Pedroli e don Segher docente di religione. Fu sicuramente un evento inaspettato e commovente anche per l’eccezionalità di aver utilizzato per la prima volta una pietra della casa natale del Papa per una scuola all’estero. Alla scuola Roncalli la prima insegnante fu Wileelmina Merk. Grazie a lei e al professor Frans Andringa di Haarlem, da sempre vicino afla famiglia Roncafli, è stato possibile conoscere questa realtà scolastica sorta nel nome del Papa bergamasco. A ricordo di quell’evento è stata posta una lapide alla casa natale. Ben diversa la storia legata a una piccola chiesa in Bulgaria e intitolata proprio a Giovanni XXIII, che qui dal 1925 al 1939 esercitò il suo ministero di Visitatore apostolico, in mezzo a pochi cattolici. Già allora il futuro Papa volle lanciarsi in progetti – forse arditi – per testimoniare la propria fede e per la devozione dei cattolici bulgari. Fra questi desideri vi era la costruzione di una chiesa. Fu così che acquistò un terreno in via Montevideo a Sofia. Su quell’area è sorta la chiesa voluta da monsignor Roncalli e inaugurata il 22 ottobre 2005. La prima
La Roncalli Scholengeenschap in Olanda
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pietra – posata anni addietro – era stata tolta da una parete di Camaitino, la casa museo di Sotto il Monte, che raccoglie doni e memorie del Pontefice. Era stato l’arcivescovo Loris Francesco Capovilla a inviare la pietra in Bulgaria, custodita da monsignor Christo Proykov, esarca della Chiesa cattolica, fino al momento della posa, alla presenza del nunzio apostolico di allora, monsignor Antonio Mennini. La chiesa cattolica di rito bizantinoslavo di Sofia dedicata al Beato Giovanni XXIII-Papa di Roma è stata progettata dagli architetti Dobrina e Svetoslav Dimovi, su una superficie di La piccola chiesa intitolata a Giovanni XXIII in Bulgaria 412 metri quadrati e conta 200 posti a sedere. La prima pietra è stata poi collocata sulla facciata della stessa chiesa. Non meno importante la prima pietra del seminaPadre Paolo Cortesi, Passionista a Belene, sempre rio del Pime di Sotto il Monte che prese la strada in Bulgaria, profondo conoscitore della storia di per il Vaticano, dove fu benedetta da Papa Roncalli monsignor Roncalli vorrebbe da parte sua poter il 18 marzo 1963. Ma è l’unica che tornò a casa iniziare prossimamente un edificio con una prima e segnò l’inizio di una monumentale costruzione pietra che dovrebbe provenire da Sotto il Monte, destinata ai futuri missionari. ma si tratta per il momento solo di un progetto. Un’altra pietra della casa natale di Papa Giovanni è Via ben più breve è invece quella presa da un picstata infine collocata, ed è ben visibile, nella nuova colo masso di Camaitino e destinato – grazie semchiesa dedicata a Papa Giovanni a Seriate (Comune pre a monsignor Capovilla – all’Associazione Clan al confine con Bergamo), grazie all’interessamento Verdurin: la pietra è stata collocata presso la sede di don Cesare Micheletti allora in servizio a Seriate, del Cenacolo di poesia e spiritualità a San Pietro di già curato a Sotto il Monte e attualmente parroco a Feletto (Treviso). Brembilla, sempre in provincia di Bergamo.
Il libro su Papa Francesco consegnato al sindaco di Bergamo Il libro su Papa Francesco, tutto made in Bergamo, è stato consegnato a febbraio al sindaco Franco Tentorio dall’autore Roberto Alborghetti. All’incontro avvenuto a Palazzo Frizzoni sono intervenuti anche i titolari dell’Editrice Velar di Gorle. «E’ uno splendido ed apprezzato dono – ha commentato il sindaco di Bergamo – fatto all’Amministrazione comunale. Quest’opera ha una caratteristica che la distingue dalle altre sullo
stesso tema: è bergamasco l’autore così come lo è la casa editrice ed è stata bergamasca la presentazione avvenuta alla Chiesa delle Grazie. Auguro a questa iniziativa il massimo successo perché penso che la nostra comunità, anche attraverso la lettura di quest’opera, possa approfondire la conoscenza e l’amore per il nostro Papa». Il libro, intitolato semplicemente «Francesco» con sottotitolo «Vescovo di Roma per il mondo», è uscito poco
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prima di Natale ed è centrato sulla vita, le opere e il pensiero di Papa Francesco. E’ di grande formato ed ha 270 pagine corredate da 340 foto. Lo scorso 14 gennaio, alla casa Santa Marta a Roma, il volume è stato consegnato allo stesso Pontefice che ha molto gradito il dono. «La tiratura iniziale – ha detto Alborghetti – ha prodotto 4 mila copie ed è già in ristampa, per cui c’è stata un’ottima risposta già a partire dalla prevendita».
ATTIV ITÀ
ORATORI: TUTTO EBBE INIZIO CON I COMPITI E IL CORTILE Un percorso sulle origini e l’attualità di queste strutture aperte a persone di ogni età
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’era una volta e ancora c’è. E’ l’oratorio. La stessa parola di un tempo, ma un luogo molto diverso rispetto ad un secolo fa. E non si parla solo di architettura, di restyling, di spazi e di colori, ma di un’evoluzione che coinvolge anzitutto l’uomo, i suoi bisogni, le sue domande e le sue possibili risposte. E le domande di un tempo non sono certamente quelle di oggi. Questa la premessa riportata nel servizio di Monica Gherardi, pubblicato su L’Eco di Bergamo. Articolo che così prosegue. Intendiamo iniziare il nostro percorso da quello che l’oratorio era nella testa e nel cuore di chi l’ha fatto sorgere. Ci aiuta don Luca Testa, curato della parrocchia di Sant’Alessandro in Colonna a Bergamo e docente di Storia della Chiesa all’Istituto di Scienze religiose. «La figura di don Bosco è quella che più comunemente accostiamo all’oratorio e proprio a lui si deve la diffusione degli oratori. Quelli che invece possono essere definiti i “Padri fondatori” vissero molto tempo prima, nel cosiddetto “triangolo lombardo”, Milano, Bergamo e Brescia».
«Nella storia della nostra città – continua – si inserisce un nome, forse poco noto, ma di grande rilievo. Se l’esplosione vera e propria avviene all’inizio del ‘900, è già alla fine del ‘700 che padre Luigi Mozzi dà origine a quella che sarà la prima scintilla bergamasca di una pastorale d’oratorio lunga due secoli. Padre Mozzi è attento ai più giovani, organizza per loro scuole serali, li riunisce in congregazioni mariane e li aiuta ad intraprendere un cammino spirituale volto ad una visione positiva della vita e della fede. La sua opera smuove Bergamo e i suoi sacerdoti che gradualmente recepiscono questa nuova sensibilità della Chiesa». La passione educativa si diffonde a macchia d’olio come una sorta di contagio positivo. L’oratorio festivo, con le congregazioni mariane, non è più una novità e sorgono doposcuola gratuiti, attenti alla gioventù maschile e femminile. «Nell’800 si assiste ad un cambiamento sostanziale della società e cresce anche una sorta di smarrimento nella fascia minorile – spiega don Testa –. Ci sono molti orfani, molti poveri e si avverte la necessità di fare qualcosa per loro». Gli oratori nascono di fronte ad un’emergenza: i più piccoli avevano bisogno di aiuto. Si assiste alla fioritura nell’800 di nuovi ordini religiosi, tesi ad aiutare le nuove generazioni. In questa attenzione verso i piccoli rientra anche l’oratorio e da uno spunto aggregativo e formativo prende forma la dimensione cristiana del servizio e della carità nella vita della Chiesa. Molte sono le figure storiche di educatori nella storia della nostra Diocesi. Don Luigi Palazzolo educava i piccoli attraverso il teatro dei burattini e si esprimeva anche con espressioni dialettali per farsi meglio comprendere dai ragazzi. All’inizio del ‘900 spuntano nei paesi i nuovi oratori, vere e proprie strutture ben costruite.
Un momento di gioco e di festa in un oratorio della Bergamasca
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«Gli elementi immancabili di questi luoghi – continua don Luca – sono il cortile, spesso con un lungo porticato, il teatro e la chiesa. L’oratorio è principalmente festivo e serale. Alla sera ci si occupa della formazione per i giovani che lavorano. Veniva ritenuto fondamentale condurre i ragazzi ad una professione perché potessero entrare nella società con un ruolo. L’oratorio non era solo formazione spirituale, ma anche umana». Gradualmente crescono le attività musicali, di canto, nascono le filodrammatiche e poi lo sport, la ginnastica e l’associazionismo. Don Luca Testa, alla guida di un oratorio, prova a disegnare la realtà di oggi. «Vedo tre livelli. Il primo è quello della buona educazione. L’oratorio è un luogo che chiede di accogliersi reciprocamente, nel rispetto delle regole della vicinanza. Il secondo livello è quello dell’educazione al servizio. Dopo aver ricevuto, i ragazzi trovano occasioni per mettersi in gioco a servizio degli altri. Il terzo livello è quello dell’incontro con Cristo». La parola al sociologo Stefano Tomelleri è docente di Sociologia alla Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Bergamo. Come definirebbe l’oratorio? «All’origine era un luogo di preghiera. Il termine deriva dal latino “orare”, che significa preghiera. In epoca moderna diventa un luogo di formazione dei fedeli e di aggregazione. Ad attività pastorali, come la catechesi o incontri seminariali per gli adulti, si abbinano teatro, musica, feste, accompagnamento allo studio e sport». Chi vive e abita principalmente l’oratorio? «Persone di ogni età, accomunate dalla voglia di stare insieme, di giocare, castagnate in compagnia, condividere percorsi di formazione spirituale e personale». Esistono ancora i bravi ragazzi d’oratorio? «Sicuramente la fascia d’età fra i 16 e i 24 anni è quella che più si allontana dall’oratorio. Il periodo universitario porta a cambiare città, ritmi di vita, a lasciare il luogo frequentato da bambini. Ma la cosa interessante è che ci si può sempre tornare». Lei lo ha frequentato? «L’ho frequentato nell’infanzia fino all’adolescenza.
Solo in età matura ho riscoperto il mio rapporto con la Chiesa e l’oratorio. Ricordo un’atmosfera di gaia semplicità che provavo da bambino e che, a distanza di anni, ho ritrovato immutata nel tempo, nonostante tutto». La parola al filosofo Ivo Lizzola è preside della Facoltà di Scienze della formazione dell’Università degli Studi di Bergamo. Come definirebbe l’oratorio? «Come luogo in cui può prendere respiro la relazione fra generazioni e il legame di comunità. Un luogo abitato da donne e uomini che vivono la fraternità perché si sentono figli dello stesso Padre. Non è sempre così. A volte rischia di essere una cittadella chiusa, ripiegata su di sé». E con un’immagine? «Mi piace leggere la vita che passa negli oratori. La vita al cancello, i crocicchi delle mamme, gli adolescenti seduti sui motorini. Non penso ad attività strutturate, ma a un luogo in cui le generazioni si incontrano». In che modo può ancora evolversi? «Nel futuro prossimo gli oratori potranno essere promotori di cittadinanza e forse di economia e lavoro, di responsabilità fraterna e civile, con uno sguardo attento al territorio». A quale bisogno sociale risponde? «L’oratorio non nasce tanto per rispondere ai bisogni. Qui le famiglie, insieme, possono costruire progetti che trovano luogo e spazio di crescita».
Ragazzi in un campetto di calcio
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UN LIBRO INVITA ALLA SCOPERTA DEL MISTERO DELLA VERGINE Si tratta di «Maria - Parola di Dio», dello scrittore bergamasco Antonio Centurelli
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Maria - Parola di Dio» è il titolo del libro più recente proposto dallo scrittore bergamasco Antonio Centurelli, nato nel 1936. Il volume, con una prefazione del vescovo emerito di Siena, mons. Gaetano Bonicelli, e stato infatti pubblicato nello scorso mese di gennaio a cura dell’editrice Velar. Da premettere che nel 2006 Centurelli ha avuto il privilegio di offrire personalmente a Papa Benedetto XVI tre suoi volumi di poesie e nel 2011, durante una nuova udienza a lui concessa dal Pontefice, il libro «L’Eucaristia nel pensiero di Joseph Ratzinger», edito dalla casa editrice Elledici di Torino. Nel manifestare la sua riconoscenza il Santo Padre incoraggiò l’autore a proseguire il suo compito di poeta e scrittore. E sicuramente quei voti augurali hanno suggerito a Centurelli di portare a termine questo suo ultimo lavoro. Nell’introduzione l’autore fa presente che «Questo libro vuol essere un inno di lode e di ringraziamento al Signore per gli innumerevoli benefici
che Egli ha concesso alla Vergine Santa e tra questi, principalmente, l’immacolato concepimento, la maternità divina, l’assunzione in cielo in anima e corpo. Secondariamente questo libro è un omaggio che intendo rivolgere a Maria, Madre di Dio, della quale sono da sempre devoto, e un atto di riconoscenza per le numerose grazie che Ella ha concesso a me e alla mia famiglia con la sua materna intercessione». Proponiamo ora l’interessante commento al libro che don Lino Lazzari ha espresso attraverso un suo articolo pubblicato di recente su L’Eco di Bergamo. Già nella prefazione – scrive don Lazzari – l’Arcivescovo Bonicelli mette in chiara evidenza le caratteristiche di questo libro il quale, a differenza di quello sull’Eucaristia, si ispira unicamente ai testi del Vangelo. I quali non dicono molto sulla vita della Madonna, per cui è stato necessario per Antonio Centurelli ampliare i «dati» evangelici con considerazioni e riflessioni personali sempre però conformi alla dottrina cattolica sulle verità che riguardano la Vergine: il suo concepimento verginale, la sua maternità divina, la sua assunzione in cielo. Il titolo del libro «Maria - Parola di Dio» rivela per se stesso che l’autore non vuole scrivere una agiografia pura e semplice, bensì un approfondimento della vita della Vergine nel contesto della sua totale sottomissione alla volontà di Dio e divenire così perfetta realtà della «Parola di Dio». Il libro di quasi 300 pagine, che l’autore dedica al fratello Ernesto deceduto nel 2011, è arricchito di disegni e incisioni sui principali avvenimenti della vita della Vergine Santa, disegni realizzati con quella capacità di pittore che Centurelli ha acquisito in gioventù all’Accademia Carrara di Bergamo.
L’incontro dello scrittore Centurelli (al centro) con Papa Ratzinger
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A V V ENIMENTI
UNA MEDAGLIA E 4 CARTOLINE DEDICATE A PAPA GIOVANNI In occasione dei due appuntamenti, Numismatico e Filatelico, organizzati a Bergamo
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otto il segno di Papa Giovanni, francobolli e monete sono stati i protagonisti a metà febbraio all’Hotel Cristallo Palace di Bergamo che ha ospitato il 58° Convegno Filatelico e il 49° Convegno Numismatico Nazionale, organizzati dai rispettivi circoli bergamaschi. E la medaglia celebrativa del doppio evento è stata dedicata quest’anno alla canonizzazione di Giovanni XXIII che è in programma per il prossimo 27 aprile. L’appuntamento, rivolto agli appassionati di francobolli e monete, si è tenuto nelle giornate di venerdì 14 pomeriggio e sabato 15 dal mattino alla sera con orario continuato. Nella medaglia in bronzo del Convegno Numismatico, che ha inteso ricordare anche la ricorrenza dell’enciclica Pacem in terris, lo scultore Claudio Nani ha posto in evidenza un particolare del volto di Papa Giovanni. Il Circolo filatelico a sua volta, con la collaborazione della Fondazione Papa Giovanni XXIII, nell’imminenza della canonizzazione del Pontefice bergamasco ha emesso quattro cartoline a lui dedicate. Ha effettuato inoltre un annullo speciale nella giornata di sabato 15. Ai due convegni proposti in contemporanea hanno preso parte molti operatori commerciali provenienti da tutta Italia e un pubblico numeroso, ma anche alcuni funzionari di Poste Italiane che hanno allestito un proprio stand. Così Vinicio Sesso, presidente del Circolo filatelico bergamasco ha commentato l’appuntamento. «Quest’anno – ha detto – il numero dei commercianti che ha chiesto di iscriversi è risultato pari al doppio degli anni precedenti. In molti, inoltre, hanno provveduto a prenotare le cartoline in anticipo, cosa che non era mai accaduta. Probabilmente il tema scelto, ovvero la santificazione di Papa Giovanni XXIII, ha consolidato ancor di più quella visibilità che il nostro Circolo ha ormai assunto a livello
nazionale. Per cui la manifestazione si è chiusa con un grande successo». «Molto belle – ha aggiunto Vinicio Sesso – sono le cartoline che abbiamo emesso per l’occasione, tra cui quella che ritrae il futuro Pontefice Giovanni XXIII con il grande grembiule bianco mentre serve alla mensa dei poveri: un novello Papa Francesco in anticipo di sessanta anni. Tra l’altro don Ezio Bolis, direttore della Fondazione Papa Giovanni che ha collaborato con noi per la scelta delle immagini, ci ha raccontato un curioso aneddoto. Nei pomeriggi domenicali Roncalli trascorreva parte del suo tempo con monsignor Capovilla per inserire in appositi contenitori le foto della settimana e poi annotare di suo pugno la data dell’evento e i soggetti fotografati. A suo modo un collezionista». Luna Gualdi
Il modello in gesso della medaglia celebrativa
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Ringraziamo le persone che hanno sottoscritto abbonamenti al giornale e inviato offerte all’associazione Amici di Papa Giovanni ALBERTI ANNA MARIA ANDRONICO LUCIANA ARBORE GIUSEPPINA BALDINI GIOVANNA BALDONI ARIANNA BERNUCCI GUERRINA BERTOLI ELISA BETELLI GIUSEPPE RAVASIO MARIUCCIA BETTI LINA BEGGIO BOLIS ELENA E MARIALUCIA BONAITI EMMA BONAVITA MARIA BOTTINO VITTORINA BOZZER ROSINA LUCIA BRACCHI ADELE CALZA SANDRA CANELLI MARIA CAPIROLA GIUSEPPINA CAROLINI MARIA CARRARA LILIANA CASTIGLIONI ANNA CAUTERO ANNALISA CECCHINI NUNZIA COLELLA NICOLA COLOMBO MARIA LUISA COMELLI MANSUETO CRIVELLARO ANITA CROVATTI RENATO D’ EMILIO GABRIELLA DALBESIO COCCOLO FELICINA DALL’IGNA FEDERICO ANTONIO PASQUALINA DAMIANO ANTONIO DASSI PIERA DI MUCCIO GIUSEPPE DI PAOLA GIOVANNA DI VELLA NICOLINA LUCIA DONDI MARIELLA DORIA MARIA ERCOLANI GIOVANNI
FACCONI CATERINA FIORENTINI MASCIOLI ANNA FITTIPALDI MARGHERITA FLOREAN AMELIA FRANCESCHINELLI PIERA FRANCESI GIANLUIGI FRANCIOSA ANTONIO FRANZINI ANNA GEMONA LINO GIANNETTO GIUSEPPINA GIOVINAZZI ALBERTO GHIRIMOLDI MARIUCCIA GRANDI PASQUIN ANNA MARIA GRECO PAOLA GROPPO DONATELLA GUAZZONI MARISA GUTTUSO FRANCO HUNT TERESA INVERNIZZI PINUCCIA LANDRO CASTELLANO RITA LANFRANCHI ANNA LAPORTA PIERO LAVELLI ANGELA LOVATI VILMA LUNARDI ALDA LUZZI DILIA MALACRIDA ORNELLA MANZATO BRUNA MANZONI ROTA BARBARA MARZILIANO MICHELE MASCI GRAZIA MAZZOLENI GIUSEPPINA MERISIO GIOVANNI MERLO PIERA MONCALVO CARMEN MONFRINOTTI BERNO LUIGINA MORENA MODESTA MORGANTI VARO NEGRETTI PAOLA NOVELLI ERSILIA
PADERNI M. TERESA PARIANI ELDA PAVONE CARMELA PELLIZZAROLI POMPEO PERSICHETTI PIERA PESCAROLO ELENA PETRONIO LUISELLA PEZZOLI MARIA PILOTTI LUCA PIZZI CORINA POGGIOLI MARIA POlitI GRAZIELLA POnti graziella POZZI FERNANDA RADAELLI MARINA RANZINI ANGELO RAPUZZI LUCIANA RAVASI SANDRA RAVOTTI GIOVANNA RAZA MARIA RIAUDO ALDO RIILLO SANTA RU BARBARA SAVOLDI GENOVEFFA SCHENA BORTOLOTTI SEBASTIANELLI ELISA STEFANIN RITA STORTI MARISA SUARDI MILENA TACCHI PIERA IN BESANA TESTA GUIDETTI ANNA TURINO ROSA CATERINA VALERA GRAZIA VALLINO RAVETTA GIOVANNA VECCHIATO ANGELA VINCIGUERRA RENATA VOLPATO GABRIELLA ZACCONI CLARA ZANGA CASALINI MARIA ZONCA ROSANGELA
virginio donelli 82 anni “Abbiamo camminato assieme e breve ci è sembrato questo nostro lungo viaggio. La tua cara Marisa che tanto ti ha amato e che ora hai abbandonato”
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P ELLEGRINAGGI
2013: UN FIUME DI VISITATORI È «SBARCATO» A SOTTO IL MONTE Sono giunti dagli Usa, dalla Germania, dalla Svizzera, dalla Francia e dall’Est Europa
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iungono da tutto il mondo i pellegrini di Sotto il Monte. Dagli Stati Uniti fino al Belgio, passando dalla vicina Svizzera, dalla Germania e dalla Francia, arrivando fino all’Est Europa. Un bilancio su questa grande affluenza è stato presentato di recente da L’Eco di Bergamo attraverso un articolo di Elisa Riva che riproponiamo ai nostri lettori. I fedeli, in gruppo o singolarmente, nel 2013 hanno visitato in massa i luoghi simbolo del paese di Papa Giovanni XXIII: la casa dove nacque il futuro Pontefice, la chiesa di Brusicco in cui fu battezzato e la Parrocchia. E, poi, la Cappella della pace e il Giardino della pace, la Cripta «Oboedientia et pax», dove sono custoditi il calco in bronzo dorato del volto e della mano (eseguiti subito dopo la morte da Giacomo Manzù). Ancora, il santuario delle Caneve, legato all’infanzia di Roncalli e dove celebrò l’ultima volta prima di divenire Papa, Torre San Giovanni da cui il giovane Angelo ammirava Sotto il Monte dall’alto, e la nuova Casa del pellegrino. E’ comunque difficile fare un bilancio di quanti siano stati i visitatori e altrettanto stimare quanti saranno nel 2014, in occasione della canonizzazione di aprile. «L’anno in corso si prevede particolarmente intenso – commenta il rettore del Seminario del Pontificio istituto missioni estere di Sotto il Monte, padre Luigi Curnis – ma anche il 2013 lo è stato, perché per i fedeli Papa Giovanni è già santo da tanto tempo, viste le grazie ricevute». Basta fermarsi nella «sala delle grazie» per rendersene conto, con i molti fiocchi rosa e azzurri, i messaggi e le fotografie indirizzate al Papa buono: «Per me – aggiunge padre Curnis – lui è sempre presente, anche adesso perché attinge dai cuori di tutti. E’ una sicurezza
per tutti i pellegrini». All’ufficio Iat (Informazione e accoglienza turistica) di Sotto il Monte in 12 mesi sono transitate oltre 57 mila persone. «E’ sicuramente un numero in difetto che non rappresenta l’intera cifra dei turisti – commenta Silvano Ravasio di PromoIsola – perché molti giungono in questi luoghi di preghiera senza passare dagli uffici. Allo Iat hanno chiesto informazioni e telefonato gruppi di americani, di tedeschi, svizzeri e belgi. Abbiamo riscontrato arrivi anche dall’Est Europa». In vista del 27 aprile è atteso un boom di visitatori che si estenderà per tutto l’anno. Alla Casa del pellegrino, nata nel 2012 e parte della neonata Associazione Papa Giovanni, si sono rivolte oltre 40 mila persone. «Un numero – spiega il direttore responsabile Gimmy Schiavi – che comprende soprattutto i gruppi organizzati e che prenotano chiedendo aiuto a noi. Ma non comprende i visitatori individuali e le famiglie che solitamente si muovono in autonomia».
Visitatori davanti a un’immagine di Papa Giovanni
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DEVOZ IONI
VICENDE DI FEDE RACCONTATE CON DIPINTI E CUORI D’ARGENTO Ex voto al santuario della Madonna d’Erbia: narrano anche le evoluzioni della società
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’arcivescovo Una galleria di quadri, a volte di ottima fattura, spesso dall’iconografia elementare. Ad accomunarli un grande valore, certamente superiore a quello artistico: la devozione popolare. E’ l’inizio del servizio giornalistico a firma di Giambattista Gherardi che è stato pubblicato su L’Eco di Bergamo e che riproponiamo ai nostri lettori. E’ facile ritrovare, nei santuari della Bergamasca, molti ex voto preparati dalla gente e offerti per grazia ricevuta alla Vergine Maria o ai Santi. Ne è un esempio il Santuario della Madonna d’Erbia situato fra i pascoli a monte del paese di Casnigo, cui la comunità della Val Gandino è legata da profonda e diffusa devozione.
Negli ultimi mesi uno staff di studiosi composto da Natale Bonandrini, Simone Doneda, Erasmo Perani e Valerio Rota Nodari ha completato una sorta di «inventario» analitico di queste preziose testimonianze, mettendo in rilievo storie di fede d’altri tempi. La Madonna d’Erbia è una vera e propria istituzione per i casnighesi, che usano comunemente l’esclamazione «Madòna d’érbia» nel caratteristico intercalare dialettale. Il santuario fu costruito a seguito di due distinte apparizioni. «Secondo la tradizione – spiega Bonandrini – nel 1550, presso la cascina di un contadino, si trovava un’immagine raffigurante la Madonna, per accedere alla quale i pellegrini calpestavano l’erba del campo. Il contadino, infastidito, sfregiò a colpi di zappa il dipinto che, nella notte del 5 agosto, per incanto ricomparse. Una seconda apparizione avvenne il 6 agosto 1839, quando il piccolo Luigi Lanfranchi fu accudito dalla Madonna durante un temporale». La dotazione di ex voto al santuario è particolarmente copiosa: si contano un’ottantina di dipinti, principalmente su legno, un centinaio di pezzi ricamati e un’ulteriore miriade di quelli classicamente contrassegnati da un cuore d’argento. «Abbiamo lavorato – continua Bonandrini – soprattutto sui dipinti. Il più antico è datato 1806, ma questo non significa che non ve ne fossero di precedenti. La mancanza di spazi adeguati e il degrado di alcuni manufatti non consentono di averne traccia». A complicare le cose ci sono state anche le disposizioni impartite dal vescovo Radini Tedeschi nel 1907, che imponevano la rimozione degli ex voto per salvaguardare il decoro dei luoghi di culto. In qualche caso furono rimossi e finirono dispersi, in altri casi furono riconsegnati ai fedeli. Quelli rimasti non hanno un particolare valore artistico, essendo
Una serie di ex voto confezionati attraverso cuori d’argento
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devozion i
nella maggior parte dei casi opera di dilettanti o, a volte, degli stessi protagonisti delle grazie ricevute. Importante è il valore legato alla devozione e «al far fare un quadro». «I dipinti presentano scene legate alla malattia e alla vita quotidiana – aggiunge Bonandrini – e presentano abiti, arredamenti d’interni e aspetti di socialità altrimenti non rintracciabili nei documenti ufficiali. Si nota l’evoluzione del mondo del lavoro, con le grazie ricevute che con il passare degli anni lasciano lo scenario dei campi per passare alle industrie tessili, oppure con gli incidenti che, al cedimento delle sponde di un carro, sostituiscono gli scontri contro un tram o gli schianti in auto e motocicletta». Gli umili dipinti raccontano di miracolosi salvataggi da cadute ma anche episodi più curiosi, comunque legati alla quotidianità della gente. In una piccola tavola del 1915 è condensato il grazie alla Madonna di Giovanni Rossi «Rosinì». Era dedito al contrabbando e il quadro ricorda il giorno in cui, sorpreso dai gendarmi, scampò allo sparo di un fucile. A suo modo di vedere la Vergine lo aveva salvato, nonostante la legge. Diverso e molto animato un dipinto più antico, che risale al 1884, che propone la caduta nel fiume Serio dei coniugi Angelo Visinoni e Antonia Brasi, intenti a recarsi ad un matrimonio. Nonostante il turbinio dei flutti, riuscirono a ritornare a riva illesi grazie all’intercessione della Madonna. «La provenienza degli ex voto è molto variegata: si va dalla Val Gandino al Lago d’Endine, dalla Bassa Bergamasca alla Val di Scalve, dove a Schilpario, nel 1862, due madri ringraziavano per il ritorno dei figli dalle guerre risorgimentali. Spesso gli artisti incaricati di preparare il quadro non conoscevano il Santuario e la sua icona, raffigurando la Vergine nei modi più disparati». Di epoca più recente il quadro degli scampati al mitragliamento del trenino della Val Seriana nel gennaio 1945, guidati dall’allora arciprete don Francesco Vistalli. «Fra i più recenti un ex voto del 1990, realizzato per un incidente di lavoro in Cina». Un segno dei tempi e del mondo che cambia. L’intera raccolta degli opuscoli realizzati a Casnigo è scaricabile sul sito internet del Comune (www.comune.
Uno dei dipinti provenienti dal santuario della Madonna d’Erbia
casnigo.bg.it), mentre il cofanetto completo è in vendita a 10 euro alla Biblioteca civica. Il santuario della Madonna d’Erbia custodisce anche una preziosa reliquia: la veste talare indossata dal beato Giovanni Paolo II pochi giorni prima della sua morte, che è avvenuta nel 2005. Da ricordare, in Valle Gandino (nella provincia di Bergamo), anche un piccolo ex voto «d’autore» presente nella chiesetta di Santa Maria degli Angeli che sorge in località Valpiana. Si tratta di un piccolo dipinto a olio opera del pìttore bergamasco Vincenzo Ghirardelli, che riprodusse nel 1957 (sollecitato dalla richiesta dell’alpino Felice Rudelli) il primitivo ex voto realizzato esattamente un secolo prima da Luigi Caccia. Quest’ultimo, padre di ben sette figli, era miracolosamente scampato a una caduta avvenuta lungo il sentiero che scende da Valpiana fino alla località Clusven, dove rientrava con un carico di fieno magro, nel periodo invernale. Il dipinto originale era ormai disperso, consumato dal tempo, ma l’impegno di Felice Rudelli, negli anni immediatamente successivi alla costruzione della nuova chiesetta di Valpiana, consente ancora ai giorni nostri di poter apprezzare questo piccolo ma significativo segno di devozione. 27
PUBBLICAZ IONI
RONCALLI TRAGHETTÒ LA CHIESA «VERSO ACQUE PIÙ LIMPIDE» Lo scrive Silvana Milesi, autrice del volume «Da Papa Giovanni a Papa Francesco»
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alla primavera dello scorso anno, nelle cronache e nei commenti giornalistici si sono accostati molto spesso i gesti e le parole di Papa Francesco a quelli di Giovanni XXIII. Questa l’introduzione di un articolo apparso di recente su L’Eco di Bergamo a firma di Giulio Brotti, che poi precisa. Ad esempio, alla raccomandazione di Roncalli ai padri e alle madri che ascoltavano il suo celebre «discorso della luna» affinché, tornando a casa, portassero ai loro bambini «la carezza del Papa», fanno idealmente pendant le immagini più recenti di Bergoglio che sorride affettuosamente a un bimbo ribelle, sfuggito al controllo dei genitori e salito sul palco accanto a lui, sul sagrato di San Pietro.
Il recente volume della giornalista Silvana Milesi «Da Papa Giovanni a Papa Francesco. Nello spirito di Assisi» (Corponove Editrice, pag. 208, 45 euro) si sofferma sulle analogie tra i due Pontefici, evidenziando i «tratti francescani» della spiritualità di entrambi. Il libro comprende un testo di presentazione redatto dall’arcivescovo Loris Francesco Capovilla, già segretario personale di Giovanni XXIII, insieme a numerose riproduzioni a colori delle «Storie di san Francesco» nella Basilica di Assisi, e a un’ampia serie di fotografie di Papa Roncalli e Papa Bergoglio. L’immagine allegorica che meglio riassume, forse, il discorso sviluppato in queste pagine è la raffigurazione giottesca del «Sogno di Innocenzo III»: a quest’ultimo, mentre dorme, appare Francesco d’Assisi, che da solo sostiene la basilica romana di San Giovanni in Laterano – simbolo della Chiesa universale – impedendole di crollare. Sette secoli e mezzo dopo, in un contesto storico evidentemente diversissimo, anche Giovanni XXIII si impegnò in un’opera di rinnovamento dell’istituzione ecclesiale. Scrive Silvana Milesi: «Il vecchio Papa, che dicevano di transizione (e lui ne sorrideva rispondendo “Tutti siamo di passaggio”), fu davvero Papa di transizione, in altro e ben più alto significato. Traghettò la Chiesa verso acque più limpide e vive. Ognuno sentì che la Tradizione della Chiesa non è parola morta, ma vivente». Il terzo protagonista di «Da Papa Giovanni a Papa Francesco» è, appunto, Jorge Mario Bergoglio, del quale si narrano, sempre con un esteso corredo di foto, l’infanzia e la giovinezza, il ministero sacerdotale ed episcopale, l’elezione al soglio di Pietro e il primo anno di pontificato. Di Papa Francesco, Silvana Milesi scrive che «ha lo stile e l’audacia profetica di Giovanni XXIII»; con questo nuovo Pontefice «venuto dalla fine del mondo», «ognuno ha visto le vele della barca di Pietro gonfiarsi per prendere ancora una volta il largo, come quando Giovanni XXIII indisse il Concilio».
Papa Francesco, San Francesco e Papa Giovanni dalla copertina del libro
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CERIMONIE
ACCOLTA DA TREMILA GIOVANI L’URNA DI SAN GIOVANNI BOSCO Organizzate a Bergamo tre giornate di iniziative, preghiere e momenti di riflessione
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’arrivo dell’urna di San Giovanni Bosco nella terra di Papa Giovanni, avvenuto lo scorso 7 febbraio, ha rappresentato un evento molto atteso. Lo ha evidenziato L’Eco di Bergamo attraverso un articolo di Carmelo Epis che ha scritto: questo arrivo ha coinvolto tante persone, i loro luoghi di vita e impegno, all’insegna di «un dono grande» offerto a tutti, ma soprattutto ai giovani, agli educatori e agli oratori. Dopo una lunga peregrinazione che in due anni ha toccato i cinque continenti, è giunta nella diocesi di Bergamo, nella parrocchia di Urgnano, l’urna di San Giovanni Bosco nell’ambito delle iniziative dei Salesiani per il 2° centenario della nascita del Fondatore (16 agosto 1815). L’urna – copia esatta di quella conservata a Valdocco – contiene una scultura del santo, replica del corpo incorrotto conservato nella basilica torinese di Santa Maria Ausiliatrice. Nel reliquiario è posta la mano destra di don Bosco. A Urgnano è arrivata perché è il paese in cui visse una donna, la cui guarigione, insieme a un’altra, consentì la canonizzazione di don Bosco nel 1934. Dopo la Messa nella chiesa parrocchiale, l’urna è stata trasferita al Patronato San Vincenzo a Bergamo e collocata nella chiesa. All’arrivo, oltre a numerosissime persone, c’era anche il dirigente scolastico provinciale Patrizia Graziani. Nel pomeriggio i fedeli hanno potuto visitare liberamente l’urna. Alle 18, alla Casa del giovane che è annessa al Patronato, si è tenuta una tavola rotonda su «Oratorio, famiglia e scuola per una comunità educante», che ha visto una folta partecipazione di catechisti, educatori, docenti, genitori e rappresentanti del mondo dello sport. Tra i relatori don Emanuele Poletti, direttore dell’ufficio diocesano pastorale età evolutiva,
Raffaele Mantegazza, docente di Pedagogia, e don Domenico Ricca, cappellano del carcere minorile di Torino. Alle 20,30 si è tenuta una veglia di preghiera. L’8 mattina l’urna è stata trasferita nel Seminario di Bergamo dove si è vissuta una grande festa cui hanno preso parte quasi tremila giovanissimi di 45 oratori della diocesi di Bergamo. Ne sarebbero arrivati anche di più, se ragioni di spazio non avessero costretto a dire di no ad un migliaio di richieste. Alle 10, nella chiesa ipogea, si è svolto l’incontro di preghiera «Tutto io darei per guadagnare il cuore dei giovani». Alle 16 preghiera e riflessione per bambini e ragazzi degli oratori sulla traccia «Ho fatto un sogno». Sono seguiti in auditorium la merenda e uno spettacolo. Alle 20,30 fiaccolata e preghiera per adolescenti e giovani insieme al vescovo Francesco Beschi con l’urna portata in Cattedrale, dove domenica 9 alle 10,30 lo stesso vescovo ha presieduto una Messa solenne.
L’urna circondata da numerosi fedeli
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Scopo principale di questo organismo è quello di promuovere, di mantenere ed amplificare il messaggio di Papa Giovanni XXIII che racchiude una forte attualità così come rappresenta per l’intera umanità un progetto di costruttore all’insegna dell’amore e della pace. I soci fondatori del Comitato sono: Mons. Gianni Carzaniga in qualità di rappresentante delegato del vescovo di Bergamo, Monsignor Marino Bertocchi parroco di Sotto il Monte, padre Antonino Tagliabue curatore della pinacoteca Giovanna di Baccanello, suor Gervasia Asioli assistente volontaria nelle carceri, padre Vittorino Joannes al servizio del personale di Angelo Roncalli Nunzio Apostolico a Parigi. A sostegno delle iniziative dell’Associazione, informiamo i nostri lettori, devoti di papa Giovanni XXIII, della possibilità di aderire al suffragio tramite le sante messe che l’Associazione fa celebrare per i suoi sostenitori
oFFerTe Per SAnTe MeSSe
il SUFFrAgio PerPeTUo
Per la celebrazione di una Santa Messa per i tuoi cari, vivi o defunti, inviare la richiesta e i dati all’Associazione Amici di Papa Giovanni. L’offerta è subordinata alla possibilità del richiedente.
Il “perpetuo suffragio” è un’opera che si propone di dare un aiuto spirituale ai defunti, di stabilire un legame di preghiera fra l’Associazione Amici di Papa Giovanni XXIII e i fedeli del papa della Bontà e di dare anche un aiuto materiale per promuovere le iniziative dell’Associazione. Il “perpetuo suffragio” consiste in Sante messe, che l’Associazione fa celebrare per i suoi sostenitori. Si iscrivono i defunti o anche i viventi, a proprio vantaggio in vita e in morte. L’iscrizione può essere per un anno o in “perpetuo”.
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