(Anno XXXV Nuova serie - Anno 13 n. 1 - Gennaio/Febbraio 2014 - Amici di Papa Giovanni - CONTIENE I.R.
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB BERGAMO - In caso di mancato recapito restituire al mittente che si impegna a pagare la relativa tassa
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L’Arcivescovo Capovilla creato Cardinale
Una rivista internazionale dedicata al Papa bergamasco
Molti gli eventi in programma nell’attesa della canonizzazione
Sotto il Monte: piantato per Roncalli un ulivo proveniente dal Getsemani
GENNAIO - FEBBRAIO 2014
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Sotto la protezione di Papa Giovanni
RICORDIAMO CHE PER RICEVERE UNO DEI SEGUENTI OMAGGI: CALENDARIO CON LA FOTOGRAFIA DEI BAMBINI, LA PERGAMENA PER IL BATTESIMO, LA PRIMA COMUNIONE, IL MATRIMONIO, E’ NECESSARIO INDICARE L’INDIRIZZO COMPLETO A CUI INVIARLO
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La bisnonna Teresa affida Carlo alla protezione di Papa Giovanni
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Nonni Felice e Rosanna affidano le loro nipotine Silvia e Giulia alla protezione di Papa Giovanni che le protegga per tutta la vita
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GIULIA SILVIA e
Inviate la fotografia dei vostri bambini ad:
via Madonna della Neve, 24 - 24121 Bergamo
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CONSEGNATO IL PREMIO «PAPA GIOVANNI» A TRE MISSIONARI
KENNEDY E RONCALLI: LEGATI DALLA VOLONTÀ DI SEMINARE LA PACE
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NUMEROSI GLI EVENTI IN PROGRAMMA PER LA CANONIZZAZIONE
MOSTRA ITINERANTE SU PAPA GIOVANNI E LA VALLE IMAGNA
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HAITI RINASCE: INAUGURATA LA SCUOLA «PAPA GIOVANNI»
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Consegnato a tre missionari il premio Papa Giovanni
Una rivista internazionale dedicata al Papa bergamasco
UNA PUBBLICAZIONE INTERNAZIONALE DEDICATA A RONCALLI
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PIANTATO PER RONCALLI UN ULIVO PROVENIENTE DAL GETSEMANI
(Anno XXXV Nuova serie - Anno 13 n. 1 - Gennaio/Febbraio 2014 - Amici di Papa Giovanni - CONTIENE I.R.
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Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB BERGAMO - In caso di mancato recapito restituire al mittente che si impegna a pagare la relativa tassa
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Molti gli eventi in programma nell’attesa della canonizzazione
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Sotto il Monte: piantato per Roncalli un ulivo proveniente dal Getsemani
GENNAIO - FEBBRAIO 2014
n. 1 bimestrale gennaio/febbraio
Direttore responsabile Claudio Gualdi
MOLTI I PELLEGRINI IN VISITA AI PRESEPI DONATI A RONCALLI
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MORTO MONS. BERTOCCHI: PARROCO DI SOTTO IL MONTE PER VENTISETTE ANNI
CIMITERO DI BERGAMO: UNA LAPIDE A RICORDO DI PAPA GIOVANNI
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EDITRICE BERGAMASCA ISTITUTO EDITORIALE JOANNES Anno XXXV Direzione e Redazione via Madonna della Neve, 26/24 24121 Bergamo Tel. 035 3591 011 Fax 035 3591117 Redazione: mons. Gianni Carzaniga mons. Marino Bertocchi don Oliviero Giuliani Claudio Gualdi Pietro Vermigli Giulia Cortinovis Marta Gritti Vincenzo Andraous padre Antonino Tagliabue Luna Gualdi Coordinamento redazionale: Francesco Lamberini
Fotografie: Archivio del Seminario Vescovile di Bergamo, Archivio “Amici di Papa Giovanni”, Archivio “Fondazione Beato Papa Giovanni XXIII”
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INIZ IATIVE
CONSEGNATO A TRE MISSIONARI IL PREMIO «PAPA GIOVANNI» Assegnato ai bergamaschi padre Giuseppe Carrara, suor Isidora Bertoli e Teresa Riva
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l premio «Beato Papa Giovanni XXIII», giunto alla sesta edizione, è stato consegnato poco prima di Natale a tre missionari bergamaschi che si sono distinti per l’impegno e la dedizione dimostrate a favore delle popolazioni più povere del mondo. Questi i vincitori del prestigioso riconoscimento: Teresa Riva, missionaria laica in Malawi, Suor Isidora Bertoli delle suore di Maria Bambina, missionaria in Brasile e padre Giuseppe Carrara, missionario del Pime nelle Filippine. La consegna, da parte del vescovo Francesco Beschi, è avvenuta sabato 14 dicembre in occasione del Concerto di Natale che si è tenuto nella Basilica di Sant’Alessandro in Colonna a Bergamo. E’ stato questo l’evento clou della campagna «Guarda la stella! Per un Natale nella luce della missione», organizzata dal Centro Missionario della Diocesi di Bergamo, dall’Associazione Pro Jesu e dall’Associazione commercianti per sostenere due progetti missionari e il Fondo Famiglia e Lavoro che, con il supporto della Caritas Bergamasca, intende aiutare le famiglie bergamasche in difficoltà. Il concerto inoltre, come ogni anno, ha inteso lanciare un augurio di pace, serenità ed amicizia ai circa 800 missionari bergamaschi sparsi
nel mondo. Il tutto è stato presentato nel capoluogo, non a caso lo scorso 3 dicembre, giorno in cui ricorre la Festa di San Francesco Saverio, patrono delle Missioni, nella Sala Traini del Credito Bergamasco. Entrambi gli eventi, riconoscimento e concerto, sono stati illustrati da monsignor Davide Pelucchi, vicario generale della Diocesi di Bergamo, don Giambattista Boffi, direttore del Centro Missionario Diocesano, dall’assessore alle Attività produttive del Comune di Bergamo Enrica Foppa Pedretti, dal maestro Christian Serazzi, direttore dell’Orchestra da Camera Giovanile di Domodossola e da Fabio Buttarelli, responsabile marketing del Credito Bergamasco. Il premio – è stato sottolineato dai relatori – vuole essere anche un modo per tenere legata la sua terra d’origine ad Angelo Roncalli, dove visse alcuni anni del suo sacerdozio a servizio della Santa Sede presso le Pontificie Opere Missionarie e che in un giorno dell’ormai lontano 1958 salutò centinaia di missionari in partenza con queste parole: «Noi saremo sempre con voi: sarà con voi il popolo cristiano, nelle fatiche, nelle lotte, nelle consolazioni che vi attendono». Un fiume di generosità che ha continuato a bagnare il mondo intero, a raggiungere gli angoli più sperduti della Terra, ad incontrare le popolose metropoli del sud del mondo. Ai missionari è stato consegnato un contributo di tremila euro. «E’ un piccolo gesto – ha spiegato monsignor Davide Pelucchi – per esprimere la grande riconoscenza e la stima dell’intera comunità diocesana al lavoro di questi missionari, impegnati in alcune delle aree più povere del mondo, in ricordo del nostro “Papa Buono”, sempre accanto ai missionari e ai più deboli durante la sua straordinaria vita». L’unico dei tre missionari presenti alla cerimonia del 14 dicembre è stato padre Giuseppe Carrara. A ricevere il riconosci-
I tre missionari premiati: suor Isidora Bertoli, padre Giuseppe Carrara e Teresa Riva
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mento per suor Isidora è stato il fratello Bruno Bertoli, mentre per Teresa Riva la sorella Adelaide. I vincitori Padre Giuseppe Carrara è del 1964, nato a Ponte San Pietro (Bergamo), della comunità parrocchiale di Bonate Sopra. Prete dal 1989. La missione lo ha portato nelle Filippine, immenso paese di tradizione cristiana, comunque in attesa di un servizio e di una testimonianza generosa e appassionata. Padre Giuseppe ha vissuto con serietà il quotidiano della missione: la parrocchia con tutta quella molteplicità di servizi, soprattutto per i più poveri; la scuola dove incontrare il futuro di questa terra prendendosi a cuore il presente educativo; le relazioni più normali, quelle della strada e quelle che nascono dai tanti e diversi bisogni della gente. Rispondendo alla vocazione propria del Pime, suo istituto di appartenenza, la presenza nella Chiesa locale lo ha impegnato nelle parrocchie favorendo la collaborazione con il clero autoctono e le realtà diocesane. La fatica di incontrare una cultura, di cogliere i segni della presenza di Dio, di imparare un linguaggio e una simbologia rispettosi della storia e delle aspirazioni del popolo, sono segni concreti di una ricerca esistenziale e propositiva soprattutto rispetto a situazioni di precarietà. Il riconoscimento legato alla memoria di Papa Giovanni vuole essere un segno di attenzione e vicinanza alla popolazione delle Filippine in questo momento di fatica e sofferenza. Insieme richiama la nostra attenzione sull’immenso continente asiatico e quell’impegno di annuncio del Vangelo cuore e ragione del Vaticano II, della sua spinta missionaria per raggiungere la vita di ogni uomo. Telgate (Bergamo) è il paese natale di suor Isidora Bertoli, classe 1943, 20 dicembre. Catechista e iscritta all’Azione Cattolica, coltiva nel cuore il sogno di andare. La scelta del convento non le impedisce di realizzare quel desiderio di incontrare il mondo, ma le spalanca le porte della missione. Nelle suore di Maria Bambina diventa infermiera e nel 1974 sua destinazione è il Brasile, stato dall’Amapà. Dopo dieci anni la sua destinazione è Macapà, motivo: essere segno della tenerezza di Dio. Dall’ospedale al fiume, potremmo raccogliere così il cambiamento di orizzonte.
La presentazione del Premio Beato Giovanni XXIII
Lo strumento è la Parola di Dio che suor Isidora porta sempre con sé nei lunghi viaggi sul fiume per raccontare Gesù a grandi e piccoli. Alla Parola ha scelto di dedicarsi completamente per offrire un’alternativa alle illusione che attraversano anche la terra brasiliana. All’origine di tutto la consapevolezza che il Concilio ha saputo scoprire ed interpretare la storia dell’uomo, delle comunità insieme alle povertà disarmanti che accompagnano anche Paesi emergenti e innovativi, segnando profondamente la sua vita. Per lei Papa Giovanni rappresenta proprio l’origine della novità assoluta di centralità della Parola e dell’uomo per rendere l’incontro con Gesù concreto ed attuale. Il premio vuole impegnare lei e tanti altri nell’annuncio della Parola, fondamentale per essere Chiesa. «La mia vita è la missione. Qui sono venuta per restare anche domani». Sono trascorsi 31 anni da quando Teresa Riva è arrivata, volontaria del Celim, per un servizio all’ospedale di Chigweje, in Malawi. Il chichewa diventa la sua seconda lingua e gli impegni si rincorrono in realtà diverse. Teresa si adatta a tutto quello che serve. Dal 1994 è all’opera per iniziare una sartoria che, dopo una breve pausa nel 1998-99, oggi la impegna 24 ore al giorno. Con lei mamme, spesso malate di Aids che, grazie al lavoro, riescono a provvedere ai loro piccoli, riconquistano fiducia in sé stesse e riescono a vivere la malattia con serenità ed una prospettiva per il domani davvero precario. Alla fine un negozietto di sartoria artigianale offre pregiati vestiti per piccoli e grandi, bambine e bambini, persino abiti da sposa. Nella sartoria ogni pezzetto di stoffa è prezioso e alla fine, gli avanzi degli 5
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avanzi, diventano simpatici cuscini magari per il sonno dei bimbi o il ristoro dei vecchi. Teresa è nata ad Ambivere (Bergamo) e al suo rientro per le vacanze fa riferimento ad un’abitazione nella parrocchia di San Tommaso nella città di Bergamo. Il vescovo Francesco Beschi ha visitato la sua sartoria nel luglio del 2013 soffermandosi ammirato dall’impegno disarmante di questa donna che, nella semplicità della sua vita, ha deciso di dare tutto sé stessa per i poveri in nome del Vangelo. Il premio Papa Giovanni la avvicina ancora di più al Papa Buono capace di un cuore immenso e di una semplicità unica. Il concerto Il concerto tenuto sabato 14 dicembre alle 21 nella Chiesa di S. Alessandro in Colonna ha visto esibirsi di fronte al vescovo di Bergamo, mons. Francesco Beschi, e alle autorità civili, religiose e militari della città e della provincia, l’Orchestra da Camera Giovanile di Domodossola, il Coro di Voci bianche e l’Ensemble femminile dei Piccoli musici di Casazza (Bergamo), guidati dal maestro Mario Mora, e l’Ensemble fiati e Gruppo Ottoni del Conservatorio «Gaetano Donizetti» di Bergamo. In totale sul palco si sono alternati 60 strumentisti e 60 coristi riconosciuti a livello italiano ed europeo, tra i più promettenti giovani talenti nel panorama della musica classica italiana, molti conosciuti anche a livello internazionale, che sono stati diretti per l’occasione dal maestro Christian Serazzi. Tra i 120 giovani talenti c’è stata anche Francesca Temporini, violinista trentina di
soli 16 anni, ma con già all’attivo più di 200 concerti in tutto il mondo e 26 primi premi in concorsi musicali. Sono stati proposti la Sinfonia in sol minore n. 40 (KV 550) di W. A. Mozart, il Concerto per violino e orchestra, op. 64 in mi minore di F. Mendelssohn e infine una sequenza di brani natalizi. «Pur essendo la nostra Campagna di Natale un’occasione importante per sostenere i nostri fratelli missionari che si impegnano in ogni parete del mondo – ha sottolineato il direttore del Centro Missionario Diocesano, don Giambattista Boffi – per la prima volta quest’anno abbiamo deciso di devolvere parte del ricavato dell’iniziativa al Fondo Famiglia e Lavoro, perché crediamo sia altrettanto importante aiutare i bergamaschi in un periodo molto difficile sia dal punto di vista economico sia da quello sociale come quello che stiamo vivendo. Il concerto ha voluto anche essere un momento di unione e comunione, per lanciare un messaggio di speranza e di fiducia verso il futuro». I progetti sostenuti Terra Santa: Condividere la fatica della testimonianza cristiana è nutrire di speranza il futuro di una comunità. (Progetto seguito dal Cmd). Il progetto intende sostenere alcuni percorsi scolastici formativi e professionali grazie al lavoro di padre Pierbattista Pizzaballa, bergamasco, Custode di Terra Santa. La Terra di Gesù è, da sempre, segnata da un clima di precarietà. Ancora oggi non mancano situazioni di violenza e gesti di terrorismo che attentano alla vita di gente semplice e povera. Le famiglie cristiane in particolare si trovano in una situazione di fatica e indigenza, vivono in un clima di ostilità e faticano a trovare un posto di lavoro, a sostenere le semplici spese quotidiane, a permettere ai loro figli di frequentare la scuola e raggiungere un sufficiente livello di preparazione a beneficio delle possibilità lavorative. Kenya: Accompagnare i piccoli è guardare avanti con fiducia. (In collaborazione con Pro Jesu-onlus). Il Kenya, che nell’immaginario comune è conosciuto soprattutto per i bellissimi villaggi vacanza e per i safari, è anche un Paese in cui non mancano situazioni difficili e drammi. Nei villaggi la maggior parte dei bambini è figlio illegittimo di madri non sposate e l’abbandono per strada è frequente.
L’annuncio dei missionari premiati
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in iziative
Questo fenomeno molto diffuso ha spinto alcune suore di una Congregazione ugandese a realizzare un asilo, ricavato in un edificio di fortuna, in cui le madri possono lasciare i propri bambini per alcune ore ed essere libere di andare alla ricerca di un lavoro. Purtroppo spesso non trovano nulla e quindi anche procurarsi un pasto per poter sfamare loro stesse e i loro piccoli diventa complicato. Per questa ragione le suore stanno pensando ad un progetto di impiego anche per le madri stesse, acquistando galline, qualche utensile per arare il terreno e sementi da piantare. Le suore hanno già creato, vicino all’asilo, alcuni piccoli orti in cui fare lavorare le mamme: i prodotti del loro lavoro serviranno per la sussistenza della famiglia e per essere venduti al mercato. Le necessità sono ancora molte e il progetto prevede il sostegno alla congregazione ugandese per la conclusione della scuola materna, il sostegno delle spese ordinarie e l’acquisto di sementi e di galline per sostenere il lavoro delle mamme in futuro. Fondo Famiglia e Lavoro Caritas: Sostenere la famiglie delle nostre comunità per affrontare il quotidiano della crisi. (In collaborazione con Caritas bergamasca). Il Fondo Diocesano di Solidarietà Famiglia e Lavoro è un «Servizio-Segno» della Chiesa di Bergamo a favore di famiglie che perdono il lavoro. La crisi economica, con la conseguente perdita di tanti posti di lavoro anche nella Provincia di Bergamo, mette sempre più in evidenza gli elevati costi sociali che
Il cartellone dell’iniziativa
stanno subendo tante famiglie, soprattutto quelle che già vivono situazioni di fragilità dovute alla presenza di persone non autosufficienti, anziani o minori. Francesco Lamberini
Mons. Bonazzi nominato nunzio apostolico in Canada Il Papa ha nominato nunzio apostolico in Canada mons. Luigi Bonazzi, arcivescovo titolare di Atella, finora Nunzio Apostolico in Lituania, Estonia e Lettonia. Monsignor Luigi Bonazzi è nato a Gandino (Bergamo) il 19 giugno 1948. E’ stato ordinato sacerdote il 30 giugno 1973, è licenziato in Sacra Teologia e laureato in Psicologia e in Scienze dell’educazione. Nel 1977 ha iniziato gli studi nella
Pontificia Accademia ecclesiastica, dove vengono formati i diplomatici della Santa Sede. Al termine degli studi è stato inviato come addetto alla nunziatura apostolica in Camerun (1980-83), a Trinidad (1983-86) e a Malta (1986-89). Quindi è stato nominato uditore presso la nunziatura apostolica di Spagna (1991-94) e consigliere presso quella degli Stati Uniti (199496), in Italia (1996-99) e infine
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in Canada. Il 19 giugno 1999 la nomina ad arcivescovo titolare di Atella e nunzio apostolico ad Haiti, ricevendo la consacrazione episcopale nella Cattedrale di Bergamo il 26 agosto successivo durante una concelebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Angelo Sodano, allora segretario di Stato Vaticano. Il 30 marzo 2004 è stato scelto come nuovo nunzio apostolico a Cuba.
PERSONAGGI
KENNEDY E PAPA GIOVANNI: I DUE «SEMINATORI DI PACE» Capovilla ricorda che il leader Usa volle presentare lui a Boston la «Pacem in terris»
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ennedy e Roncalli, i due seminatori del 1963. La copertina di Walter Molino per la Domenica del Corriere del 29 dicembre 1963 ha fatto la storia, diventando un pezzo raro, da collezione. Il presidente degli Stati Uniti e il Papa bergamasco sono ritratti, l’uno accanto all’altro, mentre camminano su un campo gettando semi. Un’immagine che esalta uno dei tratti comuni dei due protagonisti del Novecento: la volontà di far germogliare la pace. Così la pensava, fra gli altri, anche il presidente della Repubblica Antonio Segni che il 31 dicembre 1963 li ricordò come «due fiamme che avevano illuminato
a tutti la difficile via verso la pace nella libertà e nella giustizia». Sui due grandi personaggi proponiamo un mix di due articoli, scritti da Emanuele Roncalli, pronipote del Pontefice, e Giulio Brotti, pubblicati a distanza di una settimana l’uno dall’altro su L’Eco di Bergamo nello scorso novembre. Le vite di Kennedy e Roncalli si intrecciarono in momenti drammatici. La capacità di comunicazione è forse un altro dei tratti che li accomuna. Kennedy, primo cattolico alla guida degli Usa, affascinava le folle con parlata brillante, Roncalli conquistava il cuore delle genti con un linguaggio immediato e figurato. A proposito del rapporto fra Kennedy e Roncalli, l’arcivescovo Loris Capovilla, segretario del Papa, ha consegnato le sue memorie nel libro di Mauro Colombo e Rita Salerno «Il giorno in cui ci svegliammo dal sogno» (Ed. Monti). E qui si legge: «Quattro eventi intrecciati a Papa Giovanni restano impressi nella memoria: l’aver Kennedy accolta con simpatia (condivisa da Nikita Kruscev) la mediazione papale sui generis, durante la crisi dei missili di Cuba; il valido apporto dato alla liberazione dell’arcivescovo ucraino Josyf Slipyj dalla segregazione impostagli dalle autorità dell’Urss; la presentazione della Pacem in terris che volle fare lui stesso a Boston e la sua singolare testimonianza (“Come cattolico, sono fiero dell’enciclica – così si pronunciò il presidente – e come americano ne cavo delle lezioni”); infine, il conforto procurato a Papa Giovanni: quasi morente, con lettera recata a mano dal cardinale Richard Cushing, in cui asseriva che l’esecutivo americano si dissociava nettamente da commenti sfavorevoli, sollevati qua e là, sulle iniziative pastorali del Pontefice, riferiti in particolare alla situazione politica italiana ed europea». Il primo contatto fra i due reca la data del 10 novembre 1960: Giovanni XXIII si congratulò con il nuovo presidente. Il 21 maggio 1961 ricevette in udienza il
La celebre copertina della «Domenica del Corriere» del 20 dicembre 1963 che ritrae Kennedy e Giovanni XXIII
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perso n aggi
fratello Edward. Il 21 febbraio 1962 fu la volta del fratello Robert; l’11 marzo1962 l’udienza alla moglie Jacqueline («Bene educata e religiosa, come si vede sono tutti di quella famiglia», annoterà il Papa sul diario), il 28 aprile 1962 alla mamma del presidente, Rose. Kennedy inviò anche una lettera al Papa datata 15 gennaio 1953 dove lo ringraziava per l’omaggio di una icona per il Natale: «Un tesoro – scrisse Kennedy – soprattutto perché segno della vostra generosa attenzione per noi. Non vedo l’ora di potervi incontrare». Kennedy voleva ringraziare Giovanni XXIII per il suo appello durante la crisi di Cuba, che di fatto evitò una tragedia mondiale. L’aggravarsi delle condizioni del Papa non permise l’incontro. Il presidente giunse in Vaticano il 2luglio 1963 e trovò Paolo VI. Ma prima di congedarsi non poté non scendere nelle Grotte Vaticane. Ad attenderlo c’era la tomba di Giovanni XXIII, spirato appena un mese prima.. L’arcivescovo Loris Francesco Capovilla, già segretario personale di Papa Giovanin, come già accennato in precedenza, ha recentemente pubblicato un testo sui rapporti tra il presidente statunitense e il Pontefice bergamasco, nel volume «Il giorno in cui ci svegliammo dal sogno». Incontrandolo nella sua abitazione, a Sotto il Monte, abbiamo appunto chiesto a monsignor Capovilla di ritornare sull’argomento attraverso una breve intervista.
Roncalli con Jacqueline Kennedy, moglie del presidente americano, l’11 marzo 1962
azione di pace. Potrebbe trattarsi di un inganno, di un tentativo di strumentalizzazione. Potrebbe però anche essere un filo che la Provvidenza mi porge: dunque, come potrei permettermi di reciderlo?”. L’ultima frase conteneva un’allusione a un celebre passo letterario». A una pagina dei «Promessi sposi»? «Sì. Nel capitolo sesto Fra Cristoforo, dopo un tempestoso colloquio con don Rodrigo, sta per lasciare la residenza di quest’ultimo, quando viene avvicinato da un anziano servitore che promette di rivelargli un’informazione importante per le sorti di Renzo e di Lucia, i due giovani di cui il frate era andato a perorare la causa. Fra Cristoforo allora pensa: “Ecco un filo, un filo che la provvidenza mi mette tra le mani”. Per Papa Giovanni il messaggio di Krushev avrebbe appunto potuto costituire un’occasione per ristabilire un dialogo con l’Urss, cosa che sarebbe andata a favore dell’umanità intera. Egli redasse personalmente la risposta al leader sovietico, esprimendo “anche a tutto il popolo russo cordiali voti a incremento e consolidamento della pace universale, attraverso felici intese di umana fraternità”. Nei giorni scorsi, Vladimir Putin è stato ricevuto in udienza da Papa Francesco. Io ritengo che questo sia uno dei
Nell’ultima parte del pontificato di Giovanni XXIII iniziò una fase di «disgelo» tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica guidata da Nikita Krushev. Fu anche merito delle aperture avviate da Papa Roncalli? «Ecco, proprio riguardo a Krushev potrei raccontarle un episodio significativo, a testimonianza del fatto che Papa Giovanni non procedette affatto “da ingenuo” – come qualcuno sostiene – nel suo tentativo di stabilire nuovi rapporti con i Paesi del blocco comunista. Il 25 novembre del 1961, giorno del suo ottantesimo compleanno, il Papa stava pranzando da solo, quando fui informato che era giunto per lui un messaggio del Cremlino: erano gli auguri da parte di Krushev. Il Pontefice commentò: “Sono decenni che in quel Paese si predica l’ateismo di Stato. Ora Krushev mi augura buona salute, perché io prosegua nella mia 9
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frutti di un lungo processo di riconciliazione a livello mondiale, iniziato mezzo secolo fa».
incorso in qualche scivolone. Tuttavia, egli ha il “timor Domini”, il timore di Dio: ha capito di quale responsabilità dovrà ora farsi carico”. Cushing aveva ragione: storicamente, Kennedy fu l’uomo della “nuova frontiera”, e questo andava al di là delle sue virtù e delle sue fragilità personali».
Il presidente Kennedy come era visto negli ambienti della Curia romana? «Poco dopo 1’elezione di Kennedy alla presidenza incontrai il cardinale Richard James Cushing, arcivescovo di Boston, che era in stretti rapporti con lui e non nascondeva la sua contentezza. Delicatamente, espressi un dubbio: “Eminenza, vi è qualche preoccupazione riguardo a Kennedy, anche per la possibilità che i protestanti degli Stati Uniti reagiscano negativamente, ritrovandosi con un presidente cattolico? Non riprenderà a circolare il luogo comune per cui i politici cattolici sarebbero agli ordini del Papa?”. “In America – mi rassicurò Cushing – tutti sono liberi di esprimere le loro convinzioni religiose, senza per questo dover rinunciare a esercitare un molo politico”. Quanto alle critiche che erano già state rivolte a John Fitzgerald Kennedy per alcuni aspetti della sua vita privata, il cardinale aggiunse: “John è bello, è potente, è bravo. Può darsi che sia
Il presidente americano aveva in programma di essere ricevuto da Papa Giovanni? «Certo. La data dell’incontro era già stata fissata, quando – nel maggio del 1963 – le condizioni di salute del Pontefice peggiorarono rapidamente. Il 2 luglio Kennedy venne ad incontrare il nuovo Papa, Paolo VI, e volle visitare le Grotte vaticane, sostando in preghiera davanti alla tomba di Giovanni XXIII». Kennedy non amava ostentare la sua appartenenza alla Chiesa cattolica, nei discorsi che teneva in pubblico. «A suo tempo, però, aveva voluto presentare personalmente, a Boston, il testo della “Pacem in terris”, promulgata da Papa Giovanni l’11 aprile1963: “Questa enciclica – aveva detto Kennedy in quell’occasione – mi rende fiero di essere cattolico”. Ne aveva ben motivo: di recente è venuto a trovarmi un missionario che opera in Giappone. Il ministero dell’Istruzione di quel Paese gli ha comunicato l’intenzione di introdurre, nelle scuole superiori, la lettura della “Pacem in terris”. Da cattolici, non dovremmo essere felici di un riconoscimento del genere?». Fare memoria di Giovanni XXIII e di John Fitzgerald Kennedy può aiutarci, oggi, a riscoprire il «gusto del sogno»? «Papa Giovanni amava molto una frase che aveva sentito pronunciare dal vescovo di cui era stato segretario personale, Radini Tedeschi: “Per fare il prete bisogna pensare in grande, guardare in alto e lontano”. Sì, io credo che un’analoga capacità di sguardo fosse presente anche in Kennedy, e che tale attitudine sia richiesta a tutti noi, oggi. Dobbiamo amare le nostre radici, ma senza perderci in questioni meschine; dobbiamo essere all’altezza delle sfide che ci attendono».
Papa Giovanni mentre firma la Costituzione Apostolica Humanae Salutis il 25 dicembre 1961
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PUB B LIC AZIONI
UNA RIVISTA INTERNAZIONALE DEDICATA A PAPA GIOVANNI Presentata a novembre al Seminario di Bergamo. In lavorazione il secondo numero direttore della Fondazione Papa Giovanni XXIII – intendiamo dare avvio a percorsi di ricerca che vadano più in là degli anniversari o anche di eventi pure straordinari come la prossima canonizzazione di Roncalli, in programma 11 27 aprile del 2014». La rivista è stata presentata lo scorso 23 novembre nell’Aula magna «Orlandi» del Seminario, dal direttore dell’«Osservatore Romano» Giovanni Maria Vian. «“Ioannes XXIII” – aggiunge don Bolis – sarà un grande contenitore di contributi scientifici di elevato valore, che altrimenti, per ragioni di ordine pratico ed economico, rischierebbero di non essere pubblicati.
«La preziosa attività della Fondazione Papa Giovanni XXIII si arricchisce di una nuova iniziativa: la pubblicazione di una rivista che consenta la diffusione e insieme la condivisione di contributi qualificati relativi alla persona, alla vita e agli insegnamenti di Angelo Giuseppe Roncalli»: Così il vescovo di Bergamo Francesco Beschi, in una nota di prefazione, presenta «loannes XXIII».
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u tale iniziativa L’Eco di Bergamo ha proposto di recente diversi articoli di cui proponiamo una sintesi riassuntiva ai nostri lettori. La rivista, pubblicata dall’Editrice Studium con cadenza annuale, è in vendita a 15 euro (si può però anche sottoscrivere un abbonamento della durata di tre anni al costo di 40 euro). Nel primo numero spiccano, tra i contributi di diversi studiosi, due testi di Roncalli su Costantino e l’Editto di Milano del 313, redatti negli anni 1912-1913, periodo in cui il futuro Pontefice era segretario del vescovo Radini Tedeschi. Lo storico della Chiesa monsignor Goffredo Zanchi, in un ampio saggio introduttivo, sottolinea i motivi d’interesse di questi scritti: «Benché gli eventi dell’età costantiniana fossero interpretati da Roncalli in una prospettiva apologetica e utilizzati come spunti polemici contro le pretese del moderno Stato liberale italiano, a tale approccio di stampo tradizionale si accompagnava «la ricerca di un nuovo stile ecclesiale, lontano ma fondamentale punto di partenza per le solenni affermazioni della “Gaudet Mater Ecclesia”, in cui Giovanni XXIII dichiarava di preferire le armi della misericordia alla severità». «Promuovendo la rivista a carattere storico-scientifico “Ioannes XXIII” – spiega don Ezio Bolis,
Vorreste coinvolgere nell’iniziativa anche altre istituzioni e centri di ricerca? «Abbiamo già stabilito dei contatti con l’Università di Bergamo, in primo luogo, ma pure con alcuni docenti di quella di Pavia e della Scuola Normale
Papa Giovanni ripreso alla sua scrivania
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di riferimento per gli studi roncalliani, in Italia e anche oltre i confini del nostro Paese». Quali «pezzi portanti» avete scelto per l’esordio? «Nel 17° centenario dell’Editto di Milano abbiamo voluto pubblicare due testi di Roncalli del periodo 1912-1913, dedicati proprio al decreto con cui l’imperatore Costantino aveva liberalizzato il culto cristiano. In uno scritto redatto su incarico della conferenza dei vescovi lombardi, Roncalli partiva dalla storia tardoantica per poi esprimere un giudizio critico sullo Stato italiano contemporaneo, accusandolo di conculcare i diritti della Chiesa. Questo testo e una successiva conferenza, il cui sunto fu pubblicato su L’Eco di Bergamo, risentono della situazione politica e religiosa dell’epoca; tuttavia, rispetto alle posizioni dell’“intransigentismo cattolico”, nelle argomentazioni dell’allora trentunenne Angelo Giuseppe Roncalli già si nota un tono diverso, una sensibilità pastorale che si sarebbe poi pienamente manifestata nel corso successivo della sua vita».
11 maggio 1963: Roncalli con il presidente della Repubblica Antonio Segni
Superiore di Pisa. Tra i nostri obiettivi vi è quello di offrire ai giovani ricercatori uno spazio perché possano pubblicare dei testi che risultino poi significativi anche per il curriculum di chi li ha redatti. Una commissione scientifica internazionale avrà il compito di valutare preventivamente la qualità di tali contributi. In questo nostro impegno siamo incoraggiati dai primi positivi riscontri: molte persone ci hanno contattato, per telefono o per email, chiedendoci informazioni sulla nuova pubblicazione. A suo tempo ci siamo rivolti all’Editrice Studium perché volevamo che la rivista fosse adeguatamente distribuita nelle librerie; in alternativa, sarà possibile ordinarla tramite il nostro sito www. fondazionepapagiovannixxiìi.it, nel menù “rivista”. L’auspicio è che “Ioannes XXIII” divenga un punto
State già progettando il secondo numero? «Sì. Nell’anno della canonizzazione di Papa Giovanni sarà incentrato sul tema della santità nella sua persona e nei suoi scritti: per questa uscita, che cadrà verso la fine dell’estate, abbiamo già previsto tre contributi di studiosi stranieri, figure note a livello internazionale». Nell’orizzonte della prossima canonizzazione in programma per il 27 aprile, appare ancora più urgente che dalla terra bergamasca, dove è viva (anche grazie a mons. Loris Capovilla) la memoria di un Papa che mai dimenticò la sua gente, parta una linea di studi storici «alti» sulla «personalità religiosa più importante del Novecento – ha commentato Giovanni Maria Vian durante la presentazione – se il Concilio è stato l’evento religioso più importante del Novecento». Una rivista che abbia come solo parametro la qualità di contenuti e forma, aperta alle collaborazioni internazionali e al contributo di giovani. Che renda fruibile il patrimonio documentario roncalliano ma anche indaghi le profondità e complessità culturali di un uomo che fu pastore ma anche studioso del suo tempo.
Un momento della presentazione
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A V V ENIMENTI
VERSO LA CANONIZZAZIONE ATTRAVERSO NUMEROSI EVENTI Tra gli appuntamenti un ciclo di conferenze sulla Pacem in Terris tenuto a Treviglio
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itto è il calendario degli eventi, alcuni già tenuti ed altri in programma a breve, che stanno caratterizzando l’attesa della canonizzazione del Beato Papa Giovanni fissata per il prossimo 27 aprile. Molti degli appuntamenti stanno caratterizzando la città di Bergamo e Sotto il Monte, paese natale di Roncalli, ma non solo. Parecchie iniziative sono sbocciate anche in altre realtà del territorio orobico e per taluni eventi si stanno studiando ormai solo i dettagli. Stiamo parlando di intitolazioni di strade e strutture, mostre, convegni e inaugurazioni di targhe, tanto per fare solo alcuni esempi. Parallelamente, a metà dello scorso ottobre, il vescovo di Bergamo Francesco Beschi ha già presentato in Curia una serie di iniziative, messe a punto da un apposito comitato, che accompagneranno la canonizzazione. In occasione del 27 aprile la diocesi sta predisponendo sei percorsi di pellegrinaggio (in aereo, pullman e treno). Alle 20 del 3 giugno, anniversario della morte di Papa Giovanni, a Sotto il Monte si terrà una Concelebrazione eucaristica dei vescovi della Lombardia. In data ancora da definire il vescovo consacrerà la nuova chiesa dell’ospedale Papa Giovanni di Bergamo a lui dedicato. Inoltre il 7 giugno la veglia di Pentecoste si terrà a Sotto il Monte. Poco prima dell’atteso evento, il 12 aprile, ci sarà in Seminario o al teatro Donizetti a Bergamo il ricordo dell’enciclica Pacem in terris affidato a un relatore di livello internazionale. Inoltre il 21 e 22 febbraio i musicisti del conservatorio Donizetti eseguiranno per la prima volta un oratorio musicale composto espressamente per la canonizzazione dal maestro monsignor Marco Frisina. Il 25 marzo, 1 e 8 aprile sarà poi proposto un ciclo di conferenze sulla «Santità dei Papi» dal Medioevo fino a Papa Giovanni.
Una particolare sottolineatura merita l’iniziativa «A cinquant’anni dalla Pacem in Terris», un ciclo di conferenze in forma di dialogo, che sono state promosse dalla Cisl (zona di Treviglio e di Romano di Lombardia) in collaborazione con BiblioLavoro e con la Fondazione Adriano Bernareggi. Gli incontri, a ingresso libero, si sono tenuti nel Salone «Rosa Oprandi» della Parrocchia del Conventino (in viale della Pace a Treviglio) con inizio alle 20,30. Ognuno di essi si è aperto con delle letture a cura della compagnia Arhat Teatro, diretta da Pierluigi Castelli. L’appuntamento inaugurale c’è stato il 22 novembre scorso ed ha avuto per tema «Perché la Pacem in Terris? La forza della ragione (e della fede) che cambia la storia». Venerdì 29 novembre, invece, si è parlato del «Business della guerra». L’incontro di mercoledì 4 dicembre, infine, ha avuto per titolo «Volere la pace. Progetto e utopia».
Papa Giovanni nel novembre 1961 durante una cerimonia
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ES P OS IZIONI
RONCALLI E LA VALLE IMAGNA IN UNA MOSTRA ITINERANTE Inaugurata a novembre al Circolo della stampa di Milano, a marzo sarà a Bergamo
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n’interessante mostra fotografica a carattere itinerante è stata tutta dedicata al Beato Papa Giovanni e ripartita in due sezioni. Una di queste, in particolare, è centrata su Angelo Roncalli e la Valle lmagna, zona bergamasca tanto cara al Pontefice. Sono questi gli aspetti salienti dell’esposizione che è stata inaugurata lo scorso 27 novembre alle 11 a Milano, nella sala Bracco del Circolo della stampa di corso Venezia. Il pubblico ha potuto visitare l’esposizione dallo stesso giorno in cui è iniziata fino a martedì 10 dicembre. Prossimamente la mostra, a partire dal mese di marzo, sarà trasferita a Bergamo nel Chiostro di Santa Marta, quindi a Roma, a Peschiera Borromeo e in seguito, su richiesta degli emigranti italiani, sarà possibile visitarla anche in Svizzera, Francia, Germania, Sudafrica e Stati Uniti. Si tratta di un’iniziativa che è stata promossa e patrocinata da varie associazioni ed enti, tra cui Regione Lombardia, Province di Milano e Bergamo, Centro studi e vicariato Valle
Imagna, Comuni di Milano, Bergamo, Sant’OmobonoTerme e Peschiera Borromeo, Ente bergamaschi nel mondo, Circolo della stampa di Milano, il quotidiano L’Eco di Bergamo, con il contributo dell’associazione Isot e della Banca Popolare di Bergamo. La mostra è stata suddivisa in due percorsi costruiti attraverso delle immagini d’epoca e disegni in un doppio itinerario ispirato al cuore e alla fede. Il primo dei due percorsi, intitolato «Angelo Giuseppe Roncalli tra la gente della Valle Imagna» è dedicato alla presenza su questo lembo di terra del cardinale bergamasco ripreso attraverso gli scatti di Dante Frosio, fotografo e personaggio storico della valle. E’ in pratica un reportage di foto in bianco e nero fornite da Stefano e Damiano Frosio che ripercorre la visita del cardinale Roncalli fra gli abitanti della Valle Imagna nell’estate del 1958. Il secondo percorso propone invece i momenti più importanti del pontificato attraverso 30 disegni dell’artista Angelo Capelli. L’esposizione ha proposto anche una medaglia commemorativa «in mortem» realizzata da Alessandro Verdi e coniata da Luigi Oldani che ritrae il Papa sul letto di morte, circondato da carcerati, bambini e tre figure simbolo che intendono richiamare l’ecumenismo del Pontefice. Nell’ambito della mostra, infine, sono stati consegnati i premi giornalistici «Esplorando... Imagna 2005», destinati a chi ha contribuito a valorizzare questa valle. Diversi i cronisti di varie testate che hanno ricevuto il riconoscimento. La commissione ha deciso di assegnare alcuni riconoscimenti speciali anche a Piero Cattaneo e Franco Ravanelli, del Gruppo speleologico Valle Imagna e uno alla memoria di Gian Maria Beltramini de’ Casati. Luna Gualdi
Il cardinale Roncalli in una delle foto della mostra
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INC ONTR I
«LA FEDE DI PAPA GIOVANNI È IL FRUTTO DELLE SUE RADICI» Lo ha detto monsignor Giulio Dellavite durante un appuntamento tenuto a Bergamo
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La bergamaschità di Papa Giovanni ha determinato la sua umanità, fede e fiducia nell’uomo. Queste caratteristiche cominciò a impararle dalla “scuola del cortile”. Papa Giovanni è frutto di Bergamo e delle sue radici: non dimentichiamolo mai». Monsignor Giulio Dellavite, segretario generale della Curia, ha parlato su «Bergamo, città di Papa Giovanni» in un incontro svoltosi lo scorso 8 novembre alla Casa del giovane, nel capoluogo orobico. L’appuntamento è stato organizzato dall’associazione culturale «La tua Bergamo», presieduta da Massimo Fabretti. Fondata nel 2011, oggi conta 800 iscritti e ha fini sia sociali, per esempio con aiuti materiali a disoccupati, famiglie e giovani, sia culturali, con un’attenzione al territorio e alle tradizioni. Numerose le persone presenti all’incontro, fra cui il sindaco Franco Tentorio, che ha ringraziato l’associazione per il fattivo impegno verso la comunità. Un resoconto della serata è stato riportato su L’Eco di Bregamo attraverso un articolo firmato da Carmelo Epis, che riproponiamo ai nostri lettori. «Bontà, virtù e generosità: per Papa Giovanni – ha esordito monsignor Dellavite – erano le tre caratteristiche del bergamasco. Aveva imparato anche a ringraziare Dio per essere stato fatto bergamasco». Il relatore ha poi ripercorso la vita di Angelo Roncalli: segretario del vescovo Giacomo Maria Radini Tedeschi, alla cui scuola affina «la sensibilità sociale, pastorale e culturale»; gli impegni in Seminario, associazionismo cattolico, soldati della Grande guerra e studenti; il passaggio a Roma come presidente per l’Italia dell’Opera di propagazione alla fede; diplomatico vaticano e sommo Pontefice. «Già agli inizi del Novecento, nei suoi scritti, per esempio nei commenti allo sciopero di Ranica (lo-
calità a pochi chilometri da Bergamo) che fece rumore a livello nazionale, sono in embrione scelte e insegnamenti delle sue grandi encicliche. Per cui va respinta la definizione superficiale di Papa buono nell’accezione di Papa bonaccione. Anzi, i suoi scritti giovanili sembrano quelli divulgati da Papa Francesco». Papa Giovanni XXIII ha portato Bergamo in tutti i luoghi e situazioni in cui è stato chiamato. «Era orgoglioso –ha proseguito monsignor Giulio Dellavite – delle sue radici e dei valori bergamaschi come l’amore rivolto alla famiglia, alla parrocchia, al lavoro e alla natura. Questo essere immerso nella tradizione l’ha aperto al futuro, ai problemi dell’uomo contemporaneo». Il relatore ha infine letto lo storico «discorso della Luna», che tanta commozione desta ancora oggi, pronunciato la sera dell’11 ottobre 1962, giorno di apertura del Concilio. Un discorso che, a distanza di tempo, non cessa di colpire e meravigliare.
Roncalli con un gruppo di giovani bergamaschi
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A V V ENIMENTI
UN ULIVO DI GERUSALEMME PIANTATO PER PAPA GIOVANNI E’ intervenuto anche il vescovo di Bergamo alla cerimonia avvenuta a Sotto il Monte
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l patriarca di Antiochia dei Maroniti, cardinale Béchara Boutros Raì ha salutato con particolare emozione e affetto la terra di Sotto il Monte che ha dato le origini a Papa Giovanni XXIII e la comunità ha accolto con gioia la presenza di una figura così significativa all’interno del dialogo interreligioso nel Medio Oriente. L’evento di cui parliamo si è tenuto lo scorso 25 novembre ed è stato illustrato da Monica Gherardi sulle pagine del quotidiano L’Eco di Bergamo. Questo l’articolo pubblicato il giorno dopo. Il pomeriggio si è aperto all’interno del Giardino della Pace, recentemente realizzato a fianco della
chiesa parrocchiale e della cripta. Un luogo di silenzio e di preghiera in cui, alla presenza di moltissimi fedeli e pellegrini, è stato piantato un ulivo proveniente dal Getsemani. Le mani del patriarca di Antiochia hanno coperto di terra le radici del piccolo ulivo donato dalla Custodia di Terra Santa, un gesto ripetuto anche dal vescovo Francesco Beschi e dal console generale del Libano Walid Haidar. «Papa Giovanni – ha detto il parroco monsignor Claudio Dolcini – era uomo di pace e questo ulivo sia per noi monito per costruire legami di fraternità. Il nostro servizio di accoglienza ai pellegrini possa essere fraterno, disponibile e umile sull’esempio del Beato». «Egli – ha aggiunto il sindaco Eugenio Bolognini – considerava la sua opera per la pace come uno dei compiti più importanti». Bolognini ha ricordato poi il motto episcopale del cardinale Raì «Comunione e amore». «E’ la sintesi del desiderio e del bisogno che si cresca nell’unità con Dio e fra tutti gli uomini». Nello stesso giorno dell’anniversario della nascita di Angelo Roncalli, avvenuta il 25 novembre del 1881, è stata posta nella parete che abbraccia la statua di Papa Giovanni XXIII nel Giardino della Pace, anche una rosa in bronzo per ricordare i genitori del Beato, Giovanni Battista e Marianna. Dopo la cerimonia il cardinale ha presieduto nella parrocchiale la solenne concelebrazione. Accanto al patriarca, giunto dal Libano, c’erano il vescovo di Bergamo monsignor Francesco Beschi, monsignor Maurizio Malvestiti, sottosegretario della Congregazione per le Chiese Orientali, e il vescovo maronita monsignor Francesco Eid. In particolare monsignor Beschi ha portato il saluto della Diocesi bergamasca sottolineando il legame che passa attraverso la figura del Beato Giovanni XXIII.
L’intervento del vescovo di Bergamo
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avven imen ti
«Il suo cuore era aperto al mondo – ha detto il vescovo Beschi – e Papa Roncalli è venuto a contatto anche con le Terre d’Oriente. Da quelle sue esperienze è nata la sua sensibilità ecumenica e il suo amore per i cristiani del Medio Oriente». Una celebrazione che il patriarca ha voluto fosse soprattutto preghiera per la pace in Terra Santa e nel Medio Oriente, e ha ricordato in modo particolare le terre di Siria, Iraq, Egitto e Libano. «Tutti siamo chiamati – ha detto il patriarca nell’omelia – a costruire ogni giorno la pace, ad avere pace dentro noi stessi, in pace come cristiani. Ogni uomo e donna può essere artefice di pace personale, familiare, sociale, culturale e politica». Il cardinale ha sottolineato più volte come la spiritualità di Papa Giovanni abbia trovato le sue radici più profonde nella terra bergamasca. «Qui a Sotto il Monte – ha detto – tutto ci parla di pace. Il Giardino, la natura, i luoghi. Papa Giovanni è partito da qui, non è cascato dalle nuvole, ha vissuto qui con la vostra aria, la vostra acqua, fra le vostre case e nella sua vita ha saputo personificare per il mondo la pace». Ha ricordato poi il grande valore della Pacem in Terris. «Il segreto di Giovanni XXIII sta in ciò che ha definito fondamentale per l’edificazione della pace: verità, giustizia, amore e libertà. Pace è sinonimo di Giovanni XXIII, come è sinonimo di Gesù Cristo. Come sacerdote, Nunzio apostolico, Patriarca di Venezia e Pontefice ha portato gioia e
Uno scorcio della casa natale di Roncalli
sorriso ovunque e sempre. Egli aveva capito bene che chi obbedisce alla legge di Dio, alla sua vocazione, ottiene pace e gioia». In conclusione dell’omelia ha rinnovato la riconoscenza per la terra di Sotto il Monte. «La vita di Papa Giovanni è stata la continuazione di un cammino di fede che avete fatto voi, i vostri antenati. Egli ha dato alla Chiesa la primavera».
Auguri don Amadio, parroco di Fuipiano da mezzo secolo Lo scorso 20 novembre la comunità di Fuipiano Imagna (Bergamo) ha festeggiato le 94 primavere del suo parroco don Amadio Moretti, da 55 anni alla guida delle anime di questo piccolo paese che si trova a più di 1.100 metri di altitudine, il «tetto della Valle Imagna». Don Amadio è nato a Locatello nel 1919 ed è stato ordinato sacerdote il 26 maggio del 1945, esattamente un mese dopo la liberazione dell’Italia e la fine della Seconda
guerra mondiale. E’ stato coadiutore parrocchiale fino al 1958 della parrocchia di Mazzoleni a Sant’Ornobono, quando nel 1958 il vescovo Giuseppe Piazzi gli affidò le cure delle anime della parrocchia di Fuipiano Imagna. Da questo paesino don Amadio non è più sceso e ormai da 55 anni è la guida religiosa dei valdimagnini di Fuipiano. Seppur abbia superato la soglia della «pensione», ha voluto restare ancora alla guida
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dei suoi parrocchiani, dedicandosi loro, così come alla parrocchiale dedicata a San Giovanni Battista. Don Amadio, nonostante l’età e qualche acciacco, celebra la Messa nei giorni feriali al pomeriggio e alla domenica mattina alle 8 e alle 10 il rito religioso con i padri Monfortani di Bergamo. Dopo la Messa, da sempre ha un appuntamento inderogabile con i suoi bambini, per la lezione di catechismo. Un impegno al quale non ha mai voluto rinunciare.
INIZIATIV E
HAITI RINASCE: INAUGURATA LA SCUOLA «PAPA GIOVANNI» L’edificio per la formazione degli edili donato dalla Caritas diocesana bergamasca
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aiti si presenta ancora sofferente a tre anni e mezzo dal terremoto che ha provocato 250 mila vittime, 2,3 milioni di sfollati su 10 milioni di abitanti dell’isola caraibica. Dal 12 gennaio 2010 molto è cambiato ma sono ancora 360 mila gli sfollati, stando ai dati forniti dalla Caritas Italiana. E’ qui che la Caritas diocesana bergamasca è riuscita ad inaugurare, alla fine dello scorso ottobre, l’Ecole tecnique Pape Juan XXIII (ovvero la scuola edile) scegliendo di appoggiarsi ai padri monfortani presenti dal 1971 ad Haiti. L’area scelta è quella di Croix de Bouquets vicino ai padri scalabriniani che, grazie ad accordi con ong da tutto il mondo, stanno dando vita a un quartiere nuovo per le famiglie con case, scuole, centro sportivo e liceo, e appunto anche la scuola edile. Sull’evento proponiamo la sintesi di un servizio pubblicato di recente su L’Eco di Bergamo a firma di Elena Catalfamo. La scuola, costata almeno 500 mila euro, è stata interamente finanziata grazie alla generosità di tanti bergamaschi, ed è stata dedicata lo scorso 26 ot-
tobre a Papa Giovanni XXIII. «Sarà un segno di attenzione alla carità nell’anno della canonizzazione prevista per il 27 aprile prossimo» spiega don Claudio Visconti, direttore della Caritas diocesana bergamasca, giunto ad Haiti poco prima dell’inaugurazione. «Abbiamo pensato - continua don Visconti – ai giovani, a dare loro una professione per il futuro. Un progetto che non sarebbe mai stato possibile realizzare senza la generosità dei bergamaschi e l’apporto dei volontari. E’ il segno eloquente che anche da una situazione terribile come un terremoto può nascere una nuova fraternità». La scuola nasce da un progetto messo a disposizione dall’architetto Edoardo Milesi di Archos srl con i figli Giulia e Michele, e grazie alle maestranze di Marco Bigoni e del gruppo «Amici del Perù» di Ardesio (in provincia di Bergamo), ma anche di Marco Verdina e Francesco Poli. La scuola sarà diretta da un monfortano, padre Rams Lapommeray. «La scuola tecnica – spiega padre Santino Brembilla, superiore generale dei Monfortani, originario di Stezzano (Bergamo) – è una sfida a cambiare la mentalità verso il rispetto dell’ambiente. Anche nell’emergenza si possono fare cose buone». Ed è proprio ciò che ha mosso l’architetto Milesi a partecipare a questa avventura: costruire una scuola di legno e nodi metallici, leggera e flessibile, bella ed economica, capace di avviare buone prassi per la tutela e il rispetto dell’ambiente. La forza della scuola poi sta proprio nel fatto che lo stesso cantiere è diventato un laboratorio in cui almeno una dozzina di carpentieri, falegnami ed elettricisti haitiani hanno iniziato ad apprendere un mestiere graszie all’esperienza dei bergamaschi. E il giorno dell’intitolazione erano tutti presenti sotto le capriate di legno e l’immagine di Papa Giovanni XXIII per l’inaugurazione festeggiata con una Mes-
La messa celebrata all’interno dell’edificio
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in iziative
sa concelebrata da don Visconti, padre Brembilla, don Alessandro Messi, lo scalabriniano padre Giuseppe Durante, e il Provinciale dei Monfortani di Haiti, padre Laurent Pierre. «Con questo progetto – ha spiegato Edoardo Milesi – vogliamo inaugurare un nuovo concetto dell’abitare, attento al rispetto della persona e dell’ambiente. E’ la dimostrazione che si può fare molto con poco perché la scuola è costruita tutta con assi di legno di abete. Grazie agli “spericolati insegnanti” di Ardesio, costruendo la scuola, qualcuno ha imparato un mestiere: ora chiedo agli haitiani di prendersene cura». Da Bergamo sono giunti anche don Alessandro Messi, direttore delle scuole professionali del Patronato San Vincenzo, e due giovani volontari Caritas, Luca Ferrari e Michela Offredi, di Comun Nuovo e di Berbenno, per valutare opportunità future di impegno e di continuità per la scuola e la relazione tra Bergamo e Port Au Prince. Il progetto della scuola cerca di andare anche oltre la mera costruzione di un edificio promuovendo piuttosto uno stile di abitare e di vivere. Tra le attrezzature giunte dall’Italia c’è anche una macchina che tritura la plastica e la rende riutiizzabile come materiale per la costruzione. «Può instaurare un percorso virtuoso di smaltimento» osserva Milesi, che ha notato le montagne di rifiuti di plastica che avviliscono il paesaggio e sono dannose per la salute degli haitiani. Fondamentale è anche il sistema di fitodepurazione delle acque che è già stato apprez-
Foto di gruppo in occasione dell’inaugurazione della scuola
zato ed esportato in altri cantieri. Ma la forza della scuola è anche data dal fatto che la sua edificazione si è già trasformata in un laboratorio di trasmissione di saperi e di tecniche costruttive. La collaborazione tra le maestranze bergamasche e gli haitiani ha avviato un percorso di apprendimento che potrà essere messo a frutto in futuro. «Ho cercato di trasmettere la cura nella costruzione pur nella semplicità – spiega Milesi – e l’idea è che questa costruzione è fatta esattamente come se fosse realizzata in e per l’Italia». Basta insomma con le case da «terzo mondo»: per Milesi si possono costruire case con cura stando in budget contenuti. La scuola inoltre è stata studiata con tecniche di areazione che permettono di mantenerla sempre fresca anche con temperature a 40 gradi.
A cento anni l’estremo saluto a don Angelo Cattaneo Aveva compiuto 100 anni a giugno dell’anno scorso ed era il decano del clero bergamasco. E’ morto lo scorso 12 ottobre don Angelo Cattaneo, parroco emerito di Almè (Bergamo). Di fibra robusta e con una salute di ferro, negli ultimi anni, per ovvi motivi di età, era stato colpito da diversi acciacchi. Don Cattaneo era nato il 20 giugno 1913 a Stezzano (Bergamo). Dopo l’ordinazione sacerdotale (22 maggio 1937) era stato coadiutore
parrocchiale di Cornalba (193740) e di Levate (1940-53). Nel 1953 divenne parroco di Costa Senna, dimostrando da subito polso fermo e intraprendenza. Nel 1967 l’approdo ad Almè come parroco, successore di don Abele Isegni, che aveva edificato l’attuale imponente chiesa parrocchiale, consacrata nel 1956 dal vescovo Giuseppe Piazzi. Gli inizi del suo periodo di guida della parrocchia coincisero con l’avvio del profondo
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cambiamento sociale ed economico del Paese. Fra le sue opere in parrocchia la costruzione della scuola dell’infanzia e del centro Emmaus. Nel 1988 si era ritirato per raggiunti limiti di età. Scelse di restare nella parrocchia di Almè, aiutando nelle incombenze pastorali i suoi due immediati successori. I funerali, tenuti il 15 ottobre nella chiesa parrocchiale, sono stati presieduti dal vescovo Francesco Beschi.
PELLEGR INA GGI
CAMAITINO, MOLTE LE VISITE AI PRESEPI DONATI A RONCALLI Era la residenza estiva del Papa, a Sotto il Monte, e custodisce molti oggetti di valore
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apa Giovanni XXIII aveva dato alle suore il compito di prendersi cura della sua residenza estiva, Camaitino, a Sotto il Monte. Aveva nel cuore questo edificio, anticamente di proprietà dell’antenato Martino (da cui Ca’ Maitino, ovvero casa di Martino). Ora è custode di opere d’arte, di oggetti di uso comune, di doni e libri. «Ma non chiamatelo museo» dicono le suore delle Poverelle che accolgono ogni giorno i fedeli: «Perché fu proprio il Papa in persona – spiegano – nelle sue lettere a definirlo “casa”. E’ vero ci sono moltissimi oggetti di valore, storici e artistici, ma ognuno di questi parla di lui. Lui voleva che qui si sentisse la sua presenza». Fu proprio Roncalli, attraverso i suoi vari incarichi fino a quello di Pontefice in Vaticano, a far avere a Camaitino tutto ciò che riteneva più importante. Tra queste mura si possono ammirare l’amata Ma-
donnina dei miracoli e il pastorale inviato nel 1961 quando consacrò il primo vescovo africano. E’ nel suo studio il pendolo, dono di due coniugi ebrei e simbolo di tutti gli ebrei salvati dal futuro Pontefice. Lo mandarono in occasione del Natale e sono proprio i simboli della Natività alcuni degli oggetti più preziosi che Roncalli ha voluto per questa sua dimora. Al centro del salone d’ingresso si può osservare il presepio in vetro di Murano. Il Papa buono incontrò nel 1959 il re Hussein I di Giordania che volle omaggiarlo con una Natività di madreperla. Le mani delle monache di clausura crearono un presepe di cera, spedito al Pontefice dalla Germania. Non è solo per questi e per tutti gli altri «tesori», che i fedeli vengono in visita a Camaitino (aperta tutti i giorni, tranne il lunedì, dalle 8.30 alle 11.30 e dalle 14.30 a11e 17.30): molte sono le persone che tornano più volte. Nell’ultimo anno hanno fatto visita 311 gruppi, per 20.336 persone, e 9.945 pellegrini hanno lasciato la loro firma sul registro. Tra i pellegrini, anche 18 vescovi e il patriarca di Antiochia dei Maroniti. I fedeli sono giunti da tutta Italia e dall’estero, i momenti più intensi sono stati nelle vicinanze di date legate alla vita del Papa Buono. Come lo sarà il prossimo 27 aprile, giorno della canonizzazione. Per il 2014 è atteso un boom di visitatori. «Affinché non risulti un momento isolato, ma segni la continuità e lo sviluppo della testimonianza di Papa Giovanni – proseguono le suore – avvertiamo la necessità di “curare” l’accoglienza dei pellegrini e finalizzare meglio il messaggio di ogni luogo che parla del Papa, in modo che a ogni pellegrino sia offerto un itinerario spirituale completo». In previsione di un grande afflusso «sarà più che mai necessario lavorare in sinergia, valorizzando tutte le risorse e le competenze».
1959: Giovanni XXIII incontra re Hussein I di Giordania
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P ER S ONAGGI
E’ MORTO MONS. BERTOCCHI EX PARROCO DI SOTTO IL MONTE Per 27 anni è stato il punto di riferimento della comunità dove nacque Papa Giovanni
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onsignor Marino Bertocchi, già parroco di Sotto il Monte Giovanni XXIII è morto lo scorso 18 dicembre nella casa di riposo di Scanzorosciate, in provincia di Bergamo. Originario di Gandino (Bergamo), dove era nato il 24 marzo 1936, era da tempo malato. Canonico onorario del Capitolo della Cattedrale (dal 2011), è stato parroco del paese natale del Pontefice bergamasco per 27 anni, dal 1984 al 2011. In questo lungo periodo ha ricoperto anche la carica di Giudice del Tribunale Ecclesiastico Diocesano, nonché di Giudice Regionale. Ordinato sacerdote nel 1959, mons. Bertocchi è stato membro del consiglio presbiterale (1966-1972; 1978-1981), poi coadiutore parrocchiale a Dalmine (1963-1979), vicario episcopale per gli organismi consultivi. Difensore aggiunto del vincolo e Promotore di giustizia al Tribunale Regionale di Milano (1966-1979), era quindi stato parroco a Desenzano (1979-1984) e membro della commissione regionale del clero lombardo (1980-1988). Dopo i 27 anni trascorsi a Sotto il Monte, nel 2011 si era ritirato per raggiunti limiti di età e per un paio d’anni si era trasferito come collaboratore pastorale nella parrocchia a Brembilla (Bergamo) di don Cesare Micheletti, suo ex curato nel periodo di Sotto il Monte. Un personaggio, mons. Bertocchi, che ha saputo dare un notevole impulso anche alla nostra rivista dedicata a Papa Giovanni. Per diversi anni, infatti, ha collaborato con la redazione fornendo delle ricostruzioni, ma anche una serie di suoi punti di vista, sulle presunte apparizioni avvenute a Bonate. Per questo il suo ricordo resterà radicato nella nostra pubblicazione. Di seguito, infine, riportiamo uno stralcio del servizio di Carmelo Epis che L’Eco di Bergamo ha proposto in occasione dei funerali. «Don Marino
è stato segno di speranza e fede nel Signore, testimoniandole nella gioia del sacerdote, capace di superare ogni prova, delusione e scoraggiamento». Con queste parole il vescovo di Bergamo Francesco Beschi ha ricordato la figura e l’opera di monsignor Marino Bertocchi durante i funerali, celebrati sabato 21 dicembre nella chiesa parrocchiale del paese natale di Papa Giovanni. Monsignor Bertocchi si è spento a 77 anni il 18 pomeriggio nella Fondazione Piccinelli di Scanzorosciate, dove risiedeva da un anno. Numerose le persone presenti ai funerali, fra cui il sindaco Eugenio Bolognini e tanti sacerdoti concelebranti. Fra loro monsignor Claudio Dolcini, successore di Bertocchi, e l’ex curato di Sotto di Monte don Cesare Micheletti. E’ stato letto anche un messaggio dell’arcivescovo Loris Capovilla in cui ha confermato la sua vicinanza verso il parroco defunto. Al termine un caloroso applauso ha salutato la bara all’uscita dalla chiesa.
Monsignor Marino Bertocchi
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IND AGINI
I GIOVANI STANNO RISCOPRENDO LA MESSA E I PELLEGRINAGGI La ricerca fatta in Lombardia. Il 22% dei ragazzi frequenta la chiesa in modo assiduo
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giovani lombardi che vanno a Messa tutte le domeniche rappresentano il 22 per cento delle persone di età compresa tra i 20 e i 30 anni della regione. Il dato emerge dalla ricerca «Giovani e fede. Identità, appartenenza, pratica religiosa dei 20-30enni», realizzata dagli oratori delle diocesi lombarde, presentata lo scorso ottobre a Milano, a Casa Ildefonso Schuster, nell’ambito del convegno regionale di Pastorale Giovanile. L’articolo che proponiamo, di Mariella Radaelli, è apparso sul quotidiano L’Eco di Bergamo. «Si tratta di un dato che offre una grande speranza», ha commentato don Cesare Pagazzi, docente di Teologia sistematica e Cristologia. Aumentano però nel contempo anche i giovani che dicono di non credere nella Chiesa Cattolica. Il 29,9 per cento dei 20-30enni lombardi si dichiara assolutamente «non credente» (contro il 27,6 per cento del dato su scala nazionale. Ma questa
non è una dichiarazione di ateismo, piuttosto di agnosticismo, che quindi non escluderebbe a priori la ricerca di una dimensione spirituale della vita. Don Maurizio Tremolada, responsabile del servizio giovani della diocesi di Milano, ha spiegato che questo dato «dipende anche dal momento particolare in cui la ricerca è stata effettuata, nel primo semestre 2012, il periodo più critico per la chiesa, quando, nell’immaginario collettivo, si valutava coinvolta in numerosi scandali. Oggi, con il nuovo corso avviato da Papa Francesco, uscirebbero forse altri dati…». Lo studio, coordinato dagli oratori delle diocesi lombarde, e in collaborazione con l’Istituto Ipsos, è stato pubblicato nel volume «Giovani e fede, identità, appartenenza e pratica religiosa». I «cattolici impegnati» rappresentano il 10,5%, quasi due punti in più rispetto alla media nazionale (8,7%). Questi praticanti assidui affiancano alla pratica religiosa il volontariato. I «praticanti saltuari» costituirebbero il 32,1% del totale dei giovani della Lombardia, che rappresentano solo l’11,2% della popolazione residente nella regione. Se la partecipazione assidua alla messa è stimata intorno al 22%, nel contempo la quota di chi non vi partecipa mai o quasi mai raggiunge il 43%. Il 7% dei giovani dichiara di andare a messa una volta al mese, la stessa percentuale rappresenta chi si definisce «cattolico fervente». Si tratta in quest’ultimo caso di quei giovani che pregano quotidianamente e che partecipano attivamente alla vita della chiesa. Il dato che però forse più sorprende riguarda l’aumentata partecipazione dei giovani a pellegrinaggi e processioni. L’adesione ai pellegrinaggi sarebbe cresciuta di quasi due punti, dal 9,7 all’11,6 %, mentre la partecipazione a processioni è aumentata di ben tre punti, dal 26 al 29,3%.
I fedeli assistono a una funzione religiosa
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A V V ENIMENTI
L’INCONTRO TRA CAPOVILLA E UNA DELEGAZIONE POLACCA Ricordata la doppia canonizzazione del 27 aprile di Giovanni XXIII e Papa Wojtyla
U
n caloroso e cordiale incontro c’è stato lo scorso 17 novembre a Ca’ Maitino di Sotto il Monte tra l’ambasciatore della Polonia alla Santa sede Piotr Nowina-Konopka e monsignor Loris Capovilla, già segretario di Papa Roncalli. L’evento, che riproponiamo ai nostri lettori, è stato pubblicato il giorno seguente su L’Eco di Bergamo a firma di Remo Traina. L’ambasciatore Konopka, accompagnato dal collaboratore Tadeusz Konopka, era di ritorno da Saint Vincent dove si è svolto un convegno di studi politici, animato da Giancarlo Borra e Gianpietro Benigni e organizzato dall’Associazione Giovani idee di Bergamo e dalla Fondazione Carlo Donat-Cattin di Torino. A questo importante convegno, dove si è parlato di economia e del futuro dell’Europa, l’ambasciatore polacco ha dato il suo contributo culturale. Coinvolti in questo seminario di studi una cinquantina di studenti liceali provenienti dalla Polonia e dall’Ungheria. L’ambasciatore con i suoi giovani ha voluto rendere omaggio a monsignor Capovilla, testimone del pontificato di Papa Giovanni XXIII. Ne è scaturito un dialogo culturale tra le due personalità che hanno ricordato l’opera di Papa Giovanni XXIII per la pace, il Concilio Vaticano II, continuato da Paolo VI, quindi l’impegno a diffondere il Vangelo in tutto il mondo di Papa Wojtyla, condividendo l’esigenza di un annuncio rinnovato del Vangelo da parte di Benedetto XVI per arrivare a Papa Francesco, che ha chiesto al mondo intero «di pregare il Signore perché mi benedica». Capovilla ha ricordato la figura del cardinal Stefan Wyszynski, primate di Polonia, per il quale Papa Giovanni aveva un profondo affetto e una riconosciuta stima. Konopka e Capovilla hanno ricordato insieme la figura di Papa Giovanni XXIII che, con Papa Gio-
vanni Paolo Il verrà proclamato santo il 27 aprile prossimo. «C’è molta attesa in Polonia – ha detto l’ambasciatore – e noi cattolici siamo particolarmente felici per la doppia canonizzazione che ricorda l’opera di Papa Giovanni XXIII e Papa Giovanni Paolo II e l’impatto straordinario nella vita della Chiesa con il Concilio Vaticano II». Monsignor Capovilla, ha poi donato all’ambasciatore alla Santa sede la pubblicazione «La bellezza di Papa Giovanni», realizzata da Silvana Milesied ed edita dalla società editrice Corponove. L’ambasciatore ha ricambiato con un libro sul santuario di Czestochowa che è uno dei più importanti centri di culto cattolico della Polonia. Quindi Capovilla ha salutato gli studenti polacchi di Varsavia. Un momento di forte emozione per tutti c’è stato quando monsignor Capovilla ha esortato i giovani alla fede in Cristo e ha impartito loro la benedizione. L’ambasciatore ha infine visitato la casa natale del Papa bergamasco.
L’incontro di Capovilla con la delegazione polacca
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PERANO NATALINA 04/12/2013 “Il tuo ricordo rimarrà sempre nei nostri cuori” I tuoi cari
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CERIMONIE
BERGAMO, PAPA GIOVANNI RICORDATO CON UNA LAPIDE E’ stata scoperta a fine novembre al cimitero alla presenza del sindaco e del vescovo
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ella mattinata dello scorso 22 novembre, alla presenza di numerose autorità civili e militari, è stata scoperta una lapide a ricordo di Papa Giovanni XXIII nella cappella del Famedio al cimitero monumentale di Bergamo. Alla commemorazione civile sono intervenuti, fra gli altri, il sindaco Franco Tentorio, il direttore generale dell’ospedale Papa Giovanni che sorge nel capoluogo ed Emanuele Roncalli, pronipote del Papa. Dopo la lettura di un messaggio inviato da monsignor Loris Capovilla, segretario del Pontefice bergamasco, la cerimonia si è chiusa con la benedizione impartita dal vescovo monsignor Francesco Beschi ai presenti e al manufatto che è stato scoperto. «Con questa ed altre lapidi che inaugureremo – ha detto il sindaco – intendiamo far ricordare alla città quei suoi grandi figli che hanno dedicato con tanta intensità la loro vita al servizio degli altri. A Papa Giovanni XXIII, in particolare, ci lega un ricordo meraviglioso». Nel corso dei vari interventi è stato poi sottolineato che: «Riconoscendo chi ha lottato per un’umanità migliore si offre ai giovani un orizzonte cui fare riferimento e quindi un esempio da seguire». Il vescovo ha poi riportato un pensiero espresso da Giovanni Battista Montini durante la Messa di suffragio nel Duomo di Milano il 7 giugno 1963: «Sono tre i doni lasciati da Angelo Roncalli. Una verità che unisce, un orizzonte di speranza e le traiettorie per perseguirlo». Infine sempre il vescovo Francesco Beschi ha richiamato un brano del bellissimo discorso di commemorazione, pronunciato su incarico di Papa Paolo VI dal cardinale Suenens il 28 ottobre 1963, all’inizio della seconda sessione del Concilio Vaticano II. «La vita di Papa Giovanni – ha detto – è stata una grazia per il mondo. Gli uomini hanno riconosciuto la sua voce, una voce che parlava loro di Dio, ma anche di
fratellanza, di riaffermazione della giustizia sociale, di costruzione della pace a livello mondiale. Hanno udito un appello rivolto alla parte migliore del loro cuore e hanno sollevato lo sguardo verso quest’uomo la cui bontà faceva intuire la presenza di Dio. Per questo è stato pianto come un padre circondato dai figli che invocano la sua benedizione. Lasciandoci, egli ha lasciato le anime più vicine a Dio e una terra migliore da abitare per gli uomini». Francesco Lamberini
La lapide scoperta al cimitero di Bergamo
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AVVENIMENTI
L’ARCIVESCOVO CAPOVILLA CREATO CARDINALE A FEBBRAIO La nomina è stata voluta da Papa Francesco che l’ha annunciata all’inizio dell’anno
L
’arcivescovo Loris Francesco Capovilla, già segretario particolare di Giovanni XXIII, sarà uno dei cardinali del prossimo concistoro di Papa Francesco. L’elevazione alla porpora dell’arcivescovo, che compirà i 99 anni a metà ottobre 2014, è giunta proprio nell’anno della canonizzazione di Papa Roncalli che sarà proclamato santo il prossimo 27 aprile insieme a Giovanni Paolo II. Grande risalto è stato dato alla notizia dal quotidiano locale L’Eco di Bergamo, da cui abbiamo tratto alcuni stralci di articoli che riproponiamo ai nostri lettori. In virtù dei nuovi cardinali il 22 febbraio prossimo, data fissata per il grande evento, Papa Francesco porterà così a 120 il numero dei porporati elettori. Monsignor Capovilla è stato per un decennio il segretario particolare di Papa Giovanni, negli anni
successivi ne ha custodito la memoria e divulgato pensiero ed opere. Oggi vive a Sotto il Monte, il paese natale del Pontefice bergamasco, in mezzo alle memorie giovannee, dove ha scelto di ritirarsi verso la fine degli anni Ottanta. L’annuncio dei nuovi cardinali è stato dato direttamente da Papa Francesco durante l’Angelus in piazza San Pietro trasmesso in diretta dalla Rai nella mattinata del 12 gennaio. Il Pontefice ha detto che: «Sono 16 i nuovi cardinali appartenenti a 12 nazioni di ogni parte del mondo e che rappresentano il profondo rapporto ecclesiale esistente tra la chiesa di Roma e le altre chiese sparse per il mondo». Tra loro c’è anche il segretario di Stato Pietro Parolin. E fra i tre non elettori c’è Loris Capovilla. I nuovi cardinali Questo, nel dettaglio, l’elenco dei nuovi cardinali creati da Papa Francesco. 1) Mons. Pietro Parolin, Arcivescovo titolare di Acquapendente, Segretario di Stato; 2) Mons. Lorenzo Baldisseri, Arcivescovo titolare di Diocleziana, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi; 3) Mons. Gerhard Ludwig Muller, Arcivescovo-Vescovo emerito di Regensburg, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede; 4) Mons. Beniamino Stella, Arcivescovo titolare di Midila, Prefetto della Congregazione per il Clero; 5) Mons. Vincent Gerard Nichols, Arcivescovo di Westminster (Gran Bretagna); 6) Mons. Leopoldo José Brenes Solórzano, Arcivescovo di Managua (Nicaragua); 7) Mons. Gérald Cyprien Lacroix, Arcivescovo di Québec (Canada); 8) Mons. Jean-Pierre Kutwa, Arcivescovo di Abidjan (Costa d’Avorio); 9) Mons. Orani João Tempesta, O.Cist., Arcivescovo di Rio de Janeiro (Brasile); 10) Mons. Gualtiero Bassetti, Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve (Italia); 11) Mons. Mario Aurelio Poli, Arcivescovo di Buenos Aires ( Argentina); 12) Mons. Andrew Yeom Soo jung,
Loris Capovilla con il vescovo di Bergamo Francesco Beschi
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Arcivescovo di Seoul (Korea); 13) Mons. Ricardo Ezzati Andrello, S.D.B., Arcivescovo di Santiago del Cile (Cile); 14) Mons. Philippe Nakellentuba Ouédraogo, Arcivescovo di Ouagadougou (Burkina Faso); 15) Mons. Orlando B. Quevedo, O.M.I., Arcivescovo di Cotabato (Filippine); 16) Mons. Chibly Langlois, Vescovo di Les Cayes (Haïti). I tre emeriti che non avrebbero diritto di voto in un eventuale conclave sono: Mons. Loris Francesco Capovilla, Arcivescovo titolare di Mesembria; Mons. Fernando Sebastián Aguilar, C.M.F., Arcivescovo emerito di Pamplona; Mons. Kelvin Edward Felix, Arcivescovo emerito di Castries. Biografia di Capovilla Mons. Loris Francesco Capovilla nasce il 14 ottobre 1915 a Pontelongo (Padova). La famiglia si trasferirà poi a Mestre. Alunno del Seminario patriarcale di Venezia, è ordinato sacerdote il 23 maggio 1940. Assolve vari incarichi in parrocchia e in curia, a scuola e nell’Azione Cattolica, nell’Onarmo di Porto Marghera, in carcere minorile e negli ospedali. Nel 1949 il Patriarca Carlo Agostini lo vuole direttore del settimanale diocesano «La voce di S. Marco» e redattore della pagina veneziana de «L’avvenire d’Italia». E’ iscritto all’albo dei giornalisti dal 1950. Per oltre un decennio, prima a Venezia e poi in Vaticano, è segretario particolare di Angelo Giuseppe Roncalli, Papa dal 28 ottobre 1958 al 3 giugno 1963. Dal 1963 al 1967 è perito conciliare. Il 26 giugno 1967 è nominato da Paolo VI arcivescovo di Chieti-Vasto ricevendo la consacrazione episcopale il 16 luglio successivo. Papa Montini gli assegna anche il titolo arcivescovile di Mesembria (Bulgaria) in memoria di Giovanni XXIII, che ne fu insignito dal 1934 al 1953. Il 25 settembre 1971 è nominato delegato pontificio al Santuario di Loreto nelle Marche, dove rimane fino al 10 dicembre 1988, quando si ritira. Va prima a risiedere ad Arre (Padova), poi nel paese natale di Roncalli a Sotto il Monte. Qui è custode fedele della memoria storica e spirituale del Beato Giovanni XXIII. Canonico onorario di Venezia e di Bergamo, ha curato la pubblicazione di numerosi scritti di Papa Roncalli. La gioia del vescovo Proponiamo ora una serie di riflessioni che il vescovo
Capovilla con Papa Giovanni sul treno per Loreto nel 1962
di Bergamo, mons. Francesco Beschi, ha scritto subito dopo aver ascoltato l’annuncio. Con grande gioia la nostra diocesi accoglie la notizia che il Santo Padre ha voluto creare cardinale il carissimo mons. Loris Francesco Capovilla. Innanzitutto, a nome mio personale, a nome dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose e di tutte le donne e gli uomini capaci di Vangelo, porgo le più vive felicitazioni a mons. Capovilla, che per noi è il prezioso testimone della santità di Papa Giovanni XXIII. Tutti lo consideriamo un «padre saggio» della nostra Chiesa di Bergamo, non solo perché ha scelto di vivere qui, ma per il suo legame forte di affetto con la nostra terra e con la nostra comunità ecclesiale. Ancor più ora sarà per noi un «punto cardinale» per orientare i passi sulla strada della santità che Papa Giovanni ci indica. La nomina a cardinale di mons. Capovilla invito a sentirla come un dono per la nostra diocesi, tanto più in questo momento significativo che ci prepara a vivere la grazia della Canonizzazione di Papa Giovanni. Il cuore di tutti noi esulta nel Signore nel vedere anche in questo gesto l’intenso legame spirituale che lega Papa Francesco a Papa Giovanni e ci fa sentire il cuore del Santo Padre particolarmente vicino alla nostra Bergamo. Benediciamo il Signore per questa decisione del Santo Padre che ci riempie di gioia e di onore, ma che con il nuovo cardinale Capovilla ci invita a guardare ancora di più alla santità di Papa Giovanni preparandoci intensamente alla sua prossima canonizzazione. 27
INTERVISTE
INTERNET PUÒ SVILUPPARE ANCHE ESPERIENZE SPIRITUALI Lo afferma il gesuita Antonio Spadaro, esperto di tecnologie della comunicazione
A
ntonio Spadaro, gesuita, direttore di Civiltà Cattolica ed esperto di tecnologie della comunicazione, nel libro Cyberteologia pubblicato da Vita e pensiero e nel blog omonimo affronta il tema fede e internet. A Bergamo, in Seminario, ha partecipato al convegno nazionale delle Comunità di vita cristiana. Questa l’intervista fatta da Susanna Pesenti e pubblicata su L’Eco di Bergamo.
concetto di “ambiente” e va capito che internet non è uno strumento, altrimenti non capiamo nulla». Il timore di chi non è nato digitale è che il mondo virtuale assorba troppe energie e alteri il senso di realtà «Non si entra ed esce in un mondo fittizio, ma la rete incide sulla capacità di vivere e pensare, sulla percezione di noi stessi e del mondo. Ogni tecnologia ci ha dato un’altra idea di mondo, ha cambiato le nostre prospettive. La Chiesa, nei suoi documenti, è entusiasta della tecnologia in aiuto all’uomo, a partire da Inter mirifica. La tecnologia è una rivoluzione antica, perché accompagna i desideri dell’uomo di conoscere la realtà e di avere relazioni con i suoi simili».
Lei ha una visione particolare delle tecnologie della comunicazione, anche come sacerdote «Internet fa parte della vita quotidiana, non è più per pochi competenti ma per tutti. Basta il cellulare per essere nella rete, che costituisce lo sfondo continuo della nostra vita. Internet è un’esperienza, resa possibile dalle macchine. Siamo anche oltre il
Però il modo di pensare dei giovani è cambiato «Il modo di pensare dei giovani è diventato meno incline all’astrazione, più coinvolto nel fare, più capace di vedere connessioni e associazioni». Con «Cyberteologia» lei teorizza la possibilità di una pastorale in internet «Il discernimento dello Spirito ci viene chiesto anche in questo campo, poiché si trova Dio in tutte le cose. La domanda è trovare Dio nella rete, perché gli uomini stano vivendo la loro esperienza umana anche plasmati dalla rete. La tecnologia è un buon luogo per parlare di Dio, di significato e di valori. Perché la morte di Steve Jobs, il creatore di Apple, ha suscitato tanta emozione? In fondo era l’amministratore delegato di un’azienda che produce macchine. Ma sono macchine che toccano i lati più elevati dell’uomo. Il compito dei cristiani è vedere con occhi nuovi le tecnologie, interrogandoci sul loro valore nel progetto di Dio».
Un fotomontaggio che evoca il percorso intrapreso dall’uomo nella rete
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in terviste
vivo, ci sentiamo non più una bussola attirata dal nord o un radar che scandaglia, ma un canale aperto ai messaggi: se noi teniamo il canale aperto e Dio c’è, si farà vivo. Perciò nessuno è più ateo davvero, perché nessuno si pone più il problema dell’esistenza di Dio».
Molti curati e parroci ormai utilizzano la rete per fare pastorale «Attenzione, internet non è un mezzo di evangelizzazione, la mia idea è vivere da cristiani gli ambienti digitali. Nel ‘64 Paolo VI affermò, già allora, che “il cervello meccanico viene in aiuto del cervello spirituale”. Oggi l’uomo tecnologico è l’uomo spirituale, non c’è scissione, e non capirlo significa perdere completamente di vista l’uomo di oggi».
Quindi? «Le risposte, dice un insegnante, non c’è bisogno di darle perché sono troppe e dappertutto. Il problema oggi è insegnare a porre le domande giuste. Evangelizzare non significa presentare il vangelo come luogo delle tue risposte, ma delle tue domande. Riconoscere le domande importanti per la vita. Cioè discernere, dicono i vescovi del Sinodo».
Ma l’uomo produce tecnologia più in fretta di quanto l’anima possa assorbire «Questo è il problema etico fondamentale. La velocità delle connessioni incrocia il desiderio dell’uomo di essere coestensivo al mondo, di comunicare senza limiti e in maniera profonda. Il problema è quello del limite. Tuttavia dentro la tecnologia c’è un bisogno di trascendenza che ha a che fare anche con l’immaginario cristiano».
Internet può aiutarmi a riflettere, ma un social network non sostituisce la comunità «Essere connessi non basta per fare comunione, anche se bisogna capire qual è il ruolo della rete nel progetto di Dio. La comunione non è un prodotto della comunicazione, dello sforzo umano. Se fosse così, sarebbe impossibile parlare di corpo mistico, la Chiesa si ridurrebbe a un centro di comunicazione. Invece alla comunione si arriva attraverso un mezzo simbolico quale la liturgia, che è dono dello Spirito».
Perché? «Una parte della nostra vita è davvero in rete. Le derive etiche vengono anche dal non aver compreso che in internet si vive davvero, non per finta, e che quindi le regole etiche della realtà si applicano anche a questa nuova forma di realtà. Non è che perché sono in internet posso comportarmi in maniera diversa o deviante. Dobbiamo eliminare il dualismo, l’idea che internet sia un mondo a parte dove si entra e si esce. In positivo, nella rete si sviluppa una parte della nostra capacità di fare esperienza anche spirituale». Tuttavia alla rete manca la dimensione corporea dell’esistere «Ma non quella della identità: chi siamo quando siamo presenti socialmente ma non fisicamente in rete? Per uno lontano da casa la rete è il modo per tenersi collegato agli affetti e alle radici, alla comunità di riferimento. Internet non è un nuovo mezzo, è un tessuto connettivo della cultura nel quale esprimiamo identità e presenza senza soluzione di continuità». La rete sta avendo impatto sulla ricerca spirituale? «La ricerca di Dio è stato il centro della cultura del Novecento. Adesso si pensa che se Dio c’è, si farà
Il gesuita Antonio Spadaio
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Scopo principale di questo organismo è quello di promuovere, di mantenere ed amplificare il messaggio di Papa Giovanni XXIII che racchiude una forte attualità così come rappresenta per l’intera umanità un progetto di costruttore all’insegna dell’amore e della pace. I soci fondatori del Comitato sono: Mons. Gianni Carzaniga in qualità di rappresentante delegato del vescovo di Bergamo, Monsignor Marino Bertocchi parroco di Sotto il Monte, padre Antonino Tagliabue curatore della pinacoteca Giovanna di Baccanello, suor Gervasia Asioli assistente volontaria nelle carceri, padre Vittorino Joannes al servizio del personale di Angelo Roncalli Nunzio Apostolico a Parigi. A sostegno delle iniziative dell’Associazione, informiamo i nostri lettori, devoti di papa Giovanni XXIII, della possibilità di aderire al suffragio tramite le sante messe che l’Associazione fa celebrare per i suoi sostenitori
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IL SUFFRAGIO PERPETUO
Per la celebrazione di una Santa Messa per i tuoi cari, vivi o defunti, inviare la richiesta e i dati all’Associazione Amici di Papa Giovanni. L’offerta è subordinata alla possibilità del richiedente.
Il “perpetuo suffragio” è un’opera che si propone di dare un aiuto spirituale ai defunti, di stabilire un legame di preghiera fra l’Associazione Amici di Papa Giovanni XXIII e i fedeli del papa della Bontà e di dare anche un aiuto materiale per promuovere le iniziative dell’Associazione. Il “perpetuo suffragio” consiste in Sante messe, che l’Associazione fa celebrare per i suoi sostenitori. Si iscrivono i defunti o anche i viventi, a proprio vantaggio in vita e in morte. L’iscrizione può essere per un anno o in “perpetuo”.
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