(Anno XXXV Nuova serie - Anno 13 n. 3 - Maggio/Giugno 2014 - Amici di Papa Giovanni - CONTIENE I.R.
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Papa Giovanni è Santo
Papa Francesco «Roncalli e Wojtyla due uomini coraggiosi»
Il 27 aprile a Sotto il Monte: una giornata indimenticabile
MAGGIO - GIUGNO 2014
Un milione di fedeli nella capitale ed appuntamento in mondovisione
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Sotto la protezione di Papa Giovanni
RICORDIAMO CHE PER RICEVERE UNO DEI SEGUENTI OMAGGI: CALENDARIO CON LA FOTOGRAFIA DEI BAMBINI, LA PERGAMENA PER IL BATTESIMO, LA PRIMA COMUNIONE, IL MATRIMONIO, E’ NECESSARIO INDICARE L’INDIRIZZO COMPLETO A CUI INVIARLO
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I nonni ceci Gianna e Luigi desiderano mettere Camilla e la sorellina Sofia sotto la protezione di Papa Giovanni
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I nonni e zio Mirko per tutta la vita affidano alla protezione di Papa Giovanni la piccola e amatissima Noemi, includendo anche mamma Fede e papà Mauro
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via Madonna della Neve, 24 - 24121 Bergamo
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RONCALLI E WOJTYLA SANTI «DUE UOMINI CORAGGIOSI» SOTTO IL MONTE TRA PREGHIERE, APPLAUSI E TANTA COMMOZIONE
«MILLE BERGAMASCHI IN CODA DALLE 5: C'ERA MEZZO MONDO»
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Papa Giovanni è Santo Il 27 aprile a Sotto il Monte: una giornata indimenticabile
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Un milione di fedeli nella capitale ed appuntamento in mondovisione
MAGGIO - GIUGNO 2014
«SI AVVERTIVA IN MEZZO A NOI LA PRESENZA DEI DUE PAPI»
UNA SETTIMANA DI PREGHIERA PRIMA DELLA CANONIZZAZIONE
LA VITA DI ANGELO RONCALLI RACCONTATA AI PICCOLI LETTORI
LE IMMAGINI DEI PONTEFICI ALL'AEROPORTO DI BERGAMO
Redazione: mons. Gianni Carzaniga don Oliviero Giuliani Claudio Gualdi Pietro Vermigli Giulia Cortinovis Marta Gritti padre Antonino Tagliabue Luna Gualdi Coordinamento redazionale: Francesco Lamberini Fotografie: Archivio del Seminario Vescovile di Bergamo, Archivio “Amici di Papa Giovanni”, Archivio “Fondazione Beato Papa Giovanni XXIII”
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A SOTTO IL MONTE LA VEGLIA DI CINQUECENTO GIOVANI
Papa Francesco «Roncalli e Wojtyla due uomini coraggiosi»
I PARENTI DI PAPA RONCALLI «SIAMO COMMOSSI E FELICI»
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UN LIBRO SU PAPA GIOVANNI CHE RIPERCORRE LA SUA VITA Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB BERGAMO - In caso di mancato recapito restituire al mittente che si impegna a pagare la relativa tassa
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(Anno XXXV Nuova serie - Anno 13 n. 3 - Maggio/Giugno 2014 - Amici di Papa Giovanni - CONTIENE I.R.
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I DIARI, UN PATRIMONIO UNICO DONATO DA RONCALLI AL MONDO SILENZIO E RACCOGLIMENTO LA SCELTA FATTA DA CAPOVILLA «L'EREDITÀ DI PAPA GIOVANNI ISPIRA ANCORA OGGI LA CHIESA»
n. 3 bimestrale maggio/giugno
Direttore responsabile
LE DUE VITE STRAORDINARIE DEI PAPI «SANTI INSIEME» I POLACCHI HANNO PREGATO ALLA TOMBA DI KAROL WOJTYLA
Claudio Gualdi EDITRICE BERGAMASCA ISTITUTO EDITORIALE JOANNES
ROMA, UN MILIONE DI FEDELI ED EVENTO IN MONDOVISIONE
Anno XXXV Direzione e Redazione via Madonna della Neve, 26/24 24121 Bergamo Tel. 035 3591 011 Fax 035 3591117 Conto Corrente Postale n. 97111322 Stampa: Sigraf Via Redipuglia, 77 Treviglio (Bg) Aut. Trib. di Bg n. 17/2009 - 01/07/2009
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AVVENIMENTI
RONCALLI E WOJTYLA SANTI «DUE UOMINI CORAGGIOSI» Così li ha definiti Papa Francesco durante la cerimonia tenuta in S. Pietro il 27 aprile Quella del 27 aprile scorso rimarrà nella storia come una giornata indimenticabile, da molte testate giornalistiche battezzata «La giornata dei quattro Papi»: due canonizzati, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, e due concelebranti sull’altare in Piazza San Pietro, Francesco e Benedetto XVI. Una giornata straordinaria, contrassegnata da numeri record e vissuta con emozione in ogni parte del mondo, soprattutto in Polonia, patria di Karol Wojtyla, a Roma che ha rappresentato il cuore dell’evento, Sotto il Monte dove è nato Angelo Roncalli e tutta la Bergamasca. Un avvenimento senza precedenti e talmente irripetibile da indurre il quotidiano cattolico L’Eco di Bergamo a dedicargli quasi mezzo giornale nell’edizione di lunedì 28 aprile. Innumerevoli i servizi riportati che hanno introdotto e seguito la canonizzazione, molti gli autorevoli e gioiosi commenti, a partire da quello pronunciato dal vescovo Francesco Beschi e tante anche le curiosità e le iniziative collaterali emerse. Per offrire ai nostri lettori una panoramica completa riguar-
dante il tanto atteso appuntamento, ci siamo affidati alla professionalità dei numerosi cronisti che il quotidiano ha inviato nella capitale per seguirlo d vicino. In questa e nelle pagine successive proponiamo quindi una serie di brani tratti dagli articoli a firma di Alberto Bobbio, Paolo Aresi, Emanuele Roncalli, Carmelo Epis ed altri giornalisti che sono stati pubblicati su L’Eco di Bergamo.
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l silenzio e l’attesa. Il rito della canonizzazione di quei due Papi, che di lì a poco Jorge Mario Bergoglio definirà «due uomini coraggiosi», è un intreccio di preghiera, parole antiche nel latino della Chiesa a invocare lo Spirito Santo, atto della fede corale di tutta la Chiesa. E’ qui, nell’alba grigia che minaccia pioggia, la Chiesa cara a Roncalli e cara a Wojtyla, che canta gli inni ai Beati che di lì a poco Bergoglio proclamerà Santi. Canta per Roncalli «servo fedele della Santa Chiesa», evoca la sua enciclica «Mater et magistra», per indicare una Chiesa «madre e maestra per l’uomo di ogni tempo», e poi il Concilio, la pace tra le nazioni e «i grandi della terra». Canta per Wojtyla «pellegrino per amore sulle strade del mondo» e «vero padre per i giovani», che lui un giorno definì «sentinelle del mattino», Wojtyla «portatore della pace e araldo della giustizia», Wojtyla che insegnava «la bellezza della vita» e della «famiglia» e che «nel dolore» rivelò «la potenza della Croce». C’è una grande emozione che scende sulla piazza, mentre le bandiere non sventolano più, dopo una notte di attesa. I grandi schermi mandano le immagini delle delegazioni degli Stati. Poi ecco Benedetto XVI. Impugna un bastone nero con pomello bianco. Le telecamere lo inquadrano e dalla folla sale l’applauso. Si siede sulla destra dell’altare, al primo posto tra i
Le immagini dei due Papi Santi (Foto di Fabiana Tinaglia pubblicata su L’Eco di Bergamo)
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cardinali accanto al cardinale Angelo Sodano, che del Sacro Collegio è il decano. Quando dalla basilica si affaccia il Papa, che concelebra con 850 tra cardinali, vescovi e sacerdoti, la folla applaude di nuovo. Bergoglio sale e bacia l’altare e poi va a salutare con un abbraccio il Papa emerito. Sono le 9,32 di domenica 27 aprile 2014, il giorno dei «quattro Papi» che si iscrive automaticamente nella Storia. Il cardinale Angelo Amato, in piedi sul sagrato, domanda al Papa che iscriva i due Beati «nell’Albo dei Santi». Lo fa per tre volte. Al termine della «secunda petitio» si canta il «Veni creator Spiritus» e poi, confidando per la terza volta nello Spirito Santo, che «in ogni epoca mantiene il Supremo Magistero immune dall’errore», il cardinale Amato ripete la richiesta al Papa di iscrivere Roncalli e Wojtyla nell’Albo dei Santi. Eccolo finalmente il momento. Bergoglio adesso risponde: «Dopo aver lungamente riflettuto, invocato più volte l’aiuto divino e ascoltato molti nostri fratelli nell’episcopato, dichiariamo Santi i Beati Giovanni XXIII e Giovanni Paolo Il». Don Ezio Bolis, direttore della Fondazione Giovanni XXIII, accompagnato da quattro nipoti di Roncalli e dal sindaco di Sotto il Monte Eugenio Bolognini, colloca accanto all’altare il reliquiario di San Giovanni XXIII, che contiene un pezzetto di pelle del Santo, e la stessa cosa fa con quello di San Giovanni Paolo II, che contiene alcune gocce di sangue, Floribeth Mora Diaz, la signora costaricana miracolata da Wojtyla. I due reliquiari sono identici. Allora il cardinale Amato riprende la parola per ringraziare «a nome della Chiesa» e chiede al Papa che venga redatta la «Lettera apostolica» sull’avvenuta canonizzazione. Bergoglio risponde: «Lo ordiniamo». La bellezza del rito è intrecciata a questo dialogo tra il successore degli Apostoli e chi amministra non solo una Congregazione vaticana, ma praticamente parla a nome dei fedeli, i quali quasi supplicano prima lo Spirito e poi il Papa di farsi interprete della sua potenza per concedere loro due nuovi esempi di santità. Ora è il tempo della riflessione del Papa. Legge l’omelia, non aggiunge quasi nulla al testo che ha preparato, solo il «San» davanti ai nomi dei due Papi, che mancava naturalmente nel testo preparato in
Il cartoncino con l’immagine di Roncalli offerta da L’Eco ai lettori con il giornale del 27 aprile
precedenza. Le parole di Bergoglio sono brevi, analisi del Vangelo di Tommaso, un approfondimento circa le piaghe e la curiosità dell’apostolo. Il Papa spiega che Tommaso non è un malfidato, ma uno «abituato a verificare di persona», uomo «sincero», che quando vede crede. Le piaghe servono per questo, per verificare la fede. Ecco perché «non scompaiono», ecco perché anche Roncalli e Wojtyla le hanno trovate, spiega il Papa, e non «ne hanno avuto vergogna», non «si sono scandalizzati della carne di Cristo», «sono stati due uomini coraggiosi». Nel loro «servizio al popolo di Dio», respiravano la fortezza dello spirito di Dio, come i primi cristiani, quelli di cui narrano gli Atti degli Apostoli, quelli che vivevano «l’essenzialità del Vangelo». E la Chiesa del Concilio Vaticano II è l’immagine di una Chiesa che vive «l’essenziale del Vangelo», cioè «l’amore e la misericordia, in semplicità e fraternità». Ed è a essa che Roncalli e Wojtyla si sono ispirati. 5
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Papa Francesco osserva che hanno «collaborato con lo Spirito Santo» per «ripristinare e aggiornare la Chiesa secondo la sua fisionomia originaria». Roncalli perché si è lasciato condurre dallo Spirito ed è diventato una «guida-guidata, guidata dallo Spirito», sottolinea Bergoglio. Giovanni Paolo II perché ha inserito in questo orizzonte la famiglia ed è diventato «il Papa delle famiglie». E’ un’omelia breve, in perfetto stile Papa Francesco, che torna all’altare e si siede affidando al silenzio la gioia per i due Santi e l’intercessione speciale che ha appena chiesto. La Messa finisce con un altro abbraccio a Benedetto XVI e un giro sulla jeep tra la folla fino in fondo a via della Conciliazione, con una fermata per far salire e ringraziare il sindaco di Roma Ignazio Marino e il ritorno in Vaticano per una via laterale, sotto il tunnel del Gianicolo. «Ad unire Roncalli e Wojtyla – spiega padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa del Vaticano – sono il Concilio e la misericordia. La Chiesa, nella sua vitalità, non consegna i due Papi alla storia, ma li rilancia nella realtà vivente». «Ora – chiarisce Carlo Di Cicco, vicedirettore dell’Osservatore Romano – si apre un’altra fase, resa urgente dalla nuova evangelizzazione: disarmare il cattolicesimo, perché diventi dolce, amorevole e fraterno». Lo sguardo di Andrea
Riccardi, che a questi temi ha dedicato studi e saggi, è quello dello storico: «La giornata del 27 aprile è stata molto importante, in quanto la Chiesa ha voluto raccogliere l’eredità cristiana del ‘900 iniziata da Roncalli, che ha aperto tante porte, anche quelle chiuse, e che poi da Pontefice ha aperto le porte della Chiesa alla primavera dello Spirito Santo. Il Concilio non è stata una frattura, ma con quella assise la Chiesa ha respirato a pieni polmoni. A lui dobbiamo il Concilio e il Pontificato di Paolo VI: il primo è stato il padre, il secondo l’architetto». La prospettiva indicata da Bergoglio è quella della «speranza nel futuro del mondo e della nuova evangelizzazione e la canonizzazione dei due Pontefici si pone come un punto di partenza. Con questa cerimonia s’è aperta una nuova stagione e, nel pieno del Pontificato di Francesco, la Chiesa ha preso il largo, navigando nel mondo globale con le sue tante sfide e con le sue numerose opportunità». In questa tappa storica la Chiesa ha proposto quel che di meglio dispone: «In una fase di grande difficoltà – dice Luigi Accattoli, vaticanista del “Corriere della Sera” e che si pone in una prospettiva laica – la Chiesa ricorre ai suoi campioni migliori, quelli che hanno lasciato un segno nei cuori, nella fantasia e nella memoria dell’umanità. Un segnale forte, così come lo è stata l’elezione di Bergoglio». Accattoli riflette sulla sintesi di Bergoglio a proposito di Giovanni XXIII: il Papa della docilità allo Spirito Santo, una guida guidata. «In effetti – spiega – lo aveva già segnalato l’anno scorso ricevendo i pellegrini bergamaschi, quando ha detto che Roncalli aveva compiuto un gesto rivoluzionario affidandosi allo Spirito Santo. Si tratta di una questione importante, anche per la sua attualità: il Pontefice bergamasco è stato una guida provvidenziale non per ciò che poteva avere nel suo programma, ma perché ha avuto il coraggio di affidarsi ad un’ispirazione. Insistendo su questo aspetto, Bergoglio dà l’idea di applicare alla propria figura la lezione La folla dei fedeli in occasione della canonizzazione di Roncalli». 6
F ESTEGGIAMENTI
SOTTO IL MONTE TRA PREGHIERE APPLAUSI E TANTA COMMOZIONE Il cuore di piazza S. Pietro è giunto nel paese natale di Roncalli grazie ai maxischermi
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ampane a festa e tanta commozione a Sotto il Monte dopo la proclamazione a Santo di Papa Giovanni. Il cuore di piazza San Pietro ha pulsato nel suo paese natale grazie ai quattro maxischermi dai quali nella mattinata di domenica 27 aprile si è potuta seguire la Messa di canonizzazione (in quello presente nella chiesa parrocchiale la visione è stata possibile in 3D), unendo idealmente e nella preghiera i fedeli giunti da tutta la Lombardia – ma c’erano anche gruppi dall’Emilia, uno dalla Galizia e pellegrini tedeschi e inglesi – a chi si trovava a Roma. «E’ un momento di grande commozione – ha detto mons. Davide Pelucchi, vicario generale della diocesi di Bergamo – per noi tutti: lo stile di vita di questi due Papi e soprattutto, per noi, di Giovanni XXIII, invoglia a sacrifici e a fare del bene». A Sotto il Monte durante la celebrazione è tornato il sole e i luoghi all’aperto dove sono stati allestiti i maxischermi si sono riempiti di gente. Proprio da Sotto il Monte anche il cardinale Loris Capovilla ha seguito la Messa, insieme ai bergamaschi, in questa giornata storica. Grande l’affluenza nel paese natale di Papa Roncalli anche nel pomeriggio, nonostante la fitta pioggia e il clima autunnale: tutto si è svolto regolarmente senza problemi e disagi al traffico. Dal Giardino della Pace al sagrato della parrocchiale, dalla casa natale del Papa su fino a Ca’ Maitino, la scena è stata dominata dal raccoglimento e dalla preghiera. Solo gli applausi hanno spezzato il silenzio: alla comparsa di Papa Francesco sul sagrato di San Pietro, a sottolineare l’abbraccio con Benedetto XVI, e ogni volta che le telecamere romane si sono soffermate sugli stendardi dei due Pontefici. E, fragoroso quanto improvviso, il breve boato che poco dopo il canto del «Veni creator» ha accompagnato l’annuncio di Papa Bergoglio, «Dichiariamo santi...». Terminata la diretta tv tutti coloro che erano giunti
L’ingresso della casa natale di Roncalli nella mattinata del 27 aprile
a Sotto il Monte si sono riversati per le strade del Comune bergamasco, in festa, dirigendosi verso i luoghi del pellegrinaggio legati a Giovanni XXIII: la sua casa natale, il giardino della pace, il museo presso il Pime. Tutte le strade sono state invase da nastri e fiocchi bianchi e gialli. Secondo una prima stima i fedeli presenti a Sotto il Monte domenica 27 aprile sarebbero stati parecchie migliaia.
Numerose le persone che si sono fermate alla statua di Papa Giovanni a Sotto il Monte
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AVVENIMENTI
«MILLE BERGAMASCHI IN CODA DALLE 5: C’ERA MEZZO MONDO» La lunga notte vissuta dai pellegrini a Roma per poter assistere alla canonizzazione
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uella che ha preceduto la canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II è stata una lunga notte per i pellegrini bergamaschi. I primi si sono mossi attorno alle tre di domenica mattina, quando con i pullman hanno lasciato gli alberghi alla periferia di Roma, diretti verso i varchi di accesso a piazza San Pietro e a via della Conciliazione. Ma gli accessi erano già assediati dall’esercito dei pellegrini polacchi.
In totale c’erano ben 1.000 bergamaschi dotati di pass che sono riusciti a partecipare alla commuovente cerimonia seduti in San Pietro, nel cuore di un momento storico e di grande emozione: 250 pellegrini giunti da Sotto il Monte, 50 parenti di Papa Giovanni, 150 giovani di Albino (Bergamo) e di altri vicariati, 200 del seminario, 150 sacerdoti, 100 pellegrini di due pullman dell’agenzia Ovet estratti a sorte (il gruppo è stato guidato da mons. Tironi e da don Bruno Baduini), 150 altri pellegrini, alcune autorità, istituzioni, gruppi civili e ecclesiali. Ma non c’erano soltanto polacchi e bergamaschi a Roma, nella notte di domenica 27 aprile. Mezzo mondo era rappresentato: pellegrini filippini, libanesi, provenienti dallo Sri Lanka, Brasile, Portogallo, Stati Uniti, Croazia, Spagna, Francia e altre nazioni. Racconta don Ettore Galbusera che guidava i pellegrini di Trescore (Bergamo): «Ci siamo alzati alle tre in modo da metterci in movimento prima delle quattro. Siamo arrivati nella zona di San Pietro verso le cinque, ma ormai era troppo tardi per raggiungere la piazza». Già alle cinque della mattina, arrivare a via della Conciliazione e a Piazza San Pietro era pressoché impossibile. Sono riusciti a passare soltanto coloro – circa 250 – che erano muniti di pass per la zona provvista di sedie. Per il resto della brigata bergamasca sono rimasti i monitor di Castel Sant’Angelo e di altri luoghi della città eterna. Dice ancora don Galbusera: «Sono nato a Sotto il Monte, a questo giorno ci tenevo molto, sono arrivato con i miei parrocchiani, un pullman nella colonna dei venti autobus della Ovet. Avevo soltanto due anni quando Roncalli divenne Papa, ma me lo ricordo. Per un particolare banale: i miei genitori, come diversi paesani, raggiunsero Roma per l’incoronazione; le mie sorelle mi portarono al bar del paese perché là c’era la televisione e trasmettevano la
Un gruppo di bergamaschi in festa nella capitale
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cerimonia. Il paese festeggiò quei giorni bruciando le stoppie del granoturco nei campi, si fecero grandi falò e gli anziani ancora oggi ricordano quei fuochi. I fuochi artificiali non potevano permetterseli». Alle 4,45 i pellegrini di Trescore sono sbarcati nella zona del Vaticano, sotto il cielo buio e senza stelle. C’erano già code interminabili ai pochi ingressi. Tutte le altre vie di accesso erano sbarrate e presidiate in forze. I pochissimi che sono riusciti a passare si sono diretti verso il grande colonnato. Ai metal detector i controlli sono risultati labili, caotici per forza di cose. Per i pochi fortunati, finalmente la piazza, alle 5,30. A gremirla, persone di tutte le età e di tutte le provenienze, ma soprattutto i giovani e i polacchi. Giovani, tanti giovani. Ha colpito la differenza rispetto alla carovana bergamasca, dove i giovani c’erano, ma rappresentavano una netta minoranza. Un’alba livida, nuvolosa, soffiava un vento fresco. Tutti speravano che non piovesse. I quadri di Papa Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo II, vestiti di bianco e di rosso, osservavano tutta questa folla che era lì per loro. Poi è passato un gruppo di ucraini e un altro di georgiani. Quindi è sopraggiunto il chiaro che ha coinciso con lo spegnimento delle luci artificiali. Un ragazzo polacco tira fuori la tromba, comincia a suonare. Altri sono seduti per terra, qualcuno è sdraiato e fa arrabbiare i poliziotti. Accanto a noi, appoggiato alla balaustra attorno all’obelisco centrale, un ragazzo spagnolo dorme. In tanti sonnecchiano. Alle 8 gli altoparlanti cominciano a diffondere le musiche, c’è anche un brano dell’oratorio scritto da Marco Frisina per Papa Giovanni XXIII. Sono le 9,30 quando inizia un grande scampanio ed entrano cardinali e personalità e si vede, lontana, la figura
Uno scorcio di piazza San Pietro gremita di fedeli
bianca di Papa Francesco. E’ l’inizio di una mattina che resterà nella memoria di ciascun pellegrino. Di Elio Locatelli, Giovanni Crotti e Gian Franco Viganò, per esempio, che sono arrivati a Roma da Brembate Sopra (Bergamo). Dicono che una cosa del genere non se la immaginavano: «Una folla straordinaria. Noi abbiamo seguito la celebrazione dal maxischermo di piazza Navona e anche lì c’era tantissima gente, un’emozione forte. Si capiva che l’attrazione riguardava in particolare Giovanni Paolo II, ma anche il ricordo del nostro Papa non è stato per nulla cancellato». I pellegrini arrivano da tutta la provincia di Bergamo. Giovanni Piazzalunga e Valentino Pecis provengono da Sombreno, anche loro sono rimasti impressionati dalla partecipazione. Come Sara Piccinini, di Fiobbio, e Ornella Nicoli, di Casale. «Sembrava – dicono – ci fosse qui tutto il mondo. Alcuni di noi hanno seguito la celebrazione a Castel Sant’Angelo. Eravamo circondati da spagnoli, africani, francesi, polacchi... Non dimenticheremo mai questa giornata».
Inaugurata una scultura in bronzo dedicata a Papa Giovanni A pochi giorni dalla canonizzazione – e dopo il primo monumento al mondo dedicato a San Giovanni XXIII inaugurato il 6 aprile scorso nella parrocchia di Rova di Endine Gaiano (Bergamo) – una nuova opera intitolata a Papa Roncalli è andata ad arricchire il patrimonio culturale e artistico della provincia di Bergamo. Giovedì 8 maggio, nella chiesa
parrocchiale di Calcinate (Bergamo), è stata inaugurata un’altra scultura in bronzo del noto artista bergamasco Luigi Oldani. Si intitola «Tantum Aurora Est» («E’ appena l’aurora»), e raffigura il volto del nuovo Santo: l’opera è stata benedetta al termine della Santa Messa delle 20.30 alla presenza, fra gli altri, del parroco don Davide Gregis, del curato
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don Emilio Poloni e di don Ezio Bolis, direttore della Fondazione Papa Giovanni XXIII che ha patrocinato l’iniziativa. La scultura fusa in bronzo, del diametro di 80 centimetri, è stata collocata all’interno della chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta su una lastra di plexiglass trasparente di 200x115 cm e corredata da una scritta.
INTER V IS TE
«SI AVVERTIVA IN MEZZO A NOI LA PRESENZA DEI DUE PAPI» La testimonianza del vescovo di Bergamo sulla cerimonia della doppia santificazione
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una giornata che ci spinge a sperare, una mattinata di gioia che da’ fiducia anche alla terra di Bergamo, una fiducia che si fonda sulla testimonianza di coraggio, di fede, di volontà che ciascun uomo può offrire. Ho già avuto modo di dire che Giovanni XXIII è stato ed è in grado tuttora di suscitare la parte migliore di noi». Monsignor Francesco Beschi, vescovo di Bergamo, nel pomeriggio del 27 aprile ha rilasciato le seguenti dichiarazioni a Roma attraverso un’intervista. Come definirebbe questa storica mattinata? «E’ stata una mattinata intensa, piena di serenità e di commozione». «
I due Papi canonizzati sembra che sorridessero nei loro ritratti appesi sulla facciata di San Pietro. «Non stavano soltanto lì sulla facciata, se ne avvertiva bene la presenza in mezzo a noi. Papa Giovanni Paolo II è morto da pochi anni e tutti lo ricordano in modo perfetto, naturalmente. Ma anche la memoria di Papa Giovanni XXIII, soprattutto nelle persone con più di cinquant’anni, non è sbiadita. Quando hanno saputo che sono il vescovo di Bergamo, tanti cardinali presenti o comunque fedeli di una certa età, si sono sentiti di dovermi manifestare la loro testimonianza rispetto al nostro Papa. Certo, potevo aspettarmi qualcosa del genere. Però mi ha sorpreso la loro forza affettiva». Alla canonizzazione ha partecipato un esercito di fedeli, quasi un milione. Tra loro tantissimi giovani. «Ho incontrato i nostri giovani in questi giorni, ho parlato con loro: nella Chiesa di Bergamo, grazie soprattutto agli oratori, rappresentano una realtà viva, positiva. Ma il nostro pellegrinaggio è composto soprattutto da fedeli di età più avanzata. Per quanto riguarda i pellegrini dalla Polonia, le cose stanno diversamente: il numero di ragazzi si moltiplica, sia dentro sia fuori dalle chiese. Lo avevamo già notato quando abbiamo effettuato il pellegrinaggio diocesano nella terra di Papa Giovanni Paolo II. Questo punto ci fa riflettere su due aspetti: la scarsa presenza di giovani nella società italiana, dovuta al basso tasso di natalità e il rapporto fra i giovani e la Chiesa nel nostro Paese». Il discorso del Papa è stato breve, essenziale. «Sì, però molto efficace. Credo ci abbia indicato tre punti essenziali. Prima di tutto il riferimento alle “piaghe gloriose di Cristo risorto” come valore dell’amore di Dio per gli uomini. Amore di cui
Piazza San Pietro invasa dai fedeli
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in ter viste
Papa Giovanni XXIII e Papa Giovanni Paolo II sono stati testimoni: tutti e due hanno riconosciuto e hanno operato per i piagati dell’umanità, secondo modi e stili diversi. Il secondo punto ha riguardato nello specifico Papa Roncalli. Papa Francesco ha evidenziato la sua “docilità allo Spirito Santo”, e forse proprio in questo senso va letta la sua più sorprendente iniziativa: l’organizzazione del Concilio. Per Giovanni Paolo II, Papa Francesco ha sottolineato il suo essere “il Papa della famiglia”, altro punto cardinale della nostra pastorale».
Il vescovo Francesco Beschi con Papa Francesco
C’è qualche fatto che l’ha sorpresa in questa giornata? «Prima di tutto il numero dei partecipanti, sicuramente. E poi il tipo di partecipazione: ho avvertito un senso di compostezza, di adesione profonda alla celebrazione, in tutta la piazza e anche nei settori lontani. E poi direi che comunque a monte c’è stata la grande sorpresa, cioè la decisione di Papa Francesco di canonizzare Angelo Roncalli. Mentre per Karol Wojtyla l’iter era del tutto completo, per Roncalli si aspettava ancora il miracolo. Papa Francesco con la sua decisione mi ha davvero, positivamente sorpreso».
tato. Dalla mia posizione lo vedevo bene, ho notato il suo sorriso sereno, dolce, secondo il suo modo di essere, sempre discreto. Ho notato il calore dell’incontro con Napolitano e la consorte, si sono parlati con affetto e dai modi che avevano sono sicuro che si sono detti cose buone, cose incoraggianti».
Perché secondo lei ha riunito i due Pontefici nello stesso giorno? «Credo per sottolinearne la continuità. Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II erano diversi per stile, per temperamento, ma avevano basilari punti di contatto. Non per niente Karol Wojtyla scelse quel nome che richiamava certamente Giovanni Paolo I, ma anche gli altri due predecessori. Credo che l’aspetto della continuità stia nella comune convinzione che il Vangelo debba uscire dalla sacrestia, che debba venire portato nel mondo con il modo del dialogo, della comprensione, dell’apertura verso gli uomini e la storia. Elemento che si concretizza nelle scelte conciliari che anche Giovanni Paolo Il ha portato avanti». I pellegrini dicevano che in piazza c’erano quattro Papi. «Certo. E’ stato bellissimo vedere Benedetto XVI, sentire l’applauso forte, sincero che gli è stato tribu-
L’arazzo con l’effige di Giovanni XXIII appeso alla facciata della Basilica di S. Pietro
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A V V ENIMENTI
I PARENTI DI PAPA RONCALLI: «SIAMO COMMOSSI E FELICI» A Roma una ventina i familiari che hanno passato una notte insonne per l’emozione
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i parenti defunti si rivolgeva Papa Roncalli, quasi invocandoli, quasi interrogandoli sul privilegio e sull’onore di avere un Pontefice in famiglia. Parole che sono tornate alla mente dei famigliari del nuovo Santo Giovanni XXIII giunti a Roma per la canonizzazione dello zio o prozio Pontefice. Anche costoro hanno trascorso la vigilia senza chiudere occhio, aspettando di raggiungere il sagrato di piazza San Pietro, dove Papa Francesco ha presieduto il solenne rito. Anche costoro hanno ricordato le parole dell’illustre famigliare chiedendosi da dove provenisse l’onore di avere un Santo nel proprio albero genealogico. Non c’erano tutti i Roncalli di Sotto il Monte, quelli delle Gerole e della Colombera, come scriveva Giovanni XXIII nelle lettere a casa. Alcuni hanno preferito seguire il rito nel paese natale, come Privato e Angelo, figli di Giuseppe, l’ultimo dei fratelli del Santo. A Roma sono invece giunti una ventina di altri parenti stretti del Papa. Livia Roncalli, figlia di Alfredo e Basema, è la più giovane della rappresentanza della famiglia a Roma. Ha 11 anni e con il fratello Davide, di 13, è stata fra le prime a raggiungere quello che il 27 aprile mattina è diventato il centro del mondo. Una levataccia nonostante i posti riservati. Capelli sciolti e vestitino rigorosamente scuro, non ha perso una sola parola di quanto pronunciato da Papa Francesco. «E’ una fortuna – ha detto – essere qui in questo momento consegnato alla Storia. Alcuni cugini non sono potuti venire, ma porterò loro il ricordo di questa bellissima giornata». La più giovane dei Roncalli è Viola, tre anni, figlia di Roberta e Nicola. E poi nella scala
della quarta generazione c’è anche Caterina, sette anni, figlia di Emanuele – inviato de «L’Eco di Bergamo» a Roma – rimasta a casa con mamma Arianna. Nel drappello del casato Roncalli anche quattro nipoti, ai quali è stato affidato il compito di accompagnare il sindaco di Sotto il Monte (nonché famigliare del Pontefice) Eugenio Bolognini e don Ezio Bolis, direttore della Fondazione Giovanni XXIII durante la consegna della reliquia a Papa Francesco. Beltramino, Flaviano, Maria, Fiorenza – questi i loro nomi – hanno preso parte al suggestivo rito portando ceri e fiori. Accanto a loro anche una religiosa delle Poverelle dell’Istituto Palazzolo, la congregazione alla quale appartenevano le tre suore che prestavano servizio nell’appartamento pontificio di Papa Giovanni in Vaticano (suor Primarosa Perani, suor Saveria Bertoli, scomparse anni fa, e suor Nazarita Bosio, che vive a La Storta di Roma). Le Poverelle sono le custodi del museo di Ca’ Maitino a Sotto il Monte, dove risiede anche il cardinale Loris Capovilla, segretario del Papa Santo. Il privilegio di consegnare la reliquia al Papa è spettato a don Ezio Bolis, mentre al termine del rito è stato invitato a entrare nel gruppo delle delegazioni ufficiali anche Marco Roncalli, pronipote del Papa, presidente della Fondazione Giovanni XXIII. «Come sempre accade – ha riferito – in quei pochi istanti è possibile solo scambiare un saluto con il Pontefice, una stretta o un baciamano. Un cerimoniere mi ha presentato e ho spiegato al Pontefice che è di certo importante la famiglia d’origine, ma ho aggiunto che dopo l’elezione Roncalli ha avuto la consapevolezza di entrare a 12
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far parte di tutta la famiglia del genere umano. Un’affermazione che ha condiviso con il suo solito sorriso». Ad accompagnare Marco, la moglie Rossella e le figlie Marta ed Elisa. Fra i tanti anche Roberta, figlia cli Ivonne Roncalli, cugina cli secondo grado del Papa, con il marito e i due figli. Il suo nome è stato poi accostato a Pietro Bergamaschi di Mornico, ora residente a Palazzolo sull’Oglio (Brescia), miracolato da Papa Giovanni. E’ stata infatti Roberta (sposata Bianchi) a consegnare una coroncina del Rosario a Pietro con un’immagine del Papa Buono esortandolo a pregare. L’iscrizione di un Papa nell’Albo dei Santi è di certo un fatto eccezionale se poi quest’albo reca inciso anche il cognome della famiglia d’origine, tutto ciò non può non destare stupore e commozione nei consanguinei di Papa Roncalli. Il giorno dopo tutti si sono recati a pregare sulla tomba dello zio, ma non hanno mancato di fare una sosta anche davanti alla salma di Giovanni Paolo II, che beatificò il 3 settembre 2000 Giovanni XXIII. Sempre il 28 aprile mattina alcuni hanno preso parte alla Messa con i polacchi presieduta nella basilica di San Pietro dal cardinale Angelo Comastri, altri si sono recati a San Carlo al Corso, nell’omonima via, per la Messa con il vescovo di Bergamo Francesco Beschi. La chiesa scelta ha un significato preciso: è qui infatti che Papa Giovanni era stato ordinato vescovo. Ed è qui che mons. Beschi ha letto la lettera che ha scritto e consegnato a Papa Francesco. Tantissimi i pellegrini bergamaschi presenti alla cerimonia, celebrata anche dal cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, mons. Coter e il nunzio in Libano Gabriele Caccia. Con loro numerosi sacerdoti e seminaristi. Momento centrale della cerimonia la lettura da parte di monsignor Beschi della lettera che il vescovo ha scritto a Papa Francesco, espressione di gioia e riconoscenza. «Benediciamo il Signore – ha scritto il vescovo – per il dono della santità di Papa Giovanni XXIII e di Papa Giovanni Paolo II. La proclamazione di questo dono davanti alla Chiesa e al mondo alimenta la speranza che
Foto di gruppo di alcuni nipoti di San Giovanni XXIII
scaturisce dal Vangelo e da coloro che lo testimoniano in modo luminoso; nello stesso tempo ci sprona a ricercare, appassionatamente, di raccogliere la seminagione di Vangelo che avviene attraverso i suoi testimoni e di coltivare quanto è stato seminato nella vita di ciascuno di noi, nella sua specifica vocazione e missione e nella vita di tulle le nostre comunità». Il vescovo ha sottolineato le parole di Francesco, «parole che vengono dal suo grande cuore: Lei ha fatto brillare ai nostri occhi in modo ancor più luminoso, il grande esempio e la preziosa eredità del Papa, nato, cresciuto, vissuto nella nostra terra e nella nostra Chiesa diocesana che ha tanto amato». «Caro Papa Francesco, nel messaggio di questi giorni, mentre condivide la nostra gioia, lei ci affida un’eredità che è per tutte le donne e gli uomini del mondo, ma che desidera abbia una particolare accoglienza nel popolo di questa terra».
I pellegrini davanti alla chiesa di San Carlo al Corso, a Roma
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UNA SETTIMANA DI PREGHIERA PRIMA DELLA CANONIZZAZIONE Numerose le iniziative che a Sotto il Monte hanno contrassegnato il grande evento
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ell’approssimarsi del 27 aprile, giorno della canonizzazione di Papa Giovanni XXIII, la comunità di Sotto il Monte ha cominciato a prepararsi per vivere questo momento storico insieme a tutta la Bergamasca. Queste le iniziative principali che hanno accompagnato i fedeli e i pellegrini fino al grande evento. Gli appuntamenti hanno preso il via lunedì 21 con il settenario di preghiera in preparazione alla canonizzazione: alle 16 c’è stata la messa del pellegrino nella chiesa parrocchiale di Sotto il Monte, mentre alle 20,30 si è tenuto il rosario meditato con la processione dalla chiesa di Brusicco al santuario delle Caneve. Martedì 22 aprile, sempre alle 16 nella parrocchiale, la messa del pellegrino è stata celebrata con i malati, che hanno ricevuto il sacramento dell’Unzione; alle 20,30 è stata invece organizzata la fiaccolata in
collaborazione con Csi Bergamo: il corteo è partito dalla chiesa di Brusicco ed è passato dall’altare della Pace, dalla chiesa parrocchiale e da Ca’ Maitino per concludersi alla Torre di San Giovanni. La giornata di mercoledì 23 è stata contrassegnata da un altro appuntamento importante: dopo la messa del pellegrino alle 16 nella parrocchiale, c’è stata infatti l’apertura serale dei luoghi giovannei (dalle 20,30 alle 22,30) con accoglienza e momenti di preghiera organizzati tra la parrocchiale, il giardino della Pace, la casa natale, la chiesa di Brusicco, il santuario delle Caneve e Ca’ Maitino. Giovedì 24 si è tenuto un appuntamento ancora alle 16 per la messa del pellegrino nella parrocchiale, dove alle 20,30 è seguita l’Adorazione eucaristica con la processione verso l’altare della Pace animata dalle confraternite bergamasche. Ad animare la giornata di venerdì 25, invece, è stato il coro di Adrara San Martino (Bergamo), che si è esibito in un’elevazione musicale alle 20,30 nel giardino della Pace, mentre per le 16 è rimasto l’appuntamento fisso con la messa del pellegrino nella chiesa parrocchiale. Sabato 26 aprile, vigilia della canonizzazione, dopo la messa delle 16, c’è stata alle 18 la veglia «Sui passi di San Giovanni XXIII»: un momento di grande spiritualità che si è tenuto nel giardino della Pace. Infine il momento più atteso, che è coinciso con domenica 27 aprile: in occasione della cerimonia di canonizzazione di Papa Giovanni XXIII, dalle 9 alle 13 c’è stato il collegamento All’interno della casa natale di Roncalli c’è anche chi esibisce con piazza San Pietro e, in virtù della la nostra rivista grande affluenza di pellegrini giunti a 14
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Un momento di preghiera davanti all’immagine di Papa Giovanni a Sotto il Monte
Sotto il Monte, sono stati predisposti diversi punti in cui è stato possibile seguire il grande evento. In particolare nella chiesa parrocchiale c’è stata la proiezione in 3D della diretta Sky con 450 posti disponibili solo su prenotazione; al santuario altri 400 posti sono stati allestiti per assistere alla diretta senza prenotazione. Ma è stato possibile prendere visione del grande evento anche al Palatenda e nel giardino della Pace.
Nel pomeriggio alle 16 si è tenuto un altro momento importante: la messa del pellegrino con la processione alla statua di San Giovanni XXIII. Nella serata del 27, infine, ci sono stati altri due momenti di festa. Alle 20 nel Palatenda è andato in scena il musical dal titolo «Joannes XXIII», con mille posti disponibili, gratuiti e solo su prenotazione. Alle 22 i fuochi d’artificio hanno concluso una giornata che resterà nella storia dei bergamaschi.
Roma: mostra su Roncalli dell’Arciconfraternita Bergamaschi Anche i bergamaschi della capitale si sono mobilitati per la canonizzazione di Papa Giovanni. L’Arciconfraternita dei Bergamaschi in Roma ha organizzato nella sua la sede di via di Pietra 70 una mostra da titolo «Angelo Giuseppe Roncalli e l’Arciconfraternita dei Bergamaschi in Roma» che è rimasta aperta tutto il mese di aprile. E’ stata proposta una documentazione inedita proveniente dall’archivio storico dell’Arciconfraternita, costituita da immagini e documenti autografi che raccontano il forte legame di Angelo Giuseppe
Roncalli con l’antico sodalizio dei Bergamaschi in Roma (del quale egli fu confratello nonché sapiente consigliere) e con il Nobile Collegio Cerasoli di cui fu alunno. Da seminarista, sacerdote, arcivescovo e Papa, Roncalli ha coltivato sempre una relazione con la «sua cara Arciconfraternita» caratterizzata dall’amore verso la propria terra natale e dall’interesse per tutto ciò che è manifestazione di vita, religiosa e civile, di Bergamo e dei bergamaschi. L’inaugurazione, avvenuta il 3 aprile, è stata preceduta da un
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momento musicale nella chiesa dell’Arciconfraternita, in Piazza Colonna, con l’esibizione della Fanfara dell’Arma dei Carabinieri. L’esposizione ha permesso di ammirare, sistemati in eleganti bacheche e pannelli, immagini nonché molti documenti originali legati ad Angelo Roncalli. Pagine di giornale, inevitabilmente ingiallite dal tempo, hanno abbracciato un periodo di quasi mezzo secolo e permesso di far conoscere recensioni, notizie e comunicazioni relative alla «carriera» del futuro Papa.
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LA VITA DI ANGELO RONCALLI RACCONTATA AI PICCOLI LETTORI «Come un gomitolo» propone le tappe salienti della sua vita fino al soglio pontificio figlio maschio è una doppia festa: in una famiglia contadina due braccia forti sono sempre d’aiuto nel duro lavoro dei campi. Dal papà Giovanni Battista impara la pazienza del coltivatore che getta il seme smuovendo la terra e scrutando il cielo. Angelo a 14 anni inizia a tenere un diario, chiamato Il Giornale dell’Anima, che scriverà per tutta la sua vita. Vi riporta ciò che gli accade, così come le sue riflessioni e preghiere.
In occasione della canonizzazione di Papa Giovanni L’Eco di Bergamo ha proposto dal 10 aprile, allegato al giornale, il volume di Laura Salvi «Come un gomitolo... La lunga vita di Giovanni XXIII raccontata ai ragazzi», un racconto fotografico a collage per i ragazzi dai 7 ai 14 anni che propone le tappe salienti della vita di Angelo Roncalli, dai primi anni a Sotto il Monte al soglio pontificio. Di tale pubblicazione proponiamo la parte iniziale ai nostri lettori.
I fichi rubati Tutte le sere la famiglia Roncalli si riunisce per la recita del rosario. Una sera d’inverno la cena è stata davvero povera e ha lasciato tutti affamati. Angelo sente lo stomaco brontolare mentre recita l’Ave Maria, quando si ricorda che la mamma tiene sotto il letto un cesto di fichi secchi per i giorni di festa. Sgattaiola fuori dalla stanza e mangia di nascosto i dolci fichi. Ma a mamma Marianna non sfugge niente e, terminata la preghiera, lo interroga: «Angelino dove sei andato? Vuoi raccontarmelo?». Angelo si sente terribilmente in colpa, ma la vergogna è così grande che nega. Al furto ha aggiunto una bugia, una bugia alla mamma. «Mi sono pentito tanto di quello che ho fatto e da allora non ho più detto una bugia in tutta la mia vita». La passione di Angelo per i libri e lo studio coinvolge tutta la sua famiglia. In casa Roncalli c’è un solo ombrello per tutti e quando piove i fratelli lo accompagnano fino a scuola per poi tornare subito indietro col prezioso oggetto: Angelo non può mancare una sola lezione! Mamma Marianna e zia Angelina riconoscono la bravura di Angelo nello studio e vogliono vedere i suoi desideri realizzarsi, così, dopo la vicenda di Celana, vanno dal conte mons. Giovanni Morlani a chiedere un aiuto economico per entrare in seminario. E’ il primo sostegno ad Angelo. Il se-
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ngelo Giuseppe Roncalli nasce il 25 novembre 1881 a Sotto il Monte, a poco più di 15 chilometri a ovest di Bergamo. Nasce in casa, come tutti a quei tempi, e il giorno stesso viene battezzato con il nome del nonno paterno. Suo padrino è lo zio Zaverio, detto «Il Barba», che tanto si prenderà cura di lui e della sua crescita spirituale. Angelo ha già 3 sorelle, la nascita di un
La copertina della pubblicazione dedicata a Roncalli
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condo lo manterrà negli studi a Roma: Angelo vince il concorso per la borsa di studio Cerasola. 1893-1904 Bergamo-Roma Angelo sente, fin da piccolo, il desiderio di diventare prete, insieme a una grande passione per lo studio. E’ un fatto insolito per i figli di contadini che, finita la terza elementare obbligatoria, vanno subito a lavorare nei campi. Studiare costa molto e la famiglia Roncalli non ne ha, ma Angelo è proprio bravo e appassionato. Prima il parroco di Carvico (Bergamo) gli insegna il latino, poi per un anno frequenta il collegio vescovile di Celana, ma le difficoltà sono troppe per un ragazzo di 11 anni che tutti i giorni deve fare più di due ore a piedi per andare e tornare da scuola. Sembra che i suoi sogni siano perduti quando, nel 1893, grazie a una borsa di studio, entra nel Seminario vescovile di Bergamo. Nel 1901 viene mandato a Roma a perfezionare gli studi. Il 10 agosto 1904 Angelo diventa prete in Santa Maria in Monte a Roma. Nessuno dei suoi parenti è presente: il viaggio in treno costa troppo! A Sotto il Monte, però, è tutto pronto per fare festa al suo ritorno il 15 agosto: don Angelo ha coronato il sogno della sua vita!
Roncalli con mons. Giacomo Radini Tedeschi
vengano dimenticati. Nell’industria di inizio ‘900 i ritmi di produzione sono altissimi: al lavoro delle macchine è associato quello degli operai che fanno turni di undici ore al giorno. E’ una situazione insostenibile che fa nascere la richiesta di maggiore equità: iniziano così i primi scioperi. A Ranica, poco fuori Bergamo, tutti gli operai del Cotonificio Zopfi fanno sciopero: si rifiutano di lavorare, chiedono condizioni più umane, ma intanto restano senza stipendio. Il vescovo Radini Tedeschi non resta indifferente: interviene visitando e sostenendo economicamente le famiglie degli scioperanti. Anche don Angelo condivide questa posizione e scrive in un articolo: «Si trattava di compiere un dovere di carità verso il debole che soffriva, per il trionfo della giustizia». Intanto Giuseppe Roncalli, fratello minore di 13 anni di don Angelo, viene mandato al fronte e resta coinvolto nella disfatta di Caporetto nel 1917. Per diversi mesi non si sa nulla di lui e le preoccupazioni della famiglia Roncalli sono grandi. Don Angelo fa ricerche, prova a rintracciarlo, ma solo nell’aprile del 1918 viene a sapere che è prigioniero degli austriaci:
1905-1914 Bergamo Don Angelo torna a Roma a studiare diritto canonico, ma presto viene scelto dal nuovo vescovo dì Bergamo Giacomo Radini Tedeschi come suo segretario. Radini Tedeschi è di Piacenza e ha sempre lavorato a Roma: ha bisogno di un giovane prete bergamasco che lo affianchi nel lavoro pastorale. Così don Angelo torna a Bergamo al seguito del suo vescovo, che ha come motto episcopale: «Il bene deve essere fatto bene». Don Angelo accompagna il vescovo Radini Tedeschi durante le visite pastorali nelle parrocchie, impara a incontrare e ad ascoltare le persone. Inoltre inizia a conoscere il mondo nei pellegrinaggi in Terra Santa, a Lourdes e in altre città francesi, in Svizzera e Austria, a Cracovia e Budapest. Resta accanto a Radini Tedeschi fino alla morte nel 1914. Scrive, poi, la biografia del suo vescovo, perché gesti e parole non 17
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gelo conosce la vastità del dolore umano e prega per la pace: «La guerra è e resta il più grande dei mali».
è malato, ma vivo! Appena terminata la guerra don Angelo viene incaricato di assistere i soldati restituiti dai campi di prigionia malati, per lo più di tubercolosi. Chi li accosta rischia il contagio, ma don Angelo vede in ciascuno di loro il fratello Giuseppe.
1918-1924 Bergamo-Roma Ottenuto il congedo dall’esercito don Angelo riceve dal vescovo Marelli due incarichi: il primo di padre spirituale in seminario. Molti seminaristi hanno partecipato alla guerra, adesso ritornano ai loro studi con ferite profonde nell’animo. Il secondo di realizzare una Casa dello Studente per i giovani che frequentano le scuole a Bergamo e abitano fuori città. Don Angelo sa che cosa significa studiare lontano dalla famiglia: accoglie i giovani, li ascolta, li consiglia, a volte li rimprovera e in alcune gravi occasioni li allontana. Per questa Casa ottiene dei prestiti per ammobiliarla, coinvolge familiari e amici preti, investe un sacco di tempo e di cuore, organizza anche una sala giochi in cui trascorrere il tempo libero. Tutto sembra andare per il meglio quando, nel 1921, don Angelo viene chiamato a Roma per rivestire un incarico nazionale: Presidente della Propagazione della Fede. Deve lasciare tutto? Abbandonare i suoi giovani? Che ne sarà di loro? Don Angelo obbedisce, sebbene a malincuore, e qui inizia una nuova storia. Don Angelo diventa così viaggiatore di Dio, come gli ha predetto Papa Benedetto XV. Attraversa tutta l’Italia: Verona, Torino, Cagliari, Genova e molte altre città. Nel 1922 diventa responsabile per tutta l’Europa e le sue mete si fanno più lontane: Francia, Belgio, Olanda, Germania, Austria. Il nuovo Papa, Pio Xl, che conosce don Angelo da anni, lo sceglie per un nuovo compito: in Bulgaria. Il 19 marzo 1925, prima di partire, don Angelo viene consacrato vescovo. Il suo motto si ispira al cardinale Cesare Baronio (su cui ha scritto un libro nel 1908): «Oboedentia et pax. Sono un po’ come la mia storia e la mia vita». Con obbedienza e pace si appresta a raggiungere la Bulgaria, terra lontana e sconosciuta, sembra per pochi mesi: ci resterà 10 anni. Sono 600 anni che il Papa non manda un suo inviato questo Paese. Il principale compito del vescovo Roncalli è quello di visitare le comunità cattoliche presenti in Bulgaria, poche, piccole e sparse su un ampio territorio. Ma questa impresa non lo spaventa e niente sembra fermarlo.
1915-1918 Bergamo Il vescovo Radini Tedeschi muore tra le braccia di don Angelo dicendo: «Per la pace... per la pace». L’Europa sta, infatti, precipitando nella terribile Prima Guerra Mondiale. Don Angelo nel 1901 ha già sostenuto il servizio militare, adesso viene nuovamente richiamato: sarà sergente e poi tenente-cappellano negli ospedali, per dare conforto ai feriti e agli ammalati. La situazione in ospedale è talmente drammatica e grave che don Angelo impara presto a cambiare le fasciature e a medicare le ferite: è un piccolo sollievo per i malati e un aiuto per medici e infermiere. La sua prima occupazione è quella di porgere orecchio alle ferite dell’anima e di offrire una parola di speranza e di luce in tanta disperazione. Spesso è accanto ai soldati negli ultimi attimi della loro vita. Don An-
Don Angelo, cappellano nella Sanità a 34 anni, con i fratelli Zaverio e Giuseppe
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INIZIATIV E
LE IMMAGINI DEI PONTEFICI ALL’AEROPORTO DI BERGAMO Dieci pannelli fotografici su Roncalli e Wojtyla sono stati esposti nello scalo di Orio
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er quasi tre settimane due Papi hanno idealmente accompagnato il decollo dei passeggeri dall’aeroporto di Orio al Serio. L’iniziativa è stata presa dalla Sacbo, società che gestisce lo scalo bergamasco. Da mercoledì 16 aprile a domenica 4 maggio, in occasione della canonizzazione di Papa Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, sono stati esposti nell’aerostazione dieci grandi pannelli raffiguranti alcuni momenti significativi del loro Pontificato. Le stesse immagini sono state proposte anche in formato cartolina e distribuite gratuitamente ai passeggeri durante il periodo espositivo. Con questa iniziativa Sacbo ha inteso celebrare lo storico evento di canonizzazione e richiamare il legame della terra bergamasca, che ha dato i natali a Giovanni XXIII e ne conserva la testimonianza, con i valori impartiti dai due Papi nella missione apostolica che, in periodi diversi, ha cambiato la storia del mondo. Il Pontificato di Giovanni XXIII, che ha segnato l’entrata della Chiesa nell’era moderna attraverso l’impulso dato dal Concilio Vaticano II, così come l’inizio degli itinerari apostolici effettuati fuori dalle mura del Vaticano, si è voluto simboleggiarli attraverso l’omaggio di un adolescente e da un momento preso dalle celebrazioni del Venerdì Santo. Un’altra serie di immagini, molto significative, riguardano invece gli spostamenti effettuati da Giovanni Paolo II, il Papa che più di chiunque altro ha viaggiato effettuando oltre 230 itinerari in aereo. Tra le istantanee, ad esempio, c’è il suo viaggio in Polonia nel giugno 1979, con la messa celebrata all’aperto nella città operaia di Nowa Huta; l’incontro con Mikhail Gorbaciov in Vaticano, avvenuto il 1° dicembre 1989, che suggellò la caduta del Muro di Berlino.
Tra le immagini dedicate a Giovanni XXIII e a Giovanni Paolo II, messe in mostra all’aeroporto, una ha poi colpito in particolare. Si tratta di quella, piuttosto emblematica, che raffigura l’incontro avvenuto tra Paolo VI e l’Arcivescovo Albino Luciani, patriarca di Venezia nonché suo successore con il nome di Giovanni Paolo I. In pratica i due Pontefici che hanno retto la Chiesa tra i due nuovi Santi. Notevole successo ha riscosso l’esposizione tra i passeggeri transitati nello scalo di Orio al Serio e molti si sono recati appositamente a vedere i pannelli nelle vesti di visitatori. Luna Gualdi
La prima pagina dell’edizione speciale serale de L’Eco di Bergamo che annuncia l’elezione di Giovanni XXIII
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UN LIBRO SU PAPA GIOVANNI CHE RIPERCORRE LA SUA VITA «Bergamo nel cuore» esplora l’itinerario fatto da Roncalli nel corso di un trentennio in una lettera redatta nel 1932 da Angelo Giuseppe Roncalli, allora delegato apostolico in Bulgaria. L’amore del futuro Pontefice per la sua terra natale è documentato anche nel volume «Papa Giovanni XXIII. Bergamo nel cuore». Le fotografie e i testi raccolti in queste pagine «ci consegnano un Santo familiare – scrive nell’introduzione il vescovo Francesco Beschi – : egli gode di intrattenersi con la sua gente, di far festa nelle parrocchie della nostra Diocesi, di partecipare alle manifestazioni religiose, di incontrare uomini e istituzioni di questo territorio». Autore-curatore del libro è don Ezio Bolis, direttore della Fondazione Papa Giovanni XXIII, che ha promosso la pubblicazione in collaborazione con «L’Eco», in vista della canonizzazione di Roncalli: «Il materiale fotografico qui riprodotto – egli spiega – è in gran parte inedito, e proviene dal ricco fondo documentale riversato dal cardinale Loris Francesco Capovilla, già segretario particolare di Giovanni XXIII, nei nostri archivi. In questo volume, le immagini sono accompagnate da alcune parole di Papa Giovanni tratte quasi interamente dalle sue agende, alle quali egli era solito affidare pensieri, emozioni, preghiere, ricordi». L’arco temporale coperto in «Bergamo nel cuore» va dagli anni Venti agli anni Cinquanta: dapprima semplice prete, poi vescovo e diplomatico, infine patriarca di Venezia, Roncalli è ritratto nelle foto mentre prende parte a processioni, congressi eucaristici, feste patronali in numerose località. Le immagini sono interessanti anche da un punto di vista antropologico, poiché testimoniano il grande cambiamento sopravvenuto negli ultimi decenni nell’aspetto generale dei paesi, nelle forme della pietà popolare, nel vestiario: molti lettori e lettrici, sfogliando il volume, potrebbero comunque riconoscersi in qualche ragazzino con i pantaloni al gi-
Fra le numerose iniziative che hanno accompagnato alla canonizzazione di Papa Giovanni da segnalare un’altra pubblicazione che L’Eco di Bergamo ha voluto abbinare per diverse settimane al quotidiano: si tratta del volume «Bergamo nel cuore», curato da don Ezio Bolis, direttore della Fondazione Papa Giovanni XXIII. Sull’evento proponiamo una sintesi della presentazione del libro fatta da Giulio Brotti sullo stesso giornale.
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h! La solitudine deliziosa di quella parte così caratteristica di Bergamo Alta, e le voci delle campane che veramente di lassù in tanta bellezza di natura danno riposo all’anima e la elevano verso il Signore! Io ho girato mezzo mondo, ma poche cose ho veduto che riempiono lo spirito di dolcezza e di pace come quel panorama dell’antica Bergamo». Queste parole nostalgiche figurano
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La copertina del libro «Bergamo nel cuore», curato da don Ezio Bolis
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attività
nocchio o bambina col capo velato, mentre sta per ricevere la prima Comunione. Del resto, sono ancora numerose le persone che hanno ricordi vividi delle visite di Roncalli nella diocesi di Bergamo: don Antonio Manzoni, classe 1931, nativo di Almenno San Salvatore, racconta che «prima di partire per il conclave in cui sarebbe stato eletto Papa, nel 1958, Roncalli venne a Clusone, dove noi seminaristi ci trovavamo in vacanza. Volle incontrare e salutare personalmente ciascuno di noi. Allora non prevedevo che negli anni successivi, dopo la mia ordinazione sacerdotale, sarei stato ricevuto cinque volte in udienza da lui, in Vaticano». Don Mario Ravasio, 91 anni, membro della comunità dei preti del Sacro Cuore, ricorda invece una lunga serie di incontri con Roncalli, che era «membro esterno» della stessa associazione: «Trascorreva da noi, a Bergamo, delle giornate di ritiro spirituale, o passava semplicemente a salutarci. Amava molto conversare: ci descriveva le sue esperienze come rappresentante diplomatico della Santa Sede in Bulgaria, in Turchia e poi in Francia, benché non venisse mai meno al dovere di riservatezza che i suoi incarichi comportavano». Da parte sua Filippo Maria Pandolfi, già ministro della Repubblica e commissario europeo, ha due aneddoti da raccontare. «Nel settembre del 1948 incontrai per la prima volta Roncalli a Sotto il Monte: all’epoca egli era nunzio a Parigi, ma ritornava ogni anno, per qualche giorno, nel suo paese natale. Quando mi presentai, subito mi chiese se fossi parente dell’ingegnere Pio Pandolfi, già collaboratore del vescovo RadiniTedeschi, di cui Roncalli era stato segretario particolare. Gli risposi che ero un figlio di secondo letto, giacché mio padre, rimasto vedovo, si era risposato. Nel corso della conversazione, rimasi colpito dall’attenzione del mio interlocutore per le singole persone e per le loro vicende familiari». Il secondo aneddoto Pandolfi lo aveva appreso dal cardinale Gustavo Testa (1886-1969), grande amico di Papa Giovanni sin dagli anni della giovinezza, in cui erano stati compagni di studi: «A Roma, nei pomeriggi invernali, spesso uscivano insieme dal Seminario, passeggiando e conversando. Talvolta acquistavano un cartoccio di caldarroste e il loro co-
mune motto era: “Ona resù, òna boròla”, “un ragionamento, una castagna”». E a proposito di «Papa buono», come spesso è stato definito Giovanni XXIII, Ezio Bolis si affretta a fare alcune precisazioni. «Papa buono – dice – è un’espressione simpatica ma decisamente riduttiva. Il mio recente volume dal titolo “Solo un Papa buono” vorrebbe essere un piccolo contributo affinché si riscopra la figura di Papa Giovanni nella sua interezza; perché si conosca meglio l’uomo dalle radici semplici ma anche l’appassionato studioso e lo scrittore colto, il prete obbediente e al tempo stesso libero, il Pontefice lungimirante e coraggioso. Questo è il ritratto composito che emerge dai suoi innumerevoli scritti, dalle testimonianze di chi gli è stato accanto, dalle ricerche storiche sulla sua vita e la sua spiritualità». «Riguardo al processo di canonizzazione – aggiunge Bolis – si sa che di miracoli dovuti all’intercessione di Papa Giovanni ne sono avvenuti diversi, dopo l’anno 2000, ma il loro accertamento ufficiale da parte di una commissione medica avrebbe richiesto ancora del tempo. A me pare che il senso dell’intervento di Papa Francesco, volto ad accelerare la causa canonica, sia piuttosto chiaro: egli condivide appieno la visione che Giovanni XXIII aveva della Chiesa; di una Chiesa aperta al mondo e con un volto misericordioso, vicina alle ansie e alle speranze dell’intera umanità».
Un’altra immagine del libro che ritrae Roncalli a San Pellegrino
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INIZIATIV E
A SOTTO IL MONTE LA VEGLIA DI CINQUECENTO GIOVANI Si è tenuta domenica 13 aprile. Il vescovo: «Respirate la santità di Papa Giovanni»
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ono arrivati a gruppi, da tutta la provincia di Bergamo, chi in auto chi a piedi, consapevoli di partecipare a un importante momento di incontro e preghiera. Sono stati circa 500 i giovani della diocesi che domenica 13 aprile si sono radunati al convento francescano di Baccanello, a Calusco D’Adda, per andare in pellegrinaggio a Sotto il Monte e vivere con il vescovo Francesco Beschi la veglia di preghiera della Domenica della Palme, in occasione della XXIX Giornata mondiale della gioventù (Gmg). Quest’anno il consueto appuntamento della veglia si è spostato dalla chiesa del seminario vescovile a Sotto il Monte nel ricordo di Papa Giovanni XXIII e della sua canonizzazione che sarebbe avvenuta due settimane dopo. «E’ stato scelto Baccanello – ha detto il direttore dell’Ufficio pastorale dell’età evolutiva don Emanuele Poletti – perché era uno dei luoghi cari a Roncalli. Il Papa quando era a Sot-
to il Monte amava ascoltare il suono delle campane della chiesa francescana. Questo pellegrinaggio intende riproporre ai giovani la dimensione del pellegrino da lui vissuta, ma anche essere un preludio al prossimo pellegrinaggio in programma da Assisi a Roma». Prima di mettersi in cammino i giovani hanno sostato nel parco del convento dove sono stati letti stralci del diario di Papa Giovanni «Il Giornale dell’anima». Il percorso a piedi a Sotto il Monte è stato un momento di scambio e riflessioni ma anche di silenzio e scoperta. «E’ stato un percorso – ha confermato Stefano Comi del gruppo di Calusco d’Adda – che ci ha fatto riscoprire quanto risultasse significativo per Papa Giovanni». Per Matteo Spreafico di Torre Boldone partecipare al viaggio e alla veglia «è stato un modo per prepararsi alla santificazione di Papa Giovanni, ma anche per guardarsi dentro». Ad accogliere i ragazzi al Giardino della pace di Sotto il Monte c’era il vescovo Francesco Beschi, i diaconi, i sacerdoti e due gigantografie di Papa Giovanni e di Papa Francesco, più volte citati nelle letture e nei discorsi. Ad emozionare i ragazzi sono giunti i messaggi audio di Papa Giovanni, che riprendevano integralmente il discorso fatto ai carcerati di Regina Coeli del 1958 e il famoso discorso della Luna. Il vescovo ha poi parlato della santità: «Venire a Sotto il Monte significa sentire il profumo della santità come ad Assisi, come in Terra Santa. Papa Giovanni ha amato molto questo luogo e l’ha sempre portato con sé. Respirare aria di santità significa anche riconoscere che le esperienze che abbiamo fatto da giovani rimangono sempre, perché sono qualcosa di spirituale, capaci di riempire il cuore e l’anima. Per questo vorrei che tutti potessero respirare un po’ di quest’aria nella vita di tutti i giorni».
Il vescovo di Bergamo mentre si rivolge ai ragazzi
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A V V ENIMENTI
I DIARI, UN PATRIMONIO UNICO DONATO DA RONCALLI AL MONDO Realizzati 10 volumi che saranno offerti alle grandi biblioteche e a tutte le nunziature
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Diari di Papa Roncalli sono il suo sguardo gato don Ezio Bolis, direttore della Fondazione Papa e la sua spiritualità, sono il grande dono Giovanni XXIII – ci offre i tratti più significativi della che Angelo Roncalli, divenuto poi Papa proposta spirituale che Roncalli è andato maturando Giovanni XXIII, ha lasciato al mondo vergando le sue dalla giovinezza al pontificato». Alberto Melloni della parole quotidiane su carta, dentro a piccole agende, Fondazione per le Scienze religiose di Bologna ha illusu fogli e frammenti. Questo immenso patrimonio strato i passi che hanno condotto alla pubblicazione. viene oggi donato al mondo attraverso i dieci volumi «E’ un patrimonio gigantesco – ha detto – che non ha realizzati dalla Fondazione per le Scienze religiose di nessun precedente nella letteratura storico-religiosa». Bologna, in collaborazione con la Fondazione Papa Alla presentazione è intervenuto anche Giovanni GiaGiovahni XXIII di Bergamo e con il sostegno della vazzi, presidente della Fondazione Italcementi, che ha Fondazione Italcementi. L’intera opera è stata presenespresso la gioia di «aver aderito alla proposta di contata lo scorso 15 marzo, a poco più di un mese dalla tribuire alla conoscenza dell’opera di Papa Giovanni». canonizzazione, nel Salone Giovanni XXIII della CuNel salone sono giunte anche, via audio, le parole di ria di Bergamo. «Papa Roncalli – ha detto il vescovo un messaggio registrato dal cardinale Loris Capovilla, mons. Francesco Beschi – è uomo della nostra terra, che ha espresso la sua gratitudine. Al termine il vescoil fiore più bello sbocciato qui, cresciuto in una delvo mons. Beschi, don Ezio Bolis, Giovanni Giavazzi le nostre parrocchie, ma fin da giovane ha desiderato e Alberto Melloni hanno consegnato all’Università di varcare confini e frontiere superando ogni provinciaBergamo, nella persona del prorettore Remo Morzenlismo». Con questa pubblicazione le sue parole supeti Pellegrini, l’intera raccolta. reranno altre frontiere: la prestigiosa collezione sarà Luna Gualdi infatti donata alle Nunziature apostoliche di tutto il mondo, alle maggiori biblioteche nazionali e alle città che sono state emblematiche nella storia del Novecento. «Questi volumi – ha aggiunto Beschi – contribuiscono a liberare la figura di Papa Giovanni da luoghi comuni superficiali, che non rendono giustizia all’elevatezza del suo pensiero». Nella raccolta si individuano i diversi periodi della vita di Roncalli, come segretario del vescovo Radini Tedeschi a Bergamo e come cappellano militare nella Prima guerra mondiale, poi il periodo in Bulgaria e in Turchia, a cui seguono gli anni Remo Morzenti Pellegrini, don Ezio Bolis, Giovanni Giavazzi, della nunziatura a Parigi, l’episcopato a il vescovo Beschi e Alberto Melloni Venezia e il Pontificato. «L’opera – ha spie23
A V V ENIMENTI
SILENZIO E RACCOGLIMENTO LA SCELTA FATTA DA CAPOVILLA Ha seguito la canonizzazione da Ca’ Maitino, la residenza estiva di Papa Giovanni
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ono felice perché nella mia vita, che ha pia canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni cominciato ad andare verso il declino, Paolo II, avvenuta il 27 aprile, ha sicuramente seè apparso un raggio di sole». gnato una giornata storica. E’ quanto avrebbe detto di recente mons. Loris CaSoprattutto a Sotto il Monte, paese natale di Ronpovilla, residente a Sotto il Monte e ormai prossicalli, ha rappresentato un appuntamento speciale mo al compimento dei 99 anni, che nel giro di due per tutti i bergamaschi. mesi è stato al centro di due avvenimenti eccezioProprio da Sotto il Monte il neo cardinale Capovilnali: la sua nomina a cardinale e la canonizzazione la ha seguito la Messa di canonizzazione celebrata di Papa Giovanni XXIII del quale è stato segretario. a Roma. Il primo dei due eventi l’ha annunciato Papa FranL’ha fatto da Ca’ Maitino, la residenza estiva del cesco il 12 gennaio e la cerimonia di consegna della Papa di cui ora lui è anima e viva testimonianza. berretta si è tenuta a Sotto il Monte il 1° marzo. Per l’intera mattina tale residenza è rimasta eccezioLa frase del «raggio di sole» è stata riportata dal nalmente chiusa. periodico Tygodnik Powszechny (Settimanale uni«Si parli dei due Papi Santi», aveva suggerito pubbliversale) di Cracovia camente Capovilla nell’articolo intitoqualche giorno prilato «Il segretario ma della cerimonia, del Santo». esortando in pratica In occasione della gli operatori della canonizzazione di stampa a concenRoncalli, invece, trarsi sulle figure dei Capovilla ha predue Pontefici duranferito chiudersi nel te le ore della canosilenzio e nel racconizzazione. glimento per essere Così, sbarrato l’inpiù vicino a quella gresso della casa, ma persona speciale che poi prontamente conobbe nel 1950 riaperto nel pomequando era nunzio riggio, ha scelto di apostolico a Parigi. assistere alla celebraQuando tre anni zione nel silenzio e dopo venne eletto nel raccoglimento. patriarca di VeneMa presto chiederezia, Roncalli scelse mo a Capovilla una come segretario don sua riflessione su Loris. quella memorabile Il cardinale Loris Francesco Capovilla L’evento della dopgiornata. «
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MESSAGGI
«L’EREDITÀ DI PAPA GIOVANNI ISPIRA ANCORA OGGI LA CHIESA» Lo ha scritto Papa Francesco in una lettera inviata all’intera comunità bergamasca
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ari amici bergamaschi, avvicinandosi il giorno della canonizzazione del beato Giovanni XXIII, ho sentito il desiderio di inviare questo saluto al vostro Vescovo Francesco, ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, ai fedeli laici della Diocesi di Bergamo, ma anche a coloro che non appartengono alla Chiesa e all’intera comunità civile bergamasca». Inizia così la lettera che Papa Francesco ha scritto a tutti i bergamaschi a due giorni dalla cerimonia di canonizzazione di Giovanni XXIII e che L’Eco di Bergamo ha pubblicato in prima pagina. So quanto bene volete – prosegue il messaggio – a Papa Giovanni, e quanto lui ne voleva alla sua terra. Dal giorno della sua elezione al Pontificato, il nome di Bergamo e di Sotto il Monte sono diventati familiari in tutto il mondo e ancora oggi, a più di cinquant’anni di distanza, essi sono associati al suo volto sorridente e alla sua tenerezza di padre. Vi invito a ringraziare il Signore per il grande dono che la sua santità è stata per la Chiesa universale, e vi incoraggio a custodire la memoria del terreno dove essa è germinata: un terreno fatto di profonda fede vissuta nel quotidiano, di famiglie povere ma unite dall’amore del Signore, di comunità capaci di condivisione nella semplicità. Certo, da allora il mondo è cambiato, e nuove sono anche le sfide per la missione della comunità cristiana. Tuttavia, quell’eredità può ispirare ancora oggi una Chiesa chiamata a vivere la dolce e confortante gioia di evangelizzare, ad essere compagna del cammino di ogni uomo, «fontana del villaggio» alla dove tutti possono attingere l’acqua fresca del Vangelo. Il rinnovamento voluto dal Concilio Vaticano II ha aperto la strada, ed è una gioia speciale che la canoniz-
zazione di Papa Roncalli avvenga assieme a quella del beato Giovanni Paolo II, che tale rinnovamento ha portato avanti nel suo lungo pontificato. Sono certo che anche la società civile potrà sempre trovare ispirazione dalla vita del Papa bergamasco e dall’ambiente che lo ha generato, ricercando modalità nuove ed adatte ai tempi per edificare una convivenza basata sui valori della fraternità e della solidarietà. Cari fratelli e sorelle, affido questo mio messaggio a L’Eco di Bergamo, di cui il giovane sacerdote don Angelo Roncalli fu apprezzato collaboratore. Quando poi il ministero lo portò lontano, egli ricevette sempre dalle pagine de L’Eco la voce e il richiamo della sua terra. Vi chiedo di pregare per me, mentre assicuro il mio ricordo e la preghiera per tutti voi, in particolare per i sofferenti, per gli ammalati – ricordando l’ospedale cittadino che avete voluto dedicare a Papa Giovanni – e per il Seminario diocesano, tanto caro al suo cuore. A tutti invio la Benedizione Apostolica. Papa Francesco
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Papa Francesco mentre saluta i fedeli
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PUBBLICAZ IONI
LE DUE VITE STRAORDINARIE DEI PAPI «SANTI INSIEME» Nel volume di Emanuele Roncalli le analogie fra Giovanni XXIII e Giovanni Paolo I
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anti insieme. Le vite straordinarie di Giovanni Paolo II e di Giovanni XXIII» è il nuovo libro di Emanuele Roncalli, giornalista de L’Eco di Bergamo, dal 16 aprile in libreria (Cairo Editore, 144 pagine, 10 euro). Due Papi, due santi, e un percorso terreno comune durato poco più di 40 anni: dal 1920, anno di nascita di Karol Wojtyła, all’anno della morte di Angelo Roncalli, il 1963. Roncalli racconta le loro vite che per molti aspetti sono corse parallele e più di una volta si sono intrecciate, per culminare nella beatificazione di Giovanni XXIII, voluta proprio da Wojtyła il 3 settembre 2000. Infine la canonizzazione di entrambi, avvenuta lo scorso 27 aprile, è stato l’ultimo, straordinario evento che li ha visti protagonisti insieme. Emanuele Roncalli presenta analogie e somiglianze fra i due Pontefici, ma al tempo stesso racconta pagine di vita dei due grandi della Chiesa, a cui tutti noi abbiamo preso parte anche solo da spettatori, la loro
devozione mariana, il loro approccio al segreto di Fatima e altre storie di grande interesse culturale e religioso. Di particolare rilievo la narrazione dell’incontro fra Papa Giovanni e l’allora vescovo Karol Wojtyla avvenuto l’8 ottobre 1962 a pochi giorni dall’inizio del Concilio Vaticano II. E proprio con questo evento inizia l’articolo a firma di Giulio Brotti pubblicato su L’Eco di Bergamo a metà aprile. Servizio che riproponiamo ai nostri lettori e che termina con una breve intervista all’autore del libro. L’8 ottobre del 1962, tre giorni prima dell’apertura del Concilio Vaticano II, Papa Giovanni ricevette in udienza i vescovi polacchi: tra coloro che presero parte all’incontro c’era l’allora vicario capitolare della diocesi di Cracovia, Karol Wojtyla. Proprio quel prelato venuto dall’Est, divenuto a sua volta Papa, avrebbe presieduto la cerimonia di beatificazione di Giovanni XXIII, il 3 settembre del 2000. I sorprendenti incroci tra le vicende dei due Pontefici sono narrati in «Santi insieme. Le vite straordinarie di Giovanni Paolo II e di Giovanni XXIII». Autore del volume è Emanuele Roncalli, saggista e giornalista nonché pronipote di Papa Giovanni, che di recente ha avuto l’onore di incontrare Papa Francesco. «Come è noto – dice – la canonizzazione congiunta di Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo Il è stata fortemente voluta da Papa Bergoglio, e porta con sé un messaggio chiaro: Dio è un padre misericordioso, e perciò il criterio della misericordia deve orientare anche le scelte dei cristiani. Infatti, proprio la misericordia ha ispirato i programmi di governo di Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo TI, diversissimi nella loro personalità, ma uniti dai comuni ideali della fratellanza, della pacifica convivenza tra tutti gli uomini, della vicinanza agli “ultimi”. Si potrebbe anche dire che questi nuovi santi rappresentino due aspetti complementari del papato di Jorge Mario Bergoglio,
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Un’intensa espressione di Karol Wojtyla
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pu bblicazion i
la tenerezza e la forza: da un lato intravediamo il viso bonario di Roncalli, dall’altro l’energia di Wojtyla». La prima evidente analogia tra i percorsi di vita di Giovanni XXlll e di Giovanni Paolo ll è che entrambi provenivano da famiglie povere? «Certo. Roncalli nacque in una famiglia patriarcale, in cui i genitori e i figli lavoravano la terra: il ritmo delle loro giornate era scandito dalle attività nei campi e nelle stalle, ma anche dal suono delle campane, che richiamavano alla preghiera, alla messa, alle diverse festività liturgiche. Era semplice e modesta anche la famiglia di Wojtyla, che perse la madre quando era ancora bambino e un fratello pochi anni dopo. I due gruppi familiari – così distanti nello spazio e nel tempo – erano accomunati da una fede profonda, che permise loro di rimanere uniti, superando i momenti più critici».
Un primo piano di Papa Giovanni
i presuli gli hanno portato in dono; ebbene, tra gli sguardi dei presenti quelli di Wojtyla e di Giovanni XXIII sono gli unici che si posino sulla figura della Madonna».
I due futuri Papi attraversarono anche la stagione terribile della seconda guerra mondiale... «E sperimentarono che cosa significasse vivere sotto dei regimi totalitari. E’ anche notevole che durante il secondo conflitto mondiale sia Roncalli sia Wojtyla si trovassero a operare in Oriente, il primo in Turchia, come delegato pontificio, il secondo nel suo Paese natale, la Polonia: entrambi, sebbene in modi diversi, si prodigarono per salvare vite umane, schierandosi a favore degli ebrei perseguitati dal nazismo. Le analogie non finiscono qui: divenuti preti, ambedue insegneranno teologia – nei seminari di Bergamo e di Cracovia – e si impegneranno a fondo nel settore della pastorale giovanile: Roncalli partecipò attivamente alla fondazione della Casa dello Studente, a Bergamo, nel 1918; Wojtyla fu cappellano degli universitari fino al 1951. Anche la loro spiritualità, inoltre, aveva un tratto comune».
In «Santi insieme» si riportano diversi aneddoti e particolari sulla vita quotidiana di Roncalli e di Wojtyla. Ce ne potrebbe menzionare uno? «Mi viene in mente l’ennesima analogia, che si trova dove uno meno se lo aspetterebbe. Corpulento com’era, Giovanni XXIII sembra l’esatto opposto di Wojtyla, il “Papa globetrotter”, grande camminatore e sciatore. Eppure anche Roncalli, in gioventù, dovette percorrere a piedi parecchie decine di chilometri, non per svago ma per necessità: compiuta la terza elementare, dal suo paese natale, Sotto il Monte, egli si recava un paio di volte alla settimana a lezione di latino dal parroco di Carvico, percorrendo tre chilometri all’andata e altrettanti al ritorno. Quando poi iniziò a frequentare il Collegio Celana, ogni lunedì mattina doveva coprirne più di dieci di chilometri, per raggiungere la scuola. Divenuto sacerdote e vescovo, Roncalli conservò l’abitudine di fare lunghe camminate: quando era nunzio a Parigi passeggiava lungo la Senna, e a Venezia c’è ancora chi lo ricorda camminare per le calli, fermandosi a conversare con i gondolieri. Lo provano anche alcune fotografie».
Quale? «Una profonda devozione mariana. Verso la conclusione dell’incontro in Vaticano dei membri dell’episcopato polacco con Giovanni XXIII, nel 1962, furono scattate le tradizionali fotografie di gruppo con il Papa: in una di queste immagini il cardinale Wyszynski, primate di Polonia, sembra rivolgersi al Pontefice, mostrandogli un quadro della Vergine che 27
AVVENIMENTI
I POLACCHI HANNO PREGATO ALLA TOMBA DI KAROL WOJTYLA Tutti in fila il giorno successivo alla santificazione all’interno della basilica vaticana
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n una piazza San Pietro gremitissima, lunedì mattina 28 aprile è stata celebrata a Roma la messa di ringraziamento della Comunità polacca per Giovanni Paolo II Santo. Nel pomeriggio molti erano in fila per rendere omaggio alla tomba del nuovo Santo, all’interno della basifica vaticana, dove è sepolto anche Giovanni XXIII. Molti pellegrini si sono trasformati anche in turisti e hanno approfittato per visitare i Musei vaticani, o semplicemente fare shopping. Sicché la piazza, via della Conciliazione e i dintorni, fino a Castel Sant’Angelo e al Tevere, sono stati affollati e colorati da giovani e meno giovani con zainetti, striscioni, cappelli. La Messa di ringraziamento per la canonizzazione di Wojtyla è stata presieduta dal cardinale Angelo Comastri, e si è aperta con un saluto del cardinal
Stanislao Dziwisz, arcivescovo di Cracovia e per circa 40 anni segretario personale di Karol Wojtyla. «Un dono necessario» è stata per il cardinale Angelo Comastri la canonizzazione di Papa Wojtyla, il «Papa della famiglia», in un momento in cui, ha detto, «la famiglia è aggredita e minacciata». Il porporato ha ricordato la «difesa della vita umana» al centro della predicazione e dell’azione di Giovanni Paolo II, e ha citato ampie frasi di Wojtyla a difesa della vita, compreso il «grido di Agrigento» contro la mafia, e le «parole vere, sante, attuali» dette da Giovanni Paolo II nel tentativo di evitare la guerra del Golfo. Dziwisz ha definito Giovanni Paolo II «figlio della terra polacca, il Papa della Divina Misericordia», che «ha conseguentemente messo in vita le decisioni del Concilio e ha anche introdotto la Chiesa nel terzo millennio della fede cristiana». Il card. Dziwisz ha concluso ricordando che per lui l’Italia «è diventata una seconda Patria. Oggi sicuramente Giovanni Paolo II la benedice dall’alto, come anche benedice la Polonia e il mondo intero. Nel suo cuore hanno trovato posto tutte le nazioni, le culture, le lingue». Da segnalare inoltre «Santi insieme. Giovanni XXIII raccontato da Giovanni Paolo II», l’agile libro del giornalista Roberto Alborghetti, con alle spalle una nutrita serie di opere tra cui la recente biografia di Papa Francesco. La pubblicazione (32 pagine a colori), edita dalla Velar di Gorle (Bergamo), vuole essere un semplice ma prezioso omaggio alla canonizzazione dei due Pontefici. In sintesi è una rilettura di Papa Giovanni attraverso la cronaca della storica visita di Papa Giovanni Paolo II a Sotto il Monte e a Bergamo del 26 aprile 1981, avvenuta in occasione del 1° centenario della nascita di Papa Roncalli. Una rilettura vista con gli occhi del Pontefice polacco attraverso i suoi discorsi nel paese natale e nella città di Bergamo.
L'immagine di Karol Wojtyla offerta con L'Eco di Bergamo il 30 aprile
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AVVENIMENTI
ROMA, UN MILIONE DI FEDELI ED EVENTO IN MONDOVISIONE Quasi tutti i giornali del mondo hanno aperto le loro pagine con questo appuntamento
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’ numeri sono stati da evento planetario. Oltre un milione di pellegrini, tremila tra giornalisti e operatori accreditati, seimila sacerdoti, 122 delegazioni ufficiali, con 24 capi di Stato, tra presidenti e reali, e dieci capi di governo. La canonizzazione dei due Pontefici del Novecento, Roncalli e Wojtyla, è stata seguita in mondovisione. Dopo la notte di veglia, Piazza San Pietro è esplosa in applausi scroscianti all’arrivo di Benedetto XVI prima, poi di Francesco. I due si sono abbracciati. Un boato si è levato dalla folla quando sui maxischermi è comparsa l’immagine di Giovanni Paolo II e quella di Giovanni XXIII. Alla cerimonia hanno assistito, in rappresentanza dell’Italia, anche il presidente Giorgio Napolitano e il premier Renzi con le consorti. In Piazza San Pietro, tra gli altri, i reali di Spagna e Belgio. I reliquiari dei due nuovi Santi sono stati consegnati al Papa subito dopo la dichiarazione di canonizzazione. L’omelia è stata pronunciata in italiano da Papa Francesco, ma i fedeli stranieri, grazie ai loro smartphone con gli auricolari, hanno ascoltato la traduzione simultanea. Notevole il numero dei volontari impegnati in questa giornata a Roma. «Abbiamo messo in campo circa 3.800 volontari di cui oltre mille con l’aiuto della Regione Lazio», ha detto il direttore della Protezione civile di Roma Capitale Mario Vallorosi dalla sala operativa del Campidoglio. «Inoltre – ha aggiunto – hanno lavorato 350 tra funzionari e operatori di Protezione civile del servizio Giardini e del dipartimento Ambiente».
Bbc. «Santità per due Papi», è stata invece l’apertura del quotidiano economico americano Wall Street Journal. Il Washington Post ha messo in evidenza il carattere «storico» della santità riconosciuta a due figure «imponenti». Giornata «storica» anche per il New York Times che però non ha messo, nelle prime ore del mattino negli Usa, la canonizzazione in primissimo piano. «Due papi canonizzati a Roma» è stato il titolo del britannico Guardian, «Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II sono diventati santi» quello scelto dal francese Le Monde. Lo spagnolo El Pais ha aperto il suo sito citando Papa Francesco che ha definito Roncalli e Wojtyla «due uomini coraggiosi». Mentre El Mundo ha puntato i riflettori su «La giornata dei quattro Papi». «Papa Giovanni XXIII e Papa Giovanni Paolo II diventato Santi, alla presenza di migliaia di persone», è infine il titolo messo in evidenza dal The Times of India.
La notizia nei siti del mondo Dagli Stati Uniti all’India, la canonizzazione di Papa Giovanni XXIII e Papa Giovanni Paolo II ha aperto i principali siti di tutto il mondo. «Due Papi dichiarati Santi al Vaticano», è il titolo scelto dalla Cnn e dalla
Papa Francesco durante la cerimonia
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Scopo principale di questo organismo è quello di promuovere, di mantenere ed amplificare il messaggio di Papa Giovanni XXIII che racchiude una forte attualità così come rappresenta per l’intera umanità un progetto di costruttore all’insegna dell’amore e della pace. I soci fondatori del Comitato sono: Mons. Gianni Carzaniga in qualità di rappresentante delegato del vescovo di Bergamo, Monsignor Marino Bertocchi parroco di Sotto il Monte, padre Antonino Tagliabue curatore della pinacoteca Giovanna di Baccanello, suor Gervasia Asioli assistente volontaria nelle carceri, padre Vittorino Joannes al servizio del personale di Angelo Roncalli Nunzio Apostolico a Parigi. A sostegno delle iniziative dell’Associazione, informiamo i nostri lettori, devoti di papa Giovanni XXIII, della possibilità di aderire al suffragio tramite le sante messe che l’Associazione fa celebrare per i suoi sostenitori
OFFERTE PER SANTE MESSE
IL SUFFRAGIO PERPETUO
Per la celebrazione di una Santa Messa per i tuoi cari, vivi o defunti, inviare la richiesta e i dati all’Associazione Amici di Papa Giovanni. L’offerta è subordinata alla possibilità del richiedente.
Il “perpetuo suffragio” è un’opera che si propone di dare un aiuto spirituale ai defunti, di stabilire un legame di preghiera fra l’Associazione Amici di Papa Giovanni XXIII e i fedeli del papa della Bontà e di dare anche un aiuto materiale per promuovere le iniziative dell’Associazione. Il “perpetuo suffragio” consiste in Sante messe, che l’Associazione fa celebrare per i suoi sostenitori. Si iscrivono i defunti o anche i viventi, a proprio vantaggio in vita e in morte. L’iscrizione può essere per un anno o in “perpetuo”.
ACCENDI UN CERO L’Associazione si incarica di accendere un cero a Papa Giovanni XXIII su richiesta dei lettori. Per questo servizio si richiede una simbolica offerta libera che verrà utilizzata interamente per le azioni benefiche sostenute dall’Associazione.
• Iscrizioni perpetue € 200 • Iscrizioni per un anno € 80 Una Santa messa viene celebrata ogni mese per gli iscritti al suffragio annuale o perpetuo
ASSOCIAZIONE AMICI DI PAPA GIOVANNI XXIII Le offerte vanno indirizzate sul C.C.P. 16466245 Amici di Papa Giovanni Via Madonna della Neve, 26 - 24121 Bergamo specificando la destinazione Bergamo Via Madonna della Neve, 24 - tel. 0353591011 - fax 035271021 www.amicidipapagiovanni.it e.mail: info@amicidipapagiovanni.it
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