Castel Trauttmansdorff

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Sudtirolo Architettura / S체dtirol Architektur

Euro 35,00

EdicomEdizioni

Sudtirolo Architettura S체dtirol Architektur

Michela Toni

Le differenze di un territorio attraverso un itinerario tra costruzioni realizzate nel rispetto della normativa CasaClima Die Eigenheiten eines Gebietes am Beispiel von Geb채uden mit KlimaHaus Standard

Michela Toni

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“Ciò che l’architettura fa, come nessun’altra forma di cultura, è glorificare e magnificare l’autocrate e sopprimere l’individuo all’interno della massa. Può essere considerata come la prima, e tutt’ora assai potente, forma di comunicazione di massa. Ecco perché si è sviluppata sotto così tanti sistemi politici di tipo dittatoriale, ed ecco perché affascina i potenti che aspirano a lasciare un segno: il suo impatto è tanto materiale quanto intellettuale. La Barcellona del periodo postfranchista e l’Olanda degli anni ‘90 possono essere considerate alla stregua di eccezioni atipiche, nella tradizione dei piccoli Stati che hanno usato il linguaggio architettonico modernista per affermare la propria visibilità o per realizzare una frattura con un passato infelice” 1. Ed è proprio a fianco di tali Paesi che noi vogliamo porre anche il Sudtirolo contemporaneo, perché, con tutta la forza espressiva e la maestria tecnica della sua architettura, vuole dimostrare di appartenere a un territorio che si trova in una situazione politica diversa dal passato, per essere l’espressione visibile di un tipo di democrazia più sviluppata che altrove.

Deyan Sudjic, Architettura e potere – Come i ricchi e i potenti hanno dato forma al mondo, Laterza, Bari 2011, p. 340.

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„Wie keine andere Kulturform versteht es die Architektur, den Autokraten zu glorifizieren und zu verherrlichen und den Einzelnen in der Masse untergehen zu lassen. Architektur ist die primäre und machtvollste Form der Massenkommunikation. Deshalb konnte sie sich in so vielen diktatorischen Systemen entwickeln und deshalb fasziniert sie die Mächtigen, die ihre Spuren hinterlassen wollen. Barcelona in der Zeit nach Franco und die Niederlande der 90er Jahre sind atypische Ausnahmen in der Tradition der kleinen Staaten, die die Sprache der modernistischen Architektur benutzt haben, um beachtet zu werden oder den Bruch mit einer dunklen Vergangenheit zu vollziehen” 1. Und in eine Reihe mit diesen Ländern möchten wir auch das moderne Südtirol stellen, das mit der ganzen Ausdruckskraft und dem technischen Sachverstand seiner Architektur die Zugehörigkeit zu einem Gebiet unterstreichen will, in dem die politische Lage eine andere ist als in der Vergangenheit, um sichtbarer Ausdruck einer Demokratie zu sein, die hier stärker entwickelt ist als anderswo.

Deyan Sudjic. Der Architekturkomplex. Monumente der Macht. Artemis & Winkler Verlag, Düsseldorf 2006.

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La stampa di quest’opera è stata resa possibile grazie al sostegno di: Istituto per l’Edilizia Sociale della Provincia Autonoma di Bolzano Der Druck dieses Buches erfolgte mit freundlicher Unterstützung des Instituts für sozialen Wohnbau des Landes Südtirol

@ copyright EdicomEdizioni, 2013 34074 Monfalcone (GO), via 1° Maggio, 117 www.edicomedizioni.com

@ copyright EdicomEdizioni, 2013 34074 Monfalcone (GO), via 1° Maggio, 117 www.edicomedizioni.com

Tutti i diritti sono riservati: nessun parte può essere riprodotta in alcun modo (compresi fotocopie e microfilm) senza il permesso scritto della Casa Editrice.

Alle Rechte vorbehalten: Jede Art der Verwertung (einschließlich Fotokopie und Mikrofilm) bedarf der vorherigen schriftlichen Einwilligung des Verlags.

Cover Le piante d’Autunno concept Margit Klammer, design Wolfram Pardatscher “I giardini di Castel Trauttmansdorff”, Merano

Umschlag Pflanzen im Herbst Konzept Margit Klammer, Design Wolfram Pardatscher „Die Gärten von Schloss Trauttmansdorff”, Meran

ISBN 978-88-96386-34-7 dicembre 2013 Stampa: Press Up – Nepi (VT)

ISBN 978-88-96386-34-7 Dezember 2013

Foto di Michela Toni ad eccezione delle seguenti: pp 80, 81, 82, 83, 95 Istituto per l’edilizia sociale della Provincia Autonoma di Bolzano p 204 Scuola elementare “Dr. Josef Rampold” p 222 Stefano Besse pp 246, 248, 266, 267, 269, Daria Guzzinati pp 294, 295 Camera di Commercio di Bolzano, Luca Pedrotti

Fotos von Michela Toni, mit Ausnahme folgender: S. 80, 81, 82, 83, 95 Institut für den sozialen Wohnbau des Landes Südtirol S. 204 Grundschule „Dr. Josef Rampold” S. 222 Stefano Besse S. 246, 248, 266, 267, 269, Daria Guzzinati S. 294, 295 Handelskammer Bozen, Luca Pedrotti

Michela Toni, architetto (Firenze 1979), dottore di ricerca in Tecnologie dell’Architettura (Roma 1987), è professore associato presso il Dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara, dove insegna dal 1993. Svolge attività di ricerca sugli aspetti connessi con la progettazione ambientale e l’innovazione tecnologica. michela.toni@gmail.com michela.toni@unife.it

Michela Toni, Architekt (Florenz 1979), Ph.D. in Architekturtechnologien (Rom 1987), außerordentlicher Professor an der Universität Ferrara, Fachberech Architektur, wo sie seit 1993 lehrt. Sie übt Forschungsaktivitäten in den Bereichen Umweltplanung und technologische Innovation aus. michela.toni@gmail.com michela.toni@unife.it

Druck: Press Up – Nepi (VT)


Sudtirolo Architettura S체dtirol Architektur

Le differenze di un territorio attraverso un itinerario tra costruzioni realizzate nel rispetto della normativa CasaClima

Michela Toni

Die Eigenheiten eines Gebietes am Beispiel von Geb채uden mit KlimaHaus Standard Foto Michela Toni Traduzione in tedesco / Aus dem Italienischen 체bersetzt von Denise Setton, IntrAlp Associazione Professionale

EdicomEdizioni


7 Introduzione 8 Capitolo 1 Nella direzione della sostenibilità

98 2.6 Recupero edilizio 100 Edificio residenziale IPES, via Dalmazia, Bolzano 104 Complesso residenziale IPES, Millan, Bressanone

210 216 220

108 2.7 Non solo materiali, ma processi 110 Scuola forestale Latemar, Nova Levante 114 Edificio residenziale IPES, S. Nicolò, Val d’Ultimo 118 Hotel Grüner Baum, Bressanone 122 Centro Bambini Liiliput, Bressanone

225 3.5 Veicolare messaggi 226 Accademia Europea di Bolzano (EURAC), Bolzano 230 Palazzo Provinciale 11 – Edificio ex Poste, Bolzano

Centro visitatori “I giardini di Castel Trauttmansdorff”, Merano Pergola Residence, Lagundo Impianto sportivo, San Martino, Valle Aurina

10 1.1 Una storia che è iniziata molto tempo fa 12 1.2 Da adesione volontaria a norma 14 1.3 Classi e Certificazione CasaClima nel panorama di norme internazionali, nazionali, locali 18 1.4 Certificazioni di sostenibilità nell’ambito di un processo di dematerializzazione 22 Capitolo 2 Le differenze di un territorio 24 2.1 Per chi si costruisce 26 Scuola Professionale Provinciale per l’Artigianato e l’Industria, Bolzano 30 Scuola Professionale Provinciale per il Commercio, l’Artigianato e l’Industria “Christian Josef Tschuggmall”, Bressanone 34 Istituto Tecnologico, Brunico

38 40 44 48

2.2 Chi decide Scuola elementare, Novale, Laion Residenze G3D, Stegona, Brunico Complesso residenziale Rosenbach, Bolzano

126 128 132 136

2.8 Promozione aziendale Sede Ligno Alp, Nova Ponente Sede Ligno Alp, Bressanone Sede Rubner, Chienes

140 142 146 150

2.9 Primati ambientali Sede Naturalia Bau, Sinigo, Merano Sede Casa Salute, Magrè sulla Strada del Vino Cantina vinicola Pfitscher, Montagna

154 2.10 Chi progetta 156 Scuola elementare, Casteldarne 160 Casa Mair, Merano 164 Capitolo 3 Quale architettura

52 2.3 Scegliere per gli altri 54 Complesso residenziale FIRMIAN, IPES, Bolzano 58 Complesso residenziale CasaNova, IPES, Bolzano

167 3.1 Tradizione e innovazione 168 Municipio, San Lorenzo di Sebato 172 Ampliamento Chiesa dei Santi Antonio Abate e Nicolò, Laives 176 Ampliamento del cimitero di Lutago, Valle Aurina

181 3.2 Nuove relazioni funzionali 182 Scuola per l’infanzia, Monguelfo – Tesido 186 Cantina Tramin, Termeno sulla Strada del Vino

64 66 70 74

2.4 Qualità nella pratica corrente Complesso residenziale IPES, Bressanone Residenze IPES, Varna Residenze IPES, Lagundo

78 2.5 Sperimentazione tecnologica 80 Modelli per la partecipazione a gare di appalto IPES 84 Edificio residenziale IPES, Bronzolo, Bolzano 88 Edificio residenziale IPES, Maso della Pieve, Bolzano 92 Edificio residenziale IPES, San Giovanni, Valle Aurina 94 Complesso residenziale CasaNova, Cooperative di abitazione, Bolzano

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191 3.3 Contaminare tessuti 192 Scuola per l’infanzia “Maria Rast”, S. Michele, Appiano 196 Hotel Pupp, Bressanone 200 Scuola elementare” Dr. Josef Rampold”, Vipiteno 205 3.4 Inserirsi nell’ambiente naturale 206 Hotel Vigilius Mountain Resort, San Vigilio, Lana

235 236 240 244

3.6 Semplificare l’immagine di sé Pensionato Suore della Carità, Merano Edificio residenziale, Varna Casa Pescoller, Brunico

249 3.7 Scelte radicali 250 Moduli per vacanze Esserhof, Lana 254 Tenuta Manincor, Appiano 259 260 264 268

3.8 Inventare nuove tipologie Giardineria Rottensteiner, Bolzano Casa Aukenthaler, Merano Centro residenziale di cura Media Pusteria, Valdaora 272 Centrale di teleriscaldamento Mozart, Bressanone 277 278 282 286 290

3.9 Un fatto urbano Liceo Scientifico, Vipiteno Municipio, Brunico Cassa Raiffeisen, Brunico Camera di Commercio, Bolzano,

295 3.10 Rete di possibilità 296 Salewa Headquarter, Bolzano 300 Museion, Museo provinciale di arte moderna e contemporanea di Bolzano, Bolzano 306 Capitolo 4 Relazioni intense 308 4.1 Incontri 310 4.2 Una controdedica 312 Appendice 334 Bibliografia


7 Einführung

9 Kapitel 1 In Richtung Nachhaltigkeit 11 1.1 Eine Geschichte, die vor langer Zeit ihren Anfang nahm 13 1.2 Von der Freiwilligkeit zur Vorschrift 15 1.3 Klimahaus-Klassen und Zertifizierung im Rahmen internationaler, nationaler und lokaler Bestimmungen 19 1.4 Nachhaltigkeitszertifizierungen im Rahmen eines Dematerialisierungsproz esses 23 Kapitel 2 Die Eigenheiten eines Gebietes 25 2.1 Für wen wird gebaut? 28 Landesberufsschule für Handwerk und Industrie, Bozen 32 Landesberufsschule für Handel, Handwerk und Industrie „Christian Josef Tschuggmall“, Brixen 36 Technologische Fachoberschule, Bruneck

39 2.2 Wer entscheidet? 42 Grundschule, Ried, Lajen 46 Wohnanlage G3D, Stegen, Bruneck 50 Wohnanlage Rosenbach, Bozen

53 2.3 Für die Anderen entscheiden 56 Wohnanlage Firmian, WOBI, Bozen 60 Wohnanlage CasaNova, WOBI, Bozen

65 2.4 Die Qualität in der heutigen Praxis 68 WOBI-Wohnanlage, Brixen 72 WOBI-Wohnanlage, Vahrn 76 WOBI-Wohnanlage, Algund

79 2.5 Technologische Experimente 82 Modelle für die Teilnahme an WOBIAusschreibungen 86 WOBI-Wohnanlage, Branzoll, Bozen 90 WOBI-Wohnanlage, Pfarrhof, Bozen 93 WOBI-Wohnanlage, St. Johann, Ahrntal

96 Wohnanlage CasaNova, Wohnbaugenossenschaften, Bozen 99 2.6 Gebäudesanierung 102 WOBI-Wohnanlage, Bozen 107 WOBI-Wohnanlage, Milland, Brixen 109 2.7 Nicht nur Baustoffe, sondern auch Verfahren 112 Forstschule Latemar, Ausbildungszentrum für Forst, Jagd und Umwelt, Welschnofen 116 WOBI-Wohnanlage, St. Nikolaus, Ultental 120 Hotel Grüner Baum, Brixen 124 Kinderhort Lilliput, Brixen 127 2.8 Unternehmenswerbung 130 LignoAlp-Firmengebäude, Deutschnofen 134 LignoAlp-Firmensitz, Brixen 138 Rubner Center, Kiens 141 2.9 Umweltauszeichnungen 144 Naturalia-Bau-Firmensitz, Sinich, Meran 148 Casa Salute-Firmensitz, Margreid 153 Weinkellerei Pfitscher, Montan 155 2.10 Wer plant? 159 Grundschule, Ehrenburg 162 Haus Mair, Meran 165 Kapitel 3 Welche Architektur 167 3.1 Tradition und Innovation 170 Rathaus, St. Lorenzen 174 Erweiterung der Kirche zu den heiligen Antonius Abt und Nikolaus, Leifers 178 Friedhofserweiterung, Luttach, Ahrntal 181 3.2 Neue funktionelle Verbindungen 184 Kindergarten, Welsberg-Taisten 188 Weinkellerei Tramin, Tramin

208 Hotel Vigilius, Mountain Resort, St. Vigiljoch, Lana 212 Besucherzentrum „Die Gärten von Schloss Trauttmansdorff”, Meran 218 Pergola Residence, Algund 222 Sportanlage, St. Martin, Ahrntal 225 3.5 Botschaften vermitteln 228 Europäische Akademie Bozen (EURAC), Bozen 232 Landhaus XI, Ex-Postgebäude, Bozen 235 3.6 Das Selbstbild vereinfachen 238 Wohnhaus Barmherzige Schwestern, Meran 242 Wohnhaus, Vahrn 246 Haus Pescoller, Bruneck 249 3.7 Drastische Entscheidungen 253 Ferienhäuser Esserhof, Lana 256 Weingut Manincor, Kaltern 259 3.8 Neue Typologien erfinden 262 Gärtnerei Rottensteiner, Bozen 266 Dachwohnung Aukenthaler, Meran 270 Wohn-und Pflegeheime Mittleres Pustertal, Olang 274 Fernwärmekraftwerk Mozart, Brixen 277 3.9 Ein städtisches Phänomen 280 Realgymnasium, Sterzing 284 Rathaus, Bruneck 288 Raiffeisenkasse, Bruneck 292 Handelskammer, Bozen 295 3.10 Möglichkeiten der Vernetzung 298 Salewa Headquarter, Bozen 302 Museion-Museum für moderne und zeitgenössische Kunst Bozen, Bozen 307 Kapitel 4 Intensive Beziehungen

191 3.3 Gefüge kontaminieren 194 Kindergarten „Maria Rast”, St. Michael, Eppan 198 Hotel Pupp, Brixen 202 Grundschule „Dr. Josef Rampold”, Sterzing

312 Anhang

205 3.4 Eingefügt in die Naturlandschaft

335 Bibliographie

309 4.1 Begegnungen 311 4.2 Eine Gegenwidmung

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Introduzione

Einführung

Il testo tende a costruire il filo unificante di un percorso mentale che, agli occhi di chi si trova ad incontrare il Sudtirolo attraverso un certo numero di interventi costruttivi dei tempi più recenti, svela, non solo la cultura architettonica di questo territorio, ma, più estesamente, il rapporto delle persone con il proprio ambiente di vita: con la storia lontana e quella più vicino a noi, le risorse locali, la natura da rispettare, le attività economiche e produttive da sviluppare, le abilità da tramandare tra le generazioni, la gestione della cosa pubblica e degli interessi privati ed altri aspetti ancora, connessi anche con il modo di concepire l’autonomia e le relazioni con il governo centrale, che segnano il livello dello sviluppo della democrazia raggiunto in una realtà che presenta elementi di forte diversità rispetto ad altre zone del Paese. Muovendosi in un territorio fisico e mentale come quello che si vuole mettere in luce, si comprende perciò chiaramente che le architetture di cui si parla nel presente libro, oltre che per le loro intrinseche qualità – simboliche, formali, tecnologiche, di adeguamento allo scopo o di altro genere –, sono inserite nel testo in quanto particolarmente adatte ad una riflessione sul contesto socio-politico e culturale a cui appartengono. Molte altre realizzazioni di cui si dovrebbe parlare sono escluse per le inevitabili limitazioni dovute dallo spazio disponibile nel libro. A livello più generale, una riflessione di questo tipo porta anche a soffermarsi sugli scopi dell’architettura. L’arte di costruire edifici, infatti, non dovrebbe produrre oggetti che nascono esclusivamente per la contemplazione estetica, anche se, in molti casi, l’architettura è presentata in riviste specializzate per l’appartenenza a tendenze progettuali emergenti che ne enfatizzano le caratteristiche formali. Un approccio per qualche verso simile è anche quello che, su rotocalchi di grande diffusione, fa crescere l’idea dell’architettura come oggetto di consumo, che modifica la propria pelle a seconda della moda, consolidando un concetto di bellezza non sempre legato all’opportunità, più o meno riuscita, che una costruzione possa offrire di vivere liberi e felici. Il filo che si vuole presentare nel libro, invece, unifica elementi di tensione opposta, che emergono in Sudtirolo, in situazioni in cui l’architettura, lontano dal volere essere una realtà materiale valida di per sé, è un fatto urbano, cioè uno spazio che diventa vivo con la presenza delle persone e delle relazioni che vi si intrecciano; spazio coperto o aperto, passaggio voltato o interrato, sospeso o incassato, su cui si sosta, si sale, si scende, ci si sposta, dove si costruisce un tessuto di rapporti che diventano possibili. Perciò, se al momento attuale il motivo contingente per interessarsi a questa zona del Paese sono le elevate prestazioni energetiche, che le costruzioni raggiungono per rispettare una normativa voluta dall’Amministrazione locale in anticipo rispetto alle altre Regioni italiane, venire a contatto con questo territorio si trasforma in un’esperienza molto più complessa di quanto si possa credere pensando di circoscriverla a un fatto tecnico. Guardare al Sudtirolo per la vasta esperienza accumulata attorno al tema della sostenibilità offre infatti l’occasione di osservare che le alte prestazioni tecnologiche ed ambientali raggiunte in numerose costruzioni di tutte le tipologie, appartenenti a proprietà pubblica e privata, e l’elevata qualità che caratterizza l’architettura sono possibili perché questo territorio esprime una cultura diversa da quella di altre zone del Paese. Ed è di questo che si vuole trattare nel testo, perché stimola riflessioni ed apre speranze su possibili strade da seguire anche altrove.

Das Buch bildet den verbindenden roten Faden auf einer geistigen Reise, die dem Betrachter Südtirol anhand einer Anzahl von Bauten aus der jüngeren Zeit nahe bringt und dabei nicht nur die Architekturkultur dieses Gebietes offenbart, sondern im weiteren Sinne auch die Verbundenheit der Me nschen mit ihrem Lebensumfeld: mit der älteren und neueren Geschichte, den lokalen Ressourcen, der Achtung der Natur, der Entwicklung der Wirtschafts- und Produktionstätigkeiten, den von Generation zu Generation weitergegebenen Fähigkeiten, der Gestaltung des öffentlichen und privaten Lebens sowie weiteren Aspekten, die auch mit der Art und Weise zusammenhängen, wie die Autonomie und die Beziehungen zur Zentralregierung konzipiert werden, als Ausdruck des Entwicklungsgrads der Demokratie in einem Gebiet, das sich stark von anderen Teilen Italiens unterscheidet. Wenn man sich in einer wie hier beschriebenen physischen und geistigen Umgebung bewegt, wird einem schnell klar, dass die vorgestellten Bauten – neben ihren symbolischen, formalen und technologischen Eigenschaften und ihrer Adaptierbarkeit – in das Buch aufgenommen wurden, weil sie für eine Reflexion über den soziopolitischen und kulturellen Kontext, in den sie sich einfügen, besonders gut geeignet sind. Viele andere nennenswerte Gebäude bleiben dagegen aus Platzgründen unerwähnt. In einer allgemeineren Weise befasst sich eine solche Reflexion auch mit dem Zweck der Architektur. Die Baukunst sollte nämlich keine Objekte schaffen, die ausschließlich der ästhetischen Betrachtung dienen, obwohl die Architektur in Fachzeitschriften vielfach präsentiert wird, weil sie neue Planungstrends verkörpert, die ihre formalen Eigenschaften betonen. Ein in gewisser Weise ähnlicher Ansatz ist derjenige, der in auflagenstarken Magazinen die Architektur zunehmend als Konsumgut und als wechselnden Modetrend darstellt und damit einen Schönheitsbegriff schafft, der nicht unbedingt etwas über ein mehr oder weniger gelungenes Gebäude aussagt, in dem man frei und glücklich leben kann. Der rote Faden des Buches verbindet dagegen unterschiedliche Spannungselemente, die in Südtirol dort sichtbar werden, wo die Architektur nicht als eine für sich stehende materielle Realität verstanden wird, sondern ein „fatto urbano“, ein städtebauliches Phänomen ist, das heißt ein Ort, der durch die dort anwesenden Menschen und ihre Beziehungen zum Leben erweckt wird, eine überdachte oder offene Fläche, eine gewölbte oder unterirdische Passage, wo man stehen bleibt, auf und ab geht, sich bewegt und wo man ein Netz von möglich werdenden Beziehungen knüpft. Obwohl der eigentliche Grund, warum man sich aktuell für diesen Landesteil interessiert, die hohe Gesamtenergieeffizienz ist, die bei Gebäuden erreicht wird, um Vorschriften einzuhalten, die von der lokalen Verwaltung früher als in anderen italienischen Regionen eingeführt wurden, so wird der Kontakt mit diesem Gebiet doch zu einer viel komplexeren Erfahrung, als man es aus rein technischer Sicht vermuten würde. Denn der Blick auf Südtirol und seine große Erfahrung im Bereich der Nachhaltigkeit bietet Gelegenheit festzustellen, dass die hohen technologischen und ökologischen Standards, die in zahlreichen öffentlichen und privaten Gebäuden aller Arten erzielt werden, und die hohe Qualität der Architektur deshalb möglich sind, weil hier eine andere Kultur als in anderen Landesteilen herrscht. Und in dem Buch geht es genau um dieses Thema, weil es zu Überlegungen anregt und Hoffnungen weckt für mögliche Lösungswege, die auch anderswo verfolgt werden können.

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Centro visitatori “I giardini di Castel Trauttmansdorff”, Merano Besucherzentrum „Die Gärten von Schloss Trauttmansdorff”, Meran Georg Mitterhofer, SOFA Architeken Il centro visitatori introduce a uno spazio di natura artificiale che incanta. È stato indetto un concorso ad inviti, ed è nato un oggetto tutto trasparente, quasi una rampa che si svolge dal punto di ingresso e continua dopo l’uscita per fare entrare nel giardino. Un’architettura ben poco materiale, come è logico per una struttura che deve solamente coprire una postazione per la ricezione e scansie per libri e poco di più; per questo lastre vetrate formano tutte le pareti, mentre servizi igienici sono chiusi in scatole di legno. La costruzione è così immateriale che risulta svuotata anche all’interno, con un piccolo patio in cui cresce bambù, e rimane sospesa sulla pendenza del terreno poggiando su una selva di esili colonne in acciaio che la attraversano come un padiglione nel bosco. Unica parte coloratissima quella che tocca terra a monte, che forma quasi un contrappeso per mantenere in equilibrio il tutto; una nota amichevole, che contrasta con la seria mole di Castello Trauttmansdorff che ha alle spalle. Una piccola architettura che, per essere realizzata con la massima trasparenza voluta dai progettisti, ha richiesto una attenta integrazione impiantistica: infatti, per controllare il surriscaldamento estivo, sarebbe stato corretto scegliere vetri con un fattore solare basso, non accettabili in questo caso, perché meno trasparenti, perciò, è stato ideato un impianto di raffrescamento; inoltre, per impedire la condensazione dell’umidità sulle superfici vetrate, è stata prevista la ventilazione meccanica, che consente di deumidificare l’aria 1. Per la presenza delle serigrafie di Doris Krüger, è stato anche difficile realizzare il controsoffitto radiante, il sistema scelto per riscaldare l’edificio nell’eventualità di un utilizzo anche in inverno; inoltre, per le vetrate ester-

ne che si prolungano in altezza, non è stato semplice nascondere alla vista gli elementi dell’impianto: si voleva infatti ottenere un’architettura davvero permeabile rispetto al paesaggio. Il centro visitatori è un piccolo padiglione che accoglie coloro che vogliono immergersi in un giardino delle meraviglie alle spalle di Merano. La storia dell’orto botanico, dodici ettari di terreno coltivato sotto il castello che ospitò anche Elisabetta d’Austria, è impegnativa; ma anche qui una sferzata vitale lo ha completamente trasformato dal 2001, rendendolo un luogo in cui giocare come bambini tra piccole architetture e rarità botaniche di quattro continenti. Quattro settori rappresentano il mondo: giardini del sole, con ulivi, limoni, viti, fichi, cipressi, lavanda; giardini acquatici e terrazzati, giardini all’italiana e all’inglese; paesaggi del Sudtirolo, con pascoli, campi di cereali, frutteti, vigneti, castagneti; boschi del mondo, con latifoglie, conifere asiatiche, americane e di altre parti del pianeta. Per rilassarsi, stare in silenzio, ascoltare suoni, annusare profumi ed anche per apprendere nozioni di botanica, agricoltura, ecologia e venire a conoscenza della gravità dell’impatto delle attività dell’uomo sulla natura. Immerse nella vegetazione, installazioni ed opere d’arte per esperienze sensoriali: i padiglioni d’autunno, della primavera, e del bosco di roverella, la voliera di Margit Klammer, la piattaforma che si sporge nel vuoto di Matteo Thun. Botanici ed architetti hanno trasformato l’immagine pacata e noiosa che si attribuisce ad un orto botanico in un’esperienza di bellezza, in cui diventa un soffio percorrere i sette chilometri di percorsi.

In base alla progettazione energetica, in inverno, il padiglione non è riscaldato con una caldaia, ma è collegato tramite teleriscaldamento alla centrale a cippato che fornisce l’energia al museo del Castello. Nel padiglione, il sistema di distribuzione del calore è costituito da pannelli radianti a soffitto; nei bagni e negli uffici sono predisposti anche elementi radianti a pavimento. Per l’estate, è predisposto sulla copertura un gruppo refrigerante, chiuso in una teca trasparente.

Per la ventilazione, è installata una macchina ad elevata resa, con recupero termico. Il controllo del rumore dell’impianto di ventilazione è affidato alla microforatura dei pannelli del controsoffitto e a materassini in lana di vetro. La scelta impiantistica è comunque mirata al caso estivo, in modo da ottenere un contributo al risparmio energetico. (Progettazione energetica, Energytech-Klammsteiner & Felderer).

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Das Besucherzentrum ist künstliche Natur, die verzaubert. Auf einen geladenen Wettbewerb hin entstand ein transparentes Objekt, fast eine Rampe, die vom Eingang aus das Gebäude durchzieht und nach dem Ausgang weiter bis in die Gärten führt. Eine wenig materielle Architektur, wie es für eine Einrichtung nur logisch ist, in der kaum mehr als ein Empfang und Regale für Bücher untergebracht sind. Daher bestehen alle Wände aus Glasplatten, während die Toiletten in Holzkästen eingeschlossen sind. Der über dem abfallenden Gelände schwebende Baukörper ist mit seinem kleinen Lichthof mit Bambuswäldchen so immateriell, dass er auch im Inneren wie leer erscheint. Er ruht auf scheinbar willkürlich gesetzten dünnen Stahlstreben, die ihn durchdringen, so dass er wie ein Baumhaus aussieht. Nur der das Gelände an der oberen Hügelkante berührende Teil ist farbig gestaltet und bildet eine Art Gegengewicht, um die Gesamterscheinung im Gleichgewicht zu halten. Ein freundlicher Akzent, der einen Kontrast zum imposanten Bau des dahinter liegenden Schlosses Trauttmansdorff setzt. Um die von den Planern beabsichtigte maximale Transparenz zu erzielen, mussten die Anlagen der kleinen Architektur sorgfältig durchdacht werden: Um eine Überhitzung im Sommer zu vermeiden hätte eine Verglasung mit niedrigem Sonnenfaktor gewählt werden müssen, was in diesem Fall aufgrund der geringeren Transparenz nicht akzeptierbar gewesen wäre und weshalb

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eine Kühlanlage entwickelt wurde. Um die Kondensation der Luftfeuchtigkeit an den Scheiben zu vermeiden, wurde ein mechanisches Belüftungssystem zur Luftentfeuchtung vorgesehen 1. Aufgrund der Siebdrucke von Doris Krüger war es auch schwierig die Heizzwischendecke zu realisieren, die das Gebäude bei Bedarf im Winter heizen sollte. Durch die Verglasung vom Boden bis zur Decke war es außerdem nicht einfach, die Anlagenelemente zu verstecken: Man wollte eine von der Landschaft durchdrungene Architektur schaffen. Das Besucherzentrum ist ein kleiner Pavillon und dient als Empfangsgebäude für die Besucher der eindrucksvollen Gartenwelt über Meran. Die Geschichte des botanischen Gartens, zwölf Hektar Gartenlandschaft unterhalb des Schlosses, in dem auch Elisabeth von Österreich zu Gast war, ist komplex. Ein vitaler Anstoß verwandelte ihn jedoch seit dem Jahr 2001 vollständig und machte ihn zu einem Ort, der dazu einlädt, wie Kinder zwischen kleinen architektonischen Elementen und botanischen Raritäten aus vier Kontinenten zu spielen. Vier Themengärten stellen die Welt dar: Die Sonnengärten mit Olivenbäumen, Zitronenbäumen, Weinreben, Feigenbäumen, Zypressen und Lavendel; die Wasser- und Terrassengärten, italienische und englische Gärten; die Landschaften Südtirols mit Weiden, Getreidefeldern, Obstgärten, Weingärten, Kastanienwäldchen; die Waldgärten mit Laub- und

Nadelhölzern aus Asien, Amerika und anderen Teilen der Welt. Hier kann man sich entspannen, der Ruhe hingeben, Geräuschen lauschen, Gerüche wahrnehmen und auch etwas über Botanik, Landwirtschaft und Umweltschutz lernen und etwas über die weitreichenden Auswirkungen menschlicher Aktivitäten auf die Natur erfahren. Eingetaucht in die Vegetation befinden sich Installationen und Kunstwerke für sensorielle Erlebnisse: der Frühlings- und der Herbstpavillon, der Flaumeichenwald, die Voliere von Margit Klammer, die frei in die Luft hinausragende Plattform von Matteo Thun. Botaniker und Architekten haben die Vorstellung von Ruhe und Langeweile, die man für gewöhnlich einem botanischen Garten zuschreibt, in ein Schönheitserlebnis verwandelt, so dass man das Gefühl hat, die sich über sieben Kilometer erstreckenden Wege in einem Nu zurückzulegen. 1 Die energietechnische Planung ist so ausgelegt, dass der Pavillon im Winter nicht mit einem Heizkessel sondern über den Fernwärmeanschluss an die Hackgutheizung des Schlossmuseums beheizt wird. Das Heizsystem des Pavillons besteht aus Heizplatten an der Decke. In den Toiletten und Büros sind auch Bodenheizelemente vorgesehen. Für den Sommer ist auf dem Dach ein Kühlaggregat vorgesehen, das in einem transparenten Kasten untergebracht ist. Die Belüftung erfolgt über ein leistungsstarkes System mit Wärmerückgewinnung. Zur Schalldämmung der Lüftungsanlage wurden mikrogelochte Akustikpaneele an der abgehängten Decke und Glaswollematten verwendet. Die Anlagen sind jedoch vorwiegend auf den Sommer ausgelegt, um eine Reduzierung des Energieverbrauchs zu erzielen. (Energiekonzept, Energytech – Klammsteiner & Felderer)


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“I giardini di Castel Trauttmansdorff”, Merano „Die Gärten von Schloss Trauttmansdorff”, Meran Ideatore e progettista del complesso / Ideator und Gesamtplaner der Gartenanlage, Manfred Ebner Concetto comunicazione / Kommunikationskonzept, Otto Jolias Steiner Il binocolo di Matteo Thun Matteo Thun’scher Gucker La Voliera / Die Voliere, concetto artistico di / Künstlerisches Konzept von Margit Klammer, progetto esecutivo di / Ausführungsplan von Wolfram Pardatscher

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4.2 Una controdedica L’architettura non è un fatto tecnico, anche se materiali e tecnologie costruttive permettono di realizzarla. L’architettura è una scelta culturale, che riflette un universo di soggetti e relazioni che rendono così come è l’ambiente in cui si vive. Un giorno una collega mi ha fatto conoscere un libro illuminante in questa direzione, Architettura e potere – Come i ricchi e i potenti hanno dato forma al mondo di Deyan Sudjic, ed io ho trovato un motivo di condivisione con quanto l’autore scrive, una condivisione che, però, è diventata una sorta di opposizione alla visione di una architettura esclusivamente funzionale al potere; per cui il lavoro, nella prima pagina, si apre con un suo brano e, nell’ultimo capitolo, si chiude cercando di spiegare perché si vuole coinvolgere il lettore in una sorta di controdedica al suo libro. Scrive Sudjic: “Costruire non significa soltanto allestire concretamente un riparo o realizzare le moderne infrastrutture di uno Stato... Riflette le ambizioni, le insicurezze e le motivazioni di coloro che costruiscono, e perciò rispecchia fedelmente la natura del potere, le sue strategie, le sue consolazioni e il suo impatto proprio su coloro che ne manovrano le leve. Ciò che l’architettura fa, come nessun’altra forma di cultura, è glorificare e magnificare l’autocrate e sopprimere l’individuo all’interno della massa. Può essere considerata come la prima, e tutt’ora assai potente, forma di comunicazione di massa. Ecco perché si è sviluppata sotto così tanti sistemi politici di tipo dittatoriale, ed ecco perché affascina i potenti che aspirano a lasciare un segno: il suo impatto è tanto materiale quanto intellettuale. La Barcellona del periodo postfranchista e l’Olanda degli anni ‘90 possono essere considerate alla stregua di eccezioni atipiche, nella tradizione dei piccoli Stati che hanno usato il linguaggio architettonico modernista per affermare la propria visibilità o per realizzare una frattura con un passato infelice” 1.

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Deyan Sudjic, Architettura e potere – Come i ricchi e i potenti hanno dato forma al mondo, Laterza, Bari 2011, pp. 340, 341.

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Il nostro autore, dopo avere documentato, con tutta la sua ricerca, che “i ricchi e i potenti si servono degli architetti “per tentare di dare forma al mondo”, nelle ultime battute del libro, dimentica in qualche modo se stesso, perché ammette l’eccezione della ribelle Barcellona e dell’Olanda di fine Novecento, per le quali l’architettura è un modo per esprimere la resistenza all’oppressione e/o mettere in mostra i valori di un Paese libero. Ed è proprio a fianco di tali Paesi che noi vogliamo porre anche il Sudtirolo contemporaneo, perché, con tutta la forza espressiva e la maestria tecnica della sua architettura, vuole dimostrare di appartenere a un territorio che si trova in una situazione politica diversa dal passato, quando si è voluto dolorosamente relegarlo in una condizione di marginalità, per esprimere oggi, con forme visibili, la propria Autonomia, conquistata dopo molta sofferenza. Nel periodo della dittatura fascista – con un processo che è continuato anche in tempi successivi –, infatti, la comunità di lingua tedesca era ritenuta una minoranza da omologare al resto del Paese: nei nomi, nei costumi, nella lingua, nel modo di costruire e in tutte le forme di espressione di una diversità che si voleva eliminare. L’Autonomia è stata acquisita dopo un lungo processo che è partito dalla fine della Prima Guerra Mondiale – quando il territorio alpino al di sotto del Brennero è stato nettamente separato dal Tirolo austriaco – e si è concluso di recente nell’ultimo decennio del secolo passato. Forse Sudjic non conosce la carica innovativa dell’architettura del Sudtirolo di questi ultimi anni, perché il suo libro è stato pubblicato nel 2005. Quindi, vogliamo scrivere noi una piccola parte di questa storia, ponendola accanto alle eccezioni di cui lui stesso ci parla, perché la sua l’architettura vuole “realizzare una frattura con un passato infelice” per essere l’espressione visibile di un tipo di democrazia più sviluppata che altrove.


4.2 Eine Gegenwidmung Architektur ist kein technischer Vorgang, obwohl Baustoffe und Bautechniken ihre Umsetzung ermöglichen. Architektur ist eine kulturelle Entscheidung, die ein Universum von Personen und Beziehungen widerspiegelt und das Umfeld, in dem wir leben, so gestaltet wie es ist. Über eine Kollegin entdeckte ich eines Tages ein aufschlussreiches Buch zu diesem Thema: Der Architekturkomplex. Monumente der Macht von Deyan Sudjic. Einerseits teile ich die Ansichten des Autors, aber andererseits sträube ich mich dagegen, die Architektur ausschließlich als Instrument der Macht zu sehen. Deshalb beginnt das Buch auf der ersten Seite mit einem Zitat des Autors und endet im letzten Kapitel mit einer Erklärung, warum ich die Leser in eine Art Gegenwidmung zu seinem Buch einbeziehen möchte. Sudjic schreibt: „Bauen ist nicht nur das Bereitstellen eines Daches über dem Kopf oder einer modernen Infrastruktur für einen Staat ... Bauen ist ein Spiegel der Ambitionen, der Unsicherheiten und Motivationen der Erbauer und deshalb auch glaubwürdig ein Spiegel von Macht, Machtstrategien, Machtverfestigung und der Auswirkung auf jene, die sie ausüben. Wie keine andere Kulturform versteht es die Architektur, den Autokraten zu glorifizieren und zu verherrlichen und den Einzelnen in der Masse untergehen zu lassen. Architektur ist die primäre und machtvollste Form der Massenkommunikation. Deshalb konnte sie sich in so vielen diktatorischen Systemen entwickeln und deshalb fasziniert sie die Mächtigen, die ihre Spuren hinterlassen wollen. Barcelona in der Zeit nach Franco und die Niederlande der 90er Jahre sind atypische Ausnahmen in der Tradition der kleinen Staaten, die die Sprache der modernistischen Architektur benutzt haben, um beachtet zu werden oder den Bruch mit einer dunklen Vergangenheit zu vollziehen” 1. Nachdem der Autor mit seiner umfassenden Recherche dokumentiert hat, dass “die Reichen und Mächtigen sich der Architekten bedienen,

um die Welt zu formen”, widerspricht er sich am Ende des Buches in gewisser Weise selbst, als er einräumt, dass das rebellische Barcelona und die Niederlande im auslaufenden 20. Jahrhunderts insofern Ausnahmen darstellten, als für sie die Architektur ein Mittel war, den Widerstand gegen die Unterdrückung auszudrücken bzw. die Werte eines freien Landes zur Schau zu stellen. Und in eine Reihe mit diesen Ländern möchten wir auch das moderne Südtirol stellen, das mit der ganzen Ausdruckskraft und dem technischen Sachverstand seiner Architektur die Zugehörigkeit zu einem Gebiet unterstreichen will, in dem die politische Lage eine andere ist als in der Vergangenheit. Damals wurde es schmerzlich in eine Randposition gedrängt, während es heute der hart erkämpften Autonomie mit sichtbaren Formen Ausdruck verleiht. Während der faschistischen Diktatur – und in einem über diese Zeit hinausgehenden Prozess – galt die deutschsprachige Gemeinschaft als Minderheit, die an den Rest des Landes angeglichen werden sollte: In ihren Namen, ihren Bräuchen, ihrer Sprache, ihrer Bauweise und ihren Ausdrucksformen einer Diversität, die man auslöschen wollte. Die Autonomie wurde nach einem langen Prozess erlangt, der am Ende des Ersten Weltkrieges begann, als das Gebiet südlich des Brenners vom österreichischen Tirol losgelöst wurde – und erst im letzten Jahrzehnt des vorigen Jahrhunderts zu Ende ging. Vielleicht kennt Sudjic die Innovationskraft der Südtiroler Architektur der letzten Jahre nicht, da sein Buch bereits 2005 erschienen ist. Deshalb wollen wir einen kleinen Teil dieser Geschichte schreiben und neben die Ausnahmen stellen, von denen Sudjic spricht. Denn die Südtiroler Architektur will „den Bruch mit einer dunklen Vergangenheit vollziehen” und sichtbarer Ausdruck einer Demokratie sein, die hier stärker entwickelt ist als anderswo.

Deyan Sudjic, Der Architekturkomplex. Monumente der Macht, Artemis & Winkler Verlag, Düsseldorf 2006.

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Sudtirolo Architettura Michela Toni pp. 336 - Euro 35,00 ISBN 978-88963-86-3-4 formato 24x30 cm


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