legnoarchitettura 51

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51 legnoarchitettura

progetti

ALKA Architetti

Lorenzo Tosolini

Ettore Nichetti

Jimmi Pianezzola monovolume architecture + design

Silvia Guadagni officina23

LCA Architetti archi5

EdicomEdizioni Trimestrale

legnoarchitettura

rivista trimestrale

anno XV – n. 51, agosto 2024

ISSN 2039-0858

Numero di iscrizione al ROC: 8147

direttore responsabile

Ferdinando Gottard

redazione Lara Bassi

editore

EdicomEdizioni, Monfalcone (GO)

redazione e amministrazione

via 1° Maggio 117

34074 Monfalcone – Gorizia

tel. 0481.484488, fax 0481.485721

www.legnoarchitettura.com

progetto grafico

Lara Bassi

stampa

Grafiche Manzanesi, Manzano (UD)

Stampato interamente su carta con alto contenuto di fibre riciclate selezionate

prezzo di copertina 15,00 euro abbonamento 4 numeri

Italia: 50,00 euro – Estero: 100,00 euro

Gli abbonamenti possono iniziare, salvo diversa indicazione, dal primo numero raggiungibile in qualsiasi periodo dell’anno copertina

Jaurès Petit

archi 5

Foto: ©Sergio Grazia

È vietata la riproduzione, anche parziale, di articoli, disegni e foto se non espressamente autorizzata dall’editore

Casa unifamiliare Silvia Guadagni 54

Casa BN officina23 64

La casa di confine LCA Architetti 74

Jaurès Petit archi5 84

Agriturismo

ALKA Architetti
Haidille Sappada
Uno scorcio della sala ristorante e del bar.
La grande vetrata con vista sul paesaggio montano.

Ubicazione: Sappada (UD)

Progetto architettonico: ALKA Architetti –arch. Aldo e Lorenzo Kratter, Sappada (UD)

Strutture: ing. Mirco D’Alpaos, Belluno; ing. Alessandro Riposi, Sedico (BL); ing. Fabrizio Dolmen, Vigo di Cadore (BL)

Direttore dei lavori: arch. Aldo Kratter

Impianti: p.e. Filippo De Monte

Appaltatore struttura legno: Impresa

Quinz Angelo di Quinz Paolo, Sappada (UD)

Lavori: 2022-2023

Superficie verde: 350 m2

Superficie utile: 150 m2

Un sogno divenuto realtà

All’ombra del Peralba e lungo il corso del Piave, la ristrutturazione architettonica di un edificio agricolo ha dato vita a uno spazio che unisce modernità e tradizione, creando un ambiente che dialoga con la natura circostante. “Haidille” è infatti il sogno che Margherita e Aldo con i loro figli hanno chiesto di realizzare ai progettisti; un agriturismo, dove l’ampio spazio del ristorante offre agli ospiti il piacere di godere di una vista panoramica sulle montagne sappadine e di immergersi nella bellezza naturale del luogo.

Al fine di soddisfare le richieste dei committenti, il fabbricato esistente – costruito tra il 2012 e il 2015 come fienile e stalla per nove cavalli – è stato trasformato nel 2022, con cambio di destinazione d’uso di una porzione del fienile situato al primo piano, in una piccola struttura ricettiva composta da una sala ristorante, un bar, una cucina/laboratorio e un soppalco, così da poter commercializzare i prodotti dell’azienda familiare. Il progetto ha richiesto la ristrutturazione del primo livello, modificandone le facciate sud, est e ovest attraverso l’inserimento di elementi vetrati che valorizzano la struttura, costituita da ritti e travi monolitici di legno del fabbricato esistente, e che sostituiscono i portoni del fienile consentendo la vista dell’ambiente naturale circostante; la mantellatura esterna, composta da tavole in legno di larice disposte in verticale sulle murature perimetrali, è stata mantenuta. Lo spazio interno è suddiviso trasversalmente in due locali: una parte a nord (un terzo circa della superficie complessiva) accoglie la cucina e il laboratorio di trasformazione prodotti mentre lo spazio restante, separato da un unico grande elemento in legno, ospita la sala ristorante e il bar, dove è stato collocato l’ingresso. Sul lato ovest c’è la possibilità di uscire su una terrazza esterna a sbalzo sul terrapieno sottostante con affaccio sul bosco e l’insenatura del fiume Piave.

© Massimo Crivellari
Vista da sud.
© Massimo
Crivellari
© Massimo
Crivellari
Scorcio dell’agriturismo nel contesto dei monti sappadini.
Il fronte est con l’ingresso della struttura ricettiva.

Pianta piano primo

Prospetto nord

Prospetto est

_la struttura________

Pianta soppalco

Prospetto sud

Prospetto ovest

Sezione AA

La struttura portante del piano terra è costituita da un telaio in calcestruzzo armato con tamponamenti verticali in laterizio porizzato intonacato all’esterno. Il piano primo, invece, ha struttura in legno, composta da ritti e travi monolitici con coibentazione interposta e rivestimento esterno con una mantellatura di tavole disposte verticalmente su tutti e quattro i lati.

La struttura orizzontale interpiano è costituita da un solaio in laterocemento, mentre il tetto a due falde ha un’ossatura interamente lignea, con travi di banchina, rompitratte, decorrenti e tavolato. Il manto di copertura è in scandole di larice ricavate a spacco.

Planimetria
Pianta piano terra
© Massimo
Crivellari
© Massimo
Crivellari

_due parole con i progettisti________

Lo studio ALKA Architetti di Aldo e Lorenzo Kratter si occupa di di progettazione architettonica, urbanistica, arredamento e grafica, direzione lavori, sicurezza, contabilità e coordinamento della realizzazione dei progetti edilizi per la parte strutturale, impiantistica, di collaudo, di contabilità e di partecipazione a contributi sui fondi europei, statali e regionali. Lo studio è impegnato nello sviluppo di progetti nei settori edilizio residenziale, commerciale e ricettivo, restauro e recupero edifici storici, sportivo, energie alternative e risparmio energetico.

Parliamo del concept progettuale degli interni di questa struttura... Il ristorante si presenta come uno spazio unico che si sviluppa su due piani con finestre e ampie vetrate che consentono alla natura di fluire liberamente all’interno. Le superfici trasparenti diventano cornici che contengono il nuovo paesaggio creato dall’edificio in un costante dialogo fra architettura e natura e la luce naturale regala un’atmosfera unica e suggestiva durante le varie ore del giorno e del tramonto. Un’attenzione particolare è stata dedicata all’utilizzo del legno che contribuisce a creare un legame profondo con l’ambiente circostante, grazie anche alle terrazze che si sviluppano tutto intorno al fabbricato. La struttura lignea interna, con le travi monolitiche e il tavolato lasciato al naturale, trasmette all’ospite calore e accoglienza.

Se un vostro collega vi chiedesse un parere sul materiale legno e sulle potenzialità di questo materiale in architettura, quale sarebbe la vostra risposta?

Il legno ricorda le dimore più antiche, quelle primordiali, quelle che erano prima di tutto dei ricoveri, ovvero dei ripari dalle intemperie e dai pericoli; inoltre il legno è un materiale duttile, disomogeneo nella densità e nel colore, non propriamente isotropo, è un materiale che rispecchia assai bene la provvisorietà di tutti noi, della nostra esistenza, ed è per questo che il legno è amato da quasi tutti; ognuno, infatti, ritrova in questo materiale un significato, un lato da ammirare, da gustare, da sentire vicino a sè. Il legno coinvolge anche l’olfatto, è un profumo diverso in ogni ambiente ed è proprio per questo motivo che diciamo spesso che il legno è caldo, è avvolgente, lo percepiamo rassicurante; forse anche perché acusticamente è perfetto, amplifica e rende i suoni netti o assorbe il rumore annullandolo. Il legno, per tutto questo, è considerato un materiale speciale, un materiale sempre vivo e magico e per tali motivi lo utilizziamo sempre nei nostri progetti.

Nella pagina precedente: alcuni dettagli degli interni e l’articolata struttura lignea della terrazza rivolta a sud. Un particolare della zona bar con l’area soppalcata.

La struttura della terrazza sembra quasi incorniciare con inquadrature sempre diverse il contesto montano.

Copertura (A), dall’esterno

- manto di rivestimento in scandole

- 3° tavolato in legno (20 mm)

- camera d’aria (50 mm)

- 2° tavolato in legno (20 mm)

- isolamento in lana di roccia (180 mm)

- 1° tavolato in legno a vista (20 mm)

- decorrente in legno (diam. 250 mm)

1 “tappo” in legno di sostegno ai decorrenti

2 banchine in legno (sez. 200x250 mm)

3 rivestimento in tavole verticali di legno (sez. 25x200 mm), su struttura in listelli di legno (sez. 50x50 mm) e montanti orizzontali (20x100 mm)

4 veletta rivestita con tavola di legno (sez. 25x200 mm) con faretto e linea LED integrati

5 rivestimento in tavole orizzontali di legno (sez. 25X200 mm), su struttura in listelli di legno (sez. 50x50 mm)

6 rivestimento in tavole verticali di legno (sez. 25x200 mm), su struttura in montanti orizzontali (20x100 mm)

7 struttura in legno (200x200 mm)

8 isolante in XPS (200 mm)

9 barriera al vapore

10 cornice e davanzale in legno con linea LED integrata

11 montante in legno (150x150 mm)

12 travetti in legno (sez. 80x80 mm)

13 pareti in laterizio (250 mm) con finitura a intonaco

Solaio interpiano (B), dall’estradosso

- pavimentazione in grès (15 mm)

- riscaldamento a pavimento (100 mm)

- massetto alleggerito (100 mm)

- solaio in latero-cemento (250 mm)

- finitura a intonaco (20 mm)

Solaio terrazzo esterno (C), dall’esterno

- pavimentazione in tavole di legno (25 mm)

- struttura in legno (sez. 100x100 mm)

- trave HEA (h 150 mm) rivestita in legno

A sinistra, la struttura esistente prima della trasformazione del fienile in agriturismo; a destra la struttura di copertura in fase di realizzazione.

A sinistra, si nota il soppalco, lo strato di tenuta dell’involucro esterno e la struttura della terrazza; qui accanto, vista dell’interno verso la grande vetrata a sud in fase di cantiere.

Dettagli della struttura della terrazza, del suo appoggio a terra e della nuova facciata rivolta a mezzogiorno.

Lorenzo Tosolini TreeLodgy

Riva del Garda
Immerso nel verde del parco, il lodge è accessibile da una scala metallica sul fronte est.

La terrazza a sud è protetta dagli alberi e dal verde rampicante che garantiscono adeguata privacy.

Ubicazione: Riva del Garda (TN)

Progettazione architettonica: arch. Lorenzo Tosolini, Riva del Garda (TN)

Progetto strutturale: ALPENOS di STP, Segno – Predaia (TN)

Appaltatore struttura in legno: ALPENOS di STP, Segno – Predaia (TN)

Lavori: 2021

Superficie complessiva: ca. 50 m2

Volume legno strutturale: 240 m3

Ridefinire l’ospitalità

Quello del lusso è un concetto in continua ridefinizione, in base a valori propri di ogni società e ogni cultura, nonché in relazione al contesto geografico e storico. Treelodgy è un progetto che gioca con i paradigmi del lusso, ridefinendone i contorni all’interno di un settore, quello dell’hospitality, alla continua ricerca di spunti originali grazie a una visione del turismo sempre nuova e rinnovata.

L’idea di Treelodgy nasce dalla volontà di Astoria Resort Park Hotel di arricchire la propria offerta con una proposta insolita ed esclusiva, creando un unicum all’interno di un territorio – quello dell’Alto Garda – dalle bellezze rinomate. Ecco allora che ci si trova sospesi a più di tre metri, in assoluta libertà, abbracciati dai maestosi rami degli alberi di canfora, godendo della vista delle montagne che si stagliano a sud a picco sul lago. Treelodgy è un piccolo lodge di circa 50 m2 situato all’interno del vasto parco di 15.000 m2 del resort e sopraelevato rispetto al terreno attraverso una struttura in acciaio.

Il concept architettonico, sviluppato dall’arch. Lorenzo Tosolini, nasce dal proposito di disegnare un’area dedicata all’idea di coppia il cui utilizzo è pensato proprio a partire da quest’entità duale: superfici centellinate per aumentare la condivisione di questo luogo esclusivo distribuite tra camera, zona living, bagno e sauna, senza dimenticare il grande terrazzo con idromassaggio esterno. Interno ed esterno sono un tutt’uno nel quale si ha la sensazione di trovarsi fuori dal mondo, finalmente padroni del proprio tempo e del proprio spazio. Un lusso concreto, dunque, e senza confine. L’isolamento è puramente apparente, perché è sufficiente scendere le scale per trovarsi immersi nel verde, a pochi passi dalla grande piscina dell’albergo e dai molteplici servizi che la struttura offre. Nella reale prassi di utilizzo di questo luogo sospeso, sappiamo che l’esperimento ha decisamente funzionato: chi prova l’esperienza ne viene rapito e rimane nel lodge, preferendo soggiornare in questa casa da sogno in legno, sospesi tra i rami, per vivere appieno una nuova dimensione. Unica concessione alla concretezza del “rimettere i piedi a terra” è la Crystal Box, una stanza con pareti in vetro ricavata al di sotto del corpo in legno e destinata al consumo di cene e aperitivi immersi nella natura.

L’angolo nord ovest: la cura nella scelta dei materiali, dei colori e delle finiture qualificano l’esperienza nella struttura.

Il piano superiore sembra sospeso nel vuoto, circondato dagli alberi e mimetizzato nella natura.
Il lodge dal sentiero di accesso con la Crystal Box al piano terra.

Pianta portico

Prospetto ovest

Prospetto est

_la struttura________

Prospetto sud

Pianta piano superiore

Pianta copertura

Prospetto nord

Sezione AA

La struttura della parte superiore della costruzione è in pannelli X-lam, con coibentazione esterna in lana minerale e rivestimento in tavolato di legno di larice lavorato maschio-femmina. La struttura in legno si innesta su un telaio in acciaio zincato e verniciato fissato su un basamento in calcestruzzo armato. I pannelli X-lam sono stati utilizzati sia per le pareti, sia per il solaio e la copertura. La gronda a sud è invece realizzata con travi lamellari tamponate inferiormente con pannelli di larice multistrato.

Tutta l’impiantistica, incluse le macchine, trova posto tra il solaio e l’ossatura metallica ed è completamente nascosta da un tamponamento in larice multistrato. Questa soluzione riduce al minimo l’impatto sull’ambiente interno, migliorandone fortemente l’abitabilità. Il pacchetto realizzato al primo piano, sopra il solaio in X-lam, è a secco e di ridotte dimensioni. La copertura è in X-lam a vista e le canalizzazioni per l’impianto di illuminazione sono state inserite nello strato isolante così da non impattare sul risultato estetico.

La superficie abitabile di 50 m2 è raccolta in un unico volume sopraelevato di 3 metri dalla quota di campagna. L’ingresso si trova a est, raggiungibile tramite una scala che si arrampica tra le piante; la stanza e il terrazzo con vasca idromassaggio sono orientati a sud e il bagno a nord, con una sauna a uso esclusivo. Riscaldamento e raffrescamento sono garantiti da una pompa di calore con distribuzione ad aria a pavimento e a parete; l’impianto elettrico domotico ottimizza la gestione degli ambienti.

_due parole con il costruttore________

STP, grazie all’esperienza acquisita negli anni, ha consolidato uno standard di progettazione e costruzione ben definito, dove convergono elementi di innovazione brevettati, approccio alla progettazione specifico e una forte motivazione per la sostenibilità del lavoro.

Per tale ragione, ALPENOS è il marchio che identifica gli edifici realizzati da STP, sintetizzando in un nome semplice la complessità di fattori che definiscono l’alto standard delle costruzioni in legno dell’azienda.

Parliamo con chi si è occupato dello studio e della definizione del progetto costruttivo, l’ing. Alex Turri dell’ufficio tecnico di Alpenos. Come descriverebbe quest’esperienza di progettazione?

La costruzione di questo piccolo edificio può essere paragonata alla creazione di un oggetto artigianale, dove ogni dettaglio è curato con precisione e dedizione, dalla scelta dei materiali più adatti, alla progettazione di ogni sua parte fino a dare vita all’opera. Questa descrizione non deve però ingannare: non stiamo parlando di un oggetto d’arte in sé, ma di un vero e proprio gioiello tecnologico che risponde esattamente alle richieste estetico funzionali definite dalla committenza. Il corpo sospeso con una struttura leggera in acciaio si erge e dialoga con il parco circostante; del tutto autosufficiente, racchiude infatti tutti gli impianti necessari per il suo funzionamento, inclusa una sauna, in uno spazio ridotto. Proprio queste sue caratteristiche hanno permesso di spingere la modellazione BIM all’estremo, garantendo una realizzazione fluida e priva di sorprese ed elevando di conseguenza di un ulteriore gradino la qualità.

Quali plus vengono aggiunti alla realizzazione dalla tecnologia X-lam?

Possiamo parlare di una scelta quasi obbligata se ci focalizziamo sul peso della struttura, appunto, ma andiamo oltre. La tecnologia costruttiva del legno è “naturalmente” flessibile e adatta a raggiungere risultati d’eccellenza; la facilità di lavorazione del legno permette un perfetto dialogo con la sottostante struttura metallica e la bellezza di questo materiale agevola la scelta degli altri componenti di finitura.

La sauna e la terrazza con la vasca idromassaggio.

_due parole con il progettista________

Lo Studio Tecnico Associato emmetiemme di Architettura e Ingegneria con sede a Riva del Garda è formato da tre soci, il geom. Stefano Marcolin, l’ing. Matteo Martin e l’arch. Lorenzo Tosolini che, insieme ai propri collaboratori, hanno concretizzato negli anni un sistema e un approccio multi disciplinare della professione. Lo studio si occupa di tutta la fase progettuale e realizzativa di opere pubbliche e private, che vanno dalla casa singola al settore alberghiero e ricettivo, dal commerciale all’industriale, passando dall’interior design all’arredo urbano, dal rilievo dell’area alla consegna dell’opera finita, seguendo la progettazione definitiva e la fase autorizzativa, quella esecutiva, strutturale, la direzione dei lavori e la contabilità, fino alle pratiche catastali e tavolari.

L’immaginario dietro il concept di Treelodgy è evidentemente quello delle “case sull’albero”. Quali caratteristiche ne traghettano però l’essenza verso una luxury experience?

Se pensiamo alla casa sull’albero come uno spazio di libertà e di intimità, intravediamo immediatamente come questi concetti possano trovare una naturale evoluzione in una dimensione più adulta ed esclusiva: sottrarsi al contesto sociale per focalizzarsi su un’esperienza a due dello spazio, concentrandosi sul qui e ora attraverso l’illusione di vivere un’esperienza fuori dal tempo. Anche l’elemento giocoso ha la sua rilevanza progettuale; concepire uno spazio intimo vuol dire anche tramutare la prossimità spaziale in intesa emotiva, creando un micromondo bastante a se stesso e in egual misura dialogante con l’ambiente circostante. Il lusso interpretato da questo lodge a metà tra cielo e terra sta proprio in questo gioco di sospensione spaziale e temporale, visto che l’illusione che Treelodgy fornisce è proprio quella di vivere qualche metro sopra la frenesia del mondo.

La realizzazione è certamente insolita. Qual è l’ingrediente principale che non può mancare all’interno di un cantiere così particolare? Indubbiamente l’armonia. Per affrontare un progetto con caratteristiche uniche come questo, occorre che chi ha ideato il concept e chi lavora alla sua realizzazione trovino tra loro un equilibrio da infondere in questo particolare, piccolo e delicato edificio. Alpenos è riuscita a entrare a pieno e da subito nello spirito del progetto Treelodgy, dimostrando di credere a questa nuova avventura e dedicandosi con spirito e con rara capacità alla sua costruzione. La continuità tra la mano di chi disegna, quella di chi progetta la struttura e di chi costruisce ha permesso un processo senza punti di rottura in cui tutte le energie sono state convogliate nel soddisfare le esigenze della committenza. Treelodgy è, fuor di metafora, un sogno condiviso.

All’interno il legno è a vista a creare una continuità visiva ed esperienziale con gli alberi del parco.

Un accurato rilievo al laser scanner ha permesso di includere la natura con i suoi alberi all’interno del progetto.

Dettaglio sezione solai

1 lamiera aggraffata

2 canale in lamiera

3 guaina liquida

4 copertina in lamiera

5 OSB

6 listello (40x60 mm)

7 isolante in lana di roccia

8 listello (80x100 mm)

9 vetro zero

10 copertina in lamiera

11 intercapedine per impianti

Il lodge quasi completato; gli impianti sono inglobati nel controsoffitto all’intradosso del solaio.

Vista assonometrica della struttura

1 pannello in X-lam

2 freno al vapore

3 lana di roccia

4 barriera al vapore

5 ventilazione

6 tavolato

7 guaina bituminosa

8 lamiera aggraffata

9 copertina

10 lamiera aggraffata

11 OSB

12 listello (60x40 mm)

13 XPS

14 listello sagomato (80x60 mm)

15 vite

16 vite

17 perlina

18 telo antivento

19 lana di roccia

20 imbotte larice

A sinistra, scarico delle acque meteoriche preincassato nel pilastro in acciaio e nel getto di calcestruzzo.

Sotto a sinistra, la struttura e la natura si compenetrano senza interferire l’una con l’altra grazie al rilievo con laser scanner.

Sotto, la stratigrafia dell’involucro opaco: struttura, coibentazione, tenuta all’aria, rivestimenti e intercapedine per gli impianti sotto il solaio.

Dettaglio sezione parete
Dal BIM alla realizzazione, il locale sauna interno.

Monastero di Santa Teresa

Tolentino

Ubicazione: Tolentino (MC)

Progetto: ing. Ettore Nichetti, Orzinuovi (BS)

Appaltatore - General Contractor: Wolf System srl, Campo di Trens (BZ)

Strutture – Prefabbricazione lignea: Wolf Haus

Direttore dei lavori: ing Ettore Nichetti

Superficie utile: 3.426 m2

Una clausura illuminata

L’originario Monastero di Santa Teresa delle Carmelitane Scalze a Tolentino, edificato a partire dal 1962, era caratterizzato da una muratura in blocchi lapidei con intarsi in laterizio, solai interpiano e copertura in latero-cemento e da una chiesa annessa interamente costruita in calcestruzzo armato. Data la tipologia e l’epoca di costruzione, il complesso monastico non era vincolato, una condizione cruciale per realizzare i recentissimi interventi di demolizione e ricostruzione.

Nel terremoto che colpì il Centro Italia a fine ottobre 2016, il monastero subì danni alle pareti portanti interne, mentre la chiesa adiacente rimase intatta. Dopo un lungo e complesso iter burocratico, le monache, sotto la guida della madre superiora, optarono per la demolizione e ricostruzione del loro monastero utilizzando un sistema prefabbricato in legno. L’obiettivo era ottenere una struttura antisismica certificata, a basso consumo energetico e alimentata da fonti rinnovabili. Essenziale fu il consiglio dell’azienda costruttrice di ridurre i volumi del sottotetto, in quanto il numero di suore era diminuito rispetto agli anni Sessanta e i fondi disponibili erano funzionali solo agli interventi di consolidamento strutturale, non coprendo tutte le spese necessarie.

Il progetto ha preso forma grazie alla stretta collaborazione con la committenza, che richiedeva una struttura capace di seguire il flusso degli spostamenti quotidiani delle suore di clausura. Il nuovo edificio è stato sviluppato su due piani, reinterpretando la forma a C dell’edificio originario demolito e adattando gli spazi alle attività del monastero. Al piano terra si trovano le cucine, i laboratori, il refettorio, le sale per i colloqui con i fedeli, la biblioteca, le aule ricreative e il coro annesso alla chiesa; al primo piano sono invece collocate le stanze singole delle monache. Sono stati inoltre ripristinati un piccolo campanile su una facciata e il porticato coperto che chiude l’impianto planimetrico.

La chiesa originaria, non danneggiata, è stata conservata.

© Oliver Jaist
La chiesa con l’ala del monastero ricostruita in adiacenza.
Il cortile più grande delimitato dal portico che collega le due ali dell’edificio.

_la struttura________

L’edificio si sviluppa su due piani (tre piani nella zona centrale) per una lunghezza di 55 metri e una profondità di 37 metri, disegnando un grande patio centrale attraverso portici e camminamenti coperti. Il sistema costruttivo adottato per il Monastero è a telaio leggero platform frame e la copertura è a capriate reticolari. Dal punto di vista sismico la struttura è stata considerata “dissipativa”: attraverso le deformazioni plastiche dei collegamenti riesce a dissipare l’energia sismica. Questo vuol dire che il collegamento va oltre il proprio limite elastico. In tal modo, grazie all’utilizzo del sistema costruttivo a telaio leggero, è stato possibile usare un fattore di struttura 2,4.

Non si è resa necessaria l’adozione di giunti sismici, ottimizzando così la gestione degli spazi interni. Il nuovo edificio è stato costruito quasi in aderenza alla chiesa: un giunto sismico rende indipendente la struttura del nuovo Monastero rispetto all’esistente in cemento armato.

Piano terra
Sezione AA e prospetto sudest

_due parole con il costruttore________

Wolf Haus Italia, che fa parte del gruppo internazionale Wolf System fondato nel 1962 in Austria e che conta oggi 30 sedi in tutto il mondo, è specializzata nell’impiego dei propri sistemi costruttivi sia nella costruzione di edifici residenziali mono o multipiano sia nella realizzazione di strutture destinate a servizi per la collettività, grazie alla capacità di sviluppare e ingegnerizzare ogni singolo progetto. Gli standard di comfort e risparmio energetico misurabili del protocollo Wolf Haus Energia Più, insieme alle certificazioni antisismiche e antidanno, alla velocità di esecuzione e al basso impatto ambientale, rendono questi edifici altamente performanti e con bassi costi di gestione.

Quale è stato il ruolo di Wolf Haus in questo progetto?

Wolf Haus ha fatto da General Contractor per l’intervento al Monastero di Tolentino. In quanto operatore esperto nel campo della ricostruzione in territori ad elevata sismicità, Wolf Haus ha ingegnerizzato e gestito tutte le fasi cruciali del processo, dalla demolizione delle strutture esistenti alla messa in opera delle fondazioni, fino alla costruzione completa del nuovo monastero. Questo approccio integrato ha garantito un coordinamento efficace e una maggiore efficienza operativa, elementi fondamentali per il rispetto del budget e delle tempistiche stabilite.

Gli elementi della struttura antisismica sono stati prefabbricati in stabilimento, lasciando al cantiere la fase di montaggio e la realizzazione di impianti e finiture. Questo ha permesso di ridurre significativamente i tempi del cantiere, che è iniziato a ottobre 2021 con le demolizioni e terminato a settembre 2022 con la consegna “chiavi in mano”.

Il sistema costruttivo è stato scelto dalla committenza per la sua certificazione antisismica e antidanno, che garantirà negli anni la totale protezione da eventi sismici futuri. L’edificio, in classe A4, è dotato di un impianto fotovoltaico da 30 kW che consentirà di gestire tutti gli impianti in una condizione di quasi totale autosufficienza.

© Oliver Jaist

_due parole con il progettista________

Laureato in Ingegneria Civile all’Università degli Studi di Brescia, l’ing. Ettore Nichetti nel suo studio di progettazione architettonica e strutturale di edifici civili, industriali e commerciali opera anche nella progettazione stradale, avendo maturato una significativa esperienza in materia di strutture viarie presso l’ufficio progettazione della Società Autostrade Centro Padane s.p.a. per la quale ha lavorato come ingegnere strutturista.

Ci racconta la sua esperienza in questo particolare progetto e quali sono state le tempistiche?

Ho accettato di fare la direzione lavori di questo progetto, quando mi è stata proposta a gennaio 2020, per due motivi: il primo perché in realtà si trattava di un progetto con struttura prefabbricata che quindi avrebbe consentito di alleggerire la fase di D.L., il secondo per la particolarità della committenza che erano delle monache di clausura.

Tuttavia l’iter non è stato semplice. Dopo il sisma del 2016, nel 2017 l’edificio è stato dichiarato inagibile e l’anno successivo il livello operativo fu valutato in L3, che presupponeva interventi di miglioramento sismico o la demolizione e successiva ricostruzione con oneri di demolizione a carico della committenza. Ad aprile 2020 è stato depositato il progetto esecutivo e a settembre il Comune di Tolentino ha concesso il permesso di costruire; in attesa di quest’ultimo, era già stata inoltrata la richiesta per il contributo alla costruzione che, invece, è stata rilasciata ben 12 mesi dopo! Quindi sono stati necessari 16 mesi solo per le autorizzazioni. A settembre 2021 sono iniziate le demolizioni e in 13 mesi il fabbricato è stato completato e consegnato a ottobre 2022 alla committenza.

Quale è stato il rapporto con le committenti?

Le monache sotto la supervisione della madre superiora hanno partecipato attivamente al progetto richiedendo di rispettare, dal punto di vista architettonico, la preesistenza demolita per affezione alla casa che le aveva accolte e ospitate per molti anni e di migliorare le funzioni integrando anche la chiesa annessa che non aveva subito danni. Il progetto, dunque, doveva rispondere alla quotidianità del monastero, scandita dai rituali della preghiera, del lavoro e dell’accoglienza: un fabbricato che abbiamo realizzato nel migliore dei modi. Come si può ben immaginare viste le date del progetto sopra sottolineate, questo edificio è stato sviluppato nel 2020 in piena pandemia e ciò ha richiesto la definizione di tutti gli aspetti tramite web, online, con una progettazione che è stata condivisa nel dettaglio. Ed è stata un’esperienza veramente gratificante dal punto vista professionale.

Il portico, con struttura in legno a vista e copertura a due falde, collega le funzioni del piano terra e definisce due cortili di dimensioni differenti.

Copertura a capriate, dall’esterno

- tegole (60 mm)

- listello portategole (40 mm)

- controlistello (50 mm)

- guaina impermeabile

- tavolato grezzo (23 mm)

- travetti in legno (160 mm)

- lana minerale (100 mm)

- travi in legno con lana minerale interposta (200 mm)

- barriera vapore

- tavolato (25 mm)

- controsoffitto in cartongesso (15 mm)

Solaio, dall’alto

- pavimento interno (10 mm)

- massetto (60 mm)

- nylon - materassino (20 mm)

- alleggerito (130 mm)

- pannello OSB (18 mm)

- struttura portante lignea con lana minerale interposta (200 mm)

- profili metallici omega (27 mm)

- controsoffitto in cartongesso (12,5 mm)

Parete esterna, dall’esterno

- intonaco armato (5 mm)

- cappotto in EPS (80 mm)

- pannello OSB (15 mm)

- struttura portante lignea con lana minerale interposta (120 mm)

- freno vapore

- pannello OSB (15 mm)

- intercapedine (10 mm)

- profili metallici di controparete (75 mm) con lana minerale interposta (50 mm)

- cartongesso ad alta densità (12,5 mm)

Preparazione della sede di cantiere; le fondazioni e la chiesa pronta ad accogliere il nuovo edificio in adiacenza.

Montaggio della struttura lignea dell’edificio in adiacenza alla chiesa in cemento armato.

Montaggio dell’ala sud ovest e realizzazione della copertura.

Completamento degli interni e dettaglio dell’impianto fotovoltaico da 30 kW.

Jimmi Pianezzola Villa n.3

Dueville

©
Alberto Sinigaglia
Vista da sud con la serra bioclimatica aperta.
Il fronte ovest con la piccola loggia d’ingresso.
© Alberto
Sinigaglia

Ubicazione: Dueville (VI)

Progetto architettonico: arch. Jimmi

Pianezzola, Vicenza

Strutture: ing. Costante Bonacina –Arpostudio srl, Bergamo

Direttore dei lavori: arch. Jimmi

Pianezzola

Consulente impiantistico ed energetico: Tomasi progettazione srl, Schio (VI)

Impianti termoidraulici: Termoidraulica

Perin snc, Schio (VI)

Impianti elettrici: Parise Lucio & C. Srl, Povolaro di Dueville (VI)

Appaltatore struttura legno:

Casalogica srl, Brescia

Lavori: ottobre 2020 – marzo 2022

Superficie verde: 500 m2

Superficie utile: 200 m2

La terza villa

Una residenza privata vicino a Vicenza sperimenta un modello particolare di edilizia sostenibile, recuperando i principi dell’architettura storica e applicandoli a un edificio nZEB. L’edificio è progettato secondo i dettami della bioarchitettura, utilizzando materiali con livelli minimi di energia grigia e il cui ciclo di vita ha un’impronta di carbonio molto bassa. In questa abitazione, infatti, si concentrano scelte e strategie che guardano al futuro del pianeta: legno e paglia come materiali da costruzione, una serra bioclimatica per la climatizzazione e un sistema integrato di ventilazione naturale per il raffrescamento.

Villa n.3, questo il nome dell’abitazione, è una dimora suburbana che ironicamente gioca con il contesto e la sua toponomastica, la cittadina di Dueville la quale, sita poco a nord di Vicenza, ospita due ville significative: Porto a Vivaro (1554) di Andrea Palladio e Porto Casarotto (1776) di Ottone Calderari. L’edificio nasce dunque quasi per scherzo, cercando di costruire nel contesto frammentato del Veneto contemporaneo, una casa che affettivamente possa essere, per i committenti che la vivranno, la terza villa del paese. Tuttavia il progetto prende a modello un’altra dimora che, precedente alla tradizione vicentina delle ville, ispirò lo stesso Palladio; si tratta dell’edificio rinascimentale Villa Vescovi sui colli padovani dell’architetto Giovanni Maria Falconetto, di cui si è studiato e adottato come regolatore il tracciato proporzionale del piano nobile in pianta e in alzato. Sono stati presi ad esempio e applicati i sistemi arcaici di controllo ambientale (esposizione solare, ombreggiamento, ventilazione naturale), operando le necessarie declinazioni sui sistemi e materiali da costruzione odierni. Sormontata da un tetto piramidale, la casa presenta una pianta quadrata con piccole logge su entrambi i lati che diventano i punti di accesso principale e secondario, una scala a chiocciola al centro che conduce a un soppalco, camere da letto posizionate a nord e una veranda chiusa che sfrutta la sua posizione a sud per filtrare la vita domestica interna con quella all’aperto.

Vista da sud con le vetrate della serra bioclimatica chiuse.
© Alberto
Sinigaglia
© Alberto Sinigaglia
© Alberto Sinigaglia
Scorcio della villa da ovest.
I fronti nord e ovest.

1 area living

2 sala da pranzo

3 cucina

4 camera

5 studio

6 serra solare

Prospetto nord

Planivolumetrico
Prospetto sud
Prospetto ovest
Sezione AA
Pianta
Il prospetto sud con le tende ombreggianti che schermano la serra.

©

Direzione principale venti invernali

Ventilazione naturale estiva

Ventilazione naturale a livello della fondazione

Effetto camino della ventilazione naturale

Il sistema dei covoli rinascimentali di

La serra solare a sud.
Costozza (VI).
La scala a chiocciola che porta al soppalco funge da camino per la ventilazione naturale.
© Alberto Sinigaglia
Alberto Sinigaglia

_due parole con il progettista________

Jimmi Pianezzola si è laureato presso l’Università Iuav di Venezia; nel 2010 ha fondato il suo studio di architettura, progettando diversi edifici e piani urbanistici, con un particolare interesse per il ruolo della residenza nel contesto della pianura padana contemporanea. Le sue competenze tecniche e la continua collaborazione con specialisti gli permettono di approfondire e sperimentare l’architettura bioclimatica e le costruzioni con materiali naturali (legno, paglia, terra, riso). Crede fermamente in un approccio olistico e interdisciplinare alla progettazione, sempre interessato all’ecologia e alla sostenibilità. Conduce la propria attività professionale all’insegna della ricerca di paradigmi innovativi e al contempo adeguati al tempo e ai luoghi nei quali si trova a operare.

Parliamo dei materiali naturali utilizzati in questa abitazione...

Iniziamo dalla paglia che, sciolta, è un materiale altamente infiammabile; per contro i muri in balle di paglia non lo sono perché esse sono poste in opera altamente compresse e hanno al loro interno pochissimo ossigeno; quindi bruciano con molta difficoltà. È stato testato che un muro in balle di paglia dello spessore di circa 40 cm, intonacato sulle due facce con intonaco in terra cruda di circa 3 cm, raggiunge una resistenza al fuoco di 120 minuti. Le ballette di paglia sono impiegate come grandi mattoni di tamponamento a chiusura della struttura di legno e gli intonaci che la proteggono, ad esempio in calce e canapa, sono completamente privi di cemento e con inerti leggeri. Infine, il processo produttivo e il ciclo di vita del manufatto comportano bassissimi livelli di energia grigia.

Quali tipi di ventilazione naturale sono stati adottati in questo progetto?

Nell’edificio sono stati studiati tre diversi sistemi di ventilazione naturale. Il primo si vede già dal progetto della pianta che aiuta l’aria fresca ad attraversare diametralmente l’edificio. Un secondo sistema si snoda in sezione, con aperture e finestre interne di comunicazione tra le stanze e il soppalco, al fine di innescare l’effetto camino che allontana il calore in eccesso attraverso il lucernario presente in copertura. Il terzo sistema è sull’esempio dei covoli rinascimentali di Costozza (Vicenza), un sistema di tubi interrati a livello del vespaio isolante che porta aria pre-temperata all’interno della casa per mezzo di bocchette regolabili. Alle spalle dell’abitazione spunta un comignolo integrato nella recinzione che innesca l’effetto camino per i tubi sotterranei.

L’area della cucina con le porte finestre affacciate sulla serra.

Una delle camere, collocate sul lato nord.

Assonometria della struttura lignea prefabbricata e della copertura

Pianta di dettaglio: in evidenza la struttura in legno e le ballette di paglia

Sezione di dettaglio con la struttura in legno della copertura e le ballette di paglia di tamponamento

_la struttura________

La struttura della casa è costituita da telai prefabbricati in legno per ridurre i tempi di costruzione in cantiere; le varie intelaiature delle pareti sono tamponate per l’intero spessore con ballette di paglia pressate. Il modo di costruire le odierne case in legno e paglia deriva da una tradizione molto antica. Nel XVIII sec a.C. in Medio Oriente (Anatolia) si diffonde una tecnica costruttiva che oggi chiameremmo a ‘intelaiatura lignea’. Le strutture erano erette su fondazioni di pietra e le mura consistevano di un’armatura di travi e pilastri di legno con tamponamenti in mattoni crudi; in alcuni casi anche le fondamenta erano edificate su ceppi di legno posti trasversalmente. La fusione di materiali e tecniche costruttive diverse, una leggera e tettonica, l’altra massiva e stereotomica, creava un nuovo tipo organismo, capace di resistere ai terremoti grazie alla flessibilità del legno e di difendersi dal clima mediorientale grazie alla massa muraria. Come nel caso delle costruzioni ittite del secondo millennio a.C., anche negli edifici odierni in legno e paglia la combinazione di questi due materiali, nel ruolo di travi e muri di tamponamento, porta facilmente a organismi antisismici. Nel nostro caso, se l’intelaiatura lignea che compone lo scheletro dell’edificio è comune al modello arcaico, la massa muraria è fatta di ballette di paglia. Gli intonaci sono a base di calce e la tinteggiatura azzurra dona un carattere al contempo domestico e ironico all’edificio. Il tetto è costituito semplicemente da lastre di alluminio ondulate, molto comuni nelle costruzioni rurali accessorie del contesto nel quale l’intervento si inserisce.

Posa degli elementi prefabbricati intelaiati in legno e realizzazione della struttura della copertura.

Riempimento della struttura intelaiata in legno con le ballette di paglia.

Viste della copertura in ultimazione dall’interno e dall’esterno.

Casa Carezza

Carezza

A nord le terrazze sono protette da una fitta sequenza di leggeri montanti di legno che garantiscono la privacy lasciando filtrare la luce naturale all’interno della casa.

Ubicazione: Carezza (BZ)

Progetto architettonico: monovolume architecture + design, Bolzano

Team di progetto: Luca di Censo, Andrea Dal Corso, Federico Beckmann, Diego Preghenella, Arnold Schober

Lavori: 2017 – 2023

Superficie: 380 m2

Volume: 650 m2

Un panorama senza confini

Circondata da rigogliosi boschi di larice e da ruvide cime alpine, nei pressi del lago di Carezza in Val d’Ega, Casa Carezza è immersa in un paesaggio che è, a tutti gli effetti, un vero paradiso con i colori dell’acqua lacustre e la luce crepuscolare che si riflettono sulle vette circostanti, offrendo agli amanti della montagna la possibilità di godere di tramonti emozionanti. L’edificio, realizzato in legno, si compone di due residenze che proiettano nella contemporaneità la tradizionale architettura dei masi, reinterpretandone con nuove tecnologie i materiali, il legno e la pietra, e rileggendo la suddivisione materica tra parte superiore e inferiore, caratteristica di questa tipologia di fabbricati.

Le due unità abitative sorgono su un terreno ad alta densità edilizia e pertanto, al fine di preservare la privacy di ogni abitante, il prospetto nord che guarda verso il Catinaccio è chiuso da ampi terrazzi e scandito dal ritmo verticale delle lamelle in legno, mentre il versante sud con la sua facciata vetrata si apre alla vista, incorniciando il panorama sul gruppo del Latemar. Una linea di demarcazione espressiva e chiara suddivide l’edificio, evidenziando la parte superiore in legno di abete e il basamento in muratura di pietra dolomia. Sorvolando l’area si nota la geometria asimmetrica del tetto, che ricorda la fisicità ruvida e frammentata delle rocce.

All’interno, i tre piani sono stati suddivisi in Raumplan, ossia in piani sfalsati, per assicurare da qualsiasi punto la vista sul paesaggio. Ogni abitazione è composta da ingresso, zona cucina, salotto e un guardaroba, collocati al piano terra, mentre le camere con le loro ampie finestre che guardano le Dolomiti sono ospitate al piano superiore.

Gli spazi multifunzionali e gli arredi della casa dimostrano un feeling alpino senza tempo: come all’esterno, l’uso del legno continua anche negli interni e la luce naturale entra attraverso dei vuoti lasciati nelle pareti. Il risultato è un giusto equilibrio tra intimità e accoglienza, tipica di quel fascino alpino che suscita familiarità e regala all’ospite l’opportunità di rivivere la tradizione in un panorama senza confini. Entrambe le abitazioni sono certificate CasaClima A Nature.

Veduta aerea della casa da nord nello splendido panorama alpino.

Prospetto ovest

Prospetto sud

Prospetto est

_l’architettura________

Prospetto nord

La struttura architettonica di Casa Carezza, un parallelepipedo con linee decise che catturano lo sguardo, si inserisce con eleganza nel paesaggio alpino, unendo con maestria elementi tradizionali e design contemporaneo. All’esterno, l’alternanza tra zone compatte e vuote crea un dinamismo armonico che si fonde con la natura circostante. Il basamento in pietra, solido e robusto, conferisce stabilità e ancoraggio, mentre la struttura asimmetrica aggiunge un tocco di originalità e vitalità. Le lamelle di legno, distribuite in modo strategico lungo la facciata, creano invece giochi di luce e ombra che conferiscono profondità e carattere al volume; una loggia rientrante accoglie gli ospiti, offrendo un rifugio all’aperto e un delicato passaggio tra interno ed esterno. Gli affacci verso la valle, infine, regalano vedute uniche e mozzafiato, permettendo agli abitanti di immergersi completamente nella bellezza del panorama. Con le sue linee nettamente definite, il parallelepipedo sporgente della casa crea un punto focale intrigante che aggiunge modernità all’architettura complessiva e il suo corpo spigoloso si distingue per eleganza e originalità, interpretando in chiave contemporanea l’architettura alpina. Con una fusione sapiente di tradizione e innovazione, Casa Carezza si erge come simbolo di design e sostenibilità, incarnando l’armonia tra uomo e natura.

Piano seminterrato
Piano terra
Piano primo
© Giovanni
De Sandre

_due parole con i progettisti________

monovolume architecture + design è uno studio altoatesino di architettura e design. I due fondatori Patrik Pedó e Jury Pobitzer si sono incontrati durante i loro studi all’università di Innsbruck e nel 2003 hanno fondato lo studio. Il portfolio comprende studi concettuali, progettazione architettonica e di design, pianificazione e supervisione dei lavori di costruzione, visualizzazione 3D e realtà virtuale, oltre a pianificazione urbana e masterplan. I progetti architettonici, le fiere e il design di prodotto sono i campi centrali dell’attività. Il cuore di monovolume architecture + design è un team giovane, interdisciplinare e internazionale di 20 creativi: architetti, designer industriali, artisti 3D e graphic designer. Dall’ottobre del 2019 monovolume architecture + design si è trasferito nel nuovo ufficio a Bolzano.

Perché sono stati scelti materiali come il legno e la pietra locale?

Casa Carezza si distingue per l’impiego accurato dei materiali locali, una decisione che riflette un profondo rispetto per l’ambiente circostante. Il legno di abete bianco, prelevato da foreste gestite in modo sostenibile, domina la struttura, offrendo calore e durabilità. La pietra dolomia, estratta dall’area limitrofa, costituisce il basamento, stabilizzando l’edificio e integrandolo armonicamente nel paesaggio montano. Questa scelta non solo riduce l’impatto ambientale, ma conferisce a Casa Carezza anche un carattere autentico e radicato nella tradizione locale.

Parliamo del design degli interni...

Gli spazi interni di Casa Carezza sono stati concepiti con attenzione al comfort e alla funzionalità, senza trascurare l’estetica. L’approccio Raumplan, caratterizzato da piani sfalsati, permette una distribuzione dinamica degli ambienti e una connessione continua con l’esterno attraverso ampie finestre panoramiche. La combinazione di piastrelle scure ai livelli inferiori e legno ai piani superiori crea un contrasto accattivante e conferisce un’atmosfera accogliente e contemporanea. Ogni dettaglio degli interni di Casa Carezza è stato curato con precisione per offrire un’esperienza abitativa che unisce comfort, bellezza e funzionalità.

Nella pagina accanto, l’area del camino nella zona living e la stessa zona affacciata sulla loggia esterna.

In questa pagina, scorci di uno dei bagni principali.

Copertura (A), dall’esterno

- lamiera aggraffata (30 mm)

- sotto struttura per ventilazione tetto e aggancio finitura in lamiera (60 mm)

- barriera al vapore (10 mm)

- isolamento (200 mm)

- pannelli di legno (140 mm)

- sotto struttura in legno (15 mm)

- pannellatura in legno (25 mm)

Solaio interpiano (B), dall’estradosso

- parquet (12 mm)

- strato di colla (3 mm)

- foglio in PE (0,1 mm)

- isolante acustico sotto pavimento (25 mm)

- foglio in nylon (0,1 mm)

- pannello di legno a fibre orientate (60 mm)

- massetto a secco per passaggio impianti (200 mm)

- foglio in nylon (0,1 mm)

- struttura solaio in pannelli di legno (200 mm)

- cartongesso (12, 5 mm)

1 intonaco

2 parete in legno

3 strisce isolanti perimetrali

Solaio contro terra (C), dall’estradosso

- piastrelle (12 mm)

- strato di colla (3 mm)

- pavimento radiante e massetto (60 mm)

- foglio in PE (0,1 mm)

- isolante acustico sotto pavimento (25 mm)

- foglio in nylon (0,1 mm)

- massetto in cls espanso (100 mm)

- barriera al vapore (0,1 mm)

- piastra di fondazione (300 mm)

- pannelli di vetro cellulare (100 mm)

- magrone (100 mm)

- tessuto non tessuto (10 mm)

- terreno compattato

1 intonaco

2 parete in laterizio

3 strisce isolanti perimetrali

Realizzazione del piano seminterrato e della struttura in legno dei livelli superiori.

La scala in legno con il passaggio impianti a parete e la struttura dell’edificio quasi ultimata.

Posa della pavimentazione in parquet e ultimazione del camino nell’area living.

Silvia Guadagni Casa unifamiliare

Provincia di Bergamo

© Marlegno
© Marlegno
Il grande sporto del portico a nord sulla zona giorno.
Scorcio della villa da est.
© Marlegno

Ubicazione: Provincia di Bergamo

Progetto architettonico: arch. Silvia

Guadagni

Strutture: ing. Francesco Rota, Grassobbio (BG)

Direttore dei lavori: arch. Silvia

Guadagni

Impianti: ing. Marco Scalari, Palazzolo

sull’Oglio (BS)

Appaltatore struttura legno: Marlegno

s.r.l, Bolgare (BG)

Lavori: novembre 2022 – marzo 2023

Superficie verde: 380 m2

Superficie utile: 138,32 m2

Una nuova appartenenza

Espressione del desiderio di una coppia di lasciare la grande città, dove ha vissuto e lavorato per una vita, questa abitazione è stata l’occasione per riappropriarsi di un nuovo tempo e di un nuovo spazio; il primo, scandito da una rinnovata lentezza e, il secondo, informato a una nuova appartenenza.

La villa, inserita in un contesto verde dove la pace e la tranquillità regnano sovrane, è costituita da un unico piano con la zona giorno, due camere da letto, due bagni, una lavanderia, uno studio, un ripostiglio, l’autorimessa e un locale tecnico; optando per un unico livello, l’intorno non è solo visivamente percepito ma anche fisicamente vissuto con la più estrema naturalezza in ogni momento. Il legno con la luce e con i colori, con il silenzio e con i profumi del paesaggio naturale, rende infatti la casa il luogo dell’anima e di una dolce quiete. L’ampio portico, con il suo aggetto, è l’unione fisica dei due segmenti spaziali dell’interno e dell’esterno, la congiunzione tra l’intimità e la natura, la cerniera tra il dentro e il fuori, con i campi coltivati, il vicino castello rinascimentale, i filari di alberi e il profilo dei monti. La porzione di portico a nord, appena fuori dal soggiorno, è stata realizzata senza appoggi a terra, completamente a sbalzo, con una profondità di 3 metri e la sua costruzione è stata possibile grazie alla progettazione strutturale con sistemi integrati legno-acciaio, garantendo la continuità di tenuta all’aria e all’acqua delle pareti perimetrali.

L’edificio ha struttura in legno a telaio, isolamento in lana di roccia e contro parete sul lato interno, anch’essa coibentata con lana minerale, per il passaggio degli impianti. Il tetto è invece costituito da travetti e perline posati in opera con una pendenza del 3% e con manto in guaina PVC di colore grigio chiaro per ridurre l’apporto solare incidente sulla superficie. Dal punto di vista impiantistico, nulla è stato lasciato al caso; la villa è stata infatti progettata e realizzata inserendo le migliori tecnologie, come ad esempio il riscaldamento/raffrescamento a pannello radiante a pavimento e la VMC per la gestione dell’umidità interna. Ad alimentare gli impianti è un sistema fotovoltaico posto in copertura.

© Marlegno
L’affaccio della zona giorno sul giardino.

Il fronte sud della villa con l’ingresso dell’autorimessa.

© Marlegno
Le ampie vetrate cielo-terra della zona giorno.
© Marlegno
L’ingresso della casa protetto dal portico.
Piano terra
Copertura
Sezione BB
Sezione AA

La zona della cucina si affaccia sulla zona pranzo e soggiorno e sulla grande area esterna, protetta dallo sbalzo della copertura.

_due parole con il costruttore________

Marlegno dal 2000 costruisce grandi edifici e case in legno, occupandosi di ogni progetto dall’inizio alla fine e curando nel dettaglio ogni fase, dalla progettazione alla prefabbricazione fino alla consegna chiavi in mano e ai servizi post-vendita.

Sorretta da principi di economia circolare, l’azienda impiega solo legno proveniente da foreste certificate PEFC, materia prima naturale riutilizzabile e riciclabile. Certificata ISO 14001, ISO 45001 e ISO 9001, la visione di Marlegno è condivisa da un team di oltre 100 esperti che in tutte le fasi produttive assicurano standard qualitativi altissimi per prestazioni ottimali e che in differenti unità di business lavorano in sinergia per sviluppare progetti su misura dove sostenibilità, sicurezza e tecnologia sono sinonimi di un’innovazione attenta e responsabile.

Bioedilizia, legno e dettagli costruttivi dialogano tra di loro in modo armonioso nel progetto di questa nuova villa che avete realizzato...

La villa è realizzata in bioedilizia in legno con cura e professionalità, grazie alla nostra esperienza ventennale nel settore, e qualità, tecnologia e sicurezza sono le linee guida della nostra progettazione esecutiva e della nostra prefabbricazione. All’interno del nostro polo tecnologico, infatti, realizziamo e assembliamo ogni elemento strutturale ponendo la massima attenzione a ogni dettaglio per garantire al cliente finale un risultato eccellente.

Ogni nostra realizzazione è pensata, progettata e costruita per essere al sicuro dagli agenti atmosferici e quindi per durare per sempre. Inoltre, i nostri edifici sono perfettamente sicuri anche in caso di terremoto o di incendio.

_due parole con la progettista________

Silvia Guadagni si è diplomata presso l’Istituto Tecnico Statale “Giacomo Quarenghi” di Bergamo nel 1990, conseguendo poi la laurea nel 2003 al Politecnico di Milano. È iscritta all’Ordine degli Architetti di Bergamo e attualmente pratica la professione presso lo studio d’architettura di famiglia del quale, divenuta titolare, orienta l’attività principalmente nell’ambito dell’architettura abitativa, sia come nuova costruzione sia come recupero dell’esistente.

Quali sono le motivazioni che hanno spinto a scegliere il legno come materiale strutturale per questa villa?

Il committente aveva un orientamento, se non completamente definito, molto ben indirizzato e la mia pregressa esperienza mi consentiva di confortarlo pienamente; l’idea di una scelta green, di un manufatto naturale ed ecosostenibile e di un ambiente sano sono state le chiavi fondamentali della scelta finale. Le considerazioni inerenti il comfort degli ambienti confinati nelle strutture in legno e derivati e l’ottimizzazione delle dispersioni energetiche, inoltre, hanno confermato che la strada fosse quella giusta.

Il legno, infatti, materiale naturale che possiede eccellenti proprietà di isolamento termico e acustico, permetterà alla villa di mantenere una temperatura interna confortevole durante tutte le stagioni, riducendo al minimo la necessità di riscaldamento e raffrescamento artificiale e il consumo energetico.

Il legno è noto anche per la capacità di assorbire e rilasciare l’umidità contribuendo a mantenere un ambiente interno salubre e bilanciato e ciò è molto importante in un contesto residenziale, dove la qualità dell’aria interna ha un ruolo cruciale nel benessere.

Quale sarebbe la sua personale definizione della parola e del materiale “legno”, se dovesse riscriverla per una versione aggiornata di un vocabolario della lingua italiana?

Se dovessi riscrivere la definizione della parola e del materiale “legno”, mi impegnerei a cogliere non solo le proprietà fisiche del materiale, ma anche il suo valore culturale, ecologico e terapeutico. Il legno, risorsa che ha accompagnato l’umanità attraverso le epoche, si è evoluto con noi, adattandosi ai bisogni dell’uomo. Dal punto di vista costruttivo, è un materiale naturale ideale per una variegata gamma di usi caratterizzati da ecosostenibilità, naturalità, durabilità e resistenza. Ecologicamente, il legno rappresenta una risorsa rinnovabile e biodegradabile il cui utilizzo contribuisce alla conservazione delle foreste e alla riduzione delle emissioni di CO2, rendendolo preferibile in un’epoca in cui la sostenibilità ambientale è di fondamentale importanza. Infine, da una prospettiva “terapeutica”, il legno è un materiale che favorisce il benessere umano: il contatto con superfici lignee può avere effetti positivi sul benessere psicologico, riducendo lo stress e migliorando l’umore.

La grande area giorno e living –quasi 60 m2 – concepita come open space affacciato sul verde e i dintorni.

© Marlegno

Parete esterna (B), dall’esterno

- rasatura ai silicati

- isolamento in pannelli di lana di roccia (60 mm)

Copertura (A), dall’esterno

- guaina in PVC grigia (1,8 mm)

- pannello OSB (1,8 mm)

- struttura portante in travetti di legno e interposto isolamento in pannelli di lana di roccia (80+ 80 mm)

- freno al vapore

- assito in perline di abete (20 mm)

- travetti in legno lamellare GL24h

- controsoffitto

- traverse e pilastrini in legno lamellare (60x160 mm) con interposizione pannelli in lana di roccia (160 mm)

- freno al vapore

- lastra in fibrogesso (12,5 mm)

- intercapedine impianti isolata con lana di roccia (40 mm)

- doppio pannello di cartongesso (12,5+ 12,5 mm)

Solaio contro terra (C), dall’estradosso

- pavimentazione (15 mm)

- massetto (50 mm)

- massetto impianto radiante (50 mm)

- massetto passaggio impianti (120 mm)

- tenuta all’acqua

- isolamento in XPS (100 mm)

- getto protezione vespaio

- vespaio areato

- magrone

1 lattoneria in alluminio

2 rasatura ai silicati

3 pannello EPS (60 mm)

4 assito in perline di abete (20 mm)

5 pannello OSB (1,8 mm)

6 guaina in PVC grigia (1,8 mm)

7 putrella sopra parete

8 riempimento putrella con isolante morbido

9 stocchetti per fissaggio fibrogesso

10 barriera al vapore

1 pannello XPS (h min. 30 cm su piano di campagna)

2 rasatura e protezione con impermeabilizzante (min. 2 mm)

3 rivestimento ceramico

4 piatto premontato

5 guaina bituminosa adesiva

6 contropiastra

7 guaina su sommità cordolo

8 nastro acrilico di tenuta all’acqua

9 guaina bituminosa di tenuta

Nelle immagini di cantiere è possibile vedere: il processo di montaggio degli elementi prefabbricati intelaiati della parete in legno; i travetti della copertura e il suo isolamento in lana di roccia; le soluzioni di tenuta della struttura in particolari nodi; il passaggio impianti nelle contro pareti e nei controsoffitti e la chiusura dell’intradosso del solaio di copertura.

officina23 Casa BN

Ponte San Nicolò

© arch. Alberto Zago
© arch. Alberto Zago
L’affaccio a est con l’ingresso protetto dallo sbalzo che esce dal solaio.
Dettaglio degli sbalzi e delle coperture piane da nord est.

Ubicazione: Ponte San Nicolò (PD)

Progetto architettonico: arch.tti Alberto Zago, Sara Miricola – officina23, Este (PD); arch. Claudio Seno, Ospedaletto Euganeo (PD)

Ingegnere opere prefabbricate: ing. Lukas Stuefer, Bolzano

Direttore dei lavori: geom. Rino Miricola, Este (PD)

Consulente CasaClima: geom. Rino Miricola

Appaltatore struttura in legno: Aster GmbH, San Genesio Atesino (BZ)

Lavori: maggio 2020 – luglio 2021

Superficie lotto: 1.285 m2

Superficie lorda: 280 m2

Un nuovo tassello ma di legno

Un metodo di progettazione che tenta di porsi con un diverso approccio all’architettura e alle costruzioni nell’ambito residenziale della pianura padovana trova applicazione in Casa BN, un’abitazione realizzata con sistema ligneo massivo ai margini sud est del capoluogo patavino. Il progetto nasce dall’occasione di recuperare la volumetria di un fabbricato esistente (circa 800 m3) che non presentava una particolare qualità architettonica. L’intervento ha assunto così un carattere di rinnovamento del tessuto urbano, interpretando l’edificio di progetto come un nuovo tassello di un territorio omogeneamente antropizzato. La riduzione del consumo di suolo ha rappresentato un punto cardine del concept e, rispetto all’esistente, il nuovo progetto recupera 120 m2 di superficie impermeabile.

La composizione della casa trae ispirazione dal contesto circostante che ha dettato alcune scelte volumetriche atte a garantire il miglior sviluppo distributivo possibile.

La vicinanza alla strada del quartiere ha imposto un primo grande volume dedicato ai servizi e all’ingresso, la cui funzione è creare uno schermo sia al livello visivo sia al livello acustico. Protetta dalla massa di questo corpo edilizio si sviluppa la parte pubblica della casa, interamente aperta e quasi concepita come un vuoto architettonico in completa relazione con lo spazio esterno. Il volume, che si appoggia nella zona superiore, mantiene una morfologia semplice e longilinea, caratterizzata da una struttura a “cappello” che va a unificare il progetto e a proteggere le parti vetrate principali, generando un unicum spaziale tra l’interno e l’esterno.

Gli scavi effettuati sui volumi principali danno la possibilità di realizzare un ricovero per le autovetture e l’ingresso principale coperto è reso evidente da un setto in continuità che accompagna il visitatore verso l’abitazione. Le aperture sono concepite come degli intagli sull’apparato murario e la loro posizione è strategica per quanto riguarda le viste, lo studio della luce naturale e l’apporto solare.

© Alberto Zago
Scorcio del prospetto sud con le ampie vetrate che si aprono sull’area verde di pertinenza.

1 L’abitazione è scandita compositivamente da un volume principale, che ospita alcuni servizi e il cui compito è schermare la zona pubblica della casa dalla vista e dal rumore della strada

2 Il corpo del piano superiore si innesta sui volumi del piano terra, come un “cappello” che raccorda tutte le parti del progetto e protegge le vetrate principali dando vita a una continuità spaziale tra interno ed esterno

3 I volumi principali sono stati scavati al fine di realizzare uno spazio per le autovetture e l’ingresso principale, coperto e sottolineato da un setto in continuità che accompagna il visitatore verso la casa

4 Come dei precisi intagli, le aperture vetrate con la loro posizione strategica incorniciano la vista sull’esterno, permettendo alla luce naturale di entrare negli ambienti e sfruttare l’apporto solare passivo

© arch. Alberto Zago
arch. Alberto Zago

Prospetto nord

Prospetto sud

_struttura ed energia________

Visto che il legno è un materiale che permette sezioni strutturali ed elementi costruttivi più esili e garantisce un aspetto estetico ricercato nelle parti a sbalzo e nella relazione dei volumi riscaldati, riducendo oltretutto l’incidenza energetica dei ponti termici, per la costruzione è stata scelta una struttura in pannelli X-lam e travi lamellari. Il sistema portante in X-lam a cinque strati è stato utilizzato non solo per le pareti, ma anche per i solai (intermedio e di copertura). Tale strategia ha consentito di affrontare il tema della tettoia tramite pannelli a sbalzo opportunamente isolati per l’attenuazione del ponte termico. Precisione, velocità e pulizia rappresentano il forte vantaggio di un sistema prefabbricato in legno che richiede una progettazione attenta e più impegnativa, a vantaggio però di un processo costruttivo più snello che riduce drasticamente imprevisti, gestione del cantiere o tempistiche legate all’operatività manuale. Per quanto riguarda l’aspetto energetico, l’involucro presenta dei valori di alto livello. In particolare, la parete perimetrale garantisce un valore di trasmittanza di U=0,16 W/m2K con uno sfasamento termico di 16,5 ore, mentre la copertura piana raggiunge una trasmittanza di U=0,11 W/m2K e uno sfasamento termico di 20 ore. La casa ha una prestazione energetica di 7 kWh/m2 anno (per riscaldamento) con emissioni di CO2 pari a 6 kg/m2 anno.

1 ingresso

2 disimpegno

3 bagno

4 studio

5 soggiorno

6 cucina

7 dispensa

8 lavanderia

9 C.T.

10 disimpegno

11-12 camere doppie

13 camera matrimoniale

14 bagno

15 cabina armadio

Piano piano terra
Sezione BB
Sezione AA
Prospetto est
Prospetto ovest
Piano primo piano
©

_due parole con i progettisti________

officina23 (geom. Rino Miricola, arch. Alberto Zago, arch. Sara Miricola) è uno studio professionale di architettura che pone la massima attenzione alla sostenibilità ambientale, intesa non solo come basso consumo energetico ma anche come approccio olistico, ricercando un rapporto osmotico tra architettura e ambiente. Il metodo di lavoro è basato su una continua ricerca teorico/compositiva che tenta di affinare sempre di più la propria progettazione, ma anche tecnica e pratica, approfondendo temi di innovazione tecnologica e sistemi costruttivi.

L’arch. Claudio Seno dal 1991 è libero professionista occupandosi di edilizia residenziale e prevalentemente della conservazione di immobili storici a cui affianca l’attività di pianificazione territoriale, relativamente alle normative specifiche per la salvaguardia e il recupero del patrimonio edilizio di significativa valenza storica.

All’attività professionale affianca lo studio di tematiche ambientali e degli indicatori legati all’esaurimento delle risorse naturali per la proposta di interventi biocompatibili sia nella nuova edificazione sia nel recupero edilizio. È attualmente Direttore dell’Ufficio per i Beni Culturali e l’Edilizia della Diocesi di Padova. Quali sono i motivi che vi hanno spinto a scegliere una struttura in legno per questa abitazione?

Il legno, come materiale strutturale, è stato scelto anche per una forte volontà di utilizzo di una strategia atta alla riduzione della CO2, legata sia al processo di produzione dei materiali sia all’impatto finale dell’edificio. In questo caso (parlando di struttura) sono state utilizzate circa 42 t di legno in grado di sequestrare circa 42 t di CO2. Un piccolo contributo che persegue una condivisione di intenti atti a migliorare le condizioni dell’edilizia presente nel territorio attraverso l’applicazione di un modello circolare capace di contrastare l’escalation della crisi climatica. La scelta del legno diventa quindi anche una scelta etica che va a compensare, a livello di emissioni di CO2, interventi tradizionali dove l’impiego di materiali a forte emissione come il calcestruzzo armato rappresentano lo standard dell’edilizia comune.

Parliamo del legno e della sua durabilità...

Uno dei primi punti per poter definire un progetto sostenibile è rappresentato dal tema della durabilità nel tempo dell’opera architettonica in correlazione alla sua flessibilità e capacità di adattarsi rispetto a diverse esigenze e necessità che possono mutare nel tempo. Casa BN racchiude nella sua progettazione esecutiva e costruttiva tutte le strategie di intervento più adatte per poter garantire queste specificità. La durabilità rappresenta un tema fondamentale del progetto ponendo ancora più attenzione alla manutenzione, semplificata tramite una previsione di smontaggio a secco dell’opera, e al ciclo di fine vita dell’edificio che potrà essere smontato in ogni sua minima parte e recuperato, rendendo questa abitazione una piccola “banca di materiali” che potranno essere recuperati o utilizzati per un secondo fine.

Nella pagina accanto scorcio della zona living e dettagli della scala e del raccordo tra pavimentazione-aperture vetrate e marciapiede esterno.

Sotto, vista della casa da nord est.

piana (A), dall’esterno

- zavorra di ghiaia (50 mm)

- guaina in poliolefine (5 mm)

- EPS in pendenza (70 mm)

- PUR (100 mm)

- freno al vapore (5 mm)

- struttura in X-lam (200 mm)

- cartongesso (12,5 mm)

Assonometria e assonometria strutturale della casa.

Parete esterna (B), dall’interno

- fibrogesso (12,5 mm)

- strato d’aria ferma (10 mm)

- fibra di legno (40 mm)

- struttura in X-lam (100 mm)

- pannello in fibra di legno (100 mm)

- pannello in fibra di legno (60 mm)

- intonaco a base di silicati (7 mm)

Solaio contro terra (C), dall’estradosso

- pavimento in legno (15 mm)

- massetto in anidrite (45 mm)

- massetto alleggerito (160 mm)

- XPS (80 mm)

- guaina protettiva

- platea calcestruzzo armato (400 mm)

- magrone (200 mm)

- XPS (100 mm)

Copertura

Isolamento delle fondazioni e montaggio della struttura in pannelli X-lam.

Realizzazione delle contropareti interne per il passaggio degli impianti e posa in opera di una delle grandi vetrate.

Viste della struttura della casa in completamento.

La casa di confine

Porto Ceresio

©

La casa da nord est: lamiera metallica e sughero caratterizzano il rivestimento.

Dettaglio della facciata sud; l’impianto fotovoltaico è integrato nella falda della copertura mentre la parte a un piano crea superiormente lo spazio per una terrazza.

Seppur diversa dagli edifici circostanti, la casa si integra perfettamente nel contesto.

Ubicazione: Porto Ceresio (VA)

Progetto architettonico: LCA Architetti, Varese

Progetto-Lavori: 2019 – 2024

Superficie: 186 m2

Volume: 705 m2

Oltre i limiti

Una giovane coppia di frontalieri dalla grande sensibilità ecologica – Noemi e Marco – hanno deciso di costruire la loro casa in un piccolo comune della provincia di Varese che si affaccia sul Lago di Lugano, al confine con il Canton Ticino, e fin da subito la loro volontà è stata quella di realizzare un edificio che avesse spazi in forte relazione con la natura e con il paesaggio circostante, caratterizzato dalle splendide Prealpi che chiudono l’orizzonte sul lago. Questa casa di confine rappresenta dunque il tentativo (riuscito) di costruire la propria dimora in modo “non tradizionale” e più rispettoso dell’ambiente, avendo il coraggio di utilizzare e sperimentare materiali naturali ancora poco utilizzati.

L’abitazione ha una pianta rettangolare e insiste su un lotto a prato inserito in un contesto di case unifamiliari. La spazialità è aperta e invita alla relazione, cosicché i componenti della famiglia possono interagire tra loro sia dalle varie stanze sia dai due livelli, grazie a elementi e aree in parte semi-comunicanti tra loro. Il piano terra è caratterizzato da un ingresso, una cucina con isola centrale e piano snack, una zona giorno con tavolo da pranzo e area living, un bagno e due camere indipendenti per i figli della coppia. Il piano primo, in affaccio sulla doppia altezza del soggiorno, è riservato solo alla camera matrimoniale e al rispettivo bagno con una doccia illuminata da luce naturale zenitale. I protagonisti del fabbricato sono dunque la zona giorno a doppia altezza e la grande scala che collega i due piani. Quest’ultima è una vera e propria scultura, realizzata in legno plissettato e tinteggiata in color grigio antracite, un elemento che, addossato alla parete del living e pensato nel progetto originale come scala/libreria, riempie lo spazio a tutta altezza, dialogando con i contrapposti caratterizzati dal volume ceramico del retro-cucina e dal grande oblò che incornicia le montagne. La casa, con struttura in legno a telaio, oltre a una buona coibentazione dell’involucro, è dotata di un impianto radiante e di un sistema di ventilazione meccanica controllata che ne diminuiscono i consumi e i costi energetici, ulteriormente ridotti grazie all’apporto dell’impianto fotovoltaico.

© Simone Bossi
Planimetria
Prospetto sud
Prospetto nord
Prospetto est
Prospetto ovest
Sezione AA
Sezione CC
Sezione DD
Piano terra
Piano primo
Sezione BB
© Simone Bossi
© Simone Bossi
© Simone Bossi
© Simone Bossi

_due parole con i progettisti________

Persone, Architettura e Ambiente: sono tre parole importanti, elementi imprescindibili e fondamento di ogni lavoro di LCA Architetti. Il team si occupa di progettare edifici privati e pubblici di varia tipologia e scala, dal piccolo oggetto di design al grande masterplan urbanistico. La capacità di organizzare e progettare lo spazio, la ricerca della bellezza, l’utilizzo della luce e dei materiali naturali, la cura del dettaglio e l’ottimizzazione dei costi sono capisaldi del lavoro. Parallelamente all’attività di progettazione, il team svolge attività di ricerca e di formazione didattica in ambito accademico e professionale.

Parliamo degli aspetti sostenibili dell’abitazione e dei materiali utilizzati.

Questo è un edificio realizzato non solo sul limite geografico che divide l’Italia dalla Svizzera, ma soprattutto sul limite che divide ancora chi continua a pensare che nulla si deve cambiare da chi invece sperimenta soluzioni per provare ad arginare l’attuale crisi ambientale. È stata una scelta coraggiosa e consapevole, finalizzata a dimostrare che è possibile fare architettura in modo più sostenibile, e la naturalità dei luoghi ha rafforzato l’intenzione di realizzare un edificio davvero sostenibile: una casa in legno, metallo e sughero.

L’edificio ha una fondazione in cemento armato e terra costipata, sopraelevata rispetto il piano i campagna di circa 50 cm, su cui poggia la struttura in legno a telaio dell’abitazione. All’interno i tavolati divisori sono stati realizzati in fibrogesso mentre i materiali di finitura sono parquet naturale in rovere e ceramiche di grande e piccolo formato. All’esterno il sughero, che riveste per intero il piano terra, è stato lasciato a vista ed è stato pantografato in 3D; la decorazione, semplice ed elegante, impreziosisce il volume esterno dell’abitazione altrimenti troppo austero. Al piano superiore le pareti verticali e la copertura a due falde sono rivestite con una lamiera aggraffata color antracite.

I materiali e le cromie della casa dialogano con le montagne che circondano la valle; i colori, infatti, si mimetizzano con il profilo delle alberature e delle rocce che caratterizzano l’intorno. Paradossalmente, questa casa, così diversa dalle altre con le quali confina, scompare allo sguardo d’insieme fondendosi con il paesaggio che la accoglie e che l’ha generata.

Nella pagina accanto, in alto, il volume scultoreo della scala, in legno plissettato dipinto color antracite, diventa elemento dello spazio abitato; in basso e in questa pagina, la zona living con la cucina.

Copertura (A), dall’esterno

- lamiera aggraffata

- tavolato grezzo (20 mm)

- listelli di ventilazione (40 mm)

- pannello OSB3 (15 mm)

- lana di roccia (80 mm)

- struttura in legno (160 mm) e lana di roccia interposta (160 mm)

- pannello OSB3 (15 mm)

- listellatura vano tecnico (40 mm)

- pannello in fibrogesso (12,5 mm)

Parete esterna (B), dall’esterno

- lamiera aggraffata

- tavolato grezzo (20 mm)

- listelli di ventilazione (40 mm)

- lana di roccia (60 mm)

- pannello OSB3 (15 mm)

- struttura in legno (160 mm) e lana di roccia interposta (160 mm)

- listellatura vano tecnico (60 mm) e lana di roccia (60 mm)

- pannello in cartongesso (12,5 mm)

- pannello in fibrogesso (12,5 mm)

Parete esterna (C), dall’esterno

- pannello di sughero bruno (80 mm)

- pannello OSB3 (15 mm)

- struttura in legno (160 mm) e lana di roccia interposta (160 mm)

- listellatura vano tecnico (60 mm) e lana di roccia (60 mm)

- pannello in cartongesso (12,5 mm)

- pannello in fibrogesso (12,5 mm)

Solaio contro terra (D), dall’estradosso

- pavimentazione in legno (20 mm)

- riscaldamento radiante (50 mm)

- pannello in EPS (30 mm)

- massetto impianti (180 mm)

- doppio pannello in XPS (220 mm)

- fondazione in c.a. (300 mm)

- pannello in EPS (40 mm)

- magrone (100 mm)

Le pareti del piano superiore sono rivestite di lamiera aggraffata come le falde del tetto. Il grande oblò inquadra la vista sulle montagne. Sotto, dettagli del rivestimento esterno in lamiera color antracite e in sughero bruno caratterizzato da una decorazione pantografata in 3D.

© Simone Bossi

Jaurès Petit Parigi

©
Sergio Grazia
L’affaccio a est con i frangisole scorrevoli che proteggono le aperture vetrate.
© Sergio Grazia
© Sergio Grazia

Ubicazione: Parigi (F)

Progetto architettonico: archi5, Montreuil (F)

Strutture: EVP, Saint-Denis (F)

Direttore dei lavori: GTM

Consulenti:

- Economia della costruzione: ATEEC

- Impianti elettrici e meccanici: B52

- Paesaggio: Atelier Roberta

- Strade e reti: Ateve

- Acustica: Cap Horn Solutions

- Ingegneria ambientale: Albert & Co

Appaltatore struttura in legno: Arbonis, Rueil Malmaison (F)

Lavori: 2019-2021

Superficie utile: 4.874 m2

Trasformare la città

Recuperare fabbricati esistenti, non più consoni al contesto costruito o dismessi, è al giorno d’oggi un’operazione che dovrebbe essere sempre presa in considerazione al fine di non consumare suolo e dare nuova vita alle nostre città. Questo è ciò che è accaduto in questo ampio progetto residenziale, dove la struttura di un parcheggio nella zona nord est di Parigi è stata parzialmente conservata, riconvertita in nuove abitazioni e ampliata con un nuovo volume in legno destinato a social housing. Nel progetto sono stati coinvolti i futuri inquilini e i residenti del quartiere mediante un approccio razionale, visionario e sostenibile per la trasformazione urbana. Il risultato sono due complessi abitativi: uno composto da 75 unità immobiliari, destinate alla vendita e ricavate dal recupero del parcheggio, e l’altro da 74 abitazioni realizzate nel nuovo fabbricato in legno.

Ideato su una griglia 13x6 m, il nuovo edificio accoglie appartamenti che godono di un doppio affaccio, con balconi e terrazze separati dalla struttura portante, e finiture esterne in legno su parete ventilata e in zinco per la copertura. La tecnologia della prefabbricazione a telaio ligneo e il suo metodo di costruzione a secco hanno consentito nella fase di cantiere di arrecare il minimo disturbo agli abitanti del quartiere, un’area urbana particolarmente densa e di difficile accesso. Inoltre, la caratteristica del legno di apportare, quasi passivamente, qualità a un immobile, conferendo un’identità calda e attraente agli ambienti, ha portato i progettisti a lasciare a vista la struttura in X-lam dei solai nelle zone asciutte quasi come un manifesto del design. Grande importanza infine è stata data ai giardini al centro del lotto che sono intervallati da aree coltivate. È questo, infatti, un metodo di gestione, sviluppato a partire dal giardino di La Vallée, che è stato teorizzato, esteso a molti spazi verdi pubblici ed esportato in molte altre città francesi e all’estero, secondo il quale, una volta piantumata, l’area verde deve essere il più possibile spontanea. Nel sito di Jaurès Petit gli alberi punteggiano gli ampi spazi aperti con chiome leggere e scelte per la loro fioritura, un segnale di rinnovamento che si ripete ogni anno.

© Sergio Grazia
Scorcio da nord dell’edificio con la struttura delle terrazze in evidenza.
© Sergio Grazia

Conservazione e rielaborazione della struttura

Parcheggio esistente

Superficie 42.000 m2 – Massa stimata 21.000 t

Demolizione parziale

Superficie di pavimento preservata 10.850 m2 –

Volume di macerie evitate 3.080 m2 ovvero 7.000 t

Adattamento della struttura

Struttura esistente conservata

Costruzione in legno

Sviluppo architettonico e urbano

Evitare l’affaccio dei volumi uno di fronte all’altro

le viste sui dintorni

Creare generosi spazi verdi

Planimetria del complesso abitativo

Liberare

Nella pagina a fianco: dettaglio del frangisole scorrevole in legno; la struttura delle terrazze viste dall’alto; interno di un’abitazione con il solaio in X-lam lasciato a vista.

Piano terra
Piano terzo
Sezione trasversale
Prospetto nord
Prospetto ovest
© Sergio Grazia
© Sergio Grazia
© Sergio Grazia

Il complesso di abitazioni visto da nord est. In fondo, il fabbricato dell’ex parcheggio recuperato.

_due parole con lo sviluppatore________

Con la sua presenza in 54 comuni a Parigi e nella sua area metropolitana, il gruppo Paris Habitat fornisce case a più di 286.500 residenti e gestisce un parco di più di 125.900 case. Ospitando un parigino su nove, Paris Habitat è il maggior costruttore e gestore di social housing a Parigi e nei dintorni.

Di cosa si occupa Paris Habitat?

Il nostro gruppo offre alloggi sociali e intermedi per tutti, dai più vulnerabili alle famiglie a reddito medio, alle persone che non hanno un lavoro stabile.

Questa offerta diversificata ci consente di rispondere ai cambiamenti dell’area metropolitana di Parigi, promuovendo la diversità sociale e la mobilità residenziale all’interno del nostro portfolio. Abbiamo anche alloggi per studenti, giovani professionisti e lavoratori migranti, in particolare grazie alle nostre residenze condivise. Teniamo ben conto delle esigenze specifiche delle persone disabili e degli anziani che diventano il centro del nostro operare quotidiano.

Sostenendo la visione di una città a zero emissioni di carbonio, nei nostri progetti prendiamo in seria considerazione l’emergenza climatica che stiamo vivendo e richiediamo la diversificazione delle modalità di produzione, ricorrendo anche a soluzioni innovative. Privilegiamo quindi l’uso di materiali di origine naturale e sosteniamo l’emergere di un riutilizzo dei materiali per promuovere acquisti sostenibili e il flusso dei materiali. Utilizziamo processi innovativi anche per trasformare luoghi come uffici, garage ed ex caserme militari in nuove abitazioni.

© Sergio Grazia

_due parole con i progettisti________

archi5 nasce nel 2003 dall’esperienza comune e dalla visione condivisa dell’architettura dei suoi fondatori. In ogni progetto lo studio francese adotta un approccio contestuale in cui il sito, il programma e le questioni sociali e culturali vengono esaminati, analizzati e confrontati, diventando domande a cui il progetto risponde in modo dinamico ed esaustivo, con un rigore che ormai è il segno distintivo di archi5. Percettibile nei suoi usi, nei suoi spazi e nel suo impatto sull’ambiente, questo approccio è visibile e leggibile in ogni edificio progettato, dando significato oltre che forma. archi5 ha più di 40 dipendenti che lavorano a Montreuil, vicino a Parigi e sviluppa le proprie competenze creando legami strategici con i migliori partner tecnici e consulenti specializzati. Una ragionata inventiva si riscontra in tutti i progetti, così come nei numerosi concorsi di architettura e urbanistica in cui lo studio è coinvolto.

Come nasce questo progetto e quali sono le motivazioni della scelta del legno?

Sobrietà è il concetto che ha guidato il progetto con il primo obiettivo di conservare e convertire la maggior parte della struttura del parcheggio e l’edificio è il risultato di questa rielaborazione della struttura esistente. Il progetto, inoltre, è stato guidato dall’armonia e dall’equilibrio che si sono instaurate tra i nuovi e i vecchi abitanti del sito, e che sono stati coinvolti nello sviluppo del nuovo volume, e dal verde che diventa un elemento fondamentale di questo complesso abitativo e trait d’union proprio tra il vecchio e il nuovo.

Per il nuovo edificio, il legno è stato quasi una scelta naturale per la sua capacità di limitare i disturbi sul sito di cantiere e per la sua capacità di immagazzinare carbonio. 1 m3 di legno nuovo significa infatti una tonnellata di CO2 in meno nell’atmosfera e le costruzioni in legno incentivano l’uso di fonti energetiche rinnovabili, riducono il consumo energetico e favoriscono l’impiego di di materiali di origine biologica.

Il prospetto a est, rivestito con listelli di legno e la griglia di montanti e travi che scandiscono e danno ritmo alla facciata.

© Sergio Grazia

Solaio interpiano (A), dall’estradosso

- pavimento (15 mm)

- massetto in cls (60 mm)

- materassino acustico (30 mm)

- sottofondo di sabbia (80 mm)

- tavolato e travetti (130 mm)

- pannello in X-lam (200 mm)

Solaio terrazzo verde (B), dall’esterno

- sedum (100 mm)

- strato drenante (20 mm)

- massetto in cls su lamiera grecata (60 mm)

- barriera al vapore

- isolamento in poliuretano (100 mm)

- sottofondo per isolamento acustico (60 mm)

- pannello in X-lam (200 mm)

1 intonaco

2 parete in legno

3 strisce isolanti perimetrali

4 elemento di impermeabilizzazione

5 scossalina in zinco

6 giunto contro muro adiacente

7 struttura metallica di supporto a lamiera grecata

8 soffitto in cartongesso

Solaio terrazzo (A), dall’esterno

- pavimento flottante in legno

- tenuta all’acqua (20 mm)

- massetto in cls su lamiera grecata (60 mm)

- barriera al vapore

- isolamento in poliuretano (100 mm)

- pannello in X-lam (200 mm)

1 scossalina in zinco

2 isolante per trattamento ponte termico (50 mm)

3 rivestimento in legno (30 mm)

4 sotto struttura e camera di ventilazione (60 mm)

5 tenuta all’acqua + pannello OSB (22 mm)

6 cassonetto isolato

7 elemento in acciaio para pioggia

8 mantovana in acciaio galvanizzato

Residenze Vanvitelli

Vincenzo Guzzo

Polo educativo inclusivo

Enrico Molteni Architecture

Scuola per l’infanzia BDR bureau

Casa ZL

Andrea Zambon

Waldenhouse Casarampi

THE NE[S]T

Foto: ©Marco Cappelletti

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