Riccardo Gulli, Straordinario di Architettura Tecnica, ha svolto attività scientifica e didattica presso le sedi universitarie di Ancona (1991-98), Perugia (1995-98), Udine (1998-2003) e dal 2003 all’Alma Mater Studiorum di Bologna. Responsabile scientifico del Centro Studi LabTeco (Laboratorio di progettazione sperimentazione tecnologica sul costruito) dell’ateneo di Bologna; Direttore del Laboratorio di ricerca industriale NEREA (Network per il Restauro Avanzato della Rete Alta Tecnologia dell’Emilia Romagna) (2008-2010); Responsabile dell’Unità Operativa “Recupero e restauro” del CIRI (Centro Interdipartimentale di Ricerca Industriale) EDILIZIA E COSTRUZIONI dell’Università di Bologna; membro del Comitato Scientifico dei Congressi Internazionali di Storia della Costruzione (Madrid 2003 - Cambridge 2006 - Cottbus 2009, Parigi 2012); membro della giunta nazionale ArTec (Associazione scientifica di Architettura Tecnica) (2006-2010). I primari indirizzi di interesse riguardano i settori delle tecniche costruttive storiche, del recupero edilizio e della progettazione architettonica nel campo degli interventi sul patrimonio edilizio esistente. Alessandro Greco docente di Architettura Tecnica presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Pavia. Le attività di ricerca principali sono rivolte alle soluzioni per l’eliminazione delle barriere architettoniche e sensoriali nell’edilizia storica, alla progettazione ampliata, all’edilizia ospedaliera ed alle soluzioni costruttive sostenibili per l’edilizia residenziale. Dal 2006 si occupa del rilievo degli edifici storici dell’Università di Pavia, secondo un programma di rilevamento geometrico e materico finalizzato alla conoscenza della fabbrica come base di riferimento per la gestione, manutenzione e conservazione programmate. Partecipa a Workshop internazionali di progettazione incentrati sul tema del recupero urbano e architettonico. Ha all’attivo diverse pubblicazioni sia in ambito nazionale ed internazionale ed è visiting professor presso l’Universidad Internacional SEK di Santiago de Chile.
RICCARDO GULLI ALESSANDRO GRECO
a cura di
INTERVENIRE SUL COSTRUITO
In questo contesto si muove dunque la riflessione promossa dall’Associazione culturale Ar.Tec. – Associazione scientifica per la promozione dei rapporti tra architettura e tecniche per l’edilizia – svolta in occasione del convegno organizzato al SAIE 2010 ed intesa a istituire un confronto fra le diverse istanze che concorrono a garantire un miglioramento degli esiti architettonici e costruttivi degli interventi: dai criteri progettuali, alle pratiche tecniche, ai requisiti normativi, fino alle procedure operative e gestionali.
Riccardo Gulli, Alessandro Greco
Secondo il rapporto sul mercato delle costruzioni stilato dal CRESME, nell’ultimo biennio si è consumata la chiusura di un ciclo edilizio, il sesto dal dopoguerra, con il conseguente avvio di una nuova stagione per l’intero comparto delle costruzioni; uno scenario ancora incerto per le prospettive di sviluppo, in cui però viene prefigurata una significativa crescita nel settore della riqualificazione del patrimonio esistente, connotata da una maggiore attenzione per l’innovazione tecnologica e per il miglioramento normativo e prestazionali degli edifici. Uno sviluppo che prende le mosse da un orientamento già consolidato nel corso degli ultimi venti anni in Italia, dove circa il 60% della produzione nelle costruzioni proviene dall’attività manutentiva e dagli interventi sul costruito, a fronte di un drastico calo della produzione abitativa, che è passata da un 70-80% degli anni sessanta e settanta a quote inferiori al 15-20% nel corso degli ultimi dieci anni.
a
p e
t n
a
m i r
INTERVENIRE SUL COSTRUITO Norme, tecniche e progetto per la riqualificazione del patrimonio esistente
ISBN 978-88-96386-19-4
Euro 20,00
In copertina: B. Taut, M. Wagner, Hufeiseinsiedlung Berlin Brtiz, 1925-30. Particolare della tessitura della parete in laterizi facciavista (R. Gulli, 2009). Il volume è stato curato da Riccardo Gulli e Alessandro Greco Atti del Convegno tenutosi in occasione del SAIE 2010 Bologna, Sala Sinfonia, 29 ottobre 2010 Progetto grafico ed impaginazione Manuela Bazzana La pubblicazione del presente volume è stata finanziata dall’Ar.Tec.
EdicomEdizioni Monfalcone (Gorizia) tel. 0481/484488 fax 0481/485721 e-mail: info@edicomedizioni.com www.edicomedizioni.com I testi e le foto sono stati forniti dagli autori © Copyright EdicomEdizioni Vietata la riproduzione anche parziale di testi, disegni e foto se non espressamente autorizzata. Tutti i diritti sono riservati a norma di legge e delle convenzioni internazionali. ISBN 978-88-96386-19-4 Questo libro è stampato interamente su carta riciclata Stampa Grafiche Manzanesi Manzano (UD) Prima edizione luglio 2012
Ar. Tec.
Associazione Scientifica per la Promozione dei Rapporti tra Architettura e Tecniche dell’Edilizia
Intervenire sul costruito
Norme tecniche e progetto per la riqualificazione del patrimonio esistente
a cura di Riccardo Gulli e Alessandro Greco
ordina
INDICE
Pier Giovanni Bardelli...................................................................................... Presentazione.
7
Riccardo Gulli.................................................................................................... 11 Recupero ecosostenibile del patrimonio edilizio recente. Un caso di social housing a Bologna degli anni settanta. Alessandro Greco............................................................................................. 37 Accessibilità e fruibilità del patrimonio storico: spunti e metodi per una progettazione ampliata. Andrea Bruno.................................................................................................... 55 Costruire sul costruito. Perché e per chi conservare. Antonello Sanna................................................................................................ 67 Norma, conoscenza e progetto negli interventi sul patrimonio costruito. Il caso Sardegna. Jaime Migone Rettig......................................................................................... 93 Norme e tecniche di intervento sul costruito: l’esperienza della Cattedrale di Santiago del Cile. Paolo Verducci.................................................................................................. 105 Il recupero e la valorizzazione dell’esistente attraverso la produzione di energie rinnovabili.
ordina
INTRODUZIONE
Pier Giovanni Bardelli* INTRODUZIONE La nostra Associazione “Ar.Tec.” prende il nome della disciplina fondamentale da cui è nata e rappresenta a livello nazionale tutti i docenti di “Architettura Tecnica” della nostra Università. La Associazione ha scopi precisi, nel senso che intende porsi come punto di riferimento per chi opera in tema all’interno dell’Università ma nel contempo ha intenzione di aprirsi sempre di più all’esterno. Per questo ogni anno, da sei anni a questa parte, siamo riusciti ad organizzare un Congresso su precisi temi. Abbiamo così dibattuto su “Interazioni e mutazioni nei rapporti tra architettura e tecnica” (Roma 2004), “Intervenire sul patrimonio edilizio. Cultura e tecnica” (Torino 2006), “L’involucro edilizio. Una progettazione complessa” (Ancona 2007), “Progettare i luoghi della cura. Complessità ed innovazione” (Pavia 2008), “Il sisma. Ricordare, Prevenire, Progettare” (Messina 2009). A valle di ogni Congresso, un volume raccoglie i commenti e le discussioni sui temi e sui lavori presentati e cioè l’autenticità del dibattito congressuale, i veri e propri “Atti del Congresso”. Constatiamo però come questi incontri rischino di svolgersi con la presenza a grande maggioranza del mondo universitario e quindi, salvo episodi particolari, con limitata partecipazione della realtà esterna. Ci si ritrova tra colleghi docenti universitari, dottorandi di ricerca, “post dot” e titolari di assegni di ricerca e cioè tra persone a diverso titolo inserite nell’università. Sentiamo l’esigenza di altri tipi di colloquio e di interazione, sentiamo l’esigenza di scambi tecnico-culturali con il mondo esterno, con il mondo della imprenditoria, delle professioni. Da questa esigenza nascono gli incontri come quello che ci ha visti riuniti a Bologna nell’ottobre 2010 e che si intercalano con gli altri oramai istituzionalizzati. Siamo così al secondo di questi incontri che mi auguro siano i primi di una lunga serie, e sono lieto di poter dire che anche per il primo, tenutosi al SAIE 2009, siamo riusciti ad avere la testimonianza dell’efficacia e dell’interesse dei contributi, raccolti in un volume edito nel 2010. Anche per la seconda partecipazione dell’Associazione al Congresso SAIE siamo riusciti a curarne uno analogo, in modo che si possa avere, di volta in volta, il punto su un tema preciso: lo “stato dell’arte”. La Architettura Tecnica, mi permetto di ricordarlo in questa sede, si fonda sull’interesse per lo studio e per l’analisi di contenuti disciplinari e metodologici, con una preoccupazione costante nei confronti della didattica e della formazione, nel senso più ampio, ma non può certamente trascurare forti legami con la ricerca applicata propria dell’industria e quindi ha un indubbio interesse a confermare gli stretti legami già esistenti ed a promuoverne di * Presidente Ar.Tec. 7
Pier Giovanni Bardelli
nuovi. La nostra sperimentazione, infatti, viene condotta, ove possibile, con l’affiancamento ma anche con il contributo dell’industria. Molti tra i nostri colleghi infatti sono titolari di brevetti stipulati proprio in stretta collaborazione con questa. Occorre dire che gli incontri come quello organizzato per il SAIE 2010 o altri similari hanno proprio lo scopo di evidenziare queste opportunità che rientrano a pieno titolo nella vocazione dell’Associazione. Nel 2009 il tema scelto era stato quello dell’housing come nuovo modo di interpretare la residenza che in Italia, soprattutto oggi, è particolarmente sentito. Housing studiato in particolare approfondendo la conoscenza delle scelte tecniche più avanzate sempre con lo sguardo al versante legato alla organizzazione ed alla vivibilità degli spazi pensati per questo tipo di residenza e con il coinvolgimento anche degli aspetti sociali, nello spirito della “trasversalità” della nostra disciplina. Venendo all’incontro organizzato per il SAIE 2010 sento il dovere di ringraziare il Professor Gulli e il Professor Greco che sono stati l’anima dell’organizzazione. Devo ringraziare il SAIE che ci ha messo a disposizione la sala e l’accoglienza relativa e devo soprattutto ringraziare il pubblico che ha partecipato ai lavori, molte persone venute anche da lontano, e soprattutto gli studenti provenienti da tre differenti Sedi Universitarie, Pavia, Ferrara e Bologna. Queste presenze sono un segnale dell’interesse ai nostri incontri e nei confronti dei temi scelti. Gran parte del merito è certamente da attribuire alla personalità dei relatori che hanno accettato il nostro invito. Il tema proposto è “Intervenire sul Costruito” e per questo sono state scelte persone che si dedicano con la propria attività, sotto diverse specie, ma sempre con passione e con scrupolo metodologico e applicazione tecnica al tema sempre più vasto ed articolato del costruito storico e recente. Mi permetterei qualche cenno su cosa intendiamo per Costruito. Certamente occorrerebbe una definizione molto articolata, ma in prima istanza potremmo riferirci a tutto ciò che è stato pensato, modellato, utilizzato dall’uomo. Heidegger ci aiuta ricordandoci che qualsiasi spazio, qualsiasi sito diviene luogo nel momento in cui può essere riscontrata la presenza di una qualche opera, di una qualche attività da parte dell’uomo nella storia, nei millenni ma anche in tempi a noi più prossimi. E allora è oggetto dell’esistente costruito il semplice frutto delle opere di agricoltura che modellano il nostro territorio, come i vigneti o le risaie e, nella nostra accezione, sia il piccolo sentiero sia le architetture o le grandi opere dell’ingegneria. È luogo dunque, ed interessa il “costruito”, sia quanto può essere rinviato alla storia secolare, ma anche al moderno, al recente e recentissimo. Nel corso della mattinata si è assistito ad alcuni esempi molto belli ed interessanti e il mio augurio è che i lavori odierni diano frutti di grande respiro, di grande entusiasmo. Desidero aggiungere una considerazione che mi succede di richiamare frequentemente e che a mio avviso riguarda tutti noi che siamo nell’università, 8
INTRODUZIONE
nella professione, nell’imprenditoria e che ci affacciamo a queste realtà delicate ed impegnative. A mio avviso dovremmo avere un motivo conduttore, un leitmotiv per renderci conto che intervenendo sull’esistente, prodotto dall’uomo per millenni fino ad oggi, riceviamo un carico di responsabilità di cui dobbiamo essere consapevoli. Per questo motivo non possiamo che prepararci nel modo migliore. Solo nel momento in cui ci sentiamo veramente responsabili di quanto stiamo per affrontare acquisiamo quella consapevolezza che ci consente di instaurare il dibattito in modo autorevole con tutte le figure con cui veniamo in contatto. Ci carichiamo dunque di una responsabilità impegnativa e nello stesso tempo stimolante. Responsabilità gravosa ma gratificante in modi differenti a seconda degli oggetti di cui dovremo trattare. Spesse volte mi ritrovo a pensare come, soprattutto i più giovani verranno chiamati a operare scelte su quel costruito purtroppo privo di ogni qualità che costituisce oramai una grande parte del nostro patrimonio recente e recentissimo. Dovremmo renderci conto che prima o poi occorrerà farci carico di quella grande porzione di edilizia che ha contribuito a deturpare l’Italia nella sua storia recente. Ci viene annunciato un impegno a livello tecnico, con grandi coinvolgimenti di tipo economico ed ambientale, che non può che impegnare attenzioni di tipo sociale ed etico. Forse particolarmente noi come architetti tecnici, che ci vantiamo di avere una formazione che consente di operare a cavallo tra l’architettura e la tecnica e che sentiamo di dover rimanere sempre più legati all’innovazione tecnologica, dobbiamo farci carico di questi problemi. Permettetemi un’ultima considerazione, un cenno ancora ad un tema che mi appassiona e quasi mi assilla e che vedo ancora poco frequentato. Sono sempre più convinto che sia nostro dovere, dovere di chi opera in modo consapevole sul costruito, acquisire una nuova mentalità. Oggi ritengo sia molto moderno e responsabile concludere ogni nostro intervento sull’esistente raccogliendo la documentazione delle scelte operate in modo documentato così approfonditamente da poter costituire ciò che da più di due decenni raccogliamo sotto l’etichetta di “Archivi del Futuro”. Archivi da porre a disposizione di chi dovrà poter intervenire sull’esistente specifico nel tempo a venire, in modo consapevole. Si dovrebbe, e talvolta lo si è fatto, operare con il “coraggio” delle cure minimali ma tempestive per riuscire a mantenere il bene continuativamente a livello di splendore al quale è stato portato. Le poche volte che si è applicata realmente questa attenzione si è constatato un evidente risparmio di risorse sia operative che economiche e ciò è di grande incoraggiamento. Il discorso potrebbe essere ancora lungo e sono convinto che meriterebbe approfondimenti. Concludo con l’augurio che la sinergia che auspichiamo con mondi esterni allo stretto ambito universitario possa riscuotere interesse e possa sempre maggiormente espandersi con indubbio beneficio del costruito e dell’ambiente che abbiamo il dovere di tutelare e conservare con cura. 9
ordina
RECUPERO ECO-SOSTENIBILE DEL PATRIMONIO EDILIZIO RECENTE Un caso di social housing a Bologna degli anni settanta
Riccardo Gulli* RECUPERO ECO-SOSTENIBILE DEL PATRIMONIO EDILIZIO RECENTE. Un caso di social housing a Bologna degli anni settanta. Il tema del recupero del patrimonio edilizio recente pone come primaria istanza la valutazione dell’efficacia prestazionale ed economica delle soluzioni tecniche preventivate. Il primo aspetto è primariamente correlato alle verifiche sulla sicurezza strutturale in ambito sismico (a seguito delle NTC del 2008) e ai requisiti energetici previsti dalle 192/05 e 311/06; la seconda ad una analisi costi benefici in ragione del ciclo di vita medio di un edifico ed alle incentivazioni connesse alla pratica della demolizione e ricostruzione. Un ambito di sicuro interesse per lo sviluppo del settore delle costruzioni in Italia, attualmente equivalente a circa il 60% di tutto il settore edilizio e con una previsione di crescita progressiva nel prossimo decennio. Riducendo dunque la riflessione alla sola questione del contenimento dei consumi energetici e delle emissioni dannose, è evidente che il patrimonio edilizio residenziale rappresenti un fattore importante nelle politiche di salvaguardia ambientale. Il patrimonio edilizio esistente in Europa è infatti responsabile di oltre il 40% dei consumi finali di energia nei paesi membri dell’UE, di cui l’uso residenziale rappresenta il 63% dei consumi totali di energia del settore edile. Il numero di abitazioni totali nell’Europa a 25 è di circa 196 milioni con oltre il 50% di edifici residenziali costruiti prima del 1970 e circa un terzo di abitazioni costruite tra il 1970 e il 1990. In Italia il patrimonio edilizio residenziale esistente include 26,5 milioni di abitazioni, di cui 9 milioni sono edifici mono o bifamiliari. Di queste abitazioni circa 17,5 milioni risultano prive di qualunque attenzione ai problemi energetici in quanto realizzate prima dell’entrata in vigore dei primi strumenti normativi di verifica energetica, ovvero prima della metà degli anni settanta. Come noto tale tipologia di edifici consumano mediamente circa cinque volte di più di un edificio costruito secondo gli attuali standard normativi e dieci volte di più di una casa passiva, essendo il suo fabbisogno energetico medio intorno ai 200-250 kWh/mq. Tali aspetti si correlano poi ad una valutazione sul risparmio di risorse e di materie prime, poiché solo una percentuale ridotta di tali edifici hanno esaurito il loro ciclo di vita e conseguentemente l’energia primaria, inizialmente consumata per la costruzione di un edificio, non risulta ancora totalmente ammortizzata. Ciò induce a valutare con una maggiore attenzione le ipotesi di demolizione e ricostruzione, sia perché gli interventi di riqualificazione energetica e manutentiva consentono di preservare la funzionalità futura * Università di Bologna, Facoltà di Ingegneria, Dipartimento di Architettura e Pianificazione Territoriale 11
Riccardo Gulli
degli edifici garantendo un prolungamento del loro ciclo di vita, sia perché coerente con le ipotesi del minor impatto ambientale stimato secondo i parametri dell’LCA, ovvero delle emissioni calcolate nell’intero ciclo di vita di un materiale. Le valutazioni di ordine generale, a cui corrispondono gli strumenti normativi oggi in vigore su tutto il territorio nazionale, risultano però fortemente condizionate dalle specificità che connotano sia le diverse condizioni climatiche, sia il carattere eterogeneo del patrimonio costruito. Una risposta coerente a tali istanze viene oggi ricercata e proposta attraverso l’individuazione di porzioni del patrimonio costruito sufficientemente omogenee per essere trattate a sistema, ovvero di insiemi di edifici accomunati da una serie di indicatori che ne consentano uno studio e una proposizione di strumenti di intervento unitari all’interno di una stessa area geografica. Nel caso specifico qui trattato, il comparto di interesse è quello della Residenza Sociale realizzata negli anni settanta nel comune di Bologna, esperienza oltremodo significativa degli esiti raggiunti al tempo nell’ambito dell’industrializzazione edilizia applicata alla residenza collettiva. La stagione dei PEEP bolognesi Il processo di riforma attuata con il piano urbanistico dei primi anni sessanta del novecento, generò una forte accelerazione al programma di sviluppo della città di Bologna. Nel decennio precedente il programma di edilizia sociale dell’INA CASA aveva infatti interessato le aree della cintura esterna generando una cesura tra la città storica e i nuovi insediamenti, senza una adeguata rete infrastrutturale e di servizio. In questo spazio trova forma la nuova operazione dei PEEP bolognesi che a partire dalla seconda metà degli anni sessanta pone le basi per una integrazione con la periferia esistente, dotandola di nuovi servizi e di ampie aree verdi; dal primo quartiere del Fossolo, ubicato a circa a due chilometri dal precedente villaggio INA CASA delle Due Madonne, seguito dal completamento dei quartieri Barca e Corticella, di quello di Beverara e dal risanamento della degradata periferia di Lame. Solo nel caso del quartiere del Pilastro si decise invece di intervenire su aree marginali, lasciando così per lungo tempo irrisolti alcune delle problematiche di integrazione e di dotazione dei servizi previsti negli altri interventi. Nel 1970, con l’adozione del primo piano regolatore dell’urbanistica riformista bolognese, si ricompone dunque il disegno unitario prefigurato dagli indirizzi assunti nel precedente decennio; la più diretta conseguenza è rintracciabile nella cancellazione dell’astratto obiettivo di “un milione di abitanti”, sostituito da una maggiore attenzione per la qualità degli insediamenti più che da una istanza di tipo quantitativo, che si esplica nell’obiettivo prefissato di 30 metri quadri per persona di area minima destinata ai servizi e al verde di quartiere e altrettanti per verde e servizi urbani. 12
RECUPERO ECO-SOSTENIBILE DEL PATRIMONIO EDILIZIO RECENTE Un caso di social housing a Bologna degli anni settanta
Il verde ha assunto quindi il ruolo di tessuto connettivo degli insediamenti e di valenza architettonica della nuova periferia bolognese, consentendo di elevare gli standard abitativi dei residenti. La tipologia edilizia dei nuovi insediamenti risulta generalmente impostata sull’impianto in linea con la presenza del porticato come elemento di mediazione figurativa e funzionale con la tradizionale tipologia edilizia bolognese. A ciò si connette anche una funzione sociale per le pratiche di partecipazione attiva dei nuovi abitanti come parte attiva nelle scelte progettuali operate dall’’Amministrazione Comunale, quale ad esempio quella di realizzare in ogni quartiere un complesso edilizio per ospitare gli uffici municipali decentrati, le attività sociali e assistenziali, le iniziative culturali e ricreative. Il ruolo di grande mediatore di questo processo partecipativo ovvero tra le istanze dell’Ente Pubblico e quelle dei proprietari venne sicuramente svolto dalla strutture cooperative; sia in fase di progettazione che di esecuzione degli interventi, il movimento cooperativo ha infatti recepito le esigenze degli utenti, spesso ignorate nei precedenti modelli di edilizia sovvenzionata, orientandoli verso un migliore utilizzo dell’abitazione intesa come servizio strettamente integrato a tutte le attrezzature residenziali primarie e nuovi standard edilizi che ne garantiscono una migliore fruibilità. Diversamente la partecipazione degli Enti (IACP, GESCAL, INCIS, ISES) alla concreta attuazione del PEEP di Bologna, è stata, fino agli anni ‘70, sostanzialmente marginale rispetto alla funzione che questi Enti avrebbero dovuti avere, se non altro istituzionalmente, nel quadro della realizzazione di edilizia economica e popolare. Alle considerazioni sulla limitata e insufficiente operatività degli Enti, si deve aggiungere la critica che investe direttamente la qualità delle realizzazioni prodotte. Se da un lato, infatti, si è vista una certa parte del movimento cooperativo raggiungere risultati innovativi nell’ambito del PEEP, da parte degli Enti invece non si è prodotto significativi miglioramenti rispetto alle realizzazioni precedenti (per esempio, primo settennio INA-CASA) anzi, talvolta risultati del tutto peggiorativi. La cooperazione ha svolto un ruolo importante, non solo nel PEEP, ma in tutta la città assumendo il carattere di “modello” per quanto riguarda e scelte tipologiche degli alloggi, in progressiva evoluzione, generando con i propri interventi un notevole salto qualitativo. Gli interventi PEEP realizzati a Bologna negli anni settanta, sono infatti la più chiara espressione dell’intento di applicare i processi di industrializzazione cantieristica promossi dalle Cooperative di produzione e lavoro, attraverso l’adozione della “progettazione integrale” come strumento di attuazione tecnica e razionalizzazione produttiva. Un processo che inizia con il complesso Levante Emilia (1961-63), che anticipa di poco la 167/62, per il quale viene affidata la progettazione all’esterno con la partecipazione della struttura consortile. Vengono progettati il planivolumetrico, i tipi edilizi e il processo costruttivo: per i primi 4 edifici viene adottato lo scheletro in cemento armato in opera secondo una matrice modulare; 13
Riccardo Gulli
pannelli prefabbricati per le chiusure esterne, le rampe delle scale, i blocchi sanitari; per i successivi edifici la prefabbricazione verrà estesa anche alle membrature in cemento armato e ai pannelli di solaio laterocementizio. A partire dall’anno 1964 inizia l’impegno per l’attuazione edilizia dei comprensori PEEP del Comune di Bologna. Seguono poi i nove PEEP dei quartieri Beverara (1966-69), Barca (1967-74), Fossolo (1968-74), Corticella (196971), Borgo Panicale (1969-71), Nuovo Cavedone (1970-74), Filanda (196974), Pilastro (completamento 1975-78), Casteldebole (1977-79). Questi interventi edilizi sono caratterizzati dalla prefabbricazione ad elementi leggeri e dalla razionalizzazione delle tipologie.
Planimetria generale delle previsioni urbanistiche dei quartieri PEEP bolognesi nelle aree destinate dalla 167/62. Ortofoto con indicata l’ubicazione dei quartieri PEEP e l’attuale conurbazione della periferia bolognese.
14
RECUPERO ECO-SOSTENIBILE DEL PATRIMONIO EDILIZIO RECENTE Un caso di social housing a Bologna degli anni settanta
Un piano ed un processo che si sviluppa per fasi, seguendo un percorso che affina progressivamente i propri strumenti tecnici ed organizzativi del lavoro per fornire risposte ad una domanda specifica e differenziata dell’utenza, con soluzioni progettuali compatibili con l’industrializzazione dei processi di produzione. In questo processo si colloca ad esempio l’opportunità offerta ai soci delle Cooperative di Abitazione di intervenire direttamente nella definizione del proprio alloggio (alloggio a proprietà divisa) che porterà a elaborare la soluzione del “piano libero” nell’edificio detto “Steccone”, nelle torri del quartiere Barca cosi come negli edifici alti del quartiere Filanda. Il quinquennio tra il 1968 e il 1972 sarà il periodo di massimo impegno per l’attuazione dei PEEP bolognesi, con una più marcata integrazione nella progettazione tra le esigenze tipologiche e le tecniche costruttive. Negli edifici FI4 (Barca), FN1, FN3 (Fossolo) cucine, bagni scale, ascensori, cioè tutte le parti complesse dell’edificio, vengono realizzate in un unico elemento tramite casseforme rampanti o ad altezza di piano, il completamento delle strutture verticali portanti è un telaio a travi e pilastri parzialmente prefabbricati, come pure prefabbricati sono i pannelli orizzontali di tamponamento.
Il quartiere Fossolo e Filanda in costruzione in cui si evidenzia il processo costruttivo con cassaforme automontanti.
L’ultima fase dell’esperienza, nella seconda metà degli anni settanta, sarà invece influenzata dai nuovi dispositivi legislativi concernerti la possibilità di usufruire dei contributi statali destinati al completamento di interventi di edilizia residenziale della 166/75 – che nel caso di Bologna saranno concentrati nel PEEP del Pilastro – e dalla 457/78 relativa alla realizzazione di alloggi di edilizia convenzionata in cui ricade l’ampliamento del PEEP di Casteldebole. Ciò in accordo anche al nuovo indirizzo seguito dal Consorzio delle cooperative nel promuovere gli esiti conseguiti in Francia dal processo di industrializzazione già avviata dagli anni cinquanta; nel 1971 venne infatti stipulata una convenzione di consulenza con la S.C.N. di Parigi, per l’utilizzo della tecnologia del “Coffrage-Tunnel”, che verrà poi impiegata nella realizzazione in entrambe i PEEP, con esiti architettonici e tipologici differenti. 15
Riccardo Gulli
Il cantiere del “Virgolone” del quartiere Pilastro eseguito con il sistema a Coffrage Tunnel.
L’impiego del sistema a “tunnel” comporterà la messa in crisi dei principi della pianta libera su cui si era basato l’approccio progettuale nei precedenti interventi, per sviluppare un differente approccio progettuale dove il modello standardizzato del “tunnel” riassume in se l’organizzazione spaziale, funzionale e strutturale dei moduli abitativi, determinando una soluzione precostituita sia in termini dimensionali che morfologici. Il quartiere Filanda Gli edifici realizzati nell’area pianificata Filanda consistono in un lungo fabbricato in linea (FI 1 o Steccone), un complesso di quattro torri (FI 2), un edificio 16
RECUPERO ECO-SOSTENIBILE DEL PATRIMONIO EDILIZIO RECENTE Un caso di social housing a Bologna degli anni settanta
di proprietà dello IACP (FI 3). Al centro dello spazio delimitato da questi interventi, sistemato a verde, sorgono asilo nido e scuola materna. L’edificio FI 4, essendo collocato al confine dell’area pianificata, appare inserito nell’area di edilizia privata compresa fra via Filanda e via della Barca. A questi edifici se ne sono successivamente aggiunti altri tre, edificati fra il 1984 ed il 1986 al termine di via Di Vagno. Nel 1969, sempre lungo via della Filanda ma ubicato ad est, viene realizzato un complesso costituito da un aggregato di cinque moduli a gradoni (FI 4), oggetto dell’analisi che segue. Caratteri tipologico-costruttivi L’edificio ospita un totale di 70 alloggi, suddivisi in quattro tipologie per metratura: A (10 alloggi da 80 mq ca.), B (30 alloggi da 110 mq ca.), C (20 alloggi da 100 mq ca.), D (10 alloggi da 120 mq ca.); al piano interrato si trovano 70 autorimesse e 70 cantine, alle quali si accede tramite due rampe di salita/discesa poste alle estremità est e ovest del lotto e tramite i vani scala. Il piano terra, a differenza di esempi precedenti, quali lo Steccone e le torri, non è organizzato a pilotis; a causa della presenza dei setti portanti in c.c.a.
Il quartiere della Filanda con indicati i comparti edilizi e le attrezzature di servizio.
17
Riccardo Gulli
viene impiegato un porticato che permette il passaggio pedonale dal fronte nord al fronte sud e l’accesso ai vani scala. Sono poi stati ricavati tre locali di deposito attrezzi attraverso la chiusura del porticato. Portatore delle esperienze precedenti, il nuovo modello, adottato sperimentalmente nell’edificio FI 4, si poneva l’obiettivo di adottare un sistema costruttivo che, mantenendo le caratteristiche della pianta libera, su maglia modulare, consentisse una ottimizzazione dei procedimenti cantieristici.
Il quartiere della Filanda con indicati i comparti edilizi e le attrezzature di servizio.
18
RECUPERO ECO-SOSTENIBILE DEL PATRIMONIO EDILIZIO RECENTE Un caso di social housing a Bologna degli anni settanta
Conseguentemente vengono impiegate le casseforme automontanti o casseforme in grandi pannelli ed elementi prefabbricati di solaio e di tamponamento. Ogni corpo scala risulta costituito da un elemento centrale che contiene tutti gli ambienti dei servizi oltre al vano scala; su questo gravita l’intero impianto strutturale, costituito da setti in cemento armato che generano una torre di appoggio dei solai di piano parzialmente prefabbricati, collocati agli estremi del corpo scala. I moduli degli alloggi sono sorretti da setti, pilastri e travi in c.c.a., i solai sono in laterocemento gettati in opera e tutti i tamponamenti verticali sono realizzati in c.c.a. in opera con banches. La dimensione della campata di solaio è commisurata alla possibilità di disporre sul fronte due vani utili. Lo spessore dei tamponamenti è di 30 cm è in parte a cassa vuota, costituita da una doppia parete in laterizio con interposta camera d’aria, in parte in foratoni in laterizio, in parte con struttura in c.a. e rivestimento interno di 8 cm in laterizio. Il solaio del portico è coibentato con massetto di argilla
Pianta piano terra e planivolumetrico dell’edificio F4.
19
Riccardo Gulli
Pianta tipo alloggi a due e tre camere letto.
Prospetto Est.
20
RECUPERO ECO-SOSTENIBILE DEL PATRIMONIO EDILIZIO RECENTE Un caso di social housing a Bologna degli anni settanta
Prospetti Nord, Ovest e Sud.
21
Riccardo Gulli
Rappresentazione assonometrica della distribuzione delle tipologie di alloggi.
Fasi di costruzione dell’edificio con in evidenza il processo di esecuzione delle torri scaleservizi su cui vengono poi innestati i solai di piano e le chiusure verticali.
espansa “Leca”, mentre il solaio di copertura è con intercapedine d’aria di 15 cm. La modularità tipologica e dimensionale del sistema – il blocco centrale e le luci dei solai (dodici moduli) – ha permesso di variare le pezzature degli alloggi aumentando la profondità del corpo di fabbrica in corrispondenza della zona a pianta libera modulare e dando vita alla tipologia a gradoni con un orientamento est-ovest. Stato conservativo L’edifico, nel suo complesso, denuncia un buono stato di conservazione. Sotto il profilo strutturale non si sono evidenziati particolari problemi di degrado o dissesto. Le parti in calcestruzzo a vista, quali il vano scala e i pannelli di tamponamento, non presentano infatti particolari criticità, come i più ricorrenti distaccamenti del copriferro per carbonatazione. Si evidenziano solo segnature sulle pareti intonacate per percolamento dell’acqua meteorica e anche sui pannelli parapetto delle logge. Gli infissi
22
RECUPERO ECO-SOSTENIBILE DEL PATRIMONIO EDILIZIO RECENTE Un caso di social housing a Bologna degli anni settanta
e porte d’ingesso ai vani scala sono tutti originali; sul fronte nord sono stati aggiunti doppi infissi, a filo esterno, in alluminio anodizzato, mentre sul fronte sud parte delle logge sono state chiuse con serramenti, anch’essi in alluminio anodizzato. Inoltre, in alcuni casi, sono state aggiunte inferriate o cancelletti scorrevoli a chiusura delle logge o per la sicurezza delle finestre, tende parasole con o senza struttura metallica, che ovviamente determinano una disomogeneità nell’impaginato unitario dei fronti. Valutazione termo-fisico dello stato attuale Come evidenziato in precedenza il quartiere Filanda prende avvio nel 1969, quando non si era ancora manifestata la crisi petrolifera dei primi anni settanta. Pertanto, come noto, le attenzioni per le questioni energetiche e del comfort ambientale interno delle abitazioni non erano al tempo materia di
Immagini dello stato conservativo dell’edificio.
23
Riccardo Gulli
Immagini dello stato conservativo dell’edifico.
confronto per la definizione degli standard prestazionali di un edificio. Nel caso in questione l’analisi svolta sulle caratteristiche termo-fisiche dell’involucro ha conseguentemente evidenziato una serie di criticità che vengono di seguito esposte. Per quanto attiene all’orientamento l’edificio soddisfa i principi elementari del rapporto con il sole; le zone giorno si affacciano sul fronte sud con logge e grandi aperture, mentre la zona notte, con camere da letto e servizi sono esposte a nord; la parete di testata a est presenta aperture finestrate che permettono una maggiore illuminazione dei locali, mentre la parete a ovest è completamente cieca. Come ulteriore strumento di controllo e verifica sono state utilizzate le assonometrie solari. Sono state svolte le verifiche nelle stagioni estreme: in inverno per valutare la possibilità di sfruttare il sole con guadagni passivi e d’estate invece per proteggersi dall’irraggiamento solare. Sono stati definiti due giorni “tipo”, il 21 giugno e il 21 dicembre, e per le diverse ore del giorno sono state valutate le coordinate del sole nel cielo con lo strumento dei diagrammi solari. Lo strumento delle assonometrie solari è stato poi impiegato sia alla scala insediativa, per valutare l’accesso al sole dell’edificio di intervento rispetto alle ombre portate dagli edifici circostanti, sia alla scala edilizia sull’edificio stesso, per controllare l’oscuramento delle aperture e per valutare il luogo più idoneo per collocare un eventuale sistema solare attivo. La valutazione della trasmittanza termica ha poi interessato tutti i pacchetti dei tamponamenti esterni e delle strutture a vista, al fine di definire i consumi attuali. Tale indagine ha evidenziato che i valori dell’indice di trasmittanza (U) delle cinque tipologia di pareti presenti oscillano fra 1,01 e 1,21 W/mqK, ovvero circa tre-quattro volte superiori ai valori di norma che si attestano in 0,34 W/ mqK. Analoga situazione per il solaio del piano primo e per quello di copertu24
RECUPERO ECO-SOSTENIBILE DEL PATRIMONIO EDILIZIO RECENTE Un caso di social housing a Bologna degli anni settanta
ra con valori relativi di 1,08 W/mqK e 0,76 W/mqK. Infine è stata analizzata la trasmittanza degli infissi finestrati che ha evidenziato ugualmente valori variabili da 4,2 W/mqK per quelli con telaio in legno a 5,7 W/mqK per quelli con telaio in alluminio. Tali dati hanno permesso quindi di determinare la potenza termica dispersa per ventilazione rapportandola ad un alloggio tipo, che è stata stimata in 10.406 W.
Verifiche delle condizioni di illuminamento solare nel mese di dicembre e giugno.
25
Riccardo Gulli
Caratterizzazione degli elementi costruttivi e dei componenti edilizi per le verifiche di trasmittanza termica.
Ipotesi di intervento Sono state poste a confronto due ipotesi di intervento al fine di misurare l’incidenza determinata della soluzione costruttiva in un’ottica di costi-benefici a lungo termine. La prima soluzione è quella più semplice e di minor costo, ovvero la realizzazione di una nuova coibentazione a cappotto e la sostituzione degli infissi; la seconda invece si pone l’obiettivo di incrementare ulteriormente l’efficienza energetica attraverso l’adozione di un sistema passivo, ovvero con l’inserimento di serre solari di accumulo e protezione. a. Prima ipotesi La prima ipotesi ha previsto due sole tipologie di intervento che hanno riguardato: - l’applicazione di un isolamento a cappotto di tutto l’edificio, pareti e copertura, con polistirene estruso espanso di spessore 10 cm; - la sostituzione degli infissi e dei vetri con infissi a taglio termico e vetri camera basso-emissivi con spessore 4-15-4, e intercapedine con Argon. I valori di trasmittanza garantiti da entrambe le soluzioni risultano conformi alla norma, ovvero per le pareti si attesta su valori di 0,30 W/mqK e per le
26
RECUPERO ECO-SOSTENIBILE DEL PATRIMONIO EDILIZIO RECENTE Un caso di social housing a Bologna degli anni settanta
27
Riccardo Gulli
Tabelle di sintesi della potenza termica dispersa per ventilazione per un alloggio tipo.
pareti finestrate intorno ai 1,71 W/mqK. La stima dei costi di intervento ammonta a circa 900.000,00 €. Da ciò si deduce una valutazione costi-benefici di seguito riassunta. Partendo dal calcolo dei consumi per dispersioni termiche si calcola QL, ovvero il consumo di energia primaria dell’edificio, allo stato attuale, e lo si confronta con il medesimo, a riqualificazione ottenuta. Si passa poi a quantificare economicamente il risparmio energetico e a rapportarlo alla spesa effettuata per tale riqualificazione. Si ottengono conseguentemente gli anni di ammortamento della spesa. Consumo di energia primaria: QL = H (Ti-Te)*t QL è l’incognita espressa in kWh H = coefficente di trasmissione [W/K] Ti = la temperatura interna [°C] Te = la temperatura media mensile esterna [°C] t = tempo di riscaldamento previsto per quella classe climatica [s] Si considera solo il periodo da 15 Ottobre al 15 Aprile, periodo di riscaldamento per zona climatica E. • Energia primaria risparmiata: QL (stato di fatto) – QL (ipotesi riqualificazione) = 19.209,87 kWh – 5.755,8 kWh = 13.454,9 kWh, per ogni alloggio. Si ipotizza che tutti gli appartamenti degli edifici a gradoni del quartiere Filanda abbiano la stessa dimensione di quello preso in esame (approssimazione per eccesso, in quanto l’alloggio preso in considerazione misura 120 mq, ed è di tipologia A, di pezzatura maggiore). • Energia primaria risparmiata per l’intero complesso: N. alloggi = 70 QL tot = 941.800 kWh/anno 28
RECUPERO ECO-SOSTENIBILE DEL PATRIMONIO EDILIZIO RECENTE Un caso di social housing a Bologna degli anni settanta
29
Riccardo Gulli
Tabelle di sintesi della potenza termica dispersa secondo la prima ipotesi di progetto per alloggio tipo.
Il metano ha un potere calorifico di 9,5 kWh/mc. Quindi si risparmierebbero 99.137 mc di metano che al prezzo di 0,63 €/mc +iva 20% (= 0,756 €/mc) da come risultato: 74.947 €/anno. • Tempo di ammortamento della spesa iniziale: I costi totali per la riqualificazione energetica sono stati computati per un totale di: 894.042 €. La detrazione del 55% in tre anni, con la limitazione massima di 100.000 €, porta ad una spesa effettiva di 794.042 €. Suddividendo per il risparmio annuo in euro di metano, avremo che gli anni di ammortamento corrispondono a: 794.042 € / 74.947 €/anno = 10 anni. b. Seconda ipotesi Come sopra evidenziato la soluzione progettuale verte sull’impiego di sistemi passivi ed in particolare di serra solare inserita sul fronte sud, a chiusura delle logge. La conformazione delle stesse è nata da un’esigenza prestazionale di difesa di raggi solari nella stagione estiva e da una questione economica. Analizzando le sezioni si nota che ogni piano ha sporti differenti, quindi ogni serra si dovrà adattare alle diverse dimensioni; questa funzione viene assolta completamente dal pannello opaco tipo sandwich posto a chiusura in sommità, il quale ha la funzione di schermare i raggi solari estivi con angolo di incidenza alto, mentre non creano problemi di oscuramento nei mesi invernali, quando l’inclinazione è inferiore. Le superfici vetrate apribili hanno le medesime dimensioni in ogni piano, riducendone in questo modo i costi di realizzazione. Avendo poi l’obiettivo di eseguire un intervento poco invasivo, in ragione della fruizione dell’alloggio durante i lavori di riqualificazione, la proposta è quella di serre a scambio radiativo a parete, poiché non risulta possibile sfruttare il pavimento come massa a causa dell’ombra portata dal parapetto in c.a. Diversamente, lasciando aperte le finestrature che si trovano sulla parete di fondo, questa può essere considerata una serra a guadagno diretto. Attualmente la parete di chiusura della loggia è infatti costituita da una doppia muratura a cassa vuota in laterizio, con intercapedine d’aria di 5 cm; 30
RECUPERO ECO-SOSTENIBILE DEL PATRIMONIO EDILIZIO RECENTE Un caso di social housing a Bologna degli anni settanta
Tabelle di sintesi dei consumi di energia primaria stato di fatto e con la prima ipotesi di progetto.
attraverso il calcolo dell’inerzia termica si è ottenuto il tempo di sfasamento della stessa, di 6h e 30 minuti. Per assicurare un buon comportamento della parete stessa come accumulatore di calore e per il benessere degli abitanti è bene che il tempo di sfasamento rientri tra le 8 e le 10 ore. A tal fine si è optato l’impiego dei pannelli in Celenit per aumentarne la capacità termica. Il potenziale apporto gratuito al riscaldamento fornito dalla serra solare è stato valutato con riferimento alle variazioni termiche causate sia dall’andamento climatico stagionale che dal ciclo giornaliero. Nella progettazione del sistema sono state valutate le dinamiche energetiche causate dalla presenza della serra durante la stagione estiva, al fine di evitare alterazioni per eccessivo riscaldamento dell’aria indoor, e anche l’impatto architettonico sui fronti edilizi. Per la stima del guadagno solare si è utilizzato il Metodo 5000, che preve31
Riccardo Gulli
de la scomposizione in differenti fattori: il guadagno solare diretto (finestra tra serra e spazio riscaldato), il guadagno solare da muro di accumulo, il guadagno solare per effetto cuscinetto e il guadagno solare per preriscaldamento dell’aria di ventilazione. La valutazione dei singoli contributi richiede la definizione, oltre alla geometria del sistema, delle temperature dei diversi componenti la serra solare (temperatura dell’accumulo termico, temperatura della serra ecc.). In questa sede si è cercato un valore approssimativo dell’apporto gratuito al fine di poter formulare un’analisi costi benefici anche per la seconda ipotesi progettuale e poter mettere a confronto le due proposte fatte. Conseguentemente si è preso in considerazione un valore pari a 40 kWh/mq come guadagno di energia primaria dato dalla serra, per ogni appartamento. Con riferimento ai valori stimati in precedenza del consumo per dispersione, pari a 5.755,78 kWh, si sottrae il contributo dato dalla serra di 40 kWh/mq*100 mq = 3.200 kWh ottenendo circa 1.770 kWh. Tale valore viene assunto come stima sommaria, in quanto non tiene conto della dimensione effettiva della serra, che nel caso in esame varia ad ogni piano, ed è calcolato per un appartamento di 100 mq, ovvero di dimensione media tra quelli presenti. Riguardo invece alla stima dei costi di tale tipologia di intervento questa risultata essere di circa 1.300.000,00 €.
Rappresentazione schematica del funzionamento della serra in clima invernale ed estivo. Dettaglio costruttivo della serra: 1. Innalzamento del setto con ripresa di getto in c.a.; 2. Infisso a taglio termico in alluminio della serra con vetrata scorrevole e vetri basso emissivi con intercapedine di Argon sp. 4-15-4 mm; 3. Pannello prefabbricato in c.c.a.; 4. Scossalina metallica di protezione; 5. Pavimento in gres sp. 0,8 cm; 6. Malta di allettamento sp. 2 cm; 7. Impermeabilizzazione in carta catramata sp. 0,2 cm; 8. Massetto di pendenza; 9. Massetto isolante termoacustico con argilla espansa sp. 7,5 cm; 10. Lana di vetro sp. 0,5 cm; 11. Solaio latero-cementizio sp. 24 cm; 12. Intonaco esterno sp. 1 cm; 13. Intonaco esterno con rete portaintonaco in fibra di vetro sp. 2,5 cm; 14. Pannello di lana di legno mineralizzata per l’accumulo termico sp.4 cm; 15. Tasselli di fissaggio ad espansione; 16. Laterizi forati sp.12 cm; 17. Intercapedine d’aria sp. 5 cm; 18. Laterizi forati sp. 8 cm; 19. Intonaco interno sp. 1 cm.
32
RECUPERO ECO-SOSTENIBILE DEL PATRIMONIO EDILIZIO RECENTE Un caso di social housing a Bologna degli anni settanta
Conseguentemente l’analisi costi-benefici risulta essere così definita. • Energia primaria risparmiata: QL (stato di fatto) – QL (ipotesi riqualificazione 2) = 19.209,87 KWh – 1.770 KWh = 17.439,88 KWh, per ogni alloggio. Si ipotizza che tutti gli appartamenti degli edifici a gradoni del quartiere Filanda abbiano la stessa dimensione di quello preso in esame (approssimazione in quanto l’alloggio preso in considerazione misura 100 mq, ed è una dimensione mediata tra quelli presenti. • Energia primaria risparmiata per l’intero complesso: N. alloggi = 70 QL tot = 1.220.790 KWh/anno Il metano ha un potere calorifico di 9,5 kWh/mc. Quindi si risparmierebbero 128.504 mc di metano che al prezzo di 0,63 €/mc +iva 20% (= 0,756 €/mc) da come risultato: 80.958 €/anno. • Tempo di ammortamento della spesa iniziale: I costi totali per la riqualificazione energetica sono stati computati per un totale di: 1.330.606 €. La detrazione del 55% in tre anni, con la limitazione massima di 100.000 €, porta ad una spesa effettiva di 1.230.606 €. Suddividendo per il risparmio annuo in euro di metano, ottengo gli anni di ammortamento: 1.230.606 € / 80.958 €/anno = 15 anni.
Rappresentazione schematica del guadagno solare secondo le diverse categorie: guadagno diretto, da muro di accumulo, da effetto cuscinetto, da preriscaldamento dell’aria di ventilazione.
33
Riccardo Gulli
Sintesi conclusiva L’analisi effettuata sull’edifico della Filanda è stata intesa a porre in evidenza la reale efficacia di due diverse soluzioni tecniche nel decretare un miglioramento prestazionale degli edifici realizzati negli anni settanta sotto il profilo dei consumi e dei requisiti di comfort ambientale interno. Attraverso le analisi costi-benefici effettuate per entrambe le soluzioni di progetto proposte si è potuto valutare l’entità dei costi di intervento, rapportati al costo del carburante per la tipologia di riscaldamento utilizzato. Conseguentemente si è individuato il punto di pareggio o punto di ammortamento della spesa, a partire dal quale inizia il guadagno finanziario netto sulle spese del combustibile utilizzato. Nella prima ipotesi, che prevede la sostituzione di tutti gli infissi esistenti con infissi a taglio termico e l’isolamento a cappotto di tutto l’edificio, la spesa totale di circa 900.000 € viene ammortizzata in un periodo di tempo di 10 anni. Nonostante la conformazione a gradoni del complesso non faciliti la posa dei pannelli di coibentazione, e di conseguenza non riesca ad annullare totalmente i ponti termici presenti, il risparmio di energia primaria è sensibile, e si riduce circa del 75% rispetto alla situazione attuale. La seconda soluzione pone però un vantaggio dello sfruttamento della loggia come serra, fruibile nell’intero arco stagionale. La stima fatta per il calcolo di tale apporti solari si è basata su una media delle metrature dei vari alloggi presenti nell’edificio, indipendentemente dal diverso contributo offerto dalla tipologia e dimensione della serra, la quale peraltro può avere esposizione e profondità differenti ai vari piani. A ciò si aggiunge un ulteriore contributo benefico determinato dall’eliminazione di ponti termici per la presenza della serra e conseguentemente, un nuovo ulteriore risparmio. Il tempo di ammortamento della spesa iniziale, di circa 1.3000.000 €, viene conseguentemente stimato di 15 anni, con un risparmio di energia primaria pari al 87,5% di quella dello stato attuale. A ciò si correla anche l’esito architettonico prefigurato, che indubbiamente migliora la qualità complessiva dell’intervento proposto. In sintesi ciò che si intende porre in evidenza è che ogni valutazione sulla necessità di migliorare le prestazioni energetiche del patrimonio edilizio recente, non possa esimersi da una corretta ed approfondita analisi delle caratteristiche tipologico-costruttive, che si esplica in primo luogo dallo studio delle vicende che ne hanno segnato il progetto e costruzione. Gli strumenti di verifica, più o meno raffinati nella definizione dei modelli di calcolo, risultano sicuramente efficaci, ma non sufficienti a decretare l’efficacia degli interventi previsti in assenza di una chiara identificazione della natura tecnologica dell’edificio. Ciò presuppone che studi di fattibilità come quello qui presentato assumano il ruolo di veicolare le scelte progettuali non a posteriori ma in ragione della specificità che connota ogni singolo caso, secondo una lettura trasversale 34
RECUPERO ECO-SOSTENIBILE DEL PATRIMONIO EDILIZIO RECENTE Un caso di social housing a Bologna degli anni settanta
in grado di connettere le istanze di natura tecnico-costruttiva con quelle più generali che attengono all’efficacia economica dell’intervento e alla sua rispondenza ai criteri di eco-sostenibilità.
Rappresentazione grafica tridimensionale della soluzione progettuale.
35
Riccardo Gulli
La prima riforma legislativa, poi non attuata, intendeva confinare la speculazione edilizia attraverso l’affidamento ai comuni dello strumento dell’esproprio a prezzo agricolo dei terreni da edificare, per poi dotarli dei servizi e rivenderli agli operatori a prezzo di costo. In seconda battuta tale strumento venne invece impiegato per gli espropri a favore dell’edilizia popolare ed economica, con il piano del 1963 che riguarderà circa 500 ettari, sui quali però si ridusse drasticamente la densità abitativa. L’esito di tale operazione fu una previsione residenziale complessiva intorno alle 100.000 stanze e una previsione eccezionale di verde e servizi, circa 40 metri quadri a persona. Ciò consentiva di convogliare su quelle aree non solo l’edilizia pubblica in affitto e a riscatto e quella cooperativa, notoriamente assai forte a Bologna, ma anche l’edilizia privata convenzionata, cioè non speculativa. Al mercato privato, venne comunque lasciata la possibilità di sfruttare le posizioni già acquisite con valore giuridico, cioè le cosiddette aree di completamento, nelle maglie della rete viaria e del tessuto urbano già in buona parte definiti. Conseguentemente gli interventi eseguiti sulle aree sottratte alla speculazione furono circa la metà di quelle realizzate dalla metà degli anni ʼ60. Con tale dispositivo venne detratta la parte della città in espansione alle pratiche negative della speculazione degli anni della ricostruzione, ovvero alla emarginazione sociale, all’incremento della densità abitativa, alla scarsità dei servizi e alla riduzione del verde. 2 La piante viene disegnata su un reticolo modulare di 50 + 10 cm di lato (griglia tartan) che consentiva di variare la posizione delle tramezzature e, entro certi limiti, delle cucine e dei bagni. Il cantiere si industrializza grazie alla maggiore capacità di investimento in casseforme e mezzi di sollevamento e betonaggio. La progettazione ne tiene conto: viene elaborata una tecnica costruttiva mista, originale, caratteristica dell’edificio FO1 al Fossolo: i vani scala e cucina e i blocchi bagno incolonnati vengono realizzati con grandi getti in cemento armato in opera entro casseri automontanti o casseforme metalliche o in legno; vengono costruite in questa maniera delle “torri” tra le quali vengono posti i solai di piano (pannelli in laterocemento prodotti in stabilimento) e su questi, in facciata, i tamponamenti costituiti da pannelli in cemento alleggerito prodotti a piè d’opera. 3 Nel 1973 viene costituito l’AR.CO (Ufficio tecnico per l’architettura Cooperativa). L’Ufficio risponde ad una direzione interconsortile di Produzione e Lavoro. In questo periodo il lavoro è organizzato per gruppi “Atelier”. La Sezione strutture e la sezione impianti danno un apporto specialistico. Progetti in questo periodo per la Cooperazione di Abitazione sono i complessi FN1 (Fossolo), CA2 (al Cavedone), M8 e RI8 (a Corticella). Si realizzano, utilizzando una copertura prefabbricata in tegoli e shed in c.a. alleggerito progettata per asili nido, scuole materne, due scuole elementari per i comuni di Zola Predosa e Anzola Emilia. Nel 1974 il Consorzio delle Cooperative di Abitazione decide di darsi una struttura tecnica autonoma. I suoi tecnici lasciano l’AR.CO che si scioglie. Il Consorzio delle Cooperative di Produzione e Lavoro potenzia dal 1973 il gruppo dei suoi tecnici. Vengono formati gruppi di lavoro, che hanno in sé le competenze necessarie relative all’intero progetto compresi gli aspetti strutturali ed impiantistici. I gruppi sono flessibili ed integrabili per far fronte alle scadenze ed ai carichi di lavoro. A partire dal 1976 la nuova struttura sarà a regime. 1
36
Riccardo Gulli, Straordinario di Architettura Tecnica, ha svolto attività scientifica e didattica presso le sedi universitarie di Ancona (1991-98), Perugia (1995-98), Udine (1998-2003) e dal 2003 all’Alma Mater Studiorum di Bologna. Responsabile scientifico del Centro Studi LabTeco (Laboratorio di progettazione sperimentazione tecnologica sul costruito) dell’ateneo di Bologna; Direttore del Laboratorio di ricerca industriale NEREA (Network per il Restauro Avanzato della Rete Alta Tecnologia dell’Emilia Romagna) (2008-2010); Responsabile dell’Unità Operativa “Recupero e restauro” del CIRI (Centro Interdipartimentale di Ricerca Industriale) EDILIZIA E COSTRUZIONI dell’Università di Bologna; membro del Comitato Scientifico dei Congressi Internazionali di Storia della Costruzione (Madrid 2003 - Cambridge 2006 - Cottbus 2009, Parigi 2012); membro della giunta nazionale ArTec (Associazione scientifica di Architettura Tecnica) (2006-2010). I primari indirizzi di interesse riguardano i settori delle tecniche costruttive storiche, del recupero edilizio e della progettazione architettonica nel campo degli interventi sul patrimonio edilizio esistente. Alessandro Greco docente di Architettura Tecnica presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Pavia. Le attività di ricerca principali sono rivolte alle soluzioni per l’eliminazione delle barriere architettoniche e sensoriali nell’edilizia storica, alla progettazione ampliata, all’edilizia ospedaliera ed alle soluzioni costruttive sostenibili per l’edilizia residenziale. Dal 2006 si occupa del rilievo degli edifici storici dell’Università di Pavia, secondo un programma di rilevamento geometrico e materico finalizzato alla conoscenza della fabbrica come base di riferimento per la gestione, manutenzione e conservazione programmate. Partecipa a Workshop internazionali di progettazione incentrati sul tema del recupero urbano e architettonico. Ha all’attivo diverse pubblicazioni sia in ambito nazionale ed internazionale ed è visiting professor presso l’Universidad Internacional SEK di Santiago de Chile.
RICCARDO GULLI ALESSANDRO GRECO a cura di
INTERVENIRE SUL COSTRUITO
In questo contesto si muove dunque la riflessione promossa dall’Associazione culturale Ar.Tec. – Associazione scientifica per la promozione dei rapporti tra architettura e tecniche per l’edilizia – svolta in occasione del convegno organizzato al SAIE 2010 ed intesa a istituire un confronto fra le diverse istanze che concorrono a garantire un miglioramento degli esiti architettonici e costruttivi degli interventi: dai criteri progettuali, alle pratiche tecniche, ai requisiti normativi, fino alle procedure operative e gestionali.
Riccardo Gulli, Alessandro Greco
Secondo il rapporto sul mercato delle costruzioni stilato dal CRESME, nell’ultimo biennio si è consumata la chiusura di un ciclo edilizio, il sesto dal dopoguerra, con il conseguente avvio di una nuova stagione per l’intero comparto delle costruzioni; uno scenario ancora incerto per le prospettive di sviluppo, in cui però viene prefigurata una significativa crescita nel settore della riqualificazione del patrimonio esistente, connotata da una maggiore attenzione per l’innovazione tecnologica e per il miglioramento normativo e prestazionali degli edifici. Uno sviluppo che prende le mosse da un orientamento già consolidato nel corso degli ultimi venti anni in Italia, dove circa il 60% della produzione nelle costruzioni proviene dall’attività manutentiva e dagli interventi sul costruito, a fronte di un drastico calo della produzione abitativa, che è passata da un 70-80% degli anni sessanta e settanta a quote inferiori al 15-20% nel corso degli ultimi dieci anni.
INTERVENIRE SUL COSTRUITO Norme, tecniche e progetto per la riqualificazione del patrimonio esistente
ISBN 978-88-96386-19-4
Euro 20,00
acquista il libro
Intervenire sul costruito Norme, tecniche e progetto per la riqualificazione del patrimonio esistente a cura di Riccardo Gulli e Alessandro Greco pp. 120 - Euro 20,00 ISBN 978-88-96386-19-4 formato 17x24 cm