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legnoarchitettura incontri Il terzo “Rapporto Case ed Edifici in Legno” progetti Hsu · Rudolphy MGA | Michael Green Architecture Murman Arkitekter IF_DO atelierjones Petr Stolín Architekt Stefan Hitthaler techné Le strutture in legno a incastro in Cina e in Giappone techné Resistenza al fuoco topic we love bamboo panorama Toscana: repertorio di aziende di costruzioni in legno
EdicomEdizioni
ISSN 2039-0858
Trimestrale anno X n° 35 aprile 2019 Euro 15,00 Registrazione Trib. Gorizia n. 4 del 23.07.2010 Poste italiane S.p.A. Spedizione in a.p. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1 NE/UD
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legnoarchitettura legnoarchitettura rivista trimestrale anno 10 – n. 35, aprile 2019 ISSN 2039-0858 Numero di iscrizione al ROC: 8147 direttore responsabile Ferdinando Gottard redazione Lara Bassi, Lara Gariup editore EdicomEdizioni, Monfalcone (GO) redazione e amministrazione via 1° Maggio 117 34074 Monfalcone - Gorizia tel. 0481.484488, fax 0481.485721 www.legnoarchitettura.com progetto grafico Lara Bassi, Lara Gariup stampa Grafiche Manzanesi, Manzano (UD) Stampato interamente su carta con alto contenuto di fibre riciclate selezionate prezzo di copertina 15,00 euro abbonamento 4 numeri Italia: 50,00 euro - Estero: 100,00 euro
incontri 04
Il terzo “Rapporto Case ed Edifici in Legno”
93
Resistenza al fuoco Valorizzare gli elementi costruttivi in legno attraverso il testing e la certificazione
101 topic we love bamboo
panorama
copertina Split House, Hsu · Rudolphy Foto: Ian Hsü
Toscana
È vietata la riproduzione, anche parziale, di articoli, disegni e foto se non espressamente autorizzata dall’editore
Foto: Lara Swimmer Photography
Le strutture in legno a incastro in Cina e in Giappone La resistenza ai terremoti
techné
Gli abbonamenti possono iniziare, salvo diversa indicazione, dal primo numero raggiungibile in qualsiasi periodo dell’anno
techné 85
Repertorio di aziende di costruzioni in legno
54
Foto: © Harald Wisthaler
110 Foto: © Charles Hosea
44 74
34
Split House Hsu · Rudolphy
Foto: Åke E:son Lindman
08 progetti 08
WIDC (Wood Innovation and Design Centre)
22
MGA | Michael Green Architecture
Villa Sunnanö Murman Arkitekter Sixth Form Centre IF_DO
44
54
Zen Houses Petr Stolín Architekt Haus Gasteiger Stefan Hitthaler
64
64
74
Foto: Filip Šlapal
CLTHouse atelierjones
34
08
Foto: Ema Peter
Foto: Ian Hsü
22
incontri
Il terzo “Rapporto Case ed Edifici in Legno”
Di recentissima pubblicazione, il terzo “Rapporto Case ed Edifici in Legno”, redatto da FederlegnoArredo, analizza il comparto dell’industria delle costruzioni in legno in Italia per fotografarne lo stato di salute e gli sviluppi attesi nel campo della bioedilizia.
Qui a destra, Bar Reef Sansone, a Portoferraio (LI); progettata da Studio Tecne 2000 e pubblicato sul n. 33 di legnoarchitettura (ottobre 2018).
Foto: Stefano Muti
Nella pagina a fianco, Strawbale House, a Vicenza; progettata dall’arch. Jimmi Pianezzola e pubblicata sul n. 30 di legnoarchitettura (gennaio 2018).
4 legnoarchitettura_35
In una rivista come legnoarchitettura, complice il la-
zando e migliorando, coniugando eccellenza proget-
voro costante e di qualità dell’associazione confindu-
tuale e realizzativa.
striale del settore, non poteva mancare un
Benché legnoarchitettura vada spesso oltreconfine,
approfondimento sulla quota di mercato del settore
nella sua ricerca di progetti in legno che siano non solo
delle costruzioni in legno il quale, nonostante la persi-
esteticamente validi ma interessanti anche dal punto
stente crisi dell’edilizia, non solo regge ma si stima
di vista tecnologico, sempre di più l’Italia si guadagna
abbia un valore di 1,3 miliardi di Euro.
un posto d’onore nel panorama architettonico che pre-
Un mercato dunque, quello delle costruzioni in legno,
vede l’impiego strutturale di questo materiale.
che non solo appare resiliente alla ormai decennale
È quanto emerge anche dal “Rapporto Case ed Edifici
crisi edile, ma che con il tempo si è andato specializ-
in Legno” di FederlegnoArredo, arrivato quest’anno
incontri
Foto: Alberto Sinigaglia
categoria
Aziende (numero)
%
Edifici (numero)
%
Residenziale (numero)
%
Abitazioni (numero)
%
Non Residenziale (numero)
%
Fino a 500.000 tra 500.000 e 1 milione tra 1 e 5 milioni tra 5 e 10 milioni oltre 10 milioni
88 58 75 12 6
37% 24% 31% 5% 3%
132 220 715 333 505
6,9% 11,5% 37,5% 17,5% 26,5%
113 194 609 215 362
7,6% 13,0% 40,8% 14,4% 24,3%
124 215 788 329 467
6,5% 11,2% 41,9% 17,1% 24,3%
10 15 44 56 109
4,3% 6,4% 18,8% 23,9% 46,6%
TOTALE
239
100%
1905
100,0%
1493
100,0%
1923
100,0%
234
100,0%
Costruzioni in legno per classe di valore delle imprese costruttrici - 2017 (Fonte: Terzo “Rapporto Case ed Edifici in Legno”).
alla sua terza edizione, a conferma dunque di due
Le imprese che operano nella realizzazione di edifici in
aspetti: il fatto che il legno come materiale da costru-
legno sono spesso diversificate anche in altri segmenti
zione continui ad avere un peso nel mercato edilizio e
del mercato in questione (grandi costruzioni, ponti, co-
che ci sia necessità di monitorare l’andamento di que-
perture in legno eccetera) e complessivamente gene-
sto mercato, per poter fare delle valutazioni, correg-
rano un mercato che si valuta in 1,3 miliardi di euro.
gere eventuali errori e investire nella ricerca.
Una cifra che evidenzia, confermandolo anche rispetto
Il terzo “Rapporto Case ed Edifici in Legno” fa riferi-
alle due edizioni precedenti del Rapporto, un trend in
mento al biennio 2016/2017 ed è basato sull’elabora-
decisa controtendenza rispetto a un settore edilizio an-
zione dei dati forniti da 239 aziende che gravitano nel
cora sofferente, a conferma dell’interesse crescente di
comparto legno, ovvero i principali player del settore.
committenti privati e pubblici per questa tipologia di
L’indagine ha quindi analizzato l’edilizia in legno in Ita-
costruzioni.
lia in termini di numero di edifici costruiti (residenziali
Ma cos’è che convince e gioca a favore di una scelta
e non residenziali), stima del mercato nazionale, di-
di questo tipo, nel momento in cui si decide il sistema
stribuzione territoriale delle aziende e del loro fattu-
costruttivo di un edificio?
rato, nonché la distribuzione delle soluzioni abitative
Ad attrarre sono gli innegabili vantaggi che questo tipo
realizzate per singola Regione.
di costruzioni sono capaci di garantire e che, tra l’altro,
È emerso che le costruzioni in legno rappresentano
sono gli stessi che legnoarchitettura si sforza di divul-
nel nostro Paese il 7% delle nuove abitazioni costruite
gare ormai da 10 anni: riducono al minimo i consumi
(2017) con un numero di edifici stimati realizzati sul
energetici dell’abitazione, rispettano i principi della so-
territorio nazionale pari a 3.224, di cui il 90% desti-
stenibilità, sono competitive in termini di costi di co-
nato al residenziale e per una stima di valore com-
struzione e sono sicure dal punto di vista sismico. E
plessivo del costruito pari a circa 700 milioni di euro.
l’ordine con cui sono stati esposti è del tutto casuale.
Il grafico a lato mostra come la concentrazione del fatturato per le imprese oggetto dell’indagine sia molto alta per quanto riguarda case ed edifici in legno: le prime dieci imprese per ricavi specifici derivanti da edifici in legno generano oltre il 41% delle vendite del settore e con le prime 100 la percentuale di fatturato specifico sale all’87% (Fonte: Terzo “Rapporto Case ed Edifici in Legno”).
6 legnoarchitettura_35
incontri
Dal punto di vista della distribuzione territoriale, la
eccezionali quali Expo 2015, che pure aveva inciso in
maggior concentrazione di imprese (il 24%) è nel
modo rilevante sulla produzione di strutture in legno,
Trentino Alto-Adige, seguito dalla Lombardia (22%) e
grazie alla realizzazione di molti dei padiglioni presenti
dal Veneto (15%). Mentre in relazione alla distribu-
durante la kermesse.
zione territoriale delle abitazioni, quindi delle costru-
Tornando all’industria italiana del settore, i dati analiz-
zioni di tipo residenziale, troviamo in testa la
zati su serie storica evidenziano una progressiva cre-
Lombardia (con il 23% delle abitazioni), seguita da Ve-
scita del comparto (la cui produzione stimata era di
neto (19%), Trentino-Alto Adige (12%) ed Emilia-Ro-
circa 440 milioni di euro nel 2005) rappresentato, in-
magna (11%).
sieme ad altri, da Assolegno, l’associazione che fa
Ciò è significativo anche del fatto che la tecniche co-
capo a FederlegnoArredo e che promuove il corretto
struttive in legno si stanno progressivamente diffon-
uso del legno quale elemento strutturale all’interno
dendo anche in territori tradizionalmente meno legati
dell’ambito edile.
al suo utilizzo quale materiale a uso strutturale, come
Marco Vidoni, presidente di Assolegno, ha espresso
testimoniano alcuni esempi pubblicati su alcuni dei
soddisfazione in seguito ai risultati: “Il settore delle co-
numeri più recenti di questa rivista (cfr. Bar Reef San-
struzioni in legno ha le potenzialità per divenire un ri-
sone, Porto Ferraio – LI, legnoarchitettura 33; Straw-
ferimento qualitativo a livello comunitario, coniugando
bale House, Vicenza, legnoarchitettura 30; Edifici a
l’eccellenza progettuale a quella realizzativa.” Lo
schiera, Porto San Giorgio – FM, legnoarchitettura 28;
stesso presidente poi ha sottolineato come sia com-
Cantina Fiorentino, Paternopoli – AV, legnoarchitettura
pito dell’associazione accompagnare il comparto in-
27... solo per citarne alcuni).
dustriale verso principi di tutela delle maestranze e
Privato ma non solo: si calcola infatti, dai primi dati
logiche di espansione sul mercato nazionale e inter-
del 2018, anche una crescita dei bandi pubblici, che
nazionale.
hanno visto oltre 76 interventi edili, per i quali sono
Oltre ai vantaggi decantati ormai da tempo relativi al-
state considerate solo le gare entro i quali la categoria
l’impiego di strutture in legno (maggiore ecologicità e
OS32 “Strutture di legno” è stata inquadrata come
sostenibilità rispetto ad altri sistemi costruttivi, elevata
prevalente.
salubrità indoor ecc.) emerge anche come gli aspetti
Dal confronto con la produzione di edifici in legno degli
legati alla velocità organizzativa e ai pochi spazi di in-
altri Paesi europei, il Rapporto conferma inoltre il no-
gombro di cantiere giochino un ruolo chiave nella
stro Paese al quarto posto come capacità produttiva e
scelta di questo sistema rispetto ad altri. Anche a
volumi di mercato gestiti, dopo Germania, Regno
fronte della progressiva “conquista” da parte del legno
Unito e Svezia, segnando una costante crescita di-
di complesse realizzazioni in ambito urbano, con com-
mensionale.
mittenti privati o pubblici.
Dal punto di vista della distribuzione territoriale, la maggior concentrazione di imprese (il 24%) è nel Trentino Alto-Adige, seguito dalla Lombardia (22%) e dal Veneto (15%). Per quanto riguarda il fatturato generato da queste aziende i rapporti si modificano, ma confermano il primato del Trentino-Alto Adige – dove sono ubicate le imprese più grandi del settore – con oltre la metà (53%) del fatturato degli edifici di legno prodotti nel 2017, seguito dalla Lombardia con il 15% e dal Veneto con il 10% (Fonte: Terzo “Rapporto Case ed Edifici in Legno”).
Da sottolineare che in Italia il settore della bioedilizia in legno ha mantenuto nel 2017 lo stesso peso percentuale di mercato del 2015, anche in assenza di eventi
Per approfondimenti: www.assolegno.it
7
Foto: Ian Hsü
Hsu · Rudolphy
Split House Lago Rupanco (RCH)
Foto: Ian Hsü
_1 Il volume dedicato ai ragazzi si affaccia a sud verso il lago con il piano superiore a sbalzo per ombreggiare la zona giorno e, in parte, la terrazza che diviene prolungamento dell’area gioco verso l’esterno. _2 L’edificio destinato agli adulti è leggermente ruotato in direzione ovest rispetto a quello accanto, il cui tetto si intravede tra le chiome degli alberi, al fine di garantire la vista sul lago e sul vulcano Osorno. Entrambi gli edifici poggiano su una piattaforma sopraelevata dal terreno.
1
10 legnoarchitettura_35
progetti
Foto: Ian Hsü
2
Ubicazione: Lago Rupanco (RCH) Progetto: arch.tti Ian Hsü, Gabriel Rudolphy – hsu · rudolphy, Vitacura Santiago del Cile (RCH) Collaboratrice: Sandrine Muñoz, Toulouse (F) Strutture: José Manuel Morales, Santiago del Cile (RCH) Appaltatore: Reinaldo Mora, Entrelagos (RCH) Fine lavori: 2018 Superficie: 217 m2
Separati in casa Il nome di questa casa vacanza che sorge sulle sponde del Lago Rupanco in Cile – Split House – riassume le esigenze, chiare e precise, dei committenti e le soluzioni, semplici ma originali, adottate dai progettisti. Iniziamo dalle richieste; la famiglia desiderava un’abitazione in cui gli spazi per i genitori fossero separati da quelli per i giovani figli e dove le aree giorno si affacciassero sullo specchio d’acqua per godere del paesaggio tipico di questa zona del Cile, caratterizzato dalla presenza di grandi laghi (la zona non per nulla si chiama Los Lagos, NdR) e del vulcano Osorno che svetta proprio di fronte al sito. Per dar risposta ai bisogni dei committenti, gli architetti – non nuovi a progetti di questo genere – hanno proposto due differenti volumi in legno a telaio, uno per gli adulti e uno per i ragazzi, separati ma collegati da una galleria coperta che funge anche da accesso principale alla casa. La forma a nastro del terreno non ha consentito di disporre lungo la linea dell’acqua entrambi i corpi edilizi, uno di seguito all’altro, i quali invece ruotano e si bilanciano senza creare impedimenti visivi sul lago e sul vulcano. Ambedue le strutture hanno una pianta regolare (quadrata e rettangolare) con spazi disposti su due piani protetti da un tetto a doppia falda il cui colmo corre da un angolo all’altro. Dal porticato chiuso si accede direttamente, da un lato, alla sala dei bambini dove una scala porta alla zona notte al piano superiore e dall’altro a uno spazio di circolazione a doppia altezza nel volume più ampio. Qui, oltre alla grande zona living e a camere da letto, il tetto a spiovente protegge al primo piano la suite padronale con armadio e bagno privato. All’interno le due strutture sono quasi completamente rivestite con doghe di legno che con le sue venature dà vita ad ambienti caldi e naturali; il legno si spinge oltre le ampie finestre rivestendo le terrazze esterne, le facciate, le coperture e il lato inferiore dello sporto di gronda che enfatizza il senso di continuità tra gli spazi giorno e l’esterno tuffandosi nella natura boscosa del lotto.
11
fronti sud ed est
I due spaccati assonometrici di questa pagina illustrano la spazialità – e la tridimensionalità – della Split House. La vista è da sud-est.
piano secondo
piano primo
12 legnoarchitettura_35
progetti
+8,08 +7,46
+5,81
+4,21
+2,90
±0,00
fronte nord
+8,07 +7,45
+6,35 +5,87
+4,25
+4,24
+3,33 +2,90
±0,00 -0,35
fronte ovest
Foto: Ian Hsü
Ampie finestre a tutta altezza connettono gli ambienti living e di riposo con la natura. Il legno, lasciato quasi completamente a vista nella casa, è l’elemento che unisce interno ed esterno, grazie all’orizzontalità di posa delle doghe di rivestimento.
13
A
B
sezione prospettica di dettaglio del volume adulti (parete ovest, zona living PT e camera padronale 1°P)
14 legnoarchitettura_35
progetti
Solaio terrazzo su vano riscaldato, dall’esterno (A) - pavimento in legno (38x89 mm) - struttura per pavimento in legno (38x64 mm) - sotto listello in legno impermeabilizzato - impermeabilizzazione - massetto (50 mm) con pendenza (2%) - pannello OSB - struttura portante in travi di legno (150 mm) con lana minerale interposta (100 mm) - listelli in legno - pannello in cartongesso (10 mm)
4,8
1
5
2
5
2 10
3 4
Solaio contro terra, dall’estradosso (B) - parquet in legno verniciato (19x89 mm) - massetto (50 mm) - barriera al vapore in PE - struttura portante in travi di legno (150 mm) con lana minerale interposta (50 mm) - pannello OSB - struttura di supporto in legno
5
dettaglio A - solaio terrazzo su vano riscaldato
1 montanti e corrimano in metallo (50x20x2 mm) 2 scolo acqua 3 piastra (6 mm) e 4 bulloni per fissare la ringhiera alle travi (38x235 mm) 4 rivestimento in lastra di legno 5 doppia trave perimetrale (38x235 mm x2) 6 bullone da ½ pollice e connettore 7 piastra a T (6 mm) con 4 bulloni da ½ pollice 8 pilastro in cemento (h 1200 mm, 250x250 mm) 9 staffe (diametro 8 mm) 10 getto di cemento magro (50 mm)
6 7 8
9
10 dettaglio B - solaio contro terra
15
_sistema costruttivo________ Il sito dove sorge la casa vacanza è di difficile accesso e la progettazione strutturale, di conseguenza, ne ha tenuto conto. Si è deciso inoltre di usare legno di misure standard, facilmente reperibile presso qualsiasi fornitore di materiali edili, e di adottare un sistema costruttivo conosciuto per poter avvalersi della manodopera locale. Il risultato è una struttura a telaio leggera con un passo fitto sia per i solai che per le pareti, formata da elementi che costituiscono i montanti di 2x4 pollici (38x89 mm, spessore x larghezza) e di 2x8 pollici (38x184 mm, spessore x larghezza) per le travi; sono stati utilizzati puntualmente anche componenti metallici per raggiungere luci più ampie. L’intera ossatura è isolata e poggia su plinti di fondazione in c.a. che sopraelevano l’abitazione dal terreno così da avere una minima impronta sul terreno.
A
B
C
B D
B
sezione prospettica di dettaglio del volume adulti (parete est, camera PT e camera padronale 1° P)
16 legnoarchitettura_35
progetti
Copertura, dall’esterno (A) - lamiera grecata in acciaio - impermeabilizzazione - pannello strutturale in OSB (15 mm) - isolamento in lana minerale (200 mm) tra le travi portanti (38x184 mm) - travi in legno - listello - doghe in tavolato di pino (19x100 mm) Parete, dall’esterno (B) - doghe in legno cemento - impermeabilizzazione - pannello strutturale in OSB (15 mm) - isolamento in lana minerale (100 mm) tra montanti in legno - barriera al vapore - pannello in cartongesso ignifugo (15 mm) - tavolato orizzontale di pino (19x100 mm)
1 2
B
B C 2
3
Stratigrafia sporto inferiore finestra, dall’esterno (D) - tavolato di pino (19x89 mm) - listello di supporto - lattoneria - impermeabilizzazione - pannello strutturale in OSB (15 mm) in pendenza - struttura portante in legno - pannello di fibro-cemento
3
D 3
B
Stratigrafia sporto superiore finestra, dall’esterno (C) - impermeabilizzazione - pannello strutturale in OSB (15 mm) in pendenza - struttura portante in legno - doghe in tavolato di pino (19x100 mm)
1 doppia trave di banchina 2 doppia trave di appoggio (38x89 mm) 3 finestra a ribalta con telaio in legno e PVC
17
Materiali e colori dei rivestimenti e degli arredi della zona living diventano un unicum con l’ambiente esterno in cui la casa vacanza è immersa. Grazie alle vetrate cielo-terra lo spazio si dilata e la vista sul lago diventa quasi un polittico che raffigura vari aspetti della natura lacustre.
18 legnoarchitettura_35
progetti
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Foto: Ian Hsü
Foto: Ian Hsü
Le coperture della Split House, che ben individuano i concetti di separazione e di rotazione dei due corpi di fabbrica.
Foto: Ian Hsü
La scala di accesso al piano superiore nel volume dei genitori. Questo spazio taglia l’abitazione in due parti ed è a doppia altezza per poter sfruttare la luce naturale che entra dalle grandi finestre. Come accennato in precedenza, il legno è l’elemento che caratterizza l’intero edificio e solo qualche superficie interna è rifinita con stucco bianco, come in questo caso le pareti che accolgono il vano scale e il corridoio di accesso all’ampio open space della zona giorno.
20 legnoarchitettura_35
La piattaforma su cui sorgono i due volumi della casa e della galleria di collegamento è costituita da una stretta ossatura a cassettoni in legno su cui viene gettato un massetto alleggerito in seguito isolato.
Realizzazione della struttura mediante pilastri, travi portanti e tamponamenti in elementi di legno di dimensioni standard, facilmente reperibili, così da poter utilizzare un sistema costruttivo conosciuto dalle maestranze locali. Causa il difficile accesso al lotto, non è stato possibile prevedere nessun tipo di prefabbricazione. Verso ovest i volumi della casa si presentano pressoché chiusi (qui a sinistra il corpo destinato ai genitori). Le pareti sono state isolate e tamponate e attendono la posa dello strato di tenuta all’acqua e all’aria e il rivestimento finale. Il tetto, il cui colmo corre da un angolo all’altro ed è in fase di completamento, presenta un fitto reticolo strutturale in legno.
In basso, a sinistra, la galleria di collegamento tra i due corpi, che funge anche da ingresso, e in secondo piano la casa dei ragazzi quasi già terminata e rivestita di doghe carbonizzate. A destra, la zona giorno del corpo più piccolo (ragazzi) presenta elementi di controventatura in corrispondenza delle aperture verso la terrazza. Anche il solaio interpiano è caratterizzato da una struttura a cassettoni.
21
Foto: Ed White
MGA | Michael Green Architecture
WIDC (Wood Innovation and Design Centre) Prince George (CAN)
_1 Dettaglio dell’angolo sud-est della facciata, che si presenta completamente vetrata per giovarsi degli apporti solari. I montanti in legno esterni fungono da schermatura.
Premi • 2016 Governor General’s Award in Architecture • 2015 AIBC Lieutenant Governor Award in Architecture – Merit • 2015 AIBC Innovation Award • 2015 Wood Design Awards – Wood Innovation Award
24 legnoarchitettura_35
Foto: Ema Peter
_2 L’ingresso del Wood Innovation and Design Centre è segnato da una pensilina in legno che preannuncia il programma dell’edificio: la celebrazione della bellezza del materiale naturale per eccellenza, il legno.
1
progetti
Foto: Ed White
2
Ubicazione: Prince George (CAN) Progetto: MGA | Michael Green Architecture, Vancouver (CAN) Strutture: Equilibrium Consulting Inc., Vancouver (CAN) Appaltatore: PCL Constructors Westcoast Inc., Richmond - BC (CAN) Fine lavori: 2016 Superficie: 4.820 m2
La celebrazione del legno Proprietà della Provincia della British Columbia, il Wood Innovation and Design Centre nasce per celebrare la bellezza del legno e per esaltare le potenzialità che questo materiale offre al settore edile, in particolare nel costruire edifici alti e sicuri. Fautore del progetto e di altri fabbricati multipiano in legno è l’architetto canadese Michael Green che assieme agli ingegneri di Equilibrium Consulting ha ideato una innovativa ma semplice struttura di telai in lamellare e di pannelli X-lam, replicabile fino a 30 piani di altezza con minime variazioni. WIDC è stato costruito per essere un manifesto del costruire in legno in altezza nella speranza non solo che i progettisti o i committenti si avvicinino a tale materiale ma anche con l’obiettivo di stimolare i legislatori a modificare le normative per gli edifici di questa tipologia. Per permettere al legno di essere messo in mostra, il fabbricato presenta una forma prismatica razionale che si sviluppa per otto piani, compresi un mezzanino e l’attico dove sono collocate le macchine degli impianti, su una pianta con al centro il blocco del vano scale e ascensore. Ai piani inferiori sono ospitate le attività della University of Northern British Columbia, tra le quali spiccano, ad esempio, i master di ingegneria focalizzati sulle tecnologie del legno, una sala conferenze, un laboratorio di prova, spazi dimostrativi, classi di studio e aree amministrative. Superiormente le piante libere sono destinate a ufficio e date in locazione. Gli esterni si ispirano invece alla corteccia che si stacca dal tronco di un albero, più spessa e protettiva a nord per riparare dal freddo e dagli agenti atmosferici, e che si assottiglia verso la luce del sole a sud. Seguendo questa metafora l’edificio è più opaco sul lato freddo, grazie a pannelli coibentati opachi e rivestiti di doghe di cedro rosso del Pacifico carbonizzate che si diradano mutando aspetto (la finitura del cedro è naturale, affinché ingrigisca nel tempo), fino a diventare completamente trasparente a mezzogiorno per giovarsi dei guadagni solari passivi. I montanti in legno della facciata vetrata tagliano i raggi del sole che nasce e che tramonta mentre persiane in legno controllano l’apporto di calore schermando gli interni.
25
A 12 6
6
7 11
15
10
8
9
4
9
5
3
8
2
1
5
4
2 13 14
1 A pianta piano terra
pianta piano mezzanino
Legenda: 1 vestibolo d’entrata 2 area dimostrativa 3 spazio del Future CafÊ 4 zona ascensori
16
4
pianta piano tipo
Foto: Ed White
fronte est
26 legnoarchitettura_35
progetti
5 6 7 8
auditorium laboratorio di ricerca ufficio tecnico stanza quadri elettrici
sezione AA
9 10 11 12
stanza meccanica stanza rifiuti e riciclo spazio per carico/scarico magazzino biciclette
sezione BB
13 14 15 16
stanza proiezione mezzanino magazzino piano residenziale (affittabile o da affittare)
L’ampio spazio all’ingresso del Centro viene utilizzato anche come area per mostre ed esposizioni. Il volume a doppia altezza ospita al mezzanino il caffé, le aree di ricerca, il laboratorio, gli uffici e i servizi. Il legno, lasciato a vista, è utilizzato per la struttura portante verticale e orizzontale, il vano scale, le finiture colorate delle pareti e gli arredi.
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_sistema costruttivo________ Il progetto è nato con l’intento di far vedere come prodotti di legno possano essere utilizzati nella fabbricazione di un edificio e, per tale scopo, al di sopra delle fondazioni a zattera in c.a. non è presente cemento strutturale. L’intero volume è realizzato in legno massiccio con una super struttura di 29,5 m di altezza costituta da un telaio di pilastri e travi in legno lamellare, pareti in X-lam. Scale e vani ascensori sono anch’essi in X-lam. I solai presentano una configurazione sfalsata con connessioni HSK, completamente nascoste e quindi anche più resistenti al fuoco di quelle esposte, le cui lamiere di acciaio forato sono saldate e incollate agli elementi di legno e consentono un collegamento rigido tra gli elementi. Lo sfalsamento dei pannelli che compongono i solai permette alle nicchie formatesi all’estradosso di accogliere i sistemi radianti e altri passaggi impiantistici e a quelle all’intradosso di ospitare i collegamenti dei corpi illuminanti del piano sottostante, la rete elettrica e i sistemi antincendio. X-lam in pannelli è stato adoperato anche per la copertura, finita con membrana per tetti in legno SBS (membrane composite in Styrolo-Butadiene-Styrolo). La chiusura dell’involucro esterno prevede una soluzione vetrata e una opaca. La prima è costituita da una parete continua trasparente con montanti delle finestre in LVL (Laminated Veneer Lumber, legno laminato impiallacciato) e con sezione della parete continua in alluminio rivestito di impiallacciatura di legno. Le chiusure opache sono realizzate con pannelli prefabbricati SIP (Structural Insulated Panels) rivestiti di cedro rosso del Pacifico lasciato al naturale o carbonizzato. Il modello strutturale di base del Wood Innovation and Design Centre è stato progettato e pensato per essere utilizzato anche in fabbricati alti fino a 20 e 30 piani con poche modifiche.
Diagrammi della sequenza costruttiva del WIDC. Dall’alto, sopra la fondazione sono stati realizzati il telaio del piano terra e il blocco scale e ascensori in X-lam; completato il primo solaio, si procede allo stesso modo fino a ultimare la struttura con l’attico tecnologico all’ottavo piano e si inizia a chiudere l’involucro a nord e parzialmente a est e a ovest con elementi SIPs. La lavorazione conclusiva consiste nell’installazione dei rivestimenti opachi e trasparenti delle facciate.
28 legnoarchitettura_35
progetti
Foto: Ed White
Sopra un dettaglio del prospetto ovest. I pannelli di legno si diradano e cambiano aspetto verso sud; le doghe di legno carbonizzato lasciano il posto a quelle di cedro al naturale, che si ingrigiranno nel tempo, richiamando l’immagine della corteccia di un albero, più spessa a nord e più sottile a sud. A sinistra, il concept strutturale sviluppato dallo studio MGA | Michael Green Architecture che può essere replicato fino a raggiungere 30 piani di altezza con minime modifiche statiche. Qui sotto uno spaccato assonometrico della struttura del WIDC e in particolare del solaio che è costituito da pannelli X-lam sfalsati. Questa soluzione crea una serie di nicchie all’intradosso dove vengono alloggiati i collegamenti per i corpi illuminanti del piano sottostante, la rete elettrica e i sistemi antincendio; le cavità all’estradosso ospitano gli impianti radianti e altri passaggi tecnologici.
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Foto: Ed White
3
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_3 Scorcio del corridoio che porta all’auditorium. Si apprezzano le diverse tipologie di legno utilizzato e le finiture adottate: pannelli dipinti di rosso per l’auditorium, doghe carbonizzate per il soffitto del corridoio, legno lasciato al naturale per la struttura portante e per le schermature esterne. _4 Anche il blocco mezzanino, destinato ai servizi per il pubblico, è contraddistinto dal colore mentre, per enfatizzare la luce naturale e la presenza della struttura in legno a vista, le restanti superfici sono bianche.
Foto: Ema Peter
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Foto: Ema Peter
_5 Il piano tipo degli uffici è un open space che vede al centro il blocco scale e ascensore, il telaio di pilastri e travi in legno e il solaio a pannelli sfalsati nelle cui nicchie vengono fatti passare gli impianti sono ben definiti.
5
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Prospettiva del Wood Innovatione and Design Centre. L’intelaiatura strutturale, costituita da pilastri e travi in lamellare, è evidente, come pure le cavità che accolgono le reti impiantistiche dell’edificio. Gli intradossi dei solai possono essere lasciati a vista o finiti con elementi acustici, particolarmente adatti in ambienti completamente aperti e di ampia volumetria. Le pareti opache esterne sono realizzate con pannelli prefabbricati SIPs, il vano scale e ascensore in X-lam. Tutte le connessioni metalliche tra i vari componenti strutturali sono completamente nascoste e dunque più resistenti al fuoco di quelle esposte.
_sostenibilità________ La dichiarazione ambientale dell’edificio che richiede la valutazione della prestazione ambientale dello stesso per almeno 50 anni di vita sulla base dell’analisi LCA (Life Cycle Assessment) ha permesso di comparare il Wood Innovation and Design Centre a un edificio di eguali dimensioni, forma e volume costruito con sistemi tradizionali. Da questo confronto è emerso che realizzando l’edificio in legno si ottiene un miglioramento di prestazione dell’88% sull’indice di potenziale riscaldamento globale, del 47% sull’esaurimento di energia non rinnovabile, del 33% relativamente agli inquinanti presenti nell’aria e dannosi per la salute umana, del 54% sul potenziale di esaurimento dell’ozono e del 39% del potenziale di smog.
32 legnoarchitettura_35
progetti
Sopra la platea di fondazione si inizia la realizzazione della struttura in cui travi e pilastri sono opportunamente coperti per evitare un eccessivo assorbimento d’acqua. Anche gli spazi all’attico, che ospitano tutte le macchine e le tecnologie impiantistiche, sono realizzati in legno.
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Foto: Ã…ke E:son Lindman
Murman Arkitekter
Villa SunnanÜ Borlänge (S)
_1 Il fronte meridionale, cui si accede via terra, con la sporgenza del corpo centrale che fa da protezione per la zona dell’ingresso. Le grondaie sono state nascoste nella copertura e posizionate a filo con il pannello di rivestimento della facciata, aumentando cosÏ lo spessore delle pareti. Il tetto e tutto il rivestimento esterno sono stati trattati con solfato di ferro, per aiutare il legno, durante il suo processo d’invecchiamento, ad avvicinarsi ai colori grigi della natura circostante mimetizzandosi con essa per quanto possibile. _2 Il lato ovest riprende le 3 vetrate degli ambienti destinati a, da sinistra, zona living, sala da pranzo, cucina.
Foto: Ă…ke E:son Lindman
Ogni ambiente dispone di una grande finestra e si affaccia su una direzione diversa, esposta verso il lago e gli alberi. Quindi, ogni area della casa ha accesso a una vista incorniciata. Ciascuno degli spazi è stato inoltre attentamente orientato per sfruttare il sorgere e il tramontare del sole.
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Foto: Åke E:son Lindman
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Ubicazione: Sunnanö, Borlänge (S) Progetto: Hans Murman - Murman Arkitekter AB, Stoccolma (S) Strutture: Olle Norrman Konkret AB, Stoccolma (S) Direttore dei lavori: Peter Erelöf, Stoccolma (S) Appaltatore: FKTS ab, Stoccolma (S) Lavori: 2013-2015 Superficie utile: ca. 350 m2 (3.767 sqf)
Naturalmente legno Se cercate un luogo nell’entroterra svedese lontano dalla frenesia cittadina, circondato dall’acqua di un lago e caratterizzato da boschi e natura, vi imbatterete probabilmente nella località di Sunnanö, una penisola che si protende sul Lago Runn, nel comune di Borlänge. All’estremità nord di una delle strade che servono la località, sulla punta di uno dei promontori che si proiettano verso il lago, lambito dall’acqua da tutti i lati tranne che da quello meridionale, si trova un’abitazione dalla forma inusuale. Nascosta alla vista della strada e del lago eppure facilmente accessibile, i primi schizzi del progetto, a opera dello studio Murman Arkitekter di Stoccolma, risalgono ancora al 2010 prima di giungere al completamento nel 2015. Una villa che sfruttasse tutte le qualità naturali del sito senza essere troppo visibile né dal lago né dalla terraferma e che riproponesse un’atmosfera “scandinava”, preferibilmente discreta sia per colore che per materiale. Una premessa che ha portato alla scelta del legno come materiale principale non solo costruttivo ma anche decorativo. Il fondatore dello studio nonché architetto direttamente responsabile del progetto, Hans Murman, ha massimizzato dunque le vedute sul pittoresco scenario lacustre e, per raggiungere questo obiettivo, ha concepito ogni stanza come un volume singolo che si dirama dal corpo centrale verso il lago e gli alberi, ciascuno con un proprio tetto a doppia falda e una propria terrazza cui si accede grazie a una parte vetrata. Un escamotage che permette di avere un contatto visivo praticamente continuo con la natura circostante, in primis con lo specchio d’acqua. La casa si presenta su 3 livelli: un basamento interrato in c.a., una piano terra rialzato a protezione dall’acqua (in primavera, nella zona, si può facilmente assistere a un innalzamento del livello del lago) che accoglie le funzioni pubbliche della casa e un piano superiore, corrispondente alla “spina dorsale”, che ospita invece le zone più intime, come le camere da letto di tutti i componenti della famiglia. Dal punto di vista planimetrico, la villa si dipana sul terreno come una stella guidata dal corpo centrale, il quale dà direzione all’intera costruzione e si innalza volumetricamente di un piano sui bracci che da esso dipartono. Dal punto di vista costruttivo, le varie parti che compongono l’abitazione sono state realizzate in opera con un sistema a telaio misto legno/acciaio che, a parte il basamento totalmente in c.a. della parte centrale, si innalza su elementi puntuali in c.a., a un metro dal livello del suolo.
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_3 Il fronte a sud che accoglie l’entrata. _4 Il fronte nord, verso il lago. Al piano terra, la terrazza rappresenta un allargamento verso l’esterno della zona living.
Foto: Åke E:son Lindman
L’accesso al lago da questo fronte è facilitato da un camminamento rivestito di tavole di legno che, in prossimità dell’acqua, si trasformano in vero e proprio pontile.
3
Planimetria del lotto I bracci che formano la casa sono disposti intorno a una lunga “spina dorsale” con un tetto a doppia falda che contiene le camere da letto ai piani superiori e che funge invece da spazio di circolazione a livello del suolo. Questo elemento centrale collega le terrazze poste alle sue estremità, una a sud che fa parte dell’ingresso e un’altra a nord, direttamente collegata alla zona living e allineata a una passerella di legno che conduce al lago.
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progetti
Foto: Ã…ke E:son Lindman
4
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_5 La sala da pranzo... _6 ... e l’angolo salotto. Entrambi gli ambienti hanno la loro parete vetrata sul lago e la possibilità di “espandersi” all’esterno con una terrazza.
Foto: Åke E:son Lindman
B
5
6 5 7 4
A
8
A
9
10 11
1 10
2
12
3 13
B pianta piano terra
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15
entrata cucina zona pranzo informale sala da pranzo zona living media room sauna doccia/spogliatoio camera da letto bagno/wc lavanderia seconda entrata palestra spazio di lavoro cabina armadio
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sezione trasversale AA
progetti
6
Foto: Åke E:son Lindman
9
15 10
14
10 9
pianta piano superiore
sezione longitudinale BB
Poiché esiste il rischio concreto di innalzamento periodico dei livelli di acqua durante la primavera, è stato stabilito fin dall’inizio che la casa fosse almeno 1 m sopra il livello del lago. Fare questo senza distruggere la natura presente sul lotto non è stato facile. E infatti i progettisti si sono sforzati di posizionare l’edificio in modo che molti dei blocchi di pietra e degli alberi preesistenti potessero essere salvati.
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Foto: Ă…ke E:son Lindman
Uno scorcio verso ovest dall’interno della zona living. Sulla sinistra si intravede la sala da pranzo, sulla destra la zona salotto.
160
4
5
1
3 2
6
A
- listelli (28x70 mm) distanziati per ventilazione - tavole di larice non trattato (22x35 mm) 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
posizionamento pluviale tavola di chiusura (34x220 mm) piastra angolare + nastro sigillante rivestimento in pannelli MDF (12 mm) pluviale trave d’acciaio nicchia per il radiatore tavole di larice non trattato (28x70 mm) trave orizzontale montante
B 3 70
Parete esterna tipo B, dall’interno: - cartongesso (13 mm) - travatura orizzontale con lana minerale interposta (45x45 mm) - pellicola (0,2 mm) - montanti con lana minerale interposta (45x170 mm) - elemento di barriera antivento (9,5 mm)
parete esterna di tipo A
442
Parete esterna tipo A, dall’interno: - cartongesso (13 mm) - travatura orizzontale con lana minerale interposta (45x45 mm) - pellicola (0,2 mm) - montanti con lana minerale interposta (45x170 mm) - barriera antivento (9,5 mm) - montanti con lana minerale interposta (45x120 mm) - listelli (28x70 mm) - rivestimento in tavole (2x22x145 mm)
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sezioni orizzontali di dettaglio
200
90
7 45x120
8 10 9
c:a 85
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progetti
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Foto: Åke E:son Lindman
Anche la zona living si espande verso l’esterno con una grande terrazza rivolta a nord e protetta dallo sporto del piano superiore. Sulla sinistra si intravede il salotto. Il pavimento è stato realizzato in rovere massello, circondato da pareti e soffitti in intonaco bianco. Il risultato è un’atmosfera... nordica.
Foto: Åke E:son Lindman
L’interno visto dalla sala da pranzo; sullo sfondo la scala che porta al piano superiore.
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IF_DO
Sixth Form Centre Effingham (UK)
Foto: © Charles Hosea
_1 Scorcio verso ovest del Sixth Form Centre. A sinistra il volume didattico, a destra si intravede il blocco dell’auditorium, mentre al centro si accede ai piani superiori mediante una scala, superiormente racchiusa in una scatola quasi completamente trasparente.
1
Foto: © Jo Underhill
_3 Le grandi aperture rivolte a sud dell’edificio dedicato all’insegnamento sono schermate a est dalla copertura del Quad.
Foto: © Jo Underhill
_2 Guardando da est, a sinistra si nota l’ampia parete vetrata alle spalle del palcoscenico della grande aula magna che dà sul Quad – il portico coperto – e, a destra, la ritmica infilata di porte finestre degli spazi studio e comuni.
2
46 legnoarchitettura_35
progetti
Foto: © Jo Underhill
3
Ubicazione: Effingham (UK) Progetto: IF_DO, Londra (UK) Strutture: Fluid Structures, Londra (UK) Appaltatore principale: Net Zero Buildings, Londra (UK) Lavori: gennaio-giugno 2018 Superficie lorda: 657 m2 + 215 m2 area esterna coperta Importo dell’opera: 1,48 milioni £
Il legno al centro Con l’obiettivo primario di riconnettere le aree didattiche al paesaggio naturale circostante, nel campus di St. Teresa a Effingham è stato realizzato un nuovo edificio che, pensato secondo lo stile collegiale anglosassone, è la prima delle costruzioni previste da un masterplan di rinnovamento del complesso scolastico della durata di 10 anni. Sixth Form Centre, questo il nome del fabbricato, è composto da due blocchi separati di cui il più grande, allineato est-ovest, ospita otto aule su due piani, l’ufficio per l’orientamento e quello del direttore, una sala comune e una biblioteca-studio; queste ultime, poste all’estremità orientale, sono caratterizzate da ampie finestre che si aprono verso mezzogiorno e che imbrigliano gli spazi esterni del vecchio giardino recintato. La scala, che porta al primo piano e che segna l’ingresso, è racchiusa superiormente da una scatola trasparente. Poco più a sud si trova il secondo volume, un auditorium all’avanguardia per 120 persone, progettato per sfruttare appieno il verde circostante con una vetrata a tutta larghezza rivolta a est la quale crea una scenografia vivente dietro il palcoscenico. I due edifici sono collegati visivamente e in modo chiaro al bosco retrostante da un passaggio coperto secondo una serie di porticati che diverranno il trait d’union di tutte le strutture già presenti – o che saranno costruite – nel sito, come previsto dal piano generale di riqualificazione dell’area. Oltre il passaggio appena citato, tra i due edifici si forma un luogo protetto, un quadrato di 8x8 m che, chiamato Sixth Form Quad, presenta al centro un albero di betulla d’argento la quale si innalza verso il cielo attraverso un foro nella copertura piantumata a sedum. A immergere ancor di più i due volumi nel verde delle Surrey Hills, le doghe di legno posate verticalmente su tutte le superfici opache esterne. Per la costruzione dell’edificio il budget a disposizione era limitato e pertanto i progettisti dello studio IF_DO hanno ricercato un metodo costruttivo che potesse dare forma al progetto nel rispetto dello schema architettonico. La scelta è ricaduta sui pannelli prefabbricati, strutturali e coibentati SIPs – due lastre di OSB strutturale con interposti strati di polistirene – che costituiscono l’involucro dei due blocchi didattici coadiuvati da un leggero reticolo metallico e da travi di legno lamellare per le campate del Quad e per la copertura dell’aula magna.
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Legenda ambienti 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11
aula ufficio orientamento zona armadietti sala comune servizi igienici magazzino stanza impianti auditorium ufficio direttore sala lettura / biblioteca Sixth Form Quad
3
3.
2 2.
1 1 1.
1.
1.
1
1
5
1.
4 4.
5 8
6 7
pianta piano terra
sezione est-ovest
9 1 1
1
1 10
11
8
pianta piano superiore
48 legnoarchitettura_35
progetti
sezione nord-sud
prospetto est
prospetto ovest
_sistema costruttivo nZEB________ Come già accennato nel testo introduttivo, i due blocchi sono realizzati con il sistema prefabbricato SIP coadiuvato da una leggera struttura in acciaio e travi in lamellare nelle campate più grandi del percorso e del patio coperti e nell’auditorium. Il sistema SIP è stato ulteriormente coibentato con pannelli isolanti all’esterno. Gli architetti dello studio IF_DO hanno lavorato in stretta collaborazione con l’appaltatore, un costruttore pluripremiato e specializzato nella realizzazione di edifici scolastici net Zero Energy, per creare una scuola estremamente efficiente dal punto di visto energetico, adattando e perfezionando i sistemi e le tecnologie nZEB, così da garantire l’integrità dello schema e delle forme architettoniche. Al fine di raggiungere l’obiettivo “zero energia”, Sixth Form Centre è dotato di un sistema di ventilazione meccanica controllata e di un campo fotovoltaico di 320 m2 che copre i tetti di entrambi i blocchi, generando sufficiente energia per alimentare l’impianto di illuminazione e per supportare l’impianto di riscaldamento e di raffrescamento.
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Foto: Š Jo Underhill
4
50 legnoarchitettura_35
progetti
Foto: © Jo Underhill
5
_4 Una betulla d’argento spunta da un foro al centro del portico. L’elemento “portico” sarà il collegamento di tutte le strutture presenti nel campus di St. Teresa, come previsto dal masterplan. _5 Veduta complessiva del cortile con il porticato.
Foto: © Jo Underhill
_6 La sala lettura/biblioteca al primo piano. Le finestre sono state studiate appositamente per incorniciare vedute sull’esterno, in virtù di ricerche scientifiche accurate le quali confermano che il “verde” aiuta a concentrarsi di più e a studiare meglio.
6
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Foto: © Charles Hosea
La sala comune al piano terra si affaccia sul giardino coperto esterno e verso l’auditorium.
52 legnoarchitettura_35
_masterplan________ Il Sixth Form Centre è il primo edificio realizzato all’interno del grande piano di riqualificazione e di sviluppo della scuola St. Teresa a Effingham. Il masterplan dell’istituto didattico, che è situato nella cintura verde di Surrey Hills in un’area naturale di eccezionale bellezza (Area of Outstanding Natural Beauty), mira non solo a incrementare il tessuto costruito rispondendo alle esigenze dell’insegnamento e della gestione ordinaria, ma anche a connettere nuovamente gli spazi di istruzione al paesaggio naturale che caratterizza i terreni circostanti la scuola. La massimizzazione del potenziale del sito per aumentare il benessere dello studente e del personale è stata un’importante guida per IF_DO, strategia avvalorata anche da ricerche scientifiche che hanno dimostrato come la vista sugli alberi e sulla vegetazione migliori l’apprendimento e la salute degli studenti, riducendo lo stress e aumentando la prestazione educativa. All’interno del piano, Sixth Form Centre dà dunque risposta alla necessità di una nuova struttura con classi più piccole per accogliere un’esperienza di insegnamento di tipo universitario e con un’immagine di riferimento per attrarre nuovi studenti e per incoraggiare quelli presenti a completare la loro formazione nel complesso scolastico.
progetti
A sinistra, il telaio portante in pilastri e travi di legno lamellare. A destra, i tamponamenti dell’ossatura principale sono stati effettuati con pannelli SIPs.
A sinistra, travi in lamellare realizzano la struttura primaria del tetto. A destra, lo scheletro del volume didattico e il solaio del blocco di collegamento tra aule e auditorium.
Lavori di completamento delle aree esterne.
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Foto: Lara Swimmer Photography
atelierjones
CLTHouse Seattle (USA)
_1 Scorcio dello spazio giorno con le ampie vetrate che si aprono, in fondo, verso la strada principale e, in primo piano, sulla corte interna.
Foto: Lara Swimmer Photography
_2 Altra vista della zona living dove ben si notano i pannelli in CLT a vista leggermente sbiancati che, oltre a portare in casa la natura in cui sono immerse le tipiche Cabins della zona, enfatizzano la luce naturale.
1
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progetti
Foto: Lara Swimmer Photography
2
Ubicazione: Seattle (USA) Progetto: atelierjones, Seattle (USA) Strutture: Harriott Valentine Engineers, Seattle (USA) Consulenti CLT: WoodWorks, Seattle (USA) Appaltatore generale: Cascade Built LLC, Seattle (USA) Fabbricazione CLT e CNC: Structurlam, Penticton - BC (CAN) Lavori: 2015 Superficie utile: 1.500 ft2 (ca. 139 m2)
Urban chic Cabin Nella zona di Madison Park a Seattle il senso di vivere con e nella natura, tipico delle Cabins che punteggiano il Puget Sound e le rive del Lago Washington, è stato ricreato in una piccola abitazione che sorge su un lotto triangolare, il quale ne segna la forma, le dimensioni e il programma compositivo. Incuneata tra due strade, CLTHouse – questo il nome della casa – si innalza per tre piani riproponendo la figura del triangolo nelle piante (solo il piano terra è smussato in un vertice), nelle falde dell’elaborata copertura, dove una terrazza aperta offre viste sul lago e sulle sue spiagge, e nelle aperture vetrate dell’ultimo livello, la cui forma a timpano permette di inondare di luce tutta la casa grazie anche al vano scale aperto che funge da collegamento verticale per tutti gli spazi. Esternamente il volume si presenta rivestito di doghe di abete scurite mediante la tecnica shou sugi ban, in netto contrasto con l’interno, in cui i pannelli strutturali in legno a vista sono stati leggermente sbiancati al fine di enfatizzare quanto più possibile la luce naturale che entra dalle ampie finestre. La volontà di lasciare esposto il legno si legge anche in una coppia di pareti vetrate, visibili dalla strada, dietro le quali appaiono componenti lignei massicci, opportunamente lavorati in un gioco di pieni e vuoti a riprodurre i tipici nodi di una tavola di legno, effetto ottenuto grazie alla sperimentazione architettonica e alla massimizzazione della tecnologia CNC. Costruita in CLT (Cross Laminated Timber), materiale comune in Europa ma solo negli ultimi anni presente negli Stati Uniti, l’edificio è il primo fabbricato della città e uno dei primi nel Paese nordamericano a essere realizzato con tale sistema. Per tale motivo la casa è diventata un riferimento per i codici edilizi di Seattle, i quali non contemplavano ancora le strutture in legno massiccio al proprio interno, e un prototipo per la ricerca della tecnologia CLT. I risultati dello studio sono stati condivisi con una grande comunità interdisciplinare (normatori, produttori, politici, accademici, progettisti) per promuovere questa tipologia di prodotto a livello locale e nazionale.
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Foto: Lara Swimmer Photography
Foto: Lara Swimmer Photography
3
pianta piano terra
58 legnoarchitettura_35
progetti 4
A
B B
A
sezione A-A
_3 Il corpo di distribuzione verticale ospita la scala e tutti i passaggi impianti, comprese le tubazioni dell’acqua, così da avere un’unica “zona umida”. Dalla scala si intravede una finestra a timpano che si apre sulla copertura, inondando di luce la casa dall’alto.
Il lotto triangolare su cui sorge CLTHouse è frutto di una serie di suddivisioni di appezzamenti più grandi, che i proprietari hanno venduto nel corso degli anni in piccole porzioni, e della costruzione di Madison Street che taglia in senso obliquo la griglia regolare di Seattle. Il sito inoltre per secoli è rimasto a circa 20 cm sotto l’acqua e solo nel 1916 è diventato edificabile, dopo che il livello del lago Washington è stato abbassato grazie al Montlake Cut che, come anticipa il nome, taglia la città collegando il Lago, a est, al Puget Sound, a ovest.
sezione B-B
_4 I pannelli in CLT non solo definiscono la struttura dell’abitazione ma diventano parte degli arredi. Le aperture trasparenti, poste ad altezze diverse, creano un gioco chiaroscurale che evidenza dettagli e particolari degli interni.
pianta piano primo
pianta copertura
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_5 Il lato ovest. Il Shou Sugi Ban, letteralmente tavola di legno bruciata, è un metodo molto antico che consiste nel bruciare la superficie di elementi di legno, solitamente di rivestimento, per renderli piÚ durevoli; a seconda della specie lignea utilizzata si possono avere durate di circa 50-80 anni senza manutenzioni. Questa tecnica di carbonizzazione del legno, originaria del Giappone e soppiantata da trattamenti chimici e da resine fino a qualche decennio fa, trova oggi grande applicazione proprio perchÊ non tossica e naturale.
prospetto est
Foto: Lara Swimmer Photography
prospetto sud
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Foto: Lara Swimmer Photography
Una delle camere da letto. La finestra a timpano su una falda di copertura illumina con luce zenitale lo spazio del riposo. A sinistra, la parete è caratterizzata dalla riproduzione dei nodi di una tavola di legno, realizzata con macchine CNC. All’esterno l’elemento in CLT è protetto da una vetrata che rende visibile la lavorazione, una sorta di manifesto della casa che mostra ai passanti il suo cuore di legno. La parete in fondo presenta corpi illuminanti che sono stati installati nei fori realizzati nei pannelli per il loro sollevamento in cantiere.
_prestazioni energetiche________ CTLHouse è una casa estremamente efficiente dal punto di vista energetico. Pur non essendo certificata, è stata ideata secondo i principi Passivhaus presentando una tenuta all’aria decisamente migliore rispetto al limite fissato dallo standard tedesco. Il progetto, iscritto nel programma Priority Green della città di Seattle in virtù del suo involucro super isolato (pareti R35 e tetto R49), grazie anche alle finestre a triplo vetro, al sistema di ventilazione meccanica con recupero di calore e alla predisposizione per i futuri collettori e moduli solari, ha ottenuto la valutazione di 5 stelle nel sistema di certificazione Built Green. Il Priority Green Program del Seattle Department of Planning and Development (DPD) premia, in termini di riduzione dei tempi di attesa dell’ottenimento dei permessi di costruire, tutti quegli edifici che dimostrano di essere realmente sostenibili ed ecologici. La casa, infatti, consuma il 38% in meno di energia rispetto ai codici energetici – già rigorosi – dello Stato di Washington.
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_sistema costruttivo________
Foto: Lara Swimmer Photography
Come anticipato, la casa è realizzata con pannelli in CLT, per l’esattezza 67, prodotti nella vicina British Columbia da legno di pino bianco, prefabbricati e tagliati con macchine a controllo numerico. Per la casa, secondo l’arch. Susan Jones – progettista e titolare di atelierjones e proprietaria dell’abitazione – sono stati utilizzati 20 alberi, di cui 17 di pino bianco, provenienti da foreste gestite in modo sostenibile e certificate FSC. Consegnati in cantiere, i pannelli sono stati montati in soli 12 giorni. Con l’obiettivo di incrementare la quantità di carbonio che solitamente viene sequestrato nel legno, la famiglia ha piantato 20 alberi su un terreno di loro proprietà nell’isola di Orchas. Un’ultima curiosità: i fori presenti nei pannelli di CLT necessari per il loro sollevamento sono serviti per far passare il cablaggio elettrico della casa.
1 1 copertura in lamiera metallica aggraffata 2 rivestimento in pino scuro shou sugi ban 3 elementi schermanti in CLT tagliati con macchine CNC 4 pannelli interni in CLT sbiancato 5 nucleo di distribuzione verticale dell’edificio 6 cucina a doppia altezza circondata dal nucleo di distribuzione 7 corte
2
3 5
4
6
7 Alley
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A sinistra la posa di uno degli elementi del solaio di copertura sui pannelli in CLT, che presentano la riproduzione dei tipici nodi di una tavola di legno. Questi successivamente saranno poi chiusi da una vetrata. A destra, completamento dell’isolamento esterno in corrispondenza del foro della finestra a triplo vetro.
La copertura della casa è realizzata sia a falde quanto anche con un solaio piano che fungerà da terrazzo con vista sulla città e sul lago. Si notano le nastrature in corrispondenza dei serramenti al piano superiore e le piastre metalliche a cucire i piani. Il fabbricato verrà poi completamente isolato dall’esterno in quanto è stato progettato come un edificio a bassissimo consumo energetico.
Le foto di cantiere sono state realizzate da atelierjones.
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Foto: Filip Å lapal
Petr StolĂn Architekt
Zen Houses Liberec (CZ)
_1 La facciata rivolta a sud-est riprende uno dei due fronti lunghi dello studio/atelier. _2 Da est è possibile vedere entrambi gli edifici delle Zen Houses. In primo piano, il volume dello studio/atelier. _3 Il prospetto rivolto a nord-est è rappresentato dai due lati corti dello studio/atelier, sulla sinistra, e dell’abitazione, sulla destra.
Foto: Filip Šlapal
Foto: Filip Šlapal
Le Zen Houses sono state insignite del primo premio al České Ceny za Architekturu Czech Architecture Award 2016.
2
1
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Ubicazione: Liberec (CZ) Progetto: ing. arch. Petr Stolín, ing. arch. Alena Mičeková - PETR STOLÍN ARCHITEKT s.r.o., Liberec (CZ) Strutture in legno: CZECH PAN s.r.o., Varnsdorf (CZ) Fine lavori: 2015 Superficie utile: 58 m2 per l’edificio a uso studio/atelier; 55 m2 per l’edificio a uso residenza Superficie verde: 499 m2 Importo dell’opera: 78.000 €
Design ceco di ispirazione orientale La filosofia progettuale delle “Case Zen” di Liberec, nel nord della Cechia, richiama – e non solo nel nome – una certa estetica orientale, basandosi sulla semplificazione delle definizioni di alloggio e sviluppo in pianta. Due parallelepipedi, da cui il plurale Houses, che accolgono l’uno le funzioni abitative, l’altro quelle di uno studio/atelier, rappresentano l’idea “zen” di ambiente abitativo e di lavoro dalle forme molto lineari, arricchite da una serie di dettagli che determinano il risultato architettonico finale; tra questi il rivestimento esterno nonché le grandi vetrate, che incorniciano scorci di panorama. I committenti, che altro non sono che gli stessi progettisti, desideravano una tipologia di residenza semplice e semplicemente realizzabile mediante pannelli in legno prefabbricati tipo SIP (Structural Insulated Panel) i quali compongono gli elementi verticali e orizzontali opachi della struttura dei due volumi, poggianti su micropali di cemento. Il progetto prende in prestito componenti industriali minimali e adotta un atteggiamento super efficiente ma creativo nell’usarli e integrarli tra di loro, come ad esempio il rivestimento esterno già citato poco sopra, composto da lastre acriliche traslucide fissate a un sottotelaio in legno di conifera, che assume qui un aspetto ‘grafico’. Lo scopo era creare un edificio “sperimentale” benché non nuovo nella sua concezione, riunendo gli spazi di un atelier-studio a quelli di una casa in un unico ensamble. Il budget previsto, relativamente basso, doveva essere rispettato non solo con la semplificazione dei metodi di cost ruzione ma soprattutto con il modo di vivere, non spartano ma morigerato, che a sua volta riprende la filosofia orientale di partenza. Un progetto che, benché realizzato come abitazione-studio, può essere considerato un prototipo, poiché facilmente adattabile a richieste specifiche, siano esse architettoniche, di sito o di dimensione, grazie anche al sistema costruttivo impiegato, modificabile all’occorrenza per soddisfare i bisogni di un singolo individuo, di una famiglia o di una scala urbana.
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I due volumi, per un totale di 412 m3, individuano tre aree abitative: una pubblica, una semi-pubblica e una privata.
casa
studio/atelier
3
5
1 2 3 4 5 6 7 8 9
atelier/studio wc/bagno cucina terrazza ripostiglio zona pranzo piattaforma cucina spazio di lavoro zona notte e vasca da bagno 10 zona living
2
4 1
6
7
2
Foto: Filip Ĺ lapal
pianta piano terra
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progetti
casa
studio/atelier
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pianta piano superiore
sezione AA sulla casa
_4 Ai residenti è permesso un contatto visivo ‘trasversale’ e reciproco tra i due volumi, grazie alle grandi vetrate poste l’una di fronte all’altra. Lo spazio tra i due, benché esterno, diventa un’ulteriore stanza che anzi, incorniciando una parte di paesaggio, crea visuali prospettiche. Il rivestimento esterno assume una valenza “grafica” grazie alle lastre trasparenti di vetroresina che lasciano intravedere l‘ossatura portante dei listelli di legno sottostante.
sezione AA sullo studio/atelier
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Foto: Filip Ĺ lapal
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progetti
Foto: Filip Šlapal
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Foto: Filip Šlapal
_5 L’ambiente interno della casa è caratterizzato da pareti dal colore nero e da un pavimento lasciato nel colore chiaro dell’OSB. Nella foto, dietro alla stufa – cui è demandato il riscaldamento dell’intero volume – l’angolo della cucina e, sopra di essa, lo spazio per la zona notte.
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_6_7 Le due immagini ritraggono l’interno dello studio-atelier che si contrappone cromaticamente al volume dell’abitazione poiché le pareti sono dipinte di bianco e il pavimento è nero, di tipo industriale antiscivolo. Qui l’ambiente è riscaldato mediante elettricità. Sia nella casa che nello studio-atelier l’accesso al livello superiore è possibile tramite un’essenziale scala in metallo.
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Giorno 1: viene preparato il solaio del piano terra del volume dello studio-atelier, posando gli elementi prefabbricati SIP.
_sistema costruttivo________ Gli edifici dell’abitazione e dello studio-atelier di Zen Houses sono stati realizzati con un sistema che impiega pannelli prefabbricati di tipo SIP (Structural Insulated Panel), montati e combinati in loco secondo progetto. L’elemento di base autoportante è composto da due tavole OSB, che conferiscono stabilità, e da una lastra isolante interposta in polistirene espanso sinterizzato (EPS) autoestinguente additivato con grafite con l’inserimento di morali in legno massiccio nei lati lunghi, i quali presentano alternatamente un incastro maschio/femmina. Nel caso di Zen Houses le fondazioni in micropali in c.a. permettono ai due volumi di rimanere sollevati dal terreno, risolvendo così il problema dell’umidità di risalita. Sui micropali, sporgenti dal livello del suolo, sono state posate travi in legno sui fronti lunghi, sulle quali è stato collocato il solaio del piano terra, costruito anch’esso con elementi SIP. Una volta realizzato il solaio di partenza, sono stati montati i pannelli verticali, giunti in cantiere con le aperture già predisposte e la cui unione è garantita da appositi fissaggi metallici, oltre che dall’incastro maschio/femmina sui lati lunghi. Grazie al sistema costruttivo scelto, che ha permesso tra l’altro un cantiere molto pulito, sono stati necessari appena 5 giorni per l’erezione delle strutture portanti, compreso il tetto ventilato. Trattandosi di soli 2 piani fuori terra e tenuto conto delle dimensioni tutto sommato ridotte del progetto, gli elementi in SIP sono stati fabbricati a doppia altezza e solo dopo averli assemblati si è provveduto alla posa del solaio interpiano e di quello di copertura i quali sono composti di elementi SIP poggiati su una travatura in legno inserita in scarpe metalliche inchiodate alle pareti.
Giorno 2: si elevano i muri esterni, a doppia altezza, e si completa la metà dell’edificio.
Giorno 3: a fine giornata, le partizioni verticali opache del volume sono state erette; seguirà la posa dei solai interpiano e di copertura.
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progetti
A sinistra, un primo piano dei pannelli SIP con EPS additivato con grafite pronti per essere montati. A destra, un dettaglio dell’interno al grezzo di uno dei due volumi, in cui manca ancora il solaio interpiano.
I due volumi al grezzo sono completati.
A sinistra, la posa delle grandi vetrate. Qui accanto, due dettagli del rivestimento esterno: in alto, la semplice ossatura portante in legno delle lastre in vetroresina e, sotto, il fissaggio di una delle stesse.
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Stefan Hitthaler
Haus Gasteiger Brunico
Progettista
Progetto Luogo
Progettista
Progetto
Foto: Š Harald Wisthaler
Luogo
Progettista
Progetto Luogo
_1 La facciata rivolta a nord, come pure quella a sud, si presenta quasi totalmente vetrata lasciando entrare la luce all’interno della piccola casa vacanza. Su questo fronte un parallelepipedo vetrato consente inoltre di illuminare naturalmente la scala che scende nell’interrato.
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Foto: © Harald Wisthaler
Foto: © Harald Wisthaler
_2 Nella parete dell’edificio la scala di accesso appare e scompare grazie a un meccanismo che permette di ritrarla all’interno, mentre il terrazzo si immerge silenzioso nella natura circostante prolungando lo spazio abitativo verso l’esterno.
Ubicazione: Brunico (BZ) Progetto: arch. Stefan Hitthaler Stefan Hitthaler Architektur, Brunico (BZ) Strutture: ing. Walter Sulzenbacher Baukanzlei Sulzenbacher & Partner, Brunico (BZ) Struttura in legno: Plankensteiner Holzbau, Brunico (BZ) Impresa edile: Daprà Manfred, Brunico (BZ) Lavori: agosto 2017 – gennaio 2018 Superficie: 61,22 m2
Extraterrestre portami via... Un luogo dove fuggire dalla quotidianità, silenzioso e rasserenante e dove condividere la compagnia attorno a un focolare si concretizza in una piccola casa vacanze sulle colline di Brunico, un edificio che sembra fluttuare nello spazio grazie al volume prismatico in legno posto su semplici pilastri di fondazione. Il progetto nasce nei primi anni ‘70 dalla matita dell’arch. Josef Lackner che diseg na una dimora dalle forme e dai concetti spaziali moderni e avanguardisti per l’epoca; con il tempo l’edificio inizia a presentare problemi legati alla mancanza di isolamento e alle infiltrazioni che portano al suo quasi abbandono fino al 2017 quando la famiglia proprietaria decide di recuperarlo e risanarlo rivolgendosi all’arch. Stefan Hitthaler. Riprendendo e sviluppando le idee dell’architetto di Innsbruck, la casa viene riqualificata puntando su miglior sostenibilità, comfort e vivibilità. All’esterno il prisma è totalmente ricoperto da tavole di larice per una maggiore resistenza e durabilità alle condizioni atmosferiche e per ritrovare un equilibrio nel bosco circostante in cui il volume mediante il terrazzo sembra immergersi rispettando il suo silenzio. Internamente l’ampio spazio condiviso ospita un grande camino, una piccola cucina e due larghi letti in corrispondenza degli angoli acuti; gli ambienti si completano con altre due camere da letto private e una stanza sotterranea per i servizi igienici. I materiali di finitura sono essenziali, dal larice esterno, che ingrigisce con il tempo e che invecchia assieme alla casa, all’abete e al cemento che caratterizzano, il primo, gli arredi e i pavimenti, il secondo, il camino e tutte le superfici dell’interrato secondo una sequenza fluida e ininterrotta. L’elemento infine che conferisce alla casa il nome UFO è da ricercarsi non solo nella sua forma prismatica, ma anche nella scala di accesso che appare e scompare nella parete laterale, creando un’immagine surreale, come se un oggetto speciale di origine extraterrestre si riposasse in attesa del prossimo viaggio interstellare.
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La piccola baita presenta un impianto geotermico che fornisce l’energia necessaria alla casa prendendo calore attraverso delle tubazioni, le quali arrivano fino a circa 100 metri di profondità . Impiegando il calore del cuore della montagna per soddisfare il consumo di energia richiesto, questa soluzione è efficace ed efficiente, garantendo un importante connubio tra uomo e natura, tra vivere e rispettare e non tra vivere e sfruttare, e assicurando un impatto zero sull’ambiente circostante.
pianta piano interrato
sezione AA
sezione BB
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pianta piano terra
Foto: Š Harald Wisthaler
Sopra, il fronte sud. Il gioco di luci creato dalle stecche verticali del parapetto del terrazzo esterno dilata le proporzioni della casa, proiettando e riflettendo il suo volume sulla neve. prospetto est
prospetto ovest
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Copertura, dall’esterno - tavole di larice (2,5 cm) - listelli (2x2x9 cm) - nastro per sigillatura punto chiodo - controlistelli (4x6 cm) - membrana sottotegola traspirante - pannello in fibra di legno sottotegola resistente alla pioggia (3,5 cm) - struttura portante in travi di legno con isolamento interposto in fibra di legno (18 cm) - freno vapore - rivestimento interno in abete (3 cm)
Parete obliqua, dall’esterno - tavole di larice (2,5 cm) - telo sotto doga di colore nero - listelli (2x5 cm) - controlistelli (3x5 cm) - membrana tenuta all’aria - pannello in fibra di legno sottotegola resistente alla pioggia (3,5 cm) - struttura portante in travi di legno con isolamento interposto in fibra di legno (16 cm) - freno vapore - rivestimento interno in abete (3 cm)
Solaio sospeso su pilastrini di fondazione, dall’esterno - tavole grezze di legno (2,5 cm) - controlistelli (3x5 cm) - membrana tenuta all’aria - pannello in fibra di legno sottotegola resistente alla pioggia (3,5 cm) - struttura portante in travi di legno con isolamento interposto in fibra di legno (16 cm) - freno vapore - pannello a tre strati (2,7 cm) - doppia lastra in fibrogesso (1,5 + 1,25 cm) - rivestimento interno in cemento cerato (0,5 cm) 1 listello sagomato 2 griglia parapasseri 3 scossalina 4 correntino (3x3 cm)
_sistema costruttivo________ Il sistema costruttivo della casa si basa su una struttura intelaiata in legno che viene sollevata da terra mediante sei piccoli pilastri di fondazione in calcestruzzo armato. Il telaio in legno di larice ha esattamente la forma del prisma e viene ripetuto per 8 volte con il passo costante di 1 metro. Questo complesso portante viene rivestito internamente ed esternamente da tavole in larice e nello spazio che si viene a formare vengono inseriti l’isolante e una membrana impermeabile per rendere il volume in grado di rispondere alle condizioni climatiche della zona, spesso molto fredde. Il balcone è uno sbalzo di 2,5 metri, sorretto da due travi in acciaio diagonali fissate direttamente sui primi pilastri di fondazione. Questo elemento interamente pensato con lo stesso legno del volume principale dà slancio alla struttura e ne amplia la superficie vivibile.
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_3 L’essenzialità che pervade tutto il progetto viene ulteriormente evidenziata dai materiali utilizzati per le finiture, legno di abete e cemento. Qui il bagno posto nella stanza interrata.
Foto: © Harald Wisthaler
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Foto: © Harald Wisthaler
_4 L’area living è caratterizzata dalla presenza del camino, che nasconde alle sue spalle la zona cottura. Lateralmente trovano posto gli spazi di relax e in fondo, a destra e a sinistra, due grandi letti sono abilmente nascosti dalle finiture in legno. Anche in questo caso le doghe di abete e il cemento donano fluidità agli spazi.
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Foto: Š Harald Wisthaler
Una vista della casa dall’alto consente di notare come essa si immerga perfettamente nel paesaggio innevato. La finitura esterna in doghe di larice integra la casa vacanza con la natura, in particolare con gli alti alberi che abbracciano il volume proteggendolo dai venti invernali.
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A lato, fotografie dell’edificio prima della riqualificazione che ha comportato la ripresa e lo sviluppo delle idee architettoniche originarie per migliorare il comfort e la vivibilità degli spazi abitativi.
A sinistra, si iniziano i lavori di rimozione del rivestimento esterno ammalorato. A destra, tra le travi della struttura portante si è posato l’isolante e verso l’esterno si sono fissati i teli di tenuta all’aria e all’acqua opportunamente nastrati. I listelli attendono la posa delle doghe di rivestimento.
L’involucro esterno è pressoché terminato. È ancora presente il vecchio terrazzo che ha consentito l’accesso alla casa da parte degli operatori.
A sinistra, l’involucro esterno completato dal rivestimento in doghe di larice poggia su piccoli plinti in c.a. A destra, il fronte verso sud con le ampie finestre a triplo vetro installate.
A sinistra, dalla casa è stato tolto il terrazzo originale e una struttura in acciaio è stata realizzata per accogliere quello nuovo. Poco più a destra il foro per posizionare la scala retraibile. A destra, la scala e il nuovo terrazzo sono stati posti in opera.
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legno e kung-fu Il tema delle costruzioni in legno in Cina e Giappone, e soprattutto la loro particolare resistenza ai terremoti, è l’argomento principale di un testo i cui contenuti derivano dalla personale esperienza del suo autore Alessandro Astore, dottore in ingegneria civile appassionato di cultura – anche architettonica – dell’Estremo Oriente e che sfocia in un interessante confronto tra il kung-fu e le tecniche costruttive analizzate. Egli affronta l’argomento delle costruzioni in legno di quei luoghi che riescono a resistere ai sismi in modo eccellente perché realizzate con incastri, senza l’utilizzo di chiodi o colle, riconoscendo in questo la loro peculiarità, assieme alla mancanza di collegamento tra la base delle colonne e le fondazioni. Oltre a sfatare il mito della “debolezza” del legno rispetto a materiali come acciaio e cemento, l’autore evidenzia l’importanza dello sviluppo planimetrico e del punto di azione della risultante delle forze che entrano in gioco durante un terremoto.
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Alberto Nutricati, Alessandro Astore
Le strutture in legno a incastro in Cina e in Giappone La resistenza ai terremoti
Alberto Nutricati Giornalista, saggista e folclorista, è autore di diversi studi e articoli pubblicati su riviste scientifiche internazionali. Alessandro Astore Dottore in ingegneria civile con la passione per le arti marziali cinesi, dal 2009 porta avanti lo studio e l’implementazione della conoscenza della cultura cinese in molte delle sue forme, tra cui l’architettura. Il libro “Al di là di ciò che vedi” è il punto d’incontro tra questa passione e la sua professione.
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Le strutture in legno a incastro in Cina e in Giappone definiscono le tipologie costruttive adottate in territorio sinonipponico. Di esse poco o nulla si sa in Occidente, dove si fa ricorso a tecniche estremamente diverse. Il libro Al di là di ciò che vedi. Le strutture in legno a incastro in Cina e Giappone e la loro resistenza ai terremoti, scritto da Alessandro Astore e pubblicato di recente, si prefigge l’obiettivo di colmare tale lacuna. Il titolo chiarisce, pur nella sua necessaria essenzialità, il focus del volume, ponendo l’accento su un aspetto di straordinaria importanza, soprattutto in un territorio altamente sismico come quello italiano. L’interesse per le strutture in legno a incastro sorge in Astore a seguito del suo casuale passaggio dinanzi a un cantiere per la costruzione di un edificio tradizionale, già nel 2009, a Pechino. Astore, che si era recato in Cina guidato dalla sua passione per la cultura cinese, in particolar modo per le arti marziali, nota la presenza di numerose assi di legno e si interroga sul loro utilizzo e sulla loro funzione. Nei suoi viaggi in terra cinese, seguiti a quello del 2009, l’autore è entrato in contatto diretto con architetti e storici di prim’ordine che hanno messo a sua disposizione la loro competenza e la loro conoscenza. Ciò che segue riprende quanto riportato e approfondito da Astore all’interno del suo lavoro. Le caratteristiche fisiche del legno rendono le costruzioni che ne fanno utilizzo molto più resistenti ai terremoti di quanto non lo siano gli edifici realizzati in cemento armato.
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Per cogliere l’essenza costruttiva degli edifici cinesi e giapponesi è necessario spingersi, in senso concreto e non meramente metaforico, al di là di ciò che si vede. Andare al di là delle apparenze è una delle “grandi verità filosofiche”, patrimonio comune tanto del pensiero orientale quanto di quello occidentale, ma sin troppo spesso ignorata e sottovalutata, specie in Occidente. Che la verità spesso si possa celare dietro le mentite spoglie di ciò che appare a prima vista è qualcosa sul quale sovente filosofia e senso comune convergono, per lo meno in linea di principio. Pur tuttavia questa verità, accettata sul piano teorico, perde la sua evidenza all’atto pratico e, in particolare, quando si parla di qualcosa di molto concreto, come, appunto, edifici e costruzioni talora imponenti. Da questo punto di vista, si tratta di intraprendere un viaggio all’interno di un “altro” mondo, quello orientale, così lontano dal nostro, non solo dal punto di vista geografico, ma anche da quello culturale. E del resto le tecniche costruttive fanno parte integrante della cultura di un popolo, proprio come la lingua e le tradizioni. I sistemi costruttivi occidentali “classici” si basano su
strutture intelaiate in cemento armato o murature portanti, con coperture latero-cementizie; il legno tutt’al più si utilizza per i porticati. Precisione, meticolosità, attenzione nei particolari sono solo alcuni degli aggettivi che aiutano a comprendere quanto importante sia il lavoro dei carpentieri orientali che realizzano strutture in legno. In esse non vengono usati né chiodi né colle per fissare tra loro gli elementi che compongono l’immobile ma solo ed esclusivamente incastri. Per poter cogliere l’importanza assunta dall’utilizzo del legno, è necessario fornire alcuni riferimenti storici, utili a contestualizzare il ricorso a tale materiale. I più antichi ritrovamenti relativi a edifici con telai in legno risalgono al neolitico e sono stati rinvenuti a valle del fiume Giallo e del fiume Azzurro. Altre importanti testimonianze, risalenti a 5-7.000 anni fa, sono state ritrovate nella provincia dello Zhejiang e analoghe attestazioni sono presenti anche in Giappone, nell’isola di Honshu, databili al 3.000 a.C. Si tratta, dunque, di tecniche ben radicate nella cultura orientale. Nello specifico, il più antico documento sulle tecniche costruttive tradizionali cinesi giunto sino a noi è il “Trat-
Nella pagina a lato, particolare strutturale e decorativo di un accesso alla corte interna del tempio “DongYue” a Pechino. Qui sotto, vista d’insieme di un colonnato con appoggi su pietra.
Tutte le immagini e le fotografie a corredo del presente articolo sono dell’ing. Alessandro Astore, ove non diversamente specificato.
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Qui sopra, il disegno rappresenta un esempio di fondazione di una casa a corte.
Qui sopra, Jian 间 o Campata – Modulo costruttivo base degli edifici. Sotto, innalzamento delle colonne in funzione del numero di campate. 1尺 (chi) = ~0,3333 m.
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tato sui metodi d’architettura”, scritto da Li Jie nel 1103. Ma perché privilegiare l’uso del legno? La ragione di questa scelta, che poi si è tradotta in vera e propria tradizione architettonica, è sicuramente legata all’abbondante presenza della materia prima in territorio cinese, il che significa costi di produzione e lavorazione ridotti. Un’ulteriore motivazione per l’uso del legno risiede nelle sue caratteristiche. Il legno, infatti, consente un’ottima adattabilità alle varie situazioni climatiche e la possibilità di poter elaborare il concetto estetico-filosofico legato alla cultura orientale; inoltre possiede la fantastica capacità di resistere alle catastrofi naturali, grazie alle ottime prestazioni nei confronti delle azioni sismiche. Stesso discorso vale anche per il Giappone. Si possono elencare numerose caratteristiche che fanno del legno un elemento così importante, sfatandone, in tal modo, il mito della sua presunta “debolezza”, presente nell’immaginario collettivo soprattutto rispetto all’acciaio e al calcestruzzo. Il connubio calcestruzzo-acciaio nasce dal fatto che il primo ha un’elevata resistenza alla compressione, mentre il secondo un’importante resistenza alla trazione; entrambi inoltre hanno lo stesso coefficiente di dilatazione termica e dunque il risultato è una struttura intelaiata in cemento armato con buone proprietà statiche. Il legno ha una resistenza alla trazione circa quattro volte maggiore rispetto all’acciaio e una resistenza alla compressione superiore a circa sei volte se confrontata con quella del calcestruzzo. Sicuramente, l’handicap di cui questo materiale soffre rispetto a calcestruzzo, acciaio e pietre è la vulnerabilità nei confronti degli insetti lignivori e dell’umidità che lo può far marcire. Altro aspetto che classifica impropriamente il legno come materiale “debole” è la sua attaccabilità da parte del fuoco. In realtà, esso non inizia a bruciare fino a che non viene raggiunta una temperatura di 300 °C e inoltre non è un buon conduttore di calore; quando la superficie dilava a una temperatura di 300 °C, la sua parte interna è poco interessata dall’evento e può continuare a sostenere il carico assegnatogli, dando così la possibilità agli occupanti di sgomberare l’edificio e salvarsi la vita. Contrariamente a quanto si ritiene, l’impiego del legno garantisce quindi una sicurezza maggiore, in caso di incendio, rispetto ad acciaio o cemento armato. La capacità di condurre il calore da parte dell’acciaio è di gran lunga superiore rispetto a quella del legno. L’acciaio, infatti, assume la consistenza di una caramella morbida al raggiungimento della temperatura di 800 °C. È questa la principale causa del crollo dei solai e ciò comporta un elevato pericolo per la vita dei residenti. Le statistiche in Giappone evidenziano come il numero di morti per incendi avvenuti in edifici realizzati con materiali non combustibili, come calcestruzzo e acciaio, sia maggiore di quello registrato per gli edifici in legno. Ovviamente, non tutti i tipi di legno sono adatti per le costruzioni. Quelli più utilizzati sono il cedro bianco, in Cina, e il cipresso giapponese, in Giappone.
Passiamo, ora, ad analizzare più da vicino la struttura degli edifici tradizionali orientali. Strutture tipiche La progettazione di tali costruzioni è di tipo modulare. L’unità di base è il Jian o la campata. Più Jian compongono l’edificio, maggiore è la sua importanza. Si tratta di porzioni di pavimento quadrangolare, ai cui vertici si trovano delle colonne unite tra loro da travi e arcarecci Giunto a farfalla, chigiri tsugi (千切継) a formare un parallelepipedo che viene replicato. Una delle differenze più evidenti tra tecniche costruttive orientali e occidentali riguarda le fondazioni che in Cina e in Giappone non affondano nel suolo. Pareti e colonne, infatti, poggiano su un basamento sopraelevato in mattoni o pietra, realizzato su terreno battuto. Ma ciò che segna la distanza tra i due mondi è la totale assenza di collegamento tra fond azioni e pilastri o muri portanti. Le colonne in legno, infatti, sono semplicemente poste sulla piattaforma, senza alcun tipo di ancoraggio. Per evitare un contatto diretto con la struttura Giunto a cuneo con scanalature, daimochi tsugi (台持継) sottostante, dove il tasso di umidità è maggiore, così come il rischio di essere sottoposte a deterioramento, le colonne poggiano su basi in pietra o bronzo o, nel caso delle abitazioni più povere, in legno. I Giapponesi, invece, fissano le colonne su una piastra di bronzo che, a sua volta, grava sulla piattaforma di fondazione. Se la parte inferiore delle colonne è un elemento di primaria importanza dal punto di vista architettonico, non meno lo è la parte superiore, quella che va sotto il nome di Dougong. Tale elemento serve per distribuire in modo migliore il carico tra le travi e le colonne e garantisce un maggiore livello di elasticità. Caratteristica, questa, Giunto a crociere con chiave, isuka tsugi (いすか継)
Al di là di ciò che vedi. Le strutture in legno ad incastro in Cina e Giappone, e la loro resistenza ai terremoti, di Alessandro Astore, 2018, Maggioli Editore. Non si tratta, a scanso di equivoci, di un saggio archeologico o storico sulle tecniche costruttive orientali, quanto, piuttosto, del tentativo di far conoscere e apprezzare, anche in Occidente, l’importanza dell’utilizzo del legno.
Giunto a “cuneo infernale”, jigoku kusabi (地獄楔)
A sinistra, cejiao (inclinazione delle colonne perimetrali) e misura dell’altezza della colonna.
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Foto: Luo Zhewen
gronda, con doppio tetto a padiglione, con doppio tetto piramidale, con doppio tetto e doppia gronda. È la curvatura a rendere i tetti orientali immediatamente riconoscibili e le sue origini possono essere molteplici: la geomanzia, la riduzione della velocità d’uscita dell’acqua piovana, una migliore resistenza ai venti e ai sismi...
Qui sopra, piccolo tempio di epoca Ming, ricostruito in epoca Qing, della famiglia Liu, dopo il terremoto di Tangshan (唐山) del 28 luglio 1976, di grado 7,8 della scala Richter. Il tempio accusò solo il crollo del muro in facciata ma la struttura portante rimase intatta. In basso, particolare dell’appoggio della colonna su pietra, senza nessun tipo di ancoraggio.
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fondamentale in caso di terremoto. Se posizionato su una colonna, il Dougong scarica il peso sino alla base della stessa, se invece inserito su una trave, migliora il sostegno del tetto; in entrambi i casi rappresenta un elemento decorativo dal forte impatto. Uno studio sulla performance del Dougong, pubblicato in occasione della “World Conference of Timber Engineering”, svoltasi in Nuova Zelanda nel 2012, ne mette in luce le straordinarie capacità di resistere ai carichi. A differenza di colonne e travi, le murature hanno una funzione di mera tamponatura. Esse sono generalmente composte da mattoni crudi o cotti oppure da terra, gesso, calce, ghiaia e paglia. Uno dei simboli architettonici più emblematici della tradizione sino-nipponica è la copertura che può essere a due falde sporgenti, a due falde a filo muro, a padiglione, a due falde e a padiglione, piramidale, con doppia
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I giunti Benché non siano immediatamente evidenti, il perno su cui si regge l’intera tradizione costruttiva orientale è costituito, tuttavia, dai giunti. Non esisterebbe alcuna tradizione costruttiva e architettonica in Cina e in Giappone senza le connessioni a incastro, senza i giunti che collegano tra di loro i vari elementi lignei che compongono lo scheletro di ogni edificio. Benché ne esistano più di 400, le tipologie più diffuse sono il sovrapposto, quello sovrapposto a “coda di rondine”, quello con tenone a scomparsa, quello sovrapposto a “collo d’oca”, quelli a “bacchetta”, a “farfalla”, a “cuneo”, a “crociere”, a “becco d’uccello”, “mezzo cieco”, a “croce”, “cieco”, angolare, di collegamento a “T”, diagonale, incrociato, complesso, della “trave cantonale”. Ogni raccordo viene creato artigianalmente con l’utilizzo di appositi strumenti manuali che ogni carpentiere custodisce gelosamente. La realizzazione dei giunti segue dei cerimoniali ben precisi che si tramandano da tempi immemori di generazione in generazione. Gli elementi costitutivi dei punti d’unione sono il tenone e la mortasa e definiscono la modalità a incastro di tipo maschio-femmina; tali giunzioni possono assumere diverse forme e dimensioni e con esse diversi nomi. Si parte dunque dai giunti sovrapposti – la tipologia più semplice di connessione a incastro – per giungere a quelli molto complessi come, ad esempio, quello della trave cantonale. Le varie componenti che compongono il collegamento sono incastrate tra di loro ma, in virtù dell’assenza di collanti o chiodi, esse possono agevolmente adattarsi a eventuali modifiche del terreno anche repentine, come in caso di terremoto. In effetti, la presenza di connessioni lignee a incastro è il principale motivo della resistenza ai sismi da parte degli edifici eretti secondo la tradizione costruttiva cinese e giapponese. Del resto, un sistema intelaiato in legno ha elevate caratteristiche di flessibilità e deformabilità, a differenza delle strutture rigide. Un telaio in legno, ottenuto con il collegamento tra colonne e travi, garantisce l’adattabilità del sistema, attraverso la capacità di coordinare la resistenza alla deformazione. A questo si aggiunge la duttilità e quindi la capacità di dissipare l’energia trasferita dalle onde sismiche. Ciò avviene, come già evidenziato, soprattutto grazie all’utilizzo dei giunti che collegano i vari elementi portanti della struttura. Ma c’è di più. Un aspetto statico e antisismico di assoluto rilievo è la mancanza di aggancio tra la base delle colonne e le fondazioni. Il pilastro poggia sulla piattaforma in pietra o mattoni e si regge per effetto della gravità, come un tavolino che poggia sul pavimento e che, in caso di terremoto, scivola su di esso senza cadere.
Un’azione che, ovviamente, dipende anche dal tipo di movimento e dall’intensità dell’evento sismico. L’assenza di collegamento alla base altro non fa che fungere da smorzatore d’onda. Il legno, che è un materiale elastoplastico, ha ottime capacità di contrastare un terremoto. I giunti, invero, non sono altro che delle “cuciture” che, in caso di sisma, consentono dei piccoli spostamenti angolari, ma ritornano nella loro posizione di partenza una volta terminata la scossa. Essi, inoltre, hanno anche il compito di dare la stabilità alla struttura. Conclusioni: legno e wushu È possibile stabilire un interessante parallelismo tra il wushu tradizionale cinese, meglio conosciuto con il nome di kung-fu, e le caratteristiche costruttive analizzate. Per farlo è sufficiente paragonare i piedi alle fondamenta e la rilassatezza di giunture e articolazioni alla duttilità dei giunti di collegamento. In effetti, le tecniche costruttive cinesi e giapponesi si inseriscono all’interno di un discorso ben più ampio, che rinvia agli aspetti più affascinanti delle plurimillenarie culture dell’Estremo Oriente, tra i quali il rapporto dell’uomo con la natura. Basti pensare ai puntuali riferimenti alla geomanzia presenti nella tradizione costruttiva cinese e giapponese e all’importanza rivestita dalla natura all’interno del taoismo e dello shintoismo. Non a caso, prima di segare un albero, si recitava la preghiera: “Prometto di non commettere nessuna azione che estingua la vita di questo albero”. Del resto, utilizzare il legno per l’edificazione di un’abitazione privata, un palazzo governativo, una pagoda o un tempio, voleva dire, in un certo senso, continuare a far vivere l’albero da cui quel legno era stato tratto.
A destra, in alto, il Metodo Juzhe (舉折), uno dei metodi costruttivi tradizionali di progettazione che portano alla formazione del tetto curvo. Qui a destra, la Pagoda di Sakyamuni del tempio di Fogong (佛宫寺释迦塔), nella Provincia dello Shanxi (山西), è stata edificata nel 1056 e anch’essa vanta numerose esperienze di scosse telluriche, cui è sempre sopravvissuta. La sua ubicazione è all’interno del bacino sismico del Datong (大同), fortemente interessato da eventi calamitosi, durante uno dei quali, ripetutosi per sette giorni consecutivi, tutto l’intorno è franato tranne la Pagoda. La ragione è sicuramente legata alla sua struttura in legno, alla pianta di forma ottagonale e alla piattaforma su cui poggia, alta più di 4 metri. Si tratta di un edificio alto oltre 67 metri con un telaio diviso in livelli separati, in modo che di fronte alle onde sismiche ogni piano è libero di muoversi in modo indipendente, riducendo così i danni.
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resistenza al fuoco Le costruzioni in legno possono rappresentare una valida alternativa alla tradizionale edilizia in muratura o in cemento armato e, se adeguatamente progettate, possono portare numerosi vantaggi in diversi ambiti. Ormai noti sono gli utilizzi per soddisfare la ricerca di prestazioni energetiche degli edifici, la sostenibilità e il comfort ambientale e acustico. Quello che forse ad oggi non è ancora nota è la possibilità di sfruttare l’impiego di strutture in legno per risolvere problematiche connesse alla sicurezza in caso di incendio. Eppure anche in quest’ambito, se l’elemento costruttivo ha seguito un corretto percorso di testing e di certificazione, possiamo ritrovare, nella scelta di questa tipologia di elementi, una valida alternativa. Le normative di calcolo vigenti permettono, inoltre, di poter considerare le prestazioni ai carichi d’incendio, ottenuti su particolari soluzioni costruttive, anche per elementi con differenti caratteristiche architettoniche.
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Andrea Appiani
Resistenza al fuoco Valorizzare gli elementi costruttivi in legno, attraverso il testing e la certificazione
Andrea Appiani Laureato in Ingegneria Civile, Responsabile di Laboratorio presso CSI SpA. Lavora dal 2008 nell’ambito della Resistenza al Fuoco, avendo ricoperto il ruolo operativo di Test Engineer, con la mansione di esecuzione di prove di Resistenza al Fuoco. Da anni partecipa attivamente a gruppi di lavoro normativi in ambito europeo.
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Il luogo comune, che spesso progettisti e costruttori di edifici in legno devono sfatare con i committenti, è che un’abitazione in legno brucia proprio perché realizzata con un materiale combustibile. Fortunatamente questa convinzione è stata ormai smentita da una serie di studi e prove che, anzi, hanno messo in luce come la capacità di resistere a un incendio e al fuoco può essere maggiore proprio in edifici in legno rispetto a quelli in c.a. o in acciaio. Prima di vedere in dettaglio quali sono le normative di riferimento e i test che consentono di verificare le caratteristiche di resistenza di elementi strutturali in legno, è necessario sottolineare alcuni aspetti e concetti. Quando si parla di resistenza al fuoco del legno non si intende che il materiale non brucia, è incombustibile o ignifugo ma che, pur bruciando, esso mantiene caratteristiche e prestazioni, assicurando la sicurezza del fabbricato sia dal punto di vista statico, cioè mantenendo le proprie caratteristiche portanti, sia dal punto di vista dell’emergenza incendio, garantendo un esodo alle persone presenti nell’edificio e un adeguato presidio allo sviluppo di un incendio. La resistenza al fuoco è infatti una caratteristica tipica di un sistema costruttivo, o di parte di esso, e non di un materiale, e viene identificata dalle tre lettere REI. “R” indica la capacità portante, ovvero la capacità di un elemento costruttivo di sostenere il carico per cui è stato progettato, in presenza di fuoco; “E” è la tenuta, l’attitudine dell’elemento, esposto al fuoco su un lato, a mantenere la sua funzione di separazione, senza lasciar passare fiamme sul lato non esposto; infine “I”, l’isolamento termico, rappresenta la predisposizione di un elemento costruttivo a ridurre, entro un limite stabilito, la trasmissione del calore. Pertanto con la sigla REI si identifica un
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elemento costruttivo che deve garantire tutti i requisiti richiesti dalla resistenza al fuoco, con RE un elemento che assicura capacità portante e tenuta mentre un elemento che garantisce la sola capacità portante viene individuato con R, che corrisponde al tempo, espresso in minuti primi, che trascorre dall’inizio dell’incendio al crollo della struttura. Come anticipato, invece, la reazione al fuoco riguarda il grado di partecipazione all’incendio di un materiale combustibile, a seconda del quale al materiale viene attribuita una classe indicata da numeri (0, 1, 2, 3, 4 e 5) o, in accordo con la norma UNI EN 13501-1, un’Euroclasse (A1, A2, B, C, D, E); ad esempio, i materiali della classe 0/A1 non sono combustibili – tra di essi acciaio e calcestruzzo – mentre il legno e i prodotti a base legno possiedono una reazione al fuoco compresa nelle classi 3 e 4. Dunque, la differenza fondamentale rispetto ad altri materiali costruttivi è che il legno brucia lentamente – sono necessari tempi lunghi affinché la fiamma riesca a intaccare in modo importante l’anima del materiale – mantenendo inalterata la sua struttura molecolare e, di conseguenza, le prestazioni. Nel legno infatti si assiste al fenomeno della carbonizzazione grazie al quale la parte più esterna, carbonizzata appunto, protegge il nucleo interno che mantiene inalterata la sua funzione meccanica anche se la sua temperatura è aumentata. La rottura di un elemento strutturale in legno si ha pertanto solo quando la sezione interna è talmente ridotta da non assolvere più la funzione portante. Negli edifici in legno i punti deboli sono invece rappresentati dalle connessioni metalliche a vista (scarpe, piastre, ecc.) che, se non adeguatamente protette, cedono
per prime in caso di incendio. Nel settore delle costruzioni, soprattutto per le opere pubbliche, spesso è richiesto il requisito di Resistenza al Fuoco, ossia l’impiego di elementi che mantengano la capacità portante e/o separante in caso di incendio. È quindi necessario l’utilizzo di sistemi costruttivi qualificati in relazione alle prestazioni richieste e all’uso previsto. Le prestazioni di Resistenza al Fuoco dei prodotti e degli elementi costruttivi possono essere determinate in base ai risultati di: a) prove – metodo sperimentale: prevede test in forno sperimentale su elementi di caratteristiche equivalenti agli elementi che saranno effettivamente impiegati in una costruzione dello stesso tipo e dimensione soggetti agli stessi carichi di progetto; b) calcoli – metodo analitico: si basa su valori di calcolo conosciuti quali la velocità di carbonizzazione e la resistenza meccanica; l’Eurocodice 5 rappresenta uno strumento scientifico che fornisce metodi di calcolo e indicazioni complete per la protezione dei giunti; c) confronti con tabelle – metodo tabellare: considera e fornisce tabelle per elementi standard sulla base del D.M. Int. 09/03/2007. Se le soluzioni costruttive che si utilizzano in opera, come si verifica nella maggior parte dei casi, non rientrano nelle categorie standard definite dalle tabelle, è necessaria l’esecuzione di prove di Resistenza al Fuoco. I risultati di una prova, condotta su una particolare tipologia di elemento, possono essere estesi a differenti soluzioni costruttive, attraverso specifiche relazioni tecniche, basate su calcoli analitici.
Nella pagina a fianco, il Centro Eventi Multifunzionale “Il Maggiore” di Verbania (Foto: Courtesy of Fabrizio Bianchetti architetto).
CSI, società del Gruppo IMQ, è un Organismo di certificazione e Laboratorio di prova multidisciplinare, centro comportamentale per i sistemi costruttivi, operante nel contesto nazionale e internazionale. La società presenta un’ampia gamma di servizi, con 30 anni di esperienza nell’ambito del comportamento al fuoco, tra cui i testing delle strutture portanti in legno.
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Qui accanto, da sinistra, in senso orario: preparazione dei fori per il posizionamento delle termocoppie interne; applicazione delle termocoppie interne alla parete; misura della sezione resistente del legno al termine della prova; misura dello spessore di legno carbonizzato al termine della prova.
Normative di riferimento Le prove di resistenza al fuoco su elementi costruttivi in legno vengono condotte, a seconda della tipologia di prodotto, secondo le seguenti normative armonizzate europee: • Normativa di prova EN 1364-1: Prove di resistenza al fuoco per elementi non portanti – Parte 1: Pareti • Normativa di prova EN 1365-1: Prove di resistenza al fuoco per elementi portanti – Parte 1: Pareti • Normativa di prova EN 1365-2: Prove di resistenza al fuoco per elementi portanti – Parte 2: Solai e coperture • Normativa di prova EN 13381-7: Metodi di prova per la determinazione del contributo alla resistenza al fuoco di elementi strutturali – Protezione applicata ad elementi di legno. Obiettivi delle prove e classificazione dei campioni A seconda dunque degli elementi costruttivi da verificare, i test hanno lo scopo di valutare dei requisiti prestazionali ben definiti di cui si è già parlato precedentemente, ovvero la Capacità portante (R), l’Integrità (E) e l’Isolamento (I). La prima caratteristica, la Capacità portante R, misura il tempo in cui, in minuti completi, il campione da analizzare conserva la sua attitudine a sostenere il carico di prova durante la prova stessa effettuata in laboratorio; sempre minuti completi individuano il tempo in cui il campione continua a mantenere la sua funzione di se-
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parazione tra la faccia esposta al fuoco e quella non esposta – l’integrità E – durante un test senza: - causare l’accensione di un tampone di cotone posto sulla faccia non esposta; - permettere la penetrazione di uno spessimetro, dal lato esterno forno, verso il lato interno; - sviluppare fiamme persistenti nella zona opposta all’incendio. Per ‘persistenti’ si intende fiamme continue, di durata superiore ai 10 s. Infine, l’Isolamento I dell’elemento esamina il tempo, in minuti primi, in cui il campione continua a soddisfare la sua capacità di separazione durante l’analisi evitando che: - la temperatura media del campione superi la temperatura media iniziale di più di 140 °K o °C, - le temperature in tutte le posizioni, compresa la termocoppia mobile, aumentino di più di 180 °C rispetto alla temperatura media iniziale. Entrambi gli incrementi di temperatura segnalati sono da riferirsi alla temperatura media iniziale sul lato del campione di prova non esposto al fuoco. Una volta superata la prova, all’elemento costruttivo in legno viene attribuita la classificazione di resistenza al fuoco in base alla norma armonizzata europea Normativa di Classificazione EN 13501-2: Classificazione al fuoco dei prodotti e degli elementi da costruzione Parte 2: Classificazione in base ai risultati delle prove di resistenza al fuoco, esclusi i sistemi di ventilazione che esprime in termini temporali (in minuti) il periodo du-
rante il quale un elemento costruttivo mantiene uno o più requisiti prestazionali. Qualche esempio: se un componente è classificato R180, significa che esso conserva la sua capacità portante per 180 minuti; se possiede un RE120, si ha un elemento che mantiene i requisiti portanti e di tenuta per 120 minuti, mentre con un REI90 si soddisferanno tutte e tre le caratteristiche per 90 minuti. Le prove di resistenza al fuoco La prova, per poter essere ritenuta valida ai fini di una certificazione, deve essere condotta da un Laboratorio autorizzato e accreditato. L’elemento in prova deve essere montato all’interno di telai appositamente predisposti, aventi dimensioni compatibili con quelle dei forni sperimentali, su cui andranno accoppiati per l’esecuzione del test. Le dimensioni standard degli elementi in prova, previste dalle normative, sono pari a 3x3 m (larghezza x altezza) per le pareti e 3x4 m (larghezza x lunghezza) per i solai. Dato che, come abbiamo detto in precedenza, l’oggetto di un test di Resistenza al Fuoco non è un singolo ma-
teriale ma un sistema costruttivo nel suo complesso, il metodo di costruzione e quello di montaggio devono essere rappresentativi dell’utilizzo dell’elemento in opera. Sarà compito del committente del test fornire al laboratorio, prima della prova, una descrizione di tutti i dettagli costruttivi, disegni e liste dei componenti principali e dei relativi fabbricanti/fornitori nonché un procedimento di assemblaggio. Terminate le operazioni di montaggio, il laboratorio provvede ad applicare la strumentazione, attraverso cui verranno effettuate le misurazioni durante la prova. Il test standard prevede la seguente strumentazione. • Termocoppie del forno: termometri a piastra, impiegati per misurare la temperatura all’interno del forno, distribuiti in maniera da fornire un’affidabile indicazione della temperatura media in prossimità del campione di prova. • Termocoppie superficiali dell’elemento in prova: termocoppie applicate sulla faccia non esposta del campione, necessarie per la valutazione del parametro di isolamento.
Test di Resistenza al Fuoco di un solaio in legno tipo CLT: In alto, fase iniziale del test con il posizionamento sulla camera d’incendio; in basso, la fase finale del test con il crollo dell’elemento in prova.
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• Termocoppie interne all’elemento in prova: termocoppie necessarie alla misura della velocità di carbonizzazione del legno. • Trasduttori di pressione: necessari al monitoraggio della pressione all’interno del forno. • Estensimetri: necessari per la misura dell’inflessione del campione durante la prova. Terminata la strumentazione dell’elemento, si può dare via alla prova. Questa consiste nel sottoporre l’elemento a una curva d’incendio, rappresentata da un andamento di temperatura definito dalla norma. Durante il test, infatti, l’elemento non viene direttamente aggredito dalla fiamma: è il gradiente termico generato dall’incendio che rappresenta il fattore di aggressione. Da notare che la selezione della curva di esposizione dipende dall’ubicazione finale dell’elemento in opera: ad esempio, un elemento destinato a essere installato in uno spazio interno, sarà sottoposto a una curva per interni; se installato in uno spazio esterno, verrà utilizzata una curva per esterni. Durante il test, si registrano con frequenza massima di 1 minuto tutti i parametri necessari alla valutazione dell’elemento (es. temperatura, pressione, inflessione ecc.) Il test termina quando si è raggiunto l’obiettivo prefissato oppure quando non si riescono a garantire le condizioni di sicurezza per gli operatori o per l’attrezzatura di prova. A termine prova, si analizzano i dati, registrati dal sistema di acquisizione, e si valutano i parametri di capacità portante (R), tenuta (E) e isolamento (I). Tali parametri concorrono alla classificazione del prodotto. Ulteriori dati possono essere ricavati dal test e possono essere utilizzati per effettuare dei calcoli analitici, al fine
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di estendere i risultati a elementi simili a quello sottoposto a prova ma con alcune varianti (es. spessore, altezza, stratigrafia ecc.). Il dato principale che può essere utilizzato nei calcoli su strutture in legno è la velocità di carbonizzazione. Grazie all’applicazione e all’utilizzo delle termocoppie interne, posizionate a diverse profondità della sezione di legno, sarò in grado, una volta terminato il test, di ricostruire l’andamento del riscaldamento della sezione di legno durante tutto il test. Al termine della prova potranno essere anche effettuati misurazioni in loco sulla sezione del campione, per verificare la profondità effettiva della superficie carbonizzata. I dati ricavati possono essere utilizzati sia dai laboratori che hanno eseguito il test ma anche dai liberi professionisti, qualora questi abbiano delle esigenze progettuali particolari. Non sempre infatti l’elemento in prova è pienamente rappresentativo di quello in opera: molto spesso soluzioni costruttive e/o soluzioni architettoniche sono talmente particolari da non poter essere riprodotte in laboratorio. In questi casi è possibile sfruttare i dati ottenuti in fase di verifica per poter coniugare gli aspetti di prestazione richiesti con quelli architettonici. Bisogna prevedere quindi ulteriori analisi tecniche, per poter estendere i risultati ottenuti nei test. Normative per l’analisi e l’estensione dei risultati Secondo il Decreto Ministeriale 16 Febbraio 2007 Classificazione di resistenza al fuoco di prodotti ed elementi costruttivi di opere da costruzione, per poter estendere i risultati ottenuti dai test a elementi della stessa tipologia di quello provato, ma con caratteristiche diverse, il produttore dell’elemento costruttivo è obbligato a predisporre un Fascicolo Tecnico, che dovrà essere approvato da un laboratorio, autorizzato dal Ministero per l’esecuzione di prove di Resistenza al Fuoco. In alternativa, la Relazione Tecnica può essere direttamente rilasciata dal laboratorio e, in tal caso, n on è necessaria l’approvazione del medesimo. Il Fascicolo Tecnico deve essere predisposto sulla base delle normative vigenti nell’ambito del calcolo analitico. Le normative possono essere sia europee, sia nazionali, ovvero: • UNI EN 1991-1-2 Eurocodice 1 Azioni sulle strutture Parte 1-2: Azioni in generale - Azioni sulle strutture esposte al fuoco; • UNI EN 1995-1-1:2005 - Eurocodice 5 - Progettazione delle strutture di legno - Parte 1-1: Regole generali - Regole comuni e regole per gli edifici; • UNI EN 1995-1-2:2005 Eurocodice 5 - Progettazione delle strutture di legno - Parte 1-2: Regole generali - Progettazione strutturale contro l’incendio;
• UNI EN 338:2016 Legno strutturale - Classi di resistenza; • DM 31 Luglio 2012 Approvazione delle Appendici nazionali recanti i parametri tecnici per l’applicazione degli Eurocodici.
Qui sopra, il grafico rappresenta l’andamento della temperatura del forno durante la prova: curva di riscaldamento standard EN 1363-1.
Per approfondimenti: http://costruzioni.csi-spa.com/it/
Nella pagina a fianco, dall’alto verso il basso, Test di Resistenza al Fuoco su una parete in legno tipo CLT: passaggio della fiamma durante la prova, perdita del requisito di integrità “E”; lato esposto al fuoco della parete in CLT a fine prova; lato esposto al fuoco della parete in CLT: a raffreddamento avvenuto, si nota chiaramente la carbonizzazione del legno; termocoppia applicata sulla superficie non esposta al fuoco della parete, per determinazione del criterio d’isolamento “I”.
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we love bamboo Pur non trattandosi, tecnicamente, di un vero e proprio legno, anche il bambù è ormai sempre più presente nell’architettura, con ruoli che spaziano dallo strutturale a quello di finitura/decorativo. E sono soprattutto, ma non solo, i progettisti di quelle zone del pianeta dove cresce in grande abbondanza (si pensi ad esempio a tutto il Sudest asiatico) che si cimentano nella realizzazione di opere che esaltano le caratteristiche di questo materiale naturale. Apparentemente dimenticato dall’architettura, a volte per questioni cultural-tecnologiche, il bambù sembra vivere oggi una sorta di rinascimento grazie anche a manifestazioni dedicate, come la recente 1a Biennale Internazionale del Bambù, che si è svolta in una località rurale della Cina. Nell’utilizzo del bambù che ne fanno i progettisti delle pagine che seguono traspare chiara anche la voglia di riscoprire tecniche costruttive che recuperano una sapienza artigianale vecchia di secoli.
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Foto: Su Chen, Chun Fang, Yingnan Chu
Swirling Cloud: Bulletin Pavilion SUP Atelier Un verso di un famoso e antico poema cinese dice: “Una tempesta si è alzata e sta spazzando le nuvole nel cielo.” Ispirati da queste parole, i progettisti dello studio SUP Atelier hanno proposto, in occasione del 2018 Bamboo Garden Festival di Pechino, un padiglione che, costruito all’interno di un boschetto della BJFU (Beijing Forestry University), ricorda il muoversi di un mulinello di vento verso l’alto e la forma delle nuvole che fluttuano spinte dalle correnti. Da un sottile tronco di cono rovesciato, alla cui sommità è stato collocato un lucernario, si genera infatti una copertura che si curva e si ripiega in varie direzioni, come mossa da una folata d’aria, chiudendosi per creare uno spazio circoscritto ma allo stesso tempo libero dal senso di oppressione che le nuvole vorticose possono creare,
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e aprendosi per lasciar entrare al suo interno la gente, la luce del sole, il vento e la vegetazione. Gli architetti hanno potuto dar forma a questa loro idea grazie all’utilizzo del bambù, materiale che offre eccellente resistenza alla flessione e alla trazione, alla sua ingegnerizzazione e alle simulazioni digitali e poiché nelle aree dell’ateneo pechinese i vincoli urbanistici ed edilizi da rispettare erano pochi. La combinazione dunque di tecnologie moderne di lavorazione del bambù e dell’esperienza dei costruttori locali ha permesso da un lato di realizzare la parte strutturale curva con precisione millimetrica e dall’altro di aggiustare in opera le minime differenze riscontrate negli elementi prodotti artigianalmente. Il processo progettuale, infatti, ha previsto fin dall’ini-
Foto: Su Chen, Chun Fang, Yingnan Chu
Ubicazione: Beijing Forestry University, Pechino (PRC) Progetto: SUP Atelier, Pechino (PRC); capi progetto: Yehao Song, Xiaojuan Chen; team di progetto: Jingfen Sun, Dan Xie, Mengjia Liu, Yingnan Chu, Haowei Yu, Shaohang Shi Lavori: 2018 Superficie utile: 120 m2
zio un certo livello di tolleranza proprio perché si accostavano elementi progettati digitalmente e costruiti con grande esattezza e parti prodotte grazie alla lunga tradizione della carpenteria presente sul territorio. La sagomatura e la piegatura delle parti in bambù sono avvenute pertanto nell’ambiente controllato di un laboratorio, rendendo gli elementi chiave più conformi e adatti agli stress derivanti dalla curvatura della struttura; gli stessi componenti, costruiti in fabbrica e numerati, sono stati in seguito assemblati e fissati sul sito grazie a raccordi metallici collegati a un cordolo in calcestruzzo. La stabilizzazione dei fasci prefabbricati di bambù è stata effettuata con una griglia incrociata di stecche dello stesso materiale, costituendo così tutta l’ossatura portante con un unico prodotto. Le esigenze di luce naturale, di impermeabilizzazione e di un’atmosfera raccolta hanno portato a rivestire esternamente l’onda di copertura, verso i margini, con lastre trasparenti di PMMA (polimetilmetacrilato) e la parte superiore del tetto con listelli di bambù posti su una membrana resistente all’acqua e su un tappetino di canapa. Al di sotto della grande falda continua la pavimentazione leggermente inclinata è stata eseguita con ghiaia per coprire il cordolo e consentire, assieme alle fosse di infiltrazione sparse per il giardino, di non sigillare i raccordi dove il bambù incontra il terreno. Con un’area di circa 120 m2 circondata da boschetti, cespugli, panchine e incisioni commemorative su pietra, il padiglione è stato il centro informazioni durante il festival mentre oggi è il punto di incontro e ricreativo per gli studenti dell’Università.
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Foto: SHIH-HONG, YANG
Bamboo Pavilion ZUO STUDIO
Nell’ambito della Flora Exposition, tenutasi a Taichung City nel 2018, Bamboo Pavilion combina lo spirito della Mostra – Formosa Beauty of Taiwan – con la cura per la salute fisica e mentale, il metodo ingegneristico e la forza e funzionalità dei materiali costruttivi. Sponsorizzata dalla Taichung Real Estate Association che raggruppa le più grandi società di costruzioni edili del Paese asiatico, la sala espositiva – questa la funzione del padiglione – appare come un seme che, circondato dall’acqua, nasce dal terreno richiamando nella sua forma quella della Central Mountain Range, la catena montuosa che percorre l’isola per quasi tutta la sua lunghezza. Interno ed esterno, caratterizzati da un susseguirsi di archi, sono connessi strettamente con la natura e for-
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niscono all’utente la percezione di camminare in una foresta dove, alzando la testa, si intravede il cielo tra la fitta trama creata dalle foglie. Il bambù ha rappresentato l’opzione migliore per questo padiglione, viste le sue caratteristiche di flessibilità, di tenacia e durabilità che hanno dato vita a uno spazio senza tempo il quale riflette la firmitas dell’architettura. La struttura del padiglione è costituita da 36 archi che sono disposti trasversalmente in direzione est-ovest, digradando dal centro verso le estremità, e che sono formati da due o tre elementi di cui uno con anima in acciaio rivestita in bambù; le sezioni metalliche, assemblate in fabbrica, sono state posizionate su una platea ellittica in c.a. realizzata in opera. L’ossatura è
Foto: SHIH-HONG, YANG Foto: SHIH-HONG, YANG
consolidata da 4 rinforzi, due alle estremità e due in prossimità degli ingressi sui lati lunghi dove altri due archi, collocati longitudinalmente, sorreggono un ovale che a sua volta va a creare un oculus centrale nella copertura; due tubi metallici, anch’essi ricoperti dal bambù, percorrono
da est a ovest la struttura stabilizzandola in lunghezza. 260 sono stati i ponteggi montati e utilizzati per legare assieme tutte le parti. Sono state adoperate diverse specie di bambù, tutte autoctone di Taiwan, dal Moso, varietà gigante che può crescere fino a 25-30 metri qui utilizzata per la parte strutturale, al Makino di Nantou e Chiayi (specie nana) usato per i rivestimenti del padiglione. Per ottimizzare la progettazione di questi ultimi a seguito di analisi degli ombreggiamenti e da considerazioni ingegneristiche, si è pensato di suddividere il padiglione in tre parti, quella in alto con la copertura, quella al centro e quella in basso, la quale è l’unica porzione lasciata a vista così da mostrare la struttura, mentre le altre due presentano due tipologie di trame diverse. La sezione centrale propone un intreccio di bambù internoesterno che, oltre a creare un gioco di luci con il riflesso dell’acqua che circonda il padiglione, garantisce stabilità in senso orizzontale agli archi; sulla parte più in alto il rivestimento è invece di tipo omnidirezionale che rafforza l’edificio staticamente e permette al sole di penetrare e diffondersi come in una foresta di bambù. Il pavimento è stato realizzato interamente con materiali provenienti da riciclo secondo il metodo costruttivo del terrazzo taiwanese che richiama, per aspetto, quello alla veneziana.
Ubicazione: Taichung City (TW) Progetto: ZUO STUDIO, Taichung City (TW) Team di progetto: Rex Chen, Alvaro Miñé Caloto, Amelie Chuang, Heidi Wong Collaboratori: FormGen Construction Ltd., Champion Construction Ltd. Lavori: 2018 Superficie utile: 1.570 m2 105
Foto: © Jenny JI
Bamboo Hostels Studio Anna Heringer
Stando ad alcune statistiche, peraltro probabilmente già superate, nell’arco di soli tre anni (2011-2014) risultava che la Cina avesse consumato più cemento di quanto gli Stati Uniti avessero fatto nell’intero secolo scorso. E la maggior parte delle persone che oggi vive in blocchi di cemento abitavano una volta in case fatte di materiali naturali, come bambù e terra, presenti in abbondanza in Cina. Materiali che hanno un senso sia economico che ecologico, salutari per le persone e il pianeta in generale e gli edifici realizzati con essi sembrano confermare una certa qualità della vita e celebrare le vaste risorse della natura. I 3 ostelli illustrati in queste due pagine – per la precisione un ostello maschile, uno femminile e una pensione – fanno parte, in quanto edifici permanenti, della
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1a Biennale Internazionale di Bambù che ha aperto i battenti nel villaggio di Baoxi, nella regione cinese di Longquan, alla fine di settembre 2018. Lo scopo della manifestazione era di dimostrare che i materiali tradizionali, naturali e non standardizzati, come appunto bambù e terra, possono essere usati in modi contemporanei che ne celebrano la bellezza e la validità edilizia, portando a una maggiore diversità architettonica nelle zone urbane e rurali e favorendo un’economia equa attraverso la creazione di posti di lavoro e la conservazione dell’ecosistema del pianeta. Alla Biennale di Longquan sono stati invitati 12 studi di architettura tra cui quello tedesco di Anne Heringer, la cui esperienza nel campo della sostenibilità ed ecologia è testimoniata da una lunga serie di progetti
Foto: © Jenny JI
Foto: © Jenny JI
Foto: © Jenny JI
Ubicazione: Baoxi, regione di Longquan (PRC) Progetto: Studio Anna Heringer, Laufen (D) Fine lavori: ottobre 2016 Superficie lorda: 1.153 m2 Fornitori: artigiani locali e premi sul tema, realizzati e conseguiti nel corso della sua carriera professionale. La struttura degli ostelli è formata da un nucleo costruito con pietre e terra battuta che ospita i servizi e le scale attorno al quale le camere da letto, progettate come paralumi cinesi che brillano nella notte, sembrano fluttuare avvolti da un’espressiva trama strutturale in bambù che richiama, nella forma e nelle modalità di esecuzione, le locali tecniche d’intreccio dei cestini. I laboriosi procedimenti applicati hanno riguardato l’orditura del bambù e la lavorazione della terra battuta; esse hanno messo alla prova le abilità degli artigiani locali permettendo però al contempo di condividere la maggior parte del profitto con la comunità. Un modo veramente “socialista” di costruire, insomma! Il progetto vuole riconnettersi con l’autenticità dei beni culturali formati da immanenti caratteristiche materiali, come la resistenza alla flessione del bambù, e con la ricca tradizione nell’artigianato cinese come, in questo caso, la tessitura di cesti e la creazione di vasi di terracotta. Il sistema energetico degli ostelli si basa su fonti dirette e “arcaiche” come fuoco, sole, vento, ombra, piante e la minimizzazione degli spazi condizionati. Piuttosto che fare un enorme sforzo in termini di denaro e risorse per controllare il clima indoor di un unico grande volume, solo il nucleo centrale – che ospita i locali tecnici – e le camere/lanterne sono termicamente controllati. Protetti dalla pioggia, hanno opzioni di riscaldamento o raffreddamento a un livello tecnologico molto basso. Il fuoco è utilizzato come fonte di calore attraverso un efficace forno che riscalda anche l’acqua necessaria per le docce, supportata da collettori solari.
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NYMBÚ Módulo Pontificia Universidad Católica del Perú Cuzco è una città che, con il suo paesaggio e le sue testimonianze storiche, invita a farsi conoscere da diverse prospettive, non da ultime quelle di flora e fauna. Di fronte alla premessa di progettare e costruire moduli temporanei che promuovessero il turismo della località peruviana e della regione circostante, Nymbú Módulo nasce dall’idea di essere un osservatorio per uccelli, di cui ne facilita la vista e lo studio attraverso soluzioni ‘incentivanti’ che li attraggono. Come le piccole ciotole ripiene di semini, ricavate dai culmi di bambù intagliati e legate parallelamente alle aste che formano gli elementi portanti di questo grande nido a dimensione d’uomo. E se gli uccelli sono una delle 2 metà che hanno guidato la progettazione del Nymbú, la dimensione
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umana rappresenta l’altra. È infatti possibile ai visitatori entrare letteralmente nella struttura tridimensionale in bambù e, mimetizzandosi in essa, svolgere varie attività senza essere notati dai volatili, grazie a una semplice tensostruttura realizzata in tessuto e legata allo scheletro in bambù. Un rifugio per entrambi, insomma, in un’ossatura combinata, ovvero organica e digitale, rappresentato da un’architettura che sembra crescere con l’ambiente circostante, diffondersi tra gli alberi e diventare nido. Il prototipo è composto da elementi cavi di bambù uniti tra loro tramite nodi ricavati da pannelli di fibra di legno a media densità (MDF), progettati digitalmente, incisi e tagliati con una macchina CNC. Questi pezzi permettono, grazie alla loro inclinazione e sagoma, di
Ubicazione: Cuzco (PE) Tutor: Peter Seinfeld, Felipe Ferrer Studenti della Pontificia Università Cattolica del Perù (PUCP): Andrea Castro Carbajal, Noelia Silva Mesones, Santiago Silva-Santisteban, Ailed Tejada Álvarez, Sammy Tejada Salazar Fine progetto: dicembre 2015
unire le aste in bambù creando una struttura la quale ricerca quelle fattezze arboree in grado di integrarsi naturalmente nell’ambiente. Il progetto è infatti pensato per essere inserito nella foresta di Abra Málaga, habitat di un’enorme varietà di specie animali, tra cui appunto molti uccelli, proteggendo al suo interno una persona mentre sperimenta una nuova dimensione di bird watching. Il valore aggiunto del progetto sta nella riuscita combinazione di un materiale naturale di facile reperibilità e lavorazione, il bambù appunto, che conferisce forma organica al modulo attribuendogli al contempo materialità, e la produzione digitale, rappresentata dai nodi di giunzione, disegnati e prodotti digitalmente. Un’architettura che, nelle intenzioni dei suoi giovani progettisti, vuole fondersi con il paesaggio, rispettandolo e valorizzandolo.
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Panorama
Toscana
repertorio di aziende di costruzioni in legno
Toscana Legno Sede dell’azienda: Fauglia (PI) Siti web:
www.toscanalegno.com
Contatti:
(+39) 050 650303 info@toscanalegno.com
Sistemi costruttivi: pannelli X-Lam; telaio in legno
LAM AMBIENTE srl Sede dell’azienda: Chiusi della Verna, loc. Corsalone (AR) Siti web:
www.lamambiente.it
Contatti:
(+39) 0575 527065 info@lamambiente.it
Sistemi costruttivi: misto legno-acciaio; pannelli X-Lam; telaio in legno
MF COSTRUZIONI srl Sede dell’azienda: Fornaci di Barga (LU) Siti web:
www.caseclimatiche.it
Contatti:
(+39) 347 7180482 caseclimatiche@libero.it
Sistemi costruttivi: telaio in legno
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panorama
Arredoline Costruzioni srl Sede dell’azienda: Bibbiena (AR) Siti web:
www.arlgroup.it
Contatti:
(+39) 0575 595373 info@arlgroup.it
Sistemi costruttivi: pannelli X-Lam; Platform-frame
Campigli srl Sede dell’azienda: Empoli (FI) Siti web:
www.campiglilegnami.it
Contatti:
(+39) 0571 80241 info@campiglilegnami.it
Sistemi costruttivi: pannelli X-Lam; telaio in legno
Poliservizi e Castelli Legnami srl Sede dell’azienda: Empoli (FI) Siti web:
www.costruzioni-legno.it
Contatti:
(+39) 0571 711911 strutturapoliservizi@gmail.com
Sistemi costruttivi: pannelli X-Lam; telaio in legno
Renzetti Saverio e F.lli snc Sede dell’azienda: Bibbiena, loc. Soci (AR) Siti web:
www.renzettilegnami.it
Contatti:
(+39) 0575 560242 ufficiotecnico@renzettilegnami.it
Sistemi costruttivi: pannelli X-Lam; telaio in legno
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Foto: Aryeh Kornfeld
Casa Mujeres Ignacio Correa Architects St Andrews Beach House Austin Maynard Architects Shipwreck Lodge Nina Maritz Architects
Foto: Shawn van Eeden
Foto: Derek Swalwell
Kiyakabin cabins Atelier Riri