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Innovation Square Center SeArch

Innovation Square Center

Torino

Vista complessiva del nuovo nucleo in legno dell’Innovation Square Center che, con le sue forme curvilinee, emerge dalle linee rette e dalla precisa geometria dell’edificio esistente.

Con l’obiettivo di creare spazi dove sia piacevole lavorare, riunirsi, incontrarsi e quindi favorire creatività e produzione, le forme e dimensioni sono flessibili, con diverse sistemazioni informali, per agevolare meeting brevi, spontanei e incoraggiare lo scambio di idee.

Ubicazione: Torino Progetto: Collettivo seArch, Torino Capogruppo: arch. Francesco Vaj – studiovaj, Chivasso (TO) Team di progetto: arch. Claudio Fluttero; arch. Chiara Gea; arch. Federico Degioanni; arch. Luca Fabbian; arch. Rocco Creazzo Strutture, impianti e DL: ing. Giacomo Occhilupo, ing. Francesco Cardone, ing. Fabio Simeone, ing. Giovanni Cassano – Ferplant srl, Torino Costruttore struttura legno: Abitare Legno, Castiglione Torinese (TO) Esecutivo struttura legno: Fabrizio Carosso, ing. Luca Borello – Abitare Legno, Castiglione Torinese (TO) Lavori: 2020

Superficie generale intervento:

ca. 5.000 m2

Superficie coperta struttura legno:

ca. 250 m2

Superficie utile struttura legno:

ca. 600 m2

Legno smart

Nel 2018 la società dell’automotive Sigit Spa bandì un concorso di progettazione riservato a progettisti under 40, finalizzato alla riqualificazione dell’edificio Mario Gros di Corso Orbassano a Torino e con lo scopo di dare vita all’Innovation Square Center della città sabauda, centro che avrebbe ospitato la nuova sede di R&S di Sigit. Un progetto ambizioso, che voleva snodarsi sulle linee guida del recupero edilizio, dell’efficienza energetica e della sostenibilità degli spazi. Il concorso venne vinto dal collettivo SeArch, con capogruppo l’arch. Francesco Vaj, la cui proposta progettuale è scaturita dagli spunti inseriti nel documento preliminare alla progettazione dove si faceva cenno a un edificio nell’edificio con previsione di spazi per startup, co e smart working. Il concept si è quindi ispirato a un uovo che con il guscio rigido e l’albume – metafora della società consolidata – protegge il tuorlo (in questo caso le nuove idee) permettendo lo sviluppo della vita all’interno. Tutto ciò si è tradotto nell’inserimento all’interno dell’involucro esistente di una nuova struttura nastriforme in legno formalmente molto diversa, riconoscibile e stimolante, la quale è volutamente scollegata dalla preesistenza poiché porta in sé logiche diverse, ospitando oggi le parti più creative e dinamiche dell’intero fabbricato. Il nuovo nucleo di legno si appoggia infatti delicatamente all’interno del volume e la sua costruzione è mutabile e reversibile, in quanto la sua struttura e i suoi impianti sono indipendenti da quelli dell’edificio principale; in questo modo, se nel tempo dovessero cambiare le esigenze, si potranno modificare gli spazi e convertire le sale riunioni in postazioni di lavoro o viceversa con pochi interventi. Flessibilità e leggerezza dunque per una completa reversibilità dell’intervento. L’accentuare, infine, la diversità delle forme e dei materiali tra il vecchio “guscio”, seppur riqualificato e recuperato, e il nuovo “tuorlo” vuole rimarcare consapevolmente il contrasto tra le funzioni ospitate e il resto dell’edificio.

Al fine di assicurare la giusta quantità e qualità di luce naturale all’interno degli spazi lavorativi del corpo in legno, le “coperture” sono vetrate, creando così spazi luminosi, trasparenti dove è sempre percepibile il rapporto con il contesto.

L’edificio esistente è stato completamente ristrutturato conservando il disegno originario della struttura che ha assunto un’importanza architettonica fondamentale fin dai primi concept di concorso.

_la struttura e la sostenibilità________

Il tema dominante dei nuovi volumi è il legno, anch’esso un materiale vivo, di ornamento a se stesso grazie alle trame delle sue venature. Le linee sinuose del volume di nuova costruzione sono state ingegnerizzate con pareti a telaio centinate, prefabbricate in stabilimento allo stadio grezzo e rivestite in abete una volta posate in opera. Sono stati utilizzati abete per l’anima e le facce a vista degli elementi prefabbricati, gessofibra e OSB3 per i controventi e isolanti fibrosi a media densità per il riempimento dei telai tra i montanti portanti. I solai sono stati realizzati con pannelli pieni in lamellare sdraiato di abete, una scelta allo stesso tempo estetica e funzionale, che ha garantito un piacevole e moderno effetto estetico e la possibilità di ridurre le sezioni dei solai anche con luci importanti. Alla scelta attenta dei materiali è stato affiancato un accurato studio degli aspetti energetici senza trascurare il comfort dell’ambiente di lavoro. Al fine di conseguire la classificazione nZEB dell’edificio esistente si sono adottati i più efficienti sistemi di produzione e utilizzazione dell’energia elettrica, termica e frigorifera, quali fotovoltaico, pompa di calore geotermica, LED, sistemi di recupero attivi e molto altro ancora.

Il nastro continuo della struttura lignea si trasforma da collegamento tra le varie aree a chiusura degli ambienti di lavoro che hanno più bisogno di privacy, quali le sale riunioni, le aree di preparazione prototipi e gli uffici di startup e coworking. Qui uno degli spazi di aggregazione.

L’intera ristrutturazione dell’immobile e lo studio del sistema edificio-impianto per conseguire la classificazione nZEB sono stati effettuati da Ferplant srl, società rivolta alle tecnologie per la produzione di energia da fonti rinnovabili, all’innovazione e allo sviluppo di nuovi progetti attraverso una continua ricerca, anche in campi ancora poco esplorati.

_due parole con i costruttori________

Abitare Legno è specializzata nell’ingegnerizzazione e nella realizzazione di edifici e soprelevazioni in legno con elevate prestazioni energetiche e di coperture civili e industriali con elementi in legno massiccio e lamellare in abete e larice, pannelli in legno multistrato e X-lam. Grazie al sistema di tracciabilità del materiale in stabilimento, viene garantita la certificazione di qualità, un percorso che permette all’azienda di essere riconosciuta come parte della catena di custodia del legname secondo gli standard PFSC.

Cosa ha comportato, dal punto di vista logistico, costruire una struttura in legno all’interno di un edificio esistente?

La costruzione di un edificio “built-in” è sicuramente una sfida singolare ma molto avvincente. Per il numero e la particolarità delle problematiche, non è assimilabile alla realizzazione di un edificio in alta quota (N.d.R. legnoarchitettura 38, pagg. 97-103) ma a suo modo richiede specifiche programmazioni e ingegnerizzazioni. In questo caso, sebbene gli spazi interni fossero ampi, non è stato possibile organizzare trasporti con mezzi troppo grandi, vista la mancanza di spazio di manovra sufficiente. Inoltre, abbiamo dovuto optare per un mezzo telescopico gommato in grado di muoversi agevolmente all’interno e di trasferire i materiali dall’area esterna di scarico all’area di posa in opera, oltre a movimentarli in altezza per la posa. Le finiture interne ed esterne sono state invece realizzate in opera, in quanto una prefabbricazione più spinta avrebbe potuto danneggiare i componenti delle pareti in occasione del loro handling.

Come è avvenuta l’ingegnerizzazione del progetto?

È stato un percorso interessante! Le strutture portanti delle pareti e dei solai sono state tutte dimensionate in funzione non solo dei calcoli strutturali, ma anche degli spazi di manovra del mezzo telescopico, per evitare tempi lunghi di movimentazione del singolo pezzo sul cantiere, e delle portate di carico del mezzo che lo avrebbe movimentato e posizionato nella sua sede di posa, anche in quota. Grande attenzione è stata posta anche agli elementi curvilinei: in questo caso ci si è dovuti concentrare in particolare sul perfetto allineamento degli elementi e sul rispetto maniacale delle quote di progetto. Un oggetto bellissimo ma molto complesso, che ha costituito una sfida di tutto rispetto!

seArch è un collettivo di giovani architetti con base a Torino che si occupa di architettura, urbanistica e design con particolare interesse rivolto alla partecipazione a concorsi di progettazione architettonica, dove le diverse esperienze maturate dai singoli vengono messe in campo al fine di sviluppare un approccio multidisciplinare in ogni intervento. Collettivo seArch è composto da: Francesco Vaj, Federico Degioanni, Luca Fabbian, Chiara Gea, Claudio Fluttero, Rocco Creazzo.

Dalle richieste del bando di realizzare un edificio nell’edificio come si è giunti alla scelta di una struttura in legno per il progetto?

L’idea generatrice è quella di un uovo, con il suo guscio rigido (l’edificio esistente) che protegge il tuorlo (il nuovo volume) permettendo lo sviluppo della vita all’interno. Il nuovo volume centrale ha caratteristiche formali e materiche molto diverse dall’esistente, con l’intenzione di renderlo fortemente riconoscibile anche dall’esterno. La scelta del legno è stata dettata dall’esigenza di avere una certa leggerezza strutturale e cantierabilità pur lavorando con le forme curve che caratterizzano il nuovo fabbricato. I ridotti spazi di manovra hanno portato a una soluzione con parti prefabbricate a telaio e parti assemblate in opera, pur mantenendo la totale reversibilità della struttura.

Quali sono state le strategie energetiche – passive e attive – adottate nella riqualificazione dell’intero complesso?

L’obiettivo è stato quello di realizzare un edifico a “energia quasi zero” (nZEB), lavorando sull’involucro e sull’efficienza del sistema impiantistico. Dovendo intervenire su una preesistenza, sono stati realizzati cappotti termici in lana minerale. La componente trasparente ha sistemi a finestra e sistemi a facciata continua con triplo vetro e gas Argon, con elementi oscuranti integrati. Il sistema di generazione dell’impianto di riscaldamento/raffrescamento è a pompa di calore acqua-acqua (geotermica), collegata con travi fredde sospese a soffitto, con una VMC con recuperatore di calore. È inoltre presente un impianto fotovoltaico da 60 kW in copertura che copre il 75% del fabbisogno di energia elettrica mentre l’impianto geotermico copre l’80% del fabbisogno di energia termica.

Un dettaglio del nuovo corpo in legno. Spazi di distribuzione verticali e orizzontali si fondono e divergono mettendo in evidenza la precisione e l’accuratezza delle lavorazioni.

La sequenza 3D dell’edificio in cui i vari colori identificano i differenti elementi che compongono la struttura. Questo permette di sottolineare come nuove forme di architettura, nuove idee creative non subiscono i materiali, ma li plasmano affinché si adeguino a forme e concetti innovativi. La lavorabilità del legno, in questo caso e non solo, è massima; superata infatti l’idea che il legno sia disponibile solo nella sua forma “massiccia” – oggi che i lamellari, i multistrati, i compositi sono entrati nel know-how quotidiano di un’azienda –, ci si accorge che realizzare forme nuove e complesse è possibile.

È interessante notare come il legno costituisca un sistema costruttivo tutt’altro che chiuso, molto aperto invece alla cooperazione con altri elementi costruttivi quali il vetro e l’acciaio, con i quali condivide la prefabbricazione di dettaglio, l’utilizzo di sistemi costruttivi a secco, la modularità e la customizzazione. Tutti elementi che sussistono in questo progetto e che sono stati inseriti per motivi estetici (le coperture in cristallo pedonabili e non) o strutturali. Alcuni elementi portanti dei solai sono infatti realizzati in acciaio per consentire di ridurre le sezioni, rispettando le quote di progetto vincolanti, e realizzare luci particolarmente ampie senza appoggi.

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