Sudtirolo Architettura / S체dtirol Architektur
Euro 35,00
EdicomEdizioni
Sudtirolo Architettura S체dtirol Architektur
Michela Toni
Le differenze di un territorio attraverso un itinerario tra costruzioni realizzate nel rispetto della normativa CasaClima Die Eigenheiten eines Gebietes am Beispiel von Geb채uden mit KlimaHaus Standard
Michela Toni
EdicomEdizioni
“Ciò che l’architettura fa, come nessun’altra forma di cultura, è glorificare e magnificare l’autocrate e sopprimere l’individuo all’interno della massa. Può essere considerata come la prima, e tutt’ora assai potente, forma di comunicazione di massa. Ecco perché si è sviluppata sotto così tanti sistemi politici di tipo dittatoriale, ed ecco perché affascina i potenti che aspirano a lasciare un segno: il suo impatto è tanto materiale quanto intellettuale. La Barcellona del periodo postfranchista e l’Olanda degli anni ‘90 possono essere considerate alla stregua di eccezioni atipiche, nella tradizione dei piccoli Stati che hanno usato il linguaggio architettonico modernista per affermare la propria visibilità o per realizzare una frattura con un passato infelice” 1. Ed è proprio a fianco di tali Paesi che noi vogliamo porre anche il Sudtirolo contemporaneo, perché, con tutta la forza espressiva e la maestria tecnica della sua architettura, vuole dimostrare di appartenere a un territorio che si trova in una situazione politica diversa dal passato, per essere l’espressione visibile di un tipo di democrazia più sviluppata che altrove.
Deyan Sudjic, Architettura e potere – Come i ricchi e i potenti hanno dato forma al mondo, Laterza, Bari 2011, p. 340.
1
„Wie keine andere Kulturform versteht es die Architektur, den Autokraten zu glorifizieren und zu verherrlichen und den Einzelnen in der Masse untergehen zu lassen. Architektur ist die primäre und machtvollste Form der Massenkommunikation. Deshalb konnte sie sich in so vielen diktatorischen Systemen entwickeln und deshalb fasziniert sie die Mächtigen, die ihre Spuren hinterlassen wollen. Barcelona in der Zeit nach Franco und die Niederlande der 90er Jahre sind atypische Ausnahmen in der Tradition der kleinen Staaten, die die Sprache der modernistischen Architektur benutzt haben, um beachtet zu werden oder den Bruch mit einer dunklen Vergangenheit zu vollziehen” 1. Und in eine Reihe mit diesen Ländern möchten wir auch das moderne Südtirol stellen, das mit der ganzen Ausdruckskraft und dem technischen Sachverstand seiner Architektur die Zugehörigkeit zu einem Gebiet unterstreichen will, in dem die politische Lage eine andere ist als in der Vergangenheit, um sichtbarer Ausdruck einer Demokratie zu sein, die hier stärker entwickelt ist als anderswo.
Deyan Sudjic. Der Architekturkomplex. Monumente der Macht. Artemis & Winkler Verlag, Düsseldorf 2006.
1
La stampa di quest’opera è stata resa possibile grazie al sostegno di: Istituto per l’Edilizia Sociale della Provincia Autonoma di Bolzano Der Druck dieses Buches erfolgte mit freundlicher Unterstützung des Instituts für sozialen Wohnbau des Landes Südtirol
@ copyright EdicomEdizioni, 2013 34074 Monfalcone (GO), via 1° Maggio, 117 www.edicomedizioni.com
@ copyright EdicomEdizioni, 2013 34074 Monfalcone (GO), via 1° Maggio, 117 www.edicomedizioni.com
Tutti i diritti sono riservati: nessun parte può essere riprodotta in alcun modo (compresi fotocopie e microfilm) senza il permesso scritto della Casa Editrice.
Alle Rechte vorbehalten: Jede Art der Verwertung (einschließlich Fotokopie und Mikrofilm) bedarf der vorherigen schriftlichen Einwilligung des Verlags.
Cover Le piante d’Autunno concept Margit Klammer, design Wolfram Pardatscher “I giardini di Castel Trauttmansdorff”, Merano
Umschlag Pflanzen im Herbst Konzept Margit Klammer, Design Wolfram Pardatscher „Die Gärten von Schloss Trauttmansdorff”, Meran
ISBN 978-88-96386-34-7 dicembre 2013 Stampa: Press Up – Nepi (VT)
ISBN 978-88-96386-34-7 Dezember 2013
Foto di Michela Toni ad eccezione delle seguenti: pp 80, 81, 82, 83, 95 Istituto per l’edilizia sociale della Provincia Autonoma di Bolzano p 204 Scuola elementare “Dr. Josef Rampold” p 222 Stefano Besse pp 246, 248, 266, 267, 269, Daria Guzzinati pp 294, 295 Camera di Commercio di Bolzano, Luca Pedrotti
Fotos von Michela Toni, mit Ausnahme folgender: S. 80, 81, 82, 83, 95 Institut für den sozialen Wohnbau des Landes Südtirol S. 204 Grundschule „Dr. Josef Rampold” S. 222 Stefano Besse S. 246, 248, 266, 267, 269, Daria Guzzinati S. 294, 295 Handelskammer Bozen, Luca Pedrotti
Michela Toni, architetto (Firenze 1979), dottore di ricerca in Tecnologie dell’Architettura (Roma 1987), è professore associato presso il Dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara, dove insegna dal 1993. Svolge attività di ricerca sugli aspetti connessi con la progettazione ambientale e l’innovazione tecnologica. michela.toni@gmail.com michela.toni@unife.it
Michela Toni, Architekt (Florenz 1979), Ph.D. in Architekturtechnologien (Rom 1987), außerordentlicher Professor an der Universität Ferrara, Fachberech Architektur, wo sie seit 1993 lehrt. Sie übt Forschungsaktivitäten in den Bereichen Umweltplanung und technologische Innovation aus. michela.toni@gmail.com michela.toni@unife.it
Druck: Press Up – Nepi (VT)
Sudtirolo Architettura S체dtirol Architektur
Le differenze di un territorio attraverso un itinerario tra costruzioni realizzate nel rispetto della normativa CasaClima
Michela Toni
Die Eigenheiten eines Gebietes am Beispiel von Geb채uden mit KlimaHaus Standard Foto Michela Toni Traduzione in tedesco / Aus dem Italienischen 체bersetzt von Denise Setton, IntrAlp Associazione Professionale
EdicomEdizioni
7 Introduzione 8 Capitolo 1 Nella direzione della sostenibilità
98 2.6 Recupero edilizio 100 Edificio residenziale IPES, via Dalmazia, Bolzano 104 Complesso residenziale IPES, Millan, Bressanone
210 216 220
108 2.7 Non solo materiali, ma processi 110 Scuola forestale Latemar, Nova Levante 114 Edificio residenziale IPES, S. Nicolò, Val d’Ultimo 118 Hotel Grüner Baum, Bressanone 122 Centro Bambini Liiliput, Bressanone
225 3.5 Veicolare messaggi 226 Accademia Europea di Bolzano (EURAC), Bolzano 230 Palazzo Provinciale 11 – Edificio ex Poste, Bolzano
Centro visitatori “I giardini di Castel Trauttmansdorff”, Merano Pergola Residence, Lagundo Impianto sportivo, San Martino, Valle Aurina
10 1.1 Una storia che è iniziata molto tempo fa 12 1.2 Da adesione volontaria a norma 14 1.3 Classi e Certificazione CasaClima nel panorama di norme internazionali, nazionali, locali 18 1.4 Certificazioni di sostenibilità nell’ambito di un processo di dematerializzazione 22 Capitolo 2 Le differenze di un territorio 24 2.1 Per chi si costruisce 26 Scuola Professionale Provinciale per l’Artigianato e l’Industria, Bolzano 30 Scuola Professionale Provinciale per il Commercio, l’Artigianato e l’Industria “Christian Josef Tschuggmall”, Bressanone 34 Istituto Tecnologico, Brunico
38 40 44 48
2.2 Chi decide Scuola elementare, Novale, Laion Residenze G3D, Stegona, Brunico Complesso residenziale Rosenbach, Bolzano
126 128 132 136
2.8 Promozione aziendale Sede Ligno Alp, Nova Ponente Sede Ligno Alp, Bressanone Sede Rubner, Chienes
140 142 146 150
2.9 Primati ambientali Sede Naturalia Bau, Sinigo, Merano Sede Casa Salute, Magrè sulla Strada del Vino Cantina vinicola Pfitscher, Montagna
154 2.10 Chi progetta 156 Scuola elementare, Casteldarne 160 Casa Mair, Merano 164 Capitolo 3 Quale architettura
52 2.3 Scegliere per gli altri 54 Complesso residenziale FIRMIAN, IPES, Bolzano 58 Complesso residenziale CasaNova, IPES, Bolzano
167 3.1 Tradizione e innovazione 168 Municipio, San Lorenzo di Sebato 172 Ampliamento Chiesa dei Santi Antonio Abate e Nicolò, Laives 176 Ampliamento del cimitero di Lutago, Valle Aurina
181 3.2 Nuove relazioni funzionali 182 Scuola per l’infanzia, Monguelfo – Tesido 186 Cantina Tramin, Termeno sulla Strada del Vino
64 66 70 74
2.4 Qualità nella pratica corrente Complesso residenziale IPES, Bressanone Residenze IPES, Varna Residenze IPES, Lagundo
78 2.5 Sperimentazione tecnologica 80 Modelli per la partecipazione a gare di appalto IPES 84 Edificio residenziale IPES, Bronzolo, Bolzano 88 Edificio residenziale IPES, Maso della Pieve, Bolzano 92 Edificio residenziale IPES, San Giovanni, Valle Aurina 94 Complesso residenziale CasaNova, Cooperative di abitazione, Bolzano
4
191 3.3 Contaminare tessuti 192 Scuola per l’infanzia “Maria Rast”, S. Michele, Appiano 196 Hotel Pupp, Bressanone 200 Scuola elementare” Dr. Josef Rampold”, Vipiteno 205 3.4 Inserirsi nell’ambiente naturale 206 Hotel Vigilius Mountain Resort, San Vigilio, Lana
235 236 240 244
3.6 Semplificare l’immagine di sé Pensionato Suore della Carità, Merano Edificio residenziale, Varna Casa Pescoller, Brunico
249 3.7 Scelte radicali 250 Moduli per vacanze Esserhof, Lana 254 Tenuta Manincor, Appiano 259 260 264 268
3.8 Inventare nuove tipologie Giardineria Rottensteiner, Bolzano Casa Aukenthaler, Merano Centro residenziale di cura Media Pusteria, Valdaora 272 Centrale di teleriscaldamento Mozart, Bressanone 277 278 282 286 290
3.9 Un fatto urbano Liceo Scientifico, Vipiteno Municipio, Brunico Cassa Raiffeisen, Brunico Camera di Commercio, Bolzano,
295 3.10 Rete di possibilità 296 Salewa Headquarter, Bolzano 300 Museion, Museo provinciale di arte moderna e contemporanea di Bolzano, Bolzano 306 Capitolo 4 Relazioni intense 308 4.1 Incontri 310 4.2 Una controdedica 312 Appendice 334 Bibliografia
7 Einführung
9 Kapitel 1 In Richtung Nachhaltigkeit 11 1.1 Eine Geschichte, die vor langer Zeit ihren Anfang nahm 13 1.2 Von der Freiwilligkeit zur Vorschrift 15 1.3 Klimahaus-Klassen und Zertifizierung im Rahmen internationaler, nationaler und lokaler Bestimmungen 19 1.4 Nachhaltigkeitszertifizierungen im Rahmen eines Dematerialisierungsproz esses 23 Kapitel 2 Die Eigenheiten eines Gebietes 25 2.1 Für wen wird gebaut? 28 Landesberufsschule für Handwerk und Industrie, Bozen 32 Landesberufsschule für Handel, Handwerk und Industrie „Christian Josef Tschuggmall“, Brixen 36 Technologische Fachoberschule, Bruneck
39 2.2 Wer entscheidet? 42 Grundschule, Ried, Lajen 46 Wohnanlage G3D, Stegen, Bruneck 50 Wohnanlage Rosenbach, Bozen
53 2.3 Für die Anderen entscheiden 56 Wohnanlage Firmian, WOBI, Bozen 60 Wohnanlage CasaNova, WOBI, Bozen
65 2.4 Die Qualität in der heutigen Praxis 68 WOBI-Wohnanlage, Brixen 72 WOBI-Wohnanlage, Vahrn 76 WOBI-Wohnanlage, Algund
79 2.5 Technologische Experimente 82 Modelle für die Teilnahme an WOBIAusschreibungen 86 WOBI-Wohnanlage, Branzoll, Bozen 90 WOBI-Wohnanlage, Pfarrhof, Bozen 93 WOBI-Wohnanlage, St. Johann, Ahrntal
96 Wohnanlage CasaNova, Wohnbaugenossenschaften, Bozen 99 2.6 Gebäudesanierung 102 WOBI-Wohnanlage, Bozen 107 WOBI-Wohnanlage, Milland, Brixen 109 2.7 Nicht nur Baustoffe, sondern auch Verfahren 112 Forstschule Latemar, Ausbildungszentrum für Forst, Jagd und Umwelt, Welschnofen 116 WOBI-Wohnanlage, St. Nikolaus, Ultental 120 Hotel Grüner Baum, Brixen 124 Kinderhort Lilliput, Brixen 127 2.8 Unternehmenswerbung 130 LignoAlp-Firmengebäude, Deutschnofen 134 LignoAlp-Firmensitz, Brixen 138 Rubner Center, Kiens 141 2.9 Umweltauszeichnungen 144 Naturalia-Bau-Firmensitz, Sinich, Meran 148 Casa Salute-Firmensitz, Margreid 153 Weinkellerei Pfitscher, Montan 155 2.10 Wer plant? 159 Grundschule, Ehrenburg 162 Haus Mair, Meran 165 Kapitel 3 Welche Architektur 167 3.1 Tradition und Innovation 170 Rathaus, St. Lorenzen 174 Erweiterung der Kirche zu den heiligen Antonius Abt und Nikolaus, Leifers 178 Friedhofserweiterung, Luttach, Ahrntal 181 3.2 Neue funktionelle Verbindungen 184 Kindergarten, Welsberg-Taisten 188 Weinkellerei Tramin, Tramin
208 Hotel Vigilius, Mountain Resort, St. Vigiljoch, Lana 212 Besucherzentrum „Die Gärten von Schloss Trauttmansdorff”, Meran 218 Pergola Residence, Algund 222 Sportanlage, St. Martin, Ahrntal 225 3.5 Botschaften vermitteln 228 Europäische Akademie Bozen (EURAC), Bozen 232 Landhaus XI, Ex-Postgebäude, Bozen 235 3.6 Das Selbstbild vereinfachen 238 Wohnhaus Barmherzige Schwestern, Meran 242 Wohnhaus, Vahrn 246 Haus Pescoller, Bruneck 249 3.7 Drastische Entscheidungen 253 Ferienhäuser Esserhof, Lana 256 Weingut Manincor, Kaltern 259 3.8 Neue Typologien erfinden 262 Gärtnerei Rottensteiner, Bozen 266 Dachwohnung Aukenthaler, Meran 270 Wohn-und Pflegeheime Mittleres Pustertal, Olang 274 Fernwärmekraftwerk Mozart, Brixen 277 3.9 Ein städtisches Phänomen 280 Realgymnasium, Sterzing 284 Rathaus, Bruneck 288 Raiffeisenkasse, Bruneck 292 Handelskammer, Bozen 295 3.10 Möglichkeiten der Vernetzung 298 Salewa Headquarter, Bozen 302 Museion-Museum für moderne und zeitgenössische Kunst Bozen, Bozen 307 Kapitel 4 Intensive Beziehungen
191 3.3 Gefüge kontaminieren 194 Kindergarten „Maria Rast”, St. Michael, Eppan 198 Hotel Pupp, Brixen 202 Grundschule „Dr. Josef Rampold”, Sterzing
312 Anhang
205 3.4 Eingefügt in die Naturlandschaft
335 Bibliographie
309 4.1 Begegnungen 311 4.2 Eine Gegenwidmung
5
Introduzione
Einführung
Il testo tende a costruire il filo unificante di un percorso mentale che, agli occhi di chi si trova ad incontrare il Sudtirolo attraverso un certo numero di interventi costruttivi dei tempi più recenti, svela, non solo la cultura architettonica di questo territorio, ma, più estesamente, il rapporto delle persone con il proprio ambiente di vita: con la storia lontana e quella più vicino a noi, le risorse locali, la natura da rispettare, le attività economiche e produttive da sviluppare, le abilità da tramandare tra le generazioni, la gestione della cosa pubblica e degli interessi privati ed altri aspetti ancora, connessi anche con il modo di concepire l’autonomia e le relazioni con il governo centrale, che segnano il livello dello sviluppo della democrazia raggiunto in una realtà che presenta elementi di forte diversità rispetto ad altre zone del Paese. Muovendosi in un territorio fisico e mentale come quello che si vuole mettere in luce, si comprende perciò chiaramente che le architetture di cui si parla nel presente libro, oltre che per le loro intrinseche qualità – simboliche, formali, tecnologiche, di adeguamento allo scopo o di altro genere –, sono inserite nel testo in quanto particolarmente adatte ad una riflessione sul contesto socio-politico e culturale a cui appartengono. Molte altre realizzazioni di cui si dovrebbe parlare sono escluse per le inevitabili limitazioni dovute dallo spazio disponibile nel libro. A livello più generale, una riflessione di questo tipo porta anche a soffermarsi sugli scopi dell’architettura. L’arte di costruire edifici, infatti, non dovrebbe produrre oggetti che nascono esclusivamente per la contemplazione estetica, anche se, in molti casi, l’architettura è presentata in riviste specializzate per l’appartenenza a tendenze progettuali emergenti che ne enfatizzano le caratteristiche formali. Un approccio per qualche verso simile è anche quello che, su rotocalchi di grande diffusione, fa crescere l’idea dell’architettura come oggetto di consumo, che modifica la propria pelle a seconda della moda, consolidando un concetto di bellezza non sempre legato all’opportunità, più o meno riuscita, che una costruzione possa offrire di vivere liberi e felici. Il filo che si vuole presentare nel libro, invece, unifica elementi di tensione opposta, che emergono in Sudtirolo, in situazioni in cui l’architettura, lontano dal volere essere una realtà materiale valida di per sé, è un fatto urbano, cioè uno spazio che diventa vivo con la presenza delle persone e delle relazioni che vi si intrecciano; spazio coperto o aperto, passaggio voltato o interrato, sospeso o incassato, su cui si sosta, si sale, si scende, ci si sposta, dove si costruisce un tessuto di rapporti che diventano possibili. Perciò, se al momento attuale il motivo contingente per interessarsi a questa zona del Paese sono le elevate prestazioni energetiche, che le costruzioni raggiungono per rispettare una normativa voluta dall’Amministrazione locale in anticipo rispetto alle altre Regioni italiane, venire a contatto con questo territorio si trasforma in un’esperienza molto più complessa di quanto si possa credere pensando di circoscriverla a un fatto tecnico. Guardare al Sudtirolo per la vasta esperienza accumulata attorno al tema della sostenibilità offre infatti l’occasione di osservare che le alte prestazioni tecnologiche ed ambientali raggiunte in numerose costruzioni di tutte le tipologie, appartenenti a proprietà pubblica e privata, e l’elevata qualità che caratterizza l’architettura sono possibili perché questo territorio esprime una cultura diversa da quella di altre zone del Paese. Ed è di questo che si vuole trattare nel testo, perché stimola riflessioni ed apre speranze su possibili strade da seguire anche altrove.
Das Buch bildet den verbindenden roten Faden auf einer geistigen Reise, die dem Betrachter Südtirol anhand einer Anzahl von Bauten aus der jüngeren Zeit nahe bringt und dabei nicht nur die Architekturkultur dieses Gebietes offenbart, sondern im weiteren Sinne auch die Verbundenheit der Me nschen mit ihrem Lebensumfeld: mit der älteren und neueren Geschichte, den lokalen Ressourcen, der Achtung der Natur, der Entwicklung der Wirtschafts- und Produktionstätigkeiten, den von Generation zu Generation weitergegebenen Fähigkeiten, der Gestaltung des öffentlichen und privaten Lebens sowie weiteren Aspekten, die auch mit der Art und Weise zusammenhängen, wie die Autonomie und die Beziehungen zur Zentralregierung konzipiert werden, als Ausdruck des Entwicklungsgrads der Demokratie in einem Gebiet, das sich stark von anderen Teilen Italiens unterscheidet. Wenn man sich in einer wie hier beschriebenen physischen und geistigen Umgebung bewegt, wird einem schnell klar, dass die vorgestellten Bauten – neben ihren symbolischen, formalen und technologischen Eigenschaften und ihrer Adaptierbarkeit – in das Buch aufgenommen wurden, weil sie für eine Reflexion über den soziopolitischen und kulturellen Kontext, in den sie sich einfügen, besonders gut geeignet sind. Viele andere nennenswerte Gebäude bleiben dagegen aus Platzgründen unerwähnt. In einer allgemeineren Weise befasst sich eine solche Reflexion auch mit dem Zweck der Architektur. Die Baukunst sollte nämlich keine Objekte schaffen, die ausschließlich der ästhetischen Betrachtung dienen, obwohl die Architektur in Fachzeitschriften vielfach präsentiert wird, weil sie neue Planungstrends verkörpert, die ihre formalen Eigenschaften betonen. Ein in gewisser Weise ähnlicher Ansatz ist derjenige, der in auflagenstarken Magazinen die Architektur zunehmend als Konsumgut und als wechselnden Modetrend darstellt und damit einen Schönheitsbegriff schafft, der nicht unbedingt etwas über ein mehr oder weniger gelungenes Gebäude aussagt, in dem man frei und glücklich leben kann. Der rote Faden des Buches verbindet dagegen unterschiedliche Spannungselemente, die in Südtirol dort sichtbar werden, wo die Architektur nicht als eine für sich stehende materielle Realität verstanden wird, sondern ein „fatto urbano“, ein städtebauliches Phänomen ist, das heißt ein Ort, der durch die dort anwesenden Menschen und ihre Beziehungen zum Leben erweckt wird, eine überdachte oder offene Fläche, eine gewölbte oder unterirdische Passage, wo man stehen bleibt, auf und ab geht, sich bewegt und wo man ein Netz von möglich werdenden Beziehungen knüpft. Obwohl der eigentliche Grund, warum man sich aktuell für diesen Landesteil interessiert, die hohe Gesamtenergieeffizienz ist, die bei Gebäuden erreicht wird, um Vorschriften einzuhalten, die von der lokalen Verwaltung früher als in anderen italienischen Regionen eingeführt wurden, so wird der Kontakt mit diesem Gebiet doch zu einer viel komplexeren Erfahrung, als man es aus rein technischer Sicht vermuten würde. Denn der Blick auf Südtirol und seine große Erfahrung im Bereich der Nachhaltigkeit bietet Gelegenheit festzustellen, dass die hohen technologischen und ökologischen Standards, die in zahlreichen öffentlichen und privaten Gebäuden aller Arten erzielt werden, und die hohe Qualität der Architektur deshalb möglich sind, weil hier eine andere Kultur als in anderen Landesteilen herrscht. Und in dem Buch geht es genau um dieses Thema, weil es zu Überlegungen anregt und Hoffnungen weckt für mögliche Lösungswege, die auch anderswo verfolgt werden können.
7
Accademia Europea di Bolzano (EURAC), Bolzano Europäische Akademie Bozen (EURAC), Bozen Klaus Kada È emblematico che a dare un significato nuovo a un organismo edilizio simbolo del passato regime fascista sia stato il progettista vincitore di un concorso internazionale, l’austriaco Klaus Kada; ed è indicativo che questo concorso sia stato il primo ad inaugurare un modo di procedere che poi è diventato comune per decidere come cambiare il volto delle città del Sudtirolo con nuovi interventi architettonici e urbanistici – nel 2013, con un altro concorso, si cerca una soluzione progettuale coerente per un ulteriore ampliamento di spazi dedicati ad uffici e laboratori. Il complesso, costruito negli anni Trenta presso il ponte Druso, nella zona di espansione italiana, è quello che ospitava la struttura della GIL (Gioventù Italiana del Littorio), con palestra, uffici, aule, torre, portico, auditorium e campo per esercitazioni ginniche; progettato dagli architetti padovani Francesco Mansutti e Giuseppe Miozzo secondo i principi dell’architettura razionalista. L’organismo edilizio, fortemente degradato, doveva essere demolito, ma il suo destino è cambiato quando è stato sottoposto a vincolo come bene storico da tutelare, e, soprattutto, quando nel 1995 la Provincia Autonoma di Bolzano ha deciso di trasformare il vecchio complesso nella nuova sede di un centro di ricerca e formazione europeo 1. Klaus Kada, il progettista vincitore del progetto, ha puntato a rispondere alle esigenze espresse dal bando – mettere in primo piano i ricercatori e farli sentire a proprio agio in una struttura aperta verso l’esterno, dotata di ampi spazi e organizzata funzionalmente –, ideando una nuova architettura in vetro, acciaio, cemento, che si innesta sul vecchio complesso del Novecento, restaurato e riproposto nel colore rosso pompeiano originario: e quanto sia stata coraggiosa la scelta del progettista di ripristinare anche il colore lo dimostra il fatto che, un tempo, l’intonaco rosso distingueva fortemente il complesso razionalista
226
nel panorama della città, perché lo rendeva percepibile anche da lontano; ed è significativo che, proprio per questo, dopo la guerra, sia scomparso, trasformandosi in un colore neutro per allontanarsi il più possibile dalle origini dell’epoca fascista. La torre è stata restaurata; la palestra è diventa biblioteca; il nucleo centrale ad elle è stato organizzato in ambienti per seminari; il portico è scomparso per fare posto ad un volume trasparente, con ingresso, spazi per convegni, caffè e foyer per l’auditorium sospeso che è ritornato alla funzione originaria. Ma il progetto esprime una nuova energia proprio nel contrasto tra i volumi compatti e opachi dell’architettura razionalista e i volumi trasparenti aggiunti, che si lasciano attraversare dalla luce, dal rosso vivo delle facciate restaurate, dal verde della vegetazione circostante. All’interno di un patio piantumato, il vecchio volume della biblioteca si è duplicato in un nuovo parallelepipedo per uffici e spazi per la ricerca, con testate compatte di cemento e pareti longitudinali esterne ed interne trasparenti, completamente permeabili nei confronti dell’illuminazione naturale e della godibilità della vista del giardino interno. Nella biblioteca e nel nucleo centrale, le vecchie pareti esterne, che non potevano più assolvere in sicurezza alla funzione portante, talvolta si sono trasformate in pareti interne, in altri casi, si sono appoggiate a nuove strutture in acciaio, in un passaggio tra opacità e trasparenza su cui si gioca l’efficacia dell’insieme della nuova architettura. Il progetto amplifica la scelta urbanistica delle origini, che aveva organizzato il corpo centrale su un grande spazio libero aperto sull’importante asse di viale Druso, e ne valorizza la localizzazione, particolarmente felice dal punto di vista ambientale, in vista della zona verde in cui i due
fiumi della città si unisono: ad est, chiude infatti la piazza sulla strada con un nuovo volume vetrato sospeso su colonne, che scende poi alla sponda del Tàlvera con un tratto di parete trasparente che rende la struttura partecipe del tessuto della città e dell’ambiente naturale. Dalla torre restaurata, su cui si può salire per spaziare con la vista sulla città e sulle montagne, si può anche osservare la batteria di collettori solari con tubi a vuoto installati sulle coperture dei vecchi edifici, che contribuiscono ad alimentare il termorefrigeratore ad assorbimento a cui è affidata la climatizzazione del complesso 2. Il funzionamento energetico è basato anche sull’energia passiva del sole, che in inverno riscalda in maniera diretta i volumi protetti dalla doppia pelle vetrata dei nuovi volumi e nei periodi caldi li rinfresca per effetto camino tramite l’apertura comandata elettronicamente di elementi mobili posizionati in alto. Ed è così che questa struttura, in cui si legano vecchio e nuovo, coinvolge per contrasto nei suoi diversi aspetti: nei materiali, opachi e trasparenti; nelle modalità di intervento, restauro e applicazione di tecnologie innovative; nei valori di riferimento, razionalismo dell’epoca fascista e architettura della società contemporanea.
L’EURAC (Accademia Europea di Bolzano) è una istituzione nata nel 1992 per svolgere attività di ricerca e formazione in cinque aree specifiche: linguistica applicata, minoranze ed autonomie, sviluppo sostenibile, management e cultura d’impresa, scienze della vita. Danno vita ad EURAC 10 istituti, in cui lavorano ricercatori di 15 diversi Paesi europei.
1
L’organismo è caratterizzato da un impianto termotecnico complesso, formato da unità trigenerativa per approvvigionamento termico ed elettrico, impianto di raffrescamento solare con macchina ad assorbimento, unità di ventilazione e collettori solari termici, impianto fotovoltaico e ventilazione controllata. (Progettazione energetica Erwin Mumelter e Michele Carlini).
2
227
Es ist emblematisch, dass dem Baukörper, einem Symbol aus dem Faschismus, vom österreichischen Planer und Gewinner eines internationalen Wettbewerbs Klaus Kada eine neue Bedeutung verliehen wurde. Und es ist vielsagend, dass dieser Wettbewerb der erste war, der eine Vorgehensweise einweihte, die später dafür üblich wurde, um zu entscheiden, wie das Gesicht der Südtiroler Städte mit neuen architektonischen und urbanistischen Eingriffen verändert werden sollte. Der in den 30er Jahren an der Drususbrücke, im italienisch dominierten Teil der Stadt, erbaute Gebäudekomplex war Sitz der faschistischen Jugendorganisation GIL (Gioventù Italiana del Littorio), mit einer Turnhalle, Büros, Aulen, einem Turm, Bogengang, Auditorium und Sportplatz und war von den Paduaner Architekten Francesco Mansutti und Giuseppe Miozzo nach den Prinzipien der rationalistischen Architektur entworfen worden. Der stark verfallene Baukörper sollte abgerissen werden, konnte diesem Schicksal jedoch entgehen, nachdem er unter Denkmalsschutz gestellt wurde und nachdem die Autonome Provinz Bozen 1995 beschlossen hatte, den alten Gebäudekomplex in den neuen Sitz eines europäischen Forschungs- und Weiterbildungsinstitutes zu verwandeln 1. Der Planer und Gewinner des Wettbewerbs, Klaus Kada, setzte darauf, die im Wettbewerb zum Ausdruck gebrachten Anforderungen umzusetzen: Die Forscher sollten an erster Stelle stehen und sich in einer nach außen gewandten Struktur, mit einer großzügigen und funktionellen Raumorganisation, wohl fühlen. Sein Projekt stellte eine neue Architektur aus Glas, Stahl und Zement an die Seite des alten Gebäudekomplexes aus dem 20. Jahrhundert, der saniert wurde und in pompeianischem Rot neuen Glanz erhielt: Wie mutig die Entscheidung des Planers war, auch die ursprüngliche Farbe wiederherzustellen, zeigt sich an der Tatsache, dass
228
der rote Verputz früher den Gebäudekomplex im Stil des Rationalismus stark vom Panorama der Stadt abhob, da er schon von weitem auszumachen war. Es ist kennzeichnend, dass er nach dem Krieg einer neutralen Farbe wich, um sich so weit wie möglich von den Wurzeln in der faschistischen Ära abzusetzen. Der Turm wurde restauriert. Die Turnhalle wurde zur Bibliothek. Im L-förmigen Hauptgebäude sind die Seminarräume untergebracht. Anstelle des Bogengangs befindet sich heute ein transparentes Volumen, mit der Eingangshalle, einem großen Hörsaal für Konferenzen, einem Café und einem Foyer für das revitalisierte Auditorium. Das Projekt drückt eine neue Energie im Kontrast zwischen den kompakten und opaken Volumen der rationalistischen Architektur
und den angebauten transparenten Volumen aus, die sich vom Licht, dem leuchtenden Rot der restaurierten Fassaden und dem Grün der umliegenden Bepflanzung durchdringen lassen. Im begrünten Hofgebäude wurde das alte Volumen der Bibliothek verdoppelt und zu einem neuen Parallelepiped für Büro- und Forschungsräume umgewandelt, mit kompakten Stirnseiten aus Zement und vollkommen lichtdurchlässigen transparenten Außen- und Innenlängswänden, die den Blick auf den Hofgarten erlauben. In der Bibliothek und im Hauptgebäude wurden die alten Außenwände, die aus sicherheitstechnischen Gründen keine tragende Funktion mehr ausüben konnten, teilweise in Innenwände verwandelt und in anderen Fällen an neue Stahlstrukturen angelehnt,
die den Übergang von Opazität und Transparenz bilden, der die Gesamtwirkung der neuen Architektur bestimmt. Das Projekt erweitert den ursprünglichen urbanistischen Plan, bei dem das Hauptgebäude auf einem großen freien Platz angelegt war, der sich zur wichtigen Achse der Drususallee hin öffnet und unterstreicht dessen besonders günstige landschaftliche Lage an den Grünflächen, an denen die beiden Flüsse der Stadt aufeinandertreffen: Im Osten schließt der Gebäudekomplex den Platz zur Straße hin mit einem neuen, auf Säulen ruhenden Volumen mit Glasfassaden, das mit einem Abschnitt transparenter Wand zum Ufer des Talfer abfällt und den Baukörper Teil des Stadtgefüges und der natürlichen Umgebung werden lässt.
Vom restaurierten Turm aus, auf den man steigen kann, um den Blick über die Stadt und die Berge schweifen zu lassen, kann man die auf den Dächern der alten Gebäude installierten Sonnenkollektoren und Vakuumröhren sehen, die die Absorbtionskältemaschine mit Energie versorgen, die für die Klimatisierung des Gebäudekomplexes sorgt 2 . Das Energiekonzept gründet auch auf passiver Sonnenenergie, die im Winter die doppelte Glashaut der Volumen direkt erwärmt und in den warmen Jahreszeiten durch das elektronisch gesteuerte Öffnen beweglicher, weiter oben installierter Elemente, nach dem Kaminprinzip kühlt. Der Gebäudekomplex, bei dem Alt und Neu eine Symbiose eingehen, besticht durch die verschiedenartigen Kontraste: zwischen den
Materialien, undurchsichtig und transparent; zwischen der Verschiedenartigkeit der Eingriffe, Sanierung und Anwendung innovativer Technologien; zwischen den Stilrichtungen, Rationalismus aus der Zeit des Faschismus und zeitgenössischer Architektur. Die Europäische Akademie Bozen (EURAC) ist ein 1992 gegründetes Forschungs- und Weiterbildungsinstitut und umfasst fünf Forschungsbereiche: Sprachwissenschaften, Minderheitenrecht und Föderalismusforschung, Nachhaltige Entwicklung, Management und Lebenswissenschaften. In den 10 Instituten der EURAC arbeiten Forscher aus 15 verschiedenen europäischen Ländern.
1
Der Gebäudekomplex zeichnet sich durch eine aufwendige klimatechnische Anlage aus, die aus einem KWK-System für die Wärme- und Stromversorgung, einer Solarkühlanlage mit Absorbt ionskältemaschine, einem Belüftungssystem und Sonnenkollektoren, einer Photovoltaikanlage und kontrollierter Belüftung besteht.
2
229
4.2 Una controdedica L’architettura non è un fatto tecnico, anche se materiali e tecnologie costruttive permettono di realizzarla. L’architettura è una scelta culturale, che riflette un universo di soggetti e relazioni che rendono così come è l’ambiente in cui si vive. Un giorno una collega mi ha fatto conoscere un libro illuminante in questa direzione, Architettura e potere – Come i ricchi e i potenti hanno dato forma al mondo di Deyan Sudjic, ed io ho trovato un motivo di condivisione con quanto l’autore scrive, una condivisione che, però, è diventata una sorta di opposizione alla visione di una architettura esclusivamente funzionale al potere; per cui il lavoro, nella prima pagina, si apre con un suo brano e, nell’ultimo capitolo, si chiude cercando di spiegare perché si vuole coinvolgere il lettore in una sorta di controdedica al suo libro. Scrive Sudjic: “Costruire non significa soltanto allestire concretamente un riparo o realizzare le moderne infrastrutture di uno Stato... Riflette le ambizioni, le insicurezze e le motivazioni di coloro che costruiscono, e perciò rispecchia fedelmente la natura del potere, le sue strategie, le sue consolazioni e il suo impatto proprio su coloro che ne manovrano le leve. Ciò che l’architettura fa, come nessun’altra forma di cultura, è glorificare e magnificare l’autocrate e sopprimere l’individuo all’interno della massa. Può essere considerata come la prima, e tutt’ora assai potente, forma di comunicazione di massa. Ecco perché si è sviluppata sotto così tanti sistemi politici di tipo dittatoriale, ed ecco perché affascina i potenti che aspirano a lasciare un segno: il suo impatto è tanto materiale quanto intellettuale. La Barcellona del periodo postfranchista e l’Olanda degli anni ‘90 possono essere considerate alla stregua di eccezioni atipiche, nella tradizione dei piccoli Stati che hanno usato il linguaggio architettonico modernista per affermare la propria visibilità o per realizzare una frattura con un passato infelice” 1.
1
Deyan Sudjic, Architettura e potere – Come i ricchi e i potenti hanno dato forma al mondo, Laterza, Bari 2011, pp. 340, 341.
310
Il nostro autore, dopo avere documentato, con tutta la sua ricerca, che “i ricchi e i potenti si servono degli architetti “per tentare di dare forma al mondo”, nelle ultime battute del libro, dimentica in qualche modo se stesso, perché ammette l’eccezione della ribelle Barcellona e dell’Olanda di fine Novecento, per le quali l’architettura è un modo per esprimere la resistenza all’oppressione e/o mettere in mostra i valori di un Paese libero. Ed è proprio a fianco di tali Paesi che noi vogliamo porre anche il Sudtirolo contemporaneo, perché, con tutta la forza espressiva e la maestria tecnica della sua architettura, vuole dimostrare di appartenere a un territorio che si trova in una situazione politica diversa dal passato, quando si è voluto dolorosamente relegarlo in una condizione di marginalità, per esprimere oggi, con forme visibili, la propria Autonomia, conquistata dopo molta sofferenza. Nel periodo della dittatura fascista – con un processo che è continuato anche in tempi successivi –, infatti, la comunità di lingua tedesca era ritenuta una minoranza da omologare al resto del Paese: nei nomi, nei costumi, nella lingua, nel modo di costruire e in tutte le forme di espressione di una diversità che si voleva eliminare. L’Autonomia è stata acquisita dopo un lungo processo che è partito dalla fine della Prima Guerra Mondiale – quando il territorio alpino al di sotto del Brennero è stato nettamente separato dal Tirolo austriaco – e si è concluso di recente nell’ultimo decennio del secolo passato. Forse Sudjic non conosce la carica innovativa dell’architettura del Sudtirolo di questi ultimi anni, perché il suo libro è stato pubblicato nel 2005. Quindi, vogliamo scrivere noi una piccola parte di questa storia, ponendola accanto alle eccezioni di cui lui stesso ci parla, perché la sua l’architettura vuole “realizzare una frattura con un passato infelice” per essere l’espressione visibile di un tipo di democrazia più sviluppata che altrove.
4.2 Eine Gegenwidmung Architektur ist kein technischer Vorgang, obwohl Baustoffe und Bautechniken ihre Umsetzung ermöglichen. Architektur ist eine kulturelle Entscheidung, die ein Universum von Personen und Beziehungen widerspiegelt und das Umfeld, in dem wir leben, so gestaltet wie es ist. Über eine Kollegin entdeckte ich eines Tages ein aufschlussreiches Buch zu diesem Thema: Der Architekturkomplex. Monumente der Macht von Deyan Sudjic. Einerseits teile ich die Ansichten des Autors, aber andererseits sträube ich mich dagegen, die Architektur ausschließlich als Instrument der Macht zu sehen. Deshalb beginnt das Buch auf der ersten Seite mit einem Zitat des Autors und endet im letzten Kapitel mit einer Erklärung, warum ich die Leser in eine Art Gegenwidmung zu seinem Buch einbeziehen möchte. Sudjic schreibt: „Bauen ist nicht nur das Bereitstellen eines Daches über dem Kopf oder einer modernen Infrastruktur für einen Staat ... Bauen ist ein Spiegel der Ambitionen, der Unsicherheiten und Motivationen der Erbauer und deshalb auch glaubwürdig ein Spiegel von Macht, Machtstrategien, Machtverfestigung und der Auswirkung auf jene, die sie ausüben. Wie keine andere Kulturform versteht es die Architektur, den Autokraten zu glorifizieren und zu verherrlichen und den Einzelnen in der Masse untergehen zu lassen. Architektur ist die primäre und machtvollste Form der Massenkommunikation. Deshalb konnte sie sich in so vielen diktatorischen Systemen entwickeln und deshalb fasziniert sie die Mächtigen, die ihre Spuren hinterlassen wollen. Barcelona in der Zeit nach Franco und die Niederlande der 90er Jahre sind atypische Ausnahmen in der Tradition der kleinen Staaten, die die Sprache der modernistischen Architektur benutzt haben, um beachtet zu werden oder den Bruch mit einer dunklen Vergangenheit zu vollziehen” 1. Nachdem der Autor mit seiner umfassenden Recherche dokumentiert hat, dass “die Reichen und Mächtigen sich der Architekten bedienen,
um die Welt zu formen”, widerspricht er sich am Ende des Buches in gewisser Weise selbst, als er einräumt, dass das rebellische Barcelona und die Niederlande im auslaufenden 20. Jahrhunderts insofern Ausnahmen darstellten, als für sie die Architektur ein Mittel war, den Widerstand gegen die Unterdrückung auszudrücken bzw. die Werte eines freien Landes zur Schau zu stellen. Und in eine Reihe mit diesen Ländern möchten wir auch das moderne Südtirol stellen, das mit der ganzen Ausdruckskraft und dem technischen Sachverstand seiner Architektur die Zugehörigkeit zu einem Gebiet unterstreichen will, in dem die politische Lage eine andere ist als in der Vergangenheit. Damals wurde es schmerzlich in eine Randposition gedrängt, während es heute der hart erkämpften Autonomie mit sichtbaren Formen Ausdruck verleiht. Während der faschistischen Diktatur – und in einem über diese Zeit hinausgehenden Prozess – galt die deutschsprachige Gemeinschaft als Minderheit, die an den Rest des Landes angeglichen werden sollte: In ihren Namen, ihren Bräuchen, ihrer Sprache, ihrer Bauweise und ihren Ausdrucksformen einer Diversität, die man auslöschen wollte. Die Autonomie wurde nach einem langen Prozess erlangt, der am Ende des Ersten Weltkrieges begann, als das Gebiet südlich des Brenners vom österreichischen Tirol losgelöst wurde – und erst im letzten Jahrzehnt des vorigen Jahrhunderts zu Ende ging. Vielleicht kennt Sudjic die Innovationskraft der Südtiroler Architektur der letzten Jahre nicht, da sein Buch bereits 2005 erschienen ist. Deshalb wollen wir einen kleinen Teil dieser Geschichte schreiben und neben die Ausnahmen stellen, von denen Sudjic spricht. Denn die Südtiroler Architektur will „den Bruch mit einer dunklen Vergangenheit vollziehen” und sichtbarer Ausdruck einer Demokratie sein, die hier stärker entwickelt ist als anderswo.
Deyan Sudjic, Der Architekturkomplex. Monumente der Macht, Artemis & Winkler Verlag, Düsseldorf 2006.
1
311
acquista ora
Sudtirolo Architettura Michela Toni pp. 336 - Euro 35,00 ISBN 978-88963-86-3-4 formato 24x30 cm