Sudtirolo Architettura

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Michela Toni

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Le differenze di un territorio attraverso un itinerario tra costruzioni realizzate nel rispetto della normativa CasaClima Die Eigenheiten eines Gebietes am Beispiel von Geb채uden mit KlimaHaus Standard

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Sudtirolo Architettura / S체dtirol Architektur

ISBN 978-88-96386-36-1

Sudtirolo Architettura an Architektur S체dtirol

Michela Toni

Seconda edizione Zweite Auflage EdicomEdizioni



“Ciò che l’architettura fa, come nessun’altra forma di cultura, è glorificare e magnificare l’autocrate e sopprimere l’individuo all’interno della massa. Può essere considerata come la prima, e tutt’ora assai potente, forma di comunicazione di massa. Ecco perché si è sviluppata sotto così tanti sistemi politici di tipo dittatoriale, ed ecco perché affascina i potenti che aspirano a lasciare un segno: il suo impatto è tanto materiale quanto intellettuale. La Barcellona del periodo postfranchista e l’Olanda degli anni ‘90 possono essere considerate alla stregua di eccezioni atipiche, nella tradizione dei piccoli Stati che hanno usato il linguaggio architettonico modernista per affermare la propria visibilità o per realizzare una frattura con un passato infelice” 1. Ed è proprio a fianco di tali Paesi che noi vogliamo porre anche il Sudtirolo contemporaneo, perché, con tutta la forza espressiva e la maestria tecnica della sua architettura, vuole dimostrare di appartenere a un territorio che si trova in una situazione politica diversa dal passato, per essere l’espressione visibile di un tipo di democrazia più sviluppata che altrove.

Deyan Sudjic, Architettura e potere – Come i ricchi e i potenti hanno dato forma al mondo, Laterza, Bari 2011, p. 340.

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„Wie keine andere Kulturform versteht es die Architektur, den Autokraten zu glorifizieren und zu verherrlichen und den Einzelnen in der Masse untergehen zu lassen. Architektur ist die primäre und machtvollste Form der Massenkommunikation. Deshalb konnte sie sich in so vielen diktatorischen Systemen entwickeln und deshalb fasziniert sie die Mächtigen, die ihre Spuren hinterlassen wollen. Barcelona in der Zeit nach Franco und die Niederlande der 90er Jahre sind atypische Ausnahmen in der Tradition der kleinen Staaten, die die Sprache der modernistischen Architektur benutzt haben, um beachtet zu werden oder den Bruch mit einer dunklen Vergangenheit zu vollziehen” 1. Und in eine Reihe mit diesen Ländern möchten wir auch das moderne Südtirol stellen, das mit der ganzen Ausdruckskraft und dem technischen Sachverstand seiner Architektur die Zugehörigkeit zu einem Gebiet unterstreichen will, in dem die politische Lage eine andere ist als in der Vergangenheit, um sichtbarer Ausdruck einer Demokratie zu sein, die hier stärker entwickelt ist als anderswo.

Deyan Sudjic. Der Architekturkomplex. Monumente der Macht. Artemis & Winkler Verlag, Düsseldorf 2006.

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La stampa di quest’opera è stata resa possibile grazie al sostegno di: Istituto per l’Edilizia Sociale della Provincia Autonoma di Bolzano Der Druck dieses Buches erfolgte mit freundlicher Unterstützung des Instituts für sozialen Wohnbau des Landes Südtirol

@ copyright EdicomEdizioni, 2013 34074 Monfalcone (GO), via 1° Maggio, 117 www.edicomedizioni.com

@ copyright EdicomEdizioni, 2013 34074 Monfalcone (GO), via 1° Maggio, 117 www.edicomedizioni.com

Tutti i diritti sono riservati: nessun parte può essere riprodotta in alcun modo (compresi fotocopie e microfilm) senza il permesso scritto della Casa Editrice.

Alle Rechte vorbehalten: Jede Art der Verwertung (einschließlich Fotokopie und Mikrofilm) bedarf der vorherigen schriftlichen Einwilligung des Verlags.

Cover Le piante d’Autunno concept Margit Klammer, design Wolfram Pardatscher “I giardini di Castel Trauttmansdorff”, Merano

Umschlag Pflanzen im Herbst Konzept Margit Klammer, Design Wolfram Pardatscher „Die Gärten von Schloss Trauttmansdorff”, Meran

ISBN 978-88-96386-36-1 Seconda edizione maggio 2014 Stampa: Press Up – Nepi (VT)

ISBN 978-88-96386-36-1 Zweite Auflage mai 2014

Foto di Michela Toni ad eccezione delle seguenti: pp 80, 81, 82, 83, 95 Istituto per l’edilizia sociale della Provincia Autonoma di Bolzano p 204 Scuola elementare “Dr. Josef Rampold” p 222 Stefano Besse pp 246, 248, 266, 267, 269, Daria Guzzinati pp 294, 295 Camera di Commercio di Bolzano, Luca Pedrotti

Fotos von Michela Toni, mit Ausnahme folgender: S. 80, 81, 82, 83, 95 Institut für den sozialen Wohnbau des Landes Südtirol S. 204 Grundschule „Dr. Josef Rampold” S. 222 Stefano Besse S. 246, 248, 266, 267, 269, Daria Guzzinati S. 294, 295 Handelskammer Bozen, Luca Pedrotti

Michela Toni, architetto (Firenze 1979), dottore di ricerca in Tecnologie dell’Architettura (Roma 1987), è professore associato presso il Dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara, dove insegna dal 1993. Svolge attività di ricerca sugli aspetti connessi con la progettazione ambientale e l’innovazione tecnologica. michela.toni@gmail.com michela.toni@unife.it

Michela Toni, Architekt (Florenz 1979), Ph.D. in Architekturtechnologien (Rom 1987), außerordentlicher Professor an der Universität Ferrara, Fachberech Architektur, wo sie seit 1993 lehrt. Sie übt Forschungsaktivitäten in den Bereichen Umweltplanung und technologische Innovation aus. michela.toni@gmail.com michela.toni@unife.it

Druck: Press Up – Nepi (VT)


Sudtirolo Architettura S체dtirol Architektur

Le differenze di un territorio attraverso un itinerario tra costruzioni realizzate nel rispetto della normativa CasaClima

Michela Toni

Die Eigenheiten eines Gebietes am Beispiel von Geb채uden mit KlimaHaus Standard Foto Michela Toni Traduzione in tedesco / Aus dem Italienischen 체bersetzt von Denise Setton, IntrAlp Associazione Professionale

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7 Introduzione 8 Capitolo 1 Nella direzione della sostenibilità

98 2.6 Recupero edilizio 100 Edificio residenziale IPES, via Dalmazia, Bolzano 104 Complesso residenziale IPES, Millan, Bressanone

210 216 220

108 2.7 Non solo materiali, ma processi 110 Scuola forestale Latemar, Nova Levante 114 Edificio residenziale IPES, S. Nicolò, Val d’Ultimo 118 Hotel Grüner Baum, Bressanone 122 Centro Bambini Liiliput, Bressanone

225 3.5 Veicolare messaggi 226 Accademia Europea di Bolzano (EURAC), Bolzano 230 Palazzo Provinciale 11 – Edificio ex Poste, Bolzano

Centro visitatori “I giardini di Castel Trauttmansdorff”, Merano Pergola Residence, Lagundo Impianto sportivo, San Martino, Valle Aurina

10 1.1 Una storia che è iniziata molto tempo fa 12 1.2 Da adesione volontaria a norma 14 1.3 Classi e Certificazione CasaClima nel panorama di norme internazionali, nazionali, locali 18 1.4 Certificazioni di sostenibilità nell’ambito di un processo di dematerializzazione 22 Capitolo 2 Le differenze di un territorio 24 2.1 Per chi si costruisce 26 Scuola Professionale Provinciale per l’Artigianato e l’Industria, Bolzano 30 Scuola Professionale Provinciale per il Commercio, l’Artigianato e l’Industria “Christian Josef Tschuggmall”, Bressanone 34 Istituto Tecnologico, Brunico

38 40 44 48

2.2 Chi decide Scuola elementare, Novale, Laion Residenze G3D, Stegona, Brunico Complesso residenziale Rosenbach, Bolzano

126 128 132 136

2.8 Promozione aziendale Sede Ligno Alp, Nova Ponente Sede Ligno Alp, Bressanone Sede Rubner, Chienes

140 142 146 150

2.9 Primati ambientali Sede Naturalia Bau, Sinigo, Merano Sede Casa Salute, Magrè sulla Strada del Vino Cantina vinicola Pfitscher, Montagna

154 2.10 Chi progetta 156 Scuola elementare, Casteldarne 160 Casa Mair, Merano 164 Capitolo 3 Quale architettura

52 2.3 Scegliere per gli altri 54 Complesso residenziale FIRMIAN, IPES, Bolzano 58 Complesso residenziale CasaNova, IPES, Bolzano

167 3.1 Tradizione e innovazione 168 Municipio, San Lorenzo di Sebato 172 Ampliamento Chiesa dei Santi Antonio Abate e Nicolò, Laives 176 Ampliamento del cimitero di Lutago, Valle Aurina

181 3.2 Nuove relazioni funzionali 182 Scuola per l’infanzia, Monguelfo – Tesido 186 Cantina Tramin, Termeno sulla Strada del Vino

64 66 70 74

2.4 Qualità nella pratica corrente Complesso residenziale IPES, Bressanone Residenze IPES, Varna Residenze IPES, Lagundo

78 2.5 Sperimentazione tecnologica 80 Modelli per la partecipazione a gare di appalto IPES 84 Edificio residenziale IPES, Bronzolo, Bolzano 88 Edificio residenziale IPES, Maso della Pieve, Bolzano 92 Edificio residenziale IPES, San Giovanni, Valle Aurina 94 Complesso residenziale CasaNova, Cooperative di abitazione, Bolzano

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191 3.3 Contaminare tessuti 192 Scuola per l’infanzia “Maria Rast”, S. Michele, Appiano 196 Hotel Pupp, Bressanone 200 Scuola elementare” Dr. Josef Rampold”, Vipiteno 205 3.4 Inserirsi nell’ambiente naturale 206 Hotel Vigilius Mountain Resort, San Vigilio, Lana

235 236 240 244

3.6 Semplificare l’immagine di sé Pensionato Suore della Carità, Merano Edificio residenziale, Varna Casa Pescoller, Brunico

249 3.7 Scelte radicali 250 Moduli per vacanze Esserhof, Lana 254 Tenuta Manincor, Appiano 259 260 264 268

3.8 Inventare nuove tipologie Giardineria Rottensteiner, Bolzano Casa Aukenthaler, Merano Centro residenziale di cura Media Pusteria, Valdaora 272 Centrale di teleriscaldamento Mozart, Bressanone 277 278 282 286 290

3.9 Un fatto urbano Liceo Scientifico, Vipiteno Municipio, Brunico Cassa Raiffeisen, Brunico Camera di Commercio, Bolzano,

295 3.10 Rete di possibilità 296 Salewa Headquarter, Bolzano 300 Museion, Museo provinciale di arte moderna e contemporanea di Bolzano, Bolzano 306 Capitolo 4 Relazioni intense 308 4.1 Incontri 310 4.2 Una controdedica 312 Appendice 334 Bibliografia


7 Einführung

9 Kapitel 1 In Richtung Nachhaltigkeit 11 1.1 Eine Geschichte, die vor langer Zeit ihren Anfang nahm 13 1.2 Von der Freiwilligkeit zur Vorschrift 15 1.3 Klimahaus-Klassen und Zertifizierung im Rahmen internationaler, nationaler und lokaler Bestimmungen 19 1.4 Nachhaltigkeitszertifizierungen im Rahmen eines Dematerialisierungsproz esses 23 Kapitel 2 Die Eigenheiten eines Gebietes 25 2.1 Für wen wird gebaut? 28 Landesberufsschule für Handwerk und Industrie, Bozen 32 Landesberufsschule für Handel, Handwerk und Industrie „Christian Josef Tschuggmall“, Brixen 36 Technologische Fachoberschule, Bruneck

39 2.2 Wer entscheidet? 42 Grundschule, Ried, Lajen 46 Wohnanlage G3D, Stegen, Bruneck 50 Wohnanlage Rosenbach, Bozen

53 2.3 Für die Anderen entscheiden 56 Wohnanlage Firmian, WOBI, Bozen 60 Wohnanlage CasaNova, WOBI, Bozen

65 2.4 Die Qualität in der heutigen Praxis 68 WOBI-Wohnanlage, Brixen 72 WOBI-Wohnanlage, Vahrn 76 WOBI-Wohnanlage, Algund

79 2.5 Technologische Experimente 82 Modelle für die Teilnahme an WOBIAusschreibungen 86 WOBI-Wohnanlage, Branzoll, Bozen 90 WOBI-Wohnanlage, Pfarrhof, Bozen 93 WOBI-Wohnanlage, St. Johann, Ahrntal

96 Wohnanlage CasaNova, Wohnbaugenossenschaften, Bozen 99 2.6 Gebäudesanierung 102 WOBI-Wohnanlage, Bozen 107 WOBI-Wohnanlage, Milland, Brixen 109 2.7 Nicht nur Baustoffe, sondern auch Verfahren 112 Forstschule Latemar, Ausbildungszentrum für Forst, Jagd und Umwelt, Welschnofen 116 WOBI-Wohnanlage, St. Nikolaus, Ultental 120 Hotel Grüner Baum, Brixen 124 Kinderhort Lilliput, Brixen 127 2.8 Unternehmenswerbung 130 LignoAlp-Firmengebäude, Deutschnofen 134 LignoAlp-Firmensitz, Brixen 138 Rubner Center, Kiens 141 2.9 Umweltauszeichnungen 144 Naturalia-Bau-Firmensitz, Sinich, Meran 148 Casa Salute-Firmensitz, Margreid 153 Weinkellerei Pfitscher, Montan 155 2.10 Wer plant? 159 Grundschule, Ehrenburg 162 Haus Mair, Meran 165 Kapitel 3 Welche Architektur 167 3.1 Tradition und Innovation 170 Rathaus, St. Lorenzen 174 Erweiterung der Kirche zu den heiligen Antonius Abt und Nikolaus, Leifers 178 Friedhofserweiterung, Luttach, Ahrntal 181 3.2 Neue funktionelle Verbindungen 184 Kindergarten, Welsberg-Taisten 188 Weinkellerei Tramin, Tramin

208 Hotel Vigilius, Mountain Resort, St. Vigiljoch, Lana 212 Besucherzentrum „Die Gärten von Schloss Trauttmansdorff”, Meran 218 Pergola Residence, Algund 222 Sportanlage, St. Martin, Ahrntal 225 3.5 Botschaften vermitteln 228 Europäische Akademie Bozen (EURAC), Bozen 232 Landhaus XI, Ex-Postgebäude, Bozen 235 3.6 Das Selbstbild vereinfachen 238 Wohnhaus Barmherzige Schwestern, Meran 242 Wohnhaus, Vahrn 246 Haus Pescoller, Bruneck 249 3.7 Drastische Entscheidungen 253 Ferienhäuser Esserhof, Lana 256 Weingut Manincor, Kaltern 259 3.8 Neue Typologien erfinden 262 Gärtnerei Rottensteiner, Bozen 266 Dachwohnung Aukenthaler, Meran 270 Wohn-und Pflegeheime Mittleres Pustertal, Olang 274 Fernwärmekraftwerk Mozart, Brixen 277 3.9 Ein städtisches Phänomen 280 Realgymnasium, Sterzing 284 Rathaus, Bruneck 288 Raiffeisenkasse, Bruneck 292 Handelskammer, Bozen 295 3.10 Möglichkeiten der Vernetzung 298 Salewa Headquarter, Bozen 302 Museion-Museum für moderne und zeitgenössische Kunst Bozen, Bozen 307 Kapitel 4 Intensive Beziehungen

191 3.3 Gefüge kontaminieren 194 Kindergarten „Maria Rast”, St. Michael, Eppan 198 Hotel Pupp, Brixen 202 Grundschule „Dr. Josef Rampold”, Sterzing

312 Anhang

205 3.4 Eingefügt in die Naturlandschaft

335 Bibliographie

309 4.1 Begegnungen 311 4.2 Eine Gegenwidmung

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Introduzione

Einführung

Il testo tende a costruire il filo unificante di un percorso mentale che, agli occhi di chi si trova ad incontrare il Sudtirolo attraverso un certo numero di interventi costruttivi dei tempi più recenti, svela, non solo la cultura architettonica di questo territorio, ma, più estesamente, il rapporto delle persone con il proprio ambiente di vita: con la storia lontana e quella più vicino a noi, le risorse locali, la natura da rispettare, le attività economiche e produttive da sviluppare, le abilità da tramandare tra le generazioni, la gestione della cosa pubblica e degli interessi privati ed altri aspetti ancora, connessi anche con il modo di concepire l’autonomia e le relazioni con il governo centrale, che segnano il livello dello sviluppo della democrazia raggiunto in una realtà che presenta elementi di forte diversità rispetto ad altre zone del Paese. Muovendosi in un territorio fisico e mentale come quello che si vuole mettere in luce, si comprende perciò chiaramente che le architetture di cui si parla nel presente libro, oltre che per le loro intrinseche qualità – simboliche, formali, tecnologiche, di adeguamento allo scopo o di altro genere –, sono inserite nel testo in quanto particolarmente adatte ad una riflessione sul contesto socio-politico e culturale a cui appartengono. Molte altre realizzazioni di cui si dovrebbe parlare sono escluse per le inevitabili limitazioni dovute dallo spazio disponibile nel libro. A livello più generale, una riflessione di questo tipo porta anche a soffermarsi sugli scopi dell’architettura. L’arte di costruire edifici, infatti, non dovrebbe produrre oggetti che nascono esclusivamente per la contemplazione estetica, anche se, in molti casi, l’architettura è presentata in riviste specializzate per l’appartenenza a tendenze progettuali emergenti che ne enfatizzano le caratteristiche formali. Un approccio per qualche verso simile è anche quello che, su rotocalchi di grande diffusione, fa crescere l’idea dell’architettura come oggetto di consumo, che modifica la propria pelle a seconda della moda, consolidando un concetto di bellezza non sempre legato all’opportunità, più o meno riuscita, che una costruzione possa offrire di vivere liberi e felici. Il filo che si vuole presentare nel libro, invece, unifica elementi di tensione opposta, che emergono in Sudtirolo, in situazioni in cui l’architettura, lontano dal volere essere una realtà materiale valida di per sé, è un fatto urbano, cioè uno spazio che diventa vivo con la presenza delle persone e delle relazioni che vi si intrecciano; spazio coperto o aperto, passaggio voltato o interrato, sospeso o incassato, su cui si sosta, si sale, si scende, ci si sposta, dove si costruisce un tessuto di rapporti che diventano possibili. Perciò, se al momento attuale il motivo contingente per interessarsi a questa zona del Paese sono le elevate prestazioni energetiche, che le costruzioni raggiungono per rispettare una normativa voluta dall’Amministrazione locale in anticipo rispetto alle altre Regioni italiane, venire a contatto con questo territorio si trasforma in un’esperienza molto più complessa di quanto si possa credere pensando di circoscriverla a un fatto tecnico. Guardare al Sudtirolo per la vasta esperienza accumulata attorno al tema della sostenibilità offre infatti l’occasione di osservare che le alte prestazioni tecnologiche ed ambientali raggiunte in numerose costruzioni di tutte le tipologie, appartenenti a proprietà pubblica e privata, e l’elevata qualità che caratterizza l’architettura sono possibili perché questo territorio esprime una cultura diversa da quella di altre zone del Paese. Ed è di questo che si vuole trattare nel testo, perché stimola riflessioni ed apre speranze su possibili strade da seguire anche altrove.

Das Buch bildet den verbindenden roten Faden auf einer geistigen Reise, die dem Betrachter Südtirol anhand einer Anzahl von Bauten aus der jüngeren Zeit nahe bringt und dabei nicht nur die Architekturkultur dieses Gebietes offenbart, sondern im weiteren Sinne auch die Verbundenheit der Me nschen mit ihrem Lebensumfeld: mit der älteren und neueren Geschichte, den lokalen Ressourcen, der Achtung der Natur, der Entwicklung der Wirtschafts- und Produktionstätigkeiten, den von Generation zu Generation weitergegebenen Fähigkeiten, der Gestaltung des öffentlichen und privaten Lebens sowie weiteren Aspekten, die auch mit der Art und Weise zusammenhängen, wie die Autonomie und die Beziehungen zur Zentralregierung konzipiert werden, als Ausdruck des Entwicklungsgrads der Demokratie in einem Gebiet, das sich stark von anderen Teilen Italiens unterscheidet. Wenn man sich in einer wie hier beschriebenen physischen und geistigen Umgebung bewegt, wird einem schnell klar, dass die vorgestellten Bauten – neben ihren symbolischen, formalen und technologischen Eigenschaften und ihrer Adaptierbarkeit – in das Buch aufgenommen wurden, weil sie für eine Reflexion über den soziopolitischen und kulturellen Kontext, in den sie sich einfügen, besonders gut geeignet sind. Viele andere nennenswerte Gebäude bleiben dagegen aus Platzgründen unerwähnt. In einer allgemeineren Weise befasst sich eine solche Reflexion auch mit dem Zweck der Architektur. Die Baukunst sollte nämlich keine Objekte schaffen, die ausschließlich der ästhetischen Betrachtung dienen, obwohl die Architektur in Fachzeitschriften vielfach präsentiert wird, weil sie neue Planungstrends verkörpert, die ihre formalen Eigenschaften betonen. Ein in gewisser Weise ähnlicher Ansatz ist derjenige, der in auflagenstarken Magazinen die Architektur zunehmend als Konsumgut und als wechselnden Modetrend darstellt und damit einen Schönheitsbegriff schafft, der nicht unbedingt etwas über ein mehr oder weniger gelungenes Gebäude aussagt, in dem man frei und glücklich leben kann. Der rote Faden des Buches verbindet dagegen unterschiedliche Spannungselemente, die in Südtirol dort sichtbar werden, wo die Architektur nicht als eine für sich stehende materielle Realität verstanden wird, sondern ein „fatto urbano“, ein städtebauliches Phänomen ist, das heißt ein Ort, der durch die dort anwesenden Menschen und ihre Beziehungen zum Leben erweckt wird, eine überdachte oder offene Fläche, eine gewölbte oder unterirdische Passage, wo man stehen bleibt, auf und ab geht, sich bewegt und wo man ein Netz von möglich werdenden Beziehungen knüpft. Obwohl der eigentliche Grund, warum man sich aktuell für diesen Landesteil interessiert, die hohe Gesamtenergieeffizienz ist, die bei Gebäuden erreicht wird, um Vorschriften einzuhalten, die von der lokalen Verwaltung früher als in anderen italienischen Regionen eingeführt wurden, so wird der Kontakt mit diesem Gebiet doch zu einer viel komplexeren Erfahrung, als man es aus rein technischer Sicht vermuten würde. Denn der Blick auf Südtirol und seine große Erfahrung im Bereich der Nachhaltigkeit bietet Gelegenheit festzustellen, dass die hohen technologischen und ökologischen Standards, die in zahlreichen öffentlichen und privaten Gebäuden aller Arten erzielt werden, und die hohe Qualität der Architektur deshalb möglich sind, weil hier eine andere Kultur als in anderen Landesteilen herrscht. Und in dem Buch geht es genau um dieses Thema, weil es zu Überlegungen anregt und Hoffnungen weckt für mögliche Lösungswege, die auch anderswo verfolgt werden können.

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Scuola elementare, Novale, Laion Grundschule, Ried, Lajen TV- Trojer Vonmetz Architekten A Novale, frazione del Comune di Laion, si presentava l’esigenza di avere una scuola elementare con spazi più ampi e funzionali di quelli della vecchia struttura; perciò, si prospettava la possibilità di accorpare le funzioni scolastiche del piccolo centro con quelle del capoluogo per concentrare le spese, oppure, in alternativa, di ampliare e ristrutturare la scuola della frazione o addirittura di demolirla e ricostruirla. Il sindaco di allora, Engelbert Grünberger, racconta che la sua seconda elezione si è basata sull’accoglimento di due progetti, il primo dei quali riguardava proprio la realizzazione di una piccola nuova scuola 1 nella frazione di Novale del Comune di Laion per rispettare la qualità della vita delle persone; il secondo era la costruzione di un impianto di teleriscaldamento alimentato dal cippato dei boschi, una risorsa del territorio da valorizzare per migliorare la qualità dell’ambiente. Riguardo alla scuola, i cittadini hanno accolto positivamente la proposta del candidato sindaco, perché ricostruirla vicino alle proprie case ha significato non costringere gli scolari a spostarsi al mattino presto in autobus su ripide strade di montagna, innevate o ghiacciate in inverno, per recarsi in una scuola più lontana. Con la nuova costruzione, riedificata nella frazione, infatti, le famiglie possono continuare a vedere i bambini giocare nel prato davanti alla scuola; e i genitori, impegnati nelle attività agricole nella campagna circostante, possono persino scorgere i propri figli seduti ai banchi dietro la grande vetrata delle nuove aule, rivolta verso i campi. Il progetto della scuola rende concreta l’idea di un’architettura essenziale, che si inserisce nell’ambiente utilizzando un linguaggio attuale. La struttura è una finestra che si apre al sole, adattandosi allo spazio in cui sorge nel declivio del terreno; non si mimetizza. Una soluzione felice, dimostrato dal fatto che i bambini che trascorrevano la giornata nella vecchia scuola, in un primo momento preoccupati per la sua demolizione, poi si sono affezionati ancora di più a quella nuova e l’hanno acquisita come la propria casa. Dall’architettura della tradizione non riprende in maniera puntuale gli elementi morfologici, ma ripropone l’intonaco bianco, la struttura in legno delle falde della copertura, la pietra, il legno degli infissi, distillando tali elementi in una forma minima, quasi astratta: l’idea di un grande occhio sul paesaggio che fa da riparo per gli scolari, aprendosi all’esterno come una balconata. Questa concezione di architettura ambientale modella anche l’interno, in cui è mantenuto il dislivello della collina, reso fruibile dalla scala che attraversa perpendicolarmente tutta la scuola. Le grandi finestre a sud si estendono tra un livello e l’altro dell’edificio per fare entrare i raggi solari quando è freddo, ma l’elemento archi-

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tettonico che le incornicia lo impedisce quando la temperatura esterna si alza; il davanzale a piano terra diventa un piano di lavoro su cui scrivere e colorare alla luce e al calore del sole. Sul fronte opposto, verso la montagna e il nucleo di case della frazione, sono previste pochissime aperture; ma la scuola non è chiusa in se stessa, perché il prolungarsi all’indietro delle pareti trasversali della costruzione forma uno spazio urbano per incontrarsi, il cui perno simbolico è una fontana, proprio come quelle che si trovano lungo i sentieri di montagna, attorno alla quale i bambini possono giocare anche fuori dell’orario di scuola. Si tratta della prima scuola italiana ad energia passiva, che raggiunge la classe energetica CasaClima Oro+. I pannelli fotovoltaici installati, oltre a soddisfare il fabbisogno della scuola, consentono di fornire energia elettrica anche ad altre utenze, divenendo il primo edificio pubblico che produce più di quanto consuma. 1

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In Ried, einer Fraktion der Gemeinde Lajen, wurde eine größere und funktionalere Grundschule gebraucht. Deshalb wurde die Möglichkeit in Betracht gezogen, die Schule des kleinen Ortes mit denen des Hauptortes zusammenzulegen, um Kosten zu sparen bzw. alternativ dazu die Schule der Fraktion zu vergrößern und zu sanieren oder sogar abzureißen und neu zu bauen. Der damalige Bürgermeister Engelbert Grünberger berichtet, dass seine Wiederwahl von der Genehmigung zweier Projekte abhing. Das erste betraf den Bau einer kleinen, neuen Schule im Lajener Ried 1, um die Lebensqualität der dort lebenden Menschen zu erhalten, das zweite Projekt war der Bau eines Fernheizkraftwerkes, das durch Hackgut aus den Wäldern, einer lokalen Ressource, betrieben wird, um die Umweltqualität zu verbessern. Das vom Kandidaten für das Bürgermeisteramt vorgeschlagene Bauvorhaben der Schule wurde von den Bürgern positiv aufgenommen, denn ein Schulneubau in der Nähe der eigenen Wohnhäuser bedeutet, dass die Kinder nicht früh morgens im Schulbus auf den steilen Bergstraßen, die im Winter zudem noch verschneit oder vereist sind, zu einer weiter entfernt liegenden Schule fahren müssen. Mit dem Neubau in der Fraktion können die Familien weiterhin ihren Kindern beim Spielen auf der Wiese vor der Schule zusehen, und die Eltern, die auf den umliegenden Feldern ihrer landwirtschaftlichen Tätigkeit nachgehen, können ihre Kinder sogar durch die großen, auf die Felder hinausgehenden Fenster in den neuen Klassenräumen an ihren Tischen sitzen sehen.

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Im Projekt der Schule nimmt der Gedanke einer essentiellen Architektur, die sich in die Umgebung einfügt und sich dabei einer modernen Ausdrucksform bedient, konkrete Gestalt an. Der Bau ist wie ein Fenster, das sich der Sonne öffnet und sich dem es umgebenden abfallenden Gelände anpasst, auf dem er steht, aber er versteckt sich nicht. Eine geglückte Lösung, die sich auch darin zeigt, dass die Kinder, die zunächst über den Abriss der alten Schule besorgt waren, später jedoch ihre neue Schule umso stärker liebgewannen, so dass diese inzwischen wie ein zweites Zuhause für sie ist. Nicht alle Formelemente wurden getreu der traditionellen Architektur übernommen, allerdings wurden der weiße Putz, die Holztragkonstruktion der Dachflächen, der Stein und das Holz der Fensterrahmen aufgegriffen und minimalistisch, fast abstrakt gestaltet: der Gedanke eines großen Auges, das in die Landschaft blickt, den Schülern als Schutz dient und sich wie ein langer Balkon nach außen öffnet. Diese Vorstellung von Raumarchitektur gestaltet auch die Innenräume, in denen der Höhenunterschied des Hangs beibehalten und durch die Treppe überwunden wird, die quer zum Hang durch die gesamte Schule führt. Die großen Fenster auf der Südseite erstrecken sich zwischen den zwei Ebenen des Gebäudes, um das Sonnenlicht eintreten zu lassen, wenn es kalt ist; sobald aber die Außentemperatur steigt, wird dies durch das die Fenster rahmende Bauelement verhindert. Der Fenstersims im Erdgeschoss wird zu einer Arbeitsplatte, auf der man in der warmen Sonne schreiben und malen kann.


Auf der anderen Seite in Richtung Berg und Häuser der Fraktion gibt es nur sehr wenige Öffnungen, aber die Schule ist nicht in sich abgeschlossen, weil die nach hinten strebenden Verlängerungen der Querwände des Baus einen urbanen Raum bilden, in dem man sich treffen kann und dessen symbolischer Mittelpunkt ein Brunnen ist, genau wie jene, die man an den Wanderwegen in den Bergen findet und um den herum die Kinder auch vor oder nach dem Unterricht spielen können.

Es ist die erste italienische Passivhausschule, die die Energieklasse KlimaHaus Gold+ erreicht. Die installierten Photovoltaikmodule decken nicht nur den Energiebedarf der Schule, sondern bieten die Möglichkeit, noch weitere Abnehmer mit Strom zu versorgen. Damit ist die Schule das erste öffentliche Gebäude, das mehr Energie erzeugt, als es verbraucht. 1

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Complesso residenziale IPES, Bressanone WOBI-Wohnanlage, Brixen Wilfried Moroder

A Bressanone, con il suo intervento, IPES si è inserito nella storia particolare dello sviluppo urbanistico del centro altoatesino, che, nel susseguirsi di diverse fasi di crescita, ha cercato un equilibrio nelle relazioni reciproche tra le nuove zone che si andavano infrastrutturando e tra queste e il resto della città; per farlo, ha elaborato un Piano di coordinamento in cui si è sperimentata la possibilità di collegare tra di loro le nuove costruzioni e di connetterle con gli spazi pubblici predefinendo alcuni elementi fissi per gli edifici da realizzare, come la presenza e il posizionamento di porticati e sottopassaggi, l’ubicazione delle rampe delle autorimesse interrate, la quota degli ingressi degli edifici, il posizionamento dei collegamenti verticali. Per questo, i criteri urbanistici in base ai quali sono state edificate le nuove zone residenziali di Bressanone alla fine del secolo passato hanno influenzato fortemente la morfologia dell’edificato. Nell’organismo che l’Istituto per l’edilizia sociale ha realizzato all’inizio del Duemila, il progettista ha fatto proprie le scelte tipologiche sostenute dall’amministrazione ideando un impianto formato da costruzioni in linea a tre e a quattro livelli che delineano i percorsi principali, ma che talvolta cambiano direzione per formare spazi aperti che generano un senso di comunità. Poi, all’interno di un impianto così concepito, ha ricercato una soluzione architettonica coerente con il Piano urbanistico. In pratica, la costruzione di 32 nuove unità abitative rappresenta un progetto pilota su cui l’Istituto ha investito per contribuire a realizzare una

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nuova parte della città che abbia un’elevata qualità insediativa. Infatti, nel progetto non ci si è limitati a consolidare scelte e competenze tecniche acquisite nella pratica costruttiva di molti anni, ma ci si è posti in anticipo rispetto a quanto è poi diventato un patrimonio di conoscenze comune alcuni anni dopo, come la valorizzazione delle risorse naturali e il rispetto dell’ambiente, ottenuti con un’ottimizzazione dell’orientamento e delle prestazioni energetiche e l’allacciamento al teleriscaldamento. La qualità del costruito si è sviluppata anche in elementi dell’impianto tipologico che favoriscono la vivibilità degli spazi abitativi degli alloggi, degli ambienti comuni e del verde per permettere le relazioni tra le persone, favorita anche dalla adesione alle scelte urbanistiche che hanno portato alla separazione dei percorsi pedonali rispetto a quelli carrabili; alla liberazione di spazi per il verde grazie alla realizzazione di parcheggi in interrato; all’affacciamento sugli spazi comuni di balconi privati molto ampi, configurati come vere e proprie stanze all’aperto, ma protette da doghe in larice per ottenere anche riservatezza. In più, per raggiungere una perfetta rispondenza tra il risultato finale e le indicazioni di progetto, IPES ha modificato il proprio modo di procedere, attribuendo al progettista dell’intervento sia il compito di Responsabile del progetto, sia quello di Direttore dei lavori, compiti che invece sono solitamente gestiti dall’Istituto attraverso i propri tecnici.


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In Brixen hat sich das WOBI mit seiner Wohnanlage in die besondere Geschichte der städtebaulichen Entwicklung der Stadt eingefügt, die in den diversen, aufeinander folgenden Wachstumsphasen versucht hat, ein Gleichgewicht in den Wechselbeziehungen zwischen den verschiedenen, langsam erschlossenen Neubaugebieten und zwischen den Neubaugebieten und der übrigen Stadt zu finden. Hierfür wurde ein Koordinierungsplan erarbeitet, in dem die Möglichkeit erprobt wird, die Neubauten untereinander und mit dem öffentlichen Raum zu verbinden, indem einige feste Elemente für die zu errichtenden Gebäude vorgegeben wurden, wie z. B. die Präsenz und Lage von Bogengängen und Unterführungen, die Lage der Zufahrtsrampen zu den Tiefgaragen, die Höhe der Hauseingänge und die Lage der senkrechten Verbindungselemente. Deshalb haben die städtebaulichen Kriterien, auf

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deren Grundlage die neuen Wohngebiete in Brixen im späten 20. Jahrhundert gebaut wurden, die Gestaltung der Gebäude stark beeinflusst. In der Anlage, die das Wohnbauinstitut zu Beginn des 21. Jahrhunderts realisiert hat, hat der Planer die von der Verwaltung unterstützten Typologievorgaben aufgegriffen und eine Anlage aus linear angeordneten drei- und viergeschossigen Wohnhäusern entworfen, die die Hauptwege begrenzen, manchmal aber die Richtung ändern und offene Räume bilden, die einen Gemeinschaftssinn erzeugen. In einer so konzipierten Anlage wurde dann eine architektonische Lösung gefunden, die dem Bauleitplan entsprach. Der Bau von 32 neuen Wohneinheiten war ein Pilotprojekt, in das das WOBI investiert hat, um einen Beitrag zur Realisierung eines neuen Stadtteils


mit hoher Siedlungsqualität zu leisten. So hat man sich in dem Projekt nicht einfach darauf beschränkt, die im Laufe vieler Jahre Bautätigkeit erworbenen Fachkompetenzen und Lösungen zu konsolidieren, sondern das Wohnbauinstitut hat eine Vorreiterrolle eingenommen in Bezug darauf, was einige Jahre später allgemeiner Kenntnisstand werden sollte, wie zum Beispiel die Nutzung natürlicher Ressourcen und der Umweltschutz, die mit einer Optimierung der Gebäudeausrichtung und der Gesamtenergieeffizienz und dem Anschluss an das Fernwärmenetz erreicht werden. Die Gebäudequalität wurde auch in beziehungsfördernden Elementen des Anlagengrundrisses weiterentwickelt, die die Wohn- und Lebensqualität der Wohnbereiche in den Wohnungen, der Gemeinschaftsbereiche und der Grünanlagen unter anderem durch städtebauliche Entscheidungen

begünstigen, die zur Trennung von Fußwegen und Straßen geführt haben, sowie durch die Freihaltung von Raum für Grünbereiche dank des Baus von Tiefgaragen und dadurch, dass sehr großzügige private Balkone auf die Gemeinschaftsbereiche hinausgehen, die wie Zimmer im Freien angelegt, aber, eine gewisse Privatsphäre sicherstellend, durch Lärchenholzlatten geschützt sind. Außerdem hat das WOBI seine eigene Vorgehensweise geändert, um eine vollkommene Entsprechung von Endergebnis und Projektvorgaben zu erreichen, und hat dem Planer des Bauvorhabens sowohl die Projektsteuerung als auch die Bauleitung übertragen – Aufgaben, die sonst normalerweise direkt vom Wohnbauinstitut mit eigenen Fachleuten wahrgenommen werden.

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Sede LignoAlp, Bressanone LignoAlp-Firmensitz, Brixen Modus Architects (Sandy Attia, Matteo Scagnol) Una scultura abitata è la nuova sede di LignoAlp a Bressanone, quasi zoomorfa nella capacità di mutare il suo aspetto esterno sotto diverse condizioni di illuminazione e di inglobare cavità e terminali impiantistici al suo interno. Che raggiungere le prestazioni energetiche di CasaClima Gold – poi integrato dalla certificazione CasaClima Work & Life, dedicata a strutture per uffici e servizi – non sia limitante per l’invenzione architettonica, questo edificio giocoso lo mostra molto efficacemente. Dispiace solo che non sia possibile arrampicarsi sulle ondulazioni della facciata in sottili elementi in legno lamellare per osservare il movimento conclusivo dell’edificio sulla copertura. Da terra, però, si può cogliere la dinamica del processo ideativo che ha portato a questa architettura, che si appoggia al di sopra di un brutale basamento di cemento con un movimento ondulatorio che sembra generato da un calore interno pronto ad implodere: la luce fa vibrare il colore cangiante delle lamelle in legno e plasma le forme in maniera irregolare, mettendo in mostra lo stretto legame tra cemento e legno con le tracce delle casseforme incise nello zoccolo, come se la materia vegetale non avesse del tutto abbandonato la massa a cui ha dato forma neppure dopo la presa, cosicché la costruzione appare come il risultato di una trasformazione in atto, sviluppando quindi un concetto del tutto inusuale per un edificio realizzato in legno, portando molto lontano dall’idea di un manufatto scontato, con un impatto formale rassicurante. La sede di LignoAlp è invece un’architettura che vuole aprire a possibilità insondate, che richiama alla mente le strutture corrose dagli elementi e abbandonate nelle praterie di Oltreoceano dalla discendenza dell’architettura organica del Novecento. L’edificio è infatti interamente realizzato in legno per permettere esperimenti su un materiale di cui si vuole sviluppare la plasmabilità, come a volere ricostruirne la materia organica della massa legnosa che, in natura, con i suoi cerchi di crescita dalle linee sottili, genera un’incredibile potenza plastica. L’interno è un’altra scoperta di come ci si possa spingere in avanti in una costruzione tutta in legno: dalla struttura a telaio delle pareti perimetrali, chiusa dall’esterno da lamelle ondulate di legno, ai pannelli portanti in legno multistrato in strati intrecciati dei setti interni, che dimostrano persino di potere sostenere la gabbia dell’ascensore senza usare calcestruzzo; dai solai in tavole portanti di legno, che disegnano geometrie scalettate che ripetono anche all’interno il movimento ondulatorio dell’esterno, ad altri solai con soluzioni organiche come arnie, con tane scavate per l’illuminazione diffusa o incise per farne uscire terminali estroflessi per la luce diretta. Trattando della luce artificiale, poi, altri ambienti sono illuminati da lampade simili a trucioli giganti, appese all’intradosso di solai che sembrano gonfiarsi nel legno. Ed anche qui, nulla che faccia ripensare agli stereotipi di accoglienti interni in massello, perché si è di fronte a una architettura che diventa concreta sperimentazione artistica.

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Der neue Firmensitz von LignoAlp in Brixen ist eine fast zoomorphe, bewohnte Skulptur, deren Äußeres sich bei unterschiedlichem Lichteinfall verändert und die in ihrem Inneren Haustechnikterminals und – räume umschließt. Dass der Energiestandard KlimaHaus Gold – ergänzt durch die Zertifizierung KlimaHaus Work & Life für Büro- und Dienstleistungsgebäude – der architektonischen Fantasie keine Grenzen setzt, zeigt dieses spielerische Gebäude sehr wirkungsvoll. Es ist nur schade, dass man nicht auf die Fassadenwölbungen aus dünnen Brettschichtholzelem enten klettern kann, um die abschließende Bewegung des Gebäudes auf dem Dach zu betrachten. Vom Boden aus kann man jedoch einen anderen Aspekt der Dynamik des Gestaltungsprozesses wahrnehmen, der zu diesem Gebäude geführt hat, das mit einer wellenförmigen Bewegung, die durch die jederzeit implodierbereite innere Wärme erzeugt zu werden scheint, auf einem dicken Betonsockel ruht: Das Licht lässt die schillernde Farbe der Holzlamellen vibrieren und gestaltet die Formen auf unregelmäßige Art und Weise, wobei die enge Verbindung zwischen Zement und Holz und den im Sockel eingeritzten Spuren der Schalungen zur Schau gestellt wird, als wenn die pflanzliche Materie die Masse, die durch sie geformt wurde, nicht mal nach dem Abbinden verlässt. Der Bau wirkt also wie das Ergebnis einer stattfindenden Veränderung, wobei ein vollkommen ungewöhnliches Konzept für ein Holzhaus entwickelt wird, das sich von der Idee eines gewöhnlichen Holzhauses weit entfernt und eine beruhigende Formwirkung hat. Der Firmensitz von LignoAlp ist aber ein Gebäude, das unerforschte Möglichkeiten erkunden möchte und an die verwitterten und verlassenen Häuser in der Prärie in Übersee und an die Abstammung von der organischen Architektur des 20. Jahrhunderts erinnert. Das Gebäude ist vollkommen aus Holz errichtet, um mit einem Baustoff experimentieren zu können, dessen Gestaltbarkeit weiterentwickelt werden soll, so als ob die organische Materie des Holzes rekonstruiert werden soll, die in der Natur mit ihren dünnen Wachstumsringen eine unglaublich plastische Kraft entfaltet. Der Innenbereich ist eine weitere Entdeckung, die zeigt, wie weit man bei einem Holzhaus gehen kann: vom Rahmentragwerk der Außenwände, das von außen durch gewellte Holzlamellen abgeschlossen wird, bis zu den tragenden Mehrschichtplatten aus Holz, die in den ineinander verschränkten Schichten der inneren Trennwände zeigen, dass sie sogar den Fahrstuhlschacht tragen können, ohne dafür Beton zu brauchen; von den Decken aus tragenden Holzbohlen, die eine gestufte Geometrie entwerfen und die äußere wellenförmige Bewegung auch innen wiederholen, bis zu den anderen Decken mit organischen Lösungen wie Bienenstöcke, mit eingelassenen Nischen für die diffuse Beleuchtung oder auch mit Einschnitten, um Auslässe für nach außen gerichtete Punkte für das direkte Licht zu schaffen. Was das künstliche Licht betrifft, werden andere Bereiche mit riesigen Holzspänen ähnelnden Leuchten erhellt, die an der Leibung der Decken hängen, die im Holz anzuschwellen scheinen. Und auch hier erinnert nichts an den Stereotyp gemütlicher Innenräume aus Massivholz, weil es sich um eine Architektur handelt, die zum konkreten, künstlerischen Experiment wird.

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4.2 Una controdedica L’architettura non è un fatto tecnico, anche se materiali e tecnologie costruttive permettono di realizzarla. L’architettura è una scelta culturale, che riflette un universo di soggetti e relazioni che rendono così come è l’ambiente in cui si vive. Un giorno una collega mi ha fatto conoscere un libro illuminante in questa direzione, Architettura e potere – Come i ricchi e i potenti hanno dato forma al mondo di Deyan Sudjic, ed io ho trovato un motivo di condivisione con quanto l’autore scrive, una condivisione che, però, è diventata una sorta di opposizione alla visione di una architettura esclusivamente funzionale al potere; per cui il lavoro, nella prima pagina, si apre con un suo brano e, nell’ultimo capitolo, si chiude cercando di spiegare perché si vuole coinvolgere il lettore in una sorta di controdedica al suo libro. Scrive Sudjic: “Costruire non significa soltanto allestire concretamente un riparo o realizzare le moderne infrastrutture di uno Stato... Riflette le ambizioni, le insicurezze e le motivazioni di coloro che costruiscono, e perciò rispecchia fedelmente la natura del potere, le sue strategie, le sue consolazioni e il suo impatto proprio su coloro che ne manovrano le leve. Ciò che l’architettura fa, come nessun’altra forma di cultura, è glorificare e magnificare l’autocrate e sopprimere l’individuo all’interno della massa. Può essere considerata come la prima, e tutt’ora assai potente, forma di comunicazione di massa. Ecco perché si è sviluppata sotto così tanti sistemi politici di tipo dittatoriale, ed ecco perché affascina i potenti che aspirano a lasciare un segno: il suo impatto è tanto materiale quanto intellettuale. La Barcellona del periodo postfranchista e l’Olanda degli anni ‘90 possono essere considerate alla stregua di eccezioni atipiche, nella tradizione dei piccoli Stati che hanno usato il linguaggio architettonico modernista per affermare la propria visibilità o per realizzare una frattura con un passato infelice” 1.

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Deyan Sudjic, Architettura e potere – Come i ricchi e i potenti hanno dato forma al mondo, Laterza, Bari 2011, pp. 340, 341.

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Il nostro autore, dopo avere documentato, con tutta la sua ricerca, che “i ricchi e i potenti si servono degli architetti “per tentare di dare forma al mondo”, nelle ultime battute del libro, dimentica in qualche modo se stesso, perché ammette l’eccezione della ribelle Barcellona e dell’Olanda di fine Novecento, per le quali l’architettura è un modo per esprimere la resistenza all’oppressione e/o mettere in mostra i valori di un Paese libero. Ed è proprio a fianco di tali Paesi che noi vogliamo porre anche il Sudtirolo contemporaneo, perché, con tutta la forza espressiva e la maestria tecnica della sua architettura, vuole dimostrare di appartenere a un territorio che si trova in una situazione politica diversa dal passato, quando si è voluto dolorosamente relegarlo in una condizione di marginalità, per esprimere oggi, con forme visibili, la propria Autonomia, conquistata dopo molta sofferenza. Nel periodo della dittatura fascista – con un processo che è continuato anche in tempi successivi –, infatti, la comunità di lingua tedesca era ritenuta una minoranza da omologare al resto del Paese: nei nomi, nei costumi, nella lingua, nel modo di costruire e in tutte le forme di espressione di una diversità che si voleva eliminare. L’Autonomia è stata acquisita dopo un lungo processo che è partito dalla fine della Prima Guerra Mondiale – quando il territorio alpino al di sotto del Brennero è stato nettamente separato dal Tirolo austriaco – e si è concluso di recente nell’ultimo decennio del secolo passato. Forse Sudjic non conosce la carica innovativa dell’architettura del Sudtirolo di questi ultimi anni, perché il suo libro è stato pubblicato nel 2005. Quindi, vogliamo scrivere noi una piccola parte di questa storia, ponendola accanto alle eccezioni di cui lui stesso ci parla, perché la sua l’architettura vuole “realizzare una frattura con un passato infelice” per essere l’espressione visibile di un tipo di democrazia più sviluppata che altrove.


4.2 Eine Gegenwidmung Architektur ist kein technischer Vorgang, obwohl Baustoffe und Bautechniken ihre Umsetzung ermöglichen. Architektur ist eine kulturelle Entscheidung, die ein Universum von Personen und Beziehungen widerspiegelt und das Umfeld, in dem wir leben, so gestaltet wie es ist. Über eine Kollegin entdeckte ich eines Tages ein aufschlussreiches Buch zu diesem Thema: Der Architekturkomplex. Monumente der Macht von Deyan Sudjic. Einerseits teile ich die Ansichten des Autors, aber andererseits sträube ich mich dagegen, die Architektur ausschließlich als Instrument der Macht zu sehen. Deshalb beginnt das Buch auf der ersten Seite mit einem Zitat des Autors und endet im letzten Kapitel mit einer Erklärung, warum ich die Leser in eine Art Gegenwidmung zu seinem Buch einbeziehen möchte. Sudjic schreibt: „Bauen ist nicht nur das Bereitstellen eines Daches über dem Kopf oder einer modernen Infrastruktur für einen Staat ... Bauen ist ein Spiegel der Ambitionen, der Unsicherheiten und Motivationen der Erbauer und deshalb auch glaubwürdig ein Spiegel von Macht, Machtstrategien, Machtverfestigung und der Auswirkung auf jene, die sie ausüben. Wie keine andere Kulturform versteht es die Architektur, den Autokraten zu glorifizieren und zu verherrlichen und den Einzelnen in der Masse untergehen zu lassen. Architektur ist die primäre und machtvollste Form der Massenkommunikation. Deshalb konnte sie sich in so vielen diktatorischen Systemen entwickeln und deshalb fasziniert sie die Mächtigen, die ihre Spuren hinterlassen wollen. Barcelona in der Zeit nach Franco und die Niederlande der 90er Jahre sind atypische Ausnahmen in der Tradition der kleinen Staaten, die die Sprache der modernistischen Architektur benutzt haben, um beachtet zu werden oder den Bruch mit einer dunklen Vergangenheit zu vollziehen” 1. Nachdem der Autor mit seiner umfassenden Recherche dokumentiert hat, dass “die Reichen und Mächtigen sich der Architekten bedienen,

um die Welt zu formen”, widerspricht er sich am Ende des Buches in gewisser Weise selbst, als er einräumt, dass das rebellische Barcelona und die Niederlande im auslaufenden 20. Jahrhunderts insofern Ausnahmen darstellten, als für sie die Architektur ein Mittel war, den Widerstand gegen die Unterdrückung auszudrücken bzw. die Werte eines freien Landes zur Schau zu stellen. Und in eine Reihe mit diesen Ländern möchten wir auch das moderne Südtirol stellen, das mit der ganzen Ausdruckskraft und dem technischen Sachverstand seiner Architektur die Zugehörigkeit zu einem Gebiet unterstreichen will, in dem die politische Lage eine andere ist als in der Vergangenheit. Damals wurde es schmerzlich in eine Randposition gedrängt, während es heute der hart erkämpften Autonomie mit sichtbaren Formen Ausdruck verleiht. Während der faschistischen Diktatur – und in einem über diese Zeit hinausgehenden Prozess – galt die deutschsprachige Gemeinschaft als Minderheit, die an den Rest des Landes angeglichen werden sollte: In ihren Namen, ihren Bräuchen, ihrer Sprache, ihrer Bauweise und ihren Ausdrucksformen einer Diversität, die man auslöschen wollte. Die Autonomie wurde nach einem langen Prozess erlangt, der am Ende des Ersten Weltkrieges begann, als das Gebiet südlich des Brenners vom österreichischen Tirol losgelöst wurde – und erst im letzten Jahrzehnt des vorigen Jahrhunderts zu Ende ging. Vielleicht kennt Sudjic die Innovationskraft der Südtiroler Architektur der letzten Jahre nicht, da sein Buch bereits 2005 erschienen ist. Deshalb wollen wir einen kleinen Teil dieser Geschichte schreiben und neben die Ausnahmen stellen, von denen Sudjic spricht. Denn die Südtiroler Architektur will „den Bruch mit einer dunklen Vergangenheit vollziehen” und sichtbarer Ausdruck einer Demokratie sein, die hier stärker entwickelt ist als anderswo.

Deyan Sudjic, Der Architekturkomplex. Monumente der Macht, Artemis & Winkler Verlag, Düsseldorf 2006.

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Sudtirolo Architettura Michela Toni pp. 336 - Euro 35,00 ISBN 978-88963-86-3-4 formato 24x30 cm


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