TERZA PAGINA
TUTTO DA RIFARE reinventare il capitalismo di Paolo Cacciari
L’establishment mondiale alla ricerca di una conciliazione tra profitto ed ecologia. Sarà questa la transizione prospettata dal Green Deal.
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na nuova mutazione salverà il capitalismo, il benessere e il progresso come è accaduto nella storia di precedenti “grandi trasformazioni” delle società di mercato? Già Marx annotava che “il capitalismo è una storia incessante di modificazioni”. La sfida permanente che si trova a dover affrontare il sistema sociale che chiamiamo capitalista è riuscire a cambiare pelle ciclicamente per consentire ai suoi meccanismi interni di creare e riprodurre sempre nuovo valore monetizzabile. Cioè, continuare a crescere senza collassare. Per riuscirci ora
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GSA IGIENE URBANA
– raggiunto il limite della crisi ecologica planetaria – deve risolvere una difficile equazione che gli economisti chiamano decoupling: lo sganciamento della curva della crescita del Pil da quella del “consumo di natura”, dell’aumento, cioè, dei prelievi delle materie prime e delle immissioni nella biosfera di scarti non metabolizzabili. Il climate change, il surriscaldamento del globo, il buco dell’ozono, la acidificazione e la plastificazione degli oceani, la perdita della biodiversità, la desertificazione dei suoli e molto altro ancora fino alle pandemie da
zoonosi (malattie che si trasmettono dagli animali all’uomo, con “salto di specie”), sono il portato di una contraddizione originaria di un sistema che ha la necessità di incrementare perennemente produzioni e consumi, pena l’implosione su sé stesso, la stagnazione e la depressione economica. Per contro e allo stesso tempo il sistema economico non può superare la soglia della disfunzionalità e della diseconomicità. Ovvero non deve “segare il ramo” che sorregge l’intero impalcato sociale, non può distruggere le risorse primarie a cui attinge, gli ecosystem service GENNAIO-MARZO 2021