GSA 4/2018

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GESTIONE PULIZIA E CONTROLLO

pulire sì, ma poi chi controlla? di Antonio Bagnati

34 APRILE 2018

Mentre si iniziano a sentire gli effetti (spesso nefasti) del binomio centralizzazione/ aggregazione negli acquisti pubblici, un altro interrogativo emerge prepotente: come vanno le cose sul fronte del controllo? Una questione centrale, perché solo un controllo fatto con tutti i crismi può impedire alle imprese di barare e assicurare qualità e buona spesa alla pubblica amministrazione. Quando si tratta di vincere una gara, tutti leoni. All’indomani… beh, molti altarini si scoprono. Fuor di metafora, ci riferiamo alle imprese che promettono mari e monti, servizi strabilianti a intensità stratosferiche, per poi fare sì e no la metà di quello che dicono. Ma la soluzione c’è, e si chiama controllo. Peccato che poi, anche in questo caso, tra il dire e il fare… Un tema-chiave Si tratta di un tema-chiave, in particolare negli ambienti pubblici, se si vuole iniziare a parlare di qualità vera, e non solo sbandierata, anche perché il sistema della centralizzazione, con Consip e le Centrali di livello regionale e metropolitano, ha portato a maxigare che vanno spesso a discapito della qualità. Parliamoci chiaro: chi mi assicura che l’impresa “X”, o il raggruppamento, o i consorzi o le ATI, una volta vinta la gara d’appalto, svolga esattamente ciò che ha promesso e messo nero su bianco? La risposta è evidente a tutti, anche se spesso si fa finta che non sia così: nessuno. Già, nessuno. Perché se è vero che

in un hotel, in una Spa, in un centro commerciale e così via la pulizia è un fattore strategico fondamentale, su cui le aziende investono per avere un ritorno, è altrettanto innegabile che dove a pagare è il pubblico, e perdipiù mancano i controlli, la qualità della pulizia, e quindi dell’igiene crolla irrimediabilmente.

La centralizzazione non aiuta la qualità

Tale dinamica, che nel pubblico si è sempre avvertita, si è acuita ancora di più negli ultimi anni, a fronte dei ben noti cambiamenti che hanno interessato le dinamiche di acquisizione pubblica. Centralizzazione degli acquisti, riduzione drastica delle Centrali, aggregazione della domanda: tutti fenomeni che hanno portato a un progressivo allontanamento fra il momento del bando, e dell’acquisto, e quello dell’effettivo svolgimento del servizio. Con tutti i problemi che possiamo immaginare: se un comune scopre che il servizio non è stato svolto o è stato svolto male, a chi si rivolge? Come orientarsi nel nugolo di convenzioni, gare, appalti e

subappalti? Un tempo, almeno, chi acquistava il servizio era presente. Oggi se un istituto scolastico aderisce a una megaconvenzione di livello regionale, su che affidabilità può contare? Chi è che svolge davvero il servizio, e che rapporti ha con chi si è aggiudicato la convenzione? Tutte domande che nella realtà dei fatti sono spesso destinate a cadere nel nulla, lasciando la Pubblica amministrazione senza interlocutori.

Investire su Rup e Dec

Ecco perché sono importantissime le figure del Dec – Direttore Esecuzione Contratto e del Rup – Responsabile Unico Procedimento, che in qualche caso coincidono ma negli appalti più complessi sono opportunamente distinte. Previsti già dal Dpr 207/10, attuativo del vecchio Codice degli appalti del 2006, queste figure sono poi state ridelineate dalle Linee Guida Anac in occasione dell’entrata in vigore del nuovo Codice dei contratti pubblici. Il fatto è che, ad eccezione della Sanità, comparto in cui standard minimi di igiene sono ineludibili (ed è ovvio il perché), spesso accade che


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