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Le sfide poste dal PNRR: digitalizzazione, transizione ecologica

Le sfide poste dal PNRR: digitalizzazione, tranSizione ecologica e incluSione Sociale

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Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) si inserisce all’interno del programma Next Generation EU (NGEU), il pacchetto da 750 miliardi di euro concordato dall’Unione Europea in risposta alla crisi pandemica. Ci troviamo di fronte ad un momento storico che potrà migliorare radicalmente il destino economico del nostro Paese ma anche ad una sfida estremamente difficile in cui “fare squadra” è l’imperativo categorico.

di Massimiliano Brugnoletti Studio Legale Brugnoletti & Associati Il 27 maggio 2020, la Commissione UE ha lanciato lo strumento Next Generation EU, dotato di 750 miliardi di euro. Nell’ottobre 2020 le Camere hanno invitato il Governo a predisporre il PNRR, che è stato approvato il 30 aprile 2021 ed immediatamente trasmesso alla Commissione UE, che lo ha approvato il 22 giugno. Il Piano prevede la messa a disposizione da parte dell’Europa di quasi 200 miliardi di euro, a cui debbono sommarsi gli ulteriori 31 miliardi stanziati dallo Stato nel Piano integrativo (PNC). Lo stanziamento di risorse è enorme e lo si comprende paragonandolo al noto “Piano Marshall” del 1947 che, nel dopo guerra, ha risollevato il Paese fino a farlo diventare una delle prime economie mondiali: infatti, attualizzato al valore odierno del dollaro ed al cambio attuale con l’euro, il Piano Marshall portò in Italia tra il 1947 al 1951 (il valore di) 90 miliardi di euro; un terzo di quelli previsti nel PNRR.

Le condizioni dettate dall’Europa

Sennonché vi sono due questioni su cui porre estrema attenzione: l’Europa ha subordinato il piano di investimenti a due sostanziali condizioni: i) un sostanzioso programma di riforme, che è stato tratteggiato dal Governo nello stesso PNRR (riforma della pubblica amministrazione, della giustizia, ecc.), che non è dunque solo un piano di investimenti, ma anche di riforme strutturali delle istituzioni; ii) che i contratti finanziati con i fondi

europei debbano essere stipulati in tempi strettissimi: infatti, a mente del regolamento del Parlamento e del Consiglio del 12 febbraio 2021 n. 241, il 70% delle risorse europee dovrà trovare riscontro in impegni giuridici formalizzati (ossia contratti di appalto o convenzioni di concessione) entro il 31 dicembre 2022, mentre il restante 30% dovrà essere “contrattualizzato” entro il 31 dicembre 2023, pena la perdita dei finanziamenti. I finanziamenti europei transiteranno attraverso gare bandite dalla Pubblica Amministrazione (tutte le Stazioni appaltanti tranne i Comuni non capoluogo, che potranno continuare a bandire gare ordinarie, ma non quelle finanziate dall’Europa), che dovrà dunque avviare le procedure per tempo e soprattutto “chiuderle” entro i termini sopra ricordati.

Possibili aspetti di criticità

Poiché l’Italia utilizza storicamente solo il 40% dei fondi messi a disposizione dell’Europa (con sostanziali differenze tra regione e regione), la vera sfida è quella di utilizzare, questa volta e sarebbe un vero e proprio miracolo, tutti i finanziamenti stanziati dall’Europa per l’Italia che altrimenti verrebbero persi a vantaggio di altre nazioni europee più virtuose, con una “beffa” storica che sarà ricordata da tutte le generazioni future. Prevedo dunque un grido di allarme sin dalla primavera prossima, quando la Cabina di Regia istituita presso la Presidenza del Consiglio di Ministri (cfr. d.l. 77/2021) non potrà che constatare che sarà impossibile chiudere procedure per quasi 150 miliardi entro dicembre 2022. Bisogna dunque prepararsi a questo momento, quando al mercato privato sarà chiesto di supplire alla parte di finanziamenti che potrebbero perdersi facendo progetti, proponendo partenariati, prevedendo estensioni contrattuali: a metà del 2022 prevedo l’allarme totale e chi avrà già lavorato a progetti utili potrà cogliere occasioni che non si presenteranno più per decenni.

I tre “pilastri” del PNRR

Per dare indicazioni al mercato su dove orientare la propria capacità imprenditoriale e la propria “visione”, ricordo i tre grandi pilastri su cui si muove il PNRR: la digitalizzazione, la transizione verde e l’inclusione sociale. La digitalizzazione dei processi rappresenta un fattore determinante della trasformazione del Paese e caratterizzerà ogni politica di riforma del Piano. Promuovere investimenti in tecnologie, infrastrutture e processi digitali, costituirà la chiave per i) migliorare la competitività del sistema produttivo nazionale; ii) favorire l’emergere di strategie di diversificazione della produzione; iii) migliorare l’adattabilità ai cambiamenti dei mercati. La transizione ecologica,

come indicato dall’Agenda 2030 dell’ONU e dai nuovi obiettivi europei per il 2030, è posta alla base del nuovo modello di sviluppo italiano ed europeo; intervenendo, in particolare per: i) ridurre le emissioni inquinanti; ii) prevenire e contrastare il dissesto del territorio; iii) minimizzare l’impatto delle attività produttive sull’ambiente così da migliorare la qualità della vita e la sicurezza ambientale, oltre che lasciare un Paese più verde e una economia più sostenibile alle generazioni future. Il terzo asse strategico è l’inclusione sociale, attuata attraverso il perseguimento della parità di genere, la protezione e la valorizzazione dei giovani ed il superamento dei divari territoriali. In particolare, l’empowerment femminile e il contrasto alle discriminazioni di genere, l’accrescimento delle competenze, delle capacità e delle prospettive occupazionali dei giovani, il riequilibrio territoriale e lo sviluppo del Mezzogiorno non sono univocamente affidati a singoli interventi, ma perseguiti quali obiettivi trasversali finali in tutte le componenti del PNRR.

Le sei linee di investimento

Su tali “pilastri” strategici sono stati costruiti gli strumenti attuativi del PNRR, articolati nelle linee di investimento condivise a livello europeo (le “Missioni”) – in coerenza con quanto previsto dal regolamento n. 241/2021 che ha istituito il Recovery and Resilience Facility: si tratta di sei linee di investimento, descritte nel PNRR: i) digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; ii) rivoluzione verde e transizione ecologica; iii) infrastrutture per una mobilità sostenibile; iv) istruzione e ricerca; v) inclusione e coesione; vi) salute. Siamo di fronte ad un momento storico, che potrà modificare radicalmente i destini economici della nostra Nazione, ma la sfida è eccezionalmente difficile, perché, dopo decenni, il “sistema Paese”, istituzioni e mercato, dovrà alzare di oltre la metà l’ordinario utilizzo dei fondi europei. È una sfida che appare oggi solo in capo al Governo ed all’Amministrazione centrale, ma che tra poche settimane investirà tutti i comparti della Pubblica Amministrazione e, tra pochi mesi, il sistema delle imprese: prima faremo squadra e maggiori chances di successo potremo raccontare alle generazioni future.

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