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Come affrontare l’esplosione dei costi del settore rifiuti nel 2023
by edicomsrl
recupero e smaltimento, che avrà incidenza tanto sulla redditività dei medesimi che sui costi sostenuti dai conferitori, ferma la necessità di sciogliere il nodo dell’individuazione degli impianti “minimi”, sotto vari profili, valutando le nuove opportunità e minacce direttamente o indirettamente indotte dai cambiamenti in discorso, riconsiderando i propri punti di forza e debolezza per poter assumere le migliori decisioni conseguenti.
L’esplosione dei costi
A decorrere dal 2022 lo scenario nel quale operano le imprese e gli enti del settore dei rifiuti urbani subisce cambiamenti radicali tenuto conto che, tra le altre:
• trova applicazione un nuovo metodo tariffario (MTR-2), significativamente innovativo rispetto al precedente,
• debutta la regolazione delle tariffe di accesso agli impianti di trattamento,
• sono introdotte le componenti perequative ambientali, che incidono da subito sulla struttura di costi e marginalità degli operatori per incentivare la progressiva razionalizzazione dei flussi e lo sviluppo di nuovi impianti,
• viene attuata la regolazione della qualità, con costi di adeguamento e gestione insorgenti dal 2022,
• il D.Lgs. 116/2020 incide sull’organizzazione del servizio e sui relativi costi.
I suddetti cambiamenti richiedono il riesame della struttura del business
Gli operatori del settore dovranno attuare una revisione del loro business plan, per rispondere alla sollecitazione della regolazione che prevede la predisposizione di un piano tariffario quadriennale, ma anche la verifica dell’equilibrio economico finanziario di ogni singola gestione, valorizzando le possibili leve contenute nel MTR-2 e garantendo al contempo la sostenibilità sociale delle tariffe.
Alla significativa variabilità e complessità settoriale si sono assommate a parti- re dal 2022 le dinamiche congiunturali legate al conflitto Russo-Ucraino, e ai conseguenti risvolti energetici, unitamente a effetti ancora legati all’epidemia da Sars-Cov-2.
Secondo le stime preliminari, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, ha segnato nel 2022 un aumento dell’11,6% (ISTAT, gennaio 2023). Analizzando il solo prezzo del gasolio per autotrazione (principale carburante per i servizi di raccolta e trasporto dei rifiuti urbani) sulla base dei dati forniti dal Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica si rileva come esso sia passato da 1,316 €/lt nel 2020, a 1,487 €/lt nel 2021 fino a 1,815 €/lt nel 2022 con punte trimestrali di 1.854,61 €/lt. Le prime rilevazioni del 2023 evidenziano un prezzo di 1,814 €/lt (prezzo medio registrato nella settimana del 09/01/2023).
Possibili soluzioni nel metodo tariffario rifiuti
I PEF per il periodo 2022-2025 sono stati approvati in concomitanza con l’approvazione della TARI 2022 e la loro revisione ordinaria ha cadenza biennale, per cui avrà effetto per le annualità 2024-2025; di conseguenza nel 2023 gli Enti si apprestano ad approvare le sole tariffe TARI sulla base delle entrate tariffarie già approvate che – riflettendo i costi risultanti dal bilancio 2020 o dal preconsuntivo 2021 – potrebbero risultare significativamente incapienti rispetto ai costi che si manifesteranno nel 2023.
Si riporta in tabella una sintesi qualitativa del confronto tra le entrate tariffarie approvate per il 2022 e il 2023 e i costi effettivi degli stessi anni.
Appare del tutto evidente che le entrate previste nei PEF 2022 e soprattutto 2023 non possono essere sufficienti, nella maggior parte dei casi, per coprire i costi emergenti con le dinamiche congiunturali precedentemente descritte, generando un “deficit” che potrebbe non essere recuperabile nelle annualità successive.
Il grafico di Figura 2 nella pagina successiva, qualitativo, rappresenta il possibile andamento dei costi (in bordeaux) e delle entrate tariffarie (in verde) assumendo le seguenti ipotesi:
• negli anni 2020 e 2021 i costi sono rimasti sostanzialmente stazionari,
• nel 2022 e nel 2023 si registra un progressivo incremento dei costi, che poi si stabilizzano negli anni successivi,
• le entrate tariffarie degli anni 2022 e 2023, essendo calcolate sulla base dei costi del biennio precedente, rimangono a loro volta stazionarie e non coprono la crescita dei costi, evidenziando un deficit economico,
• le entrate tariffarie del 2024, che potrebbero essere determinate in modo da eguagliare i costi registrati nel 2022, potrebbero risentire del limite alla crescita annuale delle entrate tariffarie evidenziando ancora un deficit significativo,
• tale deficit andrebbe a ridursi nel 2025 per poi azzerarsi negli anni successivi nell’ipotesi di una perdurante stabilità dei costi, ma senza consentire il recupero dei deficit accumulati nel periodo.
ARERA, intervenendo in diversi convegni ad Ecomondo 2022, ha precisato che – pur riconoscendo l’eccezionalità della situazione economica e ben conoscendo le dinamiche che abbiamo rappresentato in Figura 2 – non interverrà con delibere specifiche di modifica del MTR-2 per fronteggiare l’esplosione inflattiva e dei costi energetici, ma ha sollecitato gli operatori del settore e gli Enti Territorialmente Competenti ad applicare le soluzioni già previste dal metodo.
Il riferimento è all’art. 8.5 della Delibera 363/2021/R/rif, il quale prevede che “Al verificarsi di circostanze straordinarie e tali da pregiudicare gli obiettivi indicati nel piano, gli organismi competenti di cui ai commi 7.1 e 7.2, con procedura partecipata dal gestore, in qualsiasi momento del secondo periodo regolatorio 2022-2025, possono presentare all’Autorità motivata istanza di revisione infra periodo della predisposizione tariffaria trasmessa ai sensi del comma 7.5”.
Il deliberato qui richiamato trova corrispondenza nel MTR-2 all’art. 28.4, dove è espressamente indicato che “Il PEF viene aggiornato con cadenza biennale secondo le modalità e i criteri individuati dall’Autorità nell’ambito di un successi-