GSA Igiene Urbana 02-14

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N.2 aprile-giugno

2014

I G I EN E U R BA NA

T R I M E S T R A L E D I G E S T I O N E , T E C N O L O G I A , C U LT U R A A M B I E N TA L E

TERZA PAGINA Piano nazionale prevenzione rifiuti Dossier Legambiente Racconti

GESTIONE Efficienza energetica Distribuzione gas Progetto Life Identis Weee

SCENARI Recupero rifiuti La filiera della canapa Clean up day

TECNOLOGIE Verso il social greening

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SOMMARIO

9 AFFARI E CARRIERE 55 CARNET 57 ORIZZONTI 58 DALLEASSOCIAZIONI 56/61

ISOLE ECOLOGICHE INTERRATE

ANNO XVII - NUMERO 2

ATTUALITÀ

24 ANNI DI ESPERIENZA 63.000 INSATALLAZIONI IN EUROPA

ESPERIENZA

PREZZI COMPETITIVI

AFFIDABILITÀ

IL MEGLIO NON COSTA DI PIÙ ! Tra altri hanno scelto Villiger: Cagliari, Pisa, Messina, Merano, Gressan, San Giovanni Rotondo, Salerno, Campione d’Italia, Manerba del Garda, Bellagio, Carate Urio, Gravedona, Berceto ecc.

TÀ VI O N

INSERTO

INTERRAMENTO COMPATTATORI SCARRABILI

IMPIANTI SEMINTERRATI

IMPIANTI INTERRATI

SOMMARIO

PIATTAFORME INTERRATE PER CASSONETTI TRADIZIONALI

TERZA PAGINA 22 Il programma nazionale di prevenzione dei rifiuti

CONSULTATE SUL SITO LA NOSTRA CAPILLARE RETE DI CONCESSIONARI

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[di Giuseppe Miccoli]

Mediterraneo S.r.l. – Via Magellano 21 – 20900 Monza – Tel 0392302943 – Fax 0392302937

24 Rifiuti, i pirati dei raee

30 La certificazione energetica CasaClima [di Andrea Ambrosetti]

34 Come affrontare le gare di concessione della rete gas [dalla redazione]

36 Cassonetti “smart” per i rifiuti elettronici:

la rivoluzione parte con un progetto Life in corso in Italia [di David Newman, Stefano Amaducci, Mario Sunseri]

SCENARI 40 Demolizione dei veicoli a fine vita

[di Marco Catino] 42 Una pianta miracolosa [di Remo Canale] 44 Clean up day, prima giornata della pulizia “europea” [di Guido Viale]

TECNOLOGIE 46 Spazi aperti tra residenza e città [di Paolo Villa*, Ida Lia Russo]

C O LO P H O N

[di Laura Biffi] 26 Bimbi e cose: le virtù del riciclo [di Guido Viale]

GESTIONE

info@villiger.it

DISTRIBUTORE ESCLUSIVO ITALIA

Direzione, Amministrazione, Redazione e Pubblicità EDICOM SRL Sede legale: Via Zavanasco, 2 20084 Lacchiarella (MI) Sede operativa: Via Alfonso Corti, 28 - 20133 Milano Tel 02/70633694 - 70602106 Fax 02/70633429 info@gsanews.it - www.gsanews.it Direttore Responsabile GIOVANNA SERRANÒ Coordinamento della redazione GUIDO VIALE Redazione SIMONE FINOTTI, ANTONIA RISI Sviluppo e pubblicità GIANCARLO GIAMBELLI, ANDREA LUCOTTI, MARCO VESCHETTI

Testata volontariamente sottoposta a certificazione di tiratura e diffusione in conformità al Regolamento CSST Certificazione Editoria Specializzata e Tecnica Per il periodo 1/1/2013-31/12/2013 Periodicità: TRIMESTRALE Tiratura media: 5.625 Diffusione media: 5.537 Certificato CSST n. 2013-2418 del 25/02/14 Società di Revisione: FAUSTO VITTUCCI

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€ 30,99 € 103,29

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Fotolito e stampa T&T STUDIO - MILANO VELAWEB - BINASCO (MI) ISSN: 19735332 Autorizzazione del tribunale di Milano n°787 del 12/12/2000. La pubblicità non supera il 45% del numero delle pagine di ciascun fascicolo della rivista.

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attualità

Un “caricamento laterale” nuovo di zecca: i cassonetti contenur dettano gli standard al mercato Linee nuove, grande funzionalità, piacevole impatto estetico. E una sensazione di ordine, pulizia e decoro davvero rara quando si parla di cassonetti a caricamento laterale. Anche il settore della gestione dei rifiuti si sta rapidamente evolvendo, e in questo particolare momento del mercato non è un caso che Contenur abbia scommesso sul caricamento laterale. “Anche il nostro settore ha i suoi corsi e ricorsi -riflette Fabio Austria, responsabile di Contenur Italia- e attualmente stiamo assistendo a una “frenata” del porta a porta, che continua ad avere successo ma in alcuni casi si sta rivelando troppo oneroso. E’ pensando a questo che Contenur ha completamente rivisitato la propria gamma di cassonetti a caricamento laterale da 2200 e 3200 litri”.

Soluzioni che facilitano la raccolta Prima evidente differenza: questi contenitori, al contrario dei tradizionali “laterali” che siamo abituati a vedere, hanno una parte superiore asimmetrica e arrotondata. E non si tratta solo di design al passo con i tempi: le peculiarità progettuali del coperchio lo rendono apribile a 80° (l’angolo di apertura più ampio sul mercato, per migliorare ulteriormente il rendimento delle operazioni di vuotatura) senza bisogno della tradizionale meccanica ingombrante e costosa; in pratica si apre con la stessa semplicità di un caricamento posteriore, con meno costi e minor manutenzione. Inoltre il cassonetto è ad alta accessibilità, e scopriamo perché.

Alta accessibilità Attenti alle esigenze di tutti gli utenti, i nuovi contenitori sono dotati di pedale di apertura del coperchio adatto a persone anziane o a ridotta mobilità; sempre a questo proposito, a richiesta, una leva facilita ulteriormente tale operazione. Le bocche di conferimento

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abbassate a quota 1.180 mm, la più bassa esistente sul mercato, sono facilmente raggiungibili da chiunque. Per le persone non vedenti sono previste istruzioni in carattere braille, e possono essere apposte apposite segnalazioni semplificate ad uso delle persone con handicap. Con l’adozione –a richiesta- di elementi intelligenti si disporrà di cassonetti che, tramite elementi elettronici integrati segnalano anomalie (come il surriscaldamento, nel caso qualcosa prenda fuoco all’interno) ed il livello di riempimento. Il conferimento dei rifiuti può essere regolato dall’uso di schede di accesso personalizzate.

Discreti ma molto, molto funzionali E non è tutto: i nuovi cassonetti, “ispirati alla tua città” (come recita lo slogan Contenur), sono resistenti, grazie alla qualità dei materiali impiegati, e si integrano perfettamente nel contesto urbano, “senza il ricorso a colorazioni sgargianti che possono infastidire e creare sensazioni di disordine”, spiega Austria, che prosegue: “La scelta è stata quella di mantenere un corpo grigio, adattabile con discrezione a tutti i contesti urbani, limitando il colore che caratterizza la frazione di rifiuti a due bande laterali sullo spigolo del cassonetto. “I nuovi contenitori sono disponibili per ogni tipo di raccolta, identificabili mediante strisce colorate visibili da qualsiasi angolazione, e sono rispettosi

dell’ambiente”. Sul lato strada, poi, il colore è ripreso da una fascia sottile, ma molto ben visibile, che serve all’operatore sul mezzo per identificare immediatamente il contenitore da svuotare. Sempre a proposito di ordine, decoro urbano e facilità di accesso, a richiesta è possibile inserire un sistema di allineamento. Ci sono poi altre soluzioni innovative come le bocche di grandi dimensioni, la ridotta rumorosità grazie alla chiusura ammortizzata del coperchio, e il corpo del contenitore di più facile manutenzione e pulizia grazie alle pareti totalmente lisce. Sembra un dettaglio da poco, ma la perfetta levigatura delle superfici agevola non poco anche le operazioni di svuotamento, perché evita aderenze.

Una gamma all’avanguardia Riciclabili al 100%, i nuovi cassonetti Contenur sono fabbricati ad iniezione con polietilene ad alta densità, con uso di macchinari ad elevata efficienza energetica. Si tratta insomma di soluzioni innovatrici che pongono la nuova gamma di cassonetti a caricamento laterale di Contenur all’avanguardia. D’altra parte Contenur è un’azienda leader, e non ci si può aspettare di meno: grazie a un’esperienza quasi trentennale, l’azienda spagnola è annoverata fra le principali del settore. Opera in ben 30 paesi del mondo e conta decine di migliaia di cassonetti installati. [www.contenur.it]

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attualità

Mercedes Econic:

lo specialista dello ''stop and go'' da oggi e euro 6

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Presente sul mercato dal 1998, giusto un anno dopo l’introduzione in Italia della raccolta differenziata, il Mercedes Econic può con orgoglio collocarsi nell’Olimpo dei mezzi per l’igiene urbana. Ma, come è noto, la storia di Econic è fatta di numerose tappe, a cui hanno sempre corrisposto altrettanti aggiornamenti ed evoluzioni. E la maggior parte dei 13.500 esemplari prodotti fino ad oggi sono impiegati nella raccolta rifiuti. Con i risultati che tutti, in questi anni, abbiamo visto.

Tante configurazioni, la qualità di sempre L’ultimissima della lunga lista è la versione Euro 6. La configurazione di base è la 1830, un “due assi” corto e compatto che spicca per il ridotto ingombro e la grande agilità. In alternativa, l’Econic è disponibile anche in versione a tre assi, con asse anteriore o posteriore aggiunto, anche in configurazione 6x4 con asse motore rigido in tandem, equipaggiato con pneumatici gemellati. In ogni caso, qualunque sia la configurazione scelta, lo “specialista dello stop-and-go” ci stupisce ancora con cabina ribassata a plancia ergonomica, cambio automatico ancora più evoluto, che fa guadagnare punti tra continue fermate e ripartenze, e tanta, tanta maneggevolezza per le mansioni più diffici-

in strada, Econic segue la traiettoria in modo impeccabile, e dopo due o tre curve ci si è già abituati allo sbalzo anteriore sovradimensionato. Il cambio automatico aiuta il conducente a concentrarsi completamente su ciò che è davvero essenziale nel suo lavoro, e facilita i frequenti stop and go richiesti dalle operazioni di raccolta. li e le evoluzioni nelle vie più strette. Senza parlare, ovviamente, della visibilità, che si traduce immediatamente in sicurezza. E chiunque conosca da vicino le necessità del settore della raccolta rifiuti sa quanto siano importanti queste prerogative.

La cabina, ancora più accogliente Partiamo dalla cabina, che da sempre è uno degli elementi caratterizzanti di Econic. La sensazione, as usual, è quella di un caloroso “benvenuto”. Oltre ai vantaggi della cabina ribassata, di cui l’Econic è stato pioniere, anche l’interno è estremamente confortevole: il volante dispone dei tasti di comando per l’unità informativa collocata tra il tachimetro e il contagiri. Persino il regolatore e il limitatore di velocità si utilizzano con i consueti tasti one-touch. Solo i comandi del cambio automatico a sei marce di serie si trovano altrove, raggruppati come vuole la logica di utilizzo di questo tipo di cambio in un pannello ben integrato nella plancia, direttamente a destra del volante. E per l’allestimento raccolta rifiuti, una serie di comandi speciali rendono il lavoro ancora più facile e preciso.

Tutto automatico: porta e cambio Sicurezza prima di tutto: alla partenza la porta sul lato passeggero si richiude automaticamente, e l’accesso a bordo è regolato da una porta a soffietto ad aria compressa. Daimler docet: la sicurezza prima di tutto. E una volta

Ottimizzato con estrema precisione per il servizio stopand-go A proposito di stop and go: in prima, il convertitore di coppia spinge con forza, per poi sospendere di nuovo il suo lavoro appena messo in movimento il veicolo. Perché, nel segno della massima efficienza nei consumi, la frizione lock-up interviene rapidamente sul regime del motore e trascina il potente 7,7 l da 1200 Nm in basso, nella fascia di regime parsimoniosa. Nelle normali condizioni di marcia i rapporti di trasmissione vengono selezionati esclusivamente per mezzo delle frizioni e dei freni nella scatola del cambio automatico a gruppi epicicloidali.

Econic Euro 6: ancora più prestante, pulito e parsimonioso Grazie al cosiddetto powershifting, ossia al cambio delle marce sotto carico, gli innesti sono velocissimi e si percepiscono soltanto per un guizzo della lancetta del contagiri o per il variare della frequenza di rotazione del sei cilindri. Inutile sottolineare, come abbiamo ripetuto più volte, che l’ottimizzazione del cambio consente anche un notevole risparmio economico, e riduzione dell’impatto ambientale, in termini di consumi. In parole semplici: con il nuovo assetto Euro 6 questo modello, giunto ormai al quindicesimo anno di vita, è ancora più prestante dei suoi predecessori. E parliamo, per di più, di un veicolo pulito e parsimonioso come non mai. [www.mercedes-benz.it]


attualità

Venaria sceglie il sistema Easy

Eh sì: il sistema Easy di Nord Engineering sta mietendo un successo dopo l’altro, a tutte le latitudini! Oggi ci concediamo una “gita fuori porta” in uno dei luoghi-culto dell’Italia sabauda, a due passi da Torino, prima capitale del Regno: parliamo di Venarìa Reale (l’accento, mi raccomando, sulla “i”), un comune di 35.000 abitanti nell’hinterland torinese, con un borgo storico visitatissimo e una reggia che fa da palcoscenico d’eccezione a un’infinità di eventi, mostre e manifestazioni di ogni tipo.

Cidiu SpA, un’azienda all’avanguardia Venaria Reale è l’ultima “new entry” nel bacino d’utenza di Cidiu SpA, un’azienda che opera nel settore dei servizi ambientali, curando tutti gli aspetti della gestione del ciclo dei rifiuti: raccolta, trattamento, smaltimento, riciclo, recupero di energia. Il territorio servito, ad ovest del capoluogo piemontese, comprende i comuni di Alpignano, Buttigliera Alta, Coazze, Collegno, Druento, Giaveno, Grugliasco, Pianezza, Reano, Rivoli, Rosta, Sangano, San Gillio, Trana, Valgioie, Venaria Reale e Villarbasse, per una popolazione di circa 260.000 residenti. Fin qui gli “aridi” dati. La realtà, però, come sempre va conosciuta da vicino, e per questo ci rivolgiamo all’ingegner Lorenzo Destefanis, dirigente tecnico di Cidiu. “Di questi 260.000 abitanti, ben 170.000 sono concentrati in 4 comuni: Collegno, Grugliasco, Rivoli e, appunto, Venaria”. Nonostante si trovi a operare in zone fortemente urbanizzate, Cidiu ha raggiunto risultati di raccolta differenziata prossimi 60%, grazie all’impegno dell’azienda e dei comuni coinvolti e alla partecipazione della cittadinanza, sempre più sensibile al tema del recupero.

Un sistema “misto” Il sistema impiegato da Cidiu è “misto”: porta a porta per tre frazioni, raccolta di prossimità per plastica e vetro. “Ma ci siamo ben presto resi conto –spiega Destefanis- che in molte aree urbane il porta a porta spinto era difficilmente praticabile, ad esempio, dove mancano gli spazi di pertinenza condominiale e l’occupazione di suolo pubblico diventa impossibile. Un esempio sono proprio le aree di edilizia popolare di Venaria Reale, dove molte migliaia di residenti si concentrano in spazi esigui. Avevamo quindi bisogno di un sistema più adattabile all’ambiente, e la soluzione è arrivata con Easy.

Easy, problema risolto con la semplicità Il sistema di Nord Engineering, ormai, non ha più bisogno di presentazioni: i contenitori (city, interrati o seminterrati, oltre ai cube da 5 e 7 metri cubi) sono razionali, compatti e gradevoli alla vista, ma la cosa più straordinaria è il sistema di presa, che risolve molti problemi. “Innanzitutto cercavamo un sistema che non fosse vincolato alla direzione di presa: e con Easy, che ci arrivi da destra o da sinistra, puoi effettuare lo svuotamento perché la presa avviene dall’alto, e può essere effettuata anche oltre eventuali ostacoli presenti in strada. Poi un sistema versatile, che permettesse la riduzione dell’occupazione di suolo pubblico: e Easy è formidabile nell’ottimizzare gli spazi. Inoltre, proprio nell’ottica dell’utilizzo razionale dei punti di conferimento, della differenziata di qualità e della futura applicazione della tariffa puntuale, volevamo la possibilità di identificare le utenze, e ciò è possibile grazie ad appositi badge. A Venaria, i cittadini sono in possesso di una speciale smart-card dei servizi comunali, su cui abbiamo caricato, tra le varie funzioni, anche la possibilità di accedere al conferimento alle isole interrate e all’ecocentro. Il cerchio si chiude, insomma.

Tanti vantaggi “Già: l’applicazione del sistema Easy ci ha per-

messo di ridurre in modo consistente i cassonetti preesistenti dalle zone ad alta intensità abitativa, strutturando un sistema più razionale, ordinato ed efficace, ed abbassando i costi del servizio: da tre anni, infatti, il comune non ritocca le tariffe, e non è un caso. Oggi, dunque, un abitante di Venaria può avere tre sistemi: o interrati con smart card, o prossimità “a chiave”, sempre Nord Engineering, oppure, nelle aree con più spazio, porta a porta tradizionale. Grandi vantaggi arrivano anche sul fronte manutenzione: i contenitori 11 Nord Engineering, pur disponendo di sofisticati accorgimenti di progettazione, sono completaigiene urbana urbana mente meccanici. “Gli interrati sono semplici igieneaprile-giugno 2014 vasche, persino la pedana è meccanica”. Inoltre il tempo di svuotamento è ridotto, e questo riduce moltissimo i costi: “Si parla di mezzo minuto- mi dirà. -Ma lei pensi a che cos’è mezzo minuto moltiplicato per tutte le operazioni di tutti i giorni, per 52 settimane all’anno… sono risparmi notevoli”.

Anche il decoro… vuole la sua parte! Ed è anche, non da ultimo, una questione di decoro urbano. La nostra gita a Venaria, non poteva essere altrimenti, finisce sul piazzale davanti all’ingresso della reggia: “Vede qui? Prima era un caos di contenitori di ogni tipo, oggi bastano pochi interrati. E quando ci sono grossi eventi, con produzione di rifiuti moltiplicata, non usiamo più i cassoni scoperti da 20 mc: bastano i 7 mc di Nord Engineering, e lo stesso si può dire per le zone dove ci sono grandi industrie, come la Magneti Marelli, qui a due passi”. Ah, e gli operatori? “Guardi, sono contentissimi. Fanno a gara per usare i mezzi Easy!”. [www.nordengineering.com]


attualità

Renault Maxity elettrico: ora e ancHe per la raccolta rifiuti

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Silenzioso, ecologico, economico. Ed estremamente efficiente. In poche parole: sostenibile senza compromessi. Il motore elettrico conquista anche il settore della raccolta dei rifiuti: il merito va a Renault Trucks, che tre anni dopo il lancio commerciale del Maxity Elettrico (un’esclusiva Renault Trucks), presenta un altro Maxity 100% elettrico, questa volta equipaggiato con un volta-cassonetti per la raccolta rifiuti, prodotto da Provence Benne Environnement (PBE). Il veicolo, a disposizione della società Nicollin, è già operativo presso lo stabilimento Renault Trucks di Lione con ottimi risultati in termini di emissioni, risparmio economico ed efficienza operativa.

Il primo Maxity Elettrico per una raccolta rifiuti… silenziosa E così Renault Trucks ha consegnato il primo Maxity Elettrico equipaggiato con un voltacassonetti per una raccolta rifiuti al 100% elettrica. Il veicolo è davvero quanto di più ecologico e sostenibile si possa immaginare nel nostro settore: non produce infatti alcuna emissione inquinante né sonora. E’ frutto della partnership tra il costruttore e Nicollin.

Il risultato finale è un veicolo dalle invidiabili caratteristiche: zero emissioni inquinanti (che garantiscono il rispetto della normativa Euro 6); zero emissioni di gas serra (CO2) durante l’utilizzo; emissioni sonore limitate: durante il tragitto è percepibile solo il fruscio del veicolo in movimento. Il veicolo e l’allestimento emettono in combinazione solo 63 dB e hanno ottenuto il marchio PIEK, che certifica i veicoli con emissioni sonore inferiori ai 65 dB.

Una soluzione sostenibile Questo veicolo da 4,5 tonnellate per la raccolta rifiuti, 100% elettrico non produce alcuna emissione inquinante né alcuna emissione acustica. In questa configurazione, che comprende la presa di forza alle batterie, garantisce un’autonomia di 50 chilometri. Tale autonomia è conforme ai bisogni di questa tipologia di veicolo ed ai tipi di utilizzo più diffusi. Il Maxity Elettrico è alimentato da quattro pacchi batterie situate nell’interasse e nella parte posteriore del veicolo. La sua configurazione unisce 32 moduli batteria montati in serie, per una capacità totale di 42 kWh. L’energia fornita all’allestimento viene gestita elettronicamente.

L’allestimento Con l’allestimento realizzato dalla Provence Benne Environnement (PBE) in partnership con Renault Trucks, il veicolo è dotato di un piccolo compattatore, anch’esso completamente elettrico, per la raccolta rifiuti domestici. Attraverso l’uso di un convertitore, l’energia delle batterie viene deviata alla presa di forza del sistema di compattazione dei rifiuti, che rimane in funzione anche quando il veicolo è inattivo. Ma per chi non si accontenta, ecco altri dati tecnici del Maxity Elettrico per la raccolta rifiuti: massa Totale a Terra: 4,5 tonnellate; carico utile: fino a 1.895 kg; larghezza totale di 1,870 mm; passo: 2.500 mm (per una lunghezza totale di 6.826 mm).

Le prestazioni Quanto alle prestazioni, il Maxity Elettrico non teme rivali, grazie a un’autonomia media che arriva fino a 100 km per le applicazioni di trasporto che non richiedono il consumo di energia. L’autonomia dipende da diversi fattori quali: l’uso, l’allestimento del veicolo, la velocità e la temperatura esterna. Questa autonomia scende a 50 km quando il veicolo è abbinato ad allestimenti per la raccolta rifiuti e a compattatori che lavorano in modalità 100% elettrica. La velocità massima è di 90 km/h, ma limitata a 70 km/h per ottimizzare l’autonomia. Tra le altre caratteristiche: il cambio robotizzato, il motore elettrico asincrono trifase 400V / 47kW raffreddato a liquido, la coppia massima in partenza (270 Nm). Può superare pendenze fino al 15% ed è dotato di un dispositivo di recupero dell’energia in frenata. A proposito di energia: quella accumulata è di 42 kWh, e la tecnologia agli Ioni di Litio / Fosfato di Ferro (Valence Technology); 4 pacchi batterie installate nel passo e nello sbalzo posteriore; caricatore integrato nel veicolo, per consentire la ricarica (tempo necessario: 7 ore) attraverso una semplice presa di corrente trifase. [www.renault-trucks.it ]


attualità

Baron: alta frequenza

per l'identificazione a bordo automezzo Da oltre un secolo e mezzo Baron srl si occupa di pesatura industriale, e da diversi anni propone soluzioni ad alta tecnologia per la pesatura e l’identificazione applicate al ciclo di gestione dei rifiuti urbani. L’affidabilità nel lavoro e l’impegno nella ricerca hanno permesso all’azienda veneta di crescere, aggiornarsi, stare sempre al passo con i tempi e con la tecnologia. Lo sviluppo dei sistemi per il settore ecologico ha ampliato la gamma di proposte, portando allo sviluppo di soluzioni complete ed efficaci in risposta alle normative comunitarie che regolano il recupero e lo smaltimento dei rifiuti. Un aggiornamento continuo, sottolineato dalla partecipazione costante e attenta alle più importanti manifestazioni del settore italiane ed estere: solo tra maggio e giugno l’azienda sarà presente a Ifat (Monaco di Baviera, 5-9 maggio) e Tecma 2014 (Madrid, 11-13 giugno).

Identificazione ad alta frequenza Veniamo ora alle ultime novità di casa Baron, e parliamo di identificazione ad alta frequenza. Questa tecnologia di identificazione è entrata con grande successo nei sistemi di gestione della raccolta rifiuti: abbinata al servizio di identificazione dei contenitori, pesatura ed al controllo GPS- GPRS dei mezzi, permette la massima ottimizzazione del lavoro ed un completo controllo delle informazioni nel servizio di raccolta sul territorio. Le nuove applicazioni di componenti ad alta frequenza nel settore di riconoscimento dei contenitori stanno semplificando e rendendo veramente efficiente l’identificazione a bordo dei contenitori. Il sistema è applicabile a cassonetti di qualsiasi volumetria.

La qualità parte dalla scelta dei componenti La scelta della componentistica parte dai transponder: esiste una varietà di modelli che consentono molte personalizzazioni, con

adattamenti ad ogni tipo di applicazione. Le distanze di lettura che si possono ottenere permettono l’applicazione delle antenne in posizioni sicure, su parti del veicolo fisse non soggette a movimenti e logorii nel tempo: questa particolare caratteristica garantisce la durabilità dell’attrezzatura. Adottando il sistema ad alta frequenza anche il numero delle antenne da acquisire si riduce: è infatti sufficiente una sola antenna posteriore per identificare tutti i tipi di cassonetti caricati dal dispositivo di voltacassonetti in versione “lettura a bordo automezzo”. Nel caso poi di contenitori con svuotamento manuale è sufficiente un’antenna laterale.

Snellisce e abbrevia i tempi

Sistema di utilizzo

Trasmissione dati

Nel caso dell’utilizzo “a bordo” l’operatore ha un riscontro acustico e visivo immediato della lettura avvenuta nella condizione di svuotamento automatico. Nel caso dell’operazione manuale l’operatore può avvicinare il contenitore all’antenna in qualsiasi posizione questo si trovi, senza che sia necessario l’accostamento del dispositivo di lettura al lato di applicazione del transponder: queste facilitazioni d’uso sono possibili grazie alla distanza di lettura del dispositivo, che in questo caso è di un metro.

I dati vengono connessi tramite specifico hardware al satellitare di bordo che associa il codice del transponder all’utenza ed al punto preciso di raccolta del contenitore. I dati raccolti dal server vengono esportati nei formati richiesti verso i software destinati all’applicazione della tariffa. La tecnologia applicata all’alta frequenza permette che il riconoscimento di contenitori – cassonetti – campane – automezzi sia effettivamente un servizio valido, rapido e di alta affidabilità.

Il sistema ad alta frequenza snellisce le operazioni di identificazione, abbrevia i tempi e garantisce una maggior durata della componentistica installata a bordo dei mezzi di raccolta. Il sistema ad alta frequenza può funzionare senza interferenze con altri sistemi a bassa frequenza già installati sullo stesso veicolo: è quindi possibile effettuare forniture di nuovi transponder di diversa frequenza su territori serviti dagli stessi automezzi di raccolta. È inoltre possibile utilizzare l’alta frequenza per l’identificazione di contenitori seminterrati ed interrati, se l’automezzo che esegue la raccolta è dotato di gru.

[www.baron.it ]

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attualità

Pretto ieri, oggi e domani:

dalla manutenzione al software e oltre...

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Se c’è un tema-caldo, nel settore dell’igiene urbana, è sicuramente quello della gestione delle flotte e dei parchi-mezzi. Acquistare o noleggiare, internalizzare la manutenzione o esternalizzarla, con quali costi e vantaggi, con quali oneri, rischi e responsabilità? D’altra parte, se c’è un’azienda esperta di simili problematiche, questa è Pretto S.r.l., che da sempre opera nella vendita, noleggio e manutenzione di veicoli per i servizi di igiene urbana. Il Gruppo si compone di tre società: Centro Servizi Pretto, che si occupa di vendita e assistenza, Multirent che gestisce il noleggio, Logicar che gestisce il Service amministrativo. Approfondiamo.

Il Gruppo Pretto nel dettaglio Il Centro Servizi Pretto è specializzato nelle vendite a enti pubblici e aziende municipalizzate. Grazie all’elevato numero di veicoli venduti l’azienda è riuscita ad ottenere migliori condizioni dai fornitori sia in termini di prezzo che di tempi di consegna per intere flotte. I responsabili commerciali sono preparati a dare consulenza nel campo della raccolta rifiuti, al fine di massimizzare l’efficienza del rendimento della flotta, minimizzare i costi di manutenzione e fermi macchina, anche grazie all’ampia disponibilità di ricambi e veicoli sostitutivi. L’assistenza viene prestata in garanzia e fuori garanzia con officine mobili presso le sedi dei clienti. Poi c’è Multirent, “l’alternativa all’acquisto”: nata nel 2007 per curare il mercato del noleggio che allora, in Italia, si stava sviluppando rapidamente anche in questo settore, specializzata nel noleggio a breve e lungo termine di intere flotte. Multirent dispone di veicoli in pronta consegna già allestiti così da consentire sostituzioni agili per ridurre al massimo i fermo macchina, copertura di picchi stagionali o esigenze temporanee, e molto altro ancora. E il “full service”, apprezzatissimo, garan-

tisce assicurazioni, perizie, manutenzione ordinaria e straordinaria dei mezzi. Infine c’è Logicar, di cui parleremo dopo…

Il passato e il presente: le manutenzioni programmate Concentriamoci, per adesso, sul presente: “In questa fase di mercato il business si sta spostando sempre più sulla gestione dei pacchetti manutentivi a tariffa chiusa”, spiega Diego Mattioni, Responsabile manutenzioni programmate di Centro Servizi Pretto. Una società, tanto per dare qualche numero, che ha oltre 1500 veicoli in gestione in Italia, e circa 220 officine convenzionate lungo tutta la Penisola. Insomma, si va verso la manutenzione di flotte non nuove, ed è anche comprensibile, in tempi di tagli, riduzioni e spending review.

Si tende a preferire una rata fissa “E’ chiaro: rispetto a rischi che non si conoscono si tende sempre più a preferire una rata fissa, costi certi e programmabili, succeda quel che succeda. Se un’azienda, come facciamo noi, si impegna a garan-

tirti il 90% dei turni macchina, e ogni imprevisto te lo risolve, è chiaro che toglie ogni timore e preoccupazione al cliente. Certo, per svolgere questo servizio bisogna disporre di un solido know-how, a partire dal calcolo della tariffa, che non dev’essere né troppo impegnativa per il cliente, né tale da rendere impossibile garantire un servizio all’altezza delle aspettative.

L’importanza del know-how “Sempre più spesso capita che perdiamo le gare perché qualche concorrente ribassa l’offerta, salvo poi trovarsi impegolato in mille difficoltà e contenziosi. Devo dire, a questo proposito, che l’esperienza conta


attualità

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moltissimo, e più accumuliamo dati, più semplice diventa gestire le cose e lavorare in una logica “assicurativa”. Se su alcune flotte lavori a marginalità ridotta, ci sono anche veicoli ben gestiti che non necessitano di grandi manutenzioni. Ovvio, non è un lavoro semplice, bisogna saperlo fare e anche, evidentemente, disporre di strumenti adeguati. A partire dal software di gestione, complesso e costoso”.

Il presente e il futuro: SIUNET Proprio sul software si sta sviluppando il presente (e il futuro) di GruppoPretto. Prosegue Mattioni: “Acquisita l’esperienza che le dicevo sulla normale gestione, oggi cerchiamo di sviluppare servizi più completi e innovativi. In quest’ottica si deve collocare l’acquisizione, in esclusiva, da parte di Logicar, della distribuzione di SIUNET (www.siunet.net), un sistema di georeferenziazione verticalizzato a cui abbiamo aggiunto un apposito modulo per la gestione della flotta”.

Come funziona? Facciamo chiarezza: Siunet, un servizio a cui si accede tramite una piattaforma

online, è un innovativo sistema informativo pensato specificamente per la gestione delle flotte dell’igiene urbana. Il sistema permette di: gestire le manutenzioni e le scadenze del parco automezzi in modo completo; controllare lo stato della flotta automezzi in tempo reale; gestire automezzi e personale addetto; definire in maniera automatica percorsi programmati; automatizzare le attività di rendicontazione sui servizi eseguiti; verificare i parametri minimi di controllo e certificazione di qualità; navigare on-line e stampare a qualsiasi livello di zoom le cartografie; automatizzare il calcolo dei tempi di lavoro, transito e fermata; definire in maniera automatica percorsi programmati; incrociare automaticamente i percorsi eseguiti rispetto a quelli previsti.

Pensato per l’igiene urbana SIUNET è realizzato con innovativi strumenti di sviluppo legati al mondo .net di Microsoft, accessibile tramite una semplice interfaccia web, non necessita di infrastrutture hardware, ma di un semplice personal computer collegato ad internet. Precisa Mattioni: “GruppoPretto, quindi, arric-

chisce la propria offerta con un software dedicato distribuito da Logicar: il mercato è davvero molto ampio, le potenzialità moltissime. Di geolocalizzatori, è vero, ce ne sono tanti, ma il SIUNET è sviluppato appositamente per i servizi di igiene urbana, pensato proprio per quel tipo di esigenze. E in più, come le ho spiegato prima, abbiamo inserito un modulo ancora più “verticale”, perché specifico per la manutenzione delle flotte. Non viene dato, quindi, soltanto al gestore, ma anche al manutentore.

Il “sogno nel cassetto del futuro…” Ma Centro Servizi Pretto guarda ancora più lontano: “Infatti, abbiamo già un’idea innovativa, a questo proposito, su cui stiamo lavorando. Il nostro “sogno”, mi piace definirlo così, è quello di far dialogare direttamente la centralina che trasmette i dati con il camion per la diagnostica dei guasti, per trasmettere appunto la diagnostica di guasto del mezzo. Lo scenario ideale, infatti, è che quando l’operatore col camion guasto rientra dal turno, il ricambio sia già in partenza”. Ambizioso? Staremo a vedere. [www.gruppopretto.it]


attualità

Carico posteriore:

la bocca ribassata di ams convince tutti

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Ci siamo lasciati, all’indomani di Ecomondo, con un prodotto destinato a rivoluzionare i sistemi di raccolta porta a porta diminuendo i tempi di lavoro ed aumentando drasticamente sicurezza e produttività. Parliamo del sistema SP LW (Light Work) di AMS. Il responsabile commerciale Italia di AMS Fernando Grossi ne ricorda le straordinarie prerogative: “Lo abbiamo presentato all’ultima edizione di Ecomondo, scegliendo GSA Igiene Urbana per dare l’anteprima. Si tratta a tutti gli effetti di un compattatore tradizionale con retrocassa, installabile su telai da 12 a 16 ton, costruito in due larghezze (220 e 235 cm), con cubaggio 10 / 14 m3”.

Il sistema SP LW Il sistema, pensato specificatamente per la raccolta porta a porta e di prossimità, ha due grandi vantaggi: il basso livello di carico manuale e la sponda servoassistita. Per quanto riguarda l’altezza della bocca di carico, è una soluzione che rende il lavoro molto meno faticoso. Continua Grossi: “Pensiamo ad esempio a un sistema misto di porta a porta, in cui si trovano sia sacchi e piccoli mastelli (da 5/30 litri) da caricare manualmente, ma anche bidoni e cassonetti da 240 a 1000 litri, che necessitano di un volta

cassonetti e di una sponda alta per poter lavorare con pala di compattazione in movimento continuo. In queste tipologie di raccolta vengono usate tradizionalmente macchine con livello di carico a 140, 170 o 190 cm da terra, e dotate di sponde posteriori abbattibili. Ora, quando si tratta di movimentare un carico in altezza, anche 10 cm di differenza sono decisivi, perché più si va in alto più la fatica aumenta, e non in modo lineare, ma direi esponenziale, con tutti i disturbi che ciò può provocare. Al di là dello sforzo, si pensi a cosa può voler dire sollevare oltre la spalla un contenitore di rifiuto organico (e rischiare di vedersi cadere il contenuto addosso…). Nei minicompattatori può essere presente un cestello, ma spesso è troppo piccolo, lento ed ingombrante. In AMS abbiamo risolto il problema con una bocca di carico ribassata, portata ad 1 m di altezza e dotata di una tramoggia da 1,5 m3”. Ma c’è anche di più: “Quando ci si trova a gestire cumuli di rifiuti, l’altezza di carico del veicolo si può ulteriormente ribassare arrivando a 80 cm, un’altezza di grande sicurezza”. In sintesi, i vantaggi del sistema si possono condensare in quattro concetti-chiave: sicurezza, prevenzione, produttività, tempi.

dei clienti. Tra le peculiarità tecniche più apprezzate, la sponda posteriore sollevabile servoassistita che si sposta quando si vuotano i mastelli o si raccoglie a sacchi. Nei sistemi tradizionali la continua necessità di ribaltare e rimettere in posizione la sponda, soprattutto nelle attrezzature datate (e spesso non ben lubrificate), fa sì che gli operatori si affatichino eccessivamente nella movimentazione continua della sponda, o lascino addirittura la sponda sempre chiusa, sforzandosi un po’ di più per rovesciare sacchi e mastelli in altezza. Tutto questo in AMS l’abbiamo risolto mediante una sponda servoassistita, che non pesa nell’aprirsi ed è facilmente richiudibile. L’azionamento è indipendente dall’inserimento della presa di forza: in questo modo non è l’autista che abilita tale movimentazione, ma il sistema è azionato direttamente dall’operatore addetto alla raccolta, in modo rapido e senza sforzo. Piace molto, inoltre, il sistema voltacassonetti a doppio cilindro di rotazione: una coppia di cilindri effettua una rototraslazione verso l’alto,
poi una seconda coppia di cilindri che effettua la rotazione in tramoggia”.

E i clienti apprezzano e… approvano

AMS ad IFAT

“Da quando è stato presentato, il nuovo sistema ha suscitato molto interesse da parte

“Abbiamo completato oltre venti prove a carico presso nostri clienti, riscontrando molto interesse per l’efficienza, il risparmio di tempo e soprattutto la salvaguardia della salute e della sicurezza degli operatori.Un cliente ha addirittura proposto il sistema all’interno di un bando Inail per un contributo a fondo perduto per le aziende che adottino sistemi di prevenzione infortuni. Adesso inizieranno le consegne, a partire da APS-Acegas, a Trieste. Il nostro SP LW sarà esposto all’IFAT di Monaco, dal 5 al 9 maggio: in fiera si potrà vedere un modello da 10 m3 prodotto per la società Ersu di Pietrasanta allestito su Mercedes 12 29”. [www.amsrsu.it]


aprile-giugno

inserto

2014

t r i m e s t r a l e d i g e s t i o n e , t e c n o l o g i a , c u lt u r a a m b i e n ta l e

terza pagina Piano nazionale prevenzione rifiuti Dossier Legambiente Racconti

gestione Efficienza energetica Distribuzione gas Progetto Life Identis Weee

scenari Recupero rifiuti La filiera della canapa Clean up day

tecnologie Verso il social greening

i g i en e u r ba n a


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terza pagina Piano nazionale prevenzione rifiuti

il programma nazionale di prevenzione dei rifiuti di Giuseppe Miccoli*

Le nuove sfide per ridurre e gestire al meglio i rifiuti urbani entro il 2020 assunte con il recente Piano nazionale per la prevenzione dei rifiuti. 20 igiene urbana igiene urbana aprile-giugno 2014

Nel rispetto della scadenza comunitaria fissata dalla Direttiva 2008/98/CE allo scorso 12 dicembre 2013, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha adottato il Programma Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti, con decreto direttoriale del 7 ottobre 20131. La direttiva 2008/98/CE, recepita dall’Italia nel dicembre 2010, aveva infatti introdotto l’obbligo di elaborare programmi di prevenzione dei rifiuti incentrati sull’intero ciclo di vita dei prodotti e dei materiali. Aveva inoltre fissato specifici obiettivi per applicare concretamente la nozione di decoupling secondo quanto previsto dal Sesto programma di azione UE e strategie tematiche, cioè il “disaccoppiamento” della produzione dei rifiuti dalla crescita economica, in modo che quest’ultima non determini automaticamente la prima. L’obiettivo è quindi quello di sganciare il tasso di crescita economica dagli impatti ambientali connessi alla produzione dei rifiuti. Entro un anno le Regioni sono tenute a integrare la loro pianificazione territoriale con le indicazioni contenute nel Programma nazionale. Secondo il Ministero dell’Ambiente, sulla base dei dati rilevati dall’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) sono tre gli obiettivi di prevenzione da raggiungere entro il 2020 (rispetto ai valori registrati nel 2010): • Riduzione del 5% della produzione di rifiuti urbani in relazione a ogni unità di Pil prodotta:

nell’ambito del monitoraggio verrà considerato anche l’andamento dell’indicatore Rifiuti urbani/ consumo delle famiglie; • Riduzione del 10% della produzione di rifiuti speciali pericolosi per unità di Pil; • Riduzione del 5% della produzione di rifiuti speciali non pericolosi per unità di Pil. Sulla base di nuovi dati relativi alla produzione dei rifiuti speciali, tale obiettivo potrà essere rivisto. Tra le “Misure Generali” del Programma di prevenzione rientrano: la produzione sostenibile, il Green Public Procurement, il riutilizzo, l’informazione e sensibilizzazione, la promozione della ricerca e gli strumenti economici (fiscali e di regolamentazione). Fra questi ultimi in particolare il Ministero ritiene urgente l’attivazione dei seguenti strumenti: • l’implementazione, laddove i bacini di utenza e i sistemi di raccolta ne consentano una razionale applicazione, dei meccanismi di tariffazione puntuale per il conferimento dei rifiuti urbani (in funzione dei volumi o delle quantità conferite); • l’applicazione del principio della responsabilità estesa del produttore ad altri flussi di rifiuti rispetto a quelli attualmente previsti e l’ampliamento della responsabilità anche alla prevenzione della formazione del rifiuto; • l’introduzione di sistemi fiscali o di finanziamento premiali per quei processi produttivi in campo ambientale che sono più efficienti e a minor produzione di rifiuto; • una revisione dei meccanismi di tassazione dei conferimenti in discarica e l’aumento della quota del tributo che le Regioni devono destinare alla promozione di misure di prevenzione dei rifiuti. Tali strumenti riprendono in larga misura le proposte di cui l’Associazione nazionale dei Comuni Virtuosi (ACV) si è fatta portavoce presso il tavolo di trattative con il CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi) e

1 http://www.minambiente.it/sites/default/files/archivio/comunicati/Programma%20nazionale%20 prevenzione%20rifiuti.pdf

il Governo. Tra le dieci proposte formulate dall’Associazione, con il supporto tecnico della ESPER, vanno infatti evidenziate soprattutto le seguenti: 1. L’ACV ha richiesto la rapida emanazione da parte del Ministero dell’Ambiente di un atto di modifica della normativa sulla TARES, reintroducendo il principio comunitario “Chi inquina paga”, con una più chiara politica di incentivazione delle pratiche virtuose nella gestione dei rifiuti che preveda l’applicazione della tariffa puntuale correlata all’effettivo volume conferito di rifiuti urbani come modalità ordinaria; e, in via secondaria, fino alla messa a punto di sistemi di commisurazione puntuale dei rifiuti prodotti, l’applicazione di un tributo presuntivo legato ai metri quadri. Si dovrebbe inoltre emanare urgentemente il decreto per stabilire un unico metodo di calcolo della percentuale di riciclo effettivo dei rifiuti urbani (a livello comunitario non interessa la percentuale di raccolta differenziata, a cui fa invece riferimento la normativa italiana). 2. Considerato che il volume di acquisti della pubblica amministrazione in Italia vale 130 miliardi di euro annui, se il 30 % di questi fosse convertito in acquisti verdi - come indicato dalla Commissione europea quale obiettivo da raggiungere entro il 2009 – ciò significherebbe muovere in questa direzione 40 miliardi di euro l’anno. L’ACV ha quindi chiesto all’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), anche per tutelare maggiormente gli interessi dei Comuni quali conferitori di materie prime seconde (MPS), di impegnarsi per l’introduzione di una sistema di vera incentivazione dei prodotti realizzati con materiali riciclati - e/o a “km zero” - anche attraverso l’introduzione di meccanismi premiali quali la riconversione dei Certificati Verdi da incentivi per ridurre il costo del recupero energetico a incentivi per sostenere il


Piano nazionale prevenzione rifiuti

riciclaggio e il compostaggio in proporzione al risparmio di emissioni climalteranti effettivamente garantito; 3. L’ACV ha inoltre proposto di introdurre anche in Italia il sistema di declinazione del CAC (Contributo Ambientale Conai), già adottato in Francia, che penalizza pesantemente le tipologie di imballaggi classificate come perturbatrici del riciclaggio, applicando una penalizzazione del 100% che raddoppia l’entità del contributo e, di converso, di applicare una riduzione che favorisca le aziende che adottano iniziative virtuose di introduzione di imballaggi che consentono minori costi di riciclo. Tale proposte vanno valutate anche alla luce delle recente approvazione da parte del Parlamento europeo della “Decisione su un programma generale di azione dell’Unione in materia di ambiente fino al 2020 (7° Paa)” n. 1386 del 20 novembre 2013, propedeutica alla concreta applicazione del VII° Programma d’azione europeo per l’ambiente intitolato «Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta». Il programma impegna l’Unione sulle strategie ambientali UE fino al 2020 con riguardo a nove obiettivi prioritari:2 (vedi box a lato) La gestione dei rifiuti è stata inserita all’interno della quarta area prioritaria del programma. Secondo gli obiettivi previsti, migliorare l’applicazione della legislazione esistente porterà numerosi benefici per l’ambiente, per la nostra salute e per l’economia. Secondo le stime della Commissione Europea, la piena attuazione della legislazione sui rifiuti farebbe risparmiare all’Europa oltre 72 miliardi di € all’anno, aumenterebbe il fatturato annuo del settore della gestione e del riciclaggio dei rifiuti di circa 42 miliardi di euro, creando oltre 400.000 nuovi posti di lavoro entro il 2020. Riguardo ai nuovi obiettivi europei di riciclaggio, va segnalato infine che lo scorso 18 Gennaio 2014, in linea con quanto richiesto dalla decisione della Commissione europea 2011/753/EU, il Ministero dell’Ambiente italiano ha scelto e comunicato alla Commissione stessa il metodo di calcolo da utilizzare in Italia per la verifica del raggiungimento dell’obiettivo di riciclaggio dei rifiuti urbani imposto dalla direttiva europea 2008/98/CE. Con la decisione 2011/753/

I nove obiettivi prioritari del VII° Programma d’azione europeo per l’ambiente 1. Natural capital: “Nurturing the hand that feeds us” (Capitale naturale: “Coltivare la mano che ci nutre”) al fine di salvaguardare e valorizzare la biodiversità dell’Unione europea. 2. Resource-efficient economy: “Doing more with less” (Un’economia efficiente delle risorse: “Fare di più con meno”) obiettivo volto a creare un economia basata su un uso efficiente delle risorse e a basse emissioni di anidride carbonica 3. Healthy environment and people: “Taking care of the environment is taking care of ourselves”( Popolazione e ambiente: Prendersi cura dell’ambiente significa prendersi cura di noi stessi” ) per proteggere i cittadini dell’UE dai rischi ambientali che ne minacciano la salute. 4. Improved implementation: “good for the environment, our health and our wallets” (Migliorare l’attuazione: “buono per l’ambiente, per la nostra salute e per il nostro portafogli): ottimizzare l’applicazione della legislazione esistente porterà numerosi benefici per l’ambiente, la nostra salute e l’economia. 5. Increased information: “best decisions based on latest data” (Maggiore informazione: “Migliori decisioni basate su dati più recenti) per migliorare la base di conoscenze per la politica ambientale 6. Secured investments: “green incentives mean green innovations” (Investimenti garantiti: “incentivi verdi significano innovazioni verdi) per promuovere gli investimenti nella politica per l’ambiente e il clima, e stabilire prezzi giusti. 7. Better integration: “tackling multiple challenges with one approach” (Migliore integrazione: per affrontare molteplici sfide con un medesimo approccio) obiettivo finalizzato a integrare i fattori ambientali in tutti i settori politici e rafforzare la coerenza delle politiche stesse. 8. Sustainable cities: “Working together for common solutions” (Città sostenibili: “Lavorare insieme per soluzioni comuni”) per contribuire a fare in modo che le città europee siano più sostenibili e le informazioni ambientali più accessibili ai cittadini. 9. Tackling international challenges: “Living well, within the limits of our planet” is a global aim (Affrontare sfide internazionali: “Vivere bene, entro i limiti del nostro pianeta” è un obiettivo globale): vincola l’Unione Europea e gli Stati membri a una maggiore efficacia nel lavoro con i partner internazionali verso l’adozione di obiettivi di sviluppo sostenibile.

2 http://ec.europa.eu/environment/newprg/proposal.htm

terza pagina

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terza pagina Piano nazionale prevenzione rifiuti

Opzione di cui all’articolo 3, paragrafo Metodologia di calcolo 1, della presente decisione

Requisiti specifici per le relazioni sull’applicazione degli Stati membri

Preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio di rifiuti domestici costituiti da carta, metalli, plastica e vetro e di altri tipi di rifiuti domestici o di rifiuti simili

Gli Stati membri utilizzano dati nazionali. Possono essere utilizzati e adattati alle condizioni nazionali i dati elaborati per rispettare altri obblighi di rendicontazione in materia di rifiuti. Unitamente ai dati gli Stati membri trasmettono una relazione che illustra quali materiali sono presi in considerazione e da quali attività essi provengono contrassegnando le caselle corrispondenti nella tabella contenuta nell’allegato II della presente decisione; inoltre indicano il metodo di calcolo delle quantità prodotte e riciclate. Se uno Stato membro include nel calcolo i rifiuti di compost domestico, indica il metodo di calcolo delle quantità prodotte e riciclate. La relazione illustra inoltre il rapporto fra queste quantità e i dati sui rifiuti domestici e altre attività economiche che devono essere comunicati conformemente al regolamento (Ce) n. 2150/2002.

Metodologia di calcolo 2 Tasso di riciclaggio dei rifiuti domestici e rifiuti simili; in % = Quantità riciclata di rifiuti domestici costituiti da carta, metalli, plastica e vetro e di altri flussi specifici di rifiuti domestici, o rifiuti simili/quantità totale prodotta di rifiuti domestici costituiti da carta, metalli, plastica e vetro e di altri flussi specifici di rifiuti domestici, o rifiuti simili

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EU, infatti, la Commissione europea aveva indicato quattro diversi metodi per effettuare il calcolo del citato obiettivo e ha lasciato agli Stati Membri la scelta del metodo da utilizzare. Tutto ciò sulla base giuridica del trattato sul funzionamento dell’Unione europea e considerata la direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 novembre 2008, relativa ai rifiuti, che abroga alcune altre direttive. In particolare è in quest’ultima all’articolo 11, paragrafo 3, che la Commissione aveva definito le modalità dettagliate di attuazione e di calcolo, al fine di stabilire un obiettivo da raggiungere al 2020 per quanto riguarda la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti urbani e assimilati pari al 50%. I 4 metodi proposti dalla Commissione variano a seconda delle tipologie (rifiuti domestici o urbani) e delle frazioni merceologiche che è possibile includere nel calcolo. Il metodo scelto dal Ministero è quello indicato dalla Commissione come metodo 2 e le frazioni merceologiche da conteggiare sono esclusivamente le seguenti: carta e cartone, plastica, metalli, vetro, legno, frazione organica. Ulteriori novità in ambito di tassazione sui rifiuti derivano dalla legge di stabilità, n.147 del 27 dicembre 2013, “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di Stabilità 2014), (13G00191) (GU n.302 del 27-122013 - Suppl. Ordinario n. 87)”. Il comma 704 stabilisce l’abrogazione della Tares

(articolo 14, Dl 201/2011, convertito in legge n. 214/2011). Il numero 626 invece istituisce la nuova imposta unica comunale IUC (Imposta Unica Comunale) comprendente oltre all’imposta sugli immobili sulle seconde case (IMU), anche un tributo sui servizi suddiviso in due componenti: la prima (definita TASI) ha la finalità di coprire il costo dei servizi indivisibili delle amministrazioni locali comunali. La seconda componente (definita TARI), regolamentata nei commi 640-668, impone la totale copertura del costo del servizio di gestione dei rifiuti. Rispetto alla Tares nihil novi sub sole. Qualcosa di nuovo si ritrova tuttavia fra i criteri di determinazione del tributo; che si determinano però, ancora, in funzione dei metri quadri di superficie (peculiarità ricordiamo tutta italiana). Alla commisurazione della tariffa è stato aperto solo un piccolo spiraglio con i commi 651 e 652: i Comuni devono tener conto dei criteri determinati dal regolamento disposto dal DPR n. 158 del 27 aprile 1999. In alternativa, nel rispetto del principio «chi inquina paga» (articolo 14 della direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 novembre 2008 relativa ai rifiuti), gli enti locali possono calibrare la tariffa alle quantità e qualità medie ordinarie di rifiuti prodotti per unità di superficie, in relazione agli usi e alla tipologia delle attività svolte, nonché al costo del servizio rifiuti. Le tariffe per ogni categoria

(o sottocategoria omogenea) sono determinate dal Comune moltiplicando l’unità di superficie imponibile accertata per uno o più coefficienti di produttività quantitativa e qualitativa di rifiuti in funzione del costo del servizio previsto per l’anno successivo. Ai commi 667-668 si stabilisce che i comuni che realizzano sistemi di misurazione puntuale dei rifiuti urbani possono, con regolamento di cui all’articolo 52 del decreto legislativo n. 446 del 1997, prevedere l’applicazione di una tariffa avente natura corrispettiva, in luogo della TARI. Il Comune, nella commisurazione della tariffa, può tenere conto dei criteri determinati con il regolamento di al DPR 158/1999, criteri che prendono in considerazione aspetti come la tipologia di attività e la natura dei servizi. La tariffa corrispettiva può essere applicata e riscossa dal soggetto affidatario del servizio di gestione dei rifiuti urbani. A stabilirlo, comunque, sarà un ulteriore regolamento che dovrà essere predisposto dal Governo entro giugno 2014, ai sensi dell’articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400 e successive modificazioni, su proposta del Ministro dell’Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare, di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, sentita la Conferenza Stato-città ed autonomie locali. *Ente di Studio per la Pianificazione Ecosostenibile dei Rifiuti (E.S.P.E.R.)



terza pagina Dossier Legambiente

rifiuti, i pirati dei raee di Laura Biffi*

Analisi dei fenomeni d’illegalità nella raccolta e riciclo dei rifiuti da apprecchiature elettriche ed elettroniche.

24 igiene urbana igiene urbana aprile-giugno 2014

Quello dei RAEE (Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche) nel nostro Paese è un mercato piuttosto recente, potremmo dire, ancora in fase rodaggio, tanto che la raccolta e il riciclo dei vecchi elettrodomestici, delle fonti luminose fuori uso e dei rifiuti tecnologici arriva a mala pena al 4% dell’immesso alla vendita, a fronte di una media europea del 7%, che sale al 15% nei Paesi scandinavi. Allo stesso tempo, però, è un settore ad alto potenziale e in fortissima crescita, sia per l’espansione del mercato delle apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE), sia per i cicli di innovazione sempre più corti che le rendono rapidamente obsolete. Si calcola che oggi nel mondo se ne producano quasi 50 milioni di tonnellate all’anno, destinate a superare i 65 milioni nel 2017. In Italia, accanto alla scarsa informazione dei cittadini e degli operatori commerciali, che alimenta il cosiddetto mercato informale, per cui molti RAEE finiscono in discarica o nel cassonetto sotto casa, piuttosto che nelle mani di operatori borderline, esiste un incontrollato e fiorente “mercato nero”, che sottrae profitti e lavoro alla filiera virtuosa e che alimenta il racket delle ecomafie, che sul business dei rifiuti speciali hanno da tempo consolidato una delle loro attività commerciali più redditizie, inquinando i terreni dove vengono smaltiti e sfruttando la manodopera a basso costo. È questo spaccato che il dossier “I Pirati

dei RAEE”, scritto da Legambiente in collaborazione con il CdC RAEE, ha messo sotto la lente: una vera e propria industria illegale, fatta di discariche, traffici, inquinamento, truffe e affari sporchi. Che prospera anche a causa degli alti costi di trattamento, che dipendono a loro volta dai costi legati alla logistica e alle attività di “smantellamento” degli apparecchi, ma soprattutto dalle quotazioni dei materiali recuperati. Ed è qui che finisce oggi circa il 70% dei RAEE prodotti, ossia quanto sfugge al circuito legale dei Sistemi collettivi. In cinque anni, da gennaio del 2009 a ottobre del 2013, le Forze dell’ordine hanno messi i sigilli a 299 discariche abusive di RAEE, per una superficie stimata di 1.021.929 metri quadrati. La classifica dei sequestri vede in testa la Puglia, con 40 siti (il 13,4% del totale nazionale), regione che peraltro detiene il record negativo di RAEE raccolti pro-capite. Al secondo posto c’è la Campania, con il 12,7% (38 siti), al terzo a pari merito ci sono Calabria e Toscana con l’11%, seguite dalla

Sicilia con il 9,7%. Puglia, Campania, Calabria, Toscana e Sicilia da sole arrivano a coprire il 57,8% delle discariche sequestrate in tutta Italia. Tra le città, la provincia più esposta al fenomeno dello smaltimento illegale di RAEE risulta quella di Livorno, con 18 siti posti sotto sequestro, il 6% del totale nazionale. A seguire, ci sono le province di Napoli con 16 discariche, di Campobasso con 15, di Palermo con 14, quelle di Cosenza e Lecce con 13, quelle di Taranto e Terni con 12. Il 33% di tutti i siti scoperti si concentra in queste prime otto province. Sono numeri, è bene sottolinearlo, che rappresentano la punta dell’iceberg, cioè solo il fenomeno per come emerge dall’attività di indagine e intervento delle forze dell’ordine. Basta attraversare la penisola per accorgersi, purtroppo, che siamo di fronte a un degrado di proporzioni ben maggiori. Ci sono aree del Paese costellate da discariche abusive, che sorgono sul ciglio delle strade di collegamento, sui terreni agri-


Dossier Legambiente

coli, nascoste nelle aree a bosco o dietro i cancelli delle zone industriali, alle periferie delle città. Spesso sono discariche miste, fatte di rifiuti urbani abbandonati da singoli cittadini che si sommano ai rifiuti che provengono dalle demolizioni edilizie o dalle fabbriche e che vengono scaricati direttamente dai camion. Oltre allo smaltimento selvaggio che produce discariche abusive e a quello “domestico” che getta i RAEE nei cassonetti (destinazione di almeno il 30% delle lampadine usate) o li sotterra nelle cantine dei condomini, va annoverata anche l’attività organizzata di recupero e commercio illegale di queste apparecchiature dismesse. Per questa esiste uno specifico reato, previsto dall’articolo 260 del D.Lgs 152/2006 (l’ex art.53bis del c.d. Decreto Ronchi), che è anche, di fatto, l’unico delitto ambientale oggi previsto nel nostro Paese. Dal 2002 a oggi, le inchieste su “attività organizzata di traffico illecito di rifiuti” che hanno riguardato specificamente RAEE sono state 6, ovvero il 2,7% del totale. Hanno portato all’arresto di 41 persone e alla denuncia di 214. Le aziende coinvolte dalle indagini sono state 10 in otto differenti regioni. Ad alimentare lo smaltimento “fai da te”, e quindi le filiere illegali, concorrono da un lato la scarsa informazione e il business clandestino, dall’altro le forti carenze del sistema: molti centri di vendita ancora non assicurano il ritiro “uno contro uno” degli apparecchi, sebbene obbligatorio per legge, in molte aree del Paese non esiste una buona copertura dei centri comunali di raccolta. Oggi in Italia esistono 3.672 centri di conferimento, uno ogni 16mila abitanti. La loro distribuzione territoriale è però molto sbilanciata e lascia scoperte vaste aree del paese. La concentrazione più alta è in Valle d’Aosta, con un impianto ogni 5.500 abitanti, il 65% si trova nelle regioni del Nord (2.415 centri), il 15% (544) nel centro e il 20% (713) a Sud e nelle Isole. Il commercio dei rifiuti che hanno un valore economico, come i RAEE, sia per loro natura sia perché spacciati per sot-

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RAEE: SI PUÒ E SI DEVE FARE DI PIÙ Due anni fa “Altroconsumo” ha messo rilevatori GPS in una quindicina di grandi elettrodomestici (dai computer ai frigoriferi) prima di farli consegnare da normali cittadini alle riciclerie cittadine di Milano, Roma e Napoli: si è visto in questo modo che solo due di questi hanno fatto sparire il proprio segnale in centri non autorizzati. Più difficile sapere se analoga fortuna hanno gli apparecchi che vengono conferiti dai consumatori presso i magazzini di rivendita. Ma, come evidenzia il nostro dossier, la parte preponderante delle lampadine e dei piccoli elettrodomestici, finisce nei rifiuti, quando va bene, indifferenziato. Lo scopo del dossier di Legambiente è proprio quello di renderci tutti più responsabili di quanto accade dopo che ci siamo liberati del vecchio elettrodomestico. Le amministrazioni comunali, ma anche cittadini, consumatori e la rete commerciale. Più della metà degli apparecchi non viene ritirata dai negozianti e non sappiamo dove finisce. O meglio ce ne accorgiamo eccome: nei fossi o nei campi che vengono liberati dai rifiuti abbandonati quando partecipiamo a Puliamo il Mondo (www.puliamoilmondo.it). A tutti: pretendete il ritiro del vostro vecchio quando acquistate il nuovo apparecchio. Nel prezzo è incluso il servizio di smaltimento, lo si paga comunque. Ma per il commerciante è una fatica. Solo chi è più attento all’ambiente e al sociale se ne prende cura. Premiamo i più responsabili con i nostri acquisti, alimentando così la nuova economia del riciclo anziché le ecomafie.

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Andrea Poggio, vicedirettore Legambiente

toprodotti, è un business che si intreccia molto spesso con le rotte del mercato internazionale, perché le condizioni favorevoli presenti in alcuni paesi africani e del Sud est asiatico, a partire dall’ampia disponibilità di manodopera a basso costo e dagli scarsi controlli alle frontiere, rendono questi posti ideali per dirottare i rifiuti. Molti traffici vengono smascherati grazie all’attività delle Forze dell’ordine e dell’Agenzia delle dogane e si concludono con l’ispezione e il sequestro dei container nei porti italiani. Proprio i porti italiani sono lo snodo principale della criminalità ambientale che saccheggia i paesi occi-

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dentali e riempie quelli in via di sviluppo di rifiuti, anche tecnologici. Insomma, appare evidente come il mercato dei RAEE nostrano debba ancora strutturarsi, oltre che sotto il profilo normativo, anche dal punto di vista dell’organizzazione e del controllo della filiera, per mettere fuori gioco gli operatori illegali. Accanto a questo, è indispensabile promuovere una capillare campagna di informazione al cittadino, perché solo con una maggiore consapevolezza rispetto alla pericolosità sanitaria e ambientale e alla potenzialità economica dei RAEE sarà possibile arginare il fenomeno dello smaltimento illecito e combattere quello delle discariche abusive, aumentando il corretto conferimento nei siti di raccolta. Riducendo gli spazi alle attività illecite e ampliando il mercato legale, infatti, sarà possibile tutelare la filiera virtuosa dei RAEE e garantire qualità ambientale, economia sana e nuova occupazione. *Osservatorio nazionale Ambiente e Legalità di Legambiente


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bimbi e cose: le virtù del riciclo di Guido Viale

Come nei racconti degli alunni di una scuola l’intreccio tra umani e cose rende il mondo più piccolo e amico.

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Gli alunni dell’Istituto comprensivo di Modiano, in provincia di Rimini, hanno pubblicato nell’anno scolastico 19992000, nell’ambito di un progetto Natura amica, un libro illustrato che presenta diversi loro elaborati sviluppati nel corso dell’anno. Si tratta di un lavoro molto approfondito, messo insieme nel corso di diversi anni scolastici, che serve da guida interattiva per un’esplorazione nel mondo della natura, nei problemi legati all’ambiente e, più in generale, al territorio di cui la scuola è parte. Qui di seguito riprendiamo alcuni dei testi relativi al problema dell’inquinamento e dei rifiuti, in particolare per quanto riguarda il riciclo dei materiali scartati. Come si vede l’approccio adottato è di grande interesse perché sviluppa un intreccio strettissimo tra la vita delle cose – la loro prima vita di oggetti e la loro seconda vita di materiali riciclati – e quella dei bambini che le usano, restituendo, o attribuendo un’anima alle cose e ponendo l’esistenza dei bambini che li usano quasi sullo sfondo. Una metodologia che invita a cambiare nel profondo il nostro rapporto con il mondo che ci circonda, in una visione non più esclusivamente antropocentrica o, nel nostro caso, bambinocentrica. Ma mettendo al centro dei racconti il problema del riciclo, questi esercizi sono anche un fattore di educazione ambientale nei confronti della raccolta differenziata. Il primo dei protagonisti di queste è uno

shopper usa e getta: Ero un sacchetto di plastica… “Una volta – scrivono gli autori - non c’era il problema dei rifiuti, infatti le persone usavano cose naturali: non c’erano i detersivi, non esistevano i supermercati dai quali esci con tante borse di plastica ….a proposito di borse di plastica, io nel 1997 ero una di quelle. Come sono cambiate le cose da allora! Oggi si fa molta fatica, per riuscire a riciclare anche una minima parte di tutti i rifiuti che butta via l’uomo ogni anno. Infatti ci sono cifre allucinanti...comunque si sono fatti molti progressi per limitare l’inquinamento dell’ambiente. Ma ora vi racconterò la mia storia... Come vi ho già detto ero un sacchetto di plastica ma ora sono diventato un… Volete scoprirlo? Allora seguitemi… Una volta la mia vita era molto noiosa… mi usavano solo per trasportare cose pesanti e poi mi accartocciavano sempre, finché un giorno mi bucai, così mi buttarono nel bidone della plastica. Feci un bel viaggetto… mi portarono così

in una fabbrica speciale dove mi avrebbero riciclato. Dopo molti processi diventai un bell’astuccio pronto per essere rivenduto. Fui consegnato ad una cartoleria ove un bel giorno una bambina mi comprò… fu così che iniziai una nuova vita. Ora sono colorato e bello, mi sento molto felice di non essere più un sacchetto di plastica, mi piace stare fra i bambini, anche se certe volte mi lanciano a terra tanto forte che le penne che sono dentro di me mi sporcano. Potete fare molto anche voi per agevolare il lavoro delle persone che prestano servizio per salvaguardare l’ambiente”. Il racconto si conclude ovviamente con un invito alla raccolta differenziata e al riciclaggio: “Sarebbe utile incominciare a buttare la plastica, la carta, il vetro e l’alluminio negli appositi contenitori per la raccolta differenziata presenti nelle isole ecologiche di tutte le città e dei paesi. Insieme si può fare veramente molto!”. Il secondo e il terzo racconto che presentiamo trattano invece entrambi delle trasformazioni di una lattina di alluminio.


Racconti

Ma il primo si conclude nel regno della complessità, con la trasformazione della lattina nel materiale di contenimento di un computer, il che restituisce al materiale inerte di uno scarto addirittura un cervello. Il secondo racconto si conclude invece in un ripostiglio di giocattoli dismessi, in attesa che qualcuno torni a provare interesse per quel monopattino che il suo padrone è ormai troppo grande per aver ancora voglia di usare. Ed ecco il secondo racconto: Ero una lattina sono diventata un computer. “Sono un computer, un tempo ero una lattina… Quando ero una lattina di aranciata ero in uno scaffale di un supermercato con le mie amiche. Un giorno i commessi mi sistemarono bene, io aspettavo che qualcuno mi comprasse… ecco che dopo qualche minuto una bambina di nome Laura, che aveva tanta sete, pregò la mamma di comprarmi. Così fui portata in un sacchetto di plastica fino a casa dove mi misero dentro al frigorifero… morivo dal freddo, non vedevo l’ora che qualcuno bevesse il mio contenuto. Passò del tempo ma nessuno mi consumava...”. Qui, come nel racconto seguente, ci troviamo addirittura di fronte al caso di un

acquisto che non viene nemmeno consumato e si trasforma senza intermezzi in un rifiuto: “un giorno Laura mi tirò fuori e controllando la data di scadenza si accorse che ero già scaduta! Io fui molto triste perché mi gettò via...il giorno dopo fui trasportata da un grande camion che mi scaricò in una fabbrica speciale… lì venni trasformata dentro strane macchine e dopo lunghi procedimenti mi ritrovai cambiata! Ancora non capivo cosa ero diventata… gli operai parlavano continuamente tra loro di schermo, tastiera, mouse…Ma certo, ero diventata un computer! Così fui portato nello stesso supermercato dove c’era Laura che con i suoi genitori stava scegliendo un computer. Osservarono tanti modelli… poi quando giunsero a me mi guardarono a lungo… erano indecisi. Ma ecco che la scelta di Laura cadde proprio su di me. Passai per la cassa, mi portarono a casa e mi misero sopra una bella scrivania nella cameretta di Laura. Tutti i giorni la bambina trascorreva con me parecchio tempo; mi utilizzava per giocare e studiare insieme ai suoi compagni di scuola. Ci pensate

che quando ero una lattina non avevo un cervello? Ora invece elaboro tante informazioni, mi collego a internet, possiedo tanti giochi, programmi di ogni genere, enciclopedie… Se volete sapere la verità sono più felice di essere un computer che una lattina!” Il terzo racconto, Sono un monopattino ero... una lattina, si conclude, come si è detto, nell’attesa di un riuso: “Ero una lattina… un bel giorno un bambino mi comprò. Questo bambino aveva sempre mal di pancia perché beveva sempre coca-cola. Sua madre, per caso, scoprì che consumava spesso quella bevanda così mi buttò dalla finestra. Passò un altro bambino, mi raccolse e mi sbattè per sentire se c’era ancora il contenuto. Mi portò a casa sua e mi mise nel frigorifero: “brrrrr, che freddo che era; ci sarebbe voluto un cappotto!”. Mi tenne un giorno poi, mi portò dagli amici e quando fui vuota finii un contenitore con sopra scritto “ALLUMINIO”…così mi trovai dentro con tutte le altre lattine. Passarono molti giorni, la gente continuava a buttare lattine addosso a me…finché arrivò un camion che ci raccolse. Feci un lungo viaggio… poi arrivai in una grande città dove mi schiacciarono con le altre lattine, e dopo tanti procedimenti diventai un monopattino! Come si vede da questo come dai racconti precedenti, l’intreccio delle vite tra bambini e cose fa sì che i protagonisti umani e non umani di queste storie si incontrino sempre almeno due volte. Sono le virtù del riciclo, che qui vengono presentate nella loro forma più ingenua e immediata: Quel bambino che amava la”coca-cola” mi comprò… io gli avrei voluto parlare ma non ci riuscivo, perché ero stato trasformato assieme alle altre lattine. Decisi, allora, di farlo divertire… così feci per tutto il tempo. Il bambino mi presentò i suoi amici che ogni tanto giocavano con me senza rompermi. Ora il mio amico è diventato grande, non mi usa più, mi trovo in uno sgabuzzino… spero tanto che qualcuno mi riscopra così uscirò di nuovo all’aria aperta!”

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gestione

Efficienza energetica

la certificazione energetica CasaClima di Andrea Ambrosetti

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La classificazione energetica delle abitazioni messa a punto dalla Provincia di Bolzano rappresenta oggi uno standard utilizzato in tutto il paese. Quali sono gli accorgimenti per migliorare l’efficienza energetica della propria casa? Dal 2002 la Provincia di Bolzano, prima in Italia, ha introdotto l’obbligo, nel proprio territorio, della certificazione energetica “CasaClima”, con la finalità di raggiungere gli obiettivi stabiliti dalla Comunità Europea in tema di abbattimento dei consumi energetici e di emissioni di anidride carbonica. Negli altri comuni d’Italia tale obbligo non esiste, ma è evidente che edificare in CasaClima porta degli indiscussi e notevoli vantaggi, sia in termini ambientali che economici. Il progetto CasaClima è stato sviluppato con il preciso intento di promuovere una tipologia edile ad alta efficienza energetica e sostenibilità ambientale, tipologia che deve essere applicabile a qualsiasi tipo di edificio. CasaClima non è sinonimo di un particolare stile architettonico o della dimensione della costruzione, ma ne indica la categoria energetica. Come per i frigoriferi e gli elettrodomestici in generale, si tratta di una classificazione del consumo energetico dell’edificio, quantificabile in modo semplice e immediato, esattamente come si valuta il consumo di carburante nell’acquisto di un’automobile.

Caratteristiche di una CasaClima Una CasaClima è innanzitutto un edificio in grado di assicurare un’alta efficienza energetica

Esempio di casa certificata CasaClima

con conseguente risparmio di energia e riduzione dei costi per la climatizzazione. A questo si accompagnano sempre un alto standard qualitativo ed elevate condizioni di comfort per gli abitanti. La prima scelta da compiere insieme al progettista riguarda quindi lo standard energetico che si vuole raggiungere con la propria casa: una CasaClima Gold, A o B. Le classi energetiche CasaClima individuano separatamente il fabbisogno energetico per riscaldamento e l’energia complessiva impiegata. La strategia per una progettazione che recepisca in pieno la filosofia CasaClima prevede infatti di: • costruire un edificio in cui siano minimizzati i fabbisogni energetici (per riscaldamento, raffrescamento, illuminazione); • coprire il fabbisogno energetico residuo con un’impiantistica moderna ed efficiente, che possibilmente impieghi fonti energetiche rinnovabili. Elementi di base di una CasaClima sono: • struttura compatta • alto grado di isolamento termico della superficie esterna

• finestre altamente isolanti • ermeticità • assenza di ponti termici • utilizzo dell’energia solare • impiantistica ottimale • realizzazione accurata.

Certificazione CasaClima Il certificato energetico di un edificio aiuta a valutarne l’efficienza energetica nonché a prevederne i costi di gestione dal punto di vista del consumo di energia. Si tratta quindi di un modo per sfruttare il potenziale energetico nel settore abitativo. La catalogazione energetica di un edificio è inoltre fonte di trasparenza per tutti coloro che sono interessati alla sua gestione. Questo tipo di certificato è previsto da una direttiva UE vincolante per tutti gli Stati membri. Tra le certificazioni edili, quella energetica, rilasciata da un ufficio indipendente autorizzato, ha una funzione particolare, in quanto si tratta di un documento


Efficienza energetica

con marchio di qualità. Particolarmente importante è il fatto che la classificazione energetica dell’edificio avviene in seguito ad un’indagine sullo stesso durante tutto l’iter della realizzazione, e non solo sulla base di un semplice progetto. Il certificato energetico evidenzia immediatamente l’entità del fabbisogno di calore di un edificio, e presenta due classificazioni energetiche: la prima riguarda la classe di isolamento termico dell’edificio, la seconda la qualità dell’impiantistica. Con l’aiuto di una tabella suddivisa in caselle colorate, dal verde (basso fabbisogno energetico) fino al rosso (alto fabbisogno), anche i principianti possono capire se un edificio consuma molta o poca energia. L’indice termico di calore viene determinato in base a fattori rilevanti dal punto di vista energetico, tramite un procedimento di calcolo unitario.

Efficenza energetica dell’involucro Il fabbisogno di energia complessiva di un edificio descrive la qualità energetica dell’involucro edilizio e delle tecniche di installazione. Esso è un valore di calcolo, contenente i seguenti fattori di energia: • la qualità dell’involucro dell’edificio comprendente pareti esterne, finestre, tetto e ponti termici • la qualità costruttiva (p.e. ponti termici, tenuta d’aria) • le perdite causate dal ricambio d’aria • i guadagni termici tramite l’irraggiamento solare, il calore corporeo e il calore prodotto dagli apparecchi elettrici • la qualità dell’intero impianto di riscaldamento dal generatore fino ai sistemi di distribuzione e se presente, l’impianto di ventilazione • il fabbisogno e l’energia totale per l’acqua sanitaria • il vettore energetico quale gasolio, gas metano o corrente elettrica.

Targhetta CasaClima La targhetta CasaClima è rilasciata a tutte le CasaClima di categoria Oro, A e B, può essere apposta sulla facciata ed è un segno tangibile e immediatamente visibile della classe energetica dell’edificio. La sua presenza contribuisce

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I committenti possono in questo modo calcolare il fabbisogno medio di riscaldamento ed energia di un edificio, ed effettuare una comparazione tra diverse costruzioni.

a rivalutare l’immagine dell’edificio, oltre al suo valore. La targhetta è rilasciata da un soggetto indipendente, vale a dire dall’Agenzia CasaClima.

CasaClima Più La classificazione CasaClimaPiù viene riconosciuta a edifici abitativi che si contraddistinguono per una tecnica di costruzione ecologica e che utilizzano fonti energetiche rinnovabili. CasaClimaPiù deve soddisfare i seguenti criteri: • Il fabbisogno termico deve essere inferiore ai 50 kWh per metro quadro e per anno. • Il riscaldamento deve essere garantito da fonti energetiche rinnovabili. In altri termini, l’impianto termico funziona senza combustibili fossili. • Non vengono utilizzati materiali di costruzione dannosi per l’ambiente o per la salute. • Almeno uno dei seguenti provvedimenti ecologici deve essere adottato: panelli fotovoltaici, collettori solari per l’acqua sanitaria o per il riscal-

damento, utilizzo di acqua piovana, tetto verde.

Elementi di progettazione CasaClima ESPOSIZIONE E UBICAZIONE dell’edificio rappresentano fattori fondamentali per il fabbisogno energetico e la qualità di vita, determinando il valore dell’immobile sul mercato. ISOLAMENTO TERMICO: un buon isolamento di un edificio risulta essere importante non solamente durante i mesi invernali, ma anche durante i mesi estivi, in quanto da un surriscaldamento dei locali ne risente decisamente la qualità di vita. In particolar modo le camere da letto dovrebbero essere mantenute particolarmente fresche per garantire un corretto riposo delle persone. Pertanto ambienti rivolti a sud, ovest o est caratterizzati dalla presenza di ampie vetrate, vanno adeguatamente protetti dal surriscaldamento. Una idonea protezione dal surriscaldamento

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Efficienza energetica

estivo si ottiene scegliendo i materiali di costruzione e isolanti adatti. Un contributo determinante contro il surriscaldamento estivo è dato dagli elementi esterni all’edificio quali tapparelle, veneziane, tettoie sporgenti. FINESTRE: in una casa cosiddetta “normale” le perdite di calore attraverso le finestre possono rappresentare il 20 % del totale. Per tale motivo in una CasaClima non si può rinunciare a delle finestre con elevate caratteristiche termiche. Se possibile le finestre andrebbero progettate sul lato rivolto a sud dell’edificio al fine di sfruttare al massimo l’energia solare. Le perdite di calore di una finestra sono determinate dalle caratteristiche del vetro e del telaio che la compongono. Maggiore è la temperatura del telaio, minore é la possibilità che si sviluppino fenomeni di condensazione dell’aria. Al fine di garantire un elevato comfort termico all’interno degli ambienti le finestre devono essere dotate di un telaio dalle elevate caratteristiche termiche nonché di vetri isolanti a tre strati. Le tapparelle proteggono dal vento e dalla pioggia e realizzano in tal modo un’intercapedine d’aria davanti alla finestra. VENTILAZIONE: negli edifici caratterizzati da un buon isolamento e pertanto da uno scarso ricambio naturale dell’aria, bisogna prestare massima attenzione alla ventilazione. Durante i mesi invernali l’aria deve essere preventivamente riscaldata prima di essere immessa nei locali. Naturalmente questo fabbisogno energetico rappresenta un costo aggiuntivo, spesso rilevante, per il proprietario dell’immobile. L’alternativa alla ventilazione naturale è rappresentata dalla ventilazione controllata. Con la ventilazione controllata si garantisce una buona qualità dell’aria con costi energetici ridotti: in tal modo si evita di aprire le finestre

dei locali se non nel caso di ambienti molto umidi (bagni, cucine). Con una ventilazione controllata costantemente in funzione nell’arco della giornata, si riduce altresì la presenza di sostanze nocive negli ambienti di vita. L’aria prelevata dall’esterno, prima di essere immessa nell’edificio, viene inviata ad appositi filtri che provvedono alla sua preventiva depurazione. Una ventilazione controllata è particolarmente indicata per i soggetti affetti da allergie; in tal modo si garantiscono ambienti privi di pollini. RISCALDAMENTO: in una buona CasaClima il funzionamento dell’impianto di riscaldamento si rende necessario solamente nei mesi invernali più freddi. Il minor fabbisogno energetico, e di conseguenza il minor consumo di combustibile, si ripercuote positivamente sui costi di gestione e contribuisce altresì alla difesa del clima. Nella scelta della tipologia dell’impianto di riscaldamento e ai fini del bilancio energetico, è importante considerare anche il luogo dove l’impianto verrà installato. Se la stufa viene installata all’interno dell’appartamento, ad esempio, si potrà contare anche sul calore radiante emesso. Se si costruisce un edificio in una zona asservita a una centrale di riscaldamento è consigliabile allacciarsi alla stessa, risparmiando in tal modo sui costi di gestione e manutenzione, recuperando inoltre il volume del locale caldaia per altri scopi. Caldaie a condensazione alimentate a metano o gasolio hanno rendimenti superiori rispetto alle caldaie tradizionali, in quanto consentono di recuperare il calore residuo contenuto nei fumi, che altrimenti andrebbe perso al camino; ENERGIE RINNOVABILI: anche se in un primo momento i costi di queste tecnologie

sembrano più elevati rispetto a quelle tradizionali, è anche vero che fanno risparmiare in un secondo momento, sia nell’inquinamento del clima e dell’ambiente che nelle spese di riscaldamento. Chi punta sui collettori solari – che tra l’altro sono privi di CO2 – riesce a risparmiare materiale combustibile per decenni, dato che in primavera, in estate e in inverno servono per riscaldare l’acqua. L’energia ricavata dai raggi del sole nel collettore viene trasformata in calore. Il sistema funziona così: Il sole riscalda i collettori, e l’acqua attraverso dei tubi viene portata all’interno, riscaldata a sua volta e trasportata nel serbatoio. In questo modo la caldaia può rimanere spenta durante la stagione estiva. I pellets di legna sono un combustibile ecocompatibile. I cosiddetti pellets sono dei trucioli di piallatura e segatura di legno non trattato, che senza aggiunta di colle, ma solo con l’utilizzo di macchinari a pressione prendono la forma di piccoli rotoli cilindrici. Il legno durante la sua vita assorbe energia solare ed anidride carbonica; durante la sua combustione si libera tanta anidride carbonica quanta se ne libererebbe lasciandolo marcire naturalmente. Le pompe di calore sfruttano il calore circostante come fonte energetica. L’energia viene ricavata dall’energia accumulata da aria, acqua e terra, e quindi rappresenta un modo efficiente per ottenere energia. Per produrre il 100% di energia è necessario solo il 25% di energia motrice, poiché il restante 75% viene ricavato dall’energia solare accumulato dalla natura. Il principio di funzionamento assomiglia un pó a quello del frigorifero, che sottrae calore all’interno e lo apporta alla cucina. Di solito le pompe di calore, che funzionano a prescindere dalle condizioni meteorologiche, vengono abbinate al riscaldamento a pavimento. Le celle solari trasformano la luce in elettricità. Esse sono costituite da un minimo di due strati di semiconduttori caricati positivamente e negativamente. Quando i fotoni del sole incontrano le celle, gli stessi vengono assorbiti dagli atomi dei semiconduttori. Gli elettroni si liberano dal semiconduttore caricato negativamente creando in tal modo un flusso d’elettricità.



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Distribuzione Gas

come affrontare le gare di concessione della rete gas dalla redazione

La nuova normativa offre vantaggi e opportunità, ma solo ai Comuni e agli Ambiti territoriali che saranno in grado di trarne vantaggio. 34 igiene urbana igiene urbana aprile-giugno 2014

In attuazione della Direttiva Comunitaria 98/30/CE, recante norme comuni per il mercato interno del gas naturale, il 23.05.2000 viene emanato il Decreto Legislativo n.164, cosiddetto “Decreto Letta”. Da quel momento, in virtù di una serie di atti successivi e conseguenti, si avvia una complessa evoluzione normativa del servizio di distribuzione del gas naturale, avente l’obiettivo di liberalizzare ed aprire il mercato alla concorrenza. Nel corso di questi 12 anni è stato così modificato l’assetto del settore, imponendo alle Amministrazioni Comunali l’obbligo di assumere decisioni e provvedimenti con forte

impatto sulla futura organizzazione del servizio e sugli interessi della cittadinanza. L’evoluzione del quadro normativo si conclude recentemente, in particolare con: • il D.M. 19 gennaio 2011 n° 51913 che sancisce l’obbligo che le gare per l’affidamento del servizio di distribuzione del gas siano effettuate per ATEM -177 ambiti territoriali minimi sul territorio nazionale; • il D.M. 18 ottobre 2011 n° 56433 che individua i Comuni appartenenti a ciascun Ambito territoriale; • il D.M. 12 novembre 2011 n°226 che stabilisce le procedure di gara e i criteri per la valutazione dell’offerta per l’affidamento del servizio di distribuzione del gas naturale. Per i Comuni, si apre quindi l’opportunità/ obbligo di gestire un procedimento complesso, con forti implicazioni economiche e con importanti ricadute sul rapporto con i cittadini/ utenti del servizio. Con il mutamento del quadro

normativo, che impone la cessazione di tutte le concessioni in proroga e sancisce l’obbligo di porre in essere i nuovi affidamenti solo con gara e per una durata massima di 12 anni. In controtendenza rispetto alla prassi consolidatasi per decenni, i Comuni si trovano nell’improvvisa necessità di dotarsi di adeguati e specialistici supporti consulenziali (la tematica delle concessioni è infatti multi-disciplinare e coinvolge competenze legali, contrattuali, tecniche, economico-finanziarie, sociali e fiscali) per le verifiche e le analisi da effettuare ai fini all’affidamento delle nuove concessioni. Il D.M. n. 266/2011 stabilisce le scadenze temporali entro le quali ciascuno dei 177 ATEM (Ambiti Territoriali Energia e Gas), deve avviare le procedure per la gara relativa al nuovo affidamento: • A partire da febbraio 2012, entro 42 mesi, dovranno partire 172 Ambiti territoriali • 25 ATEM entro agosto 2012 • 25 ATEM entro febbraio 2013 • 25 ATEM entro agosto 2013 • 25 ATEM entro febbraio 2014 • 24 ATEM entro agosto 2014 • 25 ATEM entro febbraio 2015 • 23 ATEM entro agosto 2015. Il Concessionario vincitore della gara è tenuto a versare «una tantum» ai Comuni: • Un corrispettivo annuo determinato dalla quota di proprietà dell’impianto in capo al comune che rappresenta una quota di ricavo del Gestore (VRD – Vincolo ai Ricavi della Distribuzione – vedi DLgs 159 art.46 bis del 01.10.07 • Un canone annuo di concessione da mettere a gara • Una quota di devoluzione gratuita a fine concessione, a favore del Comune, degli investimenti effettuati dal gestore nel periodo della concessione. Tutto ciò comporta una grande opportunità e dei significativi vantaggi economici per i Comuni.


Distribuzione Gas

In particolare: • La possibilità per il Comune di mettere a gara un progetto di estensione della rete sul proprio territorio, per metanizzare le aree non servite, coerente con lo sviluppo urbanistico previsto, vincolando così il nuovo concessionario, • Uno sconto per l’utente finale del contributo per allacciamento, • L’impegno del concessionario ad effettuare interventi di efficienza energetica, da realizzare nel territorio comunale, con conseguente emissione di TEE a favore del comune, • Tutte le spese di Gara sono a carico del Concessionario entrante: la stazione appaltante potrà prevedere un una tantum a copertura di tali costi. In attuazione della Direttiva Comunitaria 98/30/CE, il CRG (Consorzio Rete Gas), con il progetto “Governare le reti per innovare e crescere”, offre servizi di supporto e affiancamento ai Comuni per l’esame degli atti concessori, l’analisi della consistenza e la valutazione dell’impianto di distribuzione nel territorio comunale e per l’avvio delle procedure di gara in funzione del nuovo assetto normativo che regola il trasporto e la distribuzione del gas naturale. Il Consorzio Concessioni Reti Gas (CRG) composto a sua volta dal Consorzio ABN (un Consorzio di imprese che opera nel settore dell’energia e delle fonti rinnovabili e dei servizi alla pubblica amministrazione, costituito sul modello dell’impresa-rete), da Italian Utilities (una società che opera nella consulenza ed assistenza nei servizi di pubblica utilità, le cui competenze sono focalizzate nell’area della consulenza strategica e gestionale e nel marketing territoriale), da Ten

gestione

35 Energy Consulting (una società di ingegneria e consulenza, con consolidata esperienza nei settori dell’energia e delle utilities, che ha sviluppato una banca dati per la mappatura sul territorio nazionale del mercato del gas ed un modello per la valutazione delle reti e dei piani industriali). I servizi del CRG sono stati organizzati in tre macroaree: 1. Attività finalizzate al supporto del comune Capofila per l’avvio della procedura di gara; 2. Attività necessarie alla valutazione degli impianti di distribuzione ed all’estensione della rete dei singoli Comuni; 3. Attività volte a richiedere all’attuale concessionario l‘erogazione del canone di concessione, fino al del 10% del vincolo ricavo distribuzione (VRD), in attesa dell’espletamento della gara con il conteggio degli arretrati. Il tutto integrando il Know-How Sole 24 ORE con le competenze tecnologiche e di processo di marchi specializzati per specifici target e ambiti applicativi quali: Aziende, Commercialisti/Consulenti del lavoro, Avvocati, Studi tecnici e Pubblica Amministrazione. Per supportare gli Ambiti territoriali e le Amministrazioni Locali, CRG, attraverso una partnership con i Comuni e con una puntuale consulenza di merito, mette a disposizione anche uno speciale programma di supporto, dotandole di uno strumento indispensabile di Governo dei Processi e della Gestione dei Documenti che vengono prodotti durante l’ITER. Infatti la mole dei documenti sarà notevole e complessa e il programma DMS24 (Document Management System) per-

metterà un’agevole «tracciabilità dei documenti e la loro pubblicazione” sul sito web dedicato per un’agevole consultazione. Document Management System è una soluzione per gestire i flussi documentali, migliorare la diffusione delle informazioni e garantire l’ordine e la conservazione dei documenti. Definiti i flussi che descrivono l’iter di approvazione e/o comunicazione di ogni tipo documento, il programma organizza la profilazione dei singoli utenti o ruoli, permette di diffondere, condividere e notificare tutte le informazioni, aggiornate in tempo reale a tutte le entità e persone coinvolte nel processo, siano queste interne o esterne all’Ente. E’ flessibile e parametrizzabile, permettendo di gestire ogni tipo di documento: pratiche, progetti, disegni, contratti, modulistica, fax, rassegne stampa, ecc. Le sue principali funzioni sono: • Ambiente di configurazione generale e predisposizione dei Tipi documento • Gestione utenti, ambiente di amministrazione • Interfaccia web per la navigazione, ricerca e indicizzazione, lettura e modifica documenti • Conversione documenti in PDF • Invio mail di notifica, invio allegati per mail • Utilizzo web services • Utilizzo virtual tables • Masterizzazione documenti • Importazione automatica di documenti tramite files xml • Acquisizione documenti tramite printer driver.

igiene urbana igiene urbana aprile-giugno 2014


gestione

Progetto Life Identis Weee

cassonetti “smart” per i rifiuti elettronici: la rivoluzione parte con un progetto life in corso in italia di David Newman*, Stefano Amaducci**, Mario Sunseri***

Il sistema Italia risulta emergere nel settore dei rifiuti per la capacità di sviluppare e attivare innovative tecniche di raccolta finalizzate a massimizzare la raccolta differenziata e il recupero dei materiali. 36 igiene urbana igiene urbana aprile-giugno 2014

In particolare si vuole evidenziare il proliferare e lo sviluppo di uso di sistemi innovativi che riflettono i risultati di un emergente e dinamica industria meccanica, elettronica oltre a quella di erogazione dei servizi. Alla base non solo l’incremento delle raccolte, ma la responsabilizzazione dell’utenza (identificazione) e la garanzia del recupero (tracciabilità). Tale politica di sviluppo di nuove tecniche e competenze cerca di coniugare lo sviluppo del settore dei servizi di raccolta e recupero dei rifiuti assieme allo sviluppo delle capacità delle aziende italiane a innovare utilizzando nuove tecnologie e qualificando il know-how dei propri lavoratori. Questo fa parte dei temi che in Italia l’Associazione ATIA-ISWA Italia [1] (associazione che riunisce i professio-

nisti, le aziende e gli enti impegnati nel campo della gestione dei rifiuti e delle bonifiche) cerca di promuovere tramite la continua ricerca e divulgazione delle migliori pratiche che emergono nel settore. Una recente esperienza italiana particolarmente di successo è legata alla raccolta dei Raee (rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche) sviluppata in Emilia Romagna grazie un progetto Life [2] che ha visto la sinergia fra un gestore (HERA) dei servizi di igiene urbana ed un sistema collettivo per la gestione dei Raee (Consorzio Ecolight). Questo sistema di raccolta ad alta tecnologia (unico in Europa) mira a sviluppare e testare nuove tecnologie ottimali per accrescere lo standard della raccolta Raee e per implementare strumenti di monitoraggio e tracciabilità dell’intero ciclo di vita dei dispositivi elettrici ed elettronici. I RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) sono infatti sempre più al centro dell’attenzione nel settore del recupero e del riciclaggio. L’interesse ad incrementare la raccolta di questi materiali è reso evidente dall’approvazione nel 2012 della nuova Direttiva Europea sui RAEE che impone nuovi metodi e obbiettivi di raccolta e riciclo, funzionali ad

Prototipo RAEE Shop posizionabile nelle gallerie commerciali o nei parcheggi della grande distribuzione

aumentare l’intercettazione di questi rifiuti contenenti materiali preziosi e che se non smaltiti correttamente andrebbero persi e causerebbero potenziali problemi all’ambiente. E’ da poco stato pubblicato il rapporto del Centro di Coordinamento RAEE (CdC RAEE) [3] che aiuta a fotografare lo stato attuale della raccolta in Italia e ad inquadrare le novità del settore. Al Centro di Coordinamento RAEE (CdC RAEE) aderiscono i Sistemi Collettivi che si occupano dei RAEE provenienti dai nuclei domestici, incaricati dai Produttori di AEE di portare correttamente al trattamento i prodotti giunti a fine vita. In Italia sono 16 i Sistemi Collettivi (Apiraee, Cobat, Consorzio CCR, Dataserv, Ecodom, Ecoelit, Ecoem, Ecolamp, Ecolight, Ecoped, Ecorit, Erp, Esa Gestione R.A.E.E., Raecycle, Remedia, Rene, Ridomus), differenti tra loro per quota di mercato rappresentata, tipologia di RAEE trattati e forma giuridica. Per quanto riguarda l’avvio al riciclo vi è l’Accordo per la qualità del trattamento che il CdC RAEE ha siglato con le principali Associazioni Italiane dei Recuperatori (AssoRaee, Assofermet, Ancoraee, CNA, Assoqualit, UnoRAEE e Confapi) che comprendo 115 Impianti accreditati. Gli ultimi dati riferiti al 2013 sono

Prototipo RAEE Parking, posizionabile nelle aree scoperte dei centri commerciali e dotato di alimentazione elettrica autonoma con pannelli fotovoltaici


Progetto Life Identis Weee

disponibili nell’ultimo Rapporto RAEE 2013 del CdC RAEE. La raccolta complessiva è risultata pari a 225.931 tonnellate (su una produzione indicativa di Rifiuti Urbani di 30 milioni di tonnellate), con una differenza di circa 13 mila ton rispetto all’anno precedente e un dato medio pro capite pari a 3,80 kg per abitante. Le raccolte per raggruppamento ammontano per ciascun macro-raggruppamento (R) a: R1 Freddo e clima (62.158.612 kg), R2 Grandi bianchi (56.156.357 kg), R3 TV e monitor (68.879.875 kg), R4 Piccoli elettrodomestici (37.620.439 kg), R5 Sorgenti luminose (1.115.935 kg). Le quantità raccolte mostrano un calo del 5% rispetto all’anno precedente. Questa diminuzione continua il trend già rilevato nel 2012 a causa della crisi economica. Particolarmente rilevante la flessione del Raggruppamento R3 (Tv e Monitor) dovuti all’esaurirsi del passaggio al digitale terrestre che ha spinto dal 2009 al 2012 alla sostituzione degli apparecchi a tubo catodico. A livello territoriale è sempre presente una forte differenza tra Nord (4,77 kg/ab), Centro (3,77 kg/ab) e Sud Italia (2,46 kg/ab) dovuta anche alla differente presenza di Centri di Raccolta iscritti al CdC RAEE nelle varie zone. Tutto questo si inserisce nel quadro relativo al recepimento della Direttiva Europea, che ha come punto fermo il rafforzamento dell’attuale sistema e l’ampliamento dell’operatività verso nuove tipologie di AEE. Nel 2013 il CdC RAEE ha voluto inoltre evidenziare il problema della gestione informale o illegale dei RAEE. Dal 2009 al 2012 i controlli delle Forze dell’ordine hanno portato a 299 discariche sottoposte a sequestro dall’autorità giudiziaria. Inoltre sono 42 le persone arrestate, 214 quelle denunciate e 10 aziende coinvolte nei traffici illeciti dei RAEE specialmente verso Africa ed Estremo oriente. Sono evidenziati inoltre i fattori che potrebbero ridurre questi fenomeni: informazione ai cittadini, miglioramento dei sistemi di raccolta, incremento dei controlli e modifica di legislazione e procedure. La nota più rilevante del rapporto è la diminuzione (circa l’8,5% rispetto all’anno precedente), dei quantitativi ritirati dai Consorzi/Sistemi Collettivi. Nella classifica dei 5 Raggruppamenti, in cui vengono divisi i RAEE, quello che riscontra maggiori difficoltà è il raggruppamento chiamato R4 (Piccoli Elettrodomestici). La Direttiva Europea 19/2012 sui rifiuti di ap-

gestione

Prototipo RAEE Point, per la raccolta stradale dei piccoli RAEE

parecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), entrata in vigore il 4 luglio 2012, indica che gli obiettivi di recupero verranno riesaminati dal Parlamento europeo e dal Consiglio entro il 14 luglio 2016. La Direttiva introduce il sistema “Uno contro Zero” ovvero l’obbligo per i rivenditori di AEE con superfici superiori ad una certa soglia di ritirare anche senza vincolo di acquisto. Tale indicazione implica la necessità di introdurre nuovi modelli di raccolta tali da essere efficaci ed efficienti senza indurre eccessive complessità per gli stessi rivenditori. Per incrementare la raccolta dei RAEE, in particolare i piccoli elettrodomestici, si devono utilizzare sistemi innovativi in grado di coinvolgere i cittadini garantendo l’efficienza della raccolta e la tracciabilità dei rifiuti. Il progetto Life “Identis Weee” sviluppato attraverso il finanziamento dello strumento Life dell’Unione Europea, è entrato nel vivo in alcune zone sperimentali dell’Emilia-Romagna all’inizio dell’anno 2013, coinvolgendo interi quartieri e la grande distribuzione. L’obiettivo è stato dimostrare il possibile incremento della raccolta di materiali come cellulari, lampadine, giocattoli elettronici, tv, elettrodomestici, che hanno un impatto ambientale notevole e contengono materiali preziosi (come, ad esempio, ferro, alluminio, vetro, tungsteno, palladio, ecc.) che si possono recuperare e riutilizzare rendendo i rifiuti stessi e i conferimenti tracciabili: i nuovi contenitori hi-tech, unici in Europa, si aprono con tessere di uso comune (come la tessera sanitaria), con

sistemi di identificazione delle utenze già in uso e card specifiche (in distribuzione alle 19mila famiglie che partecipano alla sperimentazione campione dei quartieri) in modo da controllare e seguire il corretto smaltimento dei RAEE. Il progetto ha previsto la realizzazione e la sperimentazione di raccolte con diverse tipologie di contenitori, prototipi innovativi realizzati in Italia (Id&a di Brescia) sotto la supervisione di Hera ed Ecolight. Questi sono il Raee-Point (36 esemplari) per la raccolta su strada di piccoli Raee, il Raee-Shop (5 esemplari) per la raccolta di piccoli elettrodomestici all’interno dei centri della grande distribuzione, il Raae-Parking (1 esemplare) per la raccolta di piccoli e grandi elettrodomestici in prossimità dei centri di distribuzione e in zone ad alta frequenza, e infine il Raee-Mobile (1 esemplare), una stazione itinerante con operatore per la raccolta di prossimità di tutti i tipi di Raee. Quelli stradali (Raee Point), di color bordeaux (nel rispetto e anticipo dello Standard Europeo sui colori dei contenitori dedicati alla raccolta dei rifiuti - EN 16403 Waste Managment Waste visual elements), sono pensati solo per i piccoli elettrodomestici, pile e per le lampade elettroniche. Altri due tipi sono destinati alla Grande distribuzione: il più grande (RaeeParking, realizzato sotto la supervisione del consorzio Ecolight) può accogliere piccoli elettrodomestici, televisori, monitor, aspirapolvere, lampade elettroniche; l’altro tipo, più piccolo (RaeeShop) sono invece collocati all’esterno di alcuni negozi e accolgono piccoli RAEE come

37 igiene urbana igiene urbana aprile-giugno 2014


gestione

Progetto Life Identis Weee

Prototipo RAEE Mobile, centro di raccolta Mobile RAEE (appuntamento periodico a Bologna)

38 igiene urbana igiene urbana aprile-giugno 2014

radio, rasoi, frullatori, orologi, cellulari, trapani, tastiere. Ad oggi hanno già aderito al progetto importanti Centri Commerciali e alcuni grandi punti vendita di IKEA, Leroy Merlin e Mediaworld distribuiti nelle Province di Bologna, Ferrara, Ravenna, Rimini. Infine il contenitore denominato RaeeMobile, un grande centro di raccolta mobile, presidiato da operatori Hera, gira le piazze della regione e in questo è possibile conferire anche i grandi elettrodomestici quali lavatrici, lavastoviglie, frigoriferi, condizionatori, ecc... L’evoluzione del progetto sta conducendo ad un’applicazione a breve su larga scala di tali sistemi a servizio della “grande distribuzione” al fine di rispondere in maniera anticipativa e pro attiva alla normativa dell’“Uno contro Zero”. Tutti i prototipi per la raccolta Raee sono muniti di interfaccia-utente digitale che permette il riconoscimento dell’utente attraverso dedicate user-card o altre tessere munite di codice a barre (tessera sanitaria e bolletta Hera) o a banda magnetica e la tracciabilità successiva della fase di raccolta e conferimento agli impianti di recupero; in alcuni modelli è possibile l’identificazione del RAEE conferito e la sua pesatura, il RAEEPARkING associa al conferimento anche la fotografia del rifiuto conferito. In questo modo il sistema di raccolta è interamente automatizzato, e permette di identificare utente e tipologia di Raee conferito, quantità e numero di pezzi. Un sensore a ultrasuoni monitora il livello di riempimento dei contenitori e segnala all’operatore il momento opportuno per lo svuotamento, ot-

timizzando in questo modo il servizio. Un centro di elaborazione dati, connesso via modem a ciascun prototipo, raccoglie tutti i dati, dai dati identificativi dell’utente, al tipo di Raee conferito, e ad ogni altro dato rilevato. Tratti distintivi del sistema sono: • Tracciabilità che permette di seguire l’intero ciclo di vita dei dispositivi elettrici ed elettronici dal momento della consegna a quello del riciclaggio • Identificazione di ciascun utente e degli oggetti consegnati, per prevenire il traffico illegale di questi rifiuti preziosi e potenzialmente pericoloso per le materie prime che contengono • Vicinanza ai cittadini • Monitoraggio del riempimento per una gestione ottimizzata del servizio • Efficienza del processo di raccolta, grazie alla vicinanza e al monitoraggio costante. Il centro di elaborazione dati (DPC) rappresenta il nodo che raccoglie tutte le informazioni provenienti dai prototipi e, integrandole con le registrazioni delle operazioni di scarico, permette di tenere traccia dei rifiuti conferiti dai cittadini. In particolare la DPC, tramite connessioni dati dedicate in modalità GSM/GPRS, riceve da ogni prototipo diverse tipologie di dati: utenti (codice utente o codice fiscale), conferimenti (nome prototipo, data, ora, posizione GPS, tipologia di materiale, quantità o volume), logistica (operazioni di carico/scarico con ausilio di palmare, avvisi di diagnostica, malfunzionamenti, effrazioni). La DPC, basata attualmente su un

elaboratore server commerciale, dispone di un apposito software di gestione che permette di interrogare la banca dati complessiva secondo diverse modalità o di esportare i dati per elaborazioni successive. In particolare la disponibilità dei dati completi sui conferimenti degli utenti permette di analizzare gli andamenti nel tempo della raccolta per valutare le performances della sperimentazione nelle diverse zone o nei punti vendita coinvolti a rotazione. E’ inoltre in corso un’iniziativa promozionale legata al maggior numero di conferimenti registrati dagli utenti nei prototipi dedicati alla GDO. I risultati del primo periodo di sperimentazione (circa un anno) hanno mostrato indicatori particolarmente incoraggianti riguardo alle quantità raccolte e al numero di famiglie/utenti che partecipano attivamente alla sperimentazione e ai tassi di incremento delle raccolte. I dati quantitativi della raccolta sono estremamente positivi avendo registrato in 10 mesi di sperimentazione nella sola Italia più di 15.400 conferimenti, eseguiti da oltre 6.300 utenti, per un totale di circa: • 12.000 kg di raee raccolti e recuperati tramite i contenitori territoriali (36 prototipi Point); • 8.400 kg di raee raccolti e recuperati tramite i contenitori disposti presso la grande distribuzione (un prototipo Parking e tre prototipi Shop), • 2.000 kg di raee raccolti e recuperati tramite il sistema Mobile (con una media di più di 200 kg per ogni presenza giornaliera del prototipo). Il sistema di raccolta “Uno contro zero”, richiesto dalla UE, non ancora declinato in maniera operativa per le complessità organizzative e logistiche, trova quindi nell’esperienza sviluppata in Emilia Romagna le linee operative tecniche di applicazione della norma stessa. *David Newman, Presidente ATIA-ISWA Italia – Presidente ISWA International **Stefano Amaducci Responsabile Coordinamento Tecnico e Innovazione Servizi Ambientali HERA S.p.A. Beneficiario Life Identis Weee ***Mario Sunseri, membro del Comitato Direttivo ATIA-ISWA Italia, Project Leader Life Identis Weee [1] www.atiaiswaitalia.it [2] www.identisweee.net [3] www.cdcraee.it



scenari

recupero rifiuti

demolizione dei veicoli a fine vita di Marco Catino

La normativa italiana è una rete con ancora troppi buchi, attraverso cui passano finte demolizioni, false intestazioni e aggiramento delle prescrizioni ambientali. 40 igiene urbana igiene urbana aprile-giugno 2014

C’è un settore in Italia ai vertici delle graduatorie per il recupero dei rifiuti, è quello dei veicoli fuori uso o a fine vita. Il confronto dell’andamento del settore della demolizione dei veicoli a livello europeo vede l’Italia, infatti, al primo posto per il reimpiego dei materiali ottenuti dalla bonifica e dalla demolizione dei veicoli giunti a fine vita, seguita dalla Francia; il Belpaese si pone, invece, al secondo posto per il riciclo degli stessi materiali, dopo la Polonia. Per completare il quadro virtuoso va, inoltre, evidenziata la progressiva diminuzione, dal 2009 ad oggi, dei quantitativi inviati in discarica. A livello nazionale il tasso di reimpiego e riciclo ha raggiunto l’84,8%, ormai vicino all’obiettivo fissato per il 2015; resta ancora lontano il raggiungimento del target per il tasso di recupero energetico, tra l’altro in diminuzione rispetto al 2009, e che oggi, se non si invertirà questa tendenza, pare difficilmente raggiungibile.

A minacciare il raggiungimento degli obiettivi c’è anche un pericoloso fenomeno emerso negli anni, che negli ultimi mesi ha però superato il livello di guardia: l’abuso della pratica della radiazione per esportazione. Qualche numero servirà a evidenziare meglio il trend in corso. Negli ultimi 5 anni il numero complessivo delle vetture radiate è gradualmente diminuito, a testimonianza del costante invecchiamento del nostro parco auto circolante. A ridursi sono state soprattutto le vetture radiate per demolizione, passate dalle 1.750.149 del 2009 alle 978.948 del 2012, mentre hanno registrato un vero e proprio boom le radiazioni per esportazione, cresciute dalle 493.547 del 2009 alle 733.132 del 2012. Solo lo scorso anno, oltre 700 mila veicoli hanno varcato il confine o almeno così è sulla carta. Dietro alla crescita del fenomeno si celano, infatti, vari profili di illegalità, dal punto di vista fiscale, di responsabilità civile e ambientale. Un caso è quello della reimmatricolazione con targa estera: molte auto di lusso continuano di fatto a circolare sul territorio nazionale, evitando però il pagamento del superbollo, ostacolando la notifica delle multe e nascondendosi anche dagli occhi del redditometro. E non è tutto: delle auto radiate per esportazione in alcuni casi si perde

qualsiasi controllo; spesso queste non vengono più immatricolate nel paese estero, alimentando mercati illeciti di ricambi e approvvigionando centri di raccolta non autorizzati. Il grido di allarme arriva da Assodem, l’associazione di categoria degli autodemolitori che opera all’interno di FISE Unire/Confindustria. Tutto passa dall’applicazione dell’articolo 103 del nuovo codice della strada. La richiesta di esportazione definitiva del veicolo all’estero può essere presentata prima che il veicolo sia realmente trasferito e immatricolato all’estero o in un momento successivo, quando cioè il veicolo è già stato trasferito e immatricolato (con nuova targa) nel paese straniero. A inoltrare l’istanza può essere pure un soggetto proprietario, ma non intestatario del veicolo. “Il fatto che venga consentito di radiare prima di esportare dà luogo però a numerose ricadute negative”, spiega Anselmo Calò, presidente Assodem, “la cancellazione dell’auto dal registro, senza la contestuale iscrizione in un PRA – Pubblico Registro Automobilistico estero, fa entrare il veicolo in una sorta di limbo. Da quel momento si interrompe l’obbligo del pagamento della tassa automobilistica. Così come viene meno la tutela di eventuali terzi danneggiati dalla circolazione del mezzo, che non ha più un intestatario”.

Radiazioni di veicoli secondo le principali cause 2009

2010

2011

2012

Demolizione

1.750.149

1.349.212

1.029.592

978.948

Esportazione

493.547

559.640

623.843

733.132

Altre cause

20.503

35.504

42.591

42.053

Totale

2.264.199

1.944.356

1.696.026

1.754.133

Fonte: elaborazioni Assodem su dati ACI


recupero rifiuti

Un’altra delle criticità segnalate da Assodem riguarda l’illecito smaltimento dei cosiddetti“end life vehicle”. “Secondo le nostre stime circa il 30-40% dei veicoli radiati per esportazioni non rientrano nella mobilità del paese di destinazione, ma finiscono per essere demoliti all’estero”, prosegue Calò, “questo avviene soprattutto nel Nord Africa e nell’Est europeo. È facile comprendere che in questo modo la normativa ambientale risulta completamente disattesa. Inoltre vengono mortificati, sia moralmente che economicamente, tutti i centri di demolizione professionali italiani che hanno investito per essere in regola e per rispettare la salvaguardia ambientale. Ci troviamo davanti a un fenomeno di concorrenza sleale, ma le istituzioni fingono di non vedere un’evidenza che coinvolge tutti, in termini di sicurezza, di gettito erariale e di mercato”. Un’ulteriore pratica riscontrata negli ultimi mesi dall’associazione vede invece il “saccheggio” dei pezzi dai veicoli radiati per esportazione direttamente in Italia. “Le auto vengono smontate in centri incontrollati da personale straniero”, commenta il Presidente Calò, “e i ricambi riutilizzabili sono successivamente esportati con fatturazioni di comodo, mentre le carcasse finiscono abbandonate nei campi o cedute in maniera poco trasparente a terzi”. L’Associazione ha in più occasioni proposto modifiche alle istituzioni, dal Ministero dell’Economia all’Interno, passando per l’Aci e il Dicastero dei Trasporti. “Non servono stravolgimenti o interventi normativi”, conclude Calò, “le soluzioni sono semplici. La domanda di radiazione per esportazione va consentita esclusivamente all’ultimo proprietario intestatario del veicolo, come già avviene in caso di radiazione per demolizione”. Per tracciare le transazioni economiche “la radiazione per esportazione e la cessione del veicolo dovrebbero essere supportate da copia della fattura emessa secondo la disciplina Iva che regola l’esportazione, qualora il cedente sia un soggetto passivo Iva, oppure da titolo equipollente nel caso di transazione fra privati”. Infine, Assodem

chiede l’introduzione dell’obbligo di far pervenire al Pra italiano le informazioni di avvenuta reimmatricolazione del veicolo nel paese di destinazione. Anche per evitare un ultimo effetto, paradossale e antieconomico, che sa quasi di una beffa: l’Italia è strutturalmente in deficit di

scenari

rottami ferrosi. L’esportazione illegale di veicoli sottrae materiale prezioso e vitale per la nostra industria che per soddisfare il proprio fabbisogno, deve ricomprarselo dall’estero. Come dire, oltre al danno per gli autodemolitori, anche la beffa per l’industria siderurgica.

41 igiene urbana igiene urbana aprile-giugno 2014


scenari

La fiLiera deLLa canapa

una pianta miracolosa di Remo Canale

La canapa copre una intera filiera produttiva, dalla tutela ambientale alla generazione elettrica, passando per il tessile, l’alimentare, l’edilizia la farmacologia e molto altro ancora. 42 igiene urbana igiene urbana aprile-giugno 2014

Esiste una filiera produttiva le cui articolazioni e i cui diversi stadi di lavorazione abbraccino già ora tutti gli ambiti coinvolti in un percorso di ritorno alla sostenibilità ambientale? Probabilmente ne esistono molte, ma su una, all’immediata portata di molte attività e di molte iniziative già in atto nel nostro paese, abbiamo già ora le necessarie certezze. Si tratta della filiera della canapa. Le funzioni a cui uno dei più umili e tradizionali (ancorché dismesso da tempo) cultivar delle nostre terre può assolvere a un numero pressoché illimitato di altre funzioni: salvaguardia del suolo dal dissesto idrogeologico, bioremediation del terreno, diserbo, creazione di corridoi ecologici, produzione di carta, plastiche, vernici, oli pregiati e farine alimentari, fibra per tessuti e abbigliamento, pannelli truciolari e materiali per la coibentazione termica e sonora per l’edilizia, farmaci di vario genere e, buon ultimo, biocombustibili. E scusate se è poco. La canapa è una pianta dal fusto alto e sottile, con la parte sommitale ricoperta di foglie, e può superare i 4 metri d’altezza. La parte fibrosa del

fusto si chiama “tiglio” e la parte legnosa “canapolo”. La canapa può essere coltivata per due scopi principali: per la fibra tessile o per i semi. Nel primo caso il raccolto va fatto subito dopo la fioritura, e si possono ottenere fibre tessili (20 %), stoppa (10 %) e legno o canapolo (70 %). Nel secondo la parte fibrosa o tiglio è interamente costituita da stoppa, cioè da fibra di qualità inferiore che può sostituire la maggior parte delle fibre industriali. La pianta di canapa è una delle piante più produttive in massa vegetale di tutta la zona temperata: una coltivazione della durata di tre mesi e mezzo produce una biomassa quattro volte maggiore di quella prodotta dalla stessa superficie di bosco in un anno. Inoltre, data la sua velocissima crescita, essa sottrae la luce e soffoca tutte le altre erbe presenti sul terreno, e lo libera quindi da tutte le infestanti meglio di quanto non sappiano fare i diserbanti. La canapa è stata, tra le specie coltivate, una delle poche conosciute fin dall’antichità sia in Oriente che in Occidente. In Cina essa era usata fin dalla preistoria per fabbricare corde e tessuti, e più di 2000 anni fa è servita per fabbricare il primo foglio di carta. Nel Mediterraneo già i Fenici usavano vele di canapa per le loro imbarcazioni. E nella Pianura Padana la canapa è stata coltivata per la fibra tessile fin dall’epoca romana. In Italia la canapa era coltivata al Nord principalmente per la fibra tessile e in Campania per i semi. Nella Pianura Padana la coltivazione della canapa è cessata a poco a poco negli anni Cinquanta, perché non più conveniente rispetto al cotone e alle fibre sintetiche, ma anche nel Meridione è cessata più o meno negli stessi anni. Non è vero invece che la sua coltivazione sia stata interrotta per evitare le diffusione della marijuana. La pianta da cui si ricava questa sostanza è sì canapa, ma di una specie completamente diversa. La pianta di canapa, più produttiva in fibra tessile del cotone, oggi può essere lavorata in impianti che sostituiscono le lunghe e faticose

lavorazioni manuali collegate con l’estrazione della fibra tessile, che del resto avevano già portato la canapa fuori mercato qualche decennio fa. La sua coltivazione richiede pochi pesticidi e fertilizzanti, mentre il cotone, specialmente di pesticidi, ne richiede moltissimi. Inoltre la fibra della canapa è molto più robusta e dura più a lungo. Attualmente può essere lavorata in modo da renderla sottile quanto si vuole, e viene proposta in sostituzione del cotone e delle fibre sintetiche. Sono però necessarie nuove tecnologie. Per esempio la macerazione per il distacco della fibra dovrà essere fatta in appositi impianti ai quali i produttori conferiranno il prodotto dopo averlo essiccato. La canapa, oltre che per la fibra tessile può essere coltivata per ricavarne i semi. I semi di canapa contengono proteine di elevato valore biologico nella misura del 24 %, ed un olio nella percentuale dal 30 al 40 %. Per il loro valore nutritivo i semi di canapa sono stati proposti come rimedio alla carenza di proteine dei paesi in via di sviluppo. Le qualità dell’olio di canapa sono eccezionali. E’ particolarmente ricco di grassi insaturi ed è l’ideale per correggere la dieta dell’uomo moderno e per prevenire le malattie del sistema cardiocircolatorio. Altrettanto straordinarie sono le proprietà di questo olio per gli usi industriali: non a caso è stato paragonato all’olio di balena. Le vernici fabbricate con questa materia prima, oltre a non essere inquinanti, sono di qualità incomparabilmente superiore rispetto a quelle prodotte con i derivati del petrolio. Con l’olio di canapa si possono inoltre fabbricare saponi, cere, cosmetici, detersivi (veramente biodegradabili), lubrificanti di precisione ecc. Una volta estratta la fibra tessile o dopo aver raccolto i semi, rimangono la stoppa più la parte legnosa o canapolo, che non si possono considerare solo un semplice sottoprodotto, ma un’altra importante materia prima. Con la stoppa si può fabbricare carta di alta qualità, sottile e resistente. Con le corte fibre cellulosiche del legno si può


La filiera della canapa

scenari

Indispensabile per chiunque voglia approfondire ulteriormente l’argomento è un testo che fa il punto su tutto quello che è stato fatto e su quello che bisogna ancora fare in Italia per riprendere a coltivare questa pianta. (Canapa: il ritorno di una coltura prestigiosa - Nuove produzioni di fibra e cellulosa di Paolo Ranalli e Bruno Casarini edito da Avenue Media di Bologna). produrre la carta di uso più corrente, come la carta di giornale, i cartoni ecc. Fare la carta con la fibra e il legno della canapa comporta importanti vantaggi: innanzitutto per la sua enorme produttività in massa vegetale, e poi perché la si può ottenere da un’unica coltivazione insieme alla fibra tessile o ai semi. Un altro grosso vantaggio della canapa è costituito dalla bassa percentuale di lignina rispetto al legno degli alberi, che ne contengono circa il 20% anziché il 40%. Attualmente le grandi cartiere utilizzano solo il legname degli alberi. Il processo per ottenere le microfibre pulite di cellulosa, e quindi la pasta per la carta, prevede l’uso di grandi quantità di acidi che servono per sciogliere il legno. Questa operazione, a un tempo costosa ed inquinante, non è necessaria con la carta di canapa ottenuta dalla sola fibra, e per quanto riguarda il legno di acidi ne servono meno della metà. Inoltre la fibra e il legno della canapa sono già di colore bianco e la carta che se ne ottiene è già stampabile. E per renderla completamente bianca è sufficiente un trattamento al perossido di idrogeno (acqua ossigenata), invece dei

composti a base di cloro necessari per la carta ricavata dal legno degli alberi. Questi composti chimici sono una delle cause principali dell’assottigliamento dello strato di ozono nell’alta atmosfera. Con i fusti interi della canapa, pressati con un collante, si possono fabbricare tavole per l’edilizia e la falegnameria in sostituzione del legno, che sono di grande robustezza, flessibilità ed assai più leggere. Con la cellulosa di cui la pianta è ricca, attraverso un processo di polimerizzazione, si possono ottenere materiali plastici pienamente degradabili che, se in molti casi non possono competere con le sofisticate materie plastiche di oggi, hanno comunque fin dall’inizio una serie di usi importanti per imballaggi, isolanti e così via. La canapa, per la sua

alta resa in massa vegetale, è considerata anche la pianta ideale per la produzione di combustibili da biomassa in sostituzione dei prodotti petroliferi. Sia in Europa che nel Nord America i coltivatori sono da tempo alla ricerca di nuove colture che possano ampliare il mercato in settori diversi da quello alimentare. Anche l’UE è interessata a promuovere coltivazioni a destinazione non alimentare e ha individuato nella canapa una delle colture più interessanti. Per questo ha deciso di sovvenzionare i coltivatori di canapa e di sostenere la ricerca per mettere a punto i processi di lavorazione. Questi sono segni che, anche al di là di considerazioni di carattere ambientale, c’è tutto un mondo dell’economia che si sta spostando verso una produzione basata su materie prime naturali e riciclabili, sostitutive del petrolio e dei suoi derivati. Anche il mercato è pronto a ricevere i prodotti della canapa. Esistono già ora centinaia di ditte in tutto il mondo che, usando materie prime provenienti dai paesi che non hanno mai interrotto la coltivazione (come l’Ungheria), fabbricano numerosi articoli a base di canapa.

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UN CONVEGNO SULLA PRODUZIONE DELLA CANAPA La coltivazione della canapa e la costruzione di una filiera agro-industriale legata alle innumerevoli possibilità di utilizzo di questa pianta (alimentari, cosmetiche, tessili, in bioedilizia, ecc.) è stata al centro di una interessante tavola rotonda svoltasi venerdì 24 ottobre 2013 al Mercato dei Fiori di Pescia, organizzata dal Circolo Legambiente Valdinievole, da Assocanapa, Chimica Verde, Associaizone “Il chicco di grano” e Confederazione Italiana Agricoltori. Il convegno, al quale hanno partecipato oltre cento persone provenienti da tutta la Toscana e anche da regioni limitrofe, è stato introdotto e moderato da Omero Nardini (Associazione “Il chicco di grano”), che ha illustrato le ragioni del progetto promosso da Legambiente e richiamato le prerogative storiche che la Valdinievole vanta per questa produzione agricola. Le relazioni sono state tenute da Maurizio Del Ministro (Legambiente), che ha illustrato la filiera che si sta costruendo in Toscana a partire dalla coltivazione della canapa da seme e dalla trasformazione dei semi in olio, prodotti cosmetici, farina per panificare e pastificare, Sandro Orlandini (Cia), che ha messo a disposizione la sua organizzazione di agricoltori per collaborare alla costruzione della filiera, Beppe Croce (Responsabile di Legambiente per il settore agricolo), che ha parlato dell’importanza della canapa e dei suoi

usi, Luciano Zoppi (Regione Toscana), che ha illustrato i progetti realizzati in passato dalla Regione Toscana, Paolo Gullino, un giovane coltivatore di canapa in Toscana, che ha parlato della sua esperienza, Alessandro Zatta (Dipartimento di Scienze agrarie università di Bologna), che ha offerto una panoramica dettagliata delle questioni relative alla coltivazione della canapa, Franco Coter (esperto di trasformazione dei semi di canapa), che ha dedicato il suo intervento all’illustrazione dei processi di trattamento del seme per ottenere olio, farina, pane, pasta e quant’altro. Il convegno ha destato un largo interesse anche nel mondo agricolo locale e diversi agricoltori si sono dichiarati disponibili a partecipare alla definizione del progetto di filiera, che intende, in questa prima fase, limitarsi alla canapa da seme, per poi, una volta consolidatosi, affrontare anche la coltivazione e la trasformazione della canapa da fibra. Per l’avvio del percorso, Legambiente e gli altri soggetti organizzatori hanno convocato nella prima decade del successivo novembre una riunione operativa alla quale hanno partecipato degli agricoltori, l’Oleificio Sociale Valdinievole di Vangile e l’azienda Floriddia di Peccioli, che produce e vende pasta biologica, farina biologica, cereali, pane e legumi.


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Clean up day

clean up day, prima giornata della pulizia “europea” di Guido Viale

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Il 10 maggio si celebra in tutta Europa il primo “Clean Up day”, giornata europea della pulizia che vedrà impegnate squadre di volontari a ripulire quartieri e recuperare rifiuti abbandonati in natura. L’iniziativa fa parte della marcia di avvicinamento alla Settimana Europea per la riduzione dei rifiuti, prevista a novembre. Si sente dire spesso che la pulizia parte dal nostro quartiere, che è un fatto prima di tutto culturale e che solo con l’impegno di tutti, ciascuno per la sua parte, si potrà avere un mondo più pulito e quindi più sano e sicuro. Vero: e allora perché non partire già il 10 maggio, primo Clean Up day europeo, giornata europea della pulizia, che vedrà impegnati eserciti di volontari per ripulire strade, isolati e interi quartieri?

Una giornata contro il “littering” Si scrive “littering” e si legge “abbandono di rifiuti”. Se poi ci si aggiunge “in nature”, la frittata è fatta: abbandonare i rifiuti, cioè ciò che non vogliamo più, nel mezzo della natura, non è solo un atto di incivil-

tà, è anche un reato che le leggi europee prevedono e perseguono. Intanto la Commissione Europea non sta a guardare, e lancia la campagna Let’s Clean Up Europe (www.ewwr.eu/lets-clean-up-europe), fortemente voluta proprio dal commissario europeo all’ambiente Janez Potocnik, a cui ha aderito anche l’Italia. Chiusa il 18 aprile la “chiamata all’azione”, la cosiddetta “call to action”, ora è tutto pronto per il giorno clou, sabato 10 maggio: una giornata dedicata al recupero dei rifiuti abbandonati in discariche abusive, foreste, fiumi, parchi e spiagge. L’iniziativa è una delle tappe di avvicinamento alla prossima Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti, in programma dal 22 al 30 novembre, e si inserisce quindi in un quadro ampio, che prevede l’impegno di enti, soggetti istituzionali, comitati, associazioni e gruppi di cittadini in tutti i paesi coinvolti.

Gli obiettivi del Clean Up day Negli ultimi anni per affrontare il problema dei rifiuti sono state organizzate in tutto il Vecchio Continente diverse campagne di pulizia. La giornata europea Clean Up day vuole tracciare una sorta di filo rosso fra le diverse iniziative, per dare vita ad un evento da realizzarsi contemporaneamente in tutta Europa, con il coinvolgimento di un elevato numero di cittadini. L’iniziativa, alla prima edizione assoluta, ha raccolto l’adesione di

28 Stati, inclusi alcuni paesi extraeuropei. L’Italia aderisce con il Ministero dell’Ambiente e il comitato italiano (che organizza la Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti da ormai 4 anni), di cui fanno parte lo stesso Ministero dell’Ambiente, Federambiente, Provincia di Roma, Provincia di Torino, R21 Network, Legambiente con la segreteria organizzativa di AICA (Associazione Internazionale per la Comunicazione Ambientale) e l’UNESCO come invitato permanente.

Chiamata all’azione! La campagna, come detto, si basa su una call to action: un invito rivolto a tutti ad organizzare azioni di raccolta e pulizia straordinaria di porzioni di territorio, tra il 10 e il 17 maggio prossimi, sull’intero territorio nazionale; una “chiamata diretta” che coinvolge attivamente i cittadini. Le adesioni sono state raccolte dal sito del Ministero dell’Ambiente e dei partner del progetto, attraverso i moduli di partecipazione all’ECUD, inviati entro il 18 aprile all’indirizzo e-mail serr(at)assaica.org. Sono arrivate da istituzioni locali, associazioni di volontariato, scuole, gruppi di cittadini, imprese e ogni altra tipologia di enti. Ai gruppi aderenti è richiesto di monitorare ove possibile la quantità di rifiuti raccolti suddivisi per tipologia e di comunicarla sulla scheda di monitoraggio, in modo tale da avere dati

Nel concreto: alcuni progetti Il Conai e i Consorzi di filiera, in collaborazione con GEA Pordenone, organizzano una raccolta straordinaria dei rifiuti on the go prodotti in occasione dell’adunata degli Alpini a Pordenone del 9-11 maggio, durante la quale verrà anche utilizzato un “contatore ambientale” che valuterà gli impatti in termini di produzione rifiuti, smaltimento finale evitato, emissioni CO2, energia, acqua, materie prime seconde prodotte ed euro risparmiati. Inoltre il Cial parteciperà all’evento CycloPride dell’11 maggio a Milano e Palermo con la raccolta differenziata degli imballaggi in alluminio. Ecopneus sta definendo con Autostrade per l’Italia il recupero degli pneumatici abbandonati lungo la rete autostradale e il riutilizzo di polverino di gomma ottenuto dal riciclo per applicazioni legate alla mobilità veicolare, iniziativa che prenderà avvio il 10 maggio e proseguirà sino a fine anno. EcoTyre in collaborazione con l’Associazione Marevivo si occuperà della raccolta straordinaria degli pneumatici abbandonati sull’isola e nei fondali del porto di Ponza.


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Clean up day

finali confrontabili tra i vari Stati aderenti. Gli organizzatori, al termine, invieranno a tutti i gruppi aderenti una bandiera con il logo della manifestazione e chiederanno ai partecipanti di inviare immagini o video dei volontari in azione, con la bandiera. Altri materiali saranno distribuiti negli eventi centrali grazie al contributo del Consorzio Greentire.

Il tavolo di lavoro L’organizzazione dell’European Clean Up day del 10 maggio è partita a inizio gennaio con l’istituzione di un tavolo di stakeholder coordinato dal Ministero dell’Ambiente. Il tavolo ha visto la partecipazione attiva dei Consorzi di filiera degli imballaggi e del Conai, di tutti i Consorzi degli pneumatici, di Federambiente e di Fise Assoambiente, di Legambiente e WWF, della rete ONU per l’usato, dei membri del Comitato della SERR e del Centro di Coordinamento RAEE.

La partecipazione attiva del Ministero Data l’importanza del messaggio legato alla lotta all’abbandono dei rifiuti, che troppo spesso deturpano anche i luoghi più belli del nostro Paese, il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ha deciso di partecipare attivamente a due iniziative con i volontari di Legambiente a Bologna e Roma. “Il contributo attivo e la sensibilizzazione dei cittadini sul tema dello smaltimento - ha detto - sono la base per creare città più vivibili e moderne, che siano in grado di trasformare il rifiuto in risorsa per la collettività. Dobbiamo adeguare tutto il Paese su livelli virtuosi, evitando che tra regioni italiane si viaggi a diverse velocità, con aree di grande efficienza e altre in assoluto ritardo”. L’iniziativa, così come le altre azioni legate alla Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti, sono realizzate grazie al contributo del programma Life+ e al supporto del Conai e dei consorzi di filiera (Comieco, Corepla, Coreve, Rilegno, Cial e Ricrea), che garantiscono su tutto il territorio nazionale il recupero e l’avvio al riciclo dei rifiuti da imballaggio.

Le iniziative WWF Il WWF parteciperà con l’organizzazione di azioni di pulizia straordinaria in 5 oasi. Oltre al supporto alle iniziative centrali, Legambiente organizzerà alcuni eventi di pulizia coinvolgendo i suoi circoli locali, i volontari e le scuole. Le Associazioni dei gestori, Federambiente e Fise Assoambiente, si adopereranno per promuovere l’iniziativa presso le proprie aziende aderenti invitandole a partecipare con i propri mezzi e le proprie attrezzature.

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spazi aperti tra residenza e città di Paolo Villa*, Ida Lia Russo**

Gli spazi dell’abitare sono pubblici e privati. Quando si tratta di spazi versi, la loro combinazione richiede un approccio specifico che può contribuire molto al miglioramento dell’assetto urbano. 46 igiene urbana igiene urbana aprile-giugno 2014

Già da tempo è stato attribuito al verde urbano una grande importanza per il miglioramento della qualità della vita nelle città; un parametro non facile da misurare, che vede tra i principali fattori di punteggio positivo la qualità e la diffusione degli spazi aperti pubblici. Tra i criteri utilizzati per valutare il grado di vivibilità degli ambienti urbani c’è per esempio la polifunzionalità delle aree attrezzate per il tempo libero e

la qualità dell’arredo urbano. Raramente si parla del rapporto con gli spazi aperti privati, che rappresentano una superficie spesso superiore alla stessa dimensione del verde pubblico. Un grave difetto che andrebbe corretto. Lo stesso verde urbano non vede grandi impegni che gli consentano di raggiungere obiettivi basilari, come per esempio il miglioramento della funzione, della fruizione e delle modalità di gestione nella pianificazione razionale degli interventi di estensione delle aree verdi. Anche lo spazio pubblico (di cui il verde è solo una parte), subisce un destino simile: è al centro della scena, eppure è anch’esso in crisi. Quella che sembra una contraddizione è in realtà una dura prova che non centra con il periodo difficile che stiamo passando. Già da tempo, la sfe-

ra pubblica nega alcune azioni che erano diventate spontanee, istintive, intime della nostra cultura. Come ricavare una pausa in pieno giorno e all’aperto, vivere la strada invece di subirla, cercare il contatto umano invece che rifiutarlo. Lontani i tempi in cui l’unico modo di contatto era scendere in strada per incontrare gente. Si conoscevano usi e tempi delle persone e si assecondavano. Ora che si consuma tutto nella vita privata, e quindi nello spazio privato, riallacciare il rapporto tra spazio privato e spazio pubblico acquista un nuovo valore che non è solo estetico. Trascuro le considerazioni di pianificazione urbana per concentrarmi su un argomento che è attinente con quello del paesaggio urbano; direi anzi che ne è uno degli elementi generatori: la relazione tra spazio pubblico e spazio privato nella costruzione della città di oggi. Il tema è attualissimo, complesso, ma per niente secondario nella definizione della qualità urbana. Non mi accingo a una ricerca tipologica, che sarebbe lunghissima, ma mi limito a trattare di alcune riflessioni sui caratteri salienti delle trasformazioni in atto. Va premesso che le trasformazioni di cui scrivo non riguardano tutti gli interventi del nostro Paese, ma solo un piccolissima parte. Diventano quindi importanti non come valore percentuale, ma come valore esemplificativo e innovativo che potrebbero in brevissimo assumere il ruolo di modello

Fare spazio di quartiere

Verde urbano come filo conduttore e unione tra spazi privati e pubblici

Lo spazio urbano nasce inevitabilmente dalle architetture che lo definiscono all’intorno e la sua qualità dipende da una serie di componenti basilari, come l’edilizia privata, l’edilizia pubblica, lo spazio privato, lo spazio pubblico e la gente che abita tutto questo. Non bisogna infatti negare


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che esiste una forte analogia tipologica tra il rapporto costruito dagli edifici privati e quelli pubblici, perché anche questi ultimi hanno spesso negato lo spazio pubblico. Rifiutando di accoglierlo, tenendolo lontano, proponendosi al massimo come quinta scenica. Per fare quartiere, per dare qualità all’abitato, il verde residenziale deve stabilire relazioni con gli spazi aperti, grandi e piccoli, allargandone la fruizione. Va considerato un utilizzo intensivo, e non sporadico o sottoutilizzato, come moltissimi spazi che pretendono di essere decorativi, per finire completamente inutili. L’estensione non conta, ogni spazio deve essere valutato come utile per la causa. Altra cosa è dare retta ai cittadini. Impossibile accontentare tutti e contemporaneamente, ma soprattutto accontentarli cercando risposte ad hoc. Così facendo la città entra in crisi di complessità. Per ascoltare tutti, la città è divenuta troppo complessa, perdendo quel tocco di personalità che hanno le cose semplici. Fino a pochi decenni fa aveva invece mantenuto un aspetto più comprensibile e umano. Un esempio è la viabilità differenziata: per accontentare auto, auto veloci, tram, filobus, bici, pedoni, taxi, treni e disabili non si è trovata migliore soluzione che dedicare a ognuno una corsia privilegiata. In mezzo a tutti questi privilegi è la città che va a fondo. Tutti presentano pretese per una propria città. Ma non solo per i sistemi di movimento e trasporto. Stessa cosa per i sistemi di sosta o di spazi aperti. Spazi per i parcheggi (di tutti i mezzi citati sopra), per il riposo, per mangiare, per esporre, ecc. Occorre quindi rivolgersi a soluzioni che non intervengono per rispondere all’ultima esigenza di una data categoria, ma che dimostrano di partecipare attivamente e continuativamente ad un progetto di lunga portata.

Elementi da valutare Per semplificare la trattazione del tema del rapporto tra spazio privato e spazio pubblico, isolerò i principali elementi in gioco. Attraverso questi elementi saranno anche valutati i casi esemplificativi che presentiamo in chiusura.

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Segrate. Edificio pubblico con dotazioni di verde e aree attrezzate. Un esplicito segno di comunicazione.

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Social Housing in Via Gallarate a Milano. Configurazione degli edifici e relazioni con l’intorno

Social Housing in Via Gallarate a Milano. Struttura del verde pubblico.

Social Housing in Via Gallarate a Milano.Planimetria dei piani terra e disegno degli spazi aperti

Chiusura. È il tema principale, in quanto concorre a costruire la caratteristica saliente del rapporto. La storia dell’architettura, ma anche le esperienze di tutti i giorni ci mostrano come si può chiudere un edificio singo-

lo, una proprietà più vasta, oppure come si chiude un isolato; ma anche come si chiude un intero quartiere. La chiusura definisce lo spazio privato, lo isola e lo protegge. Allo stesso tempo però, potrebbe fungere da elemen-


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Social Housing in Via Gallarate a Milano: l’asse principale

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Social Housing in Via Gallarate a Milano: barriera acustica

to di allontanamento dal contesto urbano e questo sarebbe contrario all’obiettivo che ci vorremmo prefiggere, cioè valutare la possibilità di spingere verso un migliore rapporto tra pubblico e privato. Per quanto riguarda le modalità di chiusura, potrebbe trattarsi di una recinzione, oppure di una cortina di edifici: in entrambi i casi permane l’invalicabilità, anche se la permeabilità visiva potrebbe avere valori diversi a secondo del tipo di recinzione. Raramente, nella nostra cultura, uno spazio urbano è

aperto e usufruibile da tutti. Certamente la chiusura ha un significato simbolico, ma più spesso è una vera e propria condizione impositiva di separazione forzata. Ben diversi per esempio i giardini olandesi o americani aperti davanti alle case, o i cortili di Berlino che consentono a chiunque di arrivare fino sulla porta di casa. Altre culture e altre modalità di affrontare il tema. Se l’abbattimento delle barriere fisiche fosse la condizione indispensabile per attuare un rapporto nuovo e migliore tra pubblico e privato, dovremmo

ritenerci preoccupati. Troppi vincoli legali, culturali e tradizionali: la proprietà privata si definisce in modo visibile; solo quando c’è un preciso interesse può essere adottata una modalità diversa come, per esempio, per certi luoghi di culto, spazi commerciali, o spazi di iniziativa culturale. Poche eccezioni che confermano la regola. Permeabilità. Diretta conseguenza del punto precedente, è la permeabilità di un lotto. Uno spazio piccolo non dà nessun problema e non presenta alcuna necessità di essere attraversato; ma quando il lotto comincia ad assumere dimensioni e proporzioni massicce, poterlo oltrepassare, per connettere spazi vicini, diventa una esigenza pressante. Questi grandi lotti impongono dirette conseguenze sulla tipologia dei trasporti urbani e impediscono l’utilizzo dell’area da parte dei pedoni. Grandi spazi privati e inaccessibili costituiscono quindi un disvalore per il quartiere e per la qualità complessiva della vita. La nostra abitudine agli spostamenti attraverso vie, piazze, viali, ci porta a conoscere anche una serie di scorciatoie che approfittano (magari non in modo ufficiale) di una fenditura attraverso vie private, o di porticine quasi segrete che si aprono su spazi privati. La sensazione avventurosa ci appaga molto e ci domandiamo perché la cosa non potrebbe essere ufficializzata. Perderebbe il suo fascino, ma acquisterebbe in sicurezza e movimento. Mascherata. Se aprirsi verso l’esterno non è certamente una virtù nazionale, l’atto di farsi vedere è un argomento sul quale è già più facile discutere. In questo caso entrano in gioco altri fattori, legati all’immagine e al prestigio; oppure, al contrario, alla voglia di scomparire in nome di una privacy che non consente concessioni. Nascondersi significa impedire di essere visti, ma dall’altra parte potrebbe sottendere la volontà di difendersi da uno spazio esterno che minaccia la tranquillità. Il tema acquista rilevanza nella città contemporanea, che fatica a offrire spazi veramente confortevoli. Troppo rumore, troppe viste sgradevoli, troppa polvere dalle strade: difendersi sembra un atto legittimo. Il desiderio di isolarsi permette il riconoscimento di risorse o di valori che non si vogliono o non si possono condividere. Questa mancanza di condivisione fornisce risultati estetici spesso


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discutibili e trasgredisce il principio comunitario della città e si pone quindi come ostacolo del rapporto tra pubblico e privato. Rapporto con il contesto. L’atteggiamento peggiore per un edificio urbano è ignorare il contesto. Come il buon giorno si vede dal mattino, un buon rapporto col vicinato si vede soprattutto alla base dell’edificio. Non è una ripetizione della questione legata alla recinzione, o alla forma dell’edificato, ma un argomento nuovo. Un conto è difendersi (e lo si può fare anche con molta classe); un conto è mostrare disprezzo, presentando all’esterno tutto il campionario di spazi ed elementi di servizio, come locali tecnici, rampe, alte facciate cieche, serrande di magazzini e box, e così via. Elementi incomprensibili e indigeribili. Quartieri come isole. Alcuni quartieri che hanno fatto la storia dell’architettura italiana presentano un assetto in cui il verde è parte fondamentale, ma non vi è modo di accedervi se non per i residenti. Quartieri anche molto vasti, grandi come paesi o piccole città, ma chiusi ancora dalle stesse mura di un borgo fortificato. Unica concessione (ma non sempre), la permeabilità visiva. Curiosa considerazione: porto e portineria hanno la stessa radice. Questo dovrebbe già essere sufficiente per spiegare il senso di questa condizione. Si approda a entrambi, si compiono le modalità di rito, e infine si accede. Una volta entrati/ sbarcati la sensazione di libertà cambia, ma cambia anche la percezione di sicurezza. Rispetto al mare/territorio intorno, l’attracco garantisce uno stato di privilegio. Il mare è bello, ma è molto bello anche quando si conclude questo spazio di intermezzo tra mondi, luoghi, momenti. Non si riesce ad arginare lo scambio di ossigeno, la vista degli alberi e del verde. Tra strada e cortile. Il rapporto tra spazio pubblico e privato vede il più delle volte protagonista per lo spazio pubblico una strada, mentre per lo spazio privato protagonista è più spesso un giardino o un cortile. L’indispensabile apporto della strada come punto di riferimento, anima pulsante, fonte di vitalità ed elemento di confronto, permane in tutte le analisi tipologiche e funzionali. È il vero filo conduttore attraverso il quale leggere le evoluzioni e misurarne i successi.

Social Housing in Via Gallarate a Milano: attività commerciali e servizi si affacciano sul parco

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Social Housing in Via Cenni a Milano. Ingresso pedonale e rampa di accesso al ballatoio su via Gabetti

La tipologia del verde. Il verde pubblico gode generalmente di spazi più generosi. Non solo i viali, ma i parchi, le piazze, le passeggiate, i parcheggi. Vi è quindi una naturale predisposizione a ospitare piante che possono crescere fino a riempire quegli spazi. Vi è inoltre, nella pianificazione urbana delle piantagioni, una certa propensione a occuparsi di elementi strategici, finalizzati a obiettivi generali. Come per esempio la circolazione e la salubrità dell’aria, la creazione di aree di frescura,

la risposta a esigenze di monumentalità o di rappresentanza. Fatti salvi questi orientamenti, rimangono le parti più decorative. Molto importanti per il giudizio e per il gradimento degli abitanti, ma poco rilevanti per la struttura della vegetazione. In ambito privato abbiamo invece il contrario, con una predilezione per il verde di decoro e una certa avversione per le piante troppo grandi, che preoccupano per la stabilità, la dimensione di crescita, il costo di gestione (foglie potature, trattamenti). Esiste quindi


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Social Housing in Via Cenni a Milano. Il giardino attrezzato per il relax e lo sport.

di fatto già una naturale suddivisione delle finalità. Oltre a questo, è però di reciproco vantaggio coordinare gli interventi sulle piante. Al pubblico serve sapere se la tipologia di verde adottata all’interno dell’area privata è compatibile con quelle esterne. Ai privati serve invece sapere quali tipologie vengono accolte all’esterno, quali piante piantate e dove. Serve per esempio sapere dove sono localizzate, all’interno del quartiere, le aree gioco, per provvedere eventualmente (almeno in parte) a integrarle. Uso di suolo. Per una completa valutazione del rapporto che stiamo analizzando, l’indicatore sull’uso del suolo rappresenta un elemento di primo piano. Rimane pur valido il principio di utilizzare suolo già occupato per evitare ulteriori trasformazioni, anche se quando parte un programma di edilizia i giochi sono già fatti a livello di pianificazione e rimane quindi solo da utilizzare la migliore tecnica compositiva e distributiva per incidere il meno possibile dal punto di vista ambientale. Per migliore scelta compositiva e morfologica intendiamo quindi quella che, a parità di volume costruito, occupa meno spazio. A questo proposito, Paolo Mazzoleni sostiene che

il disegno degli insediamenti dovrebbe perseguire due obiettivi: da una parte costituire un legame spaziale e volumetrico con il contesto urbano, dall’altra conservare il suolo come un elemento naturale nel tentativo di declinare principi di sostenibilità economica, sociale e ambientale (da Abitare la densità, Quodlibet Studio, 2011).

Tipologie in evoluzione Per una lettura più corretta del fenomeno evolutivo del rapporto tra spazi aperti pubblici e privati, e in particolare del modo in cui gli edifici privati si sono disposti sul suolo e hanno contribuito a determinare detti spazi, sarebbe necessario partire da lontano. Una ricerca molto interessante che coinvolgerebbe la domus romana, il lotto gotico e l’isolato ottocentesco a cortina continua. Arrivata ai tempi nostri, la ricerca sarebbe costretta a prendere molte strade, per inseguire tutte le mode, le tipologie e gli usi definiti dai Piani Regolatori dell’ultimo secolo. Un dedalo di informazioni dalle quali sarebbe praticamente impossibile stilare una sorta di stato dell’arte. Ma, soprattutto, la ricerca svelerebbe che la residenza è stata per lunghi decenni una

sorta di specializzazione della città: una delle tante, che ha prodotto, come per altri versi il lavoro, la scuola, il commercio, modelli autonomi e molto spesso isolati. Nel razionalizzare le funzioni urbane, si è privilegiata la concentrazione piuttosto che la commistione. Se da una parte si vedono risolti alcuni problemi di incompatibilità funzionali, dall’altra si assiste al progressivo impoverimento della componente urbana, a favore di una standardizzazione superficiale. Una volta capito il problema, non è però stato facile arrivare a una soluzione, anche perché gli esempi forniti dai vecchi centri urbani presentavano dati contrastanti. Da una parte indicavano che più si intensifica il mix funzionale, più lo spazio si arricchisce di contenuti. Dall’altra, la complessità finiva di diventare confusione, impraticabilità, bassa qualità della vita. La corretta formula indica un punto di equilibrio molto difficile da raggiungere: è quello di uno spazio pubblico ristretto nelle dimensioni, ma dilatato per la complessità di relazioni che vi si sviluppano al suo interno. Su questa strada si sono incamminate le nuovissime generazioni di progettisti.


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51 Social Housing in Via Cenni a Milano. La corte interna e le passerelle aeree di collegamento tra le residenze

Opera – Utente

Consapevolezza e norme

Dalla rilettura di alcuni interventi contemporanei emergono strategie che riportano a scenari aperti, dove i progetti si collocano come elementi variabili. L’apporto degli utenti e dei loro comportamenti diventa fondamentale nella chiave di un nuovo rapporto tra la forma architettonica della città e la sua fruizione. Si può indagare quindi un nuovo paesaggio che si prende cura delle azioni e dove i comportamenti degli attori assumono un valore estetico e contribuiscono a fornire un quadro più realistico. Semplicemente si è spostato il fuoco dagli elementi a chi li utilizza e li vive. Nasce un concetto più esteso di spazio pubblico, dove la flessibilità funzionale fa posto a molteplici possibilità d’uso, attraverso gesti, azioni e relazioni. La scena è conquistata dalla flessibilità d’uso, che fornisce di volta in volta nuove interpretazioni di dotazione e attrezzature, adeguandosi alle abitudini della popolazione e alle esigenze delle varie fasce d’età. Il centro sulle persone è d’obbligo per completare il progetto e per raggiungere gli obiettivi premessi. La funzione abitativa entra a forza nello spazio collettivo e, grazie alla sovrapposizione tra dominio privato e pubblico, prende parte alla costruzione della città stessa.

Realizzare lo stato del rapporto tra spazi aperti privati e la città non è mai stato semplice. Non lo è tuttora. Non bastano le analisi, le previsioni e neppure lo studio delle più recenti norme in materia. Certamente non sarà sufficiente la legge sull’arredo urbano (Legge 14 gennaio 2013, n. 10, Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani) per comprendere compiutamente la situazione e condizionare il nostro modo di vivere gli spazi urbani. Ma è pur sempre un buon indicatore, vista la novità del tema. Nonostante la legge si occupi esplicitamente della “vivibilità degli insediamenti urbani” (vedi in particolare Art. 6. Promozione di iniziative locali per lo sviluppo degli spazi verdi urbani), non è riuscita a coinvolgere pienamente e chiaramente il verde privato come cortili, spazi interni, giardini residenziali. Essa concorre a definire l’immagine di un Paesaggio Urbano di qualità, dove la funzione è estesa a molti aspetti: ecologico-ambientale, estetico-architettonico, sociale, terapeutico, culturale e didattico, protettivo e ricreativo. Manca però un quadro completo del farsi del paesaggio urbano. Essa affida a regioni, province e comuni la promozione e l’incremento degli spazi verdi urbani, con particolare riferimento alle nuove

edificazioni, tramite la riduzione dell’impatto edilizio e il rinverdimento dell’area oggetto di nuova edificazione o di una significativa ristrutturazione edilizia (Art. 5).

Per oggi e per domani Il rapporto pubblico privato deve quindi fare leva su luoghi in cui riconoscersi: socialmente, economicamente, culturalmente. La mescolanza è ancora una volta un risultato complesso, tanto variabile da non potere essere definito a priori. Ogni spazio verde deve essere considerato come parte integrante di tutto il verde cittadino e come tale inserito in un piano urbanistico generale che comprenderà quindi anche il ruolo del verde privato (cortili, spazi interni, giardini residenziali), in quanto concorrono energicamente a definire l’immagine di un paesaggio urbano di qualità. D’altra parte il progetto di ogni intervento non dovrebbe essere caratterizzato solo dai blocchi residenziali, ma anche dagli spazi aperti e dal mix di attività, perché, “il concetto di abitare non si estingue nella superficie minima dell’appartamento, ma si estende agli spazi comunitari, agli spazi aperti, alle zone ludiche del parco e ai servizi sociali” (Mazzoleni, op. cit),

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Verso il Social greening

destinati a tutte le fasce d’età. La relazione tra vita sociale, dimensione pubblica e comunità di vicinato dovrebbe essere posta come prioritaria in ogni intervento che riguarda la città, operando anche attraverso il concetto di co-abitazione tra residenze e spazio pubblico, dove gli abitanti possono vivere in un ambiente pedonalizzato, ben supportato da infrastrutture, commercio e servizi pubblici. Gli spazi aperti avranno assegnato un ruolo più ambizioso, lavorando come connettore sociale tra vecchia e nuova comunità e potranno seguire un disegno pianificato per ordinare la sequenza che comprende gli spazi pubblici, gli edifici, le aree di sosta attrezzate, lo spazio verde privato, i servizi e i percorsi pedonali e ciclabili. In altre parole, una operazione che interpreti le aspirazioni della città, operando una sintesi tra sfera pubblica e privata. La qualità del progetto si forma attorno a due concetti base: in primo luogo la complessità del programma architettonico e secondariamente il rapporto con i programmi locali. Nelle nuove urbanizzazioni il verde residenziale privato deve trovare uno spazio adeguato e le Amministrazioni devono esigere che il progetto degli spazi aperti e del verde venga coordinato con il regolamento del verde e approvato dagli Uffici. Ma prima delle norme, è necessario che progettisti proprietari e costruttori si abituino a pensare alla città, o meglio al paesaggio urbano. Il paesaggio è la componente sensibile della città, quella che contiene la storia, l’umore, la percezione, il legame con le cose e la natura, e quindi con le piante, gli animali e l’uomo. Pensare al paesaggio urbano non significa solo scegliere attentamente i cestini affinché il colore non stoni con i pali della luce. Significa soprattutto prendersi carico di certificare che gli elementi abbiano tutti la propria collocazione e che il quadro di insieme sia armonico. Lasciare che gli edifici ignorino lo spazio urbano è una mancanza assoluta di senso architettonico, di controllo del carattere generale che ogni progettista dovrebbe avere per mantenere l’interesse della comunità. Vittorio Gregotti ha scritto recentemente: “nel proget-

to degli spazi aperti della città, il lavoro di condizionamento non solo funzionale e di organicità del disegno, ma anche il suo essere parte di un progetto di senso urbano complessivo, l’insieme dei diversi servizi urbani (infrastrutture, segnaletica, viabilità, indicazioni d’uso, ecc) gioca un ruolo essenziale anche nella definizione del disegno delle parti”. In poche parole, la traccia di un maestro.

positi comuni), agli spazi aperti che connettono il parco e le sue dotazioni, come le zone ludiche, i negozi e i servizi sociali, (asilo nido, centro socio-culturale e centro diurno per anziani). I luoghi sono aperti ai quartieri esistenti, e affermano un concetto di coabitazione tra spazio residenziale e spazio pubblico.

Social housing in via Gallarate a Milano

L’intervento (Rossi Prodi Associati, 2013) per 124 alloggi residenziali su un’area complessiva di 17.000 mq disegna una corte interna su cui si affacciano 4 torri residenziali sovrapposte a 4 edifici di due piani con distribuzione a ballatoio. Il piano terra è in parte residenziale e in parte destinato a servizi: sale gioco per bambini, hobby rooms, associazioni, cineforum. La permeabilità del lotto è risolta lungo via Gabetti e via Domokos dai passaggi di accesso pedonale, lungo cui si collocano anche le risalite ai ballatoi ed alle torri. Alla confluenza di queste vie, la corte si apre a un giardino attrezzato per il gioco dei bambini, per il relax dei più grandi ed un campo di pallacanestro. La gradonata che prospetta sul campo serve anche l’accesso al ballatoio. Da qui si abbraccia con un’ampia vista, la campagna urbana che si stende fino all’isolato. Lungo i ballatoi lo spazio pubblico si fonde in modo del tutto originale con quello privato della residenza e diventa spazio di percorrenza, soglia comunitaria, luogo di incontro e di scambio di sguardi, parole, gesti. Anche luogo di sosta, con una vista privilegiata sul giardino e in particolare sulle due passerelle aeree che lo attraversano per congiungere le residenze. Spazi di comunicazione appena fuori l’uscio di casa, in cui non vengono nascoste le tracce di un quotidiano vissuto con piacere: piante domestiche, zerbini e portaombrelli, biciclette e giocattoli per plain air, descrivono il senso di appartenenza degli abitanti a questo luogo.

Il progetto “Abitare a Milano” di via Gallarate (MAB arquitectura, 2009) per 184 alloggi residenziali e un parco pubblico di circa 3 ettari propone un modello di abitare sociale in cui la residenza è supportata da una forte struttura di servizi e spazi pubblici che favorisce nuove sinergie con il quartiere esistente e contribuisce al migliore inserimento della nuova comunità. Un parco lineare è ordinato da quattro edifici disposti ortogonalmente a via Gallarate, in corrispondenza delle pause tra gli alti edifici sulla parallela via Appennini. La composizione planimetrica è permeabile all’intorno, garantisce il massimo soleggiamento e preserva la vista degli alloggi. A sud il parco è dotato di aree attrezzate destinate a tutte le fasce d’età e si configura come uno spazio pubblico di tutto il quartiere Gallaratese. A nord, lungo via Gallarate, la presenza di un intenso volume di traffico ha richiesto la formazione di una barriera acustica che svolge la funzione protettiva attraverso un sistema muro – collina. Un efficace elemento di paesaggio, che offre al contempo una serie di servizi di quartiere, accolti in spazi semi-ipogei, al suo interno. La relazione tra strada di quartiere e parco, è comunque mantenuta da interruzioni praticate nell’elemento di protezione per consentire la connessione dei percorsi di accesso pedonale. Il risultato è uno spazio armonico, aperto e continuo. Una successione di servizi, spazi a verde, aree di sosta, percorsi, attraverso cui si legge come il concetto di abitare si propaga dall’appartamento agli spazi comunitari (sale riunioni, lavanderie, de-

Social housing in via Cenni a Milano

*paesaggista **paesaggista, docente Politecnico di Milano


Igiene ambientale

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Maggio

La Manutenzione nell’Igiene Ambientale in periodo di crisi economica Bologna, Hotel Savoia Regency - 15 maggio 2014

Quest’anno il Convegno di ManTra dedicato al mondo dell’Igiene Ambientale si propone un momento di confronto per approfondire tuue quelle problemaache che questo periodo di grave congiuntura economica pone a tuu gli addee ai lavori.

Parleremo di: La manutenzione in tempi di crisi: cosa resta da fare? Gli errori del passato: come individuarli e imparare dalle ferite altrui Documentazione di manutenzione Lavori della Commissione Tecnica ManTra “Igiene Ambientale” Quota di adesione al convegno: 60 € (per i soci ManTra la partecipazione è GRATUITA) Media partner:

Convegno ManTra dedicato all’Igiene Ambientale

Tel: 342 6814032 www.man-tra.it



Esperienze d’eccellenza nell’applicazione della tariffa puntuale

Superare le formule basate sui metri quadri occupati e sul numero di abitanti in modo da “premiare” chi produce meno rifiuti e li separa correttamente: è questa la sfida che imprese ed enti locali devono vincere per far sì che il principio comunitario “chi inquina paga” si traduca in concreta realtà. Tecnicamente si chiama “tariffa puntuale”; in pratica, consiste nel far pagare ai cittadini un costo commisurato all’effettiva quantità e qualità dei rifiuti che producono. A livello nazionale dovrà essere un regolamento ministeriale a fissare criteri e modalità d’applicazione di questa rivoluzione tariffaria. Ma in alcune realtà locali questo principio viene già applicato con successo. Di questo si è parlato il 18 marzo a Roma nel corso del seminario, promosso da Federambiente, “Costruire i criteri per l’applicazione della tariffa puntuale”, che ha visto la partecipazione di molti rappresentanti di enti locali e di aziende di gestione del ciclo integrato dei rifiuti urbani. Al seminario sono state presentate alcune esperienze d’eccellenza nell’applicazione della tariffa puntuale di cui sono protagoniste aziende associate a Federambiente, soprattutto nelle regioni del Nord-Est ma non solo, da Copparo (Ferrara) a Pergine Valsugana (Trento), da Villorba (Treviso) a Venezia, da Cittadella (Padova) a Chieri (Torino). Il confronto, molto seguito, è stato una tappa importante del processo di costruzione dei criteri su cui basare l’applicazione della tariffa puntuale, che Federambiente intende offrire al ministero dell’Ambiente come contributo di riflessione e di proposta, basata sull’analisi delle esperienze d’eccellenza già maturate, in vista della stesura ed emanazione del regolamento ministeriale che dovrà introdurre la tariffa puntuale su tutto il territorio nazionale.

Ecodom, Erp, Raecycle e Remedia Insieme per far partire il “weeelabex” in Italia

Ecodom, ERP, RAEcycle e Remedia - i quattro Sistemi Collettivi che in Italia gestiscono complessivamente l’80% di tutti i RAEE domestici raccolti - hanno richiesto agli impianti di trattamento con cui collaborano di ottenere l’accreditamento WEEELABEX. L’Italia si appresta così a diventare capofila di uno dei progetti europei più importanti in materia di trattamento dei rifiuti. Il “WEEELABEX” (acronimo di WEEE LABoratory of EXcellence, ovvero “Laboratorio di eccellenza dei RAEE”) è stato ideato dal WEEE Forum in collaborazione con i principali stakeholder della filiera RAEE e co-finanziato dalla UE nell’ambito del programma Life+. Ha avuto il duplice obiettivo di mettere a punto nuovi standard di qualità per la raccolta, il trasporto e il trattamento delle varie tipologie di RAEE, oltre a individuare e realizzare una modalità uniforme e strutturata di verifica del rispetto di tali standard in tutti i Paesi europei, attraverso auditors particolarmente qualificati e opportunamente formati. Ecodom, ERP, RAEcycle e Remedia sono, inoltre, tra i soci della WEEELABEX Organisation, un organismo internazionale no-profit, costituito nell’aprile scorso da 26 Sistemi Collettivi, con l’obiettivo di gestire gli accreditamenti degli impianti di trattamento e formare auditors capaci di verificare l’effettiva applicazione, da parte degli impianti stessi, dei nuovi standard di qualità europei. Il processo di audit - che ha già mosso i primi passi attraverso la conferma alla WEEELABEX Organisation dei 24 impianti da verificare nel periodo aprile-novembre 2014 e la definizione degli auditors - con tutta probabilità, renderà l’Italia il Paese con il maggior numero di impianti accreditati WEEELABEX in Europa.

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Sottoscrizione accordo quadro Anci-Conai 2014-2019

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Anci e Conai hanno raggiunto un’intesa per la sottoscrizione dell’Accordo di Programma Quadro che regolerà per il quinquennio 1/4/14 – 31/3/19 l’entità dei corrispettivi da riconoscere ai Comuni convenzionati per i “maggiori oneri” della raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggio. Saranno altresì sottoscritti gli Allegati Tecnici relativi alle filiere di alluminio, acciaio, carta, legno e vetro che prevedono significativi incrementi dei corrispettivi unitari: mediamente fra il 16 e il 17%. Negli Allegati Tecnici sono state introdotte una serie di specifiche tecniche legate ai controlli in piattaforma sul materiale conferito e al monitoraggio dei relativi flussi, che migliorano il funzionamento complessivo a vantaggio sia delle attività di raccolta che di avvio a riciclo dei materiali conferiti.

dalle  associazioni

Nella parte generale dell’Accordo Quadro viene confermata la garanzia di ritiro universale, da parte dei Consorzi di Filiera, su tutto il territorio nazionale dei rifiuti di imballaggio conferiti al servizio pubblico di raccolta, anche ad obiettivi di riciclo e di recupero previsti dalla legge raggiunti e superati. L’Accordo inoltre introduce una maggiore indicizzazione annuale dei corrispettivi e rafforza il sostegno alle Am-

ministrazioni Locali incrementando l’impegno finanziario annuo del Conai per le iniziative sul territorio di sviluppo qualiquantitativo della raccolta differenziata. In merito ai rifiuti di imballaggio in plastica, l’attuale allegato tecnico è stato prorogato fino al 30/6/14 per dar modo alle parti di chiudere la trattativa anche per questo allegato per le sole modalità di calcolo dei corrispettivi. E’ stato infatti già condiviso l’obiettivo economico: il nuovo allegato prevederà un incremento a partire dall’1 aprile 2014 dei corrispettivi pari al 10,6% rispetto a quelli riconosciuti nel 2013. Tale incremento, peraltro, tenuto conto della mancata applicazione delle restrizioni delle fasce di qualità previste per il 2013 dall’accordo vigente, sale al 16,6% circa, in linea quindi con quello medio previsto per gli altri materiali.

federambiente

È Filippo Brandolini il nuovo presidente di Federambiente, eletto all’unanimità dai delegati alla 59a assemblea della Federazione che si è tenuta il 10 Aprile a Roma. Ravennate, 50 anni, Brandolini vive con Ilaria e i loro tre figli. Il nuovo presidente di Federambiente ha accumulato una lunga esperienza manageriale nel settore dei servizi pubblici locali, in particolare in quello dei rifiuti. Da presidente dell’azienda rifiuti di Ravenna ha partecipato nel 2002 alla costituzione di Hera, di cui è tuttora consigliere d’amministrazione. Dal 2009 è presidente di Herambiente, società del Gruppo Hera dedicata al trattamento e allo smaltimento dei rifiuti. Responsabile dal 2005 dell’Area politiche industriali di Federambiente, dal 2009 ha ricoperto il ruolo di vicepresidente della Federazione. Brandolini succede a Daniele Fortini, che ha presieduto Federambiente per tre mandati. L’assemblea ha provveduto anche a eleggere i componenti del nuovo Consiglio direttivo, che per il prossimo triennio sarà formato da Giuseppe Abbenante (Verbania), Mirco Arletti (AIMAG Spa Mirandola), Adriano Benigni (ASM Spa Prato), Andrea Bernabei (A2a Brescia), Federico Cangalosi (AMIU Spa Taranto), Fabrizio Catarsi (Geofor

Pontedera), Giampiero Cigolini (AMIA Spa Verona), Alessandro G. Conter (Linea Group Holding Srl Cremona), Pietro Antonio D’Alema (AMIU Spa Genova), Demetrio De Stefano (Amb.en.te. Spa Ciampino), Raffaele Del Giudice (ASIA Napoli), Riccardo Ferrasin (Alto Vicentino Ambiente Schio), Alberto Ferro (Veritas Venezia), Daniele Fortini (AMA Roma), Isaia Gasparotto (Ambiente Servizi Spa S. Vito al Tagliamento), Antonio Gitto (Anconambiente Ancona), Gianfranco Grandaliano (AMIU Spa Bari), Lucio Lonardo (Benevento), Renzo Macelloni (Belvedere Peccioli), Maurizio Magnabosco (AMIAT Spa Torino), Luca Mariotto (GEA Pordenone), Tiziano Mazzoni (Hera Spa Bologna), Roberto Paterlini (IREN Ambiente Reggio Emilia), Francesco Rosettini (ASM L’Aquila), Paolo Rossetti (A2a Ambiente Brescia), Dover Scalera (Quadrifoglio Spa Firenze), Luca Tagliente (Appia Energy Srl Massafra), Bruno Torresin (TRM Torino), Sara Vaggi (ATA Savona), Fabrizio Vigni (Siena Ambiente Spa Siena). Revisori dei conti sono stati nominati Mario Basili (presidente), Giovanni Pizzolla e Stefano Pozzoli (membri effettivi), Massimo Andreucci e Gianluca Del Barba (supplenti).


carnet

Energie rinnovabili: ecco il nuovo Dossier Hera Tornano i Dossier Hera: il primo approfondimento web del 2014 è dedicato alle energie rinnovabili. Secondo le ultime stime della Iea, l’Agenzia internazionale per l’energia, nel 2018 il 25% della produzione mondiale di elettricità arriverà da fonti “green”: idroelettrico, solare, eolico e biomasse. Sono numeri importanti, a cui si arriverà soprattutto grazie al contributo dei paesi emergenti (Cina su tutti). Di questo si occupa il nuovo Dossier web del Gruppo Hera, on line con video interviste, articoli, infografiche e fotogallery, per far capire anche ai non addetti ai lavori cosa significa “energia green” e qual è lo scenario internazionale e italiano. Il Dossier spiega anche come si stanno comportando l’Italia e l’Emilia-Romagna in tema di rinnovabili. Il Paese è al terzo posto per produzione da fonti rinnovabili, anche grazie al sistema di incentivi, che però necessita di una riorganizzazione. Inoltre, l’80% del fabbisogno nazionale è coperto ancora da energia importate. La Strategia Energetica Nazionale punta ora a diminuire questa dipendenza dall’estero al 67% entro il 2020 e molto dipenderà anche dalle politiche a supporto dello sviluppo di nuove tecnologie pulite nel lungo periodo. Oltre al fotovoltaico, altro vettore su cui sta puntando è l’idrogeno: a queste due fonti, e in parte anche all’eolico, è dedicato HEnergia, il centro di ricerca applicata sulle rinnovabili aperto da qualche mese a Forlì. Solo nel 2013, circa il 70% della produzione totale di Hera (elettrica 1 TWh, termica 505 GWh) è arrivata da fonti rinnovabili o assimilate. E gli obiettivi al 2016 parlano di ulteriori incrementi. Grazie agli investimenti fatti nel tempo, gli impianti del Gruppo sono sempre più in grado di generare energia pulita, a cominciare dai biodigestori anaerobici per i rifiuti organici, fino ai termovalorizzatori, ai depuratori e al biogas da discarica.

Dieci azioni per zero rifiuti - Soluzioni concrete per comuni, aziende e cittadini Dieci azioni per zero rifiuti, di Roberto Cavallo realizzata in collaborazione con i professionisti della E.R.I.C.A. soc.coop. (società di Alba di cui l’autore di Meno Cento Chili è il presidente), edito da Edizioni Ambiente, ripercorre il cammino verso rifiuti zero e le iniziative virtuose nel campo della sostenibilità ambientale, del riciclo e del riuso di numerose aziende, amministrazioni locali e realtà territoriali presenti nella nostra penisola. Con un linguaggio fresco e diretto e presentando numerosi casi concreti affrontati e

gestiti nel lavoro quotidiano della E.R.I.C.A. soc.coop., la questione rifiuti viene affrontata sotto diversi aspetti: si parte dalla prevenzione, arrivando al riuso e alla raccolta differenziata, per trattare poi di riciclo ma anche di raccolta dei rifiuti organici e di compostaggio. Si descrivono in concreto gli strumenti economici, i metodi per comunicare con i cittadini e con le amministrazioni, per arrivare a tematiche innovative come l’ecodesign, strumento di prevenzione dei rifiuti dai risvolti ancora tutti da scoprire. Particolarmente inte-

ressanti i capitoli 9 e 10 (quest’ultimo scritto a quattro mani con Enzo Favoino della Scuola Agraria

del Parco di Monza), che si concentrano sull’analisi del sacco nero e su cosa fare con quei rifiuti che non sembrano riciclabili, oltre ad un’importante trattazione della responsabilità estesa del produttore, concetto che sta alla base della Direttiva europea 98/2008 che trasferisce il costo dello smaltimento e del recupero dei rifiuti ai produttori. Un libro quindi che può essere letto sia da chi si occupa professionalmente di sostenibilità ambientale ma anche da chi semplicemente vuole saperne qualcosa di più sull’argomento.

CONAPI presenta “BEE ACTIVE! Attivi per le api” Pensate a un mondo dove scarseggia la frutta e la verdura, dove le piante officinali siano assenti così come il foraggio per il bestiame, il cotone e la soia. Questo è solo una piccola parte dei danni, per la salute e l’ambiente ma anche economici, che si creerebbero se scomparissero le api. Moltissime colture, senza impollinazione, semplicemente non esisterebbero e con loro numerosi prodotti indispensabili alla vita di tutti i giorni. Queste le premesse che hanno mosso CONAPI ad attivarsi con la campagna “BEE ACTIVE! Attivi per le api”. L’obiettivo dell’iniziativa è sensibilizzare circa il fenomeno dello spopolamento improvviso di intere colonie di api. La ragione di questa

strage è da attribuirsi principalmente all’avvelenamento causato dall’utilizzo intensivo di sostanze chimiche in agricoltura. Con la campagna “BEE ACTIVE! Attivi per le api”, CONAPI intende riportare con forza l’attenzione sul ruolo centrale delle api per l’alimentazione e la salute, la tutela della bio-diversità ambientale, ma anche per l’economia in generale: si

stima che grazie all’impollinazione, a livello mondiale, si generi un’economia pari a 256 miliardi di euro l’anno. L’iniziativa di CONAPI si propone di sollecitare i consumatori ad adottare piccoli comportamenti virtuosi che, se seguiti, possono contribuire fortemente a tutelare l’habitat delle api. Dalla scelta di alimenti biologici e biodinamici, alla coltivazione di fiori per accrescere le fonti di nettare, dal non utilizzo di pesticidi o insetticidi all’acquisto dei prodotti a base di miele, che significa sostenere il lavoro degli apicoltori. CONAPI ha previsto inoltre una serie di iniziative collegate alla campagna di sensibilizzazione denominate BEE ACTIVE DAY.

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orizzonti

Sartori Ambiente, soluzioni smart per città “intelligenti”

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Il comune Catalano di Tiana, caso di eccellenza e prima esperienza in Catalunia di raccolta porta a porta avviata ormai nel giugno del 2000 con risultati che vanno oltre all’80% di raccolta differenziata, ha avviato nel mese di aprile la distribuzione dei nuovi contenitori per la raccolta della frazione organica e residua dotati del sistema per la rilevazione degli svuotamenti con tecnologia RFID. Il nuovo KIT è formato da due contenitori da 20lt, che verranno identificati in tempo reale dalle antenne presenti sui mezzi, i contenitori come la tecnologia RFID sono tutte soluzioni integrate proposte dal gruppo Sartori Ambiente in coordinamento con il partner ufficiale per la Spagna ID-WASTE. L’introduzione della nuova tecnologia ha come obiettivi: - Migliorare l’efficenza del servizio di raccolta porta a porta. Grazie ai TAG ed al sistema di lettura sui camion, si potranno gestire informazioni sul servizio in tempo reale, risolvendo in maniera rapida e puntuale eventuali criticità. - Migliorare il grado di partecipazione. La nuova tecnologia permette ai cittadini una partecipazione in forma attiva alla raccolta, valorizzando i comportamenti virtuosi ma anche evidenziando abitudini scorrette, in questo modo di spera di ridurre fenomeni di abbandono dei rifiuti. - Migliorare l’intercettazione della frazione organica. La rilevazione degli errati conferimenti o dell’uso di sacchi non compostabili e la successiva comunicazione all’utenza in tempi brevissimi aumenterà non solo la qualità dell’organico ma anche la quantità. A partire dal 5 di giugno, quindi a 14 anni esatti dall’avvio della raccolta porta a porta, gli operatori inizieranno a svuotare i nuovi contenitori intelligenti; già nei primi mesi di servizio Tiana si aspetta di vedere i primi positivi effetti sull’efficenza sistema. [www.sartori-ambiente.com]

Linea Stradale s.r.l.: le migliori performance, nelle peggiori condizioni

Linea Stradale s.r.l. è da oltre vent’anni un punto di riferimento per le aziende che lavorano nel campo della nettezza urbana. Clienti privati, aziende municipalizzate, cosi come numerosi comuni d’Italia sanno di trovare in Linea Stradale un partner affidabile per ogni necessità legata alle spazzatrici stradali. Il core business dell’azienda è la produzione di spazzole: a tazza, cilindriche, ad anello, ogni modello è sempre disponibile a magazzino, di diverse lunghezze e diametri. Inoltre le stesse possono essere prodotte in Steelroad, Fibrilene, Ondasteel, Poliroad, ed infine Fibrilon; questi materiali possono essere punzonati al supporto, che può essere in plastica o in brushwood, oppure insetolati a mano. Ogni superficie richiede un diverso trattamento: per questo motivo le spazzole sono insetolate con diversi tipi di materiali, così da soddisfare il cliente che richiede un lavoro aggressivo, cosi come quello che richiede un lavoro efficace su di una pavimentazione delicata (tipicamente un centro storico con sanpietrini o simili). Accanto a questa produzione, Linea Stradale S.r.l. ha completato l’attività di supporto per i propri clienti, garantendo anche ricambi di maggior usura per tutti i modelli di spazzatrici: pompe, ugelli, motori idraulici, guarnizioni, tubi d’aspirazione, parti meccaniche… questi pezzi sono disponibili a magazzino, o reperibili entro pochi giorni per rispondere in maniera immediata ad ogni esigenza. È noto quanto fastidioso e soprattutto costoso possa essere una spazzatrice ferma che non può svolgere il servizio; per questo motivo Linea Stradale è sempre pronta tenendo a magazzino spazzole e ricambi di maggior usura, e consegnando all’occorrenza anche direttamente con i nostri veicoli. Linea stradale: Ad ogni superficie la sua spazzola, ad ogni cliente la sua rapida soluzione. [www.lineastradale.com]

Da MP-HT arriva Max Wind elettrica. Per pulire in silenzio! MP-HT, una società veneta con oltre 10 anni di esperienza, ha deciso di investire le sue capacità e il suo know-how nella realizzazione di sistemi tecnologici innovativi, allo scopo di valutare e studiare nuove tecniche produttive. La professionalità e il servizio al cliente, valori che distinguono la ditta, l’hanno portata a creare una Divisione di Pulizia Industriale che garantisce al mercato prodotti funzionali, sicuri e robusti, creati con tecnologie d’avanguardia. In MP-HT hanno le idee chiare: “Noi pensiamo che la pulizia sia un indice di progresso; una strada, un quartiere, un’area pubblica pulita offrono una migliore qualità di vita e attirano consensi”. D’altra parte lo sviluppo di soluzioni innovative è l’unico modo per stare al passo con un mercato, quello delle macchine per la pulizia, fortemente selettivo e concorrenziale in Italia e all’estero. Spazzatrici stradali, spazzatrici industriali sono le soluzioni proposte: una linea completa come la nuova spazzatrice Max Wind, studiata per offrire ai gestori della pulizia urbana una macchina unica nella categoria per prestazioni e caratteristiche tecniche. E da oggi è anche in versione elettrica, per pulire in silenzio e in modo rispettoso dell’ambiente. [www.mphtcleaning.com]


orizzonti

Spazzatrice stradale CS140 Twin Action: massima pulizia senza bisogno d’acqua! La spazzatrice stradale CS140 Twin Action da 3,5 m³ di Comac con una pista lavoro di 1400 mm, è ideale per la pulizia di strade, piazze o parcheggi. L’innovativo sistema “Twin Action”, brevettato dall’azienda guidata da Giancarlo Ruffo, comprende la spazzola centrale e due coclee di trasporto che intervengono contemporaneamente all’aspirazione per garantire la massima efficienza nella raccolta dello sporco, combinando la forza dell’azione meccanica, che agisce per raccogliere i detriti solidi, all’efficacia di quella aspirante per le polveri più fini, garantendo un risultato davvero eccellente. La “rivoluzione” introdotta da Comac è sostanziale: attualmente per una pulizia ottimale è necessario utilizzare veicoli di volta in volta a raccolta meccanica o aspirante. L’uso di due macchine per ottenere le altrettante azioni comporta ovviamente il raddoppio di tempi, costi e consumi. L’utilizzo costante della spazzola centrale garantisce una pulizia qualitativamente migliore, perché uniforme per tutta la lunghezza della spazzola e permette di operare efficacemente anche su superfici irregolari o sconnesse. La funzione delle spazzole laterali è ausiliare ridimensionando notevolmente anche l’uso di acqua, che interviene solo in forma nebulizzata, per controllare le polveri, senza bagnare perciò il suolo; i detriti asciutti sono inoltre assai più leggeri di quelli bagnati, il che consente di risparmiare notevolmente sui costi di smaltimento, con indubbio vantaggio per l’ambiente. Il beneficio finale è enorme: per ogni macchina, infatti - spiegano i tecnici Comac – si possono risparmiare 100.000 litri d’acqua all’anno. L’eliminazione delle polveri dall’aria avviene attraverso un filtro di notevoli dimensioni, per questo meno soggetto ad intasarsi, il quale

fa sì che le particelle più minuscole ed insidiose vengano catturate e non più immesse nell’ambiente. CS140 Twin Action è dotata di motore Industrial Open Power con alimentazione diesel, che presenta un dimensionamento specifico per applicazioni continuative a regimi costanti e consumi assai ridotti: per questo è adatto per lavori gravosi e senza interruzioni, anche per un ciclo giornaliero di otto ore. Altrettanto curati sono il comfort dell’operatore e la riduzione dello stress, anche nei turni lavorativi più lunghi. Questi essenziali fattori sono garantiti dalla posizione del motore collocato nella parte posteriore dei veicolo, dalla completa insonorizzazione della cabina e dall’impiego di sospensioni idrauliche. [www.comac.it]

Farid Industrie in collaborazione con Scania Milano si aggiudica una gara AMSA A fine 2013 AMSA, acronimo per Azienda Milanese per i Servizi Ambientali, ha bandito una gara con la finalità di incrementare la propria flotta specializzata nella raccolta rifiuti e nella pulizia delle strade di Milano e di altri comuni dell’hinterland milanese. Scania Milano ha lavorato attivamente con Farid Industrie S.p.A. per preparare questa gara d’appalto che è stata vinta lo scorso febbraio. La gara consiste in un accordo quadro per la fornitura di veicoili industriali Scania alimentati con motori diesel e a CNG allestiti con compattatori a carico posteriore con una capacità di 22/25 m3. La fornitura prevede complessivamente fino a 200 veicoli nell’arco di 24 mesi. Farid Industrie ha offerto i seguenti veicoli: - P 280 DB6x2*4 MLA CNG allestito con compattatore Farid T1 SM - P 250 DB6x2*4 MLA (motore diesel) allestito con compattatore Farid T1 SM. I veicoli sono coperti da Contratti di Manutenzione gestiti dalla rete di assistenza Scania in Italia. L’esito positivo della gara si fonda sulla stretta e proficua collaborazione fra Italscania e Farid Industrie, il più importante allestitore italiano nel settore dei compattatori. “Esserci aggiudicati questa gara è per noi estremamente significativo poichè rappresenta un ulteriore sviluppo nelle relazioni con AMSA e con Farid, realtà estremamente importanti nei loro rispettivi ambiti di competenza” afferma il dott. Franco Fenoglio, Amministratore Delegato di Italscania S.p.A. “Noi siamo riusciti a fornire un prodotto di elevata qualità, configurato esattamente sulle specifiche richieste del cliente finale. Da menzionare la nostra gamma di motori Euro 6, dall’eccellente guidabilità ed economia operativa sia per quanto riguarda i motori diesel che quelli a gas: la scelta perfetta per gli operatori che hanno esigenze specifiche nell’ambito della sostenibilità ambientale”. [www.faridindustrie.it] - [www.scania.it]

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orizzonti

Il prossimo obiettivo di Gorent? Esportare l’ecosostenibilità “L’unica strada percorribile per uscire dalla crisi e per riacquistare il rispetto per l’ambiente che ci circonda, è quella dell’ecosostenibilità”. A detta di Furio Fabbri, Amministratore Delegato di Gorent Spa, l’attuazione delle buone pratiche ambientali non può essere ulteriormente

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procrastinata, pena il rischio di esclusione dall’Europa, che chiede, in modo sempre più fermo e determinato, il rispetto delle normative in materia ambientale, soprattutto all’interno dei bandi promulgati. Forte di questo valore aggiunto, da sempre presente nel modus operandi di Gorent, l’azienda fiorentina, ha aperto due importanti varchi nel mondo della green economy. Il primo coinvolgerà presto il Governo Italiano che, attraverso il proprio Ministero all’Ambiente, riceverà un documento congiunto, della cui stesura Gorent si è fatta promotrice, per rivedere ed ampliare i Criteri Minimi Ambientali per i cosiddetti “Acquisti Verdi o GPP (Green Public Procurement), uno strumento di politica ambientale del tutto volontario, per favorire lo svi-

luppo di un mercato di prodotti e servizi a ridotto impatto ambientale. Adesso l’ultima parola spetta agli esperti di terza parte, quelli individuati dal Ministero dell’Ambiente che, entro il 2014, analizzando il dossier contenente le indicazioni di chi, quotidianamente, si rapporta con azioni concrete attuate nell’ambito della propria attività aziendale, potrebbero apportare delle modifiche alle attuali normative. E del forte rispetto che Gorent nutre nei confronti del pianeta su cui viviamo, si è accorto anche il Governo Moldavo. Era stato proprio il Vice Ministro all’Economia, Sergiu Ciobanu, ospite illustre del Seminario “Creare l’economia ecososteni-

bile”, di cui Gorent è stata main sponsor, ad esprimere parole di encomio e condivisione, verso l’azienda, complice il grande processo di trasformazione anche strutturale, che sta interessando il suo Paese, Ciobanu aveva dichiarato: “La Green Economy è al centro delle nostre politiche e per questo, da parte mia, sono pronto a condividere il vostro progetto di economia sostenibile”. A metà maggio tale progetto comincerà a prendere forma quando, in occasione di un nuovo incontro, stavolta in Moldavia, il Ministro all’Economia in persona ospiterà una delegazione di aziende, capeggiate e coordinate da Gorent. [www.gorent.it]

Aebi Schmidt presenta ad IFAT 2014 le proprie novità per il mondo di domani In perfetta sinergia con il motto della fiera IFAT 2014 “Solutions, today and in the future” il gruppo Europeo Aebi Schmidt presenta durante la rassegna IFAT 2014 le proprie novità mirate a rispondere alle esigenze del mondo oggi e di domani. Numerose saranno le novità che potrete toccare con mano presso lo stand AEBI SCHMIDT; “Le principali novità introdotte, commenta soddisfatto, il dott. Luca Firotto, Amministratore unico della filiale italiana, sono sicuramente rappresentate dalla introduzione delle nuove motorizzazioni in Euro 6 sulla gamma di spazzatrici compatte, e dalla nuova serie di spargisale STRATOS 3. Presso il nostro stand sarà infatti possibile vedere la nuova spazzatrice compatta SCHMIDT Swingo 200+, macchina di riferimento a livello europeo nella categoria delle spazzatrici aspiranti da 2 m3 , con le nuove motorizzazioni a basso impatto ambientale.” Da ottobre 2014 si potrà scegliere sulla propria Swingo 200+ tra due diverse motorizzazioni VM, la prima rispondente alla normativa EURO 6 con una potenza di 62 KW completa di AD Blue, ed una motorizzazione da 55KW rispondente alla normativa 97/68 fase 4, senza AD Blue. “Entrambe le versioni- commenta entusiasta il product manager T. Weissenrieder, sono in linea con le severe norme europee sulle emissioni inquinanti, e sono ottenute senza alcun aumento di ingombro, in modo da mantenere inalterate le grandi doti di maneggevolezza della spazzatrice Swingo.” Numerose sono inoltre le novità dei prodotti Schmidt per la stagione invernale 2014/2015, tra cui la nuova serie di spargisale STRATOS 3 che saranno dotati di nuovi quadri comandi e di nuovi sistemi di distribuzione. Visitate l’azienda nell’area esterna F5/502/11. [www.aebi-schmidt.it]


orizzonti

Urbis e Azimut: mezzi versatili e polivalenti

Il Gruppo Merlo S.p.A. è stato fondato nel 1964 dai fratelli Amilcare e dalla sorella Natalina. In pochi anni ha saputo evolversi puntando su prodotti innovativi e sistemi tecnologicamente all’avanguardia, una missione aziendale che ha reso la Società tra i leader mondiali nei settori delle macchine agricole, edili e forestali con prodotti quali sollevatori telescopici, autobetoniere auto caricanti e trattori portattrezzi forestali. Sensibile ai temi ecologici Merlo ha creato una divisione denominata Tecno (Tecnoidustrie) specializzata nell’ideazione, costruzione e commercializzazione di macchine per la raccolta dei rifiuti urbani. Tutta la produzione Merlo è concentrata a Cuneo ed ha come linee guida la ricerca e sviluppo e la fabbricazione dei componenti all’interno dell’azienda, in controtendenza rispetto al molti concorrenti che preferiscono delocalizzare o acquisire componenti da paesi

dalle associazioni

emergenti. La filosofia Merlo predilige la concezione e la fabbricazione dei prodotti in-house. Il vantaggio principale di tale impostazione è di mantenere sotto controllo tutta la filiera produttiva, i controlli di qualità e di assemblaggio, al fine di offrire prodotti di alta qualità. Premessa doverosa che da il senso della visione aziendale. Ne risulta che più del 90% delle lavorazioni e dei componenti vengono effettuati all’interno dell’azienda. Per quanto riguarda le macchine per la raccolta di rifiuti, Tecnoindustrie offre un’ampia gamma di prodotti con contenitori da 2 m³ a 30 m³ , in grado di soddisfare le necessità di qualsiasi committenza. La tendenza in atto valorizza le attrezzature della famiglia Urbis e Azimut. Cinque modelli da 2,2m³ a 8m³. Espressamente studiati per la raccolta “porta a porta”, sono mezzi agili, veloci e maneggevoli che fanno della raccolta differenziata il loro target principale e si trovano a proprio agio nelle stradine strette e tortuose dei centri urbani. L’operatore, addetto alla raccolta, può trovare

spazio su di una pedana antisdrucciolo omologata, ideale durante le fasi di trasferimento per la raccolta. All’arresto del mezzo l’operatore scende e viene agevolato con sistemi di conferimento a livello normato per conferire i sacchetti direttamente nel contenitore che con un sistema di caricamento verrà svuotato nel cassone. A richiesta viene fornito il dispositivo per la movimentazione dei tradizionali contenitori stradali, dai bidoni di piccole dimensioni ai grandi cassonetti, rendendo gli Urbis e gli Azimut dei mezzi versatili e polivalenti. Lo scarico avviene per ribaltamento, facilitato dalla conformazione della vasca di contenimento studiata per il completo e rapido svuotamento. Gli Urbis e gli Azimut sono il frutto di una costante evoluzione tecnologica, offrono un alto livello di efficienza per massimizzare l’investimento e contenere i costi. Parametri sempre più di attualità, in uno scenario sociale sempre più attento e sensibile ai temi ecologici e ai costi che essi generano. [www.tecnoindustreimerlo.com]

anfia

In data 10 aprile 2014, in occasione dell’Assemblea della Sezione Veicoli per Servizi Ecologici ANFIA, tenutasi presso la sede di Farid Industrie S.p.A. a Vinovo, è stato consegnato a Fabio Di Pietro il “Premio di laurea ANFIA – in memoria di Paolo Martinelli”, istituito dall’Associazione lo scorso anno e indirizzato a studenti del Politecnico di Torino che con la propria tesi abbiano affrontato tematiche inerenti la progettazione, lo sviluppo o la prototipazione dei sistemi veicolari e/o di propulsione dei veicoli commerciali pesanti. Il neo-laureato ha ricevuto il riconoscimento per la tesi in Ingegneria meccanica “Effetti della durata di combustione sulla

detonazione in motori ad accensione comandata sovralimentati e dotati di sistema VVA” “E’ stato un piacere per le aziende della Sezione, condividere con la famiglia di Paolo Martinelli il momento della consegna del Premio – ha commentato Guido Giletta, Presidente della Sezione Veicoli per Servizi Ecologici ANFIA. Con questo gesto, l’Associazione ha voluto ricordare e rendere omaggio al collega scomparso nel 2012, e alle grandi qualità umane e professionali che, insieme ad un sentito impegno, lo hanno contraddistinto nei due anni alla guida della Sezione”.

61 igiene urbana igiene urbana aprile-giugno 2014


24-26 Giugno 2014

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