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Rassegna della stampa tecnica estera
Letter of the law
I più interessanti articoli usciti di recente sulle riviste tecniche internazionali specializzate e riguardanti materiali, applicazioni, processi, prove, misurazioni e destinati al settore della trasformazione della gomma. Letti e riassunti per voi dai nostri esperti
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LA PROGETTAZIONE COMBINATA
STRUTTURALE MIGLIORA LA RESISTENZA ALL’INVECCHIAMENTO DI PNEUMATICI RADIALI DI AUTOCARRI LEGGERI
C. Yingying, Y. Benyi, X. Cheng, Giti Tire Research and Development Center, Uniontown, Ohio (USA)RUBBER&TIRE, settembre 2022, pag. 14-20
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L’invecchiamento è una causa fondamentale della rottura dei pneumatici di grandi dimensioni per autocarri leggeri, che sono soggetti a problemi di resistenza all’invecchiamento se la temperatura ambiente è alta e l’esposizione alla luce solare è prolungata. L’americana National Highway Traffic Safety Administration, che studia da 15 anni la resistenza all’invecchiamento dei pneumatici, ha finalmente identificato un adeguato metodo di prova interno, che sarà auspicabilmente adottato in futuro nella normativa sulla sicurezza.
Lo studio inizia con l’analisi del meccanismo di invecchiamento, che evidenzia alcune differenze della resistenza all’invecchiamento nei fenomeni e nelle cause della rottura in paragone a normali problemi di resistenza. Queste differenze si rispecchiano soprattutto nelle seguenti caratteristiche: la principale causa di rottura è l’invecchiamento chimico: posto che le prestazioni del pneumatico dimi- nuiscono per invecchiamento chimico e meccanico (prova del tamburo), tuttavia i fattori chiave del grado di invecchiamento sono la temperatura ambiente e il tipo di pneumatico, non la percorrenza effettuata; l’invecchiamento influenza la prestazione delle mescole di gomma e dei materiali: Giti Tire ha condotto molte prove fisiche e confrontato le mescole di varie parti del pneumatico (battistrada, fianco, nervatura e riempimento) per verificare i cambiamenti delle prestazioni della gomma prima e dopo invecchiamento del pneumatico; si è riscontrato che durezza e rigidità aumentano, mentre si riducono molto la resistenza della gomma e la capacità di recupero della deformazione, con cambiamenti nelle proprietà di riempimento, fianco e nervature, che rilevano un più grande impatto sulla durata del pneumatico; tipi diversi di pneumatico hanno diverso decadimento delle prestazioni: la prova del tamburo mostra che i pneumatici con minori specifiche e più basso carico non presentano quasi nessun cambiamento di prestazione prima e dopo invecchiamento, mentre quelli con maggiori specifiche e carichi più alti manifestano grande diminuzione di durata dopo invecchiamento; in ogni caso la maggior parte del danno consiste in fessurazioni o in gomma staccata da spalle e battistrada nonché protuberanze sulla zona delle nervature.
Sulla scorta del meccanismo delle situazioni sopra riportate, lo studio procede ad intervenire su tre aree del pneumatico, ossia: rivestimento interno, con la constatazione che per tutte le prove del tamburo i migliori risultati sono forniti dal pneumatico con più bassa velocità di perdita della pressione di gonfiaggio, per cui aumentandone lo spessore o migliorando la prestazione di ritenzione del gas interno si migliora la resistenza all’invecchiamento; tallone: durante l’utilizzo del pneumatico quest’area è molto sollecitata e si può arrivare ad una diminuita aderenza del cord alla gomma, con conseguente delaminazione e pericoloso effetto sulla sicurezza di guida del veicolo; carcassa: si analizza la posizione danneggiata del pneumatico dopo la prova di durata dopo l’invecchiamento, con valutazione del comportamento degli strati di tele, loro separazione etc.
Per le prove di confronto viene scelto il pneumatico LT265/75R16, nella versione originale e in quella ottenuta con le modifiche suggerite da quanto riscontrato nel comportamento del pneumatico studiato finora. Si verificano la dimensione fisica del pneumatico, la resistenza allo sfilamento del tallone, la prestazione di resistenza e la prestazione ad alta velocità. Lasciando a chi è interessato la lettura della rimanente parte dello studio (consigliamo di tenere a portata di mano schema strutturale del pneumatico, per rendersi conto dell’esatta sua parte di cui si parla), crediamo che questo lavoro sia molto utile per far comprendere al lettore l’importanza delle prestazioni di sicurezza del pneumatico, troppo spesso trascurate da chiunque guidi un veicolo e disconosciute in favore delle prestazioni di velocità, consumi etc.
ELASTOMERI TERMOPLASTICI PROPRIETÀ E APPLICAZIONI ELASTOMERI TERMOPLASTICI AD ALTE PRESTAZIONI DA FONTI RINNOVABILI
H. Sasaki, Kuraray Japan, H. Tran, S. Oshita, Kuraray America - RUBBERWORLD, ottobre 2022, pag. 33-36
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Questo articolo illustra le diversificate proprietà e le promettenti applicazioni della nuova famiglia di polimeri a blocchi idrogenati stirene farnesene (HSFC) a nome Septon BIO-serie, prodotta da β-farnesene per mezzo di polimerizzazione anionica vivente e tecnologia di idrogenazione.
Il β-farnesene è sintetizzato da risorse rinnovabili e possiede una struttura chimica caratteristica: viene prodotto infatti dalla fermentazione di zucchero di canna, sulla base di un’innovativa tecnologia microbica, e la sua struttura chimica corrisponde al suo trimero isoprene, che possiede una struttura diene coniugata polimerizzabile anionicamente. La serie Septon BIO contiene una struttura molecolare altamente ramificata, che la differenzia dai convenzionali polimeri termoplastici, che contengono strutture molecolari più lineari.
Dopo avere messo a confronto le proprietà di Septon BIO-serie con i convenzionali polimeri stirenici a blocchi idrogenati (HSBC), l’articolo espone proprietà e applicazioni dei copolimeri stirenici.
Negli adesivi la mescola Septon BIO-serie mostra buone proprietà di adesione senza l’uso di plastificanti e resine adesivanti, conferendo alle mescole per adesivi elevata resistenza alla pelatura con materiali polari e non polari, alta adesione e flessibilità.
Grazie alla sua bassa durezza, il Septon