Meeting e Congressi - Speciale 40 anni

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Rivista mensile - n° 6 novembre - dicembre 2013 â‚Ź 5,16 - Poste Italiane SpA - Sped. in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n.46) - Art. 1, comma 1, DCB Milano. In caso di mancato recapito si restituisca al mittente che si impegna a pagare la relativa tassa

INCENTIVE | CONVENTION | EVENTI

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06 2013

sommario Cambiare per passione – Marco Biamonti

9 11

Quarant’anni di noi – Marco Garavaglia

GLI ANNI 70

15

Formidabili, quegli Anni 70

16

I primi passi del marketing

29

I meeting e i congressi agli esordi

36

La grande stagione dei congressi medico-scientifici 42

Eventi on the road

170

Finisce un secolo, la venue si fa bella

172

L’accelerazione tecnologica

178

Da Meet in Italy al Cb Nazionale

182

Ediman: l’era degli eventi

184

GLI ANNI 2000

189

Il millennio globale

190

Il marketing dei “big data”

202

Mice: l’età delle sfide

208

Rivoluzione continua in medicina

216

Incentive “all’italiana”

46

Quando l’evento era tutta un’altra cosa

52

Cambia l’hotellerie: non più solo camere

54

Il congresso diventa “hi-tech”

62

Incentive low cost

220

1975: il settore si accorge di sé

66

Parola d’ordine: “eventizzazione”

222

Così nacque Meeting e Congressi

69

La location è green

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Il decennio veloce

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GLI ANNI 80

77

Lobbying: adesso si fa sul serio

236

Cosa resterà di quegli Anni 80

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Evolvere, evolvere, evolvere

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Il marketing negli anni “da bere”

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L’età d’oro dei congressi

98

I PERSONAGGI

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Stefania Agostini

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Emma Aru

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Patrizia e Gianluca Buongiorno

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Gabriella Gentile

259

Gabriella Ghigi

261

Massimo Morga

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Rodolfo Musco

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Congressi medici: rivoluzione annunciata

106

L’incentive si fa esotico

110

Eventi al punto vendita

112

Location per molti, ma non per tutti

114

Dagli infrarossi al world wide web

120

Gli anni delle fiere internazionali

124

Mc: la voce della meeting industry

126

GLI ANNI 90

133

Adolfo Parodi

266

Il decennio in bilico

134

Alan Pini

268

La preistoria della web communication

146

Eleonella Righetti Cinquetti

271

Meeting: l’età della consapevolezza

152

Alessandro Rosso

272

Congressi medici, cambia tutto

162

Marisa Sartori

274

Gli ultimi fasti dei viaggi incentive

166

Ivana Termine

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06 2013

sommario LE LOCATION

279

Abbazia di Spineto

281

Auditorium Parco della Musica

282

Cinecittà Studios

284

Cortenova

286

Crowne Plaza Stabiae Sorrento Coast

288

DoubleTree by Hilton Acaya Golf Resort

290

Excelsior Palace Hotel

292

Grand Hotel Baglioni

294

Grand Visconti Palace

296

Hotel Continental Ischia

298

Hotel Parchi del Garda

300

Hotel Principe di Savoia

302

I Portici Hotel

304

Il Centro Congressi del Porto Antico di Genova

306

Kolbe Hotel Rome

308

Officine del Volo

310

Palace Hotel Bari

312

Palazzo Borghese

314

Radicepura

316

Radisson Blu Es. Hotel

318

Relais Histò San Pietro

320

Resort Valle dell’Erica

322

Riva del Garda Congressi

324

Sheraton Catania Hotel & Conference Center

326

Sheraton Diana Majestic

328

Westin Palace

329

Sheraton Malpensa Airport

330

Sheraton Nicolaus

332

Sofitel Rome Villa Borghese

334

Tenuta Moreno Hotel Resort

336

Una Hotel Regina

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Villa Erba

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LE AGENZIE Aic Group Aim Group International Alessandro Rosso Group Cisalpina Tours Cwt Meetings & Events Ega Enic Formedica Gvst Event Management Mz Congressi New Aurameeting Novity Nsm Group Ovest Destination Italie Sinergie

345 346 349 350 352 354 356 358 360 362 364 366 368 370 372 374

I SERVIZI Endar Enoteca La Torre Meeting Project Sem2000 Tecnoconference – Tc Group Tecnoconference Europe – Gruppo Del Fio

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I BRAND Adi Hotels Consorzio Portofino Coast Convention Bureau della Riviera di Rimini Convention Bureau Genova Firenze Convention Bureau Firenze Fiera Congress and Exhibition Center Gruppo Acampora Starhotels Toscana Promozione Memorabilità a tuttotondo

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colophon Presidente: Marco Biamonti Direttore operativo: Lucia Rancati Direttore editoriale: Marco Garavaglia Direttore PR: Nino Vermicelli Resp. comunicazione e marketing: Lorenzo Bini Ediman Srl Via Ripamonti, 89 - 20141 Milano Telefono 02.57.31.15.11 (r.a.) Fax 02.55.23.14.86 info@ediman.it Sito internet: www.ediman.it MC online: www.mconline.it Cap.soc. s 93.600 i.v.

LA RIVISTA DELLA MEETING INDUSTRY

Redazione (diretto): 02.57.31.15.33 jessica.presa@ediman.it

Organo di consultazione per dirigenti, industrie, associazioni, ordini professionali, studi di pubbliche relazioni e di consulenza aziendale, agenzie di pubblicità, sindacati, partiti politici, organismi internazionali, agenzie di viaggio, ecc. Prezzo della copia: €5,16 più spese di spedizione

PROMOZIONE E PUBBLICITÀ

DIRETTORE RESPONSABILE Marco Biamonti DIRETTORE EDITORIALE Marco Garavaglia COORDINAMENTO EDITORIALE Simona P. K. Daviddi CONSULENZA PER LA GRAFICA Massimo Bernardi CONSULENZA PER I TESTI Alessandra Boiardi, Aldo Lo Re SEGRETERIA DI REDAZIONE Jessica A. Presa – jessica.presa@ediman.it HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO: Teresa Chiodo, Pier Giorgio Cozzi, Alice Dutto, Anna Esposito, Stefano Ferri, Ofelia Figus, Paola Olivari, Andrea Paternostro, Sabrina Piacenza, Luciana Francesca Rebonato, Matteo Rocca PROGETTO GRAFICO Silvia Ferri – www.madeweb.it Fotolito e stampa: Prontostampa Srl - Zingonia (Bg) Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) - Art. 1, comma 1, DCB Milano Registrazione Tribunale di Milano n. 177 del 27/04/1973

Tiratura del presente numero: 11.000 copie

ANNO 41° - N. 6 Novembre - Dicembre 2013 Abbonamento annuo €150,00 (Estero € 200,00) L’abbonamento comprende anche la “GUIDA” delle Sedi Congressuali e va eseguito con versamento sul Conto Corrente Postale N.15717200 intestato a Ediman Milano (specificando la testata cui si desidera abbonarsi) oppure con rimessa diretta. La rivista non è in vendita nelle edicole e viene spedita direttamente agli abbonati.

Ufficio abbonamenti: Grazia Tolotti Tel. 02.57.31.15.13 – grazia.tolotti@ediman.it Le pubblicazioni Ediman: • Meeting & Congressi • Guida Meeting e Congressi • International Venues Directory • Annuario di Incentivare • Turismo d’Affari • Guida di Turismo d’Affari Gli eventi Ediman: Travel Trend Milano • Travel Trend Roma • Full Contact Discover Italy • Full Contact Incentive Destinations • Full Contact Exclusive Venues • Full Contact Meeting Planner • Full Contact Pco

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Traffico e materiale pubblicitario: Jessica A. Presa – jessica.presa@ediman.it

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Questo numero è un mosaico di storie e di esperienze nelle quali diversi di voi si ritroveranno, alcuni si commuoveranno e altri – e non solo i più giovani – potranno trarre spunti e insegnamenti. Un mosaico che racconta con passione l’evoluzione e la crescita della meeting industry di questi ultimi 40 anni

iamonti abile Marco B e respons r o t t e ir D ediman.it monti@

marco.bia

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Cambiare con passione

mpresa ardua quella di aprire questo numero di Meeting e Congressi. Ardua perché è molto difficile aggiungere a quanto già troverete nelle prossime pagine, ardua perché sento la responsabilità del primo di così tanti contributi. Oltre 400 pagine composte a tantissime mani e tantissime teste. Un mosaico di storie e di esperienze, nelle quali diversi di voi si ritroveranno (e alcuni si commuoveranno), e dalle quali altri – e non solo i più giovani – potranno trarre spunti e insegnamenti. Questo, poi, non è un editoriale come gli altri, perché mi impone di proporre una lettura armonica e coerente di questo mosaico che si è andato componendo nei 40 anni di vita del settore. Il nostro è un mondo composto da persone con origini e competenze spesso molto diverse tra di loro e tenuto insieme da una convergenza di interessi: la realizzazione di un evento. È questo – direi – che ci ha sempre più legati e spinti a trovare un terreno comune – di linguaggio, di etica e di stile – sul quale poter comunicare e confrontarci. Questo numero racconta l’evoluzione e la crescita di questo fenomeno. Fino a oggi. Sì perché il processo è inarrestabile, il ritmo del cambiamento è crescente e la sfida – rendere ogni meeting il più fluido ed efficace possibile – è più aspra: favorita sì dalla tecnologia, ma vincolata dai budget, sta imponendo agli organizzatori l’acquisizione o lo sviluppo di competenze sempre più ampie e articolate, pur

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in presenza di risorse ridotte. È un mondo, dunque, che tenderà a far sopravvivere solo i più forti e coloro che si adatteranno più rapidamente. Non è novità, lo so. Ma so anche che chi non avrà passione per questa attività non andrà lontano. Chi leggerà le prossime 400 pagine ne troverà, di passione, in quantità. Perché vi prometto che Meeting e Congressi sarà sempre al vostro fianco, con l’attenzione, la dedizione e – a costo di essere ripetitivo – la passione che conoscete. Alimentata dal riconoscimento che riceviamo costantemente da lettori e inserzionisti, a molti dei quali ci sentiamo legati da tanti anni, e da uno staff di primissimo ordine, coordinato da Marco Garavaglia, che mi sento veramente in dovere di ringraziare per il grande sforzo di composizione di questo numero unico. Dieci anni fa, in occasione dei 30 anni di MC, chiudevo così il mio editoriale: «Non mi rimane, caro Lettore, che invitarLa a leggere con cura questo numero della rivista. Ma non prima di averLe ricordato che, se Le è capitato tra le mani per caso, è probabile che Lei non abbia cognizione di cosa significhi lavorare nel mondo dei congressi. E avremo fatto un buon lavoro se – arrivato a pagina 368 – se lo sentirà un po’ più familiare». Non so chi ebbe, allora, il fegato di arrivare fino in fondo. E oggi le pagine sono addirittura 418. Buona lettura!

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È un libro di storia quello che avete fra la mani. La storia della meeting industry e dei suoi protagonisti. La storia di Meeting e Congressi e della Ediman. La storia di un settore partito come nicchia del turismo e diventato nel tempo un’industria a tutti gli effetti. La storia di tutti noi, che a questa industria apparteniamo

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aglia@edim

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Quarant’anni di noi

l confine tra celebrazione e autocelebrazione è sottile. Così sottile che spesso si corre il rischio di passare il segno, come si suol dire, non soltanto involontariamente, ma anche inavvertitamente. Tuttavia, in questo caso avevamo ben chiaro l’obiettivo che volevamo raggiungere e che riteniamo di aver raggiunto senza cadere in tentazione. Questo numero speciale – che speciale è davvero, prima di tutto per la densità dei suoi contenuti e poi anche per l’eccezionale foliazione che ha superato le quattrocento pagine – nasce per due ragioni. La prima è ovvia: nel novembre del 1973 usciva il primo numero di Meeting e Congressi; sono passati esattamente quarant’anni e il calendario impone di celebrare un evento di tale portata. La seconda ragione invece ha un rilievo di maggiore spessore: quarant’anni fa, in Italia, insieme a Meeting e Congressi, nasceva di fatto anche la meeting industry. Ed è questo che abbiamo voluto celebrare con questo volume: quarant’anni di noi. Dove noi sta per “noi della meeting industry”, più che “noi di Meeting e Congressi”: gli albergatori, i pco, i meeting planner aziendali, gli incentive maker, gli event manager, i partner di servizi tecnologici, i caterer, le associazioni, i convention bureau… tutti coloro insomma che

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hanno contribuito a fare grande il Mice italiano. Tutti insieme abbiamo dato vita a un comparto – il turismo congressuale – che in questi quattro decenni è cresciuto, maturato ed evoluto fino a diventare una vera e propria industria con decine di migliaia di addetti e un volume d’affari che contribuisce sensibilmente al Pil nazionale. Nel frattempo, l’Italia è cambiata con noi (e il mondo intero pure): le tecniche di comunicazione si sono affinate, gli strumenti di lavoro si sono trasformati, la tecnologia ha fatto passi un tempo inimmaginabili, le distanze si sono accorciate (ma si sono allungati i tempi di imbarco in aeroporto), sono mutate le abitudini delle persone, gli stili di vita, il concetto stesso di benessere, e l’economia è diventata globale, nel bene e nel male. In questo numero speciale di Meeting e Congressi abbiamo ricostruito tutti questi passaggi – qualcuno epocale, qualcun altro passato in sordina –, dagli esordi fino ai giorni nostri, frugando nella memoria del tempo alla ricerca di una data, di una fotografia, di una testimonianza scritta, di una qualsiasi traccia del passato da riportare alla luce oggi, su queste pagine. Ne è uscito ciò che avete fra le mani: un libro di storia a tutti gli effetti.

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UN RINGRAZIAMENTO SPECIALE

La complessa ricostruzione della nostra storia sarebbe stata ancora più complessa, e forse financo impossibile, se a darci una mano non fossero intervenuti alcuni di voi, ai quali vogliamo porgere un ringraziamento speciale. Cominciando cavallerescamente dalle ladies del Mice, un grazie di cuore va a Stefania Agostini, Anita Aquilino, Emma Aru, Lorena Bossolesi, Maria Cristina Dalla Villa, Brenda Debiasio, Gabriella Gentile, Gabriella Ghigi, Lisa Grotti, Alessandra Lanza, Ilaria Pedroni, Annamaria Ruffini, Marisa Sartori e Patrizia Semprebene. Un grazie particolare vogliamo dirlo anche ai gentlemen: Alfredo Accatino, Fabrizio Allevi, Gianluca Buongiorno, Mario Buscema, Luca Caruti, Pier Giorgio Cozzi, Silvio Del Fio, Carlo Gaeta, Attilio Gardini, Armando Gelardi, Vito Marzo, Rodolfo Musco, Adolfo Parodi, Alan Pini, Mario Sciacca, Dennis Zambon, Mauro Zaniboni e Paolo Zona. La loro consulenza, la loro memoria, i loro archivi e il tempo che ci hanno messo a disposizione sono stati un bene prezioso al quale abbiamo attinto a piene mani, come potrete vedere con i vostri occhi sfogliando questo numero così ricco di ricordi.

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Per la precisione, un libro sulla storia della meeting industry e dei suoi protagonisti. Un volume corposo, di 416 pagine, che ne dedica metà alla storia del nostro comparto (dividendola in quattro decenni a loro volta focalizzati sui vari aspetti della società e dei congressi dell’epoca) e metà alla storia dei protagonisti del settore (i personaggi, le location, le agenzie, i servizi congressuali e i brand che sono entrati nella hall of fame del comparto). Naturalmente, poi, in questo libro c’è anche la storia di Meeting e Congressi, non tanto perché è suo l’anniversario, quanto perché la meeting industry e la rivista ad essa dedicata sono in realtà un tutt’uno. Meeting e Congressi non esisterebbe se non esistesse il settore, ma siamo certi che anche il settore non avrebbe gli stessi connotati che ha ora, se non ci fosse stata Meeting e Congressi a fargli da specchio, a raccontarlo, ad aiutarlo a prendere coscienza di sé, a mettere fisicamente insieme gli operatori quando il “networking” era ancora, e soltanto, una parola straniera difficile da rendere in lingua italiana. Dimostrando giorno dopo giorno – come se ce ne fosse bisogno – che Meeting e Congressi non è mai stata semplicemente una rivista di settore, ma “la” rivista di questo settore.

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la storia gli Anni 70

gli Anni 80

gli Anni 90

gli Anni 2000

GLI ANNI 70

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la storia gli Anni 70 la società

Formidabili, quegli Anni 70

Un decennio di libertà, di trasgressione, di lotte politiche, ma anche di grande creatività in tutti i campi. Anni che videro la nascita di innovazioni rivoluzionarie, proiettate verso un futuro che si preannunciava roseo. Anni molto diversi dagli attuali nni 70. Sono gli anni “creativi”, le basi della svolta economico-sociale che si completerà soltanto nel decennio successivo. Gli anni di Marcuse e della contestazione giovanile nel mondo occidentale; di Andy Warhol (sua la frase: “Più che fare, conta comunicare”); anni della musica pop e rock e dei figli dei fiori. Gli anni in cui i Beatles sciolgono il loro quartetto, iniziano i voli commerciali del Boeing 747, gli Stati Uniti pongono fine alla convertibilità tra dollaro e oro e la Cina e l’Olp vengono ammesse all’Onu. In Medio Oriente esplode la guerra del Kippur e l’Opec alza il prezzo del petrolio, provocando una crisi energetica mondiale. In Cile cade il governo Allende; negli Usa si dimette il presidente Nixon. Nello spazio orbitano le sonde Voyager 1 e Voyager 2, mentre Luna 16 raccoglie campioni rocciosi di suolo lunare. Karol Wojtyla, primo non italiano dopo 455 anni, diventa Papa con il nome di Giovanni Paolo II. Nel Regno Unito Margaret Thatcher è eletta Primo ministro; l’Europa vota il primo Parlamento europeo.

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SPECIALE 40 ANNI

la storia

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i protagonisti

gli Anni 70 la società

gli Anni 80

gli Anni 90

il congressuale

gli Anni 2000

Meeting e Congressi

ESPLODE L’HI-TECH Gli Anni 70 sono il decennio della nascita dei moderni computer. Nel 1971 Intel costruisce il 4004, il primo microprocessore della storia, progettato da Federico Faggin. Sul versante industriale, invece, tecnologia e informatica ci mettono a disposizione il Commodore PET (1977) e producono in larga scala internazionale le prime calcolatrici elettroniche. Diventano popolari anche i primi videogiochi elettronici, come gli ormai Space Invaders, Asteroid e PacMan. Su un fronte meno ludico, ma non necessariamente business, Philips e Sony inventano il compact disk; l’azienda giapponese lancia sul mercato il Walkman, figlio di un iniziale errore di valutazione, rimediato poi con un’abile operazione di marketing, iniziando così la serie dei prodotti di largo consumo da intrattenimento (vedi box: Il “mobile” nacque così”). Gli anni Settanta sono anche gli anni del “mobile” anche nell’ambito telefonico: Martin Cooper, direttore della sezione Ricerca e sviluppo della Motorola (Usa), inventa il telefono cellulare e nel 1973 effettua la prima telefonata. Tuttavia, i primi cellulari entreranno in produzione solo 10 anni dopo, con un modello dal costo di 4.000 dollari. Si fa accessibile a tutti, invece, per la prima volta, la fotografia: compaiono sul mercato le “giapponesi”, fotocamere compatte, relativamente economiche e tecnologicamente innovative.

IL “MOBILE” NACQUE COSÌ… IL PIÙ GRANDE SPETTACOLO DEL MONDO Hollywood, la “mecca del cinema”. Nel corso degli Anni 70, la cosiddetta Nuova Hollywood zione “record”. I due soci fondaIl Walkman, inventato nel 1979, continua la rivoluzione deltori di Sony – Akio Morita, e nacque in realtà da un paio di l’industria cinematografica Masaru Ikuba – intuirono che il “errori” di progettazione. Nel producendo i “colossal” Pressman era in realtà “l’erede” 1978, infatti, la Sony aveva landell’epoca. Primo fra perfetto del TC-D5: rinunciando ciato un lettore di cassette portatutti “Lo alla funzione di registrazione del tile chiamato TC-D5. A causa s q u a l o”, Pressman prese vita lo strumendelle dimensioni ingombranti e (1975) to ideale per fruire della musica di un prezzo estremamente eleche ha in forma personale e totalmente vato (1.000 dollari dell’epoca), il inaugulibera che per primo ha definito TC-D5 fu un flop. rato l’era il concetto di “portabilità”. Contemporaneamente i progettidei camsti stavano sviluppando un regip i o n i stratore – il Pressman – destinad’incassi to ai giornalisti. Il risultato, però, cinemanon era soddisfacente poiché per tografici, attenersi alle dimensioni previsuperato ste dal progetto, non si riusciva a due anni garantire all’apparecchio la fund o p o dalla saga di fantascienza “Star Wars”. Interpretata dall’inaspettato ballerino John Travolta, “La febbre del sabato sera” (1977), invece, scatenò la mania della discoteca negli Stati Uniti, presto diffusasi anche in Europa e, col solito ventennio di ritardo, in Italia. I film di questo decennio, iniziano a essere sempre di più di genere fantastico, oppure di azione, thriller e horror; iniziano a farsi largo anche le prime saghe o sequel: ha inaugurato la serie uno dei più grandi successi del Nell’estate 1979 Sony lancia sul mercato decennio, “Il Padrino” (al quale nel 1972 presta il volto il Walkman, figlio di un iniziale errore Marlon Brando), e il sequel del ’74, che in realtà fu un di elaborazione, rimediato con un’abile prequel: “Il Padrino Parte II” (in cui il giovane Vito Coroperazione di marketing leone è interpretato questa volta da Robert de Niro).

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i protagonisti

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gli Anni 2000

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Oltre ai già citati film americani – spesso premiati con l’Oscar –, che all’epoca hanno avuto successo internazionale e importante impatto sociale, ricordiamo anche titoli come: “L’Esorcista”, “Rocky”, “Superman”, “Il cacciatore”. IL LOOK ANNI 70 Dimmi come ti vesti, ti dirò chi sei: gli anni Settanta sono caratterizzati dai colori e dalle stampe, fiori enormi e disegni geometrici. I pantaloni negli Anni 70 erano a vita alta e a zampa d’elefante. Ispirata dall’automobile Mini, la minigonna della stilista britannica Mary Quant nacque nel 1963 ma registrò il vero boom nel 1973 quando, oltre alla mini gonna vera e propria, si aggiunsero gli short, spesso di jeans. Le calzature femminili erano stivali o scarpe con tacco “tamburato”, spesso i “clogs” calzati dalle femministe sotto le ampie gonne lunghe. Anni della bandana tra i capelli e del cappellino “da baseball”. Le borse degli Anni 70 erano per lo più borselli, borse unisex che indossavano sia uomini che donne perchè la parità dei sessi era riflessa anche nella moda e nel modo di vestire. Gli occhiali da sole e da vista Anni 70 erano occhiali grandi, con montature spesse. Ha successo anche da noi il marchio Ray Ban e indossare i suoi occhiali a specchio come nei film Usa è un must.

Simbolo della libertà degli Anni 70 (anche se nata nel ’63), la minigonna della stilista Mary Quant divenne così famosa da finire sui francobolli di Sua Maestà

Negli anni Settanta nasce anche la tv commerciale. Nella foto a lato, l’attore Piero Mazzarella negli studi di Telemilano 58, poi diventata l’attuale Canale 5

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NUOVI MEDIA ALL’ORIZZONTE Fenomeno sociale inedito, nascono nuovi (per il nostro Paese, per linguaggio e target) strumenti di comunicazione, destinati ad avere un impatto epocale sulla società: le televisioni e radio “libere”. In Italia vigeva il monopolio televisivo. Riuscì a scardinarlo Telebiella, che trasmetteva “via cavo”, capostipite delle nuove cable-tv diffuse in tutta Italia: 100 emittenti nel 1975; 580 due mesi dopo (25 solo a Milano). Circa duemila a dicembre ’77. Più televisioni riunite in syndication ricorrevano a programmi confezionati da altre emittenti aderenti al sistema. Fu così che Fininvest (oggi ribattezzata Mediaset), assorbendo le fallimentari iniziative di grandi editori come Arnoldo Mondadori, Rizzoli, Perrone, Caracciolo creò tre reti nazionali: Canale 5 (ex Telemilano 58), Italia 1 e Retequattro, che trasmettevano su tutto il territorio nazionale un palinsesto comune alle tv locali aderenti e con programmi che andavano in onda alla stessa ora, ma soprattutto in alternativa alle reti Rai. Analoga sorte quella delle radio.


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gli Anni 2000

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LA RADIO. SEMPRE PIÙ POPOLARE Negli Anni 70 i giovani, complici le “radioline” giapponesi, ascoltavano Radio Montecarlo. Poi fu la volta del fenomeno delle “Radio libere, ma libere veramente” (Finardi) dal monopolio Rai. Anche da noi si affermano la musica e la moda punk. Nel 1974 l’attacco al monopolio in Italia era nell’aria e numerosi operatori si stavano preparando a sfidare la legge e incunearsi nelle sue contraddizioni. La prima in assoluto a iniziare le trasmissioni fu Radio Parma, il 1 gennaio del 1975. La liberalizzazione delle frequenze è del 1976. Da citare, tra i pionieri, Radio Bologna, Radio Milano International (marzo 1975) e Radio Roma (giugno 1975), che trasmettono ancora oggi, con nome diverso. Le radio degli Anni 70 contribuirono a cambiare anche il “linguaggio radio”, inventando nuove rubriche più vicine al territorio e alla gente; famose Radio Alice – legata all’”Autonomia”, poi chiusa nel 1977 con l’accusa di aver diretto via etere gli scontri con le forze dell’ordine, e Radio Popolare, nata nel 1976. NASCE IL “CONSUMISMO” Gli Anni 70 confermano la tendenza della globalizzazione dei mercati, duramente contestata nel precedente decennio (“il ‘68” e i suoi eponimi). Così descrive il fenomeno del consumismo la nostra Treccani: “Fenomeno economico-sociale, tipico dei Paesi a reddito elevato, ma presente anche nei Paesi in via di sviluppo, consistente nell’aumento dei consumi per soddisfare i bisogni indotti dalla pressione della pubblicità e da fenomeni d’imitazione sociale diffusi tra ampi strati della popolazione”. In ambito sociologico e politico, sono state espresse numerose teorie critiche della società dei consumi. Quelli sono gli anni che, sull’esempio degli Usa, vedono nascere le associazioni di consumatori che, “prendendo coscienza della loro posizione economica e del loro potere contrattuale, si associano per far rispettare i loro interessi di fronte a produttori, distributori, e fruitori di servizi privati o pubblici” (P. Kotler, W.G. Scott, R. Sebastiani, Dizionario di marketing, Il Sole 24 Ore).

«E DOPO CAROSELLO, TUTTI A NANNA ...»

Carosello, sinonimo di “spot pubblicitario”. Programma in onda ogni giorno dalle 20,50 alle 21,00, sul Programma Nazionale (poi Rete 1) Rai dal 3/2/1957 al 1/1/1977 per un totale di 7.261 episodi. Concepito come un teatrino (i vari brani sono “solo” presentati da un prodotto commerciale) è il primo spazio televisivo dedicato alla pubblicità. Risponde a regole molto precise: 1) ogni filmato dura (a seconda del periodo) da 1 minuto e 45 secondi a 2 minuti e 15 secondi. 2) di questo tempo solo 35 secondi possono essere dedicati

alla pubblicità vera e propria (codino pubblicitario). 3) Il resto del tempo è dedicato a una scenetta, un filmato, un cartone animato o altro che deve essere assolutamente slegato dal prodotto che viene pubblicizzato. 4) Assolutamente vietati riferimenti a: sesso, adulterio, lusso eccessivo, oggetti superflui e odio di classe. Non deve creare troppi desideri e non deve fare uso di parole “indecenti” come sudore, mutande, reggiseno e via dicendo. Tutti i più grandi attori, registi e cantanti fanno “caroselli”.

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La celebre stretta di mano fra il leader del Partito Comunista Enrico Berlinguer e il segretario della Democrazia Cristiana Aldo Moro: è compromesso storico

gli Anni 90

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ANNI DI CAMBIAMENTO Politicamente, gli Anni 70 sono quelli del sequestro Moro, ucciso dalle “brigate rosse” e di Sandro Pertini, il “Presidente della repubblica più amato dagli italiani”. Il segretario del Pci, Enrico Berlinguer lancia la teoria del compromesso storico fra comunisti e democristiani per rilanciare il Paese e fermare la crescente violenza. Nel nostro Paese la maggiore età passa da 21 a 18 anni, un referendum popolare sull’aborto respinge la proposta di abrogazione della legge. Viene approvata la legge 19 maggio 1975, n. 151, che riforma la parte del codice civile relativa al diritto di famiglia: garantisce la tutela della donna e la parità fra i coniugi, prevede la comunione dei beni come regime patrimoniale legale della famiglia, attribuisce ad entrambi i genitori la patria potestà ed elimina ogni distinzione fra figli legittimi e illegittimi. Sul fronte dell’attività produttiva, commerciale e dei servizi, il 20 maggio 1970 viene approvata la legge n. 300, vale a dire lo “ Statuto dei Lavoratori”.

IL COSTO DELLA VITA Per meglio comprendere il “clima” degli Anni 70 riportiamo lo stipendio mensile medio di un operaio

1970 1975 1980

Paga 123.000 154.000 352.000

Tram Giornale Caffè 70 70 70 100 150 120 200 300 250

Ricordiamo inoltre che dal 1975 (post oil shock) l’andamento del1975 17,1

1976 18,51

1977 18,1

(fonte: http://www.cronologia.it)

1978 12,4

gli Anni 2000

MUORE “CAROSELLO”. NASCE LA TV A COLORI generico e il costo di alcuni prodotti di consumo (prezzi negozio standard), calcolati in Lire italiane. Pane 230 450 850

Latte 230 260 480

Pasta Benzina Oro 280 148 1.022 480 305 5.440 725 715 9.700

l’inflazione annua a due cifre fu in crescita, come dimostra lo schema:

Il 31 dicembre 1976 sarà ricordato come il giorno della morte del fenomeno “Carosello”: i suoi vent’anni di piccole storie di qualche minuto sono stati 1979 1980 una scuola di pubblicità e una gara di 17,7 21,1 regia uniche al mondo. L’anno dopo, il primo febbraio 1977 la Rai dà ufficialmente inizio alle trasmissioni televisive a colori. Il 4 aprile debutta sul secondo canale Rai la serie Atlas UFO Robot: i cartoni animati giapponesi arrivano sugli schermi italiani. Nel 1979 nasce il terzo canale italiano chiamato Rai Tre. La metà degli anni 1970 ha visto anche la nascita della musica disco e delle discoteche, che ha dominato durante la seconda metà del decennio con gruppi come il Bee Gees, Abba, Village People, Donna Summer. Nella musica entrano strumenti elettronici. Nascono i primi generi Electro, Synth, Pop, Dance. Elvis Presley muore il 16 agosto del 1977. Nel 1978 a Torino entra in produzione la Fiat Ritmo, autovettura media che nelle linee si distacca nettamente da tutta la produzione precedente. VERSO GLI ANNI “DA BERE” Sono anche, quelli, gli anni della esplosione del marketing e della comunicazione di prodotto e d’impresa. La pubblicità, le promozioni, le relazioni pubbliche cono-

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Prova a immaginare il massimo.


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scono un affinamento creativo e un consolidamento funzionale nel know-how professionale tanto degli operatori quanto dei loro committenti. Sono gli anni della corporate communication e del novello mito, l’”immagine”. In quel decennio si è consolidata la consapevolezza che l’utilizzo sapientemente dosato del mix degli strumenti di marketing e dei media – la comunicazione integrata, appunto – era la soluzione vincente dell’offerta rispetto alla domanda di mercato, la conditio per competere e battere la concorrenza, preludio a quella che nel decennio successivo sarà la cifra stilistica di tutta la comunicazione. E di quel clima vivace che, all’epoca, contraddistinse la società affluente (ricordate yuppies e “paninari”, novello target per brand di gamma alta?) ben riassunto dallo slogan: “gli anni da bere”. SALES & NON SOLO Negli Anni 70 dominano i grandi marchi: Coca Cola, Unilever, Ibm, Rank Xerox, P&G, le agenzie internazionali di advertising: J.W. Thompson, McCannEricson, Ogilvy, Burnett; le ricerche di mercato (Doxa, Nielsen…); si affermano le agenzie di pubblicità nazionali: Italia di Gianni Muccini. Anni della “comunicazione integrata” d’impresa: pubblicità, pr, promozione vendite, incentivazione. Di importanti società internazionali di consulenza di management. Chi non ricorda marchi (e personaggi) come Galgano, Hay group (Bruna Migliazza), PA consulting (Sergio Totti)? Sul versante congressuale si scopre il valore della formazione aziendale, dell’incentive e della motivatione delle “risorse umane”. Paul Watzlawick e la Scuola di Palo Alto, Maslow e la sua piramide, i giapponesi e il loro kaizen sono sulla bocca (e nelle diapositive) di tutti i marketing manager e comunicatori professionisti. Le “human resources”, insomma, sono ormai un asset delle imprese.

Si afferma sempre più, nel corso degli Anni 70, il marketing, che da supporto alle vendita diventa sempre più funzione guida delle strategie aziendali (non senza combinare qualche danno)

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SIAMO TUTTI “CREATIVI” Lo sviluppo del marketing per i beni di (largo) consumo (il periodo è quello compreso tra gli ultimi anni ‘60 e i primi ‘80) induce da un lato lo sviluppo di nuove applicazioni: il marketing sociale, il marketing industriale, il concetto generico di marketing; dall’altro la formalizzazione della disciplina: il marketing come scienza, i suoi fondamenti epistemiologici. Nascono di conseguenza nuove professioni e funzioni aziendali, quasi sempre indicate con la lingua inglese: manager, supervisor, copywriter, designer, art director, merchandiser, account executive (junior e senior, rigorosamente pronunciate all’inglese: giùnior e sìnior)… I media, i mezzi d’informazione e di comunicazione, sono definitivamente mìdia. Il linguaggio operativo della pubblicità e del marketing è tutto un fiorire di budget, goal, target, mission, business. Questo lemma in particolare si declina a sua volta in to business e to consumer: gli italiani familiarizzano con le sigle b2b e b2c. Chi non parla così è out. LE 4P DEL MARKETING È stato indicato come il quarto “guru del management” di tutti i tempi dal Financial Times (dopo Jack Welch, Bill Gates e Peter Drucker) e acclamato come “il maggior esperto al mondo nelle strategie di marketing” dal Management Centre Europe. Philip Kotler (Chicago, 27 maggio 1931), Distinguished professor of International marketing presso la Kellogg School of Management della Northwestern University di Evanston, Illinois. Viene anche considerato uno dei pionieri del marketing sociale. Kotler ha dato un contributo importante alla strutturazione del marketing come disciplina scientifica, orientando la formazione di moltissimi studenti e manager in tutto il mondo.


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Nel 1977 dalla fusione delle attività di ristorazione autostradale di Motta, Alemagna e Pavesi (controllate dalla Sme, finanziaria del gruppo Iri), nasce Autogrill Spa

gli Anni 90

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La sua opera principale è Marketing Management (prima edizione nel 1967), generalmente riconosciuto come uno dei più autorevoli testi sul marketing, ed è il più diffuso nelle università e nelle business school di tutto il mondo. A Kotler si deve la diffusione del Modello delle “quattro P” del marketing mix (Product, Price, Placement, Promotion). “DA CASELLO A CASELLO…” Nei ‘70 era il tormentone automobilistico: “Da casello a casello in...” e giù a dichiarare record di percorrenza tra Milano e Portofino o tra Roma e Forte dei Marmi. Sono gli anni in cui gl’italiani scoprono le vacanze: di massa, il “week end”, le seconde case di villeggiatura. Raggiungibili attraversando foreste di cartelli stradali pubblicitari (da cartello a cartello!). La pubblicità statica è in voga: vistosi cartelli extraurbani e poster in città (sulle strade le benzine, gli altri beni di largo consumo in città) erano un diffuso – efficace non si può dire, mancando all’epoca elementi certi di valutazione – strumento di comunicazione di marca e di prodotto. La pubblicità dinamica conquistava i mezzi di trasporto pubblici: tram e autobus sfoggiavano plancette che riprendevano le campagne di affissioni. Aumenta la rete viaria e nel 1977 nasce Autogrill Spa, fusione delle attività di ristorazione autostradale di Motta, Alemagna e Pavesi. L’area di ristoro diventa in quegli anni un vero e proprio Punto di Vendita, stipato di pubblicità e promozioni. SPONSORIZZAZIONI: IN PRINCIPIO FU IL CALCIO TEDESCO Erano, i Settanta, anni in cui industriali e aziende scoprivano il ruolo dell’“immagine” come strumento di comunicazione. Tra i mezzi che il mix di marketing metteva loro a disposizione, uno in particolare, la sponsorizzazione, rispondeva alla funzione di perseguire “obiettivi comunicazionali in termini di notorietà e immagine, e obiettivi di carattere sociale, esprimibili in termini di consenso e di positiva reputazione dell’azienda” (Kotler) presso i vari pubblici aziendali. Oltre alle trasmissioni radiotelevisive e agli eventi culturali, all’epoca grandi destinatari di sponsorship furono i vari sport, calcio escluso; contrariamente a ciclismo e basket, le varie federazioni lo lasciavano fuori da quest’iniziativa pubblicitaria. Un tabù destinato a cadere il 24 marzo 1973, in occasione della comparsa della prima sponsorizzazione sportiva sulle maglie dell’Eintracht Braunschweig nel campionato tedesco. Specialmente auto e piloti di Formula 1 divennero “il veicolo” di marchi in cerca di visibilità.

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I MANUALI “HOW TO” Sul versante dell’editoria, in pieno sviluppo negli Anni 70, si assiste alla fioritura di manualistica specializzata d’ogni genere. Produzione, terziario, vendite, marketing e comunicazione, le nuove professioni e i nuovi servizi riversano sul mercato un’impressionante (e qualitativamente pregevole) quantità di manuali. Sono gli anni delle case editrici specializzate nell’economia e nel management: Isedi, McGraw-Hill, Utet, Hoepli, Il Sole 24 Ore, Cedam per citare le principali, cui si aggiungono quelle delle maggiori università. Di Franco Angeli, il primo (in ogni senso) editore italiano a dedicare numerose collane e migliaia di titoli alle discipline del marketing mix. Sono gli anni della scoperta di Kotler nel marketing. Della “qualità totale” nella produzione e nei servizi; gli anni in cui Philip B. Crosby, economista e filosofo, rivela che la qualità è un investimento, non un costo, che comincia con le persone non con le cose, facendo conoscere il concetto dello “Zero Difetti”. L’EDITORIA DI SETTORE Accanto alla fonte di informazioni di tipo tradizionale, periodici e guide, si attesta in quegli anni sul mercato un nuovo tipo di editoria specializzata: i periodici (generalmente mensili) rivolti al “trade” ovvero agenzie di viaggi e tour operator, con un ruolo sia informativo che “formativo”. La capacità di questo segmento dell’editoria turistica di comunicare, rafforzare e spesso creare ex novo l’immagine di servizi, strutture, destinazioni, operatori è stato il segno distintivo di un periodo decisivo nell’orientare un mercato in progressiva espansione: il turismo d’affari e i suoi corollari. È di quegli anni la progressiva attenzione che riviste specializzate come Incentivare, Turismo d’Affari e Meeting e Congressi – e le testate concorrenti, naturalmente – rivolgono al congressuale e ai suoi attori: operatori e committenti. Un filone editoriale che nei decenni successivi si arricchirà di proposte e servizi, confermandosi nel ruolo di bussola professionale per il comparto Mice. ITALIA-GERMANIA 4 A 3 Di quegli anni si ricorda l’intervento dello stato in campo monetario e fiscale, grazie al quale crescono Pil e reddito pro-capite. L’Italia si ritrova così a essere la quarta potenza industriale del mondo, dopo America, Giappone e Germania. Negli Anni 70 si ha la scala mobile. Cresce il sistema previdenziale, viene varato il SSN (servizio sanitario nazionale). La spesa pubblica continua ad aumentare per rispondere all’inflazione. Anni di crescita, anche se non priva di contraddizioni. Di grande migrazione interna, soprattutto dal Meridione. Furono anche, malauguratamente, gli “anni di piombo”. Erano anni caratterizzati da ottimismo, entusiasmo, voglia di apprendere e voglia di fare: le aziende investivano, marketing e pubblicità erano “attrezzi” di successo. La comunicazione, in tutti i campi, correva parallela all’evoluzione della società italiana. I budget erano adeguati e coerenti, la “creatività” agiva a briglia sciolta. Anche nel calcio primeggiavamo: è del 1970 la partita del secolo, ovvero la semifinale della Coppa del Mondo 1970, disputata a Città del Messico tra Italia e Germania Ovest e vinta per 4 reti a 3 dagli Azzurri di Ferruccio Valcareggi. Erano, insomma, anni molto, molto diversi dagli attuali, da saldi di fine stagione.

Boninsegna stringe la mano a Seeler al termine della semifinale di Coppa del Mondo 1970: l’Italia aveva trionfato sulla Germania per 4 reti a 3

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I primi passi del marketing

I Settanta sono gli anni i cui il marketing comincia ad affermarsi anche in Italia, coinvolgendo ogni tipo d’impresa. Il mito della “comunicazione integrata” coinvolge anche il turismo, allargandosi rapidamente fino al neonato comparto congressuale elle prime pagine del suo compendio edito da Hoepli (Milano, 2005), uno dei maggiori esperti di tecnica turistica, Giorgio Castoldi, scrive: «Così come gli altri bisogni, anche quello turistico, con la conseguente domanda, ha subìto una profonda trasformazione negli ultimi trent’anni, in corrispondenza della trasformazione produttiva e culturale da una società industriale a una società post-industriale. Il bisogno turistico in una società industriale era ancora un bisogno secondario, prevalentemente individuale e residuale (nel senso che la scelta di una vacanza si poneva solo dopo aver sod-

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disfatto molti altri bisogni primari)». Da quegli anni, com’è noto, sono in uso diversi tipi di turismo. E altrettanti sono i principali strumenti “basici” della cassetta degli attrezzi del marketing e della comunicazione, da quegli anni in poi utilizzati con sempre maggior consapevolezza nel e per il turismo, di cui diamo conto nelle pagine che seguono.

Philip Kotler, classe 1931, è uno dei più rinomati “guru” del management di tutti i tempi ed è acclamato da molti come il maggior esperto al mondo nelle strategie di marketing

LA COMUNICAZIONE INTEGRATA: IL MITO Il mondo della comunicazione rispecchia abbastanza fedelmente la vita reale; anch’essa ha i suoi modelli, successi e insuccessi. Costruito negli Anni 70 il Mito della “comunicazione integrata” fu l’obiettivo cui tendevano operatori e committenti del marketing e della pubblicità. Lo stesso Kotler la definisce “stato ottimale della comunicazione d’azienda, caratterizzato dal fatto che i contenuti seguono percorsi coordinati così da evitare confusione nei rapporti tra azienda e ambiente. (È quella che) realizza un livello apprezzabile di coerenza tra comunicazione interna e comunicazione esterna, rendendo la comunicazione aziendale nel suo complesso efficace ed efficiente”. Più facile a dirsi che a farsi, ovviamente. Perché saper comunicare richiede la volontà di farlo, oltre alla consapevolezza del messaggio e alla strategia per divulgarlo. Da allora, il binomio efficace ed efficiente è entrato stabilmente nel gergo professionale degli addetti ai lavori, dove gode tuttora buona salute.

LA COMUNICAZIONE INTERNA Quella della comunicazione interna e dei relativi pubblici fu, per la maggior parte degli addetti, una scoperta avvenuta a DEFINIZIONE sostituire l’impegno “creativo” teso a illustrare e vendere i prodotti delle aziende DI MARKETING committenti. Si trattava di produrre informazione e acquisire un tipo di consenso sostanzialmente diverso da quelmarketing come lo conosciamo Tra le possibili definizioni di “marlo richiesto ai consumatori. Negli anni keting”, una delle più accreditate è nasce nel secondo dopoguerra Settanta concetti come “patrimonio negli Usa e viene esportato in tutto quella che identifica questa disciinformativo aziendale”, corporate loyalty, il mondo occidentale. In Italia si plina tecnica come “il processo stakeholder, mission, si facevano strada afferma efficacemente a partire sociale e manageriale mediante il per la prima volta su larga scala. In quel dagli Anni 70. quale una persona o un gruppo periodo gli addetti scoprivano questo ottiene ciò che costituisce l’oggetto Tradizionalmente, gli esperti strumento del marketing mix, acquisendei propri bisogni e desideri crean- usano suddividere la storia do la consapevolezza che compito della do, offrendo e scambiando prodotti del marketing (agire sul mercato) comunicazione interna era il coinvolgiin periodi, secondo lo schema e valori con altri”. Come si vede mento della forza lavoro negli obiettivi che segue: dallo schema sotto riportato, il aziendali, nei suoi progetti strategici e i valori entro cui i diversi livelli e le diverse 1850/1900 1900/1950 1950/2000 __________________ ________________ ________________ funzioni aziendali trovano la loro collocazione. Realizzando in questo modo orientamento orientamento orientamento “adeguati livelli di motivazione”(per dirla alla produzione alla vendita al marketing con le parole di Kotler).

Negli anni Settanta assume un ruolo concreto anche la “comunicazione interna”, deputata a coinvolgere la forza lavoro negli obiettivi aziendali, nei suoi progetti strategici e nei valori entro cui i diversi livelli e le diverse funzioni aziendali trovano la loro collocazione

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IMAGINE ALL THE PEOPLE Cantava John Lennon nel 1971. Parafrasiamo il titolo della sua canzone, inclusa nelle 100 più belle di tutti i tempi, per confermare che nel marketing e nella comunicazione l’immagine se non è tutto, poco ci manca. Spulciamo il dizionario di marketing del solito Kotler: il lemma “immagine” occupa quasi tre pagine. C’è quella aziendale (corporate image) per l’azienda e la brand image per la marca; c’è l’immagine del prodotto (product image) o della linea di prodotti e l’immagine del punto di vendita (store image). Per non parlare poi dell’immagine (o concetto) di sé (self image) che a sua volta si articola in: effettivo (come il soggetto si vede), ideale (vorrebbe vedersi), sociale (come pensa gli altri lo vedano)… Una buona immagine richiede molto tempo per costruirsi, e il concorso di fattori esterni favorevoli. Basta invece un attimo, un solo evento avverso o passo falso dell’impresa o dei suoi uomini per distruggerla. Spesso irrimediabilmente.

L’EVOLUZIONE DEL MARKETING MANAGEMENT BY OBJECTIVES. UNA RISORSA Nell’ambito della gestione delle Risorse Umane la gestione per obiettivi (da cui l’acronimo inglese MbO) è un Rivoluzione Rivoluzione Rivoluzione metodo di valutazione del personale industriale commerciale digitale basato sui risultati raggiunti a fronte di obiettivi prefissati, e non sulle comProduzione artigianale ------------------------------------------------------------------------------------------> petenze espresse. Una metodologia che fece il suo ingresso nel manageProduz. industriale Grande Distribuzione Internet ment Anni 70 e si è sempre più perfedi massa zionata negli anni successivi. Al conseguimento degli obiettivi è legato, Concorrenza / Marca commerciale E-business spesso, un riconoscimento economiDifferenziazione (store loyalty) co. Ma nei 70 si utilizzò la tecnica MbO come strumento di gratificazioIndustria di Marca Rapporti Nuovi rapporti ne mediante premi (i cataloghi di (brand loyalty) IdM e GD * Industria – Distrib. oggetti, i viaggi incentive soprattutto) Consumo del personale “motivato”. La gestione * IdM = Industria di Marca per obiettivi, è noto, richiede una GD = Grande Distribuzione stretta integrazione tra il sistema di pianificazione e controllo, il sistema di (fonte: http://www.cronologia.it) valutazione del personale, il sistema incentivante. A partire da quegli anni si è consolidata la consapevolezza che gli obiettivi assegnati devono essere: chiari, misurabili, sfidanti, raggiungibili, temporalmente definiti, significativi (cioè adeguati alle possibilità della persona), concordati con l’interessato. INCENTIVE: NON SOLO MASLOW Come abbiamo già avuto modo di vedere, gli incentivi sono premi che stimolano determinati comportamenti, possono essere in forma monetaria o di status symbol e prendono nome anche di benefit. Superata la fase dei “bisogni primari” (la teoria dei bisogni umani raffigurata dalla “piramide” di Maslow è stata concepita tra il 1945 e il 1954), alle imprese si

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Meeting e Congressi offriva un’opportunità nuova: premiare i meritevoli per l’obiettivo (il target, spauracchio di ogni dipendente). Professionisti del settore e le numerose incentive agency (spesso contigue alle promotion agency) affermatisi in quegli anni erano portatori di un nuovo Vangelo: l’incentivazione deve essere motivante nei premi, stimolante negli obiettivi, ragionevole negli sforzi richiesti. Essendo i Settanta anni di consumismo e status symbol, i cataloghi premi erano costellati di prodotti “ricchi”: orologi, videoregistratori, televisori… Ma i premi più gratificanti erano i viaggi all inclusive, in Paesi esotici, lontani, oltre oceano.

L’incentivazione, importata dagli Stati Uniti, iniziava a diffondersi anche in Italia. E il principe degli strumenti proposti dalle incentive agency era il catalogo a premi

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IL BUSINESS TRAVEL: UNA SCOPERTA Dagli Anni 70 in poi si consolida una settore chiave dell’offerta turistica: il turismo d’affari, il business travel, che riguarda i viaggi per scopi commerciali, di consolidamento delle relazioni economiche, di contatti tra possibili partner in affari. Al suo interno si colloca la sottocategoria Mice (meeting, incentive, congress, event) che riguarda i viaggi per riunioni, di incentivazione, per congressi, per fiere. Le caratteristiche del viaggiatore d’affari sono sensibilmente diverse da quelle di chi viaggia per altri motivi. Il prodotto-viaggio d’affari va considerato come un pacchetto di servizi di mutevole estensione e composizione. La filiera del business travel comprende produttori, venditori grossisti e dettaglianti (oggi questa terminologia è superata a favore di tour operator e travel agent) che forniscono ai loro clienti (aziende, gruppi, organizzazioni) un prodotto composto da servizi base: trasporto e alloggio, informazioni e assistenza (prima, durante e dopo il viaggio).


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GLI EDUCATIONAL, PROMO E PREMIO Contemporaneamente al nascere e diffondersi del viaggio d’affari, si apre all’epoca un filone di “viaggi per far scoprire i viaggi” (per congressi e incentive soprattutto): gli educational tour, ideati e realizzati con funzione di incentivazione, informazione e (anche) di promozione di particolari prodotti turistici, come destinazioni, aziende ricettive, trasporti e servizi collegati. Organizzati dai produttori dei viaggi stessi (a volte anche dagli enti turistici pubblici), erano rivolti a pubblici ben definiti: giornalisti d’informazione e media di settore, agenti di viaggio, tour operator. Avevano più scopi, come abbiamo detto: una funzione di incentivazione innanzitutto, perché potevano rappresentare un premio assegnato dai tour operator alle agenzie rivenditrici che avevano venduto di più e meglio; ma anche una funzione d’infor-


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LE PAROLE DEL TURISMO ANNI 70 Come ogni attività umana, anche il turismo si connota per il linguaggio, eloquente segnale di modo d’essere e d’intendere. Concludiamo questa breve rassegna degli strumenti di marketing e di comunicazione confrontando le parole mag-

giormente in uso nel turismo diventato di massa in quegli anni, e in quello professionale, come era utilizzato dalla maggioranza delle persone in quel periodo. In quest’ultimo caso, le parole elencate sono di uso corrente ancor oggi.

Il turismo leisure Automobile: il turismo nazionale era prevalentemente su quattro ruote. Famiglia: andava in vacanza l’intera famiglia. Mare: la meta privilegiata delle vacanze degli italiani. Relax: la vacanza era “stanziale”, di riposo assoluto. Agosto: tutti in ferie tutto il mese, l’Italia intera “chiudeva”. Pensioni e campeggi: le forme di soggiorno più diffuse (bilanci familiari piuttosto modesti). Viaggi a forfait: i viaggi di vacanza “tutto compreso”. Il gergo professionale Aeromobile: macchina volante che la gente chiama aeroplano. Fare i tacchi: si dice quando un volo è chiuso e si accinge a decollare. Allottment: un certo numero di camere a condizioni particolari a disposizione dell’agenzia di viaggio. Booking: prenotazione. Semplicemente. Cash: pagamento in “contanti”. Check-in: locuzione più frequente nel settore aereo col significato di controllo, verifica, ma anche registrazione (della merce in arrivo). Nel comparto alberghiero invece si usa anche la locuzione check-out col significato di: lasciare l’albergo dopo aver pagato il conto. In – Out: nella corrispondenza tra AdV e Hotel si usano le espressioni in per indicare l’arrivo del cliente in Hotel e out per la sua partenza. Pax: questo vocabolo non vuol dire pace, ma è l’abbreviazione della parola inglese passeggero (passenger). Con buona pace dei viaggiatori, dovunque essi vadano.

Venezia in autunno, il mare a ottobre… Inizia a essere compreso il valore della nicchia congressuale in funzione della destagionalizzazione di alcune destinazioni turistiche italiane

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mazione, in quanto gli educational permettevano di far conoscere ai venditori un prodotto che a loro volta avrebbero dovuto proporre alla loro clientela; e infine una funzione promozionale, di sensibilizzazione della stampa verso destinazioni e servizi turistici che altrimenti avrebbero avuto poca o nessuna visibilità su media e periodici di settore. Anche le pubblicità si allineano a questa strategia, proponendo la scoperta congressuale come “antipasto” di una futura vacanza. IL “CONGRESSUALE”, MERCATO DI NICCHIA Le attività congressuali, collegate con lo spostamento e il soggiorno in località diverse da quelle di residenza abituale dei partecipanti, rivestono un rilevante interesse per il turismo. Dato poi che la maggior parte di queste attività si svolge in bassa stagione rispetto ai movimenti turistici di massa, esse costituiscono – se ben pilotate – un eccellente complemento al lavoro della cosiddetta “alta stagione”. Anche questo segmento di mercato, per quanto riguarda l’Italia, ha seguìto parallelamente lo sviluppo del turismo d’affari; negli Anni 70 era prevalentemente “domestico” e l’outgoing riguardava soprattutto le associazioni e i meeting internazionali, che per la loro natura richiedevano poco marketing promozionale e una comunicazione prevalentemente di carattere “informativo”. Già da allora la partecipazione ai congressi risultava legata sopra tutto all’esigenza di “avere contatti umani” e solo in subordine il “desiderio di scoprire posti nuovi”, caratteristiche tipiche dei congressi medici.


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A Rimini i congressi medici diventano facili un referente unico che segue tutte le fasi del congresso e che interagisce con i partner locali

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un’offerta alberghiera strutturata e competitiva

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XI Congresso Nazionale AIUC Associazione Italiana Ulcere Cutanee - 2012

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La maturazione economica del Paese coincide con il boom del turismo congressuale. Comunicare attraverso i convegni assume per le imprese un crescente rilievo strategico. Nascono così i meeting planner aziendali e le agenzie di Pco iunta in ritardo sulla scena internazionale, l’Italia degli Anni 70 sembra aver ormai pienamente colmato il gap economico del dopoguerra ed essere ormai pronta a misurarsi con le esigenze e i nuovi paradigmi del management (che vedono nella comunicazione, nella formazione e nella motivazione delle persone una delle loro leve principali). In quest’ottica, il meeting assume un rilievo strategico crescente, e per la fatalità della legge della domanda e dell’offerta, nonché per il principio della divisione e specializzazione del lavoro, questo processo porta alla nascita di una nuova generazione di professionisti, consulenti ed esperti: i planner e i Pco. L’exploit dell’industria congressuale coincide con la maturazione economica del Paese, e con il suo aumentato fabbisogno di incontri, relazioni pubbliche e nuovi processi decisionali.

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DICESI “TURISMO CONGRESSUALE” In questa prima fase per così dire pionieristica, il termine prende quota fino a designare chiaramente, nella mente di tutti, un preciso settore di mercato, un segmento dell’industria turistica, dai contorni forse ancora non pienamente definiti, ma di cui si intuiscono le potenzialità di crescita e di sviluppo per il futuro, a fronte di una domanda sempre più forte e di un ormai conclamato “fenomeno congressuale” che interessa l’economia della penisola. Per l’Italia, e per la sua secolare vocazione turistica, l’aumento dei viaggi e dei soggiorni “not just for pleasure” rappresenta una sfida ineludibile: è da subito chiaro a tutti – enti locali, soggetti privati, albergatori – che il nostro Paese deve dotarsi di tutte le infrastrutture necessarie per presidiare nel modo migliore anche questo

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fondamentale mercato, che come tutti i mercati giovani si presenta disponibile alla sperimentazione, all’investimento e alla ricerca di format sempre nuovi. L’ETÀ DEI PIONIERI Professionisti dell’interpretariato, dei servizi all’impresa, della logistica, dei viaggi e della mediazione alberghiera, eccetera: la fisionomia professionale dei primi organizzatori congressuali non è quasi mai univoca né omogenea, come sempre accade nella fondazione di un vero e proprio nuovo mestiere, di cui si comincia a intuire in maniera più decisa la necessità. È un’età in cui la formazione dei primi Pco ante litteram avviene sul campo, senza percorsi di studi specifici né modelli di riferimento codificati alle spalle, ma grazie allo slancio e alla creatività imprenditoriale di numerosi singoli individui e di alcune prime importantissime realtà aziendali che inventano letteralmente una nuova dimensione professionale. Intraprendenza, intuito e problem solving sono le qualità che accomunano i primi operatori congressuali veramente consapevoli della loro identità di mestiere.

Un’immagine del primo convegno di Aimp, nel maggio del ’78. Moltissimi i seminari in programma dedicati agli organizzatori congressuali

I PRECURSORI I protagonisti della prima stagione del mondo congressuale italiano provengono da curricula differenti – per esempio dall’interpretariato, dalle aziende, dal mondo delle libere professioni – ma sono tuttavia accomunati da una medesima grande passione e da un forte spirito imprenditoriale, che li porta a dar vita alle prime realtà di rilievo nel campo dell’organizzazione e dei servizi congressuali. Pco spesso ante litteram, che hanno cominciato a farsi conoscere quando il loro ruolo era ancora ben lungi dall’essere riconosciuto. Saranno destinati a lasciare il segno nella storia del congressuale italiano, in qualità di protagonisti attivi, di innovatori, di formatori e talent scout delle nuove generazioni professionali che cominciano ad affacciarsi sul mercato del lavoro. Un lavoro che, proprio grazie all’attività dei primi Pco, è sempre più codificato e attraente per tante nuove leve. NON SOLO INTERPRETI L’interpretariato e i servizi di traduzione simultanea sono la principale “culla professionale” dei primi professionisti dell’organizzazione congressuale. Si trattò infatti delle prime imprese capaci di riconoscere la propria “identità” e di organizzarsi all’interno della nascente industra congressuale, come dimostra l’esperienza dell’Aiic, l’International Association of Conference Interpreters, nata già nel 1953 a Parigi. Ma furono anche le prime a evolvere per rispondere con maggiore puntualità alle esigenze del mercato. In Italia, per esempio, l’Enic (Ente Nazionale Interpreti Congressuali) fu fondato a Firenze nel 1964 ma presto mutò pelle tra-

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QUALCHE NUMERO Tra il 1975 e il 1976, grazie alla crescente internazionalizzazione dei rapporti, degli spostamenti e dei contatti di lavoro, i congressi internazionali sono aumentati sensibilmente, da 2.176 a 3.699, confermando un trend di netta crescita (dati Enit). Circolano stime che vedono nel congressuale un mercato in piena espansione, pronto a fare “il botto” nell’arco del decennio successivo, con punte stimate di oltre 30.000 eventi internazionale nel

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1980. Si tratta di aspettative ottimistiche, destinate a essere peraltro confermate dai fatti: sappiamo che nel 1988 il numero complessivo di eventi, meeting, seminari e convention organizzati sul suolo nazionale sarà di 270.000, con un fatturato complessivo di oltre 8.000 miliardi di lire e un indotto pari a circa il doppio: siamo alle soglie di un boom carico di potenzialità e di implicazioni di rilievo per l’economia turistica e non solo.

sformandosi in una moderna agenzia di Pco. Negli anni Settanta, insomma, la presa di coscienza del ruolo degli organizzatori professionisti va di pari passo con la necessità di far percepire all’esterno l’importanza e la specificità del proprio mestiere, che comincia presto ad andare al di là della “semplice” fornitura di servizi logistici, di hostessing o di supporto linguistico. Saper progettare, organizzare e gestire nel migliore dei modi un evento complesso richiede un insieme di attività e competenze che non sono certamente riducibili alla mediazione dei contenuti del congresso, ma ne coinvolgono in maniera sempre più evidente l’intera architettura.

NOSCE TE IPSUM “Conosci te stesso”, diceva Socrate, quando gli veniva chiesto quale fosse il segreto della saggezza. La consapevolezza di se stessi, dei propri limiti e delle proprie potenzialità è la prima irrinunciabile mossa per crescere, come individui e come collettività. I primi Pco sentono con forza la necessità di fare networking, di incontrarsi per conoscersi e ri-conoscersi a vicenda come protagonisti attivi di un settore di mercato con un’identità ben precisa, operando in modo concorrenziale ma senza tralasciare il fair-play, come in qualsiasi sport con regole codificate, che passi dalla dimensione amatoriale a quella professionale. La nascita di Italcongressi, nel 1975, è contemporaneamente un punto di arrivo e un punto di par20 % 0,4 tenza verso il consolidamento dell’immagine professionale di 19,6 % chi sceglie una carriera nel mondo dei congressi. Si comincia a fare rete, a condividere buone pratiche e a ragionare sui tanti 18 % temi (etici, fiscali, giuslavoristici…) che danno corpo al lavoro +3 quotidiano del Pco.

L’Iva ha quarant’anni FRANCIA

BELGIO

21 %

AUSTRIA

16 % 20 %

OLANDA

16 % 21 %

GERMANIA

+8

12 % 21 %

Aliquota base 1 gennaio 1973

Aliquota base 1 gennaio 2013

* l’incremento dall’esordio sale a +10 con l’aliquota al 22% Fonte: Cgia Mestre

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+5

11 % 19 %

ITALIA*

+4

+9

Variazione punti percentuale

LA NOSTRA COETANEA IVA Gli Anni 70 consacrano Iva Zanicchi come una delle voci più amate dagli italiani, che però nel mentre familiarizzano anche con un’Iva di tutt’altro genere. Nel 1973 entra infatti in vigore l’imposta sul valore aggiunto, che rimpiazza la precedente Imposta generale sulle entrate ed entra rapidamente nel vocabolario di tutti i contribuenti. Inizialmente l’aliquota ordinaria fu fissata al 12 per cento; oggi è invece del 21 per cento e pare destinata a salire ancora, arrivando quasi a raddoppiare in 40 anni (vedi grafico accanto). Nel 1977, un’apposita direttiva Cee codifica a livello europeo il campo di applicazione della nuova imposta, che riguarda sia le cessioni di beni che le prestazioni di servizi. Per i primi operatori congressuali, la necessità di far fronte al calcolo dell’Iva rappresenta un primo spartiacque importante verso la maturazione professionale e la capacità di gestire fino in fondo, anche a livello amministrativo, il proprio lavoro. L’aumento della complessità fiscale e burocratica mette fuori gioco gli organizzatori improvvisati, i “Pco della domenica”, e pone le basi per una specializzazione ulteriore nella fornitura dei servizi per eventi e congressi.


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LE DIMENSIONI NON (SEMPRE) CONTANO Meeting, tavola rotonda, congresso, convegno, seminario, workshop: le tassonomie degli eventi di comunicazione introducono nel vocabolario degli italiani una molteplicità di termini per definire le differenti tipologie di incontro, su diversi ordini di grandezza quanto a numero di partecipanti, ma anche con diverse finalità. Cosa differenzia infatti un “meeting” da un “congresso”, un “seminario” da un “workshop”? È solo una questione di dimensioni di target? O ci sono anche specifiche differenze in termini di obiettivi, tecniche di gestione dell’evento, funzioni aziendali coinvolte, livelli di comunicazione? Gli addetti ai lavori si confrontano in questa fase anche su questo aspetto, tutt’altro che secondario, in cui si gettano le basi di un approccio scientifico alla gestione dei diversi momenti di aggregazione e formazione. GALEOTTO FU IL BADGE E CHI LO INVENTÒ Abituati come siamo a vederlo appeso al collo dei partecipanti, ci potremmo dimenticare che anche il badge – uno dei gadget-simbolo dell’evento congressuale – ha avuto una sua origine, e una sua rilevanza nella storia dei meeting, paragonabile a quella che i documenti di identificazione personali hanno avuto nell’evoluzione delle moderne democrazie nazionali. Nel corso degli Anni 70 il tesserino di identità viene ampiamente adottato anche in Italia, su modello americano (nella foto a destra). Razionalizzazione, verifica e gestione delle presenze, controlli di sicurezza, organizzazione dei partecipanti in gruppi di lavoro chiaramente riconoscibili: questi i vantaggi principali per gli organizzatori. Per i partecipanti, invece, la certificazione tangibile del loro status e uno strumento di reciproca conoscenza in più.

La grande assise (oggi la chiameremmo “convention”) dei concessionari italiani Bmw all’Arena di Verona. Un esempio di format innovativo per l’epoca: la presentazione in anteprima alla rete vendita di un nuovo modello della casa bavarese

C’È TUTTO? Qual è l’equipaggiamento-tipo di una sala congressuale degli Anni 70? Leggiamo l’elenco tratto da un Meetinge Congressi d’annata (1975): tabellone in lamierino porcellanato nero magnetico, con rigatura e profilo ai bordi in alluminio; caratteri e numeri magnetici in diversi colori e altezze, con lettere e straniere e frecce; lavagna luminosa con portarulli per nastro acetato; proiettore per diapositive con messa a fuoco automatica; macchine da scrivere elettriche; et alia, tra cui, in regime pre-legge Sirchia 2003, portaceneri da tavola (in bella mostra nella foto accanto). Al di là dell’evoluzione dei supporti, che rende questa lista ormai decisamente “vintage”, emergono fin da subito le funzionalità comunicative cruciali su cui si impernia l’evento - presentazioni, flussi di comunicazione uno-a-molti, trascrizione degli interventi per una loro fruizione successiva. LA STAGIONE DEI TIMORI Nel corso degli Anni 70, il livello della conflittualità sociale e politica italiana divampa fino a degenerare nel terrorismo e nella “strategia della tensione”, con ovvie ricadute sull’immagine internazionale del Paese. Il clima di instabilità crescente, culminato nel 77-78 con i violenti scontri di piazza e con l’affaire Moro porta inevitabilmente a

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In questi anni i sindacati rappresentano uno dei principali committenti del comparto congressuale. Sono gli anni infatti delle grandi battaglie corporative. Ma sono anche gli anni del terrorismo, che impatta negativamente anche sul turismo. In alto a destra, l’agguato di via Fani, il sanguinoso sequestro di Aldo Moro la mattina del 16 marzo 1978

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una contrazione del turismo internazionale, anche di quello legato a motivi d’affari, scientifici o di networking professionale. La situazione tornerà a migliorare nel decennio successivo, quando l’Italia potrà uscire dalla “black list” delle destinazioni a rischio e rientrare a pieno titolo sul mercato delle location per eventi e congressi internazionali, parallelamente alla normalizzazione della società civile e della situazione politica generale. LE GRANDI ADUNATE SINDACALI Gli Anni 70 sono caratterizzati, oltre che da un grande fervore sociale, anche da un’intensa attività dei sindacati e delle associazioni professionali: accordi collettivi, contratti di lavoro nazionali, ma soprattutto numerosi incontri congressuali per cercare un’unità federativa tra le maggiori sigle sindacali. I congressi sindacali di questo periodo vedono pertanto riunirsi un numero elevatissimo di delegati, con relative ricadute sulla complessità organizzativa e sulla logistica degli spazi: basti pensare al Patto federativo tra Cgil, Cisl e Uil siglato a Roma il 3 luglio 1972, o al successivo VIII Congresso nazionale Cgil tenutosi a Bari nella settimana dal 2 al 7 luglio 1973, che richiedono un superlavoro ricettivo, logistico e organizzativo non indifferente, senza contare la necessità di accreditare migliaia di persone in poche ore. In quest’ottica, il IX Congresso nazionale Cgil (6-11 giugno 1977) approda per la prima volta a Rimini, che si va sempre più affermando come palcoscenico d’eccellenza per i grandi eventi istituzionale.


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GLI ALBORI DELLA PROMOZIONE CONGRESSUALE In principio furono esperienze nate spontaneamente sul territorio, come quella di Promozione Alberghiera, la cooperativa nata a Rimini nel 1968 per cominciare a fare rete e a mettere in campo azioni di marketing più strutturate ed efficaci per far emergere la qualità delle strutture e dei servizi offerti dall’imprenditoria turistica. Rimini e la riviera romagnola assurgono fin da subito a luogo-simbolo delle vacanze italiane, della villeggiatura per tutti, dell’eccellenza nell’organizzazione turistica, fieristica e congressuale. L’esperienza di Promozione Alberghiera, evolutasi in una joint-venture tra pubblico e privato, rappresenta uno dei primi nonché unici stimoli di marketing turistico, che per certi versi anticipa la nascita dei convention bureau locali e costituisce una tappa importante per la crescita del settore negli Anni 70. DATEMI UNA CHECKLIST... ...e vi organizzerò un congresso. La diffusione di questo strumento, estremamente semplice, quasi banale ma al contempo estremamente efficace (come del resto qualsiasi utensile o “ferro del mestiere”) avviene di pari passo all’aumento della complessità organizzativa e alla necessità, per il Pco, di tenere sotto controllo una pluralità di voci e flussi di lavoro paralleli e secondari. Il moltiplicarsi delle buone pratiche, insieme al confronto con le esperienze e i modelli internazionali, portano a una diffusione di numerose checklist e quadri sonottici, alcuni notevolmente elaborati, come il pert “a fisarmonica” pubblicato da Meeting e Congressi nel ‘76 (vedi foto): messo a punto dalla American Society of Association Executives per i vertici aziendali, stila un “percorso critico” con un calendario delle azioni da compiere per organizzare un convegno senza trascurare nulla, dalle matite per appunti alla corretta ortografia dei nomi sugli elenchi dei partecipanti.


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La grande stagione dei congressi medico-scientifici Spese interamente deducibili, nessun vincolo su location ospitanti, allestimenti o invitati, la necessità di formare e informare la classe medica sono le condizioni ideali che negli Anni 70 portano alla rapida affermazione dei congressi scientifici

principali committenti congressuali, in questo periodo, sono e rimarranno a lungo gli ordini professionali e la comunità scientifica; quest’ultima, congiuntamente alle imprese farmaceutiche e biomedicali, dà il via a un’intensa stagione di congressi ed eventi rivolti a medici e operatori sanitari. In assenza di una regolamentazione in materia, di una chiara normativa fiscale e di disposizioni particolareggiate da parte delle associazioni industriali coinvolte, il congresso medicoscientifico risulta uno strumento di comunicazione estremamente libero e versatile, oltre che conveniente: le spese sostenute dalle case farmaceutiche sono infatti interamente deducibili e non ci sono vincoli relativi alle location e alle strutture ospitanti. Queste condizioni favorevoli portano a una rapida crescita e all’affermazione del congresso come format principale deputato alla formazione, all’engagement e all’informazione scientifica della classe medica.

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IL GIOCO DEI RUOLI Mentre il congresso medico-scientifico prende sempre più quota come format di riferimento per la formazione sanitaria e l’aggiornamento tecnico-professionale degli specialisti, si comincia a riflettere in modo circostanziato sul problema del finanziamento di questi eventi, sulla loro specificità e sulla loro importanza per l’intero comparto turistico: di qui la speranza di un maggiore sostegno da parte degli enti pubblici, dato anche il rilievo sociale ai fini della tutela della salute dei cittadini. L’iniziativa rimane però sempre in buona parte affidata a realtà private – imprese e case farmaceutiche – o agli ordini professionali, chiamati spesso a fare da supplenti alle lacune statali. Si avvertono già i segnali di quella che sarà una costante strutturale dei progetti di formazione medica nazionali, al di là di tutte le leggi e le riforme che seguiranno.

Sopra, la sala gremita di un convegno medico della Shering, nel 1979 Sotto, ottobre 1978: all’Assemblea della Confederazione Italiana Medici Ospedalieri si inizia a parlare di formazione professionale

CONGRESSI MULTIFORMI I convegni della comunità medico-scientifica nascono talvolta dall’esigenza di capitalizzare dati e informazioni sullo stato dell’arte della ricerca; altre volte dalla necessità di una più ampia comunicazione e interscambio tra i membri di una medesima disciplina specialistica; altre volte ancora, dalla presentazione di esperienze, studi e caratteristiche relative a uno specifico prodotto – farmaco, apparecchio biomedicale, protesi sanitaria – di cui il congresso costituisce il pendant scientifico di un corrispondente evento di lancio: un abbinamento, quest’ultimo, che sarà a lungo caratteristico di questo genere di manifestazioni, nel tentativo di dare spazio a tutte le esigenze in campo (talvolta convergenti, talvolta meno), quelle di aggiornamento e comunicazione scientifica e quelle più espressamente commerciali.

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CADEAU DI PRESTIGIO Nel corso degli Anni 70 e per buona parte degli Anni 80 – fino a quando cioè gli investimenti e le spese per i congressi non saranno più interamente deducibili, ma cominceranno a essere equiparate a normali spese di rappresentanza – le case produttrici di farmaci e strumentazioni terapeutiche hanno la possibilità di sponsorizzare in maniera esplicita gli eventi, coniugando formazione, informazione scientifica e marketing all’interno di un unico momento di comunicazione. I congressi sono quindi spesso caratterizzati da momenti di elevata socialità, da post congress informali e dal ricorso a gadget e altri materiali, brandizzati o meno. I Pco “della prima ora” ricordano bene gli stand presenti nei foyer, in cui venivano distribuiti presenti o cadeau spesso anche di pregio – come borse congressuali in vera pelle –, in una stagione in cui le aziende investivano senza particolari vincoli di budget né di compliance normativa.

Un giovane Umberto Veronesi, all’epoca segretario generale dell’XI Congresso internazionale di cancerologia, organizzato a Firenze nell’ottobre 1974

UN EVENTO MEMORABILE L’XI Congresso internazionale di cancerologia che viene organizzato a Firenze dal 20 al 26 ottobre 1974, presieduto da un giovane Umberto Veronesi nel ruolo di segretario generale, porta in Italia circa 8.000 partecipanti da tutto il mondo, tra scienziati e specialisti. Nonostante l’assenza di una struttura ricettiva realmente in grado di ospitare una tale mole di delegati, la volontà di realizzare un evento così importante e prestigioso sul suolo italiano è tale da motivare gli organizzatori ad andare oltre gli ostacoli logistici. Il congresso viene realizzato per sezioni parallele in varie località della Toscana, con panoramici transfer via bus da una sede all’altra. Difficile immaginare qualcosa di simile ai giorni nostri, caratterizzati da ritmi tali da rendere insostenibile l’idea di introdurre tempi così dilatati per spostare i partecipanti tra le diverse location. L’evento si rivela comunque un successo, e dà un segnale forte di ciò che il mondo congressuale italiano è in grado di realizzare con le sue forze, la sua creatività e la sua intraprendenza. I FORMAT DELL’EPOCA La tecnica organizzativa dei congressi medici in questa fase non si discosta essenzialmente dalla struttura base di tutti gli altri congressi, eccezion fatta per l’impostazione del programma scientifico, che costituisce il tema su cui i Pco attuano le loro variazioni, proprio come dei direttori d’orchestra all’interno di una sinfonia. Un esempio tipico è rappresentato dall’alternanza di momenti di plenaria e di sessioni parallele, con la possibilità di introdurre all’occorrenza nuovi format per gestire i casi particolari. È il caso, per esempio, delle “poster sessions”, di concezione angloamericana, adottate in Italia per la prima volta negli Anni 70, in occasione di eventi con numerosi speech in programma: gli abstract dei lavori scientifici vengono esposti su pannelli mobili consultabili da tutti, in modo da veicolare agilmente una grande quantità di contenuti e agevolare i relatori nell’esposizione. CHILOMETRI DI TELEX Sarebbe interessante quantificare i congressi dell’epoca non solo in base al numero dei delegati intervenuti, al budget investito dagli sponsor, alla spesa extra dei

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La quantità di persone (e di carta) impiegata nell’organizzazione di un congresso degli anni Settanta oggi, grazie alla tecnologia, è soltanto un ricordo. Ciononostante, non è vero che l’impegno dei Pco sia diminuito. La tecnologia ha aiutato da un lato, ma ha reso tutto più “incalzante” dall’altro

congressisti nella località dell’evento e all’indotto generato, ma anche tramite la stima della mole di carta necessaria alla diramazione degli inviti e dei save-thedate. Per un grande congresso internazionale che riunisce mille scienziati provenienti da tutto il mondo, bisognerà immaginare la corrispettiva quantità di lettere, telex e telegrammi inviata, che per gli eventi di dimensioni ancora maggiori risulterà davvero chilometrica. Una mole di lavoro che l’avvento delle telecomunicazioni, e poi del digitale, renderà mano a mano un ricordo, ma che in questa fase occupa buona parte del lavoro di pianificazione e di back office degli organizzatori di professione.


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Incentive “all’italiana” Le campagne incentive, note negli Usa già dagli anni Trenta, sbarcano in Italia attraverso il cataloghi a premi. Ma il modello americano stenta a decollare: gli manca un pizzico di italianità. Nascono così iniziative uniche nel loro genere

incentivazione è uno strumento utilizzato per la motivazione del personale con lo scopo di motivare i dipendenti, i collaboratori o i clienti di un’azienda per ottenere un aumento o un miglioramento della produzione. Per questi motivi la campagna incentive viene considerata uno strumento di marketing tanto quanto la pubblicità e la promozione. Cardine dell’incentivazione è il viaggio, elemento comune a tutte le espressioni della meeting industry: i congressi, gli incentive e gli eventi. A differenza degli altri tipi di turismo congressuale, il turismo incentive si svolge generalmente per puro divertimento, piuttosto che per fini professionali o di istruzione, anche se la tendenza cambia verso la fine dei Settanta. Nato come elemento del catalogo a premi, il viaggio d’incentivazione si è ben presto sviluppato come entità a sé stante che negli ultimi tempi è arrivata a contaminare gli altri generi del settore. Si pensi alle convention multitasking e multitarget tipiche degli anni Duemila, che veicolano lo stesso messaggio sotto varie forme a diversi destinatari. Ma procediamo per gradi…

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UN’IDEA CHE NASCE DA UNA CRISI Era il 1929, in piena Grande Depressione, quando un giovane commesso di una valigeria ebbe l’intuizione che avrebbe cambiato la sua vita e migliorato – seppur per qualche giorno – quella di migliaia, forse milioni, di vite di impiegati e manager di ogni angolo di mondo. Elton Fitzgerald MacDonald, questo il suo nome, fu il primo a capire che – come egli stesse scrisse in “Money Isn’t Everything!” – bisognava andare al di là della ricompensa economica del lavoratore per migliorarne le prestazioni: «Non è soltanto il valore del premio a motivare l’uomo, un venditore è spesso spronato a uno sforzo extra non per denaro, ma per vincere un premio». Sulla base di questo assioma nasce l’incentivazione, una tecnica volta a produrre di più attraverso la promessa di una ricompensa non economica (per quello c’era già lo stipendio a fine mese), ma di qualcosa che avrebbe gratificato e motivato a fare sempre di più per raggiungere un’ulteriore ricompensa, magari più importante. Una rivoluzione a livello concettuale e culturale che porterà Mr Incentive a fondare la E.F. MacDonald Company, la prima agenzia di incentivazione della storia. Tra le sue varie sedi nel mondo, aprirà anche una filiale italiana a Milano nel 1958. IN PRINCIPIO ERA IL CATALOGO Lo strumento principe delle campagne di incentivazione dei primi Anni 70 è il catalogo a premi. Basta diversificare e proporre un buon numero di premi per motivare i dipendenti, spingendoli alla raccolta punti (e quindi a un incremento della performance professionale). La forza del catalogo sta nel bisogno innato dell’essere umano di possedere e apparire. Si va alla ricerca del premio e quindi del risultato dimostrando in questo modo quanto si vale. Questi motivi, principalmente, fanno sì che il catalogo resista nel tempo, affiancando i nuovi strumenti che possono minacciarne l’esistenza. La semplicità e l’adattabilità dello strumento, il controllo immediato e capillare della produzione in base alla redemption dei premi o sulla semplice raccolta dei punti, il controllo della spesa senza imprevisti e l’ampiezza dei premi che permette di accontentare un pubblico trasversale anche con budget non elevatissimi, sono alcuni dei punti forza che fanno del catalogo un evergreen dell’incentivazione.

In America, ancora oggi, un sinonimo di incentivazione è “plaid stamp”, ovvero il caratteristico francobollo con lo sfondo “scozzese” dei cataloghi incentive firmati dalla E.F. MacDonald Company

USA VS ITALY: DA NOI VINCE LA CREATIVITÀ All’inizio la tendenza italiana è quella di imitare il modello nato in Usa. Tutto ciò che suona americano è spendibile. Sono gli Anni 70, l’America è il modello da seguire, fa tendenza, pertanto tutto quello che arriva dal nuovo continente è accolto in maniera acritica ed entusiastica. Con un limite però: lo scenario sta cambiando: a Roma e a Milano cominciano a nascere delle piccole realtà concorrenti alla E.F. MacDonald, in grado di diversificare l’offerta adeguandola al mercato italiano. Ci si rende conto che quello americano sembra quasi un catalogo

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per corrispondenza, è noioso e poco adatto al mercato nostrano. Ecco allora che si attua una declinazione dei programmi d’incentivazione americani con un’iniezione di creatività tutta italiana. L’intuizione è quella di rivedere le idee americane in chiave italiana, rendendole più interessanti e lavorando molto sul messaggio. Si realizza, cioè, che la persona è il destinatario finale, pertanto si cominciano a promuovere campagne d’incentivazione valutando e analizzando gli aspetti psicologici di colui che è al centro di ogni campagna d’incentivazione: l’uomo. LE CAMPAGNE D’INCENTIVAZIONE E LA PERSONALIZZAZIONE DELLA PROPOSTA Gli Anni 70 sono gli anni creativi dell’incentivazione, ci si muove in un campo vergine. Tenendo sempre sott’occhio quello che avviene oltre oceano, in Italia si ha carta bianca e ci si può sbizzarrire creando delle campagne che hanno fatto la storia di questo settore. Sono gli anni de “I cannonieri della Fiat”, della “Ditelo ai vostri amici” degli istituti bancari Bnl/Efibanca e Banco di Sicilia, del “Feroce Saladino” . Per garantire il successo all’iniziativa, si comincia ad avere un approccio sistematico al lavoro. Le fasi di una campagna d’incentivazione possono essere riassunte in quattro step: analisi, progetto, gestione e premiazione. La personalizzazione della proposta diventa essenziale per garantire la riuscita di un progetto: serve conoscere il cliente, la sua storia, le sue abitudini aziendali, il suo mercato di riferimento con relativi competitor e i suoi rapporti con la categoria aziendale che intende incentivare per poter realizzare un’idea vincente. Una volta avuti questi dati si passa alla fase di progettazione (la più lunga) e alla gestione con relativa comunicazione per poi terminare nella premiazione con l’analisi dei risultati. Una buona agenzia incentive sa di dover conoscere il suo cliente prima di poter proporre un programma di motivazione, questo aspetto segna la differenza dall’essere consulenti e non fornitori. EMOZIONE, MOTIVAZIONE, FORMAZIONE: IL VIAGGIO, DA PREMIO A FENOMENO Verso la fine degli Anni 70 la circolazione delle idee in Italia è ormai fluida, si attinge dall’America, cercando di capire le motivazioni del successo di quelle idee che poi in Italia vengono rimodellate con lo spirito creativo tutto italiano. Un elemento di rottura di questo circolo vizioso è costituito dal viaggio d’in-

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centivazione, che da premio di catalogo quale era sempre stato comincia in questi anni a essere un’entità a sé stante. Fino ad allora, in quanto premio a catalogo, per ricevere un viaggio bastava raccogliere punti; in questi anni si assiste invece a una graduale metamorfosi. Alle aziende non basta più mandare i propri dipendenti al lago o al mare per un fine settimana; sono cambiate le necessità e gli incentivati sono diventati più esigenti: non c’è più il venditore che si “accontenta”, ora ci sono i manager che bisogna coccolare, in quanto espressione di un’elite dell’azienda che ha manifestato abilità a raggiungere un obiettivo. Le agenzie sono costrette a esplorare nuovi terreni, cercando di coinvolgere la sfera emozionale, creando ricordi forti e a lunga durata. Il viaggio si trasforma: non è più un semplice soggiorno, ma un’esperienza emozionale unica, al centro della quale viene posta la persona che, con i suoi ricordi, e l’esperienza vissuta, sarà motivata e spronata a fare sempre meglio il suo lavoro (per vincere magari un altro incentive travel) e raggiungendo degli obiettivi più alti e più utili all’azienda. Sotto questo aspetto il viaggio può essere visto anche come un investimento, legando ad esso un’aspettativa futura e non solo la celebrazione di un risultato raggiunto. Per questo cambia anche lo scenario degli incentive travel; dalla Riviera ligure e dai laghi del nord Italia si passa a mete più esotiche (come la Thailandia), che via via diventeranno sempre più esclusive.

IL MYSTERY SHOPPER Un ulteriore strumento di motivazione che si diffonde negli Anni 70 è rappresentato dalla figura del mystery shopper, utilizzata maggiormente dalle compagnie petrolifere nei propri punti vendita per controllare la qualità e gli standard dei servizi resi. Il sistema è semplice: al distributore di benzina un cliente in incognito valuta l’atteggiamento, l’assistenza alla clientela e la disponibilità dei diversi gestori, e, in base alla qualità delle prestazioni ricevute, premia o ammonisce quello che era un

ignaro osservato speciale. Il mystery shopper si può considerare un’evoluzione degli ispettori che le aziende inviavano per riprendere gli impiegati che non rispettavano le direttive imposte dal “severo padrone”. L’altra faccia della medaglia insomma, che mostrava l’aspetto magnanimo e benevolo dell’azienda che in questo modo riconosceva il lavoro svolto e la lealtà verso i valori aziendali dei suoi dipendenti ricompensandoli in modo del tutto inaspettato e quindi più gradito.

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Quando l’evento era tutta un’altra cosa Negli anni Settanta il concetto di “evento” come lo intendiamo oggi era ben lontano dal prendere corpo. Ma sebbene in nuce, qualcosa già si intravedeva, grazie alle più moderne – per l’epoca – teorie di marketing. Fino a un “guerrilla” ante litteram

li eventi sono probabilmente il primo medium di massa della storia. Per convenzione, si fissa al 776 avanti Cristo la data di quello iniziale: le Olimpiadi. L’epoca romana ha poi fornito altri esempi: dai ludi circensi, a quelli scenici, ai trionfi. Nel Medioevo si è passati alle sacre rappresentazioni e ai carnevali, mentre le feste del Principe sono state una prerogativa dell’epoca rinascimentale. Con le grandi feste alla Reggia di Versailles in onore del Re Sole si individua quello che si considera il primo “event manager” della storia: il contrôleur général de la Bouche (controllore generale dei pasti), François Vatel. Più in generale, si può affermare che per secoli gli eventi siano stati quasi esclusivamente emanazione delle istituzioni, con lo scopo di costruire un’identità e dare un senso di appartenenza, generando il consenso e autocelebrando il potere. In altre parole, le manifestazioni erano organizzate come forma di controllo sociale, un concetto ben riassunto nel motto “panem et circeses”. Fu nell’800 con la Rivoluzione industriale e la diffusione dei mass media che le

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cose cambiarono. In quell’epoca si assiste ai primi “eventi mediatici” della storia, con le prime conferenze stampa. Il 1851 è una data importante perché, con l’Esposizione Universale di Londra, l’evento si trasformò in un contenitore dedicato ai consumi, dando vita a un filone che verrà ripreso anche in altre occasioni. In quell’occasione, l’obiettivo non fu più di controllo, ma di esibizione rispetto ai risultati raggiunti dal progresso scientifico e tecnologico, simboli del trionfo della nuova civiltà industriale. Nel caso specifico, significava dimostrare la supremazia tecnologica e culturale della Gran Bretagna sulle altre nazioni educando le masse alla pratica del consumo. DALLA PUBBLICITÀ AGLI EVENTI Verso la fine degli anni Sessanta, secondo la teoria dello specialista di marketing Philip Kotler, la comunicazione – o più propriamente la “promotion” – viene annoverata fra le 4P del marketing mix e le viene affidato, in estrema sintesi, il compito di “educare”i consumatori all’uso di un determinato prodotto o a riconoscere il valore di una certa marca. Con il passare degli anni, però, questa forma elementare di promozione cominciò a dare meno frutti: i consumatori la riconoscevano come semplice pubblicità e le prestavano via via meno attenzione. Nella seconda metà degli anni Settanta, quindi, mosse i primi passi un nuovo strumento, più sottile: il marketing relazionale. Volto a creare, fidelizzare e gestire un network di relazioni stabili con i client, il marketing relazionale fu l’apripista per gli eventi modernamente intesi: con quella nuova forma di comunicazione, infatti, diventava centrale l’interattività dei rapporti a due vie che si sviluppano tra azienda e consumatore. Diventava centrale cioè l’incontro fisico con il cliente, con l’obiettivo finale di stabilire una relazione forte in grado anche di profilarne le caratteristiche. AGLI ESORDI DEL GUERRILLA: CAPITAN DASH Chi crede che il guerrilla marketing sia nato negli anni 2000 si sbaglia di grosso. Ufficialmente è nato nel 1984, l’anno in cui Levinson pubblicò il libro che avrebbe rivoluzionato il mondo della comunicazione e che si intitolava appunto “Guerrilla Marketing”. Tuttavia, già nel 1971 in Italia se ne può trovare un esempio: Capitan Dash. «La signora Maria ha appena ricevuto una moneta d’oro», gridava a tutta voce dalla sua “Dashmobile” mentre girava per le strade italiane. E Maria poteva essere Teresa, Anna o qualunque altra casalinga nostrana in possesso di un preziosissimo fustino di Dash. Il fantomatico supereroe, con indosso una semplice pettorina fermata Dash, premiava le donne italiane che dimostravano di utilizzare il detersivo prodotto dalla Procter & Gamble per lavare i propri panni. Ben presto l’iniziativa acquistò una tale notorietà da diventare un vero e proprio fenomeno di costume. Nella sua semplicità, Capitan Dash è stato uno dei primi esempi in assoluto in Italia di cross activation e di promo activation. La campagna pubblicitaria tradizionale declinata sulla televisione, prevedeva la messa in onda delle avventure del supereroe, mentre suonava alle porte degli italiani. La forza dell’iniziativa stava nell’originalità dell’operazione. Nulla era costruito: era tutto autentico. Probabilmente, al giorno d’oggi sarebbe stata un’attività che avrebbe avuto un grande successo virale.

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Cambia l’hotellerie: non più solo camere gli Anni 70

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Eccellente mercato per destagionalizzare l’offerta, il congressuale prende piede nelle strategie di offerta delle location, che si dotano anche delle conference room. Nel frattempo, nelle località più gettonate, nascono i primi palazzi dei congressi

urismo e lavoro: è da questa combinazione che in Italia sboccia il turismo d’affari. Nasce proprio dalla commistione di questi due elementi, dall’integrazione di nuove funzionalità nelle strutture ricettive, dalla volontà di ampliare l’attività di hotel e alberghi. La diffusione del “fenomeno congressuale” è rapida e in continua evoluzione. Le location adattate non mancano, ma le diverse tipologie di convegno e le nuove esigenze richiedono ben presto nuovi spazi, più capienti, più funzionali. Sorgono i primi Palazzi dei Congressi, strutture costruite ad hoc o edifici misti nei quali la componente dedicata al business prevale comunque nettamente sugli altri servizi. Ma dove si collocano queste strutture? Nelle grandi città, dove sembrerebbe scontato, la complessa macchina politico-amministrativa ne ostacola spesso la diffusione. Così gli organizzatori guardano anche altrove, ai luoghi deputati al turismo, spesso al mare, o a location inedite nelle quali l’esperienza congressuale possa essere anche occasione per sperimentare altro, per rilassarsi, per divertirsi, per conoscere la storia del nostro Paese.

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VALORE ECONOMICO E STRATEGIE DI VENDITA Alberghi e hotel sono le strutture che per prime si “aprono” a ospitare congressi e convegni, allestendo spazi dedicati, a volte anche di piccola dimensione, nei quali tenere incontri, meeting, riunioni di lavoro. Una strategia utilizzata per ampliare il proprio business, per attirare possibili nuovi clienti con un’offerta che possa asso-

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ciare la sfera lavorativa a quella più privata legata all’ospitalità. Molto spesso, almeno all’inizio, gli ambienti non sono progettati specificatamente per questo utilizzo ma si tratta semplicemente di spazi già esistenti nel complesso che vengono attrezzati all’occorrenza, talvolta anche approssimativamente, con sedute, tavoli e strutture facilmente rimovibili. Un’opportunità importante per “far vivere” le strutture anche fuori stagione, per far confluire in un unico momento, nel proprio albergo, un numero considerevole di clienti, per sviluppare soluzioni e proposte a pacchetto accattivanti per un cliente diverso dal solito, il professionista, che fortunatamente ha un capacità di spesa superiore rispetto a quella del turista. IL GIGANTISMO DELLE HALL Gli anni Settanta sono caratterizzati dal punto di vista architettonico da un grande cambiamento nella connotazione degli spazi interni delle strutture ricettive. In particolare, sono la hall e gli spazi comuni a essere interessati da una profonda trasformazione, sulle orme di quanto avviene oltreoceano per opera dell’architetto John Portman. È proprio il progettista statunitense che per la prima volta si pone il problema di ridefinire ruolo e caratteri architettonici dell’atrio e dei corridoi distributivi che portano alle stanze e agli altri ambienti accessori, sdoganando così l’idea della hall come semplice luogo di servizio. Lo Hyatt Regency Hotel di Atlanta diventerà un modello in questo senso. Le hall, da semplice snodo distributivo diventano luoghi di incontro semi-pubblici con una conseguente trasformazione delle caratteristiche architettoniche. Nascono gli atri a tutta altezza che consentono di portare la luce naturale all’interno dell’edificio, mentre i corridoi, stretti e angusti, vengono sostituiti da balconate che si affacciano sullo spazio centrale e gli ascensori sono spesso liberati dalle mura perimetrali.

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DIREZIONE SUD ITALIA Il Sud Italia cerca di cavalcare il momento storico, ma con qualche ritardo e con una minor efficacia nello sfruttare appieno il potenziale a disposizione. Le coste spesso incontaminate e il mare limpido sono sicuramente una risorsa importante e ineguagliabile, ma spesso insufficiente di fronte a carenze organizzative, strutturali e amministrative che non permettono il completamento dei progetti. Non mancano comunque le eccezioni di livello. Nei primi anni Settanta, la Valtur (acronimo di VALorizzazione TURismo) inaugura in Italia un nuovo modo di fare vacanza: quello dei villaggi turistici. Nata nel 1964 con partecipazioni da parte di Fiat, Alitalia, Aci, Sara assicurazioni, Cit e Banque Lambert, Valtur ha come obiettivo dichiara-

to la valorizzazione del Mezzogiorno come destinazione turistica. In quest’ottica va letta l’apertura, nel 1969, dei suoi primi villaggi a Capo Rizzuto (Calabria) e a Ostuni (Puglia), due strutture perfettamente inserite nel paesaggio meridionale. Nel 1974 ne diventa azionista il governo italiano; nel 1976 anche Club Méditerranée.

TRA PAESAGGI UNICI... Le strutture che ospitano i meeting accentuano il dialogo con il territorio e si inseriscono in contesti paesaggistici d’eccellenza, per estendere l’esperienza congressuale anche al di fuori del semplice incontro di lavoro. Spesso sono proprio le ricchezze naturali del Belpaese a influenzare la scelta e a far preferire una location rispetto a un’altra. Le località di villeggiatura, soprattutto vicino al mare o ai laghi, diventano meta preferita. In alcuni casi si tratta di poter usufruire di strutture di alto livello già presenti sul territorio, in altri di nuovi complessi che sfruttano paesaggio, ambiente e natura per proporre una combinazione unica di lavoro e relax, che riscuote fin da subito molto interesse. Dal lago Maggiore al Garda alla Costa Smeralda, dalla riviera romagnola alle montagne, la nostra penisola propone infiniti cambi di scena, panorami unici, più o meno incontaminati, che le nuove strutture contribuiscono a far conoscere. Purtroppo a volte l’impatto non lascia indifferenti, spesso però l’equilibrio è ottimale e la formula, per molto tempo, vincente. …E DIMORE STORICHE Anche gli edifici storici iniziano a essere presi in considerazione, aprendo così un nuovo business per questi ambienti certamente unici, ma un po’ fané. Affreschi, soffitti decorati, pavimenti di pregio, la commistione tra caratteri di un glorioso passato e arredi dal design moderno e funzionale danno vita a location affascinanti che arricchiscono l’esperienza congressuale. Per esempio, il Palazzo dei Congressi di Firenze, opera dell’architetto Pierluigi Spadolini e inaugura-

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to nel 1974, nasce sulle preesistenze dell’ottocentesca Villa Vittoria, costruita dagli Strozzi (foto in basso, nella pagina accanto). Immerso in un giardino secolare l’edificio e l’attigua Limonaia sono situati di fronte al Palazzo degli Affari, e sono collegati da una piazza pedonale alla Fortezza da Basso, con la quale danno vita ad un polo fieristico-congressuale di grande importanza e facilmente raggiungibile a piedi dal centro città. Oggi è sede della Btc, fiera internazionale dedicata proprio agli eventi, ai meeting, ai congressi, alle convention e a tutto il mondo dell’incentive. E SE CI INCONTRASSIMO IN MEZZO AL MARE? Per accrescere ulteriormente l’offerta di luoghi originali e inconsueti e allo stesso tempo di forte appeal, gli organizzatori di eventi pensano ad un’esperienza nuova per arricchire l’incontro di lavoro: una location in movimento. E sono proprio le navi da crociera, le grandi imbarcazioni, che si attrezzano per ospitare convegni, incontri e occasioni di lavoro. In mezzo al mare o attraccati ad un molo di un porto esclusivo, le maestose navi dedicano a questi momenti ambienti specifici che affiancano e integrano le strutture per lo svago, come teatri e casinò, per il relax come le piscine o per la ristorazione. Quasi delle sale convegni galleggianti, spazi per riunioni private con vista mozzafiato sull’orizzonte, postazioni accoglienti e funzionali che diventano il luogo ideale per avviare un rapporto di lavoro, per iniziare un affare e portarlo a compimento magari in un altro luogo, in un altra città o addirittura in un altro Paese.

Come delle città congressuali galleggianti, le navi da crociera intuiscono il valore dei meeting per destagionalizzare l’offerta e si attrezzano per soddisfare le esigenze della clientela congressuale

IL TERMALISMO APRE AL BUSINESS Salus per aquam, oggi conosciuto per il suo acronimo Spa, è il termine latino per indicare l’acqua come mezzo per la cura e la salute dell’uomo, ma è anche il filo conduttore che regola l’attività dei centri termali, dei quali è ricco il nostro Paese. Ambienti unici e rilassanti, all’insegna del salutismo e del benessere, complessi nei quali il tempo si ferma o ci si immerge in un’atmosfera rarefatta per recuperare energia e forze. Esiste luogo migliore per lenire o almeno rendere meno faticosa, l’attività lavorativa? Le terme iniziano a ospitare meeting e congressi, diventano un segmento importante per il turismo d’affari perche offrono servizi esclusivi che non si trovano altrove, perché garantiscono un servizio d’alto livello all’interno di location accoglienti, a stretto contatto con gli elementi primordiali e con la forza purificatrice dell’acqua. Di esempi l’Italia ne è ricchissima, da nord a sud, passando per il centro: da Montecatini ad Ischia, da Salsomaggiore a Saturnia (nella foto).

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NUOVE ARCHITETTURE: TRA MODERNITÀ E GRANDIOSITÀ Se il congressuale arriva in Italia negli anni Settanta, in contemporanea nascono anche le prime strutture pensate ad hoc per questo genere di funzione, che vanno così ad affiancare gli hotel che per primi si erano attrezzati a questo scopo. Lo sviluppo del business legato al congressuale non può essere infatti confinato ad ambienti “ibridi”, ma necessita di spazi congrui con caratteristiche tipologiche e architettoniche ben definite: dallo sviluppo planimetrico dello spazio al corretto dimensionamento dei percorsi distributivi, dalla presenza degli spazi accessori alla corretta gestione della luce, dall’utilizzo di materiali idonei agli accorgimenti in materia di sicurezza e adempimenti normativi. Ne è un esempio il modernissimo Palazzo della Cultura e dei Congressi di Bologna (foto sopra). Costruito nel 1975 da Melchiorre Bega, è stato per alcuni anni il più moderno impianto d’Europa. Collocato tra l’ingresso della Fiera e la Galleria d’Arte Moderna, a completamento di un polo dedicato al business e alla cultura, l’edificio propone una struttura flessibile, adatta a molte manifestazioni, dagli spettacoli teatrali ai convegni internazionali, dai dibattiti teletrasmessi alle manifestazioni di varia natura. TECNOLOGIE STRUTTURALI E GRANDI "LUCI" Le innovazioni tecnologiche e la ricerca sui materiali da costruzione influenzano notevolmente forma e dimensioni degli spazi chiamati a raccogliere un gran numero di persone. Teatri, auditorium, palazzetti dello sport e sale congressi si fanno via via più capienti grazie alla possibilità di eliminare le strutture portanti (colonne e pilastri) che interrompono la continuità della sala. Il calcestruzzo armato assolve il compito più importante con nervature e travi ad alto spessore in grado di sopportare un carico considerevole. Ed è proprio grazie ai nuovi materiali che i progettisti possono esprimere al meglio le loro idee, senza compromessi e vincoli statici. Ne è un esempio (qui a sinistra), l’Aula delle udienze

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Pontificie, costruita nel 1971 accanto alla Basilica di San Pietro su progetto del maestro delle strutture Pierluigi Nervi, progetto virtuoso che ben esprime le nuove opportunità offerte dai materiali. Pianta trapezoidale, doppia curvatura della platea e una volta parabolica caratterizzata da una progressione della geometria delle onde, accorgimenti architettonici che danno vita a uno spazio unico. ARREDAMENTO EASY E FUNZIONALE Se innovazione, libertà e creatività caratterizzano tutti gli aspetti della vita degli anni Settanta, anche il design e l’arredamento sono pervasi da queste tendenze. Forme nuove, eccentriche e colori vibranti diventano protagonisti degli spazi domestici ma anche dei luoghi dell’ospitalità, per uno stile che potremmo definire “essenziale creativo”. Da una parte le linee si fanno minimali e ricercate, dall’altra tessuti, tendaggi, tappeti e carte da parati (vere protagoniste dei rivestimenti a parete) propongono decori floreali, giochi optical o geometrici dai colori molto accesi. La plastica, con la sua connotazione democratica, fa il suo ingresso trionfante nel mondo dell’arredo, sia nei complementi e accessori, sia nelle sedie e nei mobili. In ogni progetto, in ogni ambiente assume sempre più importanza la componente funzionale, che si traduce in mobili salva spazio, estensibili e trasformabili.

Un’icona congressuale degli Anni 70 è la sedia Mac, disegnate nel 1976 e concepita partendo da un unico disegno, con varianti pensate per differenti destinazioni d’uso: poltroncine per sale d’attesa, sale riunioni, teatri, poltrone domestiche…

E MILANO E ROMA? Sono proprio le due principali metropoli italiane a soffrire, per diverso tempo, della mancanza di una struttura congressuale vera e propria: Roma e Milano hanno provato più volte a dotarsi di uno spazio congruo, con risultati mai soddisfacenti. L’Auditorium della

Tecnica a Roma Eur (foto sotto), costruito nel 1976, colma in parte questa lacuna. Situato nel centro direzionale dell’Eur, è stato progettato e strutturato per risolvere i grandi e i piccoli problemi di coloro che organizzano eventi fino a mille posti… davvero piccolo per le esigenze di una capitale! Ancor più intrigata la storia congressuale sotto la Madonnina, città degli affari per eccezione, smaniosa di inserirsi nel panorama commerciale europeo. Ci provò l’Aerhotel Executive di Zona Garibaldi nel 1972 e poi il Centro Congressi Milanofiori negli Anni 80 che per diversi motivi (tra cui la capienza limitata) non riuscirà a soddisfare totalmente le esigenze. Il capoluogo lombardo dovrà aspettare ancora trent’anni per vedere inaugurato il Mi.Co, che con i suoi 18.000 posti a sedere è oggi il più grande Centro Congressi d’Europa.

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Il congresso diventa “hi-tech” gli Anni 70

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Dall’epidiascopio all’home computer, i Settanta sono decisamente gli anni della corsa tecnologica, anche nel comparto dell’organizzazione congressuale. E così, macchinari allora modernissimi diventano obsoleti nel giro di un decennio

li Anni 70 sono stati il decennio dei primi impianti di traduzione simultanea via radio, una tecnologia innovativa che facilitava la comunicazione con i delegati stranieri, durante i congressi internazionali. Uno dei primi centri attivi sul territorio nazionale fu Firenze: già negli anni Sessanta il sindaco Giorgio La Pira promosse la città come destinazione ideale per gli eventi. Qui fu ospitato – nel 1975 – l’XI Congresso internazionale di cancerologia, primo congresso medico in senso moderno anche dal punto di vista della tecnologia, perché fu necessario ideare servizi multimediali complessi per andare oltre le forniture tradizionali e mettere in comunicazione gli oltre 8.000 partecipanti riuniti nel Palazzo dei Congressi. Già dagli Anni 50 e 60 erano diffusi tra i fornitori di tecnologia per gli eventi i registratori multitraccia a bobine Fostex (come il modello Teac, nella foto accanto). Quando c’era da realizzare una traduzione simultanea, i perimetri delle sale convegni venivano costeggiati dai cavi e le “scatolette beige” dell’apparecchiatura necessaria venivano ancorate ai braccioli delle poltrone stile cinema.

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HARDWARE CONSISTENTE In quegli anni era necessaria una settimana per montare un impianto radio a due canali. E un trasmettitore equivaleva, per dimensioni, a un armadio quattro stagioni (come quello qui sotto). Senza contare il momento in cui questo hardware diventava obsoleto: anche sbarazzarsene era un costo non indifferente, economico ma soprattutto organizzativo per la necessità di formare gli operatori ai nuovi strumenti e paradigmi di lavoro. Proprio in questo decennio, con l’invenzione del microprocessore (1971) e di altri device (il primo Sony Walkman è stato venduto nel 1979, poi rivendicato da Andreas Pavel che nel 1977 aveva inventato lo “stereobelt”) si pongono le basi per la profonda miniaturizzazione dei componenti e dei dispositivi elettronici che porte-

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rà diffusione e semplicità d’uso non solo in ambito consumer, ma anche per quanto riguarda i servizi applicati agli eventi e all’interazione tra i relatori e la platea (microfoni, ricevitori, telecamere, telecomandi). TRASMISSIONI A COLORI Una delle “rivoluzioni copernicane” della tecnologia, anche per il mondo degli eventi, fu il passaggio alle trasmissioni a colori. I primi esperimenti in campo televisivo risalgono addirittura al 1928, quando gli apparecchi erano “elettromeccanici” e non ancora elettronici. In Italia, il primo programma sperimentale nell’era post bianco e nero furono le Olimpiadi di Monaco del 1972, ma fu necessario attendere il febbraio 1977 per il definitivo superamento della tecnologia precedente. IL TELEX E L’ORGANIZZAZIONE Prima del fax e di internet, già questa macchina (Teleprinter Exchange, ovvero un sistema di telecomunicazione che già dagli Anni 30 era molto usato per la corrispondenza aziendale) venne considerata innovativa dai professionisti degli eventi. Nonostante le evoluzioni tecnologiche, però, lo sforzo organizzativo necessario per mettere in piedi un congresso (soprattutto in ambito medico-scientifico) restava imponente: soprattutto per i Pco, che mezzo secolo fa erano gli attori principali del processo, non esistendo ancora la figura del meeting planner nelle realtà associative. Buona parte delle comunicazioni con i relatori erano inchiodate alla posta tradizionale, perché occorreva inviarle su carta intestata. ARRIVA IL PERSONAL COMPUTER In quel decennio profondamente “creativo” e scosso da intensi cambiamenti sociali, la tecnologia non fu da meno, con il debutto sul mercato del primo microprocessore monolitico (ovvero a singolo circuito), l’Intel 4004. Nello stesso periodo la Texas Instruments sviluppava il Tms 1000. Dal microchip, padre dell’elettronica moderna, nel gennaio 1977 venne il primo personal computer a 8 bit della Commodore, il Pet 2001 o personal electronic transactor (ma anche “animale domestico” in inglese): Cpu, monitor, tastiera e memo-

IL PRIMO CELLULARE Ha la stessa età di questa rivista e nel mondo (quasi) tutti ne hanno in tasca uno, noi italiani anche due o tre: è il telefono cellulare, ideato da Martin Cooper, considerato il padre della telefonia mobile (qui accanto con il suo “bebé”). Il suo Motorola DynaTAC 8000X pesava 1,5 chili e impiegava 10 ore per ricaricare la batteria, che durava 30 minuti. Con questo apparecchio, l’ex direttore R&D dell’azienda di Chicago fece la prima chiamata in pubblico il 3 aprile 1973 (anni dopo raccontò di essere stato ispirato dal capitano Kirk di Star Trek). Ma il pubblico dovrà aspettare il decennio successivo per averne uno, al “piccolo” prezzo di 4.000 dollari.

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L’EPIDIASCOPIO L’epidiascopio, un nome che ai giovani professionisti degli anni Duemila dirà ben poco. È lo strumento con il quale hanno iniziato il proprio lavoro i pionieri degli eventi: questo apparecchio, otte-

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nuto unendo l’episcopio (ingranditore di oggetti opachi) alla diascopia (la proiezione che trasmette la luce attraverso oggetti trasparenti illuminati da dietro) permetteva di visualizzare su uno schermo piccole diapositive di 9x9 centimetri. L’evoluzione da questo sistema al “proiettore a carosello” viene già considerata dagli esperti un enorme salto in avanti. Poi arrivò l’era dei personal computer di massa e con essi i primi proiettori a tre tubi (equivalenti ai tre colori verde, blu e rosso) e un reticolo per tararli: nulla di paragonabile ai giorni nostri, perché erano necessarie alcune ore di lavoro di un buon tecnico per settarli.

ria con registratore a cassette, tutti per la prima volta in un unico blocco. Fu il primo Pc di successo nell’ambito dell’informatica di massa, anche se nel 1975 era già disponibile lo Sphere I dell’omonima azienda dello Utah. A quegli anni (1976 e 1977) risalgono l’Apple I e II, quest’ultimo tra i primi Pc costruiti su scala industriale, sviluppati da Steve Wozniak e Steve Jobs; la prima versione venne alla luce nel garage dei genitori di Jobs, prima sede della Apple. Ma la vera “invasione” di massa dei Pc negli uffici appartiene al decennio successivo.

LE CALCOLATRICI ELETTRONICHE, UNO STRUMENTO IN UFFICIO La prima calcolatrice interamente elettronica destinata agli uffici vide la luce all’inizio degli Anni 60: integrava valvole e tubi, ma a distanza di due anni sarà sostituita dai modelli funzionanti interamente a transistor. Per averne una, in alcuni casi, era necessario sborsare oltre 2.000 dollari. Nel 1964 fu la volta della Sharp CS10A, che pesave a addirittura 25 kg e costava 2.500 dollari, pari a mezzo milione di yen dell’epoca. Ma è solo nei primi’70 che compaiono sul mercato i microchip, ponendo le basi della rivoluzione microelettronica. Nel 1971 la Sharp EL-8 (Facit 1111) pesava “appena” mezzo chilogrammo, era dotata di display fluorescente e di batterie ricaricabili e con il suo prezzo di quasi 400 dollari entrava nella storia come una delle prime calcolatrici portatili di massa, seguita pochi mesi dopo dai modelli più leggeri prodotti da Bowmar e Sinclair. L’aspetto più evidente di queste tumultuose innovazioni hi-tech è che alla fine del decennio apparecchi simili avevano diminuito enormemente il loro prezzo, arrivando a costare appena 10 dollari.

Il Sony U-matic, presentato a Tokyo nel 1971, fu il primo formato commerciale per le videocassette a colori: una rivoluzione nel mercato della registrazione

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REGISTRARE GLI EVENTI Il primo formato commerciale per le videocassette a colori è stato il Sony Umatic, presentato a Tokyo nel 1971. La durata dei nastri era di 60 minuti e solo successivamente venne portata a 90. I videoregistratori lanciati negli Anni 70 dalla multinazionale hi-tech giapponese erano molto più semplici da usare rispetto alla generazione precedente di VCR. All’epoca, comunque, i dispositivi erano ancora distinti: una macchina serviva per registrare (la VO1700) e una per riprodurre (la VP1100). Andarono a sostituire gli ormai obsoleti modelli Anni 60, come il Telcan della Nottingham Electronic Valve Company. Nel 1965 Ampex e Rca introdussero il primo modello sotto i mille dollari. Una frontiera ben lontana da quel 1956 in cui era arrivato sul mercato l’Ampex VRX1000 in bianco e nero all’esorbitante prezzo di 50mila dollari, che ne faceva un prodotto esclusivo per l’utenza professionale. PROIEZIONI RUDIMENTALI I proiettori di diapositive e filmati in pellicole, in formato 16 o 35 millimetri (i primi apparecchi in serie, anche se molto costosi, circolavano già a partire dagli Anni 50) erano ancora macchinosi e un po’ ingombranti, ma permettevano già – e in un certo senso imponevano agli operatori di “riflettere” bene prima di poterli adoperare – di raccontare la storia di un’azienda o di un prodotto, riassumere contenuti o spiegare una nuova frontiera della medicina a un pubblico di specialisti.

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1975: il settore si accorge di sé gli Anni 70

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Che quella congressuale diventerà una vera e propria industria non è ancora così chiaro, ma nei primi anni Settanta gli operatori del settore cominciano a prendere coscienza del valore del comparto. E per la prima volta iniziano a fare networking

Nel 1975 nasce la prima associazione del settore, Italcongressi. Il suo primo presidente sarà l’allora segretario generale del centro congressi di Firenze, l’avvocato Lamberto Ariani (nella foto con Maria Grazia Riontino)

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a storia dell’associazionismo italiano di settore inizia nel 1975 con la nascita di Italcongressi. Due le date da ricordare: il 12 luglio e il 3 ottobre. A luglio s’incontrarono a Firenze i componenti del Comitato di coordinamento, che decisero di costituire l’associazione. Erano nomi importanti, come il segretario generale del centro congressi di Firenze Lamberto Ariani, il direttore del centro congressi di Riva del Garda Giuseppe Degara, il direttore dell’Auditorium della Tecnica di Roma Roberto Leo, Maria Grazia Riontino di Mgr, Aurelio Trapani dell’Enit e l’allora editore di Meeting e Congressi Mario Mancini. A ottobre, a Roma, si tenne invece la riunione formalmente costitutiva di Italcongressi, il cui primo presidente fu l’avvocato Lamberto Ariani. La decisione di dar vita a un’associazione di imprese attive nel comparto congressuale (il termine Mice era di là da venire) era legata alla volontà di sfruttare le potenzialità di questo segmento per risanare il turismo italiano, che già allora era in crisi e già allora vedeva nei convegni la carta vincente. Italcongressi si sciolse ufficialmente a Firenze il 28 febbraio 2011.

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ARRIVA ANCHE AIMP La seconda tappa dell’evoluzione dell’associazionismo Mice porta la data del 1977: nasce a Milano l’associazione italiana meeting planner (Aimp), rivolta – è la novità – non alle imprese bensĂŹ ai professionisti, e in tal senso perfetto contraltare di Italcongressi. Aimp nacque come associazione aperta sia ai liberi professionisti (quelli che oggi si chiamano free lance) sia ai titolari/dipendenti di agenzie, sia ai corporate meeting planner, figura che in Italia inizia a essere nota su vasta scala proprio grazie al suo inserimento nell’acronimo di Aimp. L’associazione raggruppava anche i collaboratori e i dipendenti di studi di consulenza, enti e strutture congressuali e alberghiere. Suo scopo prioritario era quello di costituire un punto di incontro e di scambio culturale per tutti coloro che, sotto diversi aspetti, operavano nell'ambito congressuale. Il primo presidente fu Marco Ferronato (nella foto), seguito, negli anni, da vari personaggi di rilievo (ricordiamo Gastone Flandoli e Franco Caraffa), sino alla lunga presidenza di Carlo Gaeta (2000-2009), che coincise col passaggio dell’associazione sotto il “cappelloâ€? dell’Unione del turismo, del commercio e dei servizi della Provincia di Milano.

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Così nacque Meeting e Congressi Registrata al Tribunale di Milano il 27 aprile 1973, la prima rivista del nostro settore prende fisicamente vita nell’ultimo trimestre dell’anno, esattamente 40 anni fa. Da allora accompagnerà la meeting industry passo dopo passo, evolvendo con essa orre l’anno 1973. Felice Gimondi viene incoronato campione del mondo di ciclismo su strada, nascono le prime Tv private e il 3 aprile viene effettuata la prima telefonata da un cellulare portatile. Lo stesso mese, la testata Meeting e Congressi – pubblicazione trimestrale per il turismo congressuale – viene registrata al Tribunale di Milano. Il primo numero esce a ottobre, con 54 pagine e un articolo di apertura dal titolo: “Perché e come si organizza un congresso”. È un’intervista al direttore dell’Istituto Dirigenti Italiani, l’ingegner Flandoli, firmata dal direttore responsabile di allora (nonché editore e fondatore della Ediman) Mario Mancini. Le prime righe sono una doverosa introduzione al neonato progetto editoriale: «Questa rivista – si legge – si propone di collaborare alla piena soddisfazione di quelle istanze sociali che sono la premessa dell’attività congressuale. Abbiamo preso a soggetto i manager, i dirigenti di aziende, ma il discorso vale anche per gli studiosi, gli scienziati, i pubblici amministratori e così via». Si comincia.

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SPAZIO ALL’ATTUALITÀ Quale albergo ha inaugurato una nuova sala meeting? All’estero, quali grandi eventi sono stati organizzati? Chi ha fatto cosa? E perché? Anche in un settore ancora in via di definizione come quello congressuale si sente ben presto l’esigenza di essere costantemente aggiornati sulle novità. Ecco allora che nel 1974, un anno appena dopo la sua fondazione, Meeting e Congressi inaugura una nuova sezione di notizie brevi dedicate all’attualità. Nascono le news: notizie “mordi e fuggi” che offrono una panoramica di tutto quello che può essere d’interesse a chi, di professione, organizza congressi. Via libera ai più svariati argomenti, dalle nuove aperture di alberghi congressuali alle loro ristrutturazioni fino a mini-case history di grandi eventi internazionali. In un mondo lontano dalla digitalizzazione si trovano tra le news tutte quelle curiosità di cui, altrimenti, non si sarebbe mai venuti a conoscenza. Poche righe divenivano così all’epoca un utile strumento di aggiornamento.

MSC: L’ANTENATO DELLA Una copertina con un sole disegnato, bianco e giallo e una scritta: “Msc, manuale delle sedi congressuali in Italia 1976”. La Guida di Meeting e Congressi era nata. Dal punto di vista grafico il manuale seguiva le stesse regole della rivista: pubblicità e copertina a colori, il resto in bianco e nero. Contava più di duecento pagine, divise per sezioni. Ogni regione era introdotta da un testo pubblicato in italiano con traduzione inglese a fianco. Il manuale era introdotto da una presentazione che così recitava: “È il primo organico censimento, frutto di accurate ricerche e classificazioni, del mondo congressuale italiano nelle sue diverse ramificazioni; un punto di orientamento quindi per tutti gli operatori del settore,

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IL PRIMO SPECIALE È DEDICATO AI CONGRESSI MEDICI Il numero 3 del 1974 riporta in copertina lo strillo: “All’interno, Medicina a Congresso”. Si riferisce al primo speciale in assoluto di Meeting e Congressi, proprio dedicato ai congressi medici, all’industria farmaceutica e alla ricerca scientifica. “Una prima rassegna che propone agli organizzatori di congressi e in genere a tutti gli operatori dell’ampio settore oltre che agli scienziati una serie di elementi comparativi che riteniamo molto utili, insieme a prospettive tecniche nuove”, si legge nell’introduzione. Uno degli articoli è dedicato a un grande congresso di casa nostra: il Congresso mondiale sul cancro che sarebbe stato ospitato a Firenze dal 20 al 26 ottobre di quell’anno. Si legge: “Vi parteciperanno 2.100 scienziati di cinque Continenti. Tra gli intervistati c’è anche Umberto Veronesi, che fa una bella e sincera “pubblicità” al congressuale, dichiarando: «Per il progresso delle GUIDA MC scienze mediche è fondamentale la possibilità di comunicazione».

uno strumento che agevola il loro lavoro di organizzazione e di scelta”. Il segreto della longevità sta nel non deludere le attese.

NON SOLO MEETING. ARRIVA L’INCENTIVE TRAVEL Corre l’anno 1977 e Meeting e Congressi apre a quella che era destinata a divenire una realtà sempre più prospera. La rivista inizia a occuparsi, oltre che di congressi, di incentive travel. Se ne parla nel numero due di quell’anno, affrontando un tema che all’epoca doveva suonare come modernissimo: il ruolo specifico dei viaggi aziendali all’interno della “strategia di marketing”. Proprio all’argomento è dedicato il primo approfondimento realizzato da Meeting e Congressi e pubblicato proprio in quel numero. Anche l’approccio dell’articolo è molto moderno: dieci domande sull’argomento rivolte agli esperti di importanti aziende dell’epoca (e di oggi) come Club Mediterranée, La Rinascente, Kraft, Alemagna, Philips, Mac Donald. Meeting e Congressi darà sempre più spazio all’incentive travel


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nel corso degli Anni 70. Da metà 1978, la rivista viene addirittura organizzata in parti specifiche con “occhielli” dedicati ai “Meeting aziendali”, alla “Tecnica congressuale” e, per l’appunto, all’“Incentive travel”. QUANDO IL GRAFICO USAVA IL RIGHELLO Per la verità aveva sì l’aspetto di un righello, ma guai a chiamarlo così davanti ai grafici. Il nome proprio dello strumento che fino all’avvento del computer fu l’indiscusso compagno di lavoro di chi impaginava le riviste era infatti “tipometro”, e veniva utilizzato per calcolare la “giustezza” (larghezza) delle colonne. I grafici dovevano essere abili a far di conto: con la carta al posto del computer la massima precisione era d’obbligo e le pagine venivano composte manualmente con le fotografie originali e i testi che i giornalisti scrivevano con la macchina per scrivere. Naturalmente, anche gli articoli di Meeting e Congressi venivano realizzati negli Anni 70 secondo questa procedura. Tutto era in bianco e nero, comprese le (pochissime) fotografie. Solo alcune pagine pubblicitarie erano a colore, e le copertine. Le prime riproducevano una fotografia, mentre scarnissima era la titolazione. Poi si passò a copertine senza foto, con colori carichi e contrastanti, nel perfetto stile di quegli anni, con molto più testo. Nel 1977 in copertina apparì per la prima volta un “sottotitolo” al nome della testata. “Rivista specializzata in tecniche congressuali, incentive e turismo d’affari” recitava. UN POSTER PER L’UFFICIO Nelle camerette degli adolescenti italiani non sono ancora arrivati i poster delle popstar, ma Meeting e Congressi, anticipando i tempi, già negli Anni 70 regala ai suoi lettori un ambìto gadget: un poster in formato A3 che spiega “Come si pianifica un meeting”. Si tratta di un’operazione commerciale, il poster è infatti “offerto” da una compagnia alberghiera internazionale. Non per questo, risulta meno utile per i planner. Il poster è organizzato in un grafico con tantissime caselle, che hanno la funzione di “promemoria” per tutti i passaggi “necessari” all’organizzazione di un congresso. Quando, per fare un esempio, mancavano venti giorni all’evento, si poteva consultare le apposite caselline e con un semplice incrocio di dati “controllare” quali erano le azioni consigliate. Chissà quanti organizzatori hanno appeso questo poster su qualche parete del proprio ufficio... Tanti, ci piace pensare. In fondo, Excel era di là da venire. Quando i gadget-regalo erano utili... “Come si pianifica un meeting” è un grafico plastificato pensato per planner e Pco: tantissime caselle con la funzione di “promemoria” per tutti i passaggi necessari all’organizzazione di un congresso

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1976: sulla scia di Fred Astaire gli inglesi inventano il networking. Meeting e Congressi “fotografa” il momento e lo racconta ai suoi lettori

UN PROTAGONISTA DELLA NINO VERMICELLI Negli Anni 70 tutto era ancora sul nascere. Nino Vermicelli, un giovane giornalista romano proveniente dalla cronaca mondana di quotidiani della capitale, cedeva al fascino della nuova casa editrice Ediman, che gli proponeva qualcosa al di là della routine di un cronista. Una nuova sfida che Vermicelli raccolse per divenire in seguito una delle personalità di spicco dell’allora nascente comparto congressuale. Per buona parte di quegli Anni 70 non si risparmiò in contatti con le associazioni di albergatori di tutta Italia per portare avanti un nuovo modo di intendere l’ospitalità. Ricorda Vermicelli: «L’albergo non era più soltanto un luogo di evasione e vacanza, e occorreva quindi che si attrezzasse per il turismo d’affari e per l’organizzazione di

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LA TECNOLOGIA: ISTRUZIONI PER L’USO Negli Anni 70 la tecnologia legata ai congressi si fa strada, anche se oggi, ripensando alla strumentazione dell’epoca, ci potrebbe venire quasi da sorridere. Abbastanza normale che all’epoca, come sempre accade, le novità siano state qualche perplessità. Ecco allora che Meeting e Congressi decide a un certo punto di dedicare alcune pagine proprio alla tecnologia, non solo interessandosi alla strumentazione congressuale più moderna, ma preoccupandosi di trasferire un know how “tecnologico” ai suoi lettori. Lo fa nella maniera più diretta, rispondendo alle lettere che arrivano in redazione e che esprimono questo o quel dubbio in materia. Come fece nel 1978 il signor Franco Ferrari di Milano che scrisse a Meeting e Congressi chiedendo come fare a produrre diapositive in colore a basso costo. Ben tre pagine vengono dedicate all’argomento, con tanto di fotografie (rigorosamente in bianco e nero) degli “apparecchi” più moderni. Sicuramente saranno state d’aiuto non solo al signor Ferrari. VERSO GLI ANNI 80 Sono diverse le novità che segnano per Meeting e Congressi la seconda metà degli Anni 70. Nel 1976 da trimestrale diventa bimestrale, nemmeno tre anni dopo la sua apertura. Un ottimo risultato, anche a giudicare dal fatto che non solo crescono i numeri, ma anche le pagine di ogni uscita. PRIMA ORA: Aumenta lo spazio a disposizione e si moltiplicano dunque gli articoli. Già il primo numero bimestrale è infatti meeting e congressi. Dopo anni molto ricco di argomenti. Con più di impegno, finalmente gli alberuscite a disposizione la redazione si gatori percepirono il messaggio scatena anche in articoli apparentee iniziarono a trasformare quelle mente “più leggeri” ma non per queche erano state semplici e sposto meno interessanti. Si parla di glie sale d’aspetto, o aree comuni tutto, i toni si fanno meno solenni e poco utilizzate, in meeting room si fa attenzione a mode e tendenze. opportunamente allestite». Come in un articolo di quegli anni, dedicato alle cene danzanti come idee di post congress. Si “incolpa” per il ritorno di fiamma una moda proveniente direttamente da Londra che, ripescando dal passato le evoluzioni di Fred Astaire, piace ai clienti “perché hanno la possibilità di intrattenersi, secondo moduli nuovi, informali, con amici e collaboratori”. Era nato il networking e Meeting e Congressi era lì a testimoniarlo.


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Cosa resterà di quegli Anni 80 la società

Scanzonati, colorati, incoscienti... gli Ottanta ebbero in un certo senso il compito di far dimenticare le difficoltà del decennio precedente. Non furono soltanto rose e fiori, ma di certo segnarono un’epoca di fiducia nel futuro e grande spensieratezza nni Ottanta: nasce Internet (non come la conosciamo oggi) e al cinema arrivano gli effetti speciali, cade il muro di Berlino, esplode Chernobyl – portando con sé spaventose conseguenze e un referendum sul quale, in Italia, ancora oggi dibattiamo –, il mondo assiste in diretta al disastro dello Shuttle Columbia, l’Italia vince il Mondiale di calcio, nasce il cinepanettone sulle ceneri degli Anni di piombo, le notti iniziano con l’happy hour, irrompe sulla scena la trasgressiva Madonna e gli yuppie griffati dalla camicia al calzino danno la scalata alle stanze dei bottoni. I difficili Settanta dei cineforum “segue dibattito”, dell’impegno e dell’autocritica, del “piombo” delle Brigate Rosse e delle grandi manifestazioni di piazza sono di colpo lontanissimi. Il nostro presente nasce così, nel decennio di passaggio all’era digitale e di revanscismo più inconsapevole che premeditato. Questo, di per sé, merita già una riflessione. Sì, perché quel periodo che ha visto mutare vorticosamente scenari ed equilibri geopolitici internazionali nonostante ciò è citato più per eccessi e super-

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ficialità che per elevate virtù. Insomma, nel ricordo collettivo sono anni leggeri sotto tutti i punti di vista. Si affermano come un rigurgito di periodi cupi fortemente politicizzati con stili di vita improntati al consumismo, all’esteriorità e allo svago. È il decennio della tecnologia, dell’esagerazione e del narcisismo. GLI ANNI DEL THATCHERISMO Bizzarra dicotomia, quella del decennio “otto”. Mutano gli scacchieri internazionali in un caleidoscopio senza precedenti di fatti di cronaca, ma il pensiero collettivo tende, almeno apparentemente, alla spensieratezza. Impossibile non porre in relazione cronaca e storia per tracciare le evoluzioni che hanno toccato il costume e la società. Nel 1980 gli Stati Uniti impongono l’embargo totale nei confronti dell’Iran islamico, Ronald Reagan vince le elezioni presidenziali e muore Tito, leader jugoslavo in carica dal 1953. Il 13 maggio 1981 Papa Giovanni Paolo II viene gravemente ferito da Alì Agca in piazza San Pietro e quell’anno Israele conquista le alture siriane del Golan. In Italia scoppia lo scandalo della loggia massonica segreta P2 di Licio Gelli, che pone fine al governo Forlani. Nel 1982 muore il leader dell’Unione Sovietica Leonid Breznev mentre Israele invade il Libano e il leader palestinese dell’Olp Arafat è costretto a fuggire a Tunisi. La guerra delle Malvinas, rivendicate alla Gran Bretagna, apre la strada alla democrazia in Argentina. Nel 1983 la tory Margaret Thatcher, sulla scia della vittoria della Falkland viene rieletta Primo ministro del Regno Unito mentre Bettino Craxi è presidente del Consiglio in Italia. L’anno successivo viene rieletto Reagan alla Casa Bianca e a Padova, stroncato da ictus durante un comizio, muore il segretario del Pci Enrico Berlinguer. In India viene ucciso il Primo ministro Indira Gandhi.

Sotto, la centrale nucleare di Chernobyl come appare oggi, dopo la catastrofe ambientale del 26 aprile 1986, quando nel corso di una simulazione di guasto al sistema di raffreddamento, il nocciolo del reattore nucleare si surriscaldò ed esplose

DALLA PERESTROJKA AL CROLLO DEL MURO DI BERLINO Nel 1985 scompare il presidente Sandro Pertini ed è l’anno di Michail Gorbaciov, eletto segretario generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica. Si incontrerà a Ginevra con Ronald Reagan per la riduzione degli armamenti. L’anno dopo, mentre il leader sovietico avvia la perestrojka, il 26 aprile esplode un reattore nucleare a Chernobyl e la terribile nube radioattiva copre l’Europa. L’Irangate scuote la presidenza Reagan e la tensione tra Usa e Libia porta a uno scontro aereo nel Golfo della Sirte, a seguito del quale gli americani bombardano Tripoli. Arriva il 1987 e la Lady di ferro Margaret Thatcher viene eletta per la terza volta primo ministro mentre Reagan e Gorbaciov, sempre a Ginevra, siglano lo storico trattato sulla distruzione dei missili balistici Icbm e cruise e la riduzione delle armi nucleari. È il tempo della glasnost, che l’anno dopo porta anche al ritiro, dopo otto anni di conflitto, dall’Afghanistan. Il 41esimo presidente Usa è George Bush e in Italia muore Giorgio Almirante. Nel 1989 si svolgono i fatti di sangue di Tienanmen, a Pechino, e crolla il Muro di Berlino. È l’inizio di una nuova era, segnata dalla progressiva (e rapida) dissoluzione dell’impero sovietico.

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YUPPIE, PROFESSIONISTI DELLA SCALATA AL SUCCESSO Young Urban Professional, ovvero, yuppie. Così si definirono – culla del neologismo fu Manhattan, il cuore finanziario della Grande Mela – i giovani businessmen rampanti degli Anni 80, in massima parte desiderosi di lavorare in borsa e tutti di fare rapidamente soldi a palate. A New York, maniacalmente fissati con il look, gli abiti firmati – in particolare quelli di stilisti italiani come Armani, Versace e Valentino – e le macchine sportive, frequentavano locali come lo Studio 54 e le feste più esclusive. Sulla falsariga del modello americano, lo yuppie di casa nostra – portato al cinema da Carlo Vanzina – emula prendendo a esempio Gianni Agnelli e il suo orologio portato sul polsino, esibendo uno stile di vita consumistico e cinico. In Italia come all’estero, anche la cocaina gioca spesso un ruolo chiave in questa forzata visione di divertimento costoso e senza limiti. PANINARI, TROPPO (POCO) GIUSTI! Dal bar “Al Panino”, di via Agnello, al Burghy di piazza San Babila, sempre a Milano, la strada è breve. E lastricata di accessori cult come il piumino Moncler (dal cui logo, probabilmente, deriva anche la definizione di “gallo” come sinonimo di paninaro stesso), le Timberland o gli stivali Durango, le borse Naj-Oleari, le cinture El Charro, le moto Zündapp 125 “taroccate” con l’adesivo 175 (così potevano andare in autostrada), i jeans Americanino, gli occhiali Ray Ban, le felpe Best Company, le calze Burlington. Il tutto con alcune varianti, quando il fenomeno uscì dalla cinta muraria del capoluogo meneghino per tentare – senza però riuscirvi – di diffondersi in tutta Italia. Adolescenti consumisti (naturalmente con i soldi di papà), etichettati, uniti da uno slang demenziale, superficiali ed edonisti diedero spunto al comico Enzo Braschi per una divertente parodia nel programma televisivo Drive In. Nati senza una stretta connotazione politica, alcuni si identificarono successivamente con un’ideologia di destra. La specie si è estinta senza lasciare eredi. DA ARPANET A INTERNET Dopo un decennio di sviluppo di Arpanet, nata nel 1969 e finanziata dalla Defence Advanced Research Projects Agency, la Darpa, agenzia dipendente dal Department of Defense degli Stati Uniti – e quindi con un’impronta sostanzialmente militare – tutto era pronto per il grande balzo verso Internet. Talmente pronto che la sperimentazione precorse addirittura i tempi, facendosi ricordare come un virus ante litteram. Il 27 ottobre 1980, infatti, un errore nell’header di un messaggio durante un test di propagazione delle email bloccò completamente Arpanet ma dalle sue ceneri spiccò il volo l’Internet che conosciamo. Dopo Norvegia e Inghilterra, l’Italia fu il terzo Paese europeo a connettersi alla rete: era il 30 aprile 1986. La connessione ebbe luogo nell’Università di Pisa, che ospitava uno dei gruppi di ricerca più avanzati del Vecchio Continente e alcuni suoi membri avevano lavorato con Robert Kahn e Vinton Cerf, considerati i padri di Internet. Alla fine degli anni Ottanta i computer in rete erano più o meno centomila. IL CELLULARE DILAGA La persona che – nel bene e nel male – ci ha cambiato la vita si chiama Martin Cooper, direttore della sezione Ricerca e sviluppo della Motorola (l’uomo che, come abbiamo già visto, fece la prima chiamata da un telefono cellulare il 3 aprile 1973). Ma dovettero trascorrere dieci anni prima che l’azienda statunitense mettesse in commercio il primo modello, dall’esorbitante costo di quattromila dollari. Da quel momento in poi, fu la pandemia. In Italia il boom avvenne negli anni Novanta e, secondo le statistiche mondiali, nel 2007 il cin-

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quanta per cento della popolazione mondiale disponeva di un cellulare ma nell’arco di soli due anni la cifra era già cresciuta al 61. Sempre nel 2009, l’Autorità per le telecomunicazioni Agcom stabilì che i minuti di conversazione al cellulare avevano superato quelli da telefono fisso. Nel corso degli anni i “mobile” si sono evoluti nella forma e, soprattutto, nella tecnologia, passando dai primordiali sistemi analogici a sempre più raffinati standard digitali che, dalla sola comunicazione vocale oggi consentono di condividere foto, filmati, messaggi, navigare in rete, spedire email, fare videotelefonate e guardare la tivù. Ma il signor Cooper avrebbe mai immaginato che razza di “guaio” sarebbe finita l’umanità?

«Potevamo stupirvi con effetti speciali e colori ultravioletti, ma noi siamo scienza non fantascienza»... Qualcuno ricorderà che si esprimeva così il celebre spot di un televisore tedesco. Colori ed effetti speciali sono, infatti, due elementi distintivi di quegli anni, segnati dai coloratissimi Swatch e dalla fantascienza di Hollywood

IL CUBO DI RUBIK Nove quadratini dello stesso colore per ciascuna delle sei facce, ovvero 54 parti. Scopo del gioco è uniformare ciascun lato: è il Cubo di Rubik, tormentone per amanti dei rompicapo degli anni Ottanta. Il cubo, nella versione 3x3x3 (ne sono stati commercializzati sia di più grandi, per esempio il 4x4x4 detto Rubik’s Revenge, ma nel frattempo siamo a versioni a doppia cifra, sia di più piccoli come il Pocket 2x2x2), può assumere ben 43.252.003.274.489.856.000 (parliamo quindi di trilioni) di combinazioni possibili, e di queste solo una è quella corretta. L’invenzione di questo twisty puzzle si deve a Erno Rubik, un professore di architettura ungherese, che lo realizzò nel 1974 ma fu solo nel 1980 che la Ideal Toys lo diffuse il “Magic Cube” su larga scala vincendo nello stesso anno il premio Spiel des Jahres in Germania. Popolarissimo e imitatissimo, si ritiene sia il giocattolo più venduto della storia con i suoi oltre trecento milioni di pezzi. SWATCH, PRECISIONE ECONOMICA Mentre l’industria degli orologi svizzera è nel pieno della peggiore crisi mai sperimentata sino a quel momento, Swatch – un sottile segnatempo in plastica dotato di soli 51 componenti (al posto degli abituali 91 o più) in grado di unire qualità superiore e resistenza all’acqua a un prezzo accessibile – scandisce la ripresa del settore. Lo Swatch, contrazione di “second” e “watch”, inteso come “secondo orologio” per distinguersi da quelli classici grazie alla sua veste casual, colorata, spigliata ed economica, introduce ben presto un nuovo stile di vita affermandosi tra gli orologi da polso più apprezzati al mondo. L’esordio, con una collezione di 12 modelli, avviene il primo marzo 1983. Il prezzo varia tra i 39,90 e 49,90 franchi svizzeri (intorno a 50mila lire in Italia). Gli Swatch Store in tutto il mondo vendono milioni di pezzi e negli anni Ottanta se ne portano due o più, si usano per fermare i capelli a coda di cavallo e si attaccano ai vestiti (i grandi Pop). Nel tempo disegnano per il brand artisti famosi come Keith Haring, Jean-Michel Folon, Sam Francis e molti altri e nascono modelli tecnologici, con corpo in metallo (Irony), subacquei (Scuba), sottilissimi (Skin) e addirittura connessi a internet. HOLLYWOOD, CHE EFFETTI! Gli effetti speciali entrano prepotentemente sul grande schermo e tracciano la via che li porterà poi a dominare dagli anni Novanta in poi. I film d’azione con Arnold Schwarzenegger (Conan il Barbaro, 1982) e Sylvester Stallone (Rambo, 1982) fanno storia e diventano subito cult generazionale e no al pari di Batman, per la regia di Tim Burton (oltre cento milioni di dollari al botteghino nei primi dieci giorni e tre sequel negli anni Novanta), e di capolavori di guerra come Nato il Quattro luglio e Platoon, firmati Oliver Stone, e Full Metal Jacket di Stanley Kubrick. Le nuove tecnologie computerizzate portano linfa ai film di fantascienza e avventura e si assiste alla realizzazione di alcuni blockbuster. Solo per citarne alcuni, E.T. l’extraterrestre, record di incassi del decennio, Guerre stellari (L’Impero colpisce

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la società ancora e Il ritorno dello Jedi), Terminator, La cosa, La mosca, Predators, Aliens Scontro finale, Ritorno al futuro, Ghostbusters, I predatori dell’arca perduta (e i suoi sequel), Ladyhawke, La storia infinita, Highlander, Chi ha incastrato Roger Rabbit, Poltergeist... Nella Hall of Fame degli anni Ottanta anche Shining, con un impareggiabile e indimenticabile Jack Nicholson, e tre commedie esilaranti come The Blues Brothers, forte anche di una colonna sonora a dir poco strepitosa e un cast stellare, L’aereo più pazzo del mondo e Una poltrona per due.

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IO NE HO VISTE COSE…

«Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione. E ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È tempo di morire». Un monologo tra i più famosi e citati a livello mondiale. A pronunciarlo non è un umano bensì Roy Batty, modello da combattimento Nexus 6, al secolo Rutger Hauer, ed è rivolto al cacciatore di replicanti Rick Deckard (Harrison Ford). Con Blade Runner, il suo capolavoro senza tempo (senza nulla togliere ai lungometraggi successivi) Ridley Scott marchia così gli Anni Ottanta fin dall’inizio – era il 1982 –, portando nel

A ME GLI OCCHI: WAYFARER, AVIATOR O SHOOTER? Gli anni Ottanta li abbiamo visti attraverso i Ray Ban, al tempo dotati di lenti Bausch & Lomb (oggi sono Luxottica) e – allora come oggi – i modelli di culto erano i Wayfarer di Dan Aykroyd e John Belushi nei Blues Brothers (1980) e di Don Johnson in Miami Vice (1984), gli Aviator di Tom Cruise “Maverick” e i Caravan in Top Gun (1986), gli Shooter, evoluzione del modello a goccia con il cerchiolino. Senza dimenticare gli Outdoorsman di Sylvester Stallone in Cobra. Il successo di questi film portò a un aumento vertiginoso delle vendite e nonostante tutti questi occhiali da sole fossero già stati immessi sul mercato nei decenni precedenti, furono proprio gli Anni Ottanta a decretarne il successo su vasta scala. Sempre in quel decennio arrivano le prime mascherine della serie Wings. Per dovere di cronaca, il prototipo realizzato nel 1937 e chiamato “Ray Ban Anti-glare” (ovvero che bandisce i raggi e anti-abbaglio) era stato ideato per salvaguardare la vista dei piloti.

L’EDONISMO REAGANIANO DI QUELLI DELLA NOTTE In due parole c’è tutto. Tanto la vacuità del momento quanto il decennio segnato dalle performance dall’attore Ronald Reagan nella magistrale interpretazione di presidente, con doppio mandato, degli Stati Uniti (1981-1989). Il conio di questo tormentone si deve a Roberto D’Agostino, “lookologo” della trasmissione Quelli della notte di Renzo Arbore e Ugo Porcelli, 33 esilaranti puntate con figure indimenticabili come Nino Frassica, Maurizio Ferrini, Andy Luotto, Marisa Laurito, Giorgio Bracardi e molti altri andate in onda dal lunedì al venerdì dall’aprile al giugno 1985. La gag buca rapidamente il piccolo schermo e l’edonismo reaganiano diventa nel giro di poco un modo di dire molto popolare. Battezzato addirittura dal filosofo Gianni Vattimo, che titola così un suo editoriale su La Stampa. La fantasia di D’Agostino, che al momento sembrava un divertente nonsense, diviene concretissima realtà il 26 gennaio 1994.

quotidiano, accompagnato dalla colonna sonora di Vangelis, l’era dei computer, antropomorfi e no. Ispirato liberamente al romanzo “Do Androids Dream of Electric Sheep?” di Philip K. Dick, con le sue atmosfere cyberdark questo film è stato scelto nel 1993 per essere conservato nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso statunitense mentre l’American Film Institute lo ha inserito nella Afi’s 100 Years... 100 Movies. Del film esistono oggi almeno sette versioni.

Ridley Scott (South Shields, 30 novembre 1937) uno dei più celebri registi e produttori cinematografici del mondo, consacrato alla fantascienza da film come Alien e Blade Runner, ma con all’attivo tre nomination all’Oscar come miglior regista per film di tutt’altro genere (Thelma e Louise; Il Gladiatore e Black Hawk Down)

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LA MANO DE DIOS E… Nel torrido pomeriggio del 22 giugno 1986 Diego Armando Maradona epifanizzò a Città del Messico “la mano de Dios”. Siamo ai quarti di finale del Campionato del mondo di calcio e allo stadio Azteca si gioca un’Argentina-Inghilterra ferma, all’inizio della ripresa, sullo zero a zero. Tutto accade in un batter di ciglia: l’inglese Hodge alza un pallone in area di rigore, il portiere Shilton esce ma arriva Maradona. Il suo pugno sinistro spinge la sfera alle spalle dell’estremo difensore britannico e in fondo alla rete. «Un poco con la cabeza de Maradona y otro poco con la mano de Dios», spiegò El Pibe de Oro nel post-partita, commentando quello che divenne “el gol del siglo”. Finì così che l’Argentina vinse il titolo battendo in semifinale il Belgio – doppietta di Maradona senza aiuto divino – e la Germania. Tra genio e sregolatezza, al Numero 10 che giocò nel Napoli dal 1984 al 1991 la città partenopea dedicò un altarino con un capello-reliquia e un convegno intitolato Te Diegum mentre a Rosario, in Argentina, è stata fondata la Iglesia Maradoniana,. Come conduttore del programma televisivo La Noche del 10 intervistò molti personaggi famosi, tra i quali Mike Tyson.

El pibe de oro, uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi, l’argentino Diego Armando Maradona, regista del Napoli dall’84 al ’91

… IL PUGNO DEL DIAVOLO Mike Tyson – o secondo il nome islamico Malik Abdul Aziz – è stato definito dall’emittente televisiva americana Espn, il peggior sportivo degli ultimi 25 anni. Ma questo è solamente il lato oscuro della medaglia di questo straordinario pugile americano perennemente in bilico tra talento e cieco furore ma capace, durante la sua ventennale attività da professionista, di disputare 58 incontri con il record di cinquanta vittorie (44 per ko), sei sconfitte e due no-contest. Il debutto di Iron Mike avvenne il 6 marzo 1985 e a farne le spese, in 107 secondi, è Hector Mercedes. Quell’anno il 19enne di Brooklyn salì sul ring 15 volte scendendone sempre vincitore; 11 volte lo fece senza nemmeno lasciar suonare il gong che sigla il termine della prima ripresa. Sport Illustrated, prestigiosissima rivista sportiva statunitense, gli rende onore con la copertina mentre nel 1986 e nel 1988 Ring Magazine lo elegge Fighter of the year. Impressionante il suo palmares, che lo vede cingersi della cintura dei massimi Wbc e Ibf dal 1986 al ‘90, Wba dal ’87 al ’90, Wbc e Wba nel 1996. Ma il declino segnato da condanne per stupro, carcere e scatti d’ira era già iniziato nel 1991. L’ultimo incontro lo vede opposto nel 2005 a Kevin McBride. Si ritirerà alla sesta ripresa, dichiarando in poi in conferenza stampa «di non voler discreditare con prestazioni deludenti questo sport a cui deve tanto». ECCESSI DI MODA Spalle imbottite, top succinti, cotonature e gel sui capelli, tinte fluo. Sono gli anni delle giacche esagerate e dei jeans a vita alta con il maglione o la felpa infilati dentro, dei fuseaux (che oggi definiamo leggings e sono tornati di moda ma, eccezion fatta se si è una top model, rimane l’embargo) e dei colori accesi, che dall’abbigliamento e dagli accessori, spesso in plastica, non esitavano a passare al makeup e alla chioma. Maglie e T-shirt sono anch’esse vistose: sovradimensionate, spesso con le maniche a pipistrello, talora molto corte oppure aderenti se nel look sportivo. Impossibile dimenticare (e corre obbligatoriamente il sopraccitato richiamo al buon gusto) le inguardabili maglie a rete. Capospalla cult è il bomber – d’ordinanza quello verde con l’interno arancione –, trainato anche da indimenticabili blockbuster, mentre ai piedi sneaker e stivali da cowboy vanno per la maggiore. La bigiotteria è in linea, esageratamente grande e colorata. La moda degli Eighties occhieggia oggi da molte vetrine dedicate ai teenager.

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GENERAZIONE DELL’EFFIMERO Soldi, carriera, look, aerobica. Roberto D’Agostino scrive nel libro Look Parade realizzato con Lucia Castagna (Sperling & Kupfer, 1985): «Oggi, in piena civiltà dell’immagine, si imposto un nuovo concetto, un nuovo effetto speciale, quello dell’apparire. Ognuno cerca di esibire quel mosaico di informazioni visive chiamato look. Attraverso un look l’uomo può evadere dall’universo ripetitivo della quotidianità dove ognuno assomiglia a chiunque altro, per scacciare l’ossessione più insopportabile di questi anni Ottanta: essere perdenti, non riscuotere il successo sociale, cadere nel cono d’ombra del banale quotidiano». Così, nel disperato narcisismo di una generazione orfana di valori, l’esteriorità diventa l’obiettivo assoluto tra palestre, diete, chirurgia e trattamenti estetici e l’uniformarsi alla bellezza stereotipata lo scudo protettivo, uno status symbol consumistico ed effimero che trova nell’era repubblicana di Reagan l’imprimatur internazionale. EVVIVA È FINITA! CAMPIONI DEL MONDO! «Palla al centro per Muller, ferma Scirea, Bergomi, Gentile, evviva è finita! Campioni del mondo, Campioni del mondo, Campioni del mondo!». Il telecronista Nando Martellini lo dice proprio tre volte, sottolineando così a quante ammontano, con quel successo, le vittorie iridate azzurre. La squadra del cittì Enzo Bearzot si compone del capitano Dino Zoff, Fulvio Collovati, Gaetano Scirea, Claudio Gentile, Antonio Cabrini, Gabriele Oriali, Giuseppe Bergomi, Marco Tardelli, Bruno Conti, Francesco Graziani, Paolo Rossi, Franco Causio, Alessandro Altobelli. L’11 luglio 1982 va in scena la finale fra Germania Ovest e Italia, che si conclude con l’indimenticabile 3 a 1. Il Campionato mondiale di calcio del 1982, in Spagna, evoca sempre immagini toccanti: il presidente Sandro Pertini che fa il tifo e che gioca poi a scopone scientifico in coppia con Zoff contro Causio e Bearzot durante il viaggio di ritorno in Italia con la Coppa in primo piano, il capitano Zoff che prende i trofeo dalle mani di re Juan Carlos, l’urlo di Tardelli dopo aver segnato il gol del raddoppio. Miglior marcatore del torneo Fifa è Paolo Rossi, con sei gol.

Era il 1982 quando Jane Fonda, figlia del leggendario attore Henry Fonda, dopo una promettente carriera cinematografica decide di dedicarsi sempre più al fitness, realizzando video di ginnastica aerobica. In America, e poco a poco anche in Italia, ci fu un boom di vendite di videoregistratori: la “rivoluzione aerobica”della Fonda conquistò un folto pubblico femminile

ITALIANI, POPOLO DI NAVIGATORI. MA DAVANTI ALLA TIVÙ Più che di navigatori, di velisti. L’avreste mai immaginato? Cinquanta milioni di persone che, di colpo, scoprono le onde e il fruscio del vento tra vele e sartiame. Una sorta di delirio collettivo. Ci si recava a fare colazione e invece dei sani, soliti, bolsi “discorsi da bar” sul calcio era una tempesta di spinnaker, boma, randa, winch, dritta e bolina. Bancari con l’orologio sul polsino “ingaggiavano” senza fine sui tatticismi mentre le signore più eleganti disquisivano sul colore dei fiocchi e perfezionavano l’uso del tangone. Che cosa stava succendendo in quella primavera 1883? Facile. L’Italia era entrata, per la prima volta nella storia, nel circus della Coppa America con Azzurra, messa in acqua dallo Yacht Club Costa Smeralda, e come un virus la passione per la grande vela si era diffusa al punto da incollare centinaia di migliaia di persone al piccolo schermo a notte fonda. Già, perché le acque teatro della Coppa erano quelle di Newport, Rhode Island, negli Stati Uniti. La barca, con Mauro Pelaschier al timone e lo skipper Cino Ricci, partecipa con onore al più antico trofeo sportivo del mondo per il quale si compete ancora oggi e termina al terzo posto mentre i “canguri” di Australia 2 strappano la vittoria agli americani. Il decennio vede un’altra partecipazione italiana all’America’s Cup. Nel 1987 ad Azzurra si

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aggiunge Italia, dello Yacht Club Italiano di Genova, ma per entrambe il risultato è deludente e la partecipazione del grande pubblico assai meno sentita.

Estate 1983: è l’anno di “Vamos a la playa”, un brano musicale dei Righeira con un ritmo parzialmente pop e qualche aggiunta di stile disco. Divenne in poche settimane un grande successo in Italia e nel mondo, risultando il vero e proprio cavallo di battaglia del duo torinese

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TRA DISCO E CANTAUTORI Come l’abbigliamento, anche la musica è scatenata, carica di spensieratezza e voglia di divertirsi. Ne sono esempi leggeri e ironici (spesso più intriganti della mera apparenza se ascoltati con spirito critico) Un’estate al mare di Giuni Russo (1982, scritta da Franco Battiato), Vamos a la playa (1983) e L’estate sta finendo (1985) dei Righeira. Nel 1988 sale alla ribalta Jovanotti con È qui la festa?. I ritmi sono orecchiabili, i giovani vogliono divertirsi. E ballare. Così, giocando sul ritmo sempre elevato, ce n’è per tutti. Qualche esempio. Arriva Vasco Rossi con Bollicine (1983) e alcuni i cantanti scelgono la lingua inglese come Raf (Self Control, 1983), Spagna (Easy Lady del 1986 e Call me del 1987) o l’esplosiva Sabrina Salerno (Boys, 1987). Impossibile non citare poi Rettore con lo ska Donatella (1981) e Kamikaze rock’roll suicide (1982), Io ho te (1983). Ma c’è anche un aspetto diverso della musica italiana di quel decennio. Vanno per la maggiore gli impegnati Roberto Vecchioni, Fabrizio De André, Franco Battiato, Francesco Guccini, Pierangelo Bertoli e i più romantici Francesco De Gregori e Antonello Venditti. Cosa resterà degli Anni 80 se lo chiese Raf nel 1989. MADONNA! E SONO SCIOLTI GLI ABBA... Sulla scia di un’esterofilia nata sul finire del decennio precedente gli Anni Ottanta battezzano rapidamente alcuni artisti; tra i primi a trasformarsi in tormentoni furono, per esempio, Saturday Night Fever dei Bee Gees (sulla scorta del film), Hot Stuff di Donna Summer, I will survive di Gloria Gaynor e altri miti della disco dance. Ma non sono tutte rose. L’8 dicembre 1980 viene ucciso da Mark David Chapman l’ex Beatle John Lennon, divenuto bandiera del pacifismo, e l’11 maggio 1981 il re del reggae Bob Marley muore nell’ospedale di Miami. Ma show must goon e nel 1982 esce il film dei Pink Floyd The Wall, i Rockets pubblicano Atomic, gli Iron Maiden The Number of the Beast, con il vocalist Bruce Dickinson, e Michael Jackson pubblica Thriller, l’album più venduto nella storia della musica. nel frattempo si erano sciolti gli Abba, gruppo svedese icona degli Anni Settanta, che, si stima, abbia venduto oltre 375 milioni di dischi in tutto il mondo. Nel 1984 il Boss Bruce Springsteen fa uscire Born in the Usa, successo galattico. I Guns N’ Roses si esibiscono per la prima volta nel 1985 e nel luglio dello stesso anno si svolgono in contemporanea i due concerti Live Aid, a Filadelfia e a Londra. Sempre nell’85 arrivano Brothers in Arms dei Dire Straits (vende oltre trentamila copie, anche su cd) e Slippery when wet firmato Bon Jovi. Bellissimi, nel 1984 Time after Time di Cindy Lauper e, nel 1988, Total Eclipse of the Heart di Bonnie Tyler. E si apprezzano i Duran Duran, gli Spandau Ballet, i Depeche Mode, i Pet Shop Boys, Police, A-ha, Rem, Metallica, Ultravox. Nascono il synthpop, il new wave, il rap e l’hip-hop. Nel frattempo, in attesa di trovare una risposta alla domanda di Raf, sul panorama internazionale arriva il ciclone Madonna e la musica diventa show a tutti gli effetti. Anzi, con tutti gli effetti. Nel 1985 siamo tutti Like a Virgin...


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Antonio Di Pietro all’epoca di tangentopoli. Simbolo di “Mani pulite”, negli Anni 90 fustigò alcuni “vip” della Milano da Bere anni Ottanta. Poi, nel 1996, entrò in politica come ministro del governo Prodi, dopo aver rifiutato un analogo incarico, nel 1994, sotto il governo Berlusconi

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MILANO DA BERE. PER DIMENTICARE L’espressione dedicata al capoluogo lombardo dell’era craxiana e centro del potere emanato dal Partito socialista italiano identifica perfettamente le debolezze e le vacuità del decennio. Arrembante, pronto a tutto, con un benessere percepito su vasta scala e quindi origine di una propensione a spendere (spesso più del possibile) anche solo per apparire. La definizione, poi applicata su vasta scala dalla stampa, deriva una celebre campagna pubblicitaria ideata da Marco Mignani nel 1985 per l’Amaro Ramazzotti. Lo slogan divenne, allo scoppio di Tangentopoli, il cavallo di battaglia per evocare la spregiudicatezza di politici e imprenditori oggetto dell’inchiesta Mani pulite. Tra yuppie, moda e arrivismo Milano da bere fa da quinta, oltre che a un’infinità di illeciti, anche a una filmografia che spazia da Sogni d’oro di Nanni Moretti (1981), alle pellicole firmate Vanzina, fino alla serie televisiva di Italia 1 del 1989 dedicata a Valentina (l’attrice Demetra Hampton), figlia della seducente matita di Guido Crepax. BYE BYE NASTRO, IL FUTURO È COMPACT La musicassetta, a sua insaputa e l’agonia non sarà breve perché proprio in questo decennio sembra più il salute che mai, muore il 17 agosto 1982, giorno in cui la Philips stampa in una fabbrica di Hannover il primo compact disk commerciale con la Sinfonia Alpina di Richard Strauss interpretata dalla Berliner Philharmoniker diretta da Herbert Von Karajan. Per quanto riguarda la musica leggera, il primo album pop sul nuovo supporto fu The Visitors degli Abba ma, nell’ingresso sul mercato fu battuto sul filo di lana 52nd Street di Billy Joel, commercializzato dal 1º ottobre 1982 in Giappone insieme al lettore. Per la cronaca, la configurazione definitiva del cd risale al 1979 e a una joint venture Philips-Sony: il disco di policarbonato trasparente accoppiato a un sottile foglietto metallico capace di memorizzare le informazioni è molto piú capiente e resistente delle cassette e si comprende facilmente il suo rapidissimo successo in tutti i campi. LA COSCIENZA DIVENTA VERDE Il decennio è segnato da gravi incidenti ambientali, quali l’esplosione del reattore 4 della centrale nucleare di Chernobyl e il naufragio della Exxon Valdez, superpetroliera della ExxonMobil che nel 1989 si incagliò in una scogliera dello stretto di Prince William, in Alaska, disperdendo in mare circa cinquanta milioni di litri di petrolio. Fu un disastro marino di proporzioni bibliche, le cui conseguenze si sono protratte per i decenni a seguire. Nel mondo e in Italia si fa strada una coscienza ambientale (da noi anche sulla dolorosa scorsa della fuga di diossina dall’Icmesa di Meda, vicino Milano) e diventano popolari le associazio-

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DOMENICA TUTTI AL DRIVE IN Prorompenti ragazze Fast food in abiti succinti, personaggi irresistibili, gag veloci, balletti, sketch esilaranti proposti con una regia dal ritmo serrato. È un successo del piccolo schermo il programma comico ideato e scritto da Antonio Ricci in collaborazione, nelle varie edizioni, con Alessandro Piccardo, Ezio Greggio, Franco Mercuri, Aldo Rami, Lorenzo Beccati, Max Greggio, Michele Mozzati, Gino Vignali, Gennaro Ventimiglia, Matteo Molinari. La prima edizione di Drive in trovò spazio il martedì sera ma già dal secondo anno passò alla prima serata della domenica di Italia 1:

ni ambientaliste e animaliste. Prende così vita un movimento trasversale alla politica e agli status che si pone come obiettivo un risparmio delle risorse del pianeta, in contrapposizione con la visione sfacciatamente consumistica del decennio. Dopo la scoperta di un buco nella fascia dell’ozono sopra il Polo Sud, alla fine degli Anni Ottanta nel nostro Paese viene bandito il freon delle bombolette spray, ritenuto tra i responsabili dell’assottigliamento dello strato di ozono terrestre ai poli. OLIMPIADI, DECENNIO DI BOICOTTAGGI E DOPING Nel 1980, per protestare contro l’invasione dell’Afghanistan da parte delle truppe dell’Unione sovietica, quindici Paesi occidentali boicottano i Giochi Olimpici di Mosca, che passeranno alla storia come le Olimpiadi dimezzate. Quattro anni dopo, pan per focaccia. Nel 1984 l’Unione Sovietica e 13 suoi Paesi satelliti, eccezion fatta per la Romania, boicottano i Giochi di Los Angeles. Lo spirito di De Coubertin e delle Olimpiadi greche, capaci i fermare le guerre per consacrare la purezza e la fratellanza dello sport sono lontani anni luce. Sui cinque cerchi, a Seoul, nel 1988, cala poi come una mannaia lo scandalo del doping. Capro espiatorio di un intero sistema è un atleta canadese di origine giamaicana, campione mondiale indoor dei 60 metri piani nel 1985: Ben Johnson. In Corea corre la finale dei cento metri piani e ferma il cronometro su 9”79. Tre giorni risulterà positivo ai test antidoping; verrà squalificato, vittoria e record del mondo annullati. In quegli anni, molti altri campioni vennero accusati di fare uso di sostanze stupefacenti.

dal 1983 al 1988 fu questo l’appuntamento imperdibile di milioni di italiani. La regia, di Giancarlo Nicotra nel 1983 e di Beppe Recchia poi, offriva la possibilità di inserimenti pubblicitari lasciando integro il ritmo del programma, soluzione perfetta per la neonata televisione commerciale. A tenere alto il ritmo della trasmissione, tra gli altri, Carmen Russo, Cristina Moffa, Tinì Cansino, Lory del Santo, Eva Grimaldi, Francesco Salvi, Zuzzurro e Gaspare, Ezio Greggio, Giorgio Faletti, Teo Teocoli, Sergio Vastano, Gianfranco D’Angelo, Carlo Pistarino, Enzo Braschi, i Trettré, Enrico Beruschi, Margherita Fumero, Ambra Orfei, Syusy Blady, Elle Kappa, Gialappa’s Band, Massimo Boldi.

Il Los Angeles Memorial Coliseum, lo stadio che ha ospitato la cerimonia di apertura e le gare di atletica leggera delle Olimpiadi del 1984. Il braciere è rimasto a memoria dell’evento, così come i cerchi olimpici sopra l’entrata principale

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1980, ADDIO ALLE ARMI. RIMANE LA NEBBIA Il primo anno del decennio fa registrare gravi fatti di sangue e segna la fine degli Anni di piombo. Minimo comune denominatore, la nebbia che ancora avvolge alcuni tragici episodi. Il 27 giugno, nel cielo di Ustica esplode un aereo Itavia partito da Palermo e diretto a Bologna. Perdono la vita 81 persone, i cui familiari sono ancora in attesa di conoscere i nomi dei colpevoli. Il 2 agosto la Stazione di Bologna è devastata da una bomba che causa la morte di 85 persone e ne ferisce oltre duecento. È il più grave attentato nella storia della Repubblica Italiana e anche in questo caso permangono molti dubbi sui mandanti e gli esecutori.

Sopra, quello che è rimasto del DC-9 abbattuto a Ustica il 27 giugno del 1980. Sotto, Sergio Bonelli, uno dei più grandi fumettisti ed editori di genere italiani. Sono “figli” suoi Tex, Zagor, Mister No, Dylan Dog, Nathan Never e tanti altri

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DYLAN DOG, SOPHISTICATED HORROR COMEDY Nel 1986 nasce, in casa Bonelli, una delle figure più amate del mondo dei fumetti. È il tenebroso e affascinante detective privato dell’occulto Dylan Dog. Così leggiamo nel sito del suo editore: “La paura lo affascina, ne ha fatto un mestiere. Creato da Tiziano Sclavi, Dylan Dog è il più celebre protagonista di una serie horror italiana, anche se “horror” è una definizione limitativa... Le sue avventure hanno infatti alternato l’orrore tradizionale con numerosi “omaggi” ai mostri classici - Frankenstein, l’Uomo Lupo, Dracula e tanti altri -, allo splatter moderno dei film di Dario Argento e George Romero, ma anche al giallo, al surreale e al fantastico in genere, sempre comunque con grande ironia, ed evolvendosi, nel corso degli anni, verso una sorta di “sophisticated horror comedy”. Con questi ingredienti, dapprima lentamente e poi in un crescendo sbalorditivo, è esploso il “fenomeno Dylan Dog”, diventato il fumetto più venduto in Italia (tra inediti e ristampe ha raggiunto il milione di copie mensili). Non soltanto: per la prima volta, un fumetto a larga diffusione popolare si è anche affermato come fumetto d’autore, osannato dalla critica e dagli intellettuali più famosi”.


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Il marketing negli anni “da bere”

Gli Ottanta sono, per definizione, gli anni dell’immagine a tutti i costi. Ma dietro a una superficie patinata, un po’ di sostanza la si trovava davvero: per esempio concetti come customer care e customer relationship management nascono in quel periodo er la storia del marketing, gli Anni 80 rappresentano un momento di trasformazione fondamentale, in cui si fa sempre più strada la consapevolezza della necessità di nuovi paradigmi, che tengano conto delle nuove abitudini di consumo, della maggiore capacità di spesa pro capite, della saturazione dei mercati dei beni di consumo durevole, del progresso tecnologico e dei cambiamenti demografici. Da più parti si comincia a porre l’accento sull’evoluzione del rapporto con il cliente finale, che è sempre meno un semplice “target” verso cui indirizzare i propri messaggi, ma un “partner” da coinvolgere e lusingare per instaurare con lui una relazione durevole. La necessità di presidiare i nuovi canali – in primis la TV commerciale – spinge le aziende a investire budget cospicui in attività promozionali, nell’attesa di ritorni più immediati: è l’età dell’oro della comunicazione, in cui anche il comparto turistico e il mercato dei servizi b2b trovano la loro proverbiale

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America. Sono anche gli anni della Milano da bere (celebre spot dell’Amaro Ramazzotti), del rampantismo sociale, del benessere diffuso e “dell’immagine” a ogni costo, “valori” che influenzeranno anche lo stile della comunicazione di marketing. L’ORA DELLA STRATEGIA Se nel decennio precedente il marketing era fondamentalmente una funzione aziendale deputata a orientare l’impresa verso il suo mercato di riferimento, nei patinati Anni 80 il discorso cambia: dagli Usa si diffonde il concetto di strategic marketing, che integra e riunisce un’insieme di attività dal sapore scientifico: analisi ambientale, delle strutture competitive, del posizionamento concorrenziale e dei punti di forza e debolezza del proprio prodotto/servizio. Il presupposto è quello di poter contare su una crescita continua della domanda, sostenuta dalla tendenza dei consumatori a perseguire un interesse personale e soggettivo sempre maggiore; i mercati si fanno ipersegmentati e differenziati al loro interno, diviene pertanto indispensabile mappare nel modo più accurato possibile le abitudini delle persone, arrivando a un livello di dettaglio quasi individuale, one-to-one. IL CICLO DI VITA DEL... CLIENTE È sempre negli Anni 80 che prende quota il concetto di “marketing relazionale”, che sul finire dei Settanta iniziava a contrapporsi a quello puramente “transazionale” degli albori. L’idea di base è di elaborare «una scienza comportamentale che si propone di spiegare le relazioni di scambio» sulla base delle relazioni tra produttori e utilizzatori (Hunt, 1983). Anche l’immancabile Philip Kotler osserva che ora «le imprese devono spostare la loro attenzione da obiettivi a breve termine, incentrati sulle transazioni, alla costruzione di relazioni a lungo termine con i clienti». Il consumatore deve diventare sempre più un “supporter” dei suoi brand preferiti, mentre, sul fronte b2b, lo sviluppo del marketing dei servizi porta a un cambio di logica: si passa, infatti, dalla vendita di beni di massa alla vendita di soluzioni, che richiede da un lato l’instaurarsi della relazione con il cliente, dall’altro una sempre forte componente di servizio nell’offerta. NON SOLO USA L’apporto teorico più importante in questi anni non viene (solo) dagli Stati Uniti, che comunque si confermano la patria di tutti i principali riferimenti, sia sul fronte delle strategie di comunicazione sia su quello dei modelli di business. Anche l’Europa è particolarmente attiva, specialmente con la cosiddetta “scuola svedese” – a cui appartengono per esempio Richard Normann, Evert Gummesson e Christian Gronroos – che a metà degli Anni 80 introduce nel marketing dei servizi l’importante concetto di prosumer, parola composta da

La cosiddetta “scuola svedese” del marketing Anni 80: Richard Normann, Christian Gronroos ed Evert Gummesson, imprimono una svolta nel marketing dei servizi

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L’ETÀ DELL’ORO DELLA PUBBLICITÀ

Per avere un’idea di come gli Anni 80 rappresentino uno spartiacque nel modo di fare comunicazione, di investire e soprattutto di ragionare delle aziende, è utile dare un’occhiata a qualche dato sull’evoluzio-

1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990

Tv RAI 55,3 44,5 34,6 30,7 33,0 32,9 29,0 31,1 31,8 31,1

ne della raccolta pubblicitaria in quegli anni. Balza subito agli occhi la nascita del duopolio RaiMediaset, con la progressiva cannibalizzazione degli investimenti a favore di quest’ultima. Tv Fininvest 19,7 31,5 45,5 59,9 62,4 61,6 64,6 60,8 60,1 59,9

Tratto da “Media e pubblicità in Italia” - F. Brigida, P. Baudi di Vesme, L. Francia, 2004, p. 149. Fonte: MediaKey

Gli spot televisivi degli anni Ottanta danno spesso vita a tormentoni destinati a durare nel tempo, come il celebre «E chi sono io, Babbo Natale?», che il signor Bistefani (interpretato da Renzo Rinaldi) rispondeva al fornaio Carlo (Stefano Gragnani)

AltreTv Nazionali 25,0 24,0 19,9 9,4 4,6 5,5 6,4 8,1 9,1 9,4

producer e consumer: il cliente non è più soltanto il semplice utilizzatore finale posto alla fine della catena, ma si avvia a essere sempre più un coproduttore del valore scambiato (fenomeno molto evidente oggi grazie all’avvento dei social network, ndr). Sempre in quest’ottica relazionale gli Anni 80, anche grazie allo sviluppo delle information and communication technology aziendali, conoscono la fioritura dei servizi di customer care e di customer relationship management, termini che entrano stabilmente nel gergo del business.

CHE C’È STASERA IN TV? Per il mondo della comunicazione italiana gli Anni 80 coincidono con l’avvento della televisione commerciale, e con tutto ciò che ne è conseguito a livello di investimenti pubblicitari, sviluppo di professionalità e assetti editoriali: la nascita a Milano della concessionaria Publitalia ’80, direttamente legata al gruppo Fininvest, segna in qualche modo un’era. Per molte aziende il medium televisivo diventa un canale imprescindibile, su cui dirottare soldi e piani marketing. È la stagione in cui fioriscono o si consolidano molte agenzie pubblicitarie e di comunicazione, e in cui spot e televendite si moltiplicano dando spesso vita a cliché destinati a rimanere a lungo nell’immaginario collettivo. Anche i grandi player del turismo sono sensibili al nuovo trend: sono di questi anni i più celebri spot televisivi di ClubMed e Alpitour, che legano i loro brand a un ideale di viaggio-vacanza fullcomfort, esotico ed esclusivo, ma allo stesso tempo alla portata di tutti. LA NASCITA DEL DESTINATION MARKETING Con un po’ di ritardo rispetto a quanto accade in altri Paesi, anche in Italia matura a poco a poco la consapevolezza di adeguare gli strumenti di promozione turistica ai nuovi modelli di marketing. Come scrive Giancarlo Dall’Ara ne “Le nuove frontiere del marketing nel turismo”: «ancora nei primi Anni 80 i “Piani promozionali” degli Enti Pubblici e di quelli turistici

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MAPPE, MATRICI E QUADRANTI Molti strumenti tipici della market analysis, transitati sui manuali di generazioni di studenti e sulle scrivanie di altrettanti manager, diventano sempre di più pane quotidiano per una base allargata di professionisti, che iniziano ad applicare le leve del marketing e a maneggiarne i termini. Tra questi ricordiamo, per esempio: ¢ l’analisi Swot (acronimo che sta per Strengths, Weaknesses, Opportunities and Threats): una matrice composta da quattro quadranti in cui elencare rispettivamente i punti di forza, le debolezze, le opportunità inesplorate e le possibili minacce del proprio prodotto/servizio. È uno strumento di analisi preliminare, utile per prendere decisioni e prevenire imprevisti. ¢ le mappe di posizionamento

sfruttano un sistema di assi cartesiani, a cui corrispondono solitamente coppie di caratteristiche antitetiche (per esempio rischioso/affidabile, innovativo/tradizionale, nazionale/estero e così via). Ogni punto sulla mappa rappresenta un brand o uno specifico prodotto, collocato in base alla percezione che ne hanno i consumatori. ¢ modelli di analisi competitiva, per esempio il cosiddetto “modello delle cinque forze” (Porter 1982), che serve a inventariare i competitor, i fornitori, i clienti, i potenziali nuovi attori e i produttori di beni sostitutivi, e che consente di tracciare una mappa strategica della situazione di mercato in cui ci si trova ad operare in un dato momento.

Il modello di Porter

Prodotti sostitutivi

Fornitori Minaccia di prodotti o servizi sostitutivi

Potere contrattuale dei fornitori

Concorrenti del settore

Minaccia di nuove entrate Potenziali entranti

Potere contrattuale degli acquirenti Acquirenti

Porter, 1982

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erano prevalentemente il frutto della sommatoria di una serie di inziative genericamente di tipo turistico: annunci sui giornali, partecipazione a fiere, stampa di opuscoli e qualche iniziativa all’estero». Si è dovuto aspettare fino al 1988 per poter vedere un vero piano di marketing turistico da parte di un ente locale. È il caso dell’Emilia Romagna, il cui piano esordisce con queste affermazioni, tratte sempre dal fondamentale libro di Dall’Ara: «Un piano di marketing non è un semplice piano promozionale. Un piano promozionale tende a valorizzare l’esistente, nell’impostare un piano di marketing è necessario stabilire delle priorità ed effettuare delle scelte. Le scelte fondamentali sono quelle relative a chi vendere, come vendere e cosa vendere. Sono le scelte necessarie per individuare i segmenti di mercato cui rivolgersi, le strategie e i prodotti». TUTTO IL MONDO È UN PALCOSCENICO La celebre frase, tratta da “As you like it” di William Shakespeare, ci è utile per rappresentare bene una delle tendenze più caratteristiche degli Anni 80: la progressiva spettacolarizzazione di tutto ciò che è evento pubblico, atto di comunicazione istituzionale o commerciale. Il boom della televisione da un lato moltiplica i generi e i formati di puro intrattenimento, dall’altro impone a tutto il mondo della comunicazione i suoi linguaggi e i suoi tempi, che permeano anche altri universi simbolici, a cominciare da quello politico, e da quello della comunicazione d’impresa: in questi anni i congressi dei maggiori partiti politici assumono sempre più la forma di convention “all’americana”, e allo stesso modo gli eventi aziendali mutuano una crescente spettacolarizzazione dal mondo del cinema e, appunto, della televisione, seguendo quella che i sociologi americani Altheide e Snow definiscono media logic (1979), e che il filosofo francese Guy Debord aveva preconizzato già nel 1967 nel suo La società dello spettacolo. I mass media non si limitano solo a raccontare il mondo, ma a plasmarlo nel momento in cui passa per il loro filtro.


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IL MOBILE BAR DI J.R. Il 4 febbraio 1981, su Rai 1 (anche se fu ben presto “catturata”dalla giovane e aggressiva emittente Canale 5) andò in onda la prima puntata della soap opera Dallas, che segnò un’epoca e portò per la prima volta nelle case – e nell’immaginario – degli italiani uno stereotipo del tutto nuovo del modo di fare affari: la diabolica figura di J.R. Ewing che, con in testa l’immancabile cappellone bianco da imprenditore texano, siede a capo di un impero petrolifero e firma contratti miliardari nel suo ufficio, solitamente dopo aver offerto al suo interlocutore un ottimo scotch dalla bottiglia di vetro che campeggia sulla sua scrivania. È un simbolo di quella cultura del successo economico, un po’ arrivista e un po’ idealista, che caratterizzerà gli anni della “Milano da bere”, degli yuppie all’italiana, dei film e delle grandi campagne pubblicitarie e di comunicazione successive. IL TURISMO SOSTENIBILE Considerato un decennio di individualismo, di disimpegno sociale (se paragonato a quello precedente), di edonismo e consumi sregolati, in cui si diffondono e prendono piede le mode dei viaggi esotici, del wellness e del luxury travel, quello degli Anni 80 è tuttavia anche il periodo in cui matura la consapevolezza di dover elaborare anche un approccio alternativo al turismo, meno consumistico e improntato alla sostenibilità. Dalla fine del decennio i concetti di rispetto per l’ambiente, di diversità naturale e culturale e di ecoturismo cominciano a entrare nel vocabolario dell’industria dei viaggi, sia leisure sia business, veicolando il valore dell’autenticità delle varie destinazioni e delle esperienze ad esse collegate: una necessità sempre più avvertita in un pubblico che ormai viaggia molto, sia per lavoro che per diletto, e che comincia a farsi esigente e disincantato, oltre che più attento ai soldi investiti, segno forse di un’età dell’oro che si percepisce agli sgoccioli. NON SI ESCE VIVI DAGLI ANNI 80 Il titolo della canzone della rock band milanese degli Afterhours (“Non si esce vivi dagli Anni 80”) esprime efficacemente la capacità dei miti di quel decennio di continuare a persistere nella memoria collettiva anche a distanza di anni, sopravvivendo a cambi di mode, linguaggi e stilemi culturali. È vero per la musica, per molti volti del cinema e della televisione, e paradossalmente anche per il mondo della pubblicità, che pure sembrerebbe avere la perenne necessità di rinnovarsi in continuazione. L’intenditore Michele capace di riconoscere il suo Glen Grant a occhi chiusi, le finestre che si aprono e chiudono ritmicamente nello spot del profumo Egoiste di Chanel, le saghe familiari della Barilla, lo slogan eterno “Milano da bere” dell’amaro Ramazzotti, il tormentone “provare per credere” di Aiazzone, o il “turista fai da te?” della Alpitour, sono solo alcuni casi di invenzioni capaci di fare breccia nell’immaginario e nel vocabolario degli italiani.


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L’età d’oro dei congressi gli Anni 70

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Il turismo congressuale italiano entra nella sua maggiore età: iI settore cresce nei numeri, nel valore economico e nella consapevolezza dei protagonisti. E si comincia a percepire la necessità di un Convention bureau nazionale

ecennio “edonistico” per eccellenza, gli Anni 80 si caratterizzano come una stagione memorabile per il mondo dei congressi e degli eventi: da un lato le imprese si mostrano più disponibili a investire, a comunicare e ad approfittare di tutti gli strumenti utili per motivare le persone e rinsaldare partnership; dall’altro, planner e Pco mettono a punto sempre nuove soluzioni, coadiuvati dall’evoluzione delle tecnologie disponibili e dalla crescente consapevolezza della propria specializzazione. Il congresso si afferma come evento di comunicazione istituzionale per eccellenza, sulla spinta del milieu generale del decennio, caratterizzato da voglia di stupire, di distinguersi e di anticipare la concorrenza. Anche la politica, con l’avvio dell’età craxiana, riscopre e rilancia il congresso come piattaforma mediatica per una comunicazione in grande stile.

D

Stagione d’oro del congressuale italiano, il decennio 1980-1990 vede la sperimentazione di nuovi linguaggi, format e soluzioni scenografiche che porteranno a una spettacolarizzazione sempre maggiore

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LE PRIME CONVENTION L’epoca della “Milano da bere”è anche quella in cui l’immaginario e i modelli aziendali americani penetrano in modo più consistente anche nella prassi aziendale di casa nostra. Per le imprese, eventi e convegni di comunicazione diventano sempre più momenti fondamentali di incontro e di confronto, di “marketing interno”e di motivazione. A poco a poco, questo genere di eventi si apre alla sperimentazione di nuovi linguaggi, format e soluzioni scenografiche che vanno nella direzione di una pro-


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gressiva spettacolarizzazione, per coinvolgere e motivare adeguatamente la forza vendite, per presentare obiettivi e risultati e per stimolare la competitività in un contesto di mercato, quello degli Anni 80, caratterizzato da ampi margini di crescita e da una concorrenza in rapido aumento in più o meno tutti i settori. COMMITTENZE AZIENDALI Negli Anni 80 l’economia del nostro Paese completa il suo salto nel terziario avanzato: l’industria italiana si orienta sempre di più ai servizi e sempre meno ai beni durevoli, eccezion fatta per il settore tecnologico e per le telecomunicazioni, in piena ascesa. Altre realtà produttive che negli anni precedenti avevano conosciuto una crescita costante – automotive, grandi elettrodomestici, mobili – incontrano le prime battute d’arresto o fasi di assestamento e riprogettazione strategica. In tutti questi casi, i meeting e i congressi rappresentano uno degli strumenti più convenienti e flessibili per strutturare la comunicazione interna e il people management. Il mondo dell’impresa “scopre” nelle convention e negli eventi una delle principali leve per rafforzare la propria immagine, sia nei confronti dei propri dipendenti sia all’esterno. LA RIMONTA ITALIANA Una ricerca datata 1981, presentata a una tavola rotonda organizzata a Viareggio, fa il punto sui trend di mercato del decennio trascorso e prova a formulare previsioni su quello appena iniziato: il nostro Paese si attesta al settimo posto in Europa per numero di congressi ed eventi. Le medie più recenti parlano di 125.000 meeting organizzati l’anno, la maggior parte di medie-piccole dimensioni (al di sotto dei 300/400 partecipanti). Tra le tre tipologie principali – aziendali, scientifici e pubblici/istituzionali – gli eventi aziendali sono quelli che generano la quota maggiore, e quelli che sembrano possedere le migliori potenzialità di crescita. Per dare un termine di paragone, in questi stessi anni in Usa si organizzano 757.000 congressi l’anno, di cui un terzo al di fuori dei confini statunitensi: ci sono quindi circa 250.000 eventi americani l’anno in cerca di location interessanti nel vecchio continente. E infatti, nel 1982 l’Italia rimonta prontamente nel ranking: quinto posto, con un +20,73 per cento di congressi internazionali.

Anno 1984: la prima convention dell’Imf, l’Istituto Milanese Fiduciario, è specchio dei tempi. Le imprese italiane iniziano a individuare negli eventi una leva fondamentale per comunicare sia con i dipendenti sia con il pubblico esterno

MILÀN L’È UN GRAN MILÀN I“ruggenti”Anni 80 si aprono nel segno di Milano, sempre più capitale economica e finanziaria, centro simbolico e propulsore della nuova cultura imprenditoriale italiana, e città degli eventi per antonomasia. Il 6 aprile 1982 viene inaugurato il grande polo congressuale di Milanofiori, il maggiore del Nord Italia, facente parte del Wtc; il World Trade Center italiano. Il nuovo complesso ha una capacità di ricettiva di 2.000 persone nella sala plenaria, e mette a disposizione di aziende e professionisti un considerevole ventaglio di soluzioni logistiche, operative e tecnologiche. La nascita di Milanofiori rappresenta contemporaneamente un punto d’arrivo e un punto di partenza, oltre che un segnale sulle potenzialità di crescita del settore sulle quali tutti gli operatori sono pronti a scommettere.

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L’istituto del convention bureau non è così recente come potremmo pensare noi italiani. Negli Stati Uniti i primi convention and visitor bureau nascono già alla fine del 1800 (nella foto una targa del Cb di Detroit, fondato nel 1896), mentre da noi il primo – Promotrieste – nasce solo 89 anni dopo

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SI COMINCIA A PARLARE DI CONVENTION BUREAU La prima codifica ufficiale dei convention bureau sembra risalire al lontano 1914 (ebbene sì, esattamente un secolo fa). In quell’occasione la statunitense Iacvb (International Association of Convention and Visitor Bureaux) mise nero su bianco le caratteristiche che una struttura di promozione turistica congressuale dovrebbe avere per svolgere al meglio il suo lavoro. In America, infatti, i Cb esistono già dalla fine dell’800, mentre è solo negli Anni 80 del secolo successivo che in Italia inizia a farsi sempre più avvertita l’esigenza di dare vita a organismi che promuovano in maniera sistemica tutte le diverse componenti dell’offerta congressuale sul territorio. L’Emilia Romagna, per esempio, si rivela da subito particolarmente propensa a riflettere sull’opportunità di dotarsi di un convention bureau, come testimonia la tavola rotonda del 1984 sul tema, promossa da Italcongressi e presieduta da Maria Grazia Riontino. TRIESTE PRIMO CONVENTION BUREAU ITALIANO “Trieste ha una scontrosa grazia… La mia città che in ogni parte è viva”, scriveva Umberto Saba: ed è proprio il capoluogo friulano, da sempre caratterizzato da dinamicità, apertura culturale e spirito di intraprendenza, a guadagnarsi un posto di rilievo nella storia del congressuale italiano, come sede del primo vero e proprio convention bureau di casa nostra. Nel 1985 il Consorzio Promotrieste, gestore del Centro congressi della Stazione marittima, dà vita a quello che può considerarsi a tutti gli effetti il primo moderno convention bureau d’Italia: un’esperienza importante, quella del Cb triestino, anche se di breve durata. Padre fondatore dell’iniziativa è l’avvocato Lamberto Ariani, presidente del Consorzio e dinamico promotore di tante imprese legate al mondo del turismo e degli affari, tra cui anche, non ultima, la fondazione del centro congressi fiorentino, di cui era stato attivo presidente. BENVENUTA BTC Nel 1985 Regione Toscana, Enit, Federturismo, Fiavet e Italcongressi lanciano la prima edizione della Borsa del Turismo Congressuale, l’evento degli eventi per gli addetti ai lavori e per tutti i protagonisti coinvolti nella filiera di quella che è ormai a tutti gli effetti un’industria. La nascita di una fiera appositamente dedicata all’incontro tra la domanda e l’offerta del settore segue di qualche anno l’avvio della generalista Borsa Internazionale del Turismo (1977), e segna un importante momento di svolta e di crescita per l’intero comparto del turismo d’affari, che può vantare ormai un giro d’affari stimato in circa 4.000 miliardi di lire, e può quindi essere fatto rientrare a tutti gli effetti e a testa alta tra i segmenti di valore dell’economia nazionale, nonché tra le principali voci di settore dell’industria turistica nel suo complesso.

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LA GRANDE STAGIONE DEI CONGRESSI POLITICI La politica italiana di questi anni è nel segno del pentapartito formato da Dc, Psi, Pri, Pli e Psdi, con il Pci nel ruolo di grande opposizione. In generale, i partiti della Prima repubblica conoscono in questi anni il loro momento di massima popolarità, prima dello scoppio di Tangentopoli. I grandi congressi nazionali si trasformano sempre di più in un momento mediatico, al cui centro si impone la figura del segretario-leader (è il caso, ad esempio, del Psi di Bettino Craxi). Rimini, con le sue infrastrutture e l’elevata capacità ricettiva – pressoché illimitata in ogni categoria – si afferma come palcoscenico d’elezione per le kermesse partitiche: grandi adunate plenarie, affluenza di migliaia di delegati e un grande seguito da parte della stampa sono la cifra distintiva di questo genere di eventi, che rappresentano un grande valore e un’opportunità per le tante piccole e medie imprese coinvolte nella filiera congressuale.

Sopra, Giulio Andreotti partecipa al Meeting di Rimini del 1987. Qui accanto, un Bettino Craxi da antologia agita un garofano al congresso del Partito socialista

MILANO CAPUT MEETING Nel 1987 un’inchiesta del Censis, sponsorizzata da Italcongressi e da Alitalia, traccia un primo vero ritratto quantitativo del turismo congressuale italiano. Il primato su base regionale spetta a Lombardia, Toscana e Lazio, mentre alcune città non capoluogo (come Rimini, Amalfi o Sanremo) svettano come principali centri per numero di congressi organizzati all’interno delle loro regioni. Il “terziario congressuale”, ovvero i Pco, si concentrano comunque nelle maggiori città: circa un Pco su quattro ha base a Milano, circa uno su cinque a Roma. Non manca un’analisi cronologica,

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LE MONUMENTALI SCENOGRAFIE DEL PARTITO SOCIALISTA ITALIANO I congressi e le grandi conferenze programmatiche organizzate dal Psi negli Anni 80 rimangono impresse nella memoria dei professionisti del settore soprattutto per via dei grandiosi allestimenti scenografici che li caratterizzano. Il nome dell’architetto Filippo Panseca è legato ai progetti più grandiosi, chiacchierati e “faraonici” commissionati personalmente da Craxi: nel 1983, per il 43° congresso Psi di Verona, realizza una gradinata ottagonale, con il palco montato su gradoni fatti a specchio e incorniciati con neon e led; quattro anni dopo, a Rimini, la scenografia riproduce un tempio greco; nell’89, all’Ansaldo di Milano, è la volta delle famose piramidi-maxischermo, e nel ’91 del fondale che riproduce il Muro di Berlino da poco “caduto”. L’evento istituzionale si trasforma in un grande show, la cura degli allestimenti non può più fare a meno di considerare che sarà la televisione, e non più la stampa, il prinche evidenzia alcuni picchi di cipale medium che veicolerà l’immagine stagionalità nei mesi di maggio, del congresso. In quest’ottica, assistiamo giugno e ottobre per i convegni negli Anni 80 uno spartiacque importanche durano più giorni, e in genete nell’evoluzione degli eventi di comure in primavera per i convegni nicazione del nostro Paese. con il maggior numero di partecipanti. Alla voce “dotazioni congressuali” presenti nelle varie strutture, da sottolineare le basse percentuali di diffusione di tv su grande schermo e a circuito chiuso: alcune tecnologie oggi comunissime hanno costi di accesso ancora un po’ troppo elevati.


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CONGRESSI E... DISPETTI Un curioso episodio si rivela particolarmente utile a rappresentare l’importanza e l’attenzione, quasi parossistica, che i congressi politici sono in grado di calamitare su di sé in questo periodo. Il 45° congresso nazionale del Psi, nel 1989, avrebbe dovuto, come il precedente, andare in scena a Rimini, ma nelle stesse date la location era stata opzionata dal Pri di La Malfa. Le segreterie organizzative dei due partiti – che erano tra l’altro alleati di governo – si incontrarono per risolvere la questione e trovare un accordo, proprio come se si trattasse di definire un decreto legge o una mozione di fiducia parlamentare. Il risultato fu, però, un nulla di fatto: nessuna delle due parti si mostrò disponibile a far slittare le date della propria manifestazione, e il Psi dovette “traslocare” il suo congresso negli stabilimenti Ansaldo di Milano.

Il 44° Congresso del Psi si svolse a Rimini. L’anno successivo anche il 45° Congresso dei socialisti avrebbe dovuto svolgersi nella località romagnola, ma la location era stata opzionata dal Pri di La Malfa. A Craxi toccò trasferire i suoi all’Ansaldo

UN PRIMO RICONOSCIMENTO NORMATIVO Se si scorre il testo della legge quadro 217 del 1983, “per il turismo e gli interventi per il potenziamento e la qualificazione dell’offerta turistica”, ci imbattiamo in una (prima?) definizione dell’organizzatore professionale di congressi: “È organizzatore congressuale chi per professione svolge la propria opera nella organizzazione di iniziative, simposi o manifestazioni congressuali”. Al di là dell’evidente tautologia, si tratta di un primo tentativo di formalizzare e fissare dei paletti (più o meno efficaci) per definire la fisionomia e il campo d’intervento di una delle tante figure professionali che operano nel mondo dei servizi turistici. Che il Pco sia anche molto di più è qualcosa che sembra ancora sfuggire al legislatore. La stessa legge prescrive poi che le Regioni dovranno accertare la presenza di alcune specifiche qualificazioni per ciascuna figura professionale, in particolare, “per gli organizzatori congressuali la conoscenza di due lingue straniere e un comprovato tirocinio nelle attività congressuali a carattere nazionale e internazionale”. GLI ITALIANI (O MEGLIO, LE ITALIANE) AL VERTICE L’ingresso della meeting industry italiana nella sua piena maturità trova un’importante conferma a livello internazionale con la nomina di Maria Grazia Riontino, presidente di Mgr e unanimemente ricordata come la “grande inventrice” del congressuale in Italia, a presidente della Iapco per il biennio 1988-90. Il fatto che questo ruolo prestigioso venga assegnato a una Pco del nostro Paese è una controprova della crescita raggiunta dall’intero mercato dei congressi e degli eventi, che viene così sancita anche in una sede di rilievo come quella dell’International Association of Professional Congress Organizers. Occorrerà aspettare vent’anni prima che la presidenza torni a essere occupata da una nostra connazionale, e precisamente il 2008, quando la carica verrà assegnata a Patrizia Semprebene Buongiorno, di Aim Group.

“È organizzatore congressuale chi per professione svolge la propria opera nella organizzazione di iniziative, simposi o manifestazioni congressuali”. Così riporta la legge quadro 217 del 1983 (scritta, forse, da monsieur de La Palisse)

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Il simbolo della caduta del Muro: Potsdamer Platz (sopra) non è una vera e propria piazza, ma una zona costituita da tre aree che hanno letteralmente reinventato un terreno desolato dove fino al 1989 il Muro separava Berlino Est da Berlino Ovest

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CONVEGNI OLTRE CORTINA Il crollo del Muro di Berlino, nel 1989, segna un’epoca anche dal punto di vista dell’organizzazione congressuale: molti Pco attivi negli Anni 80 ricordano bene la complessità e le lungaggini burocratiche che potevano subentrare nel momento in cui a un evento erano attesi partecipanti e delegazioni provenienti da paesi “oltre cortina” (Germania Est, Polonia, Cecoslovacchia, Jugoslavia, e ovviamente Urss). Visti, autorizzazioni preliminari, tempi postali particolarmente rallentati, difficoltà e piccole complicazioni di vario genere erano talvolta da mettere in preventivo quando gli ospiti erano provenienti dai paesi a regime comunista, ivi compresi i partecipanti a convegni e manifestazioni scientifiche, o le delegazioni sindacali dall’Est Europa. Questa situazione si dissolve e si normalizza rapidamente alla fine degli Anni 80, prima con la perestrojka di Gorbaciov e poi con la progressiva dissoluzione della compagine sovietica.

QUEI BADGE COMPILATI A MANO L’attività di un professionista congressuale va sempre più nella direzione di una specializzazione consulenziale e di uno sviluppo di capacità relazionali e manageriali utili per governare la crescente complessità del mercato. Nel contempo, però, il mestiere di planner e Pco conserva ancora una forte componente “artigianale”, e soprattutto prima della diffusione dei personal computer e della telescrittura sono ancora molte le attività manuali da portare a termine. È il caso, ad esempio, delle liste ufficiali dei partecipanti a un convegno o dei loro badge, che vengono battuti a macchina e confezionaQUANTO VALE IL CONGRESSUALE? ti a mano uno per volta, nell’arco di lunghe giornate di lavoro d’equipe: momenti di lavorio collettivo che la digitalizzazione ha in parte soppiantato vole, al netto dell’indotto (che Nel 1988, Meeting e Congressi e in parte, contribuendo ad accelerare i viene stimato in oltre 15.000 titolava “Il boom dei congressi in tempi generali delle comunicazioni, ha miliardi di lire). Il mercato equivaItalia: 270.000 l’anno e 8400 reso anche di fatto impossibili. Chi le a una fetta di circa il 10 per miliardi”: erano i risultati della avrebbe oggi la possibilità di dedicare cento dell’intera “torta” del fattusurvey condotta sul numero di due giorni interi solo alla realizzazione rato turistico nazionale, e ci sono eventi annuali e sul loro relativo dei badge dei partecipanti? ottimi pronostici per una sua rapigiro d’affari: una cifra ragguardeda espansione. Altre cifre interesIN-HOUSE PCO: santi: i congressi muovono circa IL CONGRESSO CHIAVI IN MANO il 4 per cento del Pil nazionale, e mentre in questa fase il tradizioOperativo dal 1975, il Palazzo della culnale turismo vacanziero italico tura e dei congressi di Bologna è il teaappare in lieve calo (un assestatro di una particolare esperienza orgamento dopo gli exploit degli anni nizzativa, protrattasi tra metà degli passati) il turismo legato agli affaAnni 80 e i primi Anni 90: la presenza di ri, al business-to-business e alla un Pco interno, che permette di riunire vita professionale sembra avviato in un’unica realtà i servizi di un modera crescere di un ulteriore 4 per no centro congressuale e l’efficienza cento nell’anno successivo. progettuale garantita dalla presenza di

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gli Anni 70 la società

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il congressuale

Meeting e

un ufficio addetto all’organizzazione professionale di eventi. In generale, in questo periodo i centri congressuali vengono spesso posti di fronte al problema di riuscire a coprire autonomamente le proprie spese di gestione, trovando il modo di diversificare la propria offerta ed estendendola anche a servizi complementari, creando chi un parcheggio, chi un hotel, chi uno shopping mall, o offrendo appunto ulteriori servizi congressuali integrati. FORMAZIONE PER I MEETING PLANNER DI DOMANI Con lo sviluppo del mercato degli eventi, si rende sempre più necessaria un’evoluzione nella formazione dei professionisti del settore, con particolare riguardo alle scienze affluenti; nel contempo, le associazioni di categoria cominciano a porsi il problema di introdurre una certificazione valida e degli standard internazionali per misurare adeguatamente le abilità professionali di planner e Pco. Tra le prime iniziative in questo senso occorre ricordare i corsi promossi dall’Aimp a metà degli Anni 80, con Rodolfo Musco nel ruolo di responsabile della formazione e attivo organizzatore di seminari, workshop e corsi di livello universitario, tutti incentrati sulla crescita professionale della categoria: una strada che condurrà nel giro di pochi anni all’elaborazione di nuovi modelli epistemologici, nel tentativo di dare una dignità anche accademica alla scienza dei meeting, attraverso la collaborazione con enti internazionali come per esempio la French Grande Ecole Essec e la Cornell University. LA SAI L’ULTIMA SUI CONGRESSI? Si dice che la parodia sia una forma, magari involontaria, di ammirazione. E del resto, perché una presa in giro possa risultare divertente, è necessario che tutti conoscano il soggetto che viene imitato o parodiato. Nel 1986, il giornalista Luca Goldoni firmava un ironico pezzo di costume sul Corriere della Sera, in cui prendeva in giro l’ormai dilagante mania dei congressi: «Apro un qualsiasi depliant turistico e mi accorgo che ogni città, paese o villaggio ha un Palazzo dei congressi con sale da 200 a 20 posti. Nelle strade, alla segnaletica normale si è aggiunta la freccia con l’indicazione “Centro convegni e meeting”... ». Preso come testimonianza storica sulle mode e i trend del momento, l’articolo di Goldoni è un’utile spia della visibilità raggiunta nel giro di pochi anni da un settore prima sconosciuto, o misconosciuto, e che invece ormai non può più essere ignorato. UN BILANCIO DI FINE DECENNIO Quali sono i settori produttivi che “movimentano” maggiori risorse per il settore dei convegni? Alla fine degli Anni 80, la classifica stilata dalla nostra rivista (novembredicembre 1988) assegna la fetta più alta al segmento dei beni di largo consumo (10,8 per cento), seguiti a ruota dall’elettronica (in piena ascesa, con l‘8,1 per cento), dalla farmacologia (7,9 per cento) e dai vari organismi di governance (partiti politici, sindacati, movimenti religiosi, che insieme totalizzano il 6,7 per cento). Altre voci importanti riguardano la pubblica amministrazione, l’automotive e la finanza. Un quadro estremamente eterogeneo, che vede coinvolti praticamente tutti gli enti e le realtà di rilievo della vita pubblica, dell’economia e dell’industria. I congressi muovono tutti, e si stima che almeno venti milioni di italiani partecipino ad almeno un evento l’anno: e le previsioni per gli Anni 90 sono di piena crescita.

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Congressi medici: rivoluzione annunciata gli Anni 70

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Mentre il congressuale medico-scientifico conosce un vero e proprio boom, cominciano i primi segni di un cambiamento imminente sul fronte normativo. Il seme dell’Ecm era gettato

li Anni 80 sono cruciali per l’approccio dei governi nei confronti della politica sanitaria, concepita sempre più come una politica dei servizi: nel 1980 entra in vigore il Servizio sanitario nazionale, modellato sul National Health Service britannico; da lì in poi, una serie di riforme e interventi legislativi cambia progressivamente l’aspetto della professione medica e della governance sanitaria in Italia. Il mondo dei congressi medico-scientifici viene ovviamente coinvolto in questo processo di riqualificazione: nell’ottica del Ssn, gli eventi sponsorizzati dalle case farmaceutiche per presentare e spingere i propri prodotti rischiano di far lievitare la spesa sanitaria complessiva, e vanno quindi regolamentati in qualche modo. Anche il medico di base è sempre meno “libero professionista” e sempre più “funzionario sanitario”: un cambio di status che si riflette anche sul taglio degli eventi di formazione per la categoria.

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AUMENTA LA COMPLESSITÀ “Schema organizzativo per la programmazione di un congresso scientifico internazionale”: è il titolo della mappa pubblicata da Meeting e Congressi nel 1981, in un momento in cui gli eventi internazionali per la comunità scientifica cominciano a conoscere un sensibile aumento. A un primo livello c’è l’associazione che commissiona il convegno, i cui interlocutori principali per il Pco sono rappresentati dal comitato organizzativo, dal servizio di tesoreria e dal segretariato generale, che a sua volta nomina e coordina i sotto-segretariati addetti alle manifestazioni sociali (quello che oggi chiameremmo postcongress), al servizio d’iscrizione (per l’invio degli inviti e la registrazione degli accreditamenti) e all’elaborazione del programma (scaletta degli speaker, relazioni con i relatori, edizione degli atti del convegno). Un numero di stakeholder sempre più articolato, con cui i Pco interagiscono su tutti i livelli, in un vortice di comunicazioni (fax, lettere, telegrammi e tante, tante telefonate) di cui l’organizzatore professionista è chiamato a tenere le fila.

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LE RELAZIONI PERICOLOSE Il mondo dei congressi medici scopre sempre di più l’importanza delle pr, in concomitanza con la crescita di mediaticità complessiva che caratterizza la società italiana negli Anni 80 (l’epoca della tv commerciale, delle grandi campagne di stampa e della pubblicità). Anche per una manifestazione scientifica, dal taglio prevalentemente specialistico, ricercare una cassa di risonanza mediatica che vada anche al di là dello stretto perimetro della stampa di settore offre vantaggi sempre più apprezzati, a cominciare dal ritorno di immagine per l’associazione promotrice. Senza trascurare l’aumento del valore e del prestigio percepito dai partecipanti, sicuramente più invogliati a prendere parte a un convegno più “chiacchierato”, reso noto e riconoscibile anche dal dibattito che lo anticipa e lo segue sui mezzi di stampa. IL VALORE AGGIUNTO DELLA FORMAZIONE Si dice che la differenza tra informazione e formazione stia nel fatto che la prima mira a modificare il patrimonio delle conoscenze dell’individuo, la seconda a modificarne il comportamento attraverso la diffusione di buone pratiche e nuovi paradigmi. Nel corso degli Anni 80 si assiste a un cospicuo aumento del numero dei congressi e dei meeting medici con finalità formativa, con una netta prevalenza di questi rispetto ad altre attività promozionali-informative messe in campo dall’industria farmaceutica. Tra i motivi principali alla base di tale trend di crescita, gli addetti ai lavori registrano in questo periodo una rinnovata predisposizione all’aggiornamento professionale della classe medica – sempre più numerosa nel nostro Paese, e per cui in cerca di un sempre maggiore livello di qualificazione –, insieme al cambiamento di strategia intrapreso dall’industria, che nella promozione di attività di formazione scientifica vede un’opportunità per sviluppare la propria immagine e rafforzare l’efficacia della propria comunicazione. PEDAGOGIA PER GLI ADULTI Parafrasando lo scrittore americano Raymond Carver: “Di cosa parliamo quando parliamo di congressi medici?”. Una bella domanda, che comincia a sollevarsi da più parti, parimenti all’aumento del numero di eventi riservati alla comunicazione scientifica. Non mancano le critiche: secondo alcuni i convegni cominciano a diventare troppi e concomitanti, e non sempre sono in gradi di garantire adeguate finalità formative a causa dell’eccessiva frammentazione tra eventi di varie dimensioni e differenti target di specialisti. Dall’altra parte, le Fondazioni scientifiche e i professionisti della formazione vedono sempre più nel workshop, nel seminario e nel lavoro a piccoli gruppi, o comunque ad alto contenuto esperienziale, lo strumento migliore per la cosiddetta pedagogia degli adulti. Di eventi medici c’è bisogno, perché l’evento si sta rivelando un sistema efficace per coinvolgere e connettere gruppi di professionisti maturi.

Nel corso degli Anni 80 si assiste a un cospicuo aumento del numero dei congressi e dei meeting medici con finalità formativa, con una netta prevalenza di questi rispetto ad altre attività promozionali-informative messe in campo dall’industria farmaceutica

È IL DIBATTITO CHE FA LA DIFFERENZA In un’intervista rilasciata a Meeting e Congressi (marzo 1985) il professor Luigi Rossi Bernardi, presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, pone il problema del contributo critico che il congresso medico-scientifico dovrebbe portare per arricchire realmente i partecipanti, e per non correre il rischio di essere il semplice duplicato della pubblicazione dei suoi stessi atti. Ferma restando la validità della

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Meeting e Congressi formula-congresso, la principale differenza rispetto ad altri paesi sembra essere la motivazione dei relatori, che all’estero spesso pagano di persona la partecipazione ai convegni e sono quindi più stimolati a ricavare (e a dare) il massimo. La deregulation italiana rischia invece talvolta di portare a un maggiore appiattimento del dibattito. Inoltre, secondo l’allora presidente del Cnr, i relatori italiani invitati a convegni internazionali all’estero difficilmente godono dello stesso livello di ospitalità e sponsorizzazione che viene invece garantito ai congressisti stranieri in Italia: gap normativi, etici e procedurali che prima o poi esigeranno una riflessione.

Il presidente del Cnr Luigi Rossi Bernardi (ultimo a destra) in una foto dell’epoca con l’allora ministro per il Coordinamento delle Iniziative per la Ricerca Scientifica e Tecnologica Luigi Granelli e il presidente dell’Iri Romano Prodi. A destra, il ministro della Sanità Carlo Donat Cattin

PRIMO GIRO DI VITE DEL FISCO Nel 1988, la legge Finanziaria accoglie due disposizioni relative ai congressi medici, prevalentemente organizzati e sponsorizzati dalle imprese farmaceutiche e biomedicali. Si tratta del primo provvedimento di una lunga serie, attraverso cui lo Stato comincerà la sua ingerenza, sempre più stringente, nel mondo dei congressi sanitari. Nello specifico, la legge divide gli eventi medici in due grandi categorie: quelli approvati dal ministero della Sanità (retto dall’onorevole democristiano Carlo Donat Cattin) – per i quali sarà possibile continuare a richiedere lo scarico di buona parte delle spese sostenute – e quelli non approvati, le cui fatture saranno d’ora in avanti tassate come qualsiasi altro utile aziendale: “Le spese sostenute da aziende produttrici di farmaci per promuovere e organizzare congressi, convegni e viaggi ad essi collegati, sono deducibili nella misura dell’80 per cento, ai fini della determinazione del reddito di impresa, quando hanno finalità di rilevante interesse scientifico con esclusione di scopi pubblicitari in conformità ai criteri stabiliti dal ministro della sanità con proprio decreto”. Ma come determinare dove termina il “rilevante interesse scientifico” e iniziano i biechi “scopi pubblicitari”? Ai posteri l’ardua sentenza. TRA ETICA E PRATICA Alla fine degli Anni 80, lo Stato comincia a guardare ai congressi medici come a un villaggio del Far West in cerca di uno sceriffo: così almeno pare, a giudicare dall’inizio dell’attività legislativa volta a limitare la libertà fiscale delle case farmaceutiche, e a cercare di evitare sovrapposizioni tra attività scientifica e puro marketing. In realtà, però, l’apporto dell’industria farmaceutica ha fin dall’inizio reso possibile un’intensa attività di formazione e aggiornamento professionale, senza spese per le casse dello Stato, e a tutto vantaggio anche della salute pubblica. Perché allora questo passaggio dalla tolleranza all’ingerenza? Semplicemente, forse, l’aumento del volume dei congressi scientifici raggiunto nel corso degli Anni 80 ha destato l’interesse dell’Agenzia delle Entrate, mentre il ministero della Sanità è stato indotto a recuperare voce in capitolo sull’argomento dalla crescita esponenziale del fenomeno congressuale.

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L’incentive si fa esotico gli Anni 70

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Nata con il catalogo a premi, l’incentivazione Anni 80 punta quasi tutto sul viaggio premio, che si fa via via sempre più esclusivo. Non basta, cioè, che la meta sia dall’altra parte del mondo: occorre che sia quasi inaccessibile ai turisti “normali”

li Anni 80 segnano l’affermazione del viaggio incentive come fenomeno a sé stante. Nato come il premio finale e più ambito di un catalogo, infatti, il viaggio diventa ben presto un’appendice del catalogo stesso tanto da diventare elemento singolo (e sempre molto ambito). Se all’inizio il “viaggio” è una vacanza al lago, negli Anni 80 lo scenario cambia, come cambia il target dell’incentivazione. Le agenzie devono proporre mete che soddisfino non più il venditore e signora, ma il manager che, anche per lavoro, è abituato a viaggiare e ha, quindi, abitudini piuttosto dispendiose. E se alla fine degli Anni 70 la Thailandia poteva sembrare una destinazione ambiziosa, negli anni del boom economico è roba vecchia. Ecco allora le incentive house italiane sbizzarrirsi e portare letteralmente in giro per il mondo (dalle Ande all’Australia, dalla Città Proibita alle Isole Fiji ) centinaia di persone. Ogni angolo del pianeta sembra alla ora portata di tutti.

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L’UBRIACATURA DA VIAGGIO INCENTIVE Il boom economico di questi anni porta a credere che ci si possa spingere oltre senza limiti. Sono gli anni del benessere economico e sociale, della voglia di apparire, di distinguersi e di emergere... caratteristiche che si riversano nel mondo dell’incentivazione. Avendo a disposizione budget in continua espansione (bei tempi!), le aziende iniziano a pretendere standard qualitativi elevati. Anche le imprese locali, che non hanno un confronto diretto con filiali multinazionali, chieDa un lato si impone la vacanza tutto compreso, tipica dei villaggi turistici in cui trovare un angolo d’Italia anche all’estero. Dall’altro l’incentive travel cambia connotati, per offrire quanto di più lontano ci sia dal quotidiano vivere

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dono mete sempre più esotiche e sempre più uniche. Regna il concetto di esclusività a ogni costo: negli anni dell’esplosione dei villaggi turistici in cui ci si può sentire a casa in qualsiasi parte del mondo, le incentive house lavorano con l’intento opposto: rendere unico ed esclusivo il soggiorno dei propri clienti. I manager che partecipano agli incentive travel hanno viaggiato, conoscono il mondo. Parigi, Londra, New York da sole non bastano. E così cambiano le mete e tutto quello che gira intorno a esse: non più il trasferimento e il soggiorno sterile, ma un viaggio indimenticabile, con avventure ed esperienze che altrimenti non si sarebbero potute vivere.

I tagliatori di teste della Malesia non sono un mito o una fantasia, ma semplice realtà. Nella foto, una collezione di teschi umani in una abitazione di Kuching, una delle città principali del Borneo

MUST HAVE: TANTO E TANTO LONTANO. L’IMPORTANTE È STUPIRE Il viaggio non è più soltanto la destinazione, ma tutto il pacchetto che esso comprende. L’abitudine a viaggiare dei partecipanti all’incentive travel rappresenta una sfida per le agenzie di incentivazione che si spingono ai confini del mondo. Le Ande, l’India, l’Australia non sono più dei luoghi segnati sul mappamondo, ma terre esotiche tutte da scoprire con la loro cultura e le loro abitudini. E così è possibile cucinare e mangiare carne di coccodrillo in Thailandia o attraversare la giungla della Malesia fra i tagliatori di teste. L’obiettivo, insomma, è proporre alle persone qualcosa che non farebbero mai e che, in questo modo, lasci in loro il ricordo e l’emozione genuina di aver fatto qualcosa di straordinario. QUANDO LE AGENZIE SPUNTAVANO COME FUNGHI Un ulteriore elemento da tenere in considerazione di quest’epoca d’oro è la graduale, ma continua diffusione delle agenzie di incentivazione. Una vera e propria proliferazione che implica non pochi problemi a partire dall’inesperienza: molte neofite mancano infatti di quel know how che le storiche si sono guadagnate sul campo. Questo perché talvolta sono “prestate” dal CHI SONO I NUOVI CLIENTI? turismo puro, si muovono su un terreno che non è il loro improvvisando e offrendo prodotti simili a prezzi più bassi e soprattutto con qualità del al ridimensionamento, nel settoNegli Anni 70 i primi attori ad servizio scadente. re dell’incentivazione, delle investire nell’incentivazione e La prima e più lampante conseguenaziende di bene durevoli: un nella motivazione del personale za di questa invasione di campo è un chiaro segnale dei tempi che sono stati le grandi compagnie impoverimento della qualità dei procambiano. petrolifere e automobilistiche, dotti, anche se i manager d’azienda Un ruolo fondamentale in questo bisognose – soprattutto le prime più lungimiranti continuano a preferiperiodo è giocato dalla classe – di posizionarsi sul mercato a re la qualità al semplice risparmio. dirigenziale delle aziende: una causa della forte concorrenza generazione di manager con un dovuta all’incremento della cirsolido assetto culturale provecolazione di automobili che niente dal marketing e un’apertuquasi ogni italiano possedeva in seguito al boom economico degli ra mentale tale da riconoscere nell’incentivazione del personale Anni 60. un investimento e non una spesa. A queste si affiancano, negli Un valido interlocutore che ha Anni 80, le grandi dell’elettronieducato le agenzie, indirizzandoca, le assicurative, le informatile con delle richieste precise e, che che da giovani aziende proin questo modo, far sì che, duttrici di software sono nel seguendo le loro direttive, potestempo diventate grandi realtà sero creare il know how che le quotate in Borsa. ha poi caratterizzate. Si assiste contemporaneamente

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Eventi al punto vendita gli Anni 70

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Tipicamente orientati al consumer, gli eventi degli Anni 80 cambiano radicamente format e iniziano a coinvolgere, seppur parzialmente, anche un pubblico interno: la rete vendita. Pubblicità ed event making iniziano ad andare di pari passo

Majorettes, bande musicali e manifestazioni al punto vendita cominciano a formare un legame indissolubile. Non siamo ancora al b2b vero e proprio, ma il target interno inizia a suscitare interesse nelle strategie aziendali

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ll’inizio degli Anni 80, la Renault divenne la casa automobilistica straniera al top delle vendite di auto e, dopo Fiat, quella che vendeva di più in assoluto. Questo nonostante la gamma di vetture proposte dal marchio francese non fosse poi così diversa da quella dei suoi competitor. La chiave del successo fu un forte investimento in pubblicità, con la scelta di Johnny Dorelli come testimonial, all’epoca all’apice della notorietà, un’aggressiva campagna di marketing e l’utilizzo degli eventi sul punto di vendita. Con Renault, infatti, in quegli anni nacque il concetto di “Porte aperte”. I clienti erano invitati nel weekend a provare l’auto per poi comprarla, facendo vivere le concessionarie con progetti di animazione locali coordinati su tutto il territorio nazionale. L’iniziativa durò nel tempo, anche perché fu sostenuta da una comunicazione che integrava più mezzi. All’evento infatti fu abbinato un concorso. Comprando la rivista Gente Motori si potevano vincere 20 Super 5 presentandosi in concessionaria: «Ragazzi le porte sono aperte, io vado alla Renault e ci provo» esortava nello spot televisivo il buon Dorelli.

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NASCONO LE PRIME AGENZIE DI SOLI EVENTI BUSINESS Negli Anni 80 il contesto in cui si muovevano le agenzie era abbastanza lineare. Organizzare una convention ai tempi significava di fatto scegliere un hotel, affittare una sala riunioni e offrire una ricca cena in un bel ristorante. L’unica nota di originalità poteva essere un piccolo spettacolo di cabaret che intrattenesse gli ospiti fino a tarda serata. La maggior parte dello sforzo, anche economico, interessava così la logistica e, solo in piccola parte, la comunicazione. Per questo, alcuni cominciarono a intravvedere un’opportunità: nacquero così, soprattutto a Milano, le prime strutture dedicate agli eventi in cui la comunicazione assunse un peso maggiore, divenendo un elemento cruciale per trasmettere al meglio il messaggio. I PRIMI EVENTI CONSUMER: IL CAMEL TROPHY Gli Anni 80 sono quelli dell’esplosione della tv commerciale in Italia. L’advertising classico trionfa come strumento di comunicazione: i consumi aumentano vertiginosamente e l’industria pubblicitaria è in fermento. Sono anni molto ricchi, in cui le aziende possono permettersi grandi investimenti il cui ritorno è garantito. In questo contesto nascono gli eventi consumer, sia come incentivo al consumo, sia come mezzo per aumentare la brand awareness. Aprono le prime agenzie specializzate in promozioni d’acquisto, raccolte punti, assaggi nei supermercati. È il tempo dei premi del Mulino Bianco, delle sorprese nelle patatine San Carlo e nel Nesquik. E poi è il grande momento del Camel Trophy. Nato da un’idea di Jeep (poi Range Rover) e Camel come evento puramente promozionale, divenne ben presto nell’immaginario collettivo un sinonimo di avventura ed emozione. Si trattava di una competizione per fuoristrada che si svolgeva in paesi esotici come Sumatra, Papua Nuova Guinea, il Borneo e l’Amazzonia. Un evento molto longevo – è durato 20 anni dal 1980 al 2000 – che ha messo a dura prova uomini e mezzi e che è riuscito a coinvolgere il target dei giovani. Tutti volevano avere gli adesivi del Camel Trophy, per sentirsi almeno in parte protagonisti dell’avventura.

Gli eventi degli anni Ottanta non brillavano per originalità: un piccolo spettacolo di cabaret era già un “eventone”. Nella foto, i comici più in voga all’epoca, tutti nati allo storico Derby di Milano: (da sinistra) Ernst Thole, Diego Abatantuono, Enzo Jannacci, Mauro Di Francesco, Giorgio Porcaro, Massimo Boldi e sotto di lui Giorgio Faletti

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Location per molti, ma non per tutti

Gli anni del boom economico e del divertimento si riflettono sugli alberghi italiani imponendo un elevato standard di servizi. Il turismo congressuale e quello d’affari cominciano a fare gola a tutti, legando business e leisure in un binomio indissolubile li Anni 80 segnano la definitiva consacrazione del turismo congressuale e d’affari. L’esplosione di questo mercato coinvolge moderne e inedite location, determina nuovi trend e comportamenti, ed è a sua volta influenzato da innovazioni tecnologiche e ignote dinamiche di consumo. Si pensa agli affari anche durante momenti prettamente ludici, come una partita a golf fra yuppies e manager affermati. Il consumismo estremo e il desiderio di apparire, tipici di quegli anni, aumentano le esigenze del turismo d’alto livello e le strutture ricettive si trasformano per soddisfare “nuovi culti” come fitness e cura del corpo più in generale. Le strutture congressuali vere e proprie sono interessate da una trasformazione degli spazi, da un aggiornamento della dotazione tecnologica, dall’influenza del design e della progettazione d’interni. L’Italia diviene una delle protagoniste di questo decennio, soprattutto nel turismo d’elite, con le catene alberghiere di casa nostra che alzano il livello dell’ospitalità, aumentano i servizi offerti, guardano oltre confine per affrontare nuovi mercati che, a volte, conquistano letteralmente.

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GLI ANNI DELLE GRANDI CATENE ITALIANE Gli Ottanta sono anni in cui le catene alberghiere italiane diventano protagoniste della scena internazionale. Molte di esse hanno un approccio fin da subito molto attento al turismo congressuale, altre ci arriveranno più tardi, altre ancora ne faranno il proprio core business. A partire dalla controversa storia della Ciga Hotel, la Compagnia italiana grandi alberghi che fu fondata nel 1906 e divenne leader per molto tempo del turismo ricettivo di gran lusso. Fu tra le prime ad aprire le proprie strutture ai congressisti finché nel 1985 passò di mano all’Aga Khan, per poi essere affidata a Mediobanca nel ‘93 ed entrare nella galassia Sheraton nel ‘95. Business e location suggestive anche per i Domina Hotel di Ernesto Preatoni, l’imprenditore milanese che fondò la catena alberghiera nel 1988 e che negli Anni 90 diventerà il “re di Sharm El Sheikh” grazie al Domina Coral Bay, uno dei più grandi resort del Medio Oriente. E ancora, tra le altre, grande attenzione al congressuale nel dna di Jolly Hotel (fondata a Valdagno, in provincia di Vicenza, nel 1945 e nel 2006 acquistata dalla catena spagnola NH Hoteles) e di Starhotels (fondata a Firenze nel 1980 da Ferruccio Fabri e oggi proprietaria di numerosi alberghi congressuali di lusso). SI GIOCA E SI LAVORA Le strutture per lo svago e l’intrattenimento, come per esempio i casinò, diventano sede privilegiata per il turismo d’affari. All’interno di questi ambienti dedicati al gioco d’azzardo in grado di richiamare un notevole numero di “nuovi turisti”, anche per la spesso felice collocazione in località esclusive, si ricavano spazi per le attività lavorative. Il binomio gioco-lavoro risulta vincente e gli uomini d’affari accorrono numerosi, pronti a concludere sui tavoli verdi un’intensa giornata lavorativa. Le sale per congressi e convegni, che trovano posto in queste strutture accanto a bar e sale ristoranti, richiamano stile e caratteri già presenti negli altri ambienti, per trasferire l’atmosfera magica ed elegante anche al momento congressuale. Gli arredi sono carichi e sfarzosi, i tavoli lucidi e brillanti, i tappeti imponenti, le pareti rivestite di boiserie, le luci intense per gli spazi comuni o più soffuse per i tavoli da gioco, per aumentare il fascino e il mistero della roulette del business! GOLF CLUB: NON SOLO SPORT Mente e corpo, attività fisica e lavoro, verde, paesaggio e ambienti ospitali che offrono continuità tra interno ed esterno. Negli Anni 80 i golf club erano davvero luoghi esclusivi nei quali la passione per lo sport si traduceva nell’affermazione sociale, nella quale l’iscrizione ad un circolo era uno status symbol, un modo di incontrare persone dello stesso ceto o rango che dir si voglia, al di là della pratica sportiva. Location d’eccellenza per l’ordine, la pulizia, la qualità delle attrezzature e l’attenzione a ogni dettaglio, questi luoghi diventano presto appetibili per chi organizza meeting e convegni. Se poi si rende possibile accedere a un campo pratica dopo aver assistito ad un congresso, anche per chi non ha mai giocato a golf, aumentano i motivi di interesse e di richiamo. Gli altri spazi accessori ospitati in queste strutture (ristorante, spazi per il relax, stanze dedicate ad altri svaghi), completano un’offerta unica e assicurano un’esperienza nuova, quella di sentirsi parte di un club, anche solo per un giorno.

Una pubblicità congressuale della Ciga Hotel, la Compagnia italiana grandi alberghi (appunto Ciga), che per decenni fu leader in Italia per il turismo di lusso, ma anche tra le prime ad aprire le porte al congressuale

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Benefit per molti irrinunciabile, soprattutto fra i congressisti, la piscina, quasi sempre all’aperto, diventa un ambiente fisso di strutture di medio e alto livello

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PAROLA D’ORDINE: “A DUE PASSI DA…” Se le grandi città del nostro Paese non possono competere per qualità del paesaggio con le incantevoli location spesso scelte dai congressisti, devono farsi preferire per servizi, infrastrutture e facilità di accesso alle strutture. La possibilità di raggiungere i Centri Convegni con aereo, treno o mezzi propri in tempi rapidi è senza dubbio un plus da sfruttare, attraverso una collocazione strategica all’interno del tessuto urbano, in questi anni di grandi trasformazioni. Al contrario dei centri storici, nei quali a fronte di un’offerta che può comprendere anche cultura, svago e ristorazione si contrappone la difficoltà di realizzare strutture ex novo di grandi dimensioni, le aree semiperiferiche, collocate lungo le grandi arterie extraurbane, diventano le più interessanti. Spesso c’è spazio per costruire volumetrie importanti all’interno di piani regolatori dalle maglie più larghe rispetto al centro cittadino, ed è senz’altro più facile progettare e costruire in uno spazio libero una viabilità secondaria e un sistema di parcheggi su misura per le esigenze del complesso. Meno vincoli uguale edifici migliori e più efficienti? Purtroppo non sempre è così.

NUOVI PLUS: PALESTRA E PISCINA Gli Anni 80 saranno ricordati per la nascita del fitness e della cura del corpo attraverso l’attività fisica. Alberghi e hotel dell’epoca non stanno a guardare e si dotano di piscine e palestre per garantire ai propri ospiti la possibilità di praticare esercizio fisico quotidiano. La piscina, quasi sempre E MILANO SVILUPPA IL SUO SUD all’aperto, diventa un ambiente fisso di strutture di medio e alto livello. Spesso le dimensioni sono contenute, ma poter stare in acqua a pochi passi dalla propria stanza e con il servizio che si è solito tutto per chi vi arrivava da fuori Negli Anni 80 a Milano si vive ricevere dall’hotel, diventa un benefit a città. Anche l’Hotel Quark, una una situazione emblematica del cui molti clienti non rinunciano. In mondelle primi hotel della metropoli rapporto tra la città e la collocatagna si vedono le prime piscine copernati con la vocazione congreszione dei Centri Congressi. te, non ancora Spa vere e proprie ma suale, andò a collocarsi nell’area Quando proprio la dotazione luoghi usufruibili anche in inverno dopo meridionale della città. Non infrastrutturale spinge il un’intensa giornata di sci. Per la palestra tutto però andò come previsto. Gruppo Cabassi a realizzare il vengono spesso utilizzati piccole stanze Linate sarebbe diventato il Centro Congressi Milanofiori, originariamente pensate per altri usi, secondo aeroporto milanese, all’epoca il più grande complesattrezzate con macchine per esercizi e dopo il grande progetto di so congressuale del Nord Italia, pochi attrezzi. Ambienti progettati ad Malpensa 2000 e anche la Fiera, inserito nel più ampio progetto hoc per questo scopo sono prerogativa in origine ipotizzata a sud, verrà di Centro direzionale che prevesolo di alberghi di altissima fascia che li realizzata solo molti anni più deva anche la presenza di una affiancano alla piscina per dare vita ad tardi a Rho-Pero, a nord della struttura ricettiva, il Jolly Hotel uno spazio fitness completo. città. (oggi parte della catena NH). Era il 1982 e la metropolitana arriverà molto più tardi, trent’anni dopo per la precisione, ma la sua collocazione all’intersezione fra la tangenziale Ovest di Milano e l’Autostrada MilanoGenova, oltre alla vicinanza all’aeroporto di Linate, lo rendeva facilmente accessibile soprat-

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ELEGANZA APPARENTE La libertà lasciata a progettisti e designer negli Anni 80 ha portato spesso alla creazione di mobili e arredi più belli che funzionali. Le linee sono comunque spesso minimali, le forme innovative ma mai sfarzose, l’immagine complessiva discreta, non “urlata”. Accanto al ritorno a materiali semplici e naturali come metallo, legno e vetro, la vera protagonista è stata la pelle, utilizzata sempre più spesso nelle case o nelle stanze d’albergo per rivestire sedie, divani, poltrone talvolta anche pareti. Le librerie diventano un pezzo imprescindibile dell’arredo, perché oltre ad ospitare oggetti e libri diventano strumenti funzionali per dividere ambienti che tendevano sempre più all’open space. Grande successo dei tavolini bassi, dalle linee lisce e geometriche, ma a volte anche elemento per dare sfogo alla fantasia. Ai mobili dalle linee minimali si contrappongono accessori divertenti e colorati, stampe d’arte, oggetti giocosi e allegri, piccole provocazioni che vitalità e superficialità ad ogni ambiente.

La celebre lampada da terra Tolomeo di Artemide. Firmata Michele De Lucchi e Giancarlo Fassina, è nata nel 1986 e già l’anno successivo ha vinto il premio Compasso D’Oro per la perfetta unione tra design e progettazione

L’ARREDO DEDICATO Per la prima volta all’interno degli alberghi indipendenti, quelli cioè non legati a un marchio, nasce la sperimentazione sull’interior design e sull’arredo, sui servizi offerti e sul rapporto emotivo e di appartenenza tra cliente-albergo. Una tendenza che si svilupperà poi nel tempo per coinvolgere anche gli alberghi di catena, di livello medio-alto o alto che, soprattutto in tempi recenti, stanno abbandonando la standardizzazione per aprirsi a progettazioni sempre più sperimentali. Negli alberghi di design, d’arte, d’autore o a tema, dagli Anni DESIGN PER LA COLLETTIVITÀ 80 emerge la volontà di costruire un linguaggio estetico coerente anche in relazione a contenuti comunicativi relativi alla struttura alberghiera, con l’obiettivo di dare a ogni ambiente L’abbiamo incontrata tante volte della struttura un’identità esteticodappertutto, anche in una sala simbolico-funzionale precisa. Un “proconvegni, la Silver non è una getto totale” che coinvolge lo spazio semplice sedia, appartiene a una fino agli accessori d’arredo, nel quale famiglia di sedute, tutte col medeassumono importanza sempre magsimo dna, ma leggermente divergiore le componenti sensoriali (illumise per adattarsi a diverse tipolonazione, colori, decori, suoni) per gie d’utilizzo. Disegnata da Vico generare atmosfere inedite e dare vita Magistretti nel 1989 per De ad esperienze uniche. Padova, la collezione offre un’ampia gamma di soluzioni che la rendono estremamente flessibile e versatile: con o senza braccioli, fissa, con ruote, con base girevole e regolabile in altezza, montabile in serie. L’ispirazione nasce dal lontano 1925, dalla sedia 811 che d’inizio novecento e materiali l’architetto austriaco Josef assolutamente attuali. Un progetHoffmann disegnò per Thonet. to vincente perché, come spesso L’interpretazione in alluminio e accadeva in quegli anni, i desipropilene di Magistretti l’ha resa gner sapevano abbinare funzionaun pezzo più pratico e contempolità ed estetica, realizzando proraneo, grazie soprattutto alla dotti per l’individuo ma anche per modernità dell’immagine, connula collettività. bio perfetto tra motivi figurativi

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Vera rivoluzione architettonica, le pareti mobili diventano, negli anni Ottanta, un must imprescindibile: non c’è sala congressi che si rispetti che non offra ai partecipanti l’opportunità di fruire di layout modulari e personalizzabili

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SPAZIO ALLA TECNOLOGIA La diffusione della tecnologia in ambito domestico e professionale coinvolge ovviamente anche alberghi, hotel e strutture congressuali. Computer, videoregistratori, telecamere e altri strumenti multimediali consentono di arricchire l’attività congressuale con video, immagini e proiezioni, una serie di implementazioni e nuove strumenti che determineranno una diversa organizzazione degli spazi interni e dello sviluppo planimetrico delle sale. Organizzare una proiezione su uno schermo a parete vuol dire per esempio collocare il tavolo relatori in modo tale che non interferisca con le immagini e viceversa, strutturare un podio che possa ospitare un computer, prevedere nelle sale molto grandi alcuni monitor, perfettamente visibili, che possano riproporre quanto avviene sullo schermo principale. Le sale si dotano poi di cabine di regia audio video che controllano anche direzione e intensità della luce ma anche di spazi per la traduzione simultanea. Spesso si tratta di microambienti ricavati in una porzione del volume principale, nei casi migliori sono locali più ampi posizionati a un livello superiore per una più corretta visione d’insieme. MASSIMA FLESSIBILITÀ In un periodo di grande trasformazione come sono stati gli Anni 80, anche in ambito professionale risulta difficile prevedere quali saranno le esigenze del futuro prossimo. La carta vincente di molte strutture diventa quindi la flessibilità e la versatilità degli spazi disponibili, nonché la loro possibile integrazione o indipendenza d’utilizzo. Le sale e gli ambienti atti a ospitare meeting ed incontri devono saper riadattare il proprio layout in base alle sempre mutabili richieste degli organizzatori, attraverso pareti mobili, partizioni scorrevoli e sistemi trasformabili, che permettano di ampliare o ridurre la capienza, di dividere o riunire uno spazio, di posizionare in modo diverso gli arredi necessari, dalla disposizione classica delle sedute in file continue al posizionamento di postazioni e tavoli per workshop aziendali o attività di gruppo. Una flessibilità dimensionale e organizzativa, ma anche una possibilità di ridefinire alcune caratteristiche dello spazio stesso come l’illuminazione, il suono o l’apporto tecnologico.

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A B B I A M O U N ’ I S O L A M E R AV I G L I O S A A B B I A M O I N U M E R I P E R L AVO R A R E CON I N U M E R I U N O A L M O N D O A B B I A M O S PA Z I O E T EC N O LO G I A ABBIAMO SUCCESSO PERCHÉ ABBIAMO

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Dagli infrarossi al world wide web gli Anni 70

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La rivoluzione tecnologica degli anni Ottanta ha un impatto decisivo anche sull’organizzazione congressuale: cambiano gli impianti di traduzione, il fax snellisce l’iter organizzativo, si diffondono i computer e arrivano le prime slide in PowerPoint el corso del decennio degli anni Ottanta, la tecnologia fa passi da gigante. A partire dagli impianti di traduzione simultanea, che si trasformarono radicalmente grazie all’introduzione del segnale digitale infrarosso, una vera rivoluzione copernicana nel settore. Fu una grande innovazione tecnica sotto almeno due aspetti: la maggiore affidabilità del segnale e la sicurezza (la trasmissione era finalmente al riparo da ascolti non dovuti). Prima dell’infrarosso, infatti, il segnale radio era intercettabile da chiunque si mettesse su quella frequenza. Questa tecnologia, con le opportune innovazioni e con un continuo aumento della qualità audio, è in uso ancora oggi, ma funziona su frequenze diverse, che garantiscono anche l’eliminazione delle interferenze causate dalla luce artificiale tipica di molte sale congressi (uno dei maggiori problemi per gli fornitori tecnici, spesso a causa dei neon presenti negli ambienti). Dal punto di vista del provider tecnologico, inoltre, si trattava di un salto epocale per la riduzione dei tempi di montaggio, da alcuni giorni a poche ore, oltre alla velocità di trasporto e di installazione dell’infrastruttura. Si era infatti in un periodo in cui la traduzione simultanea era ancora necessaria in tutti i principali congressi.

N

Nuovi strumenti tecnologici, come gli infrarossi o i fax (nella foto sotto uno dei primi modelli, un Panasonic Uf800) trasformarono radicalmente il mondo dei congressi, soprattutto sul fronte logistico e operativo. I tempi di allestimento o di organizzazione dei meeting si riducono drasticamente

Science Museum/Science & Society Picture Library

RIVOLUZIONE FAX L’introduzione sul mercato dei primi fax cambiò il volto della corrispondenza commerciale, con impatti anche sugli aspetti organizzativi dei fornitori di servizi. I primi dispositivi, introdotti dai professionisti degli eventi a metà degli Anni 80, costavano quasi 10 milioni di lire ed erano stati acquistati sostanzialmente “sulla fiducia” dato che le modalità di funzionamento non erano ancora ben note. La macchina però funzionava e fu adottata immediatamente, subito dopo essersi sbarazzati dei più ingombranti Telex (che a loro volta erano già stati un acquisto impegnativo). Il vantaggio principale di questo nuovo strumento fu la velocità con la quale era possibile gestire le corrispondenze (per esempio con i relatori congressuali o per verificare la disponibilità di alberghi e location) evitando le lunghe trafile necessarie in passato. Questa velocità pone-

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va allo stesso tempo anche il principale aspetto critico della nuova era, ovvero la necessità di adattarsi a essa e di imparare a lavorare in modo più efficiente, processando e valutando le informazioni in breve tempo, dato che i nuovi strumenti presto diventarono disponibili a tutti. Dal 1987 al 1989, il numero di fax installati su scala globale fu più che raddoppiato. IL KODAK CAROUSEL Introdotta dalla Kodak già a partire dal 1961 e prodotto fino al 2004, la famiglia di proiettori Carousel (“a carosello”) è un ricordo ben vivo per i professionisti degli eventi: è negli Anni 80 che si consolida la proiezione di diapositive per esporre i contenuti di congressi e convention, con proiettori più luminosi e versatili e software che rendevano più accattivanti le presentazioni. Il carousel, in grado di proiettare uno slideshow di 80 diapositive da 35 millimetri, fu inventato da Louis Misuraca (un emigrato napoletano negli Stati Uniti) che venne pagato una tantum dalla multinazionale della fotografia. Si trattava sostanzialmente di una “ciambella” che conteneva le diapositive e le inseriva una dopo l’altra per la proiezione: il tutto con l’ausilio di un telecomando, tramite il quale il relatore poteva decidere se e quando andare avanti con un clic. Nel tempo, la capacità dell’apparecchio fu ampliata fino a 140 slide. IL CONGRESSO MEDICO E L’ACCREDITO ON SITE Il congresso associativo, spesso in ambito medico, è stato il format “principe” degli Anni 80 nel settore degli eventi, anche perché l’era precedente agli Anni 90, sebbene questi eventi a carattere scientifico avessero già una lunga storia, è stata caratterizzata da una pressoché totale assenza di norme (quelle che invece arrivarono dal 1993 in poi, fissando paletti sempre più stringenti al settore). All’inizio del decennio, diversi fornitori avevano lanciato già nel settore fieristico funzionalità base di registrazione on site, sfruttando un sistema di badge simili a carte di credito. Prima di questi strumenti, le informazioni relative ai partecipanti venivano abbinate ai loro badge soltanto in un secondo momento e la registrazione all’evento era in parte basata su procedure manuali. Sempre nel 1980 la Intermedia (oggi Event Planners Australia) rilasciò il software Events 1.0, che consentiva di elaborare liste, etichette e report relative ai delegati, ma l’impostazione del programma per gestire un meeting richiedeva giorni di lavoro. Tre anni dopo il software fu riscritto con notevoli benefici per gli organizzatori, che dovevano impiegare meno di un giorno per i settaggi.

Grazie ai nuovi standard di compressione dei dati, le videoconferenze diventano una realtà. Ma hanno ancora costi esorbitanti: nel 1982 un’ora di collegamento costa mille dollari (al netto dell’hardware, che ammonta a 250mila dollari)

PRIME VIDEOCONFERENZE E RETI MOBILI L’invenzione di nuovi standard di compressione delle informazioni digitali rende possibile la trasmissione di audio e video a distanza. Ma nel 1982, per un’ora di videoconferenza, la linea di Compression Labs costava mille dollari (un costo comunque destinato a crollare negli anni successivi) e l’hardware necessario addirittura 250mila dollari. In Italia, in quegli anni ancora in pieno monopolio Sip (Società italiana per l’esercizio telefonico, dal 1994 Telecom Italia) nel mercato Tlc, il servizio viene avviato nel 1986. Per consentire l’interazione tra più persone a distanza, a Roma e a Milano erano state allestite due sale con telecamere, monitor, microfoni e altoparlanti. Il sistema Codec trasmetteva le immagini, le voci e i documenti, traducendoli in un flusso numerico a due Mbit al secondo, inviato alla centrale telefonica e poi instradato su mezzi a banda larga fino a raggiungere l’altra sala. Alla fine del decennio si contavano 53 meeting room attrezza-

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te con questo servizio. Tra il 1985 e il 1989, inoltre, la Sip coprì il territorio nazionale con il nuovo network di telefonia mobile Rtms di Italtel, che alla fine di questo periodo contava già 100mila abbonati: l’anno successivo sarà reso disponibile l’Etacs, pilastro della prima massiccia ondata nel mercato dei telefonini NASCE POWERPOINT Nel 1987 nacque il primo PowerPoint, software Microsoft che ancora oggi è il più usato per le presentazioni aziendali e congressuali. La versione 1.0 fu prodotta dalla Forethought e funzionava solo su Apple Macintosh. Era in bianco e nero e venne presto comprata da Microsoft, che la includerà in ogni suite di produttività Office dal 1990 ai giorni nostri.

Il mondo degli home computer inizia negli Anni 80: i primi Ibm (e i successivi cloni compatibili), il primo Mac, Windows e Power Point. In questo decennio, anche negli uffici cambia radicalmente il modo di lavorare, a prescindere dal settore, congressuale compreso

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CENTO MILIONI DI PC Se gli anni Settanta avevano posto le basi per l’esplosione del mercato personal computer, gli 80 trasformarono tutto questo in realtà. Il decennio si aprì con una macchina di grande successo, il Pc Ibm, che fu pronto per l’acquisto nel settembre 1981. Le vendite si impennarono subito, al ritmo di oltre 200mila pezzi al mese. Era dotato della Cpu Intel 8088, con una frequenza di 4,77 MegaHertz e una memoria Ram di 16 KB, più che sufficienti per l’epoca. Ma soprattutto era formato da componenti hardware che altre aziende potevano facilmente reperire, pertanto nei mesi successivi comparvero i primi personal computer “Ibm compatibili” (tra cui i “cloni” Compaq) tutti basati sull’architettura x86 inizialmente sviluppata da Intel che continua a essere usata ai giorni nostri. Il numero dei Pc presenti nelle case e negli uffici, in larga parte del mondo occidentale, arrivò così a circa cento milioni. Cominciarono anche a diffondersi i computer portatili, all’epoca di grandi dimensioni (una valigia di medie dimensioni) soprattutto in ambito industriale e business. È del 1984 l’Apple Macintosh, il primo computer prodotto in scala industriale con un’interfaccia grafica e un mouse. E del 1986 il primo software commerciale per creare mailing list (un altro pilastro dei cambiamenti organizzativi nel mondo degli eventi) chiam a t o ListServ.


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L’EVENTO SUL MAXISCHERMO ro variabile di monitor tv, che costituivano una delle prime soluzioni scenografiche utili a mantenere alta l’attenzione del pubblico di un evento. Il “muro video” è un’installazione che di solito mantiene i formati televisivi più diffusi (prima 4:3, oggi sempre più 16:9) ed è possibile installarli anche con effetto “circolare” per sviluppare ulteriormente la creatività. Trent’anni fa, però, rispetto agli innovativi modelli oggi disponibili, le “cornici” (i riquadri formati dai singoli schermi, sgradevoli alla vista) erano molto più ampie e testimoniano dei passi avanti fatti anche in questo campo.

IL PRIMO WINDOWS Gli Anni 80 segnarono l’avvenWindows 1.0 vede la luce nei negozi to dei primi videowall, ovvero i di informatica il 20 novembre 1985. maxischermi (di solito monitor In questa primissima versione della Crt, quelli dei televisori a tubo famiglia di sistemi operativi Microcatodico) composti da un numesoft, ancora oggi leader nel mercato Pc, le capacità di multitasking (ovvero l’esecuzione contemporanea di più applicazioni) erano ancora limitate e l’aspetto grafico lontano anni luce da quello attuale. Ma era il primo tentativo, da parte dell’azienda di Redmond, di introdurre un’interfaccia grafica che rendesse più semplice l’uso del computer, anche a chi non si muoveva nell’ambiente Ms-Dos: per usare quest’ultimo, infatti, nato nel 1982 e caratterizzato da un’interfaccia nera a linea di Il 15 marzo 1985, la Symbolics computer comando, era necessaria un minimo di Corp registra il primo dominio web del mondo: www.symbolics.com. esperienza con la programmazione. DAL PRIMO CD AL PRIMO DOMINIO DEL MONDO Il Cd-rom, primo supporto in grado di contenere centinaia di migliaia di pagine di testo, fu la grande novità del 1985. Negli anni successivi consentirà agli organizzatori di eventi di distribuire ai partecipanti i materiali didattici o informativi in modo molto più agevole, veicolando i brand nelle copertine e arricchendo i contenuti di parti multimediali come le gallerie di immagini o brevi filmati. Dello stesso periodo è la registrazione del primo dominio internet (symbolics.com): avvenne dunque con alcuni anni di anticipo sull’avvento dei moderni browser (Netscape Navigator, Internet Explorer, Mozilla Firefox...), che renderanno la navigazione web alla portata di tutti.

La straordinarietà dell’operazione consiste nel fatto che dovranno passare ancora alcuni anni prima dell’avvento dei browser per la navigazione web

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Gli anni delle fiere internazionali

Nel 1985 nasce l’italianissima Btc, la Borsa del Turismo Congressuale. Ed è del 1988 Eibtm, l’European Incentive Business Travel and Meetings Expo, dalla quale prenderanno poi corpo anche Gibtm, Aibtm, Cibtm, Ibtm India e Ibtm Africa li Anni 80 sono gli anni delle fiere di settore. Non a caso nel 1985 si tenne a Firenze la prima edizione di Btc, acronimo di Borsa del Turismo Congressuale, promossa da Regione Toscana, Enit, Federturismo & Sport, Fiavet e Italcongressi, e organizzata dal Centro di Promozione Congressi della Toscana “Convention Bureau”. La Borsa offrì per la prima volta a tutti gli operatori della domanda la possibilità di visualizzare l’offerta, di incontrare i fornitori di servizi, di cercare soluzioni a problemi complessi. Dal canto loro, gli operatori dell’offerta (società congressuali, enti pubblici, cooperative alberghiere e così via) ebbero finalmente l’occasione di confrontarsi con la situazione del mercato, di aggiornarsi sui nuovi servizi (anche attraverso un ricco programma formativo) e di inserirsi nel programma di informazione permanente. Per alcuni anni, a partire dal 2000, la fiera associò al nome la qualifica di “International”, e a partire dal 2005 passò al Gruppo Rimini Fiera, che la gestisce attraverso la sua società Exmedia. Si svolse dal 2007 al 2009 a Roma e dal 2010 al 2012 a Rimini, prima di tornare, a novembre 2013, nella natia Firenze.

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A GINEVRA LA PRIMA DI EIBTM Il 17 maggio 1988 fu inaugurata la prima fiera internazionale della nostra industria: Eibtm (European incentive business travel and meetings expo – si noti l’accostamento, nell’acronimo, dei termini “incentive” e “meetings” a “business travel”, tuttora rimasto nel nome). Mente creativa e fondatore fu Ray Bloom, che scelse Ginevra come marketplace ideale e lì la conservò sino al 1997, anno in cui vendette il marchio a Reed Travel Exhibition, tutt’oggi titolare. Reed Travel mantenne la manifestazione a Ginevra sino al 2002, poi la sospese per un anno nel 2003 e la riprese nel 2004 spostandola di periodo (da maggio a novembre) e di sede: Barcellona, Fira Gran Via. La fiera ebbe e ha un grande successo, al punto da aver dato luogo a numerosi spin-off in varie parti del mondo, riuniti sotto il brand “Ibtm Events”: Gibtm nei Paesi del Golfo, Aibtm in America, Cibtm in Cina, Ibtm India e Ibtm Africa. PCO ITALIA: L’ALTRA ANIMA DELLE IMPRESE Il 18 novembre 1988, a Milano, presso l’Hotel Baglioni, fu fondata Pco Italia, che intendeva dare rilievo e rappresentanza esclusiva alla categoria dei Pco, nicchia del più vasto insieme delle imprese di settore. Il pay-off recitava “Associazione italiana delle imprese di organizzazione congressuale”: l’obiettivo prioritario era di migliorare le condizioni strategiche ed operative in cui si svolgeva l’attività professionale dei soci. Pco Italia, la cui prima presidente fu Maria Cristina Dalla Villa, arrivò a contare tra i propri soci circa 50 aziende in tutte le regioni italiane. Memorabili le sue battaglie per la qualificazione e il riconoscimento della professione del Pco, la cooperazione con gli enti nazionali e internazionali preposti al turismo congressuale, e la partecipazione ai programmi dell’Unione Europea. Nella seconda metà degli anni Duemila “ritornò all’ovile”, ricongiungendosi a quell’Italcongressi di cui era stata una sorta di spin-off.

18 novembre 1988: nasce Pco Italia, l’Associazione italiana delle imprese di organizzazione congressuale. Nella seconda metà degli anni Duemila Pco Italia si ricongiungerà a Italcongressi, per poi confluire in Federcongressi&eventi

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MC: la voce della meeting industry

Meeting e Congressi si consolida anno dopo anno e nel decennio 80 può serenamente definirsi una rivista matura, consapevole delle dinamiche del mercato che indaga, ma anche punto di riferimento riconosciuto dagli operatori del settore el corso degli anni Ottanta, Meeting e Congressi si consolida sempre più come la voce del congressuale italiano, non solo nel far da ponte fra la domanda e l’offerta del comparto, ma anche nel dialogo con le istituzioni. L’obiettivo esplicito è quello di contestualizzare il “turismo congressuale” (per utilizzare un termine del tempo) in un ambito di più ampio respiro, facendo “cultura” a vantaggio del settore. E soprattutto, con una particolare attenzione alle vicende estere. Case history di grandi eventi internazionali, iniziative, novità dovevano diventare esempi da cui imparare e gli spunti non sarebbero mancati. Tutto chiaro, ma con l’inaugurazione della nuova rubrica sul primo numero del decennio, si avvertì comunque la necessità di qualche precisazione. «Può sembrare forse inutile per l’organizzatore di congressi che vuol trovare in questa rivista un mezzo di

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lavoro che coadiuvi la propria attività, ma se si considera la cosa non nel breve, bensì nel medio e lungo termine, si può facilmente capire che occuparsi di turismo congressuale deve implicare anche una conoscenza (…) più estesa a livello mondiale ai fini di una migliore formazione e qualificazione». Meeting e Congressi aveva aperto la sua finestra sul futuro. NEL 1981 ARRIVA TURISMO D’AFFARI Con l’obiettivo di diversificare la propria readership per offrire prodotti editoriali sempre più mirati, Ediman pubblicò nel 1982 il primo numero di Turismo d’Affari. La testata, che per la precisione era stata registrata l’anno prima, si presentava come “il periodico per il businessman che viaggia” ed era in formato tabloid. In uno dei primi editoriali se ne spiegano gli intenti: «Un giornale che si occupasse del viaggiatore d’affari non c’era. Noi, consapevoli dell’importanza del suo ruolo nella nostra economia e dei sacrifici che gli si impongono abbiamo voluto farlo. A lui, al business man costantemente in viaggio, Turismo d’Affari vuole dare d’ora in poi il suo contributo». Da allora Turismo d’Affari non ha mai smesso di occuparsi dei viaggiatori d’affari, ha anzi articolato la sua proposta editoriale di pari passo allo sviluppo di un settore che oggi è in grado di definire professionalità sempre più specifiche, rivolgendosi a travel manager e agenzie. 1984, È L’ORA DI INCENTIVARE Nell’aprile 1984 Meeting e Congressi pubblicò il supplemento “Speciale Viaggi di Incentivazione”. Si trattava di un allegato della rivista di 43 pagine, completamente dedicato al “grande mondo degli incentive travel”. Articoli e approfondimenti erano firmati, tra gli altri, da Nino Vermicelli, Mario Mancini e Theo Volker. In campo cinematografico si parlerebbe di un vero e proprio spin-off (una sorta di prova generale) che raccolse sufficiente successo per meritarsi, dal 1985, un’intera “serie”. Venne chiamato Incentivare e con il pay-off “tecniche, viaggi e merchandising” divenne il supplemento ufficiale di Meeting e Congressi. Si trattava di un prodotto editoriale inedito e innovativo, che puntava i riflettori sul settore dell’incentivazione aziendale, proprio in quegli anni soggetto a un processo di crescita e specializzazione crescenti. E non ci si fermò lì. Nell’ottobre del 1984 Incentivare divenne una testata indipendente e dal 1985 fu pubblicato bimestralmente. Nel 1991 vide la luce anche il primo annuario dell’Incentivazione.

Negli anni Ottanta la Ediman si arricchisce di due nuove pubblicazioni, Turismo d’Affari sul fronte business travel e Incentivare, ideale prolungamento di Meeting e Congressi nell’analisi dei viaggi incentive (e dell’incentivazione tout court)

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INVIATO SPECIALE AL FUNERALE DEL RE: UNA CASE HISTORY SUI GENERIS Trentamila persone fanno un grande evento. Poco importa se l’occasione è un funerale. Certo, non uno qualsiasi: il solenne addio all’ultimo re d’Italia, Umberto II. Meeting e Congressi vi mandò un inviato e nel numero di maggio-giugno del 1983 pubblicò la cronaca dell’intera giornata. Una scelta probabilmente non replicabile ai giorni nostri, che desta più di una perplessità, ma che regala una curiosa istantanea dei tempi. L’inviato raccontò di una giornata campale, trascorsa sotto la pioggia da tutti quei nostalgici monarchici che non volevano perdere quel giorno nell’Alta Savoia, per l’estremo saluto al re. Il temerario giornalista non si fece scoraggiare dalle intemperie e annotò con dovizia ogni dettaglio, soffermandosi anche sugli aspetti “organizzativi” dell’evento e su

Nella foto a lato, Massimo Papini, presidente del Centro Congressi di Firenze, riceve il premio “Le Stelle d’Oro” da Massimo Gattamelata, allora presidente Italcongressi

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gustosi siparietti creati dai fedelissimi accorsi. In effetti, nonostante «dieci pullman scaglionati lungo la stradina che porta all’abbazia, ben distanziati per evitare ingorghi» e «due ampi schermi eidophor (videoproiettore dell’epoca per grandi immagini, ndr) piazzati all’esterno», l’organizzazione non fu proprio da manuale. L’inviato raccontò per esempio di «novecento persone rimaste isolate fuori dall’abbazia, sotto la pioggia battente». Ma la “perla” sta nel resoconto dei metodi un po’ dilettantistici per la gestione dei partecipanti: «Tutti quelli di Milano alzino il braccio sinistro, quelli di Bologna il braccio destro… Tutti in fila per tre...». Col resto di due?

ATTACCO AL CONGRESSUALE. MEETING E CONGRESSI RISPONDE Nel 1986 il settore congressuale aveva abbastanza “peso” per attirare l’attenzione della grande stampa generalista. Se ne occuparono e preoccuparono giornali e periodici, che non mancarono di registrare l’improvviso proliferare di congressi e convention. La “congresso-mania” non fu vista di buon occhio da alcuni, anzi vi fu una diffusa diffidenza sull’utilità dell’“andare a congresso”, tanto che tra i detrattori si schierarono anche alcune delle grandi firme del nostro Paese come Giorgio Bocca e Luca Goldoni. Proprio i due giornalisti, rispettivamente dalle pagine de La Repubblica e del Corriere della Sera non mancarono di mostrare le loro perplessità su quella che venne bollata come frivola mania (e che comunque costituiva allora l’8 per cento del Pil). Toccò al “nostro” Marco Ferronato difendere il settore e dirne quattro – se pur in tono semiserio – ai due giornalisti sulle pagine di Meeting e Congressi. STACCA E COMPILA IL TAGLIANDO: I LETTORI AL VOTO Nel 1986 Meeting e Congressi istituì “Le Stelle d’Oro”, premi destinati ai migliori centri congressi e alle migliori sedi congressuali alberghiere in Italia e all’estero. Unica giuria prevista: i lettori della rivista. Per esprimere le loro preferenze avevano a disposizione un cult dei giornali dell’epoca: il tagliando da ritagliare e inviare compilato in tutte le sue parti. Che nostalgia, e dire che ora bastano “pochi click” sul web per fare tutto. Ma la fatica di allora fu ben premiata: per tutti i rispondenti infatti Meeting e Congressi aveva previsto un omaggio. Di edizione in edizione si regalò dagli abbonamenti annuale alla rivista a diversi gadget, tra cui persino una penna stilografica. La prima premiazione avvenne il 18 febbraio del 1987 nella splendida cornice dell’Hotel Principe di Savoia di Milano, una serata di gala ripresa niente di meno che dalla Rai. Poi il premio si evolse, cambiò il nome in Golden Gate, aumentò le categorie di premiazione e accentrò su di sé sempre più attenzione da parte di tutto il comparto. E chissà se c’è qualcuno tra i lettori dell’epoca (e di oggi) che conserva ancora la famosa stilografica…



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LE INTERVISTE AI GRANDI PERSONAGGI Negli Anni 80 sulle pagine di Meeting e Congressi si cercava di offrire ai lettori spunti per contestualizzare il comparto congressuale in un quadro di più ampio respiro. Per fare questo fu istituita una nuova rubrica: l’intervista del mese. A essere intervistate erano le grandi personalità dell’epoca, dai grandi industriali ai dirigenti, dagli uomini di cultura ai nomi di scienza. Tra gli altri, fu intervistato Carlo De Benedetti, allora vicepresidente e amministratore delegato della Olivetti, che nel 1983 parlò del ruolo sempre più centrale delle telecomunicazioni. Più tardi fu la volta di Luca di Montezemolo, che all’epoca era amministratore delegato della Cinzano International e illustrò ai lettori di Meeting e Congressi il programma di ringiovanimento portato avanti dalla sua azienda. Il pittore Renato Guttuso diede il suo contributo su disquisizioni estetiche e Cesare Musatti, il fondatore della psicanalisi italiana, si concentrò sull’analisi della figura tipica del manager degli Anni 80.

La prima copertina di Meeting e Congressi che riporta le diciture “Organo Ufficiale Italcongressi” e “Organo Ufficiale Aimp”

MEETING E CONGRESSI ORGANO UFFICIALE DI ITALCONGRESSI E AIMP Un passo importante nell’affermazione di Meeting e Congressi come rivista di riferimento per la meeting industry fu, nel 1988, la sua nomina a organo ufficiale di Italcongressi. L’annuncio fu fatto in maniera ufficiale in occasione della quindicesima assemblea nazionale dell’associazione. A dare la notizia fu Massimo Gattamelata, tra i fondatori di Italcongressi, di cui ai tempi era anche presidente. «Una rivista dotata di solida autorevolezza e vasta diffusione ha il privilegio di farsi portavoce di un’associazione che rappresenta in Italia la massima espressione di qualità» furono le sue parole in quell’occasione. La rivista diventò di lì a poco organo ufficiale anche di Aimp, associazione italiana meeting planner. Quella tra Meeting e Congressi e Aimp non era una collaborazione nuova: qualche anno prima infatti insieme avevano già organizzato il primo Forum annuale sui trend dei mercati congressuali e incentive. Tema dell’incontro “la necessità sia di una legislazione ufficiale sia di una figura professionale che gli garantisca il rigore scientifico”. Era il 1985. MC INSIEME AD ALITALIA CON LA GUIDE TO ITALY Guide to Italy 1988. Si chiamava così il primo supplemento in lingua inglese di Meeting e Congressi, non solo un’utile guida agli hotel e alle strutture italiane per i meeting planner stranieri, ma parte integrante di una complessa operazione di promozione dell’Italia congressuale all’estero portata avanti con un partner illustre, Alitalia. Il nostro vettore di bandiera in quegli anni aveva uno staff completamente dedicato al settore meeting e distribuiva periodicamente all’estero delle pubblicazioni mirate, tra cui proprio la Guide to Italy di Meeting e Congressi. Intento comune dichiarato: “offrire una panoramica completa degli alberghi congressuali italiani, delle loro dotazioni tecnologiche e possibilità di organizzazione di incentive”. Non mancavano nell’introduzione alla Guida alcune informazioni generiche sul nostro Paese, da quelle geografiche a quelle socio-politico: “l’Italia è una Repubblica – si leggeva – il cui presidente è Francesco Cossiga, la cui Costituzione dichiara Paese fondato sul lavoro”.

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STAMPA, LA RIVOLUZIONE DELL’OFFSET Negli Anni 80 sulle riviste le pagine in bianco e nero iniziarono a lasciare spazio a quelle a colori. Meeting e Congressi non fece eccezione a questa tendenza e con più immagini a colore cambiò aspetto, avvicinandosi e di molto all’idea odierna di rivista. Ma la diffusione del colore non fu che una delle conseguenze della vera rivoluzione in ambito editoriale di quegli anni: il passaggio dalla stampa a caldo alla cosiddetta stampa offset. Senza entrare in tecnicismi, il risultato più evidente fu un generale miglioramento della definizione, che permise alle riviste di essere più gradevoli da sfogliare. Il cambiamento ebbe anche un impatto dal punto di vista del mestiere: sparì infatti in quegli anni la figura del linotipista. Fino ad allora indispensabile, non sarebbe più servito poiché con la nuova stampa offset i testi non dovevano più essere composti a mano sulla pagina, con le singole righe di piombo. ASPETTANDO L’UNIONE EUROPEA Il linotipista era incaricato di comporre Nel 1989 si sentiva che il vento stava cambiando. Mancavano quattro anni all’avle pagine dei giornali per la stampa vento del Mercato Unico Europeo e ci si doveva preparare. Proprio con questo a caldo. Una figura che sparì con l’avvento, negli Anni 80, della stampa offset obiettivo Meeting e Congressi organizzò un seminario – previsto per il febbraio del 1990 – dal titolo “Europa 1993. Come comunicare con 300 milioni di consumatori”. L’evento era di ampia portata e per questo già l’anno prima sulla rivista apparse un articolo che, oltre a presentare il seminario, invitava tutti i manager interessati a non mancare l’appuntamento. Tanta era la carne al fuoco: ci si aspettava una maggiore libertà di movimento, si intravedevano accresciuti scambi di opinione e nuovi accordi commerciali, nuovi modi di intendere i rapporti tra le persone di lingua diversa e la cancellazione di stereotipi nazionalistici. E il seminario NINO VERMICELLI avrebbe avuto proprio il compito di DIRETTORE DELLE RELAZIONI ESTERNE fare luce sul cambiamento imminente: le aziende dovevano prepararsi a un nuovo modo di comunicare “per contemperare le diverse attese del All’inizio degli Anni 80, Nino mercato più grande del mondo”, Vermicelli assume l’incarico di come si legge sull’ultimo numero segretario generale di degli Anni 80 di Meeting e Congressi. Italcongressi, che riuniva i più Si cambia decennio. importanti operatori del settore congressuale. E mentre Ediman si potenziava con nuove pubblicazioni, Vermicelli riusciva a guadagnare nuovi mercati partecipando a convegni e corsi di formazione incentrati sul tema del turismo congressuale e d’affari. In questo modo, i suoi contributi favorirono la divulgazione del nuovo fenomeno in tutti gli ambienti istituzionali ed economici italiani. A completamento della sua ampia attività, Ediman gli affidò il ruolo di direttore delle relazioni esterne, compito al quale avrebbe dedicato tutte le sue risorse.

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Il decennio in bilico Passata la “magia” dei rampanti anni Ottanta, ai Novanta tocca di imboccare la strada di un più sobrio realismo, che inizia a fare i conti con le difficoltà della globalizzazione. E oscillano, scombussolati, tra le luci del passato e le ombre che si stagliano all’orizzonte ono stati un po’“sconclusionati” gli Anni 90. Un decennio in bilico fra le certezze di un passato vissuto sopra le righe e le incognite di un millennio tutto da scoprire, fra la “Milano da bere” che se ne andava (per fortuna) e un futuro che non presagiva tutte rose e fiori (e infatti…), fra una Prima Repubblica da spazzar via e una Seconda Repubblica forse anche peggiore (se mai c’è stata). Alti e bassi, luci e ombre. In quegli anni si cominciò a intuire che la festa era finita, ma nessuno seppe indicare una nuova via di benessere. O chi lo fece non venne ascoltato. In quegli anni si posero le basi della moneta unica, ma non quelle per un’Europa unita davvero. Scoppiò la Guerra del Golfo, morirono Falcone e Borsellino, ma si firmò per l’ambiente a Kyoto e Tangentopoli tentò di fare pulizia a casa nostra. Fiorello portava il Karaoke nelle piazze d’Italia, Boncompagni teleguidava Ambra negli studi di Non è la Rai. I Furby e il Tamagotchi facevano giocare grandi e piccini, ricucendo la distanza tra infanzia e adultitudine. La tv del dolore faceva le prove generali, svelando puntata dopo puntata “i segreti di Twin Peaks” (la fiction sull’assassinio di Laura Palmer), così come avrebbe fatto nel secolo successivo con Cogne, via Poma, Novi Ligure, Erba… (tutti omicidi tragicamente reali). Anni “agli sgoccioli”, insomma, in trepidante attesa di un redde rationem che poi non si manifestò. Come il Millennium bug.

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GUERRA E PACE Molto cambia nel decennio del nove. E molto propaga dall’abbattimento del Muro di Berlino del 1989. Il fatto non è tanto importante in sé quanto simbolo inequivocabile di un mondo che sta cambiando molto velocemente. Ne sono prova, nel 1990, l’elezione di Nelson Mandela a vicepresidente dell’African National Congress, è il più importante partito politico antiapartheid del Sudafrica ininterrottamente al governo dal 1994, quando lo stesso Mandela venne chiamato alla guida del Paese a oggi, e l’attribuzione del Nobel per la pace a Michail Gorbacev. Ma è anche il decennio delle guerre fratricide. Nel 1991 la Jugoslavia si tinge del rosso della pulizia etnica e iniziano a nascere i primi stati indipendenti: Slovenia e Croazia dichiarano l’indipendenza dalla Federazione Yugoslava. Stessa frammentazione anche nell’Unione sovietica: si staccano le repubbliche baltiche di Estonia, Lettonia e Lituania ma anche Ucraina, Bielorussia, Armenia, Turkmenistan e Tagikistan. E la lista è destinata successivamente ad allungarsi. Gorbacev, sfuggito a un colpo di stato, si dimette il 25 dicembre e l’Urss scompare il giorno successivo. Ma un’unione muore e una nasce: nel 1992, infatti, l’Europa si coagula intorno al trattato economico e politico di Maastricht. dall’altra parte dell’Atlantico gli americani mandano a casa il repubblicano Bush ed eleggono il democratico Bill Clinton. Sarà anche merito suo se l’anno dopo, a Washington, Palestina e Israele si riconoscano reciprocamente come stati. Al loro leader Yasser Arafat e Yitzhak Rabin sarà assegnato il Nobel per la Pace. Il Primo ministro israeliano verrà ucciso a Tel Aviv due anni dopo da colono ebreo estremista. Nel 1994, mentre in Rwanda le etnie Tutsi e Hutu si combattono a colpi di machete, in Irlanda l’Ira proclama uno storico cessate il fuoco. NASCE L’UNIONE EUROPEA Inizia, nel Vecchio Continente (ma non solo), con un passo internazionale importante, la seconda metà del decennio. La Comunità economica europea diventa Unione europea e accoglie altri tre stati – Austria, Finlandia, Svezia – mentre Norvegia e Svizzera, a seguito di una petizione popolare, non aderiscono. Alle porte della neonata Ue, la Nato interviene con i caschi blu in Bosnia, ma il genocidio della popolazione musulmana da parte dei serbi – ricordiamo l’assedio di Sarajevo – non ha fine. Nel 1995 si costituisce l’Autorità nazionale palestinese. Nel 1996, mentre la Cecenia lotta per la propria indipendenza, viene eletto presidente Boris Eltsin. Il mondo è scosso da una bomba dell’Ira durante i campionati europei di calcio e da un attentato terroristico durante le Olimpiadi di Atlanta. L’anno dopo, sotto le sassaiole della prima intifada di Hamas, i Britannici lasciano Hong Kong – dopo 99 anni –, per effetto di un accordo tra Regno Unito e Cina siglato nell’84 e perfezionato nel ‘91. Il 1998 lascia dietro di sé due spunti di riflessione sui cambiamenti epocali in corso: papa Giovanni Paolo II, in visita a Cuba, incontra Fidel Castro; e l’ex dittatore cileno Augusto Pinochet viene arrestato dalla polizia spagnola. Nell’anno successivo, in Russia, è eletto Vladimir Putin e, soprattutto, nell’Unione europea arriva l’euro, anche se non ancora in forma contante.

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MANI PULITE SUGLI ANNI NOVANTA Nel 1992 l’inchiesta Mani pulite scoperchia un sistema di corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti ai livelli più alti. Delle inchieste su Tangentopoli si occupò un pool di magistrati della Procura della Repubblica di Milano guidato dal procuratore capo Francesco Saverio Borrelli e dal vice Gerardo D’Ambrosio del quale facevano parte Antonio Di Pietro, Piercamillo Davigo, Francesco Greco, Gherardo Colombo, Tiziana Parenti e Ilda Boccassini. Dal capoluogo lombardo le indagini si allargarono su tutto il territorio rivoluzionando la politica italiana e spazzando praticamente via alcuni politici di spicco – ricordiamo il lancio di monetine all’indirizzo di Bettino Craxi davanti a un noto hotel romano – e organizzazioni storiche come il Partito Socialista Italiano, la Democrazia Cristiana, il Psdi e il Pli. La cosiddetta Seconda Repubblica, complice la discesa in campo di Berlusconi, muove così i suoi primi passi. 30 aprile del 1993: un’immagine simbolo di Tangentopoli. Dall’ingresso principale di un hotel della Capitale, il segretario del Partito socialista, Bettino Craxi, è oggetto di una celebre pioggia di monetine da parte della folla infuriata (alla Camera erano appena state negate quattro delle sei autorizzazioni a procedere nei suoi confronti)

IL CAVALIERE CHE FECE L’IMPRESA Era il 26 gennaio 1994 e l’annuncio si propagò sul Belpaese a reti unificate. Le sue. In nove minuti il destino politico dell’Italia era segnato a opera di un imprenditore amico di Bettino Craxi, dallo stesso segretario del Psi fortemente incoraggiato a darsi alla politica, come ricorda Ezio Cartotto, consulente di Publitalia che ha collaborato con Marcello Dell’Utri alla fondazione di Forza Italia. Il Cavaliere che fece l’impresa – alla quale lavorava già dall’estate 1992 – era Silvio Berlusconi. Ma di impresa, complici oltre 16 milioni e cinquecentomila italiani, ne fece una ancora più clamorosa due mesi dopo, quando vinse le elezioni politiche del 27 e 28 marzo, che regalarono all’Italia anche un nuovo sistema di voto, espresso con la Legge Mattarella, che prevedeva per l’elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica un sistema elettorale misto. Il governo che si formò per la XII legislatura vide per la prima volta premier lo stesso Berlusconi, che in campagna elettorale aveva promesso agli italiani un milione di posti di lavoro. Questo fragile governo durò sette mesi, ma non era che all’inizio della sua storia politica. LA FOTO DELL’ISTAT Negli Anni Novanta la Terra ospita circa cinque miliardi e trecentomilioni di persone; poco più di 56 milioni di queste vivono in Italia. Il resto del pianeta è suddiviso in altri 172 Paesi, facenti parte di 38 insiemi geopolitici (indicatore adottato dall’Onu che prende in considerazione, tra altre voci, il Pil, il livello di benessere, la scolarizzazione, la sanità, le risorse interne di ciascuno Stato). Secondo l’Istat, nel Belpaese è attivo il 34,6 per cento della popolazione, ovvero 19.448.000 persone, così suddivise: in agricoltura il 6,7 per cento, nell’industria 32,9, nel terziario e nei servizi il 60,4. Gli italiani “non attivi” sono 36.312.000, il 65,4 per cento. Il prodotto lordo si compone del 4,3 per cento di agricoltura, 32,9 di industria e 62,8 di terziario e servizi.

26 gennaio 1994: «L’Italia è il Paese che amo»... con questo celebre incipit, Silvio Berlusconi “beve l’amaro calice” della politica e annuncia la sua discesa in campo, promettendo ai suoi elettori “un nuovo miracolo italiano”

CRESCITA DELLA POPOLAZIONE MONDIALE MILIARDI MILIARDI MILIARDI MILIARDI MILIARDI MILIARDI MILIARDI MILIARDI MILIARDO

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IL COSTO DELLA VITA (IN LIRE) Stipendio di un operaio circa Quotidiano Biglietto del tram Tazzina caffè Pane al chilo Latte al litro Vino al litro Pasta al chilo Riso al chilo Carne di manzo al chilo Zucchero al chilo Oro al grammo Benzina al litro

1990 1.100.000 1.200 900 700 1.500 1.100 1.200 1.280 1.350 16.000 1.260 13.800 1.478

1995 1.300.000 1.400 1.000 1.300 3.800 1.750 1.800 1.480 1.520 20.000 1.710 20.100 1.875

Fonte: Libro-Agenda “Fino al 2001 e… ritorno” di Francomputer

L’ITALIA MULTIETNICA Negli Anni Novanta l’Italia inverte la propria vocazione di Paese di emigranti – dal 1876 al 1976 sono partiti per cercare fortuna all’estero oltre 24 milioni di nostri connazionali – e si trasforma in luogo di immigrazione. La tendenza iniziata timidamente negli anni Settanta diventa una tendenza con ritmi di crescita sempre maggiori. Il primo censimento Istat degli immigrati, datato 1981, rilevava la presenza di 321mila stranieri e dieci anni dopo il loro numero era pressoché raddoppiato, assestandosi a quota F1, ADDIO A SENNA E RATZENBERGER 625mila. Il 1993 è l’anno in cui il saldo naturale, cioè la differenza tra il numero di nati e quello dei deceduti, diventa negativo e il flusso migratorio è il solo responsabile della cresciIl 1994 della Formula 1 porta con ta della popolazione italiana. Seconsé l’addio al brasiliano tre volte do la Caritas, nel 1996 gli stranieri campione del mondo Ayrton presenti sono quasi un milione, Senna da Silva e all’austriaco 924.500 per la precisione. della Simtek Roland Due le leggi da ricordare nel decenRatzenberger. Tutto accade al nio: la Martelli, del 1990, volta a introGran Premio di San Marino, la durre una programmazione dei flussi tragedia del primo, con la sua d’ingresso e a sanare la posizione di Williams, in corsa, quella del quanti si trovavano già sul territorio secondo in prova il giorno italiano (allo scadere dei sei mesi preprima. A Imola, quel fine settivisti vennero regolarizzati circa duemana, tutto era andato storto fin centomila stranieri, in particolare norin caso di vittoria. Invece esce di dall’inizio, con l’incidente, senza dafricani) e la Turco-Napolitano del pista a velocità elevatissima alla gravi conseguenze di Rubens 1998, mirata a scoraggiare l’immigracurva del Tamburello a causa del Barrichello e quello fatale di zione clandestina. cedimento del piantone dello Ratzenberger. La disgrazia colpiCon questa legge si istituiscono sterzo, modificato e allungato sce molto Senna, che decide di anche i centri di permanenza temponella notte dopo le prove cronocorrere con la bandiera austriaranea per gli stranieri “sottoposti a metrate della vigilia. ca nell’abitacolo per sventolarla provvedimento di espulsione”.

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MAMMÌ, LA “POLAROID” PER LA TIVÙ Il 6 agosto 1990 vide la luce la controversa Legge Mammì (n. 223, Disciplina del sistema radiotelevisivo pubblico e privato), che prende il nome dall’allora ministro delle Poste e telecomunicazioni Oscar Mammì, repubblicano, suo primo firmatario. Era il momento dell’avvento delle reti private, Fininvest in testa, e costituisce la prima legge organica in Italia materia. Impone per ogni ogni canale televisivo un direttore di rete e un telegiornale, con relativo direttore responsabile, vieta le pubblicità durante i cartoni animati e fissa i limiti massimi di interruzioni commerciali durante i film. E, soprattutto, dà via libera a Berlusconi. Per questo è anche detta “legge Polaroid”, in quanto si limita a fotografare, legittimandole, le anomalie esistenti, ed è ben distante dalla direttiva comunitaria 552 del 1989 “Televisione senza frontiere”, destinata a dare una legislazione basilare ai Paesi membri dell’Unione europea, che in teoria vedeva come fonte di ispirazione. FALCONE E BORSELLINO, EROI ITALIANI

«La mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio, e avrà anche una fine» (Giovanni Falcone). «La lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà» (Paolo Borsellino). Non dimentichiamolo

«La mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio, e avrà anche una fine», Giovanni Falcone. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino rappresentano un binomio inscindibile entrato nella storia e nella storia dell’Italia, I due magistrati erano legati da un lavoro mirato a un obiettivo ben preciso: liberare la società civile dalla mafia. La loro forza era la profonda sicilianità che li portava a capire il senso dell’onore, il linguaggio della loro terra e il mondo mafioso. E furono proprio queste peculiarità a determinare la loro pericolosità e a scrivere la loro condanna. Falcone viene ucciso il 23 maggio 1992 a capaci, Borsellino muore a Palermo il 19 luglio dello stesso anno. Oggi l’aeroporto cittadino è intitolato ai due giudici. «La lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà», Paolo Borsellino. TRÈS BIEN VARENNE, L’IPPICA TORNA IN PRIMA PAGINA Settantadue corse, di cui 51 Gran Premi, per un totale di 62 vittorie e 6.044.984 euro. Basano due righe per inquadrare Varenne. Gli Anni Novanta hanno un fenomeno a quattro gambe capace di bucare il piccolo schermo, entrare nelle case e riportare i fasti della grande ippica italiana tanto sulle prime pagine dei quotidiani generalisti quanto sui periodici femminili. Del Capitano – il soprannome gli è stato dato dal giornalista Domenico Deci in onore al capitano del Milan Franco Baresi, per fare da controcanto al Fenomeno (ovvero Ronaldo) Viking Kronos – nato a Copparo, in provincia di Ferrara, il 19 magMC | 06 2013 | 139


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gio 1995 da mamma Ialmaz e papà Waikiki Beach, nei cinque anni passati a correre si è detto – e cantato, come ha proposto Enzo Jannacci con la sua “Trés bien Varenne” – di tutto e di più. Con lui gli italiani hanno riscoperto l’ippica dopo decenni di languore. È il trottatore nato e allevato in Italia che ha vinto il Prix d’Amérique di Parigi a distanza di 54 anni dall’ultimo successo indigeno a opera di Mistero e che ha siglato il Lotteria di Agnano a Napoli a distanza di 26 anni dall’ultimo suggello “nazionale” di Top Hanover. Varenne è il primo cavallo italiano ad aver vinto la Breeders Crown Trot, la corsa da un milione di dollari, e il primo nella storia ad aver firmato nello stesso anno Prix d’Amérique, Lotteria di Agnano, Elitlopp e Breeders Crown Trot. Ha apposto il suo sigillo alla World Cup Trot 2000 e 2002. Nel 2001 ha conquistato il Trot Mondial de Montreal e nel 2002 ha vinto, per il secondo anno consecutivo, la tripletta Amérique - Lotteria - Elitlopp. E si potrebbe continuare a lungo, perché i soli Gran Premi vinti sono ben 51 e molti i record polverizzati. Lasciate le piste, oggi Varenne si gode un’aurea pensione omaggiando le “signore” delle sue attenzioni.

Nella foto sopra, il mitico Varenne, che fece riscoprire l’ippica agli italiani. In basso a destra, la stagista Monica Lewinski all’epoca del Sexgate che la vide protagonista, insieme al presidente degli Stati Uniti Bill Clinton

DALLA RETE NON SI SCAPPA PIÙ Se gli anni Ottanta sono quelli che hanno aperto gli occhi del mondo sulla potenzialità della rete non solamente per quanto riguarda le applicazioni militari ma rispetto alla capillarità della sua penetrazione tra i comuni cittadini, i Novanta la affermano con prepotenza come strumento indispensabile negli uffici e, pian piano, anche nelle case. Il primo anno del decennio segna così la definitiva scomparsa di Arpanet e l’apparizione del linguaggio Html, lo stesso che ancora utilizziamo. Nel 1991, il 6 agosto per la precisione, il Centro europeo di ricerca nucleare (Cern) annuncia la nascita del world wide web, il prefisso “www” che dà accesso a tutto quanto si trovi nella pancia della grande rete e il Centro di ricerca, sviluppo e studi superiori in Sardegna, il Csr4, crea il primo sito web italiano: è il secondo d’Europa. Nel 1993 vede la luce il primo browser pensato per il web, Mosaic e due anni dopo il Csr4 sviluppa il primo servizio di webmail. Si stanno spalancando le porte: nel ‘96 i terminali connessi sono dieci milioni e nel ‘99, alle porte del millennium bug, utenti di internet nel mondo sono duecento milioni.

UNA STAGISTA ALLA CASA BIANCA Dal 1998 in poi lavorare da qualche parte come “stagista” è come cucirsi addosso una lettera scarlatta. Il problema non è tanto per la precarietà del posto, già insita nella condizione, quanto per lo strascico lasciato nell’immaginario collettivo dal passaggio di Monica Lewinski alla Casa Bianca. Il presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, al secondo mandato, viene infatti coinvolto in uno scandalo per una sua relazione sessuale con la procace psicologa e teatro degli incontri

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è la camera ovale. Il Sexgate, temine mutuato dal Watergate di nixoniana memoria, fa vacillare gli Usa, i giornali non parlano d’altro e il Congresso apre una procedura di impeachment. Dopo avere inizialmente negato, Clinton ammette di aver mentito sull’intera vicenda ma viene comunque assolto l’anno dopo, perdonato dalla moglie Hillary e, nonostante lo scandalo, mantiene alta la propria popolarità, tanto che i democratici vincono le elezioni parlamentari.


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LA PRIMA GUERRA DEL VILLAGGIO GLOBALE Il 2 agosto 1990 Saddam Hussein invade il vicino Kuwait rivendicandone l’appartenenza alla comunità irachena sulla scorta di una sostanziale identità etnica fondata sul comune passato ottomano. Così, almeno, all’apparenza, perché accanto a questo motivo l’attacco porta con sé anche una prova di forza rispetto all’Occidente e l’interesse per il petrolio. Con l’obiettivo di restituire la sovranità al piccolo emirato all’Iraq si forma una coalizione composta da 35 stati sotto l’egida dell’Onu guidata dagli Stati Uniti. Il 17 gennaio 1991 gli alleati penetrano sul territorio iracheno dando il via a Operation Desert Storm, dalla cui traduzione nasce la definizione di Tempesta nel deserto. Avvenimenti bellici a parte, questa guerra del Golfo si ricorda anche come il primo conflitto con totale copertura mediatica: il 16 gennaio 1991 il neozelandese Peter Arnett iniziò, unico giornalista occidentale presente in quel momento, una memorabile cronaca dalla terrazza dell’hotel alRashid di Baghdad per la Cnn. Con il cielo della “Città della pace” – questo l’antico nome della capitale irachena – illuminato dai proiettili traccianti ha inizio una nuova era nella comunicazione: la guerra è diventata spettacolo. L’ITALIA ’90 DI TOTÒ SCHILLACI La Coppa del Mondo Fifa del 1990 – ovvero Italia ‘90 – è stata la quattordicesima edizione del campionato mondiale di calcio. Teatro dell’avvenimento che, come i Giochi olimpici, si svolge ogni quattro anni, furono dodici città sulla Penisola, impegnate dall’8 giugno al 8 luglio. Ad accompagnare quella fetta d’estate che tenne gli italiani incollati al televisore la canzone To Be Number One, testo di Tom Whitlock e musica di Giorgio Moroder, trasformata in Un’estate italiana (conosciuta anche come Notti magiche) e cantata da Edoardo Bennato e Gianna Nannini. Il titolo andò, per la terza volta nella storia, alla Germania davanti all’Argentina e all’Italia. A Totò Schillaci andarono invece i titoli di miglior marcatore e miglior giocatore. Ciao fu la mascotte ufficiale della manifestazione, stilizzazione tricolore di un calciatore in azione che, ricomposta, formava la parola “Italia”. Il nome lo scelsero direttamente gli italiani tra una rosa di cinque giocando al Totocalcio. Italia ‘90 fu l’occasione per ammodernare molti stadi e mettere mano a infrastrutture ed edilizia, anche se non tutte le opere furono prive di indagini da parte della magistratura e alla fine il computo dei costi risultò altissimo.

Al di là del terzo podio conquistato dagli Azzurri (nella foto accanto un esultante Totò Schillaci), Italia ’90 costituì l’occasione di ristrutturare o costruire ex novo stadi e strutture ricettive destinate a migliorare l’offerta italiana in termini di ospitalità ed eventi. Ma, come vedremo, non tutte le ciambelle uscirono col buco

MA DOVE VAI SE LA PLAYSTATION NON CE L’HAI? Il 3 dicembre 1994 Sony Computer Entertainment presenta la prima console per videogiochi a 32 bit della serie Playstation, che consente di divertirsi con giochi dedicati e ascoltare musica su cd. È in commercio da subito in Giappone e, nell’anno successivo, invade Stati Uniti ed Europa. Sfruttando un’accattivante una grafica 3D sbaraglia il mercato con oltre cento milioni di macchine vendute. Diventerà un autentico must del decennio, al punto da portare a definire i giovani degli anni Novanta come la Generazione PlayStation e divenire sinonimo stesso di console. Il termine PlayStation è utilizzato per tutte le console della serie ma, per

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dovere di precisione, andrebbe intesa così solamente la prima. La console con la quale hanno praticamente giocato tutti gli adolescenti e i giovani di quegli anni è nota anche con la sua abbreviazione Psx, acronimo di Play Station Xperimental, che riprende il nome in codice usato durante la fase di sviluppo del sistema. Dopo il grande successo della prima Playstation, nel 1999 Sony lancia la Playstation 2. TAMAGOTCHI, IL NONNO DEL PULCINO PIO Il famigerato Pulcino Pio, quello che anche i vegani più convinti hanno ardentemente desiderato spennare con le proprie mani, vanta un avo alieno tecnologico negli anni Novanta. Il merito di questa ineffabile prodezza cybergenetica va, nel 1996, al giapponese Aki Maita e alla Bandai, la casa che lo ha prodotto. Il virtual pet in questione è il Tamagotchi, un petulante pulcino che, con le sue uova venute dallo spazio, ha letteralmente infestato la seconda metà del decennio. Con bip e cipcip il terribile animaletto pretendeva effusioni e cibo che, se non concessi, lo portavano alla morte (ahinoi, e per noi si intende chi non lo possedeva, sempre tardiva…). Il trapasso del Tamagotchi è stato per alcuni un tale trauma che in Australia addirittura il Parlamento affrontò l’argomento con un tentativo – fallito – di mettere al bando il giocattolo. Il fastidioso pulcino si estinse sponteamente ma non paghi del tormentone degli anni Novanta la Namco Bandai, per celebrare i 16 anni di Tamagotchi, lo ha riproposto come app.

Le pioggie acide sono causate dalle emissioni di biossido di zolfo e ossido di azoto, che reagiscono con le molecole di acqua nell’atmosfera, rendendole acide. È questo uno dei problemi ambientali che portarono alla firma del Protocollo di Kyoto

Alberi morti causa pioggia acida

TUTTI OPINION LEADER CON I BLOG Ci siamo passati un po’ tutti nell’adolescenza: il diario nel quale raccogliere i nostri pensieri più intimi. Carta e penna, però, appartengono a un altro tempo e la privacy a un’altra concezione della vita. Quel diario lo potevano leggere, ufficialmente, solo i migliori amici; adesso, invece, le proprie opinioni sono urlate al mondo intero. La versione moderna del diario si chiama blog: un sito internet cui affidare, appunto, le nostre considerazioni, i pensieri e, soprattutto, giudizi affinché chiunque ne possa venire a conoscenza. Il fenomeno inizia negli Stati Uniti: il 18 luglio 1997 è stato scelto come data di nascita simbolica facendo riferimento allo sviluppo, da parte di Dave Winer, del software che ne permette la pubblicazione. Il fenomeno dei blog è nato prima di Facebook, che ha schiacciato tutte le altre forme di condivisione, spingendo – specie i blog stessi – a diventare specializzati e tematici. Se ti senti esperto di qualcosa e temi che tutto questo sapere vada sprecato non rimane quindi che aprire un blog e cominciare a scrivere, condividerlo il più possibile e raccogliere commenti. Ogni argomento ha i suoi guru e nel mare magnum di quanto disponibile non mancano rare perle, blogger che parlano con cognizione di causa e condividono informazioni di reale utilità, magari anche ben informati. Certo ci sono anche quelli che commentano i commenti e creano le catene di Sant’Antonio, dove a ogni passaggio l’informazione si degrada e diventa altro. Ma questo è un altro aspetto della democratizzazione dell’informazione e della facilità di farsi leggere connessa a internet. A KYOTO SI FIRMA PER L’AMBIENTE L’11 dicembre 1997 a Kyoto, in Giappone, oltre 180 Paesi riuniti in occasione della Conferenza Cop3 della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici firmano il famoso Protocollo, trattato internazionale in materia ambientale riguardante il riscaldamento globale entrato in

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la società vigore il 16 febbraio 2005, dopo la ratifica da parte della Russia (la Ue ha firmato nel 1998). Il Protocollo di Kyoto è uno dei più importanti strumenti internazionali per la lotta contro i cambiamenti climatici. Con esso i Paesi industrializzati si sono impegnati – con obiettivi vincolanti e quantificati – a ridurre le emissioni di alcuni gas a effetto serra, responsabili del riscaldamento del pianeta. Con l’accordo di Doha del 2012, l’accordo del Protocollo di Kyoto è prolungato fino al 2020.

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MATRIX È OVUNQUE. È INTORNO A NOI «Matrix è ovunque. È intorno a noi. Anche adesso, nella stanza in cui siamo. È quello che vedi quando ti affacci alla finestra, o quando accendi il televisore. L’avverti quando vai a lavoro, quando vai in chiesa, quando paghi le tasse. È il mondo che ti è stato messo davanti agli occhi per nasconderti la verità», dice il misterioso Morpheus all’hacker Neo (Keanu Reeves, nella foto), dopo la comparsa, sullo schermo del computer alcune criptiche frasi riguardo a un indefinito “Matrix”. Quattro Oscar – miglior montaggio a Zach Staenberg, miglior sonoro a John T. Reitz, Gregg Rudloff, David E. Campbell e David Lee, miglior montaggio sonoro a Dane A. Davis e migliori effetti speciali a John Gaeta, Janek Sirrs, Steve Courtley e Jon Thum – e un’infinità di altri premi consacrano, nel 1999, Matrix, scritto e diretto da Lana e Andy Wachowski, come uno dei più bei film di fantascienza mai realizzati. E cero molto distante dai due seguiti, Matrix Reloaded e Matrix Revolutions che, sebbene campioni d’incassi al botteghino, non sono rimasti indenni da critiche. spesso a causa di trame eccessivamente visionarie. Sul finire del decennio travolto dalla tecnologia dirompente Matrix spacca e fa proseliti rimanendo fortemente impresso nel ricordo. Nel 2012 è entrato nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.

“MARINELLA”, QUANTE “EMOZIONI” Tra il 1998 e il 1999, nel giro di pochi mesi invernali, l’Italia perde due tra i suoi più grandi talenti della musica leggera. Il 9 settembre, a Milano, muore Lucio Battisti e l’anno dopo, l’11 gennaio, sempre nel capoluogo meneghino, scompare Fabrizio De André. Diversissimi tra loro, i due cantautori, il primo nato a Poggio Bustone, in provincia di Rieti, e il secondo genovese, lasciano un segno indelebile nella memoria degli italiani, che hanno spesso adottato i brani come colonne sonore di alcuni dei loro momenti più belli e romantici o di riflessione. Battisti, grandissimo autore e interprete della propria musica, spesso in coppia con il paroliere Mogol e più tardi con Panella, in carriera ha venduto oltre 25 milioni di dischi, interpretando con personalità unica la canzone melodica e sviluppando con raffinata arte anche temi banali. Molte canzoni di De André – sono 13 i suoi album e diversi i singoli – raccontano storie controcorrente e sono considerate autentiche poesie. L’indiscusso livello artistico e il grande seguito popolare gli hanno fatto dedicare vie, parchi e scuole. Il decennio porta via agli italiani anche il vocalist del Nomadi Augusto Daolio, Domenico Modugno e Mia Martini. ABBIGLIAMENTO FAI DA TE Sono anni poco definiti sull’abbigliamento quelli con il nove. Fondamentalmente proseguono gli stili che hanno preso vita il decennio precedente, ma elaborati con un tocco personale. Si rompe, in qualche modo, l’omologazione e si scimmiottano i personaggi cult, in particolare della musica. I jeans sono leader assoluti del guardaroba. Continuano a esserci i colori accesi e fluo, le maglie oversize e il look cowboy ma sostanzialmente moderati rispetto alle eccentricità del decennio precedente. In altre parole, è difficile identificare in un flash la moda di quel periodo perché non vanta peculiarità univoche complice

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anche il successo di negozi prêt-a-porter. Alcuni stili musicali influenzano i più giovani; grunge e rap diventano popolari. Via libera al look trasandato – jeans sdruciti, T-shirt con le scritte, maglione deformato – e alle spettinature alla Kurt Cobain. In ambito femminile gli abiti smanicati vivono un momento di gloria e i pantaloni dai cavalli altissimi sono portati con la maglietta infilata dentro. Molto in voga sono le fantasie a scacchi, a stelle e a righe, declinati in ogni colore e dimensione e i cappelli la fanno da padroni. Ai piedi, le sneaker tipo All Star sono il must. Per quanto riguarda i più giovani, gli anni Novanta non sono tanto distanti da oggi. SENZA GOOGLE SAREMMO PERDUTI Nel settembre 1998, a Menlo Park, Larry Page e Sergej Brin, allora studenti dell’Università di Stanford, dando seguito alla teoria in base alla quale un motore di ricerca basato sulle pagine con maggior numero di link (teoria delle reti) avrebbe prodotto risultati migliori rispetto alle tecniche empiriche, fondano la Google Inc. E, diciamola tutta, a noi fanno un gran regalo, perché è proprio grazie a questo intuitivo sistema che la ricerca di notizie e informazioni in rete è un gioco da ragazzi. La public company statunitense offre oggi il motore di ricerca Google, il sistema operativo Android e una serie di servizi via web come Gmail, Google Maps e YouTube. Con headquarter a Mountain View, in California, Google Inc. ha fatturato nel 2012 50,17 miliardi di dollari, con un utile di 10,73 miliardi.

MUCCA PAZZA O BUFALA? L’encefalopatia spongiforme bovina è una malattia neurologica cronica, degenerativa e irreversibile dei bovini. È causata da una proteina patogena, il cosiddetto prione, e fa parte di un gruppo di patologie trasmissibili che colpisce diverse specie animali, compreso l’uomo. Il primo caso fu scoperto nel 1986 nel Surrey, in Inghilterra, ma la paura si sparse in Europa negli

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DOLLY, DOLLY, DOLLY, DOLLY, DOLLY... La clonazione consente di moltiplicare all’infinito. O almeno questa è la teoria perché di dubbi, oltre a quelli morali ed etici, ce ne sono molti. Non tanto sulla fattibilità del procedimento, oramai sperimentato, bensì sull’effettiva definizione di clone identico. Ma questa è un’altra storia e non siamo nella sede adatta per dilungarsi in filosofie universali. Dunque, il primo mammifero a essere anni Novanta. Fermo restando il clonato è stata la pecora Dolly, nata il 5 rischio per i bovini, sulla possiluglio 1996 al Roslin Institute, a pochi bilità di essere colpiti dal morbo chilometri da Edimburgo, e lì vissuta assumendo carne contaminata fino alla morte, sette anni dopo (un’inci sono stati pareri discordi e fezione polmonare rese necessaria alcuni decessi inizialmente l’eutanasia il 14 febbraio 2003). Per motivati con il Mad cow disease ottenere la clonazione il ricercatore Ian erano invece da attribuirsi al Wilmut partì da cellule prelevate da morbo di Creutzfeldt-Jakob, l’enuna pecora donatrice di sei anni e quecefalopatia spongiforme umana. sto lasciò supporre – ma senza evidenComunque sia, per molti allevaza provata – un’invecchiamento precotori fu l’occasione, supportata ce di Dolly, nata già “adulta”. Nel fratda aiuti comunitari, di svecchiatempo molti altri mammiferi, principalre le stalle ma la conseguenza mente di interesse zootecnico, sono su vasta scala fu principalmente stati clonati ma si è ricorso al processo una radicale rivisitazione delle anche per salvare specie in via d’estinabitudini alimentari degli eurozione e far tornare in vita animali pei. Strascico positivo della domestici d’affezione, come cani e Mucca pazza l’introduzione delgatti, o cavalli di pregio. l’etichettatura delle carni boviDolly, che nacque da una cellula ne che consente la tracciabilità mammaria e oggi è esposta al Royal e la trasparenza delle informaMuseum of Scotland, deve il suo zioni ai consumatori. nome alla formosa cantante country Dolly Parton.


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Nel cuore della Costa Smeralda a Porto Cervo, sinonimo di lusso, privilegio, esclusività.

Il Colonna Resort si estende su un’area verde di circa 60.000 metri quadri in prossimità della spiaggia di Cala Granu a Porto Cervo Nord. La struttura si integra perfettamente con l’ambiente circostante creando un palcoscenico di rara bellezza. Le 250 camere, che comprendono Deluxe e diverse tipologie di Suite lussuosamente arredate con ogni comfort, hanno come sfondo il mare e la natura della Costa Smeralda. Completano la struttura 3 ristoranti, 3 bar e le piscine con acqua di mare tra le più grandi d’Europa. Il solarium e le piscine si estendono in 10.000 metri quadri, il tutto incastonato tra le rocce granitiche in diversi livelli a partire dalle camere fino al mare. Le isole e gli angoli con idromassaggio rendono l’ambiente uniche nel suo genere. Il Resort include inoltre un campo pratica di Golf, un centro benessere di 1000 metri quadri e un professionale centro congressi con sale polivalenti per riunioni o conferenze fino a 650 posti a sedere. A rendere unica la location è la spiaggia privata con solarium prendisole in legno direttamente sul mare cristallino della Sardegna.

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La preistoria della web communication

Il nuovo decennio abbandona la spensieratezza degli anni Ottanta anche sul fronte della comunicazione di marketing, che si fa più accorta (sia nello stile, sia negli investimenti). A complicare ulteriormente la situazione arriva il World Wide Web ll’indomani della caduta del muro di Berlino (novembre ’89), il mondo occidentale sembrerebbe avviato a una magnifica e progressiva coesione, da porre in qualche modo in continuità con il decennio appena trascorso; tuttavia, iniziano a profilarsi anche dei segnali di discontinuità, che denotano la consapevolezza di uno scenario in fin dei conti meno stabile. Le crisi internazionali (Golfo e Jugoslavia), gli scandali politici (Mani Pulite), le stragi di Capaci e via d’Amelio impongono una maggiore sobrietà alla comunicazione, mentre le imprese cominciano a farsi più accorte negli investimenti: i big spender degli Anni 80 ridimensionano i budget e prestano maggiore attenzione alla value proposition per ingaggiare e fidelizzare sempre di più i clienti. L’arrivo del digitale e gli albori del web aumentano gradualmente la complessità delle informazioni da gestire, sia in ottica che interna sia di marketing, mentre si comincia a parlare di New Economy.

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BENVENUTI IN ITALIA (‘90) Il Mondiale di calcio del 1990 rappresenta un potenziale buon trampolino per l’immagine del Paese a livello internazionale, anche se nessuno può intuire che si tratterà di uno degli ultimi, e che molte delle infrastrutture sportive e ricettive realizzate per l’occasione si riveleranno in buona parte cattedrali nel deserto. Ad ogni modo, il Mondiale si profila come l’evento dell’anno, coinvogliando su di sé un buon numero di investimenti, iniziative di marketing collegate, concorsi e sponsorizzazioni. Molte aziende riprendono l’immagine coordinata del Mondiale come elemento di comunicazione, mentre l’industria turistica ha l’occasione di rilanciare location e destinazioni per un pubblico internazionale, anche se gli afflussi rimangono inferiori alle aspettative. Nel complesso, il bicchiere rimane pieno a metà, in parallelo con la performance della Nazionale, che non va oltre il 3° posto. L’IMMAGINE PRIMA DI TUTTO In un articolo su Repubblica del 20 ottobre 1989, intitolato “Marketing anni 90, più della qualità conterà l’immagine”, si ritrovano riassunti alcuni dei temi che caratterizzeranno la comunicazione d’impresa nell’ultimo decennio del XX secolo: «A fare prodotti di largo consumo – spiegano i nuovi esperti di marketing –, oramai sono bravi tutti. Un’automobile, un panettone, una giacca o un telefono, come distinguerli da cose analoghe? L’alta tecnologia diffusa rende omogenei gli oggetti (...). La competizione è giocata sul servizio legato al prodotto, alla sua immagine. E la sfida aziendale ha come armi principali le risorse invisibili». Si comincia a prendere consapevolezza del fatto che i beni prodotti sono ormai in larga parte commodities, oggetti indifferenziati. Il vero valore aggiunto sta nel servizio, nel brand e nella capacità di costruire la customer loyalty nel tempo. Si profila il mito di uno sviluppo tecnologico che ha nel computer il suo strumento principale, in grado di annullare il vantaggio competitivo tra i diversi player che dovranno imparare a distinguersi in modo strategico.

1990: sui giornali, sulle magliette, sugli autobus, praticamente ovunque campeggia l’immagine di Ciao, il pupazzetto tricolore con la testa a forma di pallone che simboleggia i Mondiali di Calcio. L’immagine del Belpaese fa uno scatto in avanti

IL MONDO IN UNA STANZA Anche se l’espressione “villaggio globale” negli Anni 90 è già decrepita (fu usata la prima volta da McLuhan nel 1964, tanto per capirci), è in questo periodo che essa arriva al grande pubblico, che comincia a intuire a cosa si riferisca. Nel giro di poco tempo vengono introdotti i protocolli che danno vita al World Wide Web, gli standard Gsm per la telefonia mobile e gli sms, mentre l’industria Ict inizia a sfornare modelli di computer e cellulari con dimensioni e costi sempre più accessibili. L’email diviene rapidamente uno strumento di lavoro quotidiano. La comunicazione delle imprese si muove sempre più attraverso i mood dell’innovazione, della velocità e della rivoluzione digitale. I cd diventano un gadget immancabile, mentre il web marketing comincia a muovere i primi timidissimi passi.

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LA (RI)SCOPERTA DEL CLIENTE INTERNO Sul finire degli Anni 80, il sociologo francese Michel Levionnois pubblica il volume “Marketing interno”, dando avvio a un vivace dibattito e inaugurando una nuova prospettiva per la comunicazione d’impresa nel decennio successivo. In breve, i clienti non sono solo all’esterno dell’azienda: sono anche all’interno, e sono tutti coloro (colleghi, superiori, collaboratori, forza vendite) verso cui attiviamo processi di persuasione, motivazione e coinvolgimento strategico. Per garantire un efficace committment delle persone di un’impresa, suggerisce Levionnois, consideratele clienti tout-court (con i loro bisogni, aspettative, resistenze) a cui occorre “vendere” un progetto: le risorse umane diventano allora un nuovo mercato da conquistare e valorizzare nel modo migliore, con un approccio un po’ più scientifico che vede nel meeting uno strumento fondamentale, e che apre nuove opportunità ai professionisti della comunicazione, della formazione, del coaching e del team building. IL BOOM DEI TESTIMONIAL La pubblicità, soprattutto televisiva, ha sempre fatto ricorso a personaggi, portavoce e volti noti, capaci di porsi come ambasciatori tra una marca, o uno specifico prodotto, e il cliente finale. Negli Anni 90, almeno in Italia, questa tendenza sembra aumentare sensibilmente e sconfinare fuori dalla cornice televisiva: spot ed eventi ospitano sempre più figure di “esperti”, “consumatori tipo”, personalità del mondo dello sport e dello spettacolo, nel tentativo di bucare lo schermo, ottenere l’attenzione di uno spettatore sempre più distratto e disincantato, con poco tempo e poca voglia di lasciarsi persuadere. Dalla giapponesina Kaori all’autista Ambrogio, si moltiplicano gli storytelling per veicolare in pochi secondi i plus di un formaggio o di un cioccolatino, e ottenere una maggiore visibilità. I casi di successo danno vita a vere e proprie miniserie, come quella interpretata da Massimo Lopez che con una telefonata rimanda il momento della fucilazione: serialità, originalità e ironia sono sempre più indispensabili per una comunicazione che deve reinventarsi giocando con il proprio linguaggio, e suscitare un moto di simpatia nello spettatore che desidera lasciarsi sorprendere e intrattenere, e non più solo lusingare. Sopra, un frame dell’indimenticabile spot Telecom “Una telefonata allunga la vita”, con Massimo Lopez “prigioniero” della Legione Straniera. Accanto, Gigi Sabani e Gianni Boncompagni alla festa di chiusura dell’edizione 1990/91 di “Domenica In”, a tema “Roma antica”, che si è svolta nei saloni dello Sheraton della Capitale

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LE COMPETENZE PER COMPETERE In un mercato sempre più affollato, in cui i consumatori si sono fatti più esigenti e scaltri e meno disposti a concedere fiducia a chicchessia, per le imprese diventa necessario elaborare strategie di posizionamento alternative. Nel 1990 Gary Hamel e C.K. Prahalad introducono il concetto di core competency, competenza distintiva: i nuovi settori emergenti ad elevato contenuto tecnologico sono caratterizzati, infatti, da una velocissima evoluzione e da un ridotto ciclo di vita dei prodotti. Solo l’individuazione, la coltivazione e lo sfruttamento di competenze chiave trasversali a più mercati, durevoli nel tempo e difficilmente imitabili rende possibile la creazione di un vantaggio competitivo durevole. Potremmo definirle “lo stile”, il “marchio di fabbrica” immateriale di un’impresa, ciò che la rende inconfondibile nel modo in cui fa quello che fa. Solo le compagnie con un’identità forte riusciranno ad avere la meglio e a stringere relazioni stabili e durature con i clienti di fine Millennio. DALLA CATENA ALLA COSTELLAZIONE C’era una volta la “catena del valore”: una visione dal sapore ancora un po’ fordista, in cui ogni azienda è posizionata rispetto alle altre in un processo sequenziale, che segue un’unica direzione, dalla produzione del bene/servizio alla sua fruizione finale. Lo sviluppo del marketing relazionale, avviatosi negli Anni 80, porta nel decennio successivo a una nuova visione, in cui tutti gli attori coinvolti – aziende, fornitori, partner, clienti, reti di vendita – operano insieme come co-produttori del valore scambiato, secondo un modello che assomiglia più a una costellazione. «La competizione globale, i cambiamenti di IL PROCESSO SI INFITTISCE mercato, e le nuove tecnologie stanno aprendo nuovi modi qualitativi di creare valore. Le opzioni disponibili per le Fasi di diversi processi d’acquisto aziende, clienti e fornitori stanno proliScelta Scelta Scelta ferando. Più opportunità significa più Si fa presto a parladel prodotto della località dell’operatore turistico incertezza e rischio maggiore…Sempre re di “concorrenza”: più spesso, le aziende di successo non ma tra chi? Solo tra Scelta Scelta Scelta aggiungono solo valore, lo reinventaaziende? Nel caso del prodotto della località dell’operatore turistico no» (From Value Chain to Value Constelparticolare dei lation, R. Normann e R. Ramirez, 1993). Si processi di scelta e Scelta inizia a parlare di economia collaboratidi acquisto in ambiScelta Scelta del prodotto dell’operatore della località va e partecipativa, come possibile esito to turistico, la comturistico del nuovo capitalismo digitale, e si molplessità è data dalScelta tiplicano le iniziative legate alla corpol’intreccio di almeno Scelta Scelta del prodotto della località dell’operatore rate social responsibility. tre livelli, ognuno turistico con le sue particolaScelta LA BOLLA E IL BACO ri logiche di posizioScelta Scelta del prodotto Lo scenario economico globale nella namento, concorrendell’operatore della località turistico seconda metà degli Anni 90 è percorso za e valore. Un piano è quello da due tendenze opposte e compleScelta Scelta Scelta del prodotto della destinazione mentari, le stesse che si incontrano in dell’operatore della località turistico pura e semplice; un ogni contesto caratterizzato da una altro quello dello forte innovazione tecnologica e di naturalmente rivelarsi più specifico prodotto turistico metodi: apocalittici contro integrati numerosi), con tutta una serie (hotel, servizio, attrazione), un (parafrasando Umberto Eco). Da una altro ancora quello dell’operato- di possibile alternative, a seconparte la corrente integrata, iper-ottimida del punto da cui decidiamo re (agenzia o altro). sta, partigiana del nuovo a tutti i costi, di far partire il nostro processo Acquistare viaggi, sia d’affari impersonata dai sostenitori della New decisionale. che di piacere, significa muoEconomy. Con questo termine (sdogaversi inevitabilmente dentro nato dal saggio New rules for a new una matrice composta da almeeconomy di Kevin Kelly, 1998) si allude Tratto da “L’integrazione tra marketing turistico no tre elementi (che possono principalmente a tutte le nuove intere marketing territoriale” - E. Bonetti, M. Simoni net company e alla nuova frontiera dei

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IL PIACERE DEL LOW COST

servizi informatici, la cui crescita esponenziale e disordinata sembra a molti una garanzia di profitto. Le cosiddette compagnie dot.com cannibalizzano investimenti e capitali, fino al fatale crollo del Nasdaq nel 2000. Dall’altra parte, i sospetti e le insicurezze legate alle nuove tecnologie assumono la forma sintomatica di “miti apocalittici” come quello del Millennium Bug, che alimenta il dubbio di un’eccessiva dipendenza dai sistemi digitali. Il risultato, come sappiamo, è un nulla di fatto per entrambi i partiti: l’apocalisse elettronica non c’è stata, e tuttavia solo alcuni dei pionieri del web (Amazon, Yahoo, Google & Co.) sono sopravvissuti davvero allo scoppio della bolla.

I nuovi canali diretti di comunicazione – leggi internet – portano a una nuova percezione del mondo dei viaggi e del turismo da parte degli utenti comuni. Nascono i primi grandi portali per l’online booking (Expedia, 1996), e nel contempo la progressiva deregulation nel settore dell’aeronautica civile porta al fenomeno delle compagnie low cost (Ryanair, fondata nell’85, conosce in questi anni la

sua crescita maggiore). Se il mondo del business continua a viaggiare su vettori di linea e a frequentare hotel in grado di assicurare elevati standard di comfort, è d’altra parte indubbio che l’avvento dei nuovi player che offrono servizi concorrenziali in termini di prezzo e accessibilità modifica sensibilmente lo scenario del travel & tourism, insieme all’approccio di marketing del settore.

200 180 160 140 120 100 80 60 40 20 0 1999* 2000* 2001* 2002* 2003* 2004* 2005* 2006** 2007** 2008** 2009** 2010** 2011** Fonte: The impact of low cost carriers on tourism development in less famous destinations - Lukasz Olipra

L’AVVENTO DEL WEB E LE ASPETTATIVE RIVOLUZIONARIE Ogni movimento che punti a cambiare il mondo deve presentare le sue 95 tesi (Lutero docet). Ed ecco quindi che nel 1999 un gruppo di autori americani pubblica quello che sarà noto come il “Cluetrain manifesto”, un insieme di 95 tesi, appunto, che argomentano l’impatto di internet sui mercati e sulle organizzazioni. Il web rende possibile un nuovo livello di comunicazione, sia interna che esterna: “i mercati sono conversazioni”, “i link ipertestuali sovvertono la gerarchia”, sono solo alcune delle assunzioni più celebri del “Cluetrain”. Le organizzazioni devono iniziare a partecipare alle conversazioni che si sviluppano intorno a loro e al loro interno, mentre i modelli di business in vigore fino a tutto il XX secolo appaiono destinati a farsi rapidamente obsoleti, superati in corsa da un nuovo modo di fare marketing, formazione, pr. In breve, secondo gli autori, il nuovo medium scardinerebbe le vecchie barriere tra interno ed esterno dell’azienda, dando vita a un insieme fluido di relazioni in cui i consumatori hanno un potere crescente.

Nel 1999 un gruppo di autori americani pubblica quello che sarà noto come il “Cluetrain manifesto”, un insieme di 95 tesi che argomentano l’impatto di internet sui mercati e sulle organizzazioni. Nel 2000, la Perseus Books stampò – con il medesimo titolo – un libro basato sul manifesto (nella foto)

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Meeting: l’età della consapevolezza gli Anni 70

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Affermazione internazionale, sviluppo e professionalità. Terminata la fase di startup, il congressuale italiano entra nella piena maturità e i Pco italiani raggiungono una statura di dimensione europea. E si preparano al salto nel terzo millennio

opo i “grandi esordi” degli Anni 70 e la crescita e l’affermazione degli Anni 80, la meeting industry italiana raggiunge la sua piena maturità e la consapevolezza dei suoi mezzi. Nel corso del decennio i nuovi convention bureau strutturano ulteriormente la dinamica della domanda e dell’offerta congressuale, tanto da far intravedere il miraggio di un grande convention bureau nazionale. Nel contempo, il mondo dei convegni scientifici deve confrontarsi con le ristrutturazioni normative imposte dalla riforma del ministro della Sanità De Lorenzo e dai provvedimenti successivi, che mutano geneticamente il lavoro dei Pco. La diffusione di nuove tecnologie per la teleconferenza e le telecomunicazioni amplia la gamma dei servizi congressuali e trasforma il modo in cui i planner operano, interagiscono e si confrontano con clienti e fornitori, accelerando i tempi e moltiplicando la complessità dello scenario. Fino quasi ai giorni nostri.

D

L’ITALIA S’È DESTA Il 1991, come sappiamo, è un anno importante per la storia dell’associazionismo di categoria: la fondazione del Capitolo Italiano di Mpi segna però anche un punto di svolta per la stessa consapevolezza professionale dei planner e dei Pco italiani. Il fatto che il primo Capitolo extra-americano sia sorto proprio nel nostro Paese non può che rappresentare un punto d’onore per la meeting industry italiana, ed è una spia tanto più rilevante delle dimensioni raggiunte dal comparto congressuale, nonché dell’accresciuta credibilità degli operatori italiani sullo scenario internazionale. Una conferma ulteriore deriva dal fatto che sarà proprio l’Mpi italiano, sotto la presidenza di Rodolfo Musco, a proporre un significativo cambio di nome (da meeting planner a meeting professional), accolto dall’associazione madre: i Pco italiani tagliano così un importante traguardo nella loro lunga e pluriennale rincorsa verso un autentico riconoscimento professionale.

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L’ALBA DEL DECENNIO, TRA NUOVE SPERANZE E NUOVI TIMORI La Bit del 1991 guarda con interesse e apprensione allo scenario internazionale: apprensione sì, perché dal mese di gennaio è in corso la prima Guerra del Golfo, con ovvie ricadute sul turismo e sui flussi di passeggeri aerei in viaggio da un Paese all’altro; e con interesse, perché i cinque paesi aderenti alla cosiddetta Pentagonale (Italia, Austria, Ungheria, Jugoslavia e Cecoslovacchia) sembrano intenzionati a rafforzare la reciproca cooperazione anche in ottica di turismo congressuale, con una significativa apertura verso l’Est Europeo del nostro Paese, segno che la guerra fredda è ormai davvero finita. Il conflitto in Medioriente, in realtà, segna una battuta d’arresto nella crescita economica e dà inizio a una fase di maggiore instabilità, che mette definitivamente la parola “fine” ai precedenti decenni di benessere e progressiva crescita. QUEL CONGRESSO INASPETTATO... C’è un episodio che rappresenta bene il livello di maturità e professionalità raggiunto dagli operatori congressuali italiani. Nel 1991, con lo scoppio della guerra civile in Jugoslavia, tutti gli eventi internazionali previsti in quella regione subirono un brusco cambio di programma. Tra questi, anche un grande convegno di nefrologia – organizzato dall’Edtn/Erca – a Belgrado era sul punto di saltare. Il congresso era programmato da quattro anni, erano già stati versati dei soldi e annullare l’evento avrebbe rappresentato un danno cospicuo per l’associazione. Gli organizzatori riuscirono però a dirottare il tutto su Rimini, che riuscì a gestire l’evento con pochissimo preavviso, facendo semplicemente slittare le date di qualche settimana. Al posto della cena di gala fu unanimemente deciso di devolvere la cifra corrispondente ai campi profughi jugoslavi. La soddisfazione dei partecipanti per la “soluzione d’emergenza” fu tale che la riviera romagnola fu nuovamente scelta come location per l’edizione successiva, stavolta senza più effetto sorpresa.

Il ministro degli Esteri Gianni De Michelis durante il discorso inaugurale della Bit 1991 con i rappresentanti dei Paesi aderenti alla Pentagonale. A sinistra, una banconota da 100 dinari jugoslavi. Nel giro di pochi mesi, la geografia dell’area balcanica fu completamente stravolta

...E QUEL CONGRESSO MANCATO Non manca però qualche scricchiolio. Nel 1991 l’International Council of Shopping Centers europeo, intenzionato a tenere il suo congresso annuale del ’93 per la prima volta in Italia, a Roma, avvia un’analisi di fattibilità dell’evento, a fronte di alcune precise esigenze (1.800 partecipanti, 800 accompagnatori, due esposizioni da 300 metri quadrati l’una). La documentazione che viene presentata dagli uffici tecnici dell’associazione è però una doccia fredda: impossibile tenere il congresso a Roma, vista l’inadeguatezza delle strutture ricettive. Anche altre location italiane, presentate come alternativa, vengono scartate. Risultato: il congresso Icsc dirotta su Barcellona, in pieno exploit grazie alle imminenti Olimpiadi del ’92. Il senso dell’episodio è chiaro: occorrerà lottare per mantenere alta la competitività internazionale dell’Italia in quanto destinazione congressuale, e non perdere terreno rispetto agli altri paesi europei.

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PROFESSIONE: DESTINATION MANAGER Ampiamente riconosciuto come figura professionale ben definita negli Stati Uniti, il destination manager è identificato come il soggetto che provvede a fornire tutti i servizi operativi indispensabili alla realizzazione di una qualunque manifestazione congressuale, limitatamente a uno specifico territorio. In Italia però questa figura stenta a nascere come tale: continuano a essere i Pco che all’occorrenza operano indossando anche questo “cappello” professionale, predisponendo in autonomia tutti o quasi i servizi accessori sul territorio per i loro congressisti. A poco a poco nel corso degli Anni 90 comincia però a farsi strada anche da noi la percezione del valore e dell’utilità delle compagnie Dmc; anche se la strada da compiere rimane tanta se, in un articolo su La Repubblica del 20 maggio 2013 a firma di Daniele Autieri, il destination manager è ancora definito “una figura nuova”: il che non significa che non ci siano da anni autentici Dm in Italia, ma che la percezione del loro ruolo presso l’opinione pubblica rimane ancora nebulosa.

Un raffronto dell’andamento congressuale tra il 1997 e il 2002: alla fine degli Anni 90 il numero di eventi aggregativi annuali è ancora sensibilmente più elevato

ASPETTANDO IL CONVENTION BUREAU NAZIONALE... Per la serie: se avessimo avuto un centesimo ogni volta che abbiamo sentito parlare... Correva l’anno 1994, e a Roma veniva siglato l’atto di nascita del convention bureau nazionale. Già: sotto forma di iniziativa mista tra enti pubblici e privati, il Cbn Italia veniva formalmente creato con la missione di promuovere il Belpaese nel suo complesso come destinazione congressuale all’estero, coordinando l’offerta e l’attività dei singoli Cb territoriali. Un’iniziativa magnifica e grandiosa, talmente magnifica e talmente grandiosa da sembrare, a tutt’oggi, irrealizzabile, e di fatti irrealizzata. Vero e proprio “Godot” dell’industria degli eventi, il progetto di un convention bureau nazionale riemerge di tanto in tanto dall’oblio in cui si è arenato, per tornare a far parlare di sé e a generare attese e aspettative, proprio come il personaggio del famoso dramma di Beckett.

GRANDI NUMERI Nel solo primo semestre 1997, il congressuale italiano fattura oltre 5.000 miliardi di lire, con un impressionante +43% per quanto riguarda il numero di incontri sull’anno precedente. Un vero e proprio “botto”, che viene rilevato grazie all’Osservatorio di Meeting e Congressi e del Cb della Riviera di Romagna, coadiuvati dall’Università degli Studi di Bologna. Per la prima volta vengono inoltre ripartite le

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analisi tra le spese di organizzazione congressuale (il cui valore è pari a circa 272 miliardi di lire) e le spese sostenute dal congressista, che costituiscono la voce più pesante dell’indotto complessivo: oltre 4.000 miliardi di lire. Una fetta tutt’altro che irrilevante di economia nazionale e di Pil viene generata grazie al turismo congressuale e al movimento dei professionisti impegnati in attività b2b.

IL PRIMATO DELLA RIVIERA Nel maggio 1994 vede la luce il Convention Bureau della Riviera di Romagna, uno dei primi veri e propri Cb territoriali costituiti in Italia, nonché uno dei più fortunati. Punto di arrivo di un lunghissimo percorso di specializzazione turistica e di crescita dei servizi in tutto il territorio, il nuovo ente rappresenta un evidente salto di qualità, nel tentativo di razionalizzare e strutturare un’offerta ricca e variegata quale quella di Rimini e dintorni. Affidato alla direzione di Gabriella Ghigi, il Cb si caratterizza fin da subito per la sua capacità di autofinanziarsi attraverso l’attività del Palacongressi e della Fiera, riunendo insieme promozione e com-


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mercializzazione. Fortemente radicato nel territorio, il Cb si afferma negli anni come interlocutore d’elezione per i servizi congressuali della Riviera, portando a compimento una ricca tradizione imprenditoriale legata al turismo, all’ospitalità, alle fiere e ai grandi eventi. IL TREND DEI CONVENTION BUREAU Alcuni partiti bene fin dal primo colpo (come quello riminese), altri in più riprese (è il caso del convention bureau altoatesino), i Cb territoriali italiani sono protagonisti di diverse vicende e di alterne fortune, ma è indubbio che siano proprio gli Anni 90 il periodo più propizio per la loro gestazione. In questa fase sono molte le realtà che decidono che è arrivato il momento di strutturare la loro offerta congressuale e il loro destination marketing: è il caso di Torino, per esempio, che nasce in concomitanza con il progetto delle Olimpiadi invernali del decennio successivo (anno 2006), o di Genova, una fitta rete di strutture convenzionate (Pco, agenzie, strutture, hotel) che decide di agire di concerto per migliorare la loro efficacia di mercato. Realtà già consolidate all’estero – negli Usa ma anche in Europa, con Barcellona e Vienna a fare da capofila –, i Cb fanno il loro ingresso ufficiale anche nel nostro Paese, a riprova della completa maturazione del settore. LA NUOVA FUNZIONE DEI CONGRESSI POLITICI Le trasformazioni dello scenario politico italiano all’indomani di Tangentopoli e con l’avvio della cosiddetta Seconda Repubblica si riflettono, ovviamente, anche sugli eventi di comunicazione dei partiti. Il congresso rimane un evento cruciale, ma cambia pelle e diventa soprattutto uno strumento mediatico che segna e comunica una discontinuità, una novità o una rottura rispetto all’orizzonte della Prima Repubblica. L’irruzione di Silvio Berlusconi sposta una volta per tutte il baricentro della comunicazione politica sul medium televisivo; nascono nuove forze politiche (come la Lega Nord), mentre altre attuano un vero e proprio re-branding (come il passaggio da Msi ad Alleanza Nazionale o l’inserimento della parola “Rifondazione” nel simbolo del Partito della Rifondazione Comunista). Il congresso ha ora la funzione di inaugurare ogni volta un nuovo corso. Per gli organizzatori delle kermesse politiche tutto questo si traduce nell’esigenza di lavorare adottando le stesse logiche alla base di un lancio di prodotto: comunicare una novità, creare attesa, veicolare un’immagine efficace e assicurarsi un adeguato ritorno stampa. L’avvento della Seconda Repubblica si riflette anche sui congressi dei partiti, che diventano soprattutto uno strumento mediatico. Il trend parte naturalmente dalla discesa in campo di Silvio Berlusconi, che imprime alla comunicazione politica un’accelerazione tutta nuova (e format di totale rottura con il passato)

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EVENTI SEMPRE PIÙ EUROPEI Nel 1993 l’Italia entra nel Mercato Unico Europeo, e di Europa si parlerà sempre di più nel corso del decennio che prelude all’adozione della moneta unica. In generale, il sentimento di una progressiva caduta delle barriere tra stato e stato dà vita a un vivace dibattito sugli standard internazionali, sull’adeguatezza delle infrastrutture italiane, e sugli eventuali gap da colmare. La prospettiva di confrontarsi con un nuovo mercato composto da circa trecento milioni di consumatori si trasforma essa stessa in un argomento su cui vengono organizzati congressi, seminari, tavole rotonde e meeting, in modo praticamente trasversale a tutti i settori produttivi, chiamati a rispondere a nuove normative, nuove procedure e nuovi livelli di compliance (e complessità) internazionali. Di Europa – e per l’Europa – si comunica ovunque sempre di più.

Nel 1993, a Roma un primo gruppo di Pco italiani ottiene la preziosa certificazione Cmp (Certified Meeting Professional program), nato nel 1985 a Chicago, ma solo quell’anno aperto anche all’Europa (per l’esattezza in Italia). E nel 1995 è la volta del Cmm, il Certificate in Meeting Management, che sempre su proposta italiana diventa mondiale

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PROFESSIONISTI CERTIFICATI, ANCHE IN ITALIA Una pietra miliare nella storia dell’evoluzione dei progetti formativi rivolti ai professionisti della meeting industry è sicuramente l’introduzione del Certified Meeting Professional program (Cmp), a cura del Convention Industry Council. Fondato nel 1985 a Chicago, il programma Cmp è sempre stato, almeno sulla carta, aperto ai professionisti al di fuori degli Stati Uniti, ma solo nel 1993 viene organizzata una sessione d’esame in Europa. E sapete dove? Proprio in Italia, e per l’esattezza a Roma. In quell’occasione un primo gruppo di Pco italiani ottiene la preziosa certificazione, rispondendo a 165 domande in oltre tre ore di test, e dimostrando di padroneggiare al meglio tutti gli ambiti, le skill e le discipline connesse al complesso mestiere di “meeting professional”. Ancora una volta i Pco italiani aggiungono un piccolo tassello alla storia degli strumenti per l’innalzamento del livello della loro professione. E nel 1995 è la volta del Cmm, il Certificate in Meeting Management, che sempre su proposta italiana diventa mondiale. IL MEETIN PLANNER, TRA SOCIOLOGIA E MARKETING “Il Meeting Planner: un professionista tra sociologia e marketing – Dalla teoria ai casi concreti. Dinamiche interne ed esterne degli eventi aggregativi”. È il titolo di un libro scritto a quattro mani da Rodolfo Musco e Simonetta Canti nel 1995. Al centro della pubblicazione, ancora una volta, si pone la questione dello statuto e della fisionomia di questo strano professionista, dalle competenze eterogenee, che deve sapersi destreggiare tra diverse “scienze affluenti” che stanno a metà, appunto, tra la sociologia intesa come sensibilità scientifica e capacità di analizzare i contesti dei diversi eventi aggregativi – e il marketing – in tutte le sue sfaccettature, che vanno dalla comunicazione strategica e integrata all’insieme delle tecniche promozionali vere e proprie. La cultura professionale dei Pco e dei planner ha fatto molta strada, e siamo ormai lontani anni luce dall’approccio spesso un po’ improvvisato che giocoforza caratterizzava alcuni dei primi operatori del settore.


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MAIL E TELEFONI CELLULARI Gli Anni 90 rimangono impressi nella memoria collettiva per l’avvento di due grandi rivoluzioni nel modo di comunicare: l’email da un lato e la telefonia mobile dall’altro abbattono i tempi di risposta, accelerano la produzione di feedback e riducono il time-to-market dell’informazione, oltre a far lievitare notevolmente il numero di messaggi e di comunicazioni scambiate quotidianamente. Per i professionisti del congressuale lo scenario si fa più “concitato” e se possibile ancora più ampio, portando a notevoli semplificazioni su tanti aspetti – basti pensare alla maggiore velocità con cui è possibile richiedere e verificare una lista di partecipanti, per esempio –, ma costringendo d’altra parte i Pco a gestire un numero maggiore di informazioni e flussi di comunicazione tra tutti gli stakeholder che partecipano alla realizzazione di un evento (la sede, il cliente, i vari fornitori, i propri colleghi e collaboratori, la stampa, le segreterie delle diverse delegazioni o associazioni presenti...). INFRASTRUTTURE D’AUTORE

La prima metà del decennio beneficia ancora dell’effetto “Italia ’90”: si lavora per rendere le location del Belpaese appetibili per il Mice internazionale. Qui accanto, una panoramica del centro congressi del Lingotto, firmato da Renzo Piano in quegli anni

Per i Pco italiani, la presenza di investimenti a sostegno delle infrastrutture congressuali è ovviamente un segnale positivo, nonché la principale carta da giocare nella partita per la competitività internazionale e per portare in Italia congressi ed eventi di alto profilo europeo. Mentre Barcellona cambia volto grazie alle Olimpiadi del ’92, l’Italia non sta a guardare e avvia alcuni importanti progetti di riqualificazione urbana che ampliano e migliorano l’offerta congressuale: è il caso dei Magazzini del Cotone di Genova, o del Centro congressi del Lingotto a Torino, entrambi firmati dal grande architetto Renzo Piano. In generale, la prima metà del decennio beneficia ancora dell’effetto “Italia ’90”: si lavora per rendere le location del Belpaese appetibili per il Mice internazionale. CONGRESSI A REGOLA D’ARTE Nel 1994 entra in vigore la Legge Ronchey, dal nome dell’allora ministro dei Beni Culturali, che introduce la gestione privata dei servizi aggiuntivi nei musei italiani, per garantirne il parziale autofinanziamento del patrimonio storico e artistico. Vendita di libri, cataloghi, cartoline, poster, merchandising vario. E ancora caffetteria, guardaroba, visite guidate, organizzazione di mostre e, naturalmente, di congressi ed eventi: musei, pinacoteche e altri luoghi sottoposti a tutela per i beni culturali diventano ora finalmente accessibili anche ai meeting planner, che possono ottenere in concessione tali sedi prestigiose, secondo una serie di tariffe indicative. Una riforma largamente attesa in un Paese come il nostro, ricco di location di eccezionale bellezza e valore artistico, per poter valorizzare pienamente il patrimonio storico-culturale anche in ottica di comunicazione b2b e di turismo congressuale. 158 | 06 2013 | MC


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CERTIFICAZIONE CONGRESSUALE Da un progetto del Capitolo italiano di Mpi, nel 1997 si arriva finalmente a una normativa che definisce chiaramente i requisiti minimi del servizio di organizzazione di eventi aggregativi, e stabilisce una serie di parametri di valutazione a cui sottoporsi per ricevere una certificazione di qualità, secondo i vari standard vigenti. La prima certificazione è la Iso 9001:94, che con le sue successive modificazioni si impone come punto di riferimento per le attività di “Progettazione, Organizzazione e Gestione di Congressi Scientifici, Convegni e Meeting”. A queste si andrà affiancando l’Iso 14001 per i principi di gestione ambientale. Sempre più necessaria anche in virtù delle normative europee, l’introduzione dei sistemi di certificazione e controllo della qualità è un’ulteriore conferma dello statuto raggiunto dalla filiera congressuale, vera e propria “industria del terziario” in Italia e nel mondo.

SEGNALI DI RIPRESA LA CONVENTION VERSO IL TERZO MILLENNIO Rispetto ad altre forme di eventi aggregativi, le convention aziendali sono forse quelle che più facilmente si prestano al cambiamento e all’evoluzione di stili, tecniche e linguaggi. L’esigenza di presentare efficacemente e con grande impatto le novità, i risultati e le strategie operative alla forza vendite, per esempio, spinge facilmente i committenti ad aprirsi alla sperimentazione. Così, negli Anni 90, si fa sempre più uso degli audiovisivi, delle luci, della grafica computerizzata e di tutti gli aspetti scenografici – ivi inclusa la partecipazione di presentatori presi in prestito dalla televisione – utili a produrre un immediato ritorno emotivo nel pubblico. Anche i direttori d’azienda più tradizionali cominciano a comprendere l’utilità di ricorrere a speech writers professionisti, per massimizzare l’efficacia della loro comunicazione: la convention diventa sempre più un evento-spettacolo, unico e irripetibile, la cui regia viene curata nei minimi dettagli.

Dopo la flessione della prima metà del decennio, dovuta a diverse congiunture globali (la Guerra del Golfo, ma anche la diffusione di un clima di stagnazione economica incipiente), i congressi internazionali riprendono a crescere nei numeri un po’ dappertutto. Una survey del 1998 a cure dell’Uai, Union des Associations Internationales, ci regala questi dati: le capitali del Mice Europeo si confermano Parigi e Londra, mentre gli Usa rimangono la patria dei meeting a livello mondiale. L’Italia si conferma saldamente al 5° posto, dietro la Germania. Nella classifica delle città che hanno ospitato il maggior numero di eventi, Roma arranca un po’ e perde una posizione nei ranking internazionali, scivolando al 15° posto; per la

prima volta, appare nella classifica delle principali città Firenze, al 51° posto, con 36 grandi incontri internazionali (di cui 29 eventi a cura di organizzazioni internazionali e sette nazionali a larga partecipazione internazionale). Fuori della classifica delle prime 60 città, troviamo Trieste con 29 incontri internazionali, Milano con 22, Bologna con 16, Venezia con 15, Torino con 13.

L’esigenza di presentare efficacemente e con grande impatto le novità, i risultati e le strategie operative alla forza vendite, spinge le aziende ad aprirsi alla sperimentazione della communication by events. E le convention diventano di moda

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Un foglio con l’intestazione del capitolo danese di Mpi, uno degli oltre settanta capitoli nazionali in cui si articolano le iniziative rivolte ai Meeting Professional di tutto il mondo

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Meeting e Congressi

LET’S GO ON THE ROAD(SHOW) Affermatosi negli Usa negli Anni 80, come format di presentazione seriale e itinerante verso un pubblico dislocato in varie località, mutuato spesso e volentieri dalla comunicazione politica (in modo anche inconsapevole), il road-show aziendale giunge nel nostro Paese relativamente tardi (salvo alcune rare eccezioni, come quelli organizzati da Il Sole 24 Ore per promuovere alcuni dei suoi prodotti editoriali). Nel corso degli Anni 90 si assiste a un aumento di modalità convegnistiche alternative rispetto a quelle tradizionali: un po’ per sorprendere e accattivarsi l’uditorio con l’ausilio dei nuovi format, un po’ per far parlare di sé. Sono di questi anni i primi road-show delle compagnie di telefonia mobile, o i treni “brandizzati” Bosch e Ideal Standard, con cui queste aziende scelgono di andare incontro ai propri rivenditori in giro per l’Italia. Tra i vantaggi principali dell’evento itinerante, spicca senz’altro la possibilità di ottimizzare il numero di contatti raggiunti a fronte di un investimento unico per l’allestimento delle scenografie. RIMINI CAPUT MPI Altro motivo d’orgoglio per la categoria dei professional organizer italiani, nel 1999 il nostro Paese viene individuato come sede per l’annuale e prestigioso evento formativo di Mpi, la Pec-E (Professional Education Conference Europea), in occasione del quale l’associazione chiama a raccolta i suoi soci da tutto il continente per un’importante occasione di aggiornamento professionale. L’edizione di Rimini rimane famosa nella mente di tanti addetti ai lavori per il premio conferito dal Board of Directors al comitato organizzatore come migliore evento dell’anno. Una serie di workshop, conferenze e seminari vede attivamente coinvolti circa 250 partecipanti internazionali. Bisognerà attendere altri dieci anni, e cioè il 2009, perché l’evento – nel frattempo ribattezzato Emec – tocchi ancora il nostro Paese, quando sarà il turno di Torino.


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Congressi medici, cambia tutto gli Anni 70

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Il giro di vite normativo sull’attività d’informazione farmaceutica stravolge il settore: per il congressuale sono anni interlocutori, in cui diventa indispensabile familiarizzare con il cambiamento e imparare a gestirlo. Per prepararsi all’Ecm prossima ventura provvedimenti che portano il nome del ministro liberale Francesco De Lorenzo modificano radicalmente l’assetto del sistema sanitario nazionale, l’attività di tanti medici e, quel che è più importante per il nostro settore, disciplinano l’organizzazione dei congressi e degli eventi di formazione sponsorizzati dalle case farmaceutiche. Per legge i congressi devono ora avere contenuti di “stretta natura tecnica”, non sarà più possibile reclamizzare farmaci e distribuire campioni omaggio, e si introduce l’obbligo per le aziende di presentare una richiesta di approvazione del convegno al ministero della Sanità, entro 60 giorni dalla data della manifestazione. Obiettivo dichiarato dal ministero, colpire i “congressi-vacanze” e porre un freno alla spesa sanitaria derivante dalla prescrizione di farmaci “spinti” nel corso di tali eventi.

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Il ministro della Sanità Francesco De Lorenzo, è “l’autore” del famigerato decreto ministeriale del 4 dicembre 1990, che ha profondamente modificato i congressi medici

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IL DECRETO DELLA DISCORDIA La riforma di De Lorenzo che disciplina – e frena – i congressi medici viene oltretutto a cadere in un momento in cui, a causa della Guerra del Golfo, l’attività congressuale internazionale segna una battuta d’arresto. Il rischio paventato da tutti gli addetti ai lavori che si vada verso un black-out e che le imprese farmaceutiche, non potendo sponsorizzare manifestazioni aventi qualsivoglia finalità pubblicitaria, adottino una logica di astensione dall’investimento in eventi di formazione medica, dal momento che il


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provvedimento toglie loro un importante elemento di ritorno di immagine: nel corso dei congressi non potrà esserci “alcuna forma di distribuzione o esposizione di campioni medicinali o di materiale illustrativo di farmaci”. Di fatto, mentre si disincentiva la promozione e il finanziamento dei convegni per la formazione medico-sanitaria da parte dei soggetti privati, non vengono individuate forme alternative per supplire al vuoto che rischia di aprirsi. LA CONTA DEI DANNI L’entrata in vigore del decreto ministeriale 4 dicembre 1990 in tema di informazione scientifica sui farmaci, con i numerosi nuovi vincoli posti all’attività dei congressi medici, genera una serie di dibattiti e di vivaci polemiche. Il presidente di Italcongressi Massimo Gattamelata, nel corso di una tavola rotonda organizzata il 26 febbraio 1991, dà alcune cifre: il turismo congressuale genera un fatturato di 2.800 miliardi di lire all’anno, senza tenere conto dell’indotto e del denaro speso dai congressisti nel tempo libero. Il settore, per di più, è in pieno sviluppo, con una crescita annuale stimata del 4 per cento. Con le nuove norme, si paventa una contrazione di almeno 1.500 miliardi di lire. In generale, il dibattito si articola tra chi rivendica l’utilità dei congressi medici, sottolineandone appunto il valore economico e l’utilità formativa, e chi ribatte che l’attività degli informatori farmaceutici è più che sufficiente all’aggiornamento delle conoscenze dei medici sulle ultime novità del prontuario terapeutico. LA FINE DI UN’EPOCA Anche se la tanto paventata apocalisse non c’è stata, è indubbio che le trasformazioni del quadro normativo e il nuovo assetto della governance sanitaria abbiano radicalmente trasformato il modo di fare congressi per la classe medica: gli operatore del settore parlano esplicitamente di un “pre” e un “post-De Lorenzo”, per riferirsi a due periodi caratterizzati da opposte filosofie gestionali. Prima, in un’ottica di quasi totale deregulation, la libertà si accompagnava talvolta anche ad eccessi poco opportuni; dopo, l’oggettiva impossibilità di eccedere in qualunque modo ha d’altra parte ingessato il congresso medico, burocratizzato notevolmente il processo organizzativo e imposto al Pco un onere di responsabilità in più. Di fatto, con gli Anni 90, tramonta un certo modo di fare congressi scientifici e se ne viene formando un altro, preludio alla rivoluzione Ecm del decennio successivo.

Negli Anni 90 il turismo congressuale generava un fatturato di 2.800 miliardi di lire l’anno, al netto dell’indotto. Il settore, per di più, era in pieno sviluppo, con una crescita annuale del 4 per cento. Con le norme del decreto ministeriale del 1990, si ebbe una contrazione stimata in almeno 1.500 miliardi di lire

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CONGRESSI PIÙ ETICI? Le conseguenze dei provvedimenti normativi adottati all’inizio degli Anni 90, primo fra tutti il giro di vite sulla possibilità per le aziende sponsor di dedurre buona parte delle spese sostenute per i congressi, insieme al divieto tassativo di reclamizzare esplicitamente farmaci e prodotti medicali, ha l’obiettivo di rendere più etici ex lege i convegni medici. Il risultato certo e immediato è quello di indurre una contrazione degli investimenti, portando a congressi organizzati al risparmio, e tuttavia più burocratizzati. L’aumento delle normative, delle autorizzazioni da richiedere, della compliance complessiva modifica notevolmente il lavoro dei Pco che operano per il mondo pharma, e porta di riflesso a una specializzazione ulteriore. Organizzare eventi per la platea medico-scientifica diventerà un’attività sempre più complessa, in cui la conoscenza normativa sarà un know-how decisivo e irrinunciabile. “Caro Pco, dica cosa va e cosa non va”. Così titolava Meeting e Congressi la cover story dedicata al decreto De Lorenzo; “un provvedimento spesso oscuro e tale da ingenerare rinunce da parte delle imprese e delle industrie promotrici di convegni”

La star hollywoodiana Liz Taylor fu molto attiva nel raccogliere fondi a sostegno della lotta contro l’Aids; per questo presenziò alla conferenza fiorentina del 1991 e a quella successiva del 1992, ad Amsterdam

EUROPA A DUE VELOCITÀ “Perché un congressista tedesco può partecipare a un convegno abbinato ai fanghi termali nell’isola d’Ischia senza per questo sentirsi in colpa? Perché un partecipante inglese può giocare a golf dopo i lavori scientifici e passare del tutto inosservato? Perché un medico francese può partecipare a un programma congressuale senza sentirsi un perditempo? Misteri dei decreti italiani”. Sul numero di Meeting e Congressi di marzo 1992, una serie di interrogativi retorici pone il problema dell’asimmetria della situazione italiana rispetto al resto d’Europa. D’altronde, come si sottolinea nello stesso articolo: “se non si fossero organizzate alcune riunioni scientifiche sotto il sole dei Tropici o sulle cime innevate delle Dolomiti, a quest’ora un gran numero di Pco e di operatori del settore vivrebbe malaccio”. Come a dire: basta con gli eccessi, siamo d’accordo. Ma senza cadere nell’assurdo, specie se confrontati con la libertà di cui continuano a godere medici (e Pco) stranieri. Parole al vento… UN EVENTO MEMORABILE Il 16 giugno 1991 è di scena a Firenze la VII Conferenza Internazionale sull’Aids, che vede la partecipazione di circa 8000 scienziati, accademici e ricercatori. Dopo le edizioni di Montreal (1989) e San Francisco (1990), l’importante manifestazione scientifica approda quindi in Europa, e precisamente proprio nel nostro Paese. Il tutto in un periodo in cui l’informazione sociale e divulgativa sull’Aids, le campagne sull’importanza della prevenzione e l’opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica su quello che viene rappresentato come uno dei “mali del secolo” raggiungono ovunque dei livelli di attenzione particolarmente elevati. L’industria congressuale italiana si rivela dunque una volta di più pienamente all’altezza della situazione, e in grado di ospitare con successo un evento tanto delicato, in un momento di massima attenzione mediatica al tema.

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Gli ultimi fasti dei viaggi incentive gli Anni 70

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Se toccherà agli anni Duemila ridurre al lumicino l’incentivazione (o almeno quella più tradizionale), nemmeno i Novanta saranno rose e fiori. La contrazione dei budget comincia in questo periodo e come se non bastasse nuovi player entrano in gioco l 1991 segna l’anno della svolta e del cambiamento di tendenza. Quelle che sembravano essere risorse infinite, a causa della crisi economica che comincia a fare capolino in questi anni, mostrano i loro limiti e le aziende cominciano a mettere in atto i tanto temuti tagli di budget: si è giunti alla fine dell’espansione di cui anche il mondo incentive aveva tanto goduto nei decenni precedenti. Sono gli anni della guerra del Golfo, ci sono una tensione e un’attenzione particolare ai costi che sembra paralizzare tutti soprattutto per quello che riguarda i viaggi. Come se non bastasse un’ulteriore minaccia arriva dalle grandi compagnie alberghiere che, per fronteggiare questa crisi, cominciano a contattare i clienti finali in maniera autonoma, scavalcando le agenzie. Un’inversione di rotta rispetto ai fasti passati che i player più forti fronteggiano con il solito spirito creativo e innovazione. Si investe in progetti originali e che guardano al sociale: è ormai chiaro a tutti che il periodo dell’incentive fatto di puro divertimento è giunto al termine. Non tutti riescono a fronteggiare questa situazione: tutte quelle piccole agenzie sorte in modo disordinato e improvvisato negli anni precedenti scompaiono con la stessa rapidità con la quale erano nate. Solo i più forti e i più originali riescono a vivere, e come sempre l’arma vincente risulta essere la creatività che è poi il tratto distintivo dei marchi storici dell’incentive italiano.

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STRATEGIE DI SPESA: DALL’UFFICIO MARKETING ALL’UFFICIO ACQUISTI In questo periodo il termine investimento viene sostituito da “spesa”; riduzione dei costi, che ovviamente si ripercuote sulla creatività. Si assiste a un impoverimento culturale della classe dirigente che non riesce a far fronte e gestire la crisi. Arrivata all’apice dell’espansione preferisce godere dei frutti del passato senza investire in nuove idee così da proseguire nel percorso di benessere che aveva tracciato e seguito fino ad allora. Si passa così a una fase “conservativa”, in cui le decisioni da prendere vengono lasciate a un nuovo attore: l’ufficio acquisti, che, in quanto appendice del reparto amministrativo, NON SOLO VIAGGI E CATALOGHI ha come obiettivo anche quello di far quadrare i conti. Il passaggio di testimone dall’ufficio marketing a quello acquisti segna una grossa perdita per le aziende, poiché quest’ultimo non Fra le tecniche nuove di incentiva- ludici, all’inizio è accolto in modo gode della lungimiranza per poter freddo e distaccato, ma ben presto zione che iniziano a circolare in vedere i vantaggi nel lungo termine se ne comprendono le potenzialiItalia negli Anni 90, come alternapropri di una campagna motivazionatà. Si intuisce l’impatto emotivo tiva agli strumenti tradizionali, se le d’incentivazione. che esercita sui partecipanti che ne distinguendo tre: il team builCosì si rientra all’interno di un paradosvengono coinvolti con tutti e cinding, il coaching e la pnl (proso (purtroppo attualissimo): il markeque i sensi. Che sia una perforgrammazione neuro-linguistica). ting ha un obiettivo da raggiungere, mance teatrale o un’esercitazione Il primo, caratterizzato da un ma i soldi per raggiungerlo li ha qualin barca a vela ogni singolo parteinsieme di attività formative, ha cun altro, il cui unico scopo è quello di cipante è un protagonista che con come scopo la formazione di un pagare un prezzo più basso invece di gruppo di persone per ottenerne il le sue iniziative e decisioni influivalutare il risultato sperato. rà sulla riuscita del progetto, il massimo in termini di performance. A causa dei suoi aspetti talvolta che lo porta a vivere intensamente l’esperienza che rimarrà nella sua memoria, e il ricordo servirà per rielaborare l’esperienza vissuta. E la rielaborazione è la parte finale del progetto stesso che si è sviluppato nelle prime due fasi dell’ideazione e della realizzazione. Le altre due tecniche hanno avuto un avvio molto lento rispetto ad altri Paesi, sebbene l’interesse verso di loro stia crescendo. Sono tecniche comportamentali: il coaching sfrutta le sinergie aziendali per il raggiungimento dei risultati con lo scopo di trasformare i membri da esecutori in soggetti che partecipano agli obiettivi aziendali, la pnl modella i comportamenti verbali e comunicativi per raggiungere obiettivi fissati dalla strategia.

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UN NUOVO MEZZO: LA CONVENTION

In questa situazione in cui l’incentive travel – come era stato inteso fino ad allora 1992: la convention Fideuram, in cui si fa già largo uso di tecnologie – viene sacrificato sull’altare del risparaudiovisive all’avanguardia. mio, si fa largo, come nuovo canale di Spesso i contributi multimediali venivano comunicazione, un format che negli realizzati dall’ufficio incentive anni precedenti era passato in sordina: delle società committenti, con scopi anche motivazionali oltre che informativi la convention. Forte dell’affermazione di una nuova tipologia di clienti, i giganti della telefonia, per i quali questa leva di comunicazione sembra calzare a pennello, la convention si afferma in modo prepotente. La grande convention dei dealers è, tuttora, quasi l’unica formula utilizzata nel settore. Come era facile prevedere, altri campi prendono in prestito il formato (per comunicare con il proprio pubblico interno, con i fornitori o con i partner commerciali), che, sacrificando quelli che sono gli aspetti propriamente leisure, rappresenta comunque un viaggio, con delle differenze però. Innanzitutto bisogna stare attenti a non esagerare nella distanza e nella durata, non solo per un fattore economico, ma anche perché i partecipanti non possono assentarsi dal lavoro per più di qualche giorno, la durata media di una convention è infatti di tre giorni.

INCENTIVE ONLINE

Con lo sviluppo delle nuove tecnologie, sono stati recuperati e riadattati dei metodi di promozione “datati”, che si sono dimostrati essere validi strumenti di

incentivazione. Primo fra tutti il Promobox, un catalogo a premi online, l’evoluzione del “principe cartaceo” la cui ampia gamma di articoli come sempre è lo specchio della società. I premi variano dall’elettronica ai giochi, dalle videocamere allo sport. Altre valide iniziative promozionali rimangono il Promoshopping e la Shopintasca: buoni e carta di debito ricaricabile utilizzabili presso punti vendita convenzionati, moderni strumenti di gratificazione indicati soprattutto per la forza vendita.


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Eventi on the road

Il mondo degli eventi di comunicazione evolve rapidamente, anche se per ora “confinato” nel b2c più tradizionale. Tuttavia, in quegli anni, la cura degli allestimenti, le location inusuali, i format così spettacolari preparano il terreno agli anni Duemila l Karaoke, il Festivalbar, il Gatorade tour. È negli Anni 90 che esplode la formula degli eventi itineranti: dalle spiagge alle piazze, fino alle case degli italiani grazie al tubo catodico. Dal 1992 l’appuntamento con i talenti musicali scoperti in giro per la Penisola era fisso alle 20.30 su Italia 1. Accolti dall’energica voce dell’allora giovane Fiorello, gli spettatori venivano coinvolti nella competizione vocale che in poco tempo è stata capace di lanciare anche nel nostro Paese la moda del karaoke. Un successo che portò Fiorello alla conduzione di un altro grande appuntamento musicale itinerante: il Festivalbar. Ideato da Vittorio Salvetti nel 1964, il Festivalbar ebbe una grande popolarità proprio negli Anni 90 quando, approdato su Italia 1, non fu più trasmesso in diretta, ma in differita. In questo modo, le esibizioni potevano essere spezzettate e distribuite su più puntate, facendo arrivare gli ascolti alle stelle. Ispirandosi a questi format, anche le agenzie di eventi cominciarono a realizzare tour in giro per la Penisola. È il caso, per esempio, del Gatorade Tour del 1996, progettato con l’obiettivo di presentare al grande pubblico il prodotto non più come una bevanda adatta solo agli sportivi, ma come una bibita da assaporare anche in contesti più rilassati. Ogni giorno veniva allestito un Gatorade Park con beach volley, montagna da freeclimbing, elastarun (le strutture-gioco gonfiabili) e venivano offerti sampling gratuiti alle persone che partecipavano alle attività.

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QUANDO LA MODA SFILÒ ALLO STADIO Chi, ancora adesso, non si emoziona quando sente le voci di Edorardo Bennato e Gianna Nannini cantare sulle note di Un’estate italiana? Era il 1990 quando la hit spopolava sulle radio: era l’anno dei Mondiali di Calcio. Italia ‘90, così come fu denominata la 14esima edizione della manifestazione, non fu solo un grande evento sportivo, bensì un’occasione per celebrare le bellezze del nostro Paese, dal design all’architettura alla moda. Durante la cerimonia di apertura sfilarono alcuni modelli provenienti da tutti i continenti con indosso capi disegnati da grandi artisti italiani: Valentino per l’America, Missoni per l’Africa, Gianfranco Ferré per l’Italia. A conclusione della festa, gli spettatori furono allietati con il concerto dell’orchestra diretta da Riccardo Muti. Molti degli stadi utilizzati per l’occasione furono ristrutturati, rendendoli più grandi e moderni secondo il gusto italiano. Emblematico fu il caso di Bari, la cui riprogettazione fu affidata a Renzo Piano. Il famoso architetto genovese trasformò la struttura in modo che tutti gli spettatori avessero il massimo della visibilità da ogni posizione e che di notte non ci fossero zone d’ombra grazie a un innovativo sistema di illuminazione. Proprio Bari, Bologna, Cagliari, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino, Udine e Verona furono il palcoscenico della competizione internazionale. L’evento, organizzata dal team di Luca Cordero di Montezemolo, si articolò in 52 partite nell’arco di 31 giorni, con oltre 40mila accreditati e 28 miliardi di contatti televisivi. Mascotte ufficiale fu Ciao, un personaggio stilizzato che si ispirava alle forme di un calciatore nell’atto di palleggiare. Come noto, nonostante fosse la favorita, l’Italia arrivò solo terza, dopo l’Argentina di Diego Armando Maradona e la Germania dell’Ovest che in quell’occasione conquistò il suo terzo titolo mondiale.

Il boom degli eventi b2b ancora non è esploso, ma possiamo dire che negli Anni 90 si fecero le prove generali. Dai Campionati del Mondo di calcio al lancio della Fiat Punto, i Novanta videro numerose kermesse organizzate con format innovativi, che avrebbero aperto la strada agli eventi multi-target e multi-tasking del decennio successivo

L'EVENTO COME SHOW. IL LANCIO DELLA FIAT PUNTO Era il 1993 quando, al Salone dell’automobile di Francoforte, fu presentata al mondo per la prima volta la Fiat Punto disegnata da Giorgetto Giugiaro. La nuova vettura, che raccoglieva il testimone della vecchia Uno – e che avrebbe dovuto ripeterne il successo – solo due anni dopo fu incoronata “Auto dell’Anno”. Oltre a rivoluzionare il mercato dell’auto italiano, e in parte anche quello europeo, la Punto, lasciò un segno anche nel mercato degli eventi. Il lancio di quest’automobile fu il più grande organizzato nel nostro Paese negli Anni 90. Una pietra miliare che, per i professionisti del settore, rappresenta ancora un momento storico. Per la prima volta, infatti, un evento fu inteso come un vero e proprio show dalla grande forza scenica. Il reveal dell’automobile era stato concepito con l’arrivo di una gigantesca sfera, simbolo del punto, dalla quale usciva l’auto regina, lasciando tutti a bocca aperta. Mai prima in Italia si era vista una cosa del genere.

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Finisce un secolo, la venue si fa bella gli Anni 70

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Con gli anni Novanta si chiude un’era in continua trasformazione anche sul fronte location. Si attrezzano per gli eventi anche musei, spa ed ex aree industriali. Mentre gli hotel si affinano, diventando più accoglienti, più flessibili e più internazionali li Anni 90 si aprono in Italia con una grande vetrina: i Mondiali di Calcio. Evento di dimensione internazionale in grado di mettere in moto affari e dinamiche economiche quasi sopite, ma anche di attrarre investimenti mondiali in molti settori legati al turismo e all’accoglienza più in generale. Gli interessi in gioco crescono esponenzialmente e le grandi catene alberghiere straniere fanno la spesa in Italia, acquisendo nuove proprietà e ampliando la propria rete di strutture nel nostro territorio. Ma accanto alle sedi solitamente destinate ad ospitare congressi e convegni si fanno avanti nuove location: musei e dimore artistiche si attrezzano per ospitare eventi ed incontri (dotandosi addirittura di un vero listino prezzi), mentre grandi complessi dismessi, un tempo destinati ad attività produttive, vengono sottoposti a progetti di riqualificazione importanti diventando spesso spazi d’elezione per convention, mostre, eventi. La diffusione della cultura del corpo e del benessere, che aveva visto la sua prima origine nel decennio precedente, adesso dilaga e contagia alberghi ed hotel che si attrezzano con spa professionali e ambienti esclusivi progettati per coccolare i clienti.

G Il cosiddetto “ecomostro dei Mondiali”, quello che nel 1990 doveva diventare un albergo di sette piani con più di 300 stanze alla periferia di Milano, tra Monluè e Ponte Lambro. Non fu mai ultimato per mancanza di finanziamenti ed è stato abbattuto nel dicembre 2012

ITALIA 90: UN’OCCASIONE MANCATA Come tutte le grandi manifestazioni internazionali anche i Mondiali di Calcio, che si tengono nel nostro Paese nel 1990, richiamano l’attenzione di visitatori e turisti da tutto il mondo. Il giro d’affari è davvero elevato e tutti cercano di trarne il massimo profitto. Si sbloccano molte licenze edilizie per costruire hotel, si

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progettano numerosi complessi alberghieri per compensare la carenza di strutture ricettive a fronte di una richiesta così straordinaria. Si costruiscono nuove infrastrutture, ma non mancano le occasioni perse. Molte strutture rimangono incomplete e verranno in seguito abbattute, molte altre sono mal progettate e non sapranno riadattarsi finendo così per essere abbandonate. In generale manca una visione d’insieme, un progetto ampio e coordinato che possa razionalizzare il sistema ricettivo e infrastrutturale per massimizzarne l’efficienza. Gli interventi sono spesso scollegati e isolati, talvolta sovradimensionati, altri ancora mal posizionati sul territorio. Lo spreco di risorse è copioso e sembra non avere soluzione così da non consentire una crescita integrata e saggia delle nostre città. ARRIVANO LE GRANDI CATENE ALBERGHIERE Con la complicità dei Mondiali, in quegli anni il nostro Paese vive un momento di grande successo. Le catene alberghiere internazionali mettono gli occhi sulle nostre strutture, finora per lo più caratterizzate da una gestione indipendente, allungando i loro “tentacoli” su hotel distribuiti lungo la penisola e facilitati anche da una moneta debole (c’era ancora la vecchia Lira). Appropriatesi delle migliori strutture esistenti, a cui affiancano nuove realizzazioni, le grandi catene portano l’esperienza acquisita in giro per il mondo calandosi in una realtà del tutto nuova e così specifica come quella italiana. Dall’americana Starwood con il brand Sheraton, alla francese Accor con i marchi Novohotel e Ibis, o ancora l’Ihc con l’Holiday Inn o il Crowne Plaza, in Italia si avvia un processo di internazionalizzazione delle strutture ricettive che non si era mai visto prima e che contribuirà ad innalzare il livello qualitativo dell’offerta su tutti i fronti. NUOVE DOTAZIONI IN HOTEL: SPA E TRATTAMENTI Nell’ultimo decennio del secolo scorso i grandi alberghi recepiscono e sviluppano un trend in parte già avviato negli Anni 80: il benessere tout court. Spa, saune, bagno turco, idromassaggio, trattamenti... diventano servizi ancillari sempre più presenti negli hotel per dare vita a esperienze di relax totale. Con una commistione di spazi aperti e chiusi, naturali o artificiali, queste isole di relax forniscono ai clienti un nido accogliente e invitante nel quale trascorrere piacevoli momenti sia in estate che in inverno, spazi nei quali rigenerarsi ed eliminare lo stress della vita quotidiana. All’interno di questi ambienti ancestrali si moltiplicano le proposte di trattamenti per il corpo e per la mente che rimandano ad antiche tecniche o tradizioni lontane, che utilizzano gli elementi primordiali come l’acqua e le pietre, che aiutano a staccare la spina e a ripartire con nuovo vigore. Ovviamente il “pacchetto relax” diventa ben presto un’arma in più anche per attirare il nuovo turismo d’affari, ben propenso a esplorare nuove dinamiche e nuove abitudini che interessano sia la sfera pubblica che quella privata. DECOLLA IL PRIMO ALBERGO AEROPORTUALE Si fa strada anche da noi una tendenza nata in Germania già alla fine degli Anni 80: organizzare meeting e congressi direttamente in aeroporto. Se, infatti, per incontri e riunioni di lavoro è nel tempo diventata indispensabile una perfetta accessibilità alla location, quale posto migliore se non l’aeroporto per incontrarsi e parlare d’affari? Sale riunioni, conferenze e centri congressi, collocati direttamente all’interno della struttura aeroportuale diventano ideali per incontri veloci, appuntamenti programmati, per massimizzare gli spostamenti quando si hanno a disposizione poche ore e poche risorse economiche. Una soluzione ottimale, dunque, che associa velocità, comodità ed efficienza a costi ridotti. Una volta raggiunta la destinazione ai congressisti non è più chiesto di spostarsi potendo acce-

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dere direttamente al luogo dell’evento per poi ripartire all’occorrenza. In Italia il primo esempio è datato 1999, è lo Sheraton Genova Hotel & Conference Center, inserito all’interno dell’aeroporto internazionale Cristoforo Colombo nel capoluogo ligure. ARTE E CULTURA APRONO AL BUSINESS È grazie alla Legge Ronchey, entrata in vigore nel 1994, che musei, gallerie, pinacoteche e altri edifici storici posti sotto la tutela del ministero dei beni culturali e ambientali, possono da adesso in poi essere utilizzati a scopi commerciali. Una svolta decisamente epocale perché permette di ampliare notevolmente l’utilizzo di questi splendidi spazi, di cui il nostro territorio è colmo, e allo stesso tempo di contribuire al loro mantenimento grazie a risorse economiche extra. Gli affari portano nuovi soldi alla cultura e la rendono per questo accessibile ad un numero maggiore di persone. Sale affrescate e ambienti ricchi di opere d’arte diventano sede esclusiva di incontri e meeting. Sono ambienti carichi di fascino che gli organizzatori scelgono volentieri per conferire un’aurea culturale anche ad appuntamenti prettamente lavorativi. Spesso chiusi, mal gestiti e talvolta sconosciuti, musei e spazi espositivi pubblici o privati rinascono e per qualche ora ritornano al centro della vita contemporanea, ritornando ad essere polo d’attrazione e di interesse anche per “nuovi visitatori”.

In alto, lo Sheraton Genova Hotel & Conference Center, il primo esempio di hotel aeroportuale italiano. Viene inaugurato nel 1999, all’interno dell’aeroporto internazionale Cristoforo Colombo nel capoluogo ligure. Sopra, la scalinata d’ingresso del Palazzo Reale di Milano e, in basso a destra, la Stazione Leopolda

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RECUPERARE SPAZI PER NUOVE FUNZIONI Il recupero architettonico di spazi industriali è un fenomeno diffuso che interessa anche le grandi città italiane. Spazi periferici, un tempo occupati da impianti produttivi, rinascono grazie a progetti di riqualificazione finalizzati principalmente a un cambio della loro destinazione d’uso. Fabbriche, capannoni, edifici e infrastrutture dismesse, ritornano a splendere e si ripropongono come nuovi protagonisti della vita culturale ed economica delle nostre città. All’interno di questi ambienti, spesso ampi e privi di interruzioni, è possibile organizzare incontri con una capienza considerevole, suddividere lo spazio in più zone nei quali svolgere contemporaneamente attività diverse, gestire un momento ludico e di ristorazione in un atmosfera di grande fascino. Tra i molti, ne è un bell’esempio la Stazione Leopolda di Firenze, un tempo luogo di transito e di fermata della prima ferrovia pubblica italiana, oggi sede privilegiata di convegni, mostre, congressi politici e manifestazioni culturali.



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ESEMPI ITALIANI ECCELLENTI, FIRMATI RENZO PIANO È uno degli assoluti protagonisti dell’architettura contemporanea italiana e internazionale a firmare due dei più importanti interventi di recupero nel nostro Paese. Renzo Piano è chiamato a dare il suo contributo di creatività e visionarietà proprio nella sua città natale, con la riqualificazione del Porto Antico di Genova. Il progetto, conclusosi nel 1992 in occasione dell’Expo Colombiana, era finalizzato a ridare vita al vecchio bacino portuale con attività culturali, ludiche, commerciali, ristoranti e spazi destinati al relax. In particolare, all’interno dei Magazzini del Cotone, Piano realizzerà una struttura polifunzionale che ospita tra le altre attività il Centro Congressi di Genova, uno spazio comprendente 12 sale con 19 possibili layout diversi. È invece del 1994 l’intervento al Lingotto di Torino, lo storico stabilimento Fiat, che ritrova così una nuova

Qui sotto, l’allestimento per un gala dinner agli East-end Studios di Milano. Siamo negli anni in cui è di moda la “personalizzazione”, caratteristica che premia le location più duttili e flessibili

funzione conservando tutte le caratteristiche specifiche dello spazio. Nell’enorme edificio di mezzo chilometro, il cui tetto ospitava una pista di collaudo, trova posto una struttura modulare da oltre 2.000 posti e numerose sale satellite.

PERSONALIZZAZIONE DELLA LOCATION Accessibilità, capienza adeguata, dotazione tecnologica appropriata: alcuni aspetti da sempre ritenuti indispensabili per rendere una location appetibile e perciò utilizzata, ora non bastano più. Nasce sempre più spesso l’esigenza di personalizzare lo spazio, di farlo proprio, di organizzarlo in base alle specifiche esigenze di comunicazione, alla tipologia di incontro che si intende organizzare, plasmandolo e modellando a piacere. Modularità, flessibilità e funzionalità diventano le armi vincenti delle location più gettonate, spazi che all’occorrenza sappiano ospitare meeting, riunioni, convegni, eventi aziendali, serate di gala, produzioni televisive… Dall’illuminazione alle scenografie, dagli arredi ai complementi, dagli strumenti tecnologici ai percorsi interni. Non è un caso che la naturale vocazione per il business, il design e la moda rendano Milano al centro delle prime sperimentazioni di spazi di questo tipo. Gli East End Studio di via Mecenate o il Superstudio di via Tortona si propongono come spazi multifunzionali in grado di offrire ambienti di qualsiasi forma e dimensioni, supporto logistico, progettuale e organizzativo per qualsiasi tipologia d’evento... senza limitazioni. ESSENZIALITÀ E TRASFORMABILITÀ Gli Anni 90 iniziano nel segno del minimalismo e dell’essenzialità, elementi distintivi che segneranno tutto il decennio. Forme geometriche precise, contorni netti e definiti, angoli retti e superfici uniformi sostituiscono le forme avvolgenti e sinuose e i colori accesi degli anni precedenti. I mobili si fanno più puliti, razionali, semplici e lasciano ai complementi d’arredo il compito di dare un tocco di colore e di creatività agli ambienti. Alluminio, vetro e laccati sono protagonisti di soluzioni dalla ricercata elementarità, ma anche di proposte funzionali che sappiano sfruttare al meglio ogni centimetro dello spazio, come i mobi-

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li-letto o i tavoli allungabili. I mobili componibili e trasformabili diventano protagonisti delle case degli italiani. Le tonalità sono omogenee e mai invadenti, nuances sempre molto soft, superfici delicate e spesso neutre. Sono però anche gli anni della contaminazione e integrazione delle discipline (arte, design, moda) che portano a proposte creative e rivoluzionarie ma anche alla diffusione di apparecchi elettronici e multimediali per l’intrattenimento che finiranno per condizionare forme e dimensioni di molti elementi. CONGRESSI “FUORI PIAZZA”: LA PROVINCIA SCOPRE LE ARENE SPORTIVE Laddove occorrono grandi spazi e capienze rilevanti e non sono presenti strutture adeguate, le arene sportive arrivano in soccorso agli organizzatori di eventi in cerca di grandi spazi per contenere grandi numeri. Costruite per ospitare principalmente eventi sportivi, ma anche concerti o spettacoli che richiamano molti spettatori, si propongono come location supplementari e alternative, diventando presto soluzioni indispensabili proprio nelle grandi città, a causa della già nota carenza di strutture dalle dimensioni sufficienti. È così che vediamo popolate, più spesso di quanto pensiamo, le gradinate dei palazzetti per assemblee, congressi, comizi politici, presentazioni. A Milano è il caso del Forum di Assago, una struttura da 12.500 posti inaugurata nel 1990 e facilmente raggiungibile grazie a tangenziali, autostrade e La personalizzazione degli spazi metropolitana. Ideale per eventi sporticoinvolge ben presto anche gli vi, il palazzetto ha ospitato manifestaarredi. Cambiano le caratteristizioni di vario geneche architettoniche degli re, tra cui le confeambienti e di conseguenza camrenze del Dalai Lama biano anche le sedute dei Centri nel 2012. Convegni. Nascono i primi proA Roma, invece, quegetti contract, ossia interventi sta funzione è assolta nei quali alcuni elementi sono dal Palalottomatica (il pensati e prodotti ad hoc Palazzetto dello per quello specifico conSport). Costruito nel testo, con caratteristi1956 su progetto di che innovative e diffePierluigi Nervi ma renti dalle proposte già esiinteressato sul finire stenti sul mercato. Alcuni degli Anni 90 da lavocommittenti non si acconri di ristrutturazione e tentano di soluzioni stanadeguamento, ha ospitadard o adattate ma richiedoto numerosi convegni polino ad architetti e designer tici e congressi di partito.

A sinistra, una sala convegni in versione “minimal”, allestita con sedie Silver griffate De Padova

NASCITA DEL CONTRACT sedute pensate specificatamente per le esigenze formali e funzionali di ogni ambiente. Tra i numerosi esempi, e ce ne sono davvero un’infinità, la seduta Lyon dell’architetto francese Jean Nouvel (prodotta da Figueras). Ispirata alla forma di una candela e realizzata specificatamente per l’Opera di Lione (inaugurata nel 1993), si propone come una seduta elegante e confortevole. Rivestita in pelle nera, presenta una finitura elegante in grado di dialogare con la luce ma di inserirsi perfettamente anche nel buio che spesso accompagna il momento teatrale.

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Videoconferenze, interattività, effetti speciali audio e video, animazioni, infinite innovazioni tecnologiche sia hardware sia software... Gli Anni 90 si aggiudicano il titolo di decennio hi-tech “più veloce” dalla nascita del congressuale a oggi Novanta furono il decennio dell’accelerazione tecnologica, grazie agli sviluppi tumultuosi dell’informatica. Il congresso diventò uno spettacolo, in cui l’impatto emotivo sulla platea assunse forse la stessa rilevanza – se non oltre – dei contenuti proposti. La comunicazione si avvalse quindi delle tante nuove possibilità permesse dalle Ict: dalla trasmissione di immagini su schermo (videopresentazioni con effetti speciali e inserimento di animazioni e filmati) ai sempre più sofisticati sistemi di interazione con il pubblico (votazione elettronica) e in generale di gestione elettronica delle conferenze. Nei grandi meeting istituzionali, gli impianti di traduzione simultanea, che avevano già beneficiato della rivoluzione a raggi infrarossi (si veda la sezione Anni 80) potevano avere anche più di dieci cabine (in legno) e ciascuna era in grado di ospitare fino a quattro traduttori.

I

L’INTERATTIVITÀ CONQUISTA GLI EVENTI Qual è la marcia in più dell’interattività tra relatori e pubblico durante un evento, a partire dagli anni Novanta? Si comincia a poggiare su sistemi tecnologici affidabili, non più pionieristici o sperimentali, in grado di mettere in comunicazione grandi platee. In parte, la possibilità di interagire in modo più strutturato era destinata a cambiare il modo stesso di progettare e gestire un evento (non più il guru della materia che infonde il sapere dall’alto in basso) anche se si restava comunque nell’ambito di una

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discussione indirizzata e governata dai chairman. L’interazione pura fa ancora fatica a prendere piede, ma è sempre più parte della coscienza collettiva, che tende a sgretolare le mura tra chi parla e chi ascolta: accade nei congressi scientifici ma soprattutto nelle convention aziendali, dove il singolo è sempre più preso in considerazione (e la tecnologia abilita la possibilità di dargli voce in tempo reale). I CDS: CONFERENCE DISCUSSION SYSTEM È stata una delle grandi innovazioni per i congressi e i meeting istituzionali: per la prima volta, i nuovi sistemi Cds (conference discussion system) prevedevano la possibilità di votare una risoluzione o un sondaggio, ma anche il controllo degli accessi da parte degli utenti e quindi la possibilità di prenotarsi per prendere la parola, rendendo così più efficiente l’interazione tra relatori e audience. In quegli anni questo sistema venne apprezzato anche nei summit politici internazionali, per esempio quelli delle agenzie Onu. Può essere installato infatti in molteplici situazioni, dalla piccola meeting room fino a una grande sala plenaria o un Parlamento, permettendo la gestione in contemporanea degli interventi di centinaia di delegati. Un sistema Cds è costituito essenzialmente da un’unità di controllo per i microfoni, dal software per Pc e dalle unità poste sui tavoli dei relatori o dei partecipanti a un meeting (con funzionalità diverse per i chairman delle sessioni e per i delegati). Completano l’attrezzatura i microfoni portatili, oggi quasi sempre senza fili (spesso detti “gelati”) e le cuffie.

L’interattività diventa un segno distintivo dei meeting e dei congressi Anni 90. Soprattutto nei summit internazionali, dove la possibilità di votare telematicamente una risoluzione o un sondaggio sarà particolarmente apprezzata

WWW: INTERNET PER TUTTI Sit Timothy (Tim) John Berners-Lee, l’informatico londinese che assieme al belga Robert Cailliau ha inventato il World Wide Web, non sarà noto alle masse come Bill Gates o Steve Jobs, ma è grazie a lui che internet (già esistente in quanto rete di computer interconnessi) ha assunto la forma di una “grande ragnatela mondiale” di contenuti (testi, immagini, audio, video) “navigabili” da chiunque tramite un programma (il browser) in grado di visualizzarli come pagine nello schermo del computer. Tutto accade nell’ottobre 1990, con la primissima versione del www. Il primo sito internet fu presentato al pubblico il 6 agosto 1991. Il concept del progetto era nato al Cern di Ginevra, dove Berners-Lee lavorava all’epoca, ma nel 1994 il padre della “tripla w” si spostò al Mit di Boston per fondare il World Wide Web Consortium (W3C). Il “compleanno” del web è stato festeggiato nel novembre 2012 a Roma con un evento al Tempio di Adriano al quale ha partecipato Berners-Lee.

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RIVOLUZIONE BROWSER Il primo browser nella storia dell’informatica, sviluppato da Berners-Lee, si chiamava proprio WorldWideWeb. Era in bianco e nero e le immagini si aprivano in una nuova finestra, ma non fu mai portato al pubblico. Il primo browser di larga diffusione fu invece Netscape Navigator, lanciato nel 1994 (e poi abbandonato da Aol nel 2008). A farlo nascere, assieme a Jim Clarck, fu Marc Andreessen, già sviluppatore di Mosaic, che era nato nel 1992. Il successo di Netscape fu enorme, fino al 1998. Internet Explorer era già nato da cinque anni, ma non aveva ancora le funzionalità necessarie per tenere testa al rivale. Dopo qualche anno, però, la Microsoft cambiò strategia e rese Internet Explorer talmente integrato con Windows da farne il leader di mercato, anche se in seguito questo abbinamento volto a ridurre l’adozione dei concorrenti le costò molto caro, perdendo nel 2000 la causa legale da intentata dal Dipartimento di giustizia americano per comportamenti monopolistici. LA NASCITA DI GOOGLE

Quanti erano i siti internet nel 1993? Milioni? Migliaia? Macché, appena 130. Oggi le pagine web sono circa 700 milioni, per un numero di domini che si aggira intorno ai 250 milioni

Nel 1993, il web contava appena 130 siti, ma due anni dopo, da un’idea di due studenti di Stanford nacque la prima versione di Yahoo, che pochi mesi prima si chiamava “Jerry’s guide to the World Wide Web”. Nel 1996 lo sbarco in Borsa e nel giro di tre anni, i due ragazzi valevano già 16 miliardi di dollari. Un sogno interrotto dalla nascita di quella che oggi è una delle più grandi aziende del mondo, Google, che vide la luce nel settembre 1997 per mano anche in questo caso di due stanfordiani, Larry Page e Sergey Brin. Il PageRank è la chiave dell’enorme successo di quello che ormai è considerato il motore di ricerca per antonomasia (83% del mercato): un algoritmo in grado di assegnare un peso numerico diverso in base alla popolarità del sito web analizzato, in pratica un punteggio più o meno alto a seconda di quanto esso è “linkato” dagli altri e quindi ritenuto affidabile, aggiornato, di valore. Oggi, le nuove versioni – sempre più sofisticate – di queste formule matematiche mettono l’accento sulla qualità delle fonti da cui si riceve traffico web: è una delle basi del lavoro di search engine optimization (Seo), la branca del marketing che punta a posizionare il più in alto possibile un sito dei motori di ricerca, decretandone il successo.

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UN GSM IN OGNI TASCA All’inizio venne l’Etacs, poi il Gsm (seconda generazione o 2G) che ancora oggi fa funzionare oltre tre miliardi di cellulari nel mondo: il servizio, che ha rivoluzionato il mondo della telefonia mobile anche perché interoperabile (permetteva le comunicazioni tra Paesi che prima adottavano soluzione diverse) fu avviato in Italia nel 1992. Per la prima volta le reti cellulari funzionavano con uno standard digitale, che oltre alla maggiore velocità abilitava nuovi servizi, tra cui uno destinato a cambiare per sempre il nostro modo di comunicare e lavorare: gli sms, short message service, che in 160 caratteri diedero un altro colpo di acceleratore alla vita quotidiana di fine millennio, a casa, in viaggio o in ufficio. Il primo messaggio della storia è stato inviato il 3 dicembre 1992, da un computer a un cellulare; l’anno dopo l’esordio dell’sms tra due telefonini. Dopo l’allora monopolista Telecom, Omnitel ottenne la seconda licenza italiana come operatore mobile nel 1994: il servizio sperimentale partirà l’anno successivo nelle principali città italiane. Oggi l’Italia detiene il primato mondiale per numero di telefonini: secondo l’Eurispes due cittadini su tre hanno più di un apparecchio e l’Itu (International Telecommunication Union) conta oltre 97,2 milioni di sottoscrizioni alla rete mobile (2012). LA GRAFICA DIGITALE La rivoluzione informatica ha provocato cambiamenti radicali anche nel mondo della grafica, con l’avvento in ogni casa e ufficio delle tecnologie digitali. La computer graphics (produzione ed elaborazione di immagini tramite il Pc, con l’ausilio di software sempre più diffusi e accessibili) ha cambiato il modo di promuovere gli eventi, creando una nuova generazione di professionisti delle arti visive e degli allestimenti, meno adusi alla carta e alle forbici e più a loro agio davanti alla tastiera e al monitor di un computer, con programmi come Adobe Photoshop, la cui prima versione risale proprio al 1990 a opera dei fratelli Knoll, che intendevano supportare il lavoro del padre fotografo.

Il primo sms della storia è stato inviato il 3 dicembre 1992, da un computer a un cellulare; l’anno dopo l’esordio degli sms tra telefonini

REGISTRAZIONE ONLINE E NUOVE NORME A metà del decennio iniziano a comparire le prime piattaforme per la registrazione online agli eventi. Ma oltre agli aspetti informatici, in Italia il cambiamento principale in tema di congressi nel decennio fu rappresentato dall’imporsi di una normativa sempre più stringente, dal 1993 in poi. Il 30 dicembre di quell’anno fu emanato infatti il decreto legislativo 541, che recepiva la direttiva Cee 92/28 in materia di “pubblicità dei medicinali per uso umano”. L’articolo 12 della norma comunitaria riguardava da vicino convegni e congressi, limitando i confini dell’attività allorché si rendeva necessario inviare al ministero della Sanità un preventivo dettagliato dell’evento, entro 60 giorni dall’inizio.

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Da Meet in Italy al Convention Bureau Nazionale

I primi Anni 90 furono intensissimi per la vita associativa della meeting industry italiana. Nacquero Palacongress Italia (oggi Meet in Italy), Mpi Italia, Site Italy, Assi e si arrivò perfino a dar vita – soltanto sulla carta però – al primo Convention bureau Italia el 1991, tre anni dopo i Pco, anche i palazzi dei congressi si diedero un’associazione dedicata: è Palacongress Italia, che nacque nel 1991 e il cui primo presidente fu Giancarlo Leporatti. L’associazione riuniva i palazzi destinati a sede congressuale di tutta Italia, dal centro congressi di Venezia fino a quelli di Firenze e Orvieto, e intendeva ispirarsi, come modello, all’Associazione internazionale dei palazzi dei congressi (Aipc), istituita negli anni Cinquanta. Sostenitore convinto dell’iniziativa era l’Enit, nella persona del suo presidente Marino Corona, che apprezzava l’aspetto promozionale di Palacongress Italia, una vera novità per il panorama associativo di categoria. All’evolversi del mercato, con lo sviluppo dei Convention bureau territoriali e dei club di prodotto, l’associazione rispose, a partire dalla seconda metà degli anni Novanta, allargandosi anche a queste nuove realtà, alberghi congressuali inclusi, col nuovo nome di Meet in Italy. Accadeva durante la presidenza di Gabriella Ghigi.

N Una foto d’annata di Palacongress Italia, ovvero la Meet in Italy ante litteram

MPI ITALIA: DALL’AMERICA ALL’EUROPA Il 1991 fu un anno importante anche sotto un altro profilo: per la prima volta l’Italia entrò nei grandi network associativi internazionali. Il caso di Mpi Italia fu doppiamente significativo, perché si trattò del primo capitolo di questa community professionale al di fuori del Nord America. Presentato alla Eibtm di quell’anno, contava alla nascita 101 soci, il 73 per cento dei quali organizzatori di convegni e per il resto fornitori di spazi o servizi. Lo presiedeva Rodolfo Musco, che ne fu, di fatto, l’anima fondante, avendo egli stesso preso l’iniziativa di crearlo e avendo inoltre avuto l’idea di marketing di associarvi il nome identificativo della nazione non in

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inglese bensì nella lingua della nazione stessa (è l’unico caso al mondo). Oltre a Musco, l’atto costitutivo fu firmato da Francesca Buccafusca, Giuseppe Lepri, Vito Marzo, Benedetto Di Tommaso e altri. Negli anni, Mpi Italia Chapter crebbe in dimensioni e autorevolezza (il primo esame per la certificazione Cmp tenutosi al di fuori degli Usa fu a Roma), ospitò la Professional Education Conference nel 1999 (a Rimini) e la European Meetings and Events Conference nel 2009 (a Torino), sino a diventare nel 2010 il più grande Capitolo europeo, con 325 soci. Nel 2013 è stata la seconda associazione italiana in assoluto, e la prima nell’ambito della comunicazione d’impresa, del marketing, del turismo e della meeting industry, a ottenere l’iscrizione nell’elenco del ministero dello Sviluppo Economico. SITE ITALY: UNA RAPPRESENTANZA PER GLI EVENTI MOTIVAZIONALI Il 6 dicembre 1991, a Firenze, Giuseppe Lepri, Bernice Solomon e Stefano Gabbrielli firmarono l’atto costitutivo di Site Italy, Capitolo italiano di Site (Society of Incentive Travel Executives). L’associazione – si legge nel documento – ha per scopo di incrementare il livello di professionalità dei componenti dell’industria su base internazionale. Site è a tutt’oggi l’unico ente globale dedicato ai professionisti degli eventi motivazionali (organizzatori e fornitori). Il Capitolo italiano, in questi anni, si è imposto come riferimento specifico per il nostro Paese e si è distinto sulla scena internazionale, avendo ospitato a Firenze la Site European University nel 1999 e avendo dato impulso al nuovo meeting europeo di categoria, il Site Emea Forum, ospitandone vieppiù la prima edizione, sempre a Firenze, nel 2011. Attualmente, inoltre, uno dei componenti del Consiglio direttivo mondiale di Site è la past president di Site Italy Annamaria Ruffini.

Sopra, la Charter di Mpi Italia, anno 1991. Presentato alla Eibtm di quell’anno, contava alla nascita 101 soci, ed era presieduto da Rodolfo Musco, che ne fu, di fatto, l’anima fondante

CONVENTION BUREAU ATTO PRIMO Nel 1994 venne siglato a Roma l’atto di nascita del Convention Bureau Nazionale, sotto forma di società mista fra operatori pubblici e privati, con l’obiettivo di curare e promuovere l’immagine dell’Italia congressuale all’estero. Numerose le componenti interessate: Confcommercio, Enit, Faiat, Fiavet, Fipe, Gepin Consulting, Italcongressi e un istituto bancario. Tra gli elementi che ne caratterizzavano il piano marketing figurava la realizzazione di una banca dati con l’obiettivo di radiografare e raccogliere l’offerta congressuale italiana, la domanda congressuale nazionale ed estera e tutti i dati sul mercato dei congressi. Presidente era Carlo Siena (nella foto a sinistra). Nonostante i lunghi lavori preparatori (che richiesero quasi due anni) il Convention Bureau Nazionale non è mai entrato in funzione né ha mai realizzato nulla, creando anzi un atavico pregiudizio secondo cui in Italia sarebbe impossibile realizzare Convention Bureau nazionali efficaci. Cosa che le esperienze successive, malgrado la buona volontà dei protagonisti, parrebbero per la verità confermare.... GLI… ASSI NELLA MANICA Sempre nel 1994, col progressivo imporsi dell’incentive su altre tipologie di Mice, nacque Assi, l’Associazione di categoria delle incentive house italiane, aderente a Confcommercio, con obiettivi e finalità strategiche molto precise: da un lato garantire alle aziende l’affidabilità delle agenzie associate e la qualità dei servizi incentive da esse proposti, dall’altro tenere sotto costante osservazione il mercato dell’incentive travel, individuandone le aree di potenziale sviluppo e le tendenze in modo da poter adeguare l’offerta alle esigenze del settore. Tra i meriti dell'associazione spicca innanzi tutto quello di aver conferito ruolo d’impresa alle stesse incentive house. Molto importante, di lì a qualche anno, sarà anche l’Osservatorio Economico, realizzato nel 2002, che radiografò per la prima volta il mercato dell’incentive travel permettendo di adeguare obiettivi e strategie. Presidente, sin dalla fondazione, è Anita Aquilino (nella foto a destra).

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L’era degli eventi

Nel corso degli anni Novanta la Ediman cambia pelle. Da semplice casa editrice diventa un’azienda polivalente: ai tradizionali prodotti editoriali va ad affiancare l’organizzazione di workshop ed eventi che gettano un ponte tra domanda e offerta ul finire del 1989 Marco Biamonti fece il suo ingresso in Ediman diventandone l’amministratore delegato fino al 1997, quando ne diventò il presidente, carica che ricopre ancora oggi insieme a quella di direttore responsabile di Meeting e Congressi e Turismo d’Affari. Laureato in Economia e Commercio con un Master in Business Administration alla Warthon School dell’Università di Pennsylvania, aveva precedentemente lavorato nella prestigiosissima società di consulenza aziendale McKinsey, a New York e a Milano, e in Olivetti, per diventare in seguito amministratore delegato della Edel – Editoria Elettronica (società partecipata da Olivetti, Mondadori, Espresso e Seat). Biamonti portò un nuovo concetto di casa editrice: si parlò da allora di “meeting industy media”e oltre che ai prodotti editoriali Ediman si dedicò anche – con i Travel Trend e i Full Contact – all’organizzazione di workshop specifici per l’incontro tra la domanda e l’offerta del settore congressuale, incentive e business travel.

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MEETING E CONGRESSI, PASSAPORTO PER L’ESTERO Nel 1991 Meeting e Congressi aveva già ampliamente dimostrato di essere un punto di riferimento per la meeting industry italiana. Era giunta l’ora di farsi conoscere oltre confine e per farlo il momento si faceva solenne: “Meeting e Congressi diventa europeo” strillava la copertina del numero 5 del 1991. Proprio da quella uscita la rivista diventò bilingue e cominciò a essere distribuita all’estero. Molto preciso il commitment: “porsi come veicolo per promuovere quanto di meglio il nostro Paese offre in questo settore e di contribuire in tal modo a richiamare la

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domanda europea verso l’Italia”. Un preludio a quello che sarebbe stato il fiore all’occhiello dell’offerta editoriale di Ediman all’estero, la testata .IT Magazine. Tornando al 1991, proprio nel primo numero bilingue il direttore generale dell’Enit Mario Falcone, intervistato, dichiarava: «Nell’aiuola Italia fiorirà il congresso europeo». Infrastrutture e politiche turistiche permettendo... È L’ORA DELL’OSSERVATORIO CONGRESSUALE ITALIANO All’inizio degli Anni 90 e per la prima volta in assoluto in Italia il settore congressuale fu messo sotto la lente d’ingrandimento. Nel gennaio del 1991 viene realizzata da Econstat-Demoskopea, con il finanziamento di Meeting e Congressi e del Palacongressi della Riviera di Rimini, la ricerca: “L’attività congressuale in Italia – Il mercato turistico più ambito”. Si tratta della prima indagine del nostro settore, basata su un metodo scientifico atto a misurare le dimensioni del comparto, le categorie dei promotori di congressi, fino a un’analisi dei partecipanti e dei loro modelli di consumo. Lo studio acquisì autorevolezza anno dopo anno diventando di fatto uno strumento di lavoro indispensabile per tutti gli operatori del settore che non solo ne potevano monitorare l’andamento, ma intravederne gli sviluppi. Conosciuto da tutti come l’Osservatorio Congressuale Italiano (Oci), fino al 2010 fu finanziato dalla rivista Meeting e Congressi e dal Convention Bureau della Riviera di Rimini e realizzato dall’Università di Bologna sotto la guida del professore Attilio Gardini. Nel 2011 Federcongressi&eventi ne acquisì il marchio assumendosi l’incarico di gestire la ricerca e di divulgarne i contenuti. I MANUALI DEGLI ANNI 90 Gli Anni 90 segnarono per Meeting e Congressi l’introduzione di nuovi manuali, iniziative editoriali con cui la rivista esplorò segmenti sempre più specifici per dare nuovi spunti ai suoi lettori e conquistarne di nuovi. Nel 1993 in occasione della Borsa del Turismo Internazionale di Milano fu presentato l’Annuario professionale delle terme e dei centri benessere. Un’operazione lungimirante, considerato il successo che ebbe in seguito il segmento wellness. In quel periodo si chiamava ancora termalismo e segnava una costante crescita con circa 150mila persone impegnate. Altra nuova iniziativa editoriale degna di nota dell’epoca fu, sempre nel 1993, la Guida agli Aeroporti d’Italia, firmata questa volta dalla rivista Turismo d’Affari. Si proponeva come un utile strumento sia per le trasferte di lavoro sia per l’organizzazione dei congressi ed era organizzato in una parte che forniva focus dettagliati sui 37 aeroporti italiani dell’epoca e l’elenco completo delle compagnia aeree che operavano nel nostro Paese, con annessi i relativi contatti, i numeri delle catene alberghiere e un glossario con le frasi più usate in aeroporto in cinque lingue diverse: “Excuse me sir, can you tell me how to reach the city centre?”.

Oltre a workshop ed eventi, gli Anni 90 vedono la nascita di numerose iniziative legate a Meeting e Congressi: dall’istituzione dell’Ossevatorio Congressuale Italiano, all’ideazione di premi come i Golden Gate, Icarus e gli Incentive Awards, passando per nuovi annuari e manuali

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UN INTERLOCUTORE D’ECCEZIONE PER L’EPOCA DEI WORKSHOP Gli Anni 90 furono caratterizzati dall’ampliamento delle iniziative di Ediman: in parallelo alle attività editoriali fu sviluppata quella dedicata ai nuovi workshop, autentiche fiere di intermediazione fra offerta e domanda dei buyer più qualificati. L’attività fieristica si sviluppò in due grandi settori: i Travel Trend, palcoscenici della presentazione dell’offerta a un pubblico numeroso dei buyer da esaurire nell’arco di un lungo pomeriggio e i Full Contact, una “due giorni” articolata con incontri programmati fra l’espositore e il compratore. «Questi workshop ebbero il grande merito di sviluppare e dare riscontro effettivo alle campagne pubblicitarie e di comunicazione dei nostro inserzionisti – ricorda Vermicelli –, un esito

Il primo Travel Trend Milano è datato 1992, mentre il primo Full Contact Meeting Planner d’Azienda è del 1997. Due format di successo che in vent’anni hanno dato vita a numerosi workshop, tutti targati Ediman

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ottimale per la fluidità e la consistenza del mercato». In questa nuova fase operativa Nino Vermicelli diede il suo contributo ai rapporti di transazione tra la domanda e l’offerta con frequenti seminari da lui organizzati direttamente presso le strutture alberghiere al fine di affinare e perfezionare il know how di chi, in albergo, era addetto al marketing. Durante questo periodo fu invitato inoltre a numerosi educational all’estero, tra Europa e Stati Uniti, che gli permisero di sviluppare nuove conoscenze sia dei luoghi visitati sia delle tecnologie più moderne in ambito congressuale.

L’IMPORTANTE È CHE SIA TREND Proprio lungo il corso di questo decennio Ediman accrebbe il suo know how nell’organizzazione di eventi. E lo fece iniziando a imparare il mestiere con partnership strategiche. Come quella con Trendhotels, una fiera che debuttò nel 1992 con l’obiettivo di presentare “novità e tendenze nel mercato alberghiero e congressuale”. L’anno seguente la casa editrice divenne organizzatore del workshop, che si tenne presso il Centro Congressi Milanofiori di Assago, in contemporanea con un altro nuovo evento by Ediman: il Travel Trend. Fu un vero tripudio di “pubblico” – riportano le cronache di allora – con più di duemila visitatori e la consacrazione di un format vincente: un pomeriggio e una serata dedicata al business e al networking dove incontrare possibili partner che altrimenti non si avrebbe avuto l’opportunità di conoscere, in un ambiente di lavoro che concedeva qualche spazio alla mondanità, al buon cibo e allo spettacolo. “La formula nuova, agile e concreta di una manifestazione unica nel suo genere (…) ha convinto la Ediman a offrire anche agli operatori del settore delle regioni centro-meridionali l’opportunità di entrare in contatto con un’offerta ampia” annunciò la casa editrice dalle pagine di Meeting e Congressi. Si dovevano preparare le valigie per la trasferta romana. Appuntamento per il secondo giorno di primavera del 1994. LA PRIMA VOLTA DI FULL CONTACT Era il 1997 e si segnava un altro passo importante per la Ediman: la prima edizione di Full Contact, dedicata ai meeting planner d’azienda. Il workshop, destinato a diventare una delle pietre miliari della casa editrice, si svolse per la prima volta dal 30 giugno al 2 luglio 1997, ospitato dall’Hotel Excelsior Palace di Rapallo. La novità assoluta era la formula del workshop: una serie di incontri mirati tra i cinquanta espositori presenti e i cento buyer intervenuti secondo un’agenda definita prima dell’evento, orchestrata


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per mettere a sistema le diverse esigenze di supplier e visitatori. E non appena si spensero le luci della prima edizione, fu già tempo di pensare all’edizione 1998. L’era Full Contact era iniziata e la macchina organizzativa di Ediman non si fermò un attimo per approntare nuovi appuntamenti che non mancarono di segnare nuovi successi. Negli anni, quindi, si arrivò fino a sette edizioni diverse di Full Contact, sempre più specifiche per ogni aspetto del settore congressuale e incentive, o per segmenti di domanda, secondo le necessità di networking evidenziate nel tempo dal mercato. VERSO I DUEMILA: SI PUNTA SUL WEB Nel 1999, mentre il mondo tremava alla sola idea del Millenium Bug, Ediman non si fece intimorire dalla minaccia digitale e guardò fiduciosa al futuro scommettendo sul web. Facile da dirsi oggi, non si sbagliava per nulla! La versione primitiva del sito www.mconline.it venne in quell’anno implementata con un profondo restyling. L’architettura internet permetteva una velocità di caricamento eccezionale per l’epoca e, quello che più conta, offriva un database migliorato nei contenuti e decisamente più moderno, con 600 schede di sedi congressuali e strutture ricettive e una sezione dedicata ai servizi congressuali. Accattivante la grafica: l’immagine di benvenuto nella homepage rappresentava un aeroporto: L’ultimo decennio del Novecento cliccando su “enter” un aeroplano plafu, in Italia, il decennio dei premi. nava dolcemente sulle piste fino ad Giuseppe Tornatore con L’Ultimo atterrare. Il sito, così rinnovato, si proImperatore e Gabriele Salvatores poneva come un’ulteriore occasione con Mediterraneo riportarono di visibilità per gli inserzionisti, che l’Oscar nel Belpaese, la cerimonia potevano approfittare di uno strudella consegna del nostrano mento all’avanguardia per rendersi Telegatto (Gran Premio visibile anche sul web. Internazionale dello Spettacolo)

Nella foto sotto, Marco Biamonti premia Ugo Balaudo, direttore del Danieli di Venezia, vincitore del premio Golden Gate 1992 come Miglior albergo italiano

I PREMI DELL’EPOCA

era seguita in Tv da sempre più spettatori e anche Meeting e Congressi consacrò il successo dei suoi riconoscimenti, i Golden Gate, diventati in quegli anni un appuntamento immancabile per tutto il settore. Nel 1995, in occasione dei dieci anni del premio, le categorie passarono da cinque a sei. Oltre a quelle dedicate alle tipologie “classiche” dell’accoglienza congressuale, fecero il loro ingresso infatti le dimore storiche, che in quegli anni furono sempre più presenti anche tra gli espositori dei workshop di Ediman. Il 1995 fu anche l’anno del primo Incentive Awards, premio alle campagne incentive e ai viaggi premio della rivista Incentivare. Non rimase certo a digiuno il business travel: la testata Turismo d’Affari già nel 1992 aveva istituito il premio Icarus. Il nome era azzeccatissimo per un riconoscimento che andava alla migliore compagnia aerea per i frequent flyer d’eccellenza, i viaggiatori d’affari.

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Anni Duemila: il millennio globale

Saranno ricordati come gli anni della più profonda crisi finanziaria della nostra storia, dopo quella del ’29. Senza contare l’11 settembre 2001 o la bolla delle dot.com. Eppure, i 2000 sono anche anni di grandissima innovazione, soprattutto tecnologica l“decennio breve”– così sono definiti i Duemila a causa della velocità con la quale si susseguono innovazioni e accadimenti – e gli anni che seguono poco hanno a che fare con i precedenti “incerti” Novanta. Certo, quelli sono stati i tempi della semina (prendiamo per esempio il crollo del Muro di Berlino avvenuto nel 1989), ma la ricca messe è degli anni del Terzo Millennio. Succedono fatti unici che danno vita a una successiva generazione di fatti irripetibili. L’attentato alle Torri Gemelle, per esempio, è per gli Usa uno shock che va ben al di là dei già devastanti effetti. Dopo Pearl Harbor, è la seconda volta che gli States vengono attaccati sul proprio territorio, un’autentica violazione fisica del suolo patrio (la terza se contiamo anche la scorribanda di Pancho Villa, che la notte del 9 marzo 1916 attaccò la cittadina di Columbus, nel New Mexico). Poi arrivano la crisi economica e il boom della tecnologia. Il mondo cambia rapidissimamente e se è difficile, anzi impossibile, fare previsioni, una cosa è certa: nulla, assolutamente nulla, sarà mai più come prima.

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L’EURO MANDA IN PENSIONE LA LIRA C’è ancora chi, volendo indicare quanto cara sia la vita, converte gli euro in vecchio conio: la Lira. E certo raggiunge l’effetto shock desiderato. E c’è chi, dopo 11 anni, ancora guarda il numero impresso sulle monete per distinguere i 10, i 20 e i 50 centesimi. E mai come in questo periodo, complice la crisi, c’è chi dall’euro – già, è di lui che stiamo parlando – vorrebbe fuggire per ritornare ai conii nazionali. La moneta unica è utilizzata oggi da 17 degli Stati membri dell’Unione europea. La sua introduzione, nel 1999, è stata uno dei più importanti passi verso l’integrazione. Con il trattato di Schengen (1995) e la divisa bicolore, l’Europa è, almeno in teoria, un unicum. Oggi lo usano, nel Vecchio Continente, circa 330 milioni di persone. Quando è stato varato, il primo gennaio 1999, l’euro è diventato la nuova moneta ufficiale di 11 Stati membri, in sostituzione delle vecchie divise nazionali. La transizione è avvenuta in due fasi. Inizialmente è stato introdotto come moneta virtuale per i pagamenti non in contanti e a fini contabili, mentre lire, marchi, franchi e pesetas continuavano a essere utilizzate per i pagamenti in moneta. Dopo questa fase di “rodaggio”, il primo gennaio 2002 la moneta bicolore ha cominciato a circolare fisicamente. L’euro non è la valuta di tutti gli Stati membri dell’Ue. Danimarca e Regno Unito hanno ottenuto nel trattato una deroga permanente (opt-out) che li esonera dalla partecipazione all’area dell’euro, mentre altri Paesi (molti dei nuovi Stati membri più la Svezia) non hanno ancora soddisfatto le condizioni per l’adozione della moneta unica. Quando lo faranno, sostituiranno le rispettive monete nazionali con l’euro.

Il primo gennaio del 2002, l’euro – già “virtualente” in vigore dal gennaio 1999 – ha fisicamente preso il posto delle vecchie divise nazionali, mandando definitivamente in pensione la Lira

TORRI GEMELLE, SI RIPARTE DA GROUND ZERO L’attacco terroristico dell’11 settembre 2001 contro New York e Washington ha cambiato la nostra vita. Non solamente quella dei cittadini statunitensi ma dei sei miliardi di persone sul pianeta. Oltre tremila sono state le vittime del primo attacco al mondo occidentale ripreso in diretta televisiva in tutta la sua sconvolgente crudezza e atrocità: le due Torri Gemelle, skyline della Grande Mela e cuore pulsante del World Trade Center rappresentano il simbolo trafitto della cultura e del potere statunitense. Con il dirottamento di quattro aerei di linea – un altro si schianta sul Pentagono e il quarto, diretto sulla Casa Bianca, precipita prima, in Florida, grazie all’estremo sacrificio dei passeggeri – davanti a milioni di telespettatori l’Islam fondamentalista ed estremo ha attaccato le democrazie creando una totale destabilizzazione, i cui strascichi sono tutt’ora presenti. L’attacco scatena un conflitto globale che si combatte negli anni successivi su molti fronti: in Afghanistan, a Baghdad, nello Yemen ma anche a Londra, Gerusalemme, Mumbai, Istanbul, Madrid. Lo stesso mondo islamico è scosso e non mancano violenti contrasti fratricidi tra gruppi moderati ed estremisti e tra diverse etnie. Ispiratore e ideologo di questa barbarie basata sull’interpretazione della Jihad è stato il saudita Osama bin Laden, fondamentalista sunnita a capo dell’organizzazione terroristica internazionale al-Qaida, una rete di cellule che ancora minaccia il mondo. Bin Laden è rimasto ucciso il 2 maggio 2011 in Pakistan nel corso dell’azione militare statunitense Operation Neptune Spear.

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Le province giapponesi più colpite dallo tsunami del 2004 furono Iwate (nella foto sotto), Miyagi e Fukushima. Duecentomila i morti. La peggior catastrofe del decennio

CARA – ANZI CARISSIMA – Il doppio (o quasi) in 12 anni. È questo il trend del costo carburante nell’Italia delle accise. E di manovra in manovra (altra misura un tempo annuale, oggi con cadenza periodica sempre più ravvicinata) siamo destinati ad assistere a ulteriori rincari. Nel frattempo, le auto montano sempre più spesso motori ibridi o Gpl. Chissà perché…

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SECONDA GUERRA DEL GOLFO, BILANCIO DIFFICILE Dal 19 marzo 2003 al 18 dicembre 2011: otto anni, sette mesi e 29 giorni. Tanto è durata la Guerra d’Iraq, la Seconda guerra del Golfo, sfociata nell’abbattimento del regime di Saddam Hussein e in una feroce una guerra civile. Solo in un secondo tempo si è giunti all’instaurazione di un regime democratico retto su libere elezioni e il passaggio di tutti i poteri alle autorità irachene da parte dell’esercito americano. Ancora una volta la coalizione guidata dagli Stati Uniti era andata a fronteggiare l’esercito del rais e le sue propaggini fondamentaliste e il conflitto che ne seguì causò un numero altissimo di morti (i costi umani non sono definiti con certezza) e una profonda instabilità nella regione, squassata da continui attentati contro la coalizione e non solo. La neonata democrazia del dopo-Saddam non è riuscita ad arginare un tragico aumento delle violenze in Iraq, una imponente penetrazione di alQaida e una scarsa sicurezza per i cittadini. L’Italia, che all’inizio del conflitto si era limitata a fornire alla coalizione un supporto logistico, con la missione Antica Babilonia dal 2003 al 2006 mandò sul campo forze dislocate nel sud del Paese, con base principale a Nassiryya. Proprio in questa città, il 12 novembre 2003, un camion carico di esplosivo fu fatto esplodere davanti alla base Msu italiana dei carabinieri. L’attentato provocò 28 morti, 19 italiani e nove iracheni. A conti fatti, dunque il reale bilancio della Seconda guerra del Golfo, anche dopo qualche tempo, risulta non univoco ed è oggetto di dibattito. L’ONDA LUNGA DELLO TSUNAMI Con i suoi duecentomila morti è stata la peggior catastrofe del decennio. Ma, dicono le statistiche, lo tsunami che ha colpito nel dicembre 2004 l’Oceano Indiano è solamente uno dei 3.852 disastri ambientali del primo decennio del Terzo Millennio. Sempre le fredde statistiche indicano che, a causa di questi, hanno perso la vita 780mila persone e si possono calcolare danni per 960 miliardi di dollari. Esistono responsabilità “umane” in queste manifestazioni di potenza della natura? Sicuramente sì. In primis, dicono gli scienziati, è colpa dei cambiamenti climatici che portano a un’estremizzazione delle BENZINA stagioni (fenomeni cui assistiamo anche in Italia con estati brevi e torride e inverni lunghi e piovosissimi, senza soluzione di continuità e, pertanto, con repentini e forti sbalzi di temperatura) e Anno Benzina verde Diesel riguardo questo aspetto, le emissioni di 2000 1,08 0,89 gas a effetto serra – quelli trattati nel 2001 1,05 0,86 Protocollo di Kyoto – hanno decisa2002 1,04 0,85 mente una voce forte in capitolo. Per la 2003 1,05 0,87 prima volta nella storia, infatti, al vertice 2004 1,12 0,94 sull’ambiente di Cancun, in Messico, gli 2005 1,22 1,10 esperti hanno attribuito all’uomo la 2006 1,28 1,16 responsabilità di alcuni ecodisastri 2007 1,30 1,16 come siccità, uragani, frane, incendi e 2008 1,38 1,34 alluvioni. L’unica possibilità di contra2009 1,21 1,06 stare questa tendenza è ridurre del 2010 1,36 1,21 quaranta per cento le emissioni di ani2011 1,54 1,41 dride carbonica e fare in modo di con2012 1,85 1,75 tenere il riscaldamento globale con misure planetarie che inducano un’inversione di tendenza.


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Ricordiamo tre eventi partendo da uno italiano, fortunatamente di scarsa entità. Il 30 dicembre 2002 Stromboli è stata investita da un maremoto causato dalla caduta di un costone del cratere sul lato Nord dell’isola. Lo scivolamento in mare di una grande massa di materiale ha generato onde di imponenti dimensioni, la più alta delle quali ha sfiorato i dieci metri. La mareggiata è stata registrata anche nelle altre sei isole dell’arcipelago eoliano. Nell’agosto 2005 Katrina, tra i maggiori responsabili in termini di perdite umane (oltre 1800) e il più grave della storia degli Stati Uniti quanto a danni economici, si è abbattuto sulla costa atlantica. New Orleans, in Louisiana, è stata totalmente devastata ma la distruzione ha raggiunto anche il Mississippi e l’Alabama. L’11 marzo 2011, il terremoto e maremoto del Tÿhoku, in Giappone, provoca quattro distinti incidenti presso la centrale nucleare di Fukushima Dai-ichi, i cui effettivi danni potranno essere valutati esattamente solo nel medio-lungo periodo. LA TERRA TREMA Italia terra ballerina. E il Terzo Millennio non smentisce. Nel 2009 L’Aquila viene devastata da una serie di eventi con epicentro nell’intera conca. La scossa principale, verificatasi nella notte del 6 aprile, ha avuto una magnitudo di 6,3 gradi. Il terremoto spazza via il bellissimo centro storico e la vita di 308 persone, cui si sommano più di 1500 feriti e un danno stimato che supera i dieci miliardi di euro. Nel 2012 la terra trema di nuovo e colpisce principalmente l’Emilia, sfiorando anche Lombardia e Veneto. La serie di scosse localizzate nella Pianura padana tocca le province di Modena, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia, Bologna e Rovigo, ma è avvertita in un’area molto vasta nell’Italia centro-settentrionale. Si arriva a 5,9 gradi Richter. Si conteranno 27 vittime, oltre trecento feriti, 15mila sfollati e immensi danni materiali. Per la cronaca, nel 1997 un sisma devastante aveva colpito Umbria e Marche: 11 i morti, più di cento i feriti e oltre ottantamila le case danneggiate. Molti monumenti di grandissimo valore, fra i quali la Basilica di San Francesco ad Assisi, subirono gravi danni. BARACK OBAMA, UN AFROAMERICANO ALLA CASA BIANCA Gli anni Duemila segnano davvero – e non solamente sul calendario – la svolta nel Terzo Millennio. Una svolta che, nel 2008, porta alla Casa Bianca, per la prima volta negli States, un afroamericano figlio di un immigrato kenyota. Barack Obama è il quinto presidente più giovane della storia, il primo a ricevere il premio Nobel per la pace (perdipiù molto velocemente, nel 2009, a un solo anno dall’insediamento). Ma soprattutto, con il suo slogan di tutta la campagna elettorale “Yes, we can” (Sì, possiamo farcela), è il primo a volere fortemente grandi riforme pubbliche, prima fra tutte quella dell’assistenza sanitaria che, grazie a una legge approvata dopo accesissime polemiche nel marzo 2010, estende la copertura a 31 milioni di americani. L’ingresso di Obama alla White House, coronamento del sogno di Martin Luther King, ha portato una ventata di novità rispetto alle presidenze precedenti. La moglie Michelle ha realizzato un piccolo orto biologico, è “un’attivista” della vita sana ed è in prima linea nella lotta all’obesità infantile. Rieletto per il secondo mandato nel 2012, un aspetto da considerare nella sua campagna elettorale è stato il formidabile utilizzo dei social network per sensibilizzare e spingere al voto gli americani, in genere piuttosto “astinenti” dalle urne.

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TUTTI IN VIAGGIO CON LE LOW COST Mentre il Concorde compie l’ultimo volo – è il 2003 – cambiano drasticamente le abitudini di viaggio, non solo degli italiani. Biglietti a prezzi stracciati, servizi a bordo ridotti all’osso, e comunque solo a pagamento, e prenotazioni solo via internet. Sono ormai passati più di trent’anni da quando ha fatto la sua comparsa nei cieli degli Stati Uniti la prima compagnia low cost. Da allora Southwest Airlines è entrata di diritto tra i maggiori vettori di tutti gli States per numero di passeggeri trasportati, dando vita a una rivoluzione del modo di volare che ha avuto i suoi seguaci, a cascata, anche in Europa (Ryanair, EasyJet...). A fare le spese di tutto questo sono le compagnie tradizionali legate a modelli operativi, gestionali e di pricing più costosi, particolarmente su quelle rotte point-to-point a medio raggio che rappresentano il terreno privilegiato di azione dei vettori “no frills”. Ma le differenze tra i due tipi di compagnie vanno oltre il “semplice” catering a pagamento e comprendono una tipologia e una EYJAFJALLAJÖKULL, gestione della flotta di aeromobili comL’IMPRONUNCIABILE BLOCCO DEI CIELI pletamente diversa; un approccio alla gestione degli equipaggi orientato alla massima efficienza; il tipo di rotte servite; la rete distributiva, la vendita dei un’area di cento chilometri quaImpronunciabile o meno, biglietti e di servizi aggiuntivi al viaggio drati, è il quinto per estensione l’Eyjafjallajökull è un ghiacciaio come assicurazione, noleggi auto e del Paese e il suo nome significa islandese che, con la “sua” eruhotel. Risultato finale: la ricetta low cost Ghiacciaio dei Monti delle Isole zione del 2010 ha creato una riduce i costi operativi al minimo, fino al (le Vestmann, per amore di precinube di cenere così gigantesca 46 per cento di quelli sostenuti da una sione). Ma non è questa la sua da bloccare per alcuni giorni i compagnia tradizionale. peculiarità, che invece risiede voli su tutto il Nord Europa. Con nel fatto che ricopre il vivace vulcano Eyjafjöll, sul quale, nella notte artica del 20 marzo 2010, si è aperta una bocca. Il 15 aprile (e in misura minore il 9 maggio) la nuvola originata dall’immensa colonna di fumo ha reso necessaria la chiusura degli spazi aerei e di vari aeroporti nel Regno Unito, in Irlanda, Danimarca, Norvegia, Belgio, Francia, Germania, Svizzera, Svezia, Polonia, Estonia, Lettonia, Repubblica Ceca, Austria, Ungheria, Romania, Spagna e Italia. Prima di tornare alla normalità trascorsero diverse settimane.

STIVALE AD ALTA VELOCITÀ Treni moderni, eleganti e veloci, servizi a bordo e a terra al massimo della qualità. Negli anni Duemila avanza a grandi passi l’alta velocità made in Italy con Trenitalia e il competitor privato Italo Ntv. E i nostri connazionali riscoprono il piacere di viaggiare in treno. Al binario di partenza, personale con banchi mobili accoglie i passeggeri per le ultime informazioni e per assistenza in caso di necessità, nonché per emettere i biglietti ai ritardatari, che possono acquistarli senza sovrapprezzo in armonia coi posti disponibili. A bordo, le poltrone di prima classe garantiscono un maggiore spazio per le gambe; welcome drink, snack e giornali sono gratuiti. Viaggi dunque superveloci, a prezzi competitivi e all’insegna del massimo comfort su linee tecnologicamente avanzate al cui completamento manca solo la Milano-Venezia.

20 marzo 2010: l’eruzione del vulcano islandese Eyjafjöll provocò un’immensa nuvola di fumo che paralizzò per settimane i voli di mezza Europa

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The Edge, chitarrista della rock band irlandese U2, si esibisce dal vivo con il cantante Bono al FedEx Field Stadium in occasione del U2360° Tour del 2009

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CORSI E RICORSI STORICI: TORNA LA MINIGONNA “Lei”, nel guardaroba femminile del Terzo Millennio, la fa da padrona. E non solamente in quello delle teenager, perché si consolida l’abitudine di indossare l’indumento anche oltre i trent’anni, cancellando quindi l’immagine che lo voleva destinato alle più giovani, per le quali, comunque, i manga giapponesi le propongono intensamente. Nel 2005 la catena di grandi magazzini britannici Harvey Nichols effettuò un sondaggio per individuare il capo di vestiario più amato: vinse la minigonna. Altri must del periodo sono i pantaloni a vita bassa, jeans in primis, e i leggings, che si indossano anche sotto la mini così come i collant pesanti. Irrinunciabili gli stivali, anche sopra il ginocchio, da moschettiere. TANTA (BELLA) MUSICA Gli anni Duemila si portano dietro, sotto l’aspetto legato alla musica, strascichi importanti. Nel decennio precedente sono venuti a mancare leader incontrastati e d’indubbio spessore artistico e carismatico come Freddie Mercury, fondatore e indimenticabile vocalist dei Queen, Kurt Cobain dei Nirvana, i rapper Eazy E, Te Notorius B.I.G e Tupac Amaru Shakur, Eric Carr (batterista dei Kiss). L’Italia, nel 2012, perde Lucio Dalla. Ma gli oramai passati Ottanta hanno visto anche la nascita di artisti e gruppi che si consolidano come gli Oaesis, Britney Spears, Eminem, il rapper bianco. Secondo la classifica stilata da Rolling Stone Usa, le dieci migliori canzoni degli anni 2000 sarebbero, in ordine crescente, Stan di Eminem, Beautiful Day degli U2, Rehab di Amy Winehouse, Maps degli Yeah Yeah Yeahs, Seven Nation Army dei The White Stripes, Paper Planes dei M.I.A., Hey Ya! degli OutKast, Crazy in Love di Beyoncé, 99 Problems di Jay-Z, Crazy del duo Gnarls Barkley. Opinabile come tutto – specie in quanto rigorosamente star and stripes, la top ten offre comunque uno spaccato di artisti significativi del decennio. Il primo decennio e gli anni a seguire si distinguono, in Italia e nel mondo, per importanti concerti trasformati in annuale appuntamento con i fan come quello, solo per citarne uno, di Bruce Springsteen a San Siro nel mese di giugno 2012. L’ITALIA DI LIPPI CONQUISTA IL QUARTO TITOLO IRIDATO Nel 2006 l’Italia è, per la quarta volta, Campione del mondo di calcio. Nella finale giocata all’Olimpico di Berlino gli Azzurri di Marcello Lippi battono la Francia ai rigori per 5 reti a 3, dopo aver concluso i tempi supplementari 1 a 1. Terzo posto per la Germania ospitante, che sconfisse il Portogallo, quarto, per 3 reti a 1. Alla 18esima Coppa del mondo Fifa parteciparono, a partire dalle qualificazioni, le Nazionali di 198 Stati e alle fasi finali 32 squadre si contesero il titolo iridato.

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GRANDE FRATELLO, CHE COSA NE DIREBBE ORWELL? Dal Duemila l’esistenza del famigerato Grande Fratello è fatto conclamato. Sia ben chiaro, non parliamo della misteriosa entità che ci spierebbe notte e giorno ma di un altrettanto temibile parto della fantasia umana. Basato sul format olandese Big Brother prodotto dalla Endemol, il reality show che ha fatto furore (il successo si è stemperato nel tempo) in Italia è trasmesso a partire dalla prima edizione da Canale 5. Il bello? Poter spiare 24 ore su 24 le persone che vivono nella “casa” ricostruita in uno studio televisivo. Uomini e donne di poliedrica cultura e varia estrazione sociale, sconosciuti o quasi, convivono sotto le telecamere in una forzata quotidianità mentre milioni di telespettatori ne seguono alterchi, giochi, dotte dissertazioni, intimità, docce e sesso. La loro finestra privata sul mondo è il

GRAZIE MR ZUCKERBERG. O FORSE NO? Il 4 febbraio 2004 il 17enne Mark Zuckerberg, emerito sconosciuto, si apprestava a divenire l’uomo del decennio. Almeno per una parte – rilevante – della popolazione mondiale. Motivo della sua fortuna è un social media: Facebook, che “aiuta a connetterti e rimanere in contatto con le persone della tua vita”. Secondo alcuni rilevamenti, dal giugno 2013 sarebbe il sito più visitato al mondo, più di Google. Un business in crescita esponenziale che non ha battuto ciglio con la crisi. Il fatturato è stato di 550 milioni di dollari nel 2009, 1,1 nel 2010 e 3,7 nel 2011. Dollaro più, dollaro meno. Il servizio, fondato a Cambridge (Usa) e gestito dalla corporation Facebook, Inc., nasce per gli studenti della locale Harvard University ma è stato successivamente aperto a chiunque dichiari di avere più di 13 anni. Oggi, attivo in settanta lingue, è un must have per i giovani e non solo. Nell’ottobre 2012 si è calcolato abbia circa un miliardo di utenti attivi che effettuano l’accesso almeno una volta al mese. Una curiosità: il nome deriva da un elenco con nome e fotografia che alcune università americane offrono agli iscritti per aiutarli a socializzare. DA INTERNET ALLA DOMOTICA Negli anni Novanta il timore era di dover reingegnerizzare ex novo internet. Il motivo? Il numero degli host indirizzabile attraverso il protocollo IP era prossimo all’esaurimento. Il collasso è stato evitato inizialmente con l’impiego della tecnica Nat/gateway ma, la soluzione definitiva è data dalla versione 6.0 di Ip, che rende disponibili circa 340 miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di numeri IP indirizzabili. La rete di questo decennio è integrata con altri mezzi di comunicazione come la telefonia e, soprattutto, con televisione e radio. Gli utenti sempre più numerosi e i contenuti multimediali (Google, YouTube, Facebook, Twitter e così via) hanno generato un aumento geometrico del traffico complessivo e il relativo carico su router e server. Ma non solo. Oggi anche alcuni elettrodomestici vantano tra le loro particolarità dei processori incorporati – cosiddetti embedded – che hanno tra le proprie funzionalità quella di connettersi a internet e, attraverso questo, a servizi di aggiornamento, di distribuzione di informazione e dati. Insomma, il frigo, il forno a microonde la stufa si connettono e comunicano. E, alcuni, possono essere attivati in remoto via sms facendoci già trovare il riscaldamento acceso e l’acqua calda al nostro rientro dal lavoro.

Confessionale, anche questo ripreso naturalmente dalle telecamere, dal quale reciprocamente si insolentiscono e si “nominano” per stabilire chi debba lasciare la comunità. A questa forma di moderno ostracismo collabora anche il pubblico, che può votare. No comment. Il titolo s’ispira al romanzo 1984 di George Orwell, nel quale un leader, attraverso le telecamere, controlla e condiziona il libero arbitrio dei cittadini: “Il Grande Fratello vi guarda”. «Non è l’inferno, non è invenzione di Satana: è solo un genere tv. Discutibile, ma anche interessante, per la sua balzachiana capacità di entrare in corto circuito con la realtà, per essere nella sua irrealtà più vero del vero», ha dichiarato il critico televisivo Aldo Grasso. Nel 2014 prenderà il via la 13esima edizione.

Mark Zuckerberg, l’enfant prodige dell’informatica che ha inventato Facebook

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Lanciato il 3 aprile 2010, l’iPad della Apple arriva a un milione di pezzi venduti in soli 28 giorni. Il 6 giugno 2011, il gioellino tecnologico inventato da Steve Jobs è nelle mani di 25 milioni di persone. Una progressione inarrestabile che cambia il mondo del mobile working

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IPAD, MAI PIÙ SENZA Leggere, scrivere, giocare, fotografare, comunicare, postare, lavorare, disegnare, riprendere, annotare, contabilizzare, scansionare... «L’iPad cambierà per sempre il mondo dell’informatica». A dirlo è stato uno dei profeti contemporanei, quello Steve Jobs padre di Apple, genio visionario, morto prematuramente a causa di un male incurabile nel 2011. Il lancio ufficiale dell’iPad negli Usa risale al 3 aprile 2010. Il produttore ha dichiarato di aver venduto nel mercato statunitense un milione di iPad nei primi 28 giorni. Il 6 giugno 2011 al Wwdc Apple annuncia che il numero di iPad venduti ha superato quota 25 milioni. La profezia di Jobs si sta avverando nonostante il nome (pad significa anche assorbente) e il mercato offra anche altri tablet. E malgrado al lancio del prodotto sul mercato i filosofi antiApple ne avessero stigmatizzati alcuni limiti come l’assenza di porte di collegamento usb e l’incompatibilità con Flash. Risultato? I raccordi dedicati funzionano benissimo e di siti in Flash non se ne fanno più. Grande Steve! Ah, dimenticavamo… nel 2007 era già arrivato l’iPhone, che oggi è giunto alla versione numero 5. IL 3D CHE RIVOLUZIONA FILM ED EVENTI La tecnologia 3D non è una novità assoluta. È stata inventata negli anni Cinquanta ma senza sfondare. I tempi per una su applicazione su larga scala, e soprattutto in ambito ricreativo, non erano maturi. Negli anni Duemila e successivi, grazie all’avvento del digitale, il tridimensionale si è imposto con prepotenza nella vita di tutti i giorni e anche al cinema, modificando drasticamente il modo di guardare i film: quanto accade passa attraverso le lenti 3D. Dal kolossal Avatar, i cui 14 anni di lavorazione hanno fruttato il maggior incasso di tutti i tempi, ai cartoni animati come Shrek, ai film veri e propri come Le cronache di Narnia. L’unico limite alla diffusione della tecnologia, disponibile oggi anche sui canali via satellite di Sky (è naturalmente necessario avere un televisore adatto), è il dover indossare gli occhiali. Il che, a livello conviviale, rende difficile la comunicazione. In famiglia, infatti, la visione di un film 3D in ambito domestico comporta che tutti indossino le speciali lenti e siano posizionati esattamente frontali allo schermo. Sono già stati realizzati dei prototipi di schermi che consentono di non utilizzare gli occhiali ma il loro costo è, al momento, proibitivo.


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IL GRANDE CINEMA DELLE SAGHE Il decennio cinematografico vive e prospera nel segno dei divi e della filmografia statunitense e sono diversi i titoli che superano i cinquecento milioni di dollari. Ne sono esempio Io sono leggenda, Il gladiatore, Il ritorno del Re, Shrek, Harry Potter e la pietra filosofale, Il curioso caso di Benjamin L’attore Daniel Radcliffe alla premiere Button, Pirati dei Caraibi, Il cavaliere di “Harry Potter e l’Ordine della Fenice” oscuro e Avatar (tre premi Oscar su al Grauman’s Chinese Theatre nove candidature per i migliori effetti di Hollywood. La saga cinematografica del maghetto inglese speciali, la migliore scenografia e la inizia nel 2001 e finisce nel 2010, fotografia)., che incassando nel mondo passando per ben otto lungometraggi 2.718 miliardi di dollari diventa il film di maggiore incasso nella storia del cinema, superando Titanic. Con Harry Potter e l’Ordine della Fenice (938 milioni di dollari nel mondo), le trasposizioni cinematografiche dei romanzi del maghetto diventano le più redditizie ma anche la saga del Signore degli Anelli dà nuova linfa alle fantastiche opere di Tolkien: con i tre film usciti nel 2001 (La Compagnia dell’Anello), nel 2002 (Le due Torri) e nel 2003 (Il ritorno del Re) la trilogia vince 17 premi Oscar. Negli anni Duemila irrompono sulla COSTA CONCORDIA, NAUFRAGIO E RECUPERO scena anche i film indiani girati a Bollywood e il cinema cinese realizza opere memorabili come Hero e La foresta dei pugnali volanti, entrambi per la regia di Zhang Yimou. Il Vecchio Continente suo raddrizzamento. Oggi sono in Nella notte del 13 gennaio 2012, afferma autori come l’evergreen Roman corso le operazioni di messa in davanti all’Isola del Giglio alla Polanski, Michael Haneke, i Fratelli Darsicurezza del relitto per consentirquale si era “inchinata”, la colosdenne, Jean-Pierre Leaud, Lars von Trier, ne il traino fino al porto dove sarà sale Costa Concordia urta il più Aki Kaurismaki ed Emir Kusturica. smantellato. piccolo degli scogli de Le Scole, situato a circa cinquecento metri dal porto, si squarcia per settanta metri nell’opera viva e, parzialmente affondata, si adagia su un fianco. La tragedia del mare – e degli errori umani – provoca 31 morti, un disperso e decine di feriti. Al comando di Francesco Schettino – oggi sotto processo – e di proprietà della compagnia di navigazione italiana Costa Crociere, parte del gruppo angloamericano Carnival Corporation & plc, è la nave passeggeri di maggior tonnellaggio mai naufragata della storia.Uno straordinario intervento di recupero sotto la direzione del sudafricano Nick Sloane – trasmesso in diretta televisiva il 16 settembre e durato circa 19 ore – ha reso possibile il

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GLI SCATOLONI DELLA LEHMAN BROTHERS Quelle immagini hanno fatto il giro del mondo: dirigenti e impiegati con i propri effetti personali negli scatoloni che lasciavano gli uffici. Anche questo crollo, come quello delle Torri, è andato in diretta televisiva. Il disastro del colosso Lehman Brothers, storica banca d’affari americana che nel 2008 ha gettato nel panico l’economia americana e mondiale con una bancarotta da 640 miliardi di dollari, è stato definito “il più grande fallimento del decennio e dell’umanità”. Forse l’affermazione è un po’ azzardata per quanto riguarda l’umanità ma certo i riflessi di questo crack sono stati enormi. Il crollo della Lehman Brothers, spiegano gli esperti, è stato innescato da una speculazione immobiliare e gli effetti hanno comportato la perdita di 6,7 milioni di posti di lavoro. Si calcola che in Europa quasi tremila miliardi di euro siano stati utilizzati per sostenere i sistemi bancari attraverso le banche centrali per ridurre i tassi di interesse e contenere il deficit. Gli scatoloni della Lehman Brothers rappresentano oggi il simbolo stesso della crisi e il 2008 – anche se è tragicamente ovvio che questa abbia iniziato il proprio percorso ben prima – è additato come l’anno in cui la débacle economica e finanziaria mondiale ha avuto inizio. ARRIBA PAPA FRANCESCO! Anche la data della sua elezione è particolare: 13 marzo 2013. E lui, Jorge Mario Bergoglio, nato a Buenos Aires il 17 dicembre 1936, di peculiarità ne ha tante: ha scelto di chiamarsi Francesco, primo di questo nome, ha subito dichiarato di voler riportare la Chiesa ai principi del Poverello d’Assisi, si inoltra tra la folla gelando la scorta, apre ai divorziati e ai gay. Il 266° vescovo di Roma è il primo gesuita e il primo americano della storia a salire al soglio di Pietro. Semplici e dirette le sue prime parole ai romani: «Fratelli e sorelle, buonasera! Voi sapete

«Fratelli e sorelle, buonasera!». Con queste parole e uno stile estremamente semplice e modesto, il 13 marzo 2013 il nuovo Papa, Jorge Mario Bergoglio, saluta la folla che lo acclama in piazza San Pietro. Si chiamerà Francesco, come il poverello di Assisi. Una scelta epocale

IL NOBEL AI PADRI DELLA PARTICELLA DI DIO

che il dovere del conclave era di dare un vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo, ma siamo qui. Vi ringrazio dell’accoglienza. E adesso, incominciamo questo cammino [...]. Un cammino di fratellanza, di amore, di fiducia tra noi». Poi la benedizione Urbi et Orbi, senza l’abito corale né le tradizionali scarpe rosse, in rottura col passato. Papa Francesco succede a Benedetto XVI, dimissionario per gravi motivi di salute e nominato Papa emerito. Era dal 1415 che un pontefice non rinunciava all’incarico. Un’altra “stranezza” di questo pontificato.

«Per la teorizzazione di un meccanismo che contribuisce alla nostra comprensione dell’origine della massa delle particelle subatomiche, e che è stato recentemente confermato dalla scoperta della particella fondamentale prevista, grazie agli esperimenti Atlas e Cms del Large Hadron Collider del Cern». Questa è parte della motivazione che a Stoccolma, lo scorso ottobre, ha accompagnato l’annuncio dell’assegnazione del premio Nobel per la Fisica agli scopritori della cosiddetta “particella di Dio”, ovvero il bosone, il britannico Peter Higgs, 84 anni e il belga François Englert, 81 anni. Il Modello Standard è una teoria

che descrive le particelle elementari dell’universo visibile e il modo in cui interagiscono non spiegando, però, l’origine della massa delle particelle stesse. Da qui la supposta esistenza di una particella la cui natura è quella di conferire massa a tutte le altre: il bosone. La scoperta è stata effettuata nel luglio 2012.

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Il marketing dei “big data”

Oceani blu, mucche viola, Seo, Sem, storytelling, comunicazione virale... il web 2.0 degli Anni 2000 rivoluziona letteralmente sia il modo di comunicare sia quello di fare marketing, per raggiungere l’attenzione di utenti sempre più distinguibili dalla massa e lo storico Eric Hobsbawm ha coniato il termine “secolo breve” per riferirsi al ‘900. Ebbene, anche il primo decennio del Duemila presenta caratteristiche più o meno analoghe, e appare “troncato” sia negli inizi – con la violenta cesura dell’11 settembre americano – sia nella conclusione, perché è indubbio che la crisi finanziaria esplosa nel 2008 abbia cambiato parecchie cose. La comunicazione del “decennio breve” che ci siamo appena lasciati alle spalle ha una doppia anima: da una parte si avverte un’esigenza sempre più acuta di sobrietà, sia perché non ci sono più risorse sia perché non sembra esserci più posto per le frivolezze edonistiche degli Anni 80; dall’altra parte, tuttavia, la riconversione degli investimenti sul web porta all’esigenza di elaborare linguaggi nuovi e creativi, adatti a ingaggiare un consumatore sempre più travolto da informazioni, stimoli e inviti ad acquistare. L’exploit degli smartphone apre di fatto un nuovo canale di comunicazione e una nuova era per il marketing, che ora, grazie ai “big data”, vede avverarsi il suo vecchio sogno di un’offerta personalizzata, tagliata su misura per ciascun individuo.

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INNOVAZIONI APERTE ALLA CONDIVISIONE In un mondo in cui sempre più un singolo tweet può condizionare una giornata di contrattazioni in borsa, ha ancora senso pensare ad aziende che custodiscono gelosamente i loro segreti e si trincerano dietro brevetti e azioni legali? Secondo l’economista americano Henry Chesbrough, no: è giunto il tempo dell’innovazione aperta, in cui le compagnie creano network collaborativi e lasciano che anche altri attori possano beneficiare delle loro innovazioni, concedendo in licenza le idee che non sono in grado di sviluppare autonomamente e che altrimenti rimarrebbero chiuse in un cassetto. In questo modo è possibile creare un valore condiviso, far progredire realmente il proprio business e trarre un vantaggio economico collettivo: se migliora la tecnologia, migliora il mercato; se migliora il mercato, stanno meglio tutti. Un paradigma affascinante che esemplifica bene le tendenze del pensiero economico del Duemila, sempre più proteso alla condivisione e alla socializzazione collaborativa.

L’OCEANO È SEMPRE PIÙ BLU In un contesto fattosi ormai ipercompetitivo – specie con l’entrata in scena di nuovi player provenienti dai nuovi mercati in piena espansione, in primis dall’Asia –, e in un momento storico caratterizzato da un eccesso di offerta rispetto alla domanda pressoché generalizzato, prendono corpo nuovi paradigmi strategici. Non è più tempo di “oceani rossi”, caratterizzati da una competizione spietata per le quote di mercato, ma di “oceani blu”, secondo la definizione introdotta nel 2005 da W. Chan Kim e Renée Mauborgne: le imprese devono andare oltre il già noto, innovare e inventare, letteralmente, nuovi mercati profittevoli. Qualche esempio di successo? Il Cirque du Soleil, che ha introdotto un nuovo modo di fare spettacolo riunendo insieme circo, danza e teatro acrobatico, o Nintendo con la console wireless Wii, che ha cambiato l’interfaccia degli utenti con i videogiochi. In questo modo le aziende capaci possono crearsi un nuovo spazio di crescita, un nuovo mercato interamente a loro immagine e somiglianza.

Il Cirque du Soleil è spesso citato come esempio di innovazione imprenditoriale e di creazione di un nuovo “oceano blu” di mercato nel settore dell’intrattenimento

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IBRIDO, NON CONVENZIONALE, PRATICAMENTE 2.0 La progressiva ma rapida affermazione del web 2.0 alza il livello di alfabetizzazione digitale degli utenti, che diventano a pieno titolo dei produttori di contenuti: i blog e i social network rendono chiunque in grado di pubblicare i propri contenuti, dotandoli anche di veste grafica accattivante, senza possedere alcuna particolare preparazione. Comunicare con un popolo di web user significa quindi sempre più riuscire a immaginare iniziative che prevedano una partecipazione e una produzione di contenuti dal basso. Nel 2006, Fiat propone una campagna virale per il lancio della nuova 500: collegati on line e crea la “tua”500 scegliendo tra migliaia di opzioni di design. Il risultato è un successone, l’iniziativa manda alle stelle l’aspettativa per il nuovo modello e l’azienda raccoglie feedback preziosi sulle preferenze estetiche dei potenziali clienti. Il web marketing creativo italiano raggiunge qui la sua piena maturità. BUY TOURISM ONLINE (DOVE, SENNÒ?) Il 17 e 18 novembre 2008, alla Stazione Leopolda di Firenze, si tiene la prima edizione della Buy Tourism Online, rassegna e conferenza italiana dell’e-commerce nel turismo, e soprattutto segnale inequivocabile di quanto gli strumenti di web marketing siano divenuti irrinunciabili in tutto il settore, segmento Mice compreso. Con un cliente sempre più attento alla costruzione della propria identità digitale sui social network, diventa importante riuscire a determinare il Roi delle attività di marketing on line. Nel contempo nascono e si affermano start-up di successo che vedono nella socializzazione dell’esperienza-viaggio il loro mercato di riferimento (Tripadvisor, HomeAway, Airb’n’b, le Online Travel Agency), e trasformano alla base i canali d’acquisto del turismo leisure. Per il Mice scatta l’obbligo di tenere il passo in termini di innovazione, agilità comunicativa e tecnologica, per andare incontro a un cliente business le cui abitudini e aspettative, volenti o nolenti, si evolvono di pari passo col mercato turistico in generale. Un momento dell’edizione 2011 di Bto, Buy Tourism Online, dedicata all’e-commerce nel turismo, forma di acquisto che negli anni Duemila ha assistito a un vero e proprio boom

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SPECIALE 40 ANNI

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il congressuale

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L’ERA DELLA MUCCA VIOLA Altro che cinghiale bianco (cfr. Battiato, 1979): in un mondo in cui le tradizionali “P” del marketing (prezzo, promozione, pubblicità, posizionamento) non sembrano più funzionare come una volta, l’obiettivo per la comunicazione d’impresa dev’essere quello di dare vita a una mucca viola. Secondo Seth Godin, autore del libro “Purple Cow: Transform Your Business by Being Remarkable” (2004), l’unico modo rimasto di fare breccia è quello di riuscire a differenziarsi radicalmente dal già noto, dal banale, dagli standard, spiazzando completamente le attese dei consumatori: “Today, the one sure way to fail is to be boring. Your one chance for success is to be remarkable”. Come una mucca viola, appunto. Inoltre, secondo Godin, l’ascesa del web e la crisi del complesso “industrialetelevisivo” che ha dominato la comunicazione dei decenni passati hanno dato vita a una nuova era, in cui gli uomini BREVISSIMO GLOSSARIO DEL WEB MARKETING di marketing si ritrovano ad avere meno potere che in passato. L’unica strada che rimane ai comunicatori è quella di “mostrare rispetto” e chiedere il permesso alle persone – da cui il Conversion rate – La conversioAlcuni termini che tutti (oramai) termine permission marketing – ne è l’azione eseguita da un usano, ma di cui non tutti sono prima di indirizzare loro qualunque utente su un sito internet: un (ancora) del pari pienamente tipo di advertisement. consapevoli: acquisto, la compilazione di un form, un download, la sottoscriCI FAI O CI SEO? Beta – In informatica è la versiozione a un feed o a una newsletSarà la funzionalità, sarà lo sfondo ne non definitiva di un software, ter... qualunque sia il nostro bianco che rende la pagina più veloce obiettivo, il tasso di conversione che viene messa a disposizione è buono se una buona percendegli utenti per lasciarli liberi di da caricare, sta di fatto che Google è tuale di utenti-target fa ciò che sperimentare. Per estensione, una delle home page più cliccate di gli viene proposto. tutto ciò che è allo stato di bozza sempre, il motore di ricerca per definiLanding page – Lo spazio in cui o copia di lavoro: “Ti giro la prezione e uno dei casi di business più “si atterra” dopo aver fatto click sentazione per la riunione, è rappresentativi dei nostri tempi ancora in versione beta”. Non ve recenti. Ben presto si parla di “googlesu un annuncio. Tipicamente è l’hanno ancora detto? Questione nomics”: per un’azienda, essere fuori focalizzato su un contenuto, ovvedi tempo. dalla lista dei risultati di Big G significa ro il contenuto promesso dal Big data – Grandi aggregazioni quasi non esistere agli occhi di una messaggio pubblicitario, e ha lo di dati provenienti da fonti etero- scopo di aumentare e rinforzare quota crescente di potenziali consumatori. I costi da sostenere per l’adl’efficacia della comunicazione. genee, soprattutto digitali. La vertisement online sono sensibilmenSem – Il Search Engine grande sfida del marketing del te inferiori a quelli di tv e giornali, e XXI secolo sarà quella di integra- Marketing, ovvero le tecniche questo porta a un’epocale transure i dati sui comportamenti d’acpromozionali che sfruttano il manza di investimenti verso internet. quisto già presenti nei database funzionamento dei principali Nasce e si afferma una nuova profescon quelli provenienti da espemotori di ricerca web. Da non sionalità, quella dell’ottimizzatore – il rienze multicanale, da ricerche, confondere con Seo – Search da attività social on line. Engine Optimization –, cioè l’atCall to action – Sono inviti a tività volta espressamente a compiere un’azione: frasi, pulsan- migliorare il posizionamento di un sito ti, immagini, qualunque cosa sia cliccabile o che rimandi a un’azio- nel ranking dei risultati di ne concreta da fare on line. ricerca. Click through – È uno dei parametri di misurazione delle campagne di pubblicità online: rapporta il numero dei click su un annuncio pubblicitario, rispetto al numero di volte che tale annuncio è stato pubblicato/visualizzato.

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Seo –, capace di far entrare qualunque sito nel cono di luce del web; nel contempo, il successo di Twitter introduce un nuovo format comunicativo – i 140 caratteri del tweet – che premia la brevità, l’immediatezza e la capacità di far risparmiare attenzione ai lettori. RACCONTAMI UNA STORIA Da sempre presente in filigrana in tutte le attività di comunicazione, lo storytelling diventa esplicito e viene elevato al rango di scienza narrativa applicata al marketing. L’Università di Pavia si fa promotrice di un convegno nazionale sul corporate storytelling, oltre a farne materia d’insegnamento e frontiera avanzata del più ampio filone delle “scienze della comunicazione”. Si va formando una generazione di comunicatori a cui, per la prima volta, viene espressamente insegnata l’importanza di costruire storie per il consumatore. Affermare una vision d’impresa, lanciare un prodotto, formare il personale, ingaggiare il cliente o i partner commerciali: tutto questo viene sempre più visto come un’attività eminentemente narrativa, da sviluppare nel modo giusto per dare vita a comunicazioni efficaci, virali o semplicemente più coinvolgenti e à la page. IL VALORE DELL’EREDITÀ La fase di incertezza economica mette le aziende nella posizione di dover riaffermare e consolidare il loro patrimonio di valori intangibili – solidità, trasparenza, etica, capacità di durare nel tempo – e di porre in evidenza la propria storia, il proprio passato glorioso – talvolta per compensare un presente decisamente meno brillante. Si sviluppa sempre più il cosiddetto heritage marketing, che fa un uso strategico dell’ “eredità” aziendale: il patrimonio storico dell’impresa diventa così uno strumento di comunicazione e di costruzione del brand. Si moltiplicano i musei aziendali, le iniziative celebrative (magari agganciate al treno dei festeggiamenti per i 150 anni dell’Italia), il merchandising vintage o la riedizione di prodotti celebri. Sottolineare la storia dell’azienda significa rappresentarla come parte di una storia più ampia, collettiva e nazionale, affermando implicitamente che questo rapporto è destinato a durare anche in futuro.

Una celebre Lettera 22 della Olivetti, oggi esposta al Museum of Modern Arts di New York: un oggetto iconico della storia industriale e della comunicazione italiana

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Mice: l’età delle sfide gli Anni 70

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Crisi e innovazioni mettono costantemente alla prova il settore, il quale puntualmente risponde con la forza dell’energia e della creatività che da sempre lo contraddistinguono. E la storia continua… alutato con ottimismo e grandi aspettative, un po’ futuribili e un po’ futuriste, il Duemila si rivelerà ben presto uno dei decenni più complessi e “in salita” per tutti: dallo shock dell’11 settembre e dei conflitti successivi alla crisi finanziaria globale, che imprimerà all’economia italiana un pesante movimento recessivo; dall’esplosione incontrastata del web al brusco flop della New Economy; dall’entrata in scena dell’Euro alla rivoluzione dell’Ecm in campo di formazione medica, niente sarà più come prima. Nel contempo, la professionalità dei meeting planner e dei Pco riceve una maggiore attenzione anche dal mondo universitario, con percorsi ad hoc che tracciano la strada alle nuove leve di un settore in cui il congresso in quanto tale sembra perdere un po’ di peso specifico, a vantaggio della più ampia e variegata categoria di “evento”, impiegata oramai per designare tutto ciò che prevede momenti di aggregazione e comunicazione.

S

I Duemila sono gli anni dei mega eventi. Qui sotto il party della Juice, tenutosi nel 2011 con dj set dei “Reset!” e concerto del rapper J-Ax

UN MONDO DI EVENTI I Pco di lungo corso spesso stigmatizzano la diffusione, a loro dire per certi versi eccessiva, della parola “evento”, che rischierebbe di far perdere di vista la specificità di tante forme aggregative, ciascuna con le sue complessità: un congresso medico e una convention aziendale sono indubbiamente entrambi “eventi”, ma conservano differenze (di scopo, di linguaggio, di

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complessità logistica) ben diverse e irriducibili. D’altronde, nel corso dell’ultimo decennio assistiamo a una vera e propria “eventizzazione” della meeting industry, almeno nel linguaggio, insieme a una persistente tendenza a spettacolarizzare, con l’ausilio di luci e audiovisivi, i momenti di comunicazione. La scelta di Federcongressi di aggiungere la specifica “&eventi” al suo nome sociale rende evidente la necessità di tenere conto anche di questo ambito: se tutto può essere considerato, a torto o a ragione, “evento”, e questa parola rientra nella sfera di competenze del Pco – a rigore, un professionista degli eventi di comunicazione – allora è inevitabile che anche il linguaggio di settore si adegui alle evoluzioni di cultura e di costume. THE DAY AFTER Tutti ricordano dove si trovavano nel momento in cui hanno appreso le prime notizie su ciò che stava accadendo in America nel primo pomeriggio (ora italiana) dell’11 settembre 2001. Si parva licet, per tutti gli operatori turistici e paraturistici, sia leisure sia business, la sensazione di stupore e smarrimento sarà probabilmente stata seguita da una sorta di dejà-vu che avrà proiettato loro gli stessi fantasmi di un decennio prima, quando la Guerra del Golfo comportò una brusca frenata a qualunque tipo di attività o di slancio con proiezione internazionale. Come sappiamo, i primi anni 2000 – con la paura del terrorismo, i giri di vite securitari per i viaggi in aeroporto – non sono stati facili, già prima che la crisi finanziaria facesse capolino. Anche la meeting industry non può che risentire del clima di crescente tensione e di attesa, soprattutto per quanto riguarda gli eventi internazionali da ospitare in Italia. FIERA… DELLE VANITÀ Nel dicembre 2000 viene approvata una legge quadro sul settore fieristico, con la quale il legislatore entra “a gamba tesa” nel settore congressuale e impone una distinzione di lana caprina per tipologie di manifestazioni. In pratica, tutte le esposizioni che occupano un’area superiore ai 500 metri quadrati – come di fatto la quasi totalità di quelle legate ai congressi medicoscientifici – verranno equiparate a fiere, e dovranno pertanto richiedere e ottenere un’autorizzazione regionale, congiuntamente alla qualifica di “quartiere fieristico” per le sedi prescelte. Molti Pco lamentano la miopia del legislatore e la sua conoscenza astratta della realtà, nel momento in cui vengono introdotte delle complicazioni burocratiche di cui nessuno sentiva certo la necessità – come spesso accade in Italia. Ma tant’è...

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Il saggio dedicato al meeting design da Maarten Vanneste, Cmm belga, edito dal meeting Support Institute nel 2008

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ANNI FRENETICI Parafrasando – e aggiornando – la canzone di Raf, cosa resterà di questi anni Duemila? Tra le tante cose, forse, se li confrontiamo con i decenni che li hanno preceduti, spicca un evidente aumento di complessità, dettato soprattutto dal cambiamento dei mezzi di comunicazione. L’esplosione dei mobile device, per esempio, consente a chiunque di inviare e ricevere messaggi (richieste di feedback, presentazioni, preventivi, aggiornamenti, qualunque cosa) praticamente in ogni momento della giornata: questo comporta un aumento esponenziale del numero delle comunicazioni e quindi delle “cose” da gestire quotidianamente. Si lavora di più e con ritmi più sostenuti, a volte senza neanche accorgersene. Per l’organizzatore di eventi e congressi, come per qualsiasi altro professionista della comunicazione, il significato del termine “multitasking” è sempre più evidente: si tratta di fornire feedback sempre più immediati e su più fronti aperti in contemporanea. MEETING DESIGN E MEETING ARCHITECTURE Nel corso del Duemila la filosofia del design abbraccia, dopo quello dei prodotti, anche il mondo dei servizi: ecco quindi che un evento aggregativo di qualunque tipo, se considerato come un “oggetto” dotato di una certa forma e di caratteristiche che lo rendono più o meno “user friendly”, diventa un campo di applicazione di nuovi approcci. Si parla di “meeting design” e “meeting architecture”, laddove il meeting è qualcosa di estremamente fluido, mai identico a se stesso, plasmabile ogni volta dal professionista sulla base di precise esigenze e in vista del coinvolgimento del partecipante, che viene messo al centro della nuova filosofia progettuale. La stessa cosa accade per tutti i servizi, sempre più “customer oriented”, per cogliere tutte le occasioni di contatto con un cliente sempre più sfuggente – perché ha poco tempo e pochi soldi da spendere. Il meeting è sempre più un vestito che va realizzato su misura, per esercitare il fascino irresistibile della personalizzazione.

La convention Unipol One, nel 2009 presso lo stadio di Cesena

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CONVENTION DA STADIO L’evoluzione del 3D, della grafica e della computerizzazione in genere determina l’irruzione degli effetti speciali negli eventi, con l’impiego sempre più esteso di strumenti ad alto impatto scenografico – costi permettendo. Parimenti, si diffondono e si sviluppano nuovi approcci spettacolari all’evento: le convention, soprattutto, diventano un’occasione per fare le cose in grande, coinvolgendo migliaia di persone in contemporanea in un grande spettacolo da stadio. Non si tratta mai di grandeur o di voglia di strafare, né di artifici fini a se stessi: spesso, un investimento di questo tipo si rivela più strategico e conveniente rispetto a un tradizionale programma di incentive. Per le imprese in tempo di crisi, inoltre, può essere utile dedicare cura e risorse a un unico grande evento di comunicazione in cui far passare messaggi dedicati proprio alle strategie per affrontare la congiuntura sfavorevole.


Una location unica per eventi di successo <U IVYNV TLKPL]HSL [YH =LULaPH L SL +VSVTP[P THNUPÄJHTLU[L PUZLYP[V [YH SL JVSSPUL KLS 7YVZLJJV ZHSL TLL[PUN JVU [LJUVSVNPL HSS»H]HUN\HYKPH PU NYHKV KP JVU[LULYL ÄUV H WLYZVUL TH HUJOL \U WYLZ[PNPVZV OV[LS JVU JLU[YV ILULZZLYL K\L YPZ[VYHU[P IHY JHU[PUL LK LUV[LJOL ZLP HYLL T\ZLHSP L \U»HTWPH IV\[PX\L

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UN AVVIO IN LENTA CRESCITA Malgrado tutto, i dati quantitativi della prima metà degli anni Duemila mostrano un settore vitale e con margini di crescita ulteriori. Se guardiamo ai dati prodotti dall’Osservatorio Congressuale Italiano nel 2005, al giro di boa del decennio, possiamo notare un cospicuo aumento nel numero degli eventi nel biennio 2004 2005, insieme a una parallela ripresa nel numero dei partecipanti, dei pernottamenti e delle giornate di presenza complessive. La flessione del 2002-2003 viene riassorbita rapidamente. Quello

che non cambia, e anzi si approfondisce in questi anni, è il deficit della bilancia dei pagamenti congressuali: nel 2005 sono ben 623 milioni di euro pagati in più dagli italiani all’estero rispetto agli stranieri in Italia, un consolidato paradosso che vede il nostro Paese in difficoltà quando si tratta di trattenere i suoi congressisti in patria, o di attirarne perlomeno altrettanti dall’estero.

DOTTOR PCO All’inizio degli anni Duemila, la fioritura di corsi di laurea e master in comunicazione, eventi e discipline afferenti arricchisce il panorama formativo delle università italiane e inizia a produrre una generazione di giovani professionisti che, per la prima volta, hanno modo di I TREND DELL’ATTIVITÀ CONGRESSUALE IN ITALIA 2002-2005 acquisire delle basi teoriche specialistiche preliminari al loro ingresso sul mer2002 2003 2004 2005 cato. In generale, mondo del lavoro e Incontri 98.890 94.218 109.792 106.224 università cercano – con alterne fortuPartecipanti 16.685.383 16.068.540 17.714.671 20.657.078 ne – di allineare la loro domanda con Giornate di presenza 30.700.759 29.031.374 30.291.972 33.581.680 l’offerta di competenze necessarie: Pernottamenti 13.425.294 12.284.144 12.671.833 14.215.262 questo vale anche per la meeting industry. Le “hard skill” del mestiere rimanFonte: Rapporto annuale Oci 2005 gono ovviamente qualcosa da conquistare sul campo giorno per giorno, ma è indubbio che il riconoscimento della professione dell’organizzatore di eventi e congressi da parte del mondo accademico rappresenta un importante passo in avanti per tutto il settore. QUANTO VALE IL MICE DEL DUEMILA? Secondo l’Osservatorio Congressuale Italiano, nel 2005 il settore ha movimentato oltre 22mila milioni di euro: una torta a cui contribuiscono in misura largamente predominante le spese personali dei congressisti, stimate in oltre 11mila milioni. La Pubblica Amministrazione investe circa 1 miliardo di euro in più rispetto alle imprese, mentre il contributo degli stranieri è sempre relativamente basso (il 10% del totale). Tra le principali voci di MILIONI DI EURO spesa, la stessa survey mette in eviSpesa dei congressisti 11.279 49,96% denza ovviamente il Spesa delle aziende 3.953 17,51% viaggio (7.680 milioSpesa della P. A. 4.972 22,02% ni), i pernottamenti Spesa degli stranieri 2.373 10,51% in albergo (6.256 Totale 22.577 100,00% milioni), la ristorazione (4.894 milioni Fonte: Il conto economico del settore congressuale italiano, Oci 2005 complessivi, tra pubblici esercizi e pasti interni alla sede congressuale). Il fatturato congressuale rappresenta oltre un quarto del volume del fatturato turistico complessivo (pari a oltre 86mila milioni): non c’è che dire, un quarto di torta è davvero una bella fetta.

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WEB MARKETING CONGRESSUALE Il posizionamento e la comunicazione di una struttura congressuale, di un convention bureau o di un’agenzia non possono ormai fare più a meno di una valida vetrina web, in grado di presentare efficacemente i propri servizi e le case history di successo; non può mancare nemmeno un efficiente sistema di customer relationship management, per valorizzare ogni possibilità di contatto, per quanto virtuale. Le potenzialità di internet non possono d’altra parte sostituire in toto i canali e gli strumenti tradizionali di promozione b2b – fiere, esposizioni, cataloghi – che continuano a rivelarsi indispensabili per instaurare relazioni e far conoscere il proprio brand. Anche il booking degli spazi per eventi continua a seguire in buona parte logiche diverse da quelle del turismo leisure, sempre più abituato al do it yourself. Per il mondo congressuale, la differenza la fa sempre e comunque la gara: chi fa l’offerta migliore – migliore, non necessariamente più economica – vince. UNA “MOLE” DI EVENTI Le Olimpiadi invernali torinesi del 2006 mostrano i benefici delle possibili sinergie tra grandi eventi internazionali e destination management congressuale: precedute dalla fondazione del Torino Convention Bureau, nel 2000, le Olimpiadi consentono di “lanciare in orbita” la città e di posizionarla nel panorama Mice internazionale come location per eventi di rilievo, oltre che come polo industriale e città d’arte. Con risultati positivi: nel corso del decennio 2000/2010, sono stati oltre duecento i congressi acquisiti da Torino come destinazione, per un totale di 127.000 partecipanti, 400.000 presenze e una ricaduta economica sul territorio locale stimata in circa 185 milioni di euro. La decisione di Mpi di organizzare la sua annuale Professional Education Conference proprio sotto la Mole, nel 2009, suggella a tutti gli effetti il successo di un’operazione che regala tutta l’Italia una sede per eventi moderna, efficiente e completamente rinnovata. CINQUECENTO E LODE Il 2007 rimane nel ricordo di tanti come l’anno di uno dei più grandi, felici e innovativi progetti di comunicazione, sia b2b che b2c: il lancio della nuova Fiat 500 conclude un teasing memorabile durato esattamente 500 giorni, con un impiego consistente del web e una miriade di eventi-satellite a costellare e alimentare l’attesa e la curiosità nei confronti del nuovo modello. Ci troviamo, anche se nessuno può ancora saperlo, in un idilliaco occhio del ciclone: gli eventi attraggono investimenti rilevanti, solitamente appannaggio della pubblicità tradizionale, mentre la crisi finanziaria non si è ancora abbattuta sulla nostra economia. Il 4 luglio 2007 sulle rive del Po, a Torino, l’evento di lancio si trasforma in una grandiosa cerimonia in perfetto stile olimpionico trasmessa in diretta tv nazionale, con la regia di Filmmaster events: una preziosa testimonianza della vitalità, della creatività e della “fame di eventi” del pubblico italiano.

4 luglio 2007, il lancio della Fiat 500 imprime una svolta alla meeting industry italiana. Un po’ lancio b2c, un po’ convention b2b, la contaminazione dei due pubblici rende questo evento il primo del suo genere. D’ora in poi sarà molto più difficile tenere separata la meeting industry dalla communication by events

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Il ricorso ai social e all’animazione online diventa leit-motiv degli eventi Anni 2000. È il caso di “Mediamarket – 20 anni da protagonista”, curato da Sinergie nel 2012

LA REPUTAZIONE DEI PCO A chi ti affidi quando devi organizzare un evento? Secondo una survey monografica dell’Osservatorio Congressuale Italiano sul ruolo dei professionisti del settore (2006), più della metà delle aziende congressuali intervistate ritiene che il Pco sia il professionista più efficiente con cui interfacciarsi per l’organizzazione degli eventi e la commercializzazione delle sale, preferito dal 60,6% degli hotel congressuali e dal 50% dei centri congressi. Seguono, ma con un forte distacco, le agenzie di comunicazione (preferite dall’11,5% delle aziende congressuali italiane) e le agenzie viaggi (10,6%), i convention bureau (7,9%) e le Dmc (6,2%). I professionisti dell’ospitalità e della logistica degli eventi prediligono netta-

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SALVE, CHI È CHE DECIDE QUI? Dicesi procurement l’acquisizione di beni, servizi o prestazioni professionali da una risorsa esterna: una pratica corrente e tutt’altro che nuova nella vita di qualsiasi azienda. D’altra parte, in questi ultimi anni, questo processo ha subito una progressiva trasformazione, con un sempre più netto trasferimento di competenze nelle mani degli uffici acquisti e dei chief financial officer. Sempre più spesso, e in modo irreversibile dopo la crisi del 2008, il decision making relativo alla pianificazione di una convention, di un’attività formativa o di un altro evento aggregativo viaggia insieme a quello del budget, e planner e Pco devono interloquire molto più frequentemente con chi, all’interno dell’azienda, ha come missione primaria il contenimento delle spese. Una dialettica non facile, ma che appare inevitabile, e con cui tutti i consulenti si ritrovano necessariamente a fare i conti giorno per giorno. WEB BASED EVENTS Gli eventi b2b tendono a farsi ibridi e a sperimentare nuove modalità di aggregazione tra esperienze fisiche e multimediali, tra offline e online, in linea con quanto accade nel b2c, che si confronta con un consumatore sempre più multicanale e abituato a muoversi agilmente tra punti vendita ed e-commerce. La tendenza è quella di portare sul web i partecipanti prima e dopo l’evento, per anticipare contenuti online, creare un sentimento di community e garantire un follow-up efficace nel tempo. Così, per esempio, i partecipanti a una convention celebrativa o a un workshop formativo vengono coinvolti con qualche mese di anticipo mente il Pco, che ha proprio nel in una piattaforma web dove scambiardialogo con loro il suo core busisi opinioni ed esperienze, a proporre e ness. La moltiplicazione dei sogvotare il programma dell’evento o il getti organizzativi (con l’ingresmenu della cena di gala, e a condividere so di altri player provenienti da le loro foto della serata. Un approccio altri rami del turismo, come nel fortemente “social”, sempre più in voga, caso delle agenzie viaggi) non ha che garantisce un elevato livello di intaccato la preziosa reputazione attenzione e soddisfazione emotiva permaturata dal Pco nel corso degli ché offre la possibilità di personalizzare anni. e condividere la propria esperienza.

ORGANIZZAZIONE DI UN EVENTO Agenzia di comunicazione Agenzia Viaggi Convention Bureau Dmc Pco Tuor Operator

Alberghi 9,1% 6,0% 12,1% 6,1% 60,6% 6,1%

Centri congressuali 14,5% 12,1% 6,3% 6,3% 50,0% 10,8%

Fonte: Rapporto Oci 2006 - Il ruolo dei Pco secondo l’offerta congressuale italiana

Totale 11,5% 10,6% 7,9% 6,2% 53,2% 10,6%


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Meeting e Congressi

IL #CONGRESSO È #IPERMEDIALE L’avanzamento della “frontiera digitale” impone con sempre maggiore frequenza ai Pco di progettare nuove modalità per l’interazione e il coinvolgimento dei partecipanti a un congresso. Una strategia vincente è quella di integrare i social media nel mix degli strumenti per la comunicazione palco-platea in tempo reale: per esempio aggregando i tweet del pubblico in sala – ormai quasi tutti armati di smartphone – e trasformando un potenziale elemento di distrazione, o comunque di svago, in un valore aggiunto per l’evento stesso. Anche il lavoro dei Pco si deve inoltre adeguare di necessità allo sviluppo delle tecniche di mobile marketing condotto da palacongressi, convention bureau e catene alberghiere, che offrono ai partecipanti la possibilità di ricevere e consultare autonomamente tips turistici per il post-congress, o per prenotare alcuni servizi extra in hotel. Il futuro in questo campo rimane ancora da scrivere, ma non sembra lontano il giorno in cui sarà possibile accreditarsi a un evento e fare networking con partecipanti, sponsor e organizzatori con pochi click sul proprio cellulare. Sopra un’immagine dell’app dedicata all’ultimo Annual Investment Meeting, che si è tenuta al Dubai International Convention and Exhibition Qui accanto, lo skyline di Dubai, divenuto iconico almeno tanto quanto quello di Manhattan o di Londra

C’ERA UNA VOLTA L’AMERICA E c’è ancora, ma negli ultimi anni, come sappiamo bene, il centro economicofinanziario globale è slittato sempre più verso Oriente: Cina, India, Emirati Arabi e Sud-est Asiatico sono in pieno boom, alla faccia della crisi che attanaglia il UNA CHIUSURA IN SOFFERENZA mondo occidentale. Attivissime anche MA POTEVA ANDARE PEGGIO sul mercato del turismo congressuale, le destinazioni dell’Est attraggono un numero crescente di visitatori per Paese, il valore complessivo degli motivi d’affari: per i Pco italiani non è Se guardiamo allo storico 2004eventi aggregativi si sia attestato quindi infrequente ormai doversi con2009, non desta sorpresa l’andacomunque al di sopra del minifrontare con strutture ricettive e conmento altalenante, con una rapimo storico del decennio, registravention bureau di territori i cui nomi, da flessione nel numero degli to nel 2003 (94.218 eventi in totafino a pochi anni fa, potevano suggeriincontri totali tra 2008 e 2009. Il le). La tendenza evidente in quere tutt’al più un esotico luogo di villegnumero di partecipanti coinvolti gli anni è quella di ridurre il giatura. Non è d’altra parte un caso se però si dimostra nel complesso numero di incontri, coinvolgendo il grattacielo più alto del mondo oggi costante e anzi in aumento verso però all’incirca lo stesso numero sorge a Dubai, e non più negli Stati la fine del decennio; così anche Uniti, a voler simboleggiare un camle giornate totali di presenza con- di persone, aumentando se necessario le giornate totali ma biamento di panorama negli scenari gressuale. Ed è interessante conpuntando su destinazioni più internazionali, anche per quanto siderare che, malgrado l’arrivo convenienti. riguarda il Mice. della crisi economica nel nostro

I TREND DELL’ATTIVITÀ CONGRESSUALE IN ITALIA 2004-2009 2004 Incontri 109.792 Partecipanti 17.714.671 Giornate pres. congr. 30.291.972

2005 106.224 20.657.078 33.581.680

2006 102.519 19.246.088 32.182.722

2007 112.617 20.635.324 35.222.224

2008 111.139 20.872.019 34.540.048

2009 102.515 21.460.610 35.548.617

Fonte: Rapporto annuale Oci 2010

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Rivoluzione continua in medicina la società

il congressuale

Meeting e Congressi

Il mondo dei congressi medico-scientifici volta pagina con il nuovo millennio: per i Pco è tempo di mettersi di nuovo in gioco e reinventare il proprio mestiere. Arriva infatti l’Ecm, una riforma radicale della formazione di medici e paramedici rotagonista indiscusso di questo decennio, per il mondo della formazione e della comunicazione medico-scientifica, è ovviamente lui: il programma di Educazione Continua in Medicina. Amato e odiato, criticato e più o meno tollerato da tutti gli operatori, oltre che dagli stessi medici e paramedici, riformato più volte nei suoi primi anni di vita, il programma ha rivoluzionato completamente la logica sottesa all’organizzazione congressuale, introducendo il principio dell’obbligatorietà della formazione, il sistema dei crediti e la certificazione dei provider, ma ha anche dilatato i confini dell’evento con lo sviluppo degli strumenti di formazione a distanza. Nel contempo, il duello tra Stato e organi confindustriali – Farmindustria e Assobiomedica – combattuto a colpi di leggi finanziarie e sospensioni delle sponsorizzazioni, pone a più riprese il problema del finanziamento dei congressi e del loro statuto: in altre parole, chi paga?

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L’EVENTO MEDICO DELL’ANNO DUEMILA Il 2000 è stato, giova ricordarlo, l’anno del Giubileo: una ricorrenza che ha portato Roma a essere di nuovo realmente caput mundi, e ad attirare milioni di visitatori, anche al di là del turismo strettamente religioso. Anche il mondo congressuale ha colto l’occasione dell’anno santo per valorizzare la destinazione, con esiti spesso positi-

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vi anche al di là delle aspettative. Per esempio, il XVIII Congresso Internazionale della Società dei Trapianti – 5000 delegati provenienti da oltre 60 nazioni –, tenutosi nella capitale tra agosto e settembre 2000, ha potuto beneficiare della presenza di un ospite davvero fuori dal comune: papa Giovanni Paolo II. Il Pontefice è infatti intervenuto al congresso in prima persona, esprimendo oltretutto la posizione ufficiale della Chiesa in materia di etica sulla scienza dei trapianti. Una circostanza per tanti versi storica, a cui l’organizzazione del congresso – curata in quell’occasione dal gruppo Triumph – ha fornito lo spunto. L’AVVENTO DELL’ECM Il 2002 è la data cruciale, che rimane come uno spartiacque nella storia dei congressi medici: con circolare del ministero della Salute viene ufficialmente attivato – anche se la sperimentazione era già operativa – il programma di Educazione Continua in Medicina. A partire dall’1 gennaio, il programma è di fatto applicato a tutte le categorie professionali sanitarie (dipendenti, convenzionati o libero professionisti), e cioè a circa 800.000 professionisti. Ogni operatore sanitario dovrà provvedere alla sua formazione in ambito Ecm in completa autonomia, cercando di rispettare e prediligere gli obiettivi di interesse nazionale e regionale individuati dall'apposita Commissione, acquisendo un totale di 150 crediti formativi nel corso del quinquennio 2002/2006. Il programma è completamente informatizzato: le richieste di accreditamento devono essere prodotte almeno novanta giorni prima dalla data di inizio dell'evento che successivamente, se approvato, viene pubblicato sul sito ecm.sanita.it, unitamente al corrispondente punteggio in crediti. PESCE D’APRILE? Nel vero senso della parola: l’Ecm scatta dai blocchi di partenza il 1 gennaio 2002, e alla prima curva fa subito un clamoroso fuoripista. Cos’è successo? L'accordo tra i vari soggetti coinvolti nel progetto era stato siglato con estremo ritardo (neanche due settimane prima del via!) e per garantire una finestra temporale utile per l’accreditamento era stato stabilito che gli eventi medicoscientifici che rientravano nel programma avrebbero potuto essere messi in calendario solo a partire dall’1 aprile (data a caso?) in poi. Risultato: nei primi tre mesi del 2002 nessuno si muove, e il fatturato di tutti gli operatori crolla repentinamente. La mancata programmazione degli eventi formativi nel primo trimestre apre di fatto un buco nero nel conto economico del settore. E più di un Pco avrà esclamato: se il buongiorno si vede dal mattino… FORMAZIONE OBBLIGATORIA L’Ecm rivoluziona anche uno dei paradigmi cardine della formazione medica, così come generazioni di professionisti – sia medici sia Pco – l’hanno conosciuta nel corso degli anni. La partecipazione al programma Ecm è infatti inquadrata come un dovere previsto anche dal Codice deontologico, e come un obbligo di legge, confermato dalla sentenza del Tar n. 14062/2004 del 18 novembre 2004. La Formazione continua è un requisito essenziale per il corretto esercizio professionale, ossia per il mantenimento nel tempo dell’abilitazione all’esercizio professionale di ciascun operatore sanitario, secondo il modello angloamericano della Cme – continuing medical education. Il tema dell’obbligatorietà, soprattutto per i medici che esercitano la libera professione, fa discutere, ma il dibattito viene chiuso d’autorità dal ministero nel 2006, che ribadisce che “il Programma Ecm deve ritenersi obbligatorio per tutti gli operatori sanitari dipendenti, convenzionati o liberi professionisti”.

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IL PROVIDER, CHI È COSTUI? L’Ecm istituisce la figura del provider, ovvero quel soggetto, pubblico o privato, che è accreditato e abilitato a presentare e fornire eventi nell’ambito del programma di Educazione continua. Nell'ambito del sistema Ecm italiano è diventato di fatto sinonimo di “fornitore di contenuti per eventi formativi”, siano essi realizzati in aula o a distanza. Il provider deve possedere competenze nelle metodologie e nelle tecniche per la formazione degli operatori sanitari, sui contenuti scientifici oggetto delle attività formative realizzate e anche, eventualmente, sui problemi di bioetica e sugli aspetti giuridici correlati. Deve inoltre provvedere direttamente all’accreditamento degli eventi di cui è responsabile, inserendo sul sito dell’Agenas tutti dati relativi all’evento, ai docenti e ai relatori che terranno il corso. In altre parole, è la figura certificata e garante della qualità della formazione erogata. TAGLIÀTI A METÀ Ci risiamo: è l’11 aprile 2002, e il Governo vara una norma per la “razionalizzazione del sistema dei costi dei prodotti farmaceutici”. In sostanza la norma, che ai commi 3 e 4 punta esplicitamente il dito verso gli operatori congressuali, obbliga le aziende farmaceutiche a dimezzare numero di eventi e budget a essi destinati. Le spese che eccederanno i limiti stabiliti saranno puniti con una diminuzione proporzionale del prezzo dei prodotti. Una volta convertito in legge, il decreto minaccia di abbattersi come un uragano sul già travagliato mondo dei congressi medico-scientifici; il che purtroppo avviene, con blande modifiche, nel corso dei mesi successivi. Per l’ennesima volta il quadro normativo penalizza tremendamente il comparto dei convegni scientifici italiani, additato come causa prima dell’eccessivo conto che le spese per i farmaci impongono al Sistema Sanitario Nazionale. IL MEDIUM È IL CONGRESSO Spesso è l’evoluzione tecnica ad anticipare quella culturale, mentre altre volte accade il contrario. Certo, è sempre arduo determinare se sia nato prima l’uovo o la proverbiale gallina. Nel nostro caso, tuttavia, è evidente che uno sviluppo come quello dell’Ecm non avrebbe mai potuto essere realizzato – ma forse neanche pensato – in un’epoca pre-telematica, quindi anteriore alla fine degli anni Novanta. Ogni fase del programma è infatti completamente informatizzata, e del resto non sarebbe diversamente gestibile un programma che coinvolge centinaia di migliaia di soggetti su tutto il territorio nazionale, senza contare il flusso continuo di dati relativi agli accreditamenti e alla registrazione di provider, eventi e punteggi, e tutto il capitolo relativo all’e-learning e alla formazione a distanza. L’evoluzione della logica congressuale è quindi andata di pari passo con quella degli strumenti.

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LA SPADA DI DAMOCLE DELLE SPONSORIZZAZIONI Chi paga per i congressi medici? Risposta: le imprese farmaceutiche e i produttori di apparecchiature biomedicali. Ma cosa succede se queste ultime decidono di chiudere i rubinetti? Alla fine del 2006 Assobiomedica e Farmindustria comunicano di voler sospendere la loro partecipazione nonché sponsorizzazione diretta e indiretta a convegni, congressi, e ogni altro, in risposta ai contenuti della Finanziaria 2007. La decisione getta il panico tra gli operatori, anche se fortunatamente l’emergenza rientra pochi mesi dopo; ma le parti continuano a guardarsi in cagnesco, e che si tratti solo di una pace armata lo dimostra il fatto che a fine 2012 siamo punto e a capo: nuova minaccia di sospensione, sempre in reazione a provvedimenti di natura fiscale. Lo “sciopero delle industrie” mette ciclicamente allo scoperto uno dei vizi strutturali del sistema di educazione medica: è lo Stato che fa le regole e che lascia ai privati l’onere del sovvenzionamento. LA FORMAZIONE A CASA TUA Non si tratta solo di obbligatorietà, di crediti e di patentini da farsi rilasciare: l’Ecm impatta anche sul terreno più specifico dei format degli eventi aggregativi, introducendo, oltre al congresso, altre modalità per l’erogazione dei corsi di aggiornamento professionale, come la formazione sul campo, e soprattutto la formazione a distanza, indicata con la sigla Fad, che permette di coinvolgere un numero elevato di partecipanti con un considerevole contenimento dei costi. Per i provider – e per i Pco tradizionali riconvertitisi come tali –, la sfida professionale sta nel dotarsi degli strumenti adeguati per operare anche in modalità e-learning, ampliando la gamma delle proprie competenze formative. SIAMO A REGIME. ANZI NO. ANZI SÌ…. Esattamente, quando è andata a regime l’Ecm? La pianificazione originale del ministero prevedeva un quinquennio di sperimentazione (2002-2006) e una partenza a pieno regime dal 2007; tuttavia questo momento fatidico ha continuato a slittare in avanti quanto più sembrava imminente. Con l’Accordo Stato-Regioni siglato nel 2007 la fase sperimentale viene prorogata, l’Ecm viene “riordinata”, e ulteriori nuove regole e aggiornamenti vengono introdotti con gli accordi successivi, come nel novembre 2009, quando la Conferenza Stato-Regioni vara finalmente il testo “Il nuovo sistema di formazione continua in medicina”. Per chi con l’Ecm lavora ogni giorno, questi anni sono in buona parte dedicati a rincorrere il legislatore e a seguire tutte le puntate dell’aggiornamento normativo, con il conseguente aggravio burocratico.

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Incentive low-cost

La contrazione dei budget destinati all’incentive, prima e subito dopo la drammatica crisi economica iniziata nel 2008, stravolge il volto dell’incentivazione in Italia. Praticamente scompare il catalogo, mentre il viaggio finisce quasi nel dimenticatoio on l’avvento del terzo millennio tutti i problemi del decennio precedente sembrano acuirsi ed esasperarsi. L’attacco alle Twin Towers, il dilagare di episodi di terrorismo, la crisi economica generalizzata, il crollo dei mercati... hanno rincarato la dose e hanno cambiato gli assetti socio-economici a livello globale. Da un lato la poca disponibilità economica delle aziende a investire nell’incentivazione, dall’altro la paura di alcuni a muoversi in territori poco sicuri. Da un lato la diffusione del viaggio low-cost o last minute che ha portato le aziende a pensare di poter applicare le regole di queste tipologie di viaggio anche all’incentive travel, dall’altro la diffusione di aste al ribasso indette dalle aziende che pretendono di avere lo stesso standard qualitativo a prezzi irrisori. Ultima osservazione, ma non di certo meno importante, riguarda la possibilità dell’uomo del terzo millennio di viaggiare e raggiungere qualsiasi parte del mondo in piena autonomia e libertà, incoraggiato anche dalle modalità di viaggio a basso costo di cui sopra. Tutti questi motivi hanno generato una situazione di empasse e di immobilismo che ancora una volta le agenzie hanno dovuto e voluto fronteggiare con la loro solita creatività che è ormai diventato il marchio di fabbrica dell’incentive all’italiana.

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LA RISCOPERTA DEL CORTO RAGGIO Dal momento che le mete esotiche tanto in voga negli anni precedenti sono, in prima istanza, troppo costose e, per alcuni, poco sicure, la prima mossa delle agenzie è quella della riscoperta dei luoghi a loro conosciuti, ma presentati sotto una nuova luce. Un rinnovato interesse per l’Europa e soprattutto per l’Italia. Con le sue caratteristiche artistiche e naturali, i costi di raggiungimento minimi, l’eccellenza delle destinazioni e l’ospitalità italiana, il Belpaese si riscopre quale meta fascinosa e apprezzata. Il messaggio che si vuole trasmettere è di autenticità: meglio la scoperta di un mercatino in una grande città che un’esperienza costruita ad hoc. In questo modo al partecipante si dà l’occasione di intervenire in uno spaccato di vita vera che non avrebbe avuto modo di vivere altrimenti, e che percepisce come reale e da cui viene coinvolto in maniera totalizzante. Un altro aspetto interessante dal punto di vista del coinvolgimento emotivo arriva anche dalle tecnologie: con la rapida e capillare diffusione dei cellulari e di internet si è sviluppato un modello di comunicazione bi-direzionale in cui il destinatario del messaggio (incentivato) è parte attiva e interagisce con il mittente (agenzia) e l’interazione, si sa, è alla base della motivazione.

In un mondo sempre più piccolo, in cui diventa difficile emozionare soltanto con la promessa di una destinazione lontana o esotica, meglio puntare su luoghi più vicini, ma rivestiti di significato o di autenticità

LE NUOVE TENDENZE: TEAM BUILDING, GREEN, ECOSOLIDALE E CONTAMINAZIONE DEI GENERI Oltre al “riavvicinamento a casa”, ulteriori tendenza di questi ultimi anni sono l’inserimento di moduli “ludico formativi” (team building e team activity) negli eventi degli Anni 2000 e l’atteggiamento politically correct con cui si punta a scegliere destinazioni che possano rappresentare valori solidi o uno stile di vita ecosostenibile: un viaggio in Tibet, con i suoi templi e monaci, o in Norvegia, con la sua attenzione all’ambiente e all’ecologia, rappresentano di sicuro dei buoni esempi in tempi di crisi. Altra tendenza sono le convention multitasking e multitarget. Dall’inizio della crisi a oggi la parsimonia da virtù è diventata necessità e, per cercare di sopravvivere in una situazione economica e finanziaria così difficile, le aziende propendono ad ottimizzare le spese. Ecco allora che gli incentive puri vengono contaminati con gli eventi e danno luogo a manifestazioni che mettono insieme fasi che prima avvenivano in tempi e luoghi diversi. Si tratta di vere e proprie mega-convention in cui avvengono contemporaneamente lanci di prodotto, congressi, meeting, incentive travel, indirizzati a pubblici diversi (giornalisti, dipendenti e vertici aziendali, fornitori esterni e via dicendo) che, per la prima volta, si ritrovano insieme a dover condividere uno spazio comune.

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Parola d’ordine: “eventizzazione” gli Anni 70

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Gli anni Duemila, almeno fino alla crisi iniziata nel 2008, vedono gli eventi passare definitivamente dal below al beyond the line, entrando a pieno titolo nelle strategie di comunicazione delle aziende. Sono gli anni d’oro della communication by events lle ore 20 del 10 febbraio 2006, 1,8 miliardi di persone si sintonizzarono di fronte allo schermo della televisione per assistere alla cerimonia di apertura della XX edizione dei Giochi olimpici invernali presso lo Stadio Olimpico di Torino (ex Stadio Comunale “Vittorio Pozzi”). Con questi numeri, è stato il programma televisivo più visto al mondo nel 2006 e, anche per questo, è stato premiato con due Emmy Award. L’evento, promosso dal Comitato Organizzatore Toroc ha in suo clou in una cerimonia dai grandi numeri, in tutti i sensi: per la sua produzione infatti sono state impiegate 280 persone di produzione, quattrocento di cast e 6.100 volontari. Grandi nomi sono stati coinvolti: da Sophia Loren a Isabel Allende, da Susan Sarandon a Luciano Pavarotti alla sua ultima esibizione. E la cerimonia di chiusura non è stata da meno. Ispirata al Carnevale italiano, prevedeva una sfilata di atleti mascherati. La serata è proseguita con un grande spettacolo pirotecnico e con l’esibizione di Andrea Bocelli, Elisa, Avril Lavigne e Ricky Martin. Di fatto, con questo show si è codificato un modo diverso di fare spettacolo e di comunicare per eventi, avvicinando il pubblico a linguaggi prima di allora non conosciuti, come le coreografie di massa. Basti pensare che, da allora, ogni evento di comunicazione ha una sua cerimonia di apertura e sarebbe impensabile che non fosse così.

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ESPLODONO IL GUERRILLA E L’AMBIENT MARKETING Tra le definizioni di “guerrilla marketing” spicca quella di Jay C. Levinson, che lo cataloga come una “forma di promozione pubblicitaria non convenzionale da utilizzare in casi di budget limitati o inesistenti”. Fare guerrilla marketing significa dunque “raggiungere obiettivi convenzionali, come profitti e successo, con metodi non convenzionali, investendo energia invece che denaro”. In altre parole, si tratta di utilizzare in maniera creativa strumenti e mezzi. Storicamente, negli Anni 80, le aziende con grandi budget investivano sui mezzi convenzionali: carta, televisione e radio. Ad affidarsi alla guerrilla erano le aziende più piccole con budget limitati. Con l’avvento degli Anni 2000, la comunicazione è diventata troppo pervasiva e le persone si sono assuefatte alla comunicazione tradizionale. Per questo, agenzie e aziende tornano al marketing non convenzionale. In quel momento, infatti, appariva come lo strumento giusto per emergere e farsi notare. Da quel momento in poi divenne uno strumento utilizzato anche dalle aziende con grossi budget. Celebre il caso di Chinò Sanpellegrino, che nel 2007 aveva reso fisico il suo claim “Bevi fuori dal coro” installando enormi cannucce al posto dei pali della luce, delle antenne delle automobili e dentro alcune fontane. O Granarolo che, per pubblicizzare la sua linea di latte “Più giorni” (che cioè durava più a lungo), aveva sparso per le città 16mila fedi nuziali al cui interno era scritto l’indirizzo di un sito internet dove trovare ulteriori informazioni. QUANDO LA COMUNICAZIONE AZIENDALE PARLA AL PUBBLICO: DI NUOVO IL LANCIO DELLA FIAT 500 Trecentomila persone, seimila ospiti vip e milioni di telespettatori conquistati durante lo zapping. Sono questi i numeri di un evento che, per la prima volta nella storia, è riuscito a trasformare il lancio di un prodotto in uno show mondiale. Si parla del segno profondo che ha lasciato nel settore della comunicazione la presentazione della nuova Fiat 500, avvenuto il 4 luglio 2007 a Torino, esattamente 50 anni dopo la sua creazione. Il lancio ha conseguito effetti concreti anche da un punto di vista economico: il giorno dopo lo spettacolo ci fu infatti un incredibile boom in borsa dei titoli Fiat. Merito di un nuovo e giusto mix di presentazione del prodotto, strategie di comunicazione e di linguaggio fino ad allora mai sperimentato. “Welcome 500” metteva in scena con lo sfondo del Po la storia degli ultimi 50 anni del nostro Paese. Un emozionante percorso nella memoria illuminato dai fuochi d’artificio e ritmato dalle note della musica.

Evento multitarget e multitasking, il lancio della Fiat 500 assume anche una rilevanza mediatica, amplificando l’attenzione della stampa fino a diventare in sé una forma di pubblicità non tradizionale, ma altrettanto efficace

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EVENTI B2B, SEMPRE PIÙ “EXPERIENCE” Negli anni Duemila gli eventi entrano di fatto nel XXI secolo trasformando la propria impostazione classica, fatta di organizzazione e coinvolgimento, in un momento realmente esperienziale. Communication by events ed experience marketing si fondono così in un binomio che diventa format fondante della Mice industry pre-crisi. Pietra miliare di questo processo innovativo è probabilmente, nel 2009, un’idea del Communication and Events manager di Folletto, Luca Corsi, che lancia “Folletto Experience”, in occasione della presentazione della nuova scopa elettrica del celebre brand legato indissolubilmente alla vendita porta-a-porta. La sales force della Folletto viene accompagnata attraverso un percorso scandito dai cinque sensi, all’interno di uno show in cui i venditori non rimangono semplici spettatori ma diventano protagonisti, parte attiva di quello che accadeva. L’evento esperienziale diventa poi anche “4D”, in occasione del lancio di un altro prodotto, la Pulilava, nel 2011. Qui occhialini 3D ed esperienza sensoriale dei quattro elementi hanno ulteriormente potenziato interattività e partecipazione, confermando la centralità dell’uomo e delle sue esperienze emotive nei format degli eventi del terzo millennio. L'EVOLUZIONE DEGLI EVENTI: L’IMPORTANZA DEI SOCIAL MEDIA Per veicolare un messaggio attraverso un evento è oggi indispensabile saper utilizzare correttamente le nuove tecnologie collegate a internet e, in particolare, i social media. Facebook, Twitter, PinteLE PROSPETTIVE: rest, Google+, sono i marchi principali di questo nuovo mondo di relazioni DALLA CRISI AL RILANCIO. COME? online attraverso cui deve essere pianificata la strategia di comunicazione. E ognuno di essi ha un proprio linguagLa crisi economica ha colpito gio che bisogna conoscere per essere duramente anche il settore degli efficaci. Il vantaggio dei social media eventi. Budget ridotti, impoveririguarda la loro capacità di ampliare la mento dei format e calo del risonanza di un evento. E questo su numero di iniziative sono condidue dimensioni: quella temporale e zioni a cui le agenzie si sono quella dei numeri. Attraverso i social, ormai abituate. Secondo gli ultiinfatti, si possono coinvolgere le persomi dati, il mercato degli eventi ne prima, dopo e durante l’iniziativa, nel 2012 valeva 847 milioni di strutturando contenuti ad hoc per euro: 83 milioni di meno rispetto ognuno di questi momenti. In più, graall’anno precedente e quasi la zie al fatto di essere online, possono metà rispetto al 2008. essere contattate e coinvolte molte più plice advertising. Tuttavia, il clima sta gradualpersone rispetto a quelle che hanno Le nuove sfide che il mercato mente migliorando, anche in presenziato all’evento stesso. dovrà affrontare riguardano la virtù di una maggiore stabilità maggiore flessibilità nei tempi di economica percepita. Le previprogrammazione, l’ibridazione sioni parlano di una ripresa, che dovrebbe ridare un po’ di respiro degli eventi, ossia la loro integrazione con i mezzi digial settore. L’auspicio da parte tali, l’innovazione dei fordegli operatori del settore è che mat e della trasmissione si arrivi a comprendere che gli dei contenuti, utilizzando eventi non sono un costo, ma un anche i nuovi strumenti investimento in comunicazione tecnologici. che oggi è più efficace del sem-

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ORGANIZZARE UN EVENTO AL CENTRO CONGRESSI BILLIA:

TANTI BUONI MOTIVI E UN SOLO RESORT. LA LOCATION Perfetto accordo tra innovazione e tradizione.

LA NATURA Cornice silenziosa e straordinaria.

LA CULTURA Prezioso e continuo stimolo.

LA GASTRONOMIA Retrogusto di nuove esperienze.

IL BUSINESS Al centro delle idee.

LA POSIZIONE Un esempio di comodità.

IL SERVIZIO La massima espressione dell’ospitalità valdostana.

IL PREZZO Un vero affare.

LE EMOZIONI Una nostra caratteristica.


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La location è green Nuovi stili di vita, nuove opportunità, nuove tendenze, nuove tecnologie... il nuovo secolo porta leggerezza ma anche più consapevolezza. E soprattutto una coscienza ambientalista che diventa anche un trend commerciale

l Novecento si chiude tra un generale ottimismo, sotto molti aspetti, e l’attesa per il nuovo millennio è come sempre vissuto con speranza e trepidazione. Purtroppo un avvenimento così drammatico come l’attentato alle Torri Gemelle del 2001, getterà un’ombra che condizionerà la situazione politica di molti Paesi del mondo, Italia compresa. La crisi economica che seguirà non faciliterà l'uscita da questo momento di incertezza ma è proprio in questo contesto che nasceranno nuove sensibilità e attenzioni, che si traducono spesso in nuovi stili di vita. Si afferma l'idea di una vita a impatto zero, che consenta contemporaneamente di ridurre al minimo gli sprechi e rispettare l’ambiente che ci ospita. Un nuovo stile di vita, più naturale ed etico, che ci ha fatto riscoprire le cose essenziali come la buona cucina e il buon vino ma che ha anche diffuso una maggiore consapevolezza rispetto ai temi dell'architettura, del costruire e del vivere in un ambiente sano e confortevole. Anche il mondo dei congressi è stato interessato da questi trend e nonostante le già sottolineate difficoltà economiche e organizzative che affliggono anche il nostro Paese, alcune location hanno preso forma e altre, molto attese, sono in via di completamento.

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la storia

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i protagonisti

gli Anni 70 la società

gli Anni 80

gli Anni 90

il congressuale

gli Anni 2000

Meeting e Congressi

GREEN MEETING: SOSTENIBILITÀ A 360 GRADI I Duemila saranno ricordati sicuramente per la diffusione, in ogni aspetto della vita, dello “spirito bio”, dell’attenzione all’ambiente e alle sue risorse, della consapevolezza della necessità di ridurre i consumi e di vivere più in armonia con la natura e con il pianeta. Una tendenza definita “green” che coinvolge le nostre abitudini quotidiane, ma anche gli aspetti più tecnici che interessano edilizia, architettura e design: dai materiali ai sistemi costruttivi, dagli impianti alle fonti energetiche alternative, dalle tecnologie alle finiture arrivando al design e all’arredo. Una vera e propria onda verde che coinvolge anche le strutture ricettive che spesso propongono un’offerta declinata attorno ai temi della salute, del mangiare sano, dello stare a contatto con la natura. Nasce un nuovo modo di fare turismo, un turismo più consapevole che privilegia strutture green che sappiano essere funzionali e ospitali ma al tempo stesso capaci di limitare il proprio impatto sull’ambiente e sul territorio. VINO&CIBO, UN CONNUBIO DI SUCCESSO Valorizzare le risorse della terra diventa una strategia vincente per coinvolgere nuovi clienti sui temi forti della nostra penisola, sulle infinite risorse alimentari, sulla bellezza del nostro paesaggio e dei suoi mille usi, costumi e tradizioni. Parliamo di turismo enogastronomico, una formula che mette vino e cibo al primo posto e che si propone di riportare l’uomo a contatto con le sue radici, di avvicinarlo a ciò che è più essenziale, di rieducarlo al ciclo delle stagioni. Nuovi trend che hanno bisogno di strutture dedicate per esprimersi al meglio, di spazi rurali ma accoglienti, di complessi immersi nel verde della campagna per rendere più solido il legame con l’ambiente circostante. Inizia il boom di agriturismi inizialmente, di cantine vinicole poi, strutture nelle quali si produce e si lavora ma dove trovano posto anche stanze per gli ospiti, per chi vuole vivere un’esperienza lontano dalla città, dal rumore, dal ritmo frenetico della vita quotidiana. Strutture che, spesso firmate da architetti di fama internazionale, diventano sede di incontri di lavoro, entrando a far parte ben presto di valide e interessanti location per il turismo d'affari. E LE HALL SI APRONO… Le hall degli alberghi si trasformano per ospitare al loro interno funzioni “altre” rispetto a quelle tradizionalmente contemplate e, negli ultimi anni, si propongono sempre più come spazi polivalenti aperti alla città. Naturalmente questa nuova concezione delle hall-lobby ha determinato un ripensamento totale dell’intera organizzazione planimetrica dell’hotel, non solo per il tipo di servizi offerti, ma anche e soprattutto per le caratteristiche spaziali di percorsi, collegamenti, disimpegni e degli elementi d’arredo. La forte connotazione “intrattenitiva” che hanno assunto questi spazi ha consentito di attrarre una clientela molto diversa e variegata, in rapporto a eventi specifici organizzati periodicamente (mostre, presentazioni/lancio di prodotti …), ma anche a momenti specifici della quotidianità urbana, dall’aperitivo alla cena. Gli atri bui e “chiusi” di esclusiva pertinenza dell’albergo lasciano il posto a spazi aperti sulla città, ambienti visibili dalla strada, dai quali è possibile “guardare altrove” e che invogliano passanti e turisti a scoprire cosa “accade dentro”.

Un’immagine di Jazz&Wine in Montalcino, manifestazione musicale italiana che si svolge nella cornice del Castello Banfi, nota azienda vinicola di Montalcino aperta anche al mercato congressuale Sotto, Un esempio di spazio polivalente particolarmente originale è offerto dall’Hotel Giò Wine e Jazz Area, un'unica struttura divisa in due aree a tema, la Wine e la Jazz Area, collegate da una galleria musicale con una caratteristica cantina business

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Il Grand Spa Club del Rome Cavalieri, 2.500 metri quadrati di puro benessere, più un parco privato di sei ettari in stile mediterraneo

gli Anni 90

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Meeting e Congressi

NUOVI SPAZI PROFESSIONALI APERTI Hotel e alberghi implementano sempre più la propria offerta innalzando continuamente il livello delle strutture e degli spazi accessori per accogliere un turismo d’elite che esige qualità in tutto quello che contribuisce a vivere un’esperienza unica e indimenticabile. Le piscine e le piccole spa degli hotel, per esempio, già sorte negli anni precedenti, si trasformano adesso in veri e propri Wellness center professionali aperti non solo ai clienti dell’hotel, spazi nei quali poter ricevere trattamenti estetici alternativi e innovativi nei quali poter essere seguiti da un personale preparato e competente. Un’evoluzione che si può riscontrare anche nei ristoranti degli hotel, che si trasformano da elementi di servizio per i soli ospiti a luoghi aperti a tutti, anche a chi non alloggia in albergo. Ciò consente di rendere questi ambienti vitali e utilizzabili in ogni ora della giornata, di attrarre nuovi clienti che potranno poi diventarlo anche per l’hotel, di strutturare questi spazi in modo da essere facilmente fruibili dall’esterno, senza ledere la privacy degli ospiti privilegiati dell’albergo.

ALLESTIMENTI PER IL NUOVO MILLENNIO Versatilità, contaminazioni, rimandi a immagini e luoghi lontani: il design del nuovo millennio si fa sempre più globale, con numerose influenze da parte di protagonisti di paesi emergenti come Brasile, Nord Africa o Cina. Le aziende di casa cercano faticosamente di mantenere il ruolo di leader del settore che detengono sin dagli Anni 60, attraverso ricerca sui materiali, innovazione tecnologica e qualità dei dettagli. Nel mondo del contract, numerose aziende si affacciano alla ribalta internazionale, proponendo un Made in Italy che si possa tradurre in soluzioni funzionali, polivalenti ed esteticamente belle. Quando si incontrano grandi aziende che hanno fatto la storia dell’arredo del nostro Paese e progettisti dalla creatività e capacità progettuale riconosciuta nascono

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spesso storie interessanti. È il caso di Poltrona Frau, famosa in tutto il mondo per i suoi imbottiti e per la straordinaria capacità nella lavorazione della pelle e l’archistar Zaha Hadid (autore anche del Maxxi di Roma) che hanno dato vita ad Array (in inglese,

matrice) una famiglia di sedute per congressi che rivoluziona il mondo delle sedute per la collettività, proponendo un’immagine dinamica e compatta che muta costantemente a secondo del punto di vista dell’osservatore. Foto: sedia Array di Poltrona Frau


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MUSIC BAR E HAPPY HOUR: APERITIVO PER LA CITTÀ E la valorizzazione dell’albergo e del ristorante passa necessariamente attraverso la trasformazione del classico business bar in music bar. Una delle tendenze inaugurate dagli anni 2000 tanto che può essere proprio questa trasformazione a diventare la leva per il rilancio di una struttura in declino, a testimonianza di questo sono le nuove realizzazioni nelle quali ai bar è sempre dedicata particolare attenzione. Per rimanere nell’ambito italiano, il primo esempio di questo tipo è sicuramente quello dell’Hotel Diana Sheraton di Milano, che ha proposto nel 2000 music bar in Hotel con happy hour e Garden Lounge, uno spazio accogliente immerso in un’atmosfera di luci soffuse e candele. Un altro esempio, sempre a Milano, è l’Atahotel Executive, un quattro stelle Anni 70 che ha trasformato un piazzale sul retro in un locale di new entertainment, l’Executive Lounge, ricavato con coperture temporanee e arredato con mobili etnici o il The Park Bar all’interno del Park Hyatt, progettato da Ed Tuttle, autore anche dell’Hyatt Paris Vendome.

Happy hour in giardino allo Sheraton Diana Majestic di Milano. Sotto, una scenografia mozzafianto per una cena di gala: dinner in the sky

LUCE E TECNOLOGIA Nel nuovo millennio la luce assume un ruolo fondamentale nella definizione generale di uno spazio. L’evoluzione tecnologica nel settore si è trasformata in questi anni in una vera rivoluzione epocale, soprattutto per quanto riguarda le nuove sorgenti, ma non solo, grazie ai più recenti studi sulla percezione di forme e colori e sulle conseguenti possibilità applicative della fonte luminosa. In particolare, la straordinaria diffusione della tecnologia Led e più in generale la miniaturizzazione delle sorgenti, hanno consentito di sviluppare infinite soluzioni specifiche per qualsiasi tipologia di spazio. All’interno di aule conferenza, per esempio, è oggi possibile creare facilmente scenari diversi pensati appositamente per le differenti situazioni e per potenziali utilizzi futuri. È infatti possibile illuminare solo parte dello spazio, generare una luce diffusa sulla platea, concentrare un’illuminazione puntuale e precisa sul palco e molto altro ancora: la luce permette di mettere relatori e pubblico nelle migliori condizioni per assistere a qualsiasi evento. INCONTRIAMOCI A 50 METRI D'ALTEZZA Per chi lavora nel settore del turismo o dell'accoglienza più in generale è fondamentale, ma non sempre semplice, trovare continuamente idee e proposte nuove e originali. Spesso però, per raggiungere questo obbiettivo, non ci si pone nessun tipo di limite, arrivando a pensare, organizzare e concretizzare eventi così originali da sembrare quasi impossibili. Un esempio? Cenare sospesi a 50 metri di altezza imbragati ad un sedile attaccato ad una gru, con i piedi a penzoloni. È ciò che offre il dinner in the sky, un format ormai popolare in tutto il mondo, Italia compresa, per cene, aperitivi, brunch, happy hour, meeting e feste rigorosamente “sospesi nel vuoto”. Come funziona? Una gru di 120 tonnellate solleva una tavola attorno alla quale si accomodano i commensali (di solito una ventina), tutti dotati di cinture di sicurezza. Esistono ovviamente anche versioni più articolate che prevede, oltre a chef e camerieri, anche dj o un piccolo complesso musicale. Assolutamente vietato a chi soffre di vertigini (chissà perché?).

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FINALMENTE A MILANO… Con un notevole ritardo rispetto le richieste che da tempo si facevano sempre più insistenti, Milano si dota di un suo Centro congressi. Inaugurato nel 2011 il MiCo, che sta per Milano Congressi, è una delle strutture più grandi d’Europa sorta come ampliamento dell’originale Milano Convention Center realizzato orami più di dieci anni fa. La nuova “cometa”, così è stato ribattezzato l’impianto in onore dell’inedito rivestimento che scende dalla sommità per connettersi nella piazza antistante, è stata progettata da Mario Bellini, architetto di fama internazionale grazie ad interventi in tutto il mondo tra cui il recente ampliamento del Louvre. Oggi il MiCo può ospitare fino a 18.000 posti a sedere, distribuiti nelle 70 sale (tra cui due sale plenarie e un auditorium), tutte dotate di sala regia fissa e di qualsiasi dotazione tecnologica necessaria. Un nuova presenza indispensabile in previsione di Expo 2015, un importante polo e punto di riferimento per congressi internazionali, un tassello fondamentale all’interno del progetto di riqualificazione dell’area dell’Ex Fiera di Milano.

L’ERA DELLE ARCHISTAR

APPUNTAMENTO AD EXPO 2015: ANCORA UN'OCCASIONE MANCATA? A 25 anni dai Mondiali di Calcio, l’Italia più in generale e Milano in particolare, avranno una nuova e grande occaL’accresciuta importanza delle sione: l’Expo 2015 dovrebbe portare strutture per congressi, unita nella metropoli turisti e visitatori da alla loro notevole complessità, tutto il mondo e dare al capoluogo sono testimoniate dalla parata di lombardo una visibilità internazionale “archistar” chiamate a progettarche aspettava da anni. Il condizionale li. La sempre maggiore versatiliè d’obbligo perché, come sempre tà di questi spazi, la forte conaccade nel nostro Paese, ritardi e nessione con il tessuto urbano, carenze organizzative unite a burola valenza simbolica che possocrazia e cattiva gestione degli appalti no rivestire, si traducono in stanno gettando ombre pericolose punto di riferimento assoluto per opere tanto importanti quanto sulla manifestazione. Non sappiamo il territorio italiano. Ben più spesso osteggiate, tanto indiancora se verranno completate tutte spensabili quanto difficili da por- complessa e travagliata, la storia le strutture previste, se il progetto del Nuovo Centro Congressi di tare a termine. Nel 2011, lo articolato ed interessante previsto dal Roma, la famosa “Nuvola”, proStudio GMP di Amburgo ha pormasterplan vedrà la luce in tempo per tato a termine il Palacongressi di gettata dallo Studio Fuksas, giugno 2015, ma una cosa è certa: autore anche della Nuova Fiera Rimini, prima dell’inaugurazionuovi alberghi ed hotel stanno già di Milano a Rho-Pero. ne del MiCo di Milano la più spuntando come funghi nelle aree Una storia di burocrazia e iter grande struttura congressuale adiacenti alla zona dell’Expo, a nordinfiniti, di mostruosi buchi ecoitaliana. Un impianto all’avanovest di Milano. Il mondo dell’ospitalinomici e di ritardi guardia, per flessibilità d’utiliztà si sta attrezzando per non farsi trocostruttivi…una storia italiana, zo, modularità degli spazi e vare impreparato, il resto lo dovrà fare l’ennesima con un lontano inizio capienza elevata (9.000 posti il sistema Paese, attuando politiche e (1998) e non ancora una fine… complessivi) che costituisce un strategie per incentivare l’arrivo di visitatori, migliorando trasporti, servizi pubblici, infrastrutture ma non solo…un’occasione unica da sfruttare per il nostro turismo, per la nostra città e per il nostro Paese. Speriamo! Sopra il nuovo Palacongressi è firmato dall’architetto Volkwin Marg dello Studio GMP di Amburgo, già autore del progetto del nuovo Quartiere Fieristico di Rimini e annoverato tra le 15 maggiori firme dell’architettura contemporanea a livello mondiale

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Il decennio veloce

Da Julius Verne in poi, gli Anni 2000 sono sempre stati immaginati come l’epoca delle auto volanti e delle vacanze su Marte. E sebbene non si sia arrivati a tanto, il Terzo Millennio ha visto realizzate tecnologie “fantascientifiche” . Anche per i meeting l decennio del progresso tecnologico per antonomasia, è virtualmente iniziato con un evento spartiacque: quell’11 settembre 2001 che ha subito posto una grande minaccia all’industria degli eventi, inibita dalle cancellazioni aeree nelle settimane successive all’attacco terroristico di New York. Se da un lato la velocità – permessa in primis dalla diffusione della banda larga internet (dal 2000 al 2006 negli Usa le connessioni rapide sono passate da 6,8 a 82,5 milioni) – ci permette di gestire e pianificare un evento senza le complicate procedure che erano necessarie in passato (per esempio per verificare la disponibilità di una location o di un albergo) dall’altra pone ai professionisti degli eventi una nuova sfida: gli strumenti del lavoro in mobilità sono disponibili a tutti e dunque le informazioni vanno interpretate e valutate prima della concorrenza. È necessario, insomma, essere ancora più rapidi. La progettazione di un evento richiede però capitale umano e competenze specifiche, non del tutto sopperite dalla grande disponibilità di informazioni del World Wide Web: l’automazione e l’information overload non sostituiscono la capacità di valutazione e l’esperienza umana.

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LE VIDEOCONFERENZE La completezza dell’interazione, di cui parlavamo analizzando l’evoluzione della meeting industry negli Anni 90, viene raggiunta con l’evoluzione tecnica della videoconferenza, servizio già disponibile – anche se con molti più limiti, attraverso le connessioni internet Isdn (integrated service digital network) che si erano diffuse a partire dal 1995. La videoconferenza (punto-punto e multipunto) viene utilizzata in modo interattivo, convertendo i segnali analogici in segnali digitali trasmessi via modem; uno strumento particolarmente apprezzato, per esempio, in campo medico perché diveniva possibile collegare la sala operatoria con più sale congressuali sul territorio nazionale, oltre al risparmio di tempi e costi rispetto all’evento tradizionale. Proprio dal 2000 i fornitori di servizi hi-tech si organizzeranno per realizzare software congressuali in grado di gestire le relazioni tenute in più sale. La fine del decennio ci proietta invece ai giorni nostri, con l’avvento della webconference, piattaforma di videocomunicazione via internet che consente oltre all’interazione audio-video con qualità più elevata anche la condivisione di materiale multimediale.

Negli anni Duemila, videoconferenza e interattività raggiungono lo stato dell’arte. Sopra, l’interfaccia di un corso interattivo con sistema di videoconferenza multipunto con dieci sedi, integrata nella piattaforma di formazione a distanza per i medici

NASCE LO SMARTPHONE Sono gli anni del boom delle applicazioni e dei dispositivi mobili, in cui le aziende di tecnologia per gli eventi si organizzano per iniziare lo sviluppo di app, dedicate soprattutto alla piattaforma iOs di Apple, in seguito all’enorme successo commerciale dell’iPhone, che era stato lanciato da Steve Jobs nel 2007 (vendendo oltre un milione di esemplari nei primi tre mesi). Lo sviluppo di applicazioni mobili comporta l’importante beneficio di ridurre la produzione di carta con vantaggi per l’ambiente, anche nell’ottica sempre più frequente di ridurre le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera. GAMIFICATION L’utilizzo di attività ludiche per migliorare la formazione si esprime con la parola “gamification” (rendere gioco, ludicizzare) che dal 2010 circa è diventata uno dei concetti di moda nel nuovo modo di concepire il marketing e gli eventi interattivi. Il gioco, con i suoi premi, livelli, punti e l’orientamento naturale al problem solving, serve principalmente a coinvolgere le persone, tenendo alta la soglia dell’attenzione e dell’interesse o per sensibilizzare su un tema specifico, migliorando la capacità di interazione dei soggetti coinvolti. Ma non solo: queste situazioni servono a chi le progetta per raccogliere informazioni preziose sui comportamenti dei partecipanti, per esempio spingendoli a esprimere determinate opinioni. In definitiva, la sfera personale (ludica) dell’utente incontra quella dei brand (fidelizzazione) in modo più coinvolgente. La tecnologia è un punto centrale, perché ha reso molto più numerosi gli esempi di questo fenomeno (tramite le dinamiche delle registrazioni online, dei servizi premium e della loyalty). I primi usi congressuali della ludicizzazione si sono avuti negli ultimi due anni; nel 2012, per esempio, l’azienda farmaceutica Boehringer Ingelheim ha coin-

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Kevin McCoy

volto i partecipanti all’evento per il lancio di un nuovo prodotto attraverso un’applicazione di gioco che aveva anche dei risvolti formativi. L’azienda ha inoltre sviluppato un Facebook game, Syrum, per promuovere a tutti le attività scientifiche che si svolgono tutti i giorni in un laboratorio. I giochi hanno anche l’importante vantaggio di offrire alle persone coinvolte obiettivi chiari e comprensibili, diversificando e organizzando le esperienze e stimolando il senso di autonomia: al contrario di quanto spesso accade in un normale ufficio, quando le persone non hanno ben presente l’obiettivo delle attività che stanno svolgendo e mantengono atteggiamenti passivi.

Sopra, un esempio di video mapping a St. Louis (Missouri), sulla facciata del Jefferson National Expansion Memorial

IL VIDEO MAPPING Le tecnologie stanno aiutando molto i Pco per quanto riguarda la parte logistica e organizzativa, ma offrono un valido supporto anche quando si tratta di “spettacolarizzare”gli eventi, una modalità di presentazione sempre più richiesta dai clienti. Ne è un esempio il video mapping, la tecnologia che permette di proiettare un video con effetto 3D, su superfici di qualsiasi forma e dimensione, in genere in location suggestive come le città d’arte con i loro palazzi storici. Sia che si tratti di una grafica elaborata o di un semplice lettering, si possono trasmettere emozioni da legare a un brand, per esempio in occasione di convention o lanci di prodotto. Anche nei congressi è possibile oggi usufruire di nuove modalità di proiezione che consentono ai partecipanti di seguire più contributi su uno stesso schermo: il relatore, la relazione, i grafici, le votazioni online, i tweet in tempo reale e tutte le altre notizie che l’organizzazione vuole mettere in risalto, con la possibilità (tramite una regia ad hoc) di cambiare i contenuti e le dimensioni a video dei contributi durante l’evento STREAMING E CLIP AZIENDALI L’e-learning e gli eventi virtuali sono le due grandi aree d’uso delle piattaforme online per lo streaming aziendale e formativo. Nell’ottica della formazione continua (lifelong learning) e della trasmissione a distanza di meeting e congressi, questi servizi sono sorti sempre più numerosi, grazie alla stabilità audio e video permessa dai collegamenti internet a banda larga. Nel caso della formazione online, le trasmissioni web possono diventare anche una consistente fonte di reddito. DIECI ANNI DI TOOL PER GLI EVENTI Il 2000 è un anno molto importante per la digitalizzazione della meeting industry, perché si svolge la prima fiera “virtuale” della storia (ExpoExchange) e in quei mesi vedono la luce sia il primo tool per la prenotazione online di spazi per gli eventi (GetThere) che la prima applicazione mobile di networking in grado di visualizzare i profili delle persone presenti in un raggio di 10 metri (SpotMe). L’anno successivo, l’attentato alle Torri Gemelle darà l’impulso allo sviluppo di strumenti per le video conferenze a distanza; nasce anche il primo software interamente web based per gestire le Rfp (request for proposal). Nel 2002 nascono persino degli antesignani di Facebook per la meeting industry, il primo dei quali fu Rio del Columbia Resource Group. Sono gli anni anche dell’Rfid, la tecnologia (inizialmente di Intellibadge) che aiuterà a trac-

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ciare i movimenti dei partecipanti negli spazi dell’evento. Gli anni 2004, 2005 e 2006 vedono il lancio nel web di tre social network fondamentali, rispettivamente Facebook, YouTube e Twitter. La rivoluzione nel 2007 si chiama iPhone (ma parte anche Google Docs con la sua suite di produttività gratuita, oggi GDrive, fondamentale alternativa a soluzioni più complesse). Il 2010, vero anno di esplosione del mondo mobile (le app disponibili raggiungeranno il milione nel 2011) è l’anno di nascita dell’iPad. Ma i dati indicano anche le potenzialità inespresse nel settore: secondo TheFutureWatch, nel 2011 già otto professionisti degli eventi su dieci avevano uno smartphone in tasca, meno di un decimo però l’aveva usato attivamente durante un evento di lavoro. INTERATTIVITÀ EVOLUTA In parallelo agli altri dispositivi, si evolve anche l’hardware per l’interazione delle platee dei partecipanti a congressi e convention, tipicamente costituito da telecomandi per il televoto in tempo reale. I più recenti integrano anche il testo della domanda rivolta all’audience, nonché la possibilità di rivolgere attraverso questo stesso strumento una domanda al tavolo dei relatori: si decreta così la fine dei “pizzini” che giravano per le sale, pazientemente portati dalle hostess, nonché la consacrazione dello scambio sempre più frequente tra i due attori della comunicazione: relatori e delegati. L’uso dei social network, ormai diffusissimo nella vita personale, non si è ancora molto sviluppato in questi contesti probabilmente a causa dei diversi livelli di alfabetizzazione informatica ipotizzabili in una platea di centinaia di persone. Il futuro - e in parte già il presente – è comunque già segnato dalle app che portano direttamente nello smartphone o tablet del partecipante tutte le informazioni utili sul programma e funzioni di networking, ma sono necessari fornitori hi-tech evoluti per gestire reti wi-fi efficienti in grado di far comunicare migliaia di persone con una potenza di segnale sufficiente. MICROFONI WIRELESS Nell’ultimo decennio il perfezionamento della tecnologia wireless nella microfonia ha eliminato l’ingombro dei cavi (particolarmente delicato in occasione di grandi eventi o summit internazionali) e portato allo stato dell’arte le prestazioni di alta qualità dei sistemi di discussione per le conferenze. Vengono risolti i problemi di interferenze che portavano a udire fastidiosi fischi in diverse situazioni durante l’installazione degli impianti, per esempio per la presenza dei diffusori audio nella sala congressuale. Inoltre, il wireless ha l’importante caratteristica di non essere intercettabile perché cambia frequenza a intervalli predefiniti di alcuni millisecondi.

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Lobbying: adesso si fa sul serio

Negli anni Duemila nasce Federcongressi, federazione di tutte le associazioni di operatori della meeting industry. È con il Terzo Millennio, infatti, che il network dei player del settore comincia seriamente a intavolare un dialogo con le istituzioni li anni Duemila vedono la meeting industry prendere finalmente coscienza di sé, del suo essere un’industria a tutti gli effetti, utile allo sviluppo economico del Paese, e non un segmento del comparto turistico di marginale valore. È così che si fanno più intense le azioni di lobbying (quella “pulita, all’americana; quella, per capirsi, di recente esaminata da Pier Giorgio Cozzi nel suo “Professione lobbista. Portatori d’interesse o faccendieri?”, edito da Lupetti) . Come il 27 gennaio 2001, una data storica: le associazioni del settore congressuale e incentive – oltre 200 gli operatori presenti – sottoscrissero e sottoposero ad Amedeo Ottaviani e Piergiorgio Togni (rispettivamente presidente e direttore generale dell’Enit) e a Stefano Landi, direttore generale per il Turismo presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, un documento di richiesta di intervento a favore della meeting industry italiana, ormai riconosciuto come il segmento più dinamico del turismo ma con un’incidenza di eventi provenienti dall’estero (i più ricchi) troppo mode-

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sta. Urgeva un intervento, e il documento sottoscritto tracciava appunto un insieme di iniziative coordinate e integrate per stabilire un “ponte” promozionale coi mercati esteri. In risposta, lo Stato promise un miliardo e duecento milioni all’anno, così ripartiti: un miliardo all’anno per tre anni a carico dell’Enit, e duecento milioni a carico del ministero dell’Industria. A intuire la strategia corretta, a dare credibilità alla proposta e a garantire un punto di raccordo tra i vari attori del settore fu la determinazione e la capacità di Gabriella Ghigi, direttore del neonato Convention bureau di Torino, che, col presidente Elda Tessore, credette sino in fondo nell’iniziativa e fornì ospitalità all’incontro. Fu quello l’inizio di una lunga storia che ancor oggi continua, sotto diversa denominazione, come vedremo nei prossimi paragrafi. DA ICIC A FEDERCONGRESSI Nel 2002, da semplice accordo d’intenti tra le associazioni rappresentative del comparto, il Patto per l’Italia dei Congressi divenne un organismo compatto e integrato, un’interassociazione (il primo esperimento del genere nella nostra industria): si chiamava Icic, Italian Conference & Incentive Council. La presiedeva Franco Orio. Alla sua fondazione erano presenti cinque dei sette presidenti che a Torino, l’anno prima, avevano sottoscritto il Patto. Icic aveva obiettivi ambiziosi: s’imponeva di cambiare sostanzialmente i rapporti con Enit e di diventare interlocutore professionale unico per il mercato estero, vera priorità strategica. Tuttavia, nei mesi successivi al suo avvio, si sentì il bisogno di un ulteriore upgrade nella rappresentanza di comparto, e, in uno storico ritiro coordinato e organizzato in Liguria, a Savignone, da Rodolfo Musco a maggio 2003, si poggiarono le basi strategiche di una vera e propria federazione di associazioni, dotata di personalità giuridica. Il nome? Federcongressi. LA PRIMA DI IMEX L’idea di Imex scaturisce all’inizio del 2002 dalle menti creative del fondatore ed ex chairman di Eibtm Ray Bloom e da Paul Flackett, entrambi ancor oggi al timone della fiera. L’idea era di portare il marketplace della meeting industry europea in uno dei “place to be” per eccellenza dell’industria e della finanza mondiali: Francoforte. La scommessa riuscì: la fiera debuttò alla Halle 3 della Frankfurt Messe dall’8 al 10 aprile del 2003 con grande attenzione mediatica – non solo di settore – e numeri da primato: oltre 10mila metri quadri di superficie espositiva, più 2mila espositori da 100 Paesi, 2500 hosted buyer, 20mila appuntamenti prefissati e 3mila decision maker tedeschi sortiti dalla partnership col German Convention Bureau. Numerose le iniziative collaterali, tra cui l’Association Day, organizzato, in quella prima edizione, da Icca, Aipc, Iacvb, Iapco. Una curiosità: nell’intento di fare di Imex una “listening trade exhibition”, aperta ai suggerimenti di tutti gli operatori del mondo, i due fondatori pubblicarono on line i loro numeri di cellulare, esortando chiunque a chiamarli per proposte, pareri, consulenze. Imex oggi si tiene anche a Las Vegas, ogni anno a ottobre, col nome di Imex America.

Nel 2002, il Patto per l’Italia dei Congressi diventa un organismo più complesso che prende il nome di Icic, Italian Conference & Incentive Council. L’anno dopo, in uno storico ritiro in Liguria, a Savignone (foto sopra), si poggiarono le basi strategiche per la nascita di Federcongressi

I PRIMI PASSI DI FEDERCONGRESSI Il 27 ottobre 2004 venne costituita a Bologna Federcongressi, federazione delle associazioni della meeting e incentive industry operanti in Italia. All’atto di nascita la componevano le seguenti associazioni: Italcongressi, Pco Italia, Meet in Italy, Mpi Italia Chapter e Site Italy. A esse si aggiunsero nel 2007 Apicef (che nel 2004 ancora non esisteva) e nel 2008 Aimp. Federcongressi era (e tuttora è, benché in forma molto diversa) l’ambasciatrice della meeting e incentive industry italiana presso le istituzioni, e oltre a questo compito di rappresentanza s’imponeva (come s’impone) di studiare forme di promozione dell’Italia congressuale all’estero, favorire una nuova normativa di settore, sostenere la qualificazione delle risor-

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Il 27 ottobre 2004 nasce ufficialmente Federcongressi, federazione delle associazioni della meeting e incentive industry operanti in Italia. All’atto di nascita la componevano le seguenti associazioni: Italcongressi, Pco Italia, Meet in Italy, Mpi Italia Chapter e Site Italy (nella foto, i presidenti delle varie associazioni firmano l’atto costitutivo)

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se professionali e patrocinare studi e analisi di comparto. La federazione iniziò subito a confrontarsi con i responsabili nazionali del Turismo (a livello di dipartimento prima e di ministero poi) e dell’Enit su varie questioni cruciali, in primis la promozione verso l’estero del Mice italiano. A partire dal 2008, ogni anno tiene una convention nazionale che si è imposta come appuntamento per antonomasia della nostra industria congressuale. ITALIA FOR EVENTS Italia for Events era un progetto interregionale finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, Dipartimento per lo Sviluppo e la Competitività del Turismo e dalle Regioni. Fu un virtuoso esperimento di network per la promozione del congressuale italiano e testimoniò il primo diretto intervento delle istituzioni nella nostra industria. Nato nel 2005 con dieci Regioni e Province autonome (che poi giunsero a essere 17), svolse un’azione efficiente e negli anni andò accumulando conoscenza ed esperienza in vari settori: promozione e commercializzazione, partecipazioni fieristiche, forme aggregate di offerta, incentivazione della qualità. Su questo ultimo aspetto arrivò addirittura a essere un benchmark: il documento di progetto sui requisiti di qualità dell’offerta congressuale italiana è ancor oggi considerato la base di riferimento per la selezione della nostra offerta verso l’estero. Oltre alle regioni, tramite la firma del “Protocollo di relazione per la promozione coordinata dell’offerta congressuale italiana” coinvolse Enit e Federcongressi. Con un’immagine e un marchio comune, per la prima volta Italia for Events portò alle fiere internazionali l’offerta italiana di settore in veste ufficiale e unitaria, cedendo poi il testimone a Enit nel 2009. CON APICEF LE FIERE ENTRANO NEL GIOCO Il 16 dicembre 2005 si costituì a Roma Apicef, associazione che nella sua breve vita – si sciolse pochi anni dopo, al passaggio di Federcongressi al primo livello – rappresentò per la prima volta anche i professionisti italiani e imprese di organizzazione di fiere, non solo di congressi ed eventi. La sua attività istituzionale, al pari di quella associativa, si tradusse in azioni tese a promuovere e favorire collaborazioni con enti fieristici nazionali ed esteri, con gli organizzatori di manifestazioni, con le associazioni della filiera congressuale, con le autorità competenti in materia e con i media per un’analisi del comparto economico di afferenza e per uno sviluppo strategico di nuove attività e opportunità organizzative. Presidente era Mariella Glorioso, Vicepresidenti Lorena Bossolesi e Giovanni Mirulla.

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LA NASCITA DELLA CONSULTA DEGLI EVENTI Tra il 2004 e il 2007 il comparto degli eventi ha vissuto una sorta di “Età dell’Oro” che ha portato alla proliferazione di agenzie specializzate a alla triplicazione dei progetti. Per questo è sorta la necessità di regolamentare il mercato. Il 7 giugno 2007, con una delibera di AssoCom, è stata decretata la nascita della Consulta degli Eventi, con l’obiettivo di rappresentare le agenzie qualificate operanti nel settore degli eventi, promuovere l’evento come leva di marketing, fare cultura, networking e, soprattutto, regolamentare il sistema delle gare. Le prime sette agenzie che hanno aderito alla Consulta erano: Ambrosini & Associati, Durat Prina Rossi & Associati, Fonema, Input Eventi e Comunicazione, It’s Cool, K-Events, Piano B. Ora quelle iscritte sono quindici. Il primo presidente fu Stefano Coffa che, nel 2009, fu sostituito da Alessandra Lanza, attualmente in carica. Molta strada è stata fatta dal 2008. In questi anni la Consulta si è impegnata su diversi fronti: nella stesura di un format di budget sugli eventi, nella redazione di un contratto agenzia-cliente, nella definizione delle figure professionali interne alle agenzie di eventi, nella realizzazione di ricerche di mercato, attività di formazione (patrocinio di corsi e docenze), nella creazione di un network con le associazioni di categoria, le istituzioni pubbliche e le amministrazioni locali. Infine, ha promosso un tavolo aperto agenzie-clienti con l'obiettivo di fare cultura e regolamentare il sistema delle gare. Con il nuovo statuto di AssoCom, tutte le Consulte verranno sciolte, in nome di una maggiore trasversalità della comunicazione. FEDERCONGRESSI DIVENTA ASSOCIAZIONE (E CAMBIA NOME) Evento storico giovedì 11 marzo 2010, a Caserta. All’inizio della terza Convention nazionale di Federcongressi, l’Assemblea straordinaria dei delegati approvò all’unanimità lo statuto della nuova associazione di primo livello. Da quel momento Federcongressi cessò di essere federazione e iniziò essa stessa il proprio cammino di trasformazione in associazione. Entro la fine dell’anno tutte le associazioni sino ad allora federate (Aimp, Apicef, ItalcongressiPco Italia, Meet in Italy, MPI Italia Chapter e Site Italy) cessarono il loro status di socio e svolsero azione di sensibilizzazione verso i propri associati affinché confluissero nella nuova associazione. La maggior parte delle associazioni ex federate si sciolse entro il 28 febbraio 2011, giorno d’inizio della quarta Convention nazionale – e giorno in cui fu annunciata l’integrazione del termine “eventi” nel nome di Federcongressi, che divenne quindi Federcongressi&eventi, a simboleggiare la pari importanza di mercato ottenuta dagli eventi corporate (convention e incentive) rispetto ai classici congressi e conferenze. FEDEREVENTI ITALIA: LO SPORT E LO SPETTACOLO ENTRANO NEL MICE Il 2 luglio 2010 fu costituita a Milano Marittima Federeventi Italia, federazione Nazionale che associa le imprese che svolgono la propria attività nell’ambito dell’organizzazione di eventi nei settori di sport, spettacolo e cultura, in ambito fieristico ed aziendale, nella convegnistica e più in generale tutte le attività che svolgono servizi per eventi, in senso lato, dalla comunicazione alla formazione. È la prima volta che anche gli eventi di spettacolo, sport e cultura (di norma non con-

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siderati parte del Mice) ottengono una loro rappresentanza diretta nel nostro Paese. La federazione nacque nell’alveo Confcommercio dall’esperienza dell’Associazione Sport Cultura e Spettacolo, fondata anni addietro in Emilia Romagna. Presidente è Mario Baldassari, fondatore e organizzatore del Vip Master, kermesse di sport e spettacolo che si svolge ogni estate a Milano Marittima. ANCHE IN ITALIA IL GMIC 12 luglio 2010: a Roma venne fondato il Capitolo italiano del Green Meeting Industry Council (Gmic), community internazionale dedicata allo sviluppo e alla tutela delle pratiche eco-sostenibili nella meeting e incentive industry. Realtà ormai affermata negli Stati Uniti e ampiamente diffusa nel mondo, con oltre 800 soci, iniziò così a proporsi anche in Italia quale punto di riferimento per tutti i professionisti (agenzie, fornitori e utenti) impegnati a minimizzare l’impatto ambientale e sociale dei propri eventi e, più in esteso, delle proprie attività professionali. Gmic Italia fu il primo Capitolo di Gmic a sorgere al di fuori degli Stati Uniti. Presieduta da Annamaria Ruffini, l’associazione ha finora svolto alcuni seminari e due assemblee nazionali ad Assisi, nell’ambito del Salone Mondiale del Turismo Città e Siti Unesco. A margine della prima assemblea, nel novembre 2010, ricevette il Premio Turismo Responsabile Italiano dalle mani di Cristina Ambrosini, direttore responsabile della rivista specializzata «L’Agenzia di Viaggi», ideatrice e coordinatrice dell’iniziativa.

La cerimonia conclusiva della prima edizione del Premio Federeventi Italia - il Resto del Carlino. Fra i premiati anche Marco Biamonti (al centro). Qui accanto, Annamaria Ruffini (a destra) ritira il Premio Turismo Responsabile Italiano in qualità di presidente del Capitolo italiano del Green Meeting Industry Council. Sotto, Patrick Hoffnung, direttore generale del Convention Bureau Italia per tutta la durata dell’ente

CONVENTION BUREAU ATTO SECONDO Febbraio 2011: rinacque il Cb nazionale (chiamato stavolta “Convention Bureau” tout court) per volontà del ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla, ma fu subito segnato dalle polemiche. Pochi giorni dopo essere stato designato componente del primo Cda, il Presidente Federcongressi&eventi Paolo Zona espresse pubblicamente le proprie perplessità riguardo al modello organizzativo scelto per dirigerlo. Si andò avanti alcuni mesi e poi, a metà maggio 2011, lo statuto del Convention bureau fu cambiato: si ridussero da cinque a tre i membri del Consiglio d’Amministrazione e ne fu rinnovata per i due terzi la composizione. Zona e altri tre consiglieri furono estromessi. Così ricostituito, il Cb visse poco più di un anno e mezzo, sino all’inizio del 2013, sotto la presidenza di Mario Resca (presidente Federimprese) e la direzione generale di Patrick Hoffnung, guidando l’Italia congressuale a una edizione di Eibtm e a una di Imex, e poi chiuse per lasciar spazio ad altre forme di promozione.

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ANCORA LE REGIONI CON MICE IN ITALIA Nel febbraio 2012 le Regioni tornarono in pista siglando a Milano, durante la Bit, un accordo di programma per incentivare la competitività della meeting industry italiana. Lo firmarono il capo dipartimento per lo Sviluppo e la Competitività del Turismo Caterina Cittadino, per conto del ministro del Turismo Piero Gnudi, e l’assessore al Turismo e Cultura della Regione Toscana Cristina Scaletti, capofila del progetto che all’inizio raggruppava altre sette regioni: Emilia Romagna, Veneto, Puglia, Valle d’Aosta, Sicilia, Campania, Friuli Venezia Giulia e la Provincia autonoma di Trento. La valorizzazione dell’offerta di sistema, il sostegno alle azioni di commercializzazione e lo sviluppo di un turismo di qualità che aumenti l’indotto economico del terziario e destagionalizzi i flussi erano (e sono) i principali obiettivi del progetto. Il costo complessivo dell’operazione ammontava a 3.610.000 euro, di cui 3.159.000 a carico dello Stato e 451.000 a carico delle Regioni aderenti. Entro il 31 marzo 2015 “Mice in Italia” s’impegna a portare le presenze congressuali annue nel nostro Paese a 3 milioni e a incrementare gli eventi a 14mila. Intende poi formare 80 operatori e certificare 20 destinazioni e 100 imprese d’eccellenza.

Sopra, l’Assessore al Turismo della Regione Toscana, Cristina Scaletti, una delle figure protagoniste delle politiche di promozione dell’Italia congressuale di questi ultimi anni. Sotto, il 26 luglio 2013, la firma del protocollo d’intesa fra Enit, Regioni e operatori, volto a qualificare l’offerta del nostro comparto nei prossimi anni

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È L’ORA DEL TAVOLO A TRE Il 26 luglio 2013 il Presidente Federcongressi&eventi Mario Buscema, l’Assessore al Turismo della Regione Toscana (capofila dell’organismo interregionale Mice in Italia) Cristina Scaletti, il Coordinatore delle Regioni italiane in materia di Turismo (e Assessore al Turismo della Regione Abruzzo) Mauro Di Dalmazio e il presidente Enit Pier Luigi Celli firmano un protocollo d’intesa volto a qualificare l’offerta del turismo congressuale. In funzione di questo accordo, della durata di tre anni e rinnovabile, le Regioni afferenti al progetto Mice in Italia, altre Regioni rappresentate dal Coordinamento, l’Enit e Federcongressi&eventi, al fine di creare un sistema funzionale alla promozione e allo sviluppo dell’offerta congressuale italiana, si impegnano a raccordarsi e a concordare, nel quadro della rispettiva pianificazione, le modalità e gli interventi per operare in modo coordinato e sinergico. In particolare intendono ottimizzare e qualificare interventi comuni, armonizzare la promozione e la commercializzazione, presentare al meglio l’offerta congressuale di qualità, definire un programma coordinato di attività.


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Evolvere, evolvere, evolvere

La rivoluzione della web communication va a sovrapporsi a una serie di congiunture negative che culminano con la crisi finanziaria del 2008, segnando un periodo difficilissimo per l’editoria mondiale. Meeting e Congressi raccoglie la sfida cambiando pelle e strategia li anni Duemila sono, per Meeting e Congressi e per la Ediman, anni di profondi cambiamenti e di crescita, che alla fine dei conti registrano un saldo positivo, seppur al netto delle indubbie difficoltà che la congiuntura mondiale ha portato con sé dall’ottobre nero del 2008 in poi. Il primo sconvolgimento che i Duemila obbligano ad affrontare consiste, tra l’altro, in una grandissima opportunità editoriale: la rivoluzione digitale che travolge la stampa di tutto il mondo e vede protagonisti anche i magazine di settore, non necessariamente come follower dei grandi quotidiani nazionali. Anzi! E infatti, se da un lato la velocità richiesta all’informazione generalista fiacca la carta stampata a vantaggio dei siti internet – anche da un punto di vista di rac-

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colta pubblicitaria –, dall’altro la necessità di analisi, approfondimenti e inchieste “how to” dei lettori b2b dà vita – almeno in casa Ediman – a un complesso sistema di reciproco completamento fra strumenti cartacei e digitali. Un sistema che a conti fatti risulta vincente. Meeting e Congressi evolve quindi verso più direzioni: contenuti rinnovati su tutti i media, un maggior numero di prodotti editoriali specifici per i diversi bisogni del mercato, il perfezionamento e ampliamento dell’offerta digital, che va ad affiancare – per arricchirla, non per sostituirla – l’informazione cartacea. Parafrasando lo slogan coniato dal Procuratore Generale della Corte d’Appello di Milano, Francesco Saverio Borrelli, contro le riforme del 2002 annunciate dal governo Berlusconi (“resistere resistere resistere”), la risposta di Meeting e Congressi alla crisi globalizzata degli ultimi anni è “evolvere evolvere evolvere”. Per rimanere leader indiscussi del mercato. SEMPRE AGGIORNATI CON LE NEWS ONLINE I Duemila sono gli anni della definitiva consacrazione dell’informazione su internet. Basti pensare che nel 2010 anche il Pulitzer cede al fascino del web premiando per la prima volta una testata online, Propublica è il suo nome. E sono gli anni in cui anche noi italiani ci informiamo sempre più in rete. Per chi si occupa di attualità, ciò si traduce in un nuovo ritmo di lavoro, con aggiornamenti non più periodici ma praticamente “in tempo reale”. Meeting e Congressi raccoglie la sfida del nuovo millennio e nel 2006 decide di offrire ai propri lettori un servizio nuovo e puntuale. Contestualmente al rinnovo grafico del sito MConline.it – che continua a proporre una ricca e dettagliata directory online di sedi e servizi congressuali – viene creata una sezione di news, con una redazione dedicata, per proporre notizie sempre fresche e interessanti in ambito congressuale, incentive e business travel. L’aggiornamento del sito è quotidiano, mentre la newsletter – che raccoglie le notizie più interessanti – viene spedita una volta la settimana. L’EVOLUZIONE DI INCENTIVARE All’inizio degli anni Duemila prende forma un cambiamento destinato di lì a poco a trasformare per sempre il modo di intendere l’incentivazione. Si va nella direzione di una contaminazione pervasiva di ciò che – se una volta poteva essere facilmente catalogato come congresso, viaggio incentive o evento di comunicazione mass market – inizia in quel periodo a delinearsi con il termine più globale di “eventizzazione”. Nel settembre 2003 Ediman dà forma a questa evoluzione con il rilancio e il restyling della rivista Incentivare, che propone una grafica profondamente rivisitata e soprattutto nuovi contenuti. Due anni più tardi, nel 2005, Incentivare apre la stagione delle grandi inchieste sull’incentivazione, affrontate attraverso lo strumento della tavola rotonda. Sono invitati i maggiori player dell’incentivazione e dell’attiguo settore degli eventi, proprio a sottolineare come i due strumenti – incentive da una parte e convegno “classico” dall’altra – vanno sempre più a sovrapporsi in un nuovo modo multidirezionale di intendere l’evento: l’era della contaminazione è all’inizio e l’incentivazione viene inquadrata nella sua nuova veste di “momento” dedicato al pubblico interno nell’ambito di un evento che non è necessariamente ed esclusivamente business to business.

La prima tavola rotonda di Incentivare – riportata sul primo numero del 2005 – ha un titolo significativo dei tempi: “Le vie del rilancio”. Sei esponenti fra i massimi esperti del mondo incentive si confrontarono per tracciare la strada del futuro dell’incentivazione

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NEL 2000 ARRIVA .IT MAGAZINE Gli anni Novanta avevano segnato l’apertura di Meeting e Congressi alla distribuzione europea, ma è all’inizio del nuovo millennio che Ediman si muove in modo definitivo nella direzione dell’internazionalità: nell’ottobre 2000 esce il primo numero di .IT Magazine, diretto da Pier Paolo Mariotti. Si tratta di un prodotto editoriale inedito in Europa, un’intera rivista in lingua inglese destinata esclusivamente al mercato estero. Per dirla con un po’di poesia, è una “finestra”sull’Italia dei congressi e degli incentive alla quale finalmente tutti i planner internazionali possono affacciarsi per conoscere l’offerta nostrana. La rivista con le sue quattro uscite l’anno metterà sotto la lente d’ingrandimento le destinazioni con dettagliati report su strutture e servizi per il Mice, costanti aggiornamenti sull’offerta alberghiera e congressuale italiana, approfondimenti sullo stato dell’arte del settore. Ma soprattutto diventerà un fertile punto di incontro per un dialogo internazionale che altrimenti non avrebbe avuto modo di esistere. VIAGGI D’AFFARI SOTTO INDAGINE CON L’OSSERVATORIO SUL BUSINESS TRAVEL L’Osservatorio sul Business Travel di Turismo d’Affari è un’assoluta novità quando viene presentato per la prima volta nel 2002. Da allora l’indagine, condotta dal professor Andrea Guizzardi e realizzata con I MAGNIFICI SETTE (PIÙ DUE) il supporto scientifico e tecnico della Scuola Superiore di Scienze Turistiche e il patrocinio del Dipartimento di Scienze Statistiche dell’Università di Bologna, si aziendali d’Europa, fregia della particolarità di essere l’unica I duemila sono gli Full Contact Incentive in Italia in grado di fornire informazioni anni in cui Ediman Destinations concenstatistiche sulle dinamiche del mercato spinge l’acceleratore tra l’offerta di affasciitaliano del business travel, rivolgendo, sull’organizzazione nanti destinazioni e fin dalla sua prima edizione, le sue interdei suoi eventi. In parstrutture per incentive ticolare i Full Contact italiane e straniere arrivano alla loro presentandole alle massima ampiezza agenzie di incentivacon ben sette worzione, agli incentive kshop, differenziati planner e ai responsaper tipologia di bili di comunicazione domanda e di offerta. aziendali. Full Contact Ci sono gli “storici” Large Events è pensaFull Contact Pco e to per presentare le Full Contact Meeting sedi congressuali con Planner, che si rivolla sala principale superiore ai cingono alla domanda proponendo quecento posti agli organizzatori una selezione qualificata tra gli che si occupano di grandi eventi e espositori che più corrispondoFull Contact Luxury Venues vede no alle esigenze di organizzatori protagoniste della domanda le di eventi e meeting planner d’azienda. Gli altri workshop che sedi congressuali più lussuose ed si aggiungono nel tempo, sempre eleganti. A completare la rosa degli eventi Ediman di quegli più specializzati, si perfezionano viste direttamente ai responsabili della per tipo di offerta, secondo l’idea anni naturalmente c’è anche gestione dei viaggi. Ogni anno l’appunTravel Trend, nella doppia ediziodi proporre appuntamenti deditamento è alla Borsa del Turismo Intercati e studiati ad hoc per favorire ne milanese e romana, che connazionale di Milano, a febbraio, con la centra in un pomeriggio e in una i più proficui rapporti di lavoro. presentazione dei dati della ricerca, un sera l’incontro di business e netFull Contact Discover Italy propomomento di confronto per tutto il setworking di espositori e buyer del ne rappresentanze italiane di tore del business travel che, grazie ai destinazioni e fornitori del settore settore congressuale, incentive e dati raccolti, è anche occasione di spundel turismo d’affari. ai meeting e incentive planner ti e riflessioni sull’andamento del comparto per i mesi a venire.

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LA FUSIONE DI MEETING E CONGRESSI CON INCENTIVARE Il 2010 segna un’altra data storica per Ediman: il restyling di Meeting e Congressi con la fusione della testata e Incentivare in un’unica rivista. Verso la fine del primo decennio del Duemila anche il più classico dei meeting tende a “eventizzarsi”, perfezionando quel processo iniziato qualche anno prima secondo il quale la contaminazione tra business to business e business to consumer è sempre più frequente. La gran parte della comunicazione che avveniva attraverso i meeting e i convegni aziendali assume un valore strategico che prima non aveva: diventa “above the line” valorizzando i contenuti e le tecniche afferenti al marketing B2C. Il congresso informativo “ruba” metodologie e tecniche a chi ne aveva già studiato le dinamiche per il consumer, come era già avvenuto per l’incentivazione. Meeting e Congressi “incorpora” così una serie di tematiche che riguardano i due mondi dei meeting e degli incentive, sempre più sovrapposti. Nasce un giornale nuovo, che conserva il nome della testata storica, Meeting e Congressi, ma che cambia nei contenuti e si rinnova nella grafica. EDIMAN ACQUISISCE IL MARCHIO CONVEGNI In un momento di concentrazione del mercato come quello che ha segnato la storia recente può accadere che l’azienda più grande incorpori quelle più piccole. Nel 2011 ciò accade succede anche nell’editoria di settore: Ediman decide di acquistare i marchi del suo storico competitor Convegni. Di questi, sono due che vengono rilanciati: l’annuario Ville e Castelli Sposi e la rivista Convegni. Il primo viene rilanciato con un’applicazione che ne permette la consultazione su tutti i dispositivi mobili come smartphone e tablet, mentre la seconda viene completamente rivista nella struttura e nei contenuti. La trasformazione porta alla realizzazione della nuova testata Convegni Interactive, un prodotto del tutto innovativo e digitale. Nel giugno 2011 è online il primo numero della prima rivista interattiva della meeting e incentive industry.

VERMICELLI, QUARANT’ANNI CON MEETING E CONGRESSI Dopo quarant’anni di attività, Ediman è ancora senza dubbio il punto di riferimento per la meeting industry a carattere nazionale. E Nino Vermicelli, continuando a collaborare con la casa editrice, esprime tutt'oggi la sua instancabile opera di divulgazione dei capisaldi congressuali con lectio magistralis in sedi universitarie. Non a caso, pertanto, nel 2012 assurge all’ambìto ruolo di presidente dell’associazione internazionale Cavalieri del Turismo, un sodalizio che raccoglie le icone e i maestri dell’accoglienza, delle agenzie di viaggio e dei trasporti. «Dopo quattro decenni di appassionata e costante attività, ricco di tanta esperienza e adeguate conoscenze del settore – commenta personalmente Vermicelli –, mi compiaccio di continuare il mio lavoro al servizio dell’azienda che ha rappresentato e rappresenta la realizzazione della mia vita di uomo e di professionista. Sono profondamente commosso e lieto nel salutare tutti quelli che mi sono stati affettuosamente vicini in questi quarant’anni,

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e permettetemi di ripetere anche oggi quanto scrissi per il volume che celebrò i trent’anni della nostra gloriosa casa editrice: “Cari amici albergatori, siete gli ultimi gentleman, gli ultimi cavalieri dell’ospitalità. Siete capaci di mettervi al servizio di altri uomini con discrezione e rispetto, sapete offrire oltre a una tavola imbandita e una sala congressi anche un sorriso e una parola gentile e sapete fare tutto questo come pochi altri al mondo. Il vostro riconoscente amico Nino Vermicelli”».


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Meeting e Congressi

UNA DIRECTORY ONLINE (E NON SOLO) SEMPRE PIÙ COMPLETA Nel 2012 il sito MConline.it subisce un nuovo restyling che lo porta alla versione attuale. Si tratta di un’operazione molto importante per la casa editrice e il sito è arricchito e implementato con un prodotto che segna il passo dei tempi: tante notizie e una completissima directory delle sedi e servizi congressuali online. Il motore di ricerca è ampliato in senso quantitativo – con più schede – e qualitativo – con dettagliatissimi profili dedicati alle sedi congressuali e ai servizi. La directory online diviene più efficiente e offre una novità assoluta: grazie alle potenzialità dalla rete, le schede possono essere aggiornate costantemente dalle strutture (e agenzie) stesse, che sono libere di aggiungere novità, promozioni e nuove proposte per gli utenti del sito. Ogni scheda riporta descritte nel dettaglio tutte le caratteristiche utili agli operatori del settore su alberghi e centri congressi, offrendo informazioni dedicate, puntuali e aggiornate in tempo reale. Inoltre, accanto alle news, sempre più puntuali e interattive, si aggiungono i focus sugli alberghi della sezione “In evidenza” e gli articoli di approfondimento raccolti nella sezione “Meeting trends”. ARRIVANO GLI SPECIALI TERRITORIALI Con il nuovo millennio inizia l’era degli speciali territoriali. Inserti e allegati che si propongono come la voce di regioni e aree territoriali a forte vocazione congressuale e con la necessità di dare visibilità alla propria offerta, spesso senza trovare sufficiente supporto nella comunicazione, soffrendo delle lacune generate da politiche di promozione che si affidano alle iniziative UNO STRUMENTO dei singoli e sono troppo poco concertate a livello centrale. Meeting e Congressi sopperisce a questa mancanza mettendosi a disposizione come “ponte” Ultimo nato in casa Ediman è il verso un numero, il più elevato possibile, nuovo MConlineVenues.com, un di meeting planner. Alcuni speciali sono sito realizzato completamente in inoltre dedicati a destinazioni estere, che lingua inglese e dedicato alla allo stesso modo desiderano raggiungedomanda internazionale. È uno re i professionisti italiani. strumento inedito nel panorama Mice europeo: una directory online che – come l’omologa versione italiana di MConline, a cui si ispira anche nella grafica – propone scheda per scheda le sedi congressuali, gli alberghi e le agenzie italiane con descrizione dettagliate e studiate ad hoc per le esigenze degli organizzatori professionali di eventi. Il motore di ricerca in inglese è organizzato come quello italiano e propone in più distretti territoriali di particolare appeal per la domanda straniera. Si tratta di un tool all’avanguardia, realizzato con tecniche

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avanzate e creato con le ultime metodologie Seo ottimizzate in lingua inglese per la ricerca sui motori di ricerca. La conferma di Ediman come media al passo con i tempi e proiettato verso il futuro.

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I PERSONAGGI che hanno fatto la storia del settore

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dimora storica contemporanea L’Umbria conserva intatto il fascino della natura, delle arti e delle tradizioni. Gubbio, nel cuore dell’Umbria, rappresenta un candido gioiello incastonato nel verde, le sue architetture sono tra le testimonianze più alte di un Medioevo colto e raffinato e giungono a noi come monumenti senza tempo. In questa cornice vi accoglie il Park Hotel ai Cappuccini, dimora ideale di un’antica, nuovissima ospitalità, offrendovi spazi esclusivi e servizi eccellenti per convegni e incentives di sicuro successo.

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L’inventiva è tra le caratteristiche fondamentali che un Pco deve necessariamente avere. Insieme a tenacia e intraprendenza. Come quella volta che...

Stefania Agostini co, mestiere bello, affascinante. Alle volte strano, molto strano. L’imprevisto, la richiesta inaspettata è sempre dietro l’angolo. Ricordo una telefonata da Roma di qualche anno fa: «Il presidente del Consiglio, non ama gli alberghi. Per la sua permanenza a Rimini preferisce una casa. Dovete trovarla, anche se la Digos non vedrà di buon occhio questa sistemazione. Quindi, non aspettatevi che il presidente possa realmente abitarla». Superati stupore e sorpresa, ad Adria Congrex ci mettemmo al lavoro. Tra enormi difficoltà trovammo sulle colline quello che ci serviva: un’elegante villa degli Anni 70. Era però disabitata da tempo e con evidenti segni di abbandono. Così, cercammo d’arredarla come se fosse ancora abitata. Non acquistammo niente, tutto fu preso a prestito. Ristoranti, negozi di arredamento, antiquari, tappezzieri fornirono gratuitamente mobili, suppellettili, utensili, tende. Dove non arrivarono loro, furono le singole persone del nostro staff a fornire pentole, tegami, piccoli elettrodomestici. Dagli alberghi in riposo stagionale arrivarono invece letti, materassi, biancheria. E contro ogni ragionevole previsione il presidente del Consiglio scelse proprio di soggiornare nella casa. Allora la nostra ricerca si riaprì e trovammo persone di fiducia per la gestione della villa: governante, cuoco, camerieri. Un gruppo accomunato da un unico obiettivo: rendere memorabile quell’inconsueta esperienza. E così fu. La casa arrivò a ospitare fino a trenta persone. Da appartenenti al mondo della politica, a quelli della cultura, della moda o dello spettacolo. Una villa “sold out”, con ospiti che si adattavano a dormire anche nelle stanze destinate alla scorta e allestite nel piano di servizio. Il presidente ci si trovò magnificamente, coccolato da “un’azdora" che gli preparava passatelli e cappelletti fatti a mano e pesce freschissimo comprato ogni giorno al mercato di Cesenatico. Il congresso a cui partecipava durò quattro giorni, ma in quella casa volle rimanerci per altri due. Non ho scelto a caso quest’aneddoto per ricordare i miei trentacinque anni di lavoro nel mondo dei congressi. Una piccola storia diventata anche il “fil rouge” del racconto messo in scena da un attore straordinario come Ivano Marescotti, durante il Road Show del 2008 per presentare il nuovo Palacongressi di Rimini con lo spettacolo "We are acsè". Mi piace pensare a questo episodio come a un esempio di ciò che richiede il mio mestiere e delle qualità umane che mi consente di esprimere: “bernoccolo” per l'organizzazione, tenacia, intraprendenza. Soprattutto, fiducia incrollabile nel gioco di squadra, e amore profondo per la mia città e l’ospitalità della sua gente. Il tutto condito da una concezione del lavoro molto personale: essendo sempre "connessa", come si dice di questi tempi, non ho mai separato il lavoro dalla vita privata. Anzi, entrare e uscire costantemente dall'una all'altra sfera mi ha reso una persona felice. Moltissimo di ciò che ho fatto, l'ho fatto perché mi piaceva farlo e mi divertiva farlo. Il Pco è proprio un bel lavoro. Lo consiglio, anche oggi che sono il direttore del Convention Bureau di Rimini.

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1 e 2 / Inizio Anni 80: Stefania Agostini negli uffici di Promozione Alberghiera 3 / 1987: Stefania Agostini in occasione del Congresso Amici di Brugg 4 / 2012: Stefania Agostini in veste di direttore del Convention Bureau Riviera di Rimini 5 / 2000: Stefania Agostini con lo staff del Cbrr 6 / 2008: Stefania Agostini, Ivano Marescotti e Alberto Ravaioli (allora sindaco di Rimini) in occasione del road show di presentazione del nuovo Palacongressi

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Dai primi congressi nazionali dei partiti politici agli aneddoti più curiosi: storia di un’agenzia e della sua creatrice 3

Emma Aru a qualcosa bisogna pur cominciare per raccontare cinquant’anni di lavoro nei congressi. La “caduta” di Berlusconi al Senato mi ha subito riportato indietro nel tempo alla caduta di Craxi, solo che lui l’aplomb non l’hai mai perso. Me lo ricordo all’ultimo congresso a Milano nel 1989 ai Cantieri Ansaldo (era la prima volta che si usava un edificio post-industriale). Mi mise in mano un pacco di fogli con tutti i nomi del gotha politicofinanziario e intellettuale da sistemare nel parterre dei Vip, dicendomi «Faccia lei, a me di dove si siedono non me ne importa nulla!». Lui stava in una roulotte dietro le quinte e riceveva i potenti d’Italia che facevano la fila. Le hostess erano vestite Trussardi, in uno “chicchissimo” beige chiaro, con il fazzolettino di seta rosso Psi. Erano i primi congressi nazionali dei partiti politici. Noi abbiamo aperto la strada con la Dc e il Psi, senza cellulari e con i partecipanti inchiodati alla sedia per 24 ore! E noi pure… La storia di ega è anche la storia delle nostre divise: nel ’63 vestivamo con una tristissima divisa blu, poi venne il periodo di Missoni, con colori sgargianti, di Roberta di Camerino con colori altrettanto vivaci, di Trussardi, di Ermenegildo Zegna e alla fine le “giubbe” rosse dei Fratelli Piacenza, come le definì Cossiga! Da allora non abbiamo mai lasciato quel rosso.

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AMORE-ODIO La mia vita, da sempre incrociata con quella dell’ega, ha avuto una grande maestra: Maria Grazia Riontino, con cui fin dal ’70 ebbi una grande intesa. Mi sgridava e mi diceva: «Non leggi mai le carte!», durante i board di Italcongressi e di Iapco. Con lei abbiamo fondato Italcongressi, antesignana di Federcongressi&eventi, perché abbiamo creduto che l’industria dei congressi potesse diventare una grande industria. E poi gli episodi che hanno significato qualcosa per il nostro settore. I grandi congressi mondiali di Gastroenterologia (’88 e ’99) hanno inventato un sistema congressi all’Eur, collegando la fiera, il palazzo dei congressi, l’archivio di stato e altre location, creando un quadrilatero percorribile a piedi – transennando il percorso – e consentendo a Roma di ospitare due eventi di ottomila persone, che altrimenti non sarebbero mai venute. Il varo del Moro per l’America’s Cup fece epoca. Erano gli ultimi sprazzi di Raul Gardini, prima del tracollo. Avevano comprato Palazzo Dario a Venezia, che si diceva portasse male… Ega aveva in campo più di cento persone! Nel ’90 suggerii a Prospero Colonna, numero uno dell’aristocrazia “nera”, alcuni adattamenti dei suoi spazi per ospitare i meeting. Lui fece da apripista con tutta la nobiltà. Il Vertice Economico di Venezia nell ‘80, nell’87 e alla fine il G8 di Coppito, dove mettemmo in campo 250 ragazzi creando un team in pochissimi giorni, dormendo pochissimo. Un ultimo momento importante per ega fu l’ingresso in Iapco nel ’75, da cui partì tutta la nostra esperienza internazionale.

1 / 1982 – Montreal, Canada: Cristina ed Emma Aru al seminario annuale di Iapco 2 / 1989 – Roma, Palaeur: il 18esimo Congresso Nazionale Dc con De Mita 3 / 1990 – Venezia: la 28esima America’s Cup 4 / 1993 – Roma, Palazzo Sacchetti: l’International Economic Confrence con il senatore Gianni Agnelli 5 / 1975 – Roma, Palazzo dei Congressi: la Conferenza Nazionale dell’Emigrazione con Mariano Rumor, Enrico Berlinguer e Lucio Magri 6 / 1986 – Amsterdam, Olanda: il seminario annuale di Iapco. Tra i tanti: Gianluca Buongiorno (Aim Group), Maria Grazia Riontino (Mgr), Gideon Rivlin (Kenes), Renée Van Hoff (Ue), Jorge Castex (Mci), Cristina Aru (ega) 7 / 1976 – Scanticon, Danimarca: Emma Aru al seminario annuale Iapco

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L’amore per le sfide e la volontà di superare i limiti hanno caratterizzato da sempre Aim, di generazione in generazione

Patrizia e Gianluca Buongiorno a nostra storia professionale, così come quella della nostra azienda, si è sempre svolta all’insegna delle sfide e del superamento continuo dei limiti. Il merito maggiore di questo imprinting va senz’altro alla visione di Enzo Buongiorno, che amava confrontarsi in modo positivo con le tante sfide di questa professione, e sapeva trasmettere questo stesso spirito a chiunque gli stesse intorno, a cominciare dalla sua famiglia, che ha scelto di proseguire sulla strada che lui aveva iniziato. Perché si è trattato certamente di una grande sfida – come chiamarla altrimenti? – l’aver voluto creare una società di congressi dal nulla, da autentico pioniere, in un momento in cui non era detto nemmeno che vi fosse un mercato per tale impresa. E poi, nel corso degli anni, questo spirito di sfida continua ha dato vita a qualcosa di grande, a un’azienda che ha saputo assumere una posizione di leadership a livello nazionale, e che ha poi intrapreso la via dell’internazionalizzazione. Ecco, noi crediamo che questo spirito sia connaturato a questa professione, perché solo grazie all’idea di porsi ogni giorno nuovi obiettivi da raggiungere è possibile affrontare i tanti cambiamenti che il nostro settore ha conosciuto nel corso degli anni. Per Aim Group, da un certo momento della sua vita in avanti, la sfida è stata quella di andare oltre i confini, superare le differenze linguistiche e normative, dimostrando l’esportabilità del modello italiano di intendere e organizzare i meeting e i congressi, prima in Europa e ora, dal 2012, anche negli Stati Uniti. Le condizioni e le evoluzioni del mercato globale ci impongono, in un certo senso, di proseguire su questa strada, di metterci sempre alla prova e di guardare a tutti i territori e ai mercati emergenti in ogni parte del mondo. Il dogma della sfida continua, insomma, ci caratterizza fin dagli esordi, e si è trasmesso anche a tutto l’attuale management del gruppo, un management giovane e dinamico, con tanta voglia di mettersi continuamente in discussione e di scrivere a sua volta una pagina di storia di questo settore. La scommessa nella scommessa, poi, è quella di proseguire in questa avventura ormai davvero internazionale tenendo sempre fede a quelle che sono le origini italiane del gruppo Aim: per molti, trasferire la propria holding all’estero è una scelta di immagine che può ovviamente portare con sé diversi vantaggi, ma per noi nessuno di questi può valere quanto il fatto di rimanere coerenti con la nostra storia, mantenendo un’identità rigorosamente italiana. C’è infatti, al di là degli stereotipi e dei pregiudizi, che lasciano sempre il tempo che trovano, un’immagine positiva dell’Italia e delle imprese italiane che ci viene ampiamente riconosciuta, che è apprezzata in campo internazionale, e in cui riteniamo che valga la pena continuare a credere.

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Qui sopra, Patrizia e Gianluca Buongiorno 1 / Enzo Buongiorno con il figlio Gianluca 2 e 3 / Due momenti conviviali durante altrettanti simposi medici 4 / Il XV congresso della stampa periodica 5 / Gianluca Buongiorno con il management Gianluca Scavo e Alessandro Scattolin

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Una carriera trentennale, nata “quasi per caso” e decisamente all’insegna della varietà: dall’organizzazione di eventi all’associazionismo, alla formazione

Gabriella Gentile orreva l’anno 1983. Mi ero appena laureata in Lingue e Letterature Straniere quando lessi sul Resto del Carlino un’inserzione del Palazzo dei Congressi di Bologna. Cercavano il responsabile Pr, avevo appena compiuto 23 anni e non avevo ovviamente nessuna esperienza per farlo ma risposi e poco dopo mi chiamarono per un’altra attività all’interno dello stesso ufficio. Da lì è partita la mia storia professionale. Di quei primi anni non posso non ricordare il direttore del Palazzo dei Congressi di Bologna, Luigi Colombari, la persona che mi ha dato l’opportunità di crescere e di esprimere al massimo la mia passione per questo lavoro. All’interno della società nel 1984 fu infatti avviato un ufficio di organizzazione congressuale di cui divenni responsabile, nel 1985 fu aperta l’agenzia di viaggi di cui diventai direttore tecnico e, dal 1993, assunsi l’incarico di direttore commerciale. Nei 18 anni che ho passato all’interno dell’azienda, oltre a ricordare ancora oggi i colleghi con i quali ho condiviso grandi entusiasmi, ricordo in particolare il fervore degli eventi che hanno fatto da corollario alle celebrazioni del IX Centenario dell’Università di Bologna nel 1988 e la spinta di una città che andava in un’unica direzione. E non posso dimenticare le relazioni e le esperienze scambiate attraverso la partecipazione alle associazioni internazionali e, in particolare, l’esperienza di Icca e del direttivo di Iapco. Grazie a quest’ultima ho conosciuto due persone delle cui dimostrazioni di amicizia e stima mi sono sempre sentita onorata: Maria Grazia Riontino e, ancora oggi, Maria Cristina Dalla Villa. Nel 2001 ho scelto la libera professione con l’avvio di Meeting Consultants e, ancora una volta, mi si è aperta una grande opportunità di esperienza e di crescita professionale. I progetti più amati: la partecipazione alla definizione degli Standard di Qualità dei Servizi Congressuali “Rimini per i Congressi”, l’affiancamento allo start-up del Palacongressi di Riccione, la partecipazione alla commissione che ha scelto il progetto di ampliamento del Palazzo dei Congressi di Riva del Garda e al gruppo che ha lavorato al piano strategico di sviluppo 2009-2014 di Riva del Garda Fierecongressi e, dal 2004, la consulenza a Ediman per la realizzazione degli eventi di contatto tra domanda e offerta. Dal punto di vista della consulenza organizzativa, senza dubbio il ricordo primo va a Terra Madre, il grande evento organizzato da Slow Food a Torino: le prime riunioni di progettazione con Carlo Petrini, l’emozione della prima edizione nel 2004, la fatica di ogni volta. E infine, un altro filone importante, quello della formazione: l’incarico di professore a contratto presso la Scuola di Lingue dell’Università di Bologna dal 2006, le docenze all’interno di master promossi da enti privati o universitari, l’esperienza del Learning Center di Federcongressi&eventi. La soddisfazione più grande: incontrare studenti diventati colleghi. Nel 2003 Gabriella Ghigi, con la quale avevo condiviso già varie esperienze di lavoro, è salita a bordo di Meeting Consultants e di nuovo abbiamo ripreso il percorso in comune.

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1 / Gabriella Gentile con Marco Biamonti durante l’assemblea Mpi a Parma 2 / 1997: l’assemblea Iapco a Gerusalemme 3 / 2011: Gabriella Gentile allo stand di Federcongressi&eventi, in Btc (Rimini) 4 / 1997: Gabriella Gentile e la socia Gabriella Ghigi durante una serata di gala di Btc (Firenze)

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A chi devo la mia lunga carriera nella meeting industry? Sicuramente all’oroscopo e... a incontri fortunati!

Gabriella Ghigi on credo nell’oroscopo, ma a volte ci sono messaggi che sembrano fatti apposta per indicarti la strada, anche se sei solo tu a leggerci qualcosa di speciale. Nel luglio 1985 l’oroscopo di Amica recitava più o meno “siate determinate, non fatevi scoraggiare dagli ostacoli, perseverate e sarete premiate”. Questo mi diede la spinta per fare la telefonata che mi aprì le porte di Mgr. Quella di Maria Grazia Riontino e delle sue socie Maria Moretti Rossi e Marilda Tealdi fu un’ottima scuola. Quasi sei anni, vari congressi dopo, arrivò una proposta dalla mia città: alla Fiera di Rimini cercavano un responsabile per il Palacongressi. Accettai la sfida e la palestra milanese si rivelò molto utile. Nel 1994 le richieste della clientela superavano le nostre disponibilità, limitate dalla convivenza con l’attività fieristica. Prese corpo allora, grazie a un’altra persona speciale, un progetto di cui si parlava da anni: il convention bureau. La persona in grado di dare basi solide alle visioni è Lorenzo Cagnoni, presidente della Fiera di Rimini, fondatore e primo presidente del Cb. Un uomo con grande capacità imprenditoriale e tenacia. Lavorare al suo fianco fu entusiasmante e divertente. Ho sviluppato in quegli anni anche l’impegno nelle associazioni: Mpi, Meet in Italy e Italcongressi. E dalle associazioni arrivò l’opportunità di ospitare a Rimini un importante evento internazionale: la conferenza europea di Mpi nel 1999. Oltre due anni di super lavoro, che si aggiungeva alla direzione del Palacongressi e del Convention Bureau di Rimini, ma fu l’occasione per sviluppare una campagna di promozione internazionale per Rimini e per le altre sedi aderenti a Meet in Italy. Con molti colleghi realizzammo iniziative in Europa e negli Usa e organizzammo l’evento. Si cementarono una serie di rapporti divenuti amicizie storiche: Alan Pini, Bruna Migliazza, Gabriella Gentile, Marco Biamonti, Marina Sablich, Andrea Bargigli… e vincemmo il premio Mpi per il miglior evento dell’anno nel mondo! Con Gabriella Gentile, direttore commerciale del Palazzo dei Congressi di Bologna, si creò una collaborazione e un’intesa che ci portò a costituire la prima rete congressuale: Axis, club di prodotto dell’Emilia Romagna. E arrivò la fine del secolo e un’altra sfida: costituire e dirigere il Cb di Torino. Città industriale ma già in trasformazione, dove anche le più grandi sfide sembravano possibili. E così è stato. Le Olimpiadi, il turismo, i congressi. Anni di candidature internazionali, qualcuna persa, tante vinte. E ancora in parallelo l’attività associativa: l’idea di unire le forze, convincendo le sette associazioni italiane dei congressi e degli incentive a collaborare per lo sviluppo della meeting industry italiana. A gennaio 2001 riunimmo a Torino i sette presidenti per la firma del Patto per l’Italia dei Congressi. Era la genesi di Federcongressi. Nel 2003 lasciai il Cb di Torino, per entrare in Meeting Consultants al fianco di Gabriella Gentile. Abbiamo messo al servizio di imprese e destinazioni la nostra esperienza: supportando la nascita di cb, collaborando alla progettazione di centri congressi, realizzando attività di marketing. E continuiamo a farlo, cercando di mantenere la passione e il divertimento.

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1 / Gabriella Ghigi (allora in Mgr) e Maria Moretti Rossi con Patty Pravo durante una convention Snam a Taormina 2 / Gabriella Ghigi ai tempi del Palacongressi di Rimini con Gabriella Gentile e Annalisa Giannini 3 / 1999: foto di gruppo durante un Full Contact 4 e 6 / 1999: due momenti della Pec di Mpi a Rimini 5 / Gabriella Ghigi a un Full Contact ai tempi di Torino Convention Bureau

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Da giovanotto pieno di idee che regalava “consulenze” a titolare di un’agenzia, il passo è stato breve. Ma sono passati 25 anni e il Mice è cambiato. E quanto è cambiato!

Massimo Morga orreva l’anno… C’era una volta… Fin dall’inizio… Ripensare agli esordi di una storia professionale così lunga mi fa pensare che ormai ho 53 anni. Ma non è questo il punto. Sono entrato nel mondo Mice per caso, 25 anni fa, con le previsite al resort da me diretto da parte di aziende e incentive house. Capitava che l’agenzia di turno ti coinvolgesse con la domanda: «Scusa, secondo te cosa possiamo fare di eclatante?», e io, giovanotto pieno di idee, offrivo la mia “consulenza”(non pensavo che lo fosse), naturalmente gratis. Poi l’agenzia “rivendeva” al cliente la mia idea spacciandola per propria. Fu allora che capii che le idee avevano un valore e quindi un prezzo! E così iniziò la mia rapida trasformazione professionale. Fondai Staff Italia nel 1988, entrai poi nel 1990 nel pacchetto azionario dell’allora giovane Next che lasciai nel 1994 per proseguire in autonomia con una giovane account trasformata in socia, Monica Paglicci. Questo fino alla fusione con il Gruppo Next nel 2012 (il primo amore non si scorda mai). Agli inizi era tutto più facile, ma al tempo stesso difficile in quanto si lavorava con una tecnologia jurassica. Il fax non l’avevano tutti, il pc non esisteva e le conferme avvenivano quasi esclusivamente con il telex (su la mano chi ricorda il telex). Tutto era artigianale, le aspettative erano più moderate e in proporzione, rispetto a oggi, bastava dare 15 per ottenere cento (oggi devi dare trecento per ottenere cento. E a volte non basta). Gli eventi di allora erano più simili a feste e la comunicazione si basava sulle diapositive. Fare i progetti, però, era un impegno massacrante… altro che la velocità del copia e incolla. Internet ovviamente non esisteva e per sapere come ottenere il visto o quale fosse la valuta locale, ti toccava chiamare l’ambasciata. Gestire i passaporti era a volte un problema talmente complesso che spesso si cambiava la destinazione per evitare il visto. Poi tutto si è evoluto. È arrivato Internet, l’email ha sostituito il fax, il cellulare il fisso, lo smartphone il cellulare, le iscrizioni via web quelle via fax, i siti dedicati i programmi cartacei, le piattaforme le segreterie… Il controllo dei costi si è fatto più di frequente e oggi è online, l’ufficio acquisti ha sostituito il direttore marketing nelle trattative, poi sono arrivate le gare a tre agenzie, poi a quattro, a cinque (con alcuni clienti siamo arrivati a 12 con tre progetti cadauna: 36 offerte da valutare, bah!)… poi ha vinto la creatività, poi la creatività al minor costo, poi solo il costo, poi il sottocosto, poi l’all inclusive a meno del non all inclusive. In questi 25 anni ho visto, e organizzato, veramente di tutto. Basti pensare agli spostamenti: ho usato aerei, idrovolanti, elicotteri, dirigibili, mongolfiere, moto, quad, jeep, auto, auto d’epoca, smart, motorini, solex, biciclette, risciò, canoe, pedalò, segway, monopattini, gokart elettrici e a motore, cavalli, asini, elefanti, navi, megaship… Ricordo che per la fusione di due aziende farmaceutiche abbiamo gestito 2.500 persone per sette settimane di seguito, con lunch a tema, serate spettacolo, plenarie interattive e collegate in videoconferenza, spettacolarizzazioni, feste e party. Persi 12 chili e mia madre mi chiese: «La prossima volta posso fare io l’operativo, che ho cinque chili da smaltire?».

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Nella meeting industry da sempre. Tra i fondatori del capitolo italiano di Mpi e tra i teorici di livello internazionale. Rodolfo Musco racconta il Mice 3

Rodolfo Musco vevo “scoperto” l’importanza dei convegni come mezzo di comunicazione per motivare i collaboratori alcuni anni prima che Meeting e Congressi cominciasse a diffondere il verbo. Lavoravo per una multinazionale di beni di largo consumo, e avevo rilevato una frattura tra “sede” e “periferia”. Organizzai una convention e un programma di motivazione per compattare le parti. Non cito la data, per evitare di calcolare quanti anni sono passati. Comincio a pubblicare articoli e casi di studio su Meeting e Congressi dopo essere passato dall’altra parte della barricata, alla direzione di un’agenzia di motivazione e organizzazione di convegni. Per impostare i programmi di motivazione (miglioramento della produttività, diremmo oggi), trascorrevo diverso tempo negli uffici delle società clienti, oltre duecento, in settori merceologici diversi. Ogni programma era un’ottima occasione di studio di quelle che poi definii “scienze affluenti” (sociologia, psicologia, marketing, drammaturgia, neurologia, eccetera). Meeting e Congressi fu subito disponibile a dare risonanza ai “corsi preparatori per professionisti di convegni”. Duravano 120 ore e vedevano alternarsi nel ruolo di facilitator personaggi che avevano avuto riconoscimenti internazionali. Non posso citarli tutti. Ricordo però Maria Grazia Riontino e Marco Ferronato. Verso la fine degli Anni 80 incontrai Francesca Buccafusca a un convegno internazionale. Fu l’occasione per avviare l’internazionalizzazione della nostra attività. Molti colleghi aderirono all’iniziativa di fondare il primo capitolo di Mpi al di fuori del Nord America: 74 nuovi soci in appena due giorni durante la Btc del 1990, e nel marzo del 1991 il Chapter Italia di Mpi fu “approvato”. Meeting e Congressi è stata sempre disponibile a sostenere queste iniziative, così come la diffusione del sapere per consentire di mettere a sistema le pratiche verso una vera specializzazione professionale. Mi fu proposta la direzione del council europeo. La cedetti al collega più anziano che aveva guidato l’Inghilterra verso Mpi. Poi decidemmo di organizzare in Italia, a Roma, la prima sessione di esami – non gestita in America – per la certificazione professionale Cmp del Convention Industry Council. Subito dopo proposi a Mpi una certificazione di livello universitario, basata non solo sul “come fare” (Cmp), ma anche sul “perché fare” i convegni in un determinato modo. Nacque il Cmm che prese come base proprio il piano di studi sperimentato in Italia con i già citati “corsi preparatori”. Alan Pini era nel comitato internazionale. Lo stesso Alan che nel giugno 2013, è stato invitato dal Convention Industry Council – assieme a me, due Italiani su nove componenti del comitato speciale – per l’internazionalizzazione della professionalità nella meeting industry. Meeting e Congressi ha dato rilevanza alla prima “rete d’imprese” per la gestione di convegni in Italia (è Meet In Action Italia, dieci agenzie in altrettante regioni Italiane). Ora siamo partiti – per primi al mondo – con la “certificazione professionale di filiera”, in lingua Italiana. E grazie a Meeting e Congressi che ha consentito e consente lo scambio di esperienze, indispensabile per elevare gli standard di una delle più esaltanti specializzazioni professionali.

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1 / 1991: il gruppo dei fondatori di Mpi Italia 2 / 1993: il primo Cmp Goldfarbs 3 / 1998: i primi sei presidenti di Mpi a Ravenna 4 / Un’altra foto di gruppo, riconoscibili molti volti noti del Mice italiano 5 / 27 ottobre 2004: la firma dello statuto di Federcongressi

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266 Parodi 40anni

24-10-2013

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SPECIALE 40 ANNI

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la storia

i protagonisti i personaggi

le location

le agenzie

i servizi

i brand

Figura di rilievo del Mice italiano, Adolfo Parodi è stato presidente di Federcongressi dalla sua creazione, nel 2004, fino al 2009. Qui invita il settore a una riflessione

Adolfo Parodi l compleanno di Meeting e Congressi è un’occasione importante per la meeting industry Italiana: per l’età (quarant’anni non sono pochi!) e perché, come in tutte le ricorrenze, è un’opportunità per fermarsi e riflettere, soprattutto se, come me qui e ora, sei chiamato a scrivere qualche riga. Questo numero speciale (come quello realizzato in occasione dei trent’anni) è una testimonianza della storia della nostra industria e ci ricorda quanto sia dovere di ciascuno di noi contribuire a custodirne e curarne le radici e farne conoscere l’importanza. Ci fa inoltre riflettere sulle tante persone e su tutto il lavoro che hanno permesso e permetteranno a Meeting e Congressi di arrivare a questo traguardo e a quelli futuri. Qui ringrazio Marco e tutti i suoi colleghi per quanto hanno fatto per noi. Sia la rivista sia – e soprattutto – Ediman hanno rappresentato molto per la meeting industry italiana, per la sua crescita e affermazione a livello nazionale e internazionale e per la creazione di occasioni di comunicazione e di business per le nostre aziende. Non solo, ma per chi come me – rispetto ai tanti colleghi e amici con i quali abbiamo fatto un cammino insieme in questi anni – è arrivato nel settore relativamente tardi, dopo esperienze lavorative varie nel privato, nel pubblico, in Italia e all’estero, Meeting e Congressi è stato un supporto indispensabile per imparare, un supporto prezioso e pratico, così come, da direttore del Centro Congressi del Porto Antico di Genova, lo sono stati i colleghi abili e disponibili e i tanti nostri clienti, più o meno esigenti, che abbiamo sempre ascoltato e “servito”. Oggi la meeting industry italiana è certamente più strutturata perché, con una lungimiranza rara nel nostro Paese – e con un percorso iniziato nel 2001 – sette (non due o tre!) associazioni si sono accordate per creare un’unica federazione (o aderirvi dopo la sua costituzione). Federcongressi&eventi, nata nell’ottobre 2004, ha dato finalmente voce unitaria al settore permettendo il raggiungimento di immediati risultati tangibili e concreti e ancora oggi, a quasi dieci anni di distanza (a proposito, altro anniversario in vista!) rappresenta un punto di riferimento preciso per operatori, aziende, istituzioni. Questo, al momento della firma dell’atto costitutivo a Bologna, probabilmente non lo immaginavamo, ma è successo. Certamente ci sono anche delle occasioni perse: quanto si potrebbe fare in più se esistesse una visione chiara e una volontà coesa per dare alla meeting industry italiana il pieno riconoscimento che merita! È un settore indispensabile per l’economia del Paese ed è doveroso dotarla degli stessi fattori competitivi dei quali gode il congressuale in altre nazioni che non possiedono la nostra storia, le nostre strutture, la nostra qualità di addetti e di servizi. Questo a mio avviso deve essere l’obiettivo dei prossimi anni e su questo invito i lettori in questa occasione a riflettere. E dopo, tutti insieme, ad agire.

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Qui sopra Adolfo Parodi e, in alto, la struttura da lui diretta, il Centro Congressi del Porto Antico di Genova. Sotto, foto di gruppo della meeting industry italiana durante la prima riunione del comitato esecutivo di Federcongressi a Milano nel 2004

www.centrocongressi.portoantico.it

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268 Pini 40anni

24-10-2013

16:58

SPECIALE 40 ANNI

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la storia

i protagonisti i personaggi

le location

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le agenzie

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i servizi

i brand

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Quarant’anni di passioni e amicizia. Una storia personale e professionale intrecciata con l’associazionismo di categoria 4

Alan Pini a mia strada e quella di Meeting e Congressi si incrociarono per la prima volta nel 1981, quando ero in Cigahotels e l’editore della rivista era Mario Mancini. In quegli anni la casa editrice organizzava frequenti serate di networking (ante litteram, ancora non si usava) a cui partecipavano tutte le tipologie di operatori del settore, sia meeting planner sia fornitori di spazi e servizi. Il successo di queste iniziative era garantito da due motivi, l’altissima qualità della cucina e l’opportunità che ogni serata dava, di generare contatti di lavoro. All’epoca non facevo parte stabilmente della meeting industry, ero direttore dello sviluppo del prodotto per Cigahotels. Soltanto nel 1985, allorché nel centro congressi di Milanofiori – che dirigevo – si tenne un congresso dell’Onu sulla prevenzione del crimine, scoprii che il congressuale m’interessava moltissimo, trovandovi grandi possibilità di sviluppo sul versante delle tecnologie, e decisi di dedicarmici a tempo pieno. Scoprii presto quanto questo settore sia non solo interessante ma anche divertente, e quali opportunità fornisca per ampliare gli orizzonti di chi lo frequenta: parlo di tutti gli orizzonti, geografici professionali e anche mentali. Credo che, in tutti questi anni, l’elemento che cementò il mio rapporto con molti colleghi del comparto oltre che, ovviamente, con l’editore Marco Biamonti (il quale comprese subito, sin dal momento in cui rilevò la proprietà di Ediman, il valore dei rapporti con le associazioni di categoria), sia stata la mia esperienza di presidente del Capitolo italiano di Mpi, fondato all’inizio dei Novanta. Il mio mandato coincise con l’onore e l’onere, per il nostro Paese, di ospitare per la prima volta l’annuale conferenza europea della community, a quei tempi chiamata Professional Education Conference (Pec). L’evento, che fu davvero grandissimo, si tenne a Rimini nel 1999, presenti centinaia di operatori da tutta Europa e dalle Americhe, e in quanto presidente ebbi il privilegio di “firmarlo” io, insieme ai molti colleghi, tra cui Gabriella Ghigi, Antonio Ducceschi, Bruna Migliazza, lo stesso Marco Biamonti e tanti altri che mi perdoneranno se non riesco a menzionare. La conferenza richiese due anni di preparazione, e furono due anni molto divertenti, densi di riunioni, di scambi di opinioni anche vivaci. Non mancarono, come da copione, gli scontri a muso duro tra i due galli del pollaio, cioè fra Marco e il sottoscritto. Oggi, ripensandoci, devo dire grazie di cuore a quegli scontri, perché imparai a conoscere meglio Marco e ad apprezzarne le grandi qualità professionali. La franchezza, datemi retta, ripaga sempre. Da allora, come sappiamo tutti, è cambiato il mondo, ed è cambiato il rapporto tra meeting industry e utenza, con conseguente rinnovo del lato offerta. A questo rinnovo ho potuto fornire il mio modesto contributo sia come opinionista, attraverso gli articoli che ho il piacere di scrivere su Meeting e Congressi, sia come sostenitore – attraverso la mia azienda Teknocongress – di eventi associativi che hanno avuto come obiettivi il riconoscimento delle professioni del settore e lo sviluppo di quest’industria.

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1 / 1999, Pec: Alan Pini, presidente Mpi Italia; Gabriella Ghigi, Lorenzo Cagnoni e Gianpiero Buratti 2 / 1999, Pec: Alan Pini (che indossa i caratteristici zoccoli dei Paesi Bassi) con un collega olandese 3 / Inizio Anni 90: inizia l’attività imprenditoriale di Alan Pini 4 / 1999: sul palco della Pec, quale presidente di Mpi Italia Chapter, Alan Pini eleva un brindisi all’evento circondato da fuochi d’artificio di carta 5 / 1999: alla Pec di Mpi ospitata dal Capitolo Italia a Rimini posano numerosi componenti del Mice italiano, praticamente ancora tutti in attività

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www.teknocongress.it

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DALPICCOLOMEETINGALGRANDEEVENTO

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HOTEL CASALEÈILLUOGOIDEALEPERAVEREUNSUCCESSOGARANTITO Il complesso del “Casale”, nell’entroterra marchigiano, a pochi chilometri dalla costa adriatica e dalla medievale Ascoli Piceno, è incastonato tra i colori delle cime appenniniche e quelli delle palme esotiche. La struttura è stata ricavata dal restauro di un antico borgo, preservandone l’elevato valore artistico. La location ideale per meeting, congressi, sfilate di moda, conferenze e team building. Dotato di 23 meeting room di diverse dimensioni e di un elegante auditorium in grado di ospitare fino 1.200 persone, inaugurato nel 2009. Tutti gli spazi sono equipaggiati con tecnologia di ultima generazione, per soddisfare qualsiasi richiesta.


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271 Righetti Cinquetti 40anni

SPECIALE 40 ANNI

24-10-2013

la storia

16:57

Pagina 271

i protagonisti i personaggi

le location

le agenzie

i servizi

i brand

Eleonella Righetti Cinquetti è fra i soci fondatori di Cogest M&C, creata a Verona nel 1985. In una lettera ripercorre le tappe della sua carriera e dell’intera meeting industry

Eleonella Righetti Cinquetti embra ieri quando ho fatto il primo abbonamento a Meeting e Congressi! Bei tempi quelli… Non c’era internet, la posta funzionava (come ora) a rilento, si lavorava solo via fax e prima di mandare una lettera la si rileggeva almeno tre volte. Non avevamo neppure il cellulare: il primo l’ho avuto in condivisione con il mio socio nel ’92 (lo scorso secolo), e – cosa da non credere – serviva solo per telefonare! Però… Gli atti di un congresso si correggevano al massimo due volte; l’impostazione del programma era “buona alla prima” e la copertina (di cui si davano al massimo due proposte al cliente) era un’opera d’arte fatta da un grafico in carne e ossa. Non avrei mai pensato di rimpiangere i tempi andati; è che tutto, oggi, è più complicato, più veloce, più impersonale. Una corsa contro il tempo. E noi siamo fra i fortunati che sono ancora qui a lamentarsi, mentre tanti, troppi, dei nostri colleghi negli anni hanno mollato, forse perché non avevano scelto di vivere pericolosamente o forse perché non ce l’hanno fatta a sopravvivere nel nostro mondo, sempre più complesso. Siamo sopravvissuti ad anni bui, dove sembrava che da un momento all’altro l’evento congressuale dovesse scomparire per la troppa burocrazia o per le “serrate” da parte degli sponsor. Invece siamo ancora qui. Meeting & Congressi festeggia i suoi primi quarant’anni e noi, tra un anno, festeggeremo i nostri trenta! Non avrei mai detto che sarei arrivata a questo traguardo quando, nell’85 Massimo Servakis – da buon romano – mi disse «Eleone’che dici, apriamo una società per organizzare congressi?». Lui era il direttore marketing di una multinazionale e io la sua assistente. Tra l’80 e l’85 insieme abbiamo organizzato migliaia di convention in Italia e in Europa; per me lui era un mito e quindi, quando mi ha chiesto di metterci in società, gli ho detto subito di sì. Massimo, fisicamente, non c’è più, se n’è andato ormai da vent’anni, ma mi ha lasciato la sua forza e la sua tenacia. E, come dice Vasco, “sono ancora qua!”, grazie all’aiuto delle mie storiche collaboratrici Morena e Lidia (a cui si sono aggiunte Alessandra, Gisella, Giulia, Valentina, Valeria) e al supporto dei nostri affezionati clienti, alcuni fedeli nei secoli, altri di nuova nomina. Siamo forti nel congressuale medico, ma anche (per fortuna) nell’organizzazione di convention e incentive aziendali e siamo stimati in tutta Italia per la nostra correttezza e professionalità. Certo, se ci lasciassero lavorare senza continuare a metterci i bastoni tra le ruote, magari si potrebbe dare un aiuto a questa Italia, perché basterebbe così poco per tornare a essere una nazione forte e ammirata dal resto del mondo. Ma questa è un’altra storia… Dove ero rimasta? Ah sì: Voglio congratularmi con Meeting e Congressi! Da parte mia prometto che continuerò a seguirvi e a sfogliare, come ho sempre fatto, la vostra preziosa Guida per cercare nuove location per i nostri eventi; in fondo, rispetto al passato, l’unica differenza è che adesso, oltre alla guida di carta, sfoglio anche quella digitale…

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Sopra, Eleonella Righetti Cinquetti. Nelle altre immagini, alcuni degli eventi organizzati, negli anni, da Cogest M&C

www.cogest.info

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272 Alessandro Rosso 40anni

24-10-2013

SPECIALE 40 ANNI

16:56

la storia

Pagina 272

i protagonisti i personaggi

le location

le agenzie

i servizi

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Giampiero Briozzo

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i brand

Un network di agenzie con sedi in tutto il mondo, una catena di hotel di lusso, il primo hotel sette stelle in Europa. Questo e tanto altro nasce dalle idee di un uomo con il viaggio nel dna 3

Alessandro Rosso orinese, classe 1959, sagittario, sono cresciuto viaggiando e del viaggio ho mantenuta intatta la passione, trasformandola anche in una professione: escogitare idee brillanti per divertirsi in giro per il mondo. Non a caso provengo da una famiglia di viaggiatori che ha saputo unire il viaggio al business; ed è con questo particolare gene nel dna che ho creato Alessandro Rosso Group, un network internazionale del quale sono presidente, con sedi a Milano, Torino, Firenze, Roma, Parigi, Philadelphia, Shanghai e Pechino, che ha saputo conquistare la leadership nel comparto Mice, che ha raggiunto traguardi importanti su qualsiasi fronte dell’offerta e che intende crescere ancora anche all’estero. Permettetemi una nota recente: con l’ingresso del tour operator Best Tours Italia (che include i brand Kuoni Italia e Best Tours) siamo rientrati nel mondo che mio padre Franco Rosso aveva tanto promosso in passato, ed è stato come un ritorno a casa. Tanto che anche Expo Milano 2015 ci vede già oggi protagonisti. Questo sul fronte agenzie. Poi ci sono gli alberghi, i Town House Collection, raffinati, ubicati in centro città e creati con la stessa cura amorevole con cui si arreda la propria casa. Negli ultimi anni, del resto, è cambiato molto il modo di proporre l’ospitalità. Oggi è sempre più importante far vivere agli ospiti esperienze uniche: non più solo strutture per dormire con il massimo comfort, ma luoghi capaci di generare emozioni. Sempre alla ricerca di nuove idee, e con questa idea dell’ospitalità in testa, abbiamo dato vita, a Milano, al Seven Stars Galleria, il primo hotel sette stelle in Europa. Certo, abbiamo avuto la fortuna di disporre di spazi nello storico monumento della Galleria Vittorio Emanuele II e non potevamo che creare magnificenza e unicità… ma un breve aneddoto può chiarire un concetto importante: la fortuna va anche costruita. L’idea, infatti, è nata un po’ per caso: una sera stavo passeggiando in Galleria con mia moglie e ho visto appeso alle finestre del secondo piano un cartello con la scritta “Affittasi”, come se si trattasse di una casa qualunque. Ma quelle erano le finestre della Galleria Vittorio Emanuele II! Allora abbiamo preso appuntamento e siamo andati a vedere. Siamo arrivati da una stretta via attigua alla Galleria, via Silvio Pellico, al civico 8. Siamo saliti al secondo piano e poi al terzo. L’emozione è stata unica: eravamo a contatto con la Storia! La potevi respirare, dai muri, dai soffitti di oltre cinque metri e dalle finestre ottocentesche. Avrei voluto stabilire qui i miei nuovi uffici, ma poi è stata la location stessa a farmi cambiare idea. Un ufficio in un palazzo del 1865? No, quello era il luogo giusto per un’abitazione di grande lusso: l’ingresso è riservato, quasi non si scorge. È vero, passando da via Silvio Pellico, bisogna proprio saperlo che qui si entra in una meraviglia. La struttura poi è originale, è opera di quel Mengoni che nel 1865 diede vita a questa splendida Galleria, come trait-d’union tra sacro e profano, tra il Duomo e La Scala, tra religione e musica. Era quindi la location ideale per una “Casa di Lusso”. Ecco com’è nato il Seven Stars Galleria, una location che non è solo un albergo, ma un modo di vivere la città. Secondo la filosofia di Alessandro Rosso Group.

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1 e 4 / Il Seven Stars Galleria, primo sette stelle in Europa, nella milanese Galleria Vittorio Emanuele II 2 / La pubblicità della catena Town House Collection, che riassume il concetto di ospitalità del Gruppo 3 / Alessandro Rosso, presidente del Gruppo che porta il suo nome 5 / Un articolo uscito in occasione dell’Expo di Shanghai (2010). Con lo slogan “Io vado a Shanghai. E tu?” Rosso esorta le aziende italiane a partecipare all’importante vetrina internazionale

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Giampiero Briozzo

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274 Sartori 40anni

24-10-2013

SPECIALE 40 ANNI

16:55

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la storia

i protagonisti i personaggi

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le location

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le agenzie

i servizi

i brand

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Lettera semiseria che avrebbe potuto scrivere la figlia di Marisa se si fosse lasciata convincere a diventare Pco...

Marisa Sartori o non so come sono finita in mezzo a un numero speciale di questa rivista; la conosco appena, me ne ha parlato mia mamma che una volta faceva il mio stesso lavoro. A un certo punto però si è stancata e mi ha detto: «Perché non prendi in mano tu l’azienda?». Le ho detto che con una laurea e un master in filosofia mi sentivo poco pronta, ma lei mi ha assicurato che mi avrebbe affiancato fino a che non avessi preso piena coscienza di tutti gli aspetti dell’attività. Mia sorella, iscritta alla laurea specialistica in architettura, è stata più furba di me e ha continuato a fare plastici e progetti. Perché più furba? Sono entrata solo tre anni fa, dopo un anno di tirocinio fatto presso un caro collega di mamma; anche qui lei mi ha detto «si entra dalla porta di servizio, e devi fare almeno un po’della fatica che ho fatto io iniziando da zero. E poi il punto di vista di un’altra azienda è sempre formativo». Morale, lei mi ha affiancato da vicino il primo anno: poi ha iniziato a dedicarsi “seriamente” ai suoi hobby: cucina (ha fatto anche un sito tutto suo!), giardinaggio, viaggi. Si è presa anche un cane che ha chiamato Ecm. Poi mi ha detto «puoi camminare sulle tue gambe adesso, io ti sarò sempre vicina». Una parola grossa: pare che la vita abbia iniziato di nuovo a sorriderle ed è pure ringiovanita. Io? Io combatto con i clienti, che hanno sempre meno soldi da spendere e discutono tutto, soprattutto le nostre competenze professionali. Combatto con i fornitori, e li capisco: siamo tutti ai limiti della sopravvivenza. Combatto con le banche, perché molte volte dobbiamo chiedere il loro “aiuto”per affrontare scadenze sempre più pesanti e pagamenti sempre più lenti ad arrivare. Combatto con i dipendenti, perché hanno una legittima aspettativa di una vita decente. E penso ai bei tempi in cui ho fatto la hostess per mamma! Ero molto più giovane ma mi sembrava un mondo interessante nel quale vivere! Eventi eccitanti con premi Nobel, un’organizzazione nella quale il partecipante era al centro e si faceva tutto quello il possibile per metterlo a suo agio e garantirgli il Roi (una parola che allora non usava, ma il senso è quello). I conti tornavano, certo non si scialava ma si riusciva a gestire serenamente l’azienda. Sicuramente c’era chi faceva molti più soldi, ma mia mamma li ha sempre guardati con occhi diffidenti. Ma se avrò figli, nei ritagli di tempo che questo benedetto lavoro mi lascerà, farò di tutto per convincerli a fare altro!

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1 / 2012, Napoli: la cena di gala durante la convention di un’importante multinazionale presso la Sala della Meridiana al Museo Archeologico 2 / 1994: una foto “non ufficiale” del dietro le quinte durante un congresso 3 / 2003, Ischia: un momento della conferenza Ue sulla proprietà industriale 4 / Un ritratto recente di Marisa Sartori 5 / Inizio Anni 2000: una pubblicità risalente all’epoca in cui si affidava ad agenzie e Pco anche l’organizzazione delle cene (aziendali) di Natale 6 / 2004, Sorrento: un tavolo con noci e altri prodotti ricavati dalla loro lavorazione provenienti da tutto il mondo all’International Walnut Symposium

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Cari lettori, questa missiva è ovviamente scherzosa. Io sono qua e continuo a soffrire al posto delle mie figlie, che invece stanno facendo la loro strada in altri mestieri. Ma lo dico con orgoglio, e senza rimpianti: sono convinta che davvero il nostro lavoro ci dia il privilegio (io almeno l’ho avuto, in quasi trent’anni da Pco) di fare incontri straordinari. Per il resto, speriamo che la crisi passi, la politica metta la testa a posto e la commissione Ecm diventi più ragionevole! E continuiamo a guardare con diffidenza quelli che fanno troppi soldi! www.sistemacongressi.com


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. Saloni affrescati con vista su Roma . 62 camere e suite . Ristorante con terrazza panoramica . 5 sale meeting fino a 120 posti con luce naturale . Connessione WI-FI . Raffinati banchetti di nozze, cene di gala ed eventi privati . Parco secolare di 15.000 mq . Piscina immersa nel parco . Parcheggio privato con 120 auto . 20 km dal centro di Roma . 40 km dall’aeroporto di Fiumicino . 11 km dall’aeroporto di Ciampino . Golf e wellness center nelle immediate vicinanze . Navetta gratuita per la stazione ferroviaria di Frascati

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276 Ivana Termine 40anni

24-10-2013

SPECIALE 40 ANNI

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la storia

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i protagonisti i personaggi

le location

le agenzie

i servizi

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Voleva fare la giornalista. Ma il germe dell’organizzazione congressuale la contagiò al punto da rinunciare alla carriera da anchorwoman per dar vita a Finivest Congressi

Ivana Termine orreva l’anno 1981, Ivana Termine, neolaureata in lettere, era giornalista praticante presso una tv privata di Catania. Nell’ambito dei suoi incarichi le venne assegnato l’ufficio stampa di due grandi manifestazioni: il congresso nazionale di Magistratura Indipendente, che quell’anno si svolse a Taormina, e l’apertura della centrale solare di Adrano. A quest’ultimo evento, in particolare, fu distaccata grazie alla sua perfetta conoscenza del francese, lingua di quasi tutti gli ingegneri che avevano seguito il progetto. Ivana scoprì così la passione per gli eventi e la loro organizzazione, e, in controtendenza rispetto alla sua generazione di giovani, che avrebbero svolto in massa la professione del giornalista e per un posto da praticante avrebbero fatto follie, rinuncia al tesserino e si butta nel Mice.

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Cariche di primo piano nelle istituzioni nazionali e numerosi congressi di rilevanza mondiale punteggiano il curriculum di Ivana Termine, che nel 1987 ha fondato Finivest Congressi

DAL GIORNALISMO ALLA MEETING INDUSTRY Mai tuffo fu più riuscito. Oggi possiamo dire con certezza che Ivana Termine è uno dei pochissimi personaggi di cui nessuno, nella meeting industry italiana (non solo siciliana), può dire di non aver sentito parlare. Dopo una serie di esperienze base (l’inizio fu da hostess freelance), nel 1987 ottenne un mandato di rappresentanza da un grosso Pco per l’apertura della sua sede fiorentina. Dopodichè tornò a Catania e il 27 novembre di quell’anno aprì l’agenzia Finivest Congressi, uno dei brand di maggior successo della nostra industria congressuale, capace, in 26 anni, di lavorare per importanti realtà italiane e sovranazionali, istituzioni comprese, come il Consiglio d’Europa, la Comunità Europea e la Corte d’appello di Catania, per citarne solo alcune, e dal 2011 è anche provider Ecm. Il curriculum di Ivana è denso di importanti traguardi anche in campo associativo e personale. Nel 1991 ha fondato Pco Sicilia, e ne è stata la prima presidente fino al 1996. Dal 1997 al 2000 è stata componente della Commissione Aggiornamento Professionale della Ferpi, mentre dal 1998 al 2003 è stata vicepresidente della Sezione Turismo di Confindustria – Catania. Nel 2007 ha fondato il Rotary Club Catania Sud, e nel 2008 ha ideato il marchio Meet Sicily per l’elaborazione di un progetto di promozione della destinazione Sicilia. Ha insegnato Management Congressuale presso i master post-Laurea della Facoltà di Economia e Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Catania. Nel 1992 ha contribuito alla formazione degli assistenti congressuali del parco divertimenti Mirabilandia e ha tenuto delle lezioni sulla pianificazione economica degli eventi ed elaborazione budget presso l’Accademia del Turismo di Trento. Nel 1996 ha insegnato a Padova al corso per operatori congressuali organizzato all’Associazione Industriali di Padova. Di rilievo infine l’attività saggistica. Ha scritto il testo Manuale per assistenti congressuali, con l’obiettivo di contribuire alla formazione professionale delle hostess e degli steward, vero e proprio filtro per gli organizzatori di eventi. www.finivestcongressi.it

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Best Western Hotel dei Principati

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Cinecittà è una location ideale per eventi e convention, dove tutto si trasforma per realizzare un’emozione e dove il business incontra i luoghi magici del grande cinema. Per ogni evento, che sia piccolo, medio o fino a 3000 persone, vengono utilizzate suggestive scenografie, create ambientazioni e soluzioni di light design proprie del cinema e dello spettacolo. Vengono messe a disposizione soluzioni di pre-allestimento nei teatri di posa che, pur preservando originalità e fascino, sono in grado di contenere i costi. Durante un evento a Cinecittà ci si può trovare improvvisamente immersi nella Roma imperiale, oppure nella Firenze medievale, cenare o gustare un aperitivo in un ambiente elegante ed esclusivo. Il team di Cinecittà Eventi innova continuamente i propri servizi, offrendo ambienti unici, soluzioni ad hoc e allestimenti alla portata di ogni budget. www.cinecittastudios.it/eventi Cinecittà Eventi

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LE LOCATION che hanno fatto la storia del settore

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281 Abbazia di Spineto 40anni

SPECIALE 40 ANNI

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Un’antica tenuta nella verde Toscana. Un’abbazia che ha attraversato la storia, dal Medioevo fino alla struttura attuale; sempre con la stessa vocazione, di luogo per lavorare e per pensare

Abbazia di Spineto millenaria la storia dell’Abbazia di Spineto, da sempre luogo d’incontro e di meditazione grazie alla posizione isolata, immersa nel verde toscano tra la Val di Chiana e la Val d’Orcia. La sua fondazione risale, infatti, al 1085, nel pieno periodo del monachesimo medievale, a opera dell’ordine Vallombrosiano; è il periodo durante il quale monasteri e abbazie diventano feudi religiosi dipendenti dagli abati e dediti all’agricoltura, pacifiche oasi fortificate protette dalle lotte feudali che imperversavano ovunque. Nel 1120 Spineto viene posta sotto la protezione di Orvieto, per poi passare prima sotto la tutela della Repubblica di Siena e, alla sua caduta, nei territori del Ducato Mediceo di Firenze. Nonostante le precarie condizioni politiche, il periodo di massimo splendore economico dell’abbazia si realizza proprio nei secoli dal XII al XIV, tanto che nasce la necessità di salvaguardare i suoi beni con una guarnigione armata e con l’edificazione di opere fortificatorie – la chiesa, per esempio, conserva ancora le tracce delle postazioni per le balestre –. Nel 1627 il Papa Urbano VIII toglie all’ordine Vallombrosano l’Abbazia di Spineto per affidarla a quello cistercense; in questa occasione il Papa dona alla chiesa di Spineto il prezioso piviale che tuttora vi è conservato.

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Una storia lunga più di mille anni, quella dell’Abbazia di Spineto, nel verde della Toscana. Un sapiente intervento di restauro (nella foto in alto a destra, il cortile prima del recupero) ha trasformato il complesso in un luogo perfetto per lavorare nella quiete e nella tranquillità

MILLE ANNI DI STORIA L’abbazia resta sotto l’ordine cistercense fino alla sua soppressione nel 1783, dopodiché sopravvive come villa-fattoria. Nel 1830 l’Abbazia comincia a entrare nella proprietà di numerosi privati, che ne alterano la morfologia apportando interventi architettonici – è degli Anni 50 un dannoso tentativo di pseudo-restauro –prima di cadere nell’abbandono e in balìa del tempo. Solo negli Anni 90, grazie agli attuali proprietari, viene avviato un significativo restauro architettonico, che riporta l’abbazia a nuovo splendore. Vengono recuperate le antiche strutture architettoniche e si pensa a una riqualificazione funzionale del complesso per realizzare un “luogo ideale per incontrarsi, conoscere, studiare, lavorare”; una nuova destinazione d’uso perfettamente coerente con le funzioni originarie dell’abbazia. La flessibilità degli arredi e dell’organizzazione degli spazi consente così l’utilizzo di numerose aree per funzioni congressuali e conviviali, una grande sala per conferenze viene realizzata grazie al recupero di un edificio rurale a pochi metri dall’edificio abbaziale. Sono state oggetto di intervento restaurativo anche tutte le strutture che ospitano l’allevamento di equini; successivamente il recupero è stato esteso anche a dodici edifici rurali, siti sulle antiche unità poderali. Gli interventi sugli edifici rurali hanno consentito di organizzare un’ospitalità “diffusa“, articolata tra l’Abbazia e le case della tenuta. Un restauro più recente ha visto anche l’antica voliera tornare a nuovo splendore, a tutto vantaggio del Mice. Un ultimo cenno lo merita l’attenzione da parte dei proprietari all’ecosostenibilità, attenzione che li ha portati, nel 2012, a istituire il premio internazionale di ecologia umana La terra e il cielo dell’Abbazia di Spineto. www.abbaziadispineto.com

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282 Auditorium Musica 40anni

24-10-2013

SPECIALE 40 ANNI

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La struttura avveniristica disegnata da Renzo Piano a Roma ha accolto, nei suoi primi dieci anni di vita, centinaia di convegni, meeting, convention e conferenze

Auditorium Parco della Musica Auditorium Parco della Musica di Roma è noto nel mondo come il prestigioso luogo di spettacolo disegnato da Renzo Piano. Ma questo splendido complesso avveniristico, oltre a ospitare una apprezzata programmazione multidisciplinare, durante l’anno si trasforma in location polifunzionale in grado di esaltare qualsiasi manifestazione legata al settore business e congressuale. Nel corso dei suoi dieci anni di vita, è stato infatti sede di centinaia di eventi tra convention, convegni, lanci di prodotto, incentive, meeting, seminari, workshop e conferenze. Un esempio per tutti: nel luglio 2011 il congresso dell’International Aids Society ha visto, tra 7.482 partecipanti, la presenza di 5.839 delegati provenienti da 142 paesi di ogni parte del mondo, circa trecento giornalisti accreditati, per un totale di nove conferenze plenarie, cinquanta sessioni di lavoro, 39 exhibit, 31 meeting satellitari. Ma anche le principali istituzioni e aziende italiane ed estere scelgono l’Auditorium perché, oltre alla personalizzazione dei servizi e degli allestimenti per le sessioni di lavoro, possono contare su un forte coinvolgimento nella programmazione culturale e post congressuale: non a caso, l’Assemblea annuale di Confindustria, il Festival internazionale del film di Roma o il primo Congresso nazionale unificato della chirurgia italiana figurano tra i grandi eventi ospitati.

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Una forma avveniristica e riconoscibile caratterizza l’Auditorium Parco della Musica, divenuto uno dei punti di riferimento della Città Eterna

TUTTI I NUMERI DEL SUCCESSO Situato tra altri edifici monumentali, come il Museo Maxxi, lo stadio Flaminio e il Palazzetto dello Sport, l’imponente e modernissimo Auditorium – con i suoi oltre novantamila metri quadrati di superficie – è una vera e propria cittadella della cultura e dello spettacolo, consegnata alla città di Roma nel dicembre del 2002. Nel giro di dieci anni è diventato uno dei maggiori centri multifunzionali del mondo, secondo per numero di eventi soltanto al Lincoln Center di New York. La sofisticata architettura raccoglie in sé tutti i generi e le espressioni artistiche per soddisfare le richieste di un pubblico sempre più vasto ed esigente, offrendo una grande varietà di spettacoli e iniziative: dalla musica sinfonica e cameristica, programmata dall’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, al cinema, al teatro, alla danza; dalle performance letterarie alle arti plastiche e figurative, al jazz, al pop, al rock, al folk, fino ai grandi festival internazionali. Ogni anno circa mille appuntamenti per oltre un milione di spettatori. Le tre sale principali – sala Santa Cecilia, sala Sinopoli e sala Petrassi, rispettivamente da 2.742, 1.133 e 673 posti – sono delle magnifiche “casse armoniche”, tre liuti giganteschi circondati da un giardino pensile di trentamila metri quadrati, ricavato tra le rive del Tevere e la collina dei Parioli. La grande cavea, al centro delle tre sale, è un’autentica piazza con la doppia funzione di teatro all’aperto e di “agorà”, luogo d’incontro per altre 2.782 persone. www.auditorium.com

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284-285 Cinecittà 40anni

24-10-2013

SPECIALE 40 ANNI

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La magia del cinema. Allestimenti speciali per tematizzare i set dove l’engagement degli ospiti è garantito. Cinecittà Studios è un mito che dal 1937 continua a fabbricare emozioni

Cinecittà Studios inecittà è il tempio della cinematografia italiana, un set affascinante per i cineasti italiani e stranieri, un luogo magico, fonte di ispirazione per innumerevoli sceneggiature, un’officina scenica che è stata laboratorio per i grandi maestri del cinema italiano, da Roberto Rossellini, Vittorio De Sica, Federico Fellini, Luchino Visconti, Michelangelo Antonioni, fino a Ettore Scola, Giuseppe Tornatore, Marco Bellocchio, Pupi Avati e tanti altri. Occupa un posto di preminenza tra i grandi studios internazionali in cui si produce cinema. Dal 1937 continua a fabbricare emozioni e dal 2000 l’intera area di Cinecittà, con i suoi quaranta ettari di terreno, venti teatri di posa, due tensostrutture, una piscina esterna di settemila metri quadrati e i set residenti, è diventata location ideale per convention, cene di gala, meeting ed eventi speciali “chiavi in mano”. Per ogni evento vengono sfruttate suggestive ambientazioni scenografiche e su richiesta, effetti speciali propri del grande cinema. Il Teatro 5 per esempio è il Tempio di Fellini, in cui diresse ogni singola scena delle sue pellicole, come La Dolce vita, Amarcord, La nave va, L’intervista e molte altre, luoghi inscindibili dalla sua personalità, («è la mia casa» diceva). Oggi, personaggi come Benigni, Fiorello o Panariello, mentre girano i loro programmi, non possono sottrarsi al fascino di quest’aura nostalgica. Vent’anni fa moriva Federico Fellini. Come celebrarlo al di là delle retrospettive e degli omaggi in Italia e all’estero? Così è nata l’idea di affidare a Ettore Scola la realizzazione di un film che in principio avrebbe dovuto basarsi soprattutto su materiali di archivio, poi è diventato molto di più. Cinecittà Studios ha messo a disposizione il mitico Teatro 5, dove sono state ricreate le scenografie dei vari ambienti di vita di Fellini per la pellicola Che strano chiamarsi Federico! (citazione da una poesia di Federico Garcia Lorca). Il risultato è qualcosa di non convenzionale, una specie di diario un po’ onirico che ricostruisce in modo scenico e teatrale gli episodi di vita che hanno legato i due artisti.

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Sopra, il Teatro 5 Fellini e, sotto, il Teatro10. Sopra al titolo a sinistra, il Caffè di Cinecittà, a destra, Cinecittà Si Mostra. Nella pagina accanto, lo spettacolare set dell’Antica Roma

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DI SET IN SET Il set della “Roma antica”, interamente costruito ad hoc per la fiction Rome, è uno dei più grossi che siano mai stati creati negli studi e ad oggi si trova come set permanente all’interno degli Studios. Qui Cinecittà ha festeggiato il suo settantesimo anniversario. Si tratta del set della Roma imperiale, di circa quattro ettari sul backlot di Cinecittà, ricostruito nei minimi particolari per il serial del 2004. Quest’ultima, ambientata nel II sec a.C., narra le vicende di personaggi storici realmente vissuti, intrecciate a storie d’amore, passioni, complotti. All’interno, nella parte centrale del Foro, è allestita la Tenda Kristal ideale per cene di gala. La tenda è trasparente e consente di ammirare il set esterno illuminato scenograficamente. È riscaldata per l’inverno, allestita con luci diffuse e impianto audio. Un set dressing tematizzato di oltre tremila elementi scenici, creati per le riprese di numerosi film,


284-285 Cinecittà 40anni

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SPECIALE 40 ANNI

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può arricchire la location e rendere ancora più speciale e scenografico l’evento. D’estate viene aperta divenendo un elegante gazebo. Un set fantastico e surreale, già scelto da aziende di importanza internazionale come Louis Vuitton, American Express, Good Year, Fendi, Samsung, Ford, e nel quale i clienti possono calarsi in una scenografia professionale cinematografica respirando la stessa aria che si respirava duemila anni fa per le vie dell’Impero. E ancora, per il film Gangs of New York di Scorsese la New York del XIX secolo è stata ricreata interamente negli Studios di Cinecittà, diventando da allora palcoscenico di numerosi eventi. IN GRAND TOUR Un evento di qualità non può prescindere dalle location. All’evento si può abbinare la possibilità di fare una visita guidata attraverso un percorso espositivo che consente di scoprire i segreti del cinema attraverso la storia di Cinecittà. I set monumentali, i costumi indossati da star internazionali come Alberto Sordi e Sophia Loren, gli accessori, gli elementi di arredo dei più significativi film girati a Cinecittà e infine i bozzetti di celebri scenografi, incantano il visitatore conducendolo per mano nella Fabbrica dei Sogni. La mostra si divide in tre sezioni che ripercorrono la storia del cinema italiano e internazionale, i mestieri del cinema e il percorso backstage, dove si può approfondire e interagire con i diversi linguaggi dell’audiovisivo. Nelle varie sezioni dell’esposizione vengono approfonditi i mestieri del cinema omaggiando le più importanti sartorie teatrali italiane, le attrezzerie sceniche e le diverse professionalità e figure che contribuiscono alla riuscita di un film. La visita alla mostra offre anche la possibilità di effettuare un tour completo attraverso i set residenti, ancora oggi utilizzati per riprese di film e fiction nazionali e internazionali. Con l’Outdoor Set Visit i grandi set permanenti proiettano il visitatore in epoche diverse: La Broadway dell’800, la Roma Repubblicana, la Firenze Medievale. E poi ancora la Firenze Medievale. A breve è prevista l’apertura del Caffè di Cinecittà, un’area tematizzata destinata ancora una volta a celebrare il grande cinema con citazioni e dettagli (come le sedie da regista). Comprenderà uno spazio esterno con una piazzetta tipica romana, un concept store, una terrazza; durante il giorno per i visitatori e la sera per gli eventi. Così Cinecittà riconferma i suoi intenti di promozione e valorizzazione degli Studios, della loro storia e del loro patrimonio, consolidando la consapevolezza del potenziale del linguaggio cinematografico attraverso una offerta differenziata. www.cinecittastudios.it

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286-287 Cortenova 40anni doppia

SPECIALE 40 ANNI

24-10-2013

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I fasti di ieri e di oggi rivivono nel loro splendore. La dimora pugliese offre il fascino del passato adattandolo con gusto ed eleganza alle esigenze degli event planner

Cortenova i torna indietro di molti secoli, al 1600, per scoprire le origini di Cortenova, una dimora storica pugliese a qualche chilometro dal centro di Bari, che si propone oggi come una location esclusiva per ogni tipo di evento. Sono stati la lungimiranza e la passione dei fratelli Nanna, gli attuali proprietari della struttura, a permettere di realizzare – da un luogo che di certo non aveva perso il suo fascino ma che si presentava decisamente al minimo delle sue potenzialità – una realtà elegante e funzionale per il mondo degli eventi. Immersa in un’oasi verde dove le palme, gli ulivi e la macchia mediterranea danno il benvenuto agli ospiti, la dimora nei secoli fu più volte rimaneggiata fino a diventare luogo di villeggiatura dell’aristocrazia locale. Avvezza ai fasti del passato dunque, la residenza è stata sottoposta dalla famiglia Nanna a un’attenta ristrutturazione nel segno della continuità rispetto alla sua tradizione aristocratica.

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ANTICHE ATMOSFERE Si è puntato così alla valorizzazione dei bellissimi ambienti, sapientemente riproposti oggi con gusto ed eleganza. Le affascinanti atmosfere delle feste della nobiltà del passato possono dunque rivivere a Cortenova in tutto il loro splendore, grazie all’esclusività delle sue sale, capaci di rievocare la magia del passato. Tutto è stato recuperato con sapienza: per esempio dalla ristrutturazione delle antiche stalle adibite al rifugio dei cavalli sono nate una zona relax con un confortevole lounge bar e una saletta meeting di supporto con capienza fino a settanta persone. COME UN TEMPO Entrando a Cortenova si rimane stupiti dal fascino e dalla classe dei suoi ambienti, che sono una cornice perfetta per ogni tipo di evento. Convention, meeting, cene di

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286-287 Cortenova 40anni doppia

SPECIALE 40 ANNI

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gala, roadshow e incontri aziendali trovano, infatti, in Cortenova non solo una location di classe ma tutto il know-how necessario alla buona riuscitae al successo dell’evento. I fratelli Nanna – che sono in questo supportati da uno staff preparato e competente – gestiscono la location con tutta passione e l’entusiasmo tipici della migliore tradizione regionale. Ecco perché il “passato” rivive a Cortenova non solo negli ambienti, ma anche a tavola. Il sole, il mare e i sapori della Puglia si ritrovano, infatti, nella raffinata proposta culinaria di Cortenova. La più genuina tradizione gastronomica regionale rivive nella personalizzazione dei piatti preparati da esperti chef per dare il meglio dei sapori della cucina mediterranea. DALLA TRADIZIONE AL PRESENTE Se la ristrutturazione ha rispettato e valorizzato l’eleganza aristocratica degli ambienti, non ha certamente ignorato le esigenze attuali degli event planner. Ogni organizzatore, infatti, può personalizzare gli spazi secondo il proprio progetto, adattandolo alle necessità del cliente. Proprio per questo nel percorso di ristrutturazione di Cortenova grande attenzione è stata posta nella flessibilità degli spazi per offrire alla clientela una vasta gamma di soluzioni. All’interno si trovano due sale meeting, la principale con capienza di quattrocento posti e la minore in grado di far accomodare cento delegati, alle quali si aggiunge una saletta segreteria, tutte arredate con cura e maestria, oltre ai già citati spazi recuperati dalle antiche stalle. All’esterno è stato realizzato un ampio parco, circondato dagli ulivi e da un meraviglioso prato inglese, dotato di una tensostruttura e di una corte in grado di ospitare in tutto fino a seicento persone, dove poter ospitare coffee break, cocktail e rinfreschi. La posizione strategica rende la location facilmente raggiungibile dall’aeroporto di Bari, che dista solo venti minuti di auto e da Taranto, che si trova a meno di mezz’ora di strada. Per chi giunge in auto, l’ampio parcheggio interno alla struttura permette di trascorrere una giornata di lavoro senza costi aggiuntivi. Inoltre, Cortenova offre una serie di partnership in alberghi convenzionati a quattro e cinque stelle, accordi con compagnie di trasporto e organizzazione di incentive e post congress alla scoperta della Puglia e delle sue meravigliose tradizioni.

Qui sotto, Cortenova prima del sapiente restauro che l’ha riportata a nuovo splendore. Nelle altre immagini, l’antica dimora come si presenta oggi

www.cortenovaricevimenti.it

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288-289 Crowne Plaza Stabiae 40anni

SPECIALE 40 ANNI

24-10-2013

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Prestigio e allure internazionale affacciati sul Mar Mediterraneo. L’albergo si adagia sulla costa sorrentina e ne offre il meglio per incentive ed eventi dalle atmosfere glamour

Crowne Plaza Stabiae ffrire una seconda vita agli edifici è un modo di ridare loro il giusto valore. A volte ci vuole la capacità di guardare oltre le apparenze per vedere il bello, come ha fatto chi ha saputo cogliere le potenzialità di un vecchio cementificio in disuso che, grazie a un progetto di recupero, è stato trasformato nel Crowne Plaza Stabiae Sorrento Coast. Il progetto di recupero di archeologia industriale era davvero ambizioso e i risultati sono stati stupefacenti: dal 1999 al 2004 si è lavorato intensamente per la realizzazione del complesso alberghiero della splendida costa sorrentina, oggi rinomato luogo di incontro della meeting industry italiana e internazionale.

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Nato dal sapiente restauro di un ex cementificio, il Crowne Plaza Stabiae Sorrento Coast sorge sul lungomare di Castellammare di Stabia. Qui sopra il direttore commerciale, Antonino Russo

UN’INTERA AREA RIQUALIFICATA La nuova costruzione non si è concentrata semplicemente sull’edificio, ma ha coinvolto tutto il territorio circostante. Sono infatti stati previsti diversi interventi di sistemazione dell’intera area, con un concreto contributo alla sua riqualificazione. Tante sono state le operazioni che si sono rese necessarie per liberare la zona dallo stato di abbandono in cui si trovava. Tra le altre, il consolidamento della parete rocciosa retrostante l’edificio, l’allargamento della strada statale Sorrentina 145 in prossimità dell’entrata dell’hotel e la realizzazione della scogliera frangiflutti che oggi ripara la lunga passeggiata a mare dell’albergo. Così, dopo anni di degrado, la zona è stata restituita alla città di Castellammare di Stabia con nuove importanti prospettive di rilancio, che le hanno permesso di riavere la giusta centralità dopo essere stata un’importante area di industrializzazione. Oggi grazie al Crowne Plaza Stabiae Sorrento Coast si ritrova proiettata nel circuito internazionale dell’incentive di alto profilo con un innovativo spirito imprenditoriale, che ha saputo dimostrare come sia possibile riqualificare e riconvertire un’industria dismessa in un hotel di prestigio e di forte richiamo. DALL’ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE UN ESEMPIO DI MODERNITÀ «Nella ricostruzione dell’edificio preesistente l’obiettivo era quello di realizzare una moderna struttura alberghiera ricca di fascino e di design» spiega Antonino Russo, direttore commerciale del Crowne Plaza Stabiae Sorrento Coast. «L’ambizioso progetto di riconversione industriale ha voluto tenere anche conto dell’immagine storica del vecchio opificio per conservarne le caratteristiche più interessanti. Non solo. Era fondamentale in un contesto così delicato porsi alcuni chiari obiettivi dal punto di vista ambientale. Era prima di tutto necessario, infatti, fermare lo stato di degrado in cui l’area da tempo abbandonata si trovava. Si è puntato per questo a una convivenza architettonica e strutturale tra l’impiantistico e il moderno, scoprendo nuove e intuitive soluzioni a manufatti nati per funzioni industriali, reinventandone i ruoli e le funzionalità». E oggi che il Crowne Plaza Stabiae Sorrento Coast si distingue per modernità, eleganza e tradizione, proponendosi con successo come location perfetta per qualsiasi tipo di

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288-289 Crowne Plaza Stabiae 40anni

SPECIALE 40 ANNI

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Sorrento Coast evento, sono numerosi gli eventi che si possono ricordare per raccontarne il successo. «Siamo costantemente scelti dalle grandi aziende italiane e internazionali per le loro attività congressuali e incentive – continua Russo – grazie alle caratteristiche della nostra struttura e ai nostri servizi. È storia recente l’importante congresso dell’Istituto Nazionale Dentisti Campania (Andi), un grande successo per noi. Ma la lista potrebbe continuare a lungo». NASCE CONVIVIO Proprio a testimonianza di quanto il segmento incentive e congressuale conti per la struttura alberghiera l’hotel ha di recente implementato la sua dotazione strutturale con Convivio. Spiega Russo: «Si tratta di una struttura che sorge direttamente sul mare e si trova comodamente all’interno dell’hotel, un elegante spazio che si è aggiunto alla struttura originaria, già apprezzata come location di importanti eventi. Qui abbiamo per esempio ospitato una cena di gala della società di prodotti sanitari Novartis, con quattrocento persone. In generale nel nostro albergo abbiamo ospitato anche eventi di importanti player di mercato come l’azienda di confetteria Perfetti, Gioielli Damiani, Vodafone, l’azienda di pneumatici Bridgestone e la Nintendo. Fin dai primi anni di attività la nostra struttura ha inoltre ospitato diversi lanci di prodotto di case automobilistiche come Ford, Volkswagen, Daihatsu e MercedesBenz. Negli ultimi tre anni il Crowne Plaza Stabiae Sorrento Coast ha ospitato, infine, diverse sfilate di moda e diverse attività di team building, come di recente quelle di Sisal e del corriere espresso Gsl. Nel 2012 molto suggestivo fu l’evento del Barchetta Club Italia, con un raduno di auto storiche». L’offerta per gli incentive del Crowne Plaza Stabiae Sorrento Coast si avvantaggia delle tante dotazioni della struttura. «Le aziende apprezzano le nostre proposte – conclude Russo – come le escursioni in barca, che diventano davvero esclusive grazie al nostro molo privato, ma anche visite alle eccellenze del territorio dal punto di vista enogastronomico e culturale. Senza contare che ci troviamo a una manciata di chilometri da Sorrento e non siamo lontano da gioielli come Ravello o gli evergreen Amalfi e Positano, dal glamour di Capri, dalla reggia di Caserta e anche da Napoli». Il Crowne Plaza Sorrento dispone di 150 camere, tutte elegantemente arredate e di un centro benessere per il relax dei suoi ospiti. La Spamarine propone infatti tutto quello che serve per il wellenss, come sauna, bagno turco e piscina coperta. Il centro congressi dispone di spazi luminosi e di una splendida vista sul Mar Mediterraneo e si articola in cinque sale tra cui spicca la scenografica sala Palizzi, che offre una vista unica sul Golfo di Napoli e sul Vesuvio e che offre cento posti. www.crowneplazasorrento.com

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290-291 Acaya 40anni

24-10-2013

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L’avventurosa vita del barone Gian Giacomo dell’Acaya è il trait d’union con il presente del DoubleTree by Hilton Acaya Golf Resort, al profumo di storia e di Mediterraneo

DoubleTree by Hilton Acaya l principio era un hotel a cinque stelle. Ma non basta sfoggiare astri luminosi, nell’accomodation. La chiave di volta – e del successo – risiede nel centro congressi. Ed ecco che alla fine del 2007 la famiglia Montinari acquista la struttura, la rinnova completamente, fa costruire il centro congressi investendo cifre ingenti nel restyling e nel campo da golf e infine stipula accordi di franchising con il marchio che oggi la rende famosa nel nostro settore: DoubleTree by Hilton Acaya Golf Resort. Nell’aprile 2010 si inaugura la location, incastonata in centoventi ettari di vegetazione mediterranea: uno spaccato di Salento a una manciata di chilometri dai ricami di pietra di Lecce, espressione di una direttrice artistica conosciuta come Barocco leccese. L’arte antica echeggia a una decina di minuti di macchina dal DoubleTree by Hilton Acaya Golf Resort, collocato nel fulcro dell’oasi del Wwf Le Cesine – Riserva Naturale dello Stato – e tra le campagne di Vernole e Acaya, di fronte alla cintura marina che ruota intorno alla Penisola cimentandosi in un’armonia di onde tra Adriatico e Jonio.

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Ha un antenato illustre il DoubleTree by Hilton Acaya Golf Resort, il barone Gian Giacomo dell’Acaya, tra i protagonisti del Rinascimento salentino

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RINASCIMENTO SALENTINO Un percorso all’insegna del bien vivre, quello del DoubleTree by Hilton Acaya Golf Resort, e anche un’opportunità di andare a ritroso lungo le direttrici del tempo per scoprire la storia di Gian Giacomo dell’Acaya, uno dei principali protagonisti del Rinascimento salentino. Fu proprio lui, infatti, a trasformare il feudo di Segine nella nuova piazzaforte alla quale diede il proprio nome, Acaya, ed è a lui che sono ispirate le 18 grandi tele esposte nel resort a opera del pittore Piero Paladini. Una location abituata ai personaggi di rilievo, il DoubleTree by Hilton Acaya Golf Resort, a iniziare da Ennio Doris – fondatore del Gruppo Mediolanum –, che con la sua convention aziendale ha inaugurato il centro congressi della struttura. E che centro congressi! Ocra, marrone, ruggine e sabbia caratterizzano questo complesso versatile – che si snoda su 650 metri quadrati –, articolato in diverse sale modulabili, illuminate con luce naturale, approntate con tecnologia di ultima generazione, concepite per garantire la massima flessibilità e per ospitare sino a 750 persone. Il tutto sotto la regia di Daniela Rao, che da sempre gestisce con maestria gli eventi Mice, in sinergia con il management di esperienza internazionale – Martino Acampora, general manager e Gaetano Rapisardi, director of sales & marketing, per esempio – che il brand Hilton ha attirato in Salento. Fra le star che frequentano il DoubleTree by Hilton Acaya Golf spiccano quelle del mondo sportivo come il calciatore Mirko Vucinic e l’amministratore delegato dell’A.S. Roma Claudio Fenucci, soci del circolo golf. E qui bisogna fare alcuni passi indietro nel tempo, specificando che questo campo da golf non è certo un campo qualsiasi, è l’esclusivo 18 buche par 71 progettato da Hurdzan-Fry e che ha ospitato una sede della Costantino Rocca Golf Academy, la prima accademia lanciata dal campione del golf italiano. Una curiosità: la Lamborghini ha organizzato per i suoi dealer transfer in elicottero tra il DoubleTree by Hilton Acaya Golf Resort e il circuito automobilistico di Nardò!


290-291 Acaya 40anni

24-10-2013

SPECIALE 40 ANNI

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Golf Resort ACAYA? NO, HOLLYWOOD! Si avvista il mare, dalla terrazza degli eventi della Club House del campo da golf - ottenuta da una masseria del sedicesimo secolo – mentre nell’aria si spande l’effluvio di erbe aromatiche della macchia mediterranea. La masseria San Pietro dispone di due sale fino a un massimo di ottanta ospiti e si configura sede ideale per serate a tema e cene di gala. E a proposito di atmosfera, è bene ricordare un team building organizzato per una convention aziendale durante la quale è stato realizzato un cortometraggio che ha trasformato per una notte il DoubleTree by Hilton Acaya Golf Resort in un Hollywood Boulevard, con tanto di tappeto rosso, riproduzioni giganti delle famose statuette e con la Hollywood Walk of Fame. Un protagonista nella storia dell’hotellerie, il DoubleTree by Hilton Acaya Golf Resort, che nel contesto dell’accomodation palesa due stili dislocati sui due piani del resort e che generano un senso di compiutezza: al primo piano le camere sono un compendio mediterraneo che avvolge e infonde energia mentre la dimensione del secondo livello rimanda a suggestioni Japan. Una fusione con l’oriente che culmina nelle suite dominate da colori neutri, contraddistinte da materiali pregiati. IDEE IN LIBERTÀ È rigenerante, il DoubleTree by Hilton Acaya Golf Resort. L’atmosfera che lo permea rimanda agli arcani ritmi della natura e invoglia il Mice, dopo le sessioni di lavoro, a una mirata remise en forme. Basta recarsi nella Spa Acaya e sottoporsi a veri e propri rituali polisensoriali che si snodano nei milleduecento metri quadrati del centro articolato in sette cabine per i trattamenti piscine coperte con idromassaggio, saune, docce emozionali, grotta di ghiaccio, calidarium e frigidarium. E la spa diventa il fulcro di eventi aziendali e di incentive. Meet in relax, per esempio, prevede riunioni fino a 25 delegati in spa e in accappatoio, con la zona relax allestita con meeting table e videoproiezione, mentre a pause rilassanti ci pensano anche coffee break e menu macrobiotici. Anche le Night Spa giocano un ruolo importante nel Mice, e piuttosto che la solita cena aziendale Acaya offre la possibilità di noleggiare la spa in esclusiva e in notturna, con finger buffet, intrattenimento e benessere per rendere l’incentive un vero successo. Alla meeting industry instancabile, inoltre, è dedicato il percorso Precor® Fitness Centre, indicato per l’allenamento cardiovascolare. Total relax, invece, a bordo delle due piscine open air, mentre in odor di prelibatezze è di nuovo in scena Gian Giacomo dell’Acaya, cui è dedicato il ristorante principale del DoubleTree by Hilton Acaya Golf Resor, nel quale apprezzare gastronomia salentina e nazionale affiancata dalla rivisitazione di proposte internazionali, tutte à la carte. Il ristorante dispone di una scenografica terrazza che si configura cornice d’elezione per ricevimenti e cene di gala a lume di candela durante la bella stagione. www.acayagolfresort.it

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292 ExclesiorRapallo 40anni

24-10-2013

SPECIALE 40 ANNI

16:44

la storia

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La storia è un lusso a cinque stelle. Quelle dell’hotel di Rapallo hanno iniziato a brillare nel 1901 e continuano a essere protagoniste nel firmamento della meeting industry

Excelsior Palace Hotel mmaginatevi Eleonora Duse seduta su un’elegante poltrona, adorna di un grande cappello e con in mano un libro di versi di D’Annunzio. Allargando la scena si vedono gli ampi saloni di un albergo. È l’Excelsior Palace di Rapallo, un’icona dell’ospitalità alberghiera di lusso in Italia, che già ai tempi dell’attrice e del poeta vate era un luogo apprezzato dal mondo della cultura e dello spettacolo. L’hotel ospitava dal 1901 il primo casinò d’Italia e divenne presto un punto di riferimento per il jet set internazionale: anche il premio Nobel per la Fisica Guglielmo Marconi vi soggiornò. Arrivarono gli Anni 50 e 60 e l’Excelsior aprì in quel periodo le sue porte ai nomi più importanti del panorama mondiale: il Duca di Windsor e Wally Simpson, Re Faruk, Re Hussein di Giordania, Re Costantino di Grecia, Rita Hayworth ed Ernest Hemingway. Ma come un bel sogno che volge al termine, fu la fine degli Anni 60 a decretare il decadimento dell’albergo, fino alla sua chiusura, nel 1974.

I

LA RINASCITA E L’APERTURA ALLA MEETING INDUSTRY Devono passare più di vent’anni perché l’Excelsior Palace torni a fare parte della storia di Rapallo e dell’hotellerie italiana. Un periodo così lungo non poteva che lasciare un segno, i notevoli danni subiti dalla struttura ne rendono necessario un recupero completo: l’albergo è ricreato totalmente al suo interno, si passa dai quattro piani precedenti agli attuali sette e viene realizzato il centro congressi. Windsor, Hemingway, Faruk non sono più soltanto le personalità che l’Excelsior ha ospitato in passato, ma anche i nomi (proprio in onore della storia dell’albergo) dei saloni che compongono il convention centre, realizzato sotto il piano della hall. Del resto, dalla sua riapertura l’albergo ha ripreso a essere una delle mete preferite di tanti personaggi, come, tra gli altri, Michelangelo Antonioni, Burt Bacharach, Roberto Benigni, George Clooney, i Deep Purple, Gloria Gaynor, Bruce Springsteen e proprio quest’anno Diana Ross. Di recente i nuovi lavori: nel 2012 una prima tranche ha portato al rinnovo delle aree comuni, tra cui la hall, impreziosita dall’inserimento di dipinti risalenti al XVI, XVII e XVIII secolo. Inoltre, con la riapertura della stagione 2013 sono state inaugurate le nuove suite del settimo piano, dove si trovava già la suite presidenziale, arricchita ora da una seconda sala da bagno e da una vasca jacuzzi in terrazza. Anche l’area del Beach Club si è rinnovata grazie all’attracco privato e all’Eden Roc Lounge & Restaurant, situato su una magnifica terrazza a picco sul mare. L’Excelsior ha ospitato importanti case automobilistiche – dalla presentazione del Roadster di Bmw, avvenuta nel 1996 alla presentazione nel 2008 della nuova Mazda e della nuova Fiat Panda nel gennaio 2012 – eventi e workshop – qui la prima edizione (di una lunga serie) di Full Contact nel luglio 1997 – , ma anche sfilate di moda, cene di gala e meeting. www.excelsiorpalace.it

292 | 06 2013 | MC


Via Alberotanza, 5 - 70125 Bari - Italia T. +39 080 9905360 | F. +39 080 9905359


294 BaglioniGH 40anni

29-10-2013

SPECIALE 40 ANNI

10:14

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Simbolo dell’ospitalità fiorentina. In equilibrio perfetto fra conservazione degli spazi ampi e solenni e impeccabilità dei servizi, per eventi raffinati ed eleganti

Grand Hotel Baglioni Hotel Baglioni è situato nel palazzo che fu fatto edificare dal Principe Carrega di Lucedio nel 1860. Nel 1903 diventò albergo per volontà del suo proprietario che, trasferitosi a Roma, affidò il palazzo a Leopoldo Baglioni, albergatore esperto e proprietario di altre strutture ricettive. L’opera di trasformazione fu nelle mani dell’ingegner Rampolli, che seppe conservare l’insieme architettonico esterno e le signorili caratteristiche che lo contraddistinguevano. Venne così mantenuto il grande scalone d’onore, al quale il Principe originariamente arrivava entrando con la sua carrozza dal portone principale; al posto delle scuderie e dei cortili vennero ricavati i grandi saloni del centro congressi. Il 12 agosto 1903 il Palazzo Carrega, divenuto albergo capace di 64 camere, 106 letti e 18 bagni, assunse la denominazione di Grand Hotel Baglioni e aprì i battenti al mondo dei viaggiatori. Naturalmente l’iniziativa non si fermò lì e molte furono le susseguenti opere di miglioramento dei servizi, secondo il progresso e le esigenze dei tempi, e di ingrandimento – grazie in genere alle acquisizioni delle case confinanti che vennero progressivamente annesse alla struttura principale, attribuendo così al palazzo la sua caratteristica disposizione interna. Il Grand Hotel Baglioni quindi è parte integrante dell’identità culturale di Firenze, con la quale ha condiviso più di un secolo di storia, ivi comprese due guerre e una tragica alluvione. Attraverso gli anni le sue mura ottocentesche hanno accolto sovrani e capi di stato, artisti, intellettuali e molti viaggiatori.

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Ospiti illustri, tra teste coronate, artisti e personaggi dello spettacolo, hanno dormito nelle eleganti camere del Grand Hotel Baglioni, punto di riferimento dell’ospitalità fiorentina di lusso

TRA TESTE CORONATE E ARTISTI Da ricordare, invece, gli ospiti illustri che hanno preferito il Grand Hotel Baglioni, da Re Umberto I ai vari monarchi del tempo, da scienziati quali Marconi, musicisti come Puccini, Toscanini, Stokowsky, a scrittori quali Pirandello, D’Annunzio, Trilussa o attori quali Eleonora Duse, Ruggero Ruggeri e Rodolfo Valentino. Le camere del Grand Hotel Baglioni conservano tutto il fascino della tradizione toscana offrendo allo stesso tempo comfort moderni di alta qualità. Lo stile fiorentino che caratterizza le 193 stanze dell’hotel è costituito da elementi eleganti: dai mobili in legno di mogano ai particolari in ferro battuto, dal caldo parquet ai soffitti a cassettoni, dalle finestre in vetro piombato alle ceramiche fiorentine che impreziosiscono le ampie sale da bagno. Dal ristorante Panoramico Terrazza Brunelleschi si può abbracciare con uno sguardo tutta Firenze: la cupola di Santa Maria del Fiore e il celebre Campanile di Giotto, i tetti degli antichi palazzi del centro storico e all’orizzonte i verdi colli che circondano la città. La varietà di spazi consente di trovare la giusta ambientazione per ogni evento, dai banchetti per un avvenimento importante, alle esposizioni internazionali di moda. All’interno dell’albergo ci sono numerose opere d’arte, tra affreschi, dipinti, statue e un’esclusiva mostra fotografica permanente che narra attraverso immagini antiche e contemporanee cent’anni di storia di Firenze. www.hotelbaglioni.it

294 | 06 2013 | MC


1617MC_Movantia_Layout 1 16/10/13mercoledĂŹ 16:38 Pagina 1


296 Visconti Palace 40anni

24-10-2013

SPECIALE 40 ANNI

16:42

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In un angolo di “vecchia Milano”, un antico edificio industriale si trasforma in un moderno city resort: ecco come è nato uno degli hotel congressuali più caratteristici della città

Grand Visconti Palace l Mulino Verga, risalente ai primi anni del ’900, è stato a lungo uno dei monumenti della prima Milano industriale: una costruzione imponente, con ampi spazi interni ed esterni, che si estendeva su un’area complessiva di 12mila metri quadrati appena fuori dal centro storico della città, di proprietà della Saiwa. Alla fine degli anni Novanta la produzione dolciaria viene trasferita altrove; è qui che Leonardo Groppelli, attuale Ad del gruppo Extro Hotels, decide che questa location – atipica ma di facile accesso, strategicamente vicina a Porta Romana e con grandi potenzialità legate proprio all’ampiezza e alla varietà dei suoi spazi –, avrebbe ospitato un nuovo prestigioso hotel congressuale.

I

Da edificio industriale dedicato alla produzione dolciaria a hotel congressuale elegante e moderno: è la storia del Grand Visconti Palace

ELEGANZA MENEGHINA Ha così inizio il progetto che porta, nel 2003, alla nascita del Grand Visconti Palace, una struttura che manifesta fin dal nome l’ambizione di ricollegarsi a un ideale di magnificenza ed eleganza tipicamente milanese. L’intervento punta a mantenere vivo il disegno storico dell’edificio, considerato un importante valore aggiunto: i trascorsi dell’antico mulino vengono anzi celebrati nel logo del nuovo hotel, in cui l’immagine di una spiga di grano rende omaggio alla storia della struttura. L’offerta alberghiera viene progettata per dare vita a un city resort capace di coniugare l’efficienza di un hotel urbano con le atmosfere distese che caratterizzano le grandi strutture; il tutto da sempre declinato con un occhio di riguardo al Mice. La struttura comprende 172 camere, tra cui alcune prestigiose suite, e un centro congressi con 14 sale, per ospitare da dieci fino a 270 partecipanti, per un totale di circa un migliaio di posti a sedere. Lo spazio aperto che una volta era il cortile del mulino è oggi un parco interno di 2.500 metri quadrati, che consente un elevato livello di personalizzazione degli eventi ospitati; all’interno sorge un luminoso gazebo in ferro e cristallo, il Giardino d’Inverno, che garantisce un’atmosfera ancora più intima e informale, tra arredi etnici e confortevoli sedute in pelle, ideale per cocktail, brunch e pranzi di lavoro. Anche il Salone Visconti, che ospita banchetti e cerimonie, si affaccia con le sue vetrate sul parco, garantendo luminosità naturale, tranquillità e riservatezza. L’offerta è completata da un elegante centro benessere con piscina coperta e dal ristorante Al V piano - Attico Gourmet posto all’ultimo piano dell’albergo. Punto di forza logistico dell’hotel è sempre stato inoltre il fatto di poter contare su un ampio garage interno da settanta posti auto. Vincitore del Premio Osso 2008 per la categoria Mice, nel 2012 il Grand Visconti Palace, insieme all’Uptown Palace e al Best Western Hotel Mozart, diventa il nucleo del nuovo gruppo alberghiero italiano Extro Hotels, e pochi mesi dopo entra a far parte della collezione MGallery di Accor, il brand di fascia alta della catena francese, che riunisce una selezione di alberghi di prestigio in tutto il mondo. Un traguardo che contribuisce a rendere il vecchio mulino una delle location congressuali più in vista della città. www.grandviscontipalace.com

296 | 06 2013 | MC


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MeetingIncentiveConventionEvents


298-299 Continental Terme 40anni

SPECIALE 40 ANNI

24-10-2013

la storia

16:41

Pagina 298

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Isola nell’isola. Stile mediterraneo, rilassanti piscine termali, tanto verde, un parco per eventi all’aperto e un wellness centre business oriented

Hotel Continental Ischia orreva l’anno 1966 e a Ischia era sbarcata un’altra troupe cinematografica guidata questa volta da Vittorio de Sica con stelle di prima grandezza come Peter Sellers e Brit Ekland. Mentre nelle stradine di Sant’Angelo si giravano le scene di “Caccia alla Volpe”, dall’altro lato dell’isola apriva i battenti un nuovo albergo: il Continental Ischia, la cui insolita posizione non sul mare doveva, con il passare degli anni, trasformarsi in un punto di forza. I tre fratelli Leonessa, Salvatore, Giovanni e Mario, nonostante i numerosi dubbi, erano tuttavia confortati, sull’onda lunga dell’impetuoso sviluppo del turismo in quegli anni, dalla convinzione di realizzare un progetto unico sull’isola: un albergo che fosse anche parco termale. Sulla scia delle numerose personalità del mondo dell’arte, della scienza, dello spettacolo, dell’industria e della politica, erano in molti, fra italiani e stranieri, ad ambire a un soggiorno a Ischia, non solo per ritemprarsi con le acque delle sorgenti termali, ma anche per godere delle bianche spiagge sabbiose, del mare, delle baie rocciose e per assaporare il gusto unico di tradizionali ricette a base di prodotti locali, frutto di un fertile terreno vulcanico. Poi per lasciarsi viziare da un’ospitalità non comune, fortemente empatica nei confronti del “forestiero”. Il Continental Ischia è cresciuto negli anni ed è diventato parte di un gruppo di quattro tra i più prestigiosi alberghi dell’isola: l’Excelsior Terme, un cinque stelle in centro e sul mare nato dall’ampliamento della lussuosa dimora di un nobile inglese; il Moresco, altro cinque stelle in centro e sul mare caratterizzato da un’organica architettura intimista che lo avvicina più a una grande casa mediterranea aperta agli ospiti che al classico albergo; e infine il Continental Mare, un gioiellino a quattro stelle a picco sulla baia di Cafiero con indimenticabili vedute sul golfo di Napoli. Al Continental Ischia, passando dalle originarie 44 camere alle attuali 240 ed estendendosi in un parco di circa trentamila metri quadrati, si è sempre rispettata l’idea originaria di immergere l’albergo in un giardino lussureggiante arricchito da piscine, dove zampilla la preziosa acqua curativa della sorgente termale, e da maestose piante tropicali, che prosperano nel microclima dell’isola di Ischia, particolarmente mite durante l’intero anno.

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Innovativo il progetto che ha portato, nel 1966, alla nascita del Continental Ischia: creare non un semplice hotel, ma un vero parco termale

EVOLUZIONE PERFETTIBILE Con l’ingresso nel nuovo secolo la clientela cambia e non è più costituita solo da estimatori delle terme e del sole di Ischia; cambia la durata dei soggiorni, che da una media di ben due settimane è scesa a una media di sole quattro notti. L’accorciarsi delle permanenze, con la conseguente necessità di un numero maggiore di arrivi per evitare il crollo delle presenze, ha spinto alla ricerca di nuove tipologie di clienti. Proprio la generosità degli spazi e la singolare varietà dei servizi offerti hanno permesso al Continental Ischia di entrare su nuovi mercati, quali quello dei congressi e degli eventi, senza subire contraccolpi.

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298-299 Continental Terme 40anni

SPECIALE 40 ANNI

24-10-2013

la storia

16:41

Pagina 299

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A una delle spa più grandi dell’isola, che su una superficie di circa 1.500 metri quadrati offre non solo i tradizionali trattamenti terapeutici basati sulle acque termali, ma anche percorsi benessere, massaggi e trattamenti di bellezza con i prodotti e le tecniche più attuali, si sono aggiunti un centro congressi con otto sale riunioni da quaranta a 350 posti, dotati di tecnologie innovative e configurazioni flessibili, adatte a vari tipi di manifestazioni. Un secondo ristorante nel parco, composto da gazebo e pergolati nei pressi dell’orto dell’albergo, reinterpreta il modello del tipico ristorante contadino delle colline isolane, diventando idillico sfondo di matrimoni, ricevimenti o altri eventi. La rivoluzione tecnologica dei mezzi di comunicazione ha radicalmente mutato il ricevimento. Se da un lato è sparito lo spazio occupato dal mostruoso quadro centralino a spinotti, sostituito da una piccola tastiera sul bancone, si è ampliato lo spazio del back-office con più addette alla vendita, che trascorrono la giornata sfornando continuamente preventivi via telefono e posta elettronica o aggiornando i portali di vendita su internet, al posto dell’unica scrivania di chi tranquillamente smaltiva le lettere di prenotazione e i rari telex per le urgenze nel passato. È SEMPRE ARIA DI NOVITÀ I tempi rapidi di obsolescenza della società dei consumi impongono continui rinnovamenti negli arredi, per evitare quella sensazione di “datato” che anche una tenda in perfetto stato ma con una fantasia non più alla moda può dare. Cambiamento, tuttavia, al Continental Ischia, non ha mai significato passiva accettazione dell’ultima novità, nella consapevolezza che l’evoluzione del gusto deve accompagnarsi al rispetto del luogo e delle sue tradizioni, per garantire l’unicità di quell’atmosfera che da quasi mezzo secolo continua a sedurre la sua clientela. Questo non sarebbe possibile senza il contributo paziente e giornaliero di centinaia di collaboratori che sembrano ormai appartenere a una grande famiglia. Se da un lato il cliente abituale apprezza i rinnovamenti strutturali che puntualmente scopre quando ritorna, dall’altro è felice di ritrovare lo stesso portiere, lo stesso barman, lo stesso cameriere, che già conoscono i suoi desideri rendendogli ancora più godibile anche un breve soggiorno. GUESS WHO IS COMING TO DINNER Ed è proprio la ricerca continua e appassionata della soddisfazione dell’ospite il semplice segreto del successo che ha reso quest’albergo un crocevia di personaggi famosi sull’isola d’Ischia. Riecheggiano ancora le battute a getto continuo di Walter Chiari! Tutto lo staff ambiva a poterlo servire proprio per non perdere l’occasione di ascoltarne qualcuna personalmente. In un Paese dove il calcio è lo sport più seguito è impossibile rimanere indifferenti, nonostante la professionalità, di fronte a Gianni Rivera o a Bobo Vieri. È sempre una sorpresa l’affabilità di personaggi dello spettacolo come le sorelle Carlucci, Megan Gale, Natasha Stefanenko, che sembrano apparentemente lontane anni luce dai comuni mortali. Anche le ugole d’oro apprezzano le terme: chissà se Roberto Murolo, Renzo Arbore o Dulce Pontes, per comporre, si sono ispirati ammirando dal balcone della loro camera quella speciale luce all’alba o del tramonto. Anche semplici espressioni quotidiane, come un sorriso oppure uno sguardo, diventano indimenticabili quando provengono da personalità inarrivabili come un Ray Charles o uno Sviatoslav Richter. www.hotelcontinentalischia.it

MC | 06 2013 | 299


300-301 Parchi del Garda 40anni

SPECIALE 40 ANNI

24-10-2013

la storia

16:39

Pagina 300

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Hotel Parchi del Garda: la storia di un imprenditore che crede nel turismo e in particolare nel Mice, mantenendo la gestione della struttura e vedendo in questo il vero business

Hotel Parchi del Garda oteva essere “solo” una struttura rivolta al leisure. E invece no. Hotel Parchi del Garda è una location che ha “dichiarato” sin dall’inizio la sua “doppia anima”, proponendosi come congress center hotel perfetto per miscelare con magistrale alchimia “dovere e piacere”. Il tutto grazie a un business plan molto accurato e sotto la regia di Giulio Bonizzato in qualità di costruttore prima e successivamente di amministratore delegato di Benacus Spa, società di gestione di Hotel Parchi del Garda. La lungimirante intuizione è nata soprattutto dalla considerazione che nel territorio in cui è incastonata la location – tra Lazise e Peschiera del Garda, a cinquecento metri da Gardaland e al centro dei parchi tematici – non esisteva una struttura con caratteristiche da corrispondere perfettamente alle esigenze del Mice. Un settore esigente, questo, per il quale sono necessari innanzitutto una location facilmente raggiungibile, spazi versatili, ampi e flessibili, accomodation di alto livello, ristorazione da gourmet, il tutto inserito in una destinazione di grande impatto. Ed ecco che la “doppia anima” della struttura con le coordinate perfette anche per il mercato leisure – soprattutto nella stagione estiva – diventa geniale. Divertirsi lavorando, si potrebbe dire, con Gardaland a pochi passi, la vicinanza ai parchi tematici, le sinergie con il territorio, la piscina esterna e le camere experience pensate ad hoc per ricreare l’atmosfera dei parchi all’interno dell’hotel, di grandissimo appeal anche per il mondo incentive. E come dimostrano i numeri, revenue management e strategie di marketing studiati ad hoc sono risultati vincenti.

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Ricorda un borgo gardesano l’Hotel Parchi del Garda, a due passi dai parchi tematici più famosi

300 | 06 2013 | MC

GENERAZIONE DI FENOMENI L’idea di Giulio Bonizzato trova più che mai la sua genesi nella sala Benacus: ben 870 metri quadrati di superficie illuminati con luce naturale e senza colonne, in grado di ospitare fino a ottocento persone a platea e seicento per cene di gala e in cui trovare tecnologia audio e video di ultima generazione, una cabina regia e due ampi back stage. I grandi – così come i piccoli numeri – sono di casa a Hotel Parchi del Garda se si considera che il polifunzionale centro congressi-area expo è articolato su oltre duemila metri quadrati di superficie e accoglie fino a 1.500 persone nelle sue nove sale meeting di diverse dimensioni. È una location speciale, Hotel Parchi del Garda, strutturato come un borgo e composto da spazi collegati tra loro a diverse altezze. La carta vincente della location è proprio la versatilità di spazi e servizi che consente la massima personalizzazione di ogni evento: meeting, incentive, convention, aste e mercati d’arte, campionati sportivi, tornei, road show, mini-fiere, workshop e lanci di prodotto anche di grandi dimensioni grazie all’accesso diretto alle sale dall’esterno. È da sottolineare che negli anni Hotel Parchi del Garda è stato scenario di una moltitudine di eventi, uno diverso dall’altro e di ogni tipologia, dalla connotazione scientifica a quella bancaria, dall’arte alla moda, dallo sport all’alimentare e… si potrebbe continuare per pagine intere. Un aneddoto? In fase di costruzione, tanto era particolare la struttu-


300-301 Parchi del Garda 40anni

SPECIALE 40 ANNI

24-10-2013

la storia

16:39

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ra, molti privati hanno richiesto la possibilità di acquistare parti dell’immobile, dando per scontato che fosse una ristrutturazione di un antico borgo gardesano… Una dimostrazione di quanto Hotel Parchi del Garda sia totalmente integrato nel contesto in cui sorge, rispettando le accoglienti linee architettoniche del Garda. Non solo. Il Mice apporta indotto anche al territorio circostante, consentendo percorsi nel gusto, nei parchi, nella natura, nella storia, nella cultura e nello sport, visto che il lago consente di praticare anche varie discipline sportive. EVENTI E DIVERTIMENTO Hotel Parchi del Garda, immerso nel verde, è la scelta ideale per abbinare al business momenti di puro relax da trascorrere anche a bordo della suggestiva piscina outdoor, un’area di assoluta tranquillità realizzata con tecnologia Biodesign®. E dopo il relax, via libera alle prelibatezze gastronomiche: a soddisfare il Mice più gourmand, ci pensano lo chef e la sua brigata che, con sfiziose proposte ristorative, sposa le specialità della tradizione lacustre con la cucina locale. Tre sono le sale-ristorante a disposizione di colazioni di lavoro, light lunch e gala dinner. Le due zone caffè diventano invece cornice ideale per welcome drink, coffee break e finger buffet. Dall’eccellenza avveniristica degli eventi e della ristorazione al massimo del comfort dell’accomodation il passo è breve: la struttura, infatti, dispone di 233 camere di cui 15 eleganti suite comodamente ubicate sopra il congress centre. Le suite sono di ampia metratura – circa 36 metri quadrati di superficie – alcune vantano travi a vista, una splendida vista lago o una panoramica sul giardino interno della location. A rinforzare il messaggio per il mondo incentive Hotel Parchi del Garda vanta un’offerta unica in Italia: quattro camere experience realizzate in 4D. Si tratta di una straordinaria opportunità per vivere gli effetti speciali di Hollywood nelle camere, realizzate con animatronics e scenografie degne dei migliori set cinematografici. Hotel Parchi del Garda è la scelta vincente nel contesto dei percorsi di incentivazione, dei team building e dei post congress grazie anche alle sinergie con i parchi tematici del Network e non, tutti vicini alla struttura e in grado di soddisfare – con pacchetti personalizzati – qualsiasi richiesta della committenza. E proprio per le esigenze del Mice – e per supportarlo – l’hotel vanta uno staff dedicato e strutturato ad hoc che segue il cliente in tutte le fasi dell’evento, letteralmente “chiavi in mano”. Hotel Parchi del Garda svela i suoi numerosi volti e plus in ogni occasione, è sempre in prima linea nel contesto della tecnologia all’avanguardia – in accordo con le tendenze del mercato che vede emergere sempre più l’aspetto social – e non finisce mai di stupire. Benacus Spa, infatti, sta orientandosi verso interessanti mercati emergenti con l’obiettivo di sviluppare il proprio business: la gestione di hotel in territorio nazionale e internazionale. www.hotelparchidelgarda.it

MC | 06 2013 | 301


302 Principe di Savoia 40anni

24-10-2013

SPECIALE 40 ANNI

la storia

16:38

Pagina 302

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Da sempre riferimento per la business community. Antichi fasti e una componente estetica di sapore attuale si mescolano per offrire ai clienti tutti i must dell’ospitalità contemporanea

Hotel Principe di Savoia siste una fotografia che ritrae l’Hotel Principe di Savoia, ancora fresco di vernice, nell’anno della sua nascita. È il 1927. L’albergo fa da quinta a una piazza che i milanesi delle nuove generazioni farebbero fatica a riconoscere. Oggi è Piazza della Repubblica, uno dei punti nevralgici del centro cittadino. Allora era soltanto un piazzale, e si chiamava Piazzale Fiume. Quando fu costruito, e battezzato con il nome di “Hotel Principe & Savoia”, l’albergo era in periferia. La scelta del luogo obbediva a un criterio ragionato in cui entrava una discreta presenza del verde, la vicinanza della stazione ferroviaria, la facilità e i tempi brevi in cui si poteva raggiungere il centro, ma anche la prossimità della zona industriale. Perché l’albergo, alla sua nascita, era destinato soprattutto agli uomini d’affari. Esiste una prova molto convincente del genere di ospiti che il nuovo albergo si aspettava: il giorno dell’inaugurazione, il 6 aprile 1927, per l’inserzione pubblicitaria a pagina piena, fu scelto “Il Sole”, il giornale che dava le quotazioni di borsa e quelle delle merci. E anche il testo dell’inserzione è sintomatico. Perché, se è citato il nome dell’architetto, Cesare Tenca, molto spazio è dato all’indicazione puntigliosa dei prezzi delle stanze. Come fa chi sa di rivolgersi a gente abituata a fare bene i propri conti. Anche il “telefono diretto in tutte le camere”, che allora era una novità, non presupponeva conversazioni mondane, ma colloqui d’affari. Le cene, tutte le sere dalle 20 alle 23, erano allietate da musica classica. Gli ospiti, fin dai giorni dell’inaugurazione e poi lungo tutti gli anni Trenta, furono imprenditori e commercianti, ma anche sovrani, regine, principi esotici, celebrità dell’arte e della letteratura. Oggi come allora l’hotel si propone, con le sue 11 sale meeting, tra le più ampie strutture congressuali a Milano; offre spazi suggestivi di alto livello funzionale, realizzati per rispondere alle più svariate esigenze dei clienti, con tecnologie e servizi all’avanguardia.

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Alcune foto storiche del Principe di Savoia, inaugurato il 6 aprile 1927 e pensato per una clientela d’affari e imprenditoriale. L’hotel è diventato poi tra i punti di riferimento del jet set internazionale

STILE SENZA TEMPO Fra gli ospiti del nuovo albergo milanese la leggenda colloca anche Gabriele D’Annunzio. Si iscrivono nomi altisonanti come il Duca di Windsor, Charlie Chaplin, Josephine Baker, Aga Khan, Aristotele Onassis, Evita Peron a Maria Callas. In anni già molto vicini a noi, una rivista americana molto qualificata sui temi del turismo scrisse: “Il Principe di Savoia è una sorta di circolo privato sia per l’aristocrazia del denaro sia per quella dei grandi nomi. Se volete avere l’occasione di vedere Gianni Agnelli e sua moglie Marella assieme a Henry Ford e David Rockfeller, oppure Elizabeth Taylor, Rodolf Nureyev, il Principe di Monaco e i Visconti di Modrone che prendono un aperitivo insieme, fate una capatina al bar del Principe di Savoia, a Milano”. Dopo il 1950, il Principe & Savoia, non troppo danneggiato dagli eventi bellici, si rinnova e si amplia. Due nuove ali, chiamate Principe Rosso e Metallico, si aprono tra il 1956 e il 1957. L’hotel, la cui nuova denominazione risale agli anni Ottanta, fa parte oggi della Dorchester Collection, compagnia interamente controllata dalla Brunei Investment Agency e riflette oggi una Milano nuova, inserita nel contesto europeo. www.dorchestercollection.com

302 | 06 2013 | MC


30 ANNI SIAMO EMOZIONI

DA RICERCATORI DI

Emozioni che riusciamo a far vivere alla nostra clientela attraverso la cura maniacale del dettaglio e l’esplorazione costante di nuovi territori fisici e creativi. Entrando in sintonia con il nostro interlocutore diveniamo un partner affidabile sul quale si può contare in ogni momento. Franco Varetto Via Cesare Battisti, 15 - 10123 Torino - Tel. +39 011.8128901 - Fax +39 011.8128893 - www.almagestum.it


304-305 I Portici 40anni

24-10-2013

SPECIALE 40 ANNI

16:37

la storia

Pagina 304

i protagonisti i personaggi

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Spazi emozionali e festosità bolognese. Dentro: spazi fluidi, versatili, sofisticati, di grande funzionalità. Fuori: l’urbanità cordiale tipica di Bologna

I Portici Hotel quasi un viaggio iniziatico, un itinerario attraverso luoghi, suggestioni, arte e cultura di una Bologna d’altri tempi, muoversi attraverso i contesti dal ritmo cangiante che fanno da quinta scenica a I Portici Hotel Bologna. L’architettura storica, dopo un sapiente lavoro di ristrutturazione avvenuto qualche anno fa, si presenta oggi, in ogni suo aspetto, secondo un nuovo linguaggio, inusuale e fresco, frutto di un’accurata ricerca di equilibrio fra essenzialità e minimalismo. Così l’antico palazzo, progettato dall’architetto Giuseppe Maccaferri tra via Indipendenza e i Giardini della Montagnola, interpreta la filosofia innovativa del vivere contemporaneo, innestando l’arte ineffabile e tagliente del minus dicere sulla solida consistenza della tradizione. La ristrutturazione mantiene inalterati quei tratti di storia che l’edificio porta con sé per arrivare a esprimerne appieno quegli archetipi stilistici basilari, perennemente sorprendenti per la loro forza attuale e per la formidabile ricerca di linee e materiali caratteristici, al di sopra dello scorrere del tempo. Dietro enormi pareti di cartongesso e grossolane pitture a tempera sono stati recuperati oltre 1.500 metri quadrati di affreschi in stile Liberty, che si estendono lungo i corridoi, i soffitti delle camere dell’hotel, i grandi saloni, gli spazi comuni. Nella hall, in cui predominano il bianco e la linearità delle forme, si contestualizza un giardino d’inverno, in un gioco di trasparenze e di alternanza di volumi pieni e vuoti che fanno da contrappunto a una rigogliosa vita arborea circostante. L’illuminazione naturale e quella artificiale sono chiamate a dialogare con il contesto architettonico in una dialettica di inscindibili allusioni formali.

È

La ristrutturazione ha mantenuto inalterate alcune importanti pitture Liberty. In cucina, invece, prevalgono le ricette all’insegna della tradizione, come quella del tortellino bolognese

304 | 06 2013 | MC

SI VA IN SCENA Il Teatro, che tra fine ’800 e i primi del ‘900 era l’antico café chantant Eden Kursaal, definito “il tempio del varietà a Bologna” in cui si esibivano le più famose vedette dell’epoca, è stato chiuso per decenni e riportato anch’esso agli antichi splendori; con il restauro sono state recuperate le preziose decorazioni bucoliche dei soffitti e le rose applicate ai capitelli di Sante Minguzzi. La Galleria sopraelevata che corre lungo il perimetro del Teatro è ancora oggi sorretta dalle colonne di ghisa della Fonderia Barbieri di Castelmaggiore. Il Teatro Eden è oggi la sede del Ristorante i Portici, premiato con la Stella Michelin 2012. Si tratta di una vera e propria officina del gusto dove la creatività rielabora eccellenti ingredienti di base e la componente estetica si mescola sapientemente alle suggestioni culinarie della gastronomia. Poi c’è la ex-Ghiacciaia medievale. Qui è facile immaginare le antiche atmosfere di un tempo quando questo ambiente, oggi tra i più suggestivi del centro di Bologna, era illuminato dalla fioca luce di torce e lampade a petrolio e custodiva, tra paglia e neve, le derrate alimentari della Rocca di Galliera, la residenza trecentesca del legato pontificio. I suoi cunicoli corrono lunghi e stretti fino al Parco della Montagnola, partendo dalle viscere di Palazzo Maccaferri, cui


304-305 I Portici 40anni

24-10-2013

SPECIALE 40 ANNI

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è stata annessa ai primi del ’900. Ha attraversato oltre sette secoli di storia, senza mai tradire le sue originarie caratteristiche di solidità e leggerezza, grazie al pavimento trasparente. Oltre a ospitare la prestigiosa Cantina del Ristorante, con più di 450 referenze, molte delle quali sono adagiate a riposare in una struttura realizzata su misura in rovere fiammato, la Ex-Ghiacciaia è uno spazio adatto per degustazioni o cene raffinate con prodotti e piatti realizzati dalla sapiente mano dello chef Iacobucci. Nel Salone delle feste, sotto affreschi che celebrano il trionfo del Liberty, la giocondità di un tempo sembra riecheggiare ancora per confondersi con i brusii di oggi in uno spazio capace di contenere fino a 180 invitati: una soluzione esclusiva per qualsiasi tipologia di evento. Poi ancora c’è la Terrazza Bistrot con affaccio sul Pincio, che, nei mesi di bel tempo, ospita rinfreschi e buffet fino a quattrocento persone. LOCATION CINQUE SENSI «Il futuro del marchio dell’hotel è nell’assenza di logo e pubblicità strombazzanti: più semplicemente ci si accorgerà di essere in un dato albergo», dice Martin Lindstrom, autore del libro “Brand Sense” che indaga il concetto di sensory branding. Così I Portici Hotel si propone di esplorare significati più profondi rispetto a una comunicazione standardizzata. Sono le luci, le combinazioni cromatiche, il design, la musica di sottofondo, le impressioni tattili, dai tessuti ai materiali classici e di sintesi, il sapore di certi ingredienti ad armonizzare la proposta ospitale, esprimendo la personalità dell’offerta e confermando una scelta di stile: uno scenario deputato a procurare il piacere della vita dove tutto avviene attraverso la sublimazione dei cinque sensi. La suggestione che si respira diventa ricordo indelebile, nelle parti comuni come nella Suite Imperial o nel Lounge bar. Il cibo non è solo gola e convivialità, ma diventa medium di socializzazione, attraverso la sua stessa spettacolarizzazione; è questa la prerogativa di un nuovo progetto che prende dalla memoria del passato per immaginare nel futuro: labottegadeiportici.com. La “sfoglina” del ristorante – che lavora la pasta fresca – non opera più dietro le quinte ma si trasferisce in vetrina ed è visibile ai passanti; si crea così uno spazio culturale e di shopping aperto al pubblico. L’invito a entrare è dato dall’azione e dalla performance delle "sfogline" che ogni giorno impastano il ripieno del tortellino di Bologna, al fine di realizzare un apposito scenario all’interno del quale è possibile soddisfare la crescente domanda di interattività e di coinvolgimento polisensoriale e immersivo, tanto nel cibo, quanto nei luoghi deputati al suo consumo. Così si rievoca in chiave moderna quello spirito di padanità romagnola che si profila nei ritmi di vita di una città a misura dei suoi abitanti. www.iporticihotel.com

MC | 06 2013 | 305


306 Porto Antico di Genova 40anni

SPECIALE 40 ANNI

24-10-2013

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16:35

Pagina 306

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Un tutt’uno con la storia di Genova: della città ne rappresenta l’anima marittima, un tempo legata al trasporto di merci e ora sede prestigiosa di eventi di portata internazionale

Il Centro Congressi del Porto Antico di Genova collocato nei Magazzini del Cotone; l’edificio storico del Porto Antico di Genova che ricopre una superficie di oltre 31.000 metri quadrati, realizzato alla fine del diciannovesimo secolo come Magazzini Generali per le merci in transito al Molo Vecchio. Nel 1926 venne costruito dalla Società omonima Magazzini Generali il fabbricato sud, destinato fin dal principio a deposito per il cotone. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando furono danneggiati dai bombardamenti, gli edifici furono destinati a deposito delle partite di cotone scaricate dalle navi. Ciò fino a quando, nel 1988 il Comune di Genova affidò all’architetto Renzo Piano l’incarico di ristrutturare il Porto Antico, in vista delle Celebrazioni Colombiane per i cinquecento anni della scoperta dell’America, nel contesto di Expo 1992. Il progetto riqualificò l’area dei Magazzini del Cotone e del Millo, a cui si aggiunsero nuove costruzioni, come l’Acquario di Genova e il Bigo, l’ascensore panoramico. Nel 2001 vi fu un ulteriore intervento, sempre a opera di Piano, in occasione del G8, con una completa ristrutturazione dell’area, l’ampliamento di alcune sale congressuali e la creazione della nuova struttura ludico-scientifica della Biosfera. Nella storia del centro congressi, dal 1992 a oggi, sono molti e prestigiosi gli eventi ospitati. Il primo è il XXVI Congresso Geografico Italiano, a maggio 1992, seguito dal X Eau Congress (Società Europea di Urologia) a luglio e dal XXXV Congresso Sirm, a novembre. Nel 1996 inizia poi la gestione di Porto Antico di Genova Spa, con nuovi grandi eventi internazionali, trai quali anche eventi espositivi, come Europartenariat Italia e Eurocoat 1996, International No Dig 1997, Iumi 2001.

È

Un completo restyling, firmato dall’archistar Renzo Piano, ha riportato a nuova vita i Magazzini del Cotone e l’intero Porto Antico di Genova, trasformandoli in punti focali per la città

DOVE SI È FATTA LA STORIA Sempre nel 2001 il centro congressi ospita il quartier generale della stampa internazionale del G8: cinquemila giornalisti e 2.500 delegati accreditati da tutto il mondo, seicento postazioni multimediali, cinquemila linee telefoniche, 6.300 metri quadrati utilizzati all’interno e novemila all’esterno. Nel 2004 Genova è Capitale Europea della cultura: oltre cento eventi, per un totale di 270 giorni di occupazione. Nel 2006, dopo dieci anni di attività, si raggiunge il traguardo del millesimo evento, ma anche un upgrading tecnologico e gestionale con importanti investimenti in nuove attrezzature e in software in grado di garantire efficienza nel rapporto con i clienti. Oltre ai congressi delle maggiori società e associazioni scientifiche nazionali, convention aziendali, i Magazzini del Cotone hanno ospitato concerti di musica classica, jazz e rock e fanno parte di un’area polifunzionale che ogni anno ospita più di 250 eventi accogliendo nei suoi 130mila metri quadrati più di 3,5 milioni di visitatori l’anno. www.centrocongressi.portoantico.it

306 | 06 2013 | MC


Perché scegliere quando potete avere tutto?

www.centrocongressi.portoantico.it

Un Centro Congressi che coniuga bellezza, qualità e comodità. Avere tutto non è mai stato così facile. Facile scegliere quando si ha a disposizione un Centro Congressi come i Magazzini del Cotone: 12 sale di varie dimensioni, un auditorium spettacolare, 8500 metri quadrati coperti di spazi espositivi. E poi, l’intero Porto Antico di Genova per aggiungere fascino e valore ai vostri eventi, alle vostre promozioni, ai vostri momenti di incontro. Già, facile scegliere un centro congressi nel cuore della città, a due passi da tutto: aeroporti, stazioni, alberghi, luoghi di interesse culturale Patrimonio dell’Umanità. Ma, poi, perché scegliere, quando potete avere tutto? PORTO ANTICO DI GENOVA S.P.A. Edificio Millo - Calata Cattaneo, 15 - 16128 Genova - T. +39 010 2485611 - F. +39 010 2758929 - www.centrocongressi.portoantico.it - centrocongressi@portoantico.it


308 Kolbe Hotel Rome 40anni

24-10-2013

SPECIALE 40 ANNI

16:34

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Ospitalità a braccetto con la storia. Letteralmente. Nel luogo in cui studiò il santo che gli dà il nome, questo albergo regala agli ospiti il fascino dell’antichità unito ai moderni comfort

Kolbe Hotel Rome l complesso alberghiero Kolbe Hotel Rome sorge in uno dei luoghi più suggestivi della città eterna. Fa parte di un nucleo architettonico il cui elemento più antico risale al 1625 e che si è andato via via integrando sino a tutto il XIX secolo. L’edificio prende il nome da padre Massimiliano Maria Kolbe, che studiò a Roma, presso il Collegio internazionale dell’Ordine dei frati minori conventuali (che risiedeva in questo agglomerato) conseguendo i diplomi in filosofia e teologia, e qui operò sino alla deportazione ad Auschwitz, ove nel 1941 trovò eroica morte offrendo la propria vita in cambio di quella del compagno di prigionia Francesco Gajowniczek. Per questo gesto, sempre a Roma, in piazza San Pietro nel 1982, Giovanni Paolo II lo proclamò santo.

I

Ristrutturato di recente, il Kolbe Hotel Rome prende il nome dal frate francescano che qui studiò, quando la struttura ospitava il Collegio dell’Ordine dei frati minori conventuali e che fu successivamente santificato da Giovanni Paolo II

TRA MODIFICHE E RESTYLING L’edificio che oggi ospita l’albergo è stato sottoposto ciclicamente a varie modifiche, le prime delle quali nel 1912 a cura dell’architetto Parisi, poi nella seconda metà degli anni Sessanta, allorché viene adattato ad albergo per religiosi, e infine dal 2006 al 2007, su progetto dell’architetto Fabrizio Belocchi, quando viene trasformato in un prestigioso e contemporaneo hotel a quattro stelle, capace di tessere un dialogo tra le sue evidenti tracce storiche e una moderna interpretazione dell’accoglienza. Il leitmotiv di tutto il progetto è stato il rispetto dell’involucro dove si è andati a intervenire: sono state mantenute e consolidate le antiche strutture più pregevoli, mentre sono state effettuate modifiche anche sostanziali per migliorarne la fruibilità, ponendo l’accento su ciò che poteva e doveva essere evidenziato. Il Kolbe Hotel Rome offre camere elegantemente arredate, con mobili su misura, il tutto ben completato dalla storicità dell’ambiente, segno di vera esclusività. L’ampio ed elegante ristorante “Il Giardino degli Aranci” è l’ambiente ideale per degustare le più prelibate delizie della gastronomia territoriale e internazionale, in un’atmosfera unica e suggestiva, ed è anche la perfetta cornice per eventi indimenticabili. La sala interna può ospitare circa 150 commensali, e un area riservata ospita un esclusivo cocktail bar. Autentico punto di forza della struttura sono gli spazi congressuali, su cui il managing director Carlo Izzo ha scommesso e investito molto, convertendo l’albergo da puro hotel leisure a conference hotel center a tutto tondo. Attrezzate con le più moderne tecnologie le sale consentono di ospitare meeting con soluzioni personalizzate sino a 150 persone. In particolare va sottolineato che dalle nove sale preristrutturazione l’albergo è passato a 17 sale convegni, capaci da dieci a trenta persone, più una plenaria (la sala Biblioteca Kolbe) per 150 persone a platea, e la Sala Colosseo per cento persone a platea. www.kolbehotelrome.com

308 | 06 2013 | MC


0706MC

15-06-2009

info@endar.it

14:09

Pagina 1

Associato Venezia Convention Bureau


310 Officine del volo 40anni

24-10-2013

SPECIALE 40 ANNI

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16:31

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Un luogo della memoria. Una ex fabbrica di aeroplani, che un sapiente restauro ha trasformato in una location post industriale di raro fascino

Officine del Volo uando si mette piede all’interno delle Officine del Volo sembra di essere trasportati indietro nel tempo, all’interno della vecchia fabbrica Caproni, che ha scritto una pagina importante nella storia dell’industria milanese, italiana e internazionale. Le Officine sorgono dove, dal 1915 al 1947, si costruivano aeroplani; in quella via Mecenate, simbolo di lavoro duro e fatica, lungo la quale l’ingegner Caproni scelse di voler costruire la sua fabbrica perché sapeva di poter reclutare facilmente manodopera volenterosa. Questa la memoria storica di quei luoghi, nei quali l’architetto Nicola Gisonda, progettista e oggi amministratore e socio unico delle Officine del Volo, si è imbattuto, innamorandosene, nei primi anni del terzo millennio. E l’intuizione e la volontà è stata quella di non trascurare i cento anni di storia raccontati da quegli spazi, bensì di recuperarli e attualizzarli alla Milano del lavoro di oggi.

Q

DAGLI AEROPLANI AGLI EVENTI Non un semplice lavoro di restauro, ma una vera opera di recupero e rinascita: tutto ciò che è stato possibile recuperare è stato infatti recuperato. I legni del parquet, delle capriate del tetto, i mattoni delle facciate, le pietre, gli intonaci dei muri e le vetrate sono stati restaurati e ripuliti mediante particolari tecniche che ne hanno riportato alla luce le caratteristiche di originalità, salvaguardando i segni del tempo. Lo stesso Gisonda racconta di aver passato lunghe ore seduto da solo per ascoltare le sensazioni provenienti da quello spazio per cercare di capire cosa salvare, per assorbire il progetto in modo da recuperarlo, conservando i segni lasciati dal trascorrere del tempo. Un luogo della memoria, insomma, dove non è difficile immaginare gli operai al lavoro alla macina o alle fornaci, volutamente lasciate nella sala al piano terra. E proprio in onore di quel duro lavoro si sono scelti materiali “solidi” come l’acciaio corten, il cemento e il legno che rendono evidente la continuità storica del progetto. Le tre sale che, in memoria del passato, sono state chiamate con nomi che rimandano al mondo aeronautico – la Sala Eliche al piano terra e le Sale Biplano e Monoplano al piano superiore –, sono il risultato di uno studio di recupero e di mediazione tra vecchio e nuovo dove le novità, seguendo il pensiero boitiano, sono palesate attraverso un intervento chiaro e leggibile, come l’ascensore in vetro e acciaio al centro della sala al piano terra. Un intervento di architettura urbana che ha dato vita a una delle prime location post industriali milanesi che, nei suoi primi dieci anni di vita (festeggiati nel giugno 2013), si è affermata quale spazio in cui il mondo della moda, dell’arte, della pubblicità, del cinema, della creatività, trovano il loro luogo naturale. Com’è stato per la festa dei cinquant’anni di GQ America che nel 2007 ha visto riunito il gotha della moda italiana proprio nella sue sale, per l’occorrenza trasformate in una galleria in cui erano esposte le copertine della rivista. Uno spazio che ha molto da raccontare e che, guardando al suo passato, è destinato a “volare” verso il futuro. www.officinedelvolo.it

310 | 06 2013 | MC


Viale Italia, 56 - 57123 Livorno (LI) - Italy Tel. 3775357096 - 3394318805 info@conventionbureaulivorno.it www.conventionbureaulivorno.it


312-313 Palace Hotel Bari 40anni

SPECIALE 40 ANNI

24-10-2013

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16:27

Pagina 312

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È la visione imprenditoriale a muovere l’empatia con il cliente. Una lettura della storia dà ragione al leitmotiv che contraddistingue l’esperienza in hotel

Palace Hotel Bari e Parigi avesse il mare sarebbe una piccola Bari.” È un vecchio detto pugliese che accompagna spesso le definizioni di una delle città più suggestive del Mediterraneo. Ma se è vero che Parigi non ha il mare è altrettanto vero che a Bari c’è un pezzo di Parigi. Parliamo del Dedalo e Icaro di J. M. Vien, un quadro che il celebre maestro ha dipinto due volte. Una copia è custodita al Museo del Louvre di Parigi, un’altra è a Bari, proprio nella hall dell’Hotel Palace. Un albergo che, ancora oggi, rappresenta per la città e per la Puglia la cerniera che favorisce l’incontro fra il meglio della “pugliesità” e le eccellenze del mondo.

“S

RICORDI DEL TEMPO La storia del Palace inizia nel dopoguerra, quando la famiglia Di Cagno Abbrescia, nota nel capoluogo per i possedimenti terrieri e la passione per i viaggi negli alberghi più esclusivi di tutto il mondo, decise di fare tesoro dell’esperienza vissuta nei viaggi per riqualificare una parte della città di Bari, nota come “i bassi", adiacente al borgo antico; senza tuttavia turbare la vita di chi vi abitava. Infatti, nel 1953, i residenti ebbero la possibilità di trasferirsi oltre la ferrovia, in nuove strutture progettate per essere dimore più grandi e accoglienti. Nel frattempo, il giovane architetto Dino Pezzuto, appena laureatosi, ideò un albergo che ha segnato la storia alberghiera di Bari sino a oggi e quella di un bimbo: «Mi vennero a prendere a scuola – era alle elementari allora – per assistere all’apposizione della prima pietra» ricorda commosso il discendente diretto Simeone Di Cagno Abbrescia. «Qualcosa di veramente speciale stava accadendo sotto i miei occhi e mentre rievoco quel giorno mi emoziono ancora». Il 5 settembre del 1956 si inaugurava l’Hotel Palace di Bari, esattamente il giorno prima dell’apertura della 20esima edizione della Fiera del Levante. Da allora, il binomio con quest’evento, che periodicamente catalizza il mondo culturale, politico ed economico nel capoluogo pugliese, non si è mai scisso. Il Palace, dalla caratteristica architettura ondulata, diventa l’albergo in cui tutti i personaggi di spicco raccontano la propria esperienza e in cui celebrano gli eventi più importanti di famiglia. Da subito all’avanguardia, con il suo arredamento di design e dalle firme più prestigiose (da Cassina all’architetto Ramponi), dotato di 118 camere, aria condizionata, un garage ampio con più di cento posti auto, lavanderie interne, cucine, un raffinato ristorante, il Palace era una struttura ricettiva che condensava il meglio dell’ospitalità ad ampio raggio, grazie all’ottica imprenditoriale che caratterizzò la struttura sul nascere.

312 | 06 2013 | MC


312-313 Palace Hotel Bari 40anni

SPECIALE 40 ANNI

24-10-2013

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16:27

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UN HOTEL SEMPRE AL PASSO CON I TEMPI La famiglia Di Cagno Abbrescia affrontava la realizzazione dell’Hotel Palace con lungimiranza imprenditoriale e soprattutto immedesimandosi nei panni di una clientela esigente. Emblematica fu l’apertura, nel 1958, del primo night club nella città di Bari: una tavernetta in cui coniugare il buon cibo con la musica di qualità, dove si esibirono numerosi artisti tra i più importanti del mondo. Punta di diamante dell’hotel era il centro congressi ultramoderno, luogo ideale di incontri di lavoro con le 14 sale riunioni e l’imponente Salone degli Specchi che ancora oggi è una delle sale congressi più grandi in Italia, una location esclusiva senza pilastri, con luce naturale e dotata di alta tecnologia. L’avvicendarsi di eventi che scandivano la scena politica, culturale, economica e mondana di Bari passava attraverso un soggiorno al Palace Hotel, dove top manager, i maggiori tenori di scena al Teatro Petruzzelli, registi e attori in auge albergavano per respirare quell’aria di estetizzante conciliazione tra antico e presente. Fra le memorie storiche dell’ospitalità “made in Palace”: il presidente Sandro Pertini, squadre di calcio impegnate in competizioni internazionali come l’Olympique Marsiglia, il regista Franco Zeffirelli e la sua musa Liz Taylor che vi dimorò per due mesi dando il nome all’incantevole suite che seppe accoglierla e proteggerla dal temuto assalto dei paparazzi; coccolata dalla cucina dell’hotel, a oggi il fiore all’occhiello per qualità e raffinatezza, si narra che l’unico gradito a varcare la soglia di quella suite fu proprio il giovane cuoco (dell’albergo) Pansini. Dopo la caduta del regime sovietico Bari è diventata la "Mecca" dei fedeli russi ortodossi, come sosteneva il Patriarca Alessio II di fronte al desiderio dei pellegrini di pregare sulla tomba del santo di Myra, almeno una volta nella vita. Il Palace Hotel, data la stretta vicinanza con la Basilica di San Nicola, è quindi il punto di riferimento per il soggiorno dei turisti russi. La sua ubicazione nel cuore della città lo rende strategico per gli spostamenti a piedi e verso le principali attrattive della città.

i servizi

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Inaugurato nel 1953, il Palace Hotel Bari ha ospitato attori, registi, tenori, squadre di calcio e top manager. Non solo. Nei suoi sessant’anni di vita, è diventato un vero punto di riferimento nella città pugliese

IERI E OGGI Oggi, il Palace Hotel vive una fase evolutiva importante con la gestione affidata a Villa dell’Ombrellino, società del Gruppo La Cascina, che opera nel settore della ristorazione e del banqueting di prestigio, in un’ottica imprenditoriale sempre protesa alle sfide della modernità, pur continuando a mantenere un’atmosfera familiare e di orientamento ad personam. Il Palace ama definirsi un albergo "ad arte", dove il soggiorno è un’esperienza vissuta in una dimensione sospesa nel tempo in cui si ritrovano espressioni artistiche di livello: antiquariato, sculture e soprattutto quadri. Come quelli del pittore barese Gennaro Picinni, di cui al Palace vi è una collezione di centinaia di quadri a testimoniare il percorso che lo ha portato alla sua maturità artistica. O come il capolavoro di Jonas Hoffman che accompagna gli ospiti dall’ingresso ai livelli più in alto dell’edificio, dove a ogni sosta dell’ascensore si può gustare un frutto fresco, ascoltare musica in camera e godere di spazi ad hoc per le signore più esigenti e per i clienti più piccoli. Tutto questo è il Palace. Una storia imprenditoriale che è stata capace di rimanere contemporanea oggi come ieri. www.palacehotelbari.it

MC | 06 2013 | 313


314 Palazzo Borghese 40anni

24-10-2013

SPECIALE 40 ANNI

16:26

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Pagina 314

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Un viaggio affascinante nelle atmosfere del secolo dei Lumi. Vivere un momento conviviale o un incontro di lavoro in un monumento nazionale assume una dimensione stupefacente

Palazzo Borghese ituato in pieno centro storico, a pochi passi da piazza del Duomo e piazza della Signoria, nel cuore antico della Firenze medievale, dell’arte e del blasone, Palazzo Borghese è uno dei più importanti edifici del periodo neoclassico in città. La storia di questa struttura, che dal 1400 fu dimora di famiglie gentilizie, principi e casate nobiliari, affonda le sue radici in tempi lontani attraversando alterne vicende di una plurisecolare realizzazione. Per arrivare al 1994 quando un deciso intervento di restauro, condotto nel rispetto assoluto del patrimonio storico-artistico, consente il recupero dei fasti e dello splendore di un tempo. Ai giorni nostri, il valore culturale che racchiude è la chiave della sua unicità e la base su cui intende costruire il futuro. Oggi, la continuità storica e artistica, ravvivata da costanti interventi di restauro e da una magistrale opera di manutenzione, è garantita dalla Società York, che dal 2004 ha adibito gli spazi a location per eventi. Così Palazzo Borghese rinasce a nuova vita in un sodalizio perfetto fra tecnica, perizia e armonia, e entra in competizione come scenario per qualsiasi tipologia di evento. Ha ospitato personalità di rilievo, dalla politica al mondo del cinema ed è stato palcoscenico di memorabili eventi come la festa di compleanno di Gina Lollobrigida o il secondo matrimonio di Courtney Ross.

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EVENTI, EVENTI, EVENTI È stato poi quinta scenica di presentazioni per aziende come Ferrari, Mercedes, Toyota e Renault. Le stanze dell’imponente palazzo sono state allestite per la sfilata di una special guest come Peter Pilotto e ricoperte con colori scomposti e ricomposti in forme nuove fra maxi istallazioni video. All’interno del palazzo, dietro a una facciata che non si fa notare troppo, la bellezza e il fasto si spalancano in un turbine di virtuosismi tecnici che caratterizzano raffinate architetture e superbe scenografie. L’imponente scalone d’onore conduce al piano nobile, dove si trova la Sala degli Specchi. Quest’ultima deve il suo nome alle dieci specchiere in oro zecchino incorniciate da stucchi dorati e telamoni con candelabri che ne moltiplicano le prospettive e rimandano, oggi come un secolo fa, i bagliori dell’enorme lampadario centrale a 150 fiamme realizzato in legni dorati e cristalli di Boemia. Dalla Sala degli Specchi, passando attraverso il Salotto Rosso, quello Celeste, quello Giallo e la Sala di Passo, si giunge allo splendido Salone delle Feste: duecento metri quadrati di affreschi, stucchi, bassorilievi, nicchie, statue, colonne e ricchi tendaggi. Proprio qui, in cima alla monumentale scalinata, si svolgono le note Serate Rinascimentali: suggestive rievocazioni storiche dei banchetti fiorentini del XV secolo, con sedie dorate, tavoli ricoperti da tovaglie in fiandra, argenterie, cristalli e fioriti bouquet centro tavola. Il tutto accompagnato con musica dal vivo. www.palazzoborghese.it

314 | 06 2013 | MC



316 Radicepura 40anni

24-10-2013

SPECIALE 40 ANNI

16:25

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Pagina 316

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Un microcosmo verde nel cuore della Sicilia. Un luogo magico dove trovano posto migliaia di piante provenienti da ognidove, oltre a spazi per eventi dalle atmosfere inusuali

Radicepura asce da un sogno, Radicepura, un’oasi magica e verdissima incastonata tra il blu intenso del Mar Jonio e il bruno dell’Etna, e illuminata dal giallo e dal rosso acceso del sole del Sud. Il sogno che ha portato a questo contesto onirico è quello del suo fondatore, Venerando Faro, da oltre cinquant’anni attivo con grande passione nel campo del florovivaismo con ricerche che l’hanno portato ai quattro angoli del mondo; da circa trent’anni la famiglia Faro ha scelto i cinque ettari del parco di Radicepura come sede della propria preziosa collezione privata – decidendo recentemente di aprirla al pubblico e alla meeting industry – mettendo così a disposizione un patrimonio “verde” di circa tremila specie di piante, suddivise in ben settemila varietà diverse. Nel parco trovano posto anche strutture storiche di raro fascino che, con le loro architetture così diverse fra loro, raccontano di quando la tenuta era un vigneto – in grado di esportare vino in tutta Europa – e poi una coltivazione di limoni e che oggi, nella loro nuova veste Mice, hanno già ospitato importanti convegni internazionali (uno per tutti: il Congresso mondiale di Florovivaismo) e numerosi eventi privati. L’edificio più antico è l’ottocentesco Palazzo Nobiliare, una dimora di campagna – opera pregiata dei sapienti artigiani siciliani –, con volte dipinte, saloni di rappresentanza (cinque prestigiosi ambienti al piano nobile, in grado di ospitare fino a cento persone) e magnifici frontali di pietra scolpiti; si prosegue con le Scuderie del Barone, dal bel colonnato di pietra lavica (capace di accogliere circa settanta persone), e con il Palmento del Padrino, notevole esempio di archeologia industriale in cui furono girate alcune scene del film Il Padrino II, di Francis Ford Coppola, uscito nel 1974: qui si possono organizzare scenografici incontri fino a un massimo di duecento partecipanti. Di tutt’altro tenore e atmosfera è, infine, l’ultima nata, la Serra dei Congressi, un innovativo edificio in vetro che ricrea l’ambiente di una vera serra, completamente autosufficiente dal punto di vista energetico: all’interno, piante rarissime e lussureggianti – rigorosamente irrigate da acqua piovana – fanno da cornice a una grande e luminosa sala da ottocento posti. All’esterno, infine, ampi spazi all’aperto per oltre 1.500 persone si fondono con la bellezza rigenerante di un bosco tropicale, palme da dattero e l’azzurro del cielo.

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A PIEDI NUDI NEL PARCO Non solo lavoro a Radicepura, ma anche studio e scoperta botanica, attraverso l’ambizioso progetto della Banca dei Semi, nato in collaborazione con diverse università internazionali per promuovere la biodiversità e salvaguardare il germoplasma di piante autoctone ed esotiche, dalla Lagunaria Patersoni – albero originario dell’isola di Lord Howe, nell’Oceano Pacifico – alla Chamaerops Cerifera, originaria degli altopiani marocchini, fino alla Ginestra Aetnensis (cioè, dell’Etna). www.radicepura.com

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LunedÏ mattina, in Direzione Commerciale‌

BRAIN & HEART

Ma Dottore‌ veramente‌ li sto elaborando‌

Rossi, allora‌ li ha comunicati L SXQWHJJL DOOD UHWH"

(Una storia vera) 1° episodio

‌ai concessionari, DJHQWL JURVVLVWL H GHWWDJOLDQWL

Rossi andiamo‌ con Brain & Heart OL KD LQ WHPSR UHDOH (G LQ WHPSR UHDOH li comunica‌

Oddio‌ FKLVVj TXDQW¡q FRPSOLFDWR"

ÂŤH SHUVLQR con un video GL FRPSOLPHQWL GD SDUWH VXD

Al contrario: farĂ tutto questo anche solo col suo VPDUWSKRQH

Rossi, su: usi la testa‌ e comunichi FRO FXRUH

continua‌

Brain&Heart: la piattaforma degli Incentive www.brainheartplatform.com

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318-319 Radisson Blu 40anni

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Un hotel fatto per stupire. Non convenzionale, all’avanguardia, ma con un profondo legame con la millenaria storia di Roma, nonostante sia stato inaugurato nel 2002

Radisson Blu Es. Hotel albergo giusto bisogna meritarselo”. Sembra ironico, e lo è. Ma questa citazione, secca e carismatica, nasconde delle interessanti verità. Perché è molto importante essere coscienti di dove si decide di trascorrere del tempo prezioso lontani dalla propria, accogliente abitazione: il benessere, la qualità, la bellezza e un pizzico di energie positive alla Feng Shui fanno del luogo che sostituisce momentaneamente la propria casa il posto adatto a non farti percepire alcun tipo di mancanze. Radisson Blu Es. Hotel è una certezza: sito nel cuore del quartiere Esquilino di Roma (da cui prende parte del nome), a due passi dalla stazione centrale, appaga i cinque sensi di viaggiatori, uomini d’affari, congressisti che apprezzano un soggiorno ricercato, romani che ricercano cultura unitamente a una ristorazione di qualità. Quello del quartiere non è un aspetto secondario: l’Esquilino era di rivoluzionaria innovazione urbanistica, nel 1888. Poi il tempo ha cancellato ogni ambizione. 115 anni dopo l’Esquilino di oggi rinasce, riappropriandosi con orgoglio della propria storia. Questa zona a ridosso della stazione Termini, vicino al Colosseo e alla Domus Aurea, diventa ogni giorno di più uno dei quartieri intellettualmente più vivaci. Ecco perché il futuro di Roma comincia da qui e il Radisson Es. Hotel vuole essere un simbolo di questo futuro.

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L’hotel è sospeso sopra una strada romana del II secolo a.C., visibile nella hall

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UNA STORIA IN ESCLUSIVA Un albergo cosmopolita, cinque stelle non definibili in modo del tutto canonico, perché il Radisson di Via Turati non è solo un albergo, ma un’esperienza. È un ritrovo del mondo all’interno della storia di Roma, un’ambasciata del presente che vive già nel domani senza mai dimenticare i millenni che sono trascorsi. Offre la rara possibilità di poter passeggiare, non appena varcata la soglia, su un’antica strada romana che conduceva ad abitazioni di cui sono visibili alcuni muri, una tra le prime suggestioni che il luogo regala. Le sale che mette a disposizione hanno una gestione interattiva e sono tutte modulabili. L’hotel ospita, infatti, da sempre congressi ed eventi aziendali di altissimo livello. Il target è variegato e trasversale: aziende automobilistiche, case di moda, discografiche, farmaceutiche, informatiche, che hanno scelto questi spazi per la flessibilità nella personalizzazione degli ambienti. Come quando per un mese il settimo piano dell’hotel, per il lancio della Mini, ha cambiato letteralmente i connotati della terrazza (normalmente caratterizzata da design essenziale, la terrazza di notte è un ambiente sofisticato fatto di luci soffuse e di una fantastica vista sopra ai cieli di Roma e ospita anche il ristorante Sette, luogo di escursioni culinarie ed escalation di sapori). L’auto fu portata al settimo piano in quell’occasione con una gru, una delle tante “prodezze” di cui l’hotel si è reso testimone. Il Radisson Blu Es. Hotel non è infatti nuovo a eventi spettacolari. In occasione di un


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lancio Piaggio, per esempio, sono stati ingaggiati acrobati che si sono esibiti davanti alla facciata: idee e realizzazioni all’avanguardia, per un hotel da sempre scelto dalle star internazionali e come set di film di successo. Ocean’s Twelve è stato girato qui e diverse produzioni italiane amatissime dal pubblico, come le serie Incantesimo e R.I.S. Delitti Imperfetti. Anche l’inaugurazione dell’hotel, nell’ottobre del 2002, è stata all’insegna dell’eccezionalità: una domenica “open” a tutta la città, dieci ore indimenticabili animate da musica e spettacoli. Una presentazione ufficiale che ha da allora ha palesato la linea dell’hotel, costruito dalle fondamenta e frutto di un progetto all’avanguardia firmato da illustri architetti. UN HOTEL IN MOVIMENTO Nel corso dell’ultimo anno, grazie al nuovo direttore Gianluca Capone, la struttura è stata rinnovata sia negli arredi sia nelle proposte. Radisson Blu Es. Hotel è infatti cultura a 360 gradi: il suo settimo piano, come il raggiungimento di un “settimo cielo” ideale, è il luogo designato agli eventi culturali, aperti al pubblico e non solo ai suoi clienti, che da quest’anno stanno immaginando una continuità, a partire dall’estate, attraverso tutto l’inverno. Jazz on top è il progetto jazz del venerdì sera, curato artisticamente da una vera etichetta discografica, per una rassegna lontana dalle logiche del pianobar tipiche degli alberghi, ma più vicina a un’idea di concerto esclusivo, per sonorità, scelte musicali e location. Rooftop Aperitif al bar Zest è l’aperitivo del giovedì sera, punto di riferimento della night-life romana. Nei menu c’è la tradizione, ma anche la sperimentazione: ci sono piatti per vegetariani, portate low calory e piatti per celiaci. Il tutto, circondato da 232 camere dallo stile essenziale, concepite secondo diverse visioni: la "zattera" di Robinson Crusoe, le terrazze delle junior suite, come banchine di una nave, che affacciano sull’antico acquedotto romano, tessuti e arredamento dai colori decisi, pareti dipinte secondo una concezione urbana, materiali essenziali – il legno e il vetro – che contribuiscono a rendere speciale il soggiorno nella città eterna. Radisson Blu Es. Hotel, dunque, è una filosofia, un’atmosfera, un’esperienza. Un piacere declinabile in molteplici sensi e sapori, che definirlo albergo sarebbe riduttivo. Inoltre, un nuovo e curato centro benessere, con area fitness all’interno, può aiutare a distendere il corpo e liberare la mente da brutti pensieri. www.radissonblu.it/eshotel-roma

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320-321 Relais Histò 40anni

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SPECIALE 40 ANNI

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La Puglia di ieri e di oggi. Una perfetta sintesi del meglio che questa regione può esprimere in termini di storia, ambiente, enogastronomia e ospitalità

Relais Histò San Pietro l Relais Histò, antica masseria di San Pietro già abitata in epoca romana, ubicata su una collina affacciata sul Mar Piccolo, nel 2008 ha aperto le sue porte ai visitatori e si offre in tutto il suo splendore grazie all’incontro tra natura, storia, archeologia e geologia, che nell’insieme formano un punto di eccezionale sinergia. La magia di questo territorio è spiegabile individuando nella pietra calcarea la radice delle sue ricchezze. È da essa, infatti, che nasce la macchia mediterranea, che inonda di profumi essenziali il territorio; è sempre la pietra che ha permesso di costruire nel tempo i luoghi per le vite che si sono succedute dai tempi preistorici a oggi, ed è ancora la pietra calcarea la base dell’economia dei popoli che vi hanno convissuto anticamente, dediti alla produzione dell’olio e del vino.

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Lo splendido Relais Histò è ricco di lasciti antichi, tra i quali una basilica trecentesca e un magnifico frantoio ipogeo

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A TUTTO MEDIOEVO I punti di forza di questa struttura sono la basilica di San Pietro in Mutata, splendida e imponente, risalente al 1392 ma in precedenza villa romana e monastero nel territorio della remota Taras, costruita su solide colonne che reggono il peso di una storia datata I secolo d.C., l’acquedotto romano, creato dalle picconate dell’uomo e dal lavoro del tempo, le necropoli greca e medievale, e per finire il magnifico frantoio ipogeo con antichi torchi alla calabrese, immerso in un uliveto di settanta ettari. Oggi Histò è supportato dal mercato turistico, che ha permesso a questa splendida struttura di diversificarsi nell’offerta partendo dal settore leisure, passando dal corporate, per poi finire sul mercato del meeting & incentive. Il territorio circostante della costa ionica ha difatti subito un’impennata nella scelta come meta turistica grazie soprattutto alla rinascita di un territorio tutto da scoprire. E il Relais Histò ha saputo offrirsi ai suoi visitatori scommettendo sulla sua unicità dettata dalla splendida posizione sul lido del secondo seno del Mar Piccolo e dalla suo essere masseria antica. La sua posizione inoltre, che la colloca vicino al porto mercantile e all’ancor più noto aeroporto di Grottaglie, famoso per essere sede italiana della Boeing, ha reso questo splendido hotel punto di riferimento per numerosi clienti business, che vi trovano un relais di lusso, ricco di tutti i più moderni servizi, completo di piscina, ristorante, sale meeting e centro benessere spa. L’antico borgo medioevale del quale fa parte la masseria è stato sapiente restaurato conservandone le originali architetture e le suggestive corti grazie all’opera di abili artigiani locali. La masseria comprende oggi 48 camere eleganti e confortevoli, e un’area esterna con solarium e piscina. L’interior design, le fragranze e ogni particolare sono stati cura-


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ti con lo scopo di creare una residenza in perfetta armonia con la natura che la circonda e con l’uomo che la abita come fosse una vera e propria casa. TRA MEETING... All’interno dell’Histò trovano spazio anche quattro sale meeting, con una capacità che varia da dieci a 250 posti, che ben si prestano all’organizzazione di grandi eventi da svolgere in un luogo innovativo, inusuale e fuori dal tempo grazie alla favolosa basilica. Questa accoglie gli ospiti in un ambiente unico e li sorprende grazie alla presenza dei resti dell’antico acquedotto romano. Tutt’attorno si alternano grandi e piccole corti che contribuiscono a rendere il posto meta ideale non solo per meeting ma anche per incentive. ...E BENESSERE La permanenza al Relais Histò è allietata anche da una moderna spa, l’area wellness di 1750 metri quadrati che offre l’occasione per una vacanza benessere rigenerante e rilassante, immersa nei suggestivi paesaggi del Salento, di Alberobello e della affascinante Ostuni. All’interno della spa, gli antichi bagni romani e l’Impluvium – laguna d’acqua salata purificata con l’ozono – sono piaceri assolutamente esclusivi che si affiancano ai bagni di vapore, al Mare Secco Culti e ai numerosi trattamenti estetici personalizzati disponibili. La remise en forme è completata dal caldo secco della Grotta del Fuoco – ricavata da un tradizionale trullo pugliese – e dal percorso di rocce de La Sorgente, ampia piscina esterna ad alto tasso di umidità con acqua salata a 38 gradi, per attimi di relax, all’ombra di rigogliosi ulivi e avvolti nei profumi della vegetazione mediterranea. La cucina mediterranea e le specialità di quella pugliese in particolare, sono celebrate sulle tavole del raffinato ristorante. Ulteriori duecento posti sono disponibili nel frantoio, per pranzi e cene in un’atmosfera unica. Ma il contesto in cui sorge il Relais Histò è unico da molti punti di vista: paesaggistico, storico, naturalistico. È dunque una grande occasione per scoprire il circondario: immersioni subacquee di grande interesse scientifico presso la foresta calcarea di Torre Ovo con la guida di personale esperto, noleggio di barche a vela con cabinato per escursioni nel mar Ionio con skipper qualificati, noleggio di bici in loco per escursioni libere o guidate presso la vicina Oasi Wwf Palude La Vela per attività di birdwatching, noleggio di canoe per escursioni libere o guidate nel mar Piccolo di Taranto, o una passeggiata all’interno della tenuta del Relais Histò verso il Convento dei Battendieri, vicino al quale sorge un breve fiume carsico nelle cui acque è possibile immergersi. www.relaishisto.it

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322-323 Resort Valle dell'Erica 40anni

SPECIALE 40 ANNI

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Rapsodia in blu. Acque di cristallo e sabbie bianche per special event. Wellness, gusto, natura ancora incontaminata e numerose attrattive di acqua e di terra

Resort Valle dell’Erica originalità della Sardegna comincia dalla natura: gli sterminati orizzonti, l’affiorare continuo di rocce granitiche, la montagna selvaggia coperta di macchia mediterranea e un seducente universo di rocce, sole, sabbia e trasparenze marine. È alle atmosfere che questa terra affida gran parte del fascino di cui è universalmente accreditata, per arrivare a vantare un patrimonio storico-artistico davvero importante. L’aspetto rurale dell’isola è affascinante, con i suoi pittoreschi villaggi e il suo folklore accattivante. La Sardegna ha molto altro da offrire: è perfetta sia per un incontro di lavoro o una convention, sia come località di villeggiatura da legare a un viaggio premio; ovviamente al Resort Valle dell’Erica Thalasso & Spa. Il resort si trova nel comune di Santa Teresa Gallura, rinomata località turistica del Nord Sardegna sulle Bocche di Bonifacio, di fronte all’isola disabitata di Spargi. La prima parte di Valle dell’Erica, che fu il primo villaggio turistico realizzato in Sardegna, venne costruita nel 1958 (quando ancora si poteva costruire a pochi metri dal mare), un pioniere del turismo sardo. Grazie al fascino del luogo e alla qualità dell’intervento edificatorio, per il quale ricevette un riconoscimento dal Presidente della Repubblica, Valle dell’Erica diventò negli Anni 60, una località molto “in” e ospitò spesso personaggi famosi e perfino principi e re.

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I SEGNI DELL’EVOLUZIONE Quando si va a costruire un resort in un contesto ancora incontaminato si corre quasi sempre un rischio: di alterare la natura del luogo a favore di un compromesso che metta in primo piano il lusso e le comodità a scapito di una genuina bellezza. Valle dell’Erica questo rischio l’ha evitato raggiungendo un delicato equilibrio nel quale la mano dell’uomo e le forme naturali si fondono con leggerezza, nobilitandosi a vicenda. Così Valle dell’Erica è stato completamente ristrutturato da Delphina; la società, sempre attenta a preservare la delicata componente esotica del genius loci e in armonia quindi con lo stile del villaggio originario voluto dal fondatore, lo ha trasformato in un resort dotato di tutti i confort, con l’obiettivo di offrire l’emozione ormai rara di una vacanza naturale (proprio come una volta) ma allo stesso tempo esclusiva. Nel 2006 viene commercializzato come quattro stelle superior per diventare cinque stelle nel 2007; nel 2013 altra grande novità: Delphina amplia l’offerta del resort con l’Hotel La Licciola, dalle

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322-323 Resort Valle dell'Erica 40anni

SPECIALE 40 ANNI

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Risale al 1958 la prima parte del Resort Valle dell’Erica, nato come villaggio turistico in Gallura

raffinate e lussuose camere, un’incantevole piscina di acqua marina, due bar di cui uno “swim-up bar” e due nuovi ristoranti, di cui uno tipico, con specialità dell’autentica cucina sarda. Altra novità che completa l’offerta dedicata al mercato Mice è stata l’inaugurazione del conference center Anton Paolo Vincentelli, spazio moderno e funzionale che con la sua superficie di 476 metri quadrati è in grado di ospitare meeting e congressi fino a 450 posti. Inoltre sono disponibili sei salette per eventi da venti a cinquanta persone e accogliente foyer. La sala è dotata di impianti tecnologici di ultima generazione e arredata in tipico stile mediterraneo in linea con lo stile del Resort. Dispone di sala regia, podio, bar e ristorante dedicato per coffee break e light lunch. WELLNESS AND CONGRESS Il resort gode di una posizione unica, a pochi metri da stupende baie di sabbia bianca e rocce scolpite dal tempo, avvolto e immerso in uno scenario naturale fra i più belli dell’intera Sardegna; grazie ai tanti spazi dove la privacy è sempre garantita, alle numerose calette raggiungibili a piedi, alle romantiche camere con verande panoramiche e riservate, alla calda atmosfera del Centro Thalasso e Spa Le Thermae, che si sviluppa nella natura intorno a imponenti rocce di granito e occupa una superficie di circa 1.600 metri quadrati. È composto da: quattro piscine esterne multifunzione di acqua marina a diverse temperature per il percorso thalasso; 15 eleganti e luminose cabine per i trattamenti di benessere e di bellezza; bagno turco, sauna, area relax, spogliatoi con servizi e palestra cardio-fitness. Il reparto Incentive, con il suo team, giovane e preparato, studia con creatività, esperienza e professionalità eventi esclusivi e originali, tenendo naturalmente conto delle idee e dei suggerimenti di ciascun cliente. L’offerta del Nord Sardegna è tanto differenziata quanto unica, con percorsi coinvolgenti e prove sorprendenti; troviamo dalle più classiche alle più avventurose attività: trekking, orientamento, vela, mountain bike, pesca ed equitazione. Natura, tradizioni, gastronomia, archeologia, relax e benessere: è tutto a un passo. Andare sempre oltre le aspettative, far sentire gli ospiti a casa e in paradiso, rendere indimenticabile il soggiorno, per Delphina Hotels non è una questione di customer satisfaction: è un punto d’onore. www.hotelvalledellerica.com

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324 Riva del Garda 40anni

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SPECIALE 40 ANNI

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La potenza del territorio. Per coordinare le facility e mettere a sistema una ricca offerta di strutture e servizi di standard elevato. Su un territorio di raro fascino

Riva del Garda Congressi iva del Garda Fierecongressi si è adoperata nel tempo a elaborare strategie sempre nuove per aumentare la customer satisfaction di una destinazione piena di risorse, che oggi continua a registrare un alto indice di gradimento da parte dei congressisti, grazie a una ricettività alberghiera di qualità, a operatori esperti e professionali e a una notevole offerta congressuale. E poi, arte, cultura e infinite opportunità di divertimento. L’esperienza professionale di Riva del Garda Fierecongressi nasce nel 1972 quando l’azienda di promozione turistica fece erigere il palazzo dei congressi per ospitarvi eventi congressuali, subito seguiti dal primo embrione di Expo Riva Schuh, la fiera internazionale dedicata alla calzatura, e da Expo Riva Hotel verso la fine degli anni Settanta. Successivamente, nel 1988 nasce Palacongressi Srl. (divenuta nel 2002 Spa) che ha portato alla realizzazione del quartiere fieristico sito a pochi chilometri dal centro città. Nel 2005 cambia la ragione sociale in Riva del Garda Fierecongressi Spa per dare il meritato risalto a entrambe le attività di riferimento della società: la realizzazione di manifestazioni fieristiche e l’organizzazione di congressi sul lago, supportate entrambe dal punto di vista ricettivo dall’agenzia di incoming Rivatour. Il centro congressi gardesano, rinnovato negli anni, è oggi uno degli spazi più flessibili del Trentino e del Lago di Garda, dotato di moderne tecnologie con funzionalità adatte agli eventi più complessi.

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Eventi di primo piano sulla scena nazionale e internazionale scandiscono la storia di Riva del Garda Fierecongressi

EVENTI? ECCO QUALCHE ESEMPIO Nella storia si annoverano eventi internazionali e nazionali molto importanti. Per citarne solo alcuni di questi ultimi anni risaliamo al 2007 per la convention della rete vendita di North Face con un ricco programma di attività sul territorio, come per esempio la crociera sul lago con tema dedicato. Nel 2009 ci fu la convention aziendale della Diesel con la presenza del titolare, l’illuminato imprenditore Renzo Rosso. Nel 2010 la convention Renault Trucks per la quale è stato creato all’interno del Palameeting (area polifunzionale di 2.700 metri quadri) un palcoscenico composto da tre camion, in fase di lancio, posizionati in mezzo al pubblico: la presentazione è stata di grande impatto emozionale, fra luci, colori e suoni. Nel 2012 si è svolto il primo Festival della Famiglia in Italia organizzato dalla Provincia Autonoma di Trento, modello legislativo in Italia per norme e le politiche sulla famiglia e unico ente certificatore titolato a concedere il Family Audit ad aziende e pubbliche amministrazioni, che ha portato a Riva del Garda il presidente del Consiglio Mario Monti. Nel 2013 si è svolto il congresso internazionale Very Large Data Bases: hanno partecipato alla conferenza settecento ricercatori provenienti dalle Università più prestigiose del mondo dagli Usa alla Cina e le più grandi e famose multinazionali: Microsoft, Oracle, Google, Facebook, Ibm, Yahoo, Telecom, Hp, Htc e molte altre non meno note. Sono numerosi i format delle proposte incentive che si possono svolgere sul Garda, alcuni già sperimentati da prestigiosi marchi internazionali. www.rivadelgardafierecongressi.it

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326 Sheraton Catania 40anni

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SPECIALE 40 ANNI

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Lo Sheraton di Catania abbina all’intuizione imprenditoriale in campo turistico una vena artistica di ispirazione internazionale. Compie 30 anni!

Sheraton Catania Hotel & Conference Center naugurato nel dicembre del 1983, lo Sheraton Catania Hotel & Conference Center vanta molti primati: primo albergo di catena internazionale in Sicilia, centro congressi innovativo e unico per flessibilità, connubio esclusivo tra ospitalità e alta cucina. Trent’anni di passione e di attenzione al cliente e una profonda conoscenza del territorio hanno contribuito al rilancio della Riviera dei Ciclopi, uno dei tratti più belli della costa ionica, oltre che all’inserimento della destinazione Catania nei grandi circuiti dell’ offerta turistica e congressuale europea; l’albergo, oltre ad accogliere professionisti italiani e stranieri in viaggio d’affari, è divenuto negli anni luogo di sosta per i viaggiatori che scelgono la Sicilia orientale come tappa del “Grand tour”. La passione per l’arte accompagna da sempre le scelte del management e si respira sin dall’ingresso con l’imponente scultura di Agostino Bonalumi, seguita da una vera e propria galleria d’arte con pezzi unici, di artisti come Mark Kostabi, Enrico Baj, Urano Palma. Grandi musicisti si succedono da anni sul palco dello Sheraton Catania, da Francesco Cafiso, oggi sassofonista di fama internazionale, ad Al Foster, per decenni il batterista di Miles Davis. Oggi l’albergo è stato scelto dalla storica associazione Catania Jazz come sede principale per i concerti della stagione.

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Grandi eventi e personaggi di primo piano sono stati ospitati, negli anni, allo Sheraton Catania. Sotto, Al Foster, storico batterista di Miles Davis

VIP DA URLO! Tra gli autori che si sono susseguiti negli anni: Viola Di Grado, vincitrice del Campiello Giovani, Antonio Monda, con le venti interviste a celebri scrittori americani; Andrea Molesini e l’emozionante fuga dalla seconda guerra mondiale; il regista Roberto Andò, con le sue riflessioni sulla politica italiana; il conduttore radiofonico Marco Presta. Lo Sheraton Catania si pregia di essere stato “la casa lontano da casa”di molti Vip: nel 2012, più di cento artisti di Saltimbanco del Cirque du Soleil vi hanno soggiornato per più di un mese. Lo scorso luglio il grande fotografo di Hollywood Phil Stern ha scelto l’albergo come partner operativo per il suo primo ritorno in Sicilia, all’età di 93 anni, dopo lo sbarco delle truppe alleate da lui immortalato settant’anni fa. Attesissima nel 2014 la quinta edizione della rassegna gastronomico-letteraria L’autore per cena. E ancora ha visto: Biagio Antonacci, Al Bano e Romina Power, Claudio Baglioni, Pippo Baudo, Carmelo Bene, Mario Botta, Raffaella Carrà e Sergio Japino, Piero Chiambretti, Lucio Dalla, Emma, Fiorello, Giorgia, Claudia Gerini, I Negramaro, I Pooh, Jovanotti, Jamiroquai, Fiorella Mannoia, Milva, Gianni Morandi, Anna Oxa, Gino Paoli, Laura Pausini, Ron, Danilo Rea, Leonardo Sciascia, Amanda Sandrelli, Vanni Scheiwiller, Sting, Vittorio Sgarbi, Simona Ventura, Zucchero. www.sheratoncatania.com

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Da ritrovo borghese della Belle Epoque a hotel dal design contemporaneo e accattivante, lo Sheraton Diana Majestic è da sempre palcoscenico di eventi, meeting e convegni

Sheraton Diana Majestic ento anni e non sentirli: ecco come potrebbe essere riassunto in poche parole lo spirito dinamico che caratterizza una delle strutture alberghiere storiche di Milano, che ha attraversato il secolo scorso lasciando un segno indelebile nell’immaginario della “capitale italiana degli eventi”. Nato nel 1904 come Albergo Diana, portava già i segni del suo primato: fu infatti il primo grande hotel a essere edificato ex novo, senza prendere il posto di altri edifici. La sua collocazione, nel cuore di quella che allora si chiamava ancora Porta Orientale (e oggi Porta Venezia) lo predisponeva a fare da luogo di ritrovo della classe agiata milanese. Pochi anni dopo l’hotel fu seguito da un grande centro polifunzionale dedicato all’intrattenimento, il celeberrimo Kursaal Diana, vero e proprio status symbol cittadino, con ristorante, sala da ballo, uno sferisterio per il gioco della pelota, allora di gran moda, e un grande teatro dedicato agli spettacoli di varietà. Negli anni Venti, con l’inaugurazione della Fiera Campionaria, il Diana divenne un punto d’appoggio irrinunciabile anche per il mondo dell’industria e del commercio, sede di pranzi d’affari e meeting ante litteram. Anche il ristorante del Diana guadagnò all’hotel fama e rinomanza quando, negli anni Cinquanta, fu scelto come sede inaugurale dell’Accademia italiana della cucina.

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Punto di riferimento del bel mondo milanese e internazionale, lo Sheraton Diana Majestic è sinonimo di glamour da oltre un secolo

MONDANITÀ ED ELEGANZA Forte di questa tradizione, l’hotel Diana non poteva non giocare un ruolo da protagonista anche nella nascita del mito della Milano glamour degli anni Ottanta e Novanta, quando diventa teatro di eventi mondani, presentazioni, conferenze stampa e sfilate, imponendosi come una delle location di riferimento delle settimane della moda; il giardino del ristorante è la cornice di feste all’aperto, cocktail e happy hour che coinvolgono fino a 250 persone. Arriviamo così al presente, quando, dopo un ultimo restauro nel 1998, l’hotel raggiunge il suo attuale equilibrio tra l’eleganza degli arredi d’epoca e il design contemporaneo. Entrato a far parte del prestigioso brand Sheraton e della catena internazionale Starwood, il Diana Majestic tiene fede fino in fondo al suo claim, “the place to be in Milan”: una location dinamica e alla moda, punto di ritrovo per la vita mondana cittadina grazie al suo h club>diana, una lounge che si apre su un grandioso giardino di oltre mille metri quadrati, tra giochi d’acqua e alberi secolari, aperta tutto il giorno, dall’ora di colazione al dopocena. Eclettica location per eventi, il Diana Majestic conserva intatta anche tutta la sua vocazione di luogo d’incontro per appuntamenti di lavoro e di cornice per meeting prestigiosi, con quattro sale ricche di atmosfera capaci di ospitare fino a 170 persone: una tradizione di ospitalità, accoglienza e servizio a disposizione dei professionisti, che si rinnova ogni volta da oltre cento anni. www.sheratondianamajestic.com

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329 westin palace 40anni

24-10-2013

SPECIALE 40 ANNI

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Da oltre sessant’anni è uno dei business hotel di riferimento a Milano: parliamo del Westin Palace, cornice elegante per eventi, meeting e grandi occasioni pubbliche e private

Westin Palace iazza della Repubblica è una cornice prestigiosa per l’ospitalità di classe a Milano: adiacente alla Stazione Centrale – che una volta si trovava proprio qui, prima della costruzione dell’attuale stazione, negli Anni 30 –, è da sempre una delle porte d’ingresso dei viaggiatori che arrivano in città e conserva tuttora una posizione di primo piano tra le location cittadine. Qui hanno sede alcuni tra i più eleganti e lussuosi hotel milanesi; e proprio qui, nel 1950, fu eretto il Westin Palace, la cui imponente facciata in marmo rosso di Assuan è rapidamente divenuta un’icona e un punto di riferimento per il turismo congressuale. Nato nel dopoguerra, quasi a voler fare da simbolo alla voglia di ripartire, all’operosità e all’ottimismo del Paese, cresciuto e consolidatosi negli anni del boom economico, il Westin Palace è oggi al centro di uno dei quartieri d’affari più dinamici della città, e mette a disposizione di privati, aziende e meeting planner un’offerta articolata e di gran classe, per ospitare eventi e riunioni importanti, e per permettere ai viaggiatori internazionali, che quotidianamente giungono a Milano, di concedersi un soggiorno all’altezza della fama della città della moda.

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PENSATO PER IL BUSINESS Oltre duecento tra camere e suite, dieci delle quali permettono di godere addirittura dell’esclusività di un bagno turco privato; una suite presidenziale su due livelli, dalla cui terrazza privata è possibile gettare uno sguardo sullo skyline cittadino; 14 meeting room e una serie di spazi per eventi, tra cui le scenografiche Ivory Terrace e Roof Terrace e l’incantevole sala Giardino, con oltre quattrocento metri quadrati di estensione: questi alcuni dei numeri con cui il Westin Palace ha saputo affermarsi nel corso degli anni come uno degli hotel cinque stelle di riferimento per il Mice. Gli interni e gli arredi tengono fede al nome del Palace, riflettendo ovunque un gusto classico e un’estrema attenzione per i dettagli, che danno la sensazione di trovarsi all’interno di una vera e propria reggia, o di una residenza nobiliare di altri tempi, senza d’altro canto rinunciare a tutte le dotazione di ultima generazione, indispensabili per i viaggiatori business, come il wi-fi ad alta velocità, gratuito in tutte le aree comuni. Altro asso nella manica della struttura è, da sempre, il suo ristorante, dal nome tanto inconfondibilmente italiano quanto accattivante, Casanova, che punta a conquistare i suoi ospiti una cucina raffinata, ispirata alla tradizione mediterranea. Vero e proprio “palazzo” per il Mice milanese, il Westin Palace ha saputo assecondare nel corso dei suoi oltre sessant’anni di storia tutte le tendenze e le evoluzioni della meeting industry, fino all’attuale sensibilità ecologica: in linea con le altre strutture della Starwood, aderisce infatti al programma 30/20 by 20, ovvero all’obiettivo di ridurre il consumo energetico del trenta per cento e quello idrico del venti per cento entro il 2020.

È tra gli indirizzi preferiti dai businessmen di passaggio a Milano, il Westin Palace, con i suoi ambienti raffinati ed eleganti

www.westinpalacemilan.com

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330 sheraton malpensa 40anni

24-10-2013

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La casa dei viaggiatori. Un conference hotel progettato su misura per rispondere alle esigenze del business travel e alla domanda di spazi per meeting davvero internazionali

Sheraton Malpensa Airport evoluzione del modo di viaggiare, lavorare e relazionarsi ha assunto nel corso degli ultimi anni una dimensione globale: meeting e incontri d’affari sono spesso tappe intermedie tra un volo e l’altro, e per il mondo dell’hotellerie è divenuto sempre più importante riuscire a offrire soluzioni innovative per garantire comfort, efficienza e risparmio di tempo e di energie ai viaggiatori. È questa la logica sottostante allo sviluppo degli airport hotel, progettati espressamente per rendere quanto più piacevole possibile i soggiorni di lavoro, specie se su lunghe distanze. Lo Sheraton Malpensa Airport Hotel & Conference Centre, sorto nel 2010 presso l’aeroporto internazionale lombardo, rappresenta un valido esempio di questa tendenza: la struttura è direttamente connessa al Terminal 1 dello scalo, e il viaggiatore raggiunge la sua camera entro pochi minuti dopo l’atterraggio, senza doversi sottoporre ad altri transfer. La vocazione Mice dell’hotel è resa evidente anche dalla cura progettuale del centro congressi: oltre duemila metri quadrati e oltre venti sale meeting, tutte sullo stesso livello, tra cui un ampio salone polifunzionale di mille metri quadrati, riconfigurabile su misura per qualunque tipo di evento.

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Un conference hotel collegato direttamente al Terminal 1 dell’aeroporto internazionale di Malpensa, perfetto per il Mice che “non ha tempo da perdere”

LA COMODITÀ DI UN AIRPORT HOTEL Una struttura che nasce con la precisa mission di rendere confortevole il soggiorno dei suoi ospiti tra un check-in e l’altro non può naturalmente prescindere da un’offerta di servizi dedicati al benessere e alle pause rigeneranti: per questo motivo è nata Shine Spa for Sheraton, una vasta area attrezzata con saune, piscina riscaldata, docce emozionali, zona fitness e zona relax, con vetrate che incorniciano direttamente il massiccio del Monte Rosa. Un’altra esigenza tipica dei viaggiatori business di tutto il mondo è quella di poter usufruire di una connessione Internet rapida e accessibile, per mantenere i contatti con i propri cari, per lavorare e per potersi rilassare navigando, consultando un giornale online o tenere aggiornati i propri profili social. La soluzione messa a punto grazie a un co-branding nientemeno che con Microsoft è un’intera area dedicata alla connettività, Link@Sheraton: due piani attrezzati con numerose isole di computer con quattro postazioni ciascuna, per garantire a tutti gli ospiti la possibilità di navigare nel massimo comfort - senza dimenticare che la connessione wi-fi è ovviamente presente in tutte le aree comuni dell’hotel. Vera e propria oasi per viaggiatori, lo Sheraton Malpensa costituisce anche un pratico punto d’appoggio verso tutte le principali mete d’affari della Lombardia, come la Fiera di Milano che tra meno di due anni sarà teatro dell’Expo, Lo stesso centro di Milano, del resto, dista appena trenta minuti, grazie al collegamento con il Malpensa Express, che mette in comunicazione tutti i principali centri della capitale finanziaria del Paese con uno dei suoi principali hub. Il mondo, per chi soggiorna da queste parti, è davvero a portata di mano. www.sheratonmilanmalpensa.com

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332-333 Sheraton Nicolaus 40anni

SPECIALE 40 ANNI

24-10-2013

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L’avvento dell’albergo ha portato i grandi congressi nella città di Bari, grazie a una delle più ampie capacità ricettive specializzate in Puglia

Sheraton Nicolaus volte la storia di un albergo si intreccia profondamente con lo sviluppo del settore congressuale nel territorio che lo ospita. È il caso dello Sheraton Nicolaus Hotel & Conference Center di Bari: «Prima della sua costruzione, in città c’erano solo sale congressi adattate, ma non nate per questo scopo – racconta Marisa Adduci, storica congress manager della struttura pugliese – quindi soffitti bassi, colonne, lampadari e schermi montati ad hoc, a parte la sala inaugurale della Fiera del Levante. Il Nicolaus nacque invece con una pura vocazione congressuale, primo vero centro congressi alberghiero nel capoluogo, con una sala plenaria da mille posti, con soffitto alto fino a sei metri e pareti modulari a scorrimento: all’epoca erano già di per sé una curiosità, si rimaneva strabiliati». Bari diventò così la sede ideale per grandi eventi dai quali traeva beneficio tutto il settore ricettivo cittadino, creando un indotto diffuso e alzando il tasso di occupazione delle camere: «Negli Anni 90, una stagione caratterizzata da grandi congressi medici, i lavori in corso allo Sheraton portarono a rinviare di un anno alcuni grandi eventi affinché fosse pronto il nuovo albergo. Il Congresso internazionale di Nefrologia si svolse mentre il Nicolaus non era nemmeno terminato, con una reception provvisoria allestita mentre gli operai posavano i pavimenti in marmo» ricorda la Adduci. Un’altra tappa indelebile nella storia congressuale della location è il 1991: i congressisti del Forex, il club internazionale di banchieri, tra cui l’ex presidente della Repubblica e allora governatore di Bankitalia Carlo Azeglio Ciampi, furono le ultime persone a poter godere lo spettacolo del Teatro Petruzzelli (il più grande teatro privato d’Europa) prima del tragico incendio che lo distrusse poche ore dopo, nella prime ore notturne del 27 ottobre. Ottocento ospiti erano stati accompagnati all’anteprima dedicata della Norma.

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EVENTI DI TAGLIA MAXI Tra i grandi eventi degli ultimi anni allo Sheraton Nicolaus di Bari, spicca il congresso nazionale del notariato con 1.100 partecipanti (2003), il meeting mondiale degli esperti di ecografie (2004) con circa quattromila ospiti. L’anno scorso si sono svolti anche i convegni formativi del Cei (Comitato Elettrotecnico Italiano), Andi (Associazione Italiana Dentisti) con settecento partecipanti, e quelli dell’Aio (Associazione Italiana Odontoiatri) e dell’Aieop (Associazione Italiana Ematologia e Oncologia Pediatrica), con circa quattrocento partecipanti ciascuno. Nel 2013, invece, si sono svolti nell’hotel & conference center barese i congressi nazionali Sicve – Società Italiana di Chirurgia Vascolare ed Endovascolare – (settecento partecipanti), Sitrac – Società Italiana di Trapianto delle Cornee – (cinquecento), Spigc – Società Polispecialistica Italiana dei Giovani Chirurghi – e Sicpre – Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica (seicento persone ciascuno) ed il congresso Sirn – Società Italiana di Riabilitazione Neurologica (quattrocento partecipanti). «l livello di apprezzamento dei servizi ed il grado di fidelizzazione alla struttura continuano a restare altissimi, nonostante l’accresciuta concorrenza in città»,

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332-333 Sheraton Nicolaus 40anni

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24-10-2013

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confermano oggi Nico Casulli e Simona Sebastiani, rispettivamente director of operations e congress manager dello Sheraton Nicolaus. «Da metà settembre a metà dicembre, e poi da marzo fino a metà giugno, abbiamo sempre vissuto allo Sheraton Nicolaus un’intensa stagione di eventi, grazie al meteo favorevole che rende la città di Bari ottima per temperatura e bassa piovosità, favorendo anche programmi in esterni per gli accompagnatori: tutti vogliono sapere dove acquistare olio e taralli», sottolinea la Adduci, «è un’autentica occasione per la scoperta del territorio e delle sue eccellenze». Anche se il tempo di soggiorno medio è ormai più breve, in genere non oltre due pernottamenti: il congresso era in passato un momento di celebrazione del padrone di casa, la Puglia, e della sua eccellente capacità di ospitare. Ancora oggi, però, i momenti gastronomici in Puglia hanno mantenuto la propria importanza, nonostante i budget.

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La storia dello Sheraton Nicolaus coincide con l’evoluzione del congressuale a Bari

DALL’HOTEL AL TERRITORIO E molti sono gli itinerari culturali ed i luoghi di interesse storico e artistico da scoprire nei dintorni: dai particolarissimi Trulli di Alberobello ai suggestivi Sassi di Matera (entrambi patrimoni tutelati dall’Unesco) che si possono raggiungere in auto in appena 45 minuti, fino a Martina Franca, cittadina nota per l’architettura barocca, le Grotte di Castellana o Castel del Monte. A Bari, impossibile non menzionare – oltre al citato Petruzzelli – la Città Vecchia, la Basilica di San Nicola e la Città Sotterranea, un dedalo di grotte e cunicoli sotterranei recentemente scoperti e valorizzati, vero e proprio viaggio nelle viscere della città. Oggi lo Sheraton Nicolaus resta un punto di riferimento per organizzare un evento con formula “chiavi in mano”: dai momenti formativi a quelli conviviali, identificando tutte le possibili esigenze e offrendo un tocco personalizzato alle soluzioni; un approccio vincente con il quale l’albergo ha ricevuto il Certificato di Eccellenza Tripadvisor nel 2013. L’hotel dispone di 174 camere e tre ristoranti, tra cui il panoramico Roof situato al 14esimo piano. Il sito internet www.sheratonnicolausbari.com è stato recentemente arricchito con una sezione dedicata all’offerta eventi e meeting: a disposizione degli addetti ai lavori foto, informazioni e planimetrie con le simulazioni dei possibili allestimenti. È presente anche un calendario eventi, dedicato a tutto quello che accade nello Sheraton Nicolaus ma anche alle proposte del territorio, con notizie sulle opportunità per il tempo libero a Bari e dintorni, per meglio indirizzare coloro i quali desiderano vivere la destinazione a 360 gradi: un modo per esaltare la “pugliesità” della struttura e contribuire a rendere il capoluogo la vera “porta della Puglia”. Lo Sheraton Nicolaus ha raccontato questo spirito in un coinvolgente video dal titolo “A door to the Puglia experience”, pubblicato anche su YouTube, che trasmette il sentimento di “pugliesità” ed il forte legame tra l’hotel e il territorio. www.sheratonnicolausbari.com

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334 Sofitel Rome 40anni

24-10-2013

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Nel cuore della città eterna, ospitalità di classe dal 1890. L’hotel è stato al centro della vita culturale romana negli anni Trenta e protagonista della Dolce Vita negli Anni 60

Sofitel Rome Villa Borghese i trova nel cuore della città eterna, di cui è un punto di riferimento dal diciannovesimo secolo. Il Sofitel Rome Villa Borghese è ospitato in un antico palazzo, originariamente dépendance della nobile famiglia Ludovisi-Boncompagni e convertito ad albergo nel 1890 con il nome di Hotel Boston. Negli Anni 30 era luogo d’incontro prediletto di artisti e attori e accolse nel periodo della Dolce Vita celebrità come Federico Fellini, Liz Taylor, Ava Gardner e Walter Chiari. Il Sofitel Rome Villa Borghese è oggi una location ideale per l’organizzazione di eventi e offre agli organizzatori non solo spazi e servizi ad hoc, ma anche ambienti non convenzionali come il Club Le Boston e Le 49. Le altre tre sale riunioni hanno una storia diversa rispetto al corpo centrale dell’albergo, poiché facevano originariamente parte del collegio dei Maroniti e furono annesse al resto dell’hotel solo nel 1960.

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LOCATION DA CINEMA Anche il foyer fa parte di questa area, ora ideale per interviste e conferenze stampa. Memorabile, tra le altre, quella della presentazione della commedia Love is all you need con Pierce Brosnan e Trine Dyrholm. Altri eventi d’eccezione destinati a entrare negli annali dell’hotel sono stati le feste d’inaugurazione del Festival del cinema francese, che ha visto come madrina la presenza di Carol Bouquet nel 2012 e del regista Costa Gavras e Ainouk Aimèe nel 2013. Il Sofitel Rome Villa Borghese era e continua a essere dunque un punto di riferimento per la meeting e incentive industry. E InspiredMeetings è l’innovativo concetto Sofitel che accompagna il progetto di meeting, dal momento della richiesta fino al suo svolgimento e conclusione. L’InspiredMeetings Planner diventa infatti l’interlocutore unico per concepire un progetto su misura, per rendere un’esperienza di lavoro indimenticabile per tutti i partecipanti. Un servizio cucito a mano, “Cousu Main”, per riunioni esclusive e uniche. Le tre sale intitolate alle città di Venezia, Firenze e Bologna, sono lussuosamente equipaggiate, ideali per incontri di lavoro ed eventi. Di queste, la sala più prestigiosa è proprio la Bologna, realizzata ad anfiteatro come richiamo al Colosseo. www.sofitel-rome-villaborghese.com

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p r o p o s t e :

Un cliente connesso è un cliente in più. Z y X E L V E RT I C A L S O L U T I O N H O S P I TA L I T Y

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336-337 Tenuta Moreno 40anni

24-10-2013

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Un’oasi di tranquillità salentina tra tradizione e modernità. Il resort si sviluppa attorno a un nucleo del ’700 e propone agli eventi un’atmosfera unica in bilico tra passato e presente

Tenuta Moreno Hotel Resort i trova immersa nel verde, in un’oasi di tranquillità, Tenuta Moreno: uno splendido complesso architettonico costruito attorno a una masseria del 1700. Si comincia dalla tradizione secolare di questo angolo di Puglia, non lontano dalla città marinara di Brindisi, per conoscere la storia e le atmosfere del resort, in un sereno contesto di campagna che non rinuncia al comfort più moderno. Tenuta Moreno è uno splendido esempio della cultura del ricevimento, grazie a un’esperienza iniziata molto tempo fa, che si è fatta testimone negli anni del cambiamento dei gusti e delle esigenze della clientela da un lato e di una professionalità sempre più specifica dall’altro. Memoria storica del gruppo è il presidente Antonio Argentieri, che ricorda: «La nostra esperienza nel campo della ricevimento nasce oltre quarant’anni fa. Molte sono le cose che sono cambiate in questo lungo percorso professionale che abbiamo seguito passo a passo». Da quindici anni è però il figlio, Pierangelo, a dirigere Tenuta Moreno. Il general manager, pur nel segno della continuità, ha saputo trovare un perfetto equilibrio tra la tradizione e tutti quegli elementi – dal rispetto ambientale all’utilizzo di prodotti a chilometro zero – che distinguono la sua gestione.

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In bilico tra tradizione e modernità, Tenuta Moreno è un’oasi di pace e benesssere ricavata da una masseria settecentesca nella campagna salentina

Dottor Argentieri, come veniva intesa la banchettistica in passato? «Un tempo le esigenze degli ospiti erano molto diverse da quelle di oggi. I festeggiamenti erano molto apprezzati e richiesti, ma non esisteva ancora quella particolare cultura dei dettagli che oggi invece è alla base della nostra professionalità. Forse si dava più importanza allo stare insieme piuttosto che a come farlo: un ricevimento, anche semplice, poteva essere apprezzato». Poi, come si è evoluta l’arte del ricevimento? «A un certo punto non ci fu più spazio per l’improvvisazione. Dalle location alla proposta gastronomica si andava alla ricerca di qualcosa di diverso e di speciale. Un ricevimento si trasformava così in un modo di vivere un’esperienza che fosse soprattutto lontana dalla realtà quotidiana. Si ricercavano location eccezionali da questo punto di vista, come per l’appunto un castello o una masseria come Tenuta Moreno, capace di dare un gusto del tutto inedito a qualsiasi ricevimento. La location doveva riflettere la professionalità di chi organizzava il ricevimento, anche in occasione di un incontro di lavoro».

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336-337 Tenuta Moreno 40anni

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E oggi, ai nostri tempi, quali sono le esigenze della clientela? «Oggi ci facciamo testimoni di un nuovo e definitivo cambiamento. Le esigenze dell’ospite – naturalmente anche di quello congressuale – sono molto più ricercate. Molta attenzione è posta nella scelta della location, ma non solo dal punto di vista architettonico o strutturale. Per una cena di gala o un lunch è molto importante la cura del dettaglio in tutto ciò che si propone sulla tavola. Dalla mise en place agli ingredienti primari, tutto deve essere garanzia di altissima qualità, e non solo nell’apparenza. Bisogna servire a tavola un nuovo concetto dello “stare bene” in modo ricercato, che oggigiorno si traduce in proposte di alta qualità». Come concepite l’ospitalità a Tenuta Moreno? «Vogliamo parlare di una vera e propria “Moreno experience”, per valorizzare tutto quello che il nostro territorio ci permette di offrire ai nostri ospiti. Sempre rimanendo nell’ambito della proposta gastronomica, puntiamo, per esempio, molto sui prodotti a chilometro zero della nostra terra. Ci troviamo nell’aperta campagna salentina, tra alberi da frutta e ulivi secolari, una location perfetta per dare un gusto unico ai nostri eventi, anche grazie agli ampi spazi interni e al gazebo esterno, alla corte del fagiano, al laghetto botanico e alla piscina scavata nella roccia». UNA BREVE PANORAMICA Tenuta Moreno dispone di 88 camere elegantemente arredate e dotate di tutti i comfort. L’atmosfera surreale – tra tradizione e modernità – che la avvolge si riversa anche nella sua spa immersa nel verde, un luogo di assoluto relax dedicato a tutti gli ospiti. Il centro congressi è composto da cinque sale da venti a 450 posti, in grado di ospitare colazioni di lavoro, cene di gala, esposizioni, prestigiosi meeting ed eventi esclusivi. Il ristorante si propone di fare assaporare piatti unici e ricercati grazie a una cucina sana e nutriente da apprezzare per la ricchezza e la fantasia dei sapori. Interessantissime anche le proposte del territorio circostante, soprattutto in termini di rispetto ambientale: dalla tradizione al futuro infatti Tenuta Moreno seguendo la filosofia secondo la quale “la tradizione è la memoria storica di ogni luogo” propone un tocco ecologico nei suoi ambienti accoglienti, caratterizzati da colori caldi e materiali naturali che contribuiscono a creare un’atmosfera intima. www.tenutamoreno.it

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338 Una Hotel Regina 40anni

24-10-2013

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Il nuovo che racconta la tradizione. La scelta architettonica dell’urban resort barese riporta all’antichità e propone, in una struttura che ha pochi anni, tutto il sapore di un tempo

Una Hotel Regina Una Hotel Regina – alle porte di Bari – è nato dall’idea di creare una struttura alberghiera con un importante centro congressi, che riuscisse a contenere tutti gli elementi architettonici della tradizione pugliese. Per ottenere questo risultato sono stati recuperati sul territorio i materiali antichi più rappresentativi della storia della regione, tra cui spiccano le cosiddette chianche, le pietre che lastricavano le città prima dell’avvento dell’asfalto. L’attività di recupero e la costruzione dell’edificio che ospita l’hotel hanno richiesto quasi quattro anni di lavoro, esattamente dall’ottobre 2005 al maggio 2009.

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UNA STORIA DI CONGRESSI Il primo evento congressuale ospitato è stato organizzato da Astrazeneca, proprio una settimana dopo l’apertura, al quale parteciparono circa duecento persone. A seguire ci sono stati moltissimi eventi tra cui ricordiamo quello organizzato dalla Fiat in occasione della presentazione della Punto Evo, le esposizioni di Monblanc e Lladrò e i team building organizzati da Leroy Merlin. A settembre 2012 è stata inaugurata un’altra sala con una capienza di ottocento posti a platea, con luce naturale e con altezza fino a cinque metri e mezzo, che ha completato la già ampia offerta di sale dell’hotel, che dispone di ulteriori nove salette da dieci a cinquanta posti a platea e della Sala Regina, che può ospitare fino a 350 posti. Tutte le sale sono dotate di ingresso indipendente, controllo autonomo del suono e dell’illuminazione, aria condizionata, schermo, videoproiettore, set completo di cancelleria e connessione a Internet ad alta velocità. La struttura inoltre dispone di cento camere dotate di balcone privato, scrivania da lavoro, connessione internet ad alta velocità, controllo del clima, Tv Lcd con programmi satellitari, minibar, telefono a selezione diretta, bagni spaziosi con docce oversized e getto rigenerante. Inoltre, sono disponibili camere per diversamente abili. Dopo una giornata di lavoro, i congressisti possono rilassarsi nella Regina Spa, rivestita interamente in pietra. Il centro benessere dispone di una piscina coperta con acqua riscaldata, percorso Kneipp, idromassaggio, lettini relax, docce emozionali, sauna e bagno turco. All’interno del Noha Ristorante Mediterraneo si possono gustate le specialità locali e nazionali e un’accurata selezione di vini, ma soprattutto si possono trovare ricercatezza e sobrietà, un connubio perfetto tra modernità e architettura tipica degli antichi borghi pugliesi. La vasta gamma dei servizi comprende anche una piscina coperta semi-olimpionica, una piscina scoperta con american bar immersa nel verde, una grande e attrezzata palestra Technogym. www.unahotels.it

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340-341 Villa Erba 40anni

24-10-2013

SPECIALE 40 ANNI

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Tradizione e versatilità. Ma anche storia e bellezze naturali: sono gli ingredienti vincenti di Villa Erba e del suo polo fieristico e congressuale, affacciati sul Lago di Como

Villa Erba ffacciato sulla riva del Lago di Como e circondato da un parco secolare di centomila metri quadri il complesso espositivo di Villa Erba si divide tra la dimora ottocentesca, appartenuta alla famiglia di Luchino Visconti, e il moderno polo fieristico, ispirato alle serre tipiche delle ville lariane e progettato dall’architetto Mario Bellini, che si sviluppa su 11mila metri quadrati e che può contenere fino a 1.500 persone nel solo padiglione centrale.

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Una villa ottocentesca e un polo espositivo moderno sono le due anime di Villa Erba, scelta da sempre per gli eventi più esclusivi

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UN PO’ DI STORIA Villa Erba sorge sui terreni dell’antico monastero di Santa Maria Assunta di Cernobbio, le cui prime descrizioni risalgono alla fine del XV secolo. Nel 1816 il convento viene venduto alla contessa Vittoria Peluso, già proprietaria di Villa d’Este, che lo trasforma in una residenza aristocratica: la villa padronale viene ricavata dal monastero e i terreni circostanti diventano giardino all’inglese. Nel 1882 la proprietà viene rilevata da Anna Brivio e Luigi Erba, figlio di Carlo, fondatore dell’omonima casa farmaceutica milanese. È in questo periodo che Villa Erba viene realizzata com’è oggi, in stile umbertiano, con il suo carattere sfarzoso e con la scalinata che dalla villa scende direttamente in riva al lago. Gli Erba dimorarono spesso a Cernobbio, ricevendo illustri ospiti, artisti e personalità del mondo politico e industriale. Convegni e feste vivacizzavano l’atmosfera della villa già ai primi del Novecento, tradizione che si mantiene viva tutt’oggi grazie ai numerosi convegni, fiere e manifestazioni ospitati nel nuovo polo espositivo. Successivamente la villa passa a Carla, moglie del duca Giuseppe Visconti di Modrone, che amava trascorrere i mesi estivi sul lago insieme ai sui sette figli, di cui il più noto è il regista Luchino Visconti. Nel 1986 gli eredi Visconti cedono la villa ottocentesca e parte dei terreni a una società partecipata (53 per cento pubblica e 47 per cento privata) che l’acquista con l’intento di realizzare un complesso espositivo e congressuale. Il progetto per questo nuovo polo viene affidato all’architetto Mario Bellini: un’architettura di forme arrotondate in vetro, cemento e acciaio, moderna e allo stesso tempo rispettosa dell’antico parco secolare. Il complesso è formato da un padiglione centrale dal quale si sviluppano tre ali. Il padiglione centrale è uno spazio circolare libero da strutture portanti dotato di grandi vetrate oscurabili. Le ali dispongono di un sistema di pareti mobili modulari che permettono di adattare gli spazi secondo ogni tipo di esigenza. La villa antica, invece, può accogliere fino a 450 ospiti seduti all’interno delle sue sale riccamente affrescate, sulle terrazze e sui balconi che si affacciano sul lago. Dopo alcuni avvicendamenti, dal 2011 alla guida di Villa Erba ci sono il presidente Jean Marc Droulers e il direttore Rossella Bernuzzi. Il nuovo assetto societario ha segnato un vero e proprio cambio di passo per Villa Erba, che si presenta oggi come un polo espositivo e congressuale dinamico e orientato alla soddisfazione del cliente. L’azienda è stata ristrutturata a ogni livello ed è stata migliorata la qualità dei servizi offerti: un cambio di mentalità e di strategia di business che si traduce in reattività alle domande del mercato.


340-341 Villa Erba 40anni

24-10-2013

SPECIALE 40 ANNI

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VERSATILITÀ E POLIFUNZIONALITÀ PER GLI EVENTI La villa antica, il parco secolare e il moderno polo espositivo e congressuale fanno di Villa Erba una location unica, in grado di accogliere allestimenti diversi e trasversali. Anima di Villa Erba sono la polifunzionalità e la versatilità della struttura, in grado di ospitare ogni tipologia di evento, dal congresso alla convention, dalla fiera alla sfilata. L’idea di trasformare l’area di Villa Erba in un centro espositivo nasce con lo scopo di trovare una sede alle mostre tessili comasche. Ancora oggi, a Villa Erba trovano casa le più importanti manifestazioni legate a questo mondo tra cui Proposte, che si tiene dal 1993, e Comocrea, che da ben 49 edizioni trova la sua raison d’être nello spazio espositivo di Villa Erba. DAL LIBRO DEI RICORDI Negli anni, numerosi sono stati gli eventi di prestigio che si sono tenuti a Villa Erba. Tra quelli di maggiore interesse, l’apertura del semestre europeo nel luglio 2003 con la Conferenza Europea sull’E-Government, al quale hanno partecipato un migliaio di delegati, inclusi i ministri di quaranta Paesi stranieri e il Consiglio dei Ministri italiano. Nell’ottobre 2011 si è svolto anche l’International Participants Meeting per Expo 2015, uno dei più importanti appuntamenti che il Paese ospitante dell’Esposizione Universale deve organizzare in coordinamento con il Bie (Bureau International des Expositions). Da oltre dieci anni Villa Erba ospita anche il Concorso d’Eleganza, dedicato alle automobili d’epoca, la cui prima edizione risale al 1929. Per l’occasione il parco e la villa vengono aperti al pubblico che ha così l’opportunità di ammirare le auto in un contesto di grande fascino. Anche Luxottica, leader nella produzione e distribuzione di occhiali da sole e da vista, sceglie da sempre Villa Erba per la propria campagna vendita sui buyer. Nel cuore di Villa Erba si può inoltre rivivere un pezzo di storia del cinema italiano, graLAKE COMO EVENTS – UNFORGETTABLE: zie alle stanze che sono state abitate da UN NETWORK PER PROMUOVERE IL TERRITORIO Luchino Visconti, ora trasformate in museo, ricostruite con arredi originali e arricchite da fotografie e documenti che ricordano i capolavori del grande regista. Si è ufficialmente sue componenti più Infine, due eventi più recenti: il 9 giugno costituita Lake Como uniche e distintive, 2012 Villa Erba ha ospitato il ricevimento Events, la prima rete attraverso la creazione per le nozze della principessa Fabrizia degli operatori della di un brand forte che la Ruffo di Calabria con l’aristocratico spafiliera turistica e conidentifichi sia in Italia gnolo Francisco de Borja Benjumea y gressuale del Lago di sia all’estero. Soto. Un ricevimento con cinquecento Como che riunisce i più qualifiCapofila di Lake Como Events invitati, tra cui numerosi rappresentanti cati rappresentanti dell’offerta: sono Villa Erba Spa e C.I.A. della nobiltà europea. sedi per eventi, dimore stori(Como Imprenditori Il 19 settembre 2013, invece, la location che, alberghi e aziende di serviAlberghieri). Presidente ad inteha ospitato l’esclusivo party per i 150 anni zi, dai trasporti alla comunicarim, Jean-Marc Droulers. di Martini, una serata di glamour con zione e all’organizzazione. Lake Como Events è oggi l’incelebrità italiane e internazionali e persoIl network ha l’obiettivo di coorterlocutore privilegiato per connaggi del mondo dello spettacolo: seidinare e integrare le singole progressi, meeting, incentive ed cento ospiti selezionati per uno degli poste in un’ottica di valorizzazioeventi sul lago di Como, consiappuntamenti più esclusivi della settimane e sviluppo del territorio, proderato tra i più belli del mondo. na della moda milanese. muovendo la destinazione nelle www.lakecomoevents.com www.villaerba.it

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i protagonisti i personaggi

le location

le agenzie

i servizi

i brand

LE AGENZIE che hanno fatto la storia del settore

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SPECIALE 40 ANNI

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la storia

i protagonisti i personaggi

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i brand

Dai viaggi agli eventi: è il percorso da cui nasce, da una storica adv, questo affermato brand dell’event management, oggi tra i principali gestori dell’incoming Mice in Toscana

AIC Group Asti Incentives & Congressi nasce dalla cultura dell’ospitalità associata al target medico scientifico. Tutto cominciò dalla storica agenzia Asti Viaggi, in seno alla quale si delineò, negli anni Novanta, la divisione congressuale e incentive, come allora spesso accadeva. Asti Incentives & Congressi nacque specializzandosi nella organizzazione di servizi quali viaggio, soggiorno e iscrizione, relativi alla partecipazione a congressi sia nazionali sia internazionali. L’esperienza maturata e la formazione professionale del personale hanno permesso, con estrema cognizione di causa, l’estensione dell’attività dal turismo tradizionale e business all’organizzazione della manifestazione congressuale nel suo complesso in qualità di segreteria organizzativa: contatto e gestione sponsor, relatori, ospiti, ricerca location e fornitori, servizi burocratici inerenti ciascuna tipologia di convegno o congresso, assistenza al progetto di formazione professionale, assistenza amministrativa, monitoraggio continuo costi/ricavi con consulenza economico-finanziario-gestionale rivolta all’ottimizzazione dei risultati in funzione degli obiettivi prefissati.

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Qui sopra, Barbara Mori, responsabile eventi e congressi di Asti Incentives & Congressi. Sotto e in alto a destra, il Palazzo dei Congressi di Pisa

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DA SPIN-OFF A BRAND AFFERMATO Fu così che, da divisione, AIC divenne nel 2008 società autonoma la cui mission è lavorare con passione ricercando la soddisfazione massima degli attori coinvolti direttamente e indirettamente in un progetto. La crescita e i successi sono esponenziali e riscontrabili su diversi piani: fidelizzazione, diversificazione, collaborazione sia con partner sia con competitor. In ambito pisano AIC si fa strada negli ultimi anni sia per le collaborazioni con l’azienda ospedaliera pisana e con i dipartimenti universitari sia per l’interesse verso il Mice di Pisa e del suo territorio: un multitasking davvero raro nel suo insieme, per cui oggi AIC è un vero e proprio gruppo, non solo agenzia. Un importante step in questo senso fu la decisione di recuperare il Palazzo dei Congressi di Pisa, che oggi è sotto la guida imprenditoriale di AIC: una expertise riconosciuta per l’alta professionalità, con l’importante carattere distintivo della capacità di anticipare e risolvere preventivamente ogni problema, sortita ancora una volta dall’esperienza. È proprio l’esperienza, maturata in qualità di operatore congressuale e di client manager, che consente ad AIC di offrire il livello e la varietà dei servizi che le sono propri. La gestione del Palazzo dei Congressi porta AIC Group a essere promotore e attivo sostenitore del turismo congressuale pisano, insieme ad altre importanti realtà del settore congressuale, sia nei confronti delle istituzioni locali e regionali sia dell’imprenditoria privata di settore. A quest’obiettivo risponde la sinergia “Pisa dei Miracoli”, consorzio di operatori locali (fra cui appunto AIC Group) sorto per offrire un servizio integrato per l’accoglienza e l’organizzazione di eventi, ovvero la promozione e commercializzazione del brand Pisa for Mice. www.aicgroup.it

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349 AIM Group 40anni

24-10-2013

SPECIALE 40 ANNI

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Oltre cinquant’anni di storia all’insegna della crescita: così uno dei pionieri dell’industria congressuale italiana si è sviluppato fino a diventare una realtà internazionale

AIM Group International orreva l’anno 1960 quando Enzo Buongiorno fondò quella che battezzò AISC, Assistenza Internazionale Servizi di Congresso, una piccola agenzia romana al debutto nella nascente filiera degli eventi di comunicazione, da subito specializzatasi nell’organizzazione di congressi e iniziative per la comunità medico-scientifica e per tutti i suoi attori. Era già presente in nuce, nella scelta di quell’aggettivo, “internazionale”, quella che si sarebbe ben presto rivelata una delle priorità strategiche della giovane agenzia: scavalcare i confini linguistici e culturali, proiettandosi sempre di più in quella dimensione globale che caratterizzava già allora il mondo dei convegni e del turismo congressuale. Da quel momento l’evoluzione della società è stata costante e ha attraversato tutte le più importanti tappe della storia del settore, dell’associazionismo, dello sviluppo dei metodi e delle tecnologie al servizio dei momenti di aggregazione umana e professionale.

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UN’OFFERTA SEMPRE PIÙ AMPIA Nel corso degli anni Settanta e Ottanta, anche se il complesso mondo dei congressi scientifici continuava a rappresentare il suo mercato di riferimento e il suo core business, l’AISC ha progressivamente ampliato la sua gamma di prodotti e di servizi, perfezionandosi come partner per l’organizzazione di meeting e conferenze, corsi di formazione, viaggi incentive, convention ed eventi nell’accezione più ampia del termine, e cominciando a interloquire con clienti provenienti da tutte le realtà produttive, dalla pubblica amministrazione e dal mondo istituzionale. In quegli stessi anni la MGR di Maria Grazia Riontino si andava affermando come un’altra delle agenzie protagoniste del boom del congressuale italiano: la crescita delle due imprese prosegue quasi parallela fino agli inizi degli anni Novanta, quando, quasi fatalmente, le traiettorie di AISC e MGR iniziano a convergere, e prende corpo l’idea di dare vita a un unico soggetto attraverso un’operazione strategica che mostrava il desiderio di non essersi stancati di volare in alto. E proprio “volare alto” è il nome della convention con cui, nel 1997, AISC e MGR si fondono per dare vita al gruppo AIM, che inizia a sviluppare il proprio business in tutta Europa, aprendo sedi in Francia, Spagna, Portogallo, Europa dell’Est e repubbliche baltiche. Un percorso ascensionale che conosce un ulteriore balzo in avanti nel 2009 quando, grazie alla fusione con il gruppo AIMS International, nasce uno dei principali punti di riferimento per il Mice sul continente, con uno staff di oltre quattrocento persone, un fatturato annuale di oltre 125 milioni di euro e un’expertise completa, che spazia dall’Ecm al destination management – ulteriormente sviluppato nel 2012 con la Dmc Follow our Sun. E siamo al 2013, che si è aperto con l’inaugurazione della nuova sede del Gruppo, che celebra la sua ormai consolidata statura globale con un ufficio a New York, nel cuore di Manhattan.

Ha fatto la storia del congressuale in Italia, AIM Group International, nata da un’idea di Enzo Buongiorno nel 1960

www.aimgroupinternational.com

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350-351 ARosso 40anni

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SPECIALE 40 ANNI

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Intuizione, passione e professionalità. Sono le ispirazioni che hanno guidato un gruppo di professionisti nel fondare quello che è oggi uno dei punti di riferimento del Mice

Alessandro Rosso Group una storia di intuizione, passione e professionalità quella di Alessandro Rosso Group. Ed è la storia di un sentimento condiviso, che tiene unito da decenni un team di lavoro affiatato che ancora oggi è fautore del successo continuo di questa importante realtà internazionale. Un Gruppo che negli anni non solo ha raggiunto numeri importanti – cinquecento clienti attivi e quasi duemila incentive ed eventi organizzati ogni anno, giusto per capire di cosa stiamo parlando – ma che ha saputo accrescere la sua expertise e il suo know-how praticamente in tutti gli ambiti del settore, dalle convention ai viaggi incentive, dai congressi medico-scientifici agli eventi e ai progetti di comunicazione, diventando così uno dei punti di riferimento per il mercato sia in Italia sia all’estero.

È

DAL 2002, UNA STORIA DI SUCCESSO È il 2002 quando Alessandro Rosso dà vita al Gruppo. Non è solo, ha accanto a sé i compagni di lavoro di una vita, un gruppo di professionisti che con lui condividono visione e obiettivi, il giusto mix di professionalità, stile, passione, innovazione, competitività e coraggio. Sono, con lui, i soci fondatori: Patrizia Alberti, amministratore delegato e direttore delle risorse umane, Rosalba Barro, vicepresidente con deleghe operative in varie società italiane del Gruppo e Loredana Vavassori, presidente delle società del gruppo all’estero. Sono passati undici anni da allora ed è tempo di bilanci. E non può essere questione di punti di vista se si considerano i fatti. Uffici in Italia e all’estero con sedi prestigiose a Milano, Torino, Firenze, Roma, Parigi, Vienna. Philadelphia, Shanghai e ultimo in ordine cronologico Pechino. Sempre nuovi e innovativi servizi e prodotti da proporre ai clienti.

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SPECIALE 40 ANNI

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Alessandro Rosso Group, infatti, negli anni ha saputo accrescere e differenziare i propri servizi e l’ha fatto in maniera metodica, sempre con un occhio rivolto al futuro, attraverso acquisizioni mirate che hanno portato all’interno del Gruppo figure professionali ed expertise fondamentali. LO SBARCO IN CINA Un’importantissima tappa è stata la Cina, concretizzata nel 2012 con l’acquisizione di The Blenders Communications con sede a Shanghai. «Il cognome della mia famiglia, Rosso, indica il colore che in Cina simboleggia la fortuna e il successo – ha affermato Alessandro Rosso a proposito dell’acquisizione – e sono convinto che questa acquisizione porterà fortuna ai Paesi e alle realtà che sono disposte a costruire il futuro del mondo». Non solo una mera operazione commerciale, ma un passo significativo per il Gruppo, proiettato sempre più verso i mercati emergenti. AI GIORNI NOSTRI Nel 2013 l’ultima importante evoluzione del Gruppo che, con l’acquisizione di Kuoni e Best Tours Italia, è entrato nel mondo dei tour operator. «Sono molto orgoglioso di essere rientrato in questo mondo che conosco da quando ero bambino e mio padre mi parlava di Paesi lontani, di come raggiungerli, scoprirli e amarli» commenta Alessandro Rosso, presidente del gruppo. Anche in questo caso Alessandro Rosso Group vuole differenziarsi e creare con Best Tours Italia, un tour operator di nuova generazione, pensato per assistere viaggiatori moderni ma esigenti: quelli che vogliono vivere un’avventura “comoda e sicura” e, cosa non trascurabile, non vogliono spendere di più di quelli che si affidano ad anonime offerte scovate in internet. Questa acquisizione ha fatto crescere ulteriormente il Gruppo anche in Cina dove, oggi, oltre a operare nei settori Mice e della comunicazione, si occupa anche di viaggi leisure di alto livello. E la crescita continua… oggi il gruppo è già fortemente coinvolto nell’organizzazione di Expo Milano 2015, dimostrando di essere, ancora una volta, assolutamente al passo con i tempi.

In alto a sinistra, Alessandro Rosso, fondatore della società che porta il suo nome. Sopra, Loredana Vavassori, presidente delle società del Gruppo all’estero; sotto, Rosalba Barro, vicepresidente del Gruppo

www.arossogroup.com/it

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352-353 Cisalpina 40anni

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SPECIALE 40 ANNI

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Da pioniere del business travel management a moderna consultancy “a tutto campo” per il Mice: così l’azienda torinese celebra oltre quarant’anni al servizio degli affari in viaggio

Cisalpina Tours na storia imprenditoriale di lunga durata è necessariamente caratterizzata dalla capacità di innovare, arricchire e reinventare costantemente il proprio business, senza restare prigionieri di schemi e pregiudizi, ma tornando a scommettere quasi ogni giorno sul senso della propria mission. Cisalpina Tours ne è certamente un esempio. Con i suoi oltre quarant’ anni di attività – 43, per l’esattezza – è una delle agenzie protagoniste della storia dell’industria degli eventi e dei congressi italiani, che ha saputo coniugare negli anni la profonda esperienza nel settore dei viaggi d’affari con un’offerta sempre più strutturata per le necessità del mondo Mice. La storia di Cisalpina Tours comincia a Torino nel 1970, dall’idea di un gruppo di professionisti provenienti dal settore tecnico e commerciale di Alitalia, che ebbero l’intuizione di mettersi insieme per realizzare un servizio moderno ed efficiente per le aziende e gli uomini d’affari. All’epoca, l’approfondita conoscenza dei meccanismi degli aeroporti in ogni parte del mondo e la dimestichezza con le rotte aeree che solcavano i cieli rappresentavano un prezioso bagaglio da mettere a disposizione delle imprese; una specializzazione cui, ben presto, si sono affiancati altri servizi travel, dall’organizzazione dei viaggi alle prenotazioni degli hotel e dei servizi accessori, sempre con condizioni agevolate a beneficio delle aziende clienti.

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In alto a sinistra, l’inaugurazione del Lingotto e della filiale di Cisalpina Tours; a destra, la prima business travel lounge di Cisalpina Tours all’interno dell’aeroporto di Caselle a Torino. Qui sopra, gli uffici di Cisalpina Tours negli Anni 80. Sotto, la prima sede storica di Cisalpina Tours in Corso Francia a Torino

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L’EVOLUZIONE Nel corso degli anni, Cisalpina ha avuto uno sviluppo progressivo e continuo, pur sapendo mantenere, con orgoglio, alcuni tratti distintivi tipici della sua struttura originale di azienda familiare, quali lo spiccato senso di appartenenza, la massima attenzione verso la formazione interna, l’elevato livello qualitativo dei servizi erogati e una struttura manageriale snella, per facilitare la gestione e la velocità di decisione. Caratteristiche che hanno certamente favorito un’espansione continua e costante – anche dal punto di vista occupazionale –, in particolare dalla fine degli anni Novanta in poi; e che non ha subito pesanti contraccolpi neppure negli anni della crisi globale e del cambiamento dei modelli di business, portando così Cisalpina Tours a essere uno dei grandi distributori di prodotti turistici a livello nazionale, tra i leader nel campo del business travel. Già negli anni Novanta, uno dei fondatori spiegava che il cuore segreto dell’azienda era sempre stato il personale: preparato, efficiente ed entusiasta. Anche oggi la propensione al problem solving e l’orientamento a un servizio eccellente in termini di capacità propositive e senso di responsabilità sono attitudini condivise da tutto il team di Cisalpina Tours, e che si ritrovano nell’apposito programma di account management, studiato per creare e consolidare una relazione con il cliente, identificando insieme gli ambiti operativi e gli obiettivi da raggiungere.


352-353 Cisalpina 40anni

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Nel 2007 una nuova e importante pietra miliare sulla storia di Cisalpina Tours è la costituzione di un vero e proprio polo del turismo, insieme a un altro tra più importanti operatori della distribuzione turistica in Italia, Bluvacanze: un’operazione che dà vita a un nuovo gruppo strategico, con punti vendita ripartiti su tutto il territorio italiano, che ha fin da subito ottenuto ottimi ritorni sia nel business travel sia nel leisure. Ricerca, tecnologia e sostenibilità sono i driver sui quali nel corso degli anni si sono andati sviluppando trasversalmente i servizi, le soluzioni e i programmi offerti, anche attraverso la creazione di apposite business unit operative e tematiche: tra queste la divisione Mice, specializzata per offrire alle aziende tutti i servizi per l’ideazione, l’organizzazione e la realizzazione di meeting, incentive, convention ed eventi di qualsiasi tipo, in formula B2B e B2C. A tutto questo Cisalpina ha unito la sua consolidata esperienza nel travel marketing: negoziazione delle migliori condizioni con partner e fornitori, accurata selezione di strutture ricettive, vettori e location. Dalla pianificazione alla preventivazione, dalle previsite all’assistenza durante l’evento sino alla valutazione del Roi e della customer satisfaction a evento concluso, la consulenza è così in grado di assicurare un event management globale, curando direttamente gli aspetti strategici e di cost management, e facendosi capofila dei diversi partner tecnici, così da relazionarsi con le aziende clienti come interlocutore unico per tutti gli aspetti coinvolti.

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Sopra, i dipendenti di Cisalpina Tours all’inzio degli Anni 90. Sotto, tre dipendenti di Cisapina Tours il primo giorno dell’apertura dell’ufficio all’aeroporto di Caselle. In basso, un’immagine della nuova sede degli uffici di Rosta (Torino)

IL PRESENTE Oggi Cisalpina Tours è presente su tutto il territorio nazionale, con nove business travel center dislocati strategicamente a presidiare il mercato, a loro volta coadiuvati da una rete di centinaia di agenzie dirette per servire, in maniera capillare e su misura, le aziende di ogni dimensione e settore. Attraverso il network internazionale Radius Travel, di cui è membro fondatore e partner, Cisalpina Tours è presente in oltre ottanta Paesi nel mondo e sviluppa travel program globali che coniugano la gestione centralizzata delle trasferte con il rispetto della specificità dei singoli contesti locali, garantendo ovunque un livello omogeneo di servizio e di qualità. Forte del suo claim “Affari in viaggio”, anche dopo più di quarant’anni al servizio di clienti e aziende internazionali, Cisalpina Tours punta a raggiungere sempre nuovi traguardi in termini di quote di mercato e sviluppo di prodotti e servizi, per confermarsi un partner affidabile, competitivo e all’avanguardia, con un’attenzione particolare a tutti quegli aspetti in grado di rendere sempre più gestibili, veloci, economici e sicuri i servizi di business travel. www.cisalpinatours.it

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354-355 CWT 40anni

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SPECIALE 40 ANNI

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Un’agenzia e la storia del Mice in Italia. Dagli Anni 70 protagonista del mercato degli eventi aziendali, ne ha accompagnato e talvolta influenzato lo sviluppo fino ai nostri giorni

Cwt Meetings & Events una lunga storia quella di Cwt Meetings & Events, la divisione di Carlson Wagonlit Travel specializzata nell’organizzazione di eventi aziendali, convention, congressi medici, viaggi incentive. Oggi è attiva in Italia con un team di 130 professionisti dedicati nelle cinque sedi di Firenze, Milano, Torino, Roma e Maranello, che nel 2012 hanno realizzato 3.800 tra eventi e progetti per un totale di 175mila partecipanti coinvolti. Numeri significativi, che sono il risultato della crescita dell’attività avvenuta nel corso di quasi quarant’anni, un lungo periodo che coincide con lo sviluppo del mercato e della cultura dei meeting e degli eventi aziendali in Italia.

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Sopra, Stefania Trallori, alla guida di Cwt Meetings & Events Italia. Nelle altre foto, alcuni eventi dall’album dei ricordi Cwt: sono riconoscibili, il Giro d’Italia (qui in alto) e la Fiaccola delle Olimpiadi Invernali di Torino (in alto a sinistra nella pagina accanto)

ANNI 70 E 80: DAI VIAGGI PREMIO ALLE CAMPAGNE MOTIVAZIONALI Il primo gruppo di lavoro di Cwt Meetings & Events fu costituito nel 1976 con l’acquisizione di un’importante agenzia di viaggi, eventi e tour operating di Torino. Sempre nella città della mole, fu inaugurata l’anno seguente una sede aperta al pubblico in Galleria San Federico e un ufficio gruppi che nel giro di un paio di anni contò sei persone. Erano tempi in cui per comunicare testi e prenotazioni si usava il telex e le rooming list si compilavano sulla macchina per scrivere: le aziende clienti, con un limitato know how in materia, si affidavano completamente all’agenzia. Ed erano anche i tempi dei primi viaggi incentive, che allora venivano chiamati “viaggi premio”: una novità molto apprezzata dai dipendenti. Nel corso degli anni Ottanta – mentre Cwt M&E ampliava l’ufficio di Torino e apriva quello di Milano – i progetti divennero più articolati dando vita soprattutto a campagne motivazionali, che richiedevano una creatività ad hoc, materiali di comunicazione, i primi video in Vhs e proponevano premi (oggettistica e viaggi, diversificati secondo gli obiettivi raggiunti con destinazioni italiane, europee o a lungo raggio per i top seller). In quegli anni Cwt gestiva le campagne di grandi aziende automobilistiche – che coinvolgevano migliaia di dipendenti –, ma anche tutte le trasferte di importanti squadre di serie A di calcio e dei relativi tifosi, arrivando a movimentare anche ventimila persone in un weekend in tutta Europa. AI TEMPI DELLE PRIME CONVENTION A partire da metà degli anni Novanta vi fu un’ulteriore evoluzione del concetto di evento aziendale, innanzitutto con l’organizzazione – accanto ai classici viaggi incentive – delle prime grandi convention annuali, per le quali era richiesto un lavoro di progettazione a 360 gradi che includeva sempre di più l’apporto della creatività e delle tecniche di comunicazione. Per questo in Cwt M&E furono chiamate nuove figure professionali e strette, in modo sperimentale e innovativo nel mercato italiano, importanti partnership con agenzie, fino a quel momento del tutto estranee all’organizzazione degli eventi. Le aziende tendevano sempre più a richiedere consulenza a tutto tondo

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354-355 CWT 40anni

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a un unico interlocutore e per selezionarlo fu introdotto il processo della gara: per l’agenzia questo comportò lo sviluppo di nuove competenze e di un team dedicato. In parallelo, Cwt M&E fece evolvere la propria organizzazione passando gradualmente a una specializzazione e separazione dei ruoli con l’identificazione di un team di account incaricati di seguire la relazione con il cliente, di un reparto di programmazione che preparava le gare e i preventivi, dei team operativi – suddivisi per tipologia di eventi e clienti - e di un ufficio amministrativo specializzato. In questi anni Cwt gestiva convention e viaggi per molti clienti nazionali e internazionali, per lo più con rapporti di collaborazione di lunga durata, come avviene per il Giro d’Italia di cui gestì la logistica e la movimentazione dei partecipanti (fino a quarantacinquemila pernottamenti in 22 tappe) dal 1993 al 2000. Nel frattempo, anche grazie ad alcune acquisizioni, la divisione Cwt Meetings & Events arrivava a contare un team di oltre trenta persone e nel 1999 fatturava trenta miliardi di lire. GLI ANNI DUEMILA Arrivarono gli anni Duemila e portarono con sé una riduzione dei budget aziendali: agli incentive di sette giorni si sostituirono viaggi più brevi, mentre saliva la richiesta di organizzazione di convention e attività di team building per coinvolgere i dipendenti e motivarli. Anche le destinazioni proposte cambiarono, con mete più esotiche come Patagonia, Venezuela, Colombia e soluzioni originali. CWT per esempio portò – per prima in Italia – un gruppo aziendale in Vietnam, quando nel 2004 questo si aprì agli incentive. Tra i tanti eventi gestiti in quegli anni spiccano le Olimpiadi Invernali di Torino del 2006: Cwt affrontò l’impegno con un team dedicato, già due anni prima della manifestazione, seguendo l’organizzazione del viaggio lungo l’intero Stivale della Fiaccola Olimpica, gli spostamenti e l’ospitalità per gli ospiti Vip di importanti aziende multinazionali. Tra il 2007 e il 2008 Cwt Meetings & Events viene riorganizzata con un nuovo management – e la nomina di Stefania Trallori a capo della divisione – e lo spostamento della sede centrale da Torino a Firenze. Nei cinque anni successivi il business riceve un forte impulso: il personale arriva a superare rapidamente le cento unità e il fatturato quasi si triplica, grazie anche alla spinta degli eventi del settore farmaceutico. Dal 2010 intanto riprende la collaborazione con Rcs Sport e il Giro d’Italia per la gestione di tutti i servizi di ospitalità legati alla famosa manifestazione ciclistica, che comporta fino a venticinquemila pernottamenti in venti tappe diverse. La collaborazione è stata già rinnovata fino all’edizione 2015. Nel 2011 inoltre, Cwt Meetings & Events costituisce un nuovo team dedicato all’incoming e, in linea con l’impegno di CWT per un business socialmente responsabile, stringe una collaborazione con il Fai Fondo per l’Ambiente Italiano – diventandone anche sostenitore, in qualità di Corporate Golden Donor – per proporre le prestigiose sedi gestite come location per eventi a condizioni esclusive. Nel 2012 viene premiata al Bea Italia con il Best Evaluation Award. www.carlsonwagonlit.it

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Un Pco al servizio del territorio. Quarant’anni di successi all’insegna dell’ambiente sociale, culturale e imprenditoriale che ci circonda 3

Ega er introdurre un discorso su quest’agenzia, tra le più blasonate d’Italia, è meglio lasciar subito la parola alla titolare, che nel 1972 la fondò: «Da oltre 40 anni», considera Emma Aru, «la nostra passione ci fa lavorare nel segno dell’attenzione e della qualità tutta italiana che, nel tempo, ci ha distinti per affidabilità ed efficienza in tutto il mondo». Ecco, il filo conduttore dei quarant’anni di Studio Ega (oggi ega professional congress organisers) è la qualità, non fine a se stessa bensì associata all’aggettivo “italiana”, legata a doppio filo alle singole realtà che compongono il sostrato culturale, enogastronomico, artistico del nostro Paese. È a questo piano strategico che fanno capo le iniziative assunte da Studio Ega in questi quarant’anni. Per esempio quella del 2010, allorché Emma Aru diviene con Ega sponsor del progetto Itaca Onlus Roma, Milano, Firenze, Palermo. Sono centri di riabilitazione per persone con disagi mentali, al fine ultimo di reinserirle nel mondo del lavoro, dando sicurezze e supporti economici: in breve, per ricostruire le loro personalità con il lavoro nelle club-house, che il progetto Itaca ha creato sul territorio nazionale. L’ iniziativa fa parte del network globale, che nasce dopo la guerra a New York, dove è ancora attiva la Fountain House, la più antica del mondo.

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1 / 2010: Emma Aru con Augusto Fantozzi, Honorary Member di Ifa e President of Local Organising Committee di Ifa Rome 2 / Foto di gruppo alla Fountain House di New York 3 / Emma Aru durante la conferenza "Il turismo e Roma: attualità e prospettive future" organizzata per il Rotary Club Roma Est 4 / Le hostess di Ega durante l’edizione 2013 di Buy Lazio

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COM’È CAMBIATO IL PCO O ancora le attività per la tutela e la valorizzazione del patrimonio locale storico, artistico e naturalistico. Emma e Cristina Aru hanno deciso di partecipare alla nascita del Gruppo Fai di Gaeta, avvenuta a maggio 2011, entrandovi a far parte come soci fondatori. Perché questo? Cosa c’entra con un core business basato sull’organizzazione di eventi? «Il legame tra Pco e società è indispensabile non solo per un fatto etico, ma proprio per poter far bene questo mestiere. Oggi gli organizzatori di eventi sono fondamentalmente imprenditori, concentrati sul fund raising e lontani dai loro prodotti. È raro, per esempio, che un titolare d’agenzia vada a uno dei congressi che organizza. Mi chiedo: ma questo disinteresse di forza maggiore, giova alla crescita del mercato? Secondo me no. Come puoi ottimizzare le tue scelte se sei lontano dalla realtà dei territori in cui devi concretizzarle? Tanti anni fa – continua Emma Aru – il Pco era “sul campo”, sempre. Te lo ritrovavi al desk d’accoglienza, nel backstage accanto allo staff e ai tecnici. Discuteva in prima persona con tutti i fornitori e i partner. Oggi è diventato “uno che delega”, e così rischia di perdere il polso della situazione. Guardiamo il food and beverage, per esempio. È completamente cambiato negli ultimi anni e ormai la costruzione di un menu di tre, quattro portate è diventata obsoleta. Bisogna trovare un fil rouge che combini qualche piccolo sfizio gustoso con un main course importante, arricchito con prodotti locali, di stagione e genuini, e per questo – non disponendo più dei budget di una volta – bisogna essere creativi. Ma la base della creatività è la conoscenza. Nel nostro caso, conoscenza del territorio in tutte – tutte! – le sue sfaccettature». www.ega.it

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Dai servizi di interpretariato a Pco: l’evoluzione della società fondata nel 1964 a Firenze da Maria Cristina Dalla Villa 3

Enic uasi mezzo secolo di eventi e meeting. Enic è stata fondata nel 1964 a Firenze da Maria Cristina Dalla Villa, che proveniva dal mondo degli interpreti. All’inizio, infatti, l’azienda offriva servizi in questo campo, ma nel tempo si è evoluta in Pco e organizzatore di eventi a 360 gradi. Ripercorrendo gli albori di questa lunga avventura imprenditoriale, Dalla Villa ricorda orgogliosamente le sue origini fiorentine e lo spirito di intraprendenza della famiglia (il padre era veneto e nel dopoguerra si trasformò da sarto in imprenditore dell’abbigliamento, cogliendo le opportunità delle confezioni industriali). Frequentò la scuola per interpreti studiando, oltre all’inglese, il russo: da qui una prima grande opportunità per la futura imprenditrice degli eventi, il lavoro preparatorio della mostra dell’industria italiana a Mosca nel 1962 (quando Nikita Krusciov si infuriò per le opere dell’avanguardia tricolore esposte, definendole “arte capitalista degenerata”). Lì la giovane interprete fiorentina ancora non immaginava che avrebbe fatto proprio dell’organizzazione di eventi l’attività della sua vita. Poco dopo vi fu la seconda occasione, il Simposio internazionale dell’Iris a Firenze con ricercatori da tutto il mondo – dalla siderurgia alla botanica in breve tempo – seguito dai congressi internazionali della Resistenza e degli esperti di Farmacologia. Nel 1964 la svolta definitiva, con l’organizzazione di un Congresso internazionale della gioventù, che fece emergere il nucleo vitale della nuova impresa.

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1 / 1962: palazzo Corsini – Maria Cristina Dalla Villa (terza da sinistra) al Congresso Iris 2 / 1962: Dalla Villa (prima da sinistra) al Congresso Internazionale di Farmacologia 3 / 1964: Dalla Villa al Congresso Internazionale sulla Resistenza 4 / 1988: Dalla Villa con Emilio Pucci (secondo da sinistra) al cocktail organizzato da Enic 5 / 1987: inaugurazione del Museo Marino Marini con il ministro della difesa Giovanni Spadolini e il sindaco di Firenze Massimo Bogianckino 6 / 1989: l’incontro con il presidente della repubblica Francesco Cossiga 7 / 1988: Dalla Villa con Giorgio Albertazzi durante la lettura di Dante in piazza Santa Croce 8 / Maria Cristina Dalla Villa con il figlio, Stefano Gabbrielli

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CINQUANT’ANNI DI EVENTI Nacque così l’Ente Nazionale Interpreti e Congressi (Enic), acronimo che inizialmente non piacque troppo alla sua stessa fondatrice ma che fece la fortuna della nuova impresa, nella fiorente stagione congressuale del capoluogo toscano, con l’inaugurazione nel 1968 del Palazzo dei Congressi nella antica Villa Vittoria, adiacente alla Stazione di Santa Maria Novella. «Quello del professional congress organizer è un lavoro duro, che va in scena senza prove e sempre nel giorno prefissato. Per molti anni questa attività è stata improvvisata» ricorda Dalla Villa, che nel 1994 contribuì a strutturare i canoni del mestiere scrivendo un manuale tecnico sul quale si sono formati molti professionisti del settore. Tra le centinaia di eventi memorabili nella storia dell’azienda si annoverano anche i Colloqui mediterranei sulle minoranze e le discriminazioni nel mondo (1964) e la Rassegna internazionale dei Teatri stabili nel 1969 al 1980, Il Festival dei popoli del 1973 e il Congresso internazionale del cancro nell’anno successivo (distribuito tra Firenze, Siena e Pisa), il Convegno internazionale su religioni e Centro America (1982), le attività per Firenze Capitale Europea della Cultura (1986); e in ambito corporate, la prima convention Peugeot del 1989, poi l’Ote – Mobile Phones Presentation (1990) con ospite Luciano Pavarotti, la convention Enel nel 2000 e il meeting di Chevron in varie città europee dal 2000, così come i Forum Ficpi dal 1998 in poi con cui Enic ha percorso l’Europa intera.


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Nel 1993 si tenne, sempre nel capoluogo 8 toscano, il Congresso dell’International Fiscal Association, l’anno dopo il IX Forum Ifps sugli sviluppi della psicoanalisi alla soglia del XXI secolo. Il 1996 fu invece contraddistinto da un importante summit di politica internazionale, il Consiglio Europeo di Firenze. Tra i più recenti eventi di rilievo, i seminari Aspen del 2011 e il Consiglio dei Ministri europei per l’Agenzia Spaziale Europea a Napoli nel 2012. Il 2013 ha segnato una nuova tappa nella evoluzione dell’agenzia, con l’organizzazione di un clamoroso matrimonio indiano che per giorni ha “occupato” la città in modo festoso e fastoso allo stesso tempo. CAMBIO GENERAZIONALE La nuova fase di Enic porta la firma del figlio di Maria Cristina Dalla Villa, Stefano Gabbrielli (membro della giunta di Confindustria Firenze e della Camera di Commercio cittadina, oltre che del tavolo tematico “arte, cultura ed eventi”della Regione Toscana) che ha preso le redini dell’azienda dopo 22 anni di esperienza nel settore. Il nuovo Ceo di Enic è nato a Firenze nel 1965 e si è formato tra Losanna e Johannesburg diplomandosi poi presso il liceo linguistico e come direttore di agenzia di viaggi. Con il suo profilo internazionale assume la guida dell’azienda nel momento in cui Enic si apre a nuovi settori e mercati (moda, eventi e grandi aziende), inaugurando un nuovo ufficio a Roma e ampliando le attività sia in Italia sia in Europa. Oggi Enic (dal 1988 anche agenzia di viaggi) è un’azienda certificata (Iso9001) , membro fondatore del Firenze Convention Bureau; opera intensamente su scala internazionale, anche nella gestione di congressi molto grandi, da migliaia di partecipanti, e sul fronte locale, in particolare nella promozione di Firenze e delle altre destinazioni toscane, che costituiscono la specialità di questo operatore. Logistica, prenotazioni, consulenza sulla destinazione, segreteria organizzativa e programma sociale sono gli aspetti base dell’offerta congressuale Enic. Le location godono spesso di aperture esclusive (musei, palazzi, ville) con servizi di hostess e interpretariato, curando anche gli allestimenti e le attrezzature audiovisive e i servizi di ufficio stampa con il supporto di professionisti. I clienti possono ospitare in modo temporaneo o permanente le segreterie presso gli uffici del Pco, che si trovano a pochi metri dalla Stazione Centrale di Firenze di fronte al Palazzo dei Congressi. www.enic.it

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Al servizio della formazione scientifica. Oltre dieci anni dedicati allo sviluppo di nuove metodologie, cavalcando l’onda del cambiamento e aprendosi al futuro con originalità

Formedica ochi settori sono stati soggetti a tanti e tali cambiamenti come quelli che hanno riguardato la formazione medica negli ultimi dieci-quindici anni. Non c’è dubbio, infatti, che il lancio del programma di Educazione Continua in Medicina abbia impresso una radicale trasformazione di tipo organizzativo, strutturale e filosofico al mondo degli eventi per i professionisti della sanità, che ha portato alla necessità di specializzarsi e mettere a punto nuovi strumenti per continuare a garantire la qualità e l’efficacia della formazione. A queste sfide, per certi versi nuove, si sono d’altronde da sempre affiancate quelle che caratterizzano il campo dell’aggiornamento professionale e dell’educazione degli adulti, con l’esigenza di individuare ogni volta i format più adatti per coinvolgere i discenti e indurli a mettere in gioco le loro esperienze. Nata nel 2002, Formedica è una società che ha saputo fare proprio e interpretare il senso di cambiamento e di discontinuità che caratterizzava in quel momento il mondo dei congressi medici. La società, con sede a Milano e a Lecce, è sorta dall’incontro di un gruppo di professionisti con esperienze differenti e che hanno operato per anni, rispettivamente, nei settori della medicina, del management aziendale e della comunicazione, sia nell’ambito pubblico sia in quello privato. Strutturata in gruppi di lavoro coordinati da Susanna Priore, amministratore unico e responsabile scientifico della società, Formedica ha iniziato la sua attività con la realizzazione di convegni medici Ecm, progetti editoriali e campagne di comunicazione istituzionale; ha poi proseguito con la realizzazione di programmi formativi e di prevenzione nelle diverse aree terapeutiche, avvalendosi della collaborazione di enti di ricerca e università – sempre con una particolare dedizione all’Ecm – che è valsa alla team leader l’incarico di responsabile progetto Ecm in seno a Federcongressi. Uno dei tratti caratterizzanti dello sviluppo successivo dell’azienda è quello di aprirsi alla sperimentazione di format di educazione e apprendimento alternativi rispetto all’aula tradizionale, alla ricerca della massima efficacia e utilità per i partecipanti.

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ARRIVA LA FORMAZIONE SUL CAMPO Dal 2008 Formedica allarga infatti il perimetro della sua offerta alla formazione sul campo, e grazie al coinvolgimento di importanti centri chirurgici italiani incomincia a organizzare la formazione direttamente dalle sale operatorie, mettendo in videoconferenza più sale in contemporanea e permettendo agli specialisti di provare le nuove tecniche chirurgiche e le sofisticate attrezzature robotiche e laparoscopiche accanto ai loro colleghi esperti in materia, al fine di favorirne l’apprendimento mirato. Nel 2009 è la volta della Graduate School of Urology, una scuola di formazione continua e pratica per gli specialisti di urologia, con l’obiettivo di approfondire argomenti relativi alle nuove tecniche chirurgiche, alla clinical governance e al risk management. Nella convinzione che ogni progetto di comunicazione non possa più prescindere dal

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Dal 2002 Formedica è attiva nel campo dei congressi medici e si è andata via via specializzandosi nell’ambito dell’Ecm e della Fad

web, vengono lanciati progetti come la Advanced Urology Community, una piattaforma per l’educazione collaborativa on-line, aggiornata secondo il modello di Wikipedia attraverso piccoli contributi di numerosi specialisti di urologia, che determinano lo sviluppo di un database universale, fatto di piccole e grandi esperienze professionali. Gli sviluppi resi possibili dal web caratterizzano l’educazione medica degli anni Duemila, soprattutto in ottica di formazione a distanza, per permettere a tutti i discenti di acquisire crediti e conoscenze certificate a prescindere dalla loro localizzazione geografica. Per questo motivo dal 2010 Formedica sceglie di concentrarsi proprio sulla Fad, mettendo a punto un’apposita piattaforma per l’erogazione di corsi in modalità e-learning. Un caso positivo di applicazione della formazione a distanza è per esempio il webcast, che permette a migliaia di medici nel mondo di assistere in diretta a interventi chirurgici condotti da specialisti con tecniche all’avanguardia, ponendo domande o chiedendo informazioni proprio durante le sessioni operatorie: un risultato sorprendente che non potrebbe essere ottenuto senza un supporto tecnologico innovativo. NUOVE TECNICHE PER L’APPRENDIMENTO SCIENTIFICO Altre metodologie applicate con successo nel corso degli anni sono quelle legate alla simulazione, una tecnica di apprendimento già ampiamente utilizzata da anni in altri contesti formativi, che permette ai medici di affinare le loro conoscenze nel campo delle urgenze e delle emergenze sanitarie. In generale, il livello di interazione e di coinvolgimento dei partecipanti a un evento è garanzia del suo stesso successo: favorendo un miglior livello di apprendimento, esso tiene alta l’attenzione e l’emotività con cui i partecipanti lo vivono. Ed è proprio sull’interattività e sulla sperimentazione di sistemi di partecipazione attiva alla formazione che Formedica continua a orientare i suoi sforzi: per esempio disegnando progetti che prevedano l’utilizzo di tablet, smartphone e laptop per integrare anche i device mobili tra gli strumenti formativi a disposizione di medici e paramedici. La nuova frontiera sembra essere inoltre quella della gamification, ovvero l’applicazione di dinamiche ludiche a contesti legati alla comunicazione, per motivare, coinvolgere e trasferire informazioni in modo agile e interattivo. Nata agli inizi del XXI secolo per offrire un servizio di formazione all’avanguardia, efficiente e innovativo, Formedica prosegue la sua attività sulla strada tracciata all’insegna della sperimentazione, della ricerca e dello sviluppo, senza paura di individuare percorsi alternativi. Del resto, come diceva McLuhan, “coloro che fanno distinzione fra intrattenimento ed educazione forse non sanno che l’educazione deve essere divertente e il divertimento deve essere educativo”. www.formedicaonline.it

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362-363 GVST 40anni

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SPECIALE 40 ANNI

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Innovazione e sostenibilità. La società di event management, dal 1992 vanta una lunga esperienza nella gestione di grandi eventi: ieri più incentive, oggi più meeting internazionali

GVST Event Management VST Event Management nasce nel 1992 e prende il nome dal suo fondatore (Giorgio Vernengo Servizi per il Turismo). Ma la storia dell’azienda ha radici più profonde, nella Barberini Tours di Giuliano Girini, “nave scuola negli Anni 80 per stile, fantasia, innovazione e quality control” ricorda Andrea Vernengo, l’attuale managing director, che nel 1994 prova l’avventura con un gruppo di amici: partiti con un tavolo da campeggio, investono tutto in nuove tecnologie, tra cui un Pc portatile con ben cento Mb di hard disk e Windows 3.1, una linea telefonica, un fax e un telefono cellulare Tacs, fantascienza per chi fino a poco tempo prima gestiva liste con la macchina da scrivere. Nell’anno di avvio realizzano eventi per clienti importanti come Mercedes-Benz Finanziaria e Aspen Institute Italia. L’evento “Circus Impossible” per Mercedes è stato una tappa storica per GVST, dimostrando il potenziale innovativo e pionieristico: un’idea originale ha trasformato (a loro insaputa) un’intera azienda in “artisti circensi” in sole 24 ore. La squadra centrò l’obiettivo del cliente di motivare e consolidare il gruppo, stimolandone la flessibilità, ma l’evento è servito anche ad accrescere la consapevolezza aziendale: un successo confermato dall’assegnazione degli Eibtm Awards 2001 come miglior evento assoluto, miglior evento europeo e miglior evento di categoria.

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Nelle immagini, alcune foto tratte dall’album dei ricordi di GVST Event Management. Sotto, la premiazione dell’agenzia all’Eibtm

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DALL’ITALIA AL MONDO Altro passaggio memorabile fu la Samsung Torchbearer Campaign, vinta in una gara internazionale in competizione con colossi del settore: un evento itinerante tra otto città italiane con 480 tedofori di cinquanta nazionalità, oltre mille ospiti e trecento persone di staff, due mesi on the road, tre settimane consecutive di sopralluogo. Gli asiatici e in particolare i coreani sono veri maniaci del dettaglio: per la prima cena di gala fu inviata una regia nei più piccoli particolari, che indicava persino la durata degli applausi. Bastò un piccolo fuori programma, un invito sul palco, per creare il panico ma grazie alla prontezza dei collaboratori tornò tutto sotto controllo. In quei due mesi il core team di GVST, Cheìl Communications e Samsung hanno collaborato gomito a gomito, anche per 16-18 ore al giorno. «Grazie al vissuto quotidiano, è stato possibile l’approfondimento reciproco del modo di pensare, lavorare, rilassarsi, scherzare e perfino di mangiare e riposare. Una coinvolgente e memorabile esperienza di vita» sottolinea Vernengo. I mercati cambiano, i budget anche e questo richiede grandi capacità di adattamento per garantire format e qualità uniformi. La destinazione Italia è sempre stata al centro del marketing di GVST: «È impossibile non credere in un Paese con questo potenziale, cerchiamo di promuoverlo in modo autentico, scovando anche piccole realtà e magie regione per regione – racconta l’amministratore delegato – mete meno conosciute, come San Fruttuoso di Camogli dove abbiamo proposto cene e


362-363 GVST 40anni

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concerti nell’Abbazia oppure coinvolgendo il pubblico delle piazze e dell’intera città, come è successo a Siena». GVST è stata in grado di proseguire con successo la propria attività non solo in Italia, ma anche in tutte le destinazioni in cui ha organizzato eventi integrando l’identità del brand del cliente con le tradizioni e la cultura locale: Giappone, Cina, Malesia, Australia, Polinesia, Stati Uniti, Brasile, Canada, Russia, Egitto, Marocco, Tunisia, Turchia e gran parte dell’Europa. «Ogni evento è stato un prezioso strumento di crescita professionale e umana, eventi motivazionali modellati sulle tipicità del territorio con il coinvolgimento della popolazione locale – ricorda Vernengo – oltre quaranta negozianti, cinquanta tra studenti universitari e assistenti locali per scovare i pezzi di un misterioso tappetto a Istanbul o le aperture straordinarie a Pechino per conoscere le arti e tradizioni locali. E iniziative di forte valenza sociale come la donazione di materiale didattico e ricostruzione di aule nelle scuole di Pechino, San Diego, Istanbul, Roma e Marrakech e la capacità di gestione dei rischi come nel caso della riprogrammazione completa di un evento per quattrocento persone negli Stati Uniti vittima di Eyjafjallajökull, la nube vulcanica che mise in ginocchio il mondo intero». PRESENTE... OTTIMIZZATO Qual è stato, allora, il grande cambiamento nel modo di erogare servizi? «Oggi si riesce a gestire l’evento in tempo reale e ad essere più precisi nel briefing sottolinea Vernengo. «Si impiega più tempo per raggiungere la perfezione con i fornitori, viaggiamo a velocità elevate e siamo bombardati di e-mail». Per gestire le nuove complessità, quattro anni fa GVST ha cambiato modus operandi, migrando verso l’archiviazione elettronica interna: «Non riempiamo più gli armadi di carta, prima la nostra operatività rifletteva la mole di corrispondenza, che può essere deleteria nella gestione di un evento. Abbiamo razionalizzato i tempi» spiega l’amministratore delegato. La novità rivoluzionaria si chiama Paperless Web Application, software in grado di mantenere aggiornato il flusso di lavoro, anche con i fornitori. FUTURO... SOSTENIBILE E RESPONSABILE Il presente e il futuro di GVST Event Management significano anche investimento nei giovani e nella responsabilità ambientale e sociale, attraverso il brand Friendly Envent, lavorando con le Università e tramite partnership con aziende, associazioni e organizzazioni non governative. Uno dei punti di forza, infatti, è l’esperienza maturata nei progetti di CSR: l’azienda supporta i clienti nella progettazione di eventi a impatto ambientale zero (carbon neutral). www.gvst.it

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364 MZ Congressi con LOGO 40anni

SPECIALE 40 ANNI

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Dal 1987 in continua crescita. Mauro Zaniboni ripercorre i 26 anni che hanno segnato la storia della sua società, solida realtà milanese del settore

MZ Congressi vevo 29 anni e fu mio padre a incoraggiarmi». È così che Mauro Zaniboni ricorda l’inizio della sua avventura, quando decise di fondare MZ Congressi, di cui ancora oggi è presidente del consiglio di amministrazione assieme ai soci Monica Sellari e Stefano Montalbetti. Alla sua età il nemmeno trentenne Zaniboni aveva comunque maturato una discreta esperienza nel settore, poiché aveva già lavorato per una società medicoscientifica che organizzava un importante congresso nazionale annuale. «La società per la quale lavoravo aveva avuto più di un problema con i Pco che allora collaboravano all’organizzazione del congresso. Così un giorno fu la dirigenza della società stessa a farmi la proposta di mettermi in proprio e di divenire suo fornitore».

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GLI INIZI Era il 1987 e Zaniboni accettò la sfida. I primi uffici erano, a Milano, in via Farini al 70, in uno spazio che bastava a lui e a due impiegate, le uniche dipendenti della neonata MZ Congressi. Anno dopo anno per il Pco le cose iniziarono ad andare bene, oltre alla società medico-scientifica (che effettivamente stipulò il contratto), il portfolio dei clienti crebbe insieme allo staff. Passarono così 16 anni ed MZ Congressi fu abbastanza grande per cambiare sede: nel 2003 i dipendenti da due erano diventati venti e gli uffici erano decisamente troppo piccoli. Evidentemente affezionata a via Farini, MZ Congressi traslocò qualche numero più in là, all’81, dall’altra parte della strada, dove oggi, in seicento metri quadrati, lavorano 35 dipendenti del Gruppo MZ: MZ Congressi, MZ International Group, MZ Associations e CQ Travel. «Nel tempo siamo stati in grado di evolvere non solo nella nostra professionalità, ma anche nelle competenze, e anche i nostri servizi si sono ampliati”» specifica Zaniboni. «Oltre ad avere consolidato la nostra esperienza di Pco nell’organizzazione di congressi medico-scientifici proponiamo per esempio servizi specifici per associazioni medico-scientifiche (Amc) di diverse dimensioni». E poi ci sono le cose che, per fortuna, non cambiano: «Credo che un lavoro ben fatto sia ancora oggi il migliore biglietto da visita. E questo non potrà mai essere diverso. Un esempio che mi piace citare a questo proposito è il congresso medico associativo mondiale che organizzammo nel 1999 a Firenze. Con soddisfazione posso dire che da allora siamo diventati il core Pco di quell’associazione!». www.mzcongressi.com

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366 New Aurameeting 40anni

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SPECIALE 40 ANNI

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Realtà all’avanguardia, dal solido know-how. Agenzia che risponde in modo sinergico alle richieste del cliente, creando con quest’ultimo una partnership basata sulla collaborazione

New Aurameeting a famiglia Celli, nome di riferimento del turismo da ben tre generazioni, fonda la sua prima agenzia di ricettività nel 1962 collocandola all’interno della storica Fiera di Milano. Negli Anni 80 invece il core business si sposta progressivamente verso l’organizzazione di eventi contribuendo così alla creazione di New Aurameeting. L’expertise strategica maturata sul campo trae forza da un team di professionisti specializzati in vari settori di competenza per la realizzazione di diversi tipi di eventi: congressi, simposi e meeting. La passione delle persone che la guidano, il metodo e il dialogo con i clienti che hanno consentito a New Aurameeting di porsi come partner qualificato, non prescindono mai dalla sua ben radicata storia. «Ricordo ancora nitidamente – racconta Fabrizio Celli che insieme alla moglie Isa fondò la società – l’iter operativo della sistemazione alberghiera durante l’organizzazione di eventi e fiere al fine di supportare partecipanti e relatori, provenienti da tutto il mondo. Infatti, in quel periodo, le comunicazioni avvenivano quasi esclusivamente via posta non essendoci allora il supporto di fax né di computer ma solo del telex: quest’ultimo era riservato soprattutto alle medie-grandi aziende. Pertanto l’invio del voucher di prenotazione con i dati relativi al pernottante e al tipo di camera, se singola o doppia (un particolare che oggi suona anacronistico: negli Anni 50, 60 in parte 70 anche negli alberghi lusso esistevano camere senza bagno!) avveniva con questi mezzi.

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Sopra, due scatti tratti dal libro dei ricordi di New Aurameeting: a sinistra i fondatori Fabrizio e Isa e “le nuove leve” ora alla guida della società, Emiliano Celli e Cindy Paganoni (ritratti anche sotto). A destra un evento datato 1970

IL CASSETTO DEI RICORDI Un altro ricordo, che ora sembrerebbe preistoria, è costituito da quei corposi libri che troneggiavano sul bancone delle reception degli hotel, rigorosamente vergati a matita. L’interazione si fondava sul rapporto telefonico con i vari addetti alle prenotazioni non solo degli uffici ricevimento degli hotel, ma anche dei treni, degli aerei, dei servizi di trasporto in genere e rappresentava quell’aspetto di relazioni umane che arricchiva il contesto operativo, oggi, a mio avviso un po’ inaridito dalla tecnologia. Un’altra risorsa che probabilmente oggi fa sorridere, ma che avevamo al fine di soddisfare la richiesta alberghiera, era rappresentata dalle case private: le signore della “Milano bene”, ma non solo, affittavano camere che venivano selezionate ad hoc dai nostri addetti. A tal proposito mi ricordo un ospite proveniente dal Brasile e diretto a Milano alla Fiera Campionaria che aveva deciso di pernottare in una casa privata nelle sue vicinanze. In fase di prenotazione avevamo concordato di incontrarci davanti al portone della casa per la consegna delle chiavi. Aspettammo per ore il suo arrivo e, contattata la compagnia aerea, venimmo a conoscenza che non si era imbarcato. Scoprimmo solo giorni dopo che era diventato papà! ». Parecchia acqua è passata sotto i ponti da allora e oggi, con alla guida la terza generazione rappresentata da Cindy Paganoni ed Emiliano Celli, la trasformazione di New Aurameeting continua proiettando l’agenzia, che ha già raggiunto i trent’anni di attività, verso una nuova identità sempre più complessa e sfaccettata. www.newaurameeting.it

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• NUOVO RISTORANTE CON SPECIALITÀ REGIONALI • SALE BANCHETTI da 10,100,150,300,400 persone • AMERICAN BAR • PISCINA COPERTA riscaldata • PISCINA ALL’APERTO • MODERNISSIMO CENTRO BENESSERE • PARCO GIARDINO • PARCHEGGIO PRIVATO • ELIPORTO • SALE CONGRESSI e CONVEGNI da 10 a 500 persone per oltre 1000 posti complessivi • 130 CAMERE con 21 SUITES • NUOVE CAMERE SUPERIOR • SALA MULTIFUNZIONALE di 600 mq modulabile in 2/3 sale e foyer. CASA COLONICA • Appartamenti con angolo cottura • ingresso indipendente • parcheggio privato


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SPECIALE 40 ANNI

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Novità di nome e di fatto. Nel 1999, alla sua nascita, quest’agenzia portò una ventata di modernità in un settore all’epoca concentrato sugli aspetti logistici degli eventi

Novity ella galassia dei servizi per la meeting & event industry italiana, Novity rappresenta una novità non solo nominale. Lo è ancora oggi, figuriamoci quando, nel 1999, fu fondata. Novity è un’agenzia di comunicazione integrata con focus sull’organizzazione di eventi e di viaggi incentive. È importante notare la sequenza di queste informazioni: prima la comunicazione, poi l’organizzazione di eventi. Non è un caso, perché Novity nasce da un team di professionisti con un background aziendale importante e un know-how specifico prima di tutto nell’area della comunicazione, e poi dell’event management e dell’incentive travel. A partire dal 2011 presenta al mercato un portfolio di competenze rinnovato che unisce eccellenza organizzativa, focus sullo sviluppo dei contenuti e utilizzo delle nuove tecnologie alla comprovata visione strategica. Si tratta pertanto di un’agenzia che, diversamente da numerosissime altre, giunge al Mice partendo dalla comunicazione e dalla strategia d’impresa. È un percorso inverso rispetto a un mercato che, dal lato offerta, ancora si fonda sul momento organizzativo e, se giunge a più vasti orizzonti strategici, lo fa spesso a mero complemento di un prodotto basato essenzialmente sulla logistica.

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Nata in un’epoca in cui la logistica era il core dell’organizzazione di eventi, Novity – come dice il nome stesso – portò una ventata di novità... e di creatività. Sotto, il suo amministratore delegato, Manuela Beschi

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PROPOSTE TAILOR-MADE Novity no. Ecco la novità autentica, ieri come oggi. Ce ne parla Manuela Beschi, amministratore delegato. «Novity sviluppa progetti “su misura” che presidiano tutte le aree di business e della comunicazione istituzionale grazie a un continuo e costante dialogo con il cliente. Partiamo dalle esigenze corporate e congegniamo soluzioni per concretizzarle. Con i nostri servizi e i nostri eventi puntiamo a incrementare la notorietà di brand, motivare la forza vendita, valorizzare la relazione con il cliente, erogare formazione di qualità e sviluppare il team-building. Infine abbiamo servizi specifici di comunicazione per i punti vendita, anche con merchandising ad hoc». Novity raccoglie un gruppo selezionato di professionisti e un team di 15 persone dedicate allo sviluppo e alla gestione dei progetti, che valorizza con dinamismo e flessibilità. Offre al cliente vantaggi concreti. Tanto per cominciare l’esperienza, l’affidabilità e la conoscenza del mercato, frutto di quasi quindici anni di attività. Poi c’è anche la partnership creativa – non sempre comune nei servizi Mice nel nostro Paese – grazie a un’attività di ricerca svolta con continuità e a una fase di brainstorming dedicata a ogni progetto. Da notare inoltre la capacità di tradurre i concept creativi in soluzioni innovative e nel rispetto dei bud-


368-369 Novity 40anni

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get. E infine l’eccellenza e l’affidabilità nella realizzazione, nonché l’efficacia nel costruire progetti di comunicazione coerenti con gli obiettivi aziendali; è un’efficacia di volta in volta misurata e verificata, supportata dall’analisi dei bisogni, del posizionamento, del modello di business, dei valori e della cultura aziendale. Vanta un team di professionisti esperto e articolato, con competenze che spaziano in ambiti diversi: logistica, direzione creativa, graphic design, new media, formazione. Serve clienti in ambiti merceologici diversi che vanno dalla cosmesi all’automotive ai beni di largo consumo. I clienti sono multinazionali ma anche aziende nazionali di medie dimensioni. «E più che di “clienti” parlerei di partner», sottolinea Manuela Beschi. «Il concetto di partnership descrive in modo puntuale l’approccio di Novity al cliente, caratterizzato da efficacia, metodo, creatività e presenza costante». MICE A 360 GRADI Molto ampio il dettaglio delle competenze, come è facile dedurre da quanto sopra. Cominciamo dalla comunicazione: servizi per la brand e corporate identity, advertising sui media classici, below the line (cioè essenzialmente promozioni), eventi e fiere, new media. Poi c’è l’incentive, con un “laboratorio”dedicato, che propone soluzioni innovative, coerenti con i budget e con lo stile dei clienti: destinazioni non convenzionali, formule di viaggio originali e personalizzate nei contenuti. Quindi uno speciale bouquet di servizi formativi, con programmi che permettono di fare la differenza nel business e nel servizio ai clienti e guidano l’azienda verso il cambiamento dettato dall’attuale contesto di mercato. E infine, ciliegina sulla torta, gli eventi: convention aziendali, lanci di prodotto, eventi sportivi e celebrativi. Autorevoli nei contenuti, originali nei format. Novity è attiva anche nel business travel, avendo la licenza Iata di agenzia di viaggio e disponendo di personale qualificato per il booking. L’agenzia, che dome detto conta su uno staff di 15 persone, vanta quasi tre lustri anni di esperienza, cinquanta corrispondenti nel mondo, oltre mille progetti sinora realizzati e un portfolio di clienti che si estende su tutto il territorio nazionale e che annovera nomi come Procter & Gamble, Xerox, Peroni, Peugeot, Carrefour, Salmoiraghi & Viganò. www.novity.it

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370 NSM group 40anni

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Ci vuole tempo per diventare giovani. Venticinque anni di Nonsolomeeting per fare NSM Group,“general contractor” per servizi complessi nel mondo degli eventi, formativi e non

NSM Group osa poteva fare un’intraprendente “ragazza manager” al termine della sua pluriennale esperienza da meeting planner in una multinazionale tedesca, se non Nonsolomeeting? Così si deve essere detta Manuela Coraini nel 1988, quando il mercato delle agenzie di organizzazione di eventi era denso di opportunità e tutt’altro che maturo. Una start-up avventurosa per tempi e modalità, ma che prestissimo ha portato nella neonata agenzia una ventata di contatti e di incarichi: già nel primo anno di attività Nonsolomeeting si aggiudicava un congresso medico internazionale da seicento delegati a Siviglia. In pochi anni l’agenzia si attestava sul mercato e quel nome, Nonsolomeeting, linkato al cult della tv fashion anni ’90, era una promessa cui far fede. Infatti, oltre ai meeting si consolidava una certa professionalità anche nell’incentive travel e quindi la dimestichezza con le dinamiche dei contest commerciali dei clienti e della comunicazione. Mentre il mercato, sempre più sensibile ai trend che nobilitavano l’evento e lo inserivano tra le strategie di marketing, faceva arrivare sul tavolo riunioni di Nonsolomeeting brief stimolanti per creatività e difficoltà di organizzazione, l’agenzia si arricchiva dell’esperienza di comunicazione e di marketing turistico di Valerio Sabbatini – oggi managing director di NSM Group e amministratore di iComunicazione NSM Group – e affrontava la sfida degli anni duemila con le carte in regola. L’agenzia legittimava così prima la propria attività di organizzatore di viaggi incentive con NSM Travel, poi diventava provider Ecm per il Ministero nel 2002. Oggi, questa attività è raccolta nella Divisione Provider Salute, che propone corsi Ecm residenziali e a distanza avvalendosi di un autorevole comitato scientifico interno.

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Una storia lunga, segnata da tappe importanti che ne ampliano l’attività, quella di NSM Group, nata nell’88 come Nonsolomeeting. L’ultimo traguardo? L’inaugurazione di Spazio Cairoli nel 2014

LA RAGIONE DEL CLIENTE Ma è con il 2010 che si delinea la logica di NSM Group; l’aggiudicazione della gara di Luxottica per la realizzazione del Progetto Training Italia ha consentito a NSM Group di allargare molto i confini della propria operatività. Il know-how acquisito ha compreso la realizzazione e la totale gestione del Centro di Formazione LuxAcademy, lo svolgimento della segreteria organizzativa dell’Accademia, il direct marketing e il Crm, nonché la comunicazione tradizionale on e off-line. Viene inoltre progettata la piattaforma www.Luxacademy.it, per gestire online la segreteria dei partecipanti, i moduli corsi e-learning e il data management. È una best practice applicata con successo anche ad altri clienti ed è alla base della progettazione ancora in corso della Lisa (Learning Integration Supply Agency) Platform, essenziale per la gestione sistemica di tutte le attività di formazione ai clienti. La scommessa per il 2014 si chiama Spazio Cairoli, splendida location di cinquecento metri quadrati offerta al mercato nazionale e internazionale in centro Milano, con diversi allestimenti e set-up per aule formazione, show-room, temporary, special event, gala dinner. www.nsm-group.com

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372 Ovest Destination 40anni

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SPECIALE 40 ANNI

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Capacità consulenziale a 360 gradi. Ovest Destination Italie crea eventi ad hoc, capaci di innescare le giuste sinergie

Ovest Destination Italie vest Destination Italie opera da sessant’anni sul territorio nazionale come tour operator specializzato nell’organizzazione di viaggi d’affari e di piacere. Ha la propria sede principale a Sorrento e quattro sedi secondarie a: Arzachena, Cefalù, Taormina e Rijeka, in Croazia. Dal 2009 ha una nuova sede, a Baveno, sul Lago Maggiore, che si occupa prevalentemente di sviluppare il layout congressuale. Fu fondata a Sorrento nel 1953 da Filippo Morelli e, successivamente, alla morte di quest’ultimo (avvenuta nel 1972), la gestione venne affidata all’attuale proprietario: Pepito Di Maio, in società con Paolo Durante, leader nel settore turismo in costiera sorrentina. Paolo Durante, negli anni, ha sviluppato un turismo di incoming scandinavo, olandese, tedesco e inglese sull’intero territorio nazionale, mentre Pepito Di Maio si è dedicato allo sviluppo di un mercato prevalentemente francese. Il grande fiuto per gli affari di Paolo Durante e la quasi maniacale propensione per l’organizzazione del lavoro da parte di Pepito Di Maio hanno portato a un grande traguardo: oggi Ovest Destination Italie ha uno staff di più di settanta professionisti, specialisti del settore, che con entusiasmo e dedizione contribuiscono a rendere l’azienda solida e in continua crescita. Forte dell’esperienza consolidata negli anni, Ovest Destination Italie decide di trapiantare le proprie competenze in Ovest Meeting Planner, una realtà nuova con sede a Baveno, dedicata all’organizzazione di meeting, viaggi incentive, congressi ed eventi. La guida è affidata all’attuale managing director, Gianfranco Ercolano, depositario di grande expertise maturata negli anni alla corte della Zacchera Hotels. La competenza di Ovest Lago Maggiore si unisce alla maturità di Ovest Viaggi Sorrento, in un connubio che è garanzia di eventi personalizzati di qualità e di successo.

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Nasce come tour operator Ovest Destination Italie, per poi creare Ovest Meeting Planner, realtà dedicata agli eventi. Sotto, il managing director Gianfranco Ercolano

TANTI PARTNER, UN UNICO INTERLOCUTORE A partire da aprile di quest’anno Ovest Meeting Planner ha una nuova partnership: è stata acquisita la gestione di Lago Maggiore Transfer, società che collabora da anni sul territorio, sia con il gruppo Ovest sia con il gruppo Zacchera. Lago Maggiore Transfer effettua servizi di noleggio con conducente per trasferimenti privati, meeting, congressi ed escursioni locali, da e per i principali aeroporti e centri città (Milano, Bergamo e Torino) nonché per tutti i luoghi di interesse compresa la vicina Svizzera. Le richieste di transfer per il settore congressuale sono in continua crescita, pertanto l’aver creato questa joint-venture consente di offrire un servizio ancora più completo alle migliori condizioni e con costi competitivi. In controtendenza alla crisi economica predominante in questo periodo, Ovest Meeting Planner ha raddoppiato i fatturati realizzando molti più eventi rispetto all’anno precedente. Anche per la prossima stagione le richieste sono già numerose; in programmazione anche eventi da organizzare all’estero. www.ovestmeetingplanner.com

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374 Sinergie 40anni

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SPECIALE 40 ANNI

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Nata nel Duemila, l’agenzia milanese è stata protagonista di una rapida affermazione: un volo che sembra destinato a portarla ancora più lontano e sempre con grandi successi

Sinergie er raccontare questa storia, forse, vale la pena partire dalla fine, e cioè dal presente: sì, perché nel 2013 Sinergie ha scelto di compiere un forte refresh di immagine, ridisegnando il suo logo e il suo sito web, sul quale compare una timeline che ripercorre la storia dell’azienda e delle settanta persone che ne compongono attualmente il team. Una storia cominciata nel 2000, quando Davide Verdesca, Graziano Mascheri e Luigi Spinolo, scelgono di dare vita a un’impresa comune e di creare un’agenzia dedicata all’organizzazione di eventi, meeting, incentive, convention e ogni altra iniziativa che abbia come comune denominatore la comunicazione integrata, creativa e motivante. La felice partenza dell’avventura viene sottolineata da un repentino cambio di sede, già nel 2002, e dal progressivo ampliamento degli spazi di lavoro, necessario per far posto a una squadra di giovani professionisti in continuo aumento. Nel 2007 viene creata un’apposita divisione dedicata agli eventi, segno di una crescita interna e della necessità di conferire eccellenza e specializzazione ai servizi per il mondo degli eventi b2b e b2c.

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Sotto, i tre soci fondatori di Sinergie. Da sinistra, Davide Verdesca, Graziano Mascheri e Luigi Spinolo

EVENTI E RICONOSCIMENTI A conferma della maturità raggiunta sotto questo profilo, l’anno successivo Sinergie ottiene un primo importante riconoscimento per la regia della convention Making tomorrow, una celebrazione del 175esimo compleanno di Assicurazioni Generali, la storica compagnia triestina, e una festa per tutta la sua rete di vendita italiana. Nel corso degli ultimi cinque anni la storia dell’ agenzia continua all’insegna della crescita sia interna, in termini di staff e divisioni operative, sia esterna, con nuovi premi e riconoscimenti e nuovi exploit creativi: su tutti, l’evento per la celebrazione dei vent’anni di Mediamarket, vincitore del primo premio Bea Italia come evento dell’anno, in cui la serata di festeggiamenti vera e propria è stata preceduta da un lungo teasing online, grazie alla creazione di una web community che ha ingaggiato e coinvolto la forza vendite. Sempre al Bea Italia 2012 arriva anche la significativa consacrazione come “miglior agenzia italiana di eventi”. Tredici anni dopo il suo start-up, Sinergie compie un significativo balzo dimensionale: oggi è composta da un team di settanta persone (erano poco più di una trentina nel 2010), con tre divisioni: Eventi, Mic (meeting, incentive e convention) e Sales, divisione dedicata alle relazioni commerciali con i clienti. Anche il fatturato complessivo cresce in proporzione e gli anni della crisi non sembrano insomma aver tarpato in alcun modo le ali all’ambizione e alla competitività di questa agenzia, determinata a far parlare ancora di sé e a lasciare il segno nella storia del settore per gli anni a venire. www.sinergie.org

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I SERVIZI CONGRESSUALI che hanno fatto la storia del settore

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Dalla Laguna al mondo. Nel 2015 il Centro Internazionale Servizi Congressuali festeggerà i suoi primi sessant’anni tra congressi e meeting internazionali 3

Endar uasi sessant’anni di attività al fianco degli organizzatori di eventi: è la storia di Endar (Centro Internazionale Servizi Congressuali) nata a Venezia nel lontano 1955, dove iniziò le proprie attività gestendo i meeting della Fondazione Giorgio Cini, creata nel medesimo anno: due realtà cresciute in parallelo fino al successo internazionale. Tra i numerosi meeting affidati a Endar in quegli anni, si ricordano il Congresso del Partito socialista italiano (Psi) con l’onorevole Nenni, la visita della Regina Elisabetta d’Inghilterra, la riunione della Commissione Cee del 1958 a Firenze, l’Assemblea Parlamentare Europea a Montecitorio del 1959 e il Convegno Nato nello stesso anno, alla presenza del futuro Papa Giovanni XXIII (allora Cardinale di Venezia). Endar si occupò in seguito di tutti gli aspetti congressuali e degli eventi, tra i primi (pionieristici) Pco, dall’organizzazione pre e post congressuale alle segreterie fino agli aspetti tecnici, offrendo la propria opera in tutta Italia e in particolare a Venezia, creando così i presupposti per lo sviluppo del settore congressuale fin dai primi Anni 60. Iniziò a svilupparsi in quegli anni l’ormai storica collaborazione con La Biennale di Venezia, motore di eventi internazionali di altissimo livello culturale, con la quale Endar mantiene tuttora un intenso legame. Gli ultimi impegni annoverano, infatti, la recente Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, le inaugurazioni e i congressi per la Biennale d’Arte 2013.

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1 / 2003: un momento della conferenza stampa della Mostra del cinema 2 / 2004: la cinquantesima sessione Nato 3 / Fine Anni 50: Pietro Nenni al congresso del Psi 4 / 2003: un evento del Semestre Cee di presidenza italiana 5 / 1987: il Vertice dei Capi di Stato

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DALLA PURA LOGISTICA ALLA TECNOLOGIA Dagli Anni 60, con lo sviluppo e l’intensificarsi di congressi soprattutto nel settore scientifico di alto livello e conferenze culturali di grande rilievo, Endar (oltre alla gestione organizzativa) si specializzò anche nelle attrezzature per la comunicazione, investendo nelle più specifiche dotazioni tecnologiche e utilizzando le innovazioni hi-tech sul mercato professionale: dai primi impianti di traduzione simultanea alle amplificazioni sonore, dalle telecamere ai primi sistemi di registrazione video, oltre alle illuminazioni tecniche e scenografiche. Già dagli Anni 70, ma in particolare negli Anni 80, si assiste a uno straordinario sviluppo del comparto congressuale che vede Endar consolidare la leadership organizzativa e nell’ambito dei servizi tecnici, gestendo alcuni tra i più importanti eventi politici, scientifici e culturali svolti in Italia in quegli anni. A Endar viene affidata l’intera gestione dei due Vertici dei Capi di Stato (1980 e 1987) oltre a centinaia di manifestazioni e congressi come gli incontri tra i Paesi industrializzati, i congressi internazionali di importanti enti o istituzioni, il Consiglio d’Europa e l’intero Semestre Cee con presidenza italiana degli anni 2000. Tra le intuizioni professionali di Endar, anche la creazione del primo convention bureau italiano, nato a Venezia nel 1981, ancora in piena attività. www.endar.it

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380-381 Enoteca La Torre 40anni

SPECIALE 40 ANNI

24-10-2013

la storia

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Food design e creatività. Una sola mission per un ristorante gourmet e per la sua “figlia d’arte”, l’omonima agenzia di catering, entrambi pluripremiati a livello internazionale

Enoteca La Torre a di recente spento trenta candeline, il prestigioso Ristorante Enoteca La Torre, attualmente guidato daIla passione per il cibo e per la sperimentazione di due straordinari professionisti di formazione internazionale, lo chef stellato Danilo Ciavattini e il sommelier Luigi Picca. Un ristorante storico, che con gli anni si è guadagnato meritatissimi e celeberrimi riconoscimenti internazionali: dal 2009 e per sei anni di seguito il ristorante riceve due forchette del Gambero Rosso; nel 2010, arriva l’ambitissima stella Michelin e, sempre nello stesso anno, l’Enoteca la Torre viene segnalata come uno dei migliori ristoranti del Lazio e la sua cantina – che vanta più di mille etichette, tra eccellenze italiane e internazionali, oltre a una carta dei vini completa e strutturata, che riserva particolare attenzione alla Tuscia – tra le più importanti d’Italia. Storico, però non è solo il ristorante, ma anche la location che l’ha ospitato fino al 2012, il cinquecentesco palazzo dei Mercanti, nel prezioso centro medievale di Viterbo. Risale, invece, proprio al 2012, un cambio significativo quanto coraggioso di sede: da Viterbo alla Città Eterna, l’Enoteca La Torre si trasferisce, infatti, sul Lungotevere nel quartiere Della Vittoria, nelle eleganti sale di Villa Laetitia, storica dimora di proprietà della famiglia Fendi. Progettata nel 1911 dall’architetto romano Armando Brasini, la dimora storica – divenuta poi un romantico hotel di charme – è una vera e propria isola di tranquillità al centro di Roma. E tra i suggestivi vicoli del centro storico di Viterbo, nel bel palazzo dei Mercanti, è stato di recente inaugurato il Ristorantino La Torre, portabandiera del gusto e della tradizione gastronomica della Tuscia più autentica.

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2005: NASCE IL CATERING Da una così ricca esperienza gastronomica, non poteva non nascere una figlia d’arte, l’omonima società di catering, da subito accolta con favore dalla critica e dalla meeting industry, che la sceglie come partner per eventi importanti, laddove si voglia stupire gli ospiti con mise en place assolutamente originali e si voglia sedurre i commensali con sinfonie di sapori inedite. E proprio le pietanze uniche – elaborate a partire da prodotti a chilometro zero e ingredienti selezionati con estrema cura – e la sperimentazione creativa che ha portato ad allestimenti sorprendenti, hanno valso al Catering Enoteca La Torre più di un

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380-381 Enoteca La Torre 40anni

SPECIALE 40 ANNI

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premio internazionale e prestigioso. Oltre ai già citati riconoscimenti targati Michelin e Gambero Rosso, sono, infatti, pregevoli, i premi legati specificatamente al settore del catering e del banqueting: si inizia nel 2011, con il King of Catering per la migliore mise en place europea (riconoscimento vinto con un sofisticatissimo allestimento ispirato alla Dolce Vita, perfettamente calibrato tra raffinatezza, originalità ed eleganza); si prosegue nel 2012 con il King of Catering Premio Assoluto Bronze e nel 2013 con il King of Catering Style. DESTINI INCROCIATI La storia del ristorante, dunque, e quella del catering si intrecciano mescolando gli spunti creativi e facendo del food deisgn – che si tratti di finger food o di banchetti dalle innumerevoli portate – una vera e propria missione. Missione che, con il passare degli anni, ha portato i diversi componenti dello staff del gruppo Enoteca La Torre (tra i quali, forte e preponderante è la presenza femminile) a prestare sempre maggior attenzione ai dettagli – fin nei più piccoli particolari – in modo da creare atmosfere ed esperienze gastronomiche sempre diverse, sorprendenti e dall’elevata memorabilità. Tra gli eventi connotati da una decisa particolarità e originalità del food concept, merita sicuramente un cenno quello di Delfina Fendi durante la Settimana della Moda, definito da Vogue America “possibly the most memorable bar of Fashion Week” (“il buffet più memorabile di tutta la Settimana della Moda”, ndr): le pietanze, all’insegna del più prelibato finger food, erano servite all’interno di tubetti, flaconcini e barattolini per il make-up. Ma la creatività senza limiti è il fil rouge di tutti gli eventi targati Catering Enoteca La Torre, che si tratti di veloci coffee break, sobri light lunch, pranzi di lavoro a buffet, cocktail dal tocco glamour, sfiziose degustazioni o sofisticate cene di gala sedute: ogni momento viene pensato nel minimo dettaglio, accordano sapori, colori e ambientazioni, in una sinfonia composta su misura per il committente. Oltre al food, infatti, anche la proposta della location è all’insegna dell’originalità, con la volontà di stupire gli ospiti: da antiche abbazie a spazi ultramoderni, da venue mondane e frizzanti a casali immersi nella natura, da castelli dove il tempo sembra essersi fermato alle nobili ed eleganti residenze che Anna Venturini Fendi apre in esclusiva per gli eventi. Una storia alimentata dalla passione e dalla creatività, dunque, quella del gruppo Enoteca La Torre, che promette grandi novità ed emozioni gastronomiche e sensoriali sicure negli anni a venire. www.enotecalatorrevt.com

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382 Meeting Project 40anni

24-10-2013

SPECIALE 40 ANNI

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L’azienda fondata da Fulvio Giovannelli nel 1994 progetta centri congressuali e fornisce servizi tecnologici a 360 gradi 3

Meeting Project eeting Project nasce nel 1994 per mano di Fulvio Giovannelli (già tra i fondatori, sei anni prima, di una storica azienda del settore audio-video) come evoluzione del suo percorso professionale nel mondo della comunicazione. Nel tempo, da agenzia di produzione l’azienda si espande, spaziando dalla fornitura di servizi tecnici audio-video-luce per eventi e convegni, allo studio, progettazione e realizzazione di centri congressuali, fino alla continua ricerca di tecnologie multimediali e alla loro applicazione sul campo. Giovannelli è entrato nel mondo della comunicazione negli Anni 80, occupandosi di eventi e convegni e diventando consulente dell’Hotel Michelangelo di Milano, ideando e realizzando la prima Tvcc alberghiera bilingue “Videomichelangelo”. Ha creato inoltre i primi video di promozione alberghiera per la stessa catena di hotel. Dal 1996 Meeting Project è associata a Confindustria Lecco e dal 2003 al 2007 il suo presidente ha guidato il gruppo di lavoro dedicato al Terziario innovativo. La mission dell’azienda è in linea con gli obiettivi degli altri service e system integrator nazionali impegnati nello studio e progettazione di sistemi multimediali per gli spazi dedicati a eventi e manifestazioni, commerciali e istituzionali e alla loro gestione tecnologica: Meeting Project idea e progetta allestimenti e fornisce sistemi multimediali per videoconferenze, traduzioni simultanee, riprese e registrazioni audio-video con alti standard qualitativi. Dal 1995 Meeting Project ha progettato e realizzato per Ibm Italia quasi tutti gli spazi dedicati alla comunicazione e in particolare il Client Center di Segrate (Milano), di cui è anche gestore tecnico dal 2004 e nel 2012 l’Ibm Software Executive Briefing Centers di Roma. Due anni dopo l’azienda ha iniziato a lavorare con il Teatro alla Scala e dal 2004 ha contribuito a progettare i sistemi audio video della rinnovata sede teatrale (dal 2008 è anche sponsor tecnico). Nel 2009, la società di servizi fondata da Fulvio Giovannelli diventa la prima azienda italiana a vincere l’InAvation Award nell’ambito dell’Ise Integrated System Europe di Amsterdam, la principale fiera europea del settore. Il riconoscimento (nella sezione Corporate Facility) è stato assegnato per la progettazione e realizzazione dei sistemi audio e video del Centro Internazionale di Ricerca e Formazione Unimanagement del gruppo Unicredit a Torino. «La nostra vocazione per il settore culturale è sempre stata presente, assieme all’attenzione per la sicurezza e l’ambiente: siamo tra i fondatori della piattaforma tecnologica italiana Cultural Heritage (Ipoch2), nata nel 2011 su iniziativa di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici e del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca» spiega Giovannelli. Inoltre, l’azienda è attiva negli eventi al pubblico tramite il Circolo Arci Biko di Milano e il festival musicale MerateFest: «La prossima sfida di Meeting Project è l’approdo negli Stati Uniti» conclude il presidente.

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1 / 2010: l’Art & Music Festival a Lecco 2 / 2008: Unimanagement a Torino 3 / Fulvio Giovannelli, fondatore di Meeting Project 4 / 7 dicembre 2011: la prima del Don Giovanni alla Scala, trasmessa in Galleria Vittorio Emanuele II

www.meetingproject.it 4

www.meetingproject.it

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384-385 Sem 2000 40anni

24-10-2013

SPECIALE 40 ANNI

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la storia

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Il progetto, nato nel 1998 dall’idea di Roberto Patuelli, è oggi una realtà consolidata che offre soluzioni informatiche utilizzando la tecnologia più avanzata per ogni evento

SEM2000

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agenzia SEM2000 nasce come spin off dello studio dell’ingegner Roberto Patuelli, dopo avere sviluppato una solida esperienza nella progettazione di software per la gestione di eventi. Da subito una delle specializzazioni cardine dell’azienda è stata quella nel settore farmaceutico, per poi ampliare il raggio di attività con prodotti informatici a supporto della meeting industry di Pco, associazioni di categoria e di tutti gli organizzatori di eventi. Un’attività strutturata all’insegna del confronto e del continuo scambio di informazioni con i migliori professionisti del settore, che ha consentito di perfezionare gli strumenti in base alle diverse realtà organizzative. L’avventura di SEM2000 inizia nel 1998 con il Congresso internazionale dell’Associazione delle Relazioni Industriali (Iira), seguito dal congresso europeo Ciriec. «L’incarico maturò attraverso la collaborazione con un’importante società di servizi di Bologna: all’epoca non mi occupavo di congressi» racconta Patuelli. «Realizzai il sistema di controllo accessi con codice a barre, poi pensai a una ricerca di mercato per capire se c’erano già software strutturati per il settore». Il primo rilascio del software avviene nel gennaio 1999, poco dopo è pronta la nuova versione, che Studio Ega utilizza per lo storico congresso Eanm a Napoli con i quattromila delegati dell’Associazione Europea di Medicina Nucleare. Nello stesso anno inizia lo sviluppo di Semtific, il software dedicato ai congressi scientifici. Nel giro di tre anni dal primo preventivo, SEM2000 diventa un’azienda vera e propria, oggi leader del settore.

L’

1 / 2002: SEM2000 è il primo sistema completo per gestire l’Ecm 2 / 2013: il nuovo sito di SEM2000 3 / La campagna pubblicitaria del 2002

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CRESCITA ESPONENZIALE Nel 2002 si festeggia l’apertura della nuova sede a Bologna e ad aprile SEM2000 è il primo sistema completo per gestire gli Ecm, sviluppando ulteriormente soluzioni già disponibili nell’applicativo lanciato quattro prima. L’anno dopo è la volta della prima convention web per un’importante catena informatica nazionale, gestita con il servizio Onlinecongress.it per la raccolta di iscrizioni ed abstract via web; la piattaforma verrà presentata al Microsoft Teched 2003 di Barcellona. Dal 2005 è possibile gestire in outsourcing il controllo accessi, la stampa dei badge e il noleggio attrezzature; nel 2007 le aziende clienti sono già ottanta con oltre mille eventi gestiti, molti di grandi dimensioni. Dal 2009 inizia la collaborazione con il Centro studi Cts che sceglie SEM2000 per il master in Management degli eventi. Successivi sono l’introduzione di assistenza remota, aggiornamenti via web, remote desktop per accedere al software da qualsiasi sistema operativo (come Mac e Linux); nel 2011 SEM2000 mette a disposizione il sito gratuito per il calcolo dei crediti Ecm. Oggi l’azienda ha oltre 140 clienti sul territorio nazionale e migliaia gli eventi gestiti (molti con oltre mille partecipanti) tra eventi e congressi di associazioni professionali, congressi medici di ogni specialità (anche internazionali), corsi Ecm, festival cinematografici, eventi sportivi e politici, convention aziendali, viaggi incentive e delegazioni all’estero. Il


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servizio Onlinecongress.it conta oltre 150mila iscrizioni per migliaia di eventi. Ma com’è cambiato nel tempo il modo di sviluppare software per i professionisti degli eventi? «Dipende dal tipo di utenza: abbiamo sempre più spesso clienti che lavorano in più sedi e un panorama molto variegato, dal grande ente pubblico al Pco. Nel tempo abbiamo sviluppato nuove funzionalità, oggi l’utilizzo dei nostri servizi web è sempre più diffuso» sottolinea Patuelli. «Il nostro scopo è sviluppare applicativi che siano un efficace supporto all’operatività, che funzionino in tutti gli ambienti, e per questo siamo perfettamente integrati con i più diffusi software di contabilità, tra cui Zucchetti e TeamSystem e con i programmi Crs per l’emissione di biglietti. Inoltre prestiamo grandissima attenzione alle integrazioni con le novità che la tecnologia offre, sia nel campo dei dispositivi elettronici (device mobili, rilevazione presenze, cloud), che degli strumenti di sviluppo». “Il mercato ci ha portato ad avere sempre più spesso rapporti diretti con altri interlocutori come società scientifiche, grandi aziende, enti pubblici e Istituzioni che oggi tendono a gestire internamente alcune attività dell’organizzazione eventi” spiega ancora il fondatore di SEM2000.

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La campagna pubblicitaria del 2004 Un’altra schermata del nuovo sito Roberto Patuelli, fondatore di SEM2000 La campagna pubblicitaria del 2009

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AL PASSO CON I TEMPI Negli anni SEM2000 ha risposto alle richieste e ai cambiamenti del mercato: «L’Ecm ha dato un forte impulso, oggi è più frequente una gestione frammentata. Inizialmente l’ottica era centrata sul singolo evento con budget milionari e migliaia di partecipanti. Oggi, anche se molti nostri clienti continuano ad organizzare eventi internazionali, proponiamo soluzioni adatte a gestire eventi con dimensioni più piccole e budget più limati, con un maggiore controllo sulla gestione delle singole commesse e sul margine di redditività. Nel tempo le nostre soluzioni, da una focalizzazione sull’operatività del singolo evento, hanno ampliato la loro funzionalità supportando il completo processo aziendale del nostro cliente, come il controllo di gestione, marketing e promozione degli eventi, certificazione qualità, pianificazione commesse e comunicazione» sottolinea il Ceo. «Se una volta i partecipanti li inviava quasi sempre l’azienda, oggi è necessario anche attrarli, sviluppando un buon Crm e alimentando banche dati di qualità su cui fare attività di marketing mirate» spiega Patuelli. «Il tasso di iscrizioni agli eventi da tablet o smartphone è ormai oltre il cinque per cento e i nostri sistemi sono testati anche per i device mobili». Ma questi stessi dispositivi, spesso ultraportatili, non sono ancora molto usati per la produttività aziendale, per la quale strumenti più tradizionali sembrano almeno in parte ancora insostituibili. Oggi la proposta di SEM2000 è completa di software e sistemi integrati, pensati per incrementare le performance dei clienti ed il raggiungimenti dei loro obiettivi. Soluzioni semplici e flessibili che aderiscono alle caratteristiche di ogni evento. «Il risparmio in termini di tempo e di costi è evidente – sottolinea Patuelli – perché con le nostre soluzioni attività spesso ripetitive ed onerose possono essere svolte con rapidità ed efficienza. Un esempio concreto e molto rilevante è quello del report annuale da inviare all’Agenas: per chi organizza corsi Ecm settimane di lavoro possono essere ridotte a poche ore per estrarre i dati e preparare il report». www.sem2000.it

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La storia dell’hi-tech. I servizi dell’azienda nata a Firenze ripercorrono quarant’anni di evoluzione congressuale: da eventi sporadici a un mercato maturo

Tecnoconference – TC Group ra il 1975 e a Firenze stava per aprire i battenti il Congresso internazionale del cancro, il primo congresso internazionale ospitato al Palazzo dei Congressi che vide la partecipazione di diecimila delegati. Fu il primo congresso medico in senso moderno, tanto per la città, quanto per lo staff dell’evento, che gestì servizi molto più complessi di quelli tradizionali. Fra i tecnici audio-video era presente Mario Grotti. Quarant’anni dopo, il mercato congressuale è notevolmente cambiato. Una rivoluzione copernicana: da pochi professionisti a tante figure professionali con mansioni e skill specifiche, da eventi frammentati e sporadici a un mercato maturo per esperienze e competenze. Nel 1983 viene fondata Tecnoconference – TC Group, oggi diventata un gruppo che fornisce tecnologia a supporto di qualsiasi tipo di evento con tre sedi sul territorio e quattro aree di business (servizi tecnici per congressi ed eventi, produzione multimediale, servizi per la formazione e installazioni). La strategia di differenziazione dell’offerta ha reso l’azienda competitiva su segmenti di mercato sempre più ampi: 1.200 eventi gestiti in media ogni anno, di cui 45 grandi congressi medico-scientifici, con oltre cinque sale congressuali e 1.500 partecipanti; oltre 30.000 atti multimediali pubblicati su TuttoCongressi.it, 500 corsi e-learning con 55.000 utenti registrati nei sistemi informativi. Negli Anni 80 tramontano gli impianti di traduzione simultanea via radio a favore di quelli con segnale infrarosso analogico, usati nel congresso internazionale del 1987 a Palazzo Vecchio: oggi Tecnoconference – TC Group è partner unico per l’Italia del CRN fondato da Bosch, il riferimento per i più innovativi sistemi di traduzione simultanea e conference system digitali. Negli Anni 90 è l’informatica la grande novità del mondo degli eventi: il congresso diventa spettacolo e alla forma viene data la stessa importanza dei contenuti. Quello che conta è l’impatto emozionale sul pubblico. Parliamo di videopresentazioni da Pc con effetti speciali, animazioni e filmati per arrivare a sistemi di votazione elettronica e impianti di conference system, come quello Philips usato per il summit del Consiglio Europeo. Grazie alla software house interna, nel 2000 Tecnoconference – TC Group inizia a realizzare una suite di applicativi congressuali multipiattaforma ideati per gestire, acquisire e visualizzare dati e informazioni, oltre a semplificare il lavoro del committente e rendere più spettacolare e affidabile la tecnologia per gli eventi. Oggi l’attenzione è rivolta verso le web conference e le app per smartphone: la Web Conference Suite si adatta a qualsiasi esigenza di trasmissione remota: relatore o partecipanti remoti, webinar, webcast, integrazione Fad, abbattendo i costi di trasferta senza rinunciare alle possibilità di comunicazione. Le mobile app stanno rapidamente diventando il contenitore paper-free ideale per offrire contenuti multimediali a un congresso: l’azienda ha puntato su questa tecnologia con una business unit dedicata che ha già realizzato 35 app tra congressi, società medico-scientifiche e location.

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Sopra Mario Grotti, fondatore, nel 1983, di Tecnoconference – TC Group, azienda che ha fatto la storia della tecnologia congressuale

www.tcgroup.it

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Tecnologia che emoziona. Quarant’anni di esperienza pensando al domani: dalle multivideoproiezioni dinamiche su megaschermi circolari alle scenografie multimediali

Tecnoconference Europe ossiamo ben dire che la storia di Tecnoconference Europe – Gruppo Del Fio coincide con l’evoluzione della tecnologia per la comunicazione negli eventi: un’evoluzione di cui quest’azienda ha anticipato, e spesso segnato, tutte le tappe.

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IL PASSATO Il suo fondatore, Silvio Del Fio, che dà il nome al Gruppo, professionista prima e imprenditore poi, opera nel settore congressuale sin dagli anni sessanta, quando l’intero settore era agli albori, e per la lunga esperienza è oggi considerato uno dei maggiori esperti del sistema congressuale italiano. Già presidente vicario di Italcongressi, si è adoperato per la promozione delle principali destinazioni italiane e in particolare Firenze, Roma e Napoli, contribuendo con la propria esperienza alla definizione del progetto, del soggetto giuridico e degli obiettivi, e organizzando educational e inspection visit di grande successo. Tra gli importanti incarichi ricoperti, quello di membro della Giunta di Federturismo (Confindustria) e vice presidente, per sei anni, del Firenze Convention Bureau. Dopo aver fondato e diretto, per molti anni, altre aziende specializzate nella fornitura di tecnologie per gli eventi, nel 1999 decide di compiere un passo ulteriore. Nasce così il Gruppo Del Fio, formato da Tecnoconference Europe, con sede a Roma, e dalla gemella Del Fio Multimedia, con sede a Firenze. IL PRESENTE Il Gruppo Del Fio è cresciuto sino a diventare uno dei maggiori fornitori di servizi e prodotti tecnologici per eventi, nell’Italia centrale, in termini di fatturato, numero di eventi, numero di collaboratori, numero di clienti attivi. Le due società forniscono soluzioni audio, video e luci, sempre innovative, dal progetto creativo alla produzione dell’evento, inclusi la pianificazione, il coordinamento e la regia, con l’utilizzo delle più avanzate tecnologie multimediali, per una comunicazione che tiene conto degli sviluppi tecnologici del mercato. Una gamma completa di impianti e attrezzature per ogni esigenza espressa dalle diverse tipologie congressuali, ultraperformanti e di ultimissima generazione, frutto di importanti e continui investimenti. Un team tecnico all’avanguardia e in continuo aggiornamento. Questa esperienza e questa professionalità hanno consentito a Tecnoconference Europe e a Del Fio Multimedia di essere scelte per tutti i maggiori eventi svoltisi nel nostro Paese. A titolo esemplificativo vanno citati il Vertice G8 di Genova nel 2001 e dell’Aquila nel 2009, i Vertici G8 dell’Economia e del Lavoro tenutisi a Roma sempre nel 2009, il Summit Nato-Russia di Pratica di Mare, il Vertice dei Capi di Stato e di Governo del Semestre di Presidenza Italiana dell’Unione Europea, oltre a innumerevoli eventi di rilievo mondiale a carattere medico-scientifico, aziendale e sociale, come le assemblee

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Ci sono eventi internazionali importantissimi nel libro dei ricordi del Gruppo Del Fio, dal Vertice G8 a Genova nel 2001 a quello dell’Aquila del 2009, al Summit Nato-Russia a Pratica di Mare

– Gruppo Del Fio nazionali di tutte le principali associazioni di categoria quali Confindustria, Confcommercio, Cna, Confartigianato e UnionCamere. Questo straordinario successo prende le mosse da una constatazione: gli eventi hanno successo solo se sanno emozionare i partecipanti. È un concetto oggi ampiamente sedimentato e condiviso, ma tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta lo avevano capito davvero in pochi. La tecnologia era vista come un mero supporto “di contorno”, e ai service nulla si chiedeva se non la garanzia di microfoni che funzionassero senza gracchiare o di diaproiettori che non si spegnessero sul più bello. Ebbene, se oggi gli eventi, col loro rutilante background di scenografie, luci e suoni, sono divenuti parte irrinunciabile della vita delle imprese e delle istituzioni, lo si deve soprattutto alla lungimiranza di uomini come Silvio Del Fio, i quali, prima e meglio di tutti gli altri, hanno compreso le potenzialità emotive ed empatiche racchiuse in questi straordinari mezzi di comunicazione e di incontro. «Le nostre proposte innovative, che vanno per la maggiore», spiega Del Fio, «sono le multivideoproiezioni dinamiche su megaschermi circolari, che danno all’audience la sensazione di essere “avvolta” dalle immagini, le scenografie con video mapping, sviluppate su fondali con diversi piani prospettici per una “immersione” tridimensionale nella scena, fondali multimediali che cambiano continuamente colore grazie a sofisticati sistemi video e illuminotecnici. Va da sé che l’hardware impiegato debba essere ultraperformante e di ultimissima generazione, videoproiettori ad altissima luminosità e risoluzione (oltre l’Hd), mixer grafici digitali multilayer capaci di gestire edgeblending, telecamere e regie video broadcast Hd, playback machine per riprodurre contenuti video oltre l’Hd con correzioni di warping integrate. A supporto, serve una distribuzione dei segnali completamente digitale in fibra ottica. Ma innanzitutto sono indispensabili risorse umane con elevatissimo know-how tecnico specifico e in continuo aggiornamento». IL FUTURO E proprio sul fattore umano è incentrato il progetto di Gruppo Del Fio per l’avvenire. L’ambizione di presidiare il mercato degli eventi in tutte le sue componenti porta a un lavoro costante di ricerca e sviluppo, a investimenti continui, a un incessante attività di formazione e aggiornamento, ma soprattutto all’investimento su risorse fresche, giovani, in grado di immaginare il futuro secondo la migliore tradizione del brand. Questa continuità aziendale porta il nome di Davide Del Fio, figlio del fondatore Silvio, già da tempo attivo in azienda e testimone della continuità dell’impegno del padre. www.tecnoconference-europe.com

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I BRAND che hanno fatto la storia del settore

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Contesti metropolitani. La catena milanese offre un prodotto moderno, funzionale, competitivo e in costante evoluzione, innestato su una storica tradizione di famiglia

ADI Hotels ilano è una città sempre in fermento perché ha sempre qualcosa da festeggiare o inaugurare; nel mondo della moda, del marketing e della comunicazione. Gli alberghi della catena ADI Hotels si propongono come riferimento della più qualificata ospitalità italiana e anche come richiamo per la città stessa, secondo il nuovo concetto di city hotel. ADI è l’acronimo di Alberghi Dove Incontrarsi: da sempre non solo luoghi di soggiorno, ma anche di incontro della cultura, dell’arte, della musica e del tempo libero. ADI Hotels nasce nel 1993, ma il suo percorso parte da molto lontano e si intreccia con la storia dell’amministratore delegato, Andrea Bertolio, che incomincia ben prima. Andrea ha affiancato la famiglia, che vanta una prestigiosa tradizione nell’ospitalità alberghiera, fin dagli Anni 50 grazie al commendatore Erminio Bertolio, nella gestione del rinomato Golf Hotel di Madonna di Campiglio. Nel 1993 ha assunto la direzione del Grand Hotel Doria di Milano e nel 1998 ha aperto l’Hotel Poliziano Fiera dopo una completa ristrutturazione. Andrea Bertolio ha collaborato con un gruppo di imprenditori milanesi alla prima fase di layout di uno dei più prestigiosi resort di Milano e ha profuso la sua professionalità nella ristrutturazione dell’Hotel Manzoni di via Santo Spirito. È stato presidente per cinque anni di Via Santo Spirito, nel quadrilatero della moda, presidente del Rotary Club Milano Nord Ovest e ha costituito il Comitato Amici di viale Andrea Doria che promuove presso il Comune di Milano la riqualificazione dell’intero viale in vista di Expo 2015. Inoltre è consigliere dell’Associazione Albergatori Milanese e socio dello Skal Club International.

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OGGI COME IERI Ora ADI Hotels affronta nuove sfide e Andrea Bertolio, con i suoi figli Giorgio e Giacomo, quarta generazione, continuerà a portare avanti quella che è ormai una tradizione di famiglia. La compagnia alberghiera milanese oggi conduce il Grand Hotel Doria, quattro stelle superior in stile Liberty nei pressi della Stazione Centrale e del nuovo centro direzionale di Porta Nuova e l’Hotel Poliziano Fiera, quattro stelle, in zona Corso Sempione, City Life, MiCo e Fieramilanocity, area che nel 1906 ospitò la prima edizione milanese dell’Esposizione Internazionale. All’intuizione imprenditoriale nel turismo si abbina una vena artistica di ispirazione internazionale, quella di ospitare l’arte. In entrambi gli alberghi, infatti, hanno luogo mostre ed esposizioni di artisti. All’interno del Grand Hotel Doria si trova un bar in stile inglese, il Caffè Doria Jazz Club, che tutti i martedì e giovedì del mese da ormai 13 anni, ospita spettacoli di musica jazz dal vivo con affermati artisti italiani e internazionali. La sensibilità di ADI verso l’arte è anche rappresentata dall’immagine di una donna. ADI ha infatti legato la sua filosofia di ospitalità elegante all’immagine di una delle famose donne disegnate dall’artista Amleto Dalla Costa e gentilmente concessa per accompagnare il logo ADI Hotels e per scandire speciali momenti di comunicazione.

Inizia nel 1993 la storia di ADI Hotels, legata alla famiglia Bertolio, oggi alla quarta generazione di albergatori

www.adihotels.com

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Il futuro 26 anni fa. Una straordinaria lungimiranza ha permesso agli operatori del Tigullio di intuire le potenzialità del gioco di squadra con enorme anticipo

Consorzio Portofino Coast il 1987 quando alcuni albergatori del Golfo del Tigullio concepiscono l’idea di creare un pool che operi con la precisa finalità di promuovere il territorio e di migliorarne ulteriormente le potenzialità turistiche. Viene così costituito il Consorzio Portofino Coast, che decide di promuovere programmi a breve e a lunga scadenza per diffondere la positiva immagine del Tigullio e zone limitrofe, delle sue cittadine, dei suoi porti, del suo entroterra. La straordinaria modernità di questo progetto (siamo, è bene ripeterlo, nel 1987!) ha permesso al Consorzio Portofino Coast di disegnare lo sviluppo turistico del territorio nel corso di questi 26 anni. La ricerca della qualità quale fattore strategico dell’offerta turistica, la tutela dell’ambiente inteso come patrimonio comune da proteggere e salvaguardare nell’ottica di uno sviluppo economico armonico e compatibile, la collaborazione tra pubbliche istituzioni e imprenditoria privata, il rapporto tra costa ed entroterra sono oggi tematiche di grandissima attualità. Il fatto di averle poste ventisei anni fa al centro di un progetto di sviluppo turistico territoriale ha reso il consorzio Portofino Coast un punto di riferimento per altre realtà che a poco a poco si andavano creando in Italia con le medesime finalità. Attualmente il consorzio raccoglie 47 tra i più qualificati operatori turistici della zona compresa tra Recco e Moneglia, che include località di grande richiamo turistico tra cui Portofino, Camogli, Rapallo, Santa Margherita Ligure e Sestri Levante. Rappresenta alberghi, ristoranti, associazioni di categoria, agenzie di viaggio e altri servizi turistici, e dispone delle strutture e delle professionalità necessarie a sviluppare un importante opera di promozione del territorio stesso, fornendo, attraverso la propria organizzazione (Portofino Coast Incoming), tutto il supporto logistico e organizzativo necessario allo svolgimento di qualsiasi iniziativa, inclusi – anzi, in pole position – eventi, incentive e attività collegate quali i team building. Collabora attivamente con le istituzioni locali e con le organizzazioni presenti sul territorio, ed è protagonista anche a livello regionale e nazionale di iniziative volte alla promozione e allo sviluppo del turismo italiano nei suoi diversi aspetti. E il futuro? Il futuro oggi parla, lo sappiamo bene, lingue lontane: russo, cinese, indiano e portoghese (nel senso brasiliano del termine). «Negli ultimi cinque anni, stante il calo del Mice in Italia e dall’Europa a causa della crisi, abbiamo concentrato il nostro lavoro promozionale sulla Russia e sugli Stati ex Urss», racconta il presidente Franco Orio, «ottenendo lo strepitoso risultato di far aumentare da dieci a venti volte le presenze da questi Paesi. Ora c’è anche un grande vettore aereo, la Turkish Airlines, che ha fatto su Genova un hub, fornendoci un’altra grandiosa opportunità di sviluppo: da adesso possiamo guardare alla Cina, al Giappone, alla Corea, a tutta l’Asia emergente e affermata. Un’occasione d’oro, specie in prospettiva Expo 2015. E nel 2014 imposteremo un lavoro pure sul Brasile. Insomma, a Portofino Coast gli orizzonti non mancano mai».

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Sopra, Franco Orio, presidente del Consorzio Portofino Coast. In alto a destra, i lavori per la costituzione del consorzio

www.portofinocoast.it

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Vent’anni in prima pagina. Uno dei massimi esempi italiani di promozione dell’offerta territoriale a livello nazionale e internazionale. Una best practice che fa parlare di sé

Convention Bureau della Riviera o sviluppo di Rimini quale destinazione congressuale è avvenuto nell’arco di un quarantennio. A metà degli anni Settanta, la necessità di allungare la stagione, insieme ai primi segni di indebolimento della domanda turistica tradizionale, diedero il via alla fase “pionieristica” del settore congressuale. All’epoca le strutture congressuali erano del tutto assenti, a eccezione della fiera che metteva a disposizione i suoi padiglioni. Grazie a questi “contenitori” Rimini cominciò ad accogliere grandi congressi sindacali con migliaia di partecipanti, che catalizzarono sulla città l’attenzione dei media. Gli anni Ottanta confermarono il successo dell’apertura al congressuale con lo svolgimento di numerosi congressi politici e la nascita del primo hotel grouping congressuale (Executive Hotels), insieme a società per la gestione del catering, il noleggio di tecnologie e la fornitura di personale specializzato. Negli anni Novanta si strutturò e si mise a sistema l’intera filiera del congressuale con la nascita del Convention Bureau della Riviera di Rimini nel 1994 (allora chiamato Convention Bureau della Riviera di Romagna).

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WHO’S WHO Convention Bureau della Riviera di Rimini è una società mista pubblico-privata, nella quale le istituzioni locali, Comune, Provincia e Camera di Commercio, sono presenti attraverso il socio di maggioranza, Rimini Fiera. Fra gli altri membri della compagine figura il governo dello Stato di San Marino, entrato nel capitale sociale nel 1996. CBRR è presieduto dal 2011 da Roberto Berardi (preceduto da Mauro Ioli, Giampiero Buratti e Lorenzo Cagnoni) e diretto da Stefania Agostini dal 2000 (preceduta da Gabriella Ghigi). Dal 2006 commercializza l’attività congressuale del Gruppo Rimini Fiera, gestendo direttamente l’organizzazione di eventi congressuali svolti all’interno del Palacongressi di Rimini, e ricopre il ruolo di interlocutore primario per l’organizzatore che sceglie Rimini quale sede per il suo evento. CONSAPEVOLEZZA E COESIONE Numerose e qualificate le iniziative e attività portate avanti dal Convention bureau in questi anni. I progetti più importanti hanno permesso di diffondere e comunicare la cultura dell’ospitalità del territorio verso il mercato ma anche di creare consapevolezza e coesione fra gli operatori e le istituzioni locali e migliorare il livello professionale degli addetti. Ricordiamo: l’Osservatorio congressuale riminese, attivo dal 1998; l’Osservatorio congressuale italiano, promosso e finanziato insieme alla rivista Meeting e Congressi ed eseguito dal 1996 dall’Università di Bologna (dal 2011 il marchio è stato ceduto a Federcongressi&eventi); Rimini per i congressi, sorto nel 2001 per definire gli

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di Rimini GRAZIE EDIMAN

standard di qualità del servizio; il Club degli ambasciatori, che oggi ne conta 140; e il Comitato organizzativo locale del sistema congressuale, composto da Provincia di Rimini, Camera di Commercio di Rimini, Comune di Rimini, Comune di Bellaria - Igea Marina, Comune di Cattolica, Comune di Riccione, Riminifiera e, ovviamente, Convention Bureau, per intercettare le candidature internazionali. Una sinergia d’intenti, una capacità propositiva e un gioco di filiera che non potevano produrre se non risultati brillanti: l’ultimo dato disponibile, quello del 2012, parla di 95 eventi per 1.107.000 presenze e un fatturato di nove milioni di euro.

Desidero rendere pubblica la mia gratitudine nei confronti di Ediman e del suo presidente Marco Biamonti per averci sempre sostenuto con fattiva partecipazione, soprattutto in uno dei nostri progetti principali, l’Osservatorio congressuale italiano, di cui Ediman è stata cofinanziatrice dalla prima lontana edizione sino alla cessione del marchio. A riguardo ho molti ricordi personali. Rammento, per esempio, le conferenze di presentazione dei dati durante le edizioni fiorentine della Btc, molto attese da un pubblico che di anno in anno diveniva più consapevole del rilievo delle nostre statistiche. C’era ovviamente tensione fra noi, una tensione positiva e un po’ goliardica, stile “notte prima degli esami”, perché in fondo di esami si trattava. E come non pensare alla decisione – per quei tempi davvero rivoluzionaria, era il 2003 e il Palazzo non sapeva neppure chi fossimo – di “sbarcare a Roma” e presentare l’Osservatorio direttamente lì, a due passi dalla grande poli-

tica? Torno oggi con piacere e un filo di nostalgia a quelle conferenze, tenute sino al 2006 in sedi via via più vicine a Montecitorio. Ad ascoltarci, tra il pubblico, c’era nientemeno che l’attuale presidente del consiglio, Enrico Letta, all’epoca responsabile del dipartimento dell’economia, e ci moderava il futuro vicedirettore del Tg1 Enrico Castelli. Bei tempi, caro Marco! Sì, devo dire che, se il rapporto tra noi e l’editoria di settore è ottimo, quello con Marco Biamonti è davvero speciale, perché insieme a Ediman ci è stato sempre accanto nei momenti più importanti, dagli Osservatori alla Professional education conference di Mpi che ospitammo nel 1999, dalla posa della prima pietra del Palacongressi (2007) alla sua inaugurazione (2011). Un interesse autentico, un’amicizia vera, per i quali oggi, io personalmente e tutto lo staff, diciamo di cuore: grazie Ediman! Stefania Agostini Direttore CBRR

www.riminiconvention.it

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Convention Bureau Genova festeggia 15 anni di attività per la promozione di una delle città più dinamiche, protagonista di una strepitosa crescita nel segno degli eventi

Convention Bureau Genova l 1992 è l’anno che rimane nella memoria di tutti i genovesi come quello dell’Expo internazionale organizzata per celebrare il cinquecentenario dell’impresa di uno dei loro concittadini più illustri, Cristoforo Colombo. L’evento fu l’occasione per un salto di qualità sul fronte delle infrastrutture cittadine e per il restyling del Porto Antico sulla base del progetto di Renzo Piano. L’estrema importanza giocata dal settore congressuale in questa grande opera di riqualificazione era resa ancora più evidente dai lavori compiuti con i Magazzini del Cotone e con il recupero di Palazzo Ducale, che regalavano alla città veri e propri gioielli architettonici. Era il segno di una svolta e di una volontà di cambiare, da parte di Genova, di investire sul proprio posizionamento turistico e accreditarsi anche a livello internazionale come una valida destinazione per grandi eventi. Fu quindi creato un primo consorzio turistico, Genova è, che aggregava un volenteroso gruppo di albergatori, professionisti congressuali e ristoratori: imprenditori che credevano nella loro città e nel suo potenziale, e che proattivamente cominciavano a fare rete tra di loro. Mancava però ancora qualcosa per completare questo ambizioso disegno e renderlo operativo: un vero e proprio convention bureau. E quest’ultimo tassello fu aggiunto nel 1998, quando vide la luce Convention Bureau Genova, segnando una tappa epocale nella storia del congressuale cittadino, come ci racconta oggi Riccardo Esposto, attuale presidente di Cbg: «Con la nascita del convention bureau per la prima volta tutti gli attori del settore turistico congressuale cominciano a parlare realmente tra di loro, a condividere obiettivi, strategie ed esperienze. Non si parlava forse ancora di Mice, di meeting industry, ma era chiara nella mente di tutti la necessità di dover imparare a giocare in squadra per il successo comune».

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Riccardo Esposto, presidente di Convention Bureau Genova, fondato nel 1998 e preceduto, nel 1992, dal consorzio turistico Genova è

GIOCO DI SQUADRA Un gioco di squadra che ricorda da vicino quello tra i membri di uno stesso equipaggio: così, alla fine degli anni Novanta, fedele alla sua lunga tradizione di città marinara Genova salpa alla conquista di un posto al sole nel mercato dei congressi e degli eventi ancora una volta grazie all’intuito e all’intraprendenza di alcuni capitani coraggiosi. «Convention Bureau Genova nacque fin dall’inizio come un’iniziativa partecipata al cento per cento da privati», conferma Esposto, «dapprima soprattutto albergatori, a cui però si sono aggiunti fin da subito Pco, società di catering, di trasporti e di servizi tecnici, l’Acquario, e tutte le principali sedi congressuali, dai Magazzini del Cotone al Palazzo Ducale, alla Fiera, per un totale di oltre quaranta aziende, che hanno cominciato a lavorare insieme per accompagnare la città nella sua trasformazione». La maturazione compiuta dalla città sotto il profilo degli eventi è testimoniata da un

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altro importante evento internazionale dopo l’Expo del ’92; un evento straordinariamente grande e complesso, che proietta Genova al centro dell’attenzione di tutto il mondo, anche se purtroppo quell’occasione è passata alla storia per ben altre, e tristi, circostanze di cronaca: «Il G8 del 2001 verrà sicuramente ricordato per altri motivi, naturalmente, ma volendo per un momento considerarlo sotto un punto di vista esclusivamente tecnico, si trattò davvero di un grande banco di prova per tutta la città, che fu all’altezza di accogliere il più importante dei meeting politico-istituzionali, e di ospitare migliaia e migliaia di persone. Nel 2004, poi, Genova è stata Capitale europea della cultura, e questo ha consentito altri grandi sviluppi infrastrutturali, come la creazione di nuove grandi aree pedonali nel centro storico, e il restauro di alcuni importantissimi palazzi d’epoca, oggi location per mostre ed eventi». EVENTI DA UNESCO Nel 2006 Convention Bureau Genova è tra i soci fondatori del “super-consorzio” regionale Meet in Liguria, che rappresenta tutte le strutture congressuali liguri. E senza dubbio, una delle chiavi di volta dei successi del convention bureau genovese è stata la stretta capacità di collaborazione con enti locali, Regione, Camera di Commercio e Comune, che è maturata nel corso degli anni. In particolare, oggi, il dialogo con le istituzioni è reso ancora più facile dal fatto che l’attuale assessore alla Cultura e al Turismo, Carla Sibilla, è una past president del Convention Bureau Genova, che così conferma la centralità del congressuale nella strategia di valorizzazione della città: «Considero il settore Mice una grande opportunità per Genova e per tutto il territorio ligure», ha dichiarato l’assessore. «Il nostro impegno è quello di accogliere e soddisfare gli ospiti offrendo il meglio delle nostre strutture e servizi congressuali insieme all’immenso patrimonio della città: clima, mare, palazzi e centro storico patrimonio Unesco, grandi mostre sono solo alcuni degli ingredienti per scegliere Genova». I frutti di questa fondamentale sinergia tra Comune e convention bureau sono molteplici: progetti condivisi, campagne promozionali e soprattutto, come ci dice Silvia Scala, direttore di Cbg, «la concretizzazione di una convenzione che offre agevolazioni ed extra benefit agli operatori che scelgono di candidare Genova come sede per eventi: dalla possibilità di avere le autorità comunali a presiedere una cerimonia di inaugurazione, ai trenta accessi gratuiti ai numerosi musei civici di Genova da utilizzare per i consigli direttivi e gli ospiti Vip, alle tariffe ridotte per l’ingresso ai musei civici in favore di tutti i congressisti, alla disponibilità di una prestigiosa sede istituzionale per le cerimonie di benvenuto messa a disposizione sempre dal Comune» . Il tutto fa parte di un pacchetto concepito per supportare la candidatura di Genova quale destinazione per grandi eventi e congressi nazionali e internazionali. A quindici anni esatti dall’inizio della sua avventura, Convention Bureau Genova si sta inoltre affermando come interlocutore di riferimento anche per l’organizzazione di eventi culturali e sportivi, nonché fieristici, come nel caso del recente 53° Salone Nautico internazionale. Una crescita costante nel segno della collaborazione. www.cbgenova.it

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Perché un evento a Firenze? Perché è un territorio dalle mille risorse: ricettività alberghiera di alta gamma, operatori di grande expertise, location per eventi e posizione strategica

Firenze Convention Bureau a vocazione congressuale di una destinazione nasce, cresce, si dimostra e può essere affermata solo con un approccio programmatico e globale in grado di coinvolgere tutti i soggetti che conferiscono valore aggiunto e plus competitivi all’offerta: dai componenti della filiera congressuale fino a chi gestisce il patrimonio culturale, artistico e naturale della località, dai servizi e alle infrastrutture messe a disposizione dal luogo fino all’organizzazione sociale dello stesso. È in quest’ottica che Firenze Convention Bureau diventa punto d’incontro tra domanda e offerta e si pone quale attivatore della trasformazione e dello sviluppo del mercato, facendosi promotore di un confronto costante tra operatori, istituzioni e imprese private. Fra gli obiettivi, anche quello di stimolare e supportare costantemente il sistema congressuale, affinché l’offerta di strutture e servizi sia sempre adeguata alle esigenze della clientela nazionale e internazionale. Ma perché scegliere Firenze? Due aeroporti internazionali, perfettamente collegati alla città da mezzi pubblici e da nuovissime navette ecologiche, e una stazione ferroviaria a due passi dal centro storico, assicurano un arrivo in città comodo e veloce, sia per organizzatori sia per congressisti. Firenze è un museo a cielo aperto, custodisce una produzione artistica inestimabile; palazzi storici e antiche dimore di famiglie nobili fiorentine sono pronte a spalancare le porte dei raffinati saloni a serate di gala e a feste private. Musei di fama mondiale, disseminati di preziose opere d’arte, si aprono a visite private e a eventi esclusivi. Ma anche location moderne e unconventional sono disponibili per allestimenti creativi e serate indimenticabili.

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LA STORIA DI FCB Firenze Convention Bureau viene costituita nel 1995 come Scrl senza scopo di lucro da un’iniziativa del centro congressi fiorentino e da un gruppo di soci privati, con il supporto di Regione Toscana, Comune di Firenze e Camera di Commercio di Firenze. Con il passare degli anni, la società cresce e aumentano i soci privati mentre Firenze Fiera, l’unico e importante centro congressi cittadino, assume un ruolo di assoluta maggioranza. Nel 2009 l’assetto societario subisce alcuni cambiamenti con l’entrata della Provincia di Firenze come socio di maggioranza; si definiscono così le nuove, fondamentali, strategie di sviluppo. La Provincia, con piene competenze territoriali in ambito turistico, attraverso la nomina del presidente (Giacomo Billi, assessore al turismo della Provincia di Firenze) decide da subito che FCB può essere uno strumento chiave per lo sviluppo della destinazione, pertanto inaugura la “nuova stagione” del consorzio con importanti cambiamenti: nuovo assetto societario, nuovo management, nuovo presidente, nuovo direttore (Carlotta Ferrari), nuovo team operativo. La crescita delle attività e dei servizi offerti consente da subito alla struttura di volgere lo sguardo al mondo dei pri-

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1 / 2011: un test show durante un evento firmato Dynamic Events 2 / Giacomo Billi e Carlotta Ferrari 3 / Ice/Ece 2012: 15th International Congress of Endocrinology 4 / 2011: la IV convention nazionale di Federcongressi

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vati, puntando sulla loro crescita. Nel giro di tre anni infatti, FCB passa dai 49 soci privati agli attuali 150, che comprendono alberghi, Dmc, Pco, catering, agenzie di comunicazione e tutti gli operatori congressuali interessati a creare un network professionale con cui collaborare e promuovere la destinazione. Nasce così una vera alleanza strategica tra pubblico e privato che caratterizza fortemente l’attività di FCB. STEP BY STEP Il 2013 rappresenta un nuovo importante step per la crescita del consorzio. I cambiamenti intercorsi a livello istituzionale hanno spinto la società a valutare una nuova compagine sociale, che favorisca l’uscita della Provincia dalle quote di capitale e l’ingresso della Camera di Commercio di FIrenze, ente che ben rappresenta il sistema delle imprese, supportandone lo sviluppo economico e la promozione. FCB continua però a godere del massimo supporto degli enti pubblici (Comune, Provincia e Regione) che continuano a sostenerne l’attività sia attraverso un forte riconoscimento politico sia attraverso un sostegno economico e strategico. IContinua la crescita dei soci privati, in particolare merita attenzione un gruppo di undici imprenditori, soci storici di FCB, che acquisisce il trenta per cento in più delle quote di capitale al solo scopo di rafforzare la compagine sociale di FCB e poterne influenzare le scelte strategiche attraverso una maggiore partecipazione nel Cda; si tratta di cinque Pco & Dmc, una catena alberghiera e cinque servizi di supporto (catering, trasporti, audiovisivi, web agency, tour operator). Contestualmente, per ampliare l’offerta territoriale e potersi rivolgere a un numero crescente di potenziali clienti, FCB associa la Bisentius Tourist Association (Bta), un network di operatori appartenenti alla filiera congressuale della Piana (Firenze Nord). Bta rappresenta per FCB un nuovo e differente prodotto “congressuale fieristico”di area metropolitana-vasta e comprende, oltre allo Spazio Reale, un nuovo spazio funzionale inaugurato a Campi Bisenzio nel 2012: un’offerta alberghiera di 2.100 posti letto tra hotel tre e quattro stelle. L’area viene promossa da FCB come un’offerta alternativa e più economica di Firenze centro, ma a soli dieci chilometri dalla città. Particolarmente adatta per congressi nazionali. LE ATTIVITÀ DI FCB: CANDIDATURE PRIMA DI TUTTO FCB ha puntato sul rilancio dell’attività di candidatura per l’acquisizione di congressi internazionali, presentandone una media di trenta/quaranta all’anno. Pertanto ha dato vita a una serie di servizi e iniziative che le permettono di presentarsi come destinazione altamente competitiva. Tra questi, il Florence Academic & Leader Program (Falp); si tratta di un programma ufficialmente riconosciuto che favorisse il coinvolgimento di eminenti personalità del mondo accademico, scientifico, medico, professionale e di ricerca interessati a candidare Firenze come sede di un futuro evento congressuale. Attualmente sono quaranta gli ambasciatori che collabo-

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rano costantemente con il team: fra questi molti professori dell’Università di Firenze con i quali è nato uno stretto rapporto di collaborazione per vincere e ospitare eventi prestigiosi sul territorio locale. Per incrementare ulteriormente l’attività di candidatura, FCB ha da poco realizzato una vera e propria “carta servizi” contenente tutti i benefit e i servizi di supporto a disposizione di un organizzatore di eventi, tra cui l’apertura delle più belle sedi istituzionali come il magnifico Salone dei 500 di Palazzo Vecchio. Gli organizzatori di fiere e conferenze hanno la possibilità di offrire ai loro clienti e delegati una speciale card servizi contenente offerte e promozioni (ingresso ai musei, siti culturali, strutture per il tempo libero, locali notturni, negozi, ristoranti e divertimenti, centri benessere, campi da golf, visite guidate e molto altro), e valida per l’intero soggiorno a Firenze durante il congresso o l’evento. La F CB Congress Card è l’unica card in Italia dedicata al congressista completamente gratuita. F CB si occupa, su richiesta dell’organizzatore, di svolgere anche attività di ufficio stampa e un’azione promozionale sul network di media locali, nazionali e internazionali. L’evento può inoltre essere promosso attraverso i social media (Facebook, Twitter, LinkdIn e così via). Posizionarsi sul mercato internazionale degli eventi è uno dei principali obiettivi di FCB. Oltre alla partecipazione alle più importanti fiere di settore, i fam trip rappresentano il mezzo migliore per far toccare con mano le bellezze del territorio fiorentino. Sulla base di queste convinzioni, F CB si è specializzata anche nell’organizzazione di fam trip, molto efficaci e a costi estremamente contenuti. FCB CORRE SUL WEB Negli ultimi due anni FCB ha investito molto anche nella comunicazione digitale attraverso il lancio di vari strumenti online dedicati a un pubblico più ampio che va dal congressista in arrivo a Firenze, agli organizzatori di eventi, fino ai soci e ai cittadini locali. La nuova App, disponibile in doppia lingua e scaricabile già da dispositivi Iphone e Ipad e prossimamente da Android, è finalizzata a migliorare sia il soggiorno in città del congressista sia l’organizzazione dell’evento per l’operatore congressuale. Anche il nuovo sito web di FCB, completamente rinnovato, più snello e con una grafica più accattivante e incentrata sui sei colori del logo è molto veloce. FCB ha inoltre sviluppato un sistema online chiamato Room Manager per la gestione di grandi allotment, utilizzabile da FCB, dagli hotel e dai Pco. La App, infine, contiene anche il nuovo FCB Social News, un innovativo collettore di news in doppia lingua integrato con i social network (Facebook, Twitter, YouTube e Instagram) su varie tematiche, dagli eventi in città all’apertura di nuove location, alle novità sulla meeting industry nazionale ed internazionale, all’attività di FCB e dei suoi soci.

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5 / Un allestimento a Stazione Leopolda 6-10 / Novembre 2012: un paio di momenti di un fam trip organizzato per il mercato francese 7 / Un allestimento al Museo Marino Marini 8 / Marzo 2011: Site Emea Forum 9 / Maggio 2013: arte, cultura ed enogastonomia sono gli ingredienti di un fam trip per il mercato brasiliano 11 / La Congress Card 12 / La App di FCB

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Da 48 anni nella storia del congressuale mondiale. Nacque nel 1965 il Centro Internazionale dei Congressi di Firenze, che segnò il debutto della meeting industry fiorentina

Firenze Fiera

Congress and Exhibition Center uasi mezzo secolo di vita e di successi che hanno portato, nel cuore storico di Firenze, personalità di spicco del mondo delle istituzioni, della politica, delle associazioni internazionali e nazionali, della cultura umanistico-scientifica, dell’imprenditoria e della tecnologia più avanzata. Capi di stato, premi Nobel, scienziati di fama mondiale, direttori d’orchestra, cantanti, stilisti, campioni sportivi, testimonial di eventi che, a partire dal luglio 1966, con il primo Congresso internazionale del Syndacat professional de l’enseignement, hanno sancito il decollo della prestigiosa location fiorentina consolidando l’immagine di Firenze come meta privilegiata del mondo congressuale e d’affari.

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1 e 3 / La facciata e lo scalone d’ingresso del Palazzo dei Congressi 2 / L’Auditorium, in grado di ospitare fino a mille delegati

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VILLA VITTORIA: SEDE STORICA DEL PALAZZO DEI CONGRESSI Sede “storica” degli eventi, è il Palazzo dei Congressi, ospitato nell’ottocentesca Villa Vittoria (dal 1990 di proprietà della Regione Toscana), che può contare su una prestigiosa e ampia sala congressi, l’Auditorium (inaugurato nel 1969) con una capienza fino a mille posti con annessi 920 metri quadrati di spazi espositivi, oltre a varie sale meeting di grande fascino da cinquanta, ottanta (sala Onice) e duecento persone (sala Verde) dislocate su quattro piani della villa. Circondato da un giardino secolare, il Palazzo dei Congressi e l’attigua Limonaia sono ubicati di fronte al Palazzo degli Affari, inaugurato nel 1974, struttura polivalente e flessibile di quattromila metri quadrati dislocati su cinque piani con una capacità complessiva di 1.800 persone. Location ideale per ogni tipo di eventi, da corsi di formazione a convegni, meeting, simposi, fino a mostre e sfilate di moda. LA FORTEZZA DA BASSO: LOCATION PRIVILEGIATA PER MEGA CONGRESSI A partire dal 1998 è la Fortezza da Basso – collegata ai due edifici con una piazza pedonale a formare un’unica cittadella fieristico-congressuale – a fare la parte del leone nell’accogliere i più grandi congressi internazionali. Le splendide mura del fortilizio mediceo, innalzato nel 1535 da Antonio da Sangallo “il giovane” per il duca Alessandro de’Medici sono oggi la splendida cornice anche dei principali appuntamenti fieristici dell’alta moda con gli eventi semestrali di Pitti Immagine e dell’artigianato d’eccellenza con la 78esima Mostra Internazionale dell’artigianato, in programma dal 24 aprile al 1 maggio 2014. Una location fra le più suggestive e funzionali del panorama congressuale italiano dove al forte impatto scenografico dei Quartieri Monumentali si unisce la funzionalità e capienza del Padiglione centrale, progettato dall’architetto Pierluigi Spadolini nel 1970 che si sviluppa su tre piani in un’area complessiva di 26mila metri quadrati. Dal 1996 il padiglione Cavaniglia

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aggiunge altri 3.300 metri quadrati di superficie coperta polivalente, di grande suggestione per l’utilizzo del muro perimetrale dello storico fortilizio su un lato dell’edificio.

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I PLUS VINCENTI Oltre al fascino indiscutibile delle sue strutture e alla centralità geografica di Firenze nel contesto nazionale, plus vincente di Firenze Fiera è la varietà degli spazi polifunzionali e attrezzati con tecnologie di ultima generazione in grado di soddisfare qualsiasi richiesta e di ospitare – fra Palazzo dei Congressi, Palazzo degli Affari e Fortezza da Basso – qualsiasi tipo di evento: congressi, convegni, convention, meeting, corsi di formazione, mostre, spettacoli, sfilate, set televisivi, concerti, e così via. La cittadella congressuale, perfettamente integrata nel tessuto urbano fiorentino, su un’area complessiva di centomila metri quadrati può accogliere eventi Mice fino a diecimila partecipanti. FIRENZE FIERA FRA CONGRESSI STORICI E PROSPETTIVE FUTURE Fiore all’occhiello del congressuale fiorentino sono da sempre i congressi medicoscientifici che si sono svolti con regolare continuità. Non sono mancati anche numerosi simposi dedicati alla fisica, all’astrofisica, alla fisica nucleare, alla chimica, all’elettronica, all’antropologia fino alla geologia. Dal 26 al 30 agosto 2013 alla Fortezza si sono riuniti oltre 4.500 scienziati provenienti da tutto il mondo per Goldschmidt 2013, l’appuntamento leader su scala internazionale del settore della geochimica e delle discipline affini. Altri importanti eventi hanno contrassegnato la storia e la fama internazionale del congressuale a Firenze. Nel 1969 al primo Congresso della Società Europea di Fisica presero parte otto premi Nobel e nel 1974 con il Congresso internazionale sul cancro il prestigio della location fiorentina venne assicurato dalla partecipazione dei più noti scienziati arrivati in città da oltre 65 Paesi esteri. La scelta di Firenze – come si legge dalle cronache dell’epoca – venne favorita anche dal fascino della sua location congressuale: una villa ottocentesca a due passi dal centro. GLI ANNI 2000: PROIETTATI AL FUTURO Nell’agosto del 2004 è la volta del 32esimo Congresso Internazionale di Geologia che riportò in Italia dopo 123 anni questo importante evento. La Fortezza da Basso accolse 7.414 ricercatori provenienti da oltre 110 Paesi di Europa, Asia e America. Del maggio 2007 la Conferenza Nazionale della Famiglia, promossa dal Ministero delle Politiche Familiari in stretta collaborazione con la Regione Toscana, la Provincia di Firenze e il Comune di Firenze e, nel maggio 2012, il Congresso mondiale di endocrinologia con i suoi cinquemila partecipanti hanno sancito ancora una volta l’importanza di Firenze Fiera come destinazione congressuale di altissimo profilo. E mentre ci si avvia a un 2014 con un calendario di eventi congressuali e fieristici con importanti conferme e prestigiose novità, prosegue l’opera di riqualificazione e ammodernamento delle strutture del Palazzo dei Congressi e del Palazzo degli Affari e l’iter per il piano di recupero e ampliamento degli spazi espositivi della Fortezza da Basso. Interventi che, una volta terminati, rafforzeranno l’immagine di Firenze Fiera tra le sedi principali, nel centro Italia, per le esigenze della meeting & incentive industry nazionale e internazionale.

4 / Veduta del Palazzo degli Affari e del giardino storico di Villa Vittoria 5 / I lavori di costruzione dell’Auditorium 6 / In occasione dell’inaugurazione, nel novembre 1969, Pierluigi Spadolini illustra il plastico dell’Auditorium del Palazzo dei Congressi 7 / La Basilica, all’interno della Fortezza da Basso, allestita per un evento

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Dagli alberghi al travel management. La società sorrentina, che ha già acceso le cento candeline, ha ampliato la propria offerta con agenzie pensate per il Mice

Gruppo Acampora in dalla seconda metà del XVII secolo, la Campania, con Napoli e la costa sorrentina in particolare, era tra le tappe principali del Grand Tour, il viaggio “formativo” che compivano i rampolli delle famiglie nobili di tutta Europa e che aveva il Belpaese come destinazione privilegiata. Tra la seconda metà dell’Ottocento e agli inizi del Novecento, quindi, Sorrento diviene il punto di riferimento dell’aristocrazia europea. È in questo ambiente storico che, nel 1912, una giovane coppia, Antonietta Cacace e Vincenzo Acampora, decide di dedicare le proprie energie – o meglio: le proprie vite – al culto dell’ospitalità, proprio nell’assolata e luminosa terra degli aranci, Sorrento.

F È articolata l’offerta del Gruppo Acampora: un ampio ventaglio di location tra Sorrento e la costa campana, ma anche un caratteristico hotel in Val di Susa. Sotto, Antonietta Cacace e Vincenzo Acampora, fondatori del gruppo, con il figlio Antonino

DALL’HOTELLERIE AL TRAVEL MANAGEMENT L’inizio dell’avventura che gli Acampora decidono di intraprendere è legato alla Pensione Dania, nei cui ambienti hanno soggiornato sia persone di rango provenienti da tutta Europa e affascinate dagli scorci più incantevoli del grande Sud, sia i numerosi turisti italiani in cerca delle qualità curative “dell’aria sorrentina“. Da quella prima alba, il “segno”Acampora Hotels si è consolidato, tramandandosi attraverso tre generazioni di “cultori dell’ospitalità”e arrivando alle attuali nove strutture alberghiere – per un totale di oltre 1.500 posti letto – tutte improntate all’eleganza raffinata e al comfort ricercato. Ma l’avventura continua e il brand Acampora supera i confini dell’hotellerie per espandersi nel settore del travel management e degli eventi. Nel 1970 nasce così Acampora Travel, tour operator specializzato in incoming su tutto il territorio italiano e in grado, da subito, di assistere i viaggiatori in tutte le fasi, dalla semplice sistemazione alberghiera al tour all-inclusive, dalle escursioni all’autonoleggio, strizzando l’occhio anche alla meeting industry; nel 2005 Acampora Travel sigla una joint venture con il colosso tedesco Tui, proiettandosi così sul mercato internazionale, e negli anni successivi inaugura nuove sedi in varie citta italiane. Proprio la presenza sulla scena internazionale e la volontà di aprire le porte al Mice, conducono alla nascita di una nuova branca della società, Idea Meetings & Incentives, vera e propria destination management company che si propone come partner per le aziende straniere nell’organizzazione di eventi in Italia; mettendo a punto concept, tematiche e itinerari assolutamente originali e inediti, nati dalla profonda conoscenza del territorio e delle sue risorse, la dmc si prefigge un unico obiettivo importante: regalare a tutti i partecipanti ricordi indelebili da portare a casa. PRIMO COMANDAMENTO: DIVERSIFICARE Diversificazione è la parola-chiave che guida le decisioni strategiche successive di quello che ormai è diventato il Gruppo Acampora. E, infatti, nasce un’altra società, anch’essa rivolta a un pubblico internazionale, Just Class – concepita per una clientela che ama il lusso in tutte le sue sfumature – il cui staff studia viaggi e tour rigorosamente su misura, creando esperienze uniche sul territorio italiano all’insegna dell’elitarietà, dalla scelta delle desti-

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MARE E MONTI PER IL MICE

Ha il sapore della fiaba la storia del Gruppo Acampora, nato più di un secolo fa dalla vocazione all’ospitalità del suo fondatore, Vincenzo Acampora. Dall’hotellerie il gruppo si è poi ampliato abbracciando tutti gli aspetti del viaggio: non solo location in cui soggiornare, dunque, ma anche tour, servizi esclusivi, itinerari su misura all’insegna del lusso, il tutto pensando non solo alla clientela leisure, ma creando proposte e servizi ad hoc per la meeting industry. E proprio al Mice si rivolge un’offerta esclusiva di due delle strut-

nazioni più mondane a quella degli alberghi più lussuosi, con tutto il corredo di jet privati, limousine, aperture straordinarie dei monumenti e visite in esclusiva che la situazione richiede. Ancora di carattere internazionale è l’ultima società del gruppo, That’s Amore, specializzata nell’organizzazione di matrimoni – dalla scelta della location al bouquet, passando per il menù, la selezione del fotografo e quella dell’acconciatore – negli angoli più suggestivi del Belpaese.

ture Acampora, il delizioso Ulisse Deluxe, nel centro storico di Sorrento, e il Grand Hotel Besson, incastonato tra le Alpi dell’alta Val di Susa. La proposta “Mare & Monti” è una promozione lowcost per il mondo degli eventi che prevede, infatti, la possibilità di usufruire delle sale congressi e dei servizi esclusivi dei due hotel a condizioni particolarmente vantaggiose con la formula “windows” che consente di ampliare l’offerta base di camera, colazione e convegno. www.ulissedeluxe.it www.grandhotelbesson.it

GIOIELLI DI FAMIGLIA Sono tutti all’insegna dell’eleganza gli hotel firmati Acampora, ma ognuno con tratti distintivi propri e assolutamente unici. L’Hotel Bristol, per esempio, è incastonato nella roccia in uno degli angoli più suggestivi della costiera sorrentina e regala allo sguardo la vista sul Vesuvio, Pompei, Ercolano e Napoli. L’Hotel Minerva, che deve il proprio nome ai resti del vicino tempio di Minerva, sempre a Sorrento, è un "Locale Storico" e accoglie i propri ospiti dal 1878 in ambienti raffinati e unici. Continua la collezione il Grand Hotel President, luminoso, in posizione panoramica rispetto al centro di Sorrento e con due magnifici plus: il parco, rilassante e rigoglioso, e la terrazza sul mare, dove cenare godendo della superba vista. Più moderno e perfetto per la clientela business è, invece, il Grand Hotel Vesuvio, ancora un quattro stelle, come i precedenti, ancora a Sorrento, ma caratterizzato da un riposante giardino, un agrumeto, una scenografica piscina, 250 camere e un congress center con varie sale, adatte ad accoglire fino a 700 persone contemporaneamente. All’insegna del wellness è poi l’Ulisse Deluxe, “un boutique hostel”nel centro storico di Sorrento che, all’apparente contraddizione della definizione, fa corrispondere ambienti eleganti e trendy in un’atmosfera familiare e cool a tariffe vantaggiose, con spazi pensati anche per il Mice. Una luminosa sala meeting può, infatti, ospitare convegni e conferenze da 50 a 200 delegati, mentre, per gli eventi più informali, è disponibile la raffinata sala lounge con il bar annesso. Dopo il lavoro, per i momenti di relax e beauty, la spa dell’albergo – che si sviluppa su quattro livelli e 2.500 metri quadrati – dispone di medical farm, una piscina termale di acqua calda salina, vasche idromassaggio, cromoterapia, docce emozionali, una grotta per i bagni di vapore e sauna finlandese, oltre, ovviamente, all’area fitness e a una piscina semi olimpionica. Fuori Sorrento, invece, è una vera perla il Relais Blu, boutique hotel a Massa Lubrense (in provincia di Napoli), con 11 curatissime camere e una terrazza dalla quale perdere lo sguardo nel turchese infinito del mare, magari gustando i prelibati piatti proposti dal ristorante della struttura, tutti all’insegna dei sapori del territorio. A Palinuro, sulla meravigliosa costa cilentana, un territorio protetto dall’Unesco dal 1998, Acampora ha firmato l’Hotel Saline Palinuro, adagiato direttamente su una morbida spiaggia di finissima sabbia bianca, che ha visto, tra l’altro, la recente nascita di ben 95 tartarughine Caretta Caretta. Infine, non solo mare: l’ultima stella del firmamento Acampora – entrata nel brand nel 2011 – è il Grand Hotel Besson di Sauze d’Oulx, rinomata località sciistica della Vialattea tra le alture montane della Val di Susa. L’esclusività che ammanta la struttura la rende perfetta per l’organizzazione di eventi in qualsiasi stagione, mentre al post congress, oltre all’ambiente naturale, ci pensa l’elegante Spa Re-Generation, per ritemprare corpo e spirito in un’atmosfera di puro relax. www.acampora.it - www.acamporahotels.it

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Un grande gruppo alberghiero con oltre trent’anni di storia, vissuti sempre all’insegna della crescita, del prestigio e dell’innovazione costante nel segmento luxury & business

Starhotels i sono avventure imprenditoriali che passano, e altre che fin dall’inizio appaiono destinate a lasciare il segno: la storia di Starhotels rientra sicuramente in questa seconda categoria. La compagnia viene fondata nel 1980 da Ferruccio Fabri, ingegnere e personalità intraprendente che, dopo una serie di attività imprenditoriali, decide di dedicarsi esclusivamente al settore alberghiero, costruendo, acquistando e rilanciando strutture di pregio in tutte le principali città italiane. Il primo hotel, il Michelangelo, viene realizzato a Firenze, a pochi passi dall’Arno e dalla Stazione Leopolda, e ha già in sé tutti i tratti distintivi che saranno il marchio di fabbrica del gruppo nel corso degli anni: un quattro stelle accogliente, moderno ed elegante, dai colori caldi e avvolgenti, sito nel cuore di una delle città più amate dai visitatori di tutto il mondo, che permette ai suoi ospiti di cogliere e vivere tutto il meglio del centro storico nel perimetro di una confortevole walking distance. L’intuizione di Fabri si rivela decisamente felice, così come il successivo sviluppo della sua impresa. Da quel momento in avanti, Starhotels è protagonista di una crescita rapida e progressiva, che la porta a essere presente oggi in tutte le più importanti destinazioni della Penisola: Firenze, Milano, Bergamo, Bologna, Genova, Parma, e poi ancora Roma, Napoli, Torino, Trieste, Saronno – un centro minore, ma strategicamente situato nel cuore della Lombardia –, e naturalmente Venezia. Venti hotel a quattro stelle, tutti con un’inconfondibile impronta italiana, disegnati per coniugare sapientemente lusso e funzionalità, in un’atmosfera di estrema eleganza, comfort e avvolgente raffinatezza. Anche i nomi degli hotel sono scelti con cura, per evocare immediatamente un ideale di prestigio e di esclusività: insegne come Michelangelo, Tuscany, Vespucci, Excelsior, President, Metropole, Ritz costituiscono una quintessenza della tradizione alberghiera di Starhotels. Nel Duemila Ferruccio Fabri lascia la guida della sua creatura alla figlia Elisabetta, che assume le cariche di Ceo e di presidente del gruppo, sviluppando ulteriormente le strategie di crescita e di posizionamento della compagnia con una serie di investimenti mirati al riposizionamento e all’internazionalizzazione. Nel corso di oltre trent’anni di storia, il gruppo Starhotels si è costruito una solida reputazione nel settore, facendosi conoscere e apprezzare da una clientela sempre più vasta, fino a diventare una vera e propria stella nel firmamento dell’hôtellerie italiana, e non solo. Alle venti strutture di pregio sul territorio nazionale se ne aggiungono infatti altre due, a Parigi (il Castille, adiacente a Place Vendôme) e a New York (The Michelangelo, vicino a Central Park, nel cuore di Manhattan): due lussuosi hotel che proiettano Starhotels a buon titolo nel mercato internazionale.

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Sopra, Elisabetta Fabri, AD e Presidente di Starhotels, affacciata all’ormeggio privato dello Splendid Venice. Sotto, l’E.C.HO di Milano, interamente improntato al green e alla sostenibilità

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UNA COLLEZIONE DI STELLE Tra i 22 alberghi a marchio Starhotels si distinguono cinque autentiche gemme: cinque strutture straordinarie, che sorgono proprio nel cuore di altrettante, splendide, capitali internazionali del turismo, della moda, dell’economia e dello stile, vere e proprie “città-icona”, conosciute e apprezzate dai viaggiatori di tutto il mondo. Il Rosa Grand a Milano, alle spalle del Duomo; lo Splendid Venice, a cui si può approdare in gondola e dalla cui elegante altana si abbraccia tutta la città con lo sguardo; il Savoia Excelsior Palace a Trieste, la cui imponente e monumentale facciata, con le sue terrazze, domina il lungomare adriatico; il già menzionato Castille Paris, nel cuore di uno dei quartieri più glamour della moda parigina; e infine il The Michelangelo a New York, vero e proprio ambasciatore oltreoceano della cultura del servizio e dell’ospitalità italiana. Sono questi i gioielli della collezione, che rappresentano il top dell’offerta Starhotels. LA FORZA DEI NUMERI (E DELLA QUALITÀ) Fin dall’epoca della sua fondazione, il mondo degli eventi e dei congressi impara ben presto a identificare nel brand Starhotels una garanzia di prestigio, oltre che un interlocutore affidabile e competente in grado di individuare valide soluzioni su misura per ogni necessità. Per andare incontro alle esigenze di planner e Pco, il gruppo ha messo a punto l’apposito Desk Starevents e ha introdotto la figura di un event manager dedicato all’interno di ciascuna delle sue ventidue strutture, in modo da presidiare nel modo più efficiente e personalizzato possibile ogni fase del progetto, dal briefing al preventivo, all’assistenza in loco durante l’evento. È questo approccio consulenziale, e non puramente tecnico, che contraddistingue l’offerta congressuale della compagnia, unitamente all’ampia gamma di soluzioni ricettive. Con 3.700 camere e 143 meeting room complessive, il gruppo Starhotels può vantare un’estrema versatilità sotto il profilo degli eventi. La cura e la ricercatezza della ristorazione, inoltre, permettono di offrire in ogni circostanza un’esperienza enogastronomica di primissimo livello, in grado di rendere indimenticabile un soggiorno di lavoro o un viaggio-vacanza motivante. I professionisti degli eventi conoscono perfettamente il ruolo che una location elegante e raffinata gioca nella buona riuscita di un meeting e nella percezione del suo valore: per questo motivo la ricercatezza, l’attenzione al dettaglio, la qualità e la personalizzazione del servizio sono tra i driver più apprezzati nella scelta delle compagnie alberghiere con cui collaborare.

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1 / L’inaugurazione della terrazza dello Splendid Venice, ad appena 500 metri da piazza San Marco 2 e 3 / Il Savoia Excelsior Palace di Trieste, che dalle sue terrazze domina il lungomare adriatico 4 e 5 / Il Castille Paris, a due passi da Place Vendôme 6 / Il Michelangelo Roma, completamente rinnovato nel 2013

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DI PADRE IN FIGLIA

Quella di Starhotels è una storia di famiglia: come nella migliore tradizione dell’imprenditoria italiana, certo, ma non solo, perché il passaggio di consegne nelle mani di Elisabetta Fabri ha determinato un rinnovamento di visione strategica che, per quanto auspicabile in occasione dei ricambi generazionali, non si può mai dare per scontato. Letteralmente nata e cresciuta nel mondo degli hotel di lusso, Elisabetta inizia a lavorare giovanissima all’interno dell’azienda familiare, compiendo un lungo tirocinio attraverso diverse funzioni operative, in modo da acquisire tutta l’esperienza necessaria per assumere la guida di una compagnia in costante crescita. Il passaggio di consegne ufficiale tra padre e figlia avviene nel Duemila, e da quel momento, con l’ingresso nel nuovo millennio, ha inizio Sotto, il The Michelangelo di New York, ambasciatore oltreoceano della cultura del servizio e dell’ospitalità italiana

un nuovo capitolo dell’avventura imprenditoriale di Starhotels. Il tratto distintivo della leadership di Elisabetta Fabri è senza dubbio la spinta verso l’internazionalizzazione del gruppo: sotto la sua guida vengono acquistati nel 1992 il The Michelangelo di New York – che dirige in prima persona per diversi anni – e nel 2005 il Castille Paris, nell’ambito di una precisa strategia di espansione che guarda alle migliori destinazioni straniere per proseguire la crescita di un’azienda che si pone ancora molti obiettivi.

REINVENTARE L’HOTEL, TRA SOSTENIBILITÀ E DESIGN Grandi numeri, crescita, passione, spirito di intraprendenza e visione progettuale, ma anche volontà di sperimentare e aprirsi a nuove soluzioni: queste le cifre distintive della rotta imprenditoriale di Starhotels, che nel corso degli ultimi anni ha messo in atto una notevole campagna di investimenti atti a ristrutturare e modernizzare ulteriormente alcuni dei suoi hotel, e a progettarne di nuovi secondo canoni estremamente innovativi, applicando criteri e tecniche di ecosostenibilità, del contenimento dei consumi e della tutela ambientale: sono proprio questi i paradigmi alla base del concept di E.C.HO, l’Eco Contemporary Hotel firmato Starhotels, inaugurato nel 2011 nelle vicinanze della Stazione Centrale di Milano. La struttura è interamente improntata alla sostenibilità e alla riproduzione di un’atmosfera green, ottenuta attraverso un’accurata scelta dei materiali e degli arredi interni e l’impiego di creative soluzioni di interior design, come pareti e soffitti retroilluminati che riproducono luminosità e colori naturali, superando idealmente la divisione tra interno ed esterno e dando vita a un’oasi di tranquillità a due passi dal centro cittadino. Una sapiente politica di restyling ha inoltre permesso di accrescere e sviluppare il prestigio delle strutture già esistenti: è questo il caso, nel 2012, del riconoscimento della fatidica quinta stella allo Starhotels Castille Paris – che fa parte della Collezione del gruppo –, a testimonianza degli elevati standard di servizio. Il 2013 è stato invece l’anno del rinnovamento per il Michelangelo Roma, completamente ristrutturato e rivisitato in chiave classica, come si conviene a un hotel con vista sulla Basilica di San Pietro. Ci sono quindi tutti gli elementi per ritenere che il dinamismo imprenditoriale di Starhotels continuerà a ritagliare alla compagnia un ruolo da protagonista nella futura storia dell’hôtellerie italiana, così come in quella delle location per eventi e congressi. www.starhotels.com

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La storia del Mice italiano passa anche dalla Toscana dei congressi, un brand famoso in tutto il mondo. Innumerevoli sono le eccellenze del suo territorio, da incredibili lasciti storici e artistici a oasi naturalistiche senza eguali 413 Cop Toscana Promozione 2013.indd 413

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IL MICE IN TOSCANA: FRA TRADIZIONE E CHARME

Memorabilità a tuttotondo Una tradizione artistica e culturale unica, un’enogastronomia irresistibile, uno stile di vita invidiabile. Con questi ingredienti, la Toscana è – ovviamente – anche una destinazione Mice di primo piano. Dalle risorse pressoché infinite e è vero che dall’appeal della destinazione congressuale scelta dipenS de molto del successo di un evento aggregativo, la Toscana ha tutte le carte in regola per regalare a ogni evento il giusto grado di memorabilità. La location, il contesto e il tempo libero, infatti, possono essere un valore aggiunto all’evento ma possono anche essere parte integrante del messaggio

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e del senso dell’evento che un operatore si trova a organizzare. Avere la Toscana come propria sede congressuale, quindi, è sicuramente un vantaggio competitivo da non sottovalutare: prima di tutto per le risorse culturali, ambientali e turistiche offerte dalla destinazione – un esempio per tutti: ben poche regioni consentono di poter scegliere tra una così ampia varietà di location, atmosfere e ambientazioni come la Toscana, che offre al Mice città d’arte, località costiere, un entroterra riposante e verdissimo, strutture avveniristiche o, al contrario, vecchie di secoli, location frizzanti o ritrovi pervasi da una quiete monacale – ma anche per la presenza di una meeting industry moderna, professionale e flessibile, in grado di sostenere gli operatori sia


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nella pianificazione degli eventi sia nelle soluzioni last minute. Una meeting industry che può contare su oltre 350 operatori che rispondono agli standard qualitativi definiti dal progetto nazionale Italy For Events (Ife), con sedi congressuali e servizi in linea con i più alti standard internazionali. Un’industria, quella del Mice toscano, supportata da oltre duecento sale e un totale di 28mila posti nelle strutture congressuali e oltre settecento sale, con quasi 38mila posti a sedere, negli

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alberghi congressuali. Il tutto per un totale di oltre 66mila posti. Non solo. Sempre con standard qualitativi Ife sono presenti 31 grandi aree tra centri congressuali, enti fieristici e palazzi pubblici. BIEN VIVRE TOSCANO Parlare di arte, storia e cultura in Toscana significa aprire uno scrigno ricolmo di gioielli preziosissimi, che da secoli attirano visitatori da tutto il mondo. Terra di artisti, scienziati e musicisti – impossibile farne un elenco senza tralasciare nomi fondamentali, ma merita la pena ricordare almeno Leonardo, Dante, Giotto, Michelangelo, Galileo, Puccini e Collodi – la Toscana, da sola, possiede oltre il cinquanta per cento del patrimonio artistico italiano, con numeri da lasciare a bocca aperta: sette siti protetti dall’Unesco (per la precisione, il centro storico di Firenze, Siena, San Giminiano e Pienza, Piazza Duomo a Pisa, la Val d’Orcia e, recentissimo, le Ville Medicee), oltre trecento aree archeologiche, città e borghi che hanno fatto da culla all’arte europea, conservata in circa seicento musei e in migliaia di altri siti come i 160 tra giardini storici visitabili e ville dall’atmosfera suggestiva o i 78 borghi storici di cui ben 32 – numero record in Italia – detentori della bandiera arancione, prestigioso riconoscimento che il Touring assegna alle realtà che si distinguono per il patrimonio storico e culturale. Non da meno anche l’aspetto naturalistico della regione, con le sue 211 fra aree protette, oasi naturali e riserve, per un totale di oltre 210 mila ettari (quasi il dieci per cento dell’intera regione). Un patrimonio simile si traduce, per la meeting industry, in risorse pressoché

Vanta quasi quattrocento strutture congressuali la Toscana, novanta delle quali a Firenze. ln basso a sinistra, Firenze; a destra, la variegata offerta verde della regione. In alto a sinistra, il Duomo di Prato; a destra uno dei 63 festival del ricco calendario toscano

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rentina sono un must del territorio –. Ma scegliere la Toscana come sede di un evento significa anche poter offrire ai partecipanti l’opportunità di essere tra gli spettatori privilegiati di un ricco calendario di appuntamenti di qualità. Infatti, sono ben 63 i festival che vi si svolgono ogni anno: otto musicali (jazz, blues, musica sacra, musica folcloristica, musica classica, e così via); 12 rassegne di teatro; sette festival di danza; 36 manifestazioni di arte e spettacolo di vario genere con programmi che spaziano dalla musica al teatro, al cabaret. Senza dimenticare le grandi rassegne organizzate da città e comuni per animare le diverse stagioni, estate in primis.

Città d’arte, località termali, resort marini, borghi isolati nella natura: la proposta Mice toscana ha le mille atmosfere del suo territorio. Sopra Montecatini. Sotto a sinistra, Siena; a destra, Lucca

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infinite per l’organizzazione di avvincenti attività di team building, di post congress dal carattere culturale, mondano o naturalistico, di escursioni indimenticabili e di incentive sulle rotte dell’enogastronomia locale. Un paio di suggerimenti? Tra le possibilità post-congress offerte dalla regione, per la meeting industry alla ricerca del relax esclusivo, non si può non menzionare i 39 stabilimenti termali distribuiti su tutto il territorio, le meravigliose spiagge del litorale tirrenico, i diversi campi da golf o le infinite opportunità di shopping in negozi dove il gusto per il bello ha saputo tradursi in produzioni di qualità e originalità famose in tutto il mondo. Il tutto lasciandosi inebriare dai profumi e dai sapori della tavola toscana, dove tradizione e cultura enogastronomica si esprimono ai massimi livelli, con eccellenze a livello internazionale – una degustazione a base di Brunello di Montalcino, Chianti o Morellino, accompagnati dai salumi locali o, meglio ancora, da una gustosissima fio-

UNA TERRA COLLEGATA CON IL MONDO Un ultimo elemento, accanto alla ricchezza del territorio e all’efficienza della meeting industry locale, decreta la scelta di una destinazione per un evento: la facilità di accesso. E anche da questo punto di vista, la Toscana gode di una posizione assolutamente privilegiata e baricentrica, nel cuore della penisola italiana, tra il Mediterraneo e i rilievi appenninici, al centro dell’Italia e sugli assi principali dello sviluppo europeo. E, oltre alla collocazione strategica, anche la presenza di infrastrutture di alto livello è sicuramente un fattore vincente. Merita la pena ricordare, infatti, che la Toscana è percorsa dalle principali autostrade italiane che collegano non solamente il Nord al Sud, ma anche il Belpaese alle nazioni confinati quali Francia, Svizzera, Austria, così come è attraversata dalla linea ferroviaria dell’alta velocità – che collega Firenze a Roma e Milano in meno di due ore – e dispone di due scali aeroportuali internazionali, l’aeroporto Galileo Galilei di Pisa e l’Amerigo Vespucci di Firenze, che collegano la regione con il resto del mondo.


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Peruzzini: «Fare rete per fare business» Numeri importanti per il comparto congressuale Toscano, con eccellenze di primo piano a livello internazionale. Ci illustra i dati Alberto Peruzzini ualità, ricettività, cultura, diversificazione ambientale e geografica. Sono Q tutti numeri che la Toscana possiede per diventare una meta ambita per meeting e congressi ai più alti livelli. È fondamentale però stabilire un approccio programmatico, destinato a conferire valore aggiunto e plus competitivi all’offerta Mice della regione. Ovvero? Lo abbiamo chiesto ad Alberto Peruzzini, dirigente del Servizio Turismo di Toscana Promozione, colui che ha il difficile compito di mettere a sistema il progetto. «Partiamo da un presupposto – spiega Peruzzini –, fondamentale per inquadrare l’ambiente in cui dobbiamo operare: il nostro primo obiettivo è quello di creare una rete e stabilire delle connessioni fra i vari player congressuali del territorio toscano, affinché il dialogo e la cooperazione fungano da moltiplicatori dei valo-

ri in campo. Del resto, la Regione Toscana riconosce e sente l’esigenza di rafforzare il segmento Mice per una ragione estremamente semplice: è un comparto che per la nostra offerta vale già moltissimo, ben 354 milioni di euro nonostante la congiuntura mondiale negativa. La metà di questa cifra (il 52 per cento per l’esattezza), ricade direttamente nell’area del polo di Firenze, l’altra metà sul resto del territorio toscano. E il polo fiorentino, sia detto per inciso, conta novanta strutture congressuali, su un totale di quasi quattrocento in tutta la Toscana. È evidente, pertanto, che è Firenze a fare la parte del leone, potendo ovviamente contare su un insieme di servizi che garantiscono una notevole attrattiva. Senza nulla togliere agli altri: performance positive, per esempio, sono state registrate in Versilia e a Montecatini. Il che non significa

Alberto Peruzzini, dirigente del Servizio Turismo di Toscana Promozione. In alto, il raccolto borgo di San Miniato

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progetto di offerta coordinata per il Mice regionale, per il quale verranno stanziate delle risorse finanziarie importanti».

che altrove si abbiano dati negativi, anzi: laddove vi è stato un calo, è stato comunque un calo minore rispetto alla media nazionale. In sintesi, insomma, il Mice in Toscana rappresenta ricavi importanti, una ricchezza per tutto il territorio, valori potenzialmente ancora più rilevanti che dobbiamo trasformare in realtà attivando una rete di sinergie efficiente. Ecco perché nel 2014 la Regione Toscana, attraverso Toscana Promozione, darà vita al Toscana Convention Bureau, ovvero un

Sotto, nel primo grafico, gli operatori del settore divisi per tipologia e provincia. Nelle cartine, la distribuzione territoriale e il numero di spazi per eventi presenti nella regione. A sinistra, le sale delle sedi congressuali. A destra, quelle degli alberghi. In alto, San Giminiano

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Gli operatori del settore in Toscana

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E quali sono i player che state mettendo in sinergia? «La Regione ha l’obiettivo di coinvolgere maggiormente alcune realtà territoriali potenzialmente molto valide, ma che finora non sono riuscite a inserirsi sul mercato in maniera sistemica. Ampie prospettive vi sono a Lucca, Pisa, Livorno, senza dimenticare Siena, Chianciano e Arezzo. È chiaro che in un assetto in cui tanti partner avranno un unico interlocutore, il Toscana Convention Bureau, Firenze continuerà ad avere il suo polo di attrattività, continuando a lavorare, attraverso il suo convention bureau, in maniera coordinata con noi, sempre con l’obiettivo di incentivare la promozione del comparto Mice sul mercato nazionale e internazionale».

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In cosa consisterà questo progetto di offerta coordinata? «Le azioni da intraprendere sono molteplici. Ma la strategia di base è quella di allestire un’offerta competitiva e differenziata, con un range di prodotti ricco di soluzioni adeguate agli standard internazionali più elevati e capaci di spaziare dall’incentive al meeting aziendale, fino al convegno medico oltre che naturalmente contemplare l’aspetto leisure. Una strategia, quindi, volta a intercettare e soddisfare le esigenze di chi fa Mice, sia in Italia sia all’estero. Con un occhio di riguardo per l’estero, tanto che abbiamo in programma investimenti ad hoc sui nuovi mercati in via di sviluppo, sull’Europa e anche sugli Stati Uniti. Un segnale importante, in questa direzione, è il ritorno a Firenze della Btc».

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