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Incentive bizarre – Emanuela Giordano
FLESSIBILI come GIUNCHI
EMANUELA GIORDANO
Founder e creative manager di Quid Italy emanuela.giordano@quiditaly.com Il vocabolario della lingua italiana, alla voce “flessibilità” indica: “relativa facilità ad assumere una configurazione curvilinea o ad angolo.” Considerando che la flessibilità è uno dei requisiti più richiesti nel mondo degli eventi, mi immagino, ironicamente, tutti noi professionisti del settore come facili ad assumere figure curvilinee degne del migliore maestro di yoga. Ironia a parte, ultimamente la parola “flessibilità” è molto inflazionata, per quanto sia un requisito mirabile, e indispensabile nel nostro campo, eppure troppo spesso viene usata per imporre una volontà. Mi spiego meglio: se non accetti le richieste strampalate dell’ultimo minuto; se non ti adegui a pagamenti “alle calende greche”; se non fai orari oltre il previsto senza chiedere un adeguamento del compenso; se includi le spese viaggio/vitto e alloggio nei tuoi costi; se non offri dei benefit al cliente anche se non saresti obbligato; se non sei disponibile h24, ecco allora rischi di sentirti dire che “non sei flessibile”. Insomma, pare che la flessibilità sia richiesta in diversi casi a senso unico, neppure alternato! Quando penso alla flessibilità penso a un tavolo di mediazione, a un punto di incontro tra menti che come giunchi mossi dal vento si “piegano” l’uno verso l’altro in armonia. Certo la mia è una visione molto romantica della cosa, ma se ci togliamo anche la gioia di sognare è finita! Però quando accade – perché a volte la poesia trova spazio anche in una mediazione – quando ci si capisce, quando realmente da entrambe le parti c’è voglia di fare al meglio comprendendo le reali possibilità e percependo l’impegno reciproco per arrivare al successo, ecco quando questo accadde nel nostro lavoro è pura poesia. Vi racconto un breve esempio che ho vissuto di recente: per un team building “city hunt”, con cinquanta persone provenienti da tutto il mondo, il cliente ci ha chiesto, tra i requisiti nostri e dello staff, una “certa flessibilità”. Al momento davanti a questa richiesta sono rimasta stupita, mi sono chiesta con chi mai avessero avuto a che fare prima per esternare questa necessità, e al tempo stesso, mi sono domandata anche: “dov’è la fregatura?”. Arrivati al giorno dell’evento avevo dimenticato la faccenda della “flessibilità”, se non che due ore prima del team building mi chiama il cliente, e mi dice che gli ospiti non sono riusciti a vedere alcuni monumenti della città (Roma) e ci terrebbero tanto… “non possiamo cambiare il percorso?” Immaginate il mio stupore: cambiare un percorso con domande e prove studiate in anticipo e con tutto il materiale pronto. Sono rimasta fulminata, lì mi sono ricordata della richiesta in merito alla flessibilità. I primi attimi non li ho vissuti bene, poi l’arrendevolezza del cliente mi ha commossa, e abbiamo mediato: ho proposto di fare una parte del percorso previsto, deviare a un certo punto saltando una tappa, per riprendere l’attività con l’ultima parte. Flessibile io, flessibili loro, risultato: tutti contenti! E ci siamo divertiti moltissimo! Devo dire che è stata una delle esperienze più belle che ho vissuto: vedere la loro gioia e il loro entusiasmo, mi ha colpita, merito della flessibilità da entrambe le parti. Direi che è stato un team building anche per noi dello staff, che abbiamo affrontato senza timore l’imprevisto, perché la flessibilità a mio avviso è questa. Lì si che mi sono sentita flessibile come un giunco in una bella giornata di sole!