3 minute read
Il Mice e lo shopping aspirazionale Emanuele Nasti
Il Mice e lo shopping aspirazionale
Quante volte pensate di poter entrare nella stessa boutique di lusso, metterla a soqquadro provando vestiti su vestiti, e uscire inventando una scusa futile per non comprare nulla? E se la boutique fosse una Mice agency?
Immaginate di entrare in una boutique di lusso. La commessa, molto qualificata e poliglotta, vestita con cura e con modi gentili, dopo avervi visto misurare la consistenza dei tessuti di ogni capo in esposizione, si avvicinerà con garbo per offrire la propria assistenza. Vi consiglierà, vi guiderà, vi porterà direttamente in camerino tre misure dello stesso modello di vestito perché la prima sarà troppo “aspirazionale” e la seconda sarà una brutta sorpresa post vacanza (ma ufficialmente il problema è il modello che calza poco). Poi ripeterà l’esercizio per i numerosi modelli che avevate apprezzato quando erano indossati dal manichino. Finalmente troverete il vestito che vi calza a pennello. La commessa un po’ per stimolarvi all’acquisto, un po’ per lo sfinimento, vi confermerà che è assolutamente il capo giusto per voi e che sembra fatto su misura. A proposito, non preoccupatevi della taglia: è la maison che utilizza misurazioni strette. Quando la vendita sembrerà cosa fatta, con un filo di imbarazzo nella voce, ma neanche troppo, succederà qualcosa che interromperà irrimediabilmente il flusso della vendita. In genere sarà il prezzo (ma cosa vi aspettavate entrando in una boutique di lusso?); ma le ragioni e le scuse possono essere infinite: il piccolo difetto trovato all’ultimo istante, la maggior cura con cui vi siete visti allo specchio realizzando che in realtà, non è il vostro modello, il colore che vi “sbatte”, il coniuge che attende ormai da un’ora fuori dal negozio con il cane e i bambini e vi sta chiamando ripetutamente sul cellulare. Insomma, sia quel che sia, salutate frettolosamente la povera commessa e ve ne andate senza aver acquistato nulla. La poverina, dopo aver sprecato a lungo tutte le sue energie, rimane con la gruccia in mano e raccoglie i suoi ultimi sforzi per provare a salutarvi con lo stesso garbo con cui vi aveva accolto, consapevole che il suo lavoro non è finito. Dovrà ancora rimettere a posto tutto lo scompiglio che avete creato. Ditemi: per quante volte pensate di poter tornare nello stesso negozio ripetendo daccapo la stessa inutile manfrina, potendovi legittimamente aspettare la stessa accoglienza e la stessa disponibilità da parte della commessa? Ora, immaginate che il negozio sia in realtà una Mice agency e che la commessa sia un/a professionista che non vende vestiti ma eventi con obiettivi specifici e budget molto importanti a cui lavora con il supporto di numerosi team interni ed esterni per costruire esperienze memorabili sostenute da logistiche complesse e perfettamente coordinate fra loro, a prova di imprevisto. Un lavoro molto tecnico che deve passare diverse prove prima di essere acquistato: la competizione delle gare d’appalto, il gradimento del Ceo, la riconferma del budget inizialmente stimato, terremoti, pestilenze e carestie. In questo processo decisionale spesso infinito si disperde gran parte del lavoro iniziale e se si ha la fortuna di ricevere infine una conferma, il lavoro probabilmente si dovrà rifare quasi daccapo. Lo so. In questo momento vi sentite un po’ tutti commesse, vero? Ecco, ora pensate a chi fa il vero lavoro, ovvero le Dmc che devono mettere insieme location, hotel, trasporti, assistenti, service e
EMANUELE NASTI General manager Htms International enasti@htmsinternational.com
catering. Pensate a quanto hanno speso in personale, infrastrutture, sales & marketing per essere considerati fra i possibili fornitori di eventi complessi da clienti che arrivano magari dalla parte opposta del globo e che gli devono affidare la riuscita dell’evento. Pensate alla contrattazione che c’è prima, durante e dopo ogni evento con ogni singolo fornitore in loco. Pensate alle centinaia di preventivi, o per meglio dire “progetti” che vengono sfornati in un anno con percentuali di materializzazione modeste. E dunque, come vedete, si tratta di un circolo vizioso che però potremmo tutti contribuire a migliorare entrando solo nei negozi che ci possiamo permettere, quando ci serve davvero qualcosa da comprare, quando abbiamo il tempo di scegliere e il budget per concludere l’acquisto. E se davvero non avremo trovato ciò che ci serviva, potremo sempre spiegarne nel dettaglio i motivi alla povera “commessa”, scusandoci per il tempo che le abbiamo fatto perdere e ripromettendoci di tornare ad acquistare da lei. Non foss’altro che per premiarne la professionalità.