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Fashion victim
L’Eden in Romagna
a pag. 5
Numeri da differenziata
Relax di... vino
a pag. 7
a pag. 9
Villaggio sopra gli alberi
Sospesi a due funi A
scuola di orti
La settimana
a pag. 3
a pag. 11
a pag. 12
‘verde’ a pag. 15
Case di paglia
a pag. 19
a pag. 23
Evviva la crisi
redazione.biosfera@edititalia.it
La crisi intacca anche il settore bio? Non necessariamente il ricorso a pratiche “green” del vivere quotidiano comporta connotati negativi. Questo numero di Biosfera sembra fatto per dimostrarlo. Ecco allora come diventa più che glamour comprare, anzi barattare, abiti in uno swap party. Pratica sempre più diffusa e divertente come un’altra che sta infla-
zionando il mondo del business, il co-working. Non è ancora abbastanza. Dal lavoro spostiamoci nella vita privata, magari approfittando del comfort di una casa di paglia, costruita ‘se proprio vogliamo esagerare’ all’interno di uno dei quartieri ‘in’ del nuovo villaggio arboricolo. Non credete sia possibile? In Piemonte le case sugli alberi non sono più una novità
e anche nella vicina Pramaggiore, frazione di Portogruaro i provincia di Venezia, i muri “fatti di fieno” sono diventati un simbolo della bioedilizia da far impallidire Nord Europa e Nord America. Lavoro, casa, ma anche tempo libero. Continuate a sfogliare le pagine di questo numero e scoprirete come sia rilassante lasciarsi inebriare dalla vinote-
rapia. Prima magari del nettare rosso approfittiamo degli ultimi scampoli d’estate per seguire i consigli dei nostri inviati con lo zaino. Una bella passeggiata lungo la Via Spluga o in Romagna alla scoperta di quella piccola valle dell’Eden scavata dal torrente Tavollo aiuterà a ritemprare lo spirito in vista dell’autunno. Intanto, buona lettura.
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ISSN 2037-447X
Sabato 24 settembre 2011 anno 2 numero 9
9 -12 Novembre 2011 Rimini Fiera 15a Fiera Internazionale del Recupero di Materia ed Energia e dello Sviluppo Sostenibile www.ecomondo.com
organizzata da:
in contemporanea con:
www.keyenergy.it
www.cooperambiente.it
eco-lifestyle .3
Swap Club il baratto diventa glamour Se le mode cambiano gli abiti si scambiano
La parola baratto solitamente evoca vaghe nozioni scolastiche relative a civiltà arcaiche, premonetarie. I vecchi sussidiari associavano all’argomento disegni semplici di cacciatori e contadini, e la lezione del giorno si poteva ricostruire agilmente osservando le figure: l’omino con la pelliccia tende una lepre all’omino con la zappa, il quale invece gli porge quattro carote e una zucchina. Imparato il baratto. Con l’invenzione della moneta la storia ha intrapreso un percorso più tortuoso e complesso e il baratto per molti secoli è stato dimenticato, fossilizzato nella grafica naif dei libri per bambini. L’eterno ritorno dell’uguale vuole però che, in tempi di crisi, lo scambio sia riuscito a trovare una propria nuova dimensione. Negli ultimi anni in internet sono fiorite innumerevoli comunità dedicate al baratto di oggetti, il cui scopo è promuovere la circolazione di beni ancora utili ma non utilizzati. Esistono però anche community particolari, dove il baratto più che rivolgersi all’utile strizza l’occhio alla categoria del dilettevole. Una di queste è Swap Club Italia, promossa dalla trend set-
ter Tamara Nocco e dal marito Rodolfo Dué. L’attenzione di questo gruppo, a cui ci si può iscrivere gratuitamente, è infatti concentrata su prodotti commerciali che ben poco hanno a spartire con lepri, carote, e verdure varie. Chi vi partecipa scambia (swap significa scambio in inglese) capi di abbigliamento, bigiotteria, sandali e accessori glamour, per rinnovare il guardaroba senza intaccare il portafoglio. L’accordo tra fashion victim avviene on line, per la spedizione o la consegna ci si organizza a seconda delle esigenze. Essendo spesso difficile immaginare sul proprio corpo un abito visto solo in fotografia, dal sito vengono proposti periodicamente degli swap party, ovvero degli appuntamenti per barattare personalmente i propri capi, magari sorseggiando un aperitivo tra una chiacchiera sulle nuove tendenze e un outfit improvvisato. «Biosfera» ha intervistato Rodolfo Dué, per capire meglio la filosofia e la gestione di questi eventi particolari. Da dove nascono gli swap party? R.D.: In tutte le case esiste almeno un cassetto zeppo di acquisti azzardati, magari dettati dall’impulso dei saldi, taglie troppo larghe o troppo strette, regali sbagliati. Il baratto
informale di vestiti non è mai scomparso, ha sempre trovato spazio tra familiari e cerchie ristrette di amiche. L’idea di ampliare la rete di scambio attraverso degli eventi pubblici però è recente e arriva dall’America. In Italia è stata importata inizialmente dallo Swap Club, e ora esistono già diverse reti simili alla nostra. Noi abbiamo iniziato a proporre lo swap nel 2007, affiancandolo alla normale attività della boutique che Tamara gestiva in centro a Bologna. L’iniziativa ebbe da subito un discreto successo, ma lo spazio era piccolo e non ci permetteva di crescere. Da qui è nata l’idea di creare la community on line, che comprende attualmente 3.200 utenti attive. Negli ultimi anni gli swap party hanno accompagnato avvenimenti molto importanti, come nel 2010 la settimana della moda a Milano. Swap Club Italia ha inoltre partecipato all’ultima fiera di consumo consapevole organizzata da Altraqualità, “Fa la cosa giusta”. Qual’é stato l’approccio del grande pubblico?
R.D.: Esiste un forte spartiacque culturale. Di fronte alla nostra proposta tante persone sono entusiaste, contentissime di partecipare, altre invece non ne vogliono sapere di indossare cose usate. I preconcetti sono molto diffusi e poi si teme il giudizio della gente, come se l’abito usato comportasse dichiarare al mondo di non riuscire a permettersi qualcosa di nuovo. Il mondo della moda cambia velocemente, si basa solitamente su principi consumistici molto spinti. Negli ultimi anni oltre al ricambio semestrale delle collezioni si è aggiunto quello delle precollection. Quali criteri segue il giudizio qualitativo dei capi da barattare? R.D.: Lo Swap Club non è il classico mercatino delle pulci, considera solo capi di buona qualità. La scarsa qualità dei tessuti venduti svuota l’armadio velocemente come lo si è riempito. La moda che noi proponiamo di scambiare è costosa, ma la nostra convinzione è che un solo abito di buona fattura sia migliore di dieci abiti destinati alla spazzatura dopo due lavaggi.
Camelot Officine Cooperative è una cooperativa sociale mista (A e B) che opera per realizzare un modello di società orientato alla coesione sociale e alla riduzione delle discriminazioni. La cooperativa fornisce servizi e crea occasioni di lavoro per rispondere a bisogni occupazionali e sociali in una logica di promozione e crescita dell’autonomia della persona. L’attività di progettazione, integrazione, sviluppo e gestione dei servizi offerti è svolta in modo innovativo con attenzione alle necessità sociali emergenti.
PROGETTI IN EVIDENZA
via Camilla Ravera, 17 (zona Foro Boario) a Ferrara
Parco urbano G.Bassani Ferrara
www.camelotcafe.org
“La Casa dei Piccoli” è un servizio educativo all’avanguardia assimilabile al nido, un bellissimo spazio dedicato a bambini e bambine da 1 a 3 anni. Dal lunedì al venerdì, dalle 7.30 alle 14.00, in un’atmosfera familiare, un’educatrice esperta in attività per la prima infanzia accoglie i piccoli, seguendoli nel loro percorso di crescita. Presso “La Casa dei Piccoli” vengono organizzate attività specifiche di gioco, laboratorio, narrazioni, uscite e percorsi senso - motori, alternati alle abituali attività di cura della giornata. Al pomeriggio “La Casa dei Piccoli” è: Ludoteca con giochi, laboratori a tema narrazioni; Feste a tema; Servizio di baby sitting in orario serale e nel fine settimana. “La Casa dei Piccoli” è un servizio educativo flessibile, che ti permette di conciliare il lavoro con la cura della tua famiglia. Camelot cafè è uno spazio nuovo e originale per la città che non si limita ad un semplice servizio di ristoro, ma si accompagna all'idea di una vera e propria riqualificazione dell'area verde limitrofa, nel rispetto dell’ambiente e delle sue risorse, predisponendo una serie di servizi disponibili per tutti gli utenti. La cooperativa Camelot - officine cooperative si è impegnata nell’abbattimento delle barriere architettoniche per rendere l’intera zona, già raggiungibile attraverso la pista ciclabile, fruibile ed accessibile al maggior numero di persone. Camelot cafè e’ un punto d’incontro, un luogo che fa stare bene, dove tra gazebo e tavoli in legno poter gustare un caffè, rinfrescarsi con bibite, frullati, gelati e granite, mangiare un buon boccone o potersi rilassare con un aperitivo, comodamente seduti all´aperto, immersi nell’oasi verde del Parco urbano G. Bassani. Camelot cafè è anche crocevia di attività sociali, culturali e ambientali che vogliono trasmettere l'idea che la qualità della vita passa anche attraverso la creazione di luoghi liberi e condivisibili. Camelot cafè è gestito dalla Cooperativa Sociale Camelot officine cooperative, che attraverso un progetto di inserimento lavorativo di giovani con lieve disabilità, affiancati da professionisti ed educatori, mette a vostra disposizione un fantastico staff che vi accoglierà con un sorriso in ogni momento della giornata….
Per maggiori informazioni sui progetti e su tutte le attività della cooperativa sociale Camelot - Officine Cooperative: via Fortezza 15 - 44121 Ferrara tel. 0532 202945 fax 0532 208992 www.coopcamelot.org info@coopcamelot.org
biodiversità .5
Un angolo di paradiso tra Romagna e Marche Tra i sentieri segreti del Parco naturale del monte san Bartolo In pochi sanno che, giusto al confine tra Romagna e Marche, esiste uno scorcio di paradiso. Per trovare questa piccola valle dell’Eden basta seguire il torrente Tavollo, che segna il confine tra le due regioni, ma anche, per chi proviene da nord, l’inizio del Parco naturale del monte san Bartolo, che si estende verso sud – ormai nella provincia di Pesare Urbino – per una ventina di chilometri, fino al fiume Foglia. Costituito nel 1994 ma operativo tre anni dopo, il Parco si distende per circa 1600 ettari nei comuni di Pesaro e Gabicce Mare. Quest’area presenta due ambienti distinti: un tratto di costa alta a falesia viva, rara in tutto l’Adriatico, e un versante interno costituito da un paesaggio rurale che degrada dolcemente verso la statale adriatica. La falesia emerge dalle basse spiagge marchigiane come un susseguirsi ondulato di speroni e valli, interval-
lata da pareti a strapiombo. L’altezza delle cime è modesta (non arriva a 200 metri), e ciò permette un’ampia visione sulla costa e sull’Adriatico: si tratta di un paesaggio diverso rispetto a quello sabbioso tipico di Romagna e Marche. Questo ambiente mostra anche aspetti geologici d’interesse, con pesci fossili e rari cristalli di gesso; alla base del colle corre una sottile spiaggia di ghiaia e ciottoli, formata dalla demolizione e dal franamento delle pareti sovrastanti. L’entroterra, invece, fino agli anni Cinquanta era attivamente coltivato anche in luoghi oggi impensabili, ai limiti del mare, per via della storica “fame” di terra del popolamento pesarese nonché della dolcezza dei declivi; oggi si alternano campi abbandonati rinaturalizzati e filari d’alberi e siepi. Per questi motivi, la presenza di grandi mammiferi era limitata fino a prima degli anni ’90, quando il capriolo, in espansione naturale in tutta la provincia, arrivò anche nel Parco, trovandolo idoneo proprio per il mosaico di coltivi e boschetti.
Tra gli altri mammiferi presenti si possono citare la volpe, che frequenta anche le spiagge per nutrirsi degli organismi marini spiaggiati, il tasso, l’istrice, la donnola, la lepre ed il ghiro, ma l’area protetta è importante per la presenza, e soprattutto la migrazione, di numerose specie d’uccelli, tra cui il falco pellegrino che, dopo decenni d’assenza, è tornato a popolare stabilmente la falesia. Notevole è anche lo svernamento degli uccelli marini costieri (smergo maggiore, cormorano, svasso maggiore, svasso piccolo e, negli inverni più freddi, l’edredone), oltre a quello di numerose specie di gabbiani, tra cui esemplari di zafferano, gavina, gabbiano corallino, gabbiano comune e gabbiano reale. Alla foce del Foglia e a Baia Flaminia svernano pure l’airone cenerino, la garzetta e talvolta i cigni reali. Il gufo comune, la civetta e
l’assiolo nidificano abitualmente qui, così come il barbagianni, che approfitta del costante degrado delle case coloniche abbandonate per insediarvisi. Il territorio del Parco vede infine la migrazione di passeriformi, gru, cicogne bianche e nere. Sono in pochi a conoscere l’esistenza di sentieri – quasi segreti - che permettono di raggiungere scorci e nicchie: la scelta di aprire percorsi non è stata semplice. Il Parco ha l’esigenza di tutelare i territori fragili e di lavorare per individuare e rendere praticabile il fitto reticolo di sentieri storici, ma non è sempre facile recuperare dalla cartografia ciò che è andato perduto o sottratto per usi impropri. I percorsi attrezzati ora sono cinque, ma l’Ente Parco sta lavorando per predisporne altri. Per chi volesse addentrarsi in questo angolo verde quasi incontaminato: www.parcosanbartolo.it
Croce Rossa Italiana
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Differenziata Ravenna la più virtuosa La città romagnola batte le vicine con il 56% seguono Rimini al 52,8 e Ferrara al 49 Quali dimensioni ha assunto nel 2010 la raccolta differenziata e, fatto ancor più importante, l’effettivo recupero dei rifiuti? Una risposta può essere trovata nel Bilancio di sostenibilità pubblicato la primavera scorsa dal gruppo Hera, la multiutility che gestisce tale servizio, nelle province di Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini. Innanzitutto, va ricordato che i rifiuti maggiormente raccolti con il sistema differenziato sono la carta e il cartone, il vetro, le lattine, la plastica e l’organico verde, nonché i rifiuti ingombranti. I due possibili sistemi di raccolta sono quello stradale, ossia il conferimento in cassonetti, campane e
bidoni, e quello domiciliare. A proposito di contenitori stradali, il gruppo ha reso noto che l’anno scorso il loro numero è aumentato rispetto al 2009, anno in cui già si era registrato un aumento: sono in pratica passati da 130.897 a 147.604 e quindi a 160.545. Tale crescita si è riflessa ovviamente anche in quella della volumetria totale, che è cresciuta da 162.548 a 181.941 mq e infine a 194.491. I cittadini possono inoltre portare nei Centri di raccolta differenziata (meglio noti come S ta z i o n i ecolog i c h e attrezzate) alcune altre tipologie di rifiuti: quelli da apparecchiature elettriche ed elettroniche; gli oli minerali e alimentari; le pile e gli accumulatori; i farmaci; altri rifiuti pericolosi. Esiste anche la raccolta multima-
teriale, la cui volumetria è però scesa, negli ultimi tre anni, del 4%. Considerando invece la percentuale di differenziata sul totale dei rifiuti raccolti, la struttura operativa territoriale più virtuosa è quella di Ravenna, con il 56%, cui segue ad una certa distanza quella di Rimini con il 52,8. Più bassa ancora la percentuale nella Sot di Ferrara, 49%, da cui di poco si distanzia il dato di Forlì-Cesena, 48,8. Va ricordato che queste cifre comprendono anche i rifiuti provenienti dallo spezzamento dalle strade, quelli raccolti da terzi o direttamente dai Comuni e quelli conferiti dal produttore (questi ultimi incidono per un 13% sul totale della differenziata). Sono invece esclusi i rifiuti provenienti da arenile. L’azienda ha reso noto anche l’apporto di ogni tipologia di rifiuto alla raccolta differenziata, ma il dato non è suddiviso per Sot e dunque riguarda tutto il territorio in cui opera il gruppo, ossia anche le Strutture operative di Bologna, Imola-Faenza e Modena, nonché Marche multiservizi. In ogni caso, l’apporto principale lo danno la
carta e gli scarti verdi (entrambi per il 21%), seguiti dai rifiuti organici (12%), quindi dal vetro (8%) e dai contenitori in plastica (6%). Tuttavia, spesso non si ricorda che la raccolta differenziata dovrebbe essere soltanto una delle prime tappe di un processo più lungo, il cui risultato è la trasformazione dei rifiuti in “materia prima seconda”, ossia sostitutiva della materia prima di origine naturale. Nel 2010, Hera ha pubblicato per la prima volta una rendicontazione sulla destinazione di questo materiale, individuando i 43 impianti di prima destinazione dei rifiuti raccolti e quelli che utilizzano ciò che proviene dalla raccolta. Dunque, nel 2009 la percentuale effettivamente recuperata è stata in media del 91,1%, un dato all’interno del quale si possono osservare alcune differenze. È infatti omogenea la percentuale di recupero dei rifiuti verdi (94,2%), dei metalli (94%), del vetro (93,5%) e della carta (90, 5%), mentre è inferiore la quantità di plastica raccolta che viene recuperata, pari a circa i tre quarti (76,4%).
benessere .9
Relax e bellezza con la vino terapia Alla scoperta del nettare rosso all’insegna della biodinamicità Da alcuni anni il vino non si limita a regalare il suo piacere di bevanda di accompagnamento ai piatti tipici di ogni latitudine, di squisito nettare da assaporare singolarmente in aperitivo o in meditazione post pranzo. Recentemente si è scoperta la biodinamicità dei vini, anche se sarebbe più corretto parlare di riscoperta, visto che trae origine da studi ed esperimenti condotti in Francia già negli anni Venti. Il vino biodinamico è diverso da quello così detto naturale o semplicemente biologico. Si tratta di una tecnica che miscela pratiche biologiche incentrate sul legame con la terra, in particolare con l’attenzione spasmodica alla ricostituzione della fertilità del terreno, con conoscenze astrali. Lungo tutto il processo di lavorazione, dalla vigna alla cantina, viene infatti seguito scrupolosamente il calendario lunare e la posizione dei corpi celesti, come spiegato da appositi manuali. Il risultato ottenuto è generalmente un prodotto dal colore intenso e da eccellenti proprietà organolettiche, in grado di soddisfare ampiamente il palato, ma anche di donare benefi-
ci all’organismo. Questa tecnica sta prendendo piede velocemente anche in Italia, contando numerosi nuovi produttori specie in Romagna. Se per molti è una semplice moda, per altri, diremo i più, viene considerato un metodo in grado di durare nel tempo, con l’obiettivo di elevare la qualità del prodotto ai massimi livelli. Ma l’evoluzione del vino non si ferma qui. Esiste infatti la vinoterapia, un processo che consente di tuffarsi - in tutti i sensi - nella magia del nettare d’uva che in questo caso viene assaporato, respirato e utilizzato per un bagno dove immergere tutto il corpo. Anche stavolta maestri sono i Francesi, più precisamente alcuni produttori della zona del Bordeaux. In Italia, è il Chianti senese il luogo in cui si è iniziato a sperimentata la vinoterapia, fino a diventare ad oggi un vero must per chi vuole coniugare i benefici del wellness con quelli del turismo enogastronomico e dello slow-food. Primi a lanciare questa tendenza, i titolari del Castellare de Noveschi, a San Sano, un resort immerso tra le colline cosparse di ulivi e vigneti, ricavato all’interno di un fortilizio militare del milleduecento. All’interno di un’enorme botte plurisecolare è possibile vivere l’esperienza del bagno nel vino, consigliata soprattutto per le coppie in cerca di un tocco di originale romanticismo.
La vasca in vetroresina, dai riflessi bordeaux, è appositamente studiata per garantire il massimo del confort. Degustando un ottimo calice di chianti classico, avvolti dalla musica d’ambiente e dalla calda atmosfera delle candele sapientemente disposte sui ripiani della cantina, ci si rilassa con l’idromassaggio nell’acqua tiepida arricchita da sali ed essenze specifiche estratte dal vino. Nel frattempo l’aria si riempie dei sentori d i mora, fragola, viola e arancio, regalan- d o anche un ulteriore piacere olfattivo. Ma il relax psicofisico non è il solo risultato che s i
ottiene con il ‘bagno nel vino’. La vinoterapia, secondo gli studi condotti dai ricercatori, fornisce un importante aiuto contro gli effetti del tem- po e l’invecchiamento cellulare. I principi attivi contenuti negli acini e nei vinaccioli (i semi contenuti al loro interno ndr) sono infatti ricchi di calcio, fosforo, flavonoidi, che svolgono un’azione idratante e antiossidante. Non vanno poi dimenticati gli effetti di queste sostanze per contrastare gli inestetismi della pelle, la cellulite e la pesantezza delle gambe. Un mix benefico quindi. Ma un trattamento di questo tipo, specie se accompagnato da una vacanza campestre, è soprattutto un ottimo rimedio per lasciare a casa lo stress e avere come effetto finale una sensazione di leggerezza e tonicità. di Leonardo Rosa
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Il villaggio sopra gli alberi Nei boschi piemontesi alla scoperta del primo villaggio arboricolo italiano C’è chi la sceglie per un piccolo weekend romantico e chi, invece, per tutta la vita: la casa sull’albero, simbolo che riporta i nostri sogni ad un infanzia spensierata, si è trasformata in qualche angolo della nostra penisola in un vero e proprio stile di vita. Mentre i bad & breakfast sorti nelle varie parti d’Italia registrano il tutto esaurito per le coppie che vogliono regalarsi questo tipo di esperienza, l’idea del villaggio ‘arboricolo’ è ancora timida in terra mediterranea, anzi timidissima, contando che l’unica comunità italiana che può vantare di vivere sugli alberi è quella piemontese che sorge fra i boschi dei Monti Pelati.
Il villaggio, nato nel 2002, è infatti l’unico ‘villaggio arboricolo’ presente in Italia e conta solo una dozzina di abitanti ed una bambina, nata in mezzo al bosco a sette metri dal suolo il 31 dicembre 2005. Le case, realizzate con le più innovative tecniche di bioedilizia, sono perfettamente integrate nella natura, costruite utilizzando soprattutto materiali del bosco o riciclati. Tutte le abitazioni sorgono ad un’altezza di 6/7 metri, su castagni e sono supportate da grosse travi di legno stile palafitta. Gli abitanti per muoversi da una casa all’altra non usano liane, ma ponti e passerelle di legno sospese che collegano ogni abitazione e permettono di non scendere mai a terra. Ma chi si aspetta di trovarsi di fronte a uomini ‘primitivi’ o ‘figli dei fiori’, che vogliono fuggire dalla società per rifugiarsi in un mondo privo di
ogni innovazione tecnologica, si sbaglia di grosso: i nostri ‘arboricoli’ sono in realtà manager, farmacisti, ricercatori, infermieri e orafi, che in alcuni casi hanno costruito il proprio laboratorio o ufficio a sette metri di altezza, per avere una vista mozzafiato dalla finestra, a “tu per tu” con alberi di castagno. Questi intraprendenti cittadini infatti non si fanno però mancare nulla e riescono ad abbinare il loro amore per la natura e la tranquillità con comodità e tecnologia: così, entrando in una delle ‘fiabesche’ case sull’albero, non ci si deve stupire di trovare cucine, elettricità, telefono, internet, bagni e docce, il tutto ovviamente sempre nel rispetto dell’ambiente e senza sprechi. Gli abitanti del villaggio inoltre si occupano di tener pulito e curato il bosco e producono anche dei particolari apparecchi elettronici per tra-
sformare i segnali vitali delle piante e degli alberi in musica. Per costruire le loro case sono state necessarie carrucole, corde, buone braccia e soprattutto tanta volontà. Per tutto il resto ha contribuito il bosco, che ha fornito legname, e la moderna tecnologia, che ha permesso agli abitanti del villaggio di non morire di freddo grazie a materiali per coibentare le pareti delle case. Certo, le difficoltà non mancano e la ‘vita arboricola’ comporta grande spirito di adattamento e qualche sacrificio, come per esempio raggiungere il bosco con le macchine, trasportare la spesa o affrontare giornate di pioggia, vento, neve o ghiaccio, ma l’esperienza di una vita sugli alberi, a contatto con la natura pura e semplice, sembra ripagare i pochi coraggiosi che la scelgono come stile di vita, tenendoli lontani dal traffico, dallo smog e dalla freneticità quotidiana cittadina.
il viaggio 12.
La Via Spluga da Thusis Seconda parte della nuova avventura di un viaggiatore ... a piedi Rifornimento d’acqua per le borracce, cinghie strette al punto giusto, mappe appena consultate: siamo pronti per lasciare le nostre prime orme sulla Via Spluga. Il punto di partenza si trova vicino alla stazione delle corriere. Alcuni cartelli forniscono indicazioni sul sentiero, accanto a noi una coppia di turiste tedesche che si apprestano a compiere il nostro stesso itinerario. Dal centro di Thiusis ai primi boschi il passo è breve. Come ogni primo giorno di marcia è necessario calarsi nello status di cam-
minatore: il fisico deve abituarsi a uno sforzo limitato ma continuativo per diverse ore, a sera l’acido lattico si farà sentire. Il tracciato tutto sommato tranquillo e le chiacchiere sulle reciproche vicissitudini da trentenni, fanno scorrere lievi i primi chilometri di sentiero. Nei pressi di Sils una breve deviazione per visitare esternamente quel che resta di un castello medievale. Il fortilizio, immerso nelle praterie, ricorda più uno scorcio di Scozia che uno scampolo alpino. Tempo pochi minuti per un sorso d’acqua e il cammino procede. “Guardate che meraviglia”: Ciccio indirizza il suo bastone dritto avanti a sé. Il bosco si dirada, cinquanta metri più in là si apre un dirupo, il sentiero si incanala verso il ponte della Traversina. Rimaniamo a bocca aperta: il ponte, opera dell’in-
gegner Conzett, è una struttura oscillante, costruita su un’intelaiatura di cavi d’acciaio su cui poggiano le assi di legno. Si erge a circa 70 metri dal suolo ed è il solo mezzo per superare la vallata sottostante. Cesare esterna un certo disagio “io non soffro di vertigini, ragazzi, ma queste cose rischiano di paralizzarmi un po’”. Gli fanno eco le nostre battute sarcastiche tese a incoraggiare, non certo a schernire, il nostro amico che decide per questo di sfatare la paura, affrontando per primo il “mostro” artificiale. Io lo seguo a ruota. I primi passi, in discreta pendenza, permettono di saggiare la struttura, leggermente ondeggiante, ma molto robusta. Alla fine i 56 metri di lunghezza sono superati da tutti senza alcun problema. Ci prendiamo il tempo di rimirare e
fare qualche foto a questo prodigio architettonico che si staglia alla perfezione con il paesaggio naturale della vallata. Ma le sorprese non sono finite. Dopo pochi chilometri un parcheggio per pullman e la presenza di molte macchine nei pressi della strada asfaltata segnano l’approssimarsi di un punto di richiamo turistico. A separarci dall’accesso alla famosa gola della Viamala un recinto e una casupola in legno dove campeggia la scritta ‘ticket office’. Anche gli spettacoli naturali, alle volte, costituiscono un business. Biglietto alla mano, ci rendiamo conto in fretta che per riuscire ad ammirare da vicino le impetuose acque del torrente Rhein sono state necessarie opere imponenti e una costante manutenzione del sentiero
il viaggio
BANCARELLE BIO IN REGIONE
...a Chiavenna creato per raggiungerlo. Scendiamo i circa mille gradini ricavati nel granito, frammezzati da tunnel e terrazze panoramiche. Alla fine lo spettacolo ripaga abbondantemente di tutto: la luce che filtra, lottando tra le cime frastagliate, si riflette sul fondale del torrente, donando all’acqua incredibili tonalità che oscillano dal verde al blu cobalto. Sopra di noi, quasi a sfiorarsi, le altissime pareti di roccia separate nei secoli dal torrente, come un filo che nelle sapienti mani di un artigiano ha tagliato con pazienza due blocchi di materiale coriaceo. A completare il quadro, gli archi di pietra, frutto dell’erosione di vento e acqua, posti nei punti più impervi, a disegnare una scenografia naturale superiore a qualsiasi fantasia. Appagati appieno dallo spettacolo ne ripaghia-
mo parzialmente lo scotto affrontando la lunga scalinata per recuperare i 300 metri di dislivello e riprendere il cammino. Ma è anche il momento di mettere qualcosa sotto i denti. Solo Ciccio mantiene fede alle sue abitudini di saltare il pranzo, sostenendo che durante lo sforzo fisico sia meglio non mangiare. Un’ora di ozio e si riprende la marcia. Allo sbucare di ogni classico ponticello in prossimità di piccoli torrenti, parte inesorabilmente una frecciata all’indirizzo di Cesare. Ciccio è il più pungente. “Dobbiamo prenderti la mano per affrontare questo rischiosissimo passaggio nel vuoto o pensi di farcela da solo?”. Una cosa è certa: la goliardia sarà sempre nostra compagna di viaggio. Leonardo Rosa
In tutta la regione si contano 43 mercati che propongono prodotti bio. Quelli censiti, almeno, perché iniziative di questo tipo si moltiplicano rapidamente e rendono difficile il monitoraggio. Vediamo dove sono presenti le bancarelle bio in Emilia Romagna che aprono a cadenza settimanale o periodica.
PROVINCIA DI PIACENZA
MERCATO DELL’ARTIGIANATO DEI COLORI E DEI SAPORI, Piazza Duomo Piacenza, venerdì MERCATO DELL’ARTIGIANATO DEI COLORI E DEI SAPORI, Piazza Cavalli Piacenza, lunedì PIAZZA CASALI Piacenza, dal lunedì al sabato CURIOSANDO SOTTO IL CASTELLO CASTELL’ARQUATO, Piazza del Municipio, seconda domenica di ogni mese da marzo a dicembre (ore 9-19) MERCATO MENSILE DEL BIOLOGICO E DELLE COSE USATE – FIDENZA, primo sabato di ogni mese
PROVINCIA DI PARMA
LA CORTE - DALLA TERRA ALLA TAVOLA, Via Imbriani Parma, sabato (8.30-13) ROCCA E NATURA – FONTANELLATO, Centro storico, quarta domenica di ogni mese (9-18) MERCATO TRAVERSETOLO – TRAVERSETOLO, Via San Martino, domenica mattina
PROVINCIA DI REGGIO EMILIA
MERCATO DEL CONTADINO, Piazza Fontanesi Reggio Emilia, sabato mattina (8-13) MERCATO DI PIAZZA PICCOLA – Piazza San Prospero Reggio Emilia, da lunedì a sabato
PROVINCIA DI MODENA
BIOPOMPOSA – Piazza Pomposa Modena, martedì e sabato (8.30-13) MERCATO CONTADINO – Parco Ferrari Modena, venerdì (14-18) MERCATO DEL CONTADINO – SASSUOLO, via Po’ Località Braida, 2°e 4°sabato (8-13) MERCATO DI CARPI - Parco Giovanni Paolo II, giovedì e sabato (8-13) BIOSPILLA – SPILAMBERTO, Torrione Medievale, venerdì (7-13.30) VIGNOL, via Cavova 4, venerdì pomeriggio e sabato mattina
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PROVINCIA DI BOLOGNA
Via Udine Bologna, presso il cortile della Scuola di Pace, venerdì (17.30-20.30) VAG61 - Via Paolo Fabbri 110 Bologna, martedi (18-21) MERCATO DELLA TERRA – Via Azzo Gardino Bologna, sabato (9-14) XM24 – Via Fioravanti 24 Bologna, giovedì (17.30-21) BIO MARCHÈ BUDRIO- BUDRIO Piazza Antonio da Budrio, lunedì (17.30-20.30) MERCATO DI VERGATO – VERGATO Piazza della Pace, sabato e domenica MERCATO DELLE COSE BUONE - SAVIGNO Piazza centrale, seconda domenica del mese MERCOLBIO – IMOLA via Serraglio presso Centro Sociale La Stalla, mercoledì (17-20)
PROVINCIA DI FERRARA
DOMENICHE BIO FERRARA – Piazza Castello Ferrara, seconda domenica del mese (919) SAPORI MATILDEI - BONDENO Piazza Garibaldi, sabato (8-13)
PROVINCIA DI RAVENNA
MARTEDÌ GRAS – CSA Spartaco Via Chiavica Romea 88 Ravenna, martedì (18-20) BIOMARCHÈ LUGO - LUGO Logge del Pavaglione, venerdì (17-20) BIOMARCHÈ FAENZA - FAENZA Parco Vespignani, lunedì (18-22)
PROVINCIA DI FORLÌ-CESENA
MERCATO DI FORLÌ – Mercato Forlì, lunedì e venerdì (7-13) MERCATO DI CESENATICO - CESENATICO (FC) - Piazza Conserve, mercoledì e sabato (7-13) LE CRETE DI MONTENOVO - SAN MAURO PASCOLI Via Renato Serra 17, martedì, venerdi e sabato (9.30-12.45) MONTIANO - Via Provinciale Sogliano 2117, martedì e venerdì (15-20) RONCOFREDDO - Via Comandini 38, venerdì-domenica (8-12 e 14-21)
PROVINCIA DI RIMINI
RIMINI – Via della Torretta 5, giorni feriali (15-19)
Volontariato
Anno europeo del volontariato 2011
PER MAGGIORI INFORMAZIONI Chiama Agire Sociale al numero 0532 205688 Oppure scrivi a segreteria@csvferrara.it Associazioni coinvolte: Dammi la mano, Centro Donna Giustizia, Comitato Albanuova, Servizio Accoglienza alla Vita di Ferrara, La Casa di Federica, Viale K, Anche Loro. Con il supporto di: Agire Sociale – Centro Servizi per il Volontariato – Ferrara, all’interno del “Progetto Povertà”
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agricoltura biologica .15
Alla scuola ‘Zappata’... si zappa l’orto L’orto in classe: i ragazzi delle medie coltivano biologico Un fazzoletto di terreno coltivato in modo biologico che rende cipolle, vari tipi di insalata, pomodori, zucche, carote ed erbe aromatiche: non siamo in una tranquilla casa di campagna, ma nel giardino di una scuola media e più precisamente in quello della scuola media “Zappata” (nomen omen in questo caso!) di Comacchio (FE). É stato intitolato ‘Bio Orto’ ed è il nuovo progetto che permette ai ragazzi un nuovo modo di apprendere e di riscoprire la realtà e le tradizioni di un tempo, di quando ancora i loro nonni erano alle prese con la nuda terra e non esisteva nessun agente chimico in grado di aiutarli, ma solo tanta cura e buona volontà. “I ragazzi vanno educati e sensibilizzati verso interessi sempre più aderenti alla realtà” spiega Michele Vergaro, insegnante di materie letterarie della scuola media “Zappata” e coordinatore del progetto Bio Orto “ed è per questo che, insieme al personale della scuola e ad altri tre miei colleghi (Valerio Farinelli, Gianpietro Riccò e Danie-
la Poli), grazie al finanziamento della Provincia di Ferrara abbiamo avviato un progetto il cui obiettivo principale è quello di riscoprire il gusto della natura attraverso il buon cibo. Lo scorso anno sono state coinvolte le sezioni ‘C’ e ‘D’, che hanno lavorato con passione per parecchi mesi. All’interno dell’area cortiliva dell’edificio scolastico “Cappuccini” hanno dissodato il terreno, allestito le aiuole e piantato diverse sementi biologiche.” “Abbiamo inoltre coinvolto altre realtà” continua “come la fattoria degli animali di Porto Garibaldi, gestita da Antonella Galante, che i ragazzi hanno visitato e la fattoria biologica ‘Pascoletto’ di Gavello di Bondeno. Quest’ultima è stata una visita molto proficua per i nostri studenti: durante quella giornata sono state infatti mostrate ai ragazzi le tecniche di inseminazione e la gestione biologica dei prodotti. Lo scopo è quello di riavvicinare i giovani a ritmi di vita più adeguati, responsabilizzandoli nella gestione dell’orto” racconta entusiasta il professore. Durante gli ultimi giorni di scuola i ragazzi hanno colto il frutto del loro lavoro, portando a casa i prodotti di stagione: insalate e cipollotti. Sta per ripartire un nuovo anno sco-
lastico e con questo anche l’ambizioso progetto Bio Orto, che non è mai andato in vacanza: infatti, grazie
all’impegno del personale ausiliario della scuola media ‘Zappata’ di Comacchio, il piccolo orto ha continuato ad esistere e a fruttare anche durante la stagione estiva. si è occupata d e l l ’ a p p e z zamento di terreno, racco-
gliendo gli altri prodotti che la terra ha offerto, come pomodori e zucche. A partire da settembre il bio orto continuerà ad insegnare qualcosa ai ragazzi, grazie ad un progetto in grado di portarli all’originario rapporto con Madre Natura, sempre benevola con chi si prende cura di lei con amore. I ragazzi comacchiesi, con il nuovo anno scolastico, saranno di nuovo protagonisti di questo interessante progetto e riimmergendo le mani nella terra potranno scoprire che il lavoro, se fatto bene, dona sempre... buone verdure da gustare in deliziosi piatti insieme ad amici e familiari. Perché in fondo si sa, si gusta molto più volentieri ciò che viene dalle nostre mani.
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turismo etico e solidale .19
La neve? È verde in Emilia-Romagna Un progetto per ridurre i costi dei servizi collegati al turismo sciistico È appena terminata l’estate e in Emilia-Romagna già si pensa alla stagione sciistica, con un progetto articolato a livello regionale all’insegna di un turismo green anche sulla neve. Ridurre i consumi e puntare sulle rinnovabili, queste le parole chiave del piano “Una nuova energia”, presentato alla Regione EmiliaRomagna, dall’assessore regionale alle Attività Produttive, Gian Carlo Muzzarelli, e dell’assessore regionale al Turismo, Maurizio Melucci. Il progetto è partito da una constatazione: ogni anno il costo di energia elettrica per stagione supera il milione di euro con 6,2 milioni di Kwh consumati. E ammonta ad oltre 363 mila euro il consumo annuale di carburanti all’anno, quantificato a circa 380 mila litri. L’obiettivo del Piano recentemente approvato consiste pertanto nella riduzione dei consumi energetici e nella produzione di energia da fonti rinnovabili per la gestione sostenibile degli
impianti sciistici presenti in ben 19 Comuni, nelle province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna e ForlìCesena. Tutto ciò a partire da uno studio previsto dalla convenzione tra la Regione Emilia-Romagna e l’Unione di prodotto Appennino Verde. “Consapevoli delle grandi difficoltà del settore dello sci invernale – hanno sottolineato Muzzarelli e Melucci, nel corso della conferenza di presentazione del Piano – con questo progetto arriva un segnale chiaro e importante per ridurre i costi dei servizi collegati allo sci e al contempo avviare la riduzione dei consumi energetici da fonti fossili. Un beneficio per l’ambiente, per gli operatori e per gli sportivi che frequentano le piste emiliano romagnole”. Gli obiettivi. Il primo Piano triennale ha impegnato oltre 130 milioni di euro per investimenti in efficientamento e sviluppo di rinnovabili nel sistema regionale, consentendo anche di superare, in alcuni settori, gli obiettivi previsti. Ora, con questo secondo piano, la Regione intende superare il burden sharing che le verrà assegnato dal Governo all’interno dell’obiettivo nazionale, ovvero il 17% di energie rinnovabili sull’energia complessivamente consumata al 2020.
I tre assi del documento. L’efficienza e il risparmio energetico in tutti i settori (industriale, civile, trasporti) rappresentano il primo obiettivo del Piano. Oltre a questo, altri due sono gli assi del documento regionale: sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili (dal sole all’acqua, dal vento alla geotermia) e impulso alla filiera delle tecnologie energetiche e all’economia verde. In progetto ci sono interventi da 139 milioni di euro, così suddivisi: 15 milioni di contributi per il sistema regionale della ricerca e della formazione; 36 milioni destinati allo sviluppo della green economy e qualificazione energetica del sistema produttivo; 9 milioni al settore agricolo; 30 milioni alla qualificazione edilizia urbana e territoriale; 45 milioni alla promozione della mobilità sostenibile; 3 milioni per azioni trasversali e di programmazione locale. Alle risorse del Piano, si aggiungono 64 milioni già impegnati per le aree ecologicamente attrezzate e 22 per il bando dei distretti tecnologici. Altri 478 milioni di investimenti sono inseriti nei bilanci triennali delle aziende multiutility per l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili. E saranno dedicati all’energia e all’ambiente anche otto laboratori della Rete regionale per l’Alta tecnologia, che impiegato 450 ricercatori. Sono già oltre duemila le imprese che, sul territorio emiliano-romagnolo, sono occupate nel campo delle tecnologie per il risparmio energetico e per la produzione di energia da fonti rinnovabili: ciò rappresenta una potenzialità indubbiamente importante per l’economia regionale, che ha l’opportunità concreta di sviluppare filiere produttive ancora nuove e, soprattutto, più attente all’ambiente.
Piano energetico regionale gli obiettivi in cifre Efficientamento e risparmio. Il Piano attuativo 2011-2013 stima un taglio annuale di consumi pari a 471 ktep/anno al 2013 (il 47% nel residenziale, il 23% nel terziario, il 20% nell’industria ed il 10% nei trasporti). Nel dettaglio, la riduzione prevista è quindi di 222 ktep/anno nel settore residenziale, 108 nel terziario, 94 nell’industria, 47 nel settore dei trasporti. Al 2020, il risparmio sarà pari a 1570 ktep/anno: 738 ktep/ anno nel settore residenziale, 361 nel terziario, 314 nell’industria, 157 nei trasporti. Energia da fonti rinnovabili. Il piano prevede nel triennio 20112013 una produzione di energia rinnovabile che, partendo dai circa 1300 MW, oscillerà tra i 2186 MW (nel caso in cui si attestasse al 17% della produzione totale di energia) ai 2765 (nel caso già raggiungesse il 20%). L’obiettivo al 2020 è ancora più elevato: il range oscilla tra i 6550 ed i 7960 MW, raggiungendo perciò il 20% di energia prodotta da fonti rinnovabili.
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Lo studio nasce nel 2004 dalla simbiosi operativa di due ingegneri dalle competenze specifiche, per offrire risposte innovative ad esigenze complesse.
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bioarchitettura
C’era una volta una casa di paglia, ma in vista nessun lupo cattivo. Stefano Soldati, titolare dell’azienda agricola veneta La Boa, forse non conosceva la favola dei tre porcellini quando si è messo all’opera per la ristrutturazione della sua casa a due piani a Pramaggiore di Portogruaro (VE). Costruita in laterizio di pessima qualità, la vecchia casa soffriva di gravi problemi di umidità e le fondamenta erano continuamente esposte al rischio di inondazioni, data la vicinanza di un canale che tracima ogni anno. Secondo l’architetto incaricato alla progettazione sarebbe stato più economico e più sicuro demolire tutto e ricostruire su nuove fondamenta. Così Stefano iniziò a pensare alle case in balle di paglia costruite da Barbara Jones, architetta britannica esperta di costruzioni in balle di paglia, la migliore in tutto il Regno Unito. A lei si deve l’adattamento della tecnica, già ampliamente utilizzata in Nord America, alle condizioni climatiche europee e la stesura del manuale “Costruire con le Case di Paglia”. Oltre al vantaggio di potersela costruire da soli in breve tempo, con un po’ di supporto tecnico, i benefici che può apportare una casa di paglia sono molti: la paglia infatti, oltre ad essere un materiale molto economico, è anche altamente isolante, sia dal punti di vista acustico che termico, è resistente alle vibrazioni sismiche, ecocompatibile, ecosostenibile e ‘traspirante’, in quanto non intrappola l’umidità dentro l’edificio, ma la distribuisce uniformemente nell’ambiente. Le balle di paglia, essendo composte dai culmi delle piante di frumento compresse e impacchettate da una macchina imballatrice, hanno al loro interno una quantità minima di ossigeno e, grazie alla finitura superficiale garantiscono una elevata resistenza al fuoco. E’ così che il titolare dell’azienda agricola si è deciso a ricostruire la sua casa utilizzando questo insolito e curioso materiale altamente sconsigliato dalle favole popolari. E’ ovvio però che ogni cosa ha i suoi pro e i suoi contro e Stefano Soldati non si è dimenticato di valutare insieme al suo architetto i rischi della paglia: anche se la possibilità dello scoppio di un incendio è poco probabile, per via dell’intonaco e dell’estremo grado di compressione del materiale e se la staticità dell’abitazione è assolutamente
sufficiente, in quanto la paglia permette una maggiore elasticità in caso di terremoti o cedimenti del terreno rispetto a cemento, mattoni o pietre, il problema di questo materiale è la degradabilità. Nessuno sa con certezza quanto potrà durare una casa costruita in paglia, ma è certo che un edificio può resistere oltre i 100 anni: una pressa di paglia infatti non è altro che fibra compressa, che assume quindi le stesse caratteristiche del legno. La cosa più importante è prestare attenzione, in fase di progettazione e di costruzione, ad alcuni accorgimenti fondamentali volti soprattutto ad evitare i ristagni di umidità tra la paglia e gli altri materiali impiegati. In seguito il titolare dell’azienda ha trasformato questo esperimento in una vera e propria scuola per tutti gli appassionati di edilizia che hanno sempre sognato di costruire da soli la propria casa, organizzando una serie di diversi e particolari corsi in cui si insegna ad utilizzare le balle di paglia, intonacare o fare i pavimenti con la terra cruda e fare progettazione con la permacultura, integrando l’abitazione in un ambiente sostenibile, equilibrato ed estetico. Una casa di paglia infatti può essere assolutamente indistinguibile da una normale casa in muratura, quindi anche la vista può avere la sua parte e, seguendo i corsi presso l’azienda agricola Boa, si può costruire una solida abitazione abbinando la semplicità e l’eco sostenibilità della paglia con l’estetica preferita.
CONCESSIONARIE per i capoluoghi e le province di: FORLÌ, CESENA, RIMINI, PESARO, URBINO, RSM, COMUNE DI IMOLA E COMPRENSORIO, BASSO FERRARESE, PUBLIMEDIA ITALIA Srl P.zza Bernini, 6 - 48100 Ravenna Tel. 0544.51.13.11 - Fax 0544.51.15.55
Interventi di: Mara Roncuzzi, Assessore all’Ambiente Provincia di Ravenna; Guido Guerrieri, Assessore all’Ambiente Comune di Ravenna; Angela Vistoli, Dirigente Servizio Ambiente ed Energia Comune di Ravenna; Lucilla Previati, Direttore Parco del Delta del Po.
Cambiamenti climatici e aumento CO2: convegno internazionale 14 ottobre 2011
Reggio Emilia - Sala Capitano del Popolo, Hotel Posta (piazza del Monte, 2) “Le città per il clima-Le politiche locali per la riduzione della CO2” è il titolo del convegno in programma il 14 ottobre a Reggio Emilia. Saranno presentati i risultati del progetto “LIFE LAKS (Local Accountability for Kyoto goalS)” il cui obiettivo è fornire alle altre città italiane ed europee strumenti per monitorare le emissioni climalteranti (in particolare l’anidride carbonica), valutarne l’impatto sull’ambiente e, di conseguenza, adottare le azioni correttive necessarie. LAKS è un progetto europeo sviluppato dai Comuni di Reggio Emilia, Padova, Girona, Bydgoszcz e ARPA Emilia-Romagna, con il supporto tecnico di Indica srl, Reggio nel Mondo srl e ICLEI Europe, e sostenuto dalla Commissione Europea.
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EDITORE: Edit Italia s.r.l Direzione, Amministrazione, Redazione: Ferrara V.le Cavour, 21Tel. 0532.200033 Fax 0532.247269 Amministratore delegato: ROBERTO AMADORI
Incontro pubblico, sabato 8 ottobre, a partire dalle ore 9, sul tema delle zone umide ravennati: Valle della Canna, Punte Alberete, Bardello. Raccolta di proposte, suggerimenti, nuove idee e possibili collaborazioni per la loro salvaguardia.
contr ib eve ic to
Questo periodico è aperto a quanti desiderino collaborarvi ai sensi dell’art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana che così dispone: “Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione”. La pubblicazione degli scritti è subordinata all’insindacabile giudizio della Redazione: in ogni caso non costituisce alcun rapporto di collaborazione con la testata e, quindi, deve intendersi prestata a titolo gratuito. Notizie, articoli, fotografie, composizioni artistiche e materiali redazionali inviati al giornale, anche se non pubblicati, non vengono restituiti.
8 ottobre 2011
Ravenna - Sala Forum - ex Circoscrizione II (Via Berlinguer, 11)
Questo g toria a i di
“Muratori di paglia” corsi fai da te per erigere i propri muri
Le zone umide ravennati
ISSN 2037-447X
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La casa è mia e la costruisco io
APPUNTAMENTI
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Registrazione Tribunale di Ravenna n. 1343 dell’11/01/2010 Direttore responsabile: ROBERTO AMADORI Art Director: SERGIO TOMASI
Redazione: ROBERTO AMADORI, ROMINA BUTTINI, RAFFAELE QUAGLIO, GIAMBALDO PERUGINI, CLAUDIA RICCI, MARA RICCI, SERGIO TOMASI, SCOOP MEDIA EDIT soc. coop. Stampa CSQ Spa Erbusco (BS)
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