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Estinzioni in bella mostra

Bancarelle ‘bio’ Copertone selvaggio

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Natura a piedi

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Libri solidali

Granchio predatore a pag. 13 sostenibili a pag. 15

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Tetti

“Conto alla rovescia”

redazione.biosfera@edititalia.it

Destinazione natura. Se in inglese è il final countdown, per questo numero di Biosfera è il faunal countdown. Un azzeccatissimo gioco di parole che dà il titolo alla mostra itinerante che dall’Emilia-Romagna porterà le sculture raffiguranti animali in via di estinzione in diverse città del mondo. Da Ferrara a Istambul a Shangai. Il viaggio intorno al mondo continua poi con lo scrittore Enrico Brizzi, intervistato a proposito delle sue lunghe camminate

con scarponi e zaino. L’autore di Jack Frusciante è uscito dal gruppo ci racconta della sua passione per le lunghe camminate a contatto con il verde e l’aria pura. L’intervista inaugura una serie di appuntamenti che ogni mese parlerà del trekking lungo le strade più battute dai “pellegrini della natura”, dal Cammino di Santiago fino alla Via Francigena. Una sorta di diario di viaggio a tappe per i nostri lettori. A forza di viaggiare, però, bisogna

ogni tanto fermarsi per riprendere fiato. Ecco allora i nostri consigli per il biologico a tavola. E in Emilia-Romagna siamo maestri in questo. Lo dimostra il fatto che la nostra regione è prima nel Nord Italia per numero di operatori del settore. Dopo un buon piatto “bio”, perché non prendersi un caffè leggendo anche un libro equosolidale? È la scommessa di una libreria ferrarese che sta sperimentando questo modo si slow reading.

Dalla tavola spostiamoci verso il litorale, dove i molluschi dei tanti allevamenti della costa sono messi a repentaglio dall’invasione del granchio blu. Sfogliare per credere. A rischio è anche l’aria, questa volta per colpa delle discariche abusive di pneumatici alle quali l’Emilia-Romagna non è estranea. ce ne parla Legambiente con la inchiesta “Copertone selvaggio”. Che altro dire? Pronti ai blocchi di partenza e… buona lettura.



Animali finti estinzione vera Il conto alla rovescia delle specie in una rassegna urbana d’arte invadente Nel 2010, anno della biodiversità, c’è qualcosa che accomuna molte specie animali, uomo compreso: è il rischio di estinzione. Se non ci credete vi proponiamo un affascinante ‘safari tour’ nel centro di Ferrara dove da qualche mese, e fino al 25 gennaio, è in corso una “invadente” rassegna d’arte dedicata alla salvaguardia degli animali in via di estinzione. E’ “The faunal countdown”, il conto alla rovescia delle specie animali. Ovvero, per essere più concreti: quanti esemplari mancano alla scomparsa del gorilla, del rinoceronte, degli ippopotami, della tigre bianca…? Spettacolo, provocazione, denuncia, riflessione. The faunal countdown è un mix di tutto questo. Sculture a grandezza naturale delle specie più a rischio di estinzione che sul loro corpo mostrano un display luminoso e un numero, anzi il numero: quello degli esemplari ancora in vita, se lo si legge come il bicchiere mezzo pieno; oppure il numero da cui parte il conto alla rovescia fino all’estinzione, se lo si legge come il bicchiere mezzo vuoto. Le meravigliose opere, rintracciabili in habitat insoliti all’interno della città estense, sono di Stefano Bombardieri, artista di livello internazionale, presente alla 52esima Biennale di Venezia, ad Art Basel 2009 e nelle principali collezioni italiane e straniere. L’idea della mostraevento, invece, che dopo l’inaugurazione in Costa Smeralda e la tappa di Ferrara

andrà in giro per il mondo da Dubai a Istambul fino a Pechino, è di Maria Livia Brunelli. Giovane, creativa e intraprendente, la Brunelli, direttrice di Mlb Home Gallery, ha saputo toccare le corde giuste per convincere e ‘sedurre’ – proprio nel senso etimologico di portare con sé – le principali istituzioni artistiche e culturali, scientifiche ed economiche del nostro Paese e un grandissimo numero di sponsor tecnici che – come si è appreso durante la tavola rotonda dello scorso 6 novembre promossa dal corso di perfezionamento in Economia e management dei musei e dei servizi culturali dell’Università di Ferrara - hanno permesso di coprire fino all’80% del costo dell’intero progetto che si aggira attorno ai 67 mila euro. Inoltre – si è appreso durante l’incontro – alcuni degli sponsor coinvolti hanno avanzato l’ipotesi di poter fare di “The faunal countdown” un vero e proprio brand. “Questa mostra – ha detto la Brunelli - è nata grazie ad una sinergia totale della città insieme con il Museo di Storia Naturale e col patrocinio del Ministero per i beni culturali attorno a questo mio progetto e alle opere di Stefano Bombardieri e la risposta che abbiamo avuto da parte del pubblico e dagli sponsor – ha continuato la curatrice della mostra - è stata estremamente positiva. La città è piena di gente, sia ferraresi che turisti, che va a fare questo ‘safari tour’ e siamo estremamente soddisfatti dei risultati”. “Soprattutto – ha sottolineato la curatrice – siamo entusiasti del successo che la mostra ha riscosso tra i bambini, perché sono loro il futuro dell’umanità ed è positivo che, insieme con i genitori, i

Safari tour

in centro tra gorilla

e rinoceronti

più piccoli si soffermino a riflettere sul tema della biodiversità, dello sfruttamento e della scomparsa di numerose specie animali”. A questo proposito Maria Livia Brunelli ha fatto inoltre sapere che, per sensibilizzare maggiormente i bambini sul tema della biodiversità, verranno presto attivati dei laboratori didattici, sia scientifici che artistici, presso il Museo civico di storia naturale. “The faunal countdown” può essere considerato, a buon diritto, un evento unico nel suo genere; il senso di straniamento che si prova imbattendosi nelle installazioni di Stefano Bombardieri, sculture di animali a grandezza naturale, nei posti più impensati della città - come può essere il grosso gorilla nell’ingresso del palazzo sede della Camera di commercio o l’elefante che occupa il rinascimentale cortile del Castello Estense o ancora le due balene appese all’esterno del Museo di storia naturale e il coccodrillo sospeso all’interno della Rotonda Foschini - evoca nello spettatore un sentimento di stupore misto a meraviglia che ad un primo impatto fa sorridere, ma che un attimo dopo, quando la scultura passa in secondo piano e nella mente resta impresso il numero che si legge sul display luminoso, fa riflettere e spaventa. “Il calcolo delle specie ancora vive per ogni esemplare riprodotto in scultura – ha detto Maria Livia Brunelli - è stato fatto da Stefano Bombardieri in accordo con un direttore di un museo scientifico e, in parte, con l’aiuto di internet con l’intento di mantenere aggiornato il countdown in tempo reale man mano che la manifestazione raggiunge nuove tappe. Per esempio – ha sottolineato la curatrice della mostra – già rispetto all’anno scorso il countdown degli ippopotami è passato da 3900 a 3500 e questo è indiscutibilmente un dato drammatico”.

Il panda gigante inverte il countdown Mangia dodici ore al giorno, servono dodici chili e mezzo di bambù per soddisfare la sua fame e - secondo quanto si legge in un articolo di Giampaolo Visetti apparso lo scorso ottobre sul sito de ‘la Repubblica’ – nel 2010 ne esistono diciannove nuovi esemplari: è il panda gigante, animale-simbolo della lotta contro l’impoverimento della biodiversità, che in questi ultimi anni sta invertendo ottimisticamente il proprio “countdown”. Simpatico e goffo mammifero, originario della Cina, il panda gigante – il cui numero di esemplari ha subito, nel tempo, una drastica riduzione nel numero di esemplari esistenti a causa dell’uomo – senza i risultati raggiunti oggi dalla ricerca scientifica, sarebbe quasi scomparso del tutto. Il panda maschio, infatti, è uno dei mammiferi più pigri, sessualmente parlando, esistenti in natura e le femmine, dal canto loro, che non danno quasi mai alla luce più di un solo cucciolo, sono fertili appena tre giorni l’anno. “Decisivo per la salvaguardia del panda gigante è stato l’impegno di Chengdu, capoluogo del Sichuan – è scritto nell’articolo di Visetti. Dopo molte resistenze, ha istituito il più grande istituto al mondo di ricerca, riproduzione e conservazione della specie. Gli scienziati – continua l’articolo - hanno imparato a prelevare e conservare lo sperma dei maschi adulti. Hanno migliorato l’inseminazione artificiale, evitando l’incrocio tra consanguinei. Hanno affinato le tecniche di nutrizione e allevamento dei neonati, particolarmente delicati. Hanno infine creato una vasta area di natura protetta, appena inaugurata, dove in modo progressivo, i panda possono tornare ad una vita quasi selvatica”. Dal sito di National Geographic - nationalgeographic.it – si apprende che, ad oggi, gli esemplari di panda gigante ancora vivi sono circa un migliaio di cui un centinaio all’interno di giardini zoologici.



Largo al biologico in tavola Una spiccata propensione regionale che genera lavoro e sviluppa l’indotto L’Emilia Romagna è la prima regione nel Nord Italia per numero di operatori biologici. È prima in Italia per mense biologiche e consumo del biologico. È la prima per preparatori, ossia aziende di trasformazione, registra circa 80mila ettari di superficie a bio e dal 2002 si è dotata di una normativa per l’educazione alimentare e l’utilizzo dei prodotti biologici nella ristorazione scolastica. Inoltre conta più di 3.400 imprese biologiche tra aziende agricole, allevamenti e imprese di trasformazione; il 7,2 % della superficie agricola regionale è biologica; il 2,5% delle aziende agricole emiliano-romagnole sono biologiche. Alla luce di tali dati, ora non dovrebbero più sussistere dubbi sulla propensione regionale verso la strada tracciata dal biologico. Nel viaggio in questo mercato, una volta di nicchia ma ora in fortissima espansione, ci siamo fatti guidare da una delle realtà più ferrate in materia, la Pro.B.E.R., l’Associazione dei Produttori Biologici e Biodinamici, riconosciuta dalla Regione Emilia Romagna, che associa circa 2.500 agricoltori e trasformatori biologici e biodinamici. L’Emilia Romagna è fra le poche Regioni italiane che da anni ha una propria legge per promuovere e regolamentare il biologico nell’ambito delle politiche e dei regolamenti dell’Unione Europea. Partiamo da una domanda: perché scegliere il biologico? “I vantaggi sono molteplici” illustra il dottor Rocco Fruci, responsabile dell’Ufficio Promozione Pro.B.E.R. - anche in funzione del fatto che tra i principi di questo metodo vi è quello della salvaguardia dell’ambiente: sono banditi prodotti chimici di sintesi (dai pesticidi ai con-

cimi), pertanto non si crea o è reso minimo l’inquinamento. All’agricoltura biologica sono state legate anche misure indirette come il ripristino di aree per lo sviluppo di elementi naturali (flora e fauna), lo sviluppo di filiere locali a km zero, il ripristino di agricoltura in zone montane (gestione dei terreni al fine di evitare catastrofi naturali quali frane ed alluvioni) fino a considerare gli effetti di una sana alimentazione, che diminuisce la spesa sanitaria”. “Il biologico – continua Fruci - è uno dei pochi settori in Italia in cui il mercato regge abbastanza bene. Si consideri che i consumatori di questi prodotti sono passati dall’8% del 1994 al 27% nel 2009. Sul fronte dei consumi domestici nei primi sette mesi del 2010 gli acquisti di prodotti biologici confezionati sono cresciuti del 10,2% in valore rispetto al pari periodo 2009. Il 3% della spesa alimentare complessiva è rappresentata da prodotti biologici. In generale, pur non esistendo studi mirati, si può affermare che la tendenza del

merc a t o emiliano romagnolo è in linea con quello complessivo italiano”. Le principali colture interessano foraggi e cereali, seguiti da frutta e ortaggi. “Relativamente agli acquisti,

oltre all’ortofrutta si segnalano le uova, i formaggi con in testa il parmigiano reggiano, il latte, le conserve, il miele, la pasta, l’olio ecc.” dichiara Fruci. E se i principali luoghi di smercio sono “i supermercati specializzati come la catena Naturasi, i mercatini, gli spacci aziendali, i negozi, le vendite on line e i Gruppi di Acquisto Solidale (Gas)”, si legge sempre più spesso della comparsa del biologico sui tavoli del ristorante. “I ristoranti specializzati in questi ultimi anni sono cresciuti, così come l’utilizzo di prodotti bio in molti menù regionali. Discorso importante è la ristorazione scolastica (LR 29/02) dove vi è l’obbligo del bio per alcuni ordini di scuola (infanzia, materne ed elementari)”. Capitolo prezzi: quale il paragone con i prodotti derivati da una filiera tradizionale? “Il prezzo di vendita è generalmente maggiore rispetto al convenzionale. La differenza di prezzo varia in funzione del prodotto e dipende soprattutto dal tipo di lavoro e difficoltà che si incontra nel realizzarlo. In gene- re va dal 10 al 20%”. Ma questa espansione del mercato ha permesso la creazione di nuovi posti di lavoro? “Come in tutti i campi – risponde Fruci - è ovvio che lo sviluppo di un nuovo settore genera lavoro; questo non è da intendersi principalmente sull’assunzione di manodopera aziendale, quanto sull’indotto generato. Mi riferisco alla creazione di supermercati, mercati, ristoranti, oltre al fatto che molte aziende agricole, destinate alla chiusura, hanno potuto respirare grazie a questa opportunità”.

Bancarelle ‘bio’ in Regione

In tutta la regione si contano 106 Gas (Gruppi di acquisto solidale), 500 aziende agricole che fanno vendita diretta, 43 mercati che propongono prodotti bio: i punti vendita della filiera corta bio in Emilia Romagna hanno raggiunto quota 671 (dati Prober). Quelli censiti, almeno, perché iniziative di questo tipo si moltiplicano rapidamente e rendono difficile il monitoraggio. Vediamo dove sono presenti le bancarelle bio in Emilia Romagna che aprono a cadenza settimanale o periodica.

PROVINCIA DI REGGIO EMILIA MERCATO DEL CONTADINO, Piazza Fontanesi Reggio Emilia, sabato mattina (8-13) MERCATO DI PIAZZA PICCOLA – Piazza San Prospero Reggio Emilia, da lunedì a sabato PROVINCIA DI MODENA BIOPOMPOSA – Piazza Pomposa Modena, martedì e sabato (8.30-13) MERCATO CONTADINO - Via Emilia Ovest Modena, venerdì (14-18) MERCATO DEL CONTADINO – SASSUOLO, via Po Località Braida, sabato mattina (7-12.30) MERCATO DI CARPI - Via Alghisi Ex Foro Boario Carpi, giovedì (8-13) BIOSPILLA – SPILAMBERTO, Torrione Medievale, venerdì (8.30-13) VIGNOL, via Cavova 4, venerdì pomeriggio e sabato mattina PROVINCIA DI BOLOGNA Via Udine Bologna, presso il cortile della Scuola di Pace, venerdì (17.30-20.30) VAG61 - Via Paolo Fabbri 110 Bologna, martedi (17.30-20.30) MERCATO DELLA TERRA – Via Azzo Gardino Bologna, sabato (9-14) XM24 – Via Fioravanti 24 Bologna, giovedì (17.30-21) BIO MARCHÈ BUDRIO- BUDRIO Piazza Antonio da Budrio, lunedì (17-20) MERCATO DI VERGATO – VERGATO Piazza della Pace, sabato e domenica MERCATO DELLE COSE BUONE - SAVIGNO Piazza centrale, seconda domenica del mese MERCOLBIO – IMOLA Mercato Ortofrutticolo Viale Rivalta 55, mercoledì (17-20) PROVINCIA DI FERRARA DOMENICHE BIO FERRARA – Piazza Castello Ferrara, seconda domenica del mese (9-19) SAPORI MATILDEI - BONDENO Piazza Garibaldi, sabato (8-13) PROVINCIA DI RAVENNA MARTEDÌ GRAS – CSA Spartaco Via Chiavica Romea 88 Ravenna, martedì (18-21) BIOMARCHÈ LUGO - LUGO Logge del Pavaglione, venerdì (17-21) BIOMARCHÈ FAENZA - FAENZA Parco Vespignani, lunedì (17-21) PROVINCIA DI FORLÌ-CESENA MERCATO DI FORLÌ Mercato Forlì, lunedì e venerdì (7-13) MERCATO DI CESENATICO - CESENATICO (FC) - Piazza Conserve, mercoledì e sabato (7-13) LE CRETE DI MONTENOVO - SAN MAURO PASCOLI Via Renato Serra 17, lunedi, venerdi e sabato (9.30-12.45) MONTIANO - Via Provinciale Sogliano 2117, martedì e venerdì (15-20) RONCOFREDDO - Via Comandini 38, venerdìdomenica (8-12 e 14-21) PROVINCIA DI RIMINI RIMINI – Via della Torretta 5, giorni feriali (15-19)



Un mercato nero... copertone Il rapporto di Legambiente sulle discariche abusive di pneumatici Immaginate una superficie grande quanto 800 campi da calcio messi vicini. Tanto è grande il mercato nero dei pneumatici non più utilizzabili, tecnicamente definiti ‘pfu’ (pneumatici fuori uso). È l’inquietante risultato cui è arrivata la ricerca condotta da Ecopneus (azienda milanese leader nello smaltimento), in collaborazione con Legambiente, che rivela in sostanza di come un quarto dei copertoni acquistati in un determinato lasso di tempo non finisca regolarmente, al termine del ciclo di vita, in un impianto per lo smaltimento secondo legge. Cerchiamo di capire la portata e il perché di tale fenomeno. Il dossier ‘Copertone selvaggio’ rivela che, dal 2005 ad oggi, sono state individuate ben 1.049 discariche illegali, per un’estensione che supera i 6 milioni di metri quadrati. Si va dalle discariche di ridotte dimensioni, frutto della smania di risparmiare qualche spicciolo da parte di piccoli operatori (gommisti, officine, trasportatori, intermediari), a quelle più grandi, dove appare evidente la presenza di attività organizzate per il traffico illecito, svolte sia in Italia che all’estero. I traffici illeciti hanno riguardato ben 16 regioni italiane e hanno coinvolto, sia come porti di transito sia come meta

finale di smaltimento, otto Stati esteri: Cina, Hong Kong, Malaysia, Russia, India, Egitto, Nigeria e Senegal. E le perdite economiche per lo Stato? E per chi gestisce strutture che effettuano il regolare smaltimento? ‘Copertone selvaggio’ indica un buco pari a 143,2 milioni di euro l’anno, di cui 140 per il mancato pagamento dell’iva sulle vendite e 3,2 milioni di euro per il mancato pagamento dell’iva sugli smaltimenti; i mancati ricavi degli impianti di trattamento possono essere quantificati in almeno 150 milioni di euro l’anno. Non solo: alle cifre suddette bisogna sommare i costi di bonifica delle discariche abusive sequestrate nel periodo 2005-settembre 2010 - solitamente sono a carico dei contribuenti stimati in almeno 400 milioni di euro. Analizzato il come e il perché, il rapporto prosegue studiando il ‘dove’. Le regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Calabria, Puglia e Sicilia) - cita il documento - sono quelle più colpite dalla presenza di siti illegali: qui si concentra più del 63% delle discariche abusive, per una superficie complessiva pari al 70,4% di quella sequestrata in tutta Italia dalle forze dell’ordine. La prima regione per numero di discariche sequestrate, contenenti pfu, è la Puglia, con 230 siti, quasi il 22% del totale nazionale. Al secondo posto della classifica per regioni si colloca la Calabria con 159 siti illegali, seguita dalla Sicilia (con 141 discariche), e dalla Campania, con 131. E l’Emilia Romagna? Figura nella parte medio bassa della speciale

graduatoria con 25 discariche finite sotto inchiesta (pari al 2,4% del totale nazionale) per un totale di 35.800 mq di discariche sequestrate. ‘Copertone selvaggio’ racconta poi anche dei casi più eclatanti emersi in più parti d’Italia. Per quanto concerne il territorio emiliano romagnolo, queste le vicende contenute nel rapporto: si parte da una vera e propria ‘azienda fantasma’ individuata in provincia di Reggio Emilia il 27 gennaio del 2010, dopo un’indagine condotta dall’Arma dei Carabinieri. Quattro le persone denunciate per abbandono, gestione non autorizzata e traffico illecito di rifiuti. L’azienda serviva unicamente a rastrellare pfu per simulare operazioni di trattamento e successivamente abbandonarli in vari siti delle province di Reggio Emilia e Modena. L’operazione dei militari è cominciata all’inizio di gennaio, quando sono stati scoperti nei pressi di un vecchio mulino e in un caseggiato rurale oltre cinquanta pneumatici in stato di abbandono e riconducibili a veicoli pesanti. Di nuovo tra la provincia di Reggio Emilia e quella di Modena era stata messa a segno pochi mesi prima, il 13 ottobre del 2009, l’operazione ‘Gomma a terra’, condotta dal Corpo forestale dello Stato e che ha portato alla denuncia di sei persone. L’inchiesta era partita un anno prima, quando pneumatici a fine ciclo erano stati scaricati abusivamente in terreni demaniali in riva al torrente Tiepido, nel comune di Serramazzoni (Mo). Altri scarichi illeciti sono stati poi localizzati dagli inquirenti nelle frazioni di Montagnana e Pazzano.

Riciclo gomme L’acronimo pfu, pneumatico fuori uso, è corretto. Nel senso: non sarebbe giusto chiamarlo pneumatico inutilizzabile, perché sono ben due le strade che può prendere un copertone dopo aver esaurito la propria funzione per l’auto. Come spiegato in maniera esauriente da Ecopneus, il pfu può essere avviato ad un duplice percorso di recupero: di materiale ed energetico. Alla luce delle caratteristiche chimico-fisiche del materiale, infatti, il copertone si presta per l’utilizzo in numerose applicazioni, sotto forma di granuli di varie dimensioni. Inoltre è caratterizzato da un potere calorifico pari a quello del carbone e ciò lo rende una fonte energetica largamente usata in tutto il mondo per soddisfare la domanda di settori industriali altamente “energivori”, come cementifici o centrali di produzione di energie/vapore, che lo utilizzano sotto vari formati (intero, ciabatta, cippato).


Jack Frusciante è uscito… Enrico Brizzi parla della sua grande passione per i viaggi a piedi La ribalta è arrivata subito, con l’uscita del suo romanzo d’esordio “Jack Frusciante è uscito dal gruppo” - scritto quando era appena diciannovenne. Poi Enrico Brizzi si è affermato come scrittore spaziando su più generi. Abbandonato il filone generazionale e giovanilistico si è cimentato nella fantapolitica storica, nel mondo rock e in romanzi che raccontano di un’altra sua grande passione: quella per le camminate. Con il suo ultimo libro, intitolato “La vita quotidiana in Italia ai tempi del Silvio”, in un certo qual modo torna il tema del viaggio, inteso come excursus di vita e costumi popolari, ambientato nell’Italia degli ultimi 30 anni.

I viaggi, quelli fatti con lo zaino sulle spalle e gli scarponcini ai piedi, sono un modo per evadere da questa società. O perlomeno è ciò che sembra emergere visto il numero crescente di giovani e meno giovani che si stanno cimentando in queste esperienze. “Esattamente. Io vedo la mia esperienza personale riflessa in quella di tanti amici che condividono con me queste camminate. Nella quotidianità c’è un’overdose di meccanizzazione: informazioni che arrivano da tutti i lati, siamo tirati per la giacca da mille impegni. È normale che gente che si fa due ore in macchina per andare o tornare dal lavoro abbia voglia di spogliarsi di tutto ciò che è civilizzato, a cominciare dai mezzi di trasporto, e voglia capire cosa si provi a viaggiare a piedi in mezzo alla natura”. Tu non usi mai la parola trekking, forse perché non lo vedi come uno sport.

“Il trekking è qualcosa di recente, nato nel grande nord canadese. A me piace parlare di lunghi viaggi a piedi o di grandi viaggi a piccola velocità. Camminare a lungo è un’attività iniziata con i popoli primitivi, che si spostavano per esigenze primarie. Si fa con abiti sportivi, ma è qualcosa di interiore e di ancestrale. È bello compiere questi lunghi percorsi con persone che non l’hanno mai fatto prima per vedere nei loro occhi la meraviglia per la riscoperta di qualcosa che è nel nostro dna da sempre. È un istinto umano come l’innamorarsi. Muovendosi a piedi non si va semplicemente da un luogo all’altro, ma si viaggia anche nel tempo, si sprofonda in riti antichi e familiari”. Tanti di coloro che provano l’esperienza di tracciati storici, dalle radici spirituali come il cammino di Santiago di Compostela o la via Francigena, in verità non sono mossi da finalità religiose.

“È vero. Un recente sondaggio condotto sui pellegrini diretti a Santiago ha esplicitato che le motivazioni religiose del loro viaggio sono solo al terzo posto, preceduti dallo stare nella natura e dal conoscere persone nuove. Emerge spesso questo dibattito tra religiosità o meno dei cammini, ma lo trovo poco importante. Chi viaggiava nell’antichità non poneva questa distinzione. Nel corso dell’ultima esperienza di Italica 150, avevamo preso come pretesto la ricorrenza dell’Unità d’Italia, quindi uno spirito sostanzialmente risorgimentale. Per l’occasione ho letto lettere di giovani combattenti in viaggio con Garibaldi per l’indipendenza d’Italia. Le parole Dio, spirito, religione erano quelle che affioravano maggiormente, più di Patria, bandiera o nazione. Questo per dire che i percorsi non sono né civili, né religiosi. Viaggiare a lungo, senza sporcare o inquinare, è una


a fare due passi. sensazione bellissima, scandita solo dai passi all’aria aperta. E si prende ciò che capita: acqua, sole, vento, freddo. Fa capire agli uomini di non essere degli dei: questa è la mia spiritualità. E c’è anche molta sofferenza. Saper sopportare è una qualità che secondo me un uomo deve possedere. Capita di dover camminare con le vesciche, con uno strappo alla schiena o un ginocchio gonfio. Nel frattempo pensi che stai camminando lungo percorsi che han fatto molti secoli prima persone che oltre a questi mali dovevano fronteggiare la fame, briganti che ti volevano derubare o uccidere, dogane con gabelle e altri guai. La fatica che facciamo noi è ben poca cosa a confronto di questi percoli”. In passato ti sei cimentato sia in grandi percorsi già segnalati, come la Francigena, che in altri di tua invenzione come Italica 150 (da Vetta d’Italia a Capo Passero)

o dall’Argentario al Conero. Quanto tempo di preparazione occorre per condizione fisica, logistica e cartografia? “Per un percorso di 3 mesi come quello da Canterbury a Roma, mi sono iniziato a preparare 6 mesi prima, sia come allenamento che per l’organizzazione pratica del viaggio, dal reperimento delle mappe, allo studio delle singole tappe. Quindi, in generale direi che la preparazione riveste circa il doppio del tempo effettivo del viaggio che si vuole intraprendere”. Quale sarà la prossima avventura? “La mia consuetudine ultimamente è stata: viaggi lunghi negli anni pari e più brevi nei dispari. Per il 2011 il percorso non è ancora stato stabilito, però ho in mente un viaggio sempre in Italia, che tenga presenti le memorie risorgimentali e unitarie...Non vedo l’ora che sia primavera!”

APPUNTAMENTI “La diagnosi energetica a scuola” Un corso per insegnanti e operatori

1 dicembre 2010

Luogo: Correggio (Reggio Emilia) Appuntamento mercoledì 1°dicembre alla centrale EVA di Correggio in provincia di Reggio Emilia per la seconda edizione del percorso di formazione “La diagnosi energetica a scuola” a cura dell’associazione PAEA. Una giornata di approfondimento sulle tematiche energetiche, le fonti rinnovabili e il risparmio energetico, in particolare sull’uso della valigia E-Check come strumento didattico. Il corso è rivolto ad insegnanti, formatori, operatori che intendano utilizzare al meglio la strumentazione per realizzare progetti didattici sul risparmio energetico e le fonti rinnovabili, anche attraverso attività di diagnosi energetica in aula e semplici interventi di risparmio, coinvolgendo attivamente gli studenti e il personale in un vero e proprio percorso partecipato.

“Pubblico e privato insieme per il clima” 1 dicembre 2010

Luogo: Livorno, Museo di storia naturale del Mediterraneo, via Roma 234, ore 9,30 Le Province di Ferrara e di Livorno, Agenda21 locali italiane e Impronta Etica organizzano la conferenza finale del progetto LIFE L.A.C.Re. (Local Alliance for Climate Responsibility) 2010 “Pubblico e privato insieme per il clima-Idee, strumenti e progetti per il territorio”. Dopo l’introduzione sul progetto e sulle partnership pubblico-privato per il clima, la prima parte della conferenza verterà su una serie di interviste ad alcuni protagonisti delle alleanze per la protezione del clima, mentre la seconda parte sarà incentrata su una tavola rotonda incentrata sulle sfide di un nuovo approccio alla governance ambientale tra crisi e innovazione.

“Il Parco attraverso i 5 sensi” 3 dicembre 2010

Luogo: Ozzano dell’Emilia (Bo), Centro Visita Villa Torre

Il Parco regionale dei Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa organizza, in collaborazione con l’associazione Selenite e la Provincia di Bologna, “Il Parco attraverso i 5 sensi”, nell’ambito della sesta edizione della Giornata dei diritti delle persone con disabilità. Per informazioni: tel. 051.6254821 mail info@parcogessibolognesi.it.

Corso per guide cicloturistiche ambientali Uisp di 1°livello

7, 14 e 21 dicembre 2010-11 gennaio 2011

Luogo: Bologna, Centro sociale ricreativo culturale Santa Viola, via Emilia Ponente 131

La A.s.d City Sports Tours organizza a Bologna un corso per guide cicloturistiche ambientali Uisp di 1°livello: normativa, ciclo-escursioni e vacanze in bici, manutenzione e riparazioni. Iscrizioni entro il 2 dicembre. Per informazioni: Tel. 345.9325973 mail info@citysportstours.com



Equilibreria, ciò che è ‘espresso’ tra ‘Le Pagine’ Sorseggiando un caffè tra libri di consumo responsabile ed ecologia Leggere sorseggiando caffè a Ferrara può essere un fatto straordinario. Sia chiaro, nella città degli Estensi non mancano le buone letture, nè un vero espresso. Ma al civico 6/a di via delle Scienze questa attività diventa unica ogni sabato mattina. L’appuntamento di inizio weekend, dalle 9.30 alle 12.30, è alla Equilibreria, dove le libraie Rita, Paola, Cinzia e Donatella, offrono ai propri clienti un caffè equosolidale, proponendo loro una rassegna stampa di riviste italiane che parlano di società, consumo responsabile ed ecologia. “Dall’8 maggio – racconta Rita Bergami, referente responsabile – la nostra libreria ha instaurato con la cooperativa AltraQualità una collaborazione unica in Italia, poiché accosta al valore della lettura, dell’approfondimento, dello scambio, dell’aggregazione, i valori etici del commercio alternativo”. Equilibreria diventa così luogo di scoperta e di conoscenza dei prodotti di consumo, facendo luce sulle storie delle persone che li producono, con le loro tradizioni, la loro cultura, ma anche

la loro individuale creatività. Particolare attenzione è prestata al rispetto dell’ambiente e alla sostenibilità dei beni in vendita. “L’obiettivo – spiega Bergami - è quello di promuovere un consumo consapevole, proponendo ai nostri clienti un dialogo e un approccio critico, per uno stile di vita il più possibile etico e sostenibile”. La libreria di via delle Scienze è nata a ottobre del 2004 e rappresenta un settore della cooperativa Le Pagine, fondata nel 1988 e che, ad oggi, raccoglie circa 116 soci. “La nostra mission – spiega Bergami – non è quella di allestire un tradizionale punto vendita, bensì quella di rappresentare un punto di aggregazione sociale, di crescita, di informazione, di stimolo creativo. Ci rivolgiamo prevalentemente a bambini, dai primi mesi di età, fino ai giovani adolescenti e alle loro famiglie”. C’è anche un piccolo spazio dedicato alla narrativa per adulti, in particolare per gli educatori. Fin dalla sua inaugurazione, la libreria ‘Le pagine dei ragazzi’ organizza attività a cadenza settimanale con i bambini, coinvolgendo anche le scuole dell’infanzia e primarie di tutta la provincia di Ferrara. Tanti lettori in erba sono stati accompagnati dalle loro insegnanti e dalle loro famiglie tra gli scaffali di via delle Scienze: le libraie ne stimano 4mila. Nel corso degli appuntamenti, l’animatrice Stefania Rosignuo-

Un luogo

etico per un approccio

e sostenibile

lo e la referente Cinzia Sandri organizzano letture animate e laboratori creativi. Ma le attività della libreria non si fermano qui. Diversi sono stati gli incontri con gli autori, i dibattiti, le visite guidate, le proiezioni, che sono stati organizzati da ‘Le pagine’. C’è anche un servizio bisettimanale di newsletter informative, per stimolare la lettura e promuovere attività etiche ed ecosostenibili, siano esse in giardino, in cucina o in un negozio di abbigliamento. Bergami sottolinea la “sensibilità” che accomuna le scelte operate sia nella fase di selezione dei prodotti che in quella di progettazione delle attività. Una sensibilità affinata attraverso “un aggiornamento permanente, fatto di tante letture e partecipazione a fiere del libro e premi letterari”. Una sensibilità che le libraie de ‘Le pagine’ hanno riscontrato nei principi che guidano la cooperativa Altraqualità, leader nel settore del commercio equosolidale. Questa considerazione sta alla base dell’accordo stipulato a maggio scorso tra le due realtà cooperative, che si è ufficialmente concretizzato con l’inaugurazione di ‘Equilibreria’. Così che sugli scaffali del negozio,

tra i libri, si trovano prodotti da tutto il mondo: dal chewing gum biodegradabile ai vestiti equosolidali, dagli accessori in camera d’aria riciclata a quelli in buccia d’arancia, fino ai cibi biologici a sostegno di un progetto di Emergency. “Questo progetto – fa sapere David Cambioli di Altraqualità – ha riscontrato fin da subito una grande curiosità e interesse nei nostri clienti, ferraresi e non solo. Per esempio, durante il festival di Internazionale a Ferrara, tanti visitatori, soprattutto giovani, si sono fermati, commentando positivamente il progetto. E c’è già – aggiunge Cambioli - qualche libraio che ci ha espresso l’intenzione di replicare questo esperimento presso il proprio negozio, in altre città”. Per il mese di dicembre, Equilibreria promuoverà un nuovo ulteriore progetto in accordo con Altraqualità. “I clienti – annuncia Bergami – che al momento dell’acquisto presenteranno un biglietto di ingresso al cinema Apollo, avranno riconosciuto uno sconto del 10% su tutti i libri e i prodotti di Altraqualità, esclusi gli alimentari”. Non resta allora che l’imbarazzo della scelta: tra le pagine, un’ampia gamma di manufatti dal Nord e dal Sud del mondo. Tutto in pieno centro storico a Ferrara.

Un progetto

ferrarese da

replicare in altri negozi



L’invasione del granchio blu E’ un vorace ‘immigrato marino’ che mette a rischio la molluschicoltura Si presenta con un muso seghettato. Il suo corpo, più lungo che largo, ha una forma pressoché ellittica, con due spuntoni ai lati. La sua corazza è grande, fino a misurare venti centimetri di larghezza, per dieci di lunghezza. Le sue zampe, allungate, sono fatte per camminare e nuotare. Le prime due si tramutano in chele, ancor più grandi, fatte per aggredire e catturare le prede: qualsiasi tipo di preda, il suo palato non ha preferenze. Si nutre prevalentemente di bivalvi, anellidi, avannotti, piante e carogne. È il granchio reale, spesso conosciuto come ‘granchio blu’ per via di ciò che lo caratterizza in modo eccezionale: le estremità delle sue zampe si tingono di un colore blu intenso. Il resto del corpo presenta altre tinte: il ventre è bianco-azzurrino, mentre la parte superiore della corazza è verde oliva. Durante il periodo della muta, sull’ultimo paio di zampe appaiono delle macchioline rosa, che tendono sempre più al rosso man mano che la muta si avvicina. La femmina si distingue dal maschio, poiché ha chele più piccole e di un arancione brillante. ‘Callinectes sapidus’, è questo il suo nome scientifico. Dagli studiosi è classificato come un crostaceo decapoda della famiglia dei Portunidi. Ed è americano. P r o viene dalla sponda o c c i d e n ta l e dell’oceano Atlantico, lo si trova dalla Nuova Scozia all’Argen-

tina, ma si spinge anche lungo i fiumi. I granchi blu rendono nota la baia di Chesapeake, poiché ne costituiscono una importante risorsa per l’economia, con un giro d’affari di diversi milioni di dollari. E da qualche tempo ha iniziato a emigrare, fino a raggiungere l’alto Adriatico, dai lidi ferraresi a Chioggia. Proprio mentre una ricerca del National Institute of Standards and Technology e del College di Charleston, ne annuncia il rischio estinzione dalle coste americane, a causa di un inquinamento delle acque che lo sottopone all’attacco di virus, batteri e sostanze chimiche. In Italia la sua presenza è segnalata per la prima volta nel 1949, al largo di Marina di Grado. Ma grande sorpresa ha suscitato il recente ritrovamento di due esemplari nella Sacca di Goro, il primo avvenuto nel 2004 e il secondo nel luglio 2007. Da agosto di quest’anno però, si ha motivo di credere che la presenza del granchio blu nei mari adriatici non abbia più il carattere dell’occasionalità . “Oltre dieci esemplari sono stati recuperati al largo di Goro”, racconta Edoardo Turolla del Centro ricerche molluschi dell’Istituto Delta Ecologia. La struttura, che sorge presso lo stabulario di Goro, dal ’95 si occupa principalmente di seguire la riproduzione controllata e l’ingrasso di varie specie di bivalvi e fornisce attrezzature per l’ostricoltura. Ma in questi anni il C.Ri.M. è diventato anche punto di riferimento dei pescatori della zona, nel momento in cui rinvengano specie animali sconosciute. “Solo nel mese di agosto – fa sapere Turolla - sono stati recuperati tre esemplari nella laguna gorese. Un animale è stato persino raccolto da un uomo che

Il temibile

crostaceo

proviene dall’America

pescava cefali in spiaggia”. C’è chi ritiene che questi granchi siano giunti nel mar Adriatico, come nel mare del Nord, trasportati nell’acqua usata per zavorrare le navi. Ma non è opinione condivisa da Turolla: “Sono tutti esemplari adulti, perciò escludo provengano dall’acqua di zavorra che rilascia larve o animali di piccola taglia. Ritengo piuttosto – continuo lo studioso - che siano stati introdotti volontariamente da qualche commerciante, che dopo averli acquistati avrebbe deciso di liberarli per qualche ragione a me ignota”. I granchi blu, spiega Turolla, sono specie molto resistenti: “Sono eurialini ed euritermi”. Ovvero, “tollerano – spiega lo studioso - molto bene i cambiamenti di salinità, adattandosi perfettamente ad ambienti salmastri, nonché ad ampie variazioni termiche”. Inoltre, sono onnivori, “predatori opportunisti”, come li definisce lo studioso, e questo potrebbe mettere a rischio la presenza delle vongole e delle cozze in Sacca: “Non sarei catastrofista – tranquillizza Turolla –, ma è chiaro che insediamenti di specie alloctone nell’ambito di un ecosistema consolidato, possano rappresentare un problema per l’intero ciclo biologico”. Il granchio, nel caso si insediasse in Sacca, potrebbe infatti rappresentare un feroce predatore per la vongola filippina, che rappresenta da anni la principale risorsa dell’economia gorese. “Non resta che attendere – riferisce Turolla -. Ora andiamo verso l’inverno, per cui probabilmente i granchi verranno pescati meno: il freddo fa sì che si muovano poco, di conseguen-

za, si presteranno meno alle reti dei pescatori. Una valutazione più accurata – annuncia lo studioso - potremo allora farla in primavera”. Purtroppo al momento non esiste alcun progetto di ricerca in merito, fa sapere Turolla: “Mancano i fondi”. “Sarebbe interessante – ritiene il m o l l u s c h i c u l to re - studiarne la presenza, anche per quanto riguarda altre specie alloctone che stanno sempre più prendendo piede nei nostri mari”. È ciò che sostiene Turolla, che ricorda come “nelle reti dei pescatori goresi restino spesso intrappolati pesci balestra, pesci serra, pesci leccia, barracuda, che poi – aggiunge - finiscono regolarmente sui banchi del mercato”. Questi nuovi “immigrati marini” sono infatti molto apprezzati dai palati locali, che non disdegnano neppure il granchio blu. Nonostante il colore alieno che lo differenzia dai tradizionali piatti che ritroviamo sulle nostre tavole, il Callinectes sapidus non solo risulta commestibile, ma ha pure una carne molto prelibata. “Bollito, con aceto e olio”: l’ha mangiato così Edoardo Turolla. Sembra persino sia una manna per la salute: la “carne blu” risulterebbe infatti ricca di vitamina B12. Non resta allora che navigare sul web, per pescare ricette da leccarsi i baffi.

Dieci esemplari recuperati

al largo di Goro



Case secondo natura Dal mondo cooperativo l’approccio etico alle energie rinnovabili Una casa confortevole, sicura ed energicamente autosufficiente, che produca l’energia elettrica e l’acqua calda che serve ai suoi abitanti, che sia fresca d’estate e calda d’inverno, che rispetti l’ambiente e – al tempo stesso – le tasche dei proprietari: sembra un’idea fantascientifica eppure si tratta già di una realtà concreta e sempre di più alla portata di tutti. Anche l’Italia, infatti, si sta adeguando e aggiornando sulle tecnologie più efficaci per rendere gli edifici residenziali “a impatto zero”: pannelli fotovoltaici per la produzione di corrente elettrica, pannelli solari per il riscaldamento dell’acqua, sistemi di rinfrescamento e riscaldamento dell’immobile che utilizzano materiali eco sostenibili, duraturi ed efficaci. Sono tante le opportunità per ottenere una casa ecofriendly, sia che la si compri di nuova costruzione sia che si voglia ristrutturare la propria.

Dal mese di luglio del 2009 ogni immobile deve avere un suo Attestato di Certificazione Energetica, che descrive le caratteristiche di un’abitazione ed è uno strumento di controllo per migliorare le prestazioni energetiche degli edifici al momento della progettazione e realizzazione oltre a diventare uno strumento d’informazione per l’acquirente al momento dell’ acquisto o della locazione dell’immobile. Le regioni si stanno adeguando a questa normativa in tempi e con modalità differenti, ma lo scopo ultimo della legge dovrebbe essere creare un mercato immobiliare nel quale più un immobile presenta delle prestazioni energetiche elevate più alto diventa il suo valore. Da dove si parte, dunque, per un’ottimizzazione energetica della propria casa? Un primo approccio può essere l’installazione di un impianto fotovoltaico per la produzione di energia elettrica. Un’abitazione standard di una famiglia di circa quattro persone ha un fabbisogno energetico di circa 3 kW di potenza con una produzione di 3.300 kWh, si può davvero produrre tanta energia con un impianto domestico e quanto costa l’installazione? Lo abbiamo chiesto a Roberto Ravani, presidente della EnerCooperAt-

tiva, che ha sede a Ferrara, ma che vanta già sedi operative dislocate in altre regioni. “L’utilizzo di tecnologie moderne e di fonti rinnovabili di energia – ha detto Ravani - è una sfida culturale ed economica che dobbiamo affrontare tutti per salvaguardare l’ambiente ma anche per adattarci alle nuove esigenze. Tenendo presente che per ogni kWh di elettricità prodotta si bruciano 0,25 kg di petrolio, immettendo nell’atmosfera 0,75 kg di anidride carbonica, possiamo capire quanto grande sia la nostra impronta ecologica e quanto denaro ‘bruciamo’ piuttosto che investirlo. Ad oggi per coprire il fabbisogno energetico di una famiglia di quattro persone sono sufficienti 24 mq di pannelli fotovoltaici per un costo di circa 15.000 euro. Detta così sembra una cifra enorme ma, tenendo conto dell’opportunità offerta da Conto Energia – un finanziamento europeo in conto esercizio che è un incentivo alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili – e vista la disponibilità delle banche a investi-

re in prestiti a privati e aziende per l’istallazione degli impianti, la scelta può essere fatta consapevolmente e a cuor leggero: Conto Energia paga il mutuo e ci si produce la propria energia senza inquinare. La nostra cooperativa, che ha lo scopo ultimo di incentivare il risparmio energetico in ogni campo e in ogni forma possibile, accompagna il neo produttore di energia in tutto l’iter per la domanda di fattibilità, le operazioni bancarie, l’istallazione, la manutenzione e la revisione del prodotto”. “Da qualche mese poi – ha aggiunto Ravani - EnerCooperAttiva, insieme con la Cooperativa Lavoranti in Legno di Ferrara, Coop Legno di Modena, Sefim soc. coop e Parco Srl, ha creato Sienergie, una società che si occupa di edilizia sostenibile in tutti i suoi aspetti e che, ci auguriamo, possa diventare un faro e un punto di partenza per tanti progetti di persone che comprendano il valore del rispetto dell’ambiente anche nella quotidianità della propria casa”.

L’esperienza di EnerCooperAttiva

e di Sienergie



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