Pesca per l’ambiente
Paci, il ‘peacemaker’
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Solare da calzare
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Giorgio Celli e le zanzare Caccia con
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riserva
L’auto si dà una scossa
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Rifiuti d’arte
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Un mondo da R-innovare redazione.biosfera@edititalia.it
Il mondo si trasforma velocemente, ma ci sono innovazioni che stentano a decollare o a trovare applicazione su vasta scala. Spesso si tratta proprio di quelle tecnologie che contribuirebbero alla salvaguardia dell’ambiente e del nostro pianeta. Ci riferiamo, ad esempio, all’auto elettrica, di cui parliamo diffusamente in que-
sto numero di Biosfera, facendo il punto sullo stato dell’arte e, soprattutto, sui ritardi dell’Italia in un settore che vede altri Paesi camminare più spediti seppur sempre col freno a mano tirato. Non pare invece aver subìto freni un’altra innovazione che sfrutta l’elettricità - e la chimica - per fini direttamente legati alla sal-
vaguardia della salute umana. Chissà invece dove porterà la scoperta di alcuni ricercatori che hanno stabilito che è possibile sfruttare le molecole presenti in alcuni inchiostri industriali, utilizzati per la colorazione di jeans e tessuti, per realizzare pannelli solari più efficienti di quelli tradizionali. Innovativi sono inoltre i
metodi del noto etologo Giorgio Celli per combattere le zanzare senza utilizzo di pesticidi, ma in questo numero parleremo anche delle battaglie di un ex attivista di Greenpeace, di caccia e pesca per l’ambiente e di un singolare modo di trasformare i rifiuti in… arte. Anche questo, a suo modo, è innovazione.
L’unione fa l’ambiente L’eco task-force a pesca di rifiuti U n a mission: salvaguardare l’ecosistema fluviale. Da qui parte il progetto “Pesca per l’ambiente”, frutto di una straordinaria sinergia che si è creata, per la prima volta in Italia, nel Ferrarese. A ideare questa speciale eco-task force, le associazioni piscatorie del territorio: Arcipesca, Federazione nazionale pesca, Carpfishing Italia, Gruppo Siluro Italia. Queste, coordinate dal corpo della polizia provinciale, si sono unite ad altre organizzazioni di appassionati cacciatori e ambientalisti, da Federacaccia ad Arci e, a loro, si è aggiunta una delegazione della protezione civile (composta da rappresentanti provenienti da tutta la provincia di Ferrara) ed un nutrito gruppo di cittadini, sensibili alla cura del proprio territorio ed attenti, in particolar modo, all’ambiente contiguo ai corsi d’acqua e alla fauna ittica che caratterizza il delta del Po. Centocinquanta persone che si sono date appuntamento alle 7.30 di sabato 3 luglio, per dare il via alla prima tappa di questo lungimirante progetto, che si pone innanzitutto come un percorso di educazione alla tutela ambientale. Guanti e sacchi colorati alla mano, hanno pulito 4,5 chilometri di argine del canale Circondariale e del Po di Volano presso la frazione di Medelana, nel territorio comunale di Ostellato. “Spazzini volontari” che hanno partecipato ad una mattinata all’insegna della bonifica dei tratti di verde della località di Covato, molto nota agli appassionati pescatori anche al di fuori dei confini provinciali, setacciando l’intera zona fluviale, per liberarla da tutti rifiuti, anche ingombranti, come frigoriferi, abbandonati
da cittadini, turisti, pescatori, cacciatori. Per un bilancio in attivo: settanta i sacchetti di materiale raccolto in modo rigorosamente differenziato, in circa tre ore di attività intensa. Le aziende Area e Hera, che si occupano dei servizi di igiene ambientale in diversi Comuni della provincia di Ferrara, hanno provveduto poi in un secondo momento a ritirare il “bottino”, dando prova, con tale contributo, del concreto successo di una conv e r g e n za di azione fra enti associativi e realtà istituzionali, che può rappresentare un modello valido, esportabile in altre realtà territoriali. “Abbiamo solo gettato un piccolo seme – fa il punto il comandante della polizia provinciale Claudio Castagnoli - che potrà germogliare, in futuro, col coinvolgimento di altre associazioni, ma anche della più ampia fetta di “cittadinanza attiva”. Il messaggio che intendiamo trasmettere è uno – prosegue il comunandante - : che uniti, le cose possono cambiare, in vista di quel bene unico e prezioso che è l’ambiente nel quale viviamo”. “Pesca per l’ambiente” è stato quindi pensato innanzitutto come opportunità civica: divulgare buone pratiche di tutela dell’ambiente creando una rete di cittadini virtuosi. Un progetto da affiancare alla ordinaria attività di pattugliamento del territorio svolta dalle forze dell’ordine, che prevede anche multe molto salate per chi inquina: si parla di sanzioni che superano i 200 euro, stabilite da norme sulla pesca e sull’ambiente. La polizia intende dunque giocare la strategica carta della prevenzione, di pari passo a questa attività di controllo, promuovendo una coscienza di rispetto, una responsabilizzazione del cittadino che vesta i panni di custode diretto dell’ambiente in cui vive e pratica le proprie attività ludiche.
“Il progetto –spiega Castagnoli - nasce dalla necessità di rendere sempre più attenti e responsabili tutti i cittadini, in modo che essi stessi non solo siano i primi a non inquinare, ma divulghino buone pratiche, sensibilizzando altre persone e segnalando alle autorità preposte coloro che invece abbandonano i rifiuti”. Questa fondamentale necessità di responsabilizzazione si basa su un presupposto sottolineato da Castagnoli: “È impensabile che ci sia un poliziotto a fianco di ogni cittadino: occorre che ognuno si faccia carico del proprio territorio in un’ottica di cittadinanza attiva”. Ma, come spiegano i promotori, Pesca per l’ambiente permette al tempo stesso di svolgere un’attività di valorizzazione del territorio. “Setacciare” l’ambiente da bonificare, permette infatti di diffondere una conoscenza del patrimonio naturalistico, che è spesso sottovalutato da chi lo abita. E tutela dell’ambiente ha dirette ed evidenti ricadute anche economiche: il parco fluviale del ferrarese sarà infatti cornice e vetrina internazionale dei campionati del mondo di pesca, previsti nei mesi di maggio e giugno del prossimo anno, presso le vallette di Ostellato. Parteciperanno una cinquantina di nazioni da tutto il mondo, fra cui Paesi come l’Australia e il Canada. Perciò “è im-
portante – evidenzia Castagnoli - accogliere nel migliore dei modi i nostri ospiti: anche per questo dobbiamo impegnarci a rispettare il nostro ambiente, per presentarlo, anche all’estero, nelle migliori condizioni possibili”. Pesca per l’ambiente si avvale anche delle tecnologie informatiche. È stata infatti realizzata una mailing list, ricorda il comandante della polizia, al fine di articolare una rete di comunicazione diretta e rapida tra tutte le associazioni e i cittadini interessati al progetto. In questo modo si è già consolidato un gruppo costantemente aggiornato su ogni fase del percorso ed attivo nello scambio di pareri e contributi. Per entrare in questo network è sufficiente mandare una email con la richiesta di iscrizione al comandante della polizia provinciale Claudio Castagnoli, claudio. castagnoli@provincia.fe.it, o all’ispettore Paolo Francesconi, paolo.francesconi@ provincia.fe.it. La prossima tappa è prevista per “sabato 4 settembre – annuncia Castagnoli – probabilmente nella pineta del Parco del Delta del Po, in un periodo che volge al termine della stagione turistica. In questo modo potremo riconsegnare all’inverno un ambiente il più pulito possibile”. La fine del progetto non è però ancora scritta. Il comandante della polizia provinciale la indica non con una data, bensì con una parola, “utopia”: “Quando – auspica Castagnoli - ci incontreremo tutti insieme e non avremo alcun sacchetto da riempire, allora vorrà dire che il progetto sarà giunto, finalmente, alla sua conclusione”.
Da Greenpeace all’ecodiplomazia Le battaglie di un forlivese doc, Marco Paci, in difesa dell’ ambiente Avere vent’anni. Essere studenti con gli ideali. E poterli mettere in campo, difendendo le proprie convinzioni, sempre comunque all’insegna della comunicazione e della civiltà. Di universitari con gli ideali ce ne sono tanti, pochi invece hanno preso armi e bagagli per lottare ‘sul campo’, in giro per l’Italia e non solo. Se il corso di studi è quello in Fisica all’Università di Bologna di inizio anni ‘90, se una delle lotte in piazza è quella per contrastare gli esperimenti a Mururoa, se le cause combattute sono quelle di Greenpeace e WWF, allora stiamo parlando della storia di Marco Paci, 41anni, residente a Forlì, insegnante di Fisica al locale istituto tecnico. Siamo nel 1992 e Paci entra in contatto negli ambienti universitari con alcuni attivisti di Greenpeace: allora però l’interesse per le cause ambientali lo portano a sostegno di banchetti informativi e di alcune iniziative in loco. Sarà la successiva disponibilità data ai vertici nazionali dell’organizzazione non governativa che dell’ambiente ha fatto il suo dictat a portarlo, nel 1995, a pochi passi dall’Eliseo, a Parigi. E’ da poco infatti iniziata una serie di test nel paradiso di Mururoa, atollo della Polinesia francese, divenuto noto come cimitero nucleare francese: in molti avranno ancora nitido davanti agli occhi quel lampo visto al telegiorna-
le, della durata di pochi secondi, che ha illuminato e riempito di radiazioni le isole incontaminate del Pacifico. Tra gli attivisti arrivati fino a Parigi per manifestare l’insensatezza degli esperimenti anche Paci. Nessun incontro, però, con l’allora presidente Chirac: “Il cordone di forze dell’ordine era talmente stretto che non ci siamo avvicinati nemmeno troppo all’Eliseo”. Altra azione, sempre estranea a violenze dirette, quella in Laguna. Paci è sulla Rainbow Warrior (letteralmente i guerrieri dell’arcobaleno), peschereccio riadattato da Greenpeace per le proprie azioni, che sbarca al Lido di Venezia dove, nelle sale congressi dell’hotel Excelsior, è in corso il vertice Ecmra, associazione che riunisce analisti e pianificatori delle multinazionali chimiche operanti in Europa e che a Venezia traccerà strategie mondiali. “Greenpeace in catene a Venezia. ‘Arrembaggio’ di 150 attivisti al convegno del Gotha dell’ industria chimica” titolava nell’ottobre del 1995 il Corriere della Sera. Sempre il Corsera offre questo affascinante stralcio di entrata in scena degli attivisti: “Come in un film, meglio di un film”, sussurrano divertiti i dipendenti dell’albergo che per una volta, invece delle solite star hollywoodiane, vedono sfilare nella sfarzosa hall decine di giovani con moschettoni e catene alla cintola. In pochi minuti l’Excelsior è “catturato”. Sessanta attivisti si precipitano nella sala conferenze dove stanno per iniziare i lavori, incatenandosi a tavoli e sedie. Altri 50 inscenano un sit in di protesta nell’androne mentre dalle torri merlate della
Una vita in prima linea
per le cause
ecologiste
facciata viene calato il grande striscione: “Venezia welcomes chemical killers” […] L’ assedio dura più di cinque ore, finché alle 12,30 polizia e carabinieri decidono finalmente di trascinare fuori dall’albergo gli invasori”. Poi per Paci arrivano laurea e cattedra. Ma non appende al chiodo i suoi ideali: li adatta semplicemente alle nuove esigenze di vita. La nuova frontiera si chiama WWF, sezione di Forlì, di cui sarà presidente dal 1997 al 2007. Paci inizia mettendo a disposizione degli studenti degli istituti del territorio le sue conoscenze scientifiche per parlare di surriscaldamento del pianeta, inquinamento, “argomenti pionieristici per l’epoca”, ricorda lo stesso insegnante riferendosi alla fine degli anni ‘90. Ma le battaglie per la tutela dell’ambiente continuano, “adattandosi al momento storico in cui avvengono”. La battaglia (vinta) per impedire la costruzione di una diga nella Valle del Savio, nel cesenate, non è fatta di discese sul greto del fiume. Siamo nel 1999: “E’ stata una vittoria ‘mediatica’: abbiamo innanzitutto portato alla ribalta la vicenda, partecipato a innumerevoli consigli comunali, appeso manifesti, scritto ai giornali locali. Si era creato un bellissimo movimento giovanile e di persone sensibili attorno alla vicenda. Abbiamo agito in sinergia con le istituzioni, la vera vittoria è stata creare un dibattito sulla questione”. Chiave di volta l’aver portato sotto i riflettori il progetto. “Quando la società civile spinge dal basso – racconta
Paci – devi poi però trovare qualcuno che a livello politico prenda in mano questo potenziale. In quegli anni è stata basilare non l’azione di forza, ma la capacità di creare un dialogo e accettare persone che nella maggior parte dei casi non la pensavano come te. La chiamerei… e c o d i p l o m a z i a ”. Ultimo successo l’aver impedito, nell’inverno tra il 2006 e il 2007, l’ampliamento degli impianti sciistici del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, sull’Appennino tosco-romagnolo. “Anche in questo caso la pressione a mezzo stampa fu l’arma vincente: riuscimmo a creare una catena di e-mail tale che i quotidiani locali ogni giorno venivano inondati da decine di lettere di protesta, che partivano indistintamente dalla Sicilia come dal Piemonte. La “battaglia di internet”, così la ribattezza Paci, indusse il Ministero dei Beni Culturali, il Corpo Forestale dello Stato e il Ministero dell’Ambiente a rivalutare il progetto, spegnendo così le speranze degli Enti locali, promotori del progetto che legava a sé un generoso business. Ora Paci, sempre nel WWF forlivese, ma in veste di vicepresidente, da un anno e mezzo ricopre la carica di consigliere regionale per la medesima associazione ambientalista. “La difesa della biodiversità è la priorità: fondamentale per il futuro difendere e far sopravvivere gli habitat dei nostri territori, ognuno diverso dall’altro e con proprie caratteristiche specifiche”.
Prima arrembaggi e blitz
poi
lotte mediatiche
col Wwf
Raggi in trappola nei jeans Energia fotovoltaica dagli inchiostri impiegati per la colorazione dei tessuti
che diventano il cuore pulsante per pannelli solari. Che presentano più vantaggi: dalla flessibilità di impiego al basso costo rispetto a quelli tradizionali legati al silicio, due prerogative imprescindibili per poter, forse, saggiare entro breve l’appliUn paio di jeans. L’unica soddisfa- cazione nella vita di tutti i giorni. zione che possono avere dato fino Ma come è possibile passare dai ad oggi, al massimo, è quella per componenti di tinte e inchiostri alla produzione di chi li indossa, nel energia elettrica? caso abbia una Il presupposto silhouette perfetfondamentale rita o sia reduce da spetto al silicio è tre mesi di eserche questi nuovi cizi mirati ad adsubstrati esistodominali e glutei. sotto forma Ora, però, podella Cornell University no liquida. Possono trebbero fornire pertanto essere una soddisfazione di ben più vasta portata: permet- ‘spalmati’ a mo’ di pellicola su tere l’ottenimento di energia a bas- ampie superfici che funso costo. Insomma, energia fotovol- zionano da elettrotaica dai pantaloni, simbolo della di, una strutcultura giovanile del secolo scorso. t u r a Sì, dai jeans. O meglio, dall’in- con chiostro che gli permette di avere quel colore marchio di fabbrica. Premettendo che dalle teorie di laboratorio all’applicazione di massa il passo è lunghissimo –e spesso non si compie nemmeno causa gli alti costi di realizzazione e/o i bassi rendimenti - vediamo su quale teoria è basata questo singo- costi ragionevollare studio. Nei laboratori della mente contenuti; Cornell University, florida realtà in- le ftalocianine ininolternazionale nel campo della ricer- trappolate, assorbono ca dello stato di New York, hanno tre, stabilito che è possibile sfruttare in quasi tutto lo piccole molecole che si trovano in spettro della luce, alcuni inchiostri industriali, colora- e questo giova in zioni, tinte, e tra questi anche i co- termini di resa. lori utilizzati per produrre i jeans. Le Il liquido, portato alla consistenza molecole alla base dei coloranti, le ottimale per poter rendere al masftalocianine, sono impiegate poi in simo, è quello che permette la catpiù complesse strutture organiche tura e la successiva trasformazione
La scoperta dai laboratori
dell’energia solare. Come detto, il meccanismo di trasformazione dell’energia solare in elettrica è chimicamente permesso dalle ftalocianine intrappolate, che a grandi linee avrebbero la funzione della clorofilla nelle piante: la luce assorbita permette un processo vitale, ovvero la trasformazione di acqua e anidride carbonica in ossigeno. Trovati gli ingredienti e studiato il meccanismo, ora arriva la parte più difficile: far funzionare questa mini cella fotovoltaica - chiamata in gergo tecnico Covalent Organic F r a - m e w o r k (COF), ovvero frammento organico covalente - trovare le condizioni giuste per creare una cella di proporzioni maggiori e far funzionare il tutto in continuo, senza intoppi e con la minima dispersione. Sulla prestigiosa rivista Nature Chemistry, i ricercatori che stanno portando avanti questa sfida parlano di “una possibilità di trasporto efficace della carica attraverso le ftalocianine accatastate e una buona stabilità termica” definendo quanto finora ottenuto come “una forte promessa” nel campo del fotovoltaico.
Molecole organiche trasformate
in celle
per pannelli
Solare batte nucleare
Sarà anche per l’incremento di progetti come quello illustrato, sarà la necessità, sarà l’imposizione da parte governativa della riduzione dell’inquinamento, ma l’impiego di energie alternative sta toccando vette storiche. La notizia ha fatto il giro del mondo, e anche il semplice grafico che la accompagna: nel corso del 2010 l’energia solare ha battuto quella nucleare. A darne notizia John Blackburn, docente di economia della Duke University, che ha pubblicato il resoconto del suo studio in un articolo dal titolo “I costi del solare e del nucleare - Lo storico incrocio” basato sui dati raccolti nel North Carolina. Si arriva a concludere di quanto il fotovoltaico abbia fatto passi da gigante in termini di competitività e appetibilità sul mercato: oggi l’energia prodotta con tale procedimento ha un costo che oscilla tra i 14 e i 19 centesimi per kilowatt-ora, mentre le centrali nucleari di nuova generazione non saranno in grado di vendere l’energia elettrica a meno di 14-18 centesimi per kWh. Con questo si arriva ad punto di incrocio, in cui il solare raggiunge la parità di prezzo con il nucleare, e la strada è tracciata.
“Zanzare? Fastidiose... L’entomologo Giorgio Celli da anni studia metodi innovativi di lotta all’insetto Amante degli animali, conduttore televisivo, ma soprattutto entomologo di fama internazionale. Giorgio Celli, recentemente insignito del riconoscimento di professore emerito da parte dell’Università di Bologna, è tutto questo e molto di più. Uno dei suoi maggiori pregi è quello di saper divulgare argomenti scientifici con estrema competenza e al tempo stesso con quella spontanea semplicità apprezzata dal grande pubblico. Da anni il professore bolognese si occupa dello studio di metodi innovativi nella lotta alle zanzare, un problema che specie in quest’ultima estate è stato particolarmente avvertito. “Erano gli anni ‘80 quando ho cominciato, insieme ai miei collaboratori, a studiare come contrastare questi insetti – spiega Giorgio Celli – attraverso una nuova filosofia operativa che tiene conto del rispetto ambientale: limitare i pesticidi che colpisco-
no gli esemplari adulti, per concentrarsi sulle larve”. Un metodo innovativo ma soprattutto efficace. Sicuramente. Gli israeliani sono stati i primi ad avviare questo tipo di sistema. Vede, i pesticidi usati tradizionalmente contro le zanzare rimangono sospesi nell’atmosfera, danneggiando l’ambiente e, seppur in misura leggera, anche le persone. A Comacchio nello scorso decennio abbiamo avviato un laboratorio specializzato in questo settore e grazie a finanziamenti statali e regionali abbiamo iniziato questa nuova battaglia contro le larve. Avevamo anche sperimentato l’introduzione di un nuovo pesce proveniente dall’America, il gambusio, che si nutre proprio
di larve di zanzara. Unitamente ad altre specie di pesci che si trovano nelle acque delle valli, ha dato subito risultati concreti. Peccato solamente che la sperimentazione di questo pesce sia stata temporanea, ottenuta attraverso deroghe alle leggi europee che limitano l’introduzione di fauna proveniente da ecosistemi diversi. Il gambusio, vista la sua utilità, meriterebbe di acquisire la nostra “cittadinanza”. Più in generale risulta che in quelle zone i pizzicotti siano diminuiti sensibilmente.
“Giusto
Assolutamente. Ricordo che anni fa nel centro di Comacchio a ferragosto alcuni eventi non si potevano più svolgere perché le zanzare rendevano impossibile la vita a residenti e turisti. Dopo i nostri interventi la situazione era nettamente migliorata. Ora però ci occupiamo solo di ricerca, la lotta alle zanzare è stata affidata a una società comacchiese, costituita prevalentemente da studenti
combatterle ma con un po’ di tolleranza”
e da personale del luogo. In quest’ultimo anno in quelle zone le zanzare sono tornate a infastidire parecchio, forse perchè mancano le dovute competenza in materia. Da qualche anno poi c’è un tormento in più: la zanzara tigre. Esatto. Se le altre zanzare infastidivano la sera, la zanzara tigre colpisce di giorno e crea nuovi problemi. Per combattere questa specie occorre un impegno “sociale”: tutti coloro che hanno a che fare con acque stagnanti devono utilizzare i kit per combattere le larve di questi insetti. Non parlo solo di chi possiede vasche per il ripopolamento dei pesci, ma anche a coloro che nella propria casa annaffiano i vasi con le piante. La zanzara tigre si combatte solo così. Puoi darci dei consigli pratici per provare a contrastare meglio le zanzare in questo scampolo finale di estate? Prima cosa privilegiamo i vestiti bianchi. La zanzara tigre è attratta dal nero, quindi in quel caso diventiamo dei bersagli più facili. Secondo: sug-
ma utili” gerisco di mettere della sabbia nei sottovasi che contengono acqua, questo fa sì che non possano essere deposte le larve. In alcuni comuni del mantovano si stanno inoltre attuando delle politiche di reintroduzione dei pipistrelli, un animale che si nutre di zanzare. Volendo è possibile “adottarne” degli esemplari, sono a disposizione i relativi box. E poi occorre più tolleranza. In che senso? Bisogna prendere coscienza con la realtà del mondo in cui viviamo. La gente deve capire che per quanto siano fastidiose anche le zanzare hanno la loro utilità: le larve sono cibo per i pesci, degli adulti si nutrono molte specie di volatili. Nel nostro ecosistema noi uomini non siamo soli, dobbiamo immaginare che viviamo in un condominio, non in una villa esclusiva a noi riservata, con divieto di accesso agli estranei. E poi un’altra cosa: diffidate delle pubblicità.
Vengono veicolati messaggi fuorvianti? In molti casi sì, in altri vengono male interpretati. I prodotti chimici per contrastare le zanzare non sono il massimo. Se notate negli spot viene sempre specificato di aerare il locale prima di soggiornare, perché questi prodotti contengono elementi che possono produrre tossicità, seppur a bassi livelli. Comunemente invece le persone si chiudono in casa con piastrine e zampironi accesi. Diffidate poi degli apparecchi a ultrasuoni recentemente apparsi sul mercato: sono del tutto inutili a tenere lontano questo tipo di insetti. Lo strumento migliore rimane la tradizionale zanzariera. Poi, come già detto, armiamoci di un po’ di pazienza. Con i metodi giusti si potranno anche limitare, ma le zanzare ci sono sempre state e per tante ragioni è giusto e sano che continuino ad esserci.
“Limitare i pesticidi e colpire le larve”
APPUNTAMENTI Natura Bio-Festival degli stili di vita sostenibili 18 e 19 settembre 2010
Luogo: Correggio (Re), area del salone delle feste, zona stadio
Natura Bio è l’appuntamento di fine estate - organizzato dal Comune di Correggio e dall’associazione Volver - con il mondo del naturale, dell’ecologia e del biologico
RemTech Expo 2010 4°Salone sulla Bonifica dei siti contaminati e sulla Riqualificazione del territorio 21/23 settembre 2010
Luogo: Ferrara, Centro fieristico
Appuntamento a Ferrara con RemTech Expo 2010-4°Salone sulla Bonifica dei siti contaminati e sulla Riqualificazione del territorio, promosso da Ferrara Fiere Congressi (Gruppo BolognaFiere) presso il Centro fieristico dal 21 al 23 settembre 2010.
Ravenna 2010-Rifiuti, acqua, energia 29 settembre/1 ottobre 2010
Luogo: Ravenna, centro storico
Ravenna2010 è un festival sui temi dei rifiuti, dell’acqua, dell’energia; tre giorni di incontri di tipo informativo-formativo
Riserve di caccia, riserve sulla caccia L’attività venatoria tra necessità e tutela ambientale La caccia, si sa, da sempre divide l’opinione pubblica, contrapponendo animalisti e ambientalisti agli appassionati dell’arte venatoria. A lato delle questioni prettamente morali, ci sono aspetti economici che iniziano a pesare nelle scelte normative regionali relativamente a questo settore. In Emilia Romagna, per esempio, nello stillare l’elenco degli uccelli cacciabili, la Giunta regionale ha cercato di utilizzare le doppiette per limitare in qualche modo i danni all’agricoltura provocati da alcuni volatili, ponendo al contempo attenzione alle specie minacciate o a rischio estinzione. Un’apposita delibera ha quindi legalizzato la caccia allo storno, in deroga alle disposizioni europee, mentre permarrà il divieto per un altro uccello poco amico degli agricoltori: la tortora dal collare. “Un provvedimento equilibrato – secondo Tiberio Rabboni, Assessore regionale per l’Agricoltura e l’Attività venatoria – con cui la Regione affronta seriamente il problema del contenimento dei danni all’agricoltura provocati dalla fauna selvatica, senza rinunciare alla necessaria opera di tutela e salvaguardia di specie protette. Auspichiamo che quest’anno si possa dare corretta attuazione della delibera, senza i ricorsi che sono seguiti a questi atti ammini-
strativi in passato, tutti peraltro risolti in modo favorevole alla Regione”. Ma perché, viene da chiedersi, è stata posta una distinzione tra due specie di uccelli, entrambe nocive ai raccolti? Nel caso dello storno la delega alla direttiva comunitaria (che ne prevede il divieto di caccia) è stata concessa dato che i metodi di prevenzione non cruenti e i piani di controllo hanno mostrato la loro inefficacia. Non si sono verificate le stesse condizioni per la tortora dal collare. Sul caso è infatti intervenuta l’Ispra (l’istituto nazionale per la protezione e la ricerca ambientale, competente per la tutela della fauna selvatica ndr) che ha espresso parere contrario. Non solo. La stessa Corte di Giustizia Europea con una sentenza recentemente emessa, ha condannato lo Stato italiano e le Regioni per l’erronea applicazione della Direttiva Uccelli. Considerata poi l’entità dei danni provocati da questo tipo di tortora alle colture, quantificabili in poche migliaia di euro, la Giunta ha valutato che non sussistano i “danni gravi e ripetuti” per un ricorso alla deroga. Ma le diatribe relative alla caccia non si fermano ai volatili. Una recente pronuncia del Tar emiliano ha sospeso i piani di abbattimento delle volpi approvati dalla Provincia di Bologna, riconoscendo le ragioni sollevate dalla Lav, insieme a Lac e Wwf, che avevano impugnato il relativo atto. I giudici amministrativi hanno riconosciuto che la Provincia aveva approvato il piano violando la Legge nazionale sulla tutela della fauna sel-
Diatribe tra doppiette agricoltori e animalisti
vatica. L’orientamento espresso dal tribunale nella sospensiva (in attesa che venga pronunciata l’udienza di merito per l’annullamento dell’intero piano) fa sì che al momento non possa essere uccisa alcuna volpe. Nonostante la contrarietà espressa anche in questo caso dall’Ispra, il 23 marzo scorso la Provincia aveva approvato il piano di controllo, teoricamente valido fino al 2014, che disponeva l’uccisione di un numero illimitato di esemplari, sia ricorrendo ai fucili dei cacciatori, sia utilizzando i cani da tana, appositamente addestrati per entrare nelle tane delle volpi allo scopo di sbranare i cuccioli e le loro madri. La Provincia aveva giustificato l’approvazione del piano con un presunto sovrannumero di volpi sul territorio. Questi animali vengono spesso indicati da agricoltori e allevatori come responsabili di varie tipologie di danni. In realtà nel 2009 la provincia di Bologna ha liquidato solamente 396 euro a titolo di rimborso per danni imputati alle volpi su tutto il territorio di competenza. Una cifra sostanzialmente trascurabile o comunque non sufficiente, se-
condo le associazioni animaliste, a giustificare il ricorso a piani di uccisione senza alcun limite numerico. Infine la questione legata alla presenza di ungulati. Nel 2009 rispetto al 2008 i danni accertati dal solo territorio felsineo per quanto riguarda i caprioli sono triplicati, passando da 33.739 a 91.844 euro. L’amministrazione bolognese, a seguito delle reiterate proteste per gli ingenti danni subiti dagli agricoltori per colpa di questa tipologia di fauna selvatica, ha deciso di dar corso a piani di controllo del capriolo a fronte di una presenza di 20 mila caprioli ufficialmente censiti nei territori di caccia (207.000 ettari di collina e montagna) e di almeno altri 10 mila nei territori ove a vario titolo vige il divieto di caccia (parchi, oasi, zone di ripopolamento e cattura, zone di rifugio). La situazione diventa ancora più complessa tenendo conto della presenza degli altri animali selvatici: 8/10 mila cinghiali, 1500 cervi, 1000 daini e circa 2 mila istrici, questi ultimi particolarmente ghiotti di tuberi di qualunque tipo, specie di patate. Numeri definiti “intollerabili” dalle principali sigle delle associazioni degli agricoltori. Ecco perché sarà difficile, perlomeno a breve, poter arrivare a un sostanziale equilibrio tra fauna selvatica, mondo venatorio e imprese agricole emiliane.
Le leggi regionali
sulla controversa
materia
Auto elettriche alla…carica In Italia la svolta dei veicoli ‘green’ è lontana, ma i progetti non mancano Autunno 2009. “Il 2010 sarà l’anno dell’auto elettrica”: questo il titolo che campeggiava in ogni sito web o rivista che si occupa di vetture o di ambiente. Giugno 2010. “Le auto elettriche rappresentano il futuro. Ma purtroppo su questo settore l’Italia non ha investito, abbiamo partner europei che sono molto avanti” le parole pronunciate dal ministro Stefania Prestigiacomo lo scorso giugno a margine del convegno capitolino “Trasporto sostenibile: energia, salute e ambiente, problemi e soluzioni”. Il ministro una mosca bianca sull’argomento? Assolutamente no. Sulla stessa lunghezza d’onda, parlando di produzione, il senatore Franco Bruno di Alleanza per l’Italia, vice presidente della Commissione Ambiente del Senato, che sottolinea come “mentre in Europa si susseguono ogni giorno presentazioni di nuovi modelli elettrici, la Smart, la Opel così come la giapponese Nissan, dell’industria italiana non abbiamo notizie. Non si capisce però se a dormire di più sia il governo che non promuove ed investe nell’auto del futuro, o le aziende automobilistiche”. Inutile, quindi, chiedersi quanto il filone ‘auto elettrica’ si stia sviluppando in Italia. Poco, è la risposta più adatta. Anche se l’auto elettrica al 100% non è ancora finita su strada all’ombra del Tricolore, le ibride finora non hanno sfondato. Alcuni dati a sostegno delle affermazioni dei due rappresentanti del governo: nel primo semestre del 2009, ad esempio, solamente un’au-
to su 1.064 è risultata ibrida (304 auto su 323.000); negli Usa ne risultava una su 43. Cifre che sbiadiscono ancor di più davanti alle stime della JD Power and Assoc: in attesa dell’auto completamente elettrica, è segnalata in aumento la vendita in tutto il mondo di veicoli elettrici ibridi e plug-in elettrici ibridi. I dati parlano di 732mila veicoli alternativi venduti nel 2009, che nel 2010 toccheranno le 940mila unità. Per arrivare a 3 milioni nel 2015. In cima alla lista degli utilizzatori gli Stati Uniti (dove però pullulano stazioni di ricarica), poi il Giappone. Anche in Inghilterra sono già con lo sguardo più vicino all’orizzonte rispetto all’Italia: a partire da gennaio 2011 chi vorrà acquistare una vettura a basse emissioni di carbonio riceverà dallo Stato fino a 5mila sterline (poco più di 6mila euro), pari ad un quarto della spesa. Ma in Italia due grandi colossi, uno dell’energia l’altro delle case automobilistiche, hanno mosso un primo piccolo, grande passo, rendendo realtà il progetto di e-mobility firmato da Enel e Smart. Tra Milano, Pisa e Roma verranno testate prestazioni, costi, efficienza, facilità nella ricarica di 100 Smart electric drive; il canone mensile di 400 euro + iva comprenderà noleggio, manutenzione ordinaria e garanzia per la durata del progetto (4 anni); la ricarica prevede un contratto con Enel da 25 euro mensili. Esperimento che però, stando alle
Il Belpaese in ritardo rispetto ai partner europei
La Rossa si fa ‘verde’
previsioni fornite dall’ultimo Motor Show, non vedrà pieno sviluppo entro Al Salone dell’auto di Ginevra, breve. Infatti, secondo il sondaggio vetrina mondiale delle novità a realizzato da Interautonews, tra 774 quattro ruote in scena ad inizio concessionari, rappresentativi del 18,24% degli esercizi di settore attivi marzo, non si poteva non parlare di in Italia, è indicato in 4/6 anni il las- auto elettriche: un intero spazio, il so di tempo che porterà le auto eletPadiglione Verde, è stato dedicato triche alla portata del reddito di un alle vetture ‘alternative’. italiano. Così la pensa il 48,26% E se in terra svizzera anche la degli intervistati. Ferrari presenta un prototipo E i probleibrido, significherà pur qualcosa. Si mi che tratta della 599 Hybrid KersIl, che accommanterrà intatte le caratteristiche pagnano verso estetiche della 599 ma farà spazio questa posteriormente a due batterie svolta agli ioni litio; il nuovo motore ‘ g r e e n ’ ? elettrico da 109 CV sarà affiancato, Stando anteriormente, da un normale ad un almotore a benzina da 620 CV. tro sonMa quali case stanno investendo daggio, in questo settore? Mentre Renault condotto ha in programma di produrne da ‘intelliGo’ tra 200mila ogni anno a partire dal gli auto2015, e mentre Mercedes renderà mobilisti verde la Classe B, Nissan da pochi di Milano e Roma, giorni ha aperto le prenotazioni due le priorità: per la Leaf anche in Italia: sarà una la produzione di batterie efficien- delle prime vetture a reale impatto ti – al momento zero (niente tubo di scappamento, emissione di Co2 e inquinanti) il vero grande che verrà prodotta in larga scala, limite pratico - e infrastrutture per la ricarica facilmente raggiungibili. con la presenza del sistema di Altrimenti l’appetibilità di un veicofrenata rigenerativa, che recupera lo ibrido o elettrico diventa nulla. l'energia emessa durante la frenata Anche se le caratteristiche dell’aucontribuendo ad aumentare tomobilista nostrano sulla carta fal’autonomia che in condizioni ciliterebbero il passaggio alle auto standard è di 160 km. E il cellulare ad impatto ecologico pressoché permetterà di accendere l’aria nullo. Infatti in una grande città si condizionata. percorrono giornalmente in media 37 km (e l’autonomia di una batte- Il costo? In Portogallo 30.250 euro, ria è tripla); il periodo di sosta ogni in Irlanda 29.995 euro e in Gran giorno è pari a 6 ore (e per ricariBretagna 23.990 sterline, prezzi al care la batteria serve un tempo sinetto degli incentivi statali per i mile); infine, dal momento che un modelli più ecologici e comprensivi automobilista su due possiede un del costoso pacco batterie garage, ecco risolto il problema di Anche da Cambiano (To) dove poter effettuare la ricarica.
Passo avanti
col progetto e-mobility di
Enel e Smart
Pininfarina punta sulla mobilità sostenibile: in cantiere Nido EV, prototipo ad emissioni zero che garantisce 140 km di autonomia con una ricarica, velocità massima 120 km/h, accelerazione 0-60 Km/h in meno di 7 secondi. Batteria completamente riciclabile.
I.P.
A Faenza un negozio con vasto assortimento di prodotti per il benessere alimentare L’intento dei titolari, Alice Papes e Giacomo Gazzoni, è quello di offrire un servizio competitivo, finora carente, nel centro storico. Il negozio, seppure di modeste dimensioni, offre un vasto assortimento di prodotti biologici. In particolare viene dato grande rilievo al reparto nutrizionale, nel quale è infatti possibile trovare ogni genere di prodotti alimentari biologici: da pasta a cereali integrali e legumi, da dolcificanti naturali a merendine e biscotti, da tisane a numerosi tipi di tè e caffé, da latte di molteplici cereali a succhi e bevande gassate. A chi persegue armonia ed equilibrio nella propria vita seguendo la filosofia della Macrobiotica, il giardino Biologico offre: salse di soia, miso, umeboshi, gomasio, tahin, alghe e tè giapponesi. Inoltre, in risposta alla sempre crescente domanda da parte di persone affette da celiachia, il negozio dispone di una ricca varietà di alimenti privi di glutine, come svariati formati di pasta di mais, riso e grano saraceno, biscotti e fette biscottate, snack dolci e salati e, addirittura, birra. Un ulteriore punto di forza del giardino Biologico è rappresentato dalla vendita di prodotti freschi da forno dell’azienda biologica La selva di Tirli di Firenzuola; ogni giorno è possibile trovare numerose varietà di pane toscano, di farro, di kamut e di riso, tutte a lievitazione naturale, schiacciate con verdure e torte salate cotte in forno a legna e tantissimi dolci, golosi e sani in quanto privi di zuccheri raffinati, come le crostatine di grano e di farro alla marmellata, di kamut alla ricotta di capra con gocce di cioccolatoe uvetta, i deliziosi strudelini di farro, senza burro e zucchero, la pasta di mandorle e le sfiziose raviole di kamut con succo di mirtilli. E’ inoltre possibile richiedere prodotti da forno personalizzati, in base alle proprie esigenze ed intolleranze alimentari. Nel retro del negozio, si può trovare una vasta scelta di prodotti frigoconservati: dagli yogurt e i formaggi di mucca, di capra, di pecora e di soia alle proteine vegetali, quali seitan, tofu, tempeh e Mopur biologico, una gustosa carne vegetale ad altissimo valore proteico, ancora poco conosciuta. Chi tiene ad alimentarsi in modo sano, pur disponendo di poco tempo, può usufruire dell’ampia gamma di pietanze pronte: primi e secondi vegetariani e vegani e, addirittura, crescioni e pizze di vari cereali. Agli estimatori del buon vino è riservata una interessante varietà di rinomati vini organici bianchi e rossi, anche provenienti da terreni confiscati alle organizzazioni mafiose, senza solfiti: Nero d’Avola, Negroamaro Salento, Prosecco, Grillo, Catarrat-
to, Cabernet, Chianti ed un notevole Brunello di Montalcino 2004 Riserva. Il giardino Biologico offre un buon assortimento di integratori alimentari naturali e di fito-terapici, che da settembre, in vista delle stagioni fredde, si arricchirà per contrastare i malanni invernali. Con la volontà di rendere il più completo possibile il servizio offerto, il negozio dispone anche di un reparto dedicato all’igiene personale e alla cosmesi naturale, oltre a proporre prodotti per la pulizia della casa, tutti completamente vegetali e biodegradabili. Finalmente, per il tuo benessere, il negozio che aspettavi in pieno centro storico. Vieni a trovarci!
L’arte del rifiuto Dalla necessità del riutilizzo nascono nuove forme di espressione In principio fu Marcel Duchamp, artista francese che nel 1917 espose un orinatoio capovolto ad una esposizione di arte contemporanea a New York con il titolo “Fontana”: un gesto simbolico che inaugurò il concetto di arte readymade, detta anche found object o in francese objet trouvè (oggetto trovato o molto spesso recuperato), nella quale cose di uso comune, che solitamente non vengono considerate opere d’arte, vengono private del loro senso pratico e riproposte al pubblico in un contesto artistico. L’idea di elevare lo status degli oggetti secondo questi principi assunse significati politici, sociali e commerciali eterogenei. Tante sono le opere readymade (che la critica d’arte Lea Vergine ha ribattezzato trash art) già entrate nelle collezioni dei grandi musei del mondo dopo aver raggiunto quotazioni da capogiro, dai combine paintings di Robert Rauschenberg, protagonista della
Pop Art, alle istallazioni dell’artista coreano Nam June Paik eseguite con decine di vecchi televisori. L’artista afroamericano David Hammonds e la libanese Mona Hatoum compongono oggetti quotidiani con riccioli di capelli, Subodh Gupta, indiano, racconta la contraddittorietà del suo Paese in sculture assemblando stoviglie riciclate, il peruviano Jota Castro crea scritte politiche fatte con vari modelli di scarpe della Nike. In Italia c’è chi realizza sculture con unghie finte laccate e bottiglie di plastica trasparenti come Enrica Borghi, chi invece costruisce installazioni assemblando mobili, lampadari e soprammobili degli anni Cinquanta come Flavio Favelli. Nel frattempo è nata una diversa consapevolezza del rifiuto: il problema ambientale relativo allo smaltimento dei nostri scarti quotidiani - ma anche degli scarti di lavorazione a livello industriale - ha portato la comunità ad interrogarsi sulle soluzioni possibili. Una risposta è arrivata da diversi gruppi di artigiani, designer e creativi: non considerare l’oggetto scartato solo un rifiuto ma leggere in esso il suo riutilizzo in modo alternativo, ecosostenibile ed
Arredamento
e sculture da oggetti
di scarto
economico prima di buttarlo via nella spazzatura. Una lettura contemporanea del readymade primordiale, nel quale è chiaro tanto il messaggio creativo quanto quello ecologico. Nascono così le esperienze di ecodesign del fiorentino Giovanni Erbabianca, le cui opere sembrano essere un ponte fra il cassonetto e i salotti di dimore chic. Utilizzando ruote di bicicletta, camere d’aria forate, ma anche bottiglie e assi abbandonate, Erbabianca crea le sue sculture e installazioni luminose, ma anche lampade e abatjour readymade. Rispetto per l’ambiente, m a a n che per i soggetti che lo vivono, dei tempi e delle forme proprie degli individui: è il messaggio cardine che il gruppo ‘Bassoprofilo.org’
esporta dalle aule della Facoltà di Architettura di Ferrara. Attraverso workshop aperti a designer e a gruppi di ricerca provenienti da ogni parte del mondo, cercano la miglior soluzione possibile – dal punto di vista funzionale, estetico e anche commerciale- alla necessità di riutilizzare: dalle tavole dei bancali nascono delle poltrone, da tubi in cartone rigido provenienti dalle aziende tessili pezzi di arredamento. Alla buona abitudine di fare la raccolta differenziata dei rifiuti bisogna costruire la migliore abitudine di fare acquisti tenendo presente che meno imballaggio portiamo a casa e meglio è, e che, se un tavolino, una sedia o un abito non ci occorrono più, potrebbero servire a qualcun altro per altri scopi, per esempio alle artigiane delle associazioni Ri-girandola e Awalé. Designer, stiliste, restauratrici che nella loro bottega-laboratorio -La Bottega di Utilla a Ferrara- raccolgono e studiano un attento riutilizzo dei fondi delle nostre cantine e dei magazzini delle aziende locali ed insegnano a chi può essere interessato il “come si fa”. Nascono dunque collezioni di borse e gioielli readymade, pezzi di arredamento unici, piccole sculture.
Dal ‘readymade’
un messaggio
creativo ed ecologico
Sajaka Kajita Ganz - Fogo