Ecomafie in Emilia Romagna

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20004

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ISSN 2037-447X

Aprile 2012 mensile anno 3 numero 4

Invenzioni verdi

a pag. 3

Solare in classe

Città sotto smog Sposi secondo natura

Caso biogas

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a pag. 9

a pag. 11

Valconca a passo d’uomo a pag. 12

Uova liberate

a pag. 15

Alternativa a Porto Tolle a pag. 19

Pasqua da scartare

a pag. 23

Ecomafie in Emilia Romagna redazione.biosfera@edititalia.it

L’Emilia Romagna si colloca al terzo posto nella poco rassicurante classifica degli illeciti del ciclo del cemento, con 1431 persone denunciate (15% del totale del nord Italia), e 243 sequestri effettuati. Lo rivela il dossier -Cemento Spa- di Legambiente su mafia, corruzione e abusivismo edilizio nel nord Italia, un rapporto su tre criticità che colpiscono tutta la Penisola e che anche nelle regioni settentrionali fa registrare dati allarmanti che indicano come questi fenomeni non siano una

prerogativa solo del Sud del Paese. La relazione annuale della Direzione Nazionale Antimafia (2010), descrive chiaramente quanto la presenza dei Clan mafiosi in Emilia Romagna sia una realtà acquisita, con una consolidata presenza delle imprese mafiose negli appalti, nelle speculazioni immobiliari e nel traffico illecito di rifiuti. Come si legge nelle relazioni della Direzione investigativa antimafia, la ‘ndrangheta e i clan campani sono le organizzazioni criminali più radicate in

Tanti prodotti

regione. La prima è -tradizionalmente presente nel reggiano, e più recentemente nelle province di Parma e Piacenza ed in quella di Rimini (ove pure operano cellule di cosche crotonesi e reggine) con una strategia criminale tesa alla mimetizzazione nell’economia legale, a cominciare dal mercato edile ed immobiliare-; la seconda invece scorrazza in mezza regione. Dunque, lo scenario che emerge da -Cemento Spa- richiede un’immediata assunzione di responsabilità e una

profonda riconversione all’insegna della legalità, della trasparenza e della sostenibilità, ambientale ed energetica: dopo aver saccheggiato e impoverito il Mezzogiorno, i clan stanno sempre di più trasferendo il loro sistema d’imprenditoria criminale nel resto del Paese, sfruttando disattenzioni, sottovalutazioni del problema, vere e proprie complicità. C’è bisogno di una reazione forte e immediata da parte di tutti: dalle istituzioni a chi ha responsabilità politiche, dalle imprese ai cittadini.

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‘Brevettigreen’, invenzioni verdi Eco-friendly tutte le idee e le innovazioni in rete Hai un’idea ecosostenibile ma non sai come sfruttarla al meglio? Allora potrebbe fare per te Brevetti Green il portale delle idee e dell’innovazione “verde” in Italia. Brevettigreen.it è l’unico portale nazionale che offre visibilità agli eco-inventori di mettere in relazione i brevetti con tutti i soggetti facenti parte dell’iter stesso di brevettazione dall’inventore al titolare fino ai consulenti. Per ogni idea il sito raccoglie una vera e propria scheda atta a presentarla, corredandola di tutti i contatti di riferimento e di una serie di materiali multimediali

per esporla al meglio, tutte le schede raccolte sono poi archiviate in un database messo a disposizione per le aziende del settore in cerca di nuove tecnologie. Energie alternative, gestione rifiuti, trasporto, agricoltura/forestali, aspetti amministrativi-normatividesign e risparmio energetico, sono le 7 le categorie in cui è possibile registrare la propria invenzione ognuna delle quali è poi suddivisa in sottocategorie per poter facilitare la ricerca ad ogni utente interessato. Il portale propone inoltre una sorta di community per un vero e proprio scambio di idee e programmi tra imprenditori e professionisti di un settore, che nonostante il boom degli ultimi anni, continua comunque a dover affrontare diversi problemi o pregiudizi da quelli economici a quelli di praticabilità, nel range di un

La creatività italiana

in un solo

sito

decennio sembra infatti che le uniche brevettazioni eco in via di sviluppo siano quelle riguardanti le fonti rinnivabili quali il fotovoltaico, l’eolico, il trattamento CO2, e i biocarburanti, nonostante i brevetti verdi coprano un’area molto più vasta di campi e prospettive. Significativa di fronte a tutto questo risulta allora la scelta di brevettigreen.it di catalogare non solo le nuove proposte ma anche tutte le invenzioni registrare dal 1980 ad oggi riclassificandole secondo le norme richieste dal’Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale, Wipo, al fine di poter recuperare anche ciò che forse era andato dimenticato o poteva essere giunto in anticipo rispetto ai tempi. Un’invenzione per le invenzioni dunque che si propone di agevolare non solo gli ideatori ma anche chi nel mondo dei brevetti ha un ruolo fondamentale anche se meno conosciuto come gli studi di consulenza ai quali il sito permette di evidenziare il proprio ruolo fondamentale nella tutela e nel-

la valorizzazione del patrimonio intellettuale. Il database di brevettigreen. it al momento raccoglie un totale di quasi 4.460 brevetti la maggior parte dei quali, come suddetto, inerenti alle energie alternative ed alla gestione dei rifuti mentre in coda rimangono gli aspetti amministrativi come ad esempio uno scanner per l’analisi di assegni bancari o un supporto per l’apertura di canali di comunicazione con server remoti. Un vero e proprio mondo dunque che dall’utile può arrivare al bizzarro ma che vuole comunque tenere alta la bandiera dell’ecofriendly, fattore non da poco considerato che nell’attuale situazione mondiale dovrebbe essere d’obbligo che il progresso e lo sviluppo vadano di pari passo con l’ecosostenibilià, teoria che sappiamo essere smentita dalla pratica, ben vengano dunque progetti come questo portale dove forse a nostra insaputa potrebbe esserci la soluzione per il nostro pianeta. E quindi anche per noi.


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Energia solare fra i banchi A Riccione gli studenti imparano a realizzare un impianto fotovoltaico in classe Gli studenti riccionesi vestono i panni di ingegneri ecologici e mirano all’energia solare. È infatti ripartito lo scorso mercoledì 25 gennaio il ciclo di lezioni sulle energie rinnovabili che prevede la realizzazione di un vero impianto fotovoltaico in classe, e rientra nel progetto “Apprendere e orientarsi in alternanza”, iniziativa promossa dalla Cna di Rimini insieme al Cescot. Un’iniziativa curiosa e innovativa, finanziata dalla Provincia di Rimini, per scoprire sul campo ed orientare in modo coinvolgente i più giovani in uno dei settori trainanti della green economy. Gli ingegneri in erba sono i ragazzi

che frequentano la classe quarta D del liceo scientifico ‘Alessandro Volta’ di Riccione, che hanno accolto in cattedra un vero professionista delle rinnovabili, l’ingegner Luca Zamagni della Ubisol, azienda riminese leader del settore fotovoltaico insieme al docente di fisica dell’istituto riccionese, Fausto Bersani, e al perito industriale Iader Mazzoni. L’obiettivo del corso è la realizzazione di un vero e proprio impianto fotovoltaico, del tipo stand alone o “a isola”, ossia scollegato dalla rete elettrica, utile a ricaricare cellulari e computer portatili: gli studenti stessi struttureranno l’impianto, montandolo vite per vite e pannello per pannello, per un percorso pratico, di lavoro reale, che prevederà anche una visita agli stabilimenti della Ubisol a Rimini, per toccare con mano il lavoro di progettazione del mondo delle rinnovabili. Un progetto da 10 e lode. Le prime emozioni non hanno tardato a farsi sentire: gli studenti del Volta hanno brillante-

mente superato, mercoledì 14 marzo, il primo test di verifica dell’impianto, alla presenza della preside, Donatella Zoffoli, e del sindaco di Riccione, Massimo Pironi. Il collaudo, dopo appena due mesi di lavoro, è stato effettuato in un’area verde della scuola, dove il pannello solare è stato esposto al sole. L’impianto costruito in classe si è avviato facendo attendere qualche minuto di suspanse, e ha permesso l’accensione di due lampadine e la ricarica di alcuni telefonini. Ora gli studenti della quarta D puntano più in alto. La piccola centrale di produzione del liceo Volta servirà infatti ad un ulteriore esperimento scientifico: produrre idrogeno puro, sfruttando il fenomeno dell’elettrolisi, un metodo conveniente per accumulare l’energia solare che, per sua natura, è discontinua. Per la fine dell’anno scolastico, la vera missione dei liceali riccionesi non sarà dunque guadagnare un bel voto in pagella, quanto provare la soddisfazione di realizzare, sul campo, progetti ecosostenibili efficaci e utili per la propria scuola e la propria formazione.

L’esempio Ubisol Il Gruppo Ubisol si è affermato da anni come una delle realtà protagoniste della rivoluzione verde in Emilia-Romagna, specializzato nella realizzazione di impianti fotovoltaici, eolici e solari termici. Sin dalla sua nascita, nel 2006, mira ad una sfida basata sull’innovazione: lavorare con il sole, sfruttarne l’energia e metterla a disposizione della comunità. Da allora il gruppo si è rivolto al mercato civile e industriale, progettando e installando impianti fotovoltaici. La nuova sede, inaugurata nell’ottobre del 2009 dal presidente della Regione EmiliaRomagna Vasco Errani, nell’area artigianale della Grotta Rossa di Rimini, concretizza la filosofia professionale di Ubisol, dando il buon esempio fin dalla sua struttura: ecocompatibile, in classe energetica A, dotata di impianto fotovoltaico, impianto solare termico e impianto eolico. La nuova sede riminese del Gruppo Ubisol è divenuta anche un presidio didattico: talvolta le scolaresche compiono percorsi guidati presso l’azienda, conoscendo da vicino la cultura delle energie rinnovabili. Inoltre Ubisol coltiva il rapporto con il mondo della scuola e dell’università con convinzione. Gli ingegneri del Gruppo Ubisol, come in questo progetto presso il liceo Volta di Riccione, sono infatti spesso impegnati in incontri con gli studenti di ogni ordine e grado, dalle elementari alle facoltà universitarie.


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Mal d’aria in Emilia Romagna In due mesi già diversi capoluoghi superano il bonus delle pm10 In soli due mesi dall’inizio dell’anno in Emilia Romagna l’aria è già diventata parecchio “pesante”. Il coordinamento regionale di Legambiente ha infatti pubblicato i dati raccolti dal monitoraggio del pm10, che comprendono un periodo che va dal primo gennaio al 25 febbraio, ed ha lanciato l’allarme. Durante l’arco dell’anno ogni città ha a disposizione 35 giornate “bonus”, in cui è tollerato che la media giornaliera di pm10 nell’aria superi la soglia di attenzione, stabilita in 50 microgrammi per metro cubo d’aria. Il 2012 è appena iniziato e già quattro capoluoghi in regione hanno consumato e oltrepassato il “bonus”: Parma ha accumulato 46 superamenti, Reggio Emilia e Modena 39, Piacenza 38. Ferrara per ora resta regolare, ma da adesso a fine dicembre avrebbe a disposizione solamente altre

due giornate “bonus”. Si attesta infatti vicino al limite, con 33 superamenti alle spalle. I capoluoghi più virtuosi sembrano essere quelli del versante romagnolo: l’aria più salubre per ora è quella di Cesena, dove solo 18 “bonus” sono già stati accumulati. Segue Forlì con 24 e Ravenna con 29. Nonostante nel periodo preso in esame si siano verificate piogge abbondanti e frequenti nevicate, che avrebbero dovuto mitigare la concentrazioni delle polveri, la panoramica emiliana desta non poche preoccupazioni. Il presidente di Legambiente Emilia Romagna, Lorenzo Frattini, non esita a definire la situazione attuale “un’emergenza”, e chiede al più presto un confronto con l’assessore Carlo Lusenti, responsabile della sanità a livello regionale: un tavolo per misure straordinarie verso il quale far convergere anche le amministrazioni comunali, le associazioni ambientaliste e di categoria. Frattini è convinto che solo attraverso delle precise indicazioni dalla Regione sia possibile ottenere delle restrizioni più ampie e

omogenee del traffico nei vari capoluoghi, ed evitare “che i sindaci possano scegliere soluzioni al ribasso, timorosi che nella città a fianco le soluzioni siano più morbide”. Tra le proposte messe in campo da Legambiente per fronteggiare l’atmosfera sempre più insalubre che si respira nelle aree urbane, anche l’ipotesi di utilizzare le sanzioni che Trenitalia dovrebbe pagare per i disservizi delle passate settimane per potenziare e agevolare il trasporto pubblico. La circolazione automobilistica, com’è noto, è un fattore inquinante decisivo. In Italia il trasporto su gomma – che comprende anche veicoli commerciali leggeri e pesanti, autobus e motocicli – è responsabile del 26% delle emissioni di Co2. La possibilità che ai mezzi motorizzati venga vietato l’accesso ad interi quartieri o arterie cittadine suscita sempre del malcontento, ma per Legambiente è fondamentale ridurre questa tipologia di trasporto, sia privato che commerciale. Nel report “Mal d’aria di città 2012”, pubblicato dall’associazione a gennaio, la ridefinizione della viabi-

lità gioca un ruolo fondamentale per uscire dal tragico impasse – per usare un eufemismo - in cui l’intero Paese è finito: quello di finire in appena due mesi i “bonus” di inquinamento che dovrebbero essere distribuiti nell’arco di 365 giorni. Le proposte illustrate da Alberto Fiorillo, responsabile Legambiente delle aree urbane, sono molteplici e da intendere sinergicamente: corsie preferenziali per i mezzi pubblici lungo le vie di collegamento tra centro e periferia, ampliamento delle zone a ciclopedonabilità diffusa, traffico limitato esteso agli interi centri storici, percorsi obbligati – più facilmente monitorabili - per entrare ed uscire dalla Ztl, misure più severe di controllo dei limiti di velocità oraria come anche delle soste e dei parcheggi. Ed ancora: istituzione del pedaggio urbano, provvedimento che sempre suscita grandi antipatie ed opposizioni. “Si tratta di superare le obiezioni politiche (elettoralistiche in realtà) – spiega Fiorillo - e di trovare un prezzo di mercato equo per un bene assai scarso, lo spazio urbano, che fino a oggi è stato offerto gratis agli automobilisti”.

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Sostenibilità? Ci vado a nozze Come organizzare un giorno speciale per gli sposi e il pianeta L’approssimarsi della primavera non è per tutti sinonimo di maggiore spensieratezza: per le numerosissime coppie che fissano nella “stagion dei fior” la data del loro matrimonio, l’organizzazione della cerimonia origina spesso veri e propri momenti di delirio a due. Il desiderio di rendere indimenticabile il fatidico sì difficilmente si concilia con il budget di cui effettivamente si dispone: da qui discussioni interminabili sul numero degli invitati, la qualità delle bomboniere, le portate del ricevimento, gli addobbi per la chiesa. Ultimamente però si sta diffondendo anche in Italia la moda di ripensare il matrimonio in chiave sostenibile,

salvaguardando l’ambiente e anche il portafogli. Il trend ha origine negli Stati Uniti, ma a importarlo più massicciamente nella penisola sono stati i reali britannici. William e Kate infatti hanno adottato uno stile decisamente green per le loro nozze, utilizzando addirittura alberi vivi – con tanto di radice – per decorare la navata della chiesa. È improbabile che le loro scelte a tema siano state dettate da motivi di carattere economico, tuttavia hanno fornito uno spunto interessante. Si moltiplicano infatti i wedding planner improntati al rispetto dell’ambiente, come pure il fai-da-te ecologico. Sono tanti i piccoli accorgimenti che i promessi sposi possono adottare. Le partecipazioni possono essere inviate via mail, risparmiando alberi ed energia, oppure – per i fanatici del supporto – scritte a mano su carta rici-

Si diffonde la filosofia del matrimonio ‘eco’

clata. Agli invitati si può chiedere un piccolo sforzo di mobilità sostenibile: evitare di arrivare da soli in automobile, organizzando un piccolo carsharing o prendendo il treno. Anche sul dresscode è lecito intervenire: niente spese folli per acquistare il classico abito da cerimonia, che passata la festa rimane nell’armadio a invecchiare. Meglio farsi prestare i vestiti da amici e parenti, o affidarsi ai negozi vintage piuttosto che al servizio di noleggio. Ovviamente gli sposi dovranno seguire lo stesso principio, e preferire tessuti naturali come la canapa, il lino, la fibra di mais, il cotone biologico. Al ristorante poi solo piatti locali, realizzati con ingredienti a chilometro zero e prodotti di stagione. Aboliti i menù pantagruelici, le teorie infinite di portate che poi rimangono inevitabilmente avanzate nei piatti: è giusto garantire agli ospiti un pranzo succulento e abbondante, ma senza sprechi. Le bomboniere offerte non saranno i classici “oggetti cattura polvere”, tanto costosi quanto inutili. Verranno preferiti piccoli doni enogastronomici, come vasetti di marmellate o liquori – magari prodotti da onlus o associazioni di volontariato -, o in alternativa degli eleganti kit per il giardinaggio

composti da semi, terriccio e vasetto. Per quanto riguarda i regali si può spaziare dalla lista nozze dedicata al riciclaggio e al risparmio energetico – dalla quale scegliere ad esempio la caraffa filtrante per l’acqua o i contenitori per la differenziata – all’omaggio simbolico. Se la casa degli sposi dovesse essere già fornitissima ci si potrà orientare verso l’adozione a distanza, alla sovvenzione di un progetto sostenibile, o magari contribuire alle spese per il viaggio di nozze. Le destinazioni migliori? Quelle del turismo responsabile. Rispettare in tutto e per tutto i parametri dettati dalla filosofia sostenibile e solidale potrebbe non essere sempre indolore. Come rinunciare all’allestimento di luci e lucine, che pure consumano a sproposito corrente elettrica? Sarà veramente opportuno condurre la sposa al ristorante in tandem? Per fortuna a tutto si trova rimedio. Senza sacrificare le voglie più insopprimibili, si può “risarcire” il pianeta del dispendio energetico magari riportando nel quotidiano alcune delle buone pratiche imparate durante l’organizzazione dell’evento.


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energie rinnovabili .11

I pro e i contro del biogas Tutto ciò che è necessario sapere sul funzionamento delle centrali Delle centrali a biogas si sente parlare sempre più spesso. In territorio ferrarese, destano particolari attenzioni di quella di Vigarano Mainarda e quella di Masi Torello: la prima per gli sgradevoli odori che i residenti denunciano di respirare da quando è in funzione, la seconda per il tentativo di parte dei residenti di impedirne la costruzione stessa. Senza entrare in questi casi particolari, cerchiamo innanzitutto di capire cosa sono e come funzionano le centrali a biogas, aiutandoci con i servizi che il programma televisivo ‘Report’, condotto dalla nota giornalista bolognese Milena Gabanelli, ha svolto sull’argomento. In uno di questi venivano intervistati alcuni coltivatori di bietole, vite e po-

modoro da industria del Reggiano, i quali premettevano di avere anche una massa enorme di sottoprodotti. Conferivano dunque i liquami degli allevamenti dentro enormi silos e vi mischiavano scarti agricoli come graspi d’uva e potature delle pere; dopodiché, alcuni batteri avrebbero digerito il miscuglio e prodotto gas. Questo finiva poi dentro alcuni motori, che a loro volta producevano energia elettrica. In estrema sintesi, così funzionano le centrali a biogas, ma già ascoltando questi coltivatori saltavano all’occhio alcune domande. Nella centrale presa in esame, i sottoprodotti si riducevano infatti a 200 tonnellate di graspi, contro 8.600 di mais, 6.200 di triticale (frumento) e 1.100 di sorgo. Questo perché, mentre il mais produce circa 200-210 metri cubi di gas per tonnellata, il triticale ne produce 170, il sorgo 140, ed i graspi solo 40-50. Ciò considerato, per produrre un kilowatt di elettricità da biogas occorrevano allora 22 centesimi; un chilowatt sul mercato finito ne costa però

7. Dov’è il business? Ecco una prima obiezione, di carattere economico: le centrali non sono convenienti in assenza di un incentivo statale. Un dubbio di altro genere sulla loro convenienza lo sollevava nella stessa trasmissione l’astrofisico del Cnr Alberto Di Fazio: «ha senso sostituire il petrolio con i cereali» gli veniva chiesto? Secondo lui, se tutto il territorio arabile del pianeta fosse dedicato a colture adatte a biocarburante, si riuscirebbe ad alimentare solo il 25% del parco motori a combustione interna del mondo. Altro problema, il mercato fondiario. Nel cremonese – ma il tema è stato sollevato anche in altre zone –, prima dell’avvento del biogas gli allevatori affittavano il proprio terreno a 600 euro l’ettaro, canone salito poi fino a punte di 1.800 per chi

lo affittava a produttori di derrate da utilizzare nelle centrali. Insomma, il mercato fondiario sarebbe arrivato a prezzi irraggiungibili per chi, anziché darsi al biogas, continua a fare allevamento tradizionale. Il programma intervistava infine Harald von Witzsche, docente di Commercio agrario all’Università di Humbolt, Berlino. In molti casi, a suo parere, l’impatto ambientale del biogas risulta negativo: la terra usata per produrre energia non sarà infatti più usata per produrre cibo. L’Europa dovrà dunque importare più prodotti alimentari, in un momento in cui già l’Unione da esportatore si è trasformata nel maggiore importatore mondiale. La superficie extra europea che utilizziamo corrisponde ormai all’estensione della Germania, ed è aumentata negli ultimi dieci anni del 40%.


il viaggio 12.

Sentieri creativi... Parte il progetto di valorizzazione rivolto alle associazioni giovanili Si è aggiudicato il primo posto nel bando 2011 dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani a sostegno della Creatività giovanile “A passo d’uomo. Sentieri naturali e culturali in Valconca”, il progetto presentato dall’Unione Valconca, in partnership con la Provincia di Rimini e con quattordici associazioni del territorio riminese, che partirà proprio in queste settimane di primavera a coronamento di un

lungo processo di valorizzazione di questa area geografica che si estende da Rimini a Pesaro, fino a Urbino. ‘A passo d’uomo’ si rivolge in particolare alle associazioni giovanili e prevede di svolgere da marzo a settembre 2012 numerose attività di formazione professionale e di produzione artistica site-specific. In altre parole, i percorsi formativi saranno strutturati attraverso laboratori di conoscenza diretta degli ambienti naturali e culturali del territorio, attraverso workshop e residenze artistiche finalizzate alla progettazione e alla messa in scena di nuove opere prodotte e suggerite dai paesaggi della Valconca. Tutto ciò sarà volto alla realizzazione di

Percorsi sugli ambienti naturali e culturali

un festival di tre giorni, da mettere in scena lungo i sentieri naturali e culturali del luogo. L’iniziativa, che chiuderà il progetto nel settembre 2012, vedrà i partecipanti, dotati di mappa, accompagnati da guide esperte del territorio lungo i percorsi nel bosco e alla scoperta dei borghi storici. Durante il cammino, e a conclusione delle passeggiate, saranno organizzati gli eventi, le installazioni e le performance artistiche progettate nel corso dell’attività formativa. Rafforzare l’identità della Valle del Conca, “quale laboratorio permanente tra arte e natura, in grado di promuovere sia lo scambio tra esperienze locali ed internazionali, sia forme di turismo sostenibili ed originali”, è l’obiettivo a cui mira il progetto, come spiega Ruggero Gozzi, presidente dell’Unione Valconca, che evidenzia

inoltre come il progetto intenda valorizzare le specificità locali, nell’ambito dell’arte, della cultura e della natura, sostenendo e favorendo la creatività giovanile delle nuove generazioni. Grazie ad un finanziamento di 30mila euro, a cui si aggiungeranno 20mila euro stanziati dagli enti locali (Comuni e Provincia), potrà così concretizzarsi un’azione sperimentale sviluppata in armonia con la Convenzione Europea del Paesaggio (Firenze, 2000) e promossa dalla Provincia di Rimini con il MiBAC, la Regione Emilia-Romagna e i quattordici comuni della Valconca, in rappresentanza dell’Associazione delle Autonomie Locali dell’EmiliaRomagna, che si pone l’obiettivo di incentivare e valorizzare la creatività giovanile, le arti contemporanee e il patrimonio storico culturale della valle del torrente Conca.


il viaggio

APPUNTAMENTI

nella Valconca Il progetto ‘A passo d’uomo’ ha visto il coinvolgimento e l’adesione di tante realtà. “Questo esito – spiega Vincenzo Mirra, assessore alla Pianificazione Territoriale della Provincia di Rimini – è stato possibile grazie ad uno sforzo collettivo, sostenuto dalla provincia con il Progetto Conca e attraverso l’apporto di diversi servizi provinciali: la Pianificazione territoriale, la Cultura, il Turismo e le Politiche giovanili. L’aggiudicazione del finanziamento – aggiunge Mirra - riconosce al progetto congiunto di Unione e Provincia la volontà di creare qualcosa di nuovo e in tal senso potrà divenire il luogo in cui elaborare e sperimentare un marchio di qualità del territorio incentrato sul binomio culturanatura, che coinvolga oltre ai giovani e alle associazioni tutta la filiera produttiva turistica ed agro-alimentare locale, dalla ristorazione alle attività ricettive”.

Il progetto è coordinato da Giovanni Bartolomeo dell’Unione Valconca ed è stato redatto da Marialuisa Cipriani ed Elena Farnè di IntercityLAB di Rimini, in collaborazione con Fabio Biondi dell’Arboreto-Teatro dimora di Mondaino e Francesca Airaudo della Compagnia del Serraglio di Riccione. Numerose associazioni del territorio vi hanno aderito: Malatempora di Montefiore Conca, Mucche in Transito di Morciano di Romagna, Giovani Insieme di Gemmano, Tassello Mancante di Riccione, Ora d’Aria di Santarcangelo, EffettoNotte di Misano Adriatico, WWF di Rimini, Giacche Verdi di Rimini, Cavalieri del Mare di Riccione, A.S.C.D. Valle del Conca di Porto Verde di Misano Adriatico e Tartufai delle Piante delle Terre Superiori di Mondaino.

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Primavera al giardino attività all’aria aperta

3 aprile 2012 - ore 10,00-18,00

CEA “La Cocla”, via Andrelini 59 - Forlì

Il Centro di Educazione Ambientale della Provincia di ForlìCesena “La Cocla”, in collaborazione con “Fantariciclando”, organizza “Primavera... al giardino”. L’iniziativa si tiene martedì 3 aprile presso il CEA, in via Andrelini 59 a Forlì. Dalle ore 10 si tengono visite guidate al giardino didattico alla scoperta dei profumi e dei colori delle piante officinali e delle piante spontanee del territorio. Dalle 13.30 alle per le scuole e dalle 16 per le famiglia si terrà la presentazione del linro “La banda dei Sorci Verdi”, di Renata Franca Flamigni e Flavio Melandri. I tengono inoltre laboratori di stampa con verdure, letture d’ambiente. L’ingresso è gratuito. Per informazioni 339-5608090 o 333-2946482 Email: ceafo@hotmail.it



agricoltura biologica .15

Uova? Una questione di etichetta Tre secondi in più al supermercato per il rispetto degli animali Se in periodo di vacanze pasquali i pranzi in famiglia si concludono con le tradizionali uova di cioccolato, sulle tavole italiane le uova di gallina sono una presenza comune e diffusa in tutti i periodi dell’anno, anche se non sempre chi le compra e chi le cucina è consapevole delle loro specifiche qualità e provenienze. Ingrediente fondamentale della buona cucina nazionale, dalla pasta ai biscotti, le uova – apparentemente così semplici – sottintendono una variegata e complessa realtà produttiva. Negli ultimi anni diverse associazioni animaliste e salutiste si sono occupate di rendere il più possibili trasparenti e conosciu-

Gabbie bandite nell’industria avicola

Le uova sono un alimento prezioso per la salute: contengono principi nutrivi essenziali, proteine di alto valore biologico. Diversi studi effettuati in ambito internazionale (pubblicati dal British Journal of Nutrion) hanno dimostrato come le uova provenienti da allevamento biologico o all’aperto sarebbero ancora più ricche di vitamine, acido folico, beta carotene e omega 3, più povere invece di colesterolo.

te le modalità attraverso le quali le galline ovaiole vengono allevate; una questione che ha interessato anche la legislazione europea, che è intervenuta per disciplinare la materia. La questione cruciale riguarda le condizioni di vita e di salute dei polli. Nel 1999 una direttiva europea ha stabilito, per la loro salvaguardia, il bando delle gabbie a partire dal primo gennaio 2012. L’industria avicola ha avuto dunque tredici anni per adeguare i propri impianti ed è ora chiamata a rendere conto delle avvenute o mancate modifiche. Negli anni scorsi vennero sottoposti alla Commissione Europea diverse richieste finalizzate a ritardare il bando. Gli imprenditori si dichiaravano preoccupati per la crescita che avrebbe comportato ai costi di produzione, ma la Commissione rifiutò sempre questi tentativi di dilazione: con un apposito studio sull’impatto della direttiva dimostrò che questi timori non erano giustificati.

La Lav è stata ovviamente tra gli attori più motivati a sostenere il cambiamento. Il vicepresidente della lega, Roberto Bennati, definisce l’allevamento in batteria un sistema -tra i più intensivi e innaturali per gli animali-, e spiega come -prima dell’attuazione della direttiva- in Italia questo metodo fosse adottato da oltre l’80% degli avicoltori. Nella grande distribuzione Coop è stata tra primi a recepire le indicazioni europee. Già dall’ottobre 2010 nei propri supermercati – oltre 1440 punti vendita distribuiti in tutta la penisola - ha iniziato a vendere uova esclusivamente prodotte da allevamenti a terra, all’aperto e biologici. Questa strada, già intrapresa precedentemente per le sole uova a marchio Coop, è stata quindi allargata a tutti i fornitori, i quali sono stati supportati nell’innovazione degli impianti. Ora che la legge impone a tutti il medesimo sistema, vale comunque la pena soffermarsi su ulteriori differenze. Le uova non sono infatti diventate improvvisamente tutte uguali, ma rendersi conto della diversità è fortunatamente abbastanza facile. Basta leggere l’etichetta della confezione o, ancora meglio, la serie alfanumerica stampata su ogni singolo guscio. I

primi due caratteri indicano il paese di provenienza (It per Italia), il numero seguente fa riferimento al tipo di allevamento. Zero significa: massimo dodici galline per metro quadro coperto, mangime biologico, possibilità per gli animali di accedere quotidianamente ad uno spazio esterno, disponibilità di trespoli, nidi e lettiere. Uno significa: spazi all’aperto e al coperto come per la dicitura zero, ma mangime non biologico. Due: allevamento a terra in capannoni chiusi, senza accesso all’esterno, e quindi probabilmente dotati di un impianto di illuminazione forzata. Questo tipo di tracciabilità è stata introdotta a partire dal 2004. I numeri e le lettere seguenti indicano: il codice del comune e la sigla della provincia di produzione, il codice del luogo in cui si trova l’allevamento, la data di deposizione per le uova extra fresche. La Lav, per promuovere una maggiore consapevolezza nell’acquisto quotidiano, ha creato un sito appositamente dedicato. Si chiama www. gallinelibere.lav.it e sottolinea ai consumatori come “scegliere l’uovo giusto allunga il tempo della spesa di soli tre secondi”.



redazionale .17

Un saggio impiego di risorse Riscaldare casa al costo giornaliero di novanta centesimi grazie ai moderni criteri di efficienza energetica. Il team di professionisti dello Studio Ingegneri Associati di via Mascheraio numero 17, Ferrara, composto dagli ingegneri Michele Fergnani e Fabrizio Brunetti e dall’architetto Daniela Mandrioli, nella profonda convinzione che l’energia sia un bene tutt’altro che illimitato, il cui inutile sciupìo, oltre ad essere anti economico, sia anche eticamente inaccettabile, ha sempre posto molta attenzione alle problematiche di risparmio energetico. Da circa dieci anni lo Studio è certificato ed attrezzato, unico a Ferrara e province limitrofe, per effettuare verifiche termiche con telecamera all’infrarosso. Questa attività ha consentito di maturare una notevole esperienza nel campo dell’efficienza energetica in edilizia e quindi dispone di conoscenze specifiche e di interessanti casistiche proprio su tutto ciò che viene abitualmente sbagliato o trascurato in edilizia in campo energetico. Su tali aspetti l’analisi all’infrarosso è un metodo di indagine decisamente “impietoso”.

Alla luce di quanto sopra è nata l’idea di mettere in pratica l’esperienza accumulata e curare tutti quegli accorgimenti tecnici che, come progettisti, vengono sempre consigliati alla committenza ma spesso restano inascoltati, eseguendo un intervento diretto di ristrutturazione di un edificio storico. La cura posta nella progettazione e nella realizzazione complessiva dell’intervento ha consentito di ottenere gli standards previsti per l’attribuzione all’edificio della classe energetica “A”. I consumi energetici per riscaldamento, ad opera ultimata e funzionante, sono stati testati nell’inverno appena trascorso caratterizzato da temperature particolarmente rigide. Con temperatura costante interna di 20°C a consuntivo il costo di riscaldamento per l’intera stagione invernale è risultato inferiore ai 160 euro per unità abitativa (superficie variabile da 80 a 100 mq). Questo è certamente un risultato molto interessante ed incoraggiante che và di pari passo con una qualità abitativa ottimale. Com’è stato possibile ottenere tali risultati in termini di costi di esercizio e confort abitativo? Si è operato sia nel limitare le dispersioni termiche mediante l’applicazione di coibentazioni molto curate anche e soprattutto nella scelta dei materiali e nei particolari esecutivi (ri-

duzione o eliminazione dei cosiddetti “ponti termici”), sia mediante l’adozione di serramenti altamente performanti atti a trattenere il calore in assetto invernale ed a schermare l’irraggiamento solare in periodo estivo; soluzioni impiantistiche all’avanguardia per riscaldamento e raffrescamento: non c’è caldaia, non c’è neppure l’allacciamento al gas metano. L’intero fabbricato si scalda con una pompa di calore con sonde geotermiche: sono state eseguite quattro perforazioni ad 80 m di profondità, ed in esse inserite delle sonde in grado di scambiare energia con il sottosuolo. Una pompa di calore “estrae” l’energia termica dal sottosuolo, che da noi è a temperatura costante di 14 °C tutto l’anno, e la innalza, “la pompa”, alla temperatura di 20°C utile per il riscaldamento domestico, il tutto con rendimenti globali elevatissimi e conseguenti costi minimi. Con rendimenti altrettanto elevati e consumi energetici minimi si ottiene anche il raffrescamento estivo cedendo il calore in eccesso al sottosuolo. Una ulteriore importante particolarità impiantistica è costituita dai ricambi d’aria “meccanici”. Ora che i serramenti moderni sono a tenuta quasi ermetica, diventa importante gestire il ricambio d’aria all’interno dell’abitazione per assicurare l’allontanamento dell’aria viziata e dell’eccesso di vapo-

re che si crea per effetto delle attività domestiche. Ogni abitazione è dotata di una propria unità che estrae aria da bagni e cucine, ne recupera l’energia termica con la quale preriscalda l’aria di ricambio che, filtrata da polveri, pollini ed inquinanti in genere, viene immessa nelle altre stanze dell’abitazione. Il bilancio di efficienza termica finale è elevatissimo ed altrettanto elevata risulta la qualità abitativa degli alloggi. Dove si trova l’immobile realizzato? L’intervento è stato realizzato a Francolino, in via Calzolai 462, nel nucleo storico del paese, in prossimità dell’argine del Po. Il fabbricato denominato “Villa Ubaldini” deriva dalla ristrutturazione di un complesso con origini storiche risalenti al 1700. Caserma dei Carabinieri da inizio ‘900 fino a fine anni ’80, “Villa Ubaldini” è rimasta disabitata ed in abbandono fino al 2008 quando ne è iniziata la ristrutturazione. L’immobile è vincolato dalla Soprintendenza ai beni Culturali ed Architettonici. Questo ha comportato il rispetto dell’impianto originale del fabbricato pur riuscendo a realizzare appartamenti razionali e di tipologie diverse; ne è risultata una ristrutturazione che, pur radicale, trasmette il fascino delle abitazioni storiche. L’intervento è illustrato in dettaglio nel sito www.villaubaldini.it L’immobile può essere visitato su appuntamento telefonando allo 0532/210796


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Mario Rocca: “Riconvertire Porto Tolle” Intervista al noto fisico contrario alla scelta dell’azienda elettrica di alimentare la centrale a carbone Sul progetto di Enel di riconvertire la centrale di Porto Tolle - provincia di Rovigo - per alimentarla a carbone, si ascoltano posizioni tanto favorevoli quanto contrarie. Il fisico Mario Rocca, contrario alla scelta dell’azienda elettrica, avanza una proposta alternativa. Quale sarebbe una destinazione dell’impianto più consona alla congiuntura attuale? Non è difficile trovarla, anche se questo stravolgerebbe l’ottica degli utili a breve scadenza. La strada della conversione dai combustibili fossili all’energia solare è senza dubbio quella che meglio si attaglia alle dimensioni dell’insediamento esistente. Anche da un punto di vista strategico a medio-lungo termine, la possibilità di una generazione solare cospicua e facilmente incrementabile non è da scartare nel quadro europeo. Solare o fotovoltaico? Per la generazione di elettricità mediante impianti di queste dimensioni, il solare termodinamico rappresenta la soluzione più economica e a portata di mano. Gli specchi che raccolgono e concentrano i raggi solari sono a basso impatto ambientale a monte, e

costano poco, contrariamente ai pannelli al silicio fotovoltaici. La raccolta del calore dalle caustiche di riflessione avviene con tecnologie semplici e conosciute, e a valle degli scambiatori di calore abbiamo turbine e alternatori, come in una centrale qualsiasi. Tutto questo rende più veloce e meno impattante l’allestimento della centrale, senza ricorso ai mercati esteri; si pensi anche alla forza lavoro coinvolta, tutta italiana. Il rendimento di queste centrali si aggira sul 30-40% dell’energia solare captata dagli specchi, a paragone del 14% del miglior fotovoltaico. Come calare un simile impianto nella centrale esistente? A Porto Tolle i tubi raccoglitori verticali in cui scorre il fluido surriscaldato dagli specchi hanno la torre già pronta: la ciminiera esistente, alta 265 metri, una brillante opera d’ingegneria se si pensa al cedevole suolo deltizio. Condensatori, turbine, alternatori di una sola delle quattro unità esistenti, da 400 megawatt, richiederebbero circa due ettari di specchi. Chiaramente nel processo restano, per una conversione del genere, passaggi da indagare e da ottimizzare, alla ricerca del migliore compromesso fra efficienza ed economia. In questo secondo pensa a valorizzare il know how italiano. Il fatto che sia forse la prima nel mondo la colloca come un centro di ricerche e di sperimentazione foriero di grandi possibilità per l’industria

italiana. Penso sinceramente che Enel e altri lo debbano al nostro Paese, e se lo Stato dovesse ancora una volta aiutarli sarebbero finalmente soldi spesi bene. In Italia cultura scientifica d’eccellenza e genio progettuale non mancano: abbiamo addirittura dei Premi Nobel che non chiederebbero di meglio che dedicarsi ad un progetto del genere, ed è noto - purtroppo direi - che un Premio Nobel costa meno di un manager. Il primo filone di ricerca potrebbe allora svilupparsi sulla destinazione più conveniente da trovare per il calore di condensazione, da sottrarre a valle delle turbine, sui 150 °C , senza recare disturbo a l l ’ a m b i e n t e. Questo problema va risolto anche in una centrale qualsiasi. Il secondo filone, tipico del solare, verte su come compensare le grandi variazioni di potenza in ingresso: il giorno e la notte, il sereno e le nuvole. L’impianto deve quindi prevedere un ingresso surdimensionato, ma poi rimangono da tagliare i picchi di

potenza. E qui s’innesta la parte più interessante della ricerca: come accumulare il surplus. Già, come? L’uso senza dubbio più affascinante di questo surplus, praticabile soltanto in una centrale come questa, dove il combustibile è a costo zero, è la scissione molecolare di H2O in Idrogeno e Ossigeno, che consente di accumulare l’energia solare in arrivo. I due gas possono essere stivati, e ricombinati all’occorrenza restituendo l’energia usata per la scissione. Terzo filone, il più futuribile. È l’adattamento dei motori da autotrazione al nuovo combustibile e al nuovo comburente, e l’adattamento degli autotelai a contenerli entrambi, e a rifornirsi con praticità. Il tutto con un occhio particolare alla sicurezza. In conclusione, Porto Tolle potrebbe diventare un centro di studi e di produzione avanzati, e una fucina di nuovo artigianato e maestranze tecnologici. Un esempio di come affrontare la transizione energetica che la nostra civiltà ha di fronte a sé.

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redazionale .21

Bioarchitettura e Risparmio Energetico Come ristrutturare utilizzando materiali bioecologici L’obbligatorietà del contenimento dei consumi energetici nelle abitazioni, oramai a pieno regime nella normativa nazionale, ha reso diffusissime e di largo impiego alcune nuove tecniche costruttive che mal si adattano alle particolari esigenze ed alle peculiari caratteristiche degli edifici che costituiscono i centri storici delle nostre città. Spesso in una ristrutturazione o una manutenzione straordinaria, specie se orientata al ripristino e consolidamento delle strutture portanti “di confine” con l’ambiente esterno (solaio a terra, muri perimetrali, copertura), ci si trova di fronte, fra gli altri, al problema di come risolvere l’isolamento termico. Di frequente ho visto proporre soluzioni che prevedono l’impiego “senza scrupolo” di materiali di origine sintetica che seppur soddisfando pienamente i requisiti prestazionali richiesti, incautamente e forzatamente si sovrappongono alle “antiche pietre”. Porto l’esempio di una manutenzione ad una casa su tre livelli in pieno centro storico a Ferrara, in via Sacca, dove fin dai primi sondaggi e dopo un accurata “svestizione”, sono emerse tutte le problematiche legate al rispetto ed alla valorizzazione del nostro patrimonio storico testimoniale. Non vi sono all’interno del manufatto tracce storiche degne di nota (lacerti di intonaci dipinti, solai

pregiati, ecc…) ma, le murature seppur nella loro frammentata tessitura parlano di se’. Al piano terra, adibito a zona servizi, i muri perimetrali formati da inserti di epoche diverse, in (apparente) precario equilibrio statico, impregnati di acqua e rivestiti di bianca polvere salata, non si aspettan certo di esser nuovamente rinchiusi a soffocare per altri cent’anni, da una nuova fodera in mattone o peggio ancora in cartongesso “marino”. La scelta per questo tipo di ambiente tipicamente “ferrarese” puo’ invece essere quella di adottare un materiale tutto “naturale” composto da calce e canapa. Più precisamente si tratta del canapulo, la parte legnosa della pianta di canapa, ricco di silice che lo rende particolarmente resistente all’umidità. Mescolato ad un legante a base calce costituisce una miscela che facilmente si adatta alle irregolarità del muro e contribuisce sia alla sua traspirazione che al controllo igro-termico dell’ambiente. L’impiego di questa miscela, opportunamente dosata può essere estesa anche al piano di calpestio del piano terreno sostituendolo al polistirene che abitualmente viene impiegato per isolare il pavimento. Altra soluzione “bio” che verrà applicata alle murature del piano primo (zona notte e bagno) che non necessitano di un particolare “rinforzo energetico”, sarà l’intonaco d’argilla,particolarmente indicato per garantire ambienti sani e confortevoli. L’argilla è in grado di assorbire

una elevatissima quantità di umidità in eccesso (da 4 a 10 volte maggiore di un intonaco tradizionale) e di rilasciarla quando l’aria è molto secca. Non sono da sottovalutare per questi elementi le sensazioni visive e tattili che produrranno. Le superfici non completamente piane ma bensi’ “materiche” nella loro texture, i colori caldi della terra, saranno in grado di produrre sensazioni di benessere psicologico perché riavvicinano la persona al contatto con la Natura. Al piano secondo che per ragioni termiche necessita di un buon intervento di isolamento (muri rastremati esposti a nord e totalmente isolati), si opterà per un materassino di canapa dello spessore di 5 cm fissato al muro con listelli di legno massello e viti d’ottone. Sicuramente la canapa (a parità di spessore) non raggiunge i valori ottimali di isolamento se confrontata con il polisterene, ma garantisce totale traspirazione alla muratura. Per la copertura si è scelto come isolante la fibra di legno, ottenendo cosi’ un pacchetto di copertura ad alta inerzia termica, che soprattutto durante l’estate aiuta a mantenere freschi più a lungo i piani sottostanti. L’edificio sarà dotato di un impianto di riscaldamento e raffrescamento a pavimento, con accumulo di acqua collegato ad un collettore solare.

In questo caso non basta “etichettare” questa casa con una semplice Certificazione Energetica che faccia risaltare la classe di appartenenza, ma occorrerebbe l’introduzione (nella nostra Regione purtroppo ancora assente) di una Certificazione di tipo Ambientale che possa prender in considerazione nell’analisi dell’edificio e nell’attribuzione di un punteggio o di una classe, una molteplicità di criteri. Esistono protocolli di certificazione internazionale (LEED) in cui il tema energetico non è che uno dei tanti aspetti da valutare: l’utilizzo di materiali locali, di tecnologie innovative, di materie prime vegetali e quindi riciclabili al 100%, non sono che una piccola parte dei parametri che dovrebbero venir valutati quando si esegue una Certificazione di un edificio. Ma la strada per misurare la sostenibilità a 360° è stata appena intrapresa, occorrerrà ancora qualche anno prima che certificazioni di questo tipo possano essere introdotte e rese obbligatorie e contribuiscano a far crescere la consapevolezza fra gli operatori del settore edile (imprese, artigiani, progettisti) che la progettazione “sostenibile” richiede anzitutto una conoscenza complessa di tutti i fattori ambientali (luce,aria,acqua,te mperatura,umidità) che interagiscono con il fabbricato e con le persone che lo abiteranno.

una casa del centro storico

di Ferrara

Arch. Manuela Menegatti Coordinamento Regionale Sacert Emilia Romagna


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Pasqua: uova bio sì, tasche vuote no La festa con un occhio alla sostenibilità e uno al portafoglio Ed eccoci ad un’altra Pasqua. Certo come festa dobbiamo ammetterlo è meno sentita del Natale ma alla fine non è poi così difficile cedere ai festeggiamenti, alle decorazioni e soprattutto alle mangiate tradizionali, Natale con i tuoi Pasqua con chi vuoi intorno ad una tavola imbandita si finisce sempre. E come ogni tradizione vuole uova e colombe voleranno, quest’ultime più di altri, sui nostri deschi ma siamo sicuri che la sorpresa non sia solo quella contenuta dentro il cioccolato? Sì perchè tra il poco tempo disponibile e il famoso metodo del pensarci all’ultimo minuto molto spesso quello che arriva al termine delle grandi abbuffate è solitamente il famigerato “uovo da 1 milione di dollari” contenente una regalino di simil oro che sarà già nero entro i successivi 2 giorni con sommo dispiacere del nostro portafogli ed urla disperati di chi al di sotto dei 6 anni sperava in una macchinina telecomandata prodotta direttamente dalla Nasa. L’occhio vuole la sua parte come si suol dire, ma molto spesso è proprio questo ad ingannarci e così carte luccicanti e colorate e confezioni accattivanti finiscono per trarci in inganno come il miglio marketing insegna ma siamo sicuri che tutto questo corrisponda a qualità? Ovviamente no per questo diverse ed associazioni per i diritti dei consumatori hanno cercato di stilare un vedemecum affinché la vera sorpresa della Pasqua sia un giusto accordo tra spesa e resa. Per primo quindi attenzione a ciò che attira la vostra....attenzione, non sempre è una promessa di qualità, in secondo luogo cautela anche nell’esagerazione con gli acquisti ormai dovremmo aver imparato che la maggior parte degli avanzi finirà nella pattumiera nonostante decine e decine di ricette pro riciclo degli avanzi, e sempre rimanendo

In tutta la regione si contano 43 mercati che propongono prodotti bio. Quelli censiti, almeno, perché iniziative di questo tipo si moltiplicano rapidamente e rendono difficile il monitoraggio. Vediamo dove sono presenti le bancarelle bio in Emilia Romagna che aprono a cadenza settimanale o periodica.

PROVINCIA DI PIACENZA

MERCATO DELL’ARTIGIANATO DEI COLORI E DEI SAPORI, Piazza Duomo Piacenza, venerdì MERCATO DELL’ARTIGIANATO DEI COLORI E DEI SAPORI, Piazza Cavalli Piacenza, lunedì PIAZZA CASALI Piacenza, dal lunedì al sabato CURIOSANDO SOTTO IL CASTELLO CASTELL’ARQUATO, Piazza del Municipio, seconda domenica di ogni mese da marzo a dicembre (ore 9-19) MERCATO MENSILE DEL BIOLOGICO E DELLE COSE USATE – FIDENZA, primo sabato di ogni mese

in tema di alimentazione sarebbe meglio prediligere i prodotti a km 0, non solo per la loro freschezza ma per il valore in termini di riduzione delle emissioni inquinanti e inoltre il loro costo è mediamente il 30% in meno. Buona norma poi è verificare la data di scadenza dei prodotti acquistati in particolar modo per le uova che più grandi sono più si trascinano per tutta la settimana a seguire e se gli ingredienti non sono dei migliori il mal di pancia è dietro l’angolo. E se Pasqua in tempo di crisi deve essere che lo sia almeno al risparmio ovvero cercando di evitare le corse dell’ultim’ora con il rischio di soffocare tra i rincari che in prossimità delle feste non disdegnano di presentarsi anzi prendersi qualche minuto per verificare le offerte dei diversi supermercati e centri commerciali potrebbe risultare la mossa vincente. Un ultimo pensiero andrebbe invece rivolto all’ambiente unendo così il piacere della festa alla salvaguardia del pianeta

PROVINCIA DI PARMA

LA CORTE - DALLA TERRA ALLA TAVOLA, Via Imbriani Parma, sabato (8.30-13) ROCCA E NATURA – FONTANELLATO, Centro storico, quarta domenica di ogni mese (9-18) MERCATO TRAVERSETOLO – TRAVERSETOLO, Via San Martino, domenica mattina

PROVINCIA DI REGGIO EMILIA

MERCATO DEL CONTADINO, Piazza Fontanesi Reggio Emilia, sabato mattina (8-13) MERCATO DI PIAZZA PICCOLA – Piazza San Prospero Reggio Emilia, da lunedì a sabato

PROVINCIA DI MODENA

BIOPOMPOSA – Piazza Pomposa Modena, martedì e sabato (8.30-13) MERCATO CONTADINO – Parco Ferrari Modena, venerdì (14-18) MERCATO DEL CONTADINO – SASSUOLO, via Po’ Località Braida, 2°e 4°sabato (8-13) MERCATO DI CARPI - Parco Giovanni Paolo II, giovedì e sabato (8-13) BIOSPILLA – SPILAMBERTO, Torrione Medievale, venerdì (7-13.30) VIGNOL, via Cavova 4, venerdì pomeriggio e sabato mattina

PROVINCIA DI BOLOGNA

Via Udine Bologna, presso il cortile della Scuola di Pace, venerdì (17.30-20.30) VAG61 - Via Paolo Fabbri 110 Bologna, martedi (18-21) MERCATO DELLA TERRA – Via Azzo Gardino Bologna, sabato (9-14) XM24 – Via Fioravanti 24 Bologna, giovedì (17.30-21) BIO MARCHÈ BUDRIO- BUDRIO Piazza Antonio da Budrio, lunedì (17.30-20.30) MERCATO DI VERGATO – VERGATO Piazza della Pace, sabato e domenica MERCATO DELLE COSE BUONE - SAVIGNO Piazza centrale, seconda domenica del mese MERCOLBIO – IMOLA via Serraglio presso Centro Sociale La Stalla, mercoledì (17-20)

Guida

PROVINCIA DI FERRARA

DOMENICHE BIO FERRARA – Piazza Castello Ferrara, seconda domenica del mese (919) SAPORI MATILDEI - BONDENO Piazza Garibaldi, sabato (8-13)

agli acquisti consapevoli

MARTEDÌ GRAS – CSA Spartaco Via Chiavica Romea 88 Ravenna, martedì (18-20) BIOMARCHÈ LUGO - LUGO Logge del Pavaglione, venerdì (17-20) BIOMARCHÈ FAENZA - FAENZA Parco Vespignani, lunedì (18-22)

o comunque ad una piccola parte di esso, diversi sono infatti i produttori e gli imprenditori che cercano di avvicinare il loro business alla ecocompatibilità ed ecco così che sugli scaffali si possono trovare uova e colombe interamente preparate con prodotti biologici e i cui packaging sono ecologici e riciclabili al 100% con prezzi che vanno dagli 8 euro ai 20, una bella ed intelligente idea che, a contrario della sorpresa, non andrebbe scartata.

PROVINCIA DI RIMINI

RIMINI – Via della Torretta 5, giorni feriali (15-19)

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ISSN 2037-447X

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CONCESSIONARIE per i capoluoghi e le province di: FORLÌ, CESENA, RIMINI, PESARO, URBINO, RSM, COMUNE DI IMOLA E COMPRENSORIO, BASSO FERRARESE, PUBLIMEDIA ITALIA Srl P.zza Bernini, 6 - 48100 Ravenna Tel. 0544.51.13.11 - Fax 0544.51.15.55

PROVINCIA DI FORLÌ-CESENA

MERCATO DI FORLÌ – Mercato Forlì, lunedì e venerdì (7-13) MERCATO DI CESENATICO - CESENATICO (FC) - Piazza Conserve, mercoledì e sabato (7-13) LE CRETE DI MONTENOVO - SAN MAURO PASCOLI Via Renato Serra 17, martedì, venerdi e sabato (9.30-12.45) MONTIANO - Via Provinciale Sogliano 2117, martedì e venerdì (15-20) RONCOFREDDO - Via Comandini 38, venerdì-domenica (8-12 e 14-21)

contr ib eve ic to

EDITORE: Edit Italia s.r.l Direzione, Amministrazione, Redazione: Ferrara V.le Cavour, 21Tel. 0532.200033 Fax 0532.247269

PROVINCIA DI RAVENNA

ecocompatibili

Questo periodico è aperto a quanti desiderino collaborarvi ai sensi dell’art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana che così dispone: “Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione”. La pubblicazione degli scritti è subordinata all’insindacabile giudizio della Redazione: in ogni caso non costituisce alcun rapporto di collaborazione con la testata e, quindi, deve intendersi prestata a titolo gratuito. Notizie, articoli, fotografie, composizioni artistiche e materiali redazionali inviati al giornale, anche se non pubblicati, non vengono restituiti.

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Registrazione Tribunale di Ravenna n. 1343 dell’11/01/2010 Direttore responsabile: ROBERTO AMADORI Art Director: SERGIO TOMASI

Redazione: ROBERTO AMADORI, ROMINA BUTTINI, RAFFAELE QUAGLIO, GIAMBALDO PERUGINI, CLAUDIA RICCI, MARA RICCI, SERGIO TOMASI, SCOOP MEDIA EDIT soc. coop. Stampa CSQ Spa Erbusco (BS)


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