w w w .i l f a tto.n et Molfetta
Quindicinale gratuito di informazione.
Politica
In città il problema “casa” continua ad essere in primo piano.
giovedì 18 febbraio 2010
n° 54
Cronaca
Cultura
Sport
Ecco chi è e come si comporta il molfettese che sporca le campagne.
Un fine settimana tutto dedicato ai golosi con “Art & Ciocc”
In vista dei traguardi finali rallentano le compagini molfettesi.
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Vita spericolata! Francesco Padre: si ricomincia
Il Sermolfetta e un sogno
A quasi 16 anni dalla tragedia verrà riaperta l’inchiesta per far luce sulla morte dei cinque marittimi molfettesi. A deciderlo il procuratore capo del Tribunale di Trani, Carlo Maria Capristo, che ha accolto la richiesta presentata dai legali dei familiari delle vittime.
Consentire a tanti bambini e bambine che provengono da realtà difficili di costruirsi una vita migliore. Iniziando sin da piccolissimi. Un progetto curato dai volontari che ha già portato tanti frutti e che premia la caparbietà di chi ci ha creduto sin dall’inizio.
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Corsivo
giovedì 18 febbraio 2010
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Francesco Padre: riaperta l’inchiesta Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1745
È stata accolta dalla Procura della Repubblica di Trani la richiesta presentata dai legali dei familiari delle vittime. Forse è finalmente giunta l’ora della verità.
Una tragedia avvolta nel mistero da troppo tempo e su cui forse, oggi, si potrà fare finalmente luce. Il procuratore capo del Tribunale di Trani, dottor Carlo Maria Capristo, ha infatti accolto la richiesta di riapertura delle indagini sull’affondamento del motopesca molfettese “Francesco Padre” e sulla morte dei cinque marinai che erano a bordo. Una richiesta avanzata nei giorni scorsi dagli avvocati Giacomo Ragno, Maria Rosaria de Cosmo e Francesca Ragno, legali delle famiglie delle vittime che dal 1994 ad oggi non hanno mai smesso di chiedere che venisse fatta luce sull’incidente avvenuto nella notte del 4 novembre di 16 anni fa. Come si ricorderà, a 20 miglia dalla costa del Montenegro il motopesca affondava a causa di una misteriosa esplosione. A bordo di quella unità navale, una delle più grandi e conosciute della marineria molfettese, trovarono la morte cinque persone: il comandante Giuseppe Pansini, il motorista Luigi de Giglio, il capopesca Francesco Zaza e i marinai Saverio Gadaleta e Mario de Nicolo. Solo il corpo di Mario de Nicolo venne recuperato alcune ore dopo l’affondamento dalle unità navali giunte in soccorso. I corpi degli altri quattro membri dell’quipaggio giacciono a circa 200 metri di profondità assieme al relitto dell’imbarcazione. L’inchiesta aperta all’epoca dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale
di Trani, portò all’archiviazione del procedimento per morte del reo: in sostanza si disse che l’esplosione venne provocata da un quantitativo non meglio precisato di materiale esplodente presente a bordo del peschereccio. Secondo la magistratura italiana, quindi, i cinque marinai molfettesi stavano contrabbandando esplosivo. Una tesi non solo respinta dalla intera marineria di Molfetta e dalle famiglie delle vittime ma assolutamente smentita dalla analisi dei fatti e dai relitti recuperati nell’area di mare in cui avvenne la tragedia oltre che dalle immagini registrate sul fondo del mare con l’ausilio di un robot. Troppi particolari portarono già allora a pensare che il “Francesco Padre” fosse rimasto vittima di un “incidente di guerra”: in quel periodo infatti erano in corso le operazioni militari europee contro la Jugoslavia e nel tratto di mare in cui avvenne l’affondamento erano presenti numerose unità navali, anche sommergibili, di diverse marine militari impegnate in una esercitazione. Insomma tanti misteri coperti anche dal segreto di stato e che in tanto tempo sono stati celati dietro un vero e proprio muro di gomma che oggi si tenterà di abbattere tentando di riportare a galla verità sommerse che hanno fatto si che la tragedia del “Francesco Padre” venisse ribattezzata “l’Ustica dei mari”. Anche noi de “il Fatto” ci siamo più volti interessati alla vicenda, organizzando anche una raccolta di firme che sono sta-
te poi inviate al Presidente della Repubblica per chiedere che l’inchiesta venisse riaperta: oltre mille molfettesi avevano aderito alla nostra proposta, a dimostrazione che il ricordo di quella tragedia è ancora vivo. “Dalla lettura degli atti processuali e dagli esiti delle indagini – si legge oggi nella richiesta di riapertura delle indagini presentana dai legali delle famiglie – emergono sia evidenti lacune nell’attività di indagine, sia manifeste contraddizioni nelle conclusioni del consulente prima e dei magistrati dopo”. È per queste ragioni che i familiari delle vittime non hanno mai smesso di cercare la verità. Cominciando da un elemento concreto: quella notte, in quel tratto di mare, era in corso una eservitazione delle forze NATO denominata “Sharp Guard” ed erano presenti, come già ricordato, numerosi mezzi navali militari delle forze armate statunitensi, spagnole, olandesi, francesi e italiane, come del resto aveva conferamato nel 1994 l’allora Ministro della Difesa, Cesare Previti. Ma non è tutto: sempre quel tratto di mare veniva indicato come zona di rilascio ordigni esplosivi e le immagini del relitto del “Francesco Padre” registrate con l’ausilio di un robot subaqueo mostrano chiaramente la presenza di due cadaveri uno dei quali calzava gli stivali da pesca, segno evidente che il motopesca era impegnato nel salpamento della rete, e l’altro un foro nel cranio. Circostanza, quella del
salpamento delle reti, che il consulente della magistratura aveva escluso, dichiarando per altro che l’esplosione avvenne dall’interno del motopesca verso l’esterno e per giunta in una zona diversa da quella che, lo dimostrano le immagini, presenta lo squarcio nello scafo. C’è poi la storia dell’albero maestro del motopesca che presentava fori di proiettile sulla superficie e che, recuperato dopo l’affondamento, venne affidato in custodia all’allora comandante della Capitaneria di Porto di Molfetta e poi, “misteriosamente” scomparve. Oggi i legali hanno chiesto non solo che l’inchiesta fosse riaperta, trovando ampia disponibilità da parte della Procura di Trani, ma anche che venga ascoltato l’allora Ministro della Difesa Cesare Previti, i componenti della commissione d’inchiesta che venne costituita per indagare sulle ragioni dell’affondamento e l’ufficiale che nel 1994 comandava la Capitaneria di Porto di Molfetta e a cui venne affidato l’albero maestro poi scomparso. Inoltre è stato chiesto che vengano nominati nuovi consulenti tecnici per ricostruire i fatti sulla base dei vecchi e dei nuovi esiti delle indagini. Insomma: forse questa volta è giunta d’avvero l’ora di scrivere la parola “fine” su una vicenda che ha violentemente segnato non solo le vite dei familiari delle vittime, ma anche la storia della intera città. Corrado Germinario
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Primo Piano
giovedì 18 febbraio 2010
Un ponte lungo fino al Kenya Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1746
A Natale inaugurato il pozzo realizzato in memoria di Franco Misino con i fondi raccolti dall’AMIRA Puglia. Alla “missione” ha preso parte anche il molfettese Giovannangelo Pappagallo.
Ne avevamo parlato alcuni mesi fa, presentando la seconda edizione del “Memorial Franco Misino”, la manifestazione organizzata dall’Associazione Maitres Italiana Ristoranti ed Alberghi della Puglia per ricordare il collega prematuramente scomparso: raccogliere fondi da destinare ai bambini africani. E l’iniziativa da idea si è trasformata in realtà. Questo Natale infatti i bambini e le famiglie di Musoloni, un villaggio del Kenya nella zona più interna e
meno conosciuta della “turistica” Malindi, hanno potuto bere l’acqua prelevata da un pozzo dedicato a Francesco Misino. “La nostra associazione – ha dichiarato il vicepresidente nazionale aggiunto Giovannangelo Pappagallo, molfettese, che è stato inviato in missione in Kenya – ha potuto verificare di persona lo svolgimento dei lavori così come ha fatto la nipote di Franco Misino Giusy Abbascià, anche lei presente al viaggio”. Un viaggio che si è trasformato in un’esperienza che ha segnato tutti i partecipanti e che, ha aggiunto Pappagallo “ognuno di noi, almeno almeno una volta nel corso della propria vita, dovrebbe fare”. “Solitamente – ha spiegato il vicepresidente dell’AMIRA – noi italiani prediligiamo il Kenya come meta turistica per la natura incontaminata e un po’ meno per le condizioni di vita dei suoi abitanti. Infatti, non appena ci si scosta dalle località prettamente turistiche come Malindi e Watamu, la realtà che si presenta agli occhi dell’occidentale è difficile da accettare.
Gruppi di uomini, donne e bambini vivono in piccole capanne fatte di sabbia, terra e foglie di palma da cocco. La loro alimentazione è basata prettamente su farina, acqua il più delle volte non potabile e saltuariamente, durante i giorni di festa, su riso con carne e pesce. Alla sera sono davvero poche, solitamente le più centrali e vicine ai villaggi turistici, le strade illuminate da energia elettrica, il resto dei villaggi vive nel buio, illuminati da piccole torce”. In questa realtà fatta di piccole cose ciò che colpisce è lo sguardo e l’umanità delle persone e soprattutto gli occhi dei bambini. “Difficilmente – ha detto commosso Pappagallo – potremo dimenticare l’accoglienza che loro ci hanno riservato quando abbiamo visitato gli orfanotrofi o la grande festa che hanno organizzato per noi nel villaggio di Musoloni il 6 dicembre, giorno dell’inaugurazione del pozzo e dei banchi scolastici dedicati a Franco, alla presenza di un sacerdote del posto e delle comunità dei villaggi limitrofi”. I bimbi e i ragazzi
hanno allietato la festa con danze tipiche, mentre gli adulti hanno preparato un pranzo a base di riso e carne di mucca che solitamente viene consumato nelle feste più importanti dell’anno. “ È stato un momento di grande gioia e commozione allo stesso tempo vedere i bambini seduti su quei banchi e soprattutto vedere estrarre per la prima volta, dopo tanto trepidare, l’acqua dal pozzo”. Un pozzo che si aggiunge all’interno del villaggio di Musoloni un’altra costruzione voluta alcuni mesi fa da Corrado Mezzina ed Enzo Balducci che hanno realizzato una scuola dedicata alla memoria di Eleonora Mastrorilli e Nino Nappi. L’esperienza realizzata dall’AMIRA sicuramente avrà un seguito ed ha assunto per i soci un duplice significato: esprime da una parte il bisogno di tenere ancora in vita attraverso il ricordo Franco Misino che ha dato tanto all’associazione attraverso il suo impegno umano e professionale, dall’altra mettersi al servizio dell’altro con umiltà e semplicità.
L’opinione
giovedì 18 febbraio 2010
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Almeno sforzatevi di ascoltare Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1747
Nessuno si aspetta che le istituzioni abbiano la “bacchetta magica” ma almeno una risposta ogni tanto sarebbe gradita. L’esercizio dell’ascolto dovrebbe essere pane quotidiano per politici e amministratori, ascolto di voci diverse e possibilmente non plaudenti, altrimenti come si fa a capire quel che accade e a raccogliere proposte? L’amministrazione Azzollini non si è distinta da questo punto di vista. Gli esempi si sprecano. Il circolo locale di Legambiente, guidato dall’attivissimo Antonello Mastantuoni, ha organizzato recentemente un incontro pubblico sul rischio idrogeologico a Molfetta, invitando gli amministratori cittadini e il competente assessore regionale, assieme ai tecnici dell’Autorità di Bacino, gli ingegneri idraulici cha hanno analizzato in lungo e il largo e soprattutto in umido il territorio di Molfetta, studiato le lame ad una ad una, rilevato gli interventi dell’uomo sul territorio e poi buttato giù il Piano di Assetto Idrogeologico (Pai). Il Piano che caratterizza come “ad alto rischio” anche aree che ricadono nell’allargamen-
to della Zona artigianale, ostacolando l’assegnazione dei lotti alle imprese, e che ha scatenato un contenzioso arrivato nei tribunali. Il rischio idrogeologico non è il sesso degli angeli, esiste o non esiste, per Legambiente di trattava di mettere a confronto le ragioni dell’uno dell’altro, di aprire uno spazio trasparente di confronto. Fatto sta che i tecnici dell’Autorità di Bacino si sono presentati, dotati di carte, dati e rilievi, pure di una presentazione in power point per far capire la questione ai non addetti ai lavori, l’assessore regionale Amati è stato trattenuto a Bari da un infuocato Consiglio regionale di fine legislatura, assenti il sindaco, uno straccio di assessore o di responsabile dell’Ufficio tecnico, pare timorosi che si trattasse di una trappola. Il folto pubblico presente non ha avuto questa impressione, anzi ha ascoltato una relazione puntuale sullo stato di salute del territorio molfettese, sui metodi seguiti per la stesura del Pai, sui rischi
e i tempi entro cui essi possono presentarsi, avrebbe gradito che l’ascoltassero anche gli amministratori e conoscere anche la loro campana. Chi governa la città avrebbe dovuto cogliere l’opportunità, avendo a cuore l’interesse della comunità, inteso come tutela del territorio e la sicurezza dei cittadini che nelle aree interessate ci vivono o ci lavorano e degli stessi imprenditori interessati ad insediarsi nel Pip 3, a cui non si può continuare a rispondere, soprattutto ora che siamo in campagna elettorale, che è colpa della Regione se ci sono ostacoli al poter costruire le loro aziende. Vero è che non è solo questa la situazione in cui si manifesta una certa pigrizia nell’ascolto. Qualcuno ricorderà la protesta per la cancellazione del volo low cost Roma Bari da parte di lavoratori, anche concittadini, che non potrebbero più conservare il loro rapporto con il territorio. Ebbene i molfettesi hanno più volte scritto ad Azzollini perché se
ne interessasse, nessuna risposta, è stato il coratino Pino Pisicchio a portare la vicenda in Parlamento, pure frequentato dal nostro sindaco nel suo altro incarico di senatore. Stessa sensazione di sordità deve avvertirla chi, alla proposta, tutta contemporanea di discutere tramite social network della micro violenza diffusa in città, risponde sfiduciato di aver scritto al sindaco e inoltrato petizioni per decine di volte, segnalando questo e quello, ma di non aver mai avuto risposta. Ora, che nessuno abbia la bacchetta magica lo sappiamo, che i cittadini a volte possano annoiare con l’insistenza su problemi a loro più vicini, senza comprendere le difficoltà, che siano di bilancio o di carenza di personale, pure. Ma stare ad ascoltare? Dare qualche risposta? Far sentire che qualcuno c’è? Non dovrebbe essere poi questo grande sforzo, sù. Lella Salvemini
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Politica
giovedì 18 febbraio 2010
Il problema “casa” sempre in primo piano Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1748
Rifondazione Comunista punta il dito contro l’Amministrazione Comunale. Uva replica: “Noi preferiamo i fatti concreti alle parole”. Il consigliere comunale di Rifondazione Comunista, Gianni Porta, ha presentato lo scorso 11 febbraio una interpellanza consiliare riguardante il regolamento per l’alienazione degli immobili comunali. Una interpellanza presentata in seguito alla lettera inviata dalla Regione al Comune di Molfetta con cui si invita l’amministrazione comunale a specificare nel regolamento l’obbligo di osservanza della Legge 560/93. “Il riferimento a questa legge, che offre maggiori garanzie agli inquilini di edilizia residenziale pubblica – ha detto Porta – è stato ignorato nella stesura del Regolamento dall’amministrazione comunale il 30 ottobre scorso. Per questo il sottoscritto ha sollecitato un parere della Regione Puglia competente in materia di edilizia residenziale pubblica. La risposta è arrivata il 21 dicembre al sottoscritto ed è stata inviata per conoscenza anche al sindaco, di qui la necessità di interpellare l’amministrazione per sapere cosa intenda fare sul tema della vendita degli alloggi pubblici comunali che come Rifondazione Comunista continueremo a seguire”. Il problema casa resta quindi al centro dell’agenda politica cittadina e Ri-
fondazione Comunista in particolare dimostra di essere particolarmente attenta alla questione: “A Molfetta, le case comunali non vengono ristrutturate o si vogliono vendere gli immobili di proprietà comunale, le graduatorie delle cooperative edilizie non vengono aggiornate e il Piano Regolatore Generale non è stato ancora adeguato al Piano Urbanistico Territoriale Tematico”. Accuse evidentemente rispedite al mittente dall’amministrazione comunale. “C’è chi parla e basta. E c’è chi
come noi traduce in fatti concreti quel sacrosanto diritto alla casa che spetta a ogni cittadino”. Ha dichiarato alcuni giorni fa il vicesindaco Pietro Uva commentando il provvedimento di approvazione del bando di concorso pubblico per l’assegnazione dei suoli del Piano di Zona 167. Con il bando, l’amministrazione Azzollini punta ad aggiornare le esistenti graduatorie, individuando in via definitiva le cooperative edilizie che potranno realizzare i nuovi alloggi in regime di edilizia agevolata. Alloggi che si ag-
giungono a quelli in regime di edilizia sovvenzionata e convenzionata da realizzare nei comparti 10 e 11, 12, (zona Madonna delle Rose), 13 (su via Giovinazzo) e 17 (a Ponente, tra via Bisceglie e il cimitero). “Il bando pubblico e il successivo aggiornamento delle graduatorie – ha continua Uva – rappresentano atti propedeutici per l’assegnazione dei nuovi suoli e danno allo stesso tempo la possibilità a tantissimi cittadini di acquistare una casa a condizioni economiche molto vantaggiose rispetto al mercato”. Il nuovo bando pubblico conferma i precedenti criteri di assegnazione. Le cooperative già presenti in graduatoria dovranno comunque presentare istanza di partecipazione secondo i criteri del nuovo bando, al fine di aggiornare o confermare le proprie condizioni. In ogni caso, le domande di partecipazione dovranno essere prodotte esclusivamente con l’apposito modulo predisposto dagli uffici comunali, sottoscritte dal presidente della cooperativa e pervenire in busta chiusa al Comune dal 25 febbraio al 31 marzo prossimi. La versione integrale del bando è visionabile sul sito internet ufficiale del comune (www. comune.molfetta.ba.it).
Saranno “stabilizzati” gli L.S.U. Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1749
Lo ha garantito l’assessore al personale Anna Maria Brattoli: “Nei prossimi 3 anni – ha detto – tutti e 30 i lavoratori diventeranno a tutti gli effetti dipendenti del Comune di Molfetta”. Lo scorso 5 febbraio hanno aderito alla protesta nazionale indetta dai sindacati per chiedere la loro stabilizzazione e per sensibilizzare l’opinione pubblica. Si tratta dei 30 lavoratori socialmente utili impiegati nel Comune di Molfetta e che con la loro presenza contribuiscono ad assicurare la funzionalità degli uffici comunali. Una richiesta, quella della stabilizzazione che è stata accolta dalla amministrazione comunale e che sarà avviata quest’anno in maniera definitiva. Lo ha annunciato l’assessore al Personale, Anna Maria Brattoli, comunicandolo direttamente ai lavoratori in sciopero. “L’amministrazione Azzollini – ha detto Anna Maria Brattoli – è pronta a porre fine una volta per tutte al problema della precarietà e lo farà con un piano di stabilizzazione triennale che riguarderà tutti gli LSU”. Le buone notizie non finiscono qui. L’assessore
Brattoli ha inoltre preannunciato una integrazione delle ore lavorative a favore dei lavoratori socialmente utili che permetterà di incrementare il loro compenso mensile. “La stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili è una esigenza che avvertiamo direttamente sulla nostra pelle perché attiene alla dignità delle persone”, ha spiegato l’assessore Brat-
toli. “Grazie al taglio degli sprechi e alla rigorosa politica di bilancio degli ultimi anni, oggi siamo finalmente di fronte a una svolta che ci consente di risolvere un problema di precarietà che risale a 15 anni fa, peraltro causato da altre amministrazioni e mai risolta prima d’ora”. La svolta risale a qualche settimana fa e riguarda un incontro a Roma, presso il Ministero
della Funzione Pubblica, ottenuto dal sindaco Antonio Azzollini, cui hanno preso parte l’assessore al Personale Anna Maria Brattoli e il dirigente del Settore Personale, Mimmo Corrieri: in quella sede, infatti, dopo la presentazione del piano di stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili è seguito il parere pienamente favorevole da parte degli esperti del ministero. Analizzando gli ultimi dati di bilancio è emerso infatti un quadro dei conti giudicato “eccellente”. In altre parole Molfetta, oltre ad aver rispettato i parametri del patto di stabilità interno, presenta un’incidenza della spesa del personale sulla spesa corrente annua pari al 23%. Un dato quest’ultimo nettamente al di sotto della media degli altri comuni italiani, che di fatto garantisce la copertura finanziaria per la stabilizzazione dei lavoratori precari a partire già da quest’anno.
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Cronaca
Fermati quattro clandestini
giovedì 18 febbraio 2010
La Cassazione da ragione all’Asm
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Scoperti dagli uomini della Guardia di Finanza nella stazione ferroviaria.
I giudici hanno scritto la parola fine alla vicenda Mazzitelli.
Si aggiravano nei pressi della stazione ferroviaria di Molfetta sperando che nessuno li notasse e con l’idea di salire sul primo treno utile per raggiungere il Nord. Quattro immigrati clandestini sono però stati sorpresi e fermati lo scorso 14 febbraio dagli uomini della Guardia di Finanza di Molfetta impegnati nelle consuete attività di controllo del territorio. I quattro, tutti di età compresa tra i 20 e i 25 anni, hanno dichiarato di essere arrivati in Italia dopo aver viaggiato nascosti nel rimorchio di un tir guidato da un autista turco a cui avrebbero dato circa 2mila euro ciascuno per il “passaggio”.
Dopo essere arrivati a Bari i quattro ragazzi, due palestinesi, un iracheno e un iraniano, sono stati lasciati dal camionista nei pressi di Molfetta e a piedi hanno raggiunto la stazione ferroviaria. I militari della Guardia di Finanza hanno avviato indagini per tentare di identificare l’autista del tir su cui hanno viaggiato i quattro ragazzi e contestualmente hanno avviato accertamenti per verificare l’identità delle persone fermate. Se dovesse essere confermata la loro provenienza, in base alle leggi in vigore, potrebbero chiedere di essere accolti in Italia come rifugiati politici. Nel frattempo, dopo le formalità di rito, sono stati condotti nel centro di accoglienza per immigrati di Bari. Un episodio simile si era verificato a Molfetta anche nel corso dell’estate scorsa: in quella occasione furono gli agenti della Polizia Municipale a scoprire un quattordicenne afghano nascosto nel rimorchio di un tir in transito a Molfetta. Gli agenti allora si occuparono anche di rifocillare il ragazzino prima di affidarlo ad una comunità per minori del foggiano.
La Corte di Cassazione, con sentenza del 12 febbraio 2010, ha messo la parola fine alla vicenda penale riguardante l’impianto di compostaggio del Comune di Molfetta gestito dall’impresa Mazzitelli. Pur dichiarando prescritti i reati contestati, la Corte di Cassazione ha confermato l’impianto accusatorio in danno dell’imputato e della Mazzitelli SpA. La Corte ha fatto salvi gli effetti civili della sentenza d’appello, condannando anche l’imputato alla rifusione delle spese legali del giudizio di Cassazione in favore della Asm difesa dall’avvocato Davide de Gennaro. “Questa sentenza, non più modificabile, – ha dichiarato il presidente dell’Asm, Pasquale Mancini – accerta definitivamente la responsabilità della Mazzitelli per i danni rivenienti dalla illegittima gestione dell’impianto di compostaggio di Molfetta consentendoci ora di poter agire innanzi al giudice civile per la esatta quantificazione e liquidazione di tutti i danni subiti.” Una notizia assolutamente positiva per un’azienda che sta tentando in tutti i modi di diventare competitiva sul mercato e portare valore
aggiunto alla città. Un tentativo che passa anche per il taglio delle spese inutili. Ed è proprio su questo versante che non può che fare notizia l’ultima decisione assunta dal consiglio di amministrazione: vendere beni non utilizzati e costosi comincia dalla “auto blu” del presidente. Infatti, nei prossimi giorni l’Asm metterà in vendita, al prezzo di quotazione, la Ford Focus nera acquistata circa due anni fa e rimasta praticamente inutilizzata in tutto questo tempo. “Si tratta di un bene che ha dei costi di mantenimento e soprattutto – ha detto Mancini – che non è necessario all’azienda. Sia io, infatti, che i consiglieri di amministrazione utilizziamo i nostri mezzi personali anche quando siamo impegnati per motivi d’ufficio”, stessa cosa vale anche per il direttore generale.
Cronaca
giovedì 18 febbraio 2010
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L’incivile “d.o.c.” è tra noi Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1752
Si aggira con fare sospetto per le campagne molfettesi e scarica rifiuti di ogni tipo dovunque gli capiti. Forte inciviltà o scarsi controlli da parte delle autorità? Mentre in città ormai tutti si stanno continuamente ponendo questa domanda la campagna, quella che dovrebbe essere tutelata da tutto e da tutti, sta vedendo “fiorire” in ogni dove discariche abusive, depositi improvvisati e pericolosissimi ammassamenti di eternit. È indubbio che ciò che accade in città, con l’abbandono di bottiglie, rifiuti e cartacce ovunque, accada anche nel territorio extra urbano in maniera esponenziale. È certamente inutile puntare il dito ancora una volta contro la Polizia Municipale e l’Amministrazione Comunale dato che in questo caso il vero problema risiede in una parola sola: educazione. Ed è proprio questo astratto attributo che manca ad una parte di cittadini che ignorano totalmente sia il Codice Stradale che il Codice Civile. Per rendersi conto di quanto questi signori stiano utilizzando la campagna per i propri sporchi comodi basta recarsi immediatamente fuori dalla città e fermarsi al primo cavalcavia. Prendiamo
come esempio quello della Statale 16 Bis, situato lungo la via vecchia che conduce a Bitonto. Un cartello giallo mette in guardia con le sue parole che incutono davvero timore: “Divieto di discarica. Area video sorvegliata”. Poi l’occhio ricade sui numerosi cassonetti sul posto, tutti rigorosamente vuoti, attorniati da chili di materiale scaricato abusivamente. Qualcuno allora si chiederà: “Ma come è possibile se ci sono le telecamere?”. Invece le telecamere, nonostante il cartello, in quel posto non sono mai state installate. L’incivile “d.o.c.” se n’è accorto e ha goduto alle spalle di cittadini e istituzioni nel depositare il suo carico di “monnezza”. Proviamo a fare l’identikit di questa mitica e leggendaria figura che nessuno è mai riuscito a vedere o a cogliere sul fatto. Questi si differenzia dal semplice incivile perché quest’ultimo si limita soltanto, si fa per dire, a sporcare la città con cartacce, feci del proprio cane e bottiglie in vetro. L’incivile “d.o.c.”, invece, abbandona intere mobilie, rifiuti pericolosi e materiale di ri-
sulta; arriva sul luogo del delitto dove si aggira con fare sospetto e diffidenza verso il casuale passante; si sposta con un’auto station wagon o nel migliore dei casi con un furgone; molte volte è vestito da muratore ma non è detto che faccia questo mestiere perché potrebbe benissimo fare l’idraulico o magari l’elettricista. Ma potrebbe essere anche un semplice cittadino. È un gran tirchio perché non vuole pagare la tassa di smaltimento; ma è anche tremendamente stupido perché quando abbandona serbatoi in eternit li distrugge o li brucia inalando le polveri sottili; infine è un tremendo egoista dato che se ne infischia della collettività. Il presidente dell’ASM, Pasquale Mancini, ormai esasperato dalla situazione in città ha deciso di fare la voce grossa contro questi signori. Lo “01” dell’azienda è dell’idea che le buone abitudini rendano molto più di migliaia di multe e di tutte le inutili parole. Tuttavia ha annunciato che a breve scatterà un’ordinanza di decoro che prevederà multe salatissime, che andranno da 500 ad
alcune migliaia di euro, per chi continuerà a sporcare la città. Parallelamente partirà un servizio che imporrà alle imprese, specialmente quelle edili, di consegnare le ricevute di smaltimento “step by step” e non soltanto alla fine dei lavori; inoltre i committenti (ovvero i privati che hanno affidato i lavori) saranno solidalmente responsabili in caso di trasgressioni e anomalie. L’Ufficio Tecnico e la Polizia Municipale dovranno poi essere abili nell’individuare i trasgressori incrociando i dati in loro possesso. Un sistema che se applicato in maniera scrupolosa potrebbe dare effetti veramente positivi e quel 10% di incivili, come lo quantifica Mancini, dovrà per forza stravolgere le proprie maniere. A breve verranno finalmente installate le telecamere nei punti sensibili che serviranno a monitorare la zona e a permettere di elevare multe esemplari e salatissime ai trasgressori che serviranno, si spera, a intimorire il cosiddetto incivile “d.o.c.”. Francesco Tempesta
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Attualità
giovedì 18 febbraio 2010
Piccoli amici crescono Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1753
Sono 60 i minori a rischio coinvolti nel progetto curato dal Sermolfetta. Sono 60 i minori attualmente inseriti nel progetto “Piccoli amici crescono” che il Sermolfetta, associazione di volontariato che opera da 20 anni prevalentemente nel settore dell’emergenza e del soccorso sanitario, in collaborazione con il Comune e la associazione cittadina “More Love”, realizza ogni anno da oltre 10 anni, offrendo e promuovendo una serie di servizi socio-educativi ad adolescenti e preadolescenti in difficoltà. I minori, i cui nominativi sono segnalati dagli uffici competenti dell’Assessorato alla Socialità, fanno parte di una corposa lista d’attesa che offre un inquietante spaccato della situazione emergenziale economica, sanitaria e sociale di molte famiglie molfettesi in cui è forte il rischio di devianza minorile e di confluenza verso aree sociali a rischio: per essi le tipologie di intervento sono di supporto scolastico, didattico ed educativo, di impiego e valorizzazione del tempo libero in una struttura di aggregazione ed integrazione multifunzionale, assistenza presso le istituzioni scolastiche, emancipazione della persona attraverso relazioni significative con gli educatori, instaurazione di forme di convivenza civile e democratica con l’altro. “L’attività del doposcuola e recupero scolastico pomeridiano da noi svolta negli ultimi anni – dice il coordinatore e referente
del progetto professor Giovanbattista Sasso – ha prodotto risultati positivi e incoraggianti comprovati dall’alta percentuale di ragazzi che oggi stanno per conseguire il diploma di maturità, traguardo impensabile se non avessero ricevuto adeguati stimoli formativi e motivazionali. Ciò ci spinge a continuare, ad aumentare le nostre iniziative in questo senso, ci fa capire che la loro crescita è anche la nostra e quella delle loro famiglie alle quali offriamo il nostro aiuto nel disbrigo di commissioni e di servizi di maggiore utilità”. Le figure coinvolte nel progetto sono volontari dell’associazione, educatori professionali, docenti di lingua inglese, francese e araba, esperti di musica, ballo e informatica, assistente sociale, psicologo dell’età evolutiva, istruttori
sportivi, docenti di scuola media inferiore e superiore ma anche addetti al servizio navetta e personale amministrativo; si realizzano laboratori e attività ludico-creative, visite guidate in musei, fattorie, siti archeologici e città storiche, escursioni e campeggi, si trascorrono le ferie estive presso il Lido Nettuno, si assiste alla proiezione di film o concerti di musica. “Che film guardate?” chiedo al professor Sasso, 30 anni, docente di religione, lo sguardo aperto e fermo di chi crede in ciò che fa ma lo fa umilmente, insieme e sempre con gli altri (“Qui, anche se in un ambiente laico, pratichiamo e condividiamo gli stessi valori cristiani di amore e solidarietà” ribadisce). “Ad esempio, Io speriamo che me la cavo – risponde con un sorriso – perché è un film che parla di loro e come loro, non si fa fatica a capirlo. Sono ragazzi intelligenti e attivi che hanno solo bisogno di figure di riferimento, di qualcuno che ci sia sempre e comunque, che li spinga a rispettare regole di igiene, cura personale, comportamento civico; qualcuno che badi a loro, che li veda e li ascolti: non possono e non devono correre il rischio di diventare ‘invisibili’ . In effetti questo è una sorta di affido”. Facciamo un giro nei locali del Sermolfetta (uno è in affitto, i due usati per il progetto sono in comodato d’uso; c’è un operaio che tinteggia le pareti…) in via Palmiro Togliatti, dove i ragazzi
(molti sono fuori a giocare a calcetto, oggi è sabato) stanno facendo i compiti, con accanto i loro zaini colorati: decine di occhi mi scrutano curiosi, poi continuano a scrivere, a leggere; ogni tanto qualcuno chiede qualcosa ad un altro, ad un educatore, ad un volontario, sicuro che avrà una risposta, un cenno di assenso, un diniego motivato: forse non è così a casa dove si muovono nell’indifferenza più totale o dentro storie pesanti e precarie di sentimenti rappresi e silenzi rabbiosi, di soldi e attenzioni che mancano, di gesti che non arrivano; lì, quando ci sono, è come se non ci fossero, allora è meglio scappare, scendere in strada, cercare qualcuno o qualcosa per trascorrere il tempo, il tempo spesso lungo e dilatato dell’infanzia e dell’adolescenza. Toglierli dalla strada per indicare loro altre strade, penso, e perchè le loro vite non siano percorsi obbligati né sentieri tracciati in un’unica direzione ma porte socchiuse su mondi possibili e diversi in cui tutti devono poter entrare. Leggo su un murale la frase “Stiamo imparando a volare” e guardo il professor Sasso: mi dice che si riferisce agli sforzi, ai traguardi sempre nuovi che il Sermolfetta si propone nei confronti dei cittadini. Comincia a piovere, non ho l’ombrello: che importa, imparerò anch’io a volare. Beatrice De Gennaro
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giovedì 18 febbraio 2010
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Piano Sociale di Zona verso l’approvazione Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1754
Previsti numerosi interventi in favore delle fasce deboli: dai minori ai disabili, passando per anziani e disadattati. Volge ormai alle battute finali la fase istruttoria per il Piano Sociale di Zona. Si sono conclusi, infatti, gli incontri del Tavolo di Concertazione, promosso dal Coordinamento Istituzionale, che ha visto collaborare le amministrazioni dei comuni di Molfetta e Giovinazzo assieme alla ASL, alle organizzazioni sindacali, alle istituzioni scolastiche, agli enti di volontariato e cooperazione sociale che operano sul territorio. Il Tavolo di Concertazione è inteso come “momento di incontro-confronto tra soggetti pubblici e privati che rappresentano interessi ed esigenze differenti, finalizzato alla definizione di strategie di obiettivi condivisi”, indicati, in questo caso, proprio all’interno della proposta di progetto del Piano Sociale di Zona, presentata nei giorni scorsi in una conferenza da entrambi i comuni nelle persone dei rispettivi assessori alla socialità e assistenti sociali, con la presenza anche della Provincia di Bari, rappresentata dall’assessore
provinciale alle politiche sociali, Giuseppe Quarto. Il Piano, che coprirà il triennio 2010/2012 e che presto sarà passato al vaglio per l’approvazione dai consigli comunali, è uno strumento di programmazione di ampio respiro in cui vengono inquadrati tutti quegli interventi e attività inerenti alla sfera socio-sanitaria del territorio e che hanno come oggetto quelle categorie sociali più deboli come minori, anziani, famiglie disagiate, immigrati, diversamente abili, ex detenuti, soggetti affetti da dipendenze. Tale piano d’intervento muove i propri passi dal rilevamento dei bisogni concreti ed emergenti anche da quelle realtà assistenziali già presenti e operanti nel territorio e che ci forniscono, come ha riferito la dottoressa Angela Panunzio, assistente sociale presso la città di Molfetta, il ritratto di una società che vede una forte diminuzione del tasso di natalità accanto all’incremento della popolazione anziana, nuovi soggetti a rischio nelle giovani cop-
pie, famiglie numerose che talvolta si fanno carico di soggetti disabili o anziani non autosufficienti e che richiedono indicate forme di assistenza, un’immigrazione che sembra ormai essersi stabilizzata ma che esprime sempre nuove esigenze d’integrazione, ma anche una società che in alcuni casi rigetta coloro che in passato non hanno vissuto rettamente. Step successivo è stato l’individuazione degli ambiti di intervento e i conseguenti obiettivi. Subiscono un sostanziale potenziamento i settori incentrati sull’assistenza sociale, i servizi domiciliari, con l’incremento di prestazioni socio-sanitarie e l’introduzione di forme di sostegno economico destinate ad anziani non autosufficienti, disabili e stati vegetativi; l’ambito dei servizi comunitari a ciclo diurno, che vede inoltre un nuovo centro per la riabilitazione socio-educativa e una particolate attenzione alla rete di servizi di prevenzione e contrasto di sfruttamento e maltrattamenti su donne, mi-
nori e immigrati. Incrementati anche i servizi per la prima infanzia, per il sostegno delle responsabilità familiari e l’inclusione sociale. Novità sostanziali riguardano soprattutto l’ambito dei servizi e strutture residenziali, che prevedono la creazione di un centro “Dopo di noi” destinato a disabili che non godono di assistenza familiare, e lo sviluppo della rete dei servizi “Case per la Vita” finalizzate al raggiungimento di una certa autonomia di disabili psichici e pazienti psichiatrici stabilizzati. Tutti gli interventi compresi nel Piano Sociale di Zona attingono a finanziamenti comunali e regionali che ammontano complessivamente a dieci milioni di euro, ripartiti sulle due città in sette milioni di euro per Molfetta e tre milioni di euro per Giovinazzo. Una proposta di Piano, insomma, che ha subito riscosso l’approvazione della Provincia, come confermato dall’assessore Quarto. Isabel Romano
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giovedì 18 febbraio 2010
L’Autorità di Bacino replica al Comune Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1755
Nel corso di una conferenza organizzata da Legambiente e alla quale erano assenti proprio amministratori e tecnici comunali seppure invitati. Si è parlato di lame e di rischio idrogeologico durante la conferenza organizzata dalla locale sezione di Legambiente allo scopo di fare chiarezza sul rischio idrogeologico che, secondo l’Autorità di Bacino (AdB), pende come una spada di Damocle sulla città. Alla conferenza erano presenti anche i tecnici dell’AdB. Assenti invece gli amministratori comunali in aperto conflitto con Legambiente e AdB. Un confronto fra le parti sarebbe stato l’ideale per comprendere una questione tortuosa vista in maniera totalmente differente dai protagonisti. Se da una parte l’AdB, stilando il nuovo PAI (Piano Assetto Idrogeologico) ha definito Molfetta una città fortemente a rischio bloccando qualsiasi insediamento (come la nuova zona PIP) in zone in cui si potrebbero verificare importanti eventi idrogeologici, dall’altro il Comune ha mini-
mizzato circa la questione accusando l’Autorità di un accanimento politico nei confronti di Molfetta. A questa accusa l’AdB, durante la conferenza, ha risposto affermando che per i pro-
l’AdB – ma vi sono altre città che presentano lo stesso rischio come Bari, Monopoli e Bisceglie”. L’ente ha inoltre dichiarato che il Comune di Molfetta non avrebbe mai inviato né gli incartamenti del nuovo PIP né tanto meno quelli del nuovo canale che dovrebbe essere costruito allo scopo di mitigare il rischio idraulico per la città convogliando le acque in zona Gurgo, a circa 150 m dal Pulo. Un progetto che sta suscitando le reazioni delle vaie associazioni che faranno di tutto per proteggere una zona già di per sé delicata. Quella fra AdB e Comune si sta rivelando una polemica infinita che, senza reali sviluppi, non servirà a scongiurare possibili rischi pri tecnici non esistono parti politiche per l’incolumità pubblica ma soltanto ma soltanto un lavoro limpido di pre- a rimpinguare le casse dei legali chiavenzione al fine di scongiurare future mati a risolvere la vicenda. tragedie. “Non vi è solo Molfetta fra i comuni monitorati – ha dichiarato Francesco Tempesta
Le lame di Molfetta Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1756
Cosa sono, a cosa servono e quali pericoli possono derivare dalla loro cementificazione selvaggia. Il territorio di Molfetta è solcato da diverse lame che corrono perpendicolari alla costa. Esse in città vengono identificate con diversi nomi, alcuni dei quali discordanti, che variano a seconda della zona in cui sono collocate. A Nord la città è tagliata dalle lame “dell’Aglio”, “ASI”, “Marcinase”, “Scorbeto” e “Le Sedelle”; scendono più a Sud invece troviamo la vistosa Lama Martina/ Cupa e le lame “Venosa”, “Reddito” e “Cascione”. Ma cosa sono in realtà le lame? Si tratta di solchi erosivi poco profondi che sono tipici del paesaggio pugliese, una sorta di linee preferenziali di scorrimento dell’acqua. Essi hanno una triplice funzione. La prima, la più importante, è quella di smaltimento delle piogge zenitali. Le lame infatti convogliano l’acqua piovana verso
il loro naturale sbocco in mare. Questi sbocchi sono detti cale. Il percorso quindi non può essere assolutamente intasato da elementi antropici altrimenti l’acqua non potrebbe più proseguire lungo il percorso causando allagamenti nella zona intasata. Allagamenti che accadono di sovente in città sia per il poco efficiente sistema fognario che per numerosi edifici che osteggiano il regolare percorso delle lame. Esempi evidenti di quanto accade durante le forti piogge si hanno soprattutto nella Zona Artigianale e in via Berlinguer, le zone tra l’altro più a rischio idrogeologico. Ma gli allagamenti di sovente interessano anche diverse altre zone della città. La seconda funzione attribuita alle lame è quella di smaltimento di acque provenienti da zone interessate durante
i mesi autunnali e invernali da forti e intense precipitazioni. L’acqua infatti viaggia attraverso questi solchi naturali direttamente dalle Murge al mare. Un evento importante si verificò in città nell’autunno del 1997, come ci fa sapere il professor Vito Copertino, a causa del collasso di Lama Martina, ostruita dai caseggiati costruiti laddove non si sarebbe dovuto. Per questo la zona di via Berlinguer fu sommersa da una memorabile piena che causò non pochi disagi a cose e persone. La terza funzione è di tipo naturalistico. Esse, infatti, presentano le stesse caratteristiche fisiche delle doline che le rendono particolari per la loro conformazione. Si caratterizzano inoltre per un tipo di vegetazione particolare oltre che per la presenza di numerosi esemplari faunistici. f.t.
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Il Museo Diocesano apre le porte... per davvero! Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1757
Gestione della struttura affidata ad una cooperativa formata da giovani laureati e laureandi nell’ambito dei beni culturali. Sembrerebbero essere terminate le attese per la fatidica apertura del Museo Diocesano intitolato ad “Achille Salvucci”. Dallo scorso trenta gennaio, infatti, la gestione del museo cittadino è stata affidata dalla Diocesi alla cooperativa FeArT, acronimo di Fede Arte e Turismo, che, come si può facilmente intuire, tende ad incentrare il proprio operato alla sfera culturale ed artistica del nostro territorio. La cooperativa, che nasce dall’unione di cinque giovani laureati e laureandi nell’ambito dei beni culturali, con sede legale nella città di Terlizzi, si occuperà per un certo periodo della gestione che non sarà solo una semplice apertura e chiusura della struttura. Oltre al servizio di visite guidate offerto ai visitatori, per meglio apprezzare le opere contenute all’interno del museo, come ci spiega il presidente della cooperativa, Onofrio Grieco, si cercherà di coinvolgere un gruppo sempre più ampio di utenza, in particolar modo rivolgendosi alle scolaresche, attraverso l’attivazione di progetti che accanto alle tradizionali
lezioni frontali e visite al museo, affianchino dei laboratori pratici per i bambini. Altro intento sarà quello di inserire la struttura molfettese in una più ampia rete di itinerari che tocchino le chiese e i siti di provenienza di molte delle opere contenute attualmente, rendendola quindi non un mero contenitore di opere e reperti, ma un centro culturale vivo e pulsante, in un contesto di promozione del territorio che va a intrecciarsi con l’opera di associazioni cittadine e non.
Sono state probabilmente queste le “carte vincenti” a fare in modo che la scelta di affidamento della gestione del museo ricadesse proprio su questa giovane cooperativa, preferendola ad altri enti operanti già da tempo nel campo della cultura e promozione della nostra terra. Una diretta risposta, come ci dice il presidente Grieco, anche alla volontà da parte della Diocesi di voler concedere la struttura museale alle “cure” di un gruppo giovane con competenze nell’ambito
dei beni culturali, di voler investire su giovani forze che possano crescere professionalmente. Una decisione che, a quanto sembra, giustificherebbe la momentanea chiusura del museo dopo la sua inaugurazione lo scorso 18 giugno 2009. L’inaugurazione è infatti solo stata il momento che ha segnato la conclusione dei lavori di allestimento e occasione per mostrare al pubblico quanto realizzato; la temporanea chiusura solo il periodo di organizzazione per la nuova gestione e, si spera, la definitiva apertura. Tutto programmato, quindi. Il Museo Diocesano è attualmente aperto stabilmente sabato, domenica e nei giorni festivi dalle ore 9.30 alle 12.30 e dalle ore 17.00 alle 20.00, mentre nei giorni feriali solo su prenotazione. Si è quindi aperto un nuovo capitolo per il grande contenitore di tesori cittadino, sperando che tra le pagine non si debba leggere presto e improvvisamente la parole fine. Isabel Romano
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giovedì 18 febbraio 2010
Mal di traffico! Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1758
Riflessioni e considerazioni su uno dei problemi che affligge la città. “Sicuramente verrà il giorno in cui il progresso delle nazioni sarà misurato non in base alla forza militare o economica, non in base allo splendore dei palazzi o edifici, ma sulla qualità della vita: salute, alimentazione, istruzione, ambiente”, così si legge nel Trattato di Rio del Global Forum del 1992. Siamo ai giorni d’oggi. Per quanto riguarda la tutela dell’ambiente e in particolare il traffico urbano tanto si è fatto ma tanto ancora resta da fare. A Molfetta, in particolare, l’amministrazione comunale in quale direzione sta andando? Molfetta conta una popolazione di circa 59.879 abitanti, composta da 22.771 famiglie. La stima riguardante il numero delle auto circolanti in città raggiunge oltre le 30.000 unità. “Gli automobilisti molfettesi in linea di massima sono dei buoni guidatori, ma restii ad adattarsi alle norme comportamentali, alle regole che puntano a migliorare la qualità della vita e la sicurezza.” È la constatazione del comandante della Polizia Municipale, dottor Mauro Giuseppe Gadaleta. È un problema di fondo, si può dire di cattive abitudini diventate norme: non allacciarsi le cinture di sicurezza, usare il telefonino senza auricolare, non indossare il casco, parcheggiare in doppia fila o sui marciapiedi, svoltare a destra senza segnalare con la freccia, spesso passare con il rosso. Contravvenzioni, sanzioni di vario tipo, richiami vengono presto dimenticati, se non contestati. “I nostri vigili vengono accusati di essere rigi-
di, ma fanno il loro dovere! Su questo non esistono mezze misure, se non lo si fa si commette un reato, si parla di omissione di atti d’ufficio”, sottolinea il comandante Gadaleta. E aggiunge: “Sarebbe opportuno organizzare corsi di aggiornamento specialmente per gli anziani. Posso dare la mia disponibilità per corsi gratuiti sulla sicurezza stradale, specialmente per uomini e donne 65/80enni”. L’automobilista molfettese si può divedere in tre categorie. Il giovane rampante fresco di patente che vuol sfidare il mondo. L’automobilista di mezza età che vuol essere il più bravo: si mette alla prova
su strada, utilizza la velocità e fa acrobazie usando l’esperienza. L’anziano invece non ha ambizioni, su strada è prudente, mette in atto l’esperienza, soltanto ha i riflessi meno pronti. Il traffico a Molfetta, considerando la dimensione della città e facendo il paragone con il nostro capoluogo, è abbastanza scorrevole, tranne che nelle arterie principali. Diventa caotico soltanto nelle ore di punta e soprattutto quando piove, perché non si vuol fare a meno dell’automobile. Poi, quando arrivano novità anche dal punto di vista della regolazione della viabilità, ecco che i problemi si moltiplicano. Infatti,
ad esempio una parte di automobilisti e pedoni non condividono la rotatoria, in via di realizzazione, sulla strada provinciale per Terlizzi, la ritengono inutile e pericolosa per i pedoni, specialmente di notte. “Non essendoci semafori tutti cercano di immettersi nella propria corsia, si ha l’impressione che qualcuno ci venga addosso”. È il parere di qualche automobilista. Ma è solo un’impressione. Quest’opera, una volta terminata, ridurrà lo stress del semaforo; con l’eliminazione della coda in attesa del verde si ridurrà il consumo del combustibile e, di conseguenza, l’inquinamento ambientale e acustico. Nel centro della città, invece, il problema più sentito dalla popolazione è il parcheggio, introvabile pure nelle aree a pagamento. Così avviene che i residenti, nonostante paghino il pass, siano costretti a girare a vuoto o a spostarsi nelle zone periferiche, lontano dalla propria abitazione. “Questa non è una vera e propria tassa ma un contributo” chiarisce il comandante Gadaleta. “È un’imposta che ha l’obiettivo, secondo il regolamento sancito dall’articolo 208 del codice della strada, di migliorare la circolazione del traffico, il rifacimento del manto stradale, la segnaletica. Non esiste alcuna differenza tra i residenti abbonati che parcheggiano nella zona blu e chi paga il grattino, giuridicamente sono uguali, tutti e due pagano a seconda del tempo di utilizzo”. Pantaleo de Trizio
Inchiesta
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Coca sì, coca no Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1759
Torna a crescere l’uso della polvere bianca. La storia di Morgan ha fatto clamore. Di sicuro sarebbe più bello “farsi” di soli sogni! Coca sì, coca no, coca forse: sembra condensarsi in questi semplici slogan l’altalenante pensiero culturale, sociale e politico degli ultimi decenni nei confronti del fenomeno, allarmante e complesso, dell’uso di stupefacenti da parte di giovani e non, che, secondo il rapporto 2009 dell’Osservatorio Europeo sulle droghe, vede l’Italia tra i primi cinque paesi consumatori di cocaina, con la Danimarca, la Spagna, l’Irlanda e l’Inghilterra. È passato del tempo da quando il nostro caro Vasco Rossi, fedele al diktat sesso-droga-rock&roll, ci incitava, più o meno palesemente, a bere “Coca cola”, asserendo che facesse bene e facesse digerire “con tutte quelle bollicine”; lui se la portava dappertutto, persino a scuola, poi, dopo averne vissuto sulla propria pelle limiti e conseguenze, ha fatto dietro front ed è diventato il paladino di valori meno estremi e trasgressivi (dobbiamo credergli?). Oggi, al suo posto, insorge un meno conosciuto Morgan, al secolo Marco Castoldi, musicista forse di talento ma figura assai meno carismatica che, alcune settimane fa, in vista di una sua partecipazione al Festival di Sanremo, dichiarò in un’intervista di fare abitualmente uso di cocaina e di assumerla addirittura per curare la depressione. Risultato: il tossico Morgan non ha più partecipato a Sanremo ma è stato invitato in tutte le trasmissioni
televisive, si è rimangiato ogni cosa, l’ha raccontata in mille modi, raggiungendo, in brevissimo tempo, quella riconoscibilità e popolarità che da anni cercava. Non è la prima volta che accade: sono molti i personaggi pubblici, famosi e non, che raccontano il loro pericoloso e ambivalente legame con la polvere bianca, cristallina, inodore, ricavata dal trattamento delle foglie di una pianta psicoattiva, la coca, appunto, che pare annulli la fatica e aumenti la capacità di concentrazione, eccita il sistema nervoso autonomo (quello che regola cuore, respiro, metabolismo) e l’attività psichica ma, nello stesso tempo, procura danni cardiaci e cerebrali, rende più vulnerabili alla depressione, incrementa l’aggressività, il senso pericoloso di onnipotenza, la tendenza alla psicosi. Una dose contiene solo il 50-60% delle sostanza, il resto è tutto taglio; si può ingerire, fumare nelle soluzioni free base e sotto forma di crack, ma anche con tabacco di sigaretta, iniettare in endovena con l’eroina: gli effetti sono diversi e diverso il grado di pericolosità, ma sempre intensa è la dipendenza perché legata alla memoria di uno benessere mentale e fisico che il consumatore ricerca sempre più frequentemente. L’assunzione avviene spesso sotto forma di binge, cioè ripetitiva, ravvicinata e compulsiva, una vera e propria “abbuffata” a cui
segue, dopo 15 o 30 minuti, una fase di crash caratterizzata da disforia, euforia, agitazione fisica e verbale. Alla base dell’uso e dell’abuso, così come per l’Lsd negli anni ’60 fu la voglia di evasione in mondi immaginari ideali e per l’eroina “il non fare” o senso di annientamento che ha devastato un’intera generazione, c’è la cultura dell’azione ma anche quella, sfrenata e disinibita, delle sensazioni ad ogni costo: già, le sensazioni, quelle che molti di noi confondono con le emozioni e che paiono tenerci in vita, il cibo che manca e di cui abbiamo fame quando niente o nessuno riesce ad attivarle e che spesso cerchiamo fuori, lontano da noi, attraverso farmaci, comportamenti, sostanze di ogni tipo, incapaci di sfruttare le risorse mentali e cognitive che possediamo, tesi verso modelli e schemi di vita apparentemente vincenti, prede dell’ansia e di mille paure, ma anche della noia, del gusto di provare, dell’omologazione a tutti i costi, della ricerca di maggiori potenzialità relazionali, di esperienze e rituali fintamente socializzanti. Verrebbe quasi da dire che ci si droga per tutto e per niente e forse anche perché la droga è diventata semplice merce che tutti possono acquistare senza che, cosa ancora più grave, si possa attribuire alcun significato specifico a tale consumo. Che non sia più una questione
di fascia sociale, culturale, anagrafica è chiaro da tempo: la cocaina è ormai diventata la droga di tutti e, dopo la cannabis, risulta essere la droga maggiormente venduta nel mondo, in più si abbassa inesorabilmente il limite di età per la prima esperienza in questo senso dei giovani: dei 13 milioni di europei che hanno provato la coca 7,5 milioni hanno tra i 15 e 34 anni. Ma i giovani, per uso ricreazionale, fanno anche uso di altro: Special K, Vitamin K, Ket, Kitrat, Purple, Superacid sono solo alcuni nomi delle nuove sostanze vendute nei raves, in discoteca, nelle feste e che contengono la Ketamina, anestetico generale usato in chirurgia e in veterinaria: mescolato ad eroina, extasy procura dissociazione, allontanamento dalla realtà, distacco dalle cose. Coca sì, coca no, coca forse, ma il motto ideale potrebbe essere Coca mai per tutti quelli, speriamo tanti, che preferiscono inalare, sniffare, iniettarsi nelle vene solo i propri sogni, i desideri ostinati, le passioni irrinunciabili e l’energia che ne deriva, il senso unico e irripetibile dell’amare e del sentirsi amati, la libertà da qualunque forma di vincolo e dipendenza: una droga che costa poco e fa meno male, ma richiede consapevolezza, pratica e parecchia fantasia. Beatrice De Gennaro
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Inchiesta
Perché i giovani 1760
Tra le varie cause un fenomeno sociologico: “il gruppo dei pari”. La droga da party e da discoteca, che fa vittime soprattutto fra i giovani, è tornata ora alla ribalta delle cronache. Da un recente sondaggio è emerso che l’Italia è il secondo Paese europeo per il consumo di sostanze stupefacenti, soprattutto la cannabis e l’ecstasy utilizzate da giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni. Ma perché i giovani si drogano? Innanzitutto esiste un fenomeno sociologico che prende il nome di “gruppo dei pari”, un gruppo di amici coetanei che induce i singoli a uniformarsi a determinati comportamenti, a vestire determinati capi d’abbigliamento e anche a fare uso di determinate sostanze chimiche. Un altro motivo è dato dalla difficoltà della crescita, perciò la droga può costituire anche una via di fuga apparentemente comoda dalle responsabilità del mondo adulto, un ingannevole alibi per ritardare delle scelte difficili. Infine il successo da conseguire ad ogni costo nella società, con la necessità di essere costantemente all’altezza, brillanti, socievoli, nell’epoca che esalta ed esige la performance porta giovani ad assumere qualche sostanza chimica. Per arginare il fenomeno droga e limitarne i danni, è necessario ripristinare il dialogo fra genitori e figli, recuperare il valore del tempo da trascorrere insieme e la società dovrebbe essere in grado di proporre ai giovani possibilità di autorealizzazione. Gianfranco Inglese
“Il medico d
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Abbiamo intervistato il dottor Antonio Taranto, psichiatra, direttore del Dipartimento Dipendenze Patologiche e responsabile del SerT (Servizio Tossicodipendenze), da qualcuno definito “il medico dei drogati”. Un professionista capace di analizzare una realtà che va ben oltre le semplici apparenze. Dottor Taranto dalla recente conferenza dei servizi da voi presentata è emerso che il numero dei tossicodipendenti presi in carico dal SerT è in aumento… Sì, ogni anno si aggiungono nuovi casi che sono il 20% di quelli totali: l’età media è di 25 anni per i tossicodipendenti e 40 per gli alcolisti. Sono in aumento le femmine ma cresce, ed è bene ricordarlo, anche il numero dei “dipendenti senza sostanza”, cioè giocatori d’azzardo, del gratta e vinci, del superenalotto, che rappresentano il 3 o 4% del totale. Il concetto di SerT, stereotipicamente e storicamente collegato all’emarginazione, al disagio, alla semplice somministrazione di metadone, appare a molti superato, quasi un osservatorio inadeguato dei nuovi fenomeni di tossicodipendenza, frutto di nuovi tempi e di nuove dinamiche sociali... Noi percepiamo la nascita dei nuovi fenomeni ma è chiaro che per comprenderli, stimarli, analizzarli occorrono tempi, mezzi, risorse umane, formazione. L’utenza del SerT, rispetto al passato, ha senz’altro un’estrazione sociale più evoluta (titolo di studio, benessere economico, prestigio sociale) ed una maggiore integrazione ma una certa debolezza della funzione genitoriale e la tendenza a medicalizzare e delegare da parte dei parenti è quasi sempre presente. Questi ultimi, ma anche gli operatori non specialistici, tendono anche a percepire la dipendenza in chiave moralistica, come vizio, debolezza, devianza. Comunque, pur variando le motivazioni all’uso della sostanza in base ai gruppi sociali di riferimento, non cambiano le tipologie di comportamento del consumatore o abusatore di sostanze psicotrope. Quali sono queste tipologie? Sono spesso atteggiamenti contrapposti e contrastanti: il tossicodipendente si sente onnipotente e pensa di poter controllare la droga, non di esserne controllato, ma è anche apatico, alessitimico; si sente vuoto e vive il problema senza evidenti emozioni. Pensare che il metadone o un paio di mesi di comunità possano risolvere il suo problema o produrre guarigione sarebbe banalizzarlo: il nostro obiettivo va ben oltre. Cosa vi proponete nei riguardi dei vostri pazienti? Noi cerchiamo di accompagnarli nel percorso della loro vita, proteggendoli dalle complicazioni della “malattia”: il farmaco ripara i danni biologici prodotti dalla droga, la comunità protegge i soggetti dagli stimoli patogeni della società, una intensa psicoterapia li cura in maniera globale e radicale, mette a fuoco i punti nodali delle loro scelte compulsive. Una sorta di riorganizzazione della loro personalità? In un certo senso. La psicoterapia si propone di organizzare e strutturare il tempo, riequilibrare i rapporti tra pulsioni istintive e forze superegoiche, associare le emozioni ad un linguaggio simbolico, rettificare la percezione e l’uso del corpo. Pensa che una corretta informazione da parte dei media possa contribuire ad arginare il fenomeno di estrema diffusione della droga in tutti i ceti sociali? Ne sono fermamente convinto, non bisogna mai abbassare la guardia, anche se l’informazione più o meno corretta è solo uno dei fattori che intervengono nei processi decisionali del consumatore abituale o del neo- consumatore. Beatrice De Gennaro
Aiutare un figlio 1762
Non è certamente facile per un genitore confrontarsi con il “dramma” della droga. Se vostro figlio vi confessa di aver iniziato a fare uso di sostanze stupefacenti e volete aiutarlo a venirne fuori fatevi dire nel dettaglio il tipo o i tipi di sostanza, la modalità e il numero di assunzioni. Analizzate insieme a lui l’esperienza vissuta e le sensazioni percepite, rivolgetevi a qualche professionista esperto che abbia la necessaria esperienza per potervi dare il primo aiuto e indirizzarvi verso centri specializzati. Ma non è tutto: riorganizzate con lui la sua giornata, gli impegni, le attività e pretendete una maggiore partecipazione alla vita della famiglia. Informatevi sulle compagnie che frequenta e non chiudetevi nell’isolamento di una “vergogna inconfessabile” ma coinvolgete il maggior numero possibile di persone creandogli attorno una rete sociale. Infine, mostrate pazienza e fermezza di fronte alle sue rimostranze, anche se giudicherà tutto questo limitante per la sua libertà personale, senza imporre nulla in modo autoritario, ma spiegando il perché di ogni decisione presa.
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dei drogati”
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Un lungo elenco di sostanze tossiche che creano oltre che dipendenza gravi danni all’organismo. delle droghe più diffuse fra i giovani, la marijuana. L’assunzione di questa sostanza provoca disturbi quali distorsione della percezione, difficoltà di ragionamento, di memoria e di apprendimento, aumento della frequenza cardiaca e bronchite cronica. Sintomi non da poco considerando che la marijuana, considerata una droga leggera, è utilizzata da una percentuale enorme di giovani che la utilizzano per uscire dalla routine quotidiana. Tale sintomaticità si presenta in maniera ben più grave quando l’individuo assume droghe seppur leggere in maniera massiccia e sistematica o utilizza sostanze diverse e assai più dannose. Fra le droghe più dannose in assoluto vi è senz’altro l’eroina, che provoca assai facilmente dipendenza e danni irreparabili anche mortali. Non da meno è la cocaina, la droga dei vip visto il suo costo elevato. Essa, assieme all’eroina, è causa di infarti, infezioni batteriche, patologie di fegato e reni, eiaculazione precoce, ictus e depressione. Un altro tipo di sostanza diffusa specie nelle discoteche è l’ecstasy. Essa si presenta sotto forma di una piccola pillola,
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Alcuni particolari possono aiutare a capire se chi ci sta vicino ha fatto uso di sostanze stupefacenti. Spesso i familiari di chi diventa assuntore di sostanze stupefacenti hanno difficoltà ad accorgersi in tempo di quanto sta avvenendo al loro caro. Secondo gli esperti alcuni indicatori, presenti anche a distanza di qualche ora dall’assunzione della droga, possono mettere in allarme e consentire, se necessario, di intervenire in tempo. Così bisogna prestare molta attenzione ad eventuali stati di sonnolenza, lentezza nel ragionamento, torpore e annebbiamento mentale, senso di euforia, estrema sensibilità per l’ambiente circostante, senso del tempo dilatato, linguaggio “pasticciato” con numerosi lapsus e difficoltà a trovare le parole, grande difficoltà di memoria e concentrazione con facilità a distrarsi, pupille molto strette o molto dilatate secondo il tipo di sostanza assunta, senso di eccitazione generale con ostentata sicurezza e buonumore, incapacità a stare fermo, bisogno di parlare senza avere niente da dire e senza ascoltare ciò che dicono gli altri, difficoltà ad addormentarsi, inclinazione alla violenza, prepotenza e sopraffazione.
Ne vale davvero la pena? Eroina, cocaina, barbiturici, metadone, alcol, chetamina, benzodiazepine, anfetamine, tabacco, cannabis, lsd, steroidi, ecstasy ecc., tutti termini che fanno capo ad un’unica terribile e purtroppo più che mai attuale definizione: droga. Attualmente, nonostante le incessanti campagne di sensibilizzazione da parte dei governi mondiali, delle associazioni preposte, dei media, il problema droga è tutt’altro che in diminuzione. La causa maggiore di tutto e dettata dall’ignoranza e dall’incoscienza giovanile che vede la droga come una porta per un mondo in cui i problemi quotidiani vengono annullati e tutto si avvicina alla perfezione. I rischi a cui si va incontro imbottendosi di tali sostanze sono spesso sottovalutati sia dagli abituali che dagli occasionali consumatori. Tutti i “consumatori” rischiano irreversibili ripercussioni per la propria incolumità e in caso di gravi danni alla salute nessuno potrà offrire loro un’ulteriore possibilità. L’Istituto Superiore della Sanità ha diramato negli scorsi mesi una tabella contenente tutti i rischi che comporta l’assunzione di droghe. Cominciamo con una
Come accorgersi che qualcosa non va
la quale non è raro che causi sconquassi fisici come svenimenti, irregolarità della pressione arteriosa e violente aritmie cardiache. Queste sono soltanto alcune fra le droghe più conosciute ma ci sono altre di cui se ne parla poco e nulla e che rappresentano invece una piaga enorme. Si tratta dei farmaci utilizzati nel mondo dello sport e delle palestre, in altre parole il doping. Negli ultimi tempi i controlli si sono accaniti maggiormente sul ciclismo considerato una sorta di capro espiatorio. Ma le sostanze dopanti utilizzate in questo sport come l’eritropoietina (Epo) e la cera (doping di III generazione) sono diffuse assieme ad altre in tutti gli sport agonistici e non. Anche le palestre non sono da meno dato che molte volte fra i culturisti c’è qualcuno che decide di sacrificare la propria salute, utilizzando sostanze dannose (steroidi anabolizzanti), per raggiungere risultati che nemmeno arriveranno. Arrivano purtroppo prima gli infarti, gli arresti cardiaci e le embolie. Ma ne vale davvero la pena? Francesco Tempesta
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Inchiesta
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E di fronte alla legge... Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1765
In Italia esiste una normativa molto ferrea che si occupa dei reati legati al commercio di sostanze stupefacenti. La “questione droghe” oltre ad avere risvolti di carattere umano e sociale ne ha, ovviamente, anche di carattere legale. In Italia, infatti, le norme che si interessano di commercio, acquisto e consumo di sostanze stupefacenti sono quotidianamente applicate da forze dell’ordine e magistratura. La materia è regolamentata dal D.P.R. 309 del 09.10.1990, “Testo Unico delle Leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza”, in cui sono elencate tutte le misure per fronteggiare il fenomeno. Il principio fondamentale introdotto dalla normativa è quello relativo al divieto di fare uso personale di sostanze stupefacenti anche in quantità minima, a dispetto della vecchia normativa, legge 685/1975, che non puniva il semplice possesso di stupefacenti in modica quantità per uso personale. I principali aspetti del decreto riguardano la “Vigilanza, coordinamento e controllo dell’attività di prevenzione e repressione”, con la responsabilità di indirizzo e promozione della politica generale di controllo, prevenzione e intervento nel settore è riservata al Comitato Nazionale di Coordinamento per l’Azione Antidroga e sono determinate le funzioni di vigilanza generale del Ministero della Sanità e del Ministero dell’Interno nonché particolari attribuzioni delle Regioni. Vengono poi stabilite le attività di vigilanza e controllo delle Forze di Polizia e i compiti di coordinamento informativo
e operativo della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga, organismo interforze direttamente dipendente dal Ministero dell’Interno. Vi è poi la parte riguardante le “Tabelle delle sostanze stupefacenti o psicotrope soggette al controllo” che presenta degli articoli che indicano i criteri di formazione di 6 tabelle contenenti l’elenco delle sostanze ordinate secondo una graduazione di maggiore o minore pericolosità in base alla quale la disciplina penale ed amministrativa applica sanzioni punitive differenziate. Per quanto riguarda poi la “Disciplina della produzione e del commercio delle sostanze stupefacenti” la normativa esamina tutti gli aspetti della coltivazione, produzione, fabbricazione, distribuzione, impiego, importazione e transito delle sostanze stupefacenti fissando specifici obblighi di autorizzazione, documentazione e comunicazione di dati e notizie. Profili repressivi relativi alle attività illecite sono indicati nell’articolo 73 che
persegue le forme illecite di produzione e traffico di sostanze stupefacenti o psicotrope; 74 che sanziona molto più severamente del Codice Penale l’ipotesi di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti. Punisce con pene non inferiori a 20 anni di reclusione, chi dirige, organizza, promuove o finanzia una associazione di 3 o più persone per commettere i reati previsti dall’art. 73. La semplice partecipazione all’associazione è punita con la reclusione non inferiore a 10 anni. L’articolo 75 punisce, con sanzioni amministrative, le condotte dell’acquisto, importazione e detenzione di sostanze stupefacenti, per uso personale. Le sanzioni si configurano nella sospensione della patente di guida, della licenza di porto d’armi, del passaporto e dei documenti equipollenti, o se si tratta di straniero, nella sospensione del permesso di soggiorno per motivi di turismo, ovvero nel divieto di conseguire tali documenti. Se una persona viene
colta in flagrante di una di queste condotte viene segnalata al Prefetto che è la figura istituzionale competente ad irrogare i provvedimenti. Non si è sottoposti a queste sanzioni se l’interessato chiede o aderisce all’invito del Prefetto di sottoporsi al programma terapeutico e socioriabilitativo definito dal Servizio pubblico per le tossicodipendenze. L’articolo 77 punisce con una sanzione amministrativa, di tipo pecuniario, l’abbandono di siringhe o di altri strumenti pericolosi utilizzati per l’assunzione di sostanze stupefacenti, in luogo pubblico, aperto al pubblico o in luogo privato ma di comune o altrui uso. L’articolo 79 riguarda l’agevolazione dell’uso di sostanze stupefacenti o psicotrope. Punisce chiunque avendo disponibilità di un immobile, un ambiente o veicolo a ciò idoneo, lo adibisce o consente che altri lo adibisca a luogo di convegno abituale di persone che si dedicano all’uso di sostanze stupefacenti. L’articolo 82 riguarda le induzioni all’uso di sostanze stupefacenti o psicotrope. Punisce chiunque pubblicamente istiga all’uso illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope o svolge, anche in privato, attività di proselitismo per tale uso delle predette sostanze ovvero induce una persona all’uso medesimo. Vi sono poi articoli che si interessano anche di chi costringe all’uso di sostanze stupefacenti, specie se nei confronti di minori, e di chi si rende responsabile di attività di spaccio nei pressi di luoghi di aggregazione giovanile o scuole.
In Città
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Quelli che... vanno a caccia Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1766
Sul nostro periodico e sul nostro sito internet abbiamo spesso ospitato i pareri degli attivisti delle associazione ambientaliste. Oggi, in ossequio alla par condicio, diamo spazio a chi ama la caccia ma, non per questo si ritiene un “aggressore” della natura. Il testo che segue è a cura di Domenico Gadaleta. Per una corretta informazione circa l’attività venatoria nella nostra provincia è necessario partire dal calendario regionale che prevede limiti nei tempi, nei modi e nelle specie cacciabili, nel rispetto della normativa nazionale prevista dalla legge n. 157/92. In Puglia la caccia si apre nei primi di settembre per terminare a fine gennaio, con l’obbligo di tre giornate fisse: mercoledì, sabato e domenica. Solo per un mese, a cavallo fra ottobre e novembre, si può usufruire di una giornata a libera scelta oltre al mercoledì e alla domenica. Il martedì e il venerdì c’è divieto assoluto di caccia in tutto il territorio nazionale. È bene dire subito che quei pochi ambiti a disposizione del cacciatore nella provincia barese, sono altamente inquinati e degradati dal punto di vista eco-ambientale, come di seguito spiegheremo. Le specie in prevalenza oggetto di caccia sono le seguenti: fra i migratori, l’allodola, il tordo, la beccaccia e le varie tipologie di anatidi. Tra la selvaggina stanziale primeggia la lepre comune e il cinghiale. Ebbene, l’allodola giunge in Puglia dalla prima decade di ottobre ai primi di novembre. Volatile che, fino a qualche decennio fa, era presente e svernante in grosse quantità nelle zone collinari della Murgia (oggi Parco Nazionale) e nelle terre confinanti con la Basilicata e la Capitanata. La sua presenza si è notevolmente ridotta per mancanza di pastura causata dalla bruciatura anticipata delle stoppie e dalla distruzione delle stesse con preparati chimici. Di conseguenza la caccia a tale selvatico si è ristretta a poche giornate propizie al passo, fra ottobre e novembre, preferendo l’allodola portarsi in terre più ospitali e meno inquinate. Il tordo è un migratore che un tempo svernava nei nostri uliveti in notevole quantità, arricchendo i carnieri dei cacciatori. Pur essendo una specie in buona salute e consistente a livello europeo, la sua presenza nelle nostre terre si è fortemente ridotta. Quali le cause? Penso
soprattutto al trattamento chimico che subiscono gli uliveti con diserbanti, erbicidi e quant’altro. Una volta fra i lussureggianti ulivi schizzavano tordi dappertutto, grazie alla ricchezza della pastura; nei nostri giorni avvertono la presenza dei sostanze chimiche (che saranno utili all’agricoltura, ma perniciosi agli esseri viventi) e fuggono per terre più sane e più ricche di pastura. Anche la mancanza di siepi e di arbusti fitti dove il tordo si proteggeva, lo costringe a fuggire. È da dire anche che la presenza del Parco Nazionale dell’Alta Murgia ha sottratto una grossa fetta di ambiente utile alla caccia del tordo, come pure alla caccia della beccaccia, tradizionalmente esercitata con il cane da ferma. Così tale caccia, attivata per tradizione col chioccolo a bocca, di prima mattina, nelle belle e fresche giornate d’ottobre, fra gli ulivi, è diventata un pio ricordo: i carnieri si sono ridotti di molto e il cacciatore resta sempre più deluso dalla triste realtà ambientale che lo circonda e che dovrebbe veramente preoccupare gli ambientalisti che altro non fanno che additarci a distruttori della selvaggina. Anche per la caccia agli anatidi lo
scenario si presenta sconfortante per la quasi totale assenza di ambienti umidi quali laghi, stagni, fiumi, valli. Per quanto riguarda la selvaggina stanziale limitiamoci a qualche considerazione sulla lepre. Ahimè! Anch’essa si è fatta selvatico raro a differenza del cinghiale che riproducendosi a dismisura nei boschi del Parco Nazionale dell’Alta Murgia, ogni anno invade i terreni coltivati dei contadini arrecando gravi danni economici agli stessi, arrivando addirittura a farsi vedere nelle piazze di Ruvo di Puglia o Terlizzi passeggiando liberamente come fossero dei cagnolini. E perché? Per le stesse ragioni precedentemente esposte. Pur con tutti i ripopolamenti che si attivano nel periodo di caccia chiusa, la lepre, una volta abbondante, non riesce più a riprodursi e ad assicurare la sua presenza nella nostra terra. La lepre fugge dalle zone fortemente antropizzate, fugge dai terreni diserbati, fugge dai rumori meccanici frequenti nei nostri campi, fugge dai branchi di cani randagi e inselvatichiti che si aggirano nelle campagne, mettendo a rischio l’incolumità dei lavoratori della terra. Essa abbondava quando
plaghe silenti le offrivano sicuro rifugio per vivere, prolificare e sopravvivere. Ora non più. E così anche questo selvatico di pregio si è fatto solo ricordo nella memoria storica del cacciatore pugliese. Allora, cari amici ambientalisti, acerrimi detrattori della nostra passione antica quanto il mondo, cosa dirvi? Primo: il cacciatore per ottenere il porto d’arma, rilasciato dopo una faticosa documentazione, unita ad accertata sanità psico-fisica-neurologica, e ai versamenti di centinaia e centinaia di euro, quasi un milione delle vecchie lire, come tasse di concessione governative, regionali e territoriali, è senz’altro una persona perbene che preferisce la solitudine della natura al chiasso domenicale e vacanziero dei cosiddetti perbenisti dell’ambiente. Secondo: l’ambiente non è stato alterato dal cacciatore, ma dal potere politico-economico che ovunque distrugge, trasforma, inquina e avvelena, pur di conseguire i propri interessi. Ho dimenticato di dirvi che un’altra fonte di disturbo per i migratori che sorvolano i nostri cieli è data dalla notevole illuminazione notturna, causa, forse, anche della sparizione dei rapaci notturni come civette, barbagianni, che nelle tenebre senza luci trovavano da vivere. Terzo: gli ambienti interdetti alla caccia in provincia di Bari sono molti, troppi: parchi nazionali, regionali, naturali, oasi di protezione, strade, autostrade, fondi chiusi e così via. Forse ve la ridete cari amici ambientalisti? Ma no! Sappiate che i cacciatori più facoltosi continueranno ad esercitare l’attività venatoria in altri paesi europei, dove si pratica il turismo venatorio, con la garanzia di cospicui carnieri di tordi, allodole e beccacce. I meno facoltosi, e tra questi ci sono anch’io, appenderanno il fucile al chiodo? Io non lo farò mai! Andrò a caccia fino a quando il destino lo vorrà, ma con una sola speranza, di non finire tramortito dai veleni, anche perché non ho ali per fuggire come i tordi.
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In Città
giovedì 18 febbraio 2010
Una scuola che guarda al futuro Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1767
La “Corrado Giaquinto” costituisce un saldo punto di riferimento sociale e culturale nel quartiere di Ponente della città. La Scuola Secondaria di 1° grado “Corrado Giaquinto” di Molfetta costituisce un saldo punto di riferimento sociale e culturale nel quartiere di Ponente della città, avendo organizzato e attuato ampi e articolati progetti educativi, che tendono a valorizzare la cultura del territorio e le tradizioni locali, a sviluppare le competenze linguistico-espressive, tecnologiche, scientifiche degli studenti, a formare alla cittadinanza attiva e responsabile. La Scuola, grazie alle scelte organizzative e gestionali del dirigente scolastico, professoressa Rosalba Maria Carabellese, e alla qualità degli interventi metodologici dei docenti, gode da anni dei finanziamenti della Comunità Europea. I PON offrono agli studenti e ai genitori spazi formativi basati su attività creative di laboratorio e sull’apertura al territorio e alla scuola la possibilità di dotarsi, attraverso i FERS di strumenti moderni e raffinati. La scuola dispone, infatti, di tutte le strutture adeguate alle esigenze della moderna didattica. È completata inoltre dalla presenza di due palestre e di un campetto da calcio che coniugano il tutto con lo sport. I laboratori multimediali, dotati di apparecchiature modernissime e collegate in un sistema di
rete interattiva, fanno della scuola un polo importante per le comunicazioni telematiche. La Scuola Secondaria di 1° grado “Corrado Giaquinto” è anche sede del Centro Territoriale Permanente per l’Educazione degli Adulti del Distretto 006 Molfetta-Giovinazzo, che si è qualificato per l’offerta formativa per il conseguimento della Licenza Media, per la prima alfabetizzazione e per le attività di formazione continua attraverso i finanziamenti europei, rivolti alle donne, ai giovani in cerca di prima
occupazione, agli immigrati. Progetti di significativa valenza culturale e formativa, tutti sostenuti dagli Enti Locali, hanno avuto come esito la pubblicazione di diversi volumi a stampa, per i quali la scuola si è avvalsa della collaborazione di illustri studiosi e di giovani e valenti artisti locali. Fra i lavori più significativi e apprezzati dal pubblico troviamo “Corrado Giaquinto, un artista molfettese in Europa, anno scolastico 1999-2000”, “Sale che passasti lo mare lo ponte lo monte, in rete
con l’IPSSARR Molfetta anno scolastico 2000-2001”, “I portali nel centro antico in rete con l’ITIS di Molfetta, anno scolastico 2001-2002”, “Sorella acqua, anno scolastico 2002-2003”, “Voci, colori, suoni, sguardi di una città plurale, in collaborazione con il CRSEC Molfetta, anno scolastico 2006 – 2007”, “Il Sacco di Molfetta nell’anno del Signore 1529”, anno scolastico 2008-2009”, “L’alfabeto dei comportamenti responsabili, 2010”. In corso di pubblicazione il volumetto “Cantare la Costituzione… così matura, così giovane, così bella”, che costituirà l’esito di un progetto finanziato dalla Regione Puglia e dal Comune di Molfetta nell’ambito delle attività sperimentali di Cittadinanza e Costituzione, insegnamento introdotto dal MIUR nel curricolo nel corrente anno scolastico. Scuola, quindi, attiva, aggiornata, pronta a rispondere ad ogni esigenza formativa e alla crescita delle potenzialità di ognuno. Scuola che integra e valorizza i soggetti diversamente abili. Scuola che accoglie e promuove le culture “altre” ed è aperta al territorio, nel quale costituisce centro di educazione permanente. Francesco Tempesta
Leggere i segni dei tempi Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1768
La Settimana Sociale organizzata dall’AC della Parrocchia San Pio X. Una serie di tre incontri (in)formativi sull’ultima enciclica di Benedetto XVI, tutti organizzati dall’Azione Cattolica della Parrocchia San Pio X di Molfetta in occasione della Settimana Sociale 2010. Si rinnova dunque l’attenzione dell’associazione parrocchiale al campo della politica (intesa come esercizio cosciente e partecipativo del proprio essere cittadino), dell’economia e della società. La “Caritas in Veritate” riflette proprio su questi argomenti, analizzati dal Pontefice alla luce dell’attualità. Lunedì 8 febbraio monsignor Luigi Renna, Rettore del Seminario Teologico Pugliese dove insegna Morale Sociale, è intervenuto per presentare l’enciclica nelle sue coordinate storiche e nei suoi fondamenti morali. Tra questi, la certezza che anche l’economia abbia una sua etica, nella quale confluiscono anche i concetti di dono (inatteso e gratuito) e di Caritas, indispensabili perché lo sviluppo sia globale, sostenibile e portatore efficace di benessere.
Monsignor Giacomo Cirulli, docente di Sacra Scrittura, ha invece evidenziato quali sono le premesse bibliche che sottendono l’enciclica. Mercoledì 10 febbraio ha spiegato come già nell’Antico Testamento, in particolar modo nella critica sociale, politica e cultica dei Profeti, il Signore ci appaia “dalla parte dei poveri” e interviene in loro difesa. Di particolare interesse si è dimostrato anche il contributo del
dottor Nino Messina, che giovedì 11 febbraio ha presentato gli stessi temi da una prospettiva laicale, parlando di sviluppo economico e società civile, argomenti con i quali è chiamato ogni giorno a confrontarsi a motivo della sua professione di manager. Forte è stata la sua critica ad una politica aziendale incurante della dimensione umana, che invece dovrebbe attuare un’attenzione particolare all’aspetto
sociale e alla cura della persona, elementi che contribuiscono a tutti gli effetti alla crescita e al successo anche economico dell’impresa. La sua testimonianza ha lasciato agli intervenuti l’immagine di una modalità alternativa di progresso. Ad introdurre i relatori e a lasciare ai presenti profonde tracce di riflessione il professor Giovanbattista Sasso, presidente dell’Azione Cattolica parrocchiale, don Pino Magarelli e monsignor Ingazio De Gioia, parroco e vicario di San Pio X, ai quali spetta inoltre il merito dell’organizzazione e della realizzazione della Settimana Sociale. Un’importante lezione di cittadinanza, in preparazione all’importante convegno diocesano sulla Caritas in Veritate al quale è intervenuto il professor Stefano Zamagni sabato 13 febbraio presso l’Auditorium Regina Pacis alla presenza del vescovo Luigi Martella. Pasquale Lisena
In Città
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Benvenuto “Giornalunni” Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1769
È nato il giornalino scolastico della “Rosaria Scardigno”. Negli ultimi mesi le televisioni e la radio hanno divulgato episodi di cronaca, a dir poco sconcertanti, avvenuti nelle scuole pubbliche, suscitando in ognuno di noi e soprattutto nei genitori, un forte sentimento di rabbia e di giustizia. Esistono fortunatamente tante esperienze positive che spesso però non hanno la stessa ribalta. È il caso di quella vissuta dagli alunni del V circolo didattico”R. Scardigno”. È stato il dirigente scolastico dell’istituto, Nicoletta Paparella, ad illustrare nei dettagli come si è sviluppato il progetto: “Gli episodi negativi di cronaca che si verificano spesso nelle scuole, potrebbero produrre nei cittadini una visione distorta della scuola, insinuando dubbi e sgomento sulla sua funzione educativa. Si rischia, così, di mettere in ombra tante opportunità di autentiche esperienze formative vissute dai bambini, grazie alla passione e alle competenze professionali di molti docenti e dirigenti. Spesso le esperienze educative, veramente significative, una volta concluse, restano affidate alla memoria
degli alunni, dei genitori e dei docenti che direttamente le hanno vissute. Da tempo nella nostra comunità scolastica si è consolidata la convinzione che, per poter migliorare la comunicazione e far conoscere, valorizzando, sia la scuola che il territorio, si debbano utilizzare strumenti efficaci, quali il sito web e il giornalino on-line. Quest’anno i docenti hanno voluto realizzare un giornale in formato cartaceo, per rappresentare i momenti più significativi della vita della comunità scolastica come oggetto di riflessione e comunicazione: dai momenti di lettura agli
esperimenti eseguiti dagli stessi bambini, dalla ginnastica in palestra all’accoglienza di alunni stranieri, oppure curioso ma molto seguito lo spazio dedicato all’alimentazione dei bambini. È una scelta non casuale in quanto, alla base del nostro progetto educativo c’è un’idea fondamentale: la scuola riesce ad attivare processi educativi significativi per i bambini se si configura come una comunità professionale che si relaziona consapevolmente col territorio, integrando positivamente con le famiglie, con l’ente locale e con le diverse agenzie educative. Solo in questo modo
è possibile conoscere e integrare le potenzialità di sviluppo di una comunità, proiettandosi in un futuro di pacifica convivenza civile. I progetti realizzati rappresentano, nel loro insieme, l’impegno profuso dai nostri docenti, finalizzando ad offrire alternative positive al disorientamento etico che connota una certa cultura consumistica e alle problematiche familiari e sociali che incidono, spesso, negativamente, nella vita dei bambini”. Un progetto, questo, che rende fieri non solo chi ha coordinato i lavori e che ne trae benefici, ma tutto il territorio molfettese. Prima di concludere la professoressa Paparella ha rivolto un sentito ringraziamento all’insegnante Luigi Sparapano per il coordinamento del progetto, agli alunni e docenti della redazione e a tutti gli alunni e docenti del circolo didattico che hanno collaborato con impegno ed entusiasmo, rendendo fattibile l’esordio del primo numero del giornalino scolastico. Marilena Farinola
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Cultura & Spettacoli
giovedì 18 febbraio 2010
Week end all’insegna della dolcezza con “Art & Ciocc” Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1770
Tre giorni dedicati al “peccato di gola” più buono che ci sia. Nel fine settimana del 26 al 28 febbraio torna a Molfetta, dopo il grande successo ottenuto nella scorsa edizione, “Art & Ciocc – Il Tour dei cioccolatieri”. A partire da venerdì 26 febbraio, fino a domenica 28, corso Umberto ospiterà i gazebo dei maestri cioccolatieri che, dalle 10 alle 22, proporranno assaggi e vendita di delizie e specialità al cioccolato di ogni genere. I cioccolatieri che partecipano al tour provengono da tutta Italia e ognuno di loro è specializzato in una particolare produzione, legata anche alla tradizione della propria regione d’origine. Così da Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, passando per Emilia Romagna, Abruzzo, Molise, fino a Puglia e Sicilia sarà possibile compiere un viaggio dell’Italia da nord a sud attraverso le infinite declinazioni del cioccolato: dal liquore al cioccolato servito in cialde croccanti, ai cuneesi al rhum, dal cioccolato di Modica al maxi-cremino alla nocciola e al gianduia, passando per torrone con cioccolato, cioccolatini al peperoncino e olio extravergine, castagnaccio, strudel e molte altre specialità che promettono di deliziare anche i palati più esigenti. Organizza il tour l’azienda Mark.
Co. & Co. srl che vanta un’esperienza consolidata nella creazione di eventi a livello nazionale. “Il tour – spiega Roberto Donolato, amministratore dell’azienda padovana – è giunto alla seconda edizione e vanta un bilancio più che positivo. Quest’anno è partito da Bollate e dopo aver fatto tappa ad Aosta, Cecina, Ravenna, Padova, Vercelli, Tivoli, Mestre e Bolzano giunge a Molfetta, per proseguire poi verso Pesaro e Verona. Il set della manifestazione sono sempre
le strade e le piazze più belle delle nostre città”. L’iniziativa è organizzata in stretta collaborazione con il Comune di Molfetta, e in particolare con l’assessore Leo Petruzzella e con il sindaco Antonio Azzollini, che dopo l’edizione dell’anno scorso hanno voluto ripetere l’iniziativa. E proprio di queste collaborazioni Donolato si dice soddisfatto: “L’organizzazione di questo tour è stata senz’altro un’esperienza impegnativa, ma che ci ha ampiamen-
te ripagato dal punto vista umano. Abbiamo, infatti, avuto la possibilità di allacciare preziosi rapporti di collaborazione con le amministrazioni comunali delle città che ci hanno ospitato e accolto con il massimo dell’entusiasmo. Molfetta, in particolare, è stata una tappa di notevole successo nella precedente edizione, e considerata l’accoglienza e l’entusiasmo dell’amministrazione della città, contiamo di ripetere e migliorare il risultato.” Come nel corso della precedente edizione anche quest’anno, per iniziativa dell’Assessore ai Servizi Sociali Luigi Roselli, i ragazzi diversamente abili potranno partecipare a un tour tra i gazebo alla scoperta di nuovi gusti e golosità. Inoltre i cioccolatieri invitano i ragazzi delle scuole elementari “A scuola di… cioccolato!”. Una speciale lezione sulla storia, le curiosità e i segreti del cioccolato, e a seguire cioccolata calda per tutti i bambini! Cioccolato a 360° dunque con i cioccolatieri di Art & Ciocc, la cui caratteristica è portare, in maniera itinerante, l’esperienza del proprio lavoro e le specialità legate alla propria terra di origine, in tutta Italia.
Ricordando Saverio La Sorsa Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1771
Immagini, storie, canti: una serata per ricordarne il lavoro in Puglia. Saverio La Sorsa è stato uno studioso molfettese che ancora oggi riesce a stupire per la quantità e qualità del materiale raccolto. I suoi testi riguardano tutto il sapere popolare, nel senso più ampio del termine: storie, fiabe, novelle, motti, proverbi, filastrocche, giochi, canti, terapie tradizionali. Nei suoi testi non ci sono solo i racconti ma c’è la storia di un popolo, la storia del popolo molfettese. L’Associazione Fabulanova e Pietro Capurso hanno voluto rendere omaggio a questo grande studioso con un’iniziativa dal titolo “Sud: presente e passato. Appunti sulle ricerche di Saverio La Sorsa in Puglia”, che si è tenuta lo scorso 14 febbraio nella sala Turtur a Molfetta. L’iniziativa ha avuto lo scopo di promuovere la riscoperta dello studioso e di sollecitare l’interesse e la curiosità verso un autore che
per molti versi è ancora tutto da scoprire. Gli organizzatori hanno mescolato i linguaggi comunicativi in un caleidoscopio di forme espressive, quasi a ripercorrere la
versatilità, la molteplicità del lavoro di Saverio La Sorsa, muovendosi tra storie, canzoni, letture, interpretazioni, immagini, suoni, in una interazione di linguaggi il cui
filo conduttore è stato il lavoro sul campo di Saverio La Sorsa. All’inquadramento storico-culturale del lavoro dello studioso ha fatto seguito la presentazione di uno studio sulle tradizioni nuziali in Puglia, poi novelle, racconti – in parallelo anche con l’Albania –, uno studio sul materiale iconografico e un concerto di canti molfettesi e baresi. In questa iniziativa l’Associazione Fabulanova ha ricevuto il prezioso aiuto di studiosi e collaboratori come Pasquale Modugno, Umberto Attanansio, Nico Marsan, Giuseppe Volpe, Cosimo Capurso, Felice Altomare, Alma Monce e una graditissima sorpresa, i saluti di Duilio La Sorsa, figlio di Saverio, che, venuto a conoscenza dell’iniziativa, ha appoggiato e sostenuto il progetto. Katia la Forgia
Recensione
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Il SegnaLibro. Il Giovane Holden Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1772
“Ehi, Horwitz, – dissi. – Ci passa mai vicino allo stagno di Central Park? Giù vicino a Central Park South? – Al cosai – Allo stagno. Quel laghetto, cos’è, che c’è laggiù. Dove ci sono le anitre, sa? – Sì, e allora? – Be’, sa le anitre che ci nuotano dentro? In primavera eccetera eccetera? Che per caso sa dove vanno d’inverno? – Dove vanno chi? – Le anitre. Lei lo sa, per caso? Voglio dire, vanno a prenderle con un camion o vattelappesca e le portano via, oppure volano via da sole, verso sud o vattelappesca? Il vecchio Horwitz si girò tutto di un pezzo sul sedile e mi guardò. Aveva l’aria d’essere un tipo nervosetto. Non era affatto malvagio, però. - E come diavolo faccio a saperlo? – disse. – Come diavolo faccio a sapere una stupidaggine cosi? - Be’, non si arrabbi per questo, – dissi. Era arrabbiato o che so io. – E chi si arrabbia? Nessuno si arrabbia. Io smisi subito di chiacchierare con lui, se doveva essere così maledettamente suscettibile. Ma fu lui stesso a riattac care. Si girò tutto un’altra volta e disse: – I pesci non vanno in nessun posto. Restano dove sono, i pesci. Proprio in quel dannato lago. – Ma i pesci... è un’altra cosa. I pesci sono un’altra cosa. Io sto parlando delle anitre, – dissi”. Salinger, J. D., Il giovane Holden, traduzione italiana di Adriana Motti, Einaudi, 2008 (1961), pp. 252. lo scorso 28 gennaio all’età di 91 anni per cause naturali, un sms di un’amica che passeggiava incantata alla scoperta di New York mi ricordava che d’inverno quando il laghetto di Central Park è ghiacciato le anatre non ci sono. Dove saranno le anatre? Ricordare un libro che ci ha positivamente colpiti, una battuta curiosa e coinvolgente, una citazione che tramutiamo in aforisma o massima proverbiale, non è mai un mero esercizio di memoria: funziona piuttosto come un risveglio spontaneo di impressioni emotive a cui ci si abbandona con piacere. Ci sono poi quei libri che “quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l’autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira”. È Holden che parla e Qualche settimana prima della notizia con Holden capita spesso di volerci fare della morte di J.D. Salinger, avvenuta una chiacchierata, anche a distanza di
anni dal primo e indimenticabile incontro. Eroe eponimo delle generazioni di giovani che dal 1951, anno di pubblicazione del romanzo, ne hanno condiviso lo spirito ribelle, il disagio e la sincerità diffidente con cui descrive il mondo “schifo” che lo circonda, Holden Caulfield è un ragazzo sedicenne che dopo essere stato espulso dal prestigioso istituto Pencey di Agerstown in Pennsylvania per scarso rendimento, decide di prendersi qualche giorno di libertà a New York, prima di rivelare ai suoi genitori l’ennesimo insuccesso scolastico. Insofferente alle regole e deluso dai comportamenti umani privi di senso, Holden reagisce all’indifferenza verso le relazioni sociali, innamorandosi delle parole: si aggrappa al linguaggio con ingenuità e si rifugia nel racconto in cerca di protezione. Ed è proprio la parola scaltra, gergale, originale nella
sua schietta semplicità, priva di orpelli retorici e tendenze manieristiche, la grande forza di questo romanzo, con cui Salinger realizzò un’icona sociale rivoluzionaria e un modello di stile innovativo; il grande scarto significativo con la tradizione letteraria americana, e non solo, antecedente. Un classico di formazione con cui dialogare ancora. Jerome David Salinger (New York, 1º gennaio 1919 – Cornish, 27 gennaio 2010), scrittore statunitense. Ottenne successo e notorietà con Il Giovane Holden e altri racconti, per poi isolarsi gradualmente e interrompere ogni contatto con la vita pubblica. È morto lo scorso 28 gennaio nella sua casa di Cornish, nel New Hampshire, dove viveva autorecluso da più di cinquant’anni. A cura di Angela Teatino
Spazio Giovani: moda, l’arte dell’apparire Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1773
In molti casi messi da parte valori e ideali si segue solo l’istinto del gruppo e prevale lo spirito di emulazione. La moda, le tendenze, i costumi del momento si presentano come una vera e propria “droga” tra i giovani. Seguire la moda è fondamentale. Le “fashion victims” hanno raggiunto dei numeri esorbitanti, influenzando i ragazzi in ogni punto della loro vita: dall’acconciatura al modo di scrivere. Inizialmente la moda era limitata al vestiario, ora, invece, sconfina in altri campi: c’è la moda delle attività a cui dedicarsi, ed ecco una marea di giovani che soprattutto d’inverno riempie le palestre molfettesi, incrementandone i loro guadagni a discapito delle finanze familiari, per dedicarsi soprattutto al body building ovvero alla costruzione di un fisico avvenente e scolpito che possa rispettare i canoni della bellezza del momento; e poi c’è la moda che contrassegna il modo di parlare, infatti da una recente inchiesta è risultato che il vocabolario giovanile è particolarmente ristretto
poiché i giovani utilizzano solo alcuni vocaboli, i più conosciuti, e in particolar modo l’avverbio “praticamente” e il verbo “diciamo” che sono addirittura, secondo alcuni esperti, “i segni evidenti di una bassezza intellettuale e di una precarietà sociale”. La gioventù oggi appare quasi indistinguibile: ecco gli esiti del processo di conformazione. E tutti gli altri, cioè i cosiddetti “disinteressati” o “alternativi” che non si preoccupano poi tanto di seguire gli idoli televisivi e gli schemi che, magari, gli inquilini della casa più famosa d’Italia propongono all’attenzione dei giovani ascoltatori? Questi vengono calcolati come anormali. La vera differenza tra la massa e gli alternativi sta nel loro modo di reagire a questa scoperta; infatti i primi cercano di trovare una via di mezzo, adeguandosi là dove non si sentono costretti ad abbandonare del tutto i propri sogni; mentre l’altra re-
agisce andando contro la società, rifiutando qualsiasi alternativa. Questo non sta a significare che la massa è solo un gruppo di ragazzi con vestiti firmati e il cellulare con la fotocamera, non sono pecoroni senza personalità e idee politiche, disposti a seguire sempre e solo il gregge. Esistono certamente gli eccessi, ma dietro la facciata si nasconde una maggioranza di ragazzi che si interessa di politica, cinema, musica (non soltanto il “tunz-tunz” del sabato sera in discoteca), dei problemi sociali. I loro sogni? Non soltanto di fare la velina o il calciatore, di avere il villone o lo yacht a Porto Cervo. Molti ragazzi e ragazze, pur pensando ad un futuro in cui lavorare per avere una loro personale indipendenza, vorrebbero non rinunciare alla famiglia e ai figli, che sono rimasti valori importanti; e un numero sempre maggiore di ragazzi sogna di fare il giudice o il magistrato
per una voglia di legalità e di giustizia che forse non vedono nelle istituzioni d’oggi, sognano di fare i giornalisti, per raccontare in modo obiettivo la verità, spesso sabotata dalla politica e dall’interesse personale, sognano di fare anche i politici, per contrastare un mondo sempre più corrotto. È pur vero che la maggior parte dei giovani adeguati alla moda e trasportati dalle tendenze del momento crede che avere una personalità sia una cosa indegna ma d’altra parte c’è una percentuale di giovani che costituisce la cosiddetta “eccezione alla regola” che, criticando il conformismo si muove in contromano rispetto ad una società che si dirige a senso univo verso una sempre più incalzante voglia di apparire quello che, in fin dei conti, non si è né lo si è mai stati: degli esseri tutti uguali. Gianfranco Inglese
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Sport
giovedì 18 febbraio 2010
Pallavolo in salsa molfettese Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1774
Alti e bassi per le compagini impegnate nei campionati di B1 maschile e B2 femminile. È un periodo caratterizzato da alti e bassi quello di questo inizio 2010 per le compagini molfettesi impegnate nei campionati di pallavolo maschile e femminile. La pausa natalizia e gli impegni extra campionato hanno forse lasciato il segno: sia nella Pallavolo di mister Lorenzoni evidentemente provata dalle fatiche di Coppa Italia, sia all’Azzurra della Matera che forse è tornata in campo con le polveri bagnate. I ragazzi del presidente Antonaci invece di imprimere l’accellerazione definitiva per puntare dritti al salto di categoria, rallentano e rispetto a due settimane fa perdono una posizione in graduatoria. Tutto questo a causa dei soli due punti guadagnati in altrettante gare. La classifica si è infatti mossa solo nella gara interna del 7 febbraio vinta per 3 a 2 (25-19, 24-26, 25-20, 20-25, 15-9) contro il Brolo, poi domenica 14 ecco arrivare l’inattesa e dolo-
rosa sconfitta per 3 a 0 (26-24, 25-19, 25-16) contro il non trascendentale Reggio Calabria. Per fortuna l’occasione per tornare a fare punti si presenterà già domenica 21 nella sfida interna contro i giovanissimi del Blue College
Italia. Poi massima attenzione il 27 per l’incontro, sempre sul parquet del Pala Poli, contro l’Atripalda. Non va tanto meglio in casa Azzurra. Le ragazze allenate da Anna Grazia Matera perdono male nella sfida del 6
febbraio contro l’Arzano su un campo che si sapeva essere ostico già alla vigilia ma non così tanto da rendere irriconoscibili le ragazze molfettesi. Ed invece le campane sono state più brave imponendosi con un 3 a 0 sonoro non solo nel computo dei set vinti ma anche nei parziali: 25-9, 25-18 e 25-19. Fortunatamente ci si è ripresi subito nella gara del 14 febbraio. Contro il Volley Benevento l’Azzurra, con le sue atlete ispirate dal giorno di San Valentino, ha conquistato un secco 3 a 0 (25-10, 25-16, 25-15) avendo la meglio su una squadra apparsa lontana parente rispetto a quella incontrata all’andata. Sull’onda del entusiasmo legato al ritorno alla vittoria, l’Azzurra dovrà ora tentare di fare risultato nella prossima sfida casalinga del 20 febbraio quando al “Pala Poli” arriverà la corazzata Sarno. Poi altra sfida interna, questa volta più accessibile almeno sulla carta, il 27 contro l’Accademia Benevento.
Virtus ma quando vicerai?
Tris di sconfitte per l’Hockey Club
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Continua a collezionare sconfitte la formazione di coach Roberto Russo.
Nessun punto raccolto dai biancorossi nelle ultime due settimane.
In molti continuano a sostenere che con l’arrivo di coach Roberto Russo alla guida della Virtus Basket Molfetta sia cambiato l’atteggiamento dei giocatori e il loro approccio alla gara. Forse sarà pure così ma i risultati non sono certo differenti da quelli fatti vedere con Sergio Carolillo alla guida. Si perdeva allora e si continua a perdere anche oggi. Forse oggi lo si fa con un po’ più di stile e facendo divertire il pubblico ma, in una situazione di classifica come quella in cui si trovano oggi i molfettesi, forse il divertimento serve a poco. Ciò che conta sono i punti. E basta. Invece però i punti non arrivano e per fortuna che
c’è il Potenza ad occupare stabilmente l’ultima posizione in graduatoria ed a perdere come e più del Molfetta. Va dato comunque atto che uno spettacolo come quello vist lo scorso 7 febbraio nella gara disputata sul parquet della capolista Barcellona Pozzo di Gotto, i tifosi molfettesi non lo vedevano da tempo. In una sorta di scontro “Davide contro Golia” ecco che la penultima della classe gioca a domicilio della regina e le mette così tanta paura che alla fine la vittoria per i siciliani arriva solo grazie ad un tempo supplementare giocato dalla Virtus con in campo il solo Maggi del quintetto titolare. Insomma una bella gara conclusasi però con la sconfitta per 95 a 92. E la sconfitta è arrivata anche sette giorni dopo, il 14 febbraio, nel derby contro Ruvo disputato al “Poli”. Mentre fuori la temperatura scendeva, nello stesso modo calavano le speranze di vittoria della Virtus che alla fine salutava i cugini regalando loro la partita con il finale di 90 a 82. Domenica 21 febbraio ecco la sfida tra le ultime due della classe: si gioca a Potenza e la Virtus, per ovvie ragioni, deve assolutamente tentare di tornare a casa con una vittoria, anche perchè tra quindici giorni l’avversario sarà il Ferentino e, vista la dote di punti e la posizione di classifica, sarà difficile centrare un risultato positivo.
All’inizio della stagione sportiva si parlava non solo di permanenza nella categoria ma anche della possibilità di centrare un posto nei play off. Oggi il fondo della graduatoria è vicino e se non fa proprio paura per lo meno spaventa e non fa dormire sonni tranquilli. Non ha ancora tratto vantaggi dal cambio della guida tecnica l’Hockey Club del presidente Massimo de Palma che, nelle ultime tre uscite stagionali, colleziona altrettante amare e sconfortanti sconfitte. Tra le tre, senza ombra di dubbio, quella che fa più male è certamente quella del 2 febbraio nel derby esterno contro il Giovinazzo. Partite come questa, si sa, hanno una storia tutta particolare. Non importa in che serie si sia o quali siano le posizioni occupate in classifica, conta solo vincere. E chi perde oltre ai punti lascia agli avversari anche l’onore. Così è stato per i biancorossi che in un palasport gremito in ogni ordine di posto e con una tifoseria biancoverde in delirio, poco hanno potuto per arginare la forza dei ragazzi di Marzella. Quelli dell’AFP, infatti, si sono imposti usando le buone e le cattive maniere e portando a casa punti importanti frutto di un 4 a 1 che comunque ha reso onore alla disciplina sportiva. Sconfitte sono arrivate poi nelle due
gare successive. Il 6 febbraio a mettere il “semaforo rosso” ai molfettesi ci ha pensato il Bassano 54 che sulle mattonelle del “Don Sturzo” si è imposto per 7 a 2 così come ha fatto il Follonica che nel proprio domicilio ha liquidato Cirilli e soci per 5 a 2. Le prossime due sfide, entrambe casalinghe, per i ragazzi allenati da Caricato assumono a questo punto un valore doppio: vincerle significherebbe fare passi in avanti in classifica. Il 20 i biancorossi ospiteranno il Forte dei Marmi, poi il 27 sarà la volta del Seregno. Chissà che non si possa tornare a festeggiare.
Sport
giovedì 18 febbraio 2010
La Liberty non convince Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1777
Nel campionato di calcio a 5 il Real continua a mantenere il secondo posto in classifica. Nel mondo “pallonaro” locale la prima notizia è la conferma, come avevamo anticipato due settimane fa, di Nicola di Leo alla guida della Liberty. L’allenatore tranese è stato chiamato a sostituire Enzo del Rosso dopo il pareggio interno di due settimane fa contro il Copertino. Da allora ad oggi la situazione non è cambiata di molto, anzi, per alcuni aspetti è pure peggiorata. Perché se pure è vero che in due gare con di Leo in panchina si è sempre fatto risultato, è anche vero che evidentemente il nervosismo è strisciante in casa biancorossa. Tanto da coinvolgere alcuni tesserati, rimasti da identificare, in una maxi rissa scoppiata il 7 febbraio a San Pancrazio salentino, città dove era stata giocata in campo neutro la gara contro il Taurisano (finita 1 a 0 per i molfettesi grazie ad una rete realizzata da Uva con la complici-
tà del portiere salentino). Le versioni su quanto accaduto sono contrastanti: di certo c’è solo che il giudice sportivo ha squalificato per due giornate il campo del Molfetta comminando alla società anche 2000 euro di multa. E in tutto questo i tifosi non c’entrano assolutamente nulla. E così il derby contro il Corato in programma il 14 febbraio si è dovuto disputare a Ruvo. Alla fine 1 a 1 (per il Molfetta ancora a segno Uva) e biancorossi incapaci di approfittare dello scivolone del Nardò sconfitto a Cerignola per 4 a 2. Nardò che i molfettesi incontreranno proprio nel pomeriggio (inizio alle 18) per la finale di Coppa Italia in programma a Francavilla. Poi il 21 altro incontro delicato al “Ventura” contro il Bisceglie prima dell’altra gara da disputarsi lontano dal “Poli” e senza pubblico il 28 contro l’Altamura.
A Molfetta gli “esordienti” di Lotta Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1778
La manifestazione organizzata dalla Polisportiva Libertas in memoria di Francesco Palomba. Si è tenuto il 6 febbraio scorso a Molfetta il primo Campionato italiano di lotta stile libero che ha fregiato con il titolo tricolore i più giovani degli agonisti: gli esordienti. La gara, organizzata presso il “PalaPoli” dalla Polisportiva Libertas Molfetta, presieduta dall’avvocato Oronzo Amato, si è svolta con regolarità ed è stata dedicata a Francesco Palomba, giovane atleta pluricampione della Libertas deceduto qualche anno fa a causa di un male incurabile. Momenti commozione si sono vissuti quando l’avvocato Amato, con un sentito discorso in ricordo del suo giovane allievo, ha coinvolto tutti in un momento di partecipato silenzio. Importanti i “numeri” della manifestazione con 43 società partecipanti rappresentate da ben 167 atleti. Al termine della competizione, a laurearsi Campioni d’Italia nella categoria esordienti
sono stati Lorenzo Silvestri della ASd Take Down per i 32 kg, Salvatore Angelo Mura della JC Shardana Silanus per i 35 kg, Massimiliano Chiara della GS Lotta Termini Imerese per i 38 kg, Michele Zicche della CSR Portuali Ravenna per i 42 kg, Primo Boninu del CS Guido Sieni per i 47 kg, Ruben Marvice della VVF Merolillo RC per i 53 kg, Aron Caneva della Pol. Mandraccio per i 59 kg, Marco Carcea della SG Ligure Cristoforo Colombo per i 66 kg, Srecko Durisic della CSR Portuali Ravenna per i 73 kg e Alfio Interbartolo della Meeting Giarre per gli 85 kg. Guida la classifica per società il Meeting Giarre con 34 punti, seguita nell’ordine da Club Atletico Faenza 28 punti, ASD San Vito Nor. 25 punti, JC Franco Quarto e Lotta Club Rovereto con 24 punti, VVF Merolillo Reggio Calabria con 22 punti.
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HOCKEY
BASKET
Serie A1
Serie A dilettanti
Valdagno Follonica Lodi Breganze Bassano 54 Viareggio Giovinazzo Sarzana Forte dei Marmi Seregno R. Bassano MOLFETTA Correggio Trissino
48 41 38 33 33 29 28 26 22 20 19 15 8 5
Barcellona Ostuni Ferentino Perugia San Severo Trapani Siena Sant’Antimo Palestrina Ruvo Matera Agrigento MOLFETTA Potenza
30 30 24 24 24 24 22 22 22 18 16 12 6 4
PALLAVOLO Serie B1 Maschile E. Gela Atripalda Turi MOLFETTA Brolo Potenza Chieti Reggio Calabria Ortona H. Gela Galatina Casoria Blue College Catania Alberobello
Serie B2 Femminile 44 4 36 33 28 27 26 25 25 21 15 15 8 2 rit.
Sarno Napoli San Pietro V. Arzano MOLFETTA Battipaglia A. Benevento L. Potenza A. Potenza L. Altamura V. Benevento Taranto Oria Acquaviva V. Altamura Salerno
CALCIO A5
CALCIO
Serie B Pescara MOLFETTA Loreto Modugno T. Matera Bisceglie Ortona D. Matera Venafro Barletta Manfredonia Giovinazzo Altamura
48 43 42 42 39 39 37 26 26 23 22 21 20 15 13 0
47 40 35 32 29 28 27 26 19 18 14 12 11
Nardò MOLFETTA Terlizzi Trani Castellana Copertino Manduria Lucera Sogliano Cerignola Bisceglie Corato Tricase Taurisano Massafra Maglie Locorotondo Altamura
Eccellenza 58 55 53 52 45 43 39 38 36 35 35 33 28 22 21 18 17 14
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il Fatto Tour
giovedì 18 febbraio 2010
Il Fatto: TOUR-ISMO con Buena Vida Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1779
Continua, sempre più happy, il Fatto tour che si arricchisce di nuovi appuntamenti e nuove location, da rivelare in seguito, ricevendo positivi riscontri dalla popolazione giovanile molfettese e delle zone limitrofe. L’importantissimo connubio in corso con la redazione de “il Fatto” con i suoi mezzi di comunicazione: la testata giornalistica, il sito web e la nuova web tv da un lato e le reali pubbliche relazioni sul territorio dell’organizzazione Buena Vida dall’altro, costituisce una grande
risorsa non solo come offerta di intrattenimento per i giovani ma anche come turismo e sviluppo commerciale notturno della nostra città. Uno degli obiettivi del progetto, sin dalla partenza del tour, è maturato proprio da un’analisi dei bisogni giovanili che ha messo in evidenza l’assenza di fruitori del mondo del loisir provenienti da altre città ed una marcata relazione sociale postmoderna (vedi i social network: facebook, twitter…). Per anni la tendenza è stata quella di trascorrere “la serata”, intendendo il
tempo dedicato allo svago, in altre città considerate più sociali, socievoli, aperte. Non demonizzando il nomadismo giovanile che sviluppa informazione, conoscenza e scambio, notevole sforzo e molte risorse sono impiegate per coinvolgere giovani forestieri nelle tappe del tour. Chissà se durante una serata del tour per chi porta un amico, con diversa residenza da quella molfettese – per provocazione o no – ci sarà una bevanda in omaggio mostrando un documento di riconoscimento. Viva lo “straniero”.
Ricordate di votare le foto sul profilo facebook “il Fatto” cliccando su “mi piace”. Buena vida, Buena vida a tutti, Buena vida! Antonio Mastromauro Top happy songs Il Fatto tour: 1) Giuni Russo - Alghero 2) Scatman John - Scatman 3) Renzo Arbore - Cacao Meravigliao
oltre la realtà
giovedì 18 febbraio 2010
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Il Poltergeist: forza inconscia della mente o possessione spiritica? Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1780
Il termine Poltergeist deriva dalle parole tedesche “poltem” (bussare) e “geist” (spirito). La traduzione immediata sarebbe quindi “spirito chiassoso o rumoroso”. La parola è associata a tutti quei fenomeni inspiegabili che vedono il movimento di oggetti, quadri che cadono, elettrodomestici che si accendono e spengono da soli, improvvisi rumori e tonfi, voci provenienti dal nulla, sensazioni di essere spinti da qualcuno, fuochi spontanei e stravolgimento delle caratteristiche ambientali di un posto (sbalzi di temperatura, modifica del campo elettromagnetico). Il Poltergeist viene altresì indicato con il termine RSPK (Recurrent Spontaneous Psychokinesis). La “psicocinesi spontanea ricorrente” è uno di quei fenomeni oggetto di contesa fra psicologi e parapsicologi. Esso infatti viene associato da alcuni ad attività spiritica mentre da altri alle proprietà psicocinetiche di un soggetto. La psicocinesi, nota anche come telecinesi, è quel fenomeno per cui un essere umano sarebbe in grado di spostare gli oggetti con la forza della propria mente. Ma proviamo a capire cosa sia realmente un Poltergeist e cosa veramente accada durante la sua attività. Notizie circa il fenomeno ci pervengono già dall’antica Roma con alcuni scritti pervenutici grazie a Plinio il Giovane. Egli documentava nel suo Epistolario come in un’abitazione avvenissero strani fenomeni quali l’apparizione di luci e improvvisi rumori di catene. I casi poi si sono susseguiti nel tempo e analoghe situazioni sono state documentate in Cina, Galles e Germania durante il Me-
dioevo. Naturalmente anche in epoca moderna vi sono casi che potrebbero ricondursi a fenomeni di Poltergeist. Uno dei casi più eloquenti avvenne proprio in Italia nel 1905 a Tessano in Calabria. L’abitazione della sig. Innocenza Bruno fu sconvolta da fenomeni violenti. La donna inoltre veniva sistematicamente colpita da oggetti lanciati da una forza invisibile, la stessa che faceva gocciolare le pareti e causava piccoli incendi. Altri famosi episodi si verificarono a Rosenheim, in Germania, e a Enfield, in Inghilterra. Entrambi i casi mostrarono le stesse analogie ovvero spostamento di oggetti (foto), rumori improvvisi, strane voci, lievitazione (foto), ma avevano inoltre in comune il fatto che il teatro degli accadimenti fosse frequentato da persone allo stato adolescenziale. Fra gli studiosi infatti vi è concordanza nel ritenere che il Poltergeist, o RSPK, si manifesterebbe nella maggior parte dei casi attraverso un soggetto riconducibile a
quell’ambiente. Quindi un abitante o un assiduo frequentatore del luogo. Si è anche concordi nel pensare che il soggetto “portatore inconscio di Poltergeist” sia un individuo in fase pre-puberale. Il soggetto, in un età delicata per il proprio organismo in fase di forti cambiamenti, si trasformerebbe in un fulcro che catalizzerebbe le sue energie represse manifestandole tramite effetti pscicocinetici. Si è osservato, inoltre, che l’esordio di molti casi di Poltergeist che vedono coinvolte ragazzine adolescenti coincide con la prima mestruazione dei soggetti in questione. Ad avvalorare queste tesi arriva ulteriore conferma dal fatto che questi fenomeni scompaiono dopo un breve periodo (a differenza delle infestazioni spiritiche che permangono) o cessano con l’allontanamento dell’individuo “portatore”. Fin qui vi è un accordo di massima fra gli scienziati. Forti discordanze compaiono invece quando si ipotizza sulle forze che interagiscono
con i soggetti interessati. Gli psicologi sono fermamente convinti che il Poltergeist non sia altro che una manifestazione telecinetica naturale e inconscia da parte dei soggetti esposti. Quindi il fenomeno sarebbe scatenato solo e soltanto dalla fase adolescenziale. E se invece vi fossero oscure e sconosciute presenze che sfruttano l’energia di questi soggetti deboli a proprio favore? Ed è proprio questa la teoria sostenuta dalla maggior parte dei para-psicologi. Essi sono convinti che dietro il fenomeno si celi una sorta di attività spiritica. Gli spiriti, infatti, approfitterebbero della debolezza dei soggetti interessati, quali gli adolescenti, per impadronirsi del loro corpo. Una possessione spiritica vera e propria. Diverse fenomeni di RSPK hanno visto infatti il manifestarsi si strane voci da parte del soggetto ignaro di quanto stesse accadendo. Inoltre molti casi sono stati risolti soltanto dopo l’intervento di un medium o di un esorcista che, durante il proprio rito, hanno dialogato con lo spirito, risultato poi realmente vissuto in epoche precedenti e morto nei pressi del luogo in cui si era manifestato. Spirito o fenomeno puramente psicocinetico il Poltergeist è uno di quei pochi fenomeni paranormali di cui la scienza ne ha ammesso l’esistenza e ne sta cercando un’eventuale spiegazione. Spiegazione che difficilmente giungerà se non ci si schioderà dai fondamentalismi e dai dogmi ordinari. Francesco Tempesta paranormale@ilfatto.net
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Lavoro in chiaro
giovedì 18 febbraio 2010
Punti informativi: i Centri Informagiovani (seconda parte) Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1781
Nel precedente numero abbiamo introdotto il primo argomento riguardante i punti informativi dedicati al lavoro e al mondo giovanile in generale, partendo dai Centri Informagiovani. In questo numero parleremo ancora delle strutture Informagiovani, strutture che, come accennavamo nel numero precedente, detengono ormai da oltre 30 anni un ruolo strategico per quanto concerne le politiche di orientamento professionale in Italia. Oggi possiamo non considerare più la realtà degli Informagiovani un’esperienza recente in riferimento allo scenario relativamente nuovo, per quanto riguarda l’Italia, dei servizi di informazione pubblica rivolti alle persone. Questa, quindi, non dovrebbe essere più considerata nemmeno un’esperienza innovativa
della Pubblica Amministrazione ma sicuramente una realtà ben radicata, capillare, costituita da servizi da innovare, soprattutto in virtù del crescente e costante utilizzo di nuove strutture informative nella P.A. Però, nonostante tutto ciò lo renda un servizio interessante, nel contempo esistono sicuramente dei punti deboli identificati, ad esempio, nell’attribuire a questi servizi compiti e ruoli non propri o di concentrare tutte le risorse in un unico servizio. Ormai le varie leggi che si sono susseguite, inerenti al nuovo assetto delle pubbliche amministrazioni, impongono un dovere nel rendere trasparenti tutti i “movimenti” dell’Amministrazione Pubblica e soprattutto il diritto dei cittadini ad essere informati. Un Informagiovani può, quindi, collocarsi di diritto tra i servizi che garantiscono l’accesso e il diritto all’informazione dei cittadini solo quando sussistono una serie di fattori interni ed esterni. Fattori interni: identificati in una “trasparente”, “genuina” e “serena” comunicazione interna tra gli operatori dei servizi e coloro i quali detengono il ruolo di “coordinatori” dei servizi o “responsabili” vari; comunicazione che dovrebbe essere caratterizzata da modelli organizzativi orizzontali e non verticistici;
adesione attiva a reti intranet esistenti e già operative dedicate allo scambio di informazioni tra i vari Informagiovani, dislocati su tutto il territorio nazionale, o strutture informative pubbliche e/o private; partecipazione degli operatori a percorsi di formazione professionale e/o di aggiornamento messo a disposizione dai vari Coordinamenti Regionali (senza alcun onere per le Amministrazioni di appartenenza) anche se non si può assolutamente non considerare il bagaglio professionale acquisito, da tanti operatori, dopo decenni di attività professionale svolta in prima linea a contatto con il pubblico e non, esperienza che probabilmente nessun corso di formazione potrà mai sostituire. Fattori esterni: erogazione di servizi informativi basandosi sulle nuove tecnologie, scontato ormai il mettere a disposizione degli utenti tutti i servizi detenuti da un Informagiovani @n line, rendendo praticamente fruibili da casa molti dei servizi detenuti tramite accesso Web; newsletter; adottare modelli comunicativi dedicati agli utenti, orientati verso il Web 2.0., cioè l’utilizzo di tutte quelle applicazioni on line che consentono uno spiccato livello di interazione sito Informagovaniutente, come ad esempio blog, fo-
rum, newsgroup, social network/ chat informative (dedicati ai servizi), wiki, gestione dei contenuti informativi su CMS o fogli di stile CSS, RSS, Atom, Tagging ecc.; creazione e gestione di Call Center informativi basati sull’utilizzo di piattaforme di comunicazione tipo messaggistica istantanea on line tra operatori ed utenti o anche utilizzando sistemi di messaggistica tramite sms su telefonia mobile, in modo tale da rendere accessibile all’utente tutte quelle “informazioni rapide” utilizzando metodologie comunicative tipiche del Customer Care. Ecco quindi alcuni riferimenti utili per una corretta integrazione di servizi da implementare con quelli che comunemente vengono già erogati presso gli Informagiovani, obiettivi raggiungibili pressoché a costo zero per la Pubblica Amministrazione considerando le tantissime risorse gratuite derivanti dal mondo di Internet. Marco Roberto Spadavecchia “L’invidia degli uomini indica quanto essi sono tristi e il loro interesse continuo per ciò che fanno gli altri dimostra quanto è grande la noia che li opprime.” Anonimo
Il fatto.net ha selezionato per voi dai motori di ricerca alcuni annunci di lavoro. Alcuni annunci saranno ripetuti ma vale sempre la pena consultarli tutti. Negli annunci diretti troverete gli annunci fatti direttamente alla nostra redazione. Il servizio di annunci è totalmente gratuito e la radazione non si assume alcuna responsabilità circa la bontà delle inserzioni. Per maggiori informazioni e aggiornamenti consultate il sito www.ilfatto.net nell’area OFFRO LAVORO.
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giovedì 18 febbraio 2010
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www.i lfa t t o .net
IL FATTO è disponibile in questi esercizi ogni 15 giorni, puntuale come sempre il giovedì. Bar Arcobaleno - Banchina San Domenico Bar Astoria - Corso Umberto I, 16 Bar Belvedere - lungomare Marcantonio Colonna Bar Caffetteria Paninoteca Grease - Via Molfettesi d’Argentina, 75 Bar Camera Cafè - Via XX Settembre, 43 Bar Cavour - Corso Fornari, 47 Bar Cin Cin - Corso Dante Alighieri, 30 Bar Degli Artisti - Via Gesmundo, 4 Bar Del Ponte - Via Ruvo, 18 Bar Europa - Via F. Cavallotti, 33/35 Bar Fantasy - Via Pio La Torre, 33 Bar Fausta - Corso Umberto I, 150 Bar Football - Via Ugo La Malfa, 11 Bar Giotto - Corso Margherita di Savoia, 91 Bar Haiti - Via San Domenico, 42 Bar Ideal - Via Terlizzi Bar Kennedy - Via Edoardo Germano, 49 Bar La Caffetteria - Via A. Salvucci, 46 Bar La Fenice - Corso Umberto I Bar London - Via Terlizzi, 6 Bar Mary - Corso Umberto I, 122 Bar Mezzina - Via Luigi Einaudi, 6 Bar Miramare - Via San Domenico, 9 Bar Mirror - Via Capitano Manfredi Azzarita, 124 Bar Mixer Cafè - 6^ strada ovest Lama Martina Bar Mongelli - Via Baccarini, 35 Bar Peter Pan - Via Vincenza Alma Monda, 48 Bar Rio - Via Bari, 92 Bar S. Marco - Corso Umberto I Bar Settebello - Via A. Salvucci, 28 Bar Seven - Via Edoardo Germano, 33 Bar Seventy - Via Tenente Michele Silvestri Bar Sottocoperta - Piazza Giuseppe Garibaldi Bar Stazione - Piazza Aldo Moro Bar Sweet - Piazza Giuseppe Garibaldi, 32 Bar Toto - Corso Fornari, 73 Bar Universo - Corso Umberto I Betty Paige - Largo Municipio, 6 Biglietteria regionale FS - Piazza Aldo Moro
Blues Cafè - Corso Dante Alighieri, 49 Buffetti - Piazza G. Garibaldi, 60 Caffe Al Duomo - Banchina Seminario, 10/12 Caffè Colorado - Via Guglielmo Marconi Caffè Metropolis - Via Cap. G. De Gennaro, 16 Caffè Silver - Via Framantle 19/i Caffetteria Gonzaga - Via Piazza, 23/25/30 Caffetteria Manhattan - Viale dei Crociati Caffetteria Roma 2 - Banchina San Domenico Caffetteria Venere - Via Martiri di Via Fani, 6 Calì Caffè - Via Giacomo Puccini, 7 Coffee Room - Viale Pio XI, 9 Comune Di Molfetta - Piazza Vittorio Emanuele, 9 De Pinto - Via Edoardo Germano, 39 Edicola - Viale Pio XI Edicola - Via Tenente Michele Silvestri Edicola - Via Palmiro Togliatti Edicola - Piazza Giuseppe Garibaldi Edicola - Corso Dante Alighieri Edicolandia - Via Principe Amedeo, 45 Edicola delle Rose - Via Gen. C. A. Dalla Chiesa Edicola Gigotti - Via Bari, 74 Edicola Grosso - Via Don Pietro Pappagallo Edicola L’Altra Edicola - Via Terlizzi Edicola Sciancalepore - Via Madonna dei Martiri Edicola Sciancalepore - Piazza Cappuccini Euro Caffè - Via San Francesco d’Assisi Farmacia Grillo - Via S. Angelo, 37 Flory’s Caffè - Via Poli Generale Eugenio, 3 Giotto Cafè - Corso Margherita di Savoia, 91 Green Bar - Via Baccarini, 111 Gruppo FAMM Immobiliare - Via De Luca, 15 Guardia di Finanza - Madonna dei Martiri Istituto Professionale Alberghiero Di Stato Corso Fornari Istituto Professionale Di Stato Per Le Attivita Marinare - Via Giovinazzo Istituto Professionale per i Servizi Turistici “A. Bello” - Viale XXV Aprile Istituto Tecnico Industriale Di Stato “G. Ferraris” -
Via Palmiro Togliatti Le Chic J’Adore - Via Tenente Michele Silvestri, 69 Le Mimose - Viale Pio XI Liceo Ginnasio Di Stato “L. Da Vinci” - Corso Umberto I Liceo Scientifico Di Stato - Via Palmiro Togliatti Liceo Sociopsicopedagogico “V. Fornari” - Via Generale Luigi Amato Marilù Cafè - Via Tommaso Fiore, 38/40 Mattia’s Cafè - Corso Dante Alighieri Mondocasa - Piazza Effrem, 12 Note & Book - Via Tommaso Fiore, 24 Off Street - Piazza Giuseppe Garibaldi, 15 Panificio Annese - Via Cappellini, 28 Panificio Biancaneve - Via Molfettesi del Venezuela, 41 Panificio Biancaneve - Via De Luca, 59 Panificio Cangelli - Via Cap. T. De Candia, 49 Panificio Centrale - Via Respa, 40 Panificio D’Oro - Via Madonna dei Martiri, 51 Panificio de Gennaro - Via Cap. T. De Candia, 155 Panificio Don Bosco - Corso Fornari, 67 Panificio Don Bosco - Via Raffaele Cormio, 36 Panificio Europa - Via Rattazzi, 41 Panificio Il Cugino - Via Massimo D’Azeglio, 91 Panificio Il Cugino - Via Alessandro Manzoni, 91 Panificio Il Forno - Via Fremantle, 42 Panificio Jolly - Viale Pio XI, 9 Panificio La Sfornata - Via Enrico Fermi, 19 Panificio Mulino Bianco - Via C. Giaquinto, 46 Panificio Non Solo Pane - Via Paniscotti, 44 Panificio Non Solo Pane - Via Gen. Poli, 13 Panificio Petruzzella - Via Bovio, 18 Panificio Posta - Via Ricasoli, 29 Panificio Rinascente - Via Nino Bixo, 25 Panificio Sant’Achille - Via Martiri di Via Fani, 15 Panificio Trionfo - Via Ten. Fiorino, 71 Parrocchia Della Cattedrale - Corso Dante Alighieri Parrocchia Di San Corrado - Largo Chiesa Vecchia
Parrocchia Immacolata - Piazza Immacolata, 62 Parrocchia Madonna Della Pace - Viale Xxv Aprile Parrocchia Madonna della Rosa - Via Gen. C. A. Dalla Chiesa Parrocchia S. Achille - Via A. Salvucci Parrocchia S. Bernardino - Via Tattoli Parrocchia S. Gennaro - Via Sergio Pansini Parrocchia S. Giuseppe - Via Aurelio Saffi, 1/d Parrocchia Sacro Cuore Di Gesù - Via Sella Quintino Parrocchia San Domenico - Via San Domenico, 1 Parrocchia San Pio X - Viale Antonio Gramsci, 1 Parrocchia Santa Famiglia - Via Papa Innocenzo VIII Parrocchia Santa Teresa - Piazza V. Emanuele, 3 Place Blanc Cafè - Piazza Margherita di Savoia, 4 Qbo Interior Design - Via Federico Campanella, 24 Stazione di rifornimento AGIP - Via Terlizzi Stazione di rifornimento AGIP - Via Giovinazzo Stazione di rifornimento API - Zona Industriale Stazione di rifornimento Madogas - Strada Provinciale Molfetta-Terlizzi, Km. 2.050 Stazione di rifornimento Q8 - Via dei Lavoratori – Zona ASI Swing Pub - Viale Pio XI, 21 Tabaccheria - Viale Pio XI, 55 Tabaccheria - Corso Dante Alighieri Tabaccheria - Via Madonna dei Martiri, 2 Tabaccheria - Via Baccarini, 67 Tabaccheria - Via Rossini, 12 Tabaccheria - Piazza G. Garibaldi Tabaccheria Edicola - Via Raffaele Cormio Tabaccheria Pansini - Via Roma 32 Tabaccheria Spaccavento - Via Bari, 68 Tabaccheria Veneziano - Via L. Azzarita, 65 Tabaccheria Veneziano - Via Madonna dei Martiri, 67 Totoricevitoria “Del Cuore” - Via Baccarini, 77
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Consigli per una sana alimentazione FACILE
DIFFICILE
SOLUZIONI
Sudoku (giapponese: su-doku, nome completo: Su-ji wa dokushin ni kagiru) è un gioco di logica nel quale al giocatore o solutore viene proposta una griglia di 9×9 celle, ciascuna delle quali può contenere un numero da 1 a 9, oppure essere vuota; la griglia è suddivisa in 9 righe orizzontali, nove colonne verticali e, da bordi in neretto, in 9 “sottogriglie”, chiamate regioni, di 3×3 celle contigue. Le griglie proposte al giocatore hanno da 20 a 35 celle contenenti un numero. Scopo del gioco è quello di riempire le caselle bianche con numeri da 1 a 9, in modo tale che in ogni riga, colonna e regione siano presenti tutte le cifre da 1 a 9 e, pertanto, senza ripetizioni. Fonte:(it.wikipedia.org)
Quanto sazia un panino? Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1782
Vi è mai capitato di mangiare un pasto per voi leggero e sentirvi sazi o al contrario di aver consumato un cibo pesante e dopo poco avere ancora fame? Non è strano, ma succede perché gli alimenti hanno un indice di sazietà e cioè un insieme di caratteristiche tali da poter controllare lo stimolo della fame. Una tra queste è la densità calorica: più è elevato il numero di calorie per 100 gr di alimento più è basso questo indice. È facile intuirlo: una mozzarella da 100 gr ha 250 kcal. Le stesse sono date da quasi 3 kg di finocchio o da mezzo chilo di piselli! Anche la quantità di fibre è determinante perché rallentano la digestione e quindi prolungano la sensazione di sazietà. Infine la composizione in macronutrienti: meno grassi e zuccheri sono contenuti nell’alimento più elevato sarà il suo potere saziante. Al contrario, piatti prevalentemente proteici come pesce e carne magri ci saziano di più. In una ricerca sono stati messi a confronto una serie
di cibii e a parità di calorie ingerite è stato calcolato quanto un alimento è in grado di saziare. Come riferimento è stato considerato il pane bianco. Vi riporto in ordine decrescente alcuni di questi alimenti con i relativi indici di sazietà tra parentesi: patate bollite (320), pesce (225), arance (200), mele (190), manzo (170), fagioli (170), pane integrale (157), uova (150), fiocchi di crusca (150), pop corn (150), formaggio fresco (140), lenticchie (135), riso (130), crackers (127), cornflakes (120), biscotti (120), pasta (120), pane bianco (100), patatine in sacchetto (91), yogurt magro (84), croissant (49). Avete notato come le patate bollite riescano a saziare 3 volte di più rispetto al pane bianco e quanto poco un cornetto? Quindi cibi poco calorici, ricchi di fibre e con pochi grassi vi aiutano a tenere a bada la fame e la linea. Anche per i bambini: un panino o della frutta a merenda sono meglio di patatine e merendine non solo per la qualità dei nutrienti ma anche per la più elevata e duratura capacità saziante. dott.ssa Annalisa Mira Biologa Nutrizionista Studio di Nutrizione e Alimentazione Tel. 080.335.45.29 - 338.278.79.29
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Tagliolini al nero di seppia con canocchie saltate al pachino e vellutata di carciofi Ingredienti per 10 persone: • 320 gr di tagliolini al nero di seppia • 1 dl di brodo di canocchie • 8 canocchie • olio, sale, pepe q.b. • mezza cipolla tritata • 2 spicchi d’aglio • 10 pomodori pachino
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6 carciofi 2 patate 1 cipolla 1 tuorlo 150 cl di brodo burro q.b. parmigiano q.b. 1 costa di sedano
Procedimento In una padella mettere assieme a cipolla, aglio e olio, le canocchie e i pomodorini; coprire con acqua e far ridurre. A parte, in un tegame, far appassire in poco burro, una cipolla e una costa di sedano tagliati finemente; unire i carciofi puliti dalle foglie dure e tagliati a fettine. Far scottare per qualche minuto, quindi aggiungere le patate sbucciate e tagliate a pezzi. Coprire con il brodo e cuocere per 30/40 minuti. Successivamente frullare il tutto e rimettere sul fuoco; cuocere per altri 20 minuti circa, regolare di sale e pepe e, a cottura ultimata, aggiungere il tuorlo, precedentemente sbattuto con il parmigiano grattugiato. Cuocere la pasta e mantecarla nella salsa delle canocchie, amalgamando bene. Preparare il piatto con la vellutata di carciofi sul fondo, al centro i tagliolini alle canocchie; completare il piatto con prezzemolo tritato, pepe fresco e guarnire con le canocchie. Chef Alessandro Pendinelli
I CONS IGL I DELLO ZODIAC O ARIETE Potreste sentirvi alquanto osservati, visto che molte delle persone che vi sono intorno si aspettano qualcosa da voi. Non dovrete mettervi pressione da soli, soprattutto se non siete pienamente convinti delle vostre idee.
LEONE Esiste un segreto che ultimamente state cercando di nascondere a tutti, anche alle persone che vi vogliono bene. È normale che chi vi conosce meglio si accorga che non tutto è come al solito.
SAGITTARIO Avrete una grande energia che vi permetterà di portare a termine i vostri piani e che soprattutto vi permetterà di dare il vostro meglio nella vita privata e lavorativa. Potrete fare progetti a lungo termine.
www.i lf at t o.n et IL FATTO Quindicinale gratuito di informazione
EDITORE Activa S.r.l. con unico socio
PRESIDENTE Giulio Cosentino e-mail: editore@ilfatto.net
TORO Il lato economico in questo periodo sarà il centro nevralgico dei vostri pensieri, poiché nel bene o nel male ci sono un paio di questioni da sistemare e che richiedono molta pazienza, non solo da parte vostra, ma anche da parte di chi vi sta vicino.
VERGINE Forse avete bisogno di evadere un po’ dalla vostra realtà ed è per questo che spesso vi rifugiate in un sogno, in un libro o in un film. A questo punto sarebbe bene organizzare una uscita al cinema, così nessuno noterà che avete la testa tra le nuvole.
CAPRICORNO Qualcuno potrebbe darvi sui nervi e cercare di destabilizzarvi, provando a confondervi. Tuttavia dovreste ormai aver imparato che le provocazioni mirano proprio ad avere questo effetto. Sa vi farete cogliere in fallo ve ne pentirete.
DIRETTORE RESPONSABILE Corrado Germinario
Collaboratori Angela Teatino, Pantaleo de Trizio, Isabel Romano, Lella Salvemini, Marco Roberto Spadavecchia, Marilena Farinola, Francesco Tempesta, Annalisa Mira, Giordano Germinario, Beatrice De Gennaro, Gianfranco Inglese. Registrato presso il Tribunale di Trani · aut. del 19 ottobre 2007 n. 17/07
GEMELLI Avete forse bisogno di approfondire i vostri sentimenti, poiché ci sono delle persone che attendono un vostro segno o un vostro avvicinamento, mentre voi siete ancora insicuri sul da farsi e sul come muovervi.
BILANCIA Contrariamente a quello che vi accade sempre, ossia di non voler mai prendere una decisione, stranamente sarà tutto più divertente e fare una scelta non vi è mai stato tanto uitle come adesso. Una volta intrapresa la vostra strada difficilmente vi pentirete.
ACQUARIO Dovreste fare attenzione a respingere ogni idea e ogni proposta che vi verrà fatta, in quanto il vostro potrebbe essere un comportamento per partito preso e non perché siate davvero convinti di quello che fate.
REDAZIONE Via degli Antichi Pastifici, Zona Artigianale A/8 · Molfetta redazione@ilfatto.net
PROGETTO GRAFICO Vincenzo de Pinto
IMPAGINAZIONE Marcello Brattoli
STAMPA
CANCRO Solo perché le cose non vanno secondo i vostri piani, questo non vuol dire certo che la vostra vita sia rovinata. Insomma, tiratevi un po’ su il morale per una brutta notizia che riceverete, vedrete che ne arriveranno invece molte altre migliori.
SCORPIONE Sarete completamente assorbiti da una vicenda che vi riguarderà da vicino, ma che non è poi così meritevole della vostra ansia. Il periodo è piuttosto particolare, ma la sua difficoltà è data più dal vostro atteggiamento che da una reale situazione problematica.
PESCI Fareste bene a prendere in considerazione l’opzione di mostrarvi più sinceri a quelle persone a cui ultimamente avete mentito, per non ferirle. È giunto il momento, però, di essere chiari e di non essere troppo compassionevoli.
MASTER PRINTING S.R.L. VIA DELLE MARGHERITE 20/22 MODUGNO BA
CONCES. DELLA PUBBLICITA’ Ufficio Commerciale · tel. 080.3382096