w w w .i l f a tto.n et Molfetta
Quindicinale gratuito di informazione.
Primo Piano La città attende il nuovo Piano del Commercio.
giovedì 13 maggio 2010
n° 60
Politica
Cultura
Sport
Il “neo” assessore Guglielmo Minervini racconta il suo futuro.
A giugno una settimana dedicata alla “Mistica”.
Liberty: una delusione dopo l’altra.
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Inchiesta
Il Santo del Popolo Fiori di... marijuana
Apro o non apro? Questo è il problema!
In due distinte operazioni gli uomini del Nucleo Operativo dei Carabinieri di Molfetta e i finanzieri della locale Tenenza hanno individuato nelle campagne di Terlizzi degli appezzamenti di terreno in cui degli insospettabili avevano piantato numerose piante di marijuana.
Come ogni anno torna di attualità il tema delle aperture festive delle attività commerciali. Se da una parte i centri commerciali premono per alzare le saracinesche nel maggior numero possibile di giorni, dall’altra i commercianti tradizionali fanno le barricate.
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MOLFETTA - VIA PAPA MONTINI
MOLFETTA - VIA MAGGIORE SALLUSTIO
MOLFETTA - VIA GENERALE DALLA CHIESA
MOLFETTA - VIA MASSIMO D’AZEGLIO
Se cerchi una casa bella e finemente ristrutturata, se ti interessa Con il mare nelle vicinanze l’aria che respiri è diversa da quella di evitare lo stress del parcheggio e guadagnare tempo, se vuoi una strada trafficata, se cerchi anche la tranquillità e la centralità abitare in una zona servita e commercialmente sviluppata, “qui in questa casa ti troverai bene. 3 vani + acc 90 mq. trovi ciò che cerchi!”.... 3/4 vani + acc.ri con box.
Se il caos del centro e lo stress da parcheggio iniziano a stancarti potresti contemporaneamente anche avere il disagio di salire le scale a piedi perché dove abiti manca anche l’ascensore. CHE FATICA…. In Alternativa noi ti proponiamo una zona comoda e più calma, una casa luminosa e grande (4 vani + acc) con posto auto e giardino privato. Qui ti troverai bene.
Ogniqualvolta ci capita una casa bella in centro contemporaneamente ci ritroviamo a dover gestire una serie di acquirenti, ciò nonostante alla fine chi arriva primo si trova avvantaggiato, oltretutto una casa di 3 vani luminosa, ristrutturata e centrale è veramente difficile da trovare e tu che da tempo la stai cercando, adesso precisamente adesso, chiama e fissa subito un appuntamento e ti trovi avvantaggiato.
Corsivo
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A cosa servono le parole Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1944
Sicuramente a spiegare. Forse anche a costruire. bene ricordare che l’azione del Consiglio di Europa a favore della libertà di stampa e d’informazione si basa sull’articolo 10 della Convenzione Europea sui diritti dell’uomo, che lo riconosce come pietra angolare della democrazia, da qui l’invito accorato dell’Unesco a governi, società civili, media e persone comuni a promuoverla e sostenerla in tutto il mondo. Invito che accettiamo anche noi de “il Fatto”, piccoli e volenterosi operatori dell’informazione, mossi solo dalla passione, dalla voglia di conoscere e far conoscere, di capire e denunciare i vari aspetti di una città che tende abitualmente ad occultare se stessa per ostracismo ed inerzia
Intervistato nel suo forzato esilio post-isola lo scrittore Aldo Busi ha di recente dichiarato ad un giornale, con una frase ad effetto ma non del tutto condivisibile, che “le parole, in fondo, servono soprattutto per nascondere, non per rivelare”: se così fosse, osserviamo, non esisterebbe il problema della libertà di stampa e non sarebbe stata istituita dall’ONU nel 1993 la giornata che la celebra in tutto il mondo, promuovendo dibattiti, varando iniziative e campagne di sensibilizzazione, commemorando i giornalisti che hanno perso la vita nell’esercizio di una professione basata proprio sulla forza e sul potere delle parole, utilizzate per comunicare ma anche per svelare, raccontare, smascherare. A Milano il 3 maggio scorso l’UNCI (Unione Cronisti Italiani), oltre a ricordare quelli vittime della mafia, del terrorismo ed i morti all’estero per le corrispondenze di guerra, ha fatto il punto sulla situazione critica e allarmante del nostro Paese, inserito, secondo il Rapporto di Reporters Sans Frontieres, tra i
40 “Predatori della Libertà di Stampa”, lista che racchiude gli stati più inclini alla censura, dove le organizzazioni malavitose ma anche la politica esercitano un’azione di controllo e condizionamento sulla libertà di espressione e di informazione. Sul sito di Rsf, la cui sezione italiana è nata a Milano nel 1999, si legge che “i commercianti, gli imprenditori, i magistrati, non sono le uniche vittime delle organizzazioni criminali come Cosa Nostra, la Camorra, la Ndrangheta e la Sacra Corona Unita ma che, nel mirino di questi ultimi, ci sono anche giornalisti e scrittori che rendono note al pubblico le loro azioni”. Chiaro il riferimento a Roberto Saviano e ad altri come Livio Abbate, corrispondente ANSA da Palermo e Rosaria Capacchione, cronista del “Mattino” di Napoli che vive sotto scorta perché minacciata dal clan dei Casalesi. Sul sito è pubblicato anche l’elenco, aggiornato al 2010, dei “nemici di internet, paesi che limitano l’accesso on-line e minacciano i cittadini della rete”. È
A causa di un errore tecnico, nella intervista a firma di Beatrice De Gennaro pubblicata a pagina 16 del numero 59 de “il Fatto” non è stato pubblicato il nome del dottor Ernesto Tajani, primario del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’ospe-
ma chiede anche di essere ritratta, così come le piace, nelle occasioni e celebrazioni ufficiali. Un invito che va esteso agli uomini della politica, delle istituzioni, della vita pubblica, imprenditoriale ed economica, affinché comprendano l’importanza della trasparenza nella gestione della città e, consapevoli del loro ruolo, possano, anche con il contributo della instancabile stampa locale, instaurare rapporti produttivi ed efficienti con la cittadinanza. Sono questi i casi in cui, a differenza di quanto afferma Busi, le parole servono a spiegare e, perché no, anche a costruire. Beatrice De Gennaro
dale Michele Sarcone di Terlizzi, tra i pionieri in Italia di una tecnica di diagnosi prenatale d’avanguardia che attira pazienti da varie regioni. Per l’involontaria omissione ci scusiamo con la persona intervistata e l’autrice dell’articolo.
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Primo Piano
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Piano del Commercio: ancora in attesa Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1945
Quello vecchio è scaduto lo scorso 18 aprile. le sanitarie? Probabilmente i controlli se ci sono non sono così approfonditi dato che non è impossibile aspettarsi un livello d’igiene accettabile da una bancarella situata fra due auto. Adesso la palla passa al Comune di Molfetta che dopo quattro anni e dopo aver annunciato all’inizio dell’anno un nuovo Piano del Commercio stranamente alla scadenza non ce l’ha pronto. In tutto questo tempo si sarebbe potuto fare senz’altro qualcosa di più vista la delicatezza della questione. Dal Comune arriva comunque l’indiscrezione che rivela come il nuovo Piano sia pronto ma necessità degli ultimi accorgimenti. Con il nuovo progetto l’Amministrazione si porrà come obiettivo Lo scorso 18 aprile è scaduto il quadriennale Piano del Commercio. Da quella data in poi tutti gli ambulanti sparsi sul territorio di Molfetta risultano nuovamente illegali. Occorre comunque precisare che in città quando si parla di ambulanti non ci si riferisce a quei tipi di attività commerciali nomadi ma ad un nuovo tipo di negozio fisso all’aperto fra le automobili, il traffico, le polveri sottili e l’assoluta mancanza d’igiene. Questa è la concezione di ambulante che nel corso degli ultimi quattro anni ha preso piede in città in barba a tutti i regolamenti e al rispetto delle normative. In virtù di queste nuove e “moderne” abitudini molti spazi destinati alla sosta dei vei-
coli sono stati occupati da enormi bancarelle di frutta e verdura così come sono stati resi off-limits marciapiedi trasformati in “piazze”. Naturalmente i negozi, ovvero le vere attività commerciali stanziali, non è che abbiano accolto calorosamente la decisione dell’amministratore di tollerare e in alcuni casi incentivare l’inconsueta attività. Probabilmente perché i commercianti a fine mese si trovano a dover pagare tasse che gli ambulanti non devono pagare. E guai se qualche ispettore dovesse scoprire qualche irregolarità fiscale, amministrativa e sanitaria all’interno del loro negozio. Chi controlla invece che gli ambulanti rispettino tutte le norme specie quel-
quello di razionalizzare il problema dell’ambulantato utilizzando come modello quello del piccolo mercato di quartiere. Prerogative principali saranno quelle di di realizzare delle aree attrezzate dal punto di vista igienicosanitario e delle strutture, esteticamente adeguate al contesto, che possano permettere la vendita di una gamma maggiore di prodotti. Sono stati definiti inoltre i luoghi in cui effettuare questi interventi ma il tutto rimane ancora un “segreto”. Non resta che attendere gli eventuali sviluppi e le sicure e indubbie reazioni di ambulanti e commercianti. Francesco Tempesta
L’opinione
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Quando la serranda sarà abbassata Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1946
Bisogna ripensare il futuro di questa città. Tempo sospeso in questa capricciosa primavera. La politica, lontana da scadenze elettorali, prova ad organizzarsi, guardando lontano, alle amministrative che si terranno fra tre anni. L’opposizione, rinfrancata dal voto delle regionali, convinta che con questo sia iniziata la ribellione al “padre padrone”, Antonio Azzollini, si mette di buzzo buono ad organizzare un’alternativa di governo credibile. Il centrosinistra pensa ad una volata lunga, ad un progetto da avviare con largo anticipo, che abbia il tempo di farsi conoscere, di proporsi non come insieme raccogliticcio di partiti, ma come schieramento che condivide un’idea di città. E qui le cose si fanno difficili, perché fra partiti e movimenti e soggetti vari dell’area non è che ci sia chiarezza su cosa fare di Molfetta e per Molfetta, nel 2013, quando presumibilmente voteremo per il rinnovo del Consiglio Comunale, ma anche per i prossimi dieci o venti anni. Sarà pur vero che siamo prigionieri del pre-
sente e a chi ha bisogno della casa, del lavoro o anche solo di trovare facilmente un parcheggio, interessa l’oggi, se non proprio l’adesso, ma la politica ha il compito di allungare lo sguardo, di formulare proposte che trasformeranno la città nei tempi lunghi. Si prova a capire se ci sono le condizioni per stare assieme, non come matrimonio di convenienza, ma per libera scelta, e già cominciano i distinguo. Ci sono i fini pensatori, i quali si arrovellano sulle architetture dell’ipotetica e futura coalizione; quelli a cui pare vincente di questi tempi pensare non tanto a quello che concretamente c’è da fare, ma alla costruzione di una nuova narrazione, che sarebbe a dire che non è importante che cambino le cose – strade, palazzi, istituzioni, regole, cacche di cane – ma il racconto che ce ne fanno e a cui siamo disposti a credere. Gruppo sparuto quello dei concreti, chi ricorda che poi bisognerà trovare i voti e chi domanda se c’è intesa sulle scelte cruciali: da
un’eventuale nuova Zona Industriale ad uno sviluppo alternativo a quello del mattone. Anche perché di vicende che urgono una discussione, una proposta, addirittura una soluzione ce ne sono e molte. Stanno sotto i nostri occhi, eppure non le vogliamo vedere. Solo per dirne una, non da poco, quella del ripensamento del centro cittadino. Interi quartieri, considerati poco appetibili ormai, rispetto alle periferie con i palazzoni, orrendi, ma dotati di doppio servizio, garage e possibilità di parcheggio, progressivamente abbandonati. Non solo, lo svuotamento del centro impone la necessità di avviare una riflessione sulla destinazione di decine e decine di locali a piano terra, attualmente utilizzati come abitazioni. Ci sono quartieri i cui piano terra sono dimora prevalentemente di anziani, con la bella stagione, sia pure capricciosa, è facile trovarli sistemati davanti alle porte a vetri, a supplire alla solitudine, che spesso è anche abbandono, guardando alla vita in strada, una sorta
di surrogato di socializzazione. Cosa verrà dopo di loro? In altre epoche, l’alternativa all’abitazione sono stati i negozi, oramai in migrazione verso la periferia commerciale, oppure gli studi professionali, che trovano già più comodi gli appartamenti e ce ne sono a disposizione in grandi quantità. Quando la generazione di molfettesi disposti a vivere in due stanze a livello della strada non ci sarà più aumenterà il numero delle serrande abbassate, avremo strade deserte e un tessuto urbano desolato. Se, a destra come a sinistra, qualcuno si chiede su cosa fondare l’identità del suo progetto di città, questo potrebbe essere un punto da esplorare: cosa fare del centro, ora che la città è cambiata. Non per ricamarci sopra una narrazione, ma una proposta, di riqualificazione e di nuovo disegno per interi quartieri, che sono quelli, poi, con cui si identifica la nostra immagine mentale di Molfetta. Lella Salvemini
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Politica
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Minervini: nuove competenze e nuovo entusiasmo Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1947
A colloquio con il neo assessore regionale alle Infrastrutture Strategiche e alla Mobilità. Alla fine è arrivata la nomina all’Assessorato alle Infrastrutture Strategiche e alla Mobilità. Come mai questo cambiamento? Il presidente della regione Nichi Vendola ha ritenuto che, dal punto di vista dell’economia complessiva del governo che stava elaborando, fosse opportuno che io presiedessi un ambito nevralgico per il futuro della Puglia, quello con la doppia dicitura di trasporti e mobilità e infrastrutture strategiche, temi che consentono di riconoscere da un verso il bisogno, attualmente radicato e forte, delle persone di spostarsi liberamente all’interno del territorio attraverso servizi efficienti, e dall’altro il bisogno d’introdurre la Puglia come cosiddetta piattaforma logistica nel Mediterraneo, all’interno dei grandi traffici delle merci e che consentono d’intercettare pezzi di nuova economia. Si è trattata di un’indicazione indubbiamente diversa dalle cose di cui in passato mi sono occupato e che ha sorpreso anche me. Con la non riconferma all’Assessorato alla Trasparenza e Cittadinanza Attiva ha dovuto un po’ abbandonare quella che si potrebbe definire la sua “creatura”, Bollenti Spiriti. Non credo di averla abbandonata. La struttura del progetto è destinata a rimanere immutata, semplicemente cambierà la responsabilità politica. Lo staff di Bollenti Spiriti garantirà continuità col lavoro già svolto, ed anche l’attenzione subito dimostrata dal mio successore (l’assessore Nicola Fratoianni, ndr) sarà
una garanzia di innovazione, perché non ci si può limitare a ripetere le esperienze già fatte ma bisogna mettere in cantiere nuove idee. Abbiamo anche cominciato a cercare possibili intersezioni tra Bollenti Spiriti e l’ambito di cui ora mi occupo, per quanto riguarda la mobilità dei giovani, soprattutto studenti, sul territorio e la problematica della sicurezza giovanile sulle strade. In aggiunta, attraverso l’esperienza accumulata nell’ambito dei processi partecipativi nella costituzione delle politiche pubbliche con la cittadinanza attiva, m’intriga l’idea di provare a costruire uno scenario in cui si mescolano sia gli strumenti di pianificazione regionale, sia i suggerimenti dei
cittadini e degli utenti pugliesi per capire le esigenze e ciò che non funziona. Nel suo assessorato dovrebbe rientrare il problema della frana sulla linea ferroviaria Roma-Foggia… Parzialmente, perché il tema ristretto alla frana riguarda la Protezione Civile Nazionale e i due Assessorati ai Lavori Pubblici pugliese e campano, nelle mie competenze ricade solo l’effetto della frana, cioè l’interruzione del servizio di trasporto ferroviario. Come si spiega, secondo lei, il ritardo degli interventi e quali potrebbero essere i tempi di risoluzione del problema? Non ho alcun dubbio che se la frana fosse
avvenuta in Lombardia o Veneto, avremmo avuto una mobilitazione tempestiva del governo centrale. Le quattro lunghissime settimane che sono intercorse tra la frana, il riconoscimento dell’emergenza e l’inizio effettivo di un’attività esecutiva sono la dimostrazione che questo governo destina al Mezzogiorno solo i residui della sua attenzione, sia in termini politici, sia in termini finanziari. Da quando la Protezione Civile ha preso in mano la situazione con un’adeguata mobilitazione, i tempi si sono drasticamente ridotti e diventati realisticamente sostenibili. Noi come Regione stiamo monitorando l’operato della Protezione Civile, perché mantenga la prospettiva dell’impegno che si è assunta di rimuovere l’ostacolo nel giro di un mese. La Corte d’Appello ha confermato il numero di consiglieri regionali a 70, mentre quelli esclusi “minacciano” ricorso; cosa ne pensa di questa situazione? È una questione di serietà. È solo il pasticcio della politica fatto in modo consociativo, nell’ambito della redazione della legge elettorale ad aver introdotto delle deroghe possibili rispetto al rigido limite assoluto stabilito dallo statuto. Penso che la legge debba essere rivista, anzi è mia opinione che il numero dei consiglieri regionali possa essere ridotto a 60 unità, per trovare un giusto punto di equilibrio tra riduzione dei costi politici e buona rappresentanza dei singoli territori, dato il carattere composto di una continua a pag. 7
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segue da pag. 6 regione come la Puglia. Cosa ne pensa del nuovo porto di Molfetta? Io penso che il nuovo porto di Molfetta sia un’infrastruttura che completa il lavoro iniziato proprio durante la mia esperienza amministrativa a Molfetta di infrastrutturazione produttiva. Ne ero convinto e ne sono convinto perché i pilastri economici di Molfetta erano ormai assolutamente erosi all’epoca. Pesca e agricoltura che fanno parte del gene, dell’identità culturale prima ancora che produttiva di Molfetta avevano uno spazio di sviluppo estremamente ridotto. Se durante il mio mandato da sindaco non avessimo fatto quell’investimento ardito e ambizioso di potenziamento delle infrastrutture produttive di Molfetta in questo momento la città sarebbe a piangere. Ne sono esempio la zona ASI, le zone Artigianali, le infrastrutture di comunicazione con la 16 bis, l’asse di collegamento che prevede di mettere in comunicazione il porto con le zone produttive. Il porto è un ulteriore leva per potenziare le risorse di sviluppo del territorio della città. Considero invece gravemente sbagliato il governo che si è fatto di questa infrastruttura nell’ambito della gestione del procedimento amministrativo che è discutibile se non addirittura censurabile. Ne sono prova i controlli da parte dell’Autorità di Vigilanza delle Opere Pubbliche, della Corte dei
Conti e l’indagine attualmente in corso da parte della Procura della Repubblica di Trani; tutto questo rispecchia una gestione che dal mio punto di vista sta assumendo contorni inquietanti anche per gli oneri che sta producendo alle case comunali che finiranno per diventare di conseguenza degli oneri per le tasche dei cittadini molfettesi. I 7,8 milioni di euro pagati dal Comune di Molfetta come oneri aggiuntivi sono solo l’acconto di un contenzioso di lunga durata che la CMC ha solo avviato dato che probabilmente entro il 2011 lo sminamento non sarà completato e gli oneri si moltiplicheranno. Contesto e considero gravemente sbagliata anche la scelta politica che l’amministrazione molfettese ha fatto di autarchia e di isolamento del porto di Molfetta rispetto alla strategia inerente all’attività portuale che la Regione Puglia sta portando avanti con tutti i porti della Puglia. Infatti è in atto un procedimento che prova ad unire tutte le disponibilità portuali della Puglia al fine di intercettare i grandi flussi di merci e di persone. Un sistema dal quale il porto di Molfetta si è autoescluso volendo operare per conto suo. Con la sua nuova carica di Assessore alle Infrastrutture Strategiche e Mobilità lei avrà un occhio più critico nei confronti del nuovo porto di Molfetta e nei confronti di chi ne detiene la delega? Io so ben distinguere la battaglia politi-
Politica
ca dal corretto rapporto con le istituzioni. Per questo nell’esercizio delle mie funzioni conosco bene le competenze che spettano alla regione nell’esercizio dell’attività di controllo vero di chi è possessore di deleghe. Negli scorsi giorni io ho annunciato che ho intenzione di esercitarle tute queste funzioni di controllo senza preconcetti e senza pregiudizi nei confronti dell’Amministrazione Comunale di Molfetta considerando solo e soltanto la validità del procedimento amministrativo. Il sindaco di Molfetta ha minimizzato sulle indagini della Procura che lo vedono indagato assieme ad altri 46 funzionari comunali, fra cui molti politici, proprio sulla gestione dei lavori del nuovo porto. Secondo Lei avrebbe dovuto seguire l’esempio del Ministro Scajola e quindi rassegnare le dimissioni? Io penso che è bene che l’attività giudiziaria della Procura si svolga nella massima serenità ma penso anche che quando i contenuti di questa attività saranno resi pubblici sarebbe bene che la città cominci ad interrogarsi così come la politica intera. Fermo restando l’indagine della magistratura dal punto di vista politico io dico che questa Amministrazione Comunale ha dimostrato tutta la sua inadeguatezza circa la gestione di un progetto importantissimo. Se fossimo di fronte ad un’amministrazione sensibile a questo giudizio politico che io avverto
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crescere sempre più fra i cittadini è chiaro che le azioni politiche sarebbero già dovute arrivare ma questo non accadrà. A questo punto io auspico che tutte le forze politiche di opposizione presenti in città assieme a tutte le associazioni interessate si ritrovino coese per scongiurare il pericolo di perdere un’occasione unica come quella del nuovo porto, sciupata in malo modo da chi la sta gestendo. Dove ha sbagliato l’amministrazione nella gestione del nuovo porto? Sono evidenti gli errori nel procedimento amministrativo già evidenziati dai vari enti di competenza. Inoltre, a mio avviso, il sindaco Azzollini ha erroneamente sponsorizzato il porto come sua “creatura”. Per non parlare delle affrettate inaugurazioni frutto dell’uso propagandistico del porto testimoniate dal fatto che l’aggiudicazione e la consegna dei lavori sono avvenute durante il periodo elettorale. In termini pratici il porto di Molfetta era indispensabile per il sindaco ai fini elettorali e questo l’ha spinto, incurante di alcuni cavilli procedurali, fra cui un’attenta ricognizione dello stato dei luoghi risultati poi inadeguati per la presenza di ordigni bellici, ad affrettare il processo. Mai come in questo caso “la gatta che ha avuto fretta ha partorito figli ciechi” e chissà quanti ne partorirà. Isabel Romano Francesco Tempesta
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Cronaca
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Dai fiori alla marijuana Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1948
Due coltivazioni scoperte da Carabinieri e Guardia di Finanza. agevolare la crescita delle piante. Nel vano cucina di un edificio rurale insistente nell’area, i Carabinieri hanno rinvenuto invece 7 dosi di marijuana, pari a circa 10 gr, 170 bustine vuote in cellophane trasparente, simili a quelle contenenti le dosi di stupefacente rinvenute, un bilancino elettronico di precisione e duecento euro in contanti. Inevitabile, a questo punto, l’arresto per il 58enne, poi rinchiuso nel carcere di Trani, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria. Anche le fiamme gialle della Tenenza Guardia di Finanza di Molfetta hanno messo a segno una importante ope-
Aveva trasformato tre celle frigorifere in vere e proprie serre, dotandole di lampade alogene, convogliatori d’aria e termostati per accelerare il processo di maturazione delle 550 piante di marijuana di varie dimensioni (da 50 a 170 centimetri) rinvenute all’interno delle stesse, unitamente a tre chili di piante in fase di essiccazione, poste in un soppalco creato in una di esse. È la scoperta fatta ieri mattina a Terlizzi dai Carabinieri della Compagnia di Molfetta, che hanno tratto in arresto un insospettabile agricoltore 58enne del luogo, F.T. le sue iniziali, accusato di produzione e detenzione ai fini
di spaccio di sostanze stupefacenti. I militari, che da alcuni giorni avevano rivolto le loro attenzioni verso un fondo rustico sito in contrada Ciurcitano, al fine di vederci chiaro hanno deciso di farvi irruzione, identificando così l’agricoltore trovato all’interno. La perquisizione dell’area ha permesso di rinvenire, all’interno di tre vecchie celle frigorifere, l’enorme quantitativo di piante di marijuana di varietà white e skunk, tra le quali diverse piantine pronte per essere travasate. Particolare curioso è l’aver riscontrato l’allestimento delle tre celle, dotate di tutto il necessario per
razione anti droga, ancora una volta nelle campagne della vicina Terlizzi. Questa volta a finire in manette sono stati marito e moglie, lui di 51 lei di 49 anni. Nel loro appezzamento di terreno avevano messo su una coltivazione di marijuana. I finanzieri hanno rinvenuto circa 250 piante ancora nei vasi e quasi due chili e mezzo di sostanza già pronta per essere smerciata. Nell’ambito della stessa operazione sono stati posti sotto sequestro 63mila euro in contanti, ritenuti provento dell’attività illecità oltre a un fucile ed una pistola provvisti di relativo munizionamento.
Cronaca
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Un pescatore “ustionato” Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1949
Si è in attesa delle analisi dell’Arpa. L’estate è alle porte e puntualmente in città riesplode la paura per la presenza di iprite in mare. Negli scorsi giorni infatti un pescatore è rimasto ferito al volto dopo essere entrato in contatto con una sostanza sconosciuta presso la Prima Cala. Inequivocabile è stato il referto medico che ha evidenziato ustioni di I e II grado dovute ad esposizione chimica. Questa volta non si può assolutamente imputare l’accaduto alla famigerata alga tossica dato che questa germoglia a cavallo fra i mesi di giugno e luglio quando la temperatura dell’acqua supera i 20 gradi. Un episodio che getta inquietanti ombre sulla prossima e imminente stagione balneare visto che comunque il luogo teatro dell’incidente è proprio la Prima Cala che con i primi calori comincerà a riempirsi di bagnanti. Se realmente qualcosa si trovi in acqua sarebbe bene capire meglio di cosa si tratti per scongiurare eventuali pericoli alla salute pubblica. Pericoli che molti sono abituati a sottovalutare rimanendo fedeli alla diffusa e infausta pratica italiana che prevede la grande mobilitazione
soltanto dopo che il fatto si sia consumato e mai prima in maniera preventiva. Nel frattempo la Capitaneria di Porto di Molfetta nella persona del comandante Enrico Cincotti, dopo aver appreso soltanto dai giornali quanto accaduto al
giovane pescatore, ha immediatamente inviato una richiesta all’ARPA per richiedere dei chiarimenti sul reale stato di salute del mare invitando l’ente ad effettuare dei controlli. L’Amministrazione Comunale di Molfetta, invece, è
in attesa degli esami stagionali effettuati proprio dall’ARPA prima di poter stilare l’annuale ordinanza balneare che non è altro che l’elenco delle spiagge che saranno fruibili ai bagnanti. Pertanto non resta che attendere i consueti sviluppi amministrativi e burocratici fermo restando che in questi casi occorrerebbe fare un po’ da parte la burocrazia visto che è in gioco l’incolumità pubblica. Probabilmente tutti sarebbero più tranquilli se l’Arpa effettuasse nelle acque molfettesi, oltre agli abituali esami di routine anche altri moto più specifici vista la gravità della situazione. È senza dubbio una questione di difficile gestione da parte di tutte le autorità competenti visti gli interessi in gioco. Mettiamo il caso che il nostro mare risulti davvero avvelenato, chi andrebbe a spiegare ai pescatori molfettesi che non potranno più utilizzarlo per la loro attività? E ai bagnanti che non potranno più utilizzare la spiaggia? Difficile trovare un volontario che lo faccia! Francesco Tempesta
Torna l’estate. E torna l’allarme. Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1950
Si torna a parlare di iprite e ordigni bellici.
Pochi giorni e sarà estate. Verrà il tempo della bella stagione, del sole, della tintarella, delle nottate in spiaggia, del mare. Ma quale mare? Lo specchio d’acqua in cui cercare un po’ di refrigerio durante il tempo libero? O quello salito alla ribalta delle cronache per i suoi mille veleni? Tutti sanno cosa c’è nel nostro mare ma la cosa certa è che nessuno lo sa esattamente. Ogni anno nonostante i
vari allarmi per la presenza di iprite, di alga tossica e di altre presunte sostanze pericolose, i molfettesi continuano a frequentare le spiagge quasi incuranti dell’ipotetico rischio a cui vanno incontro. Un rischio che in molti casi ipotetico non si è rivelato dato che vi sono stati reali problemi per l’incolumità pubblica. Vecchi libri e innumerevoli documentazioni storiche alla mano, si potrebbe sostenere con tranquillità che l’intero tratto meridionale di costa cittadina in passato è stato sicuramente interessato della presenza di ordigni bellici e di fusti contenenti sostanze nocive. Imponente è stata la bonifica effettuata con il recupero di centinaia di migliaia di bombe sparse in fondo al mare e risalenti alla Seconda Guerra Mondiale. Nonostante tutto però i dubbi sui reali rischi per la salute pubblica permangono e ogni volta si riaccendono casualmente alla vigilia della nuova stagione balneare. È l’ennesimo frutto del caso l’incidente capitato ad un pescatore che ha subito gravi danni ad un occhio in località “Prima Cala”? Cosa conteneva realmente l’acqua marina che è entrata in contatto con il volto del povero malcapitato? A queste domande si aggiunge inoltre il fatto che il sinistro è avvenuto in una zona che fra
breve sarà presa d’assalto dai bagnanti. Che cosa potrebbe accadere se il mare fosse davvero infestato da qualche sostanza chimica? Chi ne sarebbe responsabile in caso di eventuali incidenti? Tornando indietro nel tempo e spulciando qua e la fra i vari documenti, alcuni dei quali all’epoca resi top secret dal segreto militare, è possibile individuare proprio nei pressi della Prima Cala, ed in particolare in località “Colonia”, la presenza di un deposito bellico. Questo era strettamente legato all’edificio Stacchini, sito presso Torre Gavetone, in cui venivano sconfezionate le bombe risalenti al secondo conflitto bellico. Ciò dimostrerebbe come la spiaggia dichiarata da sempre balneabile e sicura abbia i suoi scheletri nell’armadio. Voci non ufficiose confermerebbero la presenza in maniera più o meno massiccia di un deposito di armi sorvegliato nel dopoguerra dagli Alleati a ridosso dello stadio Paolo Poli. Per il momento è difficile stabilire se la notizia abbia dei fondamenti storici perché, sempre a causa del segreto militare, alcuni documenti non sono fruibili. Di conseguenza non esistono nemmeno prove circa le modalità di smaltimento di questo grosso deposito bellico. Le cattive abitudini dell’epoca sicuramente
avrebbero previsto l’abbandono in mare degli armamenti, dato che quest’ultimo era visto sempre come una pattumiera. Alcune volte, come è capitato a Torre Gavetone, i residuati bellici venivano addirittura cementati negli anfratti. E se presso la Prima Cala si fosse utilizzato lo stesso sistema? Si tratta soltanto di ipotesi ma la verità è che le voci sulla reale pericolosità del nostro mare si rincorrono sempre più velocemente con il passare degli anni. Non è un caso che Molfetta proprio per questo motivo sia apparsa più volte in documentari inquietanti che non hanno fatto altro che denunciare una questione “fantasma” che in città viene fuori soltanto quando ci scappa la vittima. A tutto questo si aggiunge uno spettatore interessato che si chiama “Alessandro I” che dalle profondità dei fondali molfettesi aspetta ancora di rivelare al mondo la reale natura del suo dubbio carico. Intanto ne passerà di tempo prima di ottenere delle valide risposte ai tanti interrogativi sollevati. Nel frattempo però le estati si susseguiranno cosi come i referti medici e le tante denunce in merito fatte attraverso le pagine di giornale. Francesco Tempesta
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Attualità
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Aperture domenicali: scettici i negozianti a Molfetta Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1952
Anche quest’anno torna la polemica dopo l’autorizzazione alle aperture nei mesi di maggio e giugno. Non è piaciuta a sindacati, associazioni di categoria e agli stessi commercianti l’ordinanza con la quale il sindaco Antonio Azzolini ha disposto a Molfetta l’apertura domenicale dei negozi per i mesi di maggio e giugno, compresi sabato 1° maggio e mercoledì 2 giugno, “per sostenere”, a suo dire, “lo sviluppo sociale ed economico locale e favorire la ripresa in un momento di crisi che investe particolarmente i consumi”: per i più si tratta di una misura “tampone”, che non risolve né aiuta a risolvere le numerose difficoltà del settore messo in ginocchio dalla congiuntura economica ma anche da una serie di problemi strutturali lamentati a gran voce dagli operatori che non trovano da tempo validi interlocutori nelle amministrazioni e nella politica locali. L’impoverimento e la desertificazione del centro urbano, un tempo zona di acquisti ma anche di passeggio, incontri e convivialità, degradato dalla mancanza di decoro e arredi qualificati, la non regolamentazione del traffico e dei parcheggi, l’insufficienza della segnaletica stradale
che non intercetta né convoglia i flussi dei visitatori dalle periferie espropriate dai colossi della distribuzione, l’alto costo dei canoni di affitto e quello per il pagamento del personale, la concorrenza dei nuovi e piccoli negozi “improvvisati” che offrono prodotti e merci di qualunque tipo a basso costo, l’enorme diffusione del franchising e del commercio cinese, la forte tenuta dei centri commerciali che hanno divorato terreni, aziende ed acquirenti fungendo anche da intrattenitori, sembrano essere allo stesso tempo cause e conse-
guenze di una crisi senza precedenti in un comparto che fatica a sopravvivere perché non sostenuto né incentivato da adeguate politiche regionali e comunali in grado di rivitalizzarlo anche con la diminuzione della pressione fiscale, la semplificazione normativa, l’innalzamento della soglia del credito, l’elaborazione di progetti integrati tra operatori ed istituzioni. È convinzione di molti che la tutela delle micro e piccole imprese e del commercio in generale a Molfetta si debba e si possa realizzare non con soluzioni emergenziali e pal-
liative ma attraverso una rete di connessione ed interazione tra interventi in difesa di luoghi, territorio, storia, ambiente, risorse e serie programmazioni economiche, di respiro ampio e durevole in un mercato attento al profitto, agli investimenti e alla redditività ma non solo in senso finanziario. Occorre non trascurare anche i fattori identitari e rappresentativi di una scena urbana che tenga conto del patrimonio culturale della città e lo valorizzi con scelte precise, promuovendo iniziative che non durino un giorno e coinvolgano più attori, che vadano al di là della sagra, degli assaggi e delle serate a tema, che motivino profondamente una categoria non propensa all’associazionismo, disgregata e poco compatta, e le consentano di operare nel sistema distributivo cittadino modulando il proprio ruolo nel miglior modo possibile. Noi abbiamo fatto un giro per la città in orari e giorni diversi: questo è quello che abbiamo visto e sentito. Beatrice De Gennaro
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Corso Umberto: parcheggio per pensionati, disoccupati ed extracomunitari Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1953
Cosa è rimasto della Molfetta che fu? Degli anni ’70 e ’80? Di un centro che viveva...
Così hanno definito alcuni commercianti del centro l’ex “salotto buono” della città, un tempo luogo esclusivo di acquisti, incontri, passeggio domenicale e serale. È difficile spiegare, a chi non abbia conosciuto e vissuto Molfetta negli anni ’70 e ’80, il fascino di questa città che toglieva il respiro con i suoi tramonti, le poche e piccole spiagge impervie ma pulite, le campagne assolate e le stradine del centro storico, ma anche con le vetrine accattivanti dei negozi più prestigiosi, sempre pieni di merce nuova e all’ultimo grido: ci si soffermava a lungo a guardarle, si entrava per chiedere prezzo e taglie disponibili, si parlava con gestori e commesse, a volte si aspettavano con pazienza i saldi per poter comprare ciò che si voleva, perfettamente consapevoli del fatto che, così facendo, si sarebbe dovuto rinunciare a quel colore o ad un particolare modello. Allora si era clienti, oggi si è più semplicemente voraci consumatori, si acquista un po’ dove capita ed il capo di abbigliamento, l’oggetto per la casa, l’attrezzo da giardino possono essere reperiti ovunque, magari proprio lì dove si spende meno. “In quegli anni, ma anche prima – conferma il signor Giovanni Paparella, titolare del negozio di abbigliamento e calzature Bottier – veniva gente dai paesi limitrofi a fare acquisti qui, soprattutto in centro, oggi sono i residenti a scappar via da una città che ha perso quel senso di accoglienza che l’ha sempre contraddistinta. Non si tratta solo di una crisi economica, Molfetta si è svuotata per tante ragioni, è diventata ostile. Mi dica lei – continua – perché dovrei aprire di domenica o nei giorni festivi, se qui c’è il deserto totale. Ho sempre la mia
clientela fidata, persone che servo da anni, attente al marchio e alla qualità ma gli incassi sono molto lontani da quelli di un tempo”. Dello stesso parere è la signora Filomena Mastropasqua, proprietaria del negozio di oggettistica Mauro Panunzio, al lato opposto della strada, che dice: “Considero inutili le aperture domenicali e festive: a che servono? Sono spese in più, ulteriore fatica per i dipendenti che devono recuperare, motivo di amarezza per noi che constatiamo, anche in quei giorni, quanto sia difficile continuare ad esercitare questa attività. Preferisco dedicarmi alla mia famiglia, evitare lo stress, pensare ad altro”. Da Salmoiraghi&Viganò responsabile e dipendenti dichiarano all’unisono che “la domenica è un giorno sacro, ma siamo pronti ad aprire se l’azienda ce lo impone” mentre Daniele Pendinelli di Glamour afferma: “Gestisco questo negozio da otto anni ma è soprattutto negli ultimi due che la situazione è precipitata, anche per il problema dei grattini e del parcheggio: la gente si lamenta del fatto che non sa dove lasciare l’auto e preferisce andare all’Outlet dove passeggia, trascorre il tempo, mangia una pizza o un gelato, va anche a cinema. Secondo me bisognerebbe ripristinare il traffico qui in centro”. Intuiamo contrapposizione tra i proprietari dei negozi storici della città e i gestori degli affiliati o punti vendita in franchsing: questi ultimi paiono non prendersela più di tanto ed alcuni, come da Intimissimi, affermano: “Non apriamo di domenica ma siamo aperti al centro commerciale dove la gente si reca volentieri anche nei giorni di festa, quindi vendiamo lo stesso” mentre il responsabile di Terranova sembra non
pensarla così e dice: “Nel 2006, quando abbiamo aperto, le cose sono andate alla grande e si guadagnava anche nei giorni festivi, soprattutto nel periodo di Natale, poi le cose sono cambiate, centri commerciali e Outlet hanno assorbito gran parte della clientela che preferisce comprare lì la stessa merce che troverebbe in città. In poco tempo il centro ha cambiato totalmente volto, oggi è frequentato solo da anziani ed extracomunitari, seduti sulle panchine o davanti a qualche bar. Alcuni entrano solo per curiosare”. Corrado Binetti di Bicò, lunga esperienza nel campo dell’abbigliamento, non ha alcuna intenzione di aprire nelle domeniche di maggio e giugno perché anch’egli preferisce “dedicarsi alla famiglia” mentre il titolare di un altro famoso negozio (non vuole essere citato ma ascoltato sì) sottolinea: “Dove sono i commercianti qui a Molfetta? Dovrebbero fare altro, non tutti sono capaci di vendere. Io considero il mio negozio come la mia casa, chi entra qui è il benvenuto, scegliamo insieme le cose che vuole o gli occorrono, stabilisco con lui un rapporto di fiducia e duraturo che lo farà ritornare”. Sì, ma per tornare occorre prima trovare, come si è già detto… un posto dove parcheggiare l’auto. In via Baccarini la situazione è leggermente diversa: qui alcuni negozianti, come l’ottico Rella che vi si è da poco trasferito, ammettono che la zona è più frequentata forse proprio perché accessibile agli automobilisti. L’abbondanza di macellerie, negozi ortofrutticoli, salumerie e supermercati ma anche agenzie immobiliari e del credito, parrucchieri e ferramenta, casalinghi ed elettronica offre un altro spaccato della
città, e ne rivela i bisogni primari in un contesto diverso ma, in fondo, uguale perché anche qui si parla solo di “crisi”, di vendite diminuite, di tasse e di esercizi commerciali che stanno ormai per chiudere. Lamentele, critiche, insulti all’Amministrazione Comunale e al governo da parte di cittadini e commercianti rivelano malcontento ma anche una certa rassegnazione e indifferenza, la mancanza di atteggiamenti propositivi che possano indicare soluzioni possibili e attuabili. Molti i fan del mercato settimanale che, affermano, “fa togliere gli sfizi a poco prezzo”. Ritorniamo nel tardo pomeriggio in centro dove c’è più animazione e folla ma i negozi sono sempre semivuoti e le braccia conserte di molti negozianti all’ingresso confermano la paralisi di una città che paga in termini economici lo scotto di certe vicende sociali e politiche, l’incapacità della classe dirigente, la mancanza di sicurezza, l’allarme ambientale, il degrado delle strade e dei quartieri. Facciamo una puntata al bar San Marco, un tempo meta di appuntamenti e ritrovo per molti di noi che vi si attardavano piacevolmente ma, seduti fuori, notiamo solo anziani annoiati o pensierosi, famiglie vocianti, pensionati in attesa della cena, frotte di adolescenti tatuati e giovani diretti altrove, che, forse, inizieranno a vivere più tardi e non qui. Allora scendiamo giù, arriviamo fino in fondo, attraversiamo la villa gremita, ci dirigiamo verso il lungomare tra le luci e i rumori di una sera che ha già il sapore dell’estate, per provare a ritrovare, di Molfetta, almeno uno di quei tramonti che tanto ci affascinarono. Beatrice De Gennaro
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giovedì 13 maggio 2010
È il tempo del “mal di mare” Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1954
I marittimi molfettesi chiedono maggiore tutela. I marittimi molfettesi sono in rivolta, si sentono ingannati per la crisi del settore, mortificati per la situazione lavorativa che stanno vivendo. “Sono arrivato all’età di 50 anni, telefono ripetutamente alle compagnie di navigazione e tutte mi rispondono che non hanno bisogno di personale, sono stanco di aspettare un imbarco che non arriva”. “Per tutto il 2009 ho lavorato appena 43 giorni, in famiglia siamo in 5 e non mi vergogno a dire che tra poco non avrò nemmeno da mangiare”. “Chiedo ai potenti delle istituzioni, e in particolare al senatore Azzollini, di fare qualcosa, di trovare soluzioni in Parlamento”. “Navigo dal 1974, in questo momento vorrei cambiare lavoro per assicurare una vita dignitosa alla mia famiglia. Ma dove vado alla mia età? Noi che con le nostre paghe abbiamo contribuito a dare sviluppo e benessere ai molfettesi. In tanti si sono arricchiti. Ora invece siamo stati dimenticati”. Sono dichiarazioni che hanno fatto Giovanni, Corrado e altri marittimi presenti il 23 aprile scorso nella sala stampa di Palazzo Giovene, durante l’incontro con il sindaco Antonio Azzollini, incontro organizzato per cercare una soluzione alla grave crisi occupazionale che ha colpito i marittimi molfettesi. Il sindaco ha cercato di rassicurare i presenti: “Non voglio illudervi, il sindaco di Molfetta non ha il potere di cambiare le leggi. Mi dovete vedere solo come vostro alleato, non come controparte. Trovate degli obiettivi, dei punti concreti e io sarò al vostro fianco per realizzarli”. Intanto, i cantieri navali costruiscono navi con gran parte delle risorse dei contribuenti. La Compagnia di Navigazione Costa ha investito 66 milioni di euro per ristrutturare le navi da crociera. La Moby Lines ha stabilito di raddoppiare il traffico dei traghetti tra Genova e Bastia, così come le società Almi Tankers e D’Amico che hanno ordinato la costruzione di nuove navi. È il segno che il settore dei trasporti marittimi produce ricchezza. Mentre per i marittimi la situazione è diversa. Una delle cause è che il merca-
to del lavoro è condizionato dalla normativa vigente che con la legge 30/98 del 27/02 ha istituito il doppio registro. Significa che la chiamata obbligatoria da fare presso l’ufficio di collocamento viene meno. Quindi la società di armamento acquista la facoltà di effettuare la chiamata diretta in base alle tabelle di armamento della nave, le quali stabiliscono il numero del personale, i gradi gerarchici e le varie qualifiche che formano l’equipaggio. Forma e caratteristica di ogni tabella viene stabilita da accordi tra le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative dei lavoratori: CGIL - CISL - UIL e dai rappresentanti della Confederazione Italiana Armatori. Poiché l’articolo 318 del codice della Navigazione consente di fare imbarcare su navi battente bandiera nazionale, tramite agenzie private, marittimi di nazionalità diversa da quella italiana e poiché questi costano meno in termini fiscali e contributivi, agli armatori conviene tenere a bordo questi ultimi. Di conseguenza i marittimi italiani sono stati un po’ alla volta esclusi dagli imbarchi. Giuseppe Adesso, grande invalido del lavoro e presidente del Comitato Seagull, in un comunicato del 28 aprile ha invitato le Capitanerie di Porto ad intervenire, a controllare qualsiasi natante, sia in arrivo che in partenza. E avvisa con una nota che, “ormai i marittimi sono imbarcati per brevi periodi. Si ha notizia di navi equipaggiate ed armate regolarmente in Italia le quali, appena giunte nel primo porto estero compiacente, sbarcano i lavoratori italiani ed imbarcano, senza necessario intervento dell’Autorità Consolare, solo lavoratori stranieri… questo regime di illegalità consente poi alle stesse navi di gettare in mare rifiuti ed anche acque di lavaggio cisterne”. I marittimi chiedono più controlli a bordo e che il sindacato firmatario operi secondo giustizia, rispettando tutte le norme che disciplinano le assunzioni e i licenziamenti. Pantaleo de Trizio
Cos’è il Comitato Seagull Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1955
Il Comitato Seagull ha sede a Roma. Lo scopo principale è dare assistenza legale ai marittimi. È attivo nella ricerca scientifica in materia di antinfortunistica marinara connessa alle cause che provocano naufragi. La sede decentrata di Molfetta conta oltre 50 iscritti con altrettanti simpatizzanti di età media tra i 50 e i 30 anni. Ultimamente i soci hanno deciso di dar battaglia ai responsabili che hanno provocato la crisi nel settore marittimo facendo leva sul rispetto dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori e del decreto del Presidente della Repubblica, n. 231 del 18 aprile 2006, nato con lo scopo di migliorare l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro per i marittimi. Il decreto ha fissato le modalità per l’arruolamento dei lavoratori extracomunitari sulle navi iscritte nel “Registro internazionale italiano”; ha istituito la “borsa del la-
voro marittimo” per favorire maggiore efficienza e trasparenza. Con questo decreto gli armatori e le società di armamento possono arruolare la gente di mare mediante assunzione diretta. Ai sindacati è stata data la prerogativa di sottoscrivere i contratti collettivi che stabiliscono le condizioni economiche, salariali e assicurative minime che devono essere osservate per tutti i lavoratori. L’art. 319 del Codice della navigazione stabilisce che le navi nazionali nei porti della Repubblica devono essere interamente equipaggiate da cittadini italiani o di altri paesi appartenenti all’unione europea. Solo in caso di particolari necessità le autorità competenti possono autorizzare l’imbarco di personale di bassa forza in parte straniero, in misura non superiore a un quarto dell’intero equipaggio. Il rispetto delle normative sono affidate alle Capitanerie di Porto. p.d.t.
Attualità
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La Società di Mutuo Soccorso di Molfetta Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1956
Il suo ruolo nel sistema integrato dei servizi sociali.
Papa Benedetto XVI nella sua ultima Enciclica “Caritas in Veritate” afferma che “accanto all’impresa privata orientata al profitto devono potersi radicare organizzazioni che perseguano fini mutualistici e sociali”. Nel passato mutualità e cooperazione sono stati strumenti di cui si sono avvalse le Società di Mutuo Soccorso per combattere la disuguaglianza, madre dell’infelicità sociale. Le Società di Mutuo Soccorso, enti di tipo associativo senza scopo di lucro costituite con la Legge 15 aprile 1886 n. 3818, nell’Ottocento, in assenza dello stato sociale, hanno dato una risposta di solidarietà e di auto difesa sociale ai propri associati. Con la crescita delle esperienze assistenziali e sanitarie integrative al servizio pubblico, la mutualità ha assunto nuovamente un ruolo sussidiario e solidaristico. Molte Società di Mu-
tuo Soccorso si sono organizzate in forma moderna per rispondere ai bisogni assistenziali offrendo servizi per la salute, il benessere e la sicurezza sociale perché desiderose di continuare a sostenere il valore della solidarietà intergenerazionale e intereddituale a differenza di altre che non hanno ritenuto adeguarsi per soddisfare tali esigenze. Molti Comuni applicano in modo perverso il principio di sussidiarietà perché tendono a fare tutto direttamente, chiedendo aiuto alle associazioni solo nei momenti particolari. Il modo corretto dovrebbe essere quello di sostenere in modo serio e sistematico le azioni di pubblica utilità di chi è sul campo, vicino ai problemi e ai bisogni. Pertanto le associazioni, che operano nel sociale come le Società di Mutuo Soccorso, non devono essere considerate intruse nel sistema del “welfare-state”,
lo territoriale l’accesso ai servizi, dovrebbero far nascere una rete sociale che possa permettere la condivisione di esperienze, il confronto su tematiche specifiche, la raccolta di materiale informativo e formativo. Operando in tal senso la rete diventerebbe un “club di innovatori nel sociale” e permetterebbe alle Società di Mutuo Soccorso di riscoprire lo spirito fondante di aiuto e di assistenza sociale di tipo quasi previdenziale ai più bisognosi. Molfetta è sede di una Società di Mutuo Soccorso che potrebbe offrire diversi servizi agli associati in un prossimo futuro quando il territorio sarà considerato punto di partenza per la determinazione dei bisogni e l’individuazione delle risorse. La conoscenza dei servizi che attualmente offre agli associati permetterebbe la partecipazione attiva dei cittadini alla vita pubblica e alla promozione che è molto oneroso, ma sogget- di processi relazionali all’interti sociali attivi nel sistema del no della comunità. “welfare-community”. Gli enti locali dovendo assicurare a livelFrancesco Andriani
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Attualità
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I Lions Club per la vista Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1957
Manifestazione organizzata presso il Centro Commerciale Mongolfiera.
Sul piano della solidarietà Molfetta riesce a dare di sé un’immagine positiva che, pur lontana dal vuoto clamore, emerge sempre e a dimostrazione dell’afflato di umanità che pervade il tessuto sociale della città. Infatti, con il patrocinio dell’amministrazione comunale e la disponibilità della direzione del centro Commerciale Gran Shopping Mongolfiera, domenica 25 aprile si è tenuta, su iniziativa dei Lions Club di Molfetta, Bitonto-Palo del Colle, Bisceglie, Ruvo di Puglia Talos e Bari Drivers of Old Cars, una manifestazione di beneficienza dal titolo dal titolo “Due Occhi per chi non vede”. Titolo emblematico, perché i soci dell’Associazione Internazionale dei Lions Club, che sono “paladini della vista” da oltre un novantennio, e quelli italiani da oltre cinquant’anni, con due attività di servizio quali il “Servizio raccolta occhiali Usati” (13 centri nel mondo) e la “Scuola Nazionale Cani Guida” che – unica in Italia – si adoperano per fornire supporti per prevenire e combattere la cecità e Cani Guida (i “due occhi per chi non vede”) a coloro che sono totalmente privi della vista. La direzione della Mongolfiera già dalla settimana pre-
cedente aveva dislocato lungo il percorso del Centro alcuni contenitori per la raccolta di occhiali usati. È questo un “service” che il Lions International annualmente svolge a favore delle popolazioni dei paesi in via di sviluppo raccogliendo gli occhiali dismessi affinché, dopo un opportuno trattamento di disinfezione e catalogazione vengano inviati a quelle popolazioni ed assegnati – su indicazione dei medici volontari dell’Associazione operanti in loco – a coloro i quali in varie parti del mondo soffrono di patologie della vista ma non hanno i mezzi per curarle adeguatamente. Domenica 25 aprile, invece, ha avuto luogo l’evento “clou” della settimana che si è svolto nell’arco dell’intera giornata presso la Piazza Ottagono della Mongolfiera. Nel corso della mattinata si è protratta la raccolta degli occhiali usati; il pomeriggio, poi, è trascorso tra momenti di spettacolo musicale alternato ad interventi di divulgazione e di informazione sul Servizio Nazionale Cani Guida e sulle attività dei Lions in generale. Il presidente del Lions Club di Molfetta Michele de Palma, illustrando le finalità del servizio, ha spiegato che l’Associazione Lions ha creato nel 1959
a Limbiate (Milano) un centro dove i cani vengono addestrati per diventare guide dei non vedenti. Sulla base delle richieste ricevute i cani vengono assegnati con procedure meticolose che tendono ad accertare principalmente l’indispensabile compatibilità fra la persona e l’animale. Alla presenza di un folto pubblico si sono alternati al microfono gli Officer Distrettuali Paolo Salerno Mele, presidente del Comitato distrettuale Cani Guida, Mimmo Pagliata, membro del consiglio di amministrazione del Centro occhiali usati di Chivasso, Francesco Barracchia, OTI Distrettuale, i presidenti dei Lions Club Bitonto Palo del Colle Gianni d’Elia, Ruvo di Puglia Nicola Tedone, Bisceglie Ida Musci, Bari Drivers of Old Cars Angelo Goffredo. Tutti hanno illustrato, ciascuno per il proprio ambito di competenza, le attività che i Lions da oltre novant’anni svolgono a favore dei non vedenti, invitando il pubblico a sostenere tali attività, tramite la consegna di occhiali usati o donando il 5 x mille a favore del Servizio Nazionale Cani Guida. Grande emozione ha suscitato l’intervento di due giovani Marco Maenza e Vincenzo de Bari i quali, affiancati dai
rispettivi cani Orazio e Mich, hanno spiegato come la loro vita abbia subito una svolta positiva dopo l’assegnazione di un cane guida con cui ciascuno di loro vive ormai in perfetta simbiosi. Molto apprezzate sono state anche le eleganti performance artistiche e musicali degli allievi della Scuola di Spettacolo “Teatrarte” di Molfetta, diretti da Annamaria Muti e Floriana La Forgia, che, esibendosi in una parodia musicata de “I Promessi Sposi”, in quadri di balletti a due e in una performance di danza artistica tratta dalla scena finale del film “Chorus Line”, hanno piacevolmente intrattenuto il pubblico intervallando e sottolineando i vari interventi e attirando l’attenzione sulle qualità artistiche dei giovani talenti. Ha concluso la serata un momento di grande attrazione ed interesse: introdotta dalla presentazione del capitano Domenico Del Prete, Comandante della Compagnia dei Carabinieri di Molfetta, l’Unità Cinofila dei Carabinieri di Modugno si è esibita in simulazioni di casi in cui i cani svolgono un ruolo determinante nell’opera di tutela dell’ordine pubblico che l’Arma svolge quotidianamente con dedizione e alto valore umano.
Inchiesta
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Testimoni di un miracolo moderno Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1958
Per il popolo don Tonino è già Santo. 1.500 persone ad affollare l’interno della Cattedrale di Molfetta, forse altrettante nella piazza antistante la Chiesa del Purgatorio, ed ancora 350.000 coloro che hanno seguito la diretta televisiva. Questi i numeri stimati dalla Diocesi di Molfetta-Ruvo-GiovinazzoTerlizzi per la solenne celebrazione del 30 aprile scorso, della Prima Sessione Pubblica del Processo di Canonizzazione del Servo di Dio Antonio Bello, l’indimenticato vescovo della città dal 1982 al 1993, anno della sua scomparsa; una Sessione, questa, prevista dall’Istruzione “Sanctorum Mater”, che regola l’andamento della fase diocesana dei processi di canonizzazione. In questa occasione le mura barocche della cattedrale non hanno solo contenuto e avvicinato persone, fedeli, autorità civili e militari (presenti i presidenti Vendola e Schittulli, i sindaci dei comuni della diocesi ed il sindaco di Alessano, città natale di don Tonino), ed ancora luci e telecamere; su tutto e tutti un’atmosfera carica di positiva tensione, un intenso sentire comune che mescolato ai fumi
dell’incenso saliva verso le volte. Durante la Messa, presieduta da Sua Eccellenza Monsignor Angelo Amato, ecclesiastico molfettese e da due anni prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi in Vaticano, ogni gesto del normale rituale celebrativo sembrava pregno di solennità ed ogni parola risuonava più
forte in un silenzio quasi surreale. Nella sua omelia monsignor Amato, davanti ai sui fratelli Trifone e Marcello, ha sottolineato il dinamismo apostolico e la grande capacità comunicativa di don Tonino, la cui fama di santità è già forte e radicata. Al termine della celebrazione ha avuto luogo l’insediamento del Tri-
bunale Ecclesiastico, composto dal Postulatore S.E. mons. Agostino Superbo, i due vice postulatori mons. Domenico Amato e la dott.ssa Silvia Correale, il delegato episcopale don Antonio Neri, il Promotore di giustizia mons. Luca Murolo, il notaio don Nunzio Palmiotti, il notai aggiunti don Fabio Tangari e la dott.ssa Franca Maria Lorusso, chiamato a prestare giuramento di adempiere ai propri uffici sulla vita, virtù e santità del Servo di Dio, mantenendone il segreto. Nell’arco di un tempo che sembrava sospeso, con i presenti in piedi ed i volti protesi verso l’altare, il Tribunale ha acquisito tutti gli scritti editi, inediti e personali di don Tonino Bello, accettando inoltre la lista dei circa 80 testimoni. Ed infine è giunto un applauso liberatorio che ha rotto quella cappa di silenzio, un’esplosione di gioia; mani che si muovevano insieme, come se da quello scontro potesse sprigionarsi un ringraziamento per essere presenti e testimoni di un miracolo moderno. Isabel Romano
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Inchiesta
L’iter di Canonizzazione 1959
La cerimonia dello scorso 30 aprile è stata solo una della tappe del complesso Processo di Canonizzazione intrapreso e che si divide essenzialmente in due grandi fasi: la prima è l’Inchiesta Diocesana, la seconda è invece la Fase Romana. La Fase Diocesana, quella che si sta appunto attraversando, è finalizzata alla raccolta di informazioni sul Candidato, denominato all’occasione Servo di Dio; tali informazioni riguardano la condotta di vita, le opere compiute pervenute attraverso gli scritti, le testimonianze di chi ha assistito in prima persona all’espressione genuina delle virtù del Servo di Dio, tutti elementi che andranno a comprovare la sua fama di santità definita non con la semplice “notorietà”, ma con la capacità che il candidato ha dimostrato di vivere profondamente lo spirito cristiano e la sua fede, in modo quasi esemplare. Con l’insediamento di un Tribunale Ecclesiastico ha luogo un vero e proprio processo per l’acquisizione della testimonianze sia a favore, sia contro la causa di Canonizzazione. Con la chiusura di questa prima fase, il materiale raccolto e sigillato secondo tutti i crismi del caso sarà inviato presso la Congregazione per le Cause dei Santi in Vaticano, dove un membro stesso della Congregazione, assieme al postulatore nominato, dovrà estrarre le prove della santità redigendo una “Positio”, una sorta di dossier correlato da una biografia documentata. Qualora l’esame della commissione risultasse positivamente concorde, sarebbe emesso dal Papa un Decreto di Venerabilità. Per quanto concerne la proclamazione di santità o beatitudine, la Chiesa richiede che si sia verificato un avvenimento straordinario, per l’appunto un miracolo, attraverso l’intercessione dello stesso Venerabile; per verificarne l’autenticità viene aperto un altro processo in cui periti ne confermano l’inspiegabilità secondo una logica scientifica. Anche in questo caso, qualora l’esito fosse positivo, il candidato sarebbe proclamato beato o santo. C’è infatti una sottile differenza tra le due condizioni: lo stato di beatitudine presenta un culto maggiormente legato ad un territorio, come potrebbe essere quello regionale; il culto legato invece allo stato di santità è universale, non presenta quindi confinamenti territoriali. Isabel Romano
I ricordi di D Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1960
Ricordato per la sua umanità e per il suo grande impegno sociale. Dopo circa diciassette anni dalla sua scomparsa, avvenuta il 20 aprile 1993, la figura di don Tonino Bello rimane sempre lì, scolpita nelle rocce delle memorie dei molfettesi e non solo, mai scalfita dal tempo. Un ricordo senza fine di colui che è stato sì vescovo, ma soprattutto uomo, nel suo significato più profondo. Ed è proprio l’umanità, quella sfera spirituale che racchiude virtù quali la benevolenza, la comprensione, la generosità, unitamente alla cordialità, all’affabilità, a quella singolare familiarità, a confermare la sua vicinanza alla gente; come durante la sua vita, accanto ai fedeli, ai bisognosi, agli ammalati, ai lavoratori incontrati per caso per strada. Come riferisce anche don Domenico Amato, in questa occasione vice postulatore del Tribunale Ecclesiastico per la causa di Canonizzazione, tanti sono coloro che possono affermare di aver incontrato il Servo di Dio, anche solo per un saluto, rimanendo affascinati dalla sua persona e carpendone il messaggio evangelico; “Molfetta non si è mai dimenticata di don Tonino, contrariamente a quanto affermato da alcuni; in molti ne custodiscono il messaggio intimamente, sono persone discrete che non hanno bisogno di viverlo con clamore”. Lo stesso don Amato tende a porre su due livelli diversi le persone che hanno direttamente conosciuto don Tonino, e quelle che invece lo hanno conosciuto attraverso i suoi numerosi scritti, o anche con ricordi narrati, ad esempio le nuove generazioni affezionate alla figura del compianto vescovo. E forse è proprio lì nel mezzo, tra queste due grandi espressioni del “popolo di don Tonino Bello” che si annida la sua forza, proprio lì tra il “vissuto” e il “percepito” che il ricordo riesce a perpetrarsi limpido. “Il suo messaggio colpisce sempre e spinge poi a vivere un cristianesimo evangelico autentico, come direbbe lui “sine glossa”, senza commenti”, una fonte che ha ispirato e segnato il cammino anche di molti enti e associazioni umanitarie. Forse è proprio questa la “fama di santità” che il Tribunale Ecclesiastico sta cercando di confermare con la raccolta degli scritti e delle testimonianze; prove che certamente non servono a chi continua e continuerà a rivolgersi a don Tonino. Isabel Romano
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Don Tonino Il ricordo dei tanti pellegrini Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1961
In centinaia a Molfetta da tutta Italia. Un cuore umano che, libero dagli inutili ed eccessivi affanni, fedele e servo della parola del Signore, batte secondo i ritmi del cuore di Gesù per trascinare tutti gli uomini in un vortice di amore, bontà, t enerezza e generosità. Così ricordano don Tonino Bello i tanti fedeli accorsi a Molfetta da ogni parte d’Italia in occasione della cerimonia religiosa del Processo di Beatificazione dello stesso, ma soprattutto chi lo ha amato, lo ama e tutt’o ggi continua a seguire il suo cammino di uomo rivoluzionario che va avanti con la voce del Vangelo. È ancora vivo tr a la gente più o meno giovane il ricordo di questo sacerdote che ha saputo parlare al cuore della gente con la forza della speranza e più di ogni altra cosa col linguaggio dell’esempio. Vescovo di Molfetta e presidente nazionale della Pax Christi, don Tonino si è fatto portavoce degli
umili, del povero, della gente “che non ha” in un mondo dove la povertà morale è più inoppugnabile della povertà materiale, in un mondo dove non c’è mai tempo per “accogliere” un pianto, la paura o la tristezza di chi ha bisogno. Oggi sono pochi i lettori di questi audiovisivi, perché questo è quello che circonda l’umanità, il resto preferisce rimanere cieco o sordo alla verità, alla parola di Dio, alla ricchezza della gioia. Numerosi ricordano, con sorriso compiaciuto e occhi rivolti al cielo pieni di inconfutabile commozione, lo scritto di monsignor Antonio Bello che così ricorda ai suoi fratelli: “Non c’è più tempo per la carezza, oggi da noi non si carezza più, si consuma solo, anzi si concupisce. Le mani incapaci di dono, sono divenute artigli, le braccia troppo lunghe per amplessi oblativi si sono ridotte a rostri che uncinano senza pietà.
Gli occhi prosciugati di lacrime e inabili alla contemplazione, si sono fatti rapaci. Lo sguardo trasuda libidine di possesso e il dogma “dell’usa e getta” è divenuto il cardine di un cinico sistema binario che regola le aritmetiche del tornaconto e gestisce l’ufficio ragioneria dei nostri comportamenti quotidiani”. Questo era don Tonino. Questo è don Tonino. Marilena Farinola
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Inchiesta
giovedì 13 maggio 2010
Don Tonino, il padre dei giovani Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1962
Nel ricordo del sacerdote Girolamo Samarelli.
“È un’esperienza di grande commozione pensare di aver conosciuto un uomo, un prete, un vescovo di una ricchezza spirituale tanto grande da poterne, perfino, avvertire l’odore di santità”. A qualche giorno dall’inizio della fase pubblica del processo di beatificazione del Servo di Dio, don Antonio Bello, sono queste le parole di un sacerdote molto affezionato al ricordo del defunto vescovo, don Girolamo Samarelli, parroco presso la Parrocchia Madonna della Rosa. “Io credo – afferma don Girolamo – che il vescovo debba incarnare per noi preti la figura di padre spirituale, pertanto, andato via monsignor Aldo Garzia, decisi di scrivere una lettera che avrei consegnato al successore in cui lo appellavo padre e gli chiedevo
ma anche sociale, che don Tonino ha guardato con grande impegno e per la quale si è rivelato un padre. “Egli infatti – continua il sacerdote – costituisce la testimonianza di un uomo che voleva bene ai giovani, i più piccoli, i più fragili. Non stigmatizzava i loro errori, passando come il moralista di turno, ma aveva gli occhi dei giovani furbi, scaltri, a volte maliziosi ma pur sempre innocenti”. Contestualizzare oggigiorno don Tonino rimane un’impresa alquanto ardua perché egli era imprevedibile grazie alla sua novità interiore e spirituale. Sicuramente avrebbe guardato ai giovani di oggi con lo stesso amore con cui ha guardato a quelli di ieri: don Tonino di comportarsi da padre, di avere nei li amava e, dunque, riusciva ad entramiei confronti la stessa attenzione che re nei loro cuori. “I vescovi succesha un padre buono e misericordioso verso il figlio. Ma già dal suo arrivo in diocesi mi accorsi che non sarebbe servito a nulla consegnare quella lettera, infatti non gliel’ho mai data ma la tengo ancor oggi con me ed ogni tanto vado a rileggerla”. Don Tonino, durante il suo apostolato ha dato prova in maniera eroica del suo amore per i più piccoli, per i più emarginati dalla società, riuscendo bene ad incarnare in sé le molteplici sfaccettature di uomini e donne che piangono, ridono, soffrono e crescono seppure con le loro contraddizioni e problematiche. Ed è proprio ai giovani, alla parte di comunità in continua crescita ed assestamento non solo spirituale
sori e tutta quanta la diocesi hanno ricevuto un eredità dal Servo di Dio, don Antonio Bello che permetterebbe di vivere di rendita non semplicemente riproponendo le sue parole o le sue canzoni bensì guardando al suo esempio di Chiesa moderna, adulta, piena di speranza, che si fida, che non ha sospetti. In questo il frutto maturo di quello che don Tonino ci ha lasciato” . Con queste parole don Girolamo Samarelli vuole augurare e al tempo stesso esortare ciascuno ad un processo di crescita della fede che su esempio di don Tonino Bello renda ognuno, laici e religiosi, fiducioso e non sospettoso nella popolazione giovanile. Gianfranco Inglese
In Città
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Una circolare per gli studenti Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1963
Spesso in ritardo, si viaggia su mezzi datati e si rischia di arrivare tardi a scuola. Non c’è sufficiente spazio nelle circolari per tutti gli studenti che ne usufruiscono. Aumenta quotidianamente il tasso di pendolari che, per raggiungere la propria scuola, deve fare ricorso ai mezzi pubblici cittadini, le circolari. Sembrano andare quasi di moda per i più pigri o per gli esclusi dalla fascia “guidatori”. Più nello specifico: il “servizio speciale” è una circolare istituita appositamente per accompagnare i ragazzi a scuola, una circolare che quindi si avvicina per quanto più possibile a tutte le scuole molfettesi. Questa, però, è in servizio saltuariamente, cosa non da poco se si considerano le conseguenze: sovraffollamento della circolare numero 1, quella cioè che percorre un giro simile alla “speciale”, frequentata anche da non studenti; molti ragazzi sono costretti a percorrere della strada a piedi dalla fermata alternativa alla loro scuola, pagando quindi un servizio non completo accompagnato da un ritardo di entrata in classe. Questi i disagi maggiormente sentiti dai giovani che ogni mattina devono affrontare questa realtà. Il disservizio è causato anche dalla precarietà dei mezzi ormai invecchiati. Nel
2003 furono infatti acquistati tre mezzi dall’azienda “Autodromo”, successivamente fallita, ad un buon prezzo. Ora gli stessi iniziano a dare segni di cedimento riportando quotidianamente problemi. Come se non bastasse – ha dichiarato Silvio Binetti, direttore della MTM – la mancanza di fondi non contribuisce alla risoluzione dei
problemi, partendo dalla manutenzione delle circolari”. Per questo diventa complicato poter acquistare nuovi veicoli da sostituire a quelli di vecchia data, mettendoli a disposizione della clientela, in secondo luogo l’istituzione di un nuovo mezzo in circolazione richiede numerose autorizzazioni comunali non sempre facili o veloci da
ottenere. “Siamo consapevoli del disagio che stiamo causando e, nonostante i bastoni tra le ruote, cercheremo di risolvere al più presto la faccenda”. Così rassicura Silvio Binetti. Simile è la questione del controllore, figura riapparsa sulle circolari da qualche mese. “Erano anni che non vedevamo il controllore sulle circolari”, commentano gli anziani, i veterani, quelli a cui non importava se piovesse, se ci fossero 40 gradi, se fosse giorno o buio, erano sempre lì a cercare compagnia e a commentare i passeggeri. Il controllore mette all’erta molti, soprattutto i ragazzi che per abituarsi alla sua inaspettata presenza e per disciplinarsi hanno impiegato qualche tempo. Il direttore ha precisato che “il controllore è stato reinserito dopo la registrata discordanza tra numero di passeggeri e numero di biglietti timbrati, alcuni dei quali anche falsi, fotocopiati su un cartoncino”. Pertanto, quindi, i dieci dipendenti dell’azienda M.T.M, Mobilità e Trasporti Molfetta, sono stati organizzati in modo da riservare un posto a questa figura altrettanto importante. Maria Sancilio
Bagni otturati: gli studenti protestano Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1964
Accade nella sede storica del Liceo Classico. “I servizi igienici sono inagibili”. Ecco la motivazione che ha portato i ragazzi del Liceo Classico “Leonardo da Vinci” di Molfetta ad astenersi dalle lezioni lo scorso mercoledì 5 maggio. La sede storica, sita in corso Umberto I, recentemente ristrutturata grazie ai fondi stanziati dalla Provincia, presenta un grave disagio per gli studenti che la frequentano: in maniera sempre più ricorrente si otturano i bagni, non permettendo loro, dunque, di soddisfare i propri bisogni fisiologici. Pertanto il preside dell’istituto, Giuseppe Cannizzaro, ed i suoi collaboratori sono stati costretti più volte durante l’anno, in particolar modo in questo periodo, ad autorizzare l’interruzione dell’attività didattica, anticipando l’uscita dei ragazzi a mezzogiorno. In un primo momento si è pensato che la causa dell’otturazione fossero fazzoletti più spessi rispetto alla normale carta utilizzata e quanto altro le ragazze potessero usare, poiché inizialmente le prime otturazioni riguardavano i bagni delle ragazze. In realtà, successivamente, dopo aver cambiato più volte
gli utenti del bagno da ragazze a ragazzi e poi docenti, si è osservato che non erano né le ragazze né i ragazzi e neppure i docenti a causare il disagio. Tuttavia il problema dovrebbe essere provocato da una sorta di “difetto di fabbricazione”, ovvero, secondo alcuni, ci sarebbe stato un errore nel calcolare la pendenza dei tubi. Pareri questi tutti ancora da accertare con un’ade-
guata analisi tecnica. Bisogna che la Provincia intervenga al più presto perché è l’unica che, avendo finanziato i lavori, ha diretti contatti con l’impresa dei manutentori idraulici, ed è l’unica tenuta a rimediare al disagio, perché in questa faccenda né il preside né gli studenti e neppure i docenti hanno colpa. Gli studenti, quindi, all’ennesima volta che il problema si è ripresentato
e soprattutto dinanzi al temporeggiare da parte delle autorità competenti hanno deciso di interpellare due noti avvocati molfettesi per essere aiutati a esporre una denuncia per convocare un ispettore sanitario che controlli e vigili le condizioni igienico-sanitarie della struttura al fine di sollecitare un intervento repentino. Si è fiduciosi che sicuramente nel periodo estivo ci saranno dei lavori di riparazione in quanto la garanzia copre l’arco di tempo di un anno. Ma nel frattempo che fare? Ai liceali non rimane altra scelta che decidere di fare lezione di pomeriggio presso qualche altra sede. Oppure dovrebbero cercare di adeguarsi per queste ultime settimane di scuola, rimanendo nella sede storica di corso Umberto, “sperando – come afferma qualche ragazzo fuori dall’istituto – che il preside decida di ridurre le ore da 60 minuti a 50 per permettere ai cinque insegnanti giornalieri di fare lezione e agli alunni di andare a casa prima”. Gianfranco Inglese
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Cultura & Spettacoli
giovedì 13 maggio 2010
La Mistica, quando lo spirito incontra l’arte Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1965
Una serie di eventi organizzati dall’associazione culturale Digressione Contemplativa. Dopo aver ripercorso le orme che parlano la lingua del tempo accanto agli antichi pellegrini su “La Via di Gerusalemme”, l’associazione culturale Digressione Contemplattiva torna in scena, dal 1 al 5 giugno, con un evento di grande spessore artistico e soprattutto spirituale, “La Mistica”, che quest’anno inaugura ufficialmente l’avvio di una rassegna dal significativo nome “Sulle ali della Bellezza”. Una rassegna, come ci spiega l’ideatore don Girolamo Samarelli, che intende riportare l’attenzione di una società ormai distratta e persa nel turbinio della quotidianità, su tematiche quasi dimenticate o per lungo tempo accantonate, cercando di individuarne i punti deboli e facendo così scaturire una riflessione personale e collettiva edificante. Partendo con e dalla mistica, pratica comune a molte religioni attraverso cui si cerca di stabilire un diretto filo conduttore tra il mondo umano e la sfera divina, in questo primo appuntamento i riflettori sono puntati sul delicato e talvolta precario binomio società-spiritualità, una società che spesso guarda alla religione più come strumento di divisione che come collante tra i popoli. “La mistica in fondo non è altro che un tentativo di andare oltre la religione da noi intesa e quasi privandosi del culto, poter accedere ad una via e una dimensione altra, un percorso spirituale non moderno, bensì ancestrale”, le parole di don Girolamo Samarelli. Tale percorso toccherà tre sensibilità spirituali differenti, quelle musulmana, cristiana ed ebraica, tre grandi re-
ligioni in fondo vicine al nostro vivere anche quotidiano, e che daranno vita a tre spettacoli suggestivi e di forte impatto sul pubblico. Le arcate e le pareti barocche della Cattedrale di Molfetta ospiteranno il primo spettacolo dedicato alla mistica musulmana, in cui sarà possibile apprezzare la più raffinata tradizione sufi del mondo turco. L’Ensamble Hazineler, proveniente direttamente da Istanbul, reciterà il Sama’, un momento di vera preghiera musulmana accompagnata da un repertorio di musica religiosa tanto caro all’esercizio della spiritualità musulmana. A rendere prestigioso ed unico l’appuntamento sarà sicuramente l’esibizione dei Semazens, un gruppo di Dervisci Rotanti, ovvero figure tipiche nelle pratiche ascetiche mistiche che attraverso la ce-
lebre pratica della “danza turbinante” tentano di raggiungere l’estasi mistica, una forma di “rapimento divino”. La pietra viva del Duomo risuonerà prima della mistica cristiana con la più squisita tradizione del canto gregoriano interpretata dall’Ensamble Calixtinus, unita alle tensioni melodiche dei tipici canti popolati sardi, eseguiti da Gavino Murgia e i Tenores Goine, nella “Messa di Nôtre Dame” di Gauillaume de Machault. Per la terza mistica, quella ebraica, don Girolamo Samarelli, attraverso una ricerca personale, ha voluto interpretare un antico testo apocrifo, il testamento di Enoch, personaggio biblico e al tempo stesso mitologico, rapito da Dio ancora vivente e riconsegnato agli uomini con i Libri della Saggezza Divina, in uno spettacolo in
cui al testo è data la forza della narrazione, mentre la recitazione di Agnese Nano e le musiche di Mirko Signorile, EraSer e Ape5 diventano pregne di enfasi spirituale. Tre momenti differenti in luoghi che risuonano di una forte carica spirituale, e a tale proposito il ringraziamento di don Girolamo a i parroci del Duomo e della Cattedrale; tre spettacoli dall’alto contenuto artistico che non possono essere recepiti esclusivamente sotto un’ottica di pura rappresentazione: da qui la speranza di chi crede in questa ambiziosa rassegna, di accompagnare il pubblico verso alti momenti di meditazione, verso la contemplazione di ciò che gli occhi terreni non possono cogliere. Isabel Romano
Gli appuntamenti Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1966
Il calendario degli eventi Ad aprire la rassegna martedì primo giugno, presso la Biblioteca monumentale del Seminario Vescovile alle ore 20, sarà una conferenza dal titolo “Nel nome di Dio, cento meno uno”, in riferimento ai novantanove nomi attribuiti nel Corano a Dio, e che vedrà come relatore Valentino Cottini, esegeta e direttore di “Islamochristiana”, rivista del PISAI. Il 2 giugno la Cattedrale di Molfetta ospiterà alle ore 11 rivolto agli studenti e alle 20.30, il concerto “‘Il Sama’, danza e musica come sorgente d’estasi”, con Ensamble Hazineler, cantori della cultura sufi, e i Semazens, tre Dervisci Rotanti, una sicura immersione nella profonda e intima spiritualità turca. Andrà in scena il 3 giugno, pres-
so il Duomo, la “Messa di Nôtre Dame” di Gauillaume de Machault, eseguita dall’Ensambre Calixtinus, gruppo caro a Digressione Contemplattiva, assieme a Gavino Murgia e i Tenores Goine, interpreti della sensibilità sarda. A chiudere la carrellata di appuntamenti il 5 giugno nel Duomo, la rappresentazione “Enoch, alle radici della mistica ebraica” curata personalmente da don Samarelli, che si concluderà con una tipica canzone in lingua Yiddish,con Agnese Nano, Mirko Signorile, Giovanna Carone, EraSet, Ape5 e Pippo D’Ambrosio, il tutto arricchito dai costumi di Bianca Gervasio. Una manifestazione da non perdere. i.r.
Culutra & Spettacoli
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Ciccolini inaugura “Luci e Suoni a Levante”
Il maggio molfettese tra suoni e confetti
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Il maestro si esibirà con il suo pianoforte nella Cattedrale il 24 maggio.
Per raccontare la tradizione del “matrimonio”.
Davvero imperdibile il primo appuntamento della rassegna di spettacoli per la primavera-estate 2010 “Luci e Suoni a Levante”. All’apice della sua ottantennale carriera, Aldo Ciccolini offrirà al pubblico molfettese un’esibizione straordinaria il prossimo 24 maggio nel mistico scenario della Cattedrale. Ripercorriamo velocemente la sua apprezzatissima carriera: Aldo Ciccoliniè nato a Napoli nel 1925, è un pianista italiano naturalizzato francese. Dal 2007 cittadino onorario di Cesano Maderno (Monza e Brianza) e di Galatina (Lecce) dal 2009. A Napoli ha studiato pianoforte con Paolo Denza e composizione con Achille Longo. Successivamente completa i suoi studi pianistici con Marguerite Long ed Alfred Cartot a Parigi. Eredita, da professori interposti, gli insegnamenti di Ferruccio Busoni e di Liszt. Debuttò al Teatro San Carlo nel 1941 all’età di 16 anni. Nel 1949 vinse il concorso internazionale Marguerite-Long-Jacques-Thibaud a Parigi. Collabora con Wilhelm Furtwängler, Ernest Ansermet, André Cluytens, Dimitri Mitropoulos, Charles Münch, Lorin Maazel, Carlos Kleiber, Georges Prêtre, Jean Martinon, Pierre Monteux, Elisabeth Schwarzkopf. Divenne cittadino francese nel 1969 e insegnò al Conservatoire de Paris dal 1970 al 1988 dove forma con rigore e generosità le
nuove generazioni, Akiko Ebi, Géry Moutier, Jean-Yves Thibaudet, Artur Pizzaro, Marie-Josèphe Jude, Domenico Piccichè, Nicholas Angelich, scopre la vocazione di pedagogo alla quale non ha mai rinunciato. Ciccolini è un interprete celebre e promotore della musica per pianoforte dei compositori francesi Maurice Ravel, Claude Debussy e Erik Satie, così come di compositori meno conosciuti come Déodat de Séverac, Jules Massenet, Charles Henri Valentin Alkan, Mario Castelnuovo-Tedesco e Alexis de Castillon. È anche conosciuto per le sue interpretazioni della musica di Franz Liszt. Ha effettuato più di cento registrazioni per la EMI-Pathé Records ed altre case discografiche, tra cui le integrali delle sonate per pianoforte di Wolfgang Amadeus Mozart e Ludwig van Beethoven, l’opera per pianoforte di Claude Debussy, di Leos Janacek (Abeille Music), i Notturni di Frédéric Chopin e opere per pianoforte solo di Edouard Grieg (Cascavelles) Prix Edison del Académie Charles Cros, Premio della National Academy of Recordings Arts negli USA, tre volte Grand Prix du Disque in Francia e Medaglia d’Oro all’Arte ed alla Cultura ricevuta dal Presidente della Repubblica Italiana. Il 23 novembre 2005 a Roma ha ricevuto il Premio Vittorio De Sica.
La tradizione popolare, patrimonio prezioso da salvaguardare, è un materiale in trasformazione che rivive in ogni racconto che ne viene fatto e subisce le contaminazioni della narrazione. La tradizione è ricordo ma non immobilità: nei passaggi attraverso il tempo e le generazioni, le tradizioni vengono “tradite” e “contaminate”, perché nell’atto stesso del narrare e del tramandare avviene una trasformazione che ne cambia le forme e i significati. Un giorno, i racconti che la signora Anita Abbattista ha riportato a sua figlia sul matrimonio a Molfetta negli anni Trenta e Quaranta, hanno incontrato, in uno strano connubio, la curiosità di un gruppo di musicisti e i testi di Saverio La Sorsa, per dare luogo all’iniziativa “Suoni e confetti: tradizioni, musiche e matrimoni di Molfetta”. L’iniziativa prevista all’interno della rassegna “Il maggio molfettese”, manifestazione promossa dalla F.I.D.A.P.A. e AS.SO. ARTE, con il patrocinio del Comune di Molfetta, in collaborazione con l’Associazione Fabulanova, si terrà in via Piazza, il 15 maggio, alle 20.30. Le tradizioni popolari, in particolare il rito della preparazione al matrimonio, e le tradizioni musicali dell’intera provincia di Bari per una sera si incontrano, si contaminano e si raccontano, con una nuova veste che fonde il ricordo della tradizione con una lettura contemporanea del rito. Il filo conduttore dell’iniziativa è il concetto di festa: il matrimonio visto come una festa prolungata nel tempo: con preparativi e rituali specifici; la musica come celebrazione della festa: momento di sospensione del lavoro, di riflessione e, a volte, di liberazione. L’iniziativa, una performance-concerto, avrà come filo conduttore il racconto di una sposa molfettese, appartenente ad un passato non identificato storicamente, ma dalle sembianze di un passato ideale, nel quale il rito e la celebrazione sono impor-
tanti, che condurrà in un viaggio musicale all’interno delle musiche della terra di Bari. Il gruppo di musicisti, Umberto Attanasio, Menico Copertino, Nico Marsan, Giuseppe Volpe, provenienti da Molfetta, Terlizzi e Bari, si è riunito intorno alla passione nei confronti di musiche tradizionali e proporrà un repertorio molfettese, canzoni popolari i cui testi si ispirano alle filastrocche raccolte dallo studioso molfettese Saverio La Sorsa, e un repertorio appartenente alla tradizione dell’intera provincia di Bari. Le voci recitanti (Anna Paola Mongelli e Maria Paola Marzocca) racconteranno, (con un testo di Katia la Forgia ispirato all’opera di Saverio La Sorsa: Il rito nuziale in Puglia), le attese di una sposa di Molfetta. Come ogni vero matrimonio del passato durante la performance si eseguiranno danze, condotte da Vincenzo De Pinto, alle quali il pubblico è invitato a partecipare: un momento per ricordare e riflettere sui riti perduti perché schiacciati dalla velocità del vivere contemporaneo. Katia la Forgia
Bisceglie in dialetto romanesco Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1969
Un altro premio per l’artista molfettese. Ancora un riconoscimento per il poliedrico artista molfettese Francesco Bisceglie che lo scorso 24 aprile presso il Centro Socio Culturale di Terni ha ritirato il “Premio San Valentino” per la sezione “libri editi di poesie, narrativa e saggistica”. Bisceglie è stato premiato per il suo lavoro intitolato “Roma nel cuore” un bel libretto con presentazione di Marco Ignazio de Santis che propone numerose poesie in dialetto romanesco.
Ma perchè un autore molfettese decide di dedicarsi alla poesia in romanesco? A spiegarlo è proprio Marco Ignazio de Santis nella sua presentazione: “Il romanesco risulta accessibile alla maggior parte dei lettori e apre più facilmente le porte alle incursioni dell’italiano, senza snaturare troppo il dettato e il taglio dialettale” e poi “non bisogna sottovalutare l’ascendente di poeti come Belli, Pascarella e Trilussa, che si
ristampano costantemente e si trovano facilmente nelle antologie scolastiche”. E per finire, “va tenuto nel giusto conto il fascino della Città eterna, come testimoniano anche due poesie dell’autore dedicate espressamente a Roma”. E poi c’è la motivazione più strettamente personale: i due anni vissuti proprio a Roma da Francesco Bisceglie. Un libretto da leggere tutto d’un fiato, per riflettere, sorridere ed interrogarsi.
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Recensioni
giovedì 13 maggio 2010
Il SegnaLibro. Il Minotauro Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1970
“Thea, questa lettera battuta a macchina non reca alcuna firma, ed è probabile che non ci incontreremo mai, anche se io ti ho vista e ho fatto in modo che anche tu mi vedessi. È stato circa sei settimane fa. Ti sono passato davanti, fissandoti, e tu mi hai guardato come si guarda uno che ti passa davanti per strada. Non mi hai riconosciuto. Ma anche se non mi hai riconosciuto, tu mi appartieni. Non avrai mai l’occasione di farmi delle domande, ma la mia voce ti giungerà nelle lettere, e io so che le leggerai. Come faccio a saperlo? Non posso darti altra spiegazione se non quella che sto per dirti: da quando ho memoria di me, io ti ho cercata. Mi era chiaro che tu esistevi, ma non sapevo dove. Il mio lavoro mi ha portato nella città dove vivi. Il mio lavoro è tutto un susseguirsi di supposizioni, ipotesi, rischi. Ho scelto questo lavoro perché non ho mai amato nessuno – tranne te – anche se per tutta la vita ho cercato di amare, cioè di tradirti. Ho legato la mia vita a un lavoro duro e brutale poiché mi sentivo costretto ad amare. Ebbene, io amo il paese che servo, i monti, le valli, la polvere, la disperazione, le strade, i sentieri. L’ho fatto perché non avevo altra scelta, non sapevo se ti avrei mai incontrata. E ora che ci siamo incontrati, è troppo tardi: c’è stato un errore. Deve esserci stata qualche confusione nelle date di nascita, di passaporti; anche in cielo c’è disordine, come in tutti gli altri uffici. In ogni modo, ormai è tardi e impossibile.” Tammuz, B., Il Minotauro, traduzione italiana dall’ebraico di Antonio di Gesù, Edizioni e/o, 2008, pp. 192. Londra, qualche tempo fa. Il giorno del suo 41° compleanno, un agente israeliano incontra su un autobus una ragazza, Thea, la cui bellezza lo folgora all’istante. Da quel momento, l’uomo misterioso, grazie alla conoscenza dei trucchi del suo mestiere, riuscirà, senza mai rivelarsi, a seguire, controllare e influenzare la vita di Thea, divenendo una presenza nascosta, ossessiva e, in ultimo, essenziale nella sua vita. Questa la cornice narrativa di una spy story intrigante, una originale storia d’amore epistolare, ma anche un thriller ricco di colpi di scena, un prisma di storie raccontate da prospettive differenti che, in ultimo, ricompongo il puzzle iniziale.
La corrispondenza epistolare tra Thea e lo sconosciuto getta le basi di una relazione morbosa costruita dalle parole e sulle parole: di desiderio, speranza, illusione, ossessione, amore. Una storia struggente ed estenuante che si complica negli anni e si slega su piani narrativi molteplici. La vicenda si snoda tra Occidente e Oriente e lo scrittore sapientemente mescola note storico-biografiche dei protagonisti attingendo dalla mitologia e dalla storiografia arabo-mediterranea con riferimenti culturali all’Inghilterra della seconda metà del XX secolo. Scritto in uno stile essenziale, con poche descrizioni e azioni narrate a vantaggio dell’esplorazione dell’interio�-
rità dei personaggi, Il Minotauro è un racconto spionistico tinteggiato di rosa sentimentale, dal forte gusto post-moderno. Benjamin Tammuz è nato in Russia nel 1919, e all’età di 5 anni raggiunge la Terra d’Israele. Dopo studi in Legge ed Economia a Tel Aviv, studia storia dell’Arte alla Sorbona. Per molti anni è stato capo-redattore della pagina letteraria del quotidiano Haaretz, portando avanti parallelamente la sua attività di scrittore. È morto nel 1989. In Italia per i tipi di Edizioni E/O sono stati pubblicati i suoi romanzi Il Frutteto, Requiem per Naam, Londra. A cura di Angela Teatino
MovieNote. Mine Vaganti Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1971
“Non farti mai dire dagli altri chi devi amare, e chi devi odiare. Sbaglia per conto tuo, sempre”. La nonna (Ilaria Occhini)
Tommaso (Riccardo Scamarcio), figlio minore dei Cantone, ricchi fabbricanti di pasta a Lecce, torna a casa deciso a fare due rivelazioni alla famiglia: è gay e a Roma non studia economia come i suoi credono, ma lettere, vuole diventare uno scrittore. Tommaso è un ragazzo riflessivo e silenzioso, preferisce osservare da una
posizione di distacco piuttosto che lasciarsi coinvolgere dagli eventi. Ora, finalmente, sente essere giunto il momento di rivelare la sua identità sessuale e il disinteresse per gli affari di famiglia. Sa che si tratta di una bomba, ma è deciso a farlo. Il fratello maggiore Antonio (Alessandro Preziosi), quello che tutti considerano un uomo con la testa sulle spalle, stravolgerà i suoi piani e lo costringerà a rimanere a casa più tempo del previsto. La famiglia Cantone è una famiglia numerosa e stravagante. Un ensemble di mine vaganti. Il padre Vincenzo (Ennio Fantastichini) è un uomo dalla visione oscurantista, molto legato alle apparenze, la madre Stefania (Lunetta Savino) è una donna che si lascia soffocare dalle convenzioni borghesi, zia Luciana (Elena Sofia Ricci) è la single di famiglia, un po’ folle e perennemente alticcia, la nonna (Ilaria Occhini, Carolina Crescentini negli inserti onirici che riconducono alla sua gioventù) è colei che racchiude il senso della storia: nonostante il peso delle convenzioni abbia schiacciato anche la
sua esistenza, non ha mai rinunciato a pensare che nessuno ha diritto di dire all’altro cosa fare, ciascuno deve sbagliare per conto proprio, solo così ci si può sentire davvero liberi. Energia, entusiasmo, cast indovinato e una trama intrigante sono gli ingredienti che hanno determinato il successo dell’ottava pellicola del regista turco Ferzan Özpetek. Liberato dalle regole di compostezza e dalle paure di scorrettezza, forse anche grazie alla presenza del co-sceneggiatore Ivan Cotroneo, Özpetek si butta alle spalle il cupo e poco convincente “Un Giorno Perfetto”, sua pellicola precedente, e si lascia andare alle esagerazioni e agli eccessi, mettendo in scena situazioni quasi farsesche che travolgono lo spettatore e lo conquistano attraverso un gusto umoristico esilarante. Gli attori danno il meglio di sé, diretti dalla sapiente mano di Özpetek, Riccardo Scamarcio decolla definitivamente, Ilaria Occhini ed Ennio Fantastichini si sono aggiudicati il David di Donatello 2010 come miglior attrice e miglior attore non protagonista.
Mine Vaganti (2010) Un film di Ferzan Özpetek Genere Commedia Produzione Italia Distribuzione 01 Distribution, Fandango Durata 116 minuti circa Ferzan Özpetek nasce a Istanbul nel 1959. Nel 1976 si trasferisce in Italia per studiare Storia del Cinema a La Sapienza di Roma. Dopo aver lavorato come aiuto regia di Massimo Troisi e Ricky Tognazzi, nel 1997 firma la sua prima regia con il film Il bagno turco (Hamam) che ottiene grande successo di critica e pubblico, presente alla 50° edizione del Festival di Cannes, nella sezione Quinzaine des Réalisateurs. Tanti i premi ottenuti nel corso della sua carriera. Dal 4 dicembre al 12 dicembre 2008 il MoMa di New York gli ha dedicato una retrospettiva, proiettando tutti i suoi sette film. È uno dei pochi registi italiani ad aver avuto questo onore. È uno dei pochi artisti internazionali a gestire personalmente il suo sito web ferzanozpetek.com. A cura di Alessandra Recchia
Spazio Giovani
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Un’estate al mare? No meglio lavorare Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1972
Cosa faranno tra poche settimane tanti giovani molfettesi. Sono sempre di più i giovani che col sopraggiungere della stagione estiva riescono a sfatare lo stereotipo della gioventù fannullona e senza preoccupazioni. Infatti i ragazzi iniziano ad informarsi per trovare degli impieghi estivi che consentano loro non solo di racimolarsi un gruzzoletto per soddisfare le spese quotidiane ma anche di potersi dedicare alla movida estiva fatta di danze sfrenate, bevute e bagni a mezzanotte. Ed ecco che le strade si affollano di ragazzi e ragazze che entrano ed escono dai negozietti di abbigliamento, gioiellerie, bar, pub, pizzerie e quanti possano assicurare una paga più o meno soddisfacente. Talvolta il responso del datore di lavoro è positivo, altre volte no, però i giovani risollevatisi dalla delusione e, con fare tipicamente giovanile, ritentano e provano al negozio accanto: alla fine si riuscirà a
trovare qualcosa! Sicuramente non tutti i giovani hanno questa voglia matta di lavorare ma da un sondaggio è emerso che la buona parte dei giovani desiderosi di un impiego appartengono alla classe medio bassa e, magari, più che soddisfare bisogni personali, sono animati dal pretesto ben più nobile di contribuire alle entrate della famiglia. Alcune volte, però, l’intraprendenza e la voglia di es-
Sudore e spensieratezza: giovani a lavoro Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1973
Chiudono le scuole e tutti sono a caccia della occupazione estiva.
D’estate si possono scorgere qui a Molfetta, visi stanchi dietro banconi di bar, scontrini registrati da mani senza calli, mance donate a volte solo per tenerezza o ancora fiori e torte ricevute mediante ragazzi la cui età va dai 15 ai 17 anni. È questa la realtà che un po’ ovunque contraddistingue il periodo estivo di quasi ogni città meridionale. Bar, pub, fiorai, pasticcerie, macellerie son sempre più colme di giovani che vanno lì “per cercar fortuna” come dicevano gli emigrati italiani. Spesso i soldi chiesti per le ricariche ai cellulari, per il sabato sera, per le feste o i compleanni o ancora per l’acquisto di un motorino si ammucchiano e vanno a
sommarsi a spese a cui pensano esclusivamente mamma e papà, gli stessi mamma e papà per cui avere un po’ più di soldi in tasca non è tanto un’esigenza, come per la maggior parte di coloro che mandano i figli a lavoro, ma è quasi un modello educativo affinché il figlio possa capire quali erano i “loro tempi” e come era difficile viverli, come se in qualche modo servisse ad avvolgere il nastro della loro vita. Solo pochissimi dei giovani coinvolti sono coperti da assicurazione e dunque la maggior parte lavora “a nero” perché altrimenti per il proprietario ci sarebbero ulteriori spese da dover affrontare. Forse i soldi non comprano la felicità, ma acquistano tutto il resto, dunque cercare di capire da dove pende, in questo caso l’ago della bilancia è davvero difficile. Guadagnare qualcosa in giovane età per poter capire “il valore” dei soldi fin da piccoli, magari per poi adoperarli nell’acquisto di libri e non di sigarette è qualcosa da valorizzare ed, anche se è vero che tutti quei piatti rotti o quei bicchieri riversati servono all’inizio a far esperienza, è giusto capire che la spensieratezza dei sedici, non ritorna più ai cinquant’anni. Che sia giusto o no, questa questione rimane una realtà ogni estate. Gaetano de Virgilio
sere autonomi dei giovani viene tradita da fantasmi con una faccia, un nome, un cognome e un negozietto o un’attività ben identificati. Questi sono i piccoli o grandi commercianti, i borghesi di turno che riescono a farla in barba a dei lavoratori inesperti. Infatti durante il periodo estivo a crescere non è solo il numero di assunzioni, quelle fatte legalmente, ma anche il numero di licenziamenti alcune
volte ad opera degli stessi giovani, altre volte ad opera degli “innominabili fantasmi”. I pretesti più ricorrenti utilizzati dai datori di lavoro sono “non era portato per questo mestiere”, oppure “non attirava la clientela”; per non dire che hanno promesso l’impiego a qualcun altro o, magari, per negare la richiesta dei giovani di essere regolarmente assicurati. Il motivo, invece, per cui molti giovani abbandonano il loro lavoretto è che questo la maggior parte delle volte anziché lavoretto si rivela un vero e proprio lavoraccio estenuante e pesante tanto che sembrerebbe che le rivendicazioni sindacali non ci fossero mai state. Alcuni giovani, pertanto, si ritrovano nuovamente senza lavoro, con una brutta reputazione di nullafacenti e un’estate da affrontare gravando sulle finanze di mamma e papà. Gianfranco Inglese
La “top four” Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1974
Le occupazioni preferite per l’estate. L’estate è imminente, la chiusura delle scuole anche. E i giovani si ritrovano “disoccupati” da un giorno all’altro. Ecco che, per occupare le loro giornate, racimolando qualche soldo, e per fuggire dalla monotonia quotidiana, si impegnano in qualche lavoretto estivo. La capolista delle occupazioni, quella a grande richiesta, la più quotata è senza dubbio quella da animatore: un’esperienza giovanile ritenuta senza paragoni poiché permette di evadere dalla realtà cittadina, di conoscere gente nuova e di mettere alla prova se stessi. Sì, sono vere e proprie prove quelle a cui vengono sottoposti i ragazzi che optano per questa strada. Ore ed ore di prove, spettacoli, organizzazione di giochi per la clientela, mini club, acquagym, palestra, sala bellezza, tornei. Tutto questo pacchetto per circa 300 euro mensili, per un totale a stagione di poco più di mille euro. Al secondo posto nella classifica si posiziona il lavoro del cameriere: richiesto
soprattutto, ma non solo, da ragazzi che frequentano un istituto alberghiero, quindi, già educati a certe attività, che però non spaventano i meno esperti, coloro che quindi “improvvisano”. Segue l’attività prettamente femminile di baby sitter. Un lavoretto part-time che permette una paga adatta a soddisfare a malapena la ricarica al cellulare e qualche uscita con gli amici. Un po’ fuori moda, forse sarebbe il caso di dire fuori commercio, il commesso. Un tempo era il lavoro a portata di tutti poiché non richiedeva di allontanarsi dalla propria città, disobbedendo al permesso di mamma e papà e garantiva uno stipendio accettabile. Oggi invece il calo registrato è dato dall’incombente crisi e dal fatto che è un’attività a tempo pieno, che porta via l’intera giornata, sacrificando la libertà della vita adolescenziale e la spensieratezza delle tintarelle balneari. Maria Sancilio
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Sport
giovedì 13 maggio 2010
Delusione Liberty Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1975
Biancorossi fermati dal Trani nella doppia sfida valida per la finale play off. Un finale di stagione amaro per le compagini sportive molfettesi ancora impegnate nei rispettivi tornei. La delusione minore è quella che arriva dall’Azzurra Volley di patron Vincenzo Giancaspro. Le ragazze impegnate nel campionato di B2 nazionale, per la prima volta nella storia del giovane sodalizio, hanno a lungo fatto sognare i tifosi che vedevano ad un passo la qualificazione per i play off promozione. Un traguardo che avrebbe trasformato in stratosferica una stagione che invece è stata “solamente” straordinaria. Nelle ultime due gare le “azzurre” hanno comunque portato a casa cinque punti frutto della vittoria al tie break conquistata il primo maggio a Taranto e del 3 a 1 centrato in casa contro la Volley Altamura. Archiviata questa entusiasmante stagione i vertici societari sono già impegnati per programmare la prossima, partendo da buona parte del gruppo di atlete che si sono distinte quest’anno e provando a migliorare ulteriormente lo spogliatoio magari per centrare la promozione in B1. In B1, sponda maschile, dovrà invece restare la Pallavolo Molfetta. La squadra biancorossa partita con i favori del pronostico e con l’ambizione di riconquistare un posto in A2 non è riuscita
nemmeno ad approdare agli spareggi promozione. Troppi punti persi per strada in un campionato che bisogna dimenticare al più presto per tentare di centrare l’obiettivo nella prossima stagione. Nelle ultime due uscite i biancorossi hanno vinto altrettante volte: sempre per 3 a 0, prima nell’ultimo incontro casalingo della stagione giocato contro il Casoria, poi nell’ultima di campionato facendo visita all’H. Gela. La delusione più cocente giunge invece dalla Liberty (Bari) Molfetta. La corazzata del presidente Nicola Canonico, costruita nella scorsa estate per vincere tutto, alla fine non ha vinto proprio nulla. Una vera disfatta anche in considerazione dei denari che il patron venuto da Palo del Colle ha distribuito a destra e a manca. Magari premiando
più delle semplici comparse dal nome altisonante che coloro che per la maglia biancorossa hanno sofferto e lottato in ogni momento. Nella doppia finale dei play off regionali contro il Trani, la Liberty ha fatto tutto da sola: inferno, paradiso e di nuovo inferno in soli 180 minuti. A cominciare dalla gara di andata (al temine della quale si sono registrati gravi incidenti tra le tifoserie con un tifoso del Trani e due carabinieri rimasti feriti) vinta per 2 a 1 dopo essere stati in svantaggio fino a pochi minuti dalla fine. Una magia di Corrado Uva, l’ennesima della stagione, e un colpo di fortuna di Pablo Suarez avevano consegnato la vittoria ai molfettesi. Sette giorni dopo, nella sfida di ritorno (disputata a Mandria, in campo neutro e a porte chiuse) la Liber-
ty poteva così contare su due risultati utili su tre: vittoria o pareggio e le porte degli spareggi nazionali si sarebbero spalancate. Ed invece niente è andato per il verso giusto anche per colpa di un allenatore, il “tranese” Nicola di Leo, che nelle settimane di permanenza a Molfetta non si è fatto notare in nessun modo. Il mister nella gara di ritorno ha avuto la geniale idea di provare a non prendere gol… e anche a non farne. E così ecco la brillante idea di tenere in panchina l’unico vero attaccante che questa squadra abbia avuto quest’anno: il molfettese Corrado Uva. Lui a soffrire mentre in campo i fenomeni argentini non facevano nemmeno il solletico al portiere tranese. Anzi, erano proprio i traesi che riuscivano a segnare il gol che valeva il superamento del turno al 92’ sfruttando una dormita generale della difesa biancorossa. Si chiude così il sipario su una stagione in cui tutto poteva essere e nulla è stato. Adesso bisognerà capire cosa deciderà di fare il presidente Nicola Canonico: trasferirsi armi e bagagli in un’altra città oppure restare a Molfetta e costruire una squadra che sappia veramente essere la corazzata invincibile? Una domanda che molto probabilmente troverà risposta nel giro di poche settimane.
Brillanti risultati per la Libertas
Divertirsi tifando “City”
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Atleti medaglisti a Roma e Molfetta.
Nasce a Molfetta una nuova società di calcio a 5.
Domenica 18 aprile si è svolto presso il palazzotto dello sport di Santa Marinella, in provincia di Roma, il terzo Campionato Italiano di “grappling”, manifestazione organizzata dalla Federazione Italiana di Grappling ormai riconosciuta dalla Federazione Olim-
pica Fjlkam. Sulla “materassina” si sono dati battaglia circa 200 atleti, tra questi alcuni rappresentanti della Libertas Molfetta, settore Ju Jitsu, allenati dal maestro Giovanni de Ceglia. La società molfettese ha ottenuto due ottimi risultati grazie all’atleta Flaviano Crelli, quarto posto nella categoria 80 kg e Cosimo Petruzzella anche lui al quarto posto nella categoria 90 kg. Soddisfazione è stata ovviamente espressa per i risultati raggiunti dal direttore tecnico de Ceglia. Sempre nella stessa giornata, questa volta nel palasport “Giosuè Poli” di Molfetta, si sono svolti i campionati regionali di stile libero. Ottime le prestazioni degli atleti molfettesi. Da segnalare i lottatori categoria “Esordienti”, Dario de Ceglia, medaglia di bronzo, Antonio Scherza, medaglia d’argento, Marco Palombella, medaglia di bronzo e Michele Sigismondo, medaglia di bronzo. Soddisfazione è stata espressa da parte dei due maestri Maruo Sciancalepore e Tommaso Cilardi.
L’entusiasmo è già a mille eppure il fischio d’inizio ancora non c’è stato. Non si sa ancora su quale campo e contro quali avversarie, ma di certo si sa che al via del prossimo campionato regionale di calcio a 5 Serie C2 ci sarà una nuova compagine molfettese: la Molfetta City Futsal Club. A presiedere la neonata società sarà Leo Binetti, più noto come Leo “Bicò”. Accanto a lui due veri innamorati del pallone oltre che esperti giocatori: Nico “pizza” e Nico “smilzo”. E poi il segretario Fabio Tavella e il preparatore atletico Nicola Furio. Insomma tutti gli ingredienti per fare bene e divertirsi ci sono. E pian piano la “ricetta” assume sapori ben più marcati. È degli ultimi giorni la notizia dei primi arrivi in maglia “biancorossoblu”: oltre a Nico “pizza” e Nico “smilzo”, infatti, vestiranno la maglia della Molfetta City anche Luigi Minervini che dopo l’esperienza nel Real si rimette in gioco da molfettese tra i molfettesi e, clamoroso ritorno al calcio giocato, An-
tonio Mezzina che dopo anni vissuti a bordo campo in qualità di massaggiatore della Molfetta Calcio prima e del Liberty poi, torna ad indossare pantaloncini e scarpette per far vedere a tutti che lo stile e la qualità non sono certo passati con il passare del tempo. La Molfetta City punterà sulle risorse locali ed anche su un vivaio che si appresta a costruire grazie ad una scuola calcio che accoglierà i più piccoli che verranno affidati ad esperti del settore. Insomma l’avventura è partita: non resta che divertirsi assieme alla Molfetta City Futsal Club.
Sport
giovedì 13 maggio 2010
Cha cha cha... della segretaria... Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1978
Il Fatto Danza.
Il cha cha cha è una danza nata già nei primi del Novecento a Cuba, riconosciuta però sotto altri nomi, come ad esempio “mambo-rumba”, perché nei primi anni di formazione non presentava uno stile ben definito. Erano gli anni del danzon, del son, della rumba, che influenzarono notevolmente il cha cha, sia nella sua forma musicale che in quella danzante. Come già per atre danze, anche in questo caso, fu l’oppressione politica, la dittatura che suscitò nei cubani una gran voglia di divertirsi e ballare, quasi per alleviare la sofferenza interiore. Nel giro di pochi anni l’isola era piena di locali e anche gli stili di danza aumentarono notevolmente. Arriviamo così agli anni ’50, periodo in cui si ha la reale formazione e codifica del Cha cha cha, grazie anche all’apporto musicale di Enrique Jorrin, violinista e direttore dell’orchestra America. Ispirandosi alla sensualità e alla bellezza delle ragazze cubane, il maestro compose nel 1951 il brano “La Engañadora”, considerato in assoluto il primo Cha cha cha della storia. In realtà il violinista cubano quando creò questo nuovo ritmo, non sapendo che nome dargli, lo battezzò provvisoriamente “mamborumba”. Solo due anni più tardi decise di chiamare la sua creazione Cha cha cha, ispirandosi probabilmente al suono onomatopeico che provocavano i ballerini nel marcare con i piedi la caratteristica sequenza sincopata del triplo passo (chassé). Un altro ramo
di studiosi attribuisce la denominazione di questa danza al ritmo di sottofondo creato dal “ghiro”, uno strumento utilizzato tipicamente nei ritmi latini. Per quanto riguarda il ballo, i ballerini cubani solevano entrare sul quarto tempo, per marcare la sincope cha cha cha tra i tempi quattro e uno (questo nel conteggio da uno a quattro). Il movimento ritmico era quindi: quatro y un-dos-tres, mentre nella tradizione americana diverrà popolare la maniera di entrare direttamente sul primo tempo e marcare la sincope sul terzo e il quarto tempo (un-dos-tres y quatro). Tutto ciò a dimostrazione di come il ballo, cambiando latitudine, si trasforma adattandosi al gusto e al costume locale. Il Cha cha cha ebbe una grandissima popolarità fra i ballerini dell’epoca. Un enorme successo l’ottenne anche negli Stati Uniti, grazie alle innumerevoli incisioni dei portoricani Tito Rodriguez e Tito Puente, che seppero fare di questa danza una delle preferite di quella generazione. Si trattava di un ballo piuttosto semplice che si eseguiva prevalentemente in linea, con figure essenzialmente a “specchio”, composte da semplici giri a destra o a sinistra. Il suo ritmo allegro e contagioso alimentò però la creatività dei ballerini che cominciarono ad inserire figure sempre più fantasiose che spinsero i più virtuosi a riunirsi in circolo per eseguire la cosiddetta ”rueda de cha cha cha” dalla quale deriva quella che in futuro fu chiamata “rueda de casino”. Anche in Italia questo ritmo cubano seppe conquistare l’onore delle cronache e attorno ad esso si scatenò la stessa febbre che in passato aveva saputo suscitare il mambo. Brani come il “Cha Cha Cha della segretaria”, favorirono anche il nascere di un Cha Cha Cha nostrano che ci regalò numerosi successi discografici durante i favolosi anni ’60. Alberto Tridente
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PALLAVOLO Serie B1 Maschile E. Gela Atripalda Turi MOLFETTA Brolo Chieti Potenza Reggio Calabria Ortona Casoria H. Gela Galatina Blue College Catania Alberobello
Serie B2 Femminile 63 57 56 55 49 45 41 39 35 32 27 25 19 3 rit.
Sarno San Pietro V. Napoli Battipaglia MOLFETTA Arzano L. Potenza A. Benevento V. Altamura A. Potenza V. Benevento Oria L. Altamura Taranto Acquaviva Salerno
75 71 69 64 62 62 47 45 38 36 34 33 32 28 24 -3
Motoclub: divertimento su due ruote Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1979
La sede di Molfetta pronta ad accogliere nuovi soci.
In sella alle due ruote verso una nuova e avvincente realtà da scoprire all’insegna dell’aria aperta, del divertimento e dell’avventura. È questo quello che propone il “Motoclub Molfetta” a quanti vorranno avvicinarsi al mondo adrenalinico e senza confini della moto. Un mondo che va ad abbracciare ogni angolo conosciuto toccando terra, mare e monti e che si pone come forma di evasione dalla noiosa e sistematica routine quotidiana. La moto è un mezzo che permette di andare ovunque, di fondersi con la natura, di sentire la forza del vento sul proprio volto, di volare con la fantasia, di socializzare, di sognare, di sentirsi liberi. La meta non è fondamentale ma importante è andare e basta. Le prerogative del Motoclub Molfetta partono proprio da questi invidiabili presupposti. Il club si trova in via Palmiro Togliatti all’interno del “PalaPoli”. Per tutto il periodo estivo sono previste scampagnate in moto fuori porta e numerosi raduni a Molfetta come in altre città. Il tutto all’insegna del buon divertimento giornaliero e delle spensierate
serate che contraddistinguono la bella stagione. Uno di questi il “3° LA.S.E. Angels”, della durata di due giorni, si svolgerà fra il 26 e il 27 giugno presso le piscine dell’agriturismo Gardenia a Molfetta. Le finalità di tutti gli eventi collegati al Motoclub Molfetta sono senz’altro quelle di approfondire l’amicizia e la solidarietà, principi strettamente legati al mondo delle due ruote. L’associazione è inoltre affiliata alla Federazione Motociclistica Italiana e al C.O.N.I. Ai suoi soci il Motoclub è in grado di offrire un considerevole abbattimento dell’assicurazione R.C. siglata per una moto o per uno scooter da persone che abbiano compiuto almeno vent’anni, la riparazione e il traino del veicolo in viaggio verso moto raduni federali, una rivista mensile dedicata, un portachiavi federale e la ricezione di SMS informativi circa gli imminenti raduni e le uscite. Le iscrizioni sono aperte a tutti senza limite di età e possono essere effettuate presso la sede del Motoclub. Francesco Tempesta
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il Fatto Tour
giovedì 13 maggio 2010
Buena Vida con Il Fatto Tour, 8 +! Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1980
Con l’ottava tappa effettuata venerdì 7 maggio presso il Blues Cafè si conclude l’itinerario de Il Fatto Tour, versione invernale ideato e realizzato da Buena Vida Events che dal 4 dicembre 2009 è stato ospitato nei “melting pot” ovvero nei principali luoghi di incontro giovanile a Molfetta. Ogni serata è stata caratteristica per il clima che si è creato, per la suggestività del luogo, per le caratteristiche del locale, per l’ospitalità di tutto lo staff che ha fatto gioco di squadra con risultati ben evidenti.
sono tutti gli ingredienti e i presupposti per nuovi progetti che sono in cantiere e allora: Buena Vida, Buena Vida a tutti, Buena Vida! A tra poco… Hanno collaborato attivamente nel tour anche: Luigi “Spenk” De Gennaro, Claudio Nappi, Francesco Racanati, Gianni Gadaleta, Donato Colasante, Marcello Brattoli, Pasquale Sasanelli, Marilena & Mariagrazia, Marilena Farinola, Danilo Sancilio, Giulio Cosentino, Davide Mezzina, Enrico Giovine, Antonio Mastromauro. Parlare di numeri sarebbe riduttivo e significherebbe sminuire un “diario di bordo” intenso e il valore di chi ci ha creduto fino in fondo contro l’idea che nella nostra città non si può far mai nulla perché non ci sono strutture, le persone vanno nei paesi limitrofi, qui ci si annoia; possiamo quindi confermare l’esistenza di giovani schegge intelligenti che fanno della loro passione una community reale e non virtuale che sia da propulsore per altre iniziative. Non pochi sono i ringraziamenti che vanno
in primis a tutti coloro che non ci hanno creduto perché hanno dato la forza di fare sempre meglio, a tutti coloro che hanno presenziato anche ad una sola tappa e quelli che le hanno presenziate tutte anche dai paesi limitrofi, gli intervistati, i partecipanti al concorso fotografico “Mi piace”, gli ideatori del tour, tutto il collettivo Buena Vida, la redazione del giornale con presentatori e presentatrici, il d.j., le animatrici, i titolari dei locali con i loro staff, gli abitanti di Molfetta. Fatto il bilancio, ci
Oltre la Realtà
giovedì 13 maggio 2010
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I segreti di Marte Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1981
foto 1
La vita ha mai popolato Marte? E se mai lo avesse fatto potrebbe esserci ancora? Sono quesiti a cui ancora nessuno, nonostante le numerose e costosissime ricerche, riesce a dare o non vuole dare una concreta risposta. Da quando il Pianeta Rosso è diventato oggetto di studio di noi terrestri, sono state tante le prove catalogate, tangibili e non, della reale presenza sulla sua superficie di una sorta di forma di vita. Fra gli scienziati soltanto in pochi si sono esposti sostenendo la tesi della vita su Marte e per una serie di coincidenze tutti sono stati destituiti dal proprio incarico. Al giorno d’oggi annunciare al mondo che non siamo gli unici abitanti dell’Universo, come molti egocentricamente pensano, sarebbe un duro colpo per tutti i falsi miti raccontati dai libri di scuola e da quelli universitari ma sarebbe soprattutto una botta tremenda per tutte le religioni del Pianeta che ne vedrebbero minate la basi delle proprie origini. Ma ci sono moltissime altre motivazioni per cui non verrà mai ammessa la presenza di razze diverse da quella nostra nell’immenso Universo, ragioni complesse che vanno al di là di ogni immaginazione. La cosa certa sta nel fatto che è molto ma molto più probabile avere dei fratelli alieni che vivono su qualche altro pianeta a centinaia di migliaia di anni luce dalla Terra che non averne affatto. Veniamo a Marte. Il 25 luglio 1976 veniva fotografato per la prima volta dalla sonda spaziale Viking 1 uno strano rilievo sul foto 4
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Pianeta Rosso. Si trattava del celeberrimo “Volto su Marte” detto anche “Volto di Cydonia” (Foto 1). La particolarità di questo altopiano sta nel fatto che raffigura un volto umano. Naturalmente i pareri degli scienziati sono discordi nel giudicare quest’anomala formazione che a prima vista non avrebbe nulla di naturale in quanto sembrerebbe essere stata manipolata artificialmente. Uno dei tanti esperti di Marte Ennio Piccalunga, nel suo libro “Ossimoro Marte”, pone in stretto collegamento il Volto di Cydonia con alcune tavolette sumere tradotte dall’assirologo Zecharia Sitchin. Secondo i Sumeri il popolo terrestre discenderebbe direttamente dagli Annunaki, una civiltà proveniente dal pianeta Nibiru che decine di migliaia di anni fa sarebbe transitato molto vicino alla Terra. Sulle tavolette sumere in questione è narrato il processo al deposto Re di Nibiru Alalu, condannato all’esilio su Lamhu, altro nome con cui veniva definito Marte. Sul Pianeta Rosso Alalu trovò la morte nonostante l’assistenza del suo fedele servo Anzu. Il corpo de Re venne tumulato in una grotta all’interno di una collina. Quando dopo moltissimi anni gli Annunaki tornarono su Marte trovarono il servo Anzu moribondo e lo rianimarono. Successivamente in onore del Re Alalu, sepolto sotto la collina, gli Annunaki scolpirono il suo volto sull’altura stessa. Il servo Anzu fu proclamato Re di Lamhu (Marte) e successivamente fu creata una stazione di
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passaggio sul Pianeta Rosso. Che sia di Alalu il volto su Marte? Nel 2002 è stato reso pubblico che su Marte sono stati rilevati tramite lo spettrometro grandi quantitativi di idrogeno, segno inequivocabile della presenza di ghiaccio sotto il terreno. Nel 2004, invece, durante l’esplorazione dei due rover Opportunity e Spirit la Nasa ha annunciato che sono state fotografate alcune rocce che sicuramente in passato erano immerse in un bacino d’acqua salata, probabilmente un mare. La presenza di acqua è inequivocabilmente un importante sintomo della presenza di vita sul Pianeta. Gli stessi rover nel 2007 hanno immortalato un’immagine, diffusa nel gennaio del 2008, abbastanza inquietante (Foto 2). Si tratta di una formazione rocciosa molto simile ad una statua dalle sembianze umane. La figura in oggetto ha naturalmente suscitato reazioni più o meno discutibili nel mondo della scienza ma finora nessuno ha mai fatto chiarezza sulla sua reale origine. Si tratta comunque di un’anomalia della roccia che continuerà a far discutere sino a che non si sbarcherà materialmente su Marte. Continueranno a far discutere anche le immagini del presunto teschio alieno presente sul terreno (Foto 3). A prima vista sembrava una normale roccia ma con i dovuti ingrandimenti le cose sono cambiate. Di cosa si tratterà realmente? Negli ultimi mesi invece sono state diffuse le incredibili immagini in cui compaiono sulla superficie di Marte foto 5
quelli che dovrebbero essere i resti di antiche Ziggurat (Foto 4) molto simili a quelle Sumere. Secondo un normale calcolo delle probabilità è impossibile una simile conformazione naturale e spontanea senza un evidente intervento artificiale. Ancora un collegamento con i Sumeri, un popolo che nonostante la distanza temporale dalla nostra epoca ne sapeva quanto noi se non più di noi dell’ignoto e immenso mondo al di sopra delle nostre teste: lo spazio. Alcuni giorni fa è arrivata l’alquanto shoccante notizia che la sonda spaziale europea ha fotografato su Marte un’enorme miniera a cielo aperto (Foto 5). L’immagine mostra chiaramente una zona rocciosa le cui pareti sono lavorate in maniera simmetrica e diversi terrazzamenti che non hanno nulla di naturale. Ma la cosa che ha lasciato sbalorditi gli studiosi è stata la scritta visibili nella stessa immagine composta da caratteri simili a quelli di una scrittura utilizzata sulla Terra nell’antichità (Foto 6). Dopo le analisi di alcuni semiologi il risultato emerso è stato quello che i caratteri si avvicinano molto a quelli tipici della scrittura sumera. Molti particolari confermano come le storie incise sulle tavolette migliaia di anni fa dai Sumeri non sono affatto infondate. Si tratta di scoperte che se confermate potrebbero riscrivere la storia ma gli uomini propensi a farlo sono troppo pochi. Francesco Tempesta foto 6
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Lavoro in chiaro
giovedì 13 maggio 2010
L’Arma dei Carabinieri recluta 1552 allievi Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1982
Nuova possibilità di lavoro nell’Arma dei Carabinieri. Pubblicato, infatti, sulla Gazzetta Ufficiale - 4^ Serie Speciale, n. 34, del 30 aprile 2010 il Bando di Concorso per il reclutamento di 1552 Allievi Carabinieri Effettivi in ferma quadriennale riservato ai volontari delle Forze Armate in ferma prefissata di un anno. Questo concorso pubblico, che si svolgerà per esami e titoli, vedrà il reclutamento di 1552 allievi carabinieri effettivi in ferma quadriennale è sarà rivolto ai volontari in ferma prefissata di un anno (VFP1) ossia in rafferma annuale, in servizio o in congedo, con le seguenti modalità: n. 1232 sono le unità da inserire direttamente nell’Arma dei Carabinieri dopo aver concluso la ferma di un anno in qualità di volontario nelle Forze Armate (VFP1); n. 320 sono le unità da inserire nell’Arma dei Carabinieri dopo aver terminato la ferma di quattro anni in qualità di volontario nelle Forze Armate (VFP4). Uno dei requisiti principali, indicati nel bando di concorso, è il seguente: essere volontari in ferma prefissata di un anno delle Forze armate (VFP1) in servizio da almeno 6 mesi, ovvero in rafferma annuale ovvero collocati in congedo a conclusione della prescritta ferma. Attenzione: le domande di partecipazione al concorso dovranno essere presentate on-line andando sul
sito www.carabinieri.it, area concorsi. La possibilità di procedere con la modalità di partecipazione on line è attivata dal 1 maggio 2010 al 31 maggio 2010, bisogna seguire attentamente le istruzioni fornite dal sistema informatizzato (questo metodo di presentazione delle domande non comporta più, quindi esclude, la spedizione delle medesime tramite lettera raccomandata con ricevuta di ritorno). Attenzione: solo nell’eventualità di un’avaria del sistema informatizzato e/o per indisponibilità di una connessione ad internet, si avrà la possibilità di inviare la domanda di partecipazione al concorso anche in forma cartacea compilando il modulo allegato al bando e spedita, con raccomandata A/R, al “Comando Generale dell`Arma dei Carabinieri - Centro Nazionale di Selezione e Reclutamento - Ufficio Reclutamento e Concorsi - viale Tor di Quinto n.119, 00191 Roma”. Si raccomanda la consultazione del bando di concorso sul sito ufficiale www. carabinieri.it al fine di realizzare una corretta formulazione della domanda di partecipazione. “Quel che rende l’uguaglianza una questione così difficile è che la vogliamo solo con chi realmente ci è superiore.” Henry Becque
Tante nuove assunzioni per laureati in farmacia, Ctf e ingegneria economica. Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1983
In questo periodo tanti grandi aziende del calibro di Chiesi, Auchan, Coop, Il Gigante, Dompè, J&J, e Medtronic sono in fase di selezioni di personale ricercando ben 1500 laureati in farmacia, Ctf, ingegneria ed economia. Grazie alla liberalizzazione della vendita dei farmaci da banco all’interno di supermercati e nei grandi centri di distribuzione oggi i laureati in farmacia e discipline simili possono contare su un certo aumento di offerta lavorativa in questo settore. Anche grazie alle nuove formule universitarie, i neolaureati hanno la possibilità di inserirsi in altri ambiti come quelli del marketing e delle vendite in alternativa alla tipica professione del farmacista. La Coop ne inserirà 10 per organizzare nuovi punti della salute. Anche aziende come Auchan e il Gigante si apprestano, dopo aver effettuato una prima inclusione di 120
nuove unità lavorative, ad effettuare altre 20 nuovi ingressi. Di grande rilievo le assunzioni per la Dompè, inerenti i settori di direzione medica, marketing e manageriale. Altre importanti aziende sono Medtronic che procederà all’inserimento di 20 unità tra laureati in farmacia, economia e ingegneria. Queste figure collaboreranno con il personale medico. Anche il colosso Johnson&Johnson Medical ricerca nuovo personale, creando numerose opportunità di stage e assunzioni nell’ambito delle vendite. Un altro colosso farmaceutico come Chiesi Farmaceutici, invece, è alla ricerca di 13 laureati in farmacia, ctf, per inserirli nella ricerca e sviluppo. Nei prossimi numeri de “il Fatto” vi forniremo ulteriori dettagli sulle modalità di candidatura per tutte le posizioni di lavoro ricercate da queste singole aziende.
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Cercasi con Urgenza Camerieri e Addetti in Cucina per Pizzeria di Andria. Per maggiori informazioni rivolgersi all’Ufficio Informagiovani del Comune di Andria, Viale Venezia Giulia, 133 - Tel. 0883 59.20.62 Fonte diretta: http://62.149.240.139/informagiovani/ FASHION DISCRICT - GAS FACTORY Siamo alla ricerca, di un commesso/a, con eventuali esperienze pregresse (dimostrabili con referenze), preferibilmente nel campo della jeanseria o nel casual. Inserimento in un contesto dinamico e stimolante. Tutte le candidature devono pervenire a mezzo mail con allegato: -CV -Foto del candidato/a -Lettera di presentazione. La mail per la candidatura è exagonjob@email.it. Tutte le candidature sprovviste degli allegati richiesti saranno ritenute nulle. Fonte diretta: http://www.gasjeans.it
BEATLES PUB Beatles Pub cerca personale con o senza esperienza per la stagione estiva. Per info: Beatles Pub, lungomare Colonna 122, Molfetta. ELIANTO La Elianto srl ricerca per il proprio call center in Molfetta OPERATORI/TRICI TELEFONICHE per la vendita dei propri prodotti. Si offre Contratto a Progetto, formazione professionale, ambiente giovane e dinamico e possibilità di assunzione a tempo indeterminato. Possibilità di Part-Time. Inviare curriculum a: info@olioelianto.it, fax: 080-3343113, tel 080-3351242, Via Don Minzioni, 3/31 - Molfetta (BA), www. olioelianto.it. TECNA SAS La TECNA SAS, azienda meccanica, per ampliamento organico
cerca operai specializzati e/o da formare previo regolare periodo di apprendistato. Per info inviare CV all’indirizzo S.P. Terlizzi/ Mariotto 7, 70038 Terlizzi, o a mezzo fax al numero 080-351229. Per info chiamare lo 080-3542837 o recarsi presso la sede all’indirizzo sopra indicato. PLAYA DEL SOL Ricerca personale qualificato con esperienza per la nuoca stagione: pizzaiolo, cuoco, aiuto cuoco, cameriere e factotum. Per info: telefonare al 348/9354757 IL CIBO DEGLI DEI Il ristorante “Il Cibo degli Dei” - Molfetta seleziona personale di cucina e sala per la stagione estiva. Per info contattare al numero 392 99 68 233 o inviare il curriculum vitae all’indirizzo: info@ilcibodeglidei.com
Per inserire un’offerta di lavoro basta inviare il testo con l’inserzione alla nostra e-mail: editore@ilfatto.net
giovedì 13 maggio 2010
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www.i lfa t t o .net
IL FATTO è disponibile in questi esercizi ogni 15 giorni, puntuale come sempre il giovedì. Antica Salumeria del Centro - Via De Luca, 7 Bar Arcobaleno - Banchina San Domenico Bar Astoria - Corso Umberto I, 16 Bar Belvedere - lungomare Marcantonio Colonna Bar Caffetteria Paninoteca Grease - Via Molfettesi d’Argentina, 75 Bar Camera Cafè - Via XX Settembre, 43 Bar Cavour - Corso Fornari, 47 Bar Cin Cin - Corso Dante Alighieri, 30 Bar Degli Artisti - Via Gesmundo, 4 Bar Del Ponte - Via Ruvo, 18 Bar Europa - Via F. Cavallotti, 33/35 Bar Fantasy - Via Pio La Torre, 33 Bar Fausta - Corso Umberto I, 150 Bar Football - Via Ugo La Malfa, 11 Bar Giotto - Corso Margherita di Savoia, 91 Bar Haiti - Via San Domenico, 42 Bar Ideal - Via Terlizzi Bar Kennedy - Via Edoardo Germano, 49 Bar La Caffetteria - Via A. Salvucci, 46 Bar La Favola Mia - Via Baccarini, 35 Bar La Fenice - Corso Umberto I Bar London - Via Terlizzi, 6 Bar Mary - Corso Umberto I, 122 Bar Mezzina - Via Luigi Einaudi, 6 Bar Miramare - Via San Domenico, 9 Bar Mirror - Via Capitano Manfredi Azzarita, 124 Bar Mixer Cafè - 6^ strada ovest Lama Martina Bar Mongelli - Via Baccarini, 35 Bar Peter Pan - Via Vincenza Alma Monda, 48 Bar Rio - Via Bari, 92 Bar S. Marco - Corso Umberto I Bar Settebello - Via A. Salvucci, 28 Bar Seven - Via Edoardo Germano, 33 Bar Seventy - Via Tenente Michele Silvestri Bar Sottocoperta - Piazza Giuseppe Garibaldi Bar Stazione - Piazza Aldo Moro Bar Sweet - Piazza Giuseppe Garibaldi, 32 Bar Toto - Corso Fornari, 73 Bar Universo - Corso Umberto I Betty Paige - Largo Municipio, 6
Biglietteria regionale FS - Piazza Aldo Moro Blues Cafè - Corso Dante Alighieri, 49 Buffetti - Piazza G. Garibaldi, 60 Caffe Al Duomo - Banchina Seminario, 10/12 Caffè Colorado - Via Guglielmo Marconi Caffè Metropolis - Via Cap. G. De Gennaro, 16 Caffè Silver - Via Framantle 19/i Caffetteria Gonzaga - Via Piazza, 23/25/30 Caffetteria Manhattan - Viale dei Crociati Caffetteria Roma 2 - Banchina San Domenico Caffetteria Venere - Via Martiri di Via Fani, 6 Calì Caffè - Via Giacomo Puccini, 7 Casa di riposo “Don Grittani” - Via Don Minzoni Coffee Room - Viale Pio XI, 9 Comune Di Molfetta - Piazza Vittorio Emanuele, 9 De Pinto - Via Edoardo Germano, 39 Edicola - Viale Pio XI Edicola - Via Tenente Michele Silvestri Edicola - Via Palmiro Togliatti Edicola - Piazza Giuseppe Garibaldi Edicola - Corso Dante Alighieri Edicolandia - Via Principe Amedeo, 45 Edicola delle Rose - Via Gen. C. A. Dalla Chiesa Edicola Gigotti - Via Bari, 74 Edicola Grosso - Via Don Pietro Pappagallo Edicola L’Altra Edicola - Via Terlizzi Edicola Sciancalepore - Via Madonna dei Martiri Edicola Sciancalepore - Piazza Cappuccini Euro Caffè - Via San Francesco d’Assisi Farmacia Grillo - Via S. Angelo, 37 Flory’s Caffè - Via Poli Generale Eugenio, 3 Giotto Cafè - Corso Margherita di Savoia, 91 Green Bar - Via Baccarini, 111 Gruppo FAMM Immobiliare - Via De Luca, 15 Guardia di Finanza - Madonna dei Martiri Istituto Professionale Alberghiero Di Stato Corso Fornari Istituto Professionale Di Stato Per Le Attivita Marinare - Via Giovinazzo Istituto Professionale per i Servizi Turistici “A. Bello” - Viale XXV Aprile
Istituto Tecnico Industriale Di Stato “G. Ferraris” Via Palmiro Togliatti Le Chic J’Adore - Via Tenente Michele Silvestri, 69 Le Mimose - Viale Pio XI Liceo Ginnasio Di Stato “L. Da Vinci” - Corso Umberto I Liceo Scientifico Di Stato - Via Palmiro Togliatti Liceo Sociopsicopedagogico “V. Fornari” - Via Generale Luigi Amato Marilù Cafè - Via Tommaso Fiore, 38/40 Mattia’s Cafè - Corso Dante Alighieri Mondocasa - Piazza Effrem, 12 Music Cafè - Via Ten. Silvestri, 11 Note & Book - Via Tommaso Fiore, 24 Off Street - Piazza Giuseppe Garibaldi, 15 Panificio Annese - Via Cappellini, 28 Panificio Biancaneve - Via Molfettesi del Venezuela, 41 Panificio Biancaneve - Via De Luca, 59 Panificio Cangelli - Via Cap. T. De Candia, 49 Panificio Centrale - Via Respa, 40 Panificio D’Oro - Via Madonna dei Martiri, 51 Panificio de Gennaro - Via Cap. T. De Candia, 155 Panificio Don Bosco - Corso Fornari, 67 Panificio Don Bosco - Via Raffaele Cormio, 36 Panificio Europa - Via Rattazzi, 41 Panificio Il Cugino - Via Massimo D’Azeglio, 91 Panificio Il Cugino - Via Alessandro Manzoni, 91 Panificio Il Forno - Via Fremantle, 42 Panificio Immacolata - Via Cappellini, 28 Panificio Jolly - Viale Pio XI, 9 Panificio La Sfornata - Via Enrico Fermi, 19 Panificio Mulino Bianco - Via C. Giaquinto, 46 Panificio Non Solo Pane - Via Paniscotti, 44 Panificio Non Solo Pane - Via Gen. Poli, 13 Panificio Petruzzella - Via Bovio, 18 Panificio Posta - Via Ricasoli, 29 Panificio Rinascente - Via Nino Bixo, 25 Panificio Sant’Achille - Via Martiri di Via Fani, 15 Panificio Trionfo - Via Ten. Fiorino, 71 Parrocchia Della Cattedrale - Corso Dante Alighieri
Parrocchia Di San Corrado - Largo Chiesa Vecchia Parrocchia Immacolata - Piazza Immacolata, 62 Parrocchia Madonna Della Pace - Viale Xxv Aprile Parrocchia Madonna della Rosa - Via Gen. C. A. Dalla Chiesa Parrocchia S. Achille - Via A. Salvucci Parrocchia S. Bernardino - Via Tattoli Parrocchia S. Gennaro - Via Sergio Pansini Parrocchia S. Giuseppe - Via Aurelio Saffi, 1/d Parrocchia Sacro Cuore Di Gesù - Via Sella Quintino Parrocchia San Domenico - Via San Domenico, 1 Parrocchia San Pio X - Viale Antonio Gramsci, 1 Parrocchia Santa Famiglia - Via Papa Innocenzo VIII Parrocchia Santa Teresa - Piazza V. Emanuele, 3 Petito Cafe - S.S. 16 Molfetta-Giovinazzo Place Blanc Cafè - Piazza Margherita di Savoia, 4 Qbo Interior Design - Via Federico Campanella, 24 Stazione di rifornimento AGIP - Via Terlizzi Stazione di rifornimento AGIP - Via Giovinazzo Stazione di rifornimento API - Zona Industriale Stazione di rifornimento Madogas - Strada Provinciale Molfetta-Terlizzi, Km. 2.050 Stazione di rifornimento Q8 - Via dei Lavoratori – Zona ASI Swing Pub - Viale Pio XI, 21 Tabaccheria - Viale Pio XI, 55 Tabaccheria - Corso Dante Alighieri Tabaccheria - Via Madonna dei Martiri, 2 Tabaccheria - Via Baccarini, 67 Tabaccheria - Via Rossini, 12 Tabaccheria - Piazza G. Garibaldi Tabaccheria Edicola - Via Raffaele Cormio Tabaccheria Pansini - Via Roma 32 Tabaccheria Spaccavento - Via Bari, 68 Tabaccheria Veneziano - Via L. Azzarita, 65 Tabaccheria Veneziano - Via Madonna dei Martiri, 67 Totoricevitoria “Del Cuore” - Via Baccarini, 77
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Consigli per una sana alimentazione FACILE
DIFFICILE
SOLUZIONI
Sudoku (giapponese: su-doku, nome completo: Su-ji wa dokushin ni kagiru) è un gioco di logica nel quale al giocatore o solutore viene proposta una griglia di 9×9 celle, ciascuna delle quali può contenere un numero da 1 a 9, oppure essere vuota; la griglia è suddivisa in 9 righe orizzontali, nove colonne verticali e, da bordi in neretto, in 9 “sottogriglie”, chiamate regioni, di 3×3 celle contigue. Le griglie proposte al giocatore hanno da 20 a 35 celle contenenti un numero. Scopo del gioco è quello di riempire le caselle bianche con numeri da 1 a 9, in modo tale che in ogni riga, colonna e regione siano presenti tutte le cifre da 1 a 9 e, pertanto, senza ripetizioni. Fonte:(it.wikipedia.org)
A tavola in età avanzata
Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1984
Giuste scelte a tavola hanno un effetto benefico sull’organismo e possono migliorare la qualità della vita per chi non è più giovane. Con il passare dell’età, a causa dell’invecchiamento e delle modificazioni dello stile di vita, il nostro stato nutrizionale può cambiare: diventando anziani la massa magra si riduce, il metabolismo basale rallenta, il gusto si affievolisce così come la percezione degli odori e il senso della sete. Tutto questo può determinare uno stato di malnutrizione in un momento della vita in cui è particolarmente importante l’azione di tutti i nutrienti per ridurre il rischio di infarti, ictus, arterosclerosi, osteoporosi, ecc. A tutte le età è necessario prendersi cura del proprio corpo e in particolare nel momento in cui le sue difese naturali pian piano si riducono. E allora: anche a 70 anni è importante controllare il proprio peso regolarmente per non affaticare apparato respiratorio, cuore e ossa non più giovani; un’attività fisica moderata
come camminare, andare in bicicletta, fare giardinaggio o ballare porta ulteriore beneficio per il corpo e per la psiche; l’introito calorico rispetto a quello degli anni precedenti deve essere ridotto perché ci si muove di meno e si accumula più grasso; le 2 porzioni di verdura e 3 di frutta al giorno consigliate a tutti diventano ancora più importanti per controllare la glicemia e i livelli di colesterolo nel sangue in un’età in cui spesso risultano alterati; latte e derivati 1-2 volte al giorno perché l’assorbimento di calcio è ridotto; non più di un cucchiaino di sale da cucina al giorno per contrastare l’ipertensione; non sottovalutate l’importanza di almeno 1,5 litri di acqua al giorno, soprattutto ora che fisiologicamente avvertite meno lo stimolo della sete. Infine non dimenticate che se doveste avere problemi di masticazione basterà cambiare un po’ le ricette e preparare gli alimenti in modo adeguato: tritati, frullati, minestre e purea sono d’aiuto, nutrono lo stesso e facilitano la digestione. dott.ssa Annalisa Mira Biologa Nutrizionista Studio di Nutrizione e Alimentazione Tel. 080.335.45.29- 338.27.87.929
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Rollè di rombo e salmone fumè su crema di finocchi e pomodori canditi guarnito con vegetali croccanti Ingredienti • • • •
4 filetti di rombo 4 fettine di salmone fumè 600 gr di pomodori ramati 200 gr di spinaci
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200 gr di finocchio 50 gr di patata 1 gamberone Pepe e sale q.b.
Procedimento Per il rollè: sfilettare, lavare e asciugare il rombo. A parte, stendere le fettine di salmone fumè e sovrapporre il filetto di rombo, gli spinaci e il gamberone precedentemente sgusciato. Formare un rollè. Avvolgere il tutto prima in pellicola e poi in carta stagnola e bollire per 15 minuti circa. Per la crema: bollire finocchi e patate in mezzo litro di acqua e a termine cottura frullare il tutto. Per i pomodori canditi: bollire i pomodori per due minuti circa e raffreddarli in acqua e ghiaccio, successivamente spellarli e tagliarli in quattro parti. Adagiare su una teglia da forno e cucinarli a 60° per un’ora circa. Chef: Raffaele de Pinto
I CONS IGL I DELLO ZODIAC O ARIETE In queste giornate siete stati molto impegnati e ciò non vi è affatto dispiaciuto, in quanto lo avete trovato molto interessante. Avere una vita frenetica non vi dispiace insomma, l’importante è che troviate anche il modo per coltivare i vostri hobby.
LEONE Non dovrete colpevolizzarvi eccessivamente se nei giorni scorsi non siete riusciti a mantenere fede ad un progetto o ad un piano da voi stessi messo in piedi, poiché non sempre siete voi gli artefici di un insuccesso.
SAGITTARIO Potreste incontrare un vostro amico che avrà delle novità per voi che vi faranno piacere anche se non riguarderanno direttamente la vostra persona. Gioire per gli altri è un qualcosa che vi riesce e che fate con sincerità, per questo le persone che vi circondano, se hanno una buona notizia, corrono da voi per primi.
www.i lf at t o.n et IL FATTO Quindicinale gratuito di informazione
EDITORE Activa S.r.l. con unico socio
PRESIDENTE Giulio Cosentino e-mail: editore@ilfatto.net
TORO In questi giorni vi sentirete particolarmente riflessivi e tutto ciò andrà a discapito di coloro che vorranno da voi delle risposte celeri, ma che non potranno quindi ottenere. Rallenterete il vostro lavoro. Non abbiate paura di seguire il vostro istinto.
VERGINE Sarà importante dare spazio anche ai dettagli e cercare di capire per quale motivo essi siano necessari al fine della riuscita dei vostri progetti. In questo periodo tutto vi riesce più semplice, quindi sforzarsi per rendere tutto perfetto non sarà troppo complicato.
CAPRICORNO Dovrete essere molto propositivi in quanto potreste riuscire a portare a termine un progetto con successo e questo soltanto per merito del vostro impegno e la vostra tenacia. Un atteggiamento favorevole, però, darà ancora più risalto al’accaduto.
DIRETTORE RESPONSABILE Corrado Germinario
Collaboratori Angela Teatino, Pantaleo de Trizio, Isabel Romano, Lella Salvemini, Marilena Farinola, Francesco Tempesta, Annalisa Mira, Giordano Germinario, Beatrice De Gennaro, Gianfranco Inglese.
Registrato presso il Tribunale di Trani · aut. del 19 ottobre 2007 n. 17/07
GEMELLI Dovrete essere molto abili sul lavoro, soprattutto nei rapporti con i clienti, poiché sono questi che devono essere al centro della vostra attenzione. Se siete dei commercianti non potete non andare a loro favore, quindi cercate di essere gentili.
BILANCIA Dovrete cercare di essere molto più ragionevoli del solito. Anche se ritenete che qualcuno intorno a voi abbia commesso un errore, probabilmente non c’è necessità di evidenziarlo, non tanto perché non sia vero, quanto piuttosto perché non ce n’è motivo.
ACQUARIO Sarete molto propositivi e questo farà in modo che le persone che vi sono intorno si sentano anche loro più portate a dare il cento per cento, sia per ingraziarsi i vostri favori e la vostra complicità, sia perché la vostra vicinanza è come una cura.
REDAZIONE Via degli Antichi Pastifici, Zona Artigianale A/8 · Molfetta redazione@ilfatto.net
PROGETTO GRAFICO Vincenzo de Pinto
IMPAGINAZIONE Marcello Brattoli
STAMPA
CANCRO Dovrete essere più concentrati del solito, in quanto nel vostro lavoro pretenderà maggiore lucidità e più prontezza di riflessi. Se volete ottenere dei buoni risultati, quindi, non dovete permettere a nessuno di intralciare i vostri piani.
SCORPIONE È possibile che qualcuno non si comporti nel modo giusto con voi e che vi deluda. Tuttavia, non dovete disperare, in quanto dovete dare la possibilità a questa persona di rendersi conto del proprio errore e di tornare sui propri passi, chiedendovi anche scusa.
PESCI Non tutti vi sentirete allo stesso modo, in quanto alcuni saranno estremamente confusi, altri invece, estremamente positivi, anche non avendo chiaro quale sia il proprio futuro. Ovviamente è sempre meglio il secondo atteggiamento.
MASTER PRINTING S.R.L. VIA DELLE MARGHERITE 20/22 MODUGNO BA
CONCES. DELLA PUBBLICITA’ Ufficio Commerciale · tel. 080.3382096