w w w .i l f a tto.n et Molfetta
Quindicinale gratuito di informazione.
Politica
La nuova Azienda per i Servizi Municipalizzati secondo Mancini.
giovedì 27 maggio 2010
n° 61
Cronaca
Cultura
Sport
Rubava utilizzando la sua auto: arrestato dai Carabinieri.
Ancora un successo per gli eventi del “Maggio Molfettese”.
Torna a Molfetta l’appuntamento con l’Olimpia Club e la grande marcia.
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Speciale
E se domani... Amato condannato dal Tribunale
Marittimi ancora in protesta
È giunto a conclusione il processo presso il Tribunale di Trani a carico dell’ex assessore Pino Amato oltre che di Giovanna Guido, Pasquale Mezzina, Vito Pazienza, Gaetano Brattoli, Girolamo Scardino e Vincenzo de Michele. Per l’esponente dell’UdC è arrivata la condanna a 3 anni di reclusione.
È proprio il caso di dire che “le acque non si calmano” nel settore dei marittimi. A Molfetta il comitato Seagull prosegue nelle sue azioni di lotta rivendicando maggiore rispetto per i lavoratori del mare. Analoghe proteste sono in corso in altre città del Sud Italia.
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Primo Piano
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Amato condannato a 3 anni di reclusione Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1985
A Trani condanne anche per Giovanna Guido e Pasquale Mezzina.
È stata pronunciata nella mattinata di lunedì 24 maggio la sentenza di primo grado nel processo a carico di Pino Amato, Vito Pazienza, Gaetano Brattoli, Girolamo Scardigno, Vincenzo de Michele, Pasquale Mezzina e Giovanna Guido in corso presso il Tribunale di Trani. Il collegio giudicante ha condannato Pino Amato, Giovanna Guido e Pasquale Mezzina assolvendo invece Girolamo Scardigno, Gaetano Brattoli e Vito Pazienza. Pino Amato, all’epoca dei fatti contestati as-
giorni. Ad entrambi è stata concessa la sospensione condizionale e la non menzione della condanna. I tre sono stati anche condannati al pagamento delle spese processuali, mentre Amato dovrà anche pagare le spese di mantenimento durante la custodia in carcere, Infine, Amato, Guido e Mezzina sono stati condannati anche al risarcimento dei danni partrimoniali e morali, che verranno valutati in un secondo momento, subiti dal Comune di Molfetta, costituitosi parte civile per tramite dell’avvocato Maurizio Masellis, oltre che al pagamento delle spese
Pino Amato tre anni di reclusione, l’interdizione dai pubblici uffici e la sospensione del diritto di voto per l’intera durata della pena. Per Girolamo Scaridgno e Gaetano Brattoli una condanna a sei mesi di reclusione e 50 euro di multa. Un anno e tre mesi di reclusione è era stata la richiesta per Vincenzo de Michele, due anni per Giovanna Guido, due anni e otto mesi per Vito Pazienza e sei mesi per Pasquale Mezzina. Alle richieste del pubblico ministero si erano associate le parti civili. I difensori avevano invece chiesto l’assoluzione per tutti. La senten-
legali sostenute sempre dal Comune di Molfetta. Nessun risarcimento invece per l’altra parte civile, Matteo d’Ingeo, costituitosi per tramite dell’avvocato Barolomeo Morgese. Entro novanta giorni sono attese ora le motivazioni della sentenza. “Vedremo in quella occasione meglio che valutazioni hanno espresso i giudici – ha commentato l’avvocato Masellis – oggi prendiamo atto di questa decisione giunta al termine di un processo lungo e difficile per tutte le persone coinvolte”. In fase di requisitoria il pubblico ministero Giuseppe Maralfa aveva chiesto per
za apre ora nuovi scenari anche sul fronte politico dove si attendono le dimissioni dalla carica di consigliere di Amato. Al suo posto subentrerà Francesco Mangiarano che già era stato in consiglio ad inizio legislatura prima di essere “rimandato” a casa da una sentenza del Tar che aveva assegnato il posto a Michele di Molfetta. Nello stesso pomeriggio di lunedì 24, si è svolta una riunione già programmata del Consiglio Comunale nel corso della quale nessuno ha voluto commentare le vicende giudiziarie che hanno interessato Amato.
sessore alla Polizia Municipale ed Annona ed attualmente consigliere comunale nella fila dell’UdC, è stato condannato a tre anni di reclusione oltre che all’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni oltre che la sospensione dal diritto di voto attivo per tre anni. La pena ai tre anni di reclusione è stata condonata per effetto della legge sull’indulto. Giovanna Guido, invece, è stata condannata ad un anno e quattro mesi di reclusione, mentre Pasquale Mezzina a due mesi e venti
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Corsivo
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Statuto dei Lavoratori Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1986
“Festeggiati” i suoi primi 40 anni. Ha 40 anni e li porta bene, non teme il confronto con il ddl berlusconiano, attualmente in discussione in Parlamento, che pretenderebbe di sostituirlo cancellando anni di lotte e diritti faticosamente acquisiti per decidere il destino dei lavoratori attraverso semplici rapporti personali. Parliamo ovviamente dello Statuto dei Lavoratori, nato il 20 maggio di 40 anni fa, la legge 300 del 1970, intitolata “Norme sulla tutela e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell’attività sindacale nei luoghi di lavoro e norme sul collocamento” che, dopo la Costituzione, è la fonte normativa più importante in materia di attività e libertà sindacale. Lo si ottenne dopo 18 anni di lotte del movimento operaio, grazie alla spinta di un Partito Socialista Italiano non ancora craxiano ma senza il voto del Partito Comunista che, pur apprezzando la garanzia dei diritti costituzionali prevista per i lavoratori sui luoghi di lavoro, lamentava l’esclusione delle tutele per quelli delle aziende più piccole. Già Giuseppe Di Vittorio,
nel 1952, aveva proposto uno Statuto dei Lavoratori realizzato poi da Giacomo Brodolini che con lui era stato al vertice della Cgil nel 1955 come vicesegretario. Nominato ministro del Lavoro socialista nel secondo governo Rumor e fautore della riforma della previdenza sociale del 1969, dell’abolizione delle gabbie salariali e della
modifica del collocamento contro il caporalato, Bradolini istituì una commissione nazionale per redigere una bozza di Statuto, alla cui presidenza nominò Gino Giugni. Brodoloni morì pochi giorni dopo aver presentato, nel giugno1969, il disegno di legge elaborato dalla Commissione. L’approvazione della legge 300, a cui contribu-
irono fortemente i movimenti studenteschi del ’68 con lo slogan “operai e studenti uniti nella lotta”, segnò un cambio di rotta nella politica di quegli anni in cui si lavorò molto anche per una riforma della previdenza sociale, la cancellazione delle differenze tra uomo e donna, l’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale, la sicurezza e la medicina del lavoro che poterono finalmente entrare nelle fabbriche e nelle aziende. Gli anni ’80, con l’introduzione della terziarizzazione, dei servizi, della globalizzazione e del precariato videro una certa regressione nell’applicazione delle norme costituzionali che mirava alla negazione dei diritti sul lavoro: oggi, a distanza di 40 anni, essi addirittura si negoziano in uno scenario di domanda-offerta caratterizzato da 387 tipi di contratti che andrebbero ridotti, coordinati a livello europeo così come andrebbero garantiti i lavoratori delle aziende al di sotto dei 15 dipendenti. Beatrice De Gennaro
L’opinione
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Dal 25 aprile al 2 giugno Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1987
Due date che devono tornare ad essere importanti.
Le ricorrenze, le date che le segnano, gli anniversari, non hanno poi questa grande importanza, lo sappiamo tutti nella concretezza della quotidianità che a valere sono i fatti, le scelte che si fanno giorno dopo giorno, le azioni concrete. Eppure, visto che siamo uomini, non animali e non ancora automi, i riti qualcosa stanno pure a
significare, se non altro ci ricordano chi siamo, gli obiettivi che abbiamo e dovremmo sforzarci di raggiungere, passo dopo passo. E anche se abitiamo a Molfetta, periferia dell’impero, non è detto che le grandi vicende storiche non ci riguardino, che anche qui non si possa fare il proprio dovere. L’Italia repubblicana si racchiude entro due date, il 25 aprile e il 2 giugno. L’accumularsi degli anni fa sì che si acquisisca distacco, con quel che vuol dire, maggiore capacità di valutare, per il diminuito coinvolgimento e la visione di prospettiva, ma anche svuotarsi di significato. Così che rischiano di diventare solo due date segnate in rosso sul calendario, occasione di vacanza e dei primi week end della bella stagione, per un manifesto listato di tricolore, scritto da chissà chi, e un corteo sbrigativo, una corona al monumento dei caduti, un accenno di contestazione da quando l’amministrazione sta col centro destra, un discorso fatto di parole che non dicono niente e poi tut-
ti a casa. Scarsa la partecipazione dei cittadini, distratti e immemori. È stato così per lo scorso 25 aprile, Festa della Liberazione, lasciando l’amaro in bocca a chi c’era, a chi non ha dimenticato cosa abbia voluto dire per l’Italia la guerra partigiana, la difesa e l’affermazione delle fondamentali libertà e prerogative democratiche. Così per il 2 giugno, i partiti di centro sinistra, movimenti politici ed associazioni varie si stanno organizzando, che si vada o no alla manifestazione ufficiale, per costruire un’occasione che valga a ricordare la nascita della Repubblica e la Costituzione, diritti e doveri che si son dati troppo facilmente per acquisiti e che invece ci tocca difendere di nuovo, che non sarà regime questo in cui viviamo, ma neppure democrazia compiuta e neppure a Molfetta si può dimenticarlo. Un’occasione per esserci, magari con in mano la propria copia di Costituzione, per rileggerne alcuni articoli, per riflettere su di essi, per ascoltare pareri autorevoli e dire la
propria e poi capire se i principi possono essere difesi anche in loco, in questa Molfetta sentita ultimamente definire con rara efficacia una “città bloccata”. Bloccata nei lavori per il porto, che avrebbe dovuto essere il volano per lo sviluppo nei prossimi anni, nell’espansione della zona artigianale, nella progettazione del proprio futuro, che non si capisce bene che chance di crescita, economica, sociale, culturale abbia la nostra comunità, bloccata nelle idee e nelle proposte. Riappropriarsi dell’identità di cittadini, rispolverare la conoscenza di diritti e doveri, pretendere di essere ascoltati, uscire dal privato orticello dei propri desideri ed obiettivi. Una data, una ricorrenza, una festa può servire anche a questo, a ricordare il valore dell’impegno, a combattere al tentazione della passività, del semplice tirare a campare. A ricordare chi siamo e a ritrovare la voglia di lottare per cambiare. Lella Salvemini
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Politica
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Ecco come sta cambiando l’Asm Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1988
Nel corso di una delle ultime sedute del Consiglio Comunale, è stato discusso e approvato il bilancio di previsione 2010 e poliennale 2010-2012 dell’Azienda Servizi Municipalizzati di Molfetta. Hanno preso la parola il direttore dell’Asm, Silvio Binetti e il presidente del Consiglio di Amministrazione, Pasquale Mancini. Mancini che ha presentato la relazione che di seguito riportiamo. La elaborazione di questo bilancio preventivo si è sviluppata su due direttrici fondamentali: il contenimento della spesa corrente e il miglioramento dei servizi. Ogni passaggio ha dovuto tener conto – come ogni singolo atto amministrativo emanato dal CdA – delle novità normative che nei fatti potrebbero portarci a rivedere radicalmente lo stesso modo di intendere questa Azienda: alla data del 31 dicembre 2011, infatti, cessano gli affidamenti di servizi in house in essere, e la possibilità dell’affidamento in house viene fortemente limitata a situazioni eccezionali, nelle quali, per particolari caratteristiche economiche, sociali, ambientali e geomorfologiche del contesto ambientale, non sia possibile il ricorso al mercato (per quel che diremo successivamente ci auguriamo che l’istituzione della sesta Provincia e la ri-perimetrazione degli ATO vengano considerate “situazioni eccezionali”). Anche per preparare l’ASM a un possibile confronto con il mercato, l’Amministrazione proprietaria aveva chiesto, all’atto del nostro insediamento, di abbandonare progressivamente la tendenza a presentare rendiconti “a piè di lista”, indirizzando l’attività aziendale verso un maggior rigore nella spesa e alla ricerca di spazi di possibile autosufficienza dal “cliente unico” Comune di Molfetta. Abbiamo intrapreso questo percorso con un approccio volto a ottimizzare le risorse, intervenendo su ogni voce di spesa, evi-
tando privilegi e premiando il merito, riuscendo ad ottenere interessanti economie senza – ci pare – penalizzare il servizio. In quest’ottica abbiamo subito deliberato un refresh dell’albo fornitori garantendo massima trasparenza e accessibilità a ogni settore e impegnando il mese di gennaio nell’espletamento di gare per la fornitura di beni e servizi che dovrebbero portare a una significativa e incoraggiante riduzione di oltre 60.000 euro nei capitoli di spesa interessati. La necessità di contenere la spesa ha spesso come effetto collaterale quello di ridurre i servizi, ma nel nostro caso il servizio non può risentire di contenimenti e contrazioni. Per questo motivo abbiamo cercato il giusto equilibrio concentrando risorse umane ed economiche sullo sviluppo di servizi on demand e/o legati all’incremento della raccolta differenziata bilanciando lo spostamento di personale con il miglior utilizzo di mezzi meccanici per lo spazzamento stradale. L’impegno degli uffici nella estensione della ordinanza per il decoro (a quattro mani con il Comando di Polizia Municipale) e l’innegabile impegno di tutto il personale hanno consentito di mantenere una “riduzione sostenibile” che non ha inciso negativamente sul servizio. L’ASM ha saputo stringere la cinghia dimostrando una flessibilità operativa capace di mantenere sotto controllo – con un organico addirittura inferiore a quello del 1998 e con straordinari ridotti all’osso – una do-
manda di servizio aumentata negli ultimi anni almeno del 30%, per l’insediarsi della zona commerciale, di quella artigianale e delle aree di espansione edilizia. Un risultato che rende assolutamente positivo il nostro “bilancio sociale” raggiunto solo grazie all’impegno di ogni singolo operatore e al significativo apporto dei responsabili di settore sempre presenti sul territorio. L’ASM ha due settori di costo, mastodontici, preponderanti, sui quali non è ormai possibile intervenire se non per contenerne i rincari, dettati dalla legge, dalle decisioni in ambito ATO, e da aumenti indipendenti dalla nostra volontà. Costo dello spazzamento stradale (essenzialmente costi di personale). Costo dello smaltimento (tritovagliatura, aumento costi di smaltimento in discarica e carburanti le voci che incidono maggiormente). Se attendiamo questi costi “a valle” non possiamo intervenire se non con azioni palliative. Dobbiamo invece sforzarci di intervenire a monte, puntando su un potenziamento deciso, diretto, delle attività di raccolta differenziata e dei servizi con ritorno economico, e su una maggior cooperazione con i cittadini. Indispensabile l’apporto di altri “corpi” del Comune, come Polizia Municipale (attività di controllo e sanzionatoria) e Ufficio Tecnico (stesse attività ma sul settore degli inerti di cui sono disseminate le nostre campagne). Uno degli handicap del bilancio e della storia stessa dell’ASM è, a parere di chi scrive, la pressoché totale dipendenza economica dal “cliente” più grosso: il Comune di Molfetta. Un cliente esigente, (…60.000 clienti…) relativamente pigro, non sufficientemente collaborativo, con cui abbiamo un rapporto prevalentemente incentrato su servizi a bassa redditività e su cui “pesiamo” in maniera significativa. Dobbiamo riqualificare la spesa, trasformandola da improduttiva in autosufficiente, spostando risorse umane ed economiche dai servizi di puro costo a servizi che si autofinanziano. Nel 2010 abbiamo mantenuto un costo del personale bloccato su 4.800.000 euro a fronte di 4.720.000 euro contabilizzati nel 2009, pur avendo “stabilizzato” i 18 operatori per lungo tempo utilizzati part time (se non erro vi fu una esplicita richiesta in tal senso nel Consiglio Comunale dello scorso anno) rendendo così stabile il reddito nelle loro famiglie. Ogni ora di lavoro riconvertita dallo spazzamento stradale alle raccolte differenziate (meglio se porta a porta) sarà un’ora di lavoro dedicata ad attività che generano un ritorno economico, oltre che garantire un servizio di qualità: è a questo che intendiamo puntare. Perché si possa-
no convertire risorse verso la raccolta differenziata o verso quei servizi che già oggi ci consentono di avere altri dodici Enti Locali e decine di varie aziende come nostri clienti, c’è bisogno di una cosa semplicissima quanto – pare – di ardua realizzazione nella nostra amata Città: c’è bisogno che ci sia meno da spazzare. C’è bisogno che i cittadini sporchino meno, c’è bisogno di meno cartacce, di meno deiezioni canine, di più attenzione agli spazi comuni, c’è bisogno che i nostri operatori non debbano assistere impotenti a una sorta di tela di Penelope… Meno risorse sullo spazzamento uguale più risorse verso le raccolte differenziate. Perché la raccolta differenziata non è solo una bella voce da “bilancio sociale”: è la carta da giocare, la chanche da potenziare, il settore su cui investire fino alla chiusura del ciclo. Un settore, l’unico insieme a quello possibile della generazione di energia, che potrà fare dell’ASM un’azienda competitiva e pronta all’appuntamento del 31 dicembre 2011, quando potrebbe trovarsi a navigare nel mare aperto del mercato. Abbiamo chiesto alla Amministrazione Comunale di sostenere i nostri sforzi regolamentando il settore attraverso ordinanze che indichino i corretti comportamenti sugli orari di conferimento dei rifiuti indifferenziati, sull’attenzione da usare quando si possiede un cane, sul volantinaggio e l’utilizzo degli spazi pubblici, sulla cura degli spazi comuni per i gestori di locali pubblici ecc. Su questa ordinanza chiederemo alle forze politiche di maggioranza e opposizione, alla stampa locale e agli stessi utenti di evitare letture al microscopio alla ricerca di un errore (che magari alla fine si trova sempre) ma di guardare all’obiettivo comune, garantendo con il continua a pag. 7
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segue da pag. 6 proprio consenso una ancor maggiore autorevolezza. La raccolta differenziata nel corso del 2009 ha raggiunto un indice medio del 26.4% . Negli ultimi mesi dell’anno si è addirittura superato il 29% mentre i primi quattro mesi del 2010 ci collocano sopra il 28% (una diminuzione non determinata dai flussi di raccolta, che sono invece in forte crescita grazie alla partecipazione dei cittadini e all’ottimo lavoro del nostro partner Trasmar, ma da lavori in corso presso l’impianto di compostaggio Tersan di Modugno). L’obiettivo per l’anno in corso è superare il 27.5% (non mantenere almeno questa soglia costerebbe circa 105.000 euro per anno): noi puntiamo invece a superare il 30% allargando a una serie di condomini la raccolta della carta sinora testata con successo (+20%) su grandi utenti e studi professionali e riprendendo la raccolta differenziata della frazione organica domestica – cosiddetto umido – su un terzo della Città (7.000+7.000 pattumiere, e 1.600.000 sacchi biodegradabili). Queste due operazioni dovrebbero portarci a una soglia del 33% di raccolta differenziata. La successiva espansione della raccolta differenziata sull’umido domestico a tutta la città ci consentirebbe di raggiungere il 40% di raccolta differenziata: risultato di rilievo nazionale. È importante sottolineare in questa sede che il “riavvio” della differen-
ziazione sull’umido domestico ha un obiettivo primario non dichiarato: quello di prepararci alla riapertura dell’impianto di compostaggio comunale con una utenza già abituata a differenziare la frazione organica, sì da ottenere un ulteriore incremento della percentuale di raccolta differenzaita, un minor costo di smaltimento in discarica e – perché no – la possibilità di collocare sul mercato degli ammendanti un compost di qualità. In conclusione l’obiettivo è quello di compensare con una impennata delle raccolte differenziate gli aumenti di conferimento in discarica disposti dall’ATO. Il piano degli investimenti 2010 prevede alcuni interventi di modesta entità, rivolti al mantenimento degli standard attuali – mezzi leggeri, contenitori porta rifiuti, attrezzature per servizi specifici – e un investimento importante riguardante l’installazione, presso l’impianto di selezione, di una linea di selezione automatica della plastica che ci consentirà di aumentare in maniera significativa i flussi di materiali provenienti anche direttamente dal CO.RE.PLA. Si tratta di una iniziativa ancora in fase di studio che verrà attuata solo una volta individuate ampie garanzie di un bilancio positivo, in termini non solo sociali e ambientali ma anche economici. Questo investimento si colloca nell’ambito delle azioni strategiche con le quali intendiamo rendere più solida questa Azienda. È allo
Politica
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studio la creazione di un mini-ATO (o ARO Ambito di Raccolta Ottimale) che abbiamo proposto ai sindaci di Molfetta, Corato, Terlizzi e Ruvo, e che trova nelle ridotte dimensioni territoriali il suo punto di forza e il miglior fattore di ottimizzazione dei costi. Il MiniATO consentirà di puntare alla autonomia (intesa come chiusura del ciclo) attraverso la realizzazione di impianti minori autosufficienti: impianti di recupero energetico di dimensioni e caratteristiche compatibili con il contesto territoriale. Dovrebbe essere ormai prossimo il rientro della piattaforma dell’impianto di compostaggio nella disponibilità del Comune di Molfetta, ed è da tempo disponibile un finanziamento di 2.300.00 euro messi a disposizione della Provincia oltre ad altre fonti attivabili presso la Regione. Quando sarà riattivato, l’Impianto di Compostaggio porterà a un taglio deciso dei costi di trasporto e di conferimento. Completano il quadro le due isole ecologiche di imminente apertura (una presso la sede ASM e l’altra presso “Coda di Volpe”) che consentiranno ai cittadini di conferire in tutta sicurezza televisori, frigoriferi e altri grandi elettrodomestici, oggi spesso abbandonati a deturpare le nostre campagne. Tra le attività dell’ultim’ora segnalo l’inizio della sperimentazione “RaccOlio” (raccolta di oli da cucina provenienti da utenze domiciliari) e la nuova raccolta di RAEE del 4° raggruppamento
(piccoli elettrodomestici, telefonini, ecc.) che da soli incrementeranno la Raccolta Differenziata dell 1% circa. Il MiniATO, l’Impianto di Compostaggio, gli Impianti minori autosufficienti, il potenziamento della raccolta differenziata non organica, le due isole ecologiche, la raccolta dell’olio, quella dei RAEE, l’avvio della RD sulla frazione organica domestica e la selezione automatica della plastica da RD: sono i punti centrali del nostro programma per l’ASM. Con questi strumenti, che sono già stati oggetto di costruttivo confronto con le rappresentanze sindacali territoriali CGIL, CISL, UIL e FIADEL intendiamo traghettare l’Azienda verso il suo futuro. In chiusura vi invitiamo a leggere questo bilancio per quello che in realtà è: non una secca elencazione, a volte ripetitiva, di voci di spesa, ma un patto. Con i cittadini e con chi li rappresenta, senza distinzione di parte. Un patto che deve vedere ogni forza politica e sociale della città impegnarsi a migliorare il rapporto dei cittadini con gli spazi comuni. Un patto che veda interrompere le inutili giaculatorie (Molfetta è sporca, Molfetta è trasandata…) per aiutare tutti a comprendere meglio il problema e ad attivare le piccole risorse di ognuno. Molfetta è il primo Comune over 30.000 in Puglia per le raccolte differenziate, Molfetta vuole fare meglio, Molfetta vuole riscoprire il proprio senso civico.
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Cronaca
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Ladro d’auto nella rete dei Carabinieri Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1989
Aveva commesso un furto raggiungendo Molfetta con la sua vettura. Ha rubato un’auto a Molfetta e poi, dopo averla portata a Bitonto, è tornato sul luogo del delitto per riprendere la sua autovettura. Non aveva però fatto i conti con i Carabinieri della locale Compagnia che lo hanno scoperto e tratto in arresto. Protagonista della vicenda il 31enne bitontino Gennaro Modesto. Tutto è accaduto nel pomeriggio di mercoledì 12 maggio. Attorno alle 13 la centrale operativa della caserma dei Carabinieri ha ricevuto la segnalazione del furto di una Mercedes Classe A rubata in piazza Garibaldi, nei pressi della gelateria San Marco. Sul posto si è così portata una gazzella del Nucleo Radiomobile e i militari hanno ascoltato la vittima del furto, una rappresentante che aveva lasciato la vettura con le chiavi inserite nel quadro, e poi visionato le immagini registrate
dal sistema di videosorveglianza di un esercizio commerciale della zona. Dalle immagini i Carabinieri hanno potuto guardare “in differita” il furto: si vedeva un uomo di corporatura robusta parcheggiare una Lancia Y e poi, dopo aver armeggiato attorno alla Mercedes salirvi a bordo e darsi alla fuga. Dalla
targa della Lancia Y i militari sono risaliti al nome del proprietario e si sono poi appostati in attesa che tornasse per prendere la macchina. Così è accaduto: il ladro dopo aver portato la Mercedes a Bitonto è tornato a Molfetta su uno scooter in compagnia di un minore, risultato poi totalmente estraneo ai fatti.
Dopo un breve inseguimento Modesto è stato bloccato da due auto dei Carabinieri e tratto in arresto. In tasca aveva le chiavi della Mercedes da poco rubata e quelle della Lancia Y. Vistosi scoperto Modesto ha ammesso il furto e indicato ai militari dove recuperare la Mercedes che si trovava parcheggiata in via Vacca di Bitonto. Il 31enne, dopo le formalità di rito, è stato associato alla casa circondariale di Trani a disposizione dell’autorità giudiziaria. Nota di colore finale: il ladro “imbranato” aveva parcheggiato la sua Lancia Y in divieto di sosta motivo per cui, prima dell’arrivo dei carabinieri era stato contravvenzionato da un agente della Polizia Municipale. Quindi oltre a scontare la pena detentiva Modesto dovrà anche pagare l’ammenda per aver parcheggiato dove non consentito!
Furto nel Fashion District
L’Arma e le nostre tradizioni
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Arrestato un cittadino georgiano.
Una foto collocata all’interno della caserma dei Carabinieri.
È stato arrestato dai carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Molfetta un 31enne di nazionalità georgiana accusato di furto in concorso con altri due individui riusciti a scappare. L’episodio si è verificato all’in-
terno del Fashion District Molfetta Outlet. Secondo quanto si è appreso, i tre individui sono entrati nel negozio Foppa Pedretti e con varie scuse hanno tentato di distrarre la commessa presente facendola allontanare dal registratore di cassa. Approfittando di un momento di distrazione della ragazza, uno dei tre individui è riuscito ad aprire il cassetto della cassa e ad asportare circa 280 euro. I tre sono poi usciti dal negozio ma, immediatamente, la commessa si è resa conto di quanto era avvenuto ed ha chiamato aiuto allertando il servizio di vigilanza del centro commerciale. A nulla però sono valsi i tentativi di bloccare i malviventi all’interno del Molfetta Outlet. Uno solo è stato rintracciato poco dopo nei pressi del parco Miragica e tratto in arresto dai carabinieri. Indagini sono in corso per risalire alla identità degli altri due complici.
Una foto scelta per rappresentare il forte legame tra la città di Molfetta, la sua storia e le sue tradizioni, e l’Arma dei Carabinieri. È quella realizzata dal fotografo Antonio d’Agostino e donata alla caserma di Molfetta da Leo Binetti, titolare dell’agenzia pubblicitaria Interno 45. La foto, scattata nel corso della processione del Sabato Santo e che riproduce la statua della Pietà “scortata” da due carabinieri in
alta uniforme, è stata esposta per lungo tempo in uno dei totem pubblicitari della Interno 45 sistemati nel centro della città. Leo Binetti ha poi deciso di donarla ai Carabinieri di Molfetta e l’ha consegnata nelle mani del Comandante della Compagnia, capitano Domenico Del Prete e del Comandante della Stazione, maresciallo Nicola Patruno. La foto è stata sistemata nella caserma.
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Attualità
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Case popolari: ma chi le usa? Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1992
Se lo chiede il Liberatorio Politico. Ma con quali criteri vengono assegnati gli alloggi popolari a Molfetta? È questo uno dei quesiti sollevati dal Liberatorio Politico di Matteo d’Ingeo. Con la crisi economica che avanza e le famiglie povere che diventano sempre più povere molte volte risulta difficile credere che fra gli assegnatari delle case di proprietà comunale o dell’Istituto Autonomo Case Popolari (IACP) spesso e volentieri vi sia gente lontana anni luce dall’essere definita poco abbiente. Se in città venissero fatti dei controlli approfonditi sui reali redditi familiari degli assegnatari probabilmente qualcosa si potrebbe cominciare a risolvere. Questi controlli, come sostiene anche d’Ingeo, andrebbero fatti per legge almeno ogni due anni incrociando gli stati di famiglia con i tabulati dell’Agenzia delle Entrate e il Registro della Conservatoria. Soltanto così si potrebbe stabilire il reale “stato di povertà” del beneficiario di un alloggio. Ma la denuncia del Liberatorio non si ferma alle case popolari. Sotto la lente di d’Ingeo sono finiti
anche i fondi statali pari a 4,5 milioni di euro utilizzati dal sindaco Antonio Azzollini per abbattere e ricostruire le palazzine private di via Aldo Fontana. Fondi destinati alle opere pubbliche e
da indagini di Procura. Fra poco tempo queste palazzine saranno finalmente pronte e i residenti “parcheggiati” in immobili comunali potranno tornare nelle proprie case lasciando questi ultimi vuoti. Questo significa che per gli abusivi di professione il conto alla rovescia è scattato e fra di loro si sta già scatenando la bagarre per accaparrarsi la casa comunale in maniera anticonvenzionale. Purtroppo l’occupazione abusiva è uno dei tanti cattivi costumi diffusi in città. Capita però che questa gente, povera davvero, non abbia tutti i torti e tenda a prendersi con la forza ciò che la legge dovrebbe concederli tranquillamente. Ma così non è e tutta la città si ritrova ogni volta a fare i conti con tale situazione scaturita da criteri alquanto discutibili nell’assegnazione degli immobili popolari. Criteri che sempre più spesso spesi a favore di edilizia privata. L’en- si basano sull’importanza e sul timore nesima violazione delle leggi da par- di questa o quell’altra famiglia piuttote di Azzollini, secondo d’Ingeo, che sto che sul suo reale reddito. non è stata mai minimamente presa in considerazione da organi di Polizia o Francesco Tempesta
Un X-File dei nostri tempi Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1993
La domanda è sempre la stessa: “cosa c’è nel nostro mare?”. Decenni, decenni e decenni di polemiche, articoli di giornale e inchieste ma la verità è ancora lontana. Cosa c’è realmente nel mare che bagna Molfetta non è permesso saperlo. Siamo nel 2010 e ci troviamo ancora a pagare l’ignoranza più profonda degli attori della Seconda Guerra Mondiale, quell’ignoranza ancora oggi volutamente ignorata che ha permesso lo scarico di centinaia di migliaia di ordigni bellici nel nostro amato specchio d’acqua. Bombe che il più delle volte non sono convenzionali ma chimiche e tossiche a dispetto dei tanto temuti armamenti terroristici di nuova generazione. Ma come è possibile che su un argomento che riguarda la salute pubblica nessuno voglia fare chiarezza? Il Liberatorio Politico con Matteo d’Ingeo ci sta provando da anni, denunciando quello che nessuno ha il coraggio di denunciare quello che è definito scomodo. Denunce che fanno male a chi possiede la coda di paglia a cui seguono talvolta minacce e magari proiettili intimidatori. È passato un anno ma nessuno fra Carabinieri, Capitaneria di Porto, Prefetto e Procura ha inviato valide risposte alle domande “scomode” poste da Matteo d’In-
geo. “Chiedere è lecito, rispondere è cortesia” sostiene un antico detto. In questo caso non vi è nessuna cortesia ma forse soltanto una interessata e comoda maleducazione. Perché nessuna risposta nemmeno da parte del sindaco di Molfetta che è il primo responsabile della salute pubblica cittadina? Eppure si tratta soltanto di quesiti che hanno il solo scopo di richiedere delucidazioni circa lo sminamento della costa molfettese, una questione di cui
si parla tranquillamente ma forse troppo poco limpidamente. Le bombe ci sono, sono dannose per la salute umana e non esiste motivazione valida che possano spingere ad occultare il tutto sotto un bugiardo silenzio. Anche il nuovo porto ha dovuto fare i conti con la massiccia presenza di ordigni così come le casse comunali che a causa del continuato blocco dei lavori hanno dovuto sborsare una penale pari a 7,8 milioni di euro. Intanto un cartello in
località Torre Gavetone, risalente al lontano 1993, continua a mettere in guardia i bagnanti sulla presenza di ordigni inesplosi e nessuno si degna di mettere le cose in chiaro. Nonostante siano passati più di 17 anni dalla sistemazione del cartello lo stesso è più che mai attuale visto che proprio nel tratto fra Torre Gavetone e l’ex fabbrica sono stati rinvenuti ultimamente almeno 172 ordigni inesplosi. Ma la gente continua a fare il bagno e a sentirsi male e qualcuno continua a permettere che tutto ciò accada. La stessa cosa sta cominciando ad accadere anche presso l’altra spiaggia dei molfettesi, la Prima Cala. Qui, nonostante alcuni incidenti ai bagnanti e ai pescatori, i controlli dell’Ispra si sono dimostrati da sempre inconsistenti se non assenti. E così ogni sinistro continua ad essere attribuito al solito capro espiatorio individuato nella famigerata “alga tossica”. L’estate è ormai arrivata e il Liberatorio Politico assieme ai giornali si ritrova a denunciare l’ennesimo insabbiamento di notizie voluto chissà da chi, degno del celebre telefilm americano X-Files. Francesco Tempesta
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Prosegue la protesta dei marittimi Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1994
Il Comitato Seagull non abbassa l’attenzione sui problemi della categoria.
“Organizzatevi meglio, coinvolgete i marittimi in crisi di altre città, stilate un documento di base, con le vostre problematiche e un programma propositivo e inviatelo al politico di turno, alle istituzioni competenti, e quando sarete numerosi a protestare saranno gli stessi sindacati a presentarsi, anche senza il vostro invito. Sappiate che le amministrazioni non sono insensibili, vi accorgerete che la politica non vi abbandonerà. Nominate un vostro interlocutore, un rappresentante che diventi portavoce. Lo so, è un’iniziativa dura – ha ribadito l’assessore Mariano Caputo nell’incontro organizzato con i componenti del Comitato Seagull – ma è necessario non scoraggiarsi, se rimanete compatti e se non fate guerra tra voi il caso sarà risolto. E se ciò non bastasse vi sono altri strumenti di lotta: si potrebbe promuovere un movimento popolare. Parola d’ordine: non arrendersi”. Ha concluso così il suo intervento l’assessore Caputo. L’incontro è iniziato mentre alcuni presenti delusi e irritati chiedevano spiegazioni agli organizzatori del Comitato Seagull, come mai nonostante l’invito al neo-assessore regionale Guglielmo Minervini, all’assessore comunale Giulio La Grasta, all’avvocato Francesco Armenio, al Co-
giore rumeni – in possesso di corsi di formazione – filippini, magrebini. Questo l’effetto della globalizzazione, che crea inarrestabile concorrenza fra gli uomini di ogni parte della terra. La situazione attuale è molto grave, ci sono marittimi che non imbarcano da 6-12-18 mesi e si può capire lo stato in cui vivono queste famiglie monoreddito. Il professor Vacca, preside dell’IPSIAM, nel suo intervento ha sottolineato che per essere competitivi occorre frequentare corsi di formazione e di aggiornamento. Gli armatori richiedono, a chi vuole imbarcare, la conoscenza della lingua inglese e delle norme di sicurezza per prevenire gli abbordi in mare. Il settore marittimo vive una situazione particolarmente difficile anche perché mancano i giovani ufficiali e personale specializzato. Negli ultimi anni sia gli Istituti Nautici che gli Istituti professionali sono stati abbandonati dall’utenza perché è venuto meno l’obbligo per gli armatori di imbarcare gli allievi. Così è venuta meno una forma di apprendistato che avrebbe permesso formazione di personale specializzato. Per sopperire a queste carenze l’IPSIAM di Molfetta ha istituito un corso di formazione mandante della Capitaneria di Porto di 500 ore (circa 5 mesi di frequendi Molfetta, al dirigente del SASN za) per allievi ufficiali di Macchina dottor Tatulli, ai sindacalisti Patimo e Azzariti (così come preannunciato da comunicato diffuso sulla rete web), questi non avessero partecipato la sera del 14 maggio all’incontro organizzato presso la sala stampa del Comune di Molfetta. A calmare gli animi dei marittimi, che si sono sentiti abbandonati, senza qualcuno che potesse dare delle spiegazioni ci ha pensato l’avvocato Cosimo Cantatore che ha spiegato come a Roma si stiano prendendo delle iniziative. Alcuni sindacati si sono riuniti per decidere su una eventuale revisione delle tabelle di armamento. I marittimi di Trapani, di Napoli e Mola di Bari che stanno vivendo la stessa situazione si stanno organizzando per una mobilitazione. Il problema non sono le tabelle di armamento ma il “Registro bis”. È questa la causa che ha permesso di imbarcare anche gli extracomunitari, e questo avviene da circa 10 anni. Ora con la chiamata diretta sono gli armatori che tramite le agenzie decidono quale personale imbarcare. Le leggi e i regolamenti vigenti permettono di far imbarcare ufficiali e solo una parte di marittimi italiani della “bassa forza”, gli altri sono stranieri. Vanno per la mag-
o di Coperta. Attualmente risultano iscritti 20 allievi, tra questi vi sono laureati in ingegneria e in economia, diplomati del liceo scientifico. Vi sono anche lavoratori che hanno superato i 50 anni e che hanno deciso di intraprendere corsi di formazione. Tra non molto si aprirà il Corridoio 5-8 che collegherà il Mare Adriatico con l’Estremo Oriente e si prevede lo sviluppo nel settore del turismo commerciale. “Bisogna puntare sulla formazione. – ha ribadito il preside Antonio Vacca – Se non facciamo questo gli extracomunitari ci troveranno impreparati, mancherà il personale specializzato italiano, la qualità delle prestazioni”. “Tutto vero – ha ribattuto un cittadino presente all’incontro – ma intanto i nostri marittimi non trovano lavoro. Si sentono discriminati rispetto alle altre categorie di lavoratori. Se continuiamo così non andremo più in pensione”. “Ho un desiderio, vedere a bordo di navi italiane solo italiani, dal comandante al mozzo, con contratti a tempo indeterminato”, ha dichiarato Adesso, presidente del Seagull. “Le navi che nascono in Italia devono morire italiane, non abbiamo bisogno di favori, chiediamo il rispetto dei diritti”. Pantaleo de Trizio
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Omofobia, quella paura da combattere e condannare Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1995
Una giornata per dire no alle discriminazioni sessuali. Gli scritti di don Tonino Bello, “Teologia degli oppressi”, di cui ha curato la prefazione, sono per Nichi Vendola, l’attuale presidente della Regione Puglia, la teologia delle “differenze”, che il nostro Vescovo seppe esaltare e teorizzare con profondo spirito cristiano anticipando ed auspicando quella cultura di estrema accoglienza e rispetto, più che di tolleranza, dal forte valore laico e politico, che ancora si fatica a costruire. Vendola li cita in una intervista rilasciata il 16 aprile scorso ad Aldo Cazzullo del “Corriere della Sera” in cui, con lo stile franco e mai retorico che gli è congeniale, racconta la propria omosessualità, dichiarata nel lontano 1978, all’età di 20 anni, con un articolo su un giornale da lui fondato, “In/contro”, intitolato “Le farfalle non volano nel ghetto” che era poi il verso di una poesia polacca. “Sono sempre stato cattolico ed omosessuale, non l’ho mai nascosto. E dichiararsi non è un pettegolezzo. È carne, fatica, sangue, dolore, emarginazione, offesa, violenza. Sono sempre stato cattolico e comunista, come la mia famiglia. Ed è stato forse più facile dire la mia omosessualità ai preti che al partito” dice. “Ho avuto molti amori, fidanzate bellissime, sono stato due volte sul punto di sposarmi ma ho sempre vissuto questi rapporti da omosessuale… Mi hanno fatto di tutto ma oggi ho disimparato l’odio” aggiunge. Disimparare l’odio: forse è possibile, con l’informazione, la conoscenza, la cancellazione dei pregiudizi, il rispetto per l’altro ed i suoi diritti an-
che quando l’altro è diverso e sembra non somigliarci perché si innamora di persone del suo stesso sesso o vive problemi di identità sessuale ed è costretto a farlo nella clandestinità più assoluta, tra la derisione e l’emarginazione di contesti sociali tesi all’omologazione di vite e sentimenti. È questo il principale obiettivo che si propone la terza giornata contro l’omofobia celebrata in tutto il mondo il 17 maggio per promuovere e coordinare eventi di sensibilizzazione e prevenzione che contrastino l’omofobia in tutte le sue forme. L’omofobo (dal greco homos=stesso e phobos=paura) è, per lo psicologo clinico George Weinberg che coniò il termine nel 1971, colui che prova avversione, odio ma anche paura per l’omosessualità e le persone omosessuali: non si tratta di una vera e propria fobia, intesa nel senso patologico del termine ma di comportamenti ed atteggiamenti che possono derivare da convinzioni ideologiche, religiose e
politiche o da un’omosessualità latente o repressa, nascere in personalità rigide, incerte ed insicure, scaturire addirittura dal timore, più o meno inconscio, di essere, a propria volta, considerati omosessuali. L’omofobia è molto diffusa nel mondo: essa varia a seconda dei luoghi, delle religioni, del grado di scolarizzazione, del tasso di maschilismo e persino del sesso visto che gli uomini lo sono più delle donne. In Italia è largamente avvertita e praticata con atti concreti se è vero, come dice una recente indagine di Arcigay, che nell’ultimo anno ci sono stati 3 omicidi, 19 aggressioni, 6 estorsioni, un atto di bullismo e 3 atti vandalici a danno di gay che solo nel nostro paese, secondo Franco Grillini, presidente onorario di Arcigay, pare siano più di 5 milioni, ma è difficile farne una stima reale per motivi facilmente comprensibili. La Giornata Internazionale Contro l’Omofobia o IDAHO (International Day Against
Homophobia), istituita ufficialmente nel 2007 dall’Unione Europea sul territorio comunitario, ha avuto luogo per la prima volta il 17 maggio 2005 a 15 anni esatti dalla rimozione dell’omosessualità dalla lista delle malattie mentali pubblicata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità; nel 2006 il Parlamento Europeo, con una Risoluzione sull’omofobia, condannava ogni discriminazione fondata sull’orientamento sessuale ma nel nostro Paese ancora oggi manca una legge che riconosca il reato di omofobia e che contribuisca a combattere la violenza fisica e psicologica, la discriminazione sul posto di lavoro e nei luoghi di aggregazione per gay, trasgender, bisessuali ed intersessuali. In Italia la ricorrenza è stata celebrata dall’Arcigay con 10 giorni di iniziative culturali in 50 città e paesi per sensibilizzare la gente con film, spettacoli teatrali, presentazioni di libri, momenti di confronto, laboratori di formazione. È importante sottolineare e ricordare che Bari è stata l’unica città in Italia ad avere adottato, finanaziandola, la campagna nazionale dell’Arcigay, presentata giovedì 13 maggio presso la Sala Giunta del Comune con una conferenza stampa alla quale hanno partecipato il sindaco Michele Emiliano, la Presidente delle Pari Opportunità Mariella Santacroce, il Consigliere alle Pari Opportunità Pietro Petruzzelli ed il presidente del Comitato Arcigay di Bari Francesco Camasta. Beatrice De Gennaro
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Burn out: la sindrome dell’operatore bruciato Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1996
Se ne parla ancora poco e se ne sa ancor meno: ma il problema esiste.
In astronomia con il termine “burn out” (letteralmente: bruciato, scoppiato) si indica la morte di una stella per lenta e completa combustione e nello sport una situazione di esaurimento delle forze che porta, prima o poi, a ritirarsi dall’agonismo, ma burn out è anche il vuoto emotivo che lamentano gli ex tossicomani ed i consumatori abituali di droga. Nella psicologia del lavoro si chiama così una particolare condizione di disagio e fragilità emotiva, fisica e comportamentale che colpisce coloro che svolgono professioni di aiuto (psichiatri, medici, infermieri, educatori, assistenti sociali, insegnanti, ecc.) basate sui rapporti più che sulle semplici relazioni con gli utenti e perciò considerate a rischio perché richiedono e sottendono una notevole capacità di presa in carico delle emozioni di questi ultimi, soprattutto del loro dolore. A Giovinazzo, il 13 maggio scorso, nella sala “Marano” dell’Istituto Vittorio Emanuele si è parlato di burn out nel corso di una conferenza-spettacolo organizzata dalla sezione locale della FIDAPA con il patrocinio dell’Assessorato ai Servizi Sociali del Comune e della Lega del Filo d’Oro di Molfetta, relatori lo psichiatra Antonio Taranto, direttore Ddp della Asl Bari, Anna Totaro, scrittrice e counselor, Angela Smaldone, psicologa della Lega del Filo d’Oro. Gli interventi hanno illustrato in maniera tecnica e scientifica il fenomeno presentato come processo multifattoriale che riguarda sia i soggetti che la sfera sociale ed organizzati-
va in cui operano, caratterizzata da uno squilibrio tra richieste/esigenze lavorative e risorse disponibili, ma lo hanno anche descritto come strategia particolare adottata dagli stessi operatori per contrastare lo stress, come percorso che parte da un entusiasmo idealistico per attraversare fasi di stagnazione e frustrazione con punte di aggressivitàcinismo-indifferenza e giungere poi alla morte professionale. Nella seconda parte della conferenza uno spettacolo di musiche e danze del gruppo Res Exstensa ha rappresentato il contrasto tra Eros (amore) e Tanatos (odio) avvertito dagli operatori colpiti da burn out ed un cortometraggio ha raccontato, attraverso immagini metaforiche, la psicoterapia che produce cambiamenti ed “unisce le persone” pur essendo “un atto molto tecnico”. Dopo il successo della serata conclusasi con applausi, ovazioni e persino richieste di bis, siamo riusciti a parlare con il dottor Taranto e a porgli alcune domande. Dottor Taranto, chi svolge una professione di aiuto non dovrebbe essere opportunamente formato e supportato dalla stessa struttura lavorativa per evitare il burn out e passare inevitabilmente dall’empatia all’apatia? Dovrebbe ma non è cosi, molti si arrangiano come possono, vanno in psicoterapia a loro spese o si danno ad alcool e droga. La formazione, il sapere ed il saper fare contano fino ad un certo punto, qui siamo nel campo dell’essere, del vivere le proprie emozioni ed i propri sentimenti. Per comprendere i mecca-
nismi del burn out bisogna andare ad esplorare il mondo che sta in fondo all’anima, al cuore, al cervello di ciascuno di noi, il mondo dove sgorgano le sorgenti di Eros e Tanatos. La coreografia ha bene illustrato i sentimenti di Odio e Amore che si agitano dentro e intorno all’operatore… Sì, abbiamo cercato di far arrivare il messaggio anche al cuore, oltre che alla testa, e forse ci siamo riusciti. L’immagine di Odio ed Amore che appaiono e scompaiono dietro la scrivania o alle mie spalle per farsi ammirare e poi tornano per lottare tra di loro ma anche per sopraffarmi, fermarsi, ricominciare e quel fuoco proiettato su di me hanno bene espresso la vicenda interiore di molti di noi che lavorano non con il bisturi ma con il proprio sistema emozional-affettivo. Un sistema che dovrebbe ben funzionare, mettervi al riparo da incidenti… No, in realtà noi non siamo al riparo da niente, siamo uguali ai nostri pazienti, usiamo i nostri sentimenti e i nostri affetti per curare i loro e, come essi, viviamo vere e proprie tempeste interiori. L’eccessiva vicinanza emozionale, il riscontrare elementi in comune con le nostre storie personali, il carico eccessivo di lavoro, un coinvolgimento troppo profondo possono generare sofferenza, malessere, confusione emotiva interiore con l’altro e anche sensi di colpa se non riusciamo a raggiungere gli obiettivi. Quando torniamo a casa siamo in pieno conflitto, un conflitto che ci bru-
cia e riduce in cenere il nostro mestiere ma anche la nostra vita privata. Può capitare, quindi, di innamorarvi di pazienti, di detestarli o odiarli… Certo, perché non possiamo esercitare un controllo sui sentimenti che possono essere di qualunque tipo ma non possiamo neanche permetterci di viverli, e allora lasciamo che si agitino dentro di noi e ci agitino fino a farci male. Quali possono essere le soluzioni per combattere il burn out che, tra l’altro, a differenza del mobbing, non ha ancora ricevuto un riconoscimento istituzionale? Le soluzioni, per il momento, sono ancora individuali e personali, forse perché di burn out si parla ancora poco, non esiste una vera e propria conoscenza del problema che spesso viene scambiato per semplice stress e stanchezza. Il burn out nasce dall’esposizione alle troppe emozioni, negative ed intense, nei contesti in cui dolore e la sofferenza si toccano con mano e cuore: pensi a coloro che lavorano in campo oncologico, nei centri di igiene mentale e sono ad alto rischio di burn out. Molto dipende dalle caratteristiche e risorse personali, dall’età, dal sesso, dall’ambiente in cui si lavora, dalla struttura mentale e psicologica degli operatori ma anche dalle motivazioni, più o meno inconsapevoli, che li hanno portati a scegliere questo lavoro. Lei, ad esempio, cosa fa per vincerlo? Ho i miei rimedi ma non posso dirglieli… Beatrice De Gennaro
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Un “Giro” che asfalta Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1997
Passa la corsa rosa e molte strade cittadine vengono sistemate. per un posto da sempre proclamato “turistico”. Ma il regalo più grande per i molfettesi è arrivato dal fatto che il passaggio del Giro ha richiesto la riparazione del tracciato interessato dalla corsa. E così il tratto molfettese della provinciale per Terlizzi è stato più o meno rimesso a lucido cosi come via Galileo Galilei, via Baccarini, via ten. Fiorino e via Giovinazzo. Quindi finalmente anche Molfetta ha potuto cominciare a vantarsi di avere qualche strada degnamente asfaltata. Adesso gli automobilisti raggianti di felicità percorrono ancora increduli le strade molfettesi del Giro tralascian-
Ci voleva un miracolo per vedere finalmente un manto stradale degno di questo nome nel territorio di Molfetta. E il miracolo è arrivato. Ma l’autore della straordinaria grazia non è un né un santo né la Madonna né tanto meno Dio con tutto il rispetto per queste “divine personalità”. Il fautore di un evento di tali proporzioni è una gara, l’evento ciclistico italiano e mondiale per eccellenza, il Giro d’Italia. Sì, proprio la “corsa rosa” che originariamente non doveva transitare per Molfetta ma avrebbe dovuto baciare soltanto la città di Bitonto. Poi ecco il regalo quanto mai
do tutte le altre vie colabrodo cittadine. Peccato che la corsa rosa non sia passata per tutte le altre strade molfettesi. A saperlo prima qualche responsabile si sarebbe potuto accordare con l’organizzazione della corsa affinché questa potesse passare anche sui tratti stradali molfettesi in cui vedere un briciolo d’asfalto costituisce una sorpresa. Per il momento godiamoci il manto nuovo delle strade del Giro in attesa degli oramai imminenti lavori di rifacimento di gran parte delle strade cittadine. Francesco Tempesta
inaspettato e graditissimo agli sportivi, agli appassionati di ciclismo, agli automobilisti e ai pedoni. Un passaggio del Giro mancava da circa quindici anni in città. Un evento già di suo, questa storica passerella per le vie di Molfetta, un evento da cui sono scaturite una serie di positive conseguenze. Infatti a Molfetta è stato fissato il traguardo volante posto a circa 20 chilometri dal traguardo di Bitonto. La ridotta distanza dall’arrivo ha regalato a Molfetta una visibilità sulle reti Rai che hanno trasmesso in diretta nazionale e mondiale le immagini della città. Una grandiosa pubblicità
Gli operai sono già pronti a partire Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1998
Stanziati 3 milioni di euro per il ripristino delle principali arterie cittadine.
Lo scorso 23 novembre 2009 la Giunta Comunale ha approvato il nuovo piano di ripavimentazione delle strade cittadine. Consistente è stata la som-
ma stanziata che visto lo stato pietoso in cui il manto stradale si presenta in città è passata da due a tre milioni di euro. Una cifra considerevole come considerevole sarà l’entità dei lavori per ripristinare una normale circolazione cittadina e debellare buche che con il passare del tempo si sono trasformate in voragini. Una soluzione che permetterà all’amministrazione di preservare il proprio bilancio negli anni a venire scongiurando l’enorme portata di richieste di risarcimento danni avanzate dagli automobilisti e dai pedoni “vittime” dei fossi. Il nuovo piano di ripavimentazione è stato inserito nel programma triennale delle opere pubbliche 2009-2011 e sarà reso esecutivo nel corso del 2010. Non è ancora chiaro quando i lavori partiranno in via ufficiale visto che
ormai quasi metà dell’anno in corso è volata via. Non è nemmeno chiaro quali saranno le strade che saranno interessate dagli interventi ma la cosa certa è che quasi tutto il centro nevralgico della città avrà il suo nuovo asfalto. Nelle scorse settimane, intanto, le prime strade sono state riasfaltate per permettere al Giro d’Italia di transitare con la sua enorme carovana di mezzi e soprattutto di biciclette. Ma questi lavori non rientrano nel piano approvato dalla Giunta nel novembre del 2009 perché sono da considerare di natura straordinaria. Parallelamente a questi interventi è scattata anche la ripavimentazione di via Berlinguer e di altre strade semiperiferiche dove il vecchio asfalto è stato completamente rimosso per poi essere sostituito da uno completa-
mente nuovo. Adesso non resta che attendere i lunghi e fastidiosi tempi burocratici per lo start dei lavori prima di poter tornare a circolare tranquillamente in città senza distruggere la propria auto e senza inciampare in improvvisi e inaspettati ostacoli. Pericoli che costituiscono delle vere e proprie trappole specialmente per gli anziani che non hanno più i riflessi di una volta. Sicuramente quando questa grandiosa opera, come è stata definita dall’assessore ai Lavori Pubblici Mariano Caputi, scatterà, non mancheranno i disagi alla circolazione; ma questo sarà solo il prezzo minimo da pagare per avere l’asfalto rimesso a lucido dopo anni e anni di incuria e approssimata manutenzione. Francesco Tempesta
Speciale
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Per un futuro da amare Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1999
Ridisegnare la città puntando sulle professionalità. Gianni Veneziano, l’architetto Gianni Veneziano, ha il suo studio in un posto dove lo sguardo è “costretto” a lottare con l’emozione e con la distrazione. Da una parte il mare azzurro che si infrange sugli scogli, dalle altre le pietre del centro storico di Molfetta che trasudano storia, leggende, miti e ricordi. Gianni Veneziano è fortunato: perché così allena il suo sguardo a guardare oltre senza dimenticare il passato. Ad imparare dagli errori e a costruire nuove pagine d’arte, di storia di cultura. Gianni Veneziano fa parte di quella schiera di molfettesi, tanti, abituati a lavorare non solo per la gloria personale, ché è giusto ci sia, ma anche per il bene della comunità. Quella comunità che gli ha dato i natali e che gli ha plasmato il dna. Gianni Veneziano non è solo in questa sua convinzione di voler “ricominciare” a scrivere la storia di Molfetta. Accanto a lui c’è un “team” composto da tanti giovani “professionisti-sognatori” che non hanno paura di mettersi in gioco. Di mettersi alla prova. Di esporsi alle critiche degli altri. Ma soprattutto, che
non hanno paura di lottare per cambiare. Da tutta questa serie di spinte propositive nasce anche il progetto che, in esclusiva, presentiamo dalle pagine de “il Fatto”. Si tratta di una idea, che nelle prossime pagine spiegheremo anche dal punto di vista tecnico, che punta a riqualificare l’area posta alle spalle del Duomo Vecchio, la dove termina l’isola di Sant’Andrea e comincia l’azzurro del mare Adriatico. “È un progetto che abbiamo offerto gratuitamente all’amministrazione comunale. Un progetto che vuole rompere
gli schemi e che vuole riconquistare spazi per la città e i suoi cittadini”, ha detto Gianni Veneziano. Un progetto che vuole anche servire per tentare di tornare a coinvolgere i molfettesi nella “costruzione” della loro città. “È dal tempo dell’amministrazione guidata da Guglielmo Minervini – ha detto Veneziano – che in questa città si è scelto di sottrarre ai professionisti non solo molfettesi la possibilità di contribuire a disegnare gli spazi in cui tutti viviamo. Tutto è nelle mani degli uffici comunali: una scelta dettata, dissero, dalla volontà
di abbattere i costi per progettazioni, riqualificazioni, riammodernamenti. Non penso sia andata così. Penso solo che forse si sono perse occasioni importanti per dare un volto nuovo, artistico, innovativo a molti angoli della nostra Mofetta”. La voglia è invece quella di tornare a “gareggiare” per offrire le migliori idee, le migliori scelte, il miglior impegno a Molfetta e ai molfettesi. “Forse è necessario pensare – ha aggiunto l’architetto, prossimo tra l’altro a tornare nella sua Milano – alla possibilità di ricominciare a fare bandi pubblici in occasione di lavori di riqualificazione e riprogettazione di aree della città. E per evitare che possano essere commessi ulteriori errori come quelli fatti nel corso degli ultimi anni”. Un progetto che, presentato dalle pagine di questo giornale, punta “a rompere l’inutile equilibro progettuale” a cui questa città sembra ormai essersi legata. Un progetto che vuol presentare il futuro della nostra Molfetta. Non solo delle sue pietre e della sua terra. Ma anche della sua mente e del suo sapersi amare.
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Speciale
Tra mare e ter
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Speciale
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Un progetto con tanti perché Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 2000
Ecco come è nata l’idea dell’architetto Gianni Veneziano e del suo team. Il progetto dell’architetto Gianni Veneziano trae ispirazione dal paesaggio naturale. Acqua, vento, costruito, pietra e memoria. “Ho pensato – spiega Veneziano – al progetto per la riqualificazione dell’area retro-duomo nel cuore della città di Molfetta come una rilettura dei modelli insediativi chiamati nel passato a sottolineare la funzione d’incontro e scambio, riconducendoli alle visioni e funzioni contemporanee di aggregazione sociale e culturale”. Veneziano, con la collaborazione di Luciana Di Virgilio cofondatrice del “veneziano+team” e dello stesso team, ha affrontato il progetto con estrema attenzione al rapporto paesaggistico con il litorale e all’esaltazione delle potenzialità panoramiche della città, a vantaggio della rivitalizzazione dell’antico tessuto urbano connettendolo alla maglia urbana esistente. Dopo tanti anni di “occlusione” e degrado diviene punto di partenza per una semplice operazione di rianimazione e perno di una composizione urbana che integra piazza,
mare e le architetture circostanti tra cui spicca in maniera predominante il Duomo. Il dialogo con il mare è costante, con l’obiettivo di creare intima relazione tra la città e il waterfront.
nella sua totalità l’intervento crea un rapporto non solo diretto ma anche indiretto, “il giardino” esistente viene infatti annesso identificando una “zona verde”. Tra i materiali l’utilizzo
della pietra locale con una differenziazione di trame dovute ai diversi tagli di pietra in un continum con la pavimentazione delle strade del nucleo storico. Quasi come un pontile, con la pavimentazione in “legno”, è il prolungamento naturale del percorso che si protrae verso il Torrione Passeri proponendo un sistema naturale ondulato che ci rimanda a quello che poi è un paesaggio caratteristico anche della costa adriatica. Le presenze di arredo urbano minime e assolutamente non invasive sono in stretto connubio con il progetto, le sedute fanno il verso alle “bitte”, l’illuminazione prevede una riqualificazione scenografica nella zona del “giardino” annesso alla piazza e dello skyline delle architetture circostanti, inoltre l’utilizzo di corpi illuminanti e dissuasori delinea delle zone particolari del progetto. Le gradonate storicamente collegano immaginariamente Molfetta a Venezia, assecondandone l’orografia e percorrendo tutta l’area fino a sconfinare, perdendosi nell’acqua.
In Città
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Auser: in piazza per la solidarietà Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 2001
Appuntamento anche a Molfetta il 29 e 30 maggio.
Il 29 e il 30 maggio torna nelle principali piazze italiane, l’ottava edizione de “La pasta dell’Auser” l’appuntamento con la solidarietà a sostegno del Filo d’Argento Auser, il servizio di telefonia sociale che aiuta gli anziani soli. I volontari delle associazioni Auser saranno in centinaia di piazze italiane con gli spaghetti biologici frutto del Progetto Libera Terra che, grazie alla legge 109 del ‘96, restituisce alla collettività beni confiscati alle mafie con l’obiettivo di sviluppare un circuito economico legale e virtuoso. La pasta dell’Auser è buona due volte perché unisce il sapore della solidarietà a quello dell’impegno per la legalità e la giustizia. Una pasta “antimafia” che aiuta gli anziani. L’iniziativa è mirata al sostegno del Filo d’Argento, il te-
lefono amico degli anziani, promosso dall’Auser, che combatte solitudine ed emarginazione; dotato del Numero Verde Nazionale (800-99.59.88) totalmente gratuito in funzione dalle 8 alle 20 tutti i giorni della settimana, per tutto l’anno. Una rete di solidarietà che con le sue 160 postazioni, attraversa tutta l’Italia. Sono oltre 5.600.000 gli anziani che vivono in solitudine, di cui il 38% sono donne. Rimanere soli è triste per chiunque, ma lo è ancora di più per chi non ha voce, per chi non può più contare sulle proprie forze per andare avanti. Da 20 anni la rete di solidarietà dell’Auser è impegnata in tutta Italia a promuovere i diritti degli anziani e a contrastare ogni forma di esclusione ed emarginazione sociale, attraverso attività concrete
di solidarietà. In un anno i volontari dell’Auser, in Italia, hanno realizzato 1.300.000 interventi di aiuto a favore di 374.000 anziani in difficoltà restituendo speranza e sorriso a migliaia di anziani soli. Richieste d’aiuto quali, essere accompagnati a visite e controlli medici, la consegna della spesa e dei farmaci, l’aiuto per piccoli interventi domiciliari, richieste di compagnia domiciliare o telefonica. A Molfetta, l’Associazione ONLUS Auser che ha sede in Piazza Paradiso16 (numero telefonico 080-3348656) e può contare su 31 volontari del Filo d’Argento, nel 2009 ha effettuato 286 servizi in 1029 ore e 25 minuti. Nello specifico è stata garantita la compagnia a domicilio, la compagnia telefonica, l’accompagnamento presso strutture mediche,
strutture ospedaliere, servizi pubblici. È stato garantito il ritiro di analisi o ricette e la presenze presso l’Audit Civico dell’Ospedale di Molfetta. Abbinato all’evento “La Pasta dell’Auser” ci sarà un concorso: una cartolina da compilare in distribuzione nelle piazze italiane. Chi parteciperà al concorso potrà scoprire di essere vincitore di un Super Premio, un soggiorno per due persone (5 giorni e 4 notti) in Sicilia alla scoperta dei sapori della giustizia e della legalità e dei prodotti buoni della terra e di uno dei 15 cesti con vino, olio e pasta prodotti da Libera Terra. L’Auser di Molfetta sarà in Piazza Paradiso dalle 9 alle 19 di sabato 29 e domenica 30 maggio per raccogliere fondi e anche disponibilità a collaborare con i suoi progetti.
Festa della natura con il Wwf Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 2002
In centinaia hanno festeggiato la liberazione di due tartarughe “Caretta caretta”. Il 22 maggio è stato un grande giorno di festa per il Wwf Puglia. In questa giornata è stata organizzata infatti una importante manifestazione dall’associazione ambientalista che ha visto la liberazione di alcuni esemplari di rapaci e soprattutto di due tartarughe marine. Si tratta di due esemplari della specie Caretta caretta. La prima tartaruga ha una storia particolare da raccontare perché si tratta dell’esemplare sequestrato qualche mese fa dal Wwf con l’ausilio dei Carabinieri a Bisceglie. L’animale era custodito in un’abitazione privata al solo, unico ed atroce scopo di portarla in tavola. L’altra tartaruga, invece, in precedenza viveva nel paradiso delle Tremiti dove è stata trovata tempo fa spiaggiata da due giovani. È l’esemplare più grande mai curato nel centro di recupero molfettese, diretto da Pasquale
Salvemini, visto che può vantare circa 95 centimetri di carapace (guscio). La festa per la sospirata libertà delle tartarughe è stata condivisa anche con centinaia di bambini provenienti da molte scuole molfettesi e da quelle delle città limitrofe. A permettere l’ottima riuscita della manifestazione, oltre al grande e fondamentale lavoro del Wwf, è stata anche la preziosa col-
laborazione della Capitaneria di Porto e dei Carabinieri, che hanno messo a disposizione le loro motovedette, coadiuvati dal reparto aereo della Guardia di Finanza con l’ausilio di un elicottero. È stato un evento unico sul quale l’uomo dovrebbe riflettere. Limitare la libertà di qualsiasi specie presente sul pianeta non può lasciare insensibili gli animi. Ogni essere nasce libero, vive
libero e muore libero. Nessuno può arrogarsi il diritto di disporre di questa o quell’altra vita umana o animale che sia. Come non bisognerebbe rovinare la Terra che ci ospita, ci dà da vivere e ci sostiene. Ma molte volte l’ingratitudine dell’uomo non ha limite e si manifesta con azioni che farebbero impallidire il più perfido dei demoni. L’inquinamento è una di queste. Inquinare il globo equivale ad inquinare la propria casa e quella di milioni di specie che ogni giorno ne pagano silenziosamente le conseguenze. Per tornare indietro e scongiurare questi ingiustificabili comportamenti occorrerebbe partire proprio da manifestazioni come quella descritta, un piccolo gesto che deve essere uno splendido esempio per l’ignoranza dell’umanità. Francesco Tempesta
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giovedì 27 maggio 2010
Una serata speciale Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 2003
Consegnati i riconoscimenti per la settima edizione del Premio “Azzarita”. Il Centro Studi “Leonardo Azzarita” di Molfetta ha organizzato la VII Edizione del Premio “Leonardo Azzarita”, un riconoscimento speciale da conferire a giornalisti ed esperti nella comunicazione che si sono distinti per la crescita culturale del nostro Paese. Nella serata di sabato 14 maggio presso la sala “Finocchiaro” della Fabbrica di San Domenico, il presidente del Centro Studi Giuseppe Pansini ha dato inizio alla manifestazione con l’assegnazione dei premi (in targhe e sculture) al dottor Rodolfo Calò, giornalista; al colonnello dell’Aereonautica Militare Vitantonio Laricchia, meteorologo; al dottor Antonio Stornaiolo, attore, giornalista, presentatore. L’iniziativa è nata nel 2004 col fine di ricordare l’illustre giornalista molfettese Leonardo Azzarita, già direttore generale dell’ANSA, divenuto poi difensore e punto di riferimento della categoria giornalisti. “Sta diventando sempre più difficile oggi rintracciare personaggi a cui conferire il nostro pregevole riconoscimento” ha dichiarato Giuseppe Pansini. “La figura
del giornalista rende un servizio al pubblico e contribuisce con il suo lavoro a far crescere il sapere, arricchendo le conoscenze culturali dei cittadini”. Un caloroso augurio ai premiati è giunto anche da Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia. La serata ha visto premiare, per la sezione giornalisti professionisti, per la prima volta un molfettese, Rodolfo Calò, con la motivazione di aver tenuto alto il prestigio della città di Molfetta in Europa. Oggi Calò svolge le funzioni di capo servizio esteri dell’ANSA a Roma. Laureato in lettere, è stato per lungo tempo corrispondente dell’Ansa da Berlino, da Francoforte, dalla Banca Centrale Europea seguendo i più svariati accadimenti economici dell’Unione. “Anche se non vivo a Molfetta sono comunque legato agli affetti familiari e alla cucina molfettese” ha confessato Calò. “Ho notato che le orecchiette con le cime di rape hanno il potere di far rilasciare, a chi le mangia, dichiarazioni inedite che servono a far notizia”. Per la comunicazione istituzionale è stato premiato il
colonnello Vitantonio Laricchia, meteorologo, annunciatore delle quotidiane previsioni del tempo della Rai, con la motivazione di aver reso una materia complessa come la meteorologia comprensibile a tutti. Il colonnello Laricchia è entrato a far parte del Centro Meteorologico di Brindisi nel 1973, proseguendo la carriera militare. Ha tenuto varie conferenze e insegnamenti presso le Università della Terza Età, è stato insignito di Medaglia Mauriziana. Il colonnello ha rivelato di essere timido ma consapevole di entrare nelle case degli italiani ogni mattina. La domanda più frequente che gli viene posta dalle massaie è “Colonnello, oggi posso stendere il bucato?”. Premio speciale per la comunicazione e spettacolo è stato riconosciuto ad Antonio Stornaiolo, 49enne napoletano, giornalista pubblicista, attore, presentatore, autore di commedie. Laureato in Lettere inizia la sua attività di attore nel 1985 con Emilio Solfrizzi e Gennaro Nunziante, con cui ha diviso il successo di Toti e Tata. Ha interpretato molti film, tra cui “Fratelli
coltelli”, “La stazione”, la fiction “Don Matteo 7”. Un continuo succedersi di battute spontanee, brillanti e ironiche di Stornaiolo nelle vesti di comico ha reso lieto il clima nella sala. “Far ridere non è semplice e Stornaiolo con grande professionalità e senza volgarità ci riesce facilmente” ha sottolineato il sindaco Antonio Azzollini. Ha poi menzionato il ruolo dei cronisti dell’ANSA che si vedono poco ma lavorano tanto, con impegno e sacrificio, vivendo in prima linea, pronti anche di notte a captare avvenimenti da trasformare immediatamente in notizie. Presenti alla cerimonia oltre ad un numeroso pubblico gli assessori Giulio La Grasta e Luigi Roselli, il comandante della compagnia dei Carabinieri Domenico Del Prete, le signore Rosa e Amalia Azzarita, parenti di Leonardo Azzarita. Il momento più toccante l’interpretazione di Stornaiolo della poesia “A mio figlio”, dalla raccolta “Dell’amore... il silenzio” di Maria Addamiano. Pantaleo de Trizio
Primo tra i pizzaioli molfettesi: Domenico Piccininni Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 2004
Successo per il Primo Campionato Nazionale “Pizza ai Sapori di Puglia”. Si è tenuto a Molfetta dal 9 all’11 maggio il primo campionato nazionale “Pizza ai Sapori di Puglia”. Per l’occasione è stata allestita su Banchina Seminario una mega pizzeria in tenda attrezzata con ben cinque forni elettrici e un forno a legna che nei giorni della gara hanno dovuto lavorare in maniera estenuante, producendo un totale di diecimila pizze. Non poche persone sono accorse per l’inaugurazione dell’evento dalla valenza nazionale forse per curiosità oppure per dare una degna rappresentanza alla cittadinanza molfettese che quest’anno sembra voler a tutti i costi recitare almeno un ruolo di comparsa nella vita italiana. Diversi i protagonisti di questa kermesse gastronomica, patrocinata dall’amministrazione di Molfetta, in primo luogo la Nazionale Italiana Pizzaioli, l’associazione Pizzaioli Pugliesi e l’Associazione Italiana Celiachia. Da non dimenticare, infine, i personaggi che senza dubbio hanno fatto da sfondo a tale iniziativa: le pizze, campo di battaglia dei diversi pizzaioli. La sfida a “colpi di farina e mattarello” ha riguardato la preparazione di categorie di pizze stravaganti come la “pizza più larga” (oltre il metro di diametro senza bucare la pasta), la “pizza velo-
ce” (vince chi riesce a stendere 5 pizze nel più breve tempo possibile), la “pizza in Miniatura” (quella col diametro massimo di 20 centimetri); e le categorie più tradizionali come la pizza classica, in teglia, al metro, senza glutine, pizza dessert, margherita doc. A tenere alto in questa competizione l’orgoglio molfettese è stato il pizzaiolo Domenico Piccininni del ristorante pizzeria “Vecchio Gazebo” che ha partecipato
al campionato nazionale “Pizza ai Sapori di Puglia” nella gara di martedì 11 maggio, proponendosi per diverse categorie di pizze, ma quella in cui si è dimostrato alquanto abile e valente è stata la preparazione della pizza margherita doc, guadagnando il terzo posto. Tra tutte le categorie e i numerosi pizzaioli molfettesi e non che hanno disputato la gara, egli è stato l’unico che è riuscito a vincere il terzo premio. L’importante
è partecipare, se poi si dovesse anche vincere, meglio ancora! “Non è stato affatto facile – afferma – guadagnare il terzo premio, infatti la giuria costituita dal gruppo nazionale pizzaioli era oltremodo attenta ad ogni minimo particolare sia per quanto riguardava la parte più tecnica (farina, lievitazione e lavorazione) sia per quanto riguardava il gusto”. La pizza margherita, apparentemente la più semplice da fare, in realtà, risulta essere una delle pizze più complicate in quanto nella sua semplicità deve riuscire a comunicare il gusto della vera pizza napoletana, una pizza di umili origini con pochi elementi ma con la cura che le donne di un tempo potevano dedicare ai loro manufatti casalinghi. “È stata – continua Domenico Piccininni – una bell’esperienza poiché non solo si ha la possibilità di mettersi in gioco ma anche perché ci si può confrontare con gli altri, osservare altre metodologie di preparazione e, infine, la vittoria del terzo premio per il locale mio e del mio socio potrebbe rappresentare un punto di attrazione di altri clienti mossi dalla voglia di mangiare una buona pizza margherita doc”. Gianfranco Inglese
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Ancora successi per il “Maggio Molfettese” Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 2005
Una rassegna che vuol diventare un appuntamento fisso. Per il secondo anno consecutivo le giornate di maggio si vestono di cultura. Torna, infatti, l’appuntamento con il “Maggio Molfettese”, giunto alla sua seconda edizione, un mese in cui il Centro Antico di Molfetta diventa contenitore e palcoscenico di manifestazioni grazie all’impegno sinergico della F.I.D.A.P.A., dell’Amministrazione comunale di Molfetta e dell’associazione culturale “As.so. Arte”. “Anche quest’anno il calendario degli appuntamenti si presenta ampio e variegato”, ci spiega la presidente della locale sezione della F.I.D.A.P.A., Marianna Nappi Mancini; un calendario scandito e caratterizzato dalla varietà nelle proposte: dalle conferenze culturali, come quella di giovedì 27 maggio incentrata sulle misteriose figure di vampiri, iettatori e tarantate, presieduta dal professor Francesco Paolo de Ceglia, o la conversazione della professoressa Ottavia Spadavecchia Calò sulle
vedove bianche di venerdì 28 maggio; al teatro della kabala rivolto anche ai bambini domenica 30 maggio, giornata dedicata altresì alla musica dei Molfetta Sound Project e all’“avventura” con una breve crociera sul peschereccio Marianna lungo la costa molfettese. Ed ancora l’arte in primo piano e protagonista delle mostre di Maria Addamiano, Carmela de Dato, Antonella Bufi, Luisa Gissi. Una commistione di saperi che a metà del suo percorso può già fare un bilancio più che positivo delle iniziative, “con risultati lusinghieri e al di là delle aspettative”, come conferma la presidente Nappi Mancini che riporta come dato tangibile la grande affluenza di visitatori e partecipanti all’interno della Sala Turtur, nel Centro Storico, luogo in cui si è svolta gran parte delle iniziative in programma, superandone l’abituale capienza. L’iniziativa in programma più gettonata rimane anche quest’anno la salita al faro, come con-
Storia di un terremoto e della sua Madonna Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 2006
Pubblicata l’ultima fatica del professor Cosmo Tridente.
Cosmo Tridente è un nome che dice molto agli appassionati di cultura e tradizioni molfettesi. Docente di scuola media superiore si è fatto conoscere dal popolo di appassionati grazie ai numerosi interventi sulle testate giornalistiche locali, tra cui “il Fatto”, e alla produzione e pubblicazione di diverse opere dedicate alla cultura locale. Risale al 1996 “Lessico e folklore della marineria molfettese”, poi nel 1998 è arrivato “Feste, ricorrenze e memorie a Molfetta” praticamente in contemporanea con “Mercato ittico a Molfetta”. In questi giorni presenta al grande pubblico l’ultima sua fatica letteraria: “La Madonne du Tremelizze. Tra scienza, storia e devozione popolare”, un interessantissimo libretto di sessanta pagi-
ne, edito per i tipi della tipografia “La Nuova Mezzina” e dedicato ad una delle pagine più importanti della cultura devozionale molfettese, quella dedicata alla Madonna del Terremoto. Un libro con cui l’autore ha voluto “portare a conoscenza dei devoti molfettesi il significato di una festa che ha avuto e ha sempre lo spessore di una storica gratitudine verso la Madre di Dio che salvò Molfetta dal sisma verificatosi l’11 maggio 1560, ma anche ravvivare la devozione degli stessi verso la loro Compatrona”. Nel libro, oltre al folklore, non mancano i riferimenti scientifici con dati e carte relativi al sisma che nel 1560 fu avvertito anche a Molfetta. Ed ancora la storia del miracolo e del quadro della Madonna. Senza dimenticare i segni di gratitudine e di devozione popolare e tanti documenti ed immagini utili a raccontare una “storia affascinante ed attuale”. Un lavoro interessante, unico nel suo genere, da leggere tutto d’un fiato e da custodire gelosamente nelle librerie dei tanti appassionati e collezionisti di cose molfettesi che potranno trovarlo in vendita presso l’Edicola sita in via Margherita di Savoia angolo via Respa.
fermato dall’immediato esaurimento delle prenotazioni disponibili: in molti hanno infatti voluto addentrarsi sulla stretta scala a chiocciola del faro, una lenta salita verso quella luce che di notte guida gli uomini del mare, per ammirare dall’alto il porto. Punto di forza di questa seconda edizione del “Maggio Molfettese” continua ad essere la capacità di coinvolgimento, non solo di chi vive e opera ogni giorno nel Centro Storico e di chi invece si pone come semplice visitatore, ma anche la capacità di attirare un’ampia fascia di utenza, dai più giovani ai più adulti, proponendo iniziative congeniali a differenti fasce d’età. “Scopo della manifestazione rimane quello di far confluire nel centro Storico chi vi rimane ancora ai margini”, contribuendo a dargli nuova vita ed in particolare valori artistici aggiunti a quelli che da secoli già custodisce. A tal proposito i ringraziamenti della presidente Nappi Manci-
ni vanno ai volontari delle associazioni coinvolte e all’impegno profuso nella realizzazione, e all’Amministrazione, in primis all’assessore al Centro Storico Giacomo Spadavecchia che anche quest’anno si è fatto garante della manifestazione. Contrariamente alle “notti di maggio” Fiorella Mannoia, nel maggio molfettese c’è qualcosa di più. Isabel Romano
B.B. King: “re” di Molfetta Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 2007
Il grande artista protagonista in città il prossimo 12 giugno. Continuano, il prossimo 12 giugno presso l’anfiteatro di ponente, gli appuntamenti per la stagione primavera-estate di”Luci e suoni a levante” con uno dei più importanti artisti del mondo. Con una lunghissima carriera alle spalle, il chitarrista e cantante internazionale, B.B. King è uno dei più importanti esponenti del blues viventi. Con la sua chitarra “Lucille”, è diventato un’icona stessa del genere musicale già a partire dagli anni cinquanta. Ha avuto una così grande carriera che ancora oggi è riconosciuto come il re del blues. Ha vinto 14 volte il Grammy. Nella rivista Rolling Stone è posto come terzo chitarrista più bravo del mondo. Da giovane, si appassionò ai cantanti neri come T-Bone Walker e Lonnie Johnson e artisti jazz come Charlie Christian e Django Reinhardt. Presto incominciò a esercitarsi cantando musica gospel in chiesa. Nel 1943 King si trasferì a Indianola, Mississippi e tre anni dopo a Memphis, Tennessee, dove affinò la sua tecnica di chitarrista con l’aiuto del cugino, il chitarrista country blues Bukka White. Alla fine, King incominciò a trasmettere la sua musica dal vivo sulla radio di Memphis WDIA come discjokey, una stazione che aveva da poco cambiato la propria programmazione per trasmettere soltanto musica nera, cosa estremamente rara all’epoca. Alla
radio King incominciò ad usare il nome The Pepticon Boy, che più tardi divenne “The Blues Boy from Beale Street” (il ragazzo del blues di Beale Street) o più semplicemente The Beale Street Blues Boy. Il nome fu poi abbreviato a Blues Boy e, infine, a B.B. Nel 1949 King cominciò a registrare canzoni per la RPM Records di Los Angeles. Negli anni cinquanta King divenne uno degli esponenti principali del panorama R&B. Il primo successo di King al di fuori del mercato blues fu una riedizione di “The Thrill Is Gone” di Roy Hawkins che nel 1969 scalò le classifiche sia pop che R&B, evento molto raro ancora oggi. L’elenco dei successi di King continuò per tutti gli anni settanta. È indubbio che King sia stato fonte di ispirazione per moltissimi musicisti, da almeno cinquant’anni, e che la sua fama nel mondo musicale non sia diminuita nemmeno oggi. Nel 2004 King è stato insignito di una laurea ad honorem presso University of Mississippi. È considerato l’iniziatore di quella tecnica del “vibrato” per cui il dito compie piccoli movimenti “incrociando” la corda anziché seguirne la lunghezza; tale tecnica è definita “hummingbird” (colibrì), appunto dal movimento eseguito dalla mano sulla tastiera. Marilena Farinola
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61:16. Viviamo in tempi moderni... dopotutto! Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 2008
“[…] quello sguardo e la gola squarciata, il seno minuto e le ossa rotte, tutto quello che rimaneva, il buio della notte tagliato in due da quello che restava... una striscia di sangue sull’asfalto dal cofano al bordo della strada.”
P.oZ è nato nel 2001. The Dim Locator e Dok.Topùs nel 2008. Tre identità e tre set cromatici ben distinti: giallo, viola e verde che un background nero pece accende ed esalta. Tre idee sperimentali che ibridano generi e ritmi musicali in un prodotto artistico che rinnova e (re)interpreta l’elettronica su un rapporto di corrispondenze d’avanguardia e scadenze apocalittiche come il palindromo “61:16” eletto a sintesi. “61:16 – viviamo in tempi moderni… dopotutto!” è un progetto musicale che nasce dalla contaminazione creativa di generi differenti e complementari: P.oZ si distingue per influenze dub che sfociano nell’industrial e nell’ambient, spingendo sonorità elettroniche verso tonalità più acustiche; The Dim Locator ha una marcata impronta acustica con echi blues e risonanze che citano il tropicalismo sporco e più primitivo. Dok.Topùs, infine, fa sapiente uso di tastiere Korg vintage e si abbandona a un’elettronica easy listening. Ma la qualità originale del progetto non si esaurisce nell’album sonoro: un booklet, graficamente pregevole a cura della Pulpstudio, cattura l’occhio umano, onirico, a volte surreale, a volte clownesco in sequenze di fotografie, firmate da “nopussyblues”, “adustyfairytale” e “ilfascinodelmale” che sembrano fotogrammi di una storia raccontata per errore. Quello che le tre maschere di suoni ci consegnano è un’opera aperta a suggestioni, provocazioni, forme beffarde dei tempi moderni. Dietro un prodotto artistico così completo ed esclusivo nel suo genere vi sono la professionalità e l’impegno della neonata etichetta _LAAB RECORD_ e la passione e l’entusiasmo dei suoi creatori, i fantomatici A.B e A.L., musicisti e autori dell’intero progetto, che incontriamo per una conversazione sul tema, o forse più temi, qui di seguito condivisa. P.oZ., The Dim Locator e Dok.Topùs. Un progetto, anzi tre che nascono in un arco di sette anni e si fanno suono tra il 2006 e il 2009. Per poi farsi corpo nell’album 61:16. Com’è iniziata e chi si nasconde dietro questi nomi? In realtà è iniziata molto prima. Entrambi suonavamo in uno dei gruppi storici di
Molfetta, i ReWolKano, con cui facevamo musica rock evolutasi poi in un misto di rock/punk sporchissimo e molto sui generis. Contemporaneamente abbiamo cominciato ad interessarci di musica elettronica e concreta facendo esperimenti su nastri, cassette, multitracce, mixer e quello che ci capitava tra le mani. Ci si divertiva nel perdersi nei suoni che riuscivamo ad ottenere in maniera molto ludica rimanendone affascinati e sorpresi. Abbiamo anche organizzato una serata nel centro storico di Giovinazzo intitolata “Zulùm Babalù” in cui suonavano una decina di persone, da chitarre stese sui tavoli a campionatori, lamiere amplificate, macchine da scrivere, testi declamati, urlati… c’era la piazza colma di gente, è successo il delirio! Poi una collaborazione per una piece teatrale ispirata all’Inferno di Dante e anche una recente collaborazione con Ironique, il folletto pop molfettese… e poi basta. I vari impegni di lavoro hanno portato ad andare altrove, soprattutto fisicamente, ma comunque abbiamo continuato a giocare con quello che avevamo cominciato a conoscere musicalmente. Ci si trovava in una stanzetta umida, come capita a tutti i gruppi, a continuare a registrare anche a distanza, a spedirci i files tramite posta elettronica, così come continuiamo a fare ora visto che viviamo a mille kilometri di distanza l’uno dall’altro. Ciascuno dei tre progetti, sebbene complementari nella creazione di un prodotto artistico coerente, ha un’identità musicale ben definita. Quale il terreno musicale e quale il background culturale che hanno reso fertile la vostra sperimentazione? Di terreni musicali ce ne sono a bizzeffe! Difficile identificare in quello che facciamo la reale provenienza di quello che abbiamo creato. Ascoltiamo di tutto, dal dub all’elettronica, al rock, al jazz, alle canzonette… anche Battisti nel finale di Non è Francesca manda al contrario il nastro! Come dicevi tu, i set sono rappresentati da tre colori differenti con un background nero: direi che identifica in pieno l’anima dei tre progetti e cioè tanta ironia con un fondo di pessimismo o disillusione. Culturalmente viviamo in un contesto in cui è difficile identificarsi o riuscire a fare “altre” forme di espressione, almeno per quelli che sono i nostri gusti artistici. Questo ci permette, fortunatamente, di buttare nel calderone tutte quelle che sono le nostre esperienze personali per poi tirare fuori un qualcosa che è assolutamente nuovo e diverso. Purtroppo non siamo a Berlino o a Londra o Detroit, magari avremmo avuto qualche chance in più e un terreno più fertile, naturalmente si intende per questo sia il bacino di utenza sia
la possibilità di suonare in giro: non esistono né gli spazi né i contesti per suonare un determinato tipo di musica. Anche se, a quanto pare, qualcosa si muove sotto le acque. A Molfetta c’è l’Arci Cavallo di Troia e L’Eremo, o lo Spazio Off di Trani o il festival de L’Acqua in Testa di Bari dove si possono ascoltare proposte musicali un po’ fuori dai soliti circuiti mainstream. La confluenza di generi differenti presuppone modalità di creazione, composizione e manipolazione del suono diverse. Come nasce e si sviluppa la vostra musica? È un prodotto finito o la sperimentazione è sinonimo di continua evoluzione? Come detto prima, ci si trova in una stanzetta umida o nel nostro “quartier generale” che è il Clinic di Molfetta. Si improvvisa e si registrano tracce con diversi strumenti, chitarre, bassi, campionatori, percussioni auto costruite, generatori di suono e quant’altro. Una volta che riusciamo ad abbozzare una partitura, chiediamo a nostri amici di aggiungere qualcosa, parti di batteria o percussioni o fraseggi di chitarra in maniera molto libera, perché a noi piace anche coinvolgere altre persone, il progetto è sempre stato aperto alle collaborazioni sin dagli esordi (per i nostri live utilizziamo anche una sequenza di foto manipolate create apposta da un altro artista di Giovinazzo nostro amico, Mr Hotb). Si creano così diverse stanze sonore che andiamo a modificare, tagliare, cucire fino a trovare il groove giusto che nasce da una parte e spesso e volentieri va a finire altrove. Il bello è che non sappiamo mai come andrà a finire. È forse questo il succo della nostra musica, una continua evoluzione e il non volersi o non riuscire a chiuderci in etichette o schemi preconcetti identificativi. Se ci chiedi che tipo di musica facciamo, non sappiamo cosa risponderti. Perché ci sono così tante influenze e stati d’animo che ognuno di questi ha la sua forma espressiva. E ci viene tutto molto spontaneo. L’album “61:16 – viviamo in tempi moderni, dopotutto!” è il primo prodotto artistico lanciato dall’etichetta _LAAB RECORD_ Qual è il circuito di distribuzione e promozione che l’etichetta copre? Ci sono altri progetti in cantiere? La realizzazione del disco è stata l’occasione per far nascere _LAAB RECORD_ e quindi dare anche un senso compiuto a quello che stavamo facendo. Anche per darci una possibilità e lo stimolo per non fermarci e andare avanti. In cantiere c’è un altro disco al quale stiamo lavorando ma visti i nostri impegni e il nostro approccio creativo, ci vorrà ancora
un bel po’ di tempo per finirlo. La nostra intenzione è anche quella di poter produrre in toto materiale di altri musicisti locali con le nostre stesse affinità sonore. Intanto il disco ha avuto una inaspettata buona recensione sul mensile musicale “Blow Up” e probabilmente sarà distribuito dalla Goodfellas. Poi ci sono i nostri MySpace e la volontà di far girare il disco ovunque ce ne sia la possibilità. Ma siamo ancora all’inizio, dobbiamo crescere! Fare musica, o in generale arte, in un Paese come l’Italia del 2010 significa erigere cattedrali in un deserto inaridito dai pesanti tagli ai fondi destinati alla promozione della conoscenza e da anni di miopia culturale. L’interesse del governo regionale pugliese apre squarci di luce che fanno ben sperare, stando almeno alla fase progettuale. Puglia Sound, ad esempio, è il programma della Regione Puglia per lo sviluppo del sistema musicale regionale. Un complesso di azioni con l’obiettivo di creare un meccanismo virtuoso tra produzione e distribuzione di spettacoli pugliesi, nazionali ed internazionali. Qual è la vostra esperienza come artisti pugliesi, in termini di spazi e possibilità concesse, e quali le prospettive future, anche alla luce delle politiche locali e regionali? Spesso ci siamo trovati a suonare in situazioni davvero disagiate, è un peccato dirlo ma è così. Non siamo ancora riusciti a capire se c’è un reale interesse per qualcosa di nuovo e per le realtà presenti nella nostra area, parlo di Bari e dintorni. Se ci spostiamo di qualche kilometro, senza andare troppo oltre, già si nota qualche differenza, c’è più interesse, c’è un diverso tipo di accoglienza. Forse si dovrebbe fare qualcosa di più, parlo di noi, non aspettare che si muovano gli enti per promuovere l’arte ma gli artisti stessi dovrebbero farlo. Sappiamo che attorno a noi ci sono spiriti affini, altri artisti sulla nostra lunghezza d’onda. Forse dovremmo solamente sforzarci un po’ di più e tenderci la mano in maniera reciproca. C’è un monito che si ripete martellante nel vostro progetto. “Nobody knows that missing 61 days and 16 seconds at the end of the world!”: mancano 61 giorni e 16 secondi alla fine del mondo… c’è da preoccuparsi? Il mondo è già finito e nessuno se n’è accorto. Noi siamo qui per ricordarlo. Per informazioni e curiosità www.myspace.com/opiumzozyum www.myspace.com/ucallmedim www.myspace.com/doktorpus A cura di Angela Teatino
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Una testimonianza dal mondo del teatro Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 2009
Agnese Nano, una delle più celebri star del cinema e del teatro italiano, ha debuttato nel 1988 con “Domani accadrà” di Daniele Luchetti, prendendo parte da allora a diversi altri film e serie televisive come “Incantesimo”. L’attrice sarà impegnata nei primi giorni di giugno nella rassegna teatrale “Mistica” organizzata da Girolamo Samarelli. In occasione delle prove dello spettacolo ormai prossimo “Enoch. Alle radici della mistica ebraica”, ha partecipato ad un colloquio con alcuni ragazzi del Liceo Classico “L. Da Vinci” e noi l’abbiamo intervistata per voi. Qual è il motivo che la spinge alla passione verso la recitazione? Ciò che mi porta a fare della recitazione una vera e propria passione è il mio desiderio di comunicazione. Recitare, infatti, vuol dire comunicare. Quella è la mia gioia. La recitazione non è stare sotto i riflettori, bensì il momento in cui si riesce a far passare quello su cui si è lavorato in solitudine, è l’esperienza di presente, di vita reale. Ciò che dovremmo fare tutti è stare dove siamo attenti e presenti e nel momento della comunicazione si è presenti. Lo dimostra il fatto che nel momento della recitazione c’è la gioia e il dolore. Lei ha recitato sia per il cinema sia in teatro, in quale dei due ambienti si realizza meglio? Il cinema ed il teatro sono molto diversi. Mentre il teatro conserva ancora una sorta di aspetto sacrale e rituale soprattutto nel momento della traversata dietro le quinte al buio, si avverte una
sorta di pericolo incombente che pervade nella totalità la persona. Nel cinema, invece, c’è un gruppo che lavora in solitudine e il confronto è limitato ai componenti della troupe, per non dire che si tratta anche di un lavoro alquanto nevrotico e stancante fisicamente. Fare l’attore significa cambiare diversi ruoli, assumere personalità differenti. Alla fine non si corre il rischio di perdere la propria identità? No, bisogna conoscere esattamente chi sei. Questo mestiere necessita di questo conoscere bene se stessi, tutti gli altri poi sono solo nomi, niente più. Una volta mi è capitato di essermi fatta condizionare da un personaggio negativo, ma perché stavo vivendo un periodo
mio personale non proprio positivo. Quando le affidano un ruolo come fa ad immedesimarsi nel personaggio? Il metodo per immedesimarsi nel personaggio, io credo, è uno solo: leggo attentamente il copione, poi lo abbandono per qualche tempo e immagino intellettualmente come vive quel personaggio, cerco di acquisire le caratteristiche tipiche del personaggio, solo allora inizio a lavorare sul testo. Poi arriva il momento in cui devo confrontarmi con gli altri attori, il regista. Infine si gira. Quali sono le caratteristiche del “buon attore”? Un “buon attore” deve essere un’ottima antenna: deve riuscire a captare per poi
trasmettere, deve essere allenato mentalmente e fisicamente, sensibile per poter cogliere ciò che lo circonda, deve amare il mondo, deve “essere il pubblico”. Bisogna che il bravo attore viva il momento della comunicazione con il pubblico, per il pubblico, si faccia egli stesso strumento di comunicazione, infine, l’attore con la “a” maiuscola deve porsi continuamente di fronte ad interrogativi deve essere curioso per natura. Il mondo del teatro sta andando incontro ad una grave crisi… Già. Visti gli ultimi episodi, penso anch’io che il teatro vada incontro ad una grave crisi. Io credo che se non si investe in cultura ed informazione non si ama il futuro del proprio Paese. Come mai ha deciso di partecipare allo spettacolo “Enoch”? Quale esito crede che avrà lo spettacolo? Per me, come già detto, essere attore significa essere curioso e attento al mondo che si trasforma. Quindi, pur non essendo credente bensì una persona che si interroga, quando mi è arrivata la proposta di Samarelli con essa mi è giunto il nome di Enoch, solitamente accompagnato da grandi storie, tradizioni, persino associato alla Cabala, allora mi sono detta “perché no?”. In qualche modo era come se mi risuonasse dentro. Non so dire come andrà perché il teatro è il pubblico, l’improvvisazione, al momento io ho solo delle parole che cercherò di riempire di senso. Gianfranco Inglese
Piccoli musicisti crescono Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 2010
Il prossimo 15 giugno il saggio di fine anno della Piccola Orchestra Suzuki. A Molfetta ci sono dei giovani musicisti che coltivano nella loro quotidianità una grande passione, con un impegno costante che sta dando grandi risultati, nonostante la giovanissima età. Sono dei bambini che quotidianamente incastrano gli impegni scolastici con la voglia di gioco e spensieratezza tipica dell’età e che studiando musica stanno vivendo un’esperienza profondamente formativa che deriva direttamente dalle caratteristiche educative del metodo Suzuki che, ricordiamo, è uno strumento educativo completo, che sviluppa competenze sociali, capacità cognitive, di socializzazione, di relazione oltre che di memorizzazione e concentrazione. Tale metodo didattico si adatta ai bambini molto piccoli (a partire dai due anni) e coinvolge nell’esperienza di appren-
dimento anche i genitori, attraverso la partecipazione alle lezioni. Essi diventano partecipanti attivi nell’iniziativa educativa, facendo ripetere, anche a casa, ai propri bambini, i contenuti appresi insieme, nei momenti che ritengono più idonei. Attraverso tale metodologia anche bambini molto piccoli sperimentano la possibilità di suonare in una vera e propria orchestra, a volte con risultati sorprendenti, come dimostrano le prestazioni della piccola orchestra di Molfetta. I meritati riconoscimenti e i brillanti risultati che il loro studio ed impegno stanno ottenendo riempiono tutti di soddisfazione, perché incoraggiano e sostengono il percorso di studi che questi bambini hanno intrapreso insieme ai loro compagni, insegnanti e famiglie. I numerosi premi ottenuti dalla
Piccola Orchestra Suzuki hanno portato soddisfazione e gioia e, allo stesso tempo, hanno invitato tutti ad un profondo ripensamento sul valore educativo della musica, sul valore della cultura musicale a Molfetta, sul significato pedagogico che questa esperienza riveste per i bambini, gli educatori e i genitori, coinvolti nel percorso educativo e su quali siano le migliori esperienze da offrire ai bambini perché imparino divertendosi. I piccoli molfettesi si sono sempre distinti all’interno delle numerose rassegne alle quali hanno partecipato. All’interno della quattordicesima Rassegna Nazionale Giovanissimi Talenti, VI Edizione “Sarriadi 2010”, Giovanni Luca Palombella ha vinto il primo premio assoluto come solista pianoforte, Maria Consiglia Salvemini il primo premio assoluto
come solista violino e l’intera Orchestra Suzuki il primo premio; ancora, al dodicesimo Concorso Nazionale di Musica “Igor Strawinsky”, Raffaele Gaia ha ottenuto il primo premio assoluto come solista violino. Le insegnanti, che dedicano a questo lavoro una infinita passione, oltre che la loro preparazione e professionalità, sono Valeria Breglia, Annalisa Andriani, Anna Cecilia Spagnoletti. L’occasione per poter ascoltare i piccoli musicisti in concerto sarà il saggio di fine anno che si terrà il 15 giugno 2010 alle 18.30 presso l’auditorium di San Domenico, al quale parteciperanno le classi di Ritmica strumentale, violino e pianoforte del metodo Suzuki del Liceo Musicale “R. Wagner” di Molfetta. Katia la Forgia
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Recensioni
giovedì 27 maggio 2010
Il SegnaLibro. I Malcontenti Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 2011
“Non sapevamo comprare i frigoriferi, non sapevamo lavar le tazzine, non sapevamo tirar su la leva dell’elettricità, non sapevamo far andare il Vaporone, non sapevamo vestire i bambini nelle piscine, non sapevamo cosa fare dei soldi che ci avanzavano, non sapevamo far niente; l’unica cosa che sapevamo fare, era tramagliare: una generazione, o meglio, più generazioni di tramaglianti, che passavano la maggior parte della loro vita a tramagliare, e quando poi si trovavano a fare una cosa sensata, come camminare con una finestra sotto braccio con il vetro spaccato, o portare a casa la spesa dal supermercato su una bicicletta, si sorprendevano di com’era diversa, la vita, quando era sensata”. Paolo Nori, I Malcontenti, Einaudi, 2010, pp. 165, € 16.
I protagonisti di questo racconto solitario e accorato, epigrafico e frammentato tramagliano. Sgusciano, cioè, attraverso le maglie di una rete tesa per la cattura. Si accontentano sempre e male e non godono mai. Sono nati dopo il 1960 e vivono in un mondo precon-
fezionato, con poche sveglie e tanto sonno. I giorni e lo sfaldamento di una coppia di trentenni, Nina (Giovanna) e Giovanni, sono narrati e riflessi attraverso il soffitto e le pareti di un appartamento dello stesso palazzo in cui vivono. La voce del piano di sotto è quella di Bernardo, inconfondibile io letterario di Nori, che racconta i fallimenti, le speranze, il tentativo di irrompere nel mondo, abbandonando il quotidiano di abitudini. L’organizzazione del Festival dei Malcontenti, evento “meraviglioso e impossibile”, si presenta per Giovanna l’occasione attesa da una vita: si rivelerà ben presto la goccia che farà traboccare e infrangere, irrimediabilmente, il vaso dei sentimenti, delle certezze diluite in un liquido amaro e senza spirito. I malcontenti è anche un racconto di traslochi, reali e metaforici. Per Bernardo si tratta di un trasloco verso “un domicilio solitario coatto in un appartamento della periferia nord
ovest di una grande città del nord” e fuori da una storia sentimentale finita; per Nina e Giovanni è il passaggio dall’innocenza delle certezze alla colpa del fallimento e da una quotidianità più o meno stabile alla frana dei sentimenti. Va e viene anche “una bambina di quattro anni” e i suoi pensieri, candidi e bizzarri, anch’essi riflessi nei pensieri ad alta voce di Bernardo, suo padre, sono un felice e brioso contrappunto all’intreccio di storie più adulte. La scrittura di Nori, semplice fino a quasi ad assottigliare al minimo la corposità della lingua italiana, divaga, si perde, si attorciglia su stessa, ritorna, si arresta, riparte; le storie raccontate sono timide confidenze di un paroliere solitario e geniale. Nori si ama o non si sopporta. È difficile comunque non volergli bene. Paolo Nori, nato a Parma nel 1963, ha lavorato come ragioniere in Algeria,
Iraq e Francia. Laureato in letteratura russa, ha lavorato in Francia per tre anni per un’impresa edile, e poi come traduttore dal russo e dal francese. Ha pubblicato Le cose non sono le cose (Fernandel 1999), Bassotuba non c’è (DeriveApprodi 1999, Feltrinelli 2009), Spinoza (Einaudi 2000), Diavoli (Einaudi 2001), Grandi ustionati (Einaudi 2001), Si chiama Francesca, questo romanzo (Einaudi 2002), I quattro cani di Pavlov (Bompiani, 2006) e, insieme a Marco Raffaini, Storia della Russia e dell’Italia (Fernandel 2003). Ha tradotto e curato l’antologia degli scritti di Daniil Charms Disastri (Einaudi) e l’edizione dei classici di Feltrinelli di Un eroe dei nostri tempi di Lermontov, delle Umili prose di Puškin e di Anime morte di Gogol. www.paolonori. it merita almeno una consultazione al giorno. A cura di Angela Teatino
MovieNote. Agora Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 2012
“Sono più le cose che ci uniscono che quelle che ci dividono”. Hypatia (Rachel Weisz)
Alessandria d’Egitto. Metà del IV secolo dopo Cristo. Hypatia (l’incantevole Rachel Weisz), giovane donna sapiente, figlia di Teone, rettore del Serapeo, seconda Biblioteca di Alessandria, è la prima scienziata conosciuta e riconosciuta dalla storiografia che lascia consistenti eredità nella matematica e nella astronomia. Hypatia, studiosa della rotazione della Terra, interessata alla relazione tra filosofia e scienza, è colei che per prima intuisce il movimento rotatorio ellittico
dei pianeti intorno al sole. La filosofa, astronoma e matematica insegue la conoscenza in una città contraddistinta dalla fervida ricerca scientifica, un luogo in cui pagani, ebrei e cristiani convivono. Hypatia è maestra di discepoli, uno di loro, l’arguto Oreste, se ne innamora, ma lei sembra non ricambiare. Per dedicarsi all’amore e alla famiglia dovrebbe abbandonare la ricerca e questo sente di non poterlo fare: l’unico fuoco che la fa ardere è quello della conoscenza. Anche il suo giovane schiavo Davus, che con attenzione segue tutte le sue lezioni, è profondamente invaghito della sua bellezza e della sua cultura. La vita di Hypatia, dedicata al sapere e alla tolleranza, è sconvolta dalla crisi del mondo pagano, quando la convivenza tra le diverse religioni diventa insostenibile. I cristiani vogliono impossessarsi di Alessandria e decidono di bruciare la biblioteca, contenitore della sapienza e della saggezza del Mondo Antico. Hypatia non abbandona la sua posizione laica e continua imperterrita con le sue ricerche. Con il passare del tempo i cristiani, ormai appoggiati da Roma e guidati dal perfido vescovo Cirillo, decidono che Hypatia deve pagare
per il suo sfrontato e irreversibile pensiero “eretico”, e per farlo si avvalgono del braccio armato dei Parabolani, un gruppo di fanatici monaci cristiani. Le semplici lezioni sull’astronomia del tempo, gli scontri armati dilatati senza una reale motivazione, gli abiti e gli ambienti palesemente falsi non riescono tuttavia a scalfire il valore della storia e della vita di questa eroina vittima dell’integralismo cristiano. Con Agora, pellicola presentata fuori concorso al Festival di Cannes 2009, arrivata in Italia solo ora, il regista spagnolo Alejandro Amenábar intende denunciare l’intolleranza. Forti le polemiche da parte del mondo cristiano. Nei film antichi i cristiani sono presentati quasi sempre come vittime, Amenábar capovolge questa visione raccontando di cristiani violenti e tremebondi che bruciano vivi i pagani in nome della fede in Gesù Cristo. Interessante la figura dello schiavo Davus che per trovare riscatto si converte al Cristianesimo ed entra nella squadra dei Parabolani, ma la capacità di ragionamento che la sua ex-padrona gli ha insegnato non lo rende cieco e assoggettato alle regole del gruppo, Davus è capace di riflettere e discernere, una fa-
coltà rilevante per non cadere schiavi del pensiero altrui. Scheda del film Agora (2009) Un film di Alejandro Amenábar Genere Avventura Produzione Spagna Distribuzione Mikado Durata 128 minuti Alejandro Amenábar è un regista spagnolo, nato a Santiago del Cile nel 1972. È un autore poliedrico, oltre a dirigere i suoi film ne scrive la sceneggiatura e la musica. Nel 1995 firma la regia del suo primo lungometraggio “Tesis”, grande successo in Spagna, vince sette premi Goya. “The Others” con Nicole Kidman è il suo primo film inglese, con cui raccoglie 8 premi Goya. Nel 2004 il suo “Mare Dentro”, con Javier Bardem, si aggiudica il Gran Premio della Giuria alla 61a Mostra del Cinema di Venezia, film che nel 2005 gli varrà l’Oscar per il miglior film straniero. Ha discusso apertamente della sua omosessualità. A cura di Alessandra Recchia
Spazio Giovani
giovedì 27 maggio 2010
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Facebook o non facebook? Questo il problema! Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 2013
Cresce il numero di coloro che hanno attivato un proprio “profilo” sul più famoso dei “social network”. Gli iscritti al popolarissimo social network, Facebook, sono sempre più in rapido aumento. Un milione 369mila gli utenti italiani (su 132 milioni nel mondo), con un incremento di visitatori del 961% in un anno. La fascia d’età degli utilizzatori del social network va dai 12/13 anni fino ai più senescenti cinquantenni inoltrati. A cosa serve Facebook? Al contrario di ogni aspettativa il social network non serve tanto a comunicare quanto a infilarsi in un mondo che è, soprattutto per i giovani, sempre più difficile, un mondo in cui conta l’apparire più che l’essere. Queste parole potrebbero apparire scontate, spicciole, retoriche, in realtà basta soffermarsi anche solo sulla traduzione di “facebook”, in altre parole “faccia da libro”. Esso sarebbe alla stessa stregua di un diario personale, scevro ormai della sua sacralità e inviolabilità non solo perché diventato di dominio pubblico ma anche perché è un diario che mente, un diario che mostra ciò che si vuole mettere in vetrina di se stessi,
e non quello che si è veramente. Addirittura alcuni esperti asseriscono che il contagio irrefrenabile di Facebook non è dovuto al caso ma al fatto che questo mondo virtuale è vissuto come un antidoto al senso di vuoto e alla solitudine che in gioventù contagia anche i cosiddetti vincenti. Altri studi hanno anche stilato una sorta d’identikit dei facebook maniaci: i nostalgici che si emozionano alla vista delle foto dei
compagni di classe delle medie o del liceo, cercano gli amici del passato per vedere come sono invecchiati e commentano i bei tempi andati; i latin lover virtuali che si dichiarano a caccia di nuovi partner, celando spesso una relazione e rimpinzando il proprio profilo e gli album con foto sexy o interessanti, a volte ritoccate. Poi continuando nella lista ci sono i cuori infranti che prostrati dall’ultima relazione hanno l’impres-
sione di essersi persi per strada qualcosa di vero; gli insoddisfatti che non trovando spazio nella vita reale per il romanticismo e l’avventura si rifugiano su Facebook. E infine arrivano quelli della pubblicità, ovvero persone più o meno famose che ricorrono a Facebook per farsi propaganda; quelli con l’alter ego, vale a dire burloni che sfruttando l’immagine di qualcun altro si mettono alla ricerca di avventure sentimentali e non. Sebbene quanto detto fino ad ora, non bisogna pensare, d’altra parte, che il social network sia strumento per chissà quali misfatti o perversioni psicologiche, almeno non è per tutti così. Infatti alcuni giovani usano Facebook anziché l’ormai costosissimo cellulare per darsi l’appuntamento serale al Calvario piuttosto che al Lungomare nel caso in cui la serata non dovesse essere delle migliori, per passarsi i compiti o gli appunti dei docenti e svariati altri motivi. Gianfranco Inglese
Facebook: discarica di emotività
“Affacciati alla chat amore mio!”
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Prima c’erano le piazze: oggi basta un monitor e una tastiera.
Luogo di incontro, comunicazione e molto di più.
Anticamente erano i fori, le piazze, i bar e le osterie i luoghi d’incontro prediletti, luoghi in cui la gente poteva parlare, confrontarsi, discutere e scambiare opinioni. Ora c’è Facebook. C’è da chiedersi se questo strumento non stia forse prendendo troppo il sopravvento sul resto delle attività e delle abitudini; alcuni dimenticano di prendere i propri figli da scuola, altri lasciano poco spazio ai rapporti familiari e tra i giovani molti trascurano lo studio. Tutto questo pur di poter restare attaccati qualche minuto in più a quello schermo, a quella chat o a quella “home” che “sforna” e produce ogni secondo migliaia e mi-
gliaia di pensieri da tutto il mondo. Si viene dunque a creare fisicamente e paradossalmente un muro che permette a entrambi gli interlocutori della chat soltanto di vedersi attraverso piccoli quadratini posti lì su conversazioni molto spesso prive di punteggiatura adeguata e ricche di consonanti omesse o cambiate che si rifanno al gergo giovanile. A rimetterci è senz’altro la lettura. I libri di letteratura e di poesia vengono messi in secondo piano rispetto a tutto ciò che è multimediale; è banalizzato e ridimensionato anche l’ascolto della radio, e su tutto è resa vana l’importanza della comunicazione cartacea che non viene in nessun modo valorizzata e sfruttata. Stiamo ormai girando la boa del primo decennio di questo nuovo millennio ed è inevitabile voltarsi per guardare gli eventi che hanno profondamente segnato il nostro tempo, e tra questi non possiamo far altro che scorgere, il sopravvento del social network. Tutte le lettere cariche d’intensità scritte dalle mani tremanti dei nonni di ognuno di noi vengono dunque abbandonate per dar spazio ad una comunicazione che di emotivo e fisico ha soltanto il battito delle dita su una semplice tastiera.
Non è l’errata trascrizione della famosa melodia, ma la maniera in cui i ragazzi comunicano al giorno d’oggi, attendendo che la propria metà si colleghi alla chat di “facebook”. Questa rete sta pescando sempre più pesci: fa da “romantica” cornice a molti fidanzamenti, abbandoni, tradimenti, fornisce sufficienti prove all’innamorato per accertarsi di essere contraccambiato. Può sembrare strano ma all’interno di facebook accade realmente tutto ciò. Molti sono i casi in cui una ragazza scopre di essere stata tradita dal proprio fidanzato andando a scovare nel suo profilo (spazio personale) informazioni, commenti, e-mail, conversazioni segretamente tenute, anche se forse non con troppa attenzione. Ma non si faccia l’errore di interpretare facebook solo come causa di disgrazie, nella maggior parte dei casi il social network si tinge di rosa. Per due ragazzi che si stanno conoscendo, facebook è di vitale importanza soprattutto se la ricarica al cellulare manca e quindi non è possibile attivare la promozione dei rinomati sms gratuiti che consentirebbe ai due di comunicare più spesso, anche quando non sono a quattr’occhi o forse di comunicare solo quando non sono insieme. La prassi riporta ciò: il Gaetano de Virgilio ragazzo, se coraggioso, apre la chat di
facebook e contatta l’altra, i due perderanno come tempo minimo un’oretta a parlare di loro stessi o di banalità, nella più calata delle opportunità a scambiarsi parole affettuose. Molti amori nascono tra due persone che non si sono mai viste di persona, ma si sono conosciute proprio tramite internet. Probabilmente il successo, temporaneo o duraturo che sia, degli amori su facebook è garantito dalla presenza-assenza dei due protagonisti. Gli stessi personaggi che, messi l’uno di fronte all’altro, senza lo schermo del pc, restano muti e imbarazzati, talvolta anche pentiti di aver chattato con una falsa bella/o. Ecco che i tempi in cui Jovanotti cantava “affacciati alla finestra amore mio” sembrano sempre più lontani. Maria Sancilio
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Sport
giovedì 27 maggio 2010
Studenti, danzanti e vincenti! Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 2016
Si sono svolte a Molfetta le fasi regionali della competizione di danza riservate alle scuole medie inferiori e superiori.
Forse non tutti sono a conoscenza della gara di danza sportiva che, annualmente, vede scuole di tutta la regione Puglia sfidarsi a ritmo di musica. Alla gara, tenutasi lo scorso12 maggio presso il palazzotto “Giosuè Poli”, Molfetta ha partecipato con tre delle sue scuole: il liceo classico “Leonardo da Vinci”, il liceo scientifico “Albert Einstein” e quello socio psicosociopedagogico “Vito Fornari”. Come ogni anno, la città ha portato a casa delle vittorie, dei meritati successi: il Liceo Classico si è guadagnato un primo posto nella categoria modern jazz, mentre il Liceo Pedagogico ha meritato la medaglia d’oro nella categoria cha cha cha e si è posizionato secondo nell’hip hop. Motivo di orgoglio per la realtà molfettese se si considera che le scuole partecipanti erano venti. I ballerini-studenti molfettesi hanno dimostrato tecnica, audacia, eleganza nei movimenti e determinazione al punto tale da prevalere su scolaresche di Lucera, San Severo, Barletta, Giovinazzo, Bitonto, Bari ed altre città pugliesi. Sono, dunque, competizioni a livello regionale quelle che ogni anno, più precisamente nel periodo primaverile, vengono riproposte dalla FIDS, Federazione Italiana Danza Sportiva. La selezione prevede una prima performance di cha cha cha ed una o più successive in diversi stili di danza: sincro, modern jazz e hip hop. I ragazzi partecipanti, accompagnati dalle professoresse di educazione fi-
sica e motoria Rosa Lezza per il Liceo Classico, Dorianoa Bartoli per il Liceo Scientifico e Pasqua Caputo per il Liceo Sociopsicopedagocico, hanno dovuto affrontare una schiera di sette giudici. Ma, nonostante il loro consistente numero, non sono stati sufficienti ad intimorire i ragazzi che, al contrario, hanno saputo trarne una spinta e una carica maggiori. Ad essere presenti alla gara e a far spuntare un sorriso di tenerezza sia ai giudici che al pubblico sono stati i ragazzini delle scuole elementari e medie, che gareggiavano separatamente dai liceali, offrendo allegri momenti sulle note di famose melodie. Nessuna presenza in questo caso, però, per la città di Molfetta. Al termine della gara, il coordinatore di educazione fisica, professore Marino Pellico, è intervenuto riportando il proprio desiderio e proposito di inserire nei prossimi anni anche le gare nazionali. Anni fa i vincitori delle varie categorie all’interno di ogni regione si davano appuntamento alle competizioni nazionali, ma per una mancanza di fondi da destinare all’alloggio degli studenti partecipanti, il progetto è stato troncato. La partecipazione del pubblico, infine, è stata lodevole: più di 1200 presenze a sostenere e motivare i ragazzi e, da come suggerisce il risultato della competizione, ne è valsa la pena. Maria Sancilio
Torna l’appuntamento con la grande marcia Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 2017
Grazie all’organizzazione dell’Olimpia Club Molfetta L’impegno e gli sforzi che da oltre un trentennio i dirigenti dell’A.S. Olimpia Club riservano al settore organizzativo, divenuto ormai un importante punto di riferimento per l’intero movimento atletico pugliese e italiano, anche per la corrente stagione hanno riscosso forti apprezzamenti da parte degli Organi Federali Nazionali tanto da essere beneficiati da un ulteriore prestigioso evento che ovviamente va a rafforzare ancor più il grande “feeling” instauratosi tra la Città di Molfetta e la marcia che conta. E non poteva essere diversamente poiché, dopo due anni di assenza, ritorna il più classico degli appuntamenti olimpici il “Campionato Italiano Assoluto di Marcia su Strada Maschile e Femminile km 20 – Terza Prova di Società Sen/Prom/Jun” in programma nella serata di sabato 12 giugno. Si riproporrà così nello splendido naturale scenario del Borgo Antico (circuito di 1250 metri pari a 16 giri), l’entusiasmante confronto fra i più prestigiosi protagonisti della marcia italiana e mondiale che non mancheranno di offrire al competentissimo pubblico di sportivi ed appassionati nuovi emozionanti momenti dall’elevato contenuto tecnico spettacolare. Sarà ancora grande marcia nel cuore di Molfetta, città che è sempre stata attenta testimone di molti successi degli atleti azzurri giunti ai più alti vertici della gloria sportiva internazionale e che, ancora oggi, ha ben vivo il ricordo di quell’entusiasmante arrivo del 5 settembre 2009 tra Alex Schwzer e Giorgio Rubino e tra Gisella Orsini e Sibilla di Vincenzo. Le premesse che questa edizione possa riservare ulteriori emozioni ci sono tutte poiché c’è in palio l’assegnazione di ben sei titoli di Campione Italiano di Marcia km 20 per le categorie Seniores, Promesse e Juniores Maschili e Femminili. Da ricordare, peraltro, che l’appuntamento rappresenta un
validissimo test di verifica poiché fornirà al responsabile tecnico nazionale Vittorio Visini utili indicazioni per la composizione della squadra azzurra in vista dei Campionati Europei di Barcellona 2010. Ecco perché anche per questo prestigioso appuntamento non mancherà il migliore spettacolo tecnico grazie alla presenza dei più qualificati specialisti della marcia italiana unitamente a molte giovani promesse che, nella magica atmosfera della notturna e con l’incitamento dei tanti appassionati presenti sul Lungomare Colonna, si confronteranno in una sana e leale competizione sportiva per far aggiudicare alla propria squadra il “24° Memorial Gino Del Re - 18° Trofeo Gianni Carnicella”. E, a completamento del programma tecnico, i dirigenti dell’Olimpia Club, al fine di dare maggiore impulso al settore giovanile della marcia pugliese, in collaborazione con il Comitato Regionale FIDAL e il responsabile regionale Tommaso Caravella, hanno inserito la quarta prova del “9° Trofeo del Mediterraneo” che vedrà alternarsi sul circuito di 1 km del Borgo Antico oltre 200 atleti delle Categorie Allievi/Allieve (per 5 giri del percorso), Cadetti/ Cadette (4 e 3 giri), Ragazzi/Ragazze (2 giri) ed Esordienti m/f (1 giro) che avranno modo di ammirare dal vivo i grandi campioni della marcia azzurra e, perché no, poterli emulare in futuro. L’appuntamento, quindi, è per sabato 12 giugno con inizio alle 17 per le categorie giovanili e alle 18,45 per la 20 km Sen/Prom/Jun. m/f. Il tradizionale circuito cittadino di 1250 metri si snoderà da Corso Dante Alighieri (partenza altezza Cattedrale) con direzione Piazza Garibaldi – Via Mazzini – Lungomare Colonna (giro di boa altezza Via Magg. Sallustio) ritorno Lungomare Colonna – Via N. Altamura – Corso Dante (giro di boa) arrivo (altezza Cattedrale).
giovedì 27 maggio 2010
Oltre la Realtà
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Atlantide: il mistero dei misteri Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 2018
È uno dei più grandi misteri dell’Umanità, uno degli enigmi più intricati ed affascinanti per gli storici e per gli studiosi in genere. Molto spesso considerato soltanto un mito, altre volte realtà. Si tratta di Atlantide, il celeberrimo continente scomparso, la terra in cui un tempo il progresso regnava sovrano. “Innanzi a quella foce stretta che si chiama Colonne d’Ercole, si trovava allora un’isola più grande della Libia e dell’Asia messe insieme, e da essa si poteva passare ad altre isole, e da queste isole alla terraferma difronte (…) In quell’isola chiamata Atlantide v’era un regno che dominava non solo tuta l’isola, ma anche molte altre isole nonché alcune regioni del continente al di là: il suo potere si spingeva, inoltre, al di qua delle Colonne d’Ercole includendo la Libia, l’Egitto e altre re-
zione dettagliata di Atlantide: “Dal mare verso il mezzo dell’intera isola c’era una pianura. La più bella e la più fertile di tutte le pianure, e rispetto al centro sorgeva una montagna non molto alta (…) in tempi posteriori (...), essendo succeduti terremoti e cataclismi straordinari, nel volgere di un giorno e di una brutta notte (...) tutto in massa si sprofondò sotto terra, e l’isola Atlantide similmente ingoiata dal mare scomparve”. Quello riportato è solo un piccolo passo della dettagliata descrizione riportata dagli scritti di Platone. Secondo questi l’isola di descritta era di forma rettangolare e aveva uno sviluppo di 540x360 chilometri. Era circondata sui lati Nord, Est e Ovest da montagne che la gioni d’Europa fino alla Tirrenia”. Que- proteggevano dai freddi venti mentre nelste parole sono tratte dai celebri dialoghi “Timeo” e “Crizia” scritti da Platone nel 340 a.C. Le opera riportano fedelmente le parole di alcune discussioni avvenute nel 421 a.C. fra Crizia, parente di Platone, Socrate e Ermocrate. In queste veniva raccontato come nel 590 a.C. il legislatore greco Solone si fosse fermato nella capitale amministrativa egiziana Sais. Qui Solone avrebbe cercato di impressionare i sacerdoti egiziani di Iside descrivendo la grandiosità della civiltà greca. Dal canto loro i sacerdoti egiziani non parvero poi così sorpresi e raccontarono al legislatore greco di una civiltà distrutta addirittura 9000 anni prima che non poteva avere eguali in termini di grandiosità. E cosi Platone nei suoi dialoghi, riportando le parole di Crizia, prosegue nella descri- la parte meridionale, bagnata direttamente dal mare, sorgeva la città principale Atlantide. Essa era circondata da due cerchia di mura aventi una circonferenza pari a 71 chilometri mentre il diametro interno della città vera e propria era di 5. Tutto il territorio circostante era fertilissimo, irrigato costantemente da uno straordinario e sofisticato complesso di canali. Il regno di Atlantide si estendeva anche sulle isole vicine e possedeva colonie al di fuori del suo territorio arrivando a toccare anche la grande civiltà greca. Con questa era da anni in continua lotta ma nessuno era riuscito a prevalere fino a quando le due civiltà non furono sconvolte da potenti cataclismi. Atene ebbe ripercussioni gravissime ma Atlantide sprofondò negli abissi dell’Atlantico. Soltanto l’Egitto conservò parecchi documenti e memorabili ricordi sull’esistenza della grandiosa città. Ma questi tramandati per generazioni si sono perduti nel tempo e sono rimasti impressi soltanto negli scritti di Platone. Il colto Aristotele qualche tempo più tardi snobbò le parole del Crizia e del Timeo convinto più che mai, e in pieno accordo con la Chiesa, che l’uomo fosse nato attorno al 3760 a.C. come testimoniato nella Bibbia dalla Genesi. Che le opere di Platone abbiano dei fondamenti reali è chiaro ma
la teoria dell’esistenza di Atlantide non è ancora stata provata da nessun inequivocabile ritrovamento archeologico. Per la verità sono state parecchie le scoperte fatte dall’archeologia convenzionale e non accostate al mitico continente perduto ma queste sono ancora tutte da dimostrare. Provare con certezza che sulla Terra sia esistita una civiltà che non compare sui libri di storia significherebbe accettare che almeno 12000 anni fa, fra il Paleolitico superiore e il Mesolitico, sia vissuto un popolo progredito che nulla aveva a che vedere con l’Età della pietra. Dopo la scoperta dell’America che è fatta risalire al 1492 ad opera di Cristoforo Colombo, e anche su questo ci sarebbero grossi dubbi, molti cartografi dell’epoca comin-
ciarono a denominare il territorio americano con l’appellativo di Atlantide. Fra le popolazioni precolombiane era inoltre diffusa la leggenda secondo la quale varie tribù che vivevano su una grande isola chiamata Aztlan furono costrette ad abbandonarla a causa di violenti sconvolgimenti climatici e catastrofici terremoti che la fecero sprofondare negli abissi. Si tratta degli Aztechi, il cui nome significa proprio abitanti di Aztan, che si stabilirono nel continente americano, in Messico. Tale migrazione è addirittura narrata dai libri di storia messicani. Nel corso degli anni sono stati parecchi gli studiosi che si sono occupati del mito di Atlantide. La maggior parte di questi studi è d’accordo sulla teoria che se mai Atlantide fosse realmente esistita non sarebbe stata altro che la via di mezzo ideale fra le antiche civiltà americane (Maya, Aztechi, Inca), i Sumeri, gli Egiziani e successivamente i Greci. Si tratterebbe di una più o meno valida spiegazione per far luce sulle straordinarie analogie fra tutte queste grandi ed enigmatiche civiltà quali la costruzione di templi, i rituali di sepoltura, l’ossessione per il cielo e gli inspiegabili allineamenti di monumenti ed edifici con le varie costellazioni. Francesco Tempesta
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Lavoro in chiaro
giovedì 27 maggio 2010
Regione Puglia: formazione retribuita per gli ultracinquantenni Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 2019
Un’ulteriore opportunità di seguire percorsi d’istruzione e formazione giunge nella nostra regione proprio in questi ultimi giorni. Questa nuova misura formativa è stata approvata, con determina numero 308 del 29 aprile 2010, dall’Assessorato alla Formazione Professionale della Regione Puglia. A tali percorsi formativi potranno accedere i disoccupati ultracinquantenni. L’approvazione di questo programma formativo è finanziata dalla Regione Puglia con quasi 5 milioni d’euro, mentre i destinatari delle misure formative dovranno possedere, al momento dell’iscrizione al corso prescelto, i seguenti requisiti: disoccupazione; residenza in Puglia; non beneficiari di alcun sostegno al reddito e/o pensione; non beneficiari di altri interventi di politica attiva; un’età compresa tra i 50 ed i 65 anni. I progetti presentati dai vari organismi sono 141, mentre 119 risultano essere quelli ammessi a finanziamento. 103 progetti sono risultati idonei e quindi finanziabili. 46 progetti, invece, hanno trovato capienza nei fondi disponibili: 14 per la provincia di Bari per oltre 1,5 milioni di euro e 4 per la provincia di Barletta-Andria-Trani con 432.000 euro, 5 per la provincia di Brindisi con 538.000 euro, 7 per Foggia con quasi 756.000 euro, 9 per Lecce con 971.000 euro, 7 per Taranto con 743.000 euro circa. Entriamo ora, però, in alcuni dettagli di questa nuova proposta formativa.
La durata di ciascun percorso formativo sarà di 300 ore e per un periodo di tempo non superiore ai 3 mesi con un numero d’allievi che potrà variare dai 9 e i 18 per ogni aula. I disoccupati ultracinquantenni percepiranno 1500 euro d’indennità di frequenza in riferimento a tutta la durata del corso di formazione. Si prevede, inoltre, rimborso spese viaggio e attestato di frequenza. Per quanto riguarda i corsi di formazione che si svolgeranno nella provincia di Bari e Bat evidenziamo i seguenti corsi: tecniche di vendita e rappresentanza, operatore data entry, operatore di sartoria artigianale, bilancio delle competenze per over 50, apprendimento e occupabilità per super-adulti, wedding planner, addetto ai servizi di ristorazione, creazione di impresa nel settore della ristorazione. Il riferimento per visionare l’elenco completo dei progetti formativi, relativi all’intero territorio della Regione Puglia, è il Burp (Bollettino Ufficiale della Regione Puglia) n. 82 del 06 maggio 2010. Nei prossimi numeri di questo periodico, forniremo informazioni dettagliate in riferimento agli organismi attuatori, ai progetti formativi, ai bandi dei singoli corsi e alle relative domande di iscrizione o pre-iscrizione e requisiti.
Arriva la banca dati dei fondi europei Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 2020
Si sente spesso parlare di finanziamenti e fondi europei ma quante volte ci siamo posti degli interrogativi su coloro che usufruiscono dei fondi europei FESR e FSE? Per soddisfare queste curiosità possiamo, d’ora in poi, utilizzare quest’interessante sito web: www. politichecomunitarie.it. Da questo sito dunque, consultando la sezione “beneficiari fondi europei”, è possibile accedere all’elenco completo dei beneficiari dei fondi europei (FESR e FSE). Questo elenco, aggiornato periodicamente dalle Autorità di gestione dei programmi operativi, dovrebbe contenere, in ogni singolo elenco, il nome del beneficiario, la denominazione delle operazioni e l’importo del finanziamento ottenuto. Quest’esigenza di pubblicare i beneficiL’onestà, che ai mediocri impedisce di ari coincide con l’obbligo di trasparenza raggiungere i loro fini, per gli abili è un e informazione contenuta nel Regolamezzo in più per riuscire. mento CE n. 1828/2006 che disciplina Luc de Clapiers de Vauvenargues l’attuazione dei fondi europei (FESR-
FSE) per il periodo 2007-2013. Utilizzando gli appositi link si ha la possibilità di accedere ad altri elenchi che fanno riferimento al Fondo Europeo per la Pesca, alle Restituzioni alle esportazioni e alla Politica Agricola Comune. Tutti gli elenchi pubblicati sul sito sono forniti direttamente dalle Autorità di gestione dei Programmi operativi (Ministeri, Regioni e altri enti). Per qualsiasi domanda o ricevere informazioni inerenti gli elenchi dei beneficiari, avete la possibilità di scrivere a: nucleorepressionefrodigdf@palazzochigi.it. Se volete sapere i riferimenti relativi ai referenti del Nucleo della Guardia di Finanza per la repressione delle frodi comunitarie relativamente alle pagine del sito dedicate agli elenchi dei beneficiari, potete scaricare la documentazione di vostro interesse cliccando all’interno del link preposto presente internamente alla pagina “beneficiari fondi europei”.
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giovedì 27 maggio 2010
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IL FATTO è disponibile in questi esercizi ogni 15 giorni, puntuale come sempre il giovedì. Antica Salumeria del Centro - Via De Luca, 7 Bar Arcobaleno - Banchina San Domenico Bar Astoria - Corso Umberto I, 16 Bar Belvedere - lungomare Marcantonio Colonna Bar Caffetteria Paninoteca Grease - Via Molfettesi d’Argentina, 75 Bar Camera Cafè - Via XX Settembre, 43 Bar Cavour - Corso Fornari, 47 Bar Cin Cin - Corso Dante Alighieri, 30 Bar Degli Artisti - Via Gesmundo, 4 Bar Del Ponte - Via Ruvo, 18 Bar Europa - Via F. Cavallotti, 33/35 Bar Fantasy - Via Pio La Torre, 33 Bar Fausta - Corso Umberto I, 150 Bar Football - Via Ugo La Malfa, 11 Bar Giotto - Corso Margherita di Savoia, 91 Bar Haiti - Via San Domenico, 42 Bar Ideal - Via Terlizzi Bar Kennedy - Via Edoardo Germano, 49 Bar La Caffetteria - Via A. Salvucci, 46 Bar La Favola Mia - Via Baccarini, 35 Bar La Fenice - Corso Umberto I Bar London - Via Terlizzi, 6 Bar Mary - Corso Umberto I, 122 Bar Mezzina - Via Luigi Einaudi, 6 Bar Miramare - Via San Domenico, 9 Bar Mirror - Via Capitano Manfredi Azzarita, 124 Bar Mixer Cafè - 6^ strada ovest Lama Martina Bar Mongelli - Via Baccarini, 35 Bar Peter Pan - Via Vincenza Alma Monda, 48 Bar Rio - Via Bari, 92 Bar S. Marco - Corso Umberto I Bar Settebello - Via A. Salvucci, 28 Bar Seven - Via Edoardo Germano, 33 Bar Seventy - Via Tenente Michele Silvestri Bar Sottocoperta - Piazza Giuseppe Garibaldi Bar Stazione - Piazza Aldo Moro Bar Sweet - Piazza Giuseppe Garibaldi, 32 Bar Toto - Corso Fornari, 73 Bar Universo - Corso Umberto I Betty Paige - Largo Municipio, 6
Biglietteria regionale FS - Piazza Aldo Moro Blues Cafè - Corso Dante Alighieri, 49 Buffetti - Piazza G. Garibaldi, 60 Caffe Al Duomo - Banchina Seminario, 10/12 Caffè Colorado - Via Guglielmo Marconi Caffè Metropolis - Via Cap. G. De Gennaro, 16 Caffè Silver - Via Framantle 19/i Caffetteria Gonzaga - Via Piazza, 23/25/30 Caffetteria Manhattan - Viale dei Crociati Caffetteria Roma 2 - Banchina San Domenico Caffetteria Venere - Via Martiri di Via Fani, 6 Calì Caffè - Via Giacomo Puccini, 7 Casa di riposo “Don Grittani” - Via Don Minzoni Coffee Room - Viale Pio XI, 9 Comune Di Molfetta - Piazza Vittorio Emanuele, 9 De Pinto - Via Edoardo Germano, 39 Edicola - Viale Pio XI Edicola - Via Tenente Michele Silvestri Edicola - Via Palmiro Togliatti Edicola - Piazza Giuseppe Garibaldi Edicola - Corso Dante Alighieri Edicolandia - Via Principe Amedeo, 45 Edicola delle Rose - Via Gen. C. A. Dalla Chiesa Edicola Gigotti - Via Bari, 74 Edicola Grosso - Via Don Pietro Pappagallo Edicola L’Altra Edicola - Via Terlizzi Edicola Sciancalepore - Via Madonna dei Martiri Edicola Sciancalepore - Piazza Cappuccini Euro Caffè - Via San Francesco d’Assisi Farmacia Grillo - Via S. Angelo, 37 Flory’s Caffè - Via Poli Generale Eugenio, 3 Giotto Cafè - Corso Margherita di Savoia, 91 Green Bar - Via Baccarini, 111 Gruppo FAMM Immobiliare - Via De Luca, 15 Guardia di Finanza - Madonna dei Martiri Istituto Professionale Alberghiero Di Stato Corso Fornari Istituto Professionale Di Stato Per Le Attivita Marinare - Via Giovinazzo Istituto Professionale per i Servizi Turistici “A. Bello” - Viale XXV Aprile
Istituto Tecnico Industriale Di Stato “G. Ferraris” Via Palmiro Togliatti Le Chic J’Adore - Via Tenente Michele Silvestri, 69 Le Mimose - Viale Pio XI Liceo Ginnasio Di Stato “L. Da Vinci” - Corso Umberto I Liceo Scientifico Di Stato - Via Palmiro Togliatti Liceo Sociopsicopedagogico “V. Fornari” - Via Generale Luigi Amato Marilù Cafè - Via Tommaso Fiore, 38/40 Mattia’s Cafè - Corso Dante Alighieri Mondocasa - Piazza Effrem, 12 Music Cafè - Via Ten. Silvestri, 11 Note & Book - Via Tommaso Fiore, 24 Off Street - Piazza Giuseppe Garibaldi, 15 Panificio Annese - Via Cappellini, 28 Panificio Biancaneve - Via Molfettesi del Venezuela, 41 Panificio Biancaneve - Via De Luca, 59 Panificio Cangelli - Via Cap. T. De Candia, 49 Panificio Centrale - Via Respa, 40 Panificio D’Oro - Via Madonna dei Martiri, 51 Panificio de Gennaro - Via Cap. T. De Candia, 155 Panificio Don Bosco - Corso Fornari, 67 Panificio Don Bosco - Via Raffaele Cormio, 36 Panificio Europa - Via Rattazzi, 41 Panificio Il Cugino - Via Massimo D’Azeglio, 91 Panificio Il Cugino - Via Alessandro Manzoni, 91 Panificio Il Forno - Via Fremantle, 42 Panificio Immacolata - Via Cappellini, 28 Panificio Jolly - Viale Pio XI, 9 Panificio La Sfornata - Via Enrico Fermi, 19 Panificio Mulino Bianco - Via C. Giaquinto, 46 Panificio Non Solo Pane - Via Paniscotti, 44 Panificio Non Solo Pane - Via Gen. Poli, 13 Panificio Petruzzella - Via Bovio, 18 Panificio Posta - Via Ricasoli, 29 Panificio Rinascente - Via Nino Bixo, 25 Panificio Sant’Achille - Via Martiri di Via Fani, 15 Panificio Trionfo - Via Ten. Fiorino, 71 Parrocchia Della Cattedrale - Corso Dante Alighieri
Parrocchia Di San Corrado - Largo Chiesa Vecchia Parrocchia Immacolata - Piazza Immacolata, 62 Parrocchia Madonna Della Pace - Viale Xxv Aprile Parrocchia Madonna della Rosa - Via Gen. C. A. Dalla Chiesa Parrocchia S. Achille - Via A. Salvucci Parrocchia S. Bernardino - Via Tattoli Parrocchia S. Gennaro - Via Sergio Pansini Parrocchia S. Giuseppe - Via Aurelio Saffi, 1/d Parrocchia Sacro Cuore Di Gesù - Via Sella Quintino Parrocchia San Domenico - Via San Domenico, 1 Parrocchia San Pio X - Viale Antonio Gramsci, 1 Parrocchia Santa Famiglia - Via Papa Innocenzo VIII Parrocchia Santa Teresa - Piazza V. Emanuele, 3 Petito Cafe - S.S. 16 Molfetta-Giovinazzo Place Blanc Cafè - Piazza Margherita di Savoia, 4 Qbo Interior Design - Via Federico Campanella, 24 Stazione di rifornimento AGIP - Via Terlizzi Stazione di rifornimento AGIP - Via Giovinazzo Stazione di rifornimento API - Zona Industriale Stazione di rifornimento Madogas - Strada Provinciale Molfetta-Terlizzi, Km. 2.050 Stazione di rifornimento Q8 - Via dei Lavoratori – Zona ASI Swing Pub - Viale Pio XI, 21 Tabaccheria - Viale Pio XI, 55 Tabaccheria - Corso Dante Alighieri Tabaccheria - Via Madonna dei Martiri, 2 Tabaccheria - Via Baccarini, 67 Tabaccheria - Via Rossini, 12 Tabaccheria - Piazza G. Garibaldi Tabaccheria Edicola - Via Raffaele Cormio Tabaccheria Pansini - Via Roma 32 Tabaccheria Spaccavento - Via Bari, 68 Tabaccheria Veneziano - Via L. Azzarita, 65 Tabaccheria Veneziano - Via Madonna dei Martiri, 67 Totoricevitoria “Del Cuore” - Via Baccarini, 77
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Consigli per una sana alimentazione FACILE
DIFFICILE
SOLUZIONI
Sudoku (giapponese: su-doku, nome completo: Su-ji wa dokushin ni kagiru) è un gioco di logica nel quale al giocatore o solutore viene proposta una griglia di 9×9 celle, ciascuna delle quali può contenere un numero da 1 a 9, oppure essere vuota; la griglia è suddivisa in 9 righe orizzontali, nove colonne verticali e, da bordi in neretto, in 9 “sottogriglie”, chiamate regioni, di 3×3 celle contigue. Le griglie proposte al giocatore hanno da 20 a 35 celle contenenti un numero. Scopo del gioco è quello di riempire le caselle bianche con numeri da 1 a 9, in modo tale che in ogni riga, colonna e regione siano presenti tutte le cifre da 1 a 9 e, pertanto, senza ripetizioni. Fonte:(it.wikipedia.org)
Il calcio
Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 2021
Un minerale indispensabile non solo alle donne in gravidanza o in menopausa, ma a tutti perché è la quinta sostanza più abbondante nel nostro organismo: si trova principalmente nelle ossa e nei denti, ma anche nei tessuti molli, nei fluidi extracellulari e nel sangue. Le cellule del nostro corpo lo utilizzano per mandarsi dei segnali e comunicare tra loro: in molti casi funge proprio da messaggero a livello cellulare nei più disparati distretti del nostro corpo. Pensate che i suoi livelli nel sangue possono influenzare l’attività di alcune ghiandole e addirittura sulla nostra lingua sono stati recentemente scoperti dei recettori per il calcio in grado di esaltare alcuni sapori. Questo è solo un breve cenno per darvi un’idea del perché sia importante l’assunzione di calcio tanto che, secondo le linee guida, la dose giornaliera raccomandata è di circa 800-1200mg (a seconda del sesso e delle fasce di età). Ma dove troviamo questo minerale indispensabile? Sappiamo tutti che i vari tipi
di latte e suoi derivati (specialmente i formaggi stagionati) sono le principali fonti alimentari. Ma è importante conoscere anche tutte le altre, sia per chi non tollera questi alimenti sia perchè i formaggi hanno un elevato contenuto di grassi e quindi il loro consumo deve essere controllato. Innanzitutto ricordiamo che anche latte e yogurt parzialmente scremati sono ricchi di calcio e poi: pesce conservato con lo scheletro (sardine e sgombri), pesce azzurro, frutta secca, legumi come fagioli e ceci, rucola, radicchio verde, indivia, cavoli, cicorie, rape, broccoli, carciofi e bieta. Infine spesso si sottovaluta una fonte del tutto priva di grassi e calorie: l’acqua. Ci sono delle acque minerali naturalmente ricche di calcio come quelle che ne contengono più di 150 mg/l: un altro motivo per bere in abbondanza! E specialmente in questi mesi esponetevi molto al sole per favorire la produzione di vitamina D, indispensabile per regolare l’utilizzazione del calcio nel nostro organismo. dott.ssa Annalisa Mira Biologa Nutrizionista Studio di Nutrizione e Alimentazione Tel. 080.335.45.29- 338.27.87.929
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giovedì 27 maggio 2010
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Risotto agli asparagi Ingredienti • • • • • • • •
400 gr riso 1 kg asparagi 100 gr burro 1 cipolla 100 cl brodo 100 gr parmigiano reggiano 1 bicchiere di vino bianco olio extra vergine d’oliva q.b.
Procedimento
Lavare gli asparagi, legarli insieme e cuocerli a vapore togliendoli quando sono ancora al dente. Tagliare le punte degli asparagi e metterle da parte. In una casseruola con 50 gr di burro e altrettanto olio lasciare imbiondire la cipolla tagliata finemente, aggiungere il riso rosolandolo a fiamma alta facendogli assorbire un poco del fondo di cottura. Coprire completamente il riso col brodo aggiungendolo man mano che evapora. Quando il riso è quasi pronto mettere le punte degli asparagi e quando è cotto, giusto al dente, toglierlo dal fuoco, unire il burro rimasto e il formaggio, mescolare bene mantecando il tutto e infine versare nel piatto e servire in tavola.
I CONS IGL I DELLO ZODIAC O ARIETE Potreste sentirvi come bisognosi di supporto per il vostro fisico debilitato dallo stress e dalla stanchezza, quindi farete bene a dedicare più tempo a voi stessi e a prendervi delle pause qualora ne sentiate la necessità.
LEONE Avrete finalmente anche voi qualcosa da dire e da fare presente agli altri, così vi riprenderete le vostre rivincite e soprattutto dimostrerete di avere carattere, un carattere forte, che non vi lascerà sopraffare da nessuno.
SAGITTARIO Qualcuno potrebbe scambiare la vostra timidezza per generosità. È vero che spesso vanno di pari passo, ma il vostro non voler parlare o rifiutare per vergogna di non si sa bene cosa, potrebbe trasformarvi in facile preda.
www.i lf at t o.n et IL FATTO Quindicinale gratuito di informazione
EDITORE Activa S.r.l. con unico socio
PRESIDENTE Giulio Cosentino e-mail: editore@ilfatto.net
TORO Sarete portati a girare alla larga da quei posti che vi stanno stretti e che vi fanno sentire molto poco a vostro agio. Effettivamente farete bene a non frequentare tali luoghi, poiché anche le persone che vi troverete potrebbero darvi fastidio.
VERGINE Vi chiuderete un pochino in voi stessi, poiché avete proprio bisogno di uno sfogo interiore e non volete farvi vedere dagli altri in queste condizioni, poiché sapete che potrebbero rimproverarvi, dato che intorno a voi tutto va piuttosto bene.
CAPRICORNO Avrete proprio bisogno di staccare dalla solita routine che vi assale e quindi vi dedicherete alle vostre attività preferite. Che sia lo shopping, lo sport o altro non importa, l’importante è che riusciate a scaricare la vostra frustrazione.
DIRETTORE RESPONSABILE Corrado Germinario
Collaboratori Angela Teatino, Pantaleo de Trizio, Isabel Romano, Lella Salvemini, Marilena Farinola, Francesco Tempesta, Annalisa Mira, Giordano Germinario, Beatrice De Gennaro, Gianfranco Inglese, Maria Sancilio, Gaetano de Virgilio. Registrato presso il Tribunale di Trani · aut. del 19 ottobre 2007 n. 17/07
GEMELLI Potreste non aspettarvi molto soprattutto se non avete riposato sufficientemente e se la persona che amate vi sembra assente. Tuttavia, troverete intorno a voi un clima sereno e questo vi aiuterà a tornare di buon umore.
BILANCIA Potreste alzarvi un pochino più agitati del solito in quanto non riuscite a riposare bene. Vi invitiamo a cambiare cuscino pertanto, magari farete sogni più tranquilli e potrete mostrare alle persone che vi circondano quale meraviglioso essere umano siete.
ACQUARIO Qualcuno potrebbe chiedervi un favore e, benché non abbiate assolutamente voglia di farlo, vi sentirete in obbligo morale e la vostra coscienza non vi lascerà in pace se non vi attiverete in merito.
REDAZIONE Via degli Antichi Pastifici, Zona Artigianale A/8 · Molfetta redazione@ilfatto.net
PROGETTO GRAFICO Vincenzo de Pinto
IMPAGINAZIONE Marcello Brattoli
STAMPA
CANCRO Potreste voler trascorrere da soli parte del tempo invece di chiacchierare di cose che non vi porteranno a concludere nulla di utile per voi stessi. Effettivamente avete ragione, tuttavia, cercate di non farne parola con gli altri.
SCORPIONE Dovrete evitare di assillare il partner con le vostre insicurezze e la vostra gelosia. Non potete di certo pretendere che questi vi avverta di ogni minimo spostamento o di ogni telefonata che riceve.
PESCI Vorrete sicuramente che intorno a voi tutto sia più confortevole del solito. Avete bisogno di comodità, per cui userete l’ascensore, le scale mobili, il frullatore, tutto quello che potrà favorirvi la vita insomma. Ogni tanto prendersela alla leggera non fa male.
MASTER PRINTING S.R.L. VIA DELLE MARGHERITE 20/22 MODUGNO BA
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Il sospetto ha il potere di inquietare e gettare il dubbio su tutto, finché lo si lascia agire nel suo ambiente naturale che è l'incertezza, il vago, la penombra. Raniero Cantalamessa
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