Progetto grafico: Studio Link (www.studio-link.it) L’editore si dichiara disponibile a regolare le eventuali spettanze per quelle immagini di cui non sia stato possibile reperire la fonte. www.editorialescienza.it www.giunti.it © 2003 Luca Novelli/Quipos © 2003 Editoriale Scienza srl via Bolognese, 165 - 50139 Firenze via Beccaria, 6 - 34133 Trieste Prima edizione: maggio 2003 Quinta ristampa: aprile 2017
Stampato presso Digital Team Stabilimento di Fano
Luca Novelli
Mendel
e l’invasione degli OGM
Mendel
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Gregorio Mendel è il papà della genetica. Fu lui a scoprire come le caratteristiche della specie si trasmettono dai genitori ai figli. In pratica riuscì a spiegare i meccanismi dell’ereditarietà, ovvero perché abbiamo ereditato da nostra madre, da nostro padre o dai nostri avi gli occhi neri o i capelli biondi, la pelle scura o punteggiata di lentiggini. Sono leggi fondamentali della vita che l’uomo – grazie ad altre conquiste tecnologiche – oggi può applicare e sfruttare, con conseguenze che hanno come limite solo la nostra immaginazione. In questo libro Gregorio, anzi Johann Mendel in persona, ci racconta la sua scoperta, ma soprattutto ci parla di sé, delle proprie intuizioni e preoccupazioni. Mendel fu uno strano bambino, poi un uomo semplice, ma determinato e divertente. Nel corso della sua esistenza non ebbe i riconoscimenti che avrebbe meritato. Ma il suo nome e la sua scienza non saranno mai dimenticati, per tutti i secoli a venire.
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CHE COSA C’È IN QUESTO LIBRO Ci sono io, Gregorio Mendel, voce narrante. C’è la mia infanzia nel frutteto di papà Anton.
Ci sono le mie disavventure nel mondo della scuola.
C’è il mio ingresso nel convento di San Tommaso.
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C’è la grande serra e c’è l’orto di piselli. E la scoperta delle leggi dell’ereditarietà.
C’è un mio sogno sugli OGM (organismi geneticamente modificati).
Infine c’è un bel dizionarietto di moderni termini di genetica.
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FANTASCIENZA DELL’OTTOCENTO Nel secolo di Mendel c’è molta fiducia nel Progresso. La rivoluzione industriale sta cambiando la faccia della vecchia Europa. Le macchine a vapore fanno nascere fabbriche e ferrovie, le lampade a gas illuminano le vie delle città, il telegrafo fa viaggiare le notizie a velocità prima impossibili... Ma le idee su vita e procreazione sono molto confuse. La nascita di “mostri” come tori a due teste o bambini con le branchie provoca stupore e paura. C’è persino chi crede ancora alla “generazione spontanea” ovvero alla nascita di creature vive dalla materia morta. Nel 1818, quattro anni prima della nascita di Mendel, la giovanissima scrittrice inglese Mary Shelley pubblica un romanzo d’orrore che ha subito un grande successo. È Frankenstein. Racconta di uno scienziato che nel suo laboratorio cerca di creare la vita montando “pezzi” di persone morte. Non sappiamo se Mendel lo abbia mai letto. Sicuramente gli sarebbe piaciuto. E lo avrebbe fatto sorridere.
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Johann Mendel nasce il 20 luglio del 1822 a Heinzendorf in Moravia. Ora Heinzendorf si chiama Hync̆ice e fa parte della Repubblica Ceca. È una piccola frazione del comune di Odry. È così piccola che è difficile identificarla sulle carte geografiche. È in una valle della catena montuosa dei Sudeti. Al tempo di Mendel faceva parte dell’impero d’Austria e Ungheria e aveva Vienna per capitale. La regione confina con la Polonia ed è stata più volte al centro di guerre e contese territoriali. Anche Napoleone, ad Austerlitz, non lontano da Heinzendorf, vi combatté una grande battaglia. Ora è una regione tranquilla e operosa.
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1. Io, Johann Gregorio Mendel
Ciao a tutti. Agli amici delle fattorie vicine, a Tommaso Makitta, mio maestro di scuola, e a padre Schreiber, parroco del paese, che tanto ama la natura e gli animali. Il mio nome giĂ lo conoscete. Tutti lo collegano alla parola “geneticaâ€?, che nel vostro tempo evoca molte speranze ma anche qualche paura. Io sono nato in mezzo ad animali normalissimi: mucche, oche, galline, cani e gatti. E anche pecore... tantissime pecore. Ce ne sono fin troppe qui a Heinzendorf.
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Mi chiamo Johann, ma un giorno tutti mi chiameranno Gregorio. Sono nato e vivo in una casa di contadini. Ha due piani e il tetto spiovente, per far scivolare la neve che qui d’inverno cade in abbondanza. Io studio, ma appena posso corro fino all’Oder. È poco più di un torrente, ma so che è l’inizio di un grande fiume, lungo ben 907 km. Finisce nel mare Baltico, molto più a nord. Papà Anton lavora la terra. Ha una piccola proprietà che ha comprato con grandi sacrifici. Ara, semina, zappa, pota le piante... non finisce mai. Qualche volta lo seguo nei campi e lo aiuto.
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Ho una sorella maggiore. Si chiama Veronika. Ha sempre un’aria severa e inquisitrice. Meno male che si sposerà presto.
Ho anche una sorellina. Il suo nome è Theresia. È tenera e piccolissima, credo che sarà una grande amica, per tutta la vita. D’estate e in autunno faccio lunghe passeggiate. Salgo fino ai pascoli più alti, raccolgo frutti, funghi o nocciole. In primavera torno a casa con grandi mazzi di fiori per la mia mamma. Si chiama Rosina. Lei è contenta, ma papà Anton scuote la testa. Non si mangia con i fiori, ripete sempre.
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Questo giovanotto è Charles Darwin. Mentre il piccolo Johann Mendel frequenta le scuole elementari del suo borgo di campagna, il 27 dicembre 1831 Charles Darwin s’imbarca sul brigantino ‘Beagle’ per un fantastico viaggio attorno al nostro pianeta. Alla fine del viaggio, che durerà cinque anni, il giovane Darwin avrà chiaro che tutto muta in questo mondo e che tutte le specie viventi sono sottoposte alla dura legge della selezione naturale. Solo gli individui con i caratteri più adatti sopravvivono. Così evolvono le specie. Mendel ancora non lo sa, ma per sopravvivere dovrà adattarsi a molte cose.
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