Sulle orme di Gandhi

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A Khursihd, a Francesca e all’India dell’estate 2005. E a Vandana sui cui occhi mi sono riposata.

Donne nella scienza Testi: Emanuela Nava Illustrazioni: Emanuela Bussolati Progetto grafico: Alessandra Zorzetti Glossario a cura di Antonio Monroy Foto in IV di copertina: © Basso Cannarsa / GraziaNeri www.editorialescienza.it www.giunti.it © 2007, 2018 Editoriale Scienza srl via Bolognese, 165 – 50139 Firenze – Italia via Beccaria, 6 – 34133 Trieste – Italia Prima edizione: ottobre 2017

Stampato presso Lito Terrazzi srl Stabilimento di Iolo


Emanuela Nava

SULLE ORME DI GANDHI Vandana Shiva si racconta

Illustrato da Emanuela Bussolati


...considerare le tradizioni indiane come prevalentemente religiose o profondamente antiscientifiche o esclusivamente gerarchiche o fondamentalmente a-scettiche, implica una vistosa semplificazione del passato e del presente del paese...

La verità è che in India ci furono, a partire dai primi secoli d.C., molte innovazioni matematiche che trasformarono la conoscenza a livello mondiale, e la disponibilità allo scambio tipica del modo di lavorare indiano comportò tanto un dare quanto un prendere. Amartya Sen

Per i termini Hindi vedi il glossario a p.104.


Rivoluzione verde e religione Sikh

Dov’è nata la madre di Vandana Shiva, ora in Pakistan

Il movimento del Chipko è attivo nelle foreste dell’Uttarakhand Ai piedi dell’Himalaya, sede di Navdanya, dove è nata e ha trascorso l’infanzia e la giovinezza Vandana Shiva.

Lahore

Dove vivono i Bishnoi

Punjab

Dehradun

New Delhi Rajasthan

Attuale sede dell’istituto The Research Foundation for Science, Technology and Ecology di Vandana Shiva

Marcia del Sale, Gandhi 1930 Ahmadabad

Benares Bhopal

Dandi

Dove si celebra la festa di Ramlila

Disastro della Union Carbide

Fiume Narmada

Costruzione delle dighe Orissa, regione sulla costa orientale, alluvione del 2000

Sede del Bhaba Atomic Mumbai Research Centre e del Social Forum nel 2004

Sede dell’Indian Institute of Science

Bangalore

Tsunami 2004 Tamil Nadu

Plachimada

Nello stato di Kerala, Coca Cola free

Ecco l’India dove vive e lavora Vandana Shiva. Sono indicati i luoghi di cui si parla nel libro. LEGENDA

stato città o corporazione municipale



Capitolo 1

S

L'ALBERO DEL TUTTO

ono nata ai piedi dell’Himalaya, dove crescono le foreste e vive il grande cervo sambar. – Non tagliate le piante – gridava mia nonna agli uomini che salivano lungo i pendii con la scure. – Se non vi saranno più alberi, i passeri si poseranno sul nostro raccolto e lo mangeranno. Cosa mangeremo noi, allora?


In India le foreste appartengono alle donne. Le donne coltivano i campi, allevano il bestiame, potano gli alberi. Badano che anche gli uccelli abbiano rami su cui posarsi. In una nicchia della casa, di fronte alla statua di Vishnu, inghirlandata di fiori freschi, mia nonna materna custodiva il tulsi, la piantina di basilico sacro. – Rappresenta il cosmo – mi diceva. A ogni cambio della luna, in punta di piedi, all’alba, piano per non fare rumore, con il sari viola drappeggiato e il bindi rosso disegnato sulla fronte, mi svegliava perché anch’io potessi compiere il rito insieme a lei. Allora io scendevo dal letto con lo sguardo assonnato e il passo incerto, e raccoglievo un piccolo annaffiatoio di alluminio opaco. – Venera e disseta il tulsi, Vandana. E rinnoverai il legame tra la casa e l’universo – sussurrava la nonna, piena di allegrezza. Quando tornai in India, dopo essermi specializzata in fisica all’Università del Western Ontario in Canada, mi disperai vedendo come quell’antico legame con la natura fosse andato perduto. Avevo lasciato una valle ricca di alberi e di sorgenti d’acqua e avevo ritrovato un luogo di polvere, miseria e inquinamento. Ma a dieci anni, appena potevo, mi arrampicavo sugli alberi. Mia nonna, quando mi vedeva abbracciare il grande banyan dalle radici aeree che cresceva davanti a casa,

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mi chiedeva se la dea Durga mi avesse finalmente lasciato toccare il cielo con un dito. – Durga ha dieci braccia – mi ripeteva con voce delicata. – Se vuole ti spinge ancora più su. Non avevo paura di arrivare fino al cielo, e neppure mia nonna ne aveva. Sapevamo tutte e due che ero in buone mani. Le dieci mani di una dea, nata dalle fiamme sprigionate dalle bocche di Brahma, Vishnu e Shiva. – Gli alberi sono dee – sorrideva mia nonna. – Gli alberi sono donne – aggiungeva. – La natura è donna e unendosi all’uomo crea il mondo – sospirava, dopo una lunga pausa. Mi piaceva mia nonna e mi piaceva il banyan con le radici che assorbivano nutrimento non solo dal suolo, ma anche dall’aria. Il banyan per la nonna era l’albero della conoscenza. Era l’albero della dea madre in armonia con la natura. Era l’albero del Tutto. – Nonna, ho dipinto gli occhi – dissi un giorno. Era un caldo pomeriggio d’estate e la nonna aveva fritto samosa e pakora. – Salgo? – le chiesi. – Sono grandi? – mi domandò lei. – Sì, due occhi grandi che guardano la terra e il cielo. – Allora sali. Io mi siedo, qui, all’ombra ad aspettarti. La nonna si sedette all’ombra del banyan e io salii, arrampicandomi lungo i rami obliqui, e continuai a salire piano lungo il tronco, accarezzando le ampie foglie che mi scorrevano tra le dita.

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Quando giunsi in alto, dove c’era la biforcazione di due fronde, appesi i grandi occhi che avevo disegnato e ritagliato. Erano gli occhi del banyan. – La dea Durga ha fame. E anche l’albero vuole le pakora. Lo vedo dal suo sguardo – mi disse la nonna. Sedeva a gambe incrociate davanti a un cesto colmo di frittelle. Scesi, recitammo alcune preghiere di ringraziamento e offrimmo alla dea e all’albero pakora e samosa. Spargemmo le briciole attorno al tronco. Erano così piccanti che avevamo la bocca in fiamme. – Mangia, Vandana, ti auguro una vita che assomigli al Tutto – sorrise mia nonna. “L’abbondanza attinge dall’abbondanza. Eppure l’abbondanza rimane”, dice un vecchio proverbio indiano.

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