Artemedica n.8

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ARTEMEDICA • ANTROPOSOFIA OGGI • NEWSLETTER TRIMESTRALE • NUMERO 8 • INVERNO 2007-2008 • 8,00 EURO POSTE ITALIANE S.P.A - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE DL 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N.46) ART.1, COMMA I, DCB MILANO

Il miracolo non si può attendere le terapie antitumorali con preparati di vischio, anche alla luce dello scarso riconoscimento da parte della medicina ufficiale Respirare luce: yoga per i sensi i colori e il suono sono finestre attraverso le quali possiamo ascendere al mondo spirituale

Il ritorno di Cristo spunti di riflessione sul senso dell’Avvento e del Natale

Shakespeare in Milan il valore dell’opera shakespeariana nell’antroposofia

CAMPAGNA ABBONAMENTO 2008 RINNOVA il tuo abbonamento compilando il bollettino allegato Sottoscrivi un NUOVO abbonamento compilando il modulo a pagina 37

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Indice 3 Editoriale 4 Focus Il miracolo non si può attendere di Annette Bopp

Riflessioni sull'articolo di Annette Bopp Newsletter Artemedica Antroposofia Oggi n.8 Inverno 2007/2008 Iscritta al tribunale di Milano al n. 773 registro stampa, il 12.10.2005

ARTEMEDICA•ANTROPOSOFIA OGGI•NEWSLETTER TRIMESTRALE•NUMERO OTTO•INVERNO 2007/2008

12 Il ritorno di cristo tratto da Emil Bock

21 L'importante è essere convinti della decisione presa

Direzione culturale Paulette e Giovanni Prouse

23 Indirizzi e notizie dal movimento antroposofico

Coordinatore progetto Davide Colombi

24 L’idea del karma oggi

Redazione Anna Chiello

26 Shakespeare in Milan

Traduzioni Giuseppina Quattrocchi

28 Vladimir Soloviev: Breve storia dell’Anticristo

Hanno collaborato Simon Blaxland-de Lange Emil Bock Annette Bopp Maria Coduri Michaela Glöckler Jens Heisterkamp Walter Legnani Giovanni Prouse Paulette Prouse Arthur Zajonc

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11 Il calendario dell’anima

Direttore responsabile Luisa Abbà

Progetto grafico Bruno Laurenti - Ellemme

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di Walter Legnani

Tiratura 6000 copie Distribuzione 4000 copie abbonati 2000 copie distribuite presso i maggiori centri, scuole e associazioni di antroposofia, negozi biologici, erboristerie, centri artistici e ricreativi. Stampatore Abbiati - Via Padova 5 - Milano

EDITRICE NOVALIS Via Angera 3 (angolo Belgirate 15) 20125 Milano tel. 02 66984677 - fax 02 67116222 www.librerianovalis.it Redazione annachiello@artemedica.it

intervista a Michaela Glöckler

di Jens Heisterkamp di Maria Coduri a cura di Giovanni Prouse

30 Respirare luce di Arthur Zajonc

32 L’identità e la ricerca di cambiamento di Simon Blaxland-de Lange

34 Antroposofia nel Mondo Un segno di pace di Anna Chiello

36 Recensioni 38 Piccoli annunci


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Editoriale

Come usare le ricchissime tradizioni per capire meglio quello che ci viene dal futuro? Come fare per entrare in quel grandioso processo di trasformazione che sta a cuore a ogni uomo che desidera progredire? L'ampio concetto di bene e di male a cui siamo stati abituati arriva fin sotto il nostro albero di Natale con il messaggio costituito da due temi polari: quello della nascita di Gesù e delle ripercussioni cosmiche dell'evento e la

descrizione dell'ascesa e rovina dell'Anticristo, immedesimate dall'Imperatore dell'Universo e dal suo consigliere. È davvero impressionante quanto risulti attuale questa descrizione di Soloviev per la quale la valenza viene ridotta a una questione di potere materiale, anche se, alla fine, dovranno prevalere i valori spirituali. Sembrerebbe assai difficile, se non impossibile, trattare insieme due temi diametralmente opposti quali la nascita a Betlemme del Nostro Signore, circondata da un'aura di pace e di semplice spiritualità, e lo sfarzo tutto esteriore di un evento quale l'avvento di un “Imperatore dell'Universo”. Si ripropone così in forma archetipica, la perenne lotta tra magia bianca e magia nera, rappresentate dal bambinello nella culla e da Erode nel suo sfarzoso palazzo. A prima vista questa dualità è inconciliabile; è tuttavia superabile se si tiene conto di un misterioso legame tra l'anima del popolo russo con l'Apocalisse di Giovanni che si esprime in chiave escatologica con la rovina dell'Anticristo e del suo falso profeta.

bini ebrei e arabi crescono e giocano insieme. Dato che la pedagogia Waldorf si rivolge a ciò che in ognuno è universalmente umano, riesce attraverso i bambini a fare una breccia in questo muro di incomprensioni costruito dai pregiudizi degli adulti. La redazione vi augura un Buon Natale

Un incoraggiante messaggio di pace ci giunge da Israele, dove si è concretizzato un asilo steineriano in cui bam-

APPUNTAMENTI AL CENTRO ARTE MEDICA 4-12 aprile 2008 - Settimana shakespeariana: Shakespeare in Milan Sette giorni di conferenze, letture, analisi del testo e lezioni di recitazione su un'opera del drammaturgo inglese William Shakespeare, a cura dei professori inglesi Sarah Kane e Andrew Wolpert. Il primo incontro è previsto alle ore 20.00 di venerdì 4 aprile, si proseguirà nella giornata di sabato 5 o domenica 6 e poi, per due ore, nelle serate di lunedì 7, martedì 8, giovedì 10 e venerdì 11. Concluderemo con un'ultima giornata, sabato 12 aprile. Gli incontri saranno svolti in lingua inglese e non è previsto un servizio di traduzione. Informazioni e prenotazioni, segreteria Centro Artemedica, Via Belgirate 15, Milano, tel. 02 6711621.

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Cari lettori, con il Natale e la fine dell'anno che si avvicinano è opportuno che la redazione faccia qualche riflessione sull'impulso che sta alla base della Newsletter. Siccome il nostro periodico è ancora come un bambino in fasce, risulta difficile presentarsi adeguatamente; tuttavia il moto di base è quello di trovare una via mediatica verso una spiritualità moderna che aiuti a comprendere meglio le numerose sfide della nostra vita personale e sociale. Non sarebbe serio voler dare delle risposte facili. Tuttavia, sentiamo tutti di avere davanti a noi la grande sfida di interpretare i segni dei nuovi tempi, di aprirsi con critico interesse al nuovo sviluppo spirituale senza rinnegare le proprie radici.

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Il miracolo non si può attendere

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La terapia antroposofica con preparati di vischio nell'arco degli ultimi 80 anni si è fortemente differenziata. Ancora non si è avuto, da parte della medicina ufficiale, il riconoscimento dei molteplici effetti dimostrati. Un nuovo studio potrebbe movimentare la discussione su questo argomento.

Uno scritto pubblicato pochi giorni fa su una rivista specialistica americana può apparire come un piccolo fatto sensazionale: una terapia con vischio prolunga la sopravvivenza dei malati di tumore del 40%, e si parla proprio dei tipi di tumore più frequenti, come il cancro della mammella, dell'intestino, dello stomaco e del polmone. Il risultato è una conclusione secondaria di un'analisi epidemiologica che Ronald Grossarth Maticek, di Heidelberg, ha intrapreso su un totale di 10.226 malati di cancro. In realtà il ricercatore voleva, come primo obiettivo, scoprire quale influsso avesse l'iniziativa propria dei pazienti sulla loro sopravvivenza. Nello stesso tempo ci si è posti il problema del ricorso a ulteriori trattamenti diretti in senso non convenzionale. Uno tra i più frequenti era costituito dal trattamento iniettivo con vischio, e il preparato più prescritto era “Iscador”. A questo punto, Grossarth Maticek ricostruì dei cosiddetti 'matched pairs' - ovvero 'copie gemellari' di pazienti con caratteristiche paragonabili per quanto concerne età, sesso, tipo di tumore e stadio, anni dalla diagnosi di tumore, tipo di metastasi così come metodi di terapie convenzionali messe in atto (intervento chirurgico, radioterapia, chemio od ormonoterapia) - tra chi aveva usato il vischio e i pazienti-controllo che non l'avevano assunto e misurò la durata della loro sopravvivenza dopo la diagnosi. Ne è uscito il quadro esposto di seguito. I malati di cancro che erano stati trattati con iniezioni di vischio vivevano mediamente circa un anno più a lungo rispetto ai pazienti 'copia gemellare' non trattati appartenenti al gruppo di controllo (4 anni invece di 3). La più grande differenza, con un tempo di

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Terapia antitumorale con preparati di vischio di Annette Bopp tratto da Info3

sopravvivenza aumentato del 54%, si è avuta nel tumore del retto. Al secondo posto vengono i pazienti con tumore gastrico, con un 46% di aumento della durata di vita. Le pazienti con tumore mammario e con asportazione dei linfonodi presentano un prolungamento di sopravvivenza del 44%; i pazienti con neoplasia del colon il 39%. La differenza più bassa si è avuta nell'ambito del tumore polmonare non-piccole-cellule, in cui si verifica un aumento del 15%. Ma il risultato non è poi così sensazionale come potrebbe apparire. Da un lato va considerato il periodo di tempo in cui Grossarth Maticek ha iniziato a rilevare i suoi dati, da 20 a 30 anni prima. Il periodo di osservazione durava fino al 1998, onde poter documentare un tempo di sopravvivenza il più ampio possibile. Nel frattempo in questo periodo sono però drasticamente cambiate per vari aspetti le terapie oncologiche convenzionali. Riguardo al tumore mammario, per fare un esempio, è mutato l'orientamento chirurgico, passando dalla scelta preferenziale dell'amputazione radicale a un intervento conservativo. Anche una chemioterapia adiuvante - allo scopo di prevenire la ricaduta - nell'ambito di questo tumore costituiva negli anni '70 e '80 l'eccezione, mentre oggi è una pratica comune. Se l'utilità di una terapia con vischio possa essere riconosciuta all'interno di nuove linee guida di terapia, rimane pertanto una questione ancora aperta.

Contro gli studi con gr uppo di controllo si hanno grossi pregiudizi

Oltre a tutto questo gli scettici considereranno innanzitutto il disegno dello studio come non rilevante. “Contro gli studi con gruppo di controllo si hanno grossi pregiudizi” dice Helmut Kiene dell'Istituto di Teoria scientifica applicata e Metodologia della medicina di Bad Krozingen, coautore dello studio. Generalmente, nella medicina classica vengono riconosciuti solo gli studi clinici che siano stati disegnati secondo regole ben definite. E tali sono gli studi proiettati verso il futuro (prospettici); essi devono prevedere una divisione casuale dei pazienti tra un gruppo di trattati e un gruppo di non trattati (randomizzazione); né il paziente né il medico devono venire a conoscenza di chi sia assegnato all'uno o all'altro gruppo (doppio cieco); infine si deve provvedere ancora a un gruppo di controllo in cui i pazienti ricevano un finto farmaco (controllo placebo). Un'indagine condotta solo con intervista telefonica o con visita al domicilio è giudicata automaticamente non attendibile - anche se uno studio come quello di Grossarth Maticek è tracciato in modo prospettico e parzialmente randomizzato e inoltre si fonda su dati di rilievo - e viene liquidata genericamente come 'di non provata efficacia'. Contro questo “purismo degli studi” nel frattempo si verifica, anche se non è così ben conosciuto, un certo contrasto tra i ricercatori. A questo proposito il New England Journal of Medicine, rivista scientifica di fama mondiale, ha pubblicato nel giugno 2000 un'analisi di un certo numero di scienziati, circa il modo in cui devono essere valutati gli studi randomizzati e controllati, i quali non sarebbero più da considerare per forza di cose l'unico 'goldstandard' della medicina basata sulle evidenze.


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Studi osservazionali ben documentati - così risulta dai dati dei ricercatori americani possono essere del tutto equivalenti a studi randomizzati e controllati. Questo viene confermato anche da ricercatori tedeschi di elevato rango, come Franz Porzsolt dell'Università di Ulm ed Ernst Pöppel dell'Università di Monaco, i quali rispetto ai loro colleghi americani vanno ancora oltre, affermando che “gli studi non-randomizzati sono il futuro della ricerca clinica”. La loro esecuzione richiede oggigiorno “più comprensione dell'epidemiologia clinica” rispetto a quanto finora ritenuto necessario per gli studi randomizzati e controllati. Fino ad allora gli studi epidemiologici come quello di Grossarth Maticek avranno ancora una posizione difficile. Soprattutto se pensiamo che uno studio recente in cui si è applicato il cosiddetto criterio dominante - quello di Monika Steuer-Vogt di Monaco e dei colleghi della Clinica Universitaria di Göttingen, Ratisbona e Hannover su 477 pazienti - mostra che un trattamento con vischio nei tumori della regione testa-collo non si riflette né in una sopravvivenza aumentata né in un miglioramento della qualità di vita, né sull'attività delle cellule immunocompetenti dell'organismo. Questo intanto per prima cosa non stupisce: i tumori della testa e del collo sono molto aggressivi e non presentano generalmente un tempo di sopravvivenza molto lungo. Di fronte a un andamento tumorale così maligno ogni medicamento occupa una posizione difficile, anche i chemioterapici tradizionali. Così la conclusione degli autori viene di conseguenza: “il preparato di vischio impiegato non ha indicazione nella terapia di supporto dei pazienti con tumori della testa e del collo”. Questa frase dovrebbe tuttavia essere letta più precisamente: non c'è una

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risposta negativa in una terapia con vischio nei tumori in generale, bensì è vero quanto detto sopra, che il preparato impiegato - il fitoterapico Eurixor - non si è dimostrato utile in un particolare tipo di tumore, il tumore della regione testa-collo. Questo lascia aperta la possibilità che un altro preparato di vischio, in questa o in un'altra situazione tumorale, possa assolutamente essere vantaggioso. E a questo punto si collocano entrambi i principali problemi che la ricerca sul vischio ha già posto sul tavolo. 1. Non si può sulla base di un preparato di vischio escluderne un altro. In Germania vi sono in tutto otto preparati in commercio, di cui cinque di produzione antroposofica. Questi rimedi derivano da diversi alberiospite del vischio (ad esempio melo, frassino, pino, quercia), estratti ed elaborati diversamente da vari produttori. Soprattutto, i preparati antroposofici sono individualmente somministrati, regolandone le dosi sulla reazione locale nella zona sottocutanea di iniezione del vischio. Un forte arrossamento spinge in questo senso a ridurre le dosi, l'assenza di reazione evidente porta a scegliere preparati a più alta concentrazione. Riguardo ai fitoterapici non antroposofici, si tratta invece di un rimedio con una quantità standardizzata di contenuto di lectine, che nello schema terapeutico in generale vengono iniettate in un dosaggio costante nel tempo. Questo vale anche per le cefalectine, che nel rimedio non sono standardizzate. I risultati degli studi con determinati preparati non sono dunque automaticamente del tutto trasferibili a quelli di preparati diversi.

Quello che vale per un tipo di tumore, non è detto che valga per altre situazioni di patologia neoplastica 2. Quello che vale per un tipo di tumore, non è detto che valga per altre situazioni di patologia neoplastica. Molti studi dunque sono necessari perché si possano confermare esattamente dati sull'efficacia che si può conseguire con diversi preparati di vischio.

L'ostacolo principale: la difficoltà nella ricerca Una valutazione attuale dei dati sull'azione inibente la crescita tumorale di una terapia

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con vischio appare, come si diceva sopra, scarsa e discontinua. Affermazioni concrete sulla possibilità che la malattia neoplastica si arresti o se ne prevenga una ricaduta, sono difficilmente possibili. “Questo si basa soprattutto sulla difficoltà nella quale ci troviamo quando vogliamo fare degli studi sul vischio”, dice Matthias Rostock dell'Ambulatorio di Terapie mediche naturali dell'Università di Friburgo, che propone alla riflessione a questo riguardo i seguenti punti basilari.

Le grandi cliniche o centri oncologici hanno per la maggior parte pochi interessi nell'indagine sul vischio

- Le grandi cliniche o centri oncologici hanno per la maggior parte pochi interessi nell'indagine sul vischio. Esistono a sufficienza altri medicinali, che richiedono una spesa assistenziale meno individualizzata, che sono fondamentalmente più semplici da somministrare e non appartengono a un equivoco “metodo alternativo”. - Nelle cliniche o ambulatori orientati sulle medicine naturali, che lavorano con preparati di vischio, è mancata spesso, per lo meno in passato, la possibilità o anche il necessario know-how per lavori scientifici ben fondati. - I medici e i terapeuti antroposofi e orientati verso le medicine naturali rifiutano categoricamente per la maggior parte di condurre in comune studi randomizzati, dal momento che essi considerano un simile concetto come non-etico. Essi non vogliono rifiutare un trattamento, dal quale sono convinti che si possa trarre giovamento. In questo momento, d'altro canto, sono questi medici e terapeuti ad avere esperienza con preparati di vischio, senza per altro badare particolarmente alla spesa a esso collegata. - I pazienti oncologici sono frequentemente non preparati a lasciarsi “randomizzare” in un gruppo di trattati e di non trattati. Considerando quanto la malattia risulti minacciosa per l'esistenza, nessuno probabilmente vuole lasciarsi sfuggire la possibilità di ricevere un medicamento potenzialmente efficace. - I preparati di vischio sono medicamenti autorizzati e liberamente acquistabili. Anche se, in base alla regola iniziale, un paziente fosse disposto a lasciarsi assegnare al gruppo dei non trattati, potrebbe poi tuttavia nel prosieguo procurarsi le iniezioni di vischio

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all'insaputa del medico, e con questo invalidare tutto lo studio. L'internista e gastroenterologo Volker Fintellmann, ex Direttore Medico dell'Ospedale di Amburgo-Rissen, propone ancora un ulteriore argomento: “Che ci siano con la terapia con vischio studi e risultati così non qualificati deriva anche dal fatto che molti medici si cimentano in una terapia con vischio, che non padroneggiano sufficientemente bene”. Applicare correttamente i preparati di vischio è piuttosto complicato, richiede una competenza di anni e una grande quantità di cognizioni specifiche, allo stesso modo che fare una chemioterapia appropriata, e - dice Fintellmann “nessuno può sentirsene capace dall'oggi al domani”. Nella caratteristica loro propria di costituire un trattamento individualizzato, le terapie con vischio fanno lievitare verso l'alto i costi collegati alla normale attività di un ambulatorio medico, cosicché risulta analogamente poco adatto anche per gli oncologi specialisti, che propendono molto di più per schemi di terapia a dosaggio fisso. Il boicottaggio della stampa specialistica Ma anche se uno studio potesse essere concepito e concluso con successo, gli autori si trovano davanti a un ulteriore ostacolo: chi pubblica il lavoro? La maggior parte delle riviste specialistiche conosciute a livello mondiale rifiutano quasi unanimemente gli studi sul vischio, a meno che essi conseguano un risultato negativo, cosa ben vista dall'opinione predominante quando riguardi una terapia non convenzionale.

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La maggior parte delle riviste specialistiche conosciute a livello mondiale rifiutano quasi unanimemente gli studi sul vischio Capita poi persino che una rivista così rinomata come l'inglese Lancet faccia un vero e proprio commento editoriale, dal titolo: “Uno studio mette in guardia dai pericoli dell'utilizzo degli estratti di vischio” (The Lancet Oncology, Vol. 2 - 4 Aprile 2001). Vi si legge poi che una presunta terapia con vischio non solo non è capace di frenare la crescita tumorale, ma può forse addirittura incrementarla. Salvo poi sostenere questo messaggio con un riassunto (abstract) di uno studio ancora non pubblicato, oggetto di una comunicazione orale di un medico in un convegno di oncologi britannici. Deve trattarsi di un evento davvero eccezionale, se una rivista di rango così elevato rischia su questa base una dichiarazione di così ampia portata. Il tutto lascia ancora più perplessi, se si pensa che in nessuno degli studi finora pubblicati sull'impiego del vischio c'è stata segnalazione di un'azione stimolante la crescita tumorale. Ciò nonostante tale asserzione circola sempre più ampiamente nei congressi specialistici e nelle cronache dei media. La tesi si fonda principalmente su considerazioni teoriche sulla base di risultati che derivano dalla ricerca preclinica sulle citochine, dove si è dimostrato che le citochine ad alto dosaggio (ad esempio

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interleuchina-6 e Tumor Necrosis Factor- ) inerente una particolare linea cellulare tumorale, soprattutto delle leucemie e dei linfomi, possono stimolare la crescita delle cellule cancerose. Sulla base del riscontro che l'estratto di vischio nella ricerca di laboratorio può stimolare in modo moderato la liberazione di citochine da parte delle cellule immunitarie, si fonderebbe l'ipotesi costruita dagli scienziati di un'azione promuovente la crescita tumorale. Questa arrischiata teoria non si fonda finora su alcun lavoro confermato. L'estratto di vischio non stimola né in linee cellulari isolate, né in vivo, la crescita di cellule tumorali. Si dovrebbe avere la libertà, insieme all'aver postulato un pericolo durante la terapia col vischio, di riportare le prove della sua utilità clinica, in tal modo l'efficacia verrebbe data come dimostrata da tempo. Infine esiste una grande quantità di studi che dimostrano risultati positivi o quanto meno un trend a favore di un trattamento con vischio. Risultati contradditori Nel frattempo sono in corso circa 50 studi clinici analitici con preparati di vischio. Numerose indagini inoltre concordano con l'ambito preclinico, occupandosi soprattutto degli influssi degli estratti di vischio su cellule tumorali isolate così come su cellule immunocompetenti. I risultati sono contradditori. Anche quanto emerge dagli studi è quanto mai oscillante. Così i ricercatori olandesi Kleijnen e Knipscild (1994) giudicavano che soltanto 11 dei 46 studi controllati fin lì esistenti meriterebbero di essere sottoposti a un'analisi più dettagliata. Quattro lavori dimostravano un vantaggio significativo, sei un trend positivo a favore del vischio; erano tuttavia tutti quanti carenti nella metodica di affronto delle loro rilevazioni. Gli studi il cui disegno era migliore si concludevano con il cosiddetto 'risultato zero', nel senso che una terapia con il vischio prolunga certamente il tempo di sopravvivenza in pazienti con tumori polmonari non-piccole-cellule, ma non in modo statisticamente significativo. È vero che ben si possono trarre significativi risultati sulla valutazione della qualità di vita. Questo però non basta come prova di una efficacia terapeutica.

I pazienti oncologici trattati con vischio si sentono meglio e più efficienti


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Riflessioni sull'articolo di Annette Bopp di Walter Legnani, medico internista e oncologo

L'articolo di Annette Bopp sulla terapia antitumorale con preparati di vischio pone indubbiamente una serie di interrogativi e costituisce una forte provocazione a medici che da decenni propongono il viscum come terapia per i malati di tumore, medici che potrebbero testimoniare nel modo più convinto fatti comprovanti un'utilità del farmaco. In verità sarebbe altrettanto stimolante e provocatorio anche per oncologi e ricercatori ufficiali, se mai questi lo leggessero. Ne traspaiono seri motivi di critica nei confronti di un dogmatismo di contenuti e di metodi che caratterizza la ricerca scientifica attuale, che coniuga spavaldamente pretese di obiettività assoluta e ampie aperture alla sponsorizzazione (di necessità certo, viste le scarse risorse pubbliche). Ne deriva quanto meno un invito ad accostarsi alla letteratura oncologica ufficiale con un certo disincanto, e senza prendere ogni studio che appare all'orizzonte come oro colato. È vero che da un rimedio “il miracolo non lo si può pretendere”, non solo da un rimedio naturale ma anche da un farmaco chemioterapico classico. Sarebbe troppo semplice pensare di risolvere il problema tumore con un tocco “tutto o nulla”, una sorta di pozione magica.

Un invito ad accostarsi alla letteratura oncologica ufficiale con un certo disincanto Il tumore è una costellazione di problemi, di eventi, di alterazioni che investono la sfera fisico-organica, animica, spirituale. Come a dire tutto l'uomo. Ma ecco il punto: se questa complessità sembra complicare le cose, da un altro punto di vista proprio da qui si aprono orizzonti terapeutici più ampi e inaspettati rispetto a quanto sentenzierebbero la matematica e la statistica. Scienze queste che sarebbero adeguate ed esaurienti se l'uomo fosse un'entità

riconducibile unicamente a una pura somma numerica di cellule. Il ruolo del terapeuta Se volessimo instaurare un contraddittorio con il titolo dell'articolo della Bopp, potremmo dire che per quanto drammatico possa essere il faccia a faccia con la diagnosi di tumore, in quel momento ogni paziente spera, sogna per lo meno, proprio 'il miracolo'. O, se non lo vogliamo chiamare così, chiede la guarigione, l'uscita da un incubo in cui si è addentrato, la liberazione, una vita da ricominciare, una prospettiva diversa. Ma non è tutto: un vero terapeuta vive nello stesso momento lo stesso desiderio, la stessa speranza. Il medico che non lo spera decreta in partenza un fallimento: i malati dovrebbero cancellare dal loro futuro il medico che hanno recepito vuoto, lontano da questa tensione, da questo sogno. I casi più stupefacenti, le guarigioni più clamorose e inaspettate (ce ne sono) ottenute usando chemioterapici, vischio, farmaci naturali e non, magari combinati o alternati, avvengono quando si realizza una misteriosa alleanza, come un abbraccio fra due anime, un crederci comune, la sensazione netta

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Ulteriori studi in corso dovrebbero confermare questi risultati riguardo alla qualità della vita, in base a criteri riconosciuti e oggettivi. I pazienti oncologici trattati con vischio si sentono meglio e più efficienti, hanno più appetito e meno ansia, sono più attivi, dormono meglio e accusano più raramente dolori e infezioni. Quali componenti siano responsabili di questo e su quale meccanismo si basano, è tuttora ancora poco chiaro. L'influsso positivo di una terapia con vischio sulle cellule immunitarie - sono in questione in particolare il numero dei globuli bianchi (leucociti) come anche quello dei linfociti T e dei linfociti “natural killer” (linfociti NK), quali indicatori dell'attività del sistema difensivo - ha potuto essere dimostrato quanto meno nelle pazienti con tumore mammario. Una quantità di ricerche precliniche su colture cellulari ha mostrato oltre a questo altri tipi di effetto di una terapia con vischio sul sistema immunitario. Ma, se questi effetti 'immunomodulanti' riscontrati nelle ricerche in vitro possano essere trasferiti all'uomo e quale rilevanza abbiano per la difesa contro il cancro, è ancora un libro con sette sigilli. A tale riguardo nuovi studi ancora in corso potrebbero portare in futuro ulteriore chiarezza. Si sta sperimentando se è sensato iniettare i preparati di vischio direttamente all'interno del tumore o dentro cavità corporee. In questo tipo di pratica si andrebbe a utilizzare la capacità citotossica dei componenti, come nel caso dell'accumulo di cellule cancerose tra polmoni e pleure (carcinosi pleurica, una frequente complicazione metastatica del carcinoma mammario), nel cancro vescicale o anche in altri tumori solidi come quelli del fegato e del pancreas. Il miracolo potrebbe tuttavia anche non verificarsi nelle ricerche serie sul vischio, allo stesso modo del resto con cui non si verifica nelle terapie oncologiche convenzionali. Nondimeno è sorprendente in quale modo un principio terapeutico, che ben 80 anni fa, sulla pura intuizione dello studioso umanista Rudolf Steiner, il fondatore dell'Antroposofia, era stato consigliato per la cura del cancro, sia risultato sempre più utile e come le sue ipotesi, nel corso di ricerche di scienza naturale, si siano dimostrate vere. E questo, come dice Helmut Kiene, “è ancora, dopo tutto, un piccolo fatto sensazionale”. }

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che “dovrà andarci bene”. Sono momenti magici che rimangono, a volte non del tutto consapevoli, nella storia di pazienti e di medici. Terapia e rapporto medico-paziente come alleati in questa difficile appassionante impresa.

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Le guarigioni più inaspettate avvengono quando si realizza una misteriosa alleanza, come un abbraccio fra due anime, un crederci comune Ora consideriamo tutto ciò che si è scritto sul vischio. È vero, va confermato e approfondito con studi seri e ben disegnati; nessuno di noi può contraddire questa necessità di avere un'immagine chiara e reale degli effetti terapeutici. Se vogliamo avere come interlocutore il mondo scientifico non possiamo esimerci dal misurarci con una testimonianza rigorosa. Ma d'altro canto non dobbiamo dimenticare che l'intuizione steineriana nasce all'interno di una visione dell'uomo come essere spirituale. Tale che, possiamo dire, sia il tipo di azione che la valutazione dei risultati deve essere coerente con questa visione. Non possiamo rinnegarla e cercare come obiettivo dello studio solo un dato biochimico o dimensionale. Paradossalmente la chirurgia o la chemioterapia ottengono a volte spettacolari effetti riduttivi sul tumore, ma il paziente prosegue in modo pessimo la sua vita, magari mutilato e sfigurato, non si ritrova più. Non è affatto detto che, cancellando delle cellule malate, stiamo curando la persona. E questo mi sembra invece l'obiettivo da perseguire: curare l'uomo. Dentro questo lavoro terapeutico non si nega la possibilità di guarigione (anzi si può osare ancora di più), ma questa cura ha pienamente senso anche nelle fasi di progressione della malattia, fino alla fase terminale. Qualità della cura e qualità della vita In ultima analisi ci chiediamo, pur considerando tutti i dubbi metodologici e le incertezze di risultato finale: perché crediamo nel vischio e lo usiamo, così tanti medici in così tanti paesi? Questo uso si basa su un'esperienza reale di molti. Tutti così poco attendibili nella loro valutazione clinica? Difficilmente una terapia non funzionante resiste per quasi un secolo e si diffonde a questo modo. Le terapie alternative del cancro o presunte tali passano in genere

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come meteore, legate a una moda e a un momento di un certo paese. Il tempo che è trascorso da Steiner a oggi pone grandi interrogativi. Ma ci dobbiamo chiedere: qual è il risultato atteso, e dove sta il miracolo se mai avviene? Si è parlato di azione immunostimolante, sono stati studiati uno per uno i componenti, si è parlato di azione citolitica diretta, di azione ipertermizzante. Vi sono in realtà lavori molto seri che vengono ignorati dalla letteratura ufficiale, disposta per altro a rendiconti sommari su tentativi chemioterapici in casistiche per niente significative. Pur volendosi limitare a poche considerazioni, possiamo delineare diverse situazioni. - Spesso, oggi, la chemioterapia o la radioterapia sono considerate un passaggio non desiderabile ma necessario, come il minore dei mali, una terapia d'emergenza contro uno strapotere eterico cellulare incontrollato; oppure una precauzione post-chirurgica dolorosa ma in alcuni casi di provata efficacia (terapia adiuvante). Oppure un sacrificio iniziale che però rende possibile un intervento, e spesso un intervento meno destruente (terapia primaria o neoadiuvante). Tutti ci auguriamo che un giorno si possano curare i pazienti risparmiando loro questa aggressione, deve essere possibile. Ma intanto ci sono molteplici esperienze a testimoniare che il vischio migliora la tolleranza alla chemio o radioterapia, riduce gli effetti tossici e le complicanze, rende possibili trattamenti anche coraggiosi, consente quindi di trascorre questo “passaggio nel tunnel” mantenendo una migliore qualità della vita. Non è poco. Oppure (ho constatato personalmente in più casi) può affiancarsi a una chemioterapia leggera in pazienti più fragili, con efficacia imprevedibile e scarsissimi effetti tossici. Questa mi sembra una possibilità di lavoro molto interessante da esplorare su una casistica significativa. - Nella malattia neoplastica avanzata si pratica comunemente la chemioterapia, ma molte volte l'indicazione è piuttosto discutibile. Spesso si continua per una seconda, terza, fino a una quinta o sesta linea perché manca una proposta alternativa al paziente. Si praticano cure assurde e tossiche perché non vi sono risposte alternative al bisogno di sentirsi curato. Se l'obiettivo è la cronicizzazione o la palliazione, il viscum e altre terapie antroposofiche sono una fondata alternativa. E non stupisce, come riportato nell'articolo della Bopp, che in pazienti sottoposti a cure rispettose e riequilibranti, anche la sopravvivenza sia

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non solo qualitativamente migliore, ma anche più lunga. - Nella malattia tumorale, ma anche in altre situazioni morbose, la vita va riletta per voltare pagina e ricominciare.

Nella malattia tumorale, ma anche in altre situazioni morbose, la vita va riletta per voltare pagina e ricominciare A volte alla fine è il momento di chiuderla in pace, con la pienezza di significato di un traguardo raggiunto. Questa qualità potremmo dire spirituale della terminalità, che si riflette anche in un minor malessere fisico, riduzione del dolore o dell'astenia, miglioramento del sonno e dell'appetito, può essere uno degli effetti attesi della terapia con vischio. Ma - stiamo attenti - anche se potremo usare come strumento conoscitivo le scale sulla qualità di vita, sarà necessario mettere in atto anche un sistema narrativo che si adatti all'indagine sulla complessità e sull'unicità. In tutte le situazioni sopra delineate il vischio è un capitolo, forse il principale, di una terapia corale da mettere in atto in un malato di tumore. Fare terapia antroposofica significa mettere in atto tutto ciò che rafforza l'Io superiore portando calore e luce: così trovano un loro ruolo il lavoro biografico, l'euritmia, i bagni in dispersione oleosa, le terapie artistiche, il massaggio. Come una coperta calda per l'anima in una notte d'inverno. Vale la pena probabilmente che tutto questo approccio sia oggettivato in un programma terapeutico, con il quale sarà opportuno misurarsi e confrontarsi con altri tipi di terapia convenzionale, anche sulla sopravvivenza oltre che sulla qualità di vita. Guardiamo il vischio con il cuore Per concludere: io penso che, se è importante testimoniare che esiste oggi la possibilità di una nuova visione dell'uomo e di una nuova medicina, occorre parimenti un impegno per comunicare l'esito delle cure antroposofiche in modo credibile. Intanto per prima cosa, prima di conoscere empiricamente, bisogna guardare col cuore. Avete guardato il vischio una volta da sotto un albero? Individuarlo ha un po' sempre l'emozione di una sorpresa! Se non siete su una mongolfiera o su un elicottero lo vedete così, lontano


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Occorre parimenti un impegno per comunicare l'esito delle cure antroposofiche in modo credibile dalla terra fredda e dura, come un intreccio abbracciato dalla luce del cielo, sospeso come traslucido e rifrangente tra i raggi solari. Un po' strano, silenzioso e solitario come un essere rimasto da mondi lontani, lento a mutare e fuori dal tempo. Esattamente come l'uomo, l'uomo fisico e spirituale, l'uomo unico, l'uomo che non fa parte della terra. Avete mai guardato un uomo mettendovi più in basso di lui, così che lui sia tra voi e il cielo? È sempre sorprendente. Un po’ strano e un po' solitario, spaesato come un essere che viene da mondi lontani. Così radicato nel cielo, così a disagio sulla terra che sfiora soltanto. Perché lui non è della terra, e quando si appoggia troppo alla terra diventa lui stesso un po' terra, si ammala. L'uomo che può guarire (quante forze di guarigione forse non usiamo ancora?) e l'uomo che può finire. Per ora, perché conclude una tappa. Ma il come avviene questo passaggio è determinante. E quando avviene in pace e nella consapevolezza di un significato che si è compiuto… “è solo un piccolo fatto sensazionale”. }

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Vladimir Soloviev: “Breve storia dell'Anticristo” a cura di Giovanni Prouse

ARTEMEDICA•ANTROPOSOFIA OGGI•NEWSLETTER TRIMESTRALE•NUMERO OTTO•INVERNO 2007/2008

Il vivo interesse suscitato dalla pubblicazione sul numero d'autunno della Newsletter del racconto “Il Grande Inquisitore”, tratto dal romanzo I fratelli Karamazov di Dostoevskij ci ha spinto a ripetere l'esperimento su un altro famoso testo della narrativa russa: Breve storia dell'Anticristo di Vladimir Soloviev. Eccone un breve riassunto.

“Nell'Europa del XX secolo, che si è appena liberata da un'occupazione mongola durata dieci anni, un uomo assume il massimo potere. Dotato di grande genio e di un illimitato orgoglio, crede di rappresentare l'adempimento della profezia della seconda venuta del Cristo. A trentatre anni, a seguito di una crisi e di un'inconsueta esperienza interiore, subisce una totale trasformazione. Un accesso di superbia lo porta a odiare il Cristo e a disprezzarlo come un essere a lui stesso molto inferiore. Viene nominato Presidente a vita degli Stati Uniti d'Europa ma, successivamente, tutti i continenti della terra lo acclamano Imperatore del mondo. Dopo aver

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Le preghiere del piccolo gruppo riunito attorno ai corpi dei due TestimonI trovano una risposta: il soffio della vita li rianima

ai corpi dei due Testimoni nella regione del Monte degli Ulivi trovano una risposta: il soffio della vita li rianima. Questa miracolosa resurrezione fa sì che le Chiese vengano riunite; esse ora troveranno la loro strada, lontana da ogni potere secolare”.

risolto il problema sociale con la 'Uguaglianza dell'appagamento universale', egli rivolge la sua attenzione al problema religioso e invita tutti i pochi Cristiani rimasti a un Concilio ecclesiastico generale a Gerusalemme. Aiutato dal suo cancelliere Apollonio, esperto di magia nera, presiede il Concilio ed esige dai tre gruppi (cattolici, ortodossi e protestanti) fantastiche promesse sul perenne riconoscimento della sua autorità. Quasi tutti si sottomettono all'Anticristo e solo una piccola schiera resiste. Il vegliardo Giovanni, capo della Chiesa d'Oriente, chiede all'Imperatore di riconoscere il Cristo, ma il mago, ritto al fianco del Signore del mondo, fa sorgere una nube oscura e uccide con un fulmine il primo fedele Testimonio. Quando il Papa, nel nome di un'ancora solida Chiesa Cattolica, scomunica l'Anticristo, un altro fulmine di Apollonio lo distrugge. Colmi di orrore, i Cristiani circondano i due cadaveri. Ernst Pauli, professore di teologia e capo dei Protestanti, li invita ad avere coraggio. L'Imperatore nomina Apollonio Papa e si inaugura così un'era di potere ecclesiastico e di magnificenza caratterizzata dai miracoli più incredibili. Dopo tre giorni e mezzo le preghiere del piccolo gruppo riunito attorno

Paralleli con l'Apocalisse Uno dei punti più misteriosi nel racconto dell'Anticristo è senza dubbio la narrazione della morte e resurrezione dei due 'Testimoni', dei quali vengono tuttavia taciuti i nomi. È però possibile risalire a tali nomi se si

Uno dei punti più misteriosi nel racconto dell'Anticristo è la narrazione della morte e resurrezione dei due 'Testimoni' considera l'undicesimo capitolo dell'Apocalisse di Giovanni. “Essi (i due Testimoni) hanno la potestà di chiudere il cielo, perché non cada pioggia nel giorno della loro predicazione, e hanno il potere di trasmutare l'acqua in sangue e di colpire la terra con ogni flagello, ogni qualvolta lo vorranno. E quando avranno compiuta la loro testimonianza, la bestia che sale dall'abisso muoverà loro guerra, li vincerà e li ucciderà. E i loro cadaveri giaceranno sulla strada della grande città che spiritualmente si chiama Sodoma ed Egitto, là dove anche il Signore nostro fu crocifisso. E persone di ogni popolo, gente, lingua e tribù vedranno i loro cadaveri per tre giorni e mezzo, impedendo che sia data loro sepoltura. E della loro morte si rallegreranno gli abitanti della terra, e faranno festa, portandosi doni a vicenda, perché quei due profeti avevano tormentato gli abitanti della terra. E dopo tre giorni e mezzo uno spirito di vita proveniente da Dio entrerà in loro ed essi si leveranno in piedi e una gran paura piomberà su quanti li vedevano; e


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L'Apocalisse accenna quindi a dare forma umana a questi due pilastri della vita spirituale dell'umanità udiranno una voce possente parlar loro dal cielo, dicendo: 'Salite quassù' ed essi ascenderanno al cielo in una nuvola e i loro nemici dovranno vedere anche questo. E in quell'ora avrà luogo un gran terremoto per cui crollerà un decimo della città e nel terremoto periranno settemila uomini.” L'Apocalisse accenna quindi a dare forma umana a questi due pilastri della vita spirituale dell'umanità. Dicendo che i due Testimoni hanno il potere di trasformare acqua in sangue, essa fa riferimento a Mosè, e dando loro il potere di chiudere il cielo, essa vuole indicare Elia. Quando, in Egitto, Mosè trasformò acqua in sangue, egli non compì un orrendo miracolo. Si trattava, piuttosto, di una tremenda visione legata al grande cambiamento, da lui provocato, nella coscienza dell'umanità che stava raggiungendo la soglia del mondo spirituale: la discesa dalle sognanti regioni dell'oceano cosmico al sangue del proprio essere interiore. Mosè trasse gli uomini giù

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sulla terra: gli Egizi con le piaghe, il suo proprio popolo con le tavole dei dieci comandamenti. Egli fu l'iniziatore di questo processo mentale che sostituiva i sogni e le visioni del passato con il pensiero astratto e la coscienza dell'Io. Anche Elia non aveva compiuto miracoli quando, al cospetto di Achab, aveva chiuso i cieli predicendo un periodo di siccità, oppure quando, dopo il trionfo sui sacerdoti di Baal, aveva richiamato dal Monte Carmelo le nubi di pioggia. Dietro le immagini di siccità e di pioggia, dobbiamo vedere il linguaggio o il silenzio dei mondi superiori. Sono uomini di Dio come Elia che regolano i rapporti tra l'umanità e il cielo, facendo sì che i cieli rimangano chiusi oppure riversino rivelazioni sul mondo. La mitologia germanica È importante osservare che la coppia di Testimoni trova riscontro anche nella mitologia germanica. Ad esempio, la canzone di Wala sul crepuscolo degli Dei descrive i

La coppia di Testimoni trova riscontro anche nella mitologia germanica

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medesimi avvenimenti: i nomi sono diversi, ma i protagonisti gli stessi. Le sofferenze che, a causa del clan di Loki, si abbattono sulla terra aumentano fino a diventare insostenibili; i più potenti degli Dei affrontano finalmente il nemico in battaglia. Due coppie di guerrieri si scontrano. Il serpente Midgard, mostro diabolico dalle molte teste, è opposto al Dio Thor armato di martello; nessuno dei due conquista la vittoria, ma restano ambedue uccisi e dal loro sangue scaturiscono le fiamme di una conflagrazione cosmica. Il padre degli Dei, Wotan, affronta il lupo Fenris, fredda, satanica potenza delle tenebre, ma è vinto e il lupo rimane da solo, padrone del campo. Senza la presenza di Widar, grande e non riconosciuto figlio di Wotan, la terra intera e l'umanità sarebbero per sempre cadute sotto il dominio del potere satanico. L'Edda prevede tuttavia che verrà il giorno in cui Widar uscirà dal suo nascondiglio e, combattendo il lupo Fenris, vendicherà Wotan. Traendo lo spunto dell'intimo legame tra l'anima della Russia e l'Apocalisse di Giovanni, il racconto di Soloviev acquista così rilevanza cosmica, con un'ardita visione profetica del futuro. }


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Respirare luce: yoga per i sensi di Arthur Zajonc

I colori e il suono sono finestre attraverso le quali possiamo ascendere al mondo spirituale, e la vita stessa ci porta finestre attraverso le quali il mondo spirituale entra nel nostro mondo fisico… In futuro gli esseri umani faranno importanti scoperte a questo riguardo. Uniranno la loro natura morale-spirituale con i risultati della percezione dei sensi. Si può prevedere in questo senso un approfondimento all'infinito dell'animo umano.(1) Rudolf Steiner

ARTEMEDICA•ANTROPOSOFIA OGGI•NEWSLETTER TRIMESTRALE•NUMERO OTTO•INVERNO 2007/2008

C'è un abisso tra il mondo fisico, percettibile dai sensi, e il mondo dello spirito. Non è un abisso fisico, ma più vi ci avviciniamo più la nostra esperienza interiore somiglia alla sensazione che proviamo quando stiamo sull'orlo di un precipizio. Oscure emozioni rischiano di sopraffare la razionalità e qualsiasi altra emozione e ci sentiamo paralizzati. Per dirla con le parole di Rudolf Steiner(2):

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L'animo si sente come se stesse guardando dentro un abisso scuro, desolato, vuoto. La sensazione somiglia a paura e orrore, e l'anima ci vive senza rendersene conto. All'inizio, il mondo spirituale è talmente estraneo, talmente “altro” che non ne percepiamo la presenza in nessun modo, piuttosto sentiamo la perdita di quanto ci era familiare, sentiamo vuoto ovunque, proviamo la paura che accompagna questi sentimenti. Quindi ci allontaniamo dalla soglia, spesso inconsciamente. Coltivare una vita interiore attiva attraverso la meditazione ci avvicina alla soglia. Cominciamo a conoscere e sentire la fedeltà del pensiero, persino nel

vuoto di consapevolezza che inizialmente ci abbraccia. Con lo svanire del mondo sensibile, l'attività spirituale dentro al pensiero vive e ci sostiene. Con lo sparire degli obiettivi della nostra consapevolezza, mentre il sonno minaccia di prendere il sopravvento, la vita del pensiero irradia una forza vivificante e stimolante. Impariamo gradualmente a vivere entro le acque mutevoli di un mondo vivo e immateriale, anche se inizialmente rimane scuro ed enigmatico. Siamo ancorati dalla nascita del nostro io elevato nella meditazione che diventa il punto fermo spirituale del nostro risveglio spirituale.

Siamo ancorati dalla nascita del nostro io elevato nella meditazione che diventa il punto fermo spirituale del nostro risveglio spirituale Parallelamente al coltivare una vita interiore, però, Rudolf Steiner enfatizzò con molta forza un altro aspetto della meditazione, diretto non in teriormente ma esteriormente al mondo sensibile. In molte occasioni ha distinto la via interiore, verso l'anima, da quella esteriore, verso il mondo sensibile, chiamandole rispettivamente “mistica” e “alchemica.”(3) Trattando la via mistica, l'anima ha posto l'accento su quanto sia difficile comprendere se si è liberi dagli inganni di Lucifero e di Arimane(4). Per quanto ci sforziamo di trarre qualcosa da noi stessi, si corre sempre il rischio che sia permeato da istinti. Steiner lo sostiene con forza nella sua conferenza del gennaio 1924 dopo il convegno di Natale

sulla posa della Pietra di Fondazione: “Tutto ciò che scaturisce dall'interno diventa impuro. Il tempo della creazione dall'interno è sorpassato.”(5) Per contro, la via esteriore è più sicura, anche se le esperienze immaginative a cui tende sono più delicate e brevi. I fenomeni naturali sono un punto di partenza sicuro per una regola spirituale. In questa conferenza, come in altre, Steiner parla di una regola che trasforma l'esperienza sensoriale esterna in esperienza interiore dell'anima. Dapprima cogliamo appieno l'oggetto dei sensi - il cielo azzurro, la pianta che cresce, o ad esempio la forma umana - ma poi dobbiamo andare al di là di queste impressioni esteriori. “La commozione causata dall'impressione esteriore è terminata e per la maggior parte delle persone quella è la fine della faccenda. Tuttavia è qui che il discepolo deve iniziare…”(6). Avendola fatta propria, bisogna abbandonare l'impressione esteriore in modo da sentirne l'eco morale o l'impressione più profonda che scaturisce dall'anima. È proprio qui che inizia un nuovo rapporto col mondo, un rapporto che ci porta al di là dell'esperienza sensibile fino al soprasensibile. A quel punto i processi soprasensibili saranno stati nuovamente


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interiorizzati dall'anima, come tentarono di fare sia Goethe che Steiner, e avranno gettato un ponte verso il mondo spirituale. Con questo presupposto, è comprensibile perché in L'Iniziazione, Rudolf Steiner ci esorti a porre particolare attenzione alla fioritura delle piante, alla loro morte o decomposizione, ai cristalli, alle piante, agli animali. Similmente, ci è più chiaro il suo Calendario dell'anima, che ci aiuta ad accompagnare interiormente le stagioni dell'anno. Rudolf Steiner ci fornisce tutti questi metodi per andare verso una dimensione sana della nostra vita meditativa concessa dalla natura. Fenomeni esterni possono, dunque, fornirci un buon punto di inizio per la meditazione spirituale, divenendo “yoga per i sensi”. Utilizzo quest'espressione con una certa consapevolezza, perché Steiner stesso vedeva il proprio libro L'Iniziazione come la trasformazione della tradizionale respirazione orientale in una respirazione cognitiva. Nel 1917 disse: Tutti gli esercizi contenuti nel libro L'Iniziazione sono la correlazione adatta al mondo occidentale di ciò a cui anela l'oriente: portare il processo della respirazione nel processo cognitivo. Prima del Mistero del Golgota, potenti forze benefiche vivevano nell'aria o pneuma, come la chiamavano i Greci, intendendo sia aria che spirito. Dobbiamo ricordare solo che fu il respiro di Dio a dare la vita ad Adamo.

Dobbiamo ricordare solo che fu il respiro di Dio a dare la vita ad Adamo Ma da dopo il Mistero del Golgota la natura spirituale dell'aria è cambiata, e la nostra regola meditativa deve cambiare con essa. Cristo ora vive entro il mondo di luce, etereo, e quindi il nostro respiro dovrebbe aver luogo in quell'elemento. Dobbiamo imparare a “respirare luce”, il che significa imparare a lavorare a livello cognitivo, come detto precedentemente. Se facciamo così, ci renderemo conto che esseri pari agli angeli vivono in ogni colore e tono, in ogni impressione dei sensi. Come dice Steiner: Quando apriamo gli occhi e guardiamo

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tutto ciò che ci circonda e che riguarda i nostri sensi, non siamo consapevoli del fatto che i nostri Angeli dimorano nei raggi del sole che penetrano i nostri occhi, rendendo gli oggetti visibili. Gli esseri degli Angeli vivono nei suoni, nei raggi di luce e di colore e nella percezione degli altri sensi.

Rudolf Steiner ci avvicina al mondo dei sensi, alla natura e all'arte in modo da farci stabilire una nuova relazione interiore con loro In tutti i suoi scritti e lezioni, Rudolf Steiner ci avvicina al mondo dei sensi, alla natura e all'arte in modo da farci stabilire una nuova relazione interiore con loro. In particolar modo nell'arte si lavora intimamente con i colori, le forme, il tono, il movimento. Comprendiamo esattamente in che senso l'arte è - come ha scritto Virgina Sease - “un ponte sull'abisso, al di là della soglia, dentro il mondo spirituale.” Specialmente qui troviamo una base feconda per la meditazione spirituale, che porta a un livello superiore di coscienza, che possa aprirci il mondo prossimo degli esseri elementari e degli Angeli. Molti in occidente hanno lavorato col respiro e hanno capito quanto sia benefico per la pace della mente e per la salute. È importante sapere che nel canone buddista, la respirazione era solamente uno di quaranta argomenti fissi della meditazione. Otto di questi erano soggetti dei sensi: terra, acqua, aria, fuoco, e i colori blu, giallo, rosso e bianco. Questi kasinas o “mezzi” erano oggetto di meditazione da parte del monaco buddista allo stesso modo in cui Steiner descrive la meditazione sugli oggetti dei sensi. Nello scegliere solo la respirazione, noi occidentali abbiamo selezionato solo un frammento di una tradizione meditativa molto ricca. Nelle tradizioni meditative del passato, si soleva escludere il mondo dei sensi passando lunghi periodi, anche anni, in isolamento, chiusi entro se stessi in modo da riallacciarsi col mondo perduto dello spirito. Oggi la maggior parte delle anime occidentali può trovare una via più sicura nel lavorare con la luce della natura in cui lavora e trama Cristo. Qui l'arte, soprattutto nella sua forma antroposofica, può rivelarsi di grande aiuto.

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Pochi di noi potrebbero o dovrebbero ritirarsi in un eremo, ma possiamo tutti beneficiare di un coinvolgimento prolungato con l'arte. Anche oggi, la regola orientale prevede molte ore seduti con grande attenzione al respiro. Credo che la più appropriata metamorfosi di questo esercizio da seduti sia una goethiana attenzione artistica per i colori, i movimenti, i toni, le forme… Ogni arte ci offre meravigliose possibilità di praticare lo yoga dei sensi attraverso cui possiamo imparare a trovare la dimensione moralespirituale nel mondo dei sensi.

Oggi la maggior parte delle anime occidentali può trovare una via più sicura nel lavorare con la luce della natura in cui lavora e trama Cristo Dopo una lunga pratica, avremo imparato come mettere in comunicazione la nostra natura morale-spirituale con la percezione dei sensi ed aver così intrapreso il viaggio di “approfondimento all'infinito dell'animo” che Steiner aveva previsto. Ciò che inizialmente era apparso come un'apparizione effimera e soggettiva diventerà una nuova base su cui camminare, una base di acqua viva. Come Lui ha fatto all'apostolo Pietro, Cristo fa un cenno e ci dà i mezzi per camminare sul lago di acque spirituali, quantunque sia tumultuosa l'aria e tempestosa l'acqua. } Egli diviene il ponte sull'abisso.

NOTE 1) Rudolf Steiner, “L'esperienza morale del mondo dei colori e dei suoni” in L'arte alla luce della saggezza dei misteri 2) Rudolf Steiner, La soglia del mondo spirituale 3) Rudolf Steiner, La manifestazione del Karma, 7 conf. 4) Rudolf Steiner, L'uomo alla luce dell'occultismo, 8 conf. 5) Rudolf Steiner Sedi di mistero nel Medioevo, 6 conf. 6) Rudolf Steiner, L'uomo alla luce dell'occultismo, 8 conf.

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