Forlì In Magazine 02 2018

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Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 23/11/1998 n. 27 - EURO 3,00

F O R L Ì N° 2 APRILE/MAGGIO 2018

CORTESI

Marco

OLTRE IL MURO

CLIO RAFFALLI / Filles de L’Officiel URBEX / Ciò che fu ieri ROBERTO RUFFILLI / Costruire democrazia



EDITORIALE

SOMMARIO

I

In questo numero parliamo di teatro e di impegno civile con Marco Cortesi, che porta sul palcoscenico le drammatiche vicende legate al Muro di Berlino. Incontriamo poi Clio Raffalli, modella cesenaticense sponsor de L’Officiel, che ci racconta il suo lavoro, i suoi sogni e l’essere appena diventata mamma. Rilanciare il centro storico di Forlì con la street art? Perchè no. Ci prova Murali, il primo festival di arte urbana in città. E sempre di urbano parliamo assieme ai ragazzi di Tesori Abbandonati e Lorenzo Mini con le fotografie che ritraggono luoghi ormai non più abitati. Sono passati 30 anni anche dagli spari che uccisero il senatore Roberto Ruffilli, lo commemoriamo parlando di come costruire democrazia. Senza dimenticare lo psicologo Francesco Rasponi e il team di Psichedigitale, l’avvocato Andrea Sirotti Gaudenzi, Marina Mengarelli Flamigni e gli scenari incantevoli tra Rocca San Casciano e Tredozio. Andrea Masotti

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ANNOTARE

Brevi IN

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ESSERE

Marco Cortesi

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ESSERE

Clio Raffalli

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RIDIPINGERE

Murali

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RIVIVERE

Urbex

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SURFARE

Nicole Bandini

EDIZIONI IN MAGAZINE S.R.L. Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì Tel. 0543.798463 / Fax 0543.774044 www.inmagazine.it info@inmagazine.it DIRETTORE RESPONSABILE: Andrea Masotti REDAZIONE CENTRALE: Gianluca Gatta, Giulia Masci Ametta, Lucrezia Monza COORDINAMENTO DI REDAZIONE: Giulia Masci Ametta ARTWORK: Lisa Tagliaferri IMPAGINAZIONE: Francesca Fantini UFFICIO COMMERCIALE: Gianluca Braga, Elvis Venturini STAMPA: La Pieve Poligrafica Villa Verucchio (RN) ANNO XX - N. 2 Chiuso per la stampa il 13/4/2018 Collaboratori: Mariavittoria Andrini, Barbara Baronio, Dolores Carnemolla, Gianluca Gatta, Sabrina Marin, Roberta Invidia, Francesca Miccoli, Umberto Pasqui. Fotografi: Riccardo Caselli, Emanuela Cauli, Alessio Di Leo, Tommaso Guermandi, Giorgio Sabatini, Gianmaria Zanotti. Foto cover Forlì: Giorgio Sabatini Foto cover Cesena: Emanuele Ferrari

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Edizioni IN Magazine si impegna alla salvaguardia del patrimonio forestale aderendo al circuito di certificazione di FSC-Italia.

Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e citando la fonte.

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SCOPRIRE

Tra terra e fuoco

54

LEGGERE

Marina Mengarelli Flamigni

4

DEGUSTARE

Il cibo delle fate

36

COMMEMORARE

Roberto Ruffilli

39

PROTEGGERE

Psichedigitale

42

ABITARE

Andrea Sirotti Gaudenzi

46 IN MAGAZINE

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ANNOTARE

Le lastre RITROVATE

Non solo TENNIS

Gruppo Giovani CONFINDUSTRIA

CESENATICO Si chiama Le lastre

CARPENA A pochi chilometri dal centro città, il Circolo Tennis Villa Carpena si conferma punto di riferimento del tennis forlivese e non solo. La Scuola Tennis, una delle migliori in Regione, conta oltre 100 ragazzi dai 4 ai 18 anni di età ed è certificata dalla Fit nella categoria Standard School. Fiore all’occhiello del circolo è senz’altro il settore agonistico, vera e propria fucina di talenti che si stanno distinguendo a livello nazionale e internazionale. Grande successo riscuotono ogni estate le Settimane di Sport, un vero e proprio Centro Estivo all’ insegna del divertimento. Tutto questo gestito sapientemente da uno staff tecnico di prim’ordine, che vede in testa il Direttore e Maestro Nazionale Ferrante Rocchi Lanoir. Responsabili della parte tennistica i Maestri Nazionali Alberto Casadei (direttore tecnico), Sara Pretolesi e Giovanni Pacchioni. La preparazione atletica è invece seguita dal prof. Luca Rafelli (responsabile area atletica agonistica e preparatore fisico certificato Fit) e da Luca Zanzi (preparatore scuola tennis certificato Fit). Per contatti: Segreteria 0543 480072 - Maestri 393 9886994.

FORLÌ Elena Babini, ha

ritrovate la mostra che raccoglie fotografie della famiglia Orsi Mangelli, scattate tra il 1890 e il 1915 e sviluppate con le tecniche dell’epoca, a partire dalle lastre ritrovate per caso in un mercatino da Michela Mazzoli. La fotografa e artista del vetro forlivese ha condotto una lunga ricerca per individuare i luoghi e le persone ritratte nelle lastre apparentemente anonime. Da quel lavoro è nata la mostra che sarà visibile nei locali della Galleria Leonardo di Cesenatico fino al 13 maggio.

assunto il ruolo di Presidente del Gruppo Giovani di Confindustria Forlì-Cesena. In qualità di Presidente Vicario, la Babini porterà a termine il mandato di Kevin Bravi, che è stato eletto Presidente del Gruppo Giovani di Confindustria Emilia-Romagna. “Ci teniamo a restare davvero in tutto e per tutto un gruppo o, meglio, una squadra, che non deve essere solo una parola ma una missione” spiega la neoeletta Babini.

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ANNOTARE

Un volo in MONGOLFIERA

Itinerari IN ROMAGNA

CESENA Ad aggiudicarsi

FORLÌ Il portale Itinerari

il titolo di città ospitante l’edizione 2018 del Festival dell’amatissimo Mongolfiere è Cesena. I cieli in zona ippodromo nel weekend del 13 maggio e quello successivo, infatti, saranno animati da coloratissime mongolfiere. Lo spettacolo che terrà tutti con il naso all’insù sarà concentrato principalmente verso le ore del tramonto, ma durante tutto il corso della giornata sarà possibile sperimentare in prima persona cosa significa stare sospesi nel vuoto: sono previsti, infatti, voli liberi dalla durata di circa 45 minuti. Questa esperienza si potrà anche sperimentare grazie a voli restando solo qualche metro sollevati da terra. Uno spettacolo a cui potranno prendere parte grandi e piccini, che potranno divertirsi anche nei vari laboratori didattici e ludici che si terranno durante il corso delle giornate.

in Romagna, ideato dalla guida turistica Alessandra Brocculi insieme alla collega Valentina Zavagli, propone percorsi di visita in tutti i più importanti siti del territorio romagnolo: Ravenna, Rimini, Forlì, Cesena, Faenza. Dall’archeologia fino a borghi e castelli, passando per itinerari tematici, naturalistici, sempre collegati ad eventi e mostre in svolgimento in Emilia-Romagna. Anche l’enogastronomia, sulle Strade dei Vini e dei Sapori sarà parte integrante del vostro viaggio. Gli itinerari possono essere percorsi autonomamente ma è sempre possibile richiedere l’accompagnamento di una guida turistica esperta, che saprà svelare il territorio nei suoi aspetti più interessanti, tipici, curiosi. Per maggiori informazioni visitate il sito: www. itinerariinromagna.it

Emicon guida IL GRUPPO HIDEM MELDOLA Grande successo a Milano per il lancio di Hidem

Group, la nuova realtà imprenditoriale, guidata dall’azienda meldolese Emicon, che sfida i colossi internazionali del settore del condizionamento industriale e civile e delle pompe di calore. Emicon ha incorporato altre due imprese, la veneta Hidros e l’umbra Ethra Tech, per dare vita ad un gruppo con un fatturato di 50 milioni di euro l’anno, circa 200 dipendenti e 6 sedi nel mondo. Il debutto di Hidem è stato celebrato al salone milanese Expocomfort con una tavola rotonda dal titolo The strength of being group condotta dal vice direttore esecutivo di Radio 24 – Il Sole24 Ore, Sebastiano Barisoni, alla quale ha preso parte una platea internazionale di oltre 100 persone tra clienti, distributori, agenti e partner di enti di ricerca. A illustrare le nuove prospettive sono stati il presidente Franco Saltori e i direttori Raffaello Graziotto, Roberto Ottaviani, Mario Corsi e Paolo Girardi.

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IN MAGAZINE


ESSERE

Oltre

IL MURO IL TEATRO È SOPRATTUTTO IMPEGNO CIVILE PER MARCO CORTESI, CHE INSIEME A MARA MOSCHINI PORTA SUL PALCOSCENICO LE DRAMMATICHE VICENDE LEGATE AL MURO DI BERLINO. di Gianluca Gatta

ph Riccardo Caselli

I

Il 12 maggio debutta a Forlì, al teatro Diego Fabbri, Il Muro, il nuovo spettacolo di Marco Cortesi e Mara Moschini. Il muro è quello di Berlino e lo spettacolo è solo l’ultimo di una serie legata a temi sociali e di impegno civile. Questo lavoro poggia sull’esperienza maturata grazie a spettacoli come Le donne di Pola e La scelta, sul conflitto nella ex-Jugoslavia, e Rwanda, sul genocidio dei Tutsi nel 1994. Un percorso inizialmente difficile, sia a livello professionale che personale, ma che nel tempo ha dato però notevoli frutti, considerato che proprio Rwanda è diventato un film, in distribuzione nei prossimi mesi, e che le repliche del nuovo spettacolo sono pressoché quotidiane e richieste in tutta Italia. Ma perché parlare del Muro di Berlino? “La verità è che ti devi innamorare di un tema – spiega Marco Cortesi –. Quando stavamo terminando il film sul genocidio in Rwanda io e Mara Moschini abbiamo cominciato a chiederci quale poteva essere la prossima storia di cui parlare. Casualmente siamo venuti a sape-

re di una mostra sul muro di Berlino [n.d.r. nel 2019 ricorrono i 30 anni dalla caduta]. A Berlino è nato questo fascino per una storia che la maggior parte di noi conosce solo in superficie, la storia di chi tentò di sfidare il muro più invalicabile e letale dell’ultimo secolo, un muro ai cui piedi centinaia di persone sono morte. Abbiamo scoperto vicende agghiaccianti e, allo stesso tempo, stupefacenti.” Come quella di Hans Weidner, un signore che, negli anni sessanta, quando gli viene imposto di collaborare con la polizia segreta, decide di fuggire con la moglie e i due figli. Ma lui è un invalido di guerra, cammina con un paio di stampelle, non ha armi, non ha nessuna organizzazione clandestina che lo possa aiutare e non ha neppure soldi perché ha investito tutto quello che aveva nell’acquisto di un vecchissimo autobus. “Questa è una delle storie che raccontiamo – continua Cortesi –. Hans coinvolge un amico, decidono di blindare l’autobus con materiali di scarto, raccolti in pochi giorni, e la notte di Santo IN MAGAZINE

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ph Adele Grotti

A BERLINO È NATO QUESTO FASCINO PER UNA STORIA CHE SI CONOSCE SOLO IN SUPERFICIE, LA STORIA DI CHI TENTÒ DI SFIDARE IL MURO PIÙ INVALICABILE E LETALE DELL’ULTIMO SECOLO, UN MURO AI CUI PIEDI CENTINAIA DI PERSONE SONO MORTE.

ph Adele Grotti

Stefano del 1962 caricano mogli, bambini, letti, mobili, escono da Berlino, si piazzano all’inizio dell’autostrada – sta nevicando, è buio, il muro è di fronte a loro –, lui abbassa l’acceleratore e si schiantano contro il muro aprendo un varco e passando dall’altra parte. Fu una delle fughe più in-

credibili. La pubblicità della casa costruttrice del bus recitava Vomag non si ferma mai.” Per la preparazione dello spettacolo sono stati intervistati più di 43 testimoni, diretti e indiretti. È stato coinvolto anche il Liceo Linguistico di Forlì. “Il Liceo Linguistico ci ha dato un’enorme mano perché avevamo tanta documentazione in lingua tedesca e le nostre conoscenze del tedesco erano relativamente limitate. Allora abbiamo cercato un aiuto. Gli studenti del liceo sono stati super efficaci. Senza di loro non avremmo mai avuto una tale velocità di accesso alle fonti. E poi ovviamente c’è sempre anche dalla nostra parte la collaborazione con il Comune di Forlì, che ci ha fornito il patrocinio, in particolare con l’Assessore alla Cultura, Elisa Giovannetti. Senza dimenticare il patrocinio del progetto

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IN MAGAZINE

Rwanda IL FILM Finita la fase di post produzione, per il film Rwanda è tempo di festival cinematografici prima di approdare nelle sale italiane, in TV e nelle librerie accompagnato da un libro di approfondimento. Nato dall’omonimo spettacolo teatrale ideato e interpretato da Marco Cortesi e Mara Moschini, il film è stato sceneggiato e diretto da Riccardo Salvetti e prodotto dalla Horizon Studio di Massimo Gardini, che ne ha diretto anche la fotografia, insieme a MC Teatro e all’Associazione Moka. Il film narra una vicenda di solidarietà, amore e coraggio nel contesto di ciò che è stato definito il più veloce genocidio della storia: quello di oltre 800.000 Tutsi uccisi in Rwanda nel 1994 dagli estremisti Hutu in appena 104 giorni, a colpi di machete e armi da fuoco. Il film è stato realizzato a Forlì grazie anche al crowdfunding, un sistema di raccolta di fondi online, che ha catalizzato sul progetto quasi 700 sostenitori per un totale di 29.808 euro.

IN QUESTA PAGINA, ALCUNE FOTOGRAFIE DAL BACKSTAGE DI “RWANDA - IL FILM”.


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ph Giorgio Sabatini

“NEL MONDO DELLO SPETTACOLO FARE UNA COSA DEL GENERE SIGNIFICA PROPRIO METTERE UNA MINA E FARLA SALTARE. NON TI CHIAMERÀ PIÙ NESSUNO. E COSÌ ACCADDE, MA FU L’INIZIO DI TUTTO IL RESTO, DA RAI STORIA, AI DOCUMENTARI, AL TEATRO, A RWANDA”.

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IN MAGAZINE

Atrium e del Consiglio Europeo.” Marco Cortesi è entusiasta dei suoi progetti: non è solo l’attore che parla, ma anche la persona. D’altronde occuparsi di teatro civile è stata una scelta precisa, una virata fondamentale nella sua vita. Diplomato come attore all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico di Roma – scuola che ha avuto tra gli altri alunni come Pierfrancesco Favino, Nino Manfredi, Giancarlo Gannini, Margherita Buy – Cortesi aveva cominciato a lavorare per la TV in Carabinieri, Camera Café, Un medico in famiglia. “Ero felice di questa cosa. Dicevo è fatta, è quello che sognavo. Quello che cambiò tutto fu un’esperienza di volontariato internazionale durante la guerra dell’ex Jugoslavia. In una sorta di ospedale da campo incontrai una signora, si chiamava Medina, che aveva perso il marito e il figlio. Eravamo andati nella sua stanza e lei mi prese le mani ripetendo una frase in serbo-croato. L’in-

terprete disse che mi chiedeva di giurare. Chiesi: Giurare che cosa? E lui: Che torni e racconti. Ecco, quello fu l’inizio di tutto: Medina che chiedeva di giurare e io che rispondevo: Sì, basta che mi lasci la mano. La signora qualche tempo dopo morì, perché era malata e anziana, aveva poggiato la gamba su una mina. Tornato in Italia, avevo questa promessa che mi pesava sulle spalle. Mi ricordo chiaramente una sera, davanti al mio quaderno dove avevo annotato la mia esperienza: improvvisamente mi sono figurato questa sala piena di gente dove tutti stavano zitti ad ascoltare quelle storie. Ho sentito un brivido… e quel brivido ha distrutto tutto. Tornai a Roma, c’era un’altra fiction, ma quella sensazione di quella notte non se ne andava via. Era diventata come una sorta di droga.” Cortesi vide che c’era interesse per quelle storie, cominciava ad avere un seguito. “Fino a che non decisi di abbandonare il mio impegno in TV e il mio agente. Nel mondo dello spettacolo fare una cosa del genere significa proprio mettere una mina e farla saltare. Non ti chiamerà più nessuno. E così accadde, ma fu l’inizio di tutto il resto, del programma con Rai storia, del primo spettacolo, dei libri, del primo documentario, di Rwanda, di questo spettacolo sul muro di Berlino. È stata una scelta sofferta ma la sensazione avvertita quella notte davanti a quella gente è stata così forte che mi sono detto: Chi se ne frega, almeno mi guardo allo specchio e dico: stai facendo una cosa buona. Tutto qua.”


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ESSERE

Filles de

L’OFFICIEL NON HA MAI PENSATO DI FARE LA MODELLA MA LA SUA PASSIONE PER CIÒ CHE FA TENDENZA L’HA PORTATA ALL’OFFICIEL. CLIO RAFFALLI RACCONTA IL SUO LAVORO, I SUOI SOGNI E L’ESSERE APPENA DIVENTATA MAMMA. di Barbara Baronio

H

Ha i capelli lunghissimi e biondissimi, uno sguardo penetrante con i suoi occhi azzurri, ama la moda a 360 gradi, da un anno è mamma ed è una delle ragazze che L’Officiel, storica rivista di moda francese il cui primo numero è stato pubblicato a Parigi nel 1921, ha scelto per sviluppare l’area social del magazine. Ecco Clio Raffalli, classe 1991, originaria di Cesenatico. Non ha mai pensato di fare la modella, ma la sua passione per tutto ciò che fa tendenza, il suo gusto e la sua bellezza l’hanno portata all’Officiel. Quando deve descriversi, dice di sé: “Ho capelli sempre arruffati; “è impossibile” “rifai il letto” “dal Lunedì al Venerdì” non sono frasi che rientrano nel mio vocabolario. Sono nata in una città di mare, ed ora girovago per il mondo cercando di destreggiarmi tra il piacere ed il lavoro”. “Dopo le scuole superiori – spiega la Raffalli – mi sono trasferita a Milano dove ho frequentato lo IED (Istituto Europeo di Design) e nel frattempo ho lavorato in uno

showroom di abbigliamento. Una volta conseguita la laurea per alcuni anni ho collaborato per un brand di scarpe e accessori, dove ho imparato il lavoro in team e dove ho scoperto che creare linee moda per me non è solo passione, ma l’obiettivo lavorativo principale”. L’occasione dell’Officiel arriva all’improvviso, un po’ per caso, come spesso accade per alcune grandi svolte della vita. E così Clio Raffalli può partecipare a tanti lavori fotografici e pubblicitari da Fendi a Nike, New Balance, Fragiacomo e Woolrich, poi pubblicati su L’Officiel. “Attraverso i social sono stata contattata dalla redazione de l’Officiel Italia per un colloquio in merito ad un nuovo progetto che sarebbe dovuto iniziare a breve. È così che sono diventata una delle Filles de l’Officiel ovvero una ragazza, insieme ad altre nove, che racconta tramite i suoi occhi, contribuendo alla stesura dell’editoriale, le sue esperienze in fatto di moda, di beauty, di viaggi, lifestyle”. Le Filles de



“ATTRAVERSO I SOCIAL SONO STATA CONTATTATA DALLA REDAZIONE DE L’OFFICIEL ITALIA PER UN COLLOQUIO IN MERITO AD UN NUOVO PROGETTO CHE SAREBBE DOVUTO INIZIARE A BREVE. È COSÌ CHE SONO DIVENTATA UNA DELLE FILLES DE L’OFFICIEL”.

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IN MAGAZINE

L’Officiel hanno il compito di generare un’attività social e incontrando artisti, andando alle sfilate, partecipando ad eventi, generano un vero e proprio fashion beauty diary che parte dai social e approda tra le pagine del magazine. “Ricordo ancora l’emozione per il servizio fotografico organizzato da Fendi per celebrare i 70 anni della maison nel cinema. Un servizio in cui sono state raccolte le 70 pellicce più famose apparse in celebri pellicole. Gli scatti sono stati realizzati nella splendida cornice del Palazzo della Civiltà a Roma”. Essere una delle Filles de L’Officiel permette a Clio di tornar spesso a Milano, città che adora e dove ha ancora un appartamento in zona Navigli. Nella capitale del glamour partecipa a sfilate, servizi fotografici e coltiva il suo sogno

di diventare un’imprenditrice del mondo della moda. La Raffalli, che mai si taglia i capelli e che ai tempi in cui portava la frangetta era paragonata alla Brigitte Bardot planetaria, ama vestirsi a strati. Tra i must have del suo guardaroba non possono mancare abiti di vario genere di cui non può fare a meno. Adora le sovrapposizioni, gli accostamenti azzardati, ma mai eccentrici e sempre molto femminili. “Nel 2016 sono tornata a vivere in Romagna a Rimini col mio fidanzato, anch’egli nel settore dell’abbigliamento e nell’aprile 2017 abbiamo avuto un bambino: Marte Blu. Il diventare genitori ci ha cambiato la vita. Oggi mi dedico principalmente a Marte, che ha appena compiuto un anno, e sempre grazie a mio figlio è nata la voglia di iniziare un nuovo progetto. Quando ero a Milano già disegnavo per la linea donna di Department five e ora vorrei tanto creare una linea di abbigliamento per neonati e bambini e per la casa, attenta all’uso di materiali certificati ecologici. Ho già dei bozzetti e tante idee”. In famiglia nessuno è indifferente al mondo della moda, dalla sua mamma appassionata da sempre di borse e scarpe, al fidanzato Cristian Mignaniello, proprietario, col socio Danilo, del brand di streetwear Paura. “Tutta la mia famiglia ha sempre sostenuto ogni mia scelta. Ho tanti desideri e sogni nel cassetto, ma uno che posso svelare è quello di fare la costumista per un film di Hollywood. Il mio compagno


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“RICORDO ANCORA L’EMOZIONE PER IL SERVIZIO FOTOGRAFICO ORGANIZZATO DA FENDI PER CELEBRARE I 70 ANNI DELLA MAISON NEL CINEMA. UN SERVIZIO IN CUI SONO STATE RACCOLTE LE 70 PELLICCE PIÙ FAMOSE APPARSE IN CELEBRI PELLICOLE.”

Cristian ed io – prosegue la Raffalli – siamo quasi dei maniaci della moda e in particolare delle sneakers. La nostra casa è un santuario del fashion con armadi ovunque: la parete più ampia della nostra casa, che ha una lunghezza di 6 metri, è tutta tappezzata di

sneaker. Si tratta di una collezione imponente, Cristian è un vero maniaco delle sneakers, ogni uscita, ogni released, ogni limited deve possederla. Vanta una collezione con più di 1500 paia raccolte negli anni, la maggior parte delle quali mai indossate.” Quando non è in viaggio per lavoro tra Firenze, Parigi e Milano Clio ama raggiungere l’Oriente. “La meta a cui non rinunciamo è Tokyo e il Giappone in generale, seguita dalla California. L’estate scorsa con nostro figlio di appena tre mesi siamo stati a Cuba e New York e a breve andremo in India per allacciare delle collaborazioni nell’ambito della produzione tessile”. Se a Clio si chiede del matrimonio, l’idea non pare dispiacerle.”Per ora non ci abbiamo ancora pensato ma chi lo sa, magari la proposta arriverà”.

IN ALTO, CLIO CON IL SUO COMPAGNO E IL FIGLIO MARTE BLU. A FIANCO, IN UNO SCATTO DI MODA.

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RIDIPINGERE

La seconda vita

DEI MURI RILANCIARE IL CENTRO STORICO DI FORLÌ CON LA STREET ART? PERCHÉ NO. CI PROVA MURALI IL PRIMO FESTIVAL DI ARTE URBANA FORLIVESE. di Roberta Invidia / ph Tommaso Guermandi

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IN MAGAZINE


I

In città, l’arte di decorare i muri con tecniche e temi diversi ha già al suo attivo diversi esperimenti, dallo storico murale degli esuli cileni di viale Roma, ai mosaici dei sottopassi di Luigi Impieri, dalla Galleria a cielo aperto di via Regnoli all’opera di Gomez in piazza Guido da Montefeltro. Ma Murali vuole essere un intervento più organico con l’obiettivo dichiarato di collegare tra di loro diversi punti del centro storico oggi invasi dal degrado. Il festival, promosso dal Comune di Forlì, in collaborazione con il centro di aggregazione giovanile Officina 52, cooperativa Paolo Babini e l’associazione di writers Romagna in Fiore, si terrà dall’11 al 20 maggio (con un’anteprima che si è svolta tra il 7 e il 13 aprile) e vedrà all’opera su sei muri forlivesi altrettanti artisti di fama riconosciuta nel settore e con al loro attivo performance anche all’estero. Direttore artistico della rassegna è Marco Miccoli, ideatore di uno spazio d’arte poliedrico come Bonobolabo e organizzatore del festival di street art ravennate Subsidenze. “Murali – dice Miccoli – ha come tema conduttore i principi fondamentali della Costituzione italiana, in omaggio al suo 70° anniversario. Gli artisti interpreteranno gli articoli 1, 2 e 3 quindi toccheranno temi quali il lavoro, i diritti inviola-

bili dell’uomo e la pari dignità di tutti i cittadini. I muri su cui interveranno sono in gran parte di edifici pubblici, tra piazza del Carmine e il San Domenico, e l’intento è di creare un percorso che unisca arte e temi impegnati dando un motivo in più ai turisti delle mostre per visitare Forlì una volta usciti dal museo”. Un’altra fetta di festival prevede un intervento nel parcheggio sotterraneo della barcaccia, in piazza Guido da Montefeltro, luogo da sempre in bilico tra l’esigenza di conservare l’esistente e le richieste di abbattimento. “È un luogo molto particolare, chiameremo circa 40 artisti per dargli un nuovo volto in un contrasto davvero potente tra l’arte del piano di sopra e l’underground del piano di sotto. Il bando Barcaccia Underground avrà come tema la libertà”. Ma chi sono gli artisti coinvolti e

“MURALI HA COME TEMA CONDUTTORE I PRINCIPI FONDAMENTALI DELLA COSTITUZIONE ITALIANA, IN OMAGGIO AL SUO 70ESIMO ANNIVERSARIO. GLI ARTISTI INTERPRETERANNO TEMI QUALI IL LAVORO, I DIRITTI INVIOLABILI DELL’UOMO E LA PARI DIGNITÀ.”

IN MAGAZINE

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IN APERTURA, L’ARTISTA MILLO E LA SUA OPERA SUL MURO DI PIAZZA CAVOUR. IN ALTO, MARCO MICCOLI, IDEATORE DEL FESTIVAL, SOTTO, CAMILLA FALSINI, AUTRICE DELLA SERIE I MONOMOSTRI.

CI SARÀ ANCHE CAMILLA FALSINI, AUTRICE DELLA SERIE DEI MONOMOSTRI: DISEGNI COLORATI PER FAR CONOSCERE I MONUMENTI AI BAMBINI. GIÀ SPERIMENTATA A RAVENNA, SI RIPETERÀ A FORLÌ SUI MURI DELLA BIBLIOTECA PER RAGAZZI PAUL HARRIS.

cosa realizzeranno sotto gli occhi curiosi dei forlivesi? Millo, alias Francesco Camillo Giorgino, classe 1979, origini pugliesi, ha vinto diversi premi e ha firmato muri a Roma, Milano, Londra, Parigi, Rio de Janeiro. Si distin-

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IN MAGAZINE

gue per un uso del bianco e linee che incorporano le architetture creando storie che non lasciano indifferenti. “Il suo sarà il muro più importante e visibile – dice Miccoli – ed è quello tra piazza del Carmine e via Fratti. Tratterà il tema delle pari opportunità e sicuramente farà scalpore”. Dietro l’opera di Millo, nello stesso complesso di edifici ma sul lato di via Nullo, il murale sarà firmato Zed1 e tratterà il tema del lavoro. La tecnica utilizzata è quella detta second skin. Il disegno realizzato viene coperto con della carta sulla quale si realizza un altro soggetto. Con il tempo la carta si deteriora e lascia trasparire il soggetto definitivo con un effetto che muta nel tempo. Il riminese Eron ha esposto an-

che alla Biennale di Venezia ed è uno tra i più affermati nel mondo della street art. A lui è affidato un muro nel vicolo San Domenico per trattare il tema della famiglia. Poi ci sarà Camilla Falsini, autrice della serie dei monomostri, ovvero disegni colorati per far conoscere i monumenti ai bambini, iniziativa già sperimentata a Ravenna e che si ripeterà a Forlì sui muri della biblioteca per ragazzi Paul Harris nel parco della Resistenza di viale Spazzoli. Gola tratterà il patrimonio ambientale e lo farà su un prospetto di vicolo Casaglia vicino al murale di Gomez. Originario di Bellaria, dipinge in tutto il mondo e arriverà espressamente dall’Australia per disegnare il muro di Forlì. Sarà riqualificato anche un muro in via Cobelli per il quale l’artista non è ancora noto. Il festival è sostenuto dal Comune di Forlì e gli interventi sono co-finanziati da aziende private come Cna, Conad, Banca di Credito Cooperativo, Binney and Smith ltd. L’apertura uff iciale, l’11 maggio, sarà accompagnata da Brainstorming 2018, evento musicale organizzato da Officina 52 nel parco di via Dragoni con band emergenti, il lancio di alcuni muri scuola per giovani artisti e laboratori gratuiti con l’artista Andrea D’Ascanio. Per tutte le informazioni sul festival e le attività collaterali, e per partecipare al bando Barcaccia Underground è attivo il sito www. muralifestival.it, la pagina Facebook Murali Street Art Forlì e il profilo Instagram per seguire tutte le fasi dell’evento.


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RIVIVERE

Ciò che fu

IERI

TESTIMONIARE LA STORIA E LA BELLEZZA DI QUELLO CHE NON È PIÙ: QUESTO IL PROPOSITO DELLA FOTOGRAFIA URBEX CHE TROVA, CATTURA E IMMORTALA LUOGHI ABBANDONATI, PER RESTITUIRE FRAMMENTI DI VITA. di Roberta Invidia


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Si chiama Urbex, letteralmente esplorazioni urbane zaino in spalla e macchina fotografica, con l’intento di trovare, catturare e restituire frammenti di vita di edifici che ieri erano qualcosa (fabbriche, ospedali, asili, discoteche) e oggi non lo sono più. Il genere è letteralmente esploso negli ultimi tempi, specialmente sui social, con fotografi, sia amatoriali che professionisti, capaci di percorrere tutta Italia in cerca di chicche ancora inesplorate. E che la fotografia di luoghi abbandonati sia sempre più popolare anche da noi lo dimostra il

“TRE ANNI FA ABBIAMO DECISO DI CREARE UNA PAGINA FACEBOOK PER CONDIVIDERE LE NOSTRE ESPLORAZIONI E DA ALLORA NON CI SIAMO MAI FERMATI. CI PIACE L’ASPETTO STORICO E DOCUMENTARISTICO MA ANCHE SCOPRIRE FRAMMENTI DI VITA DELLE PERSONE. ”

successo di una iniziativa nata dalla passione di alcuni giovani forlivesi che con la loro pagina Tesori abbandonati hanno raccolto una platea di oltre 42.000 fan e contano di organizzare mostre e iniziative dedicate al tema. Loro sono Nicola Frassineti, Marco Gatelli, Davide Ortolani e il bolognese Federico Limongelli. “Tre anni fa abbiamo deciso di creare una pagina Facebook per condividere le nostre esplorazioni – spiega Nicola Frassineti – e da allora non ci siamo mai fermati. Ci piace l’aspetto storico e documentaristico dell’Urbex ma anche scoprire frammenti di vita delle persone. Specialmente nel caso di luoghi chiusi di recente, come le discoteche, le foto evocano in chi le vede ricordi e emozioni davvero coinvolgenti”. 26

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I fotografi Urbex rispettano un preciso codice etico per non sconfinare in proprietà private e per non mettersi nei pasticci, come è facile immaginare. Ci sono regole per definire se un luogo è abbandonato e non si rivela mai al grande pubblico l’esatta ubicazione degli scatti. “Il rispetto dei luoghi e delle persone è la prima cosa – continua Nicola – specialmente se si tratta di luoghi di cura abbandonati. Abbiamo scattato in ex manicomi con ancora intatto il loro carico di sofferenze, che ci ha davvero smosso qualcosa dentro, oppure in magnifiche dimore private con mobilio e oggetti personali all’interno lentamente divorati dal degrado e dai crolli”. Tra i primissimi cultori del genere, quando ancora non era in voga, c’è Lorenzo Mini, cesenaticense, autore di una

ricca e interessante esplorazione delle ex colonie disseminate sulla Riviera romagnola e in altre Regioni d’Italia, per molti decenni unico luogo di vacanza dei figli dei dipendenti pubblici e della classe operaia della grande industria. Lorenzo, in collaborazione con la nota fotografa forlivese Silvia Camporesi e con Massimo Bottini, architetto e membro di Italia Nostra, le ha studiate non solo dal punto di vista delle potenzialità come set fotografici estremi ma anche dal punto visto storico, architettonico, sociale addentrandosi in luoghi, in riva al mare o in montagna, dove ancora sembra di sentire bambini e ragazzi sciamare nei grandi ambienti costruiti in buona parte sotto il Fascismo. “Ho cominciato a fotografare luoghi abbandonati dieci anni


ph Gianmaria Zanotti

fa – spiega Lorenzo –. Quasi subito mi sono appassionato alle ex colonie anche perché le avevo viste ancora in funzione. Ne ho fotografate tante, dalla Valle d’Aosta al Tirreno passando per l’Adriatico. Sono diventate una sorta di mania e poi un libro fotografico che non poteva che chiamarsi Colonie. Per me entrare in

IN APERTURA, UNO SCATTO DEI RAGAZZI DI TESORI ABBANDONATI. IN QUESTA PAGINA, A FIANCO, NICOLA FRASSINETI, MARCO GATELLI, DAVIDE ORTOLANI E IL BOLOGNESE FEDERICO LIMONGELLI. IN ALTO, UNO SCATTO DI LORENZO MINI (A FIANCO IN FOTO).

quei luoghi è come essere Alice nel paese delle meraviglie, essere catapultato in un mondo che non esiste o meglio, che non esiste più. L’immagine che più mi colpisce di più? Quella dei letti, a volte ancora con le lenzuola, tutti in fila come se aspettassero di accogliere i ragazzi da un momento all’altro, mentre tutto intorno sono muri scrostati e ammuffiti e il silenzio di luoghi non più abitati”. Seguendo il filo dello sviluppo socio-economico italiano, Mini ha raccontato, attraverso la fotografia, i molteplici aspetti di questo primo grande fenomeno di vacanze di massa, dagli inizi del Novecento fino al suo declino alla fine degli anni ’80, quando la vacanza era ormai a portata di tutti. “Le colonie della Riviera roma-

gnola, da Milano Marittima a Cesenatico a Rimini, sono state le prime costruzioni a sorgere in riva al mare e molte infrastrutture, oggi al servizio del turismo, sono nate proprio per portare i bambini in colonia. Come dice Bottini”, un tempo erano il pieno nel vuoto, oggi sono il vuoto nel pieno, perché spesso sono edifici decadenti e abbandonati nel bel mezzo di alberghi e case che nel corso del tempo sono stati edificati lungo la costa”. Testimonianze della nostra storia che proprio grazie al lavoro di Mini sono entrate a pieno titolo nelle rotte di esplorazione proposte dal Museo diffuso dell’abbandono di Spazi Indecisi. “Oggi l’Urbex è diventato un fenomeno di moda – conclude Mini –. Al di là del fattore contingente, il genere ha comunque il merito di sollevare il tema del destino di queste strutture che spesso non hanno alcun valore artistico, ma che altre volte sono autentici gioielli architettonici. Come nel caso delle ex colonie costruite negli anni ’20 e ’30. Erano parte della propaganda del Regime, certo, ma gli architetti le progettarono con materiali di pregio e forme spettacolari come navi, aerei e idrovolanti capaci ancora oggi di generare ammirazione e stupore in chi le guarda”. IN MAGAZINE

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CONCESSIONARIA DE STEFANI OLTRE 100 ANNI DI STRADA E PASSIONE

IL GRUPPO DE STEFANI, SOTTO LA STELLA DI MERCEDES BENZ, OFFRE UN SERVIZIO COMPLETO DALL’ACQUISTO AL POST VENDITA E GARANTISCE UN’ASSISTENZA E UN SERVIZIO IMPECCABILI.

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Offrire sempre il meglio al proprio cliente e aiutarlo a ottenere ciò che desidera: questa è la mission di De Stefani spa, il gruppo di concessionarie Mercedes-Benz e Smart che con le sue cinque sedi in Emilia-Romagna si segnala come punto di riferimento del mercato automobilistico del territorio. La società per azioni è oggi guidata da Adolfo Cosentino De Stefani, appena eletto Presidente di Federauto, la Federazione che riunisce i Concessionari Auto di tutta Italia. Cosentino De Stefani ha individuato nei nipoti Andrea e Luca Barbera i prossimi amministratori con deleghe alla supervisione e post vendita e commerciale. L’azienda, da oltre 100 anni sulla strada, guida e accompagna migliaia di clienti ogni anno verso la realizzazione di piccoli e grandi sogni sotto l’egida del-

la stella: quella di MercedesBenz. Il gruppo De Stefani, leader nel settore della compravendita, offre un servizio completo dall’acquisto al post vendita e la sua presenza capillare sul territorio garantisce un’assistenza e un servizio dediti all’eccellenza. I De Stefani da sempre si occupano di mobilità. Tutto ha avuto inizio nel 1910 con il giovane ravennate Evaristo De Stefani quando, già meccanico costruttore di biciclette, ha aperto la sua prima bottega artigiana. Lo sviluppo è stato repentino e dopo essere passati alle lambrette e alle moto, nel 1981, l’azienda è diventata società per azioni. Nel 1985 vi è stata l’acquisizione del mandato per la vendita dei veicoli industriali Mercedes-Benz su tutta la Romagna; nello stesso anno a Luglio è arrivato il mandato anche per la vendita

delle vetture Mercedes-Benz a Ravenna e sono nate le filiali di Forlì, Imola e Cesena, l’ultima sorta nel 2012. Oltre 1.600 metri quadrati di struttura che si divide tra il salone espositivo e la parte di officina, un team di oltre 15 persone e 4.500 metri quadrati di piazzale esterno dove sono in mostra circa un centinaio di vetture e veicoli nuovi, semestrali o km zero e usato certificato Mercedes-Benz . A questo si aggiunge una completa assistenza post-vendita per tutte le vetture e i veicoli commerciali, tutto grazie ai tecnici di alta specializzazione, all’officina dotata delle più sofisticate attrezzature, al magazzino fornito di tutti i ricambi originali Mercedes-Benz e Smart. Una squadra che si affianca al cliente e che mira alla sua soddisfazione. “Abbiamo una


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OFFRIRE SEMPRE IL MEGLIO AL PROPRIO CLIENTE E AIUTARLO A OTTENERE CIÒ CHE DESIDERA: QUESTA È LA MISSION DI DE STEFANI SPA, IL GRUPPO DI CONCESSIONARIE MERCEDES-BENZ E SMART CHE CON LE SUE CINQUE SEDI IN EMILIA ROMAGNA SI SEGNALA COME PUNTO DI RIFERIMENTO DEL MERCATO AUTOMOBILISTICO DEL TERRITORIO.

grande passione per il nostro lavoro – spiegano i Barbera –, puntiamo al meglio, cercando di rispondere alle grandi aspettative che ci troviamo davanti. L’acquisto dell’auto è un passo decisivo nella vita di una persona, è tra le spese più importanti, e proprio per tali ragioni merita grande attenzione. La sede Mercedes-Benz di Cesena copre il 33% di fatturato dell’azienda De Stefani. Oltre 400 auto nuove vendute ogni anno in una gamma di circa 30 tipologie diverse di auto e di mezzi commerciali.” Dal prossimo settembre De Stefani intraprenderà la grande avventura dell’elettrico & plug-in Mercedes. Il marchio Smart tra poco più di anno sarà proposto interamente in elettrico e a listino svaniranno i prodotti a combustione tradizionale. La casa madre ha fatto una scelta e ha deciso di seguire questo trend che nel tempo andrà a coinvolgere tutta la società e che richiamerà tutti ad un cambiamento nell’approccio alla mobilità e ad una diversa organizzazione delle infrastrutture. “Anche sui prodotti Mercedes – sottolineano Andrea e Luca Barbera – avremo lo sviluppo di questa tecnologia. Con le ibride EQC, EQA ed EQB si potranno raggiungere anche i 350/400 km di autonomia. Mercedes-Benz già da ottobre

entrerà nel mercato con auto parzialmente elettriche.” Una nuova mobilità quella a cui punta Mercedes-Benz che grazie al suo marchio storico e allo status dato dalla stella abbraccia un pubblico di ogni età. I giovani prediligono auto come la Classe A o tutto il comparto Smart che, soprattutto in Romagna, piace moltissimo non solo per la sua praticità, ma anche per la sua linea glamour e molto trendy. Da parte del mondo adulto, forte è la passione per le auto di lusso, di cui la Classe S di Mercedes-Benz è una delle

icone più riconosciute. “Esiste una nicchia molto esclusiva – spiegano – che riguarda tutti i motori AMG. Si tratta di auto hand made, di tipo artigianale, il cui motore viene firmato dal meccanico che l’ha realizzato. Un brand grintoso ed estremo finalizzato alla progettazione e realizzazione dei modelli sportivi del marchio tedesco. Le auto con motore AMG sono scelte interamente dal cliente, che le configura completamente rendendo la propria vettura un pezzo unico della storia Mercedes”.

CONCESSIONARIA UFFICIALE DI VENDITA ED ASSISTENZA MERCEDES-BENZ Cesena, Via Ravennate 1550, 0547 637011 Forlì, Via Maestri del Lavoro, 0543 811011 www.destefani.net IN MAGAZINE

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SURFARE

Abbracciare

L’OCEANO UNA PASSIONE CHE PUÒ TUTTO: QUELLA DI NICOLE BANDINI PER IL SURF E PER IL MARE, CHE L’HA SPINTA A TRASFERIRSI ALLE CANARIE E AD ASPIRARE AL MONDIALE.

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di Francesca Miccoli / ph Emanuela Cauli

Inseguire un sogno, sospinti dal vento alle spalle e con lo sguardo perso nell’oceano. La vita di un surfista evoca l’incanto di una favola, da vivere attimo per attimo sospeso tra orizzonte e mare. Un’esistenza che in realtà è costruita anche su sacrifici, allenamenti estenuanti e rinunce quotidiane. Dagli occhi luminosi e il sorriso aperto di Nicole Bandini, 19 anni forlivese due volte iridata nella categoria junior di surf, traspare solo la passione. Uno slancio ereditato da papà Simone, imprenditore con la salsedine nelle vene. “Il mio mito, la mia roccia – racconta Nicole con l’entusiasmo da teenager – abbiamo un rapporto speciale”. Un’alchimia che può scattare solo tra un padre e una figlia. “Ho sempre cercato di emularlo e grazie a lui mi sono innamorata di uno sport che ci ha regalato l’opportunità di trascorrere sempre più tempo assieme, viaggiando in tutta Italia alla ricerca delle migliori condizioni per cavalcare le onde”. Galeotta fu la Sardegna, abituale meta delle vacanze della famiglia Bandini. La scintilla scocca a Chia, dove la spiaggia bian-

chissima si affaccia su un mare cristallino costantemente sferzato dallo scirocco. Per Nicole è amore a prima vista. “Ho capito subito che sarebbe stata una passione per la vita: il surf mi ha incastrata sin dal primo momento”. E dire che l’esordio nel mondo dello sport era avvenuto sempre in acqua, ma clorata anziché salina. “Ho praticato il nuoto a livello agonistico per 8 anni poi, con l’intensificarsi degli allenamenti, ho preferito lasciare”. Conosciuti gli spazi aperti dell’oceano, la piscina diventa improvvisamente troppo piccola. Quasi soffocante. “Il feeling con la tavola e la libertà conquistata cavalcando le onde mi fanno sentire invincibile, senza limiti, avverto continue impennate di adrenalina”. Sensazioni forti, che mettono le ali ai piedi e all’anima, proiettandoti in una dimensione quasi ultraterrena. “Emozioni che ho provato solo lanciandomi con il paracadute, in occasione del mio 18° compleanno”. A quattro anni prima risale il debutto agonistico e i risultati dimostrano subito che la strada intrapresa è quella giusta: Nicole ha tutti


LA SCINTILLA SCOCCA A CHIA, DOVE LA SPIAGGIA BIANCHISSIMA SI AFFACCIA SU UN MARE CRISTALLINO SFERZATO DALLO SCIROCCO. “HO CAPITO SUBITO CHE SAREBBE STATA UNA PASSIONE PER LA VITA: IL SURF MI HA INCASTRATA SIN DAL PRIMO MOMENTO”.

i numeri per sfondare. Inanella successi e, soprattutto, si sente felice. Matura così la decisione di inseguire il sogno: a un anno dall’esordio, la ragazzina sceglie di lasciare casa per trasferirsi in Sardegna. “Gli ostacoli non sono mancati: la scuola, la nostalgia di casa e la consapevolezza di non essere presente nei momenti in cui la mia famiglia ne avrebbe avuto bisogno. Sono cresciuta in fretta conquistando l’indipendenza”. Grazie all’appoggio di genitori lontani ma sempre presenti. “Mia mamma Melinda, titolare di un negozio di parrucchiera a Roncadello, è una donna splendida: mi ha sempre appoggiato e sopporta

le mie continue sparizioni. Sarò sempre grata a tutti i miei cari, a partire dai nonni e dal bisnonno, fondatore dell’impresa Bandini e Casamenti, solida base economica che mi ha consentito di vivere il sogno. Il surf ha costi altissimi e gli sponsor latitano”. Non manca un pensiero speciale per la piccola di casa. “Sophie, la mia sorellina ribelle: ha 15 anni ed è la mia prima fan. Quest’estate mi raggiungerà a Tenerife e trascorreremo assieme i tre mesi estivi”. Due a n n i dopo l’i n izio dell’avventura agonistica Nicole si è infatti trasferita alle Canarie. Scelta ancora una volta vincente: nel 2016 IN MAGAZINE

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conquista il mondiale junior e dodici mesi più tardi bissa l’impresa. “Al momento sono 7 overall, il mio prossimo obiettivo è entrare tra le prime cinque”. Un traguardo non lontano. “L’aspirazione più grande, a parte la vittoria del mondiale, è quella di diventare una delle migliori ragazze a surfare onde enormi come Jaws [oltre 15 metri di altezza, n.d.r.], a Maui nelle Hawaii. Ma devo migliorare ancora tanto. Amo le sfide, sono molto competitiva”.

MATURA COSÌ LA DECISIONE DI INSEGUIRE IL SOGNO: A UN ANNO DALL’ESORDIO, LA RAGAZZINA SCEGLIE DI LASCIARE CASA PER TRASFERIRSI IN SARDEGNA. “GLI OSTACOLI NON SONO MANCATI: LA SCUOLA, LA NOSTALGIA DI CASA. SONO CRESCIUTA IN FRETTA.”

Se per le avversarie nutre rispetto, per Victor Fernandez, pluricampione iridato e compagno di team, Nicole ha una vera devozione. “È un atleta nell’accezione più ampia del termine”. A Tenerife le giornate sono molto intense. “Vento permettendo, trascorro tante ore in acqua. Mi segue anche un personal trainer, Marco Basilli, che cura la preparazione atletica.” Da giovane saggia, Nicole non ha mai trascurato lo studio. “Portare avanti allenamento e scuola non è stato facile. Ho conseguito la maturità in Spagna e ora mi sono iscritta all’Università: in futuro mi piacerebbe lavorare nell’azienda di famiglia, che mi sta molto a cuore. Vorrei farmi trovare pronta, quando ci sarà bisogno di me”. A Forlì la surfer rientra ogni 4 mesi circa e si trattiene al massimo per una settimana. “Quando 32

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torno amo giocare a golf, sport che mi rilassa e mi consente di trascorrere un po’ di tempo assieme ai nonni. Forlì è una gran bella città, è e sarà sempre casa mia, ma purtroppo non va d’accordo con il mio sport. Dove mi vedo tra vent’anni? Mi piace vivere giorno per giorno, ma da sognatrice vorrei girare il mondo e continuare a fare windsurf. Non potrò fare questa vita all’infinito ma spero che il momento del ritiro arrivi il più tardi possibile”.

IN QUESTA PAGINA, NICOLE BANDINI SFIDA LE ONDE A TENERIFE.


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COMMEMORARE

Costruire

DEMOCRAZIA SONO PASSATI 30 ANNI DA QUEGLI SPARI IN CORSO DIAZ QUANDO IL SENATORE ROBERTO RUFFILLI FU UCCISO. SI PUÒ ANCORA PROVARE A PORTARE AVANTI IL SUO PROGETTO E COSTRUIRE DEMOCRAZIA?

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di Umberto Pasqui / ph Liverani da Archivio nuova Agape

In tempi in cui ci si vergogna della politica, pratica considerata sporca o disonesta, un anniversario consente di riscoprire chi quella parola non la rendeva una parolaccia. Si può, con lo studio, creare un sistema elettorale non per favorire questa o quella parte ma il bene del Paese e la volontà dei cittadini? Si può, comparando e approfondendo, mettere mano alla Costituzione, alle Istituzioni, in modo che la democrazia sia veramente partecipata? È un’utopia, un’ingenuità? Un forlivese ci

aveva provato; questo tentativo gli costò la vita. Un sabato di aprile, due settimane dopo la Pasqua, Forlì si trovò ad avere risonanza nazionale per un fatto di sangue. Tre spari che – difficile argomentare con i se – si può pensare che abbiano cambiato la storia d’Italia, impedendo l’avvio di riforme istituzionali e costituzionali. “Guarda, c’è Forlì al telegiornale!” ma la sorpresa era velata da una coltre di paura. Abituati a vivere in una città sonnacchiosa, i forlivesi furono particolarmente scossi da quei tre spari, da quell’atmosfera di incredulità e di angoscia che ha gettato la consuetudine di provincia al centro della storia. “Il nocciolo superstite del terrorismo”, come si leggeva sulle pagine de La Stampa, aveva ucciso il senatore Roberto Ruffilli. In un luogo familiare, per così dire comune: in corso Diaz, al numero 116, davanti alla chiesa di Ravaldino. Una scuola elementare, una parrocchia, le botteghe: un borgo come tanti di una città che non ama i riflettori. Il clima era avvolto dal dolore e dalla tensione: l’area, transennata, era setacciata dalle Forze

Biografia di un IDEALISTA Era nato a Forlì, Roberto Ruffilli, nel febbraio del 1937. Nella sua città ottenne la maturità classica al Liceo Morgagni nel 1956, con tanto di encomio da parte del Ministero. Si laureò a pieni voti nel 1960 presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università Cattolica di Milano. Da lì s’immette nella carriera universitaria come storico dell’Amministrazione, professore di Storia contemporanea e Storia delle Istituzioni. Tra i suoi testi più importanti vanno ricordati Materiali per la riforma elettorale e Il cittadino come arbitro. Introdotto nella politica attiva, fu a capo del Dipartimento “Stato e Istituzioni” della DC e contribuì a far nascere il Governo De Mita, entrato in carica tre giorni prima della sua uccisione.


“IL NOCCIOLO SUPERSTITE DEL TERRORISMO”, COME SI LEGGEVA SULLE PAGINE DE LA STAMPA, AVEVA UCCISO IL SENATORE ROBERTO RUFFILLI. IN UN LUOGO FAMILIARE, PER COSÌ DIRE COMUNE: IN CORSO DIAZ, AL NUMERO 116, DAVANTI ALLA CHIESA DI RAVALDINO.

dell’Ordine. Del resto, un commando di dodici brigatisti aveva scelto un forlivese, dieci anni dopo l’assassinio di Moro e della sua scorta, come vittima da immolare sull’altare dell’ideologia mortifera. Roberto Ruffilli era uno dei migliori quadri politici della DC, cervello politico del progetto di Ciriaco De Mita di favorire una stagione riformista, aperto a una nuova fase costituente. Nel silenzio e forte del suo lungo studio, Ruffilli stava mettendo mano quindi a nuove regole del gioco democratiche, sapendo accordare l’intero arco costituzionale. Questo era già un capo d’imputazione esiziale secondo le Brigate Rosse per la costituzione del Partito Comunista Combattente la cui rivendicazione, attraverso un

volantino rinvenuto in un bar di Roma, metteva la firma sull’episodio tragico. Il professore forlivese, in città per un convegno, si era accostato all’uscio della sua casa di corso Diaz perché, al citofono, dei postini avrebbero dovuto recapitargli un pacco postale. In realtà due brigatisti entrarono nell’abitazione, lo condussero nel soggiorno dove lo fecero inginocchiare accanto al divano per poi ucciderlo con tre colpi di pistola alla nuca. Intellettuale discreto che aveva dedicato la sua vita allo studio, Ruffilli era stato eletto nelle file della DC nel 1983 come senatore. Una persona schiva, tranquilla, semplice, serena, attenta ai problemi e alle posizioni di tutti era pur sempre considerato “un professore prestato alla politica”. Il suo carattere e la sua dedizione lo portarono ad assumere un ruolo di primo piano nell’analisi del sistema politico italiano. Il mondo era in una fase di trasformazione, di lì a poco sarebbe crollato il muro di Berlino e il blocco sovietico si sarebbe dissolto nel breve arco di due anni. In Italia, la cosiddetta prima repubblica nel tempo di una legislatura avrebbe chiuso i battenti. Forse Ruffilli aveva intuito tutto questo e le riforme sarebbero dovute essere un argine, o un trampolino verso un

mondo nuovo? La sua idea di politica poneva al centro la restituzione al cittadino del suo ruolo di arbitro: così si sarebbe realizzata nel modo più raffinato la democrazia partecipata che aveva studiato e si stava impegnando a costruire. Ma fu ucciso da chi non credeva nella democrazia. Nei momenti successivi a quel 16 aprile 1988, Forlì si destò dal torpore e contribuì, con le testimonianze di 35 concittadini, a individuare e catturare gli assassini: già nel 1992 tutto il commando fu assicurato definitivamente alla giustizia e condannato all’ergastolo. Vien da dire che queste persone, testimoniando, esercitarono il loro compito di “cittadini come arbitro”. Da quel 16 aprile 1988 sono passati trent’anni e il mondo di oggi è decisamente cambiato ma di persone come il “professore prestato alla politica” si avverte la mancanza. Ruffilli, riservato costruttore di democrazia, avrebbe continuato a studiare, come un ingegnere delle istituzioni, materiali, calcoli, posizioni, per edificare una casa accogliente e funzionale per gli italiani. Non gli è stato concesso. Di lui, nella sua città, oltre a varie dedicazioni, rimangono i suoi libri preziosi (circa cinquemila), nucleo fondante la Biblioteca centrale del Campus universitario. IN MAGAZINE

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PROTEGGERE

Rapiti da

INTERNET ESSERE TRAVOLTI DALLA REALTÀ VIRTUALE E DA TUTTE LE INSIDIE DELL’ERA 2.0 È UN RISCHIO POSSIBILE, SOPRATTUTTO PER I PIÙ GIOVANI. NE PARLIAMO CON LO PSICOLOGO FRANCESCO RASPONI, LEADER DI PSICHEDIGITALE.

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di Francesca Miccoli / ph Gianmaria Zanotti

Era 2.0: un’espressione divenuta proverbiale, specchio di un mondo in cui la tecnologia digitale è protagonista in ogni settore del vivere quotidiano. Tablet, smartphone, PC e relative applicazioni hanno rivoluzionato abitudini e rapporti sociali, annullato le dimensioni spazio temporali, agevolato l’espletamento di alcune attività, cancellato i momenti di tedio. Dispositivi preziosissimi se usati correttamente, potenzial-

mente dannosi se abusati o utilizzati in modo improprio. Basti pensare alle vittime di dipendenza da telefonino, da shopping compulsivo on line, e ancora da giochi d’azzardo in rete, da ricerca compulsiva di informazioni sui motori di ricerca. Sono soprattutto i giovanissimi ad avere un rapporto distorto con la tecnologia, finendo per essere travolti dalla realtà virtuale. Temi di estrema attualità,

affrontati recentemente a Cesena in occasione del Festival della salute digitale, evento promosso dal team di Psichedigitale, un gruppo di professionisti dedito allo studio dell’impatto delle nuove tecnologie sullo sviluppo evolutivo del bambino, dell’adolescente e dell’adulto. Leader del sodalizio malatestiano è Francesco Rasponi, esperto in psicologia dei nuovi media e dipendenza da internet. “Da psicologo clinico ho capito che non avrei potuto svolgere al meglio il mio lavoro se non avessi approfondito il modo in cui giovani e adulti si interfacciano agli strumenti digitali. Non più accessori ma protesi da cui non ci si separa mai – spiega il professionista cesenate, autore del volume Mio figlio è stato rapito da Internet, scritto a sei mani con i colleghi Elvis Mazzoni e Michele Piga –. Oggi non c’è attività che non sia mediata da schermi. Strumenti potenti che possono offrire grandi opportunità di crescita ma che sono altresì fonte di pericolo per la salute psichica”. La nascita di nuove patologie, seppur non ancora codificate nel manuale diagnostico dei disturbi mentali, porta a rivoluzionare lo stesso concetto IN MAGAZINE

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IN APERTURA, IL TEAM DI PSICHEDIGITALE ALL’INAUGURAZIONE DEL FESTIVAL DELLA SALUTE DIGITALE. A FIANCO, FRANCESCO RASPONI, ESPERTO IN PSICOLOGIA DEI NUOVI MEDIA.

LA NASCITA DI NUOVE PATOLOGIE, SEPPUR NON ANCORA CODIFICATE NEL MANUALE DIAGNOSTICO DEI DISTURBI MENTALI, PORTA A RIVOLUZIONARE LO STESSO CONCETTO DI SALUTE. COME ORIENTARSI NELLA GIUNGLA DELLA MODERNA TECNOLOGIA?

di salute. Come orientarsi allora nella giungla della moderna tecnologia? “Una domanda a cui è difficile dare risposta: lo è per gli addetti ai lavori, che devono fronteggiare cambiamenti repentini, e altresì per i genitori che per pro-

ph Giorgio Sabatini

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teggere i figli devono conoscere i nuovi dispositivi ma non possono attingere dall’esperienza”. Mamme e papà che spesso non rappresentano proprio un esempio virtuoso... “Insegniamo ai bimbi a stare attenti quando attraversano la strada poi però, per tenerli tranquilli, li abbandoniamo per ore davanti alla TV”. Per fornire chiavi di lettura della vita davanti allo schermo, in maniera equidistante da facili entusiasmi e pregiudizi negativi, Psichedigitale ha attivato un centro d’ascolto rivolto alle famiglie. “L’obiettivo è aiutare a capire le criticità legate all’utilizzo sempre più massiccio, pervasivo e precoce delle nuove tecnologie, e a discernere le nuove normalità dai

campanelli di allarme”. Sintomi declinati in maniera differente a seconda dell’età. “Gli adolescenti invertono il giorno con la notte, si isolano, non coltivano più gli abituali hobby, dedicano tante ore ai videogiochi, diventano aggressivi con i genitori, hanno un calo nel rendimento scolastico: finiscono per essere dominati dalla tecnologia. Diventa fondamentale capire se per fronteggiare il problema sia sufficiente un’attività psicoeducativa a monte oppure se vi siano difficoltà psicologiche alla base dell’uso improprio degli strumenti digitali”. Di certo l’educazione può avere un ruolo cardine nella prevenzione. “Il genitore non deve solo preoccupa r si ma a nche occupa r si: deve accompagnare, essere presente, condividere, avere un ruolo attivo nella gestione di PC, smartphone e quant’altro”. Il libro, scritto dalle tre anime di Psichedigitale, individua una serie di linee guida per orientare le famiglie nella gestione dei nuovi media. Tra le indicazioni, l’introduzione dei concetti di techno free, “nel corso della giornata vanno individuati momenti in cui si possono usare i dispositivi”, e di tech talk, “momenti in cui si parla della vita tecnologica attraverso un confronto aperto”. Il punto d’approdo è eloquente: “gli strumenti digitali possono essere una splendida opportunità e non vanno demonizzati: ogni tanto tuttavia è bene spegnerli e dedicarsi ad altro”.


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ABITARE

Difendere la

BELLEZZA

INCONTRIAMO ANDREA SIROTTI GAUDENZI NEL SUO STUDIO PROFESSIONALE, E PALAZZO DI FAMIGLIA, DOVE LAVORA COME AVVOCATO E PORTA AVANTI LA SUA PASSIONE PER IL BELLO.

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di Barbara Baronio / ph Gianmaria Zanotti

Crede fermamente che la cultura si valorizzi custodendo e proteggendo il passato. Per la città di Cesena ha un amore smisurato e, da buon romagnolo, al centro della sua vita vi è la famiglia, seguita dalla passione per il bello a cui riconduce tutte le sue attività lavorative. Ecco il cesenate Andrea Sirotti Gaudenzi, primogenito di una delle famiglie patrizie cesenati più note nella storia della città di Malatesta Novello. Insieme al fratello Enrico, condividono lo studio professionale nel palazzo di famiglia lungo Contrada Chiaramonti nel cuore della bella Cesena, perla di Romagna. Andrea Sirotti Gaudenzi, classe 1972, è un avvocato cassazionista, docente universitario, editorialista del gruppo Il Sole 24 Ore e patrocinatore davanti alla Corte europea dei Diritti dell’Uomo e alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, innanzi alle quali ha ottenuto alcuni significativi provvedimenti. La sua famiglia ha origini medievali e il nome della casata trova i primi capostipiti nell’area marchigiana. Legatissimo alla moglie Clara e al figlio Edoardo con il quale, quando non è in viaggio, passeg-

gia per le vie della città alla scoperta di nuovi dettagli della sua amata Cesena, Sirotti Gaudenzi è cresciuto nel palazzo di famiglia, edificio sorto alla fine del 1700 e, molto probabilmente, eretto sulle fondamenta di edifici preesistenti e risalenti all’età malatestiana. Entrando nell’edificio, fatto restaurare completamente dal padre di Andrea nella metà del 1900, uno scalone conduce il visitatore al piano nobile dove l’avvocato Sirotti Gaudenzi e il fratello Enrico, anch’egli legale che si occupa di diritto bancario e commerciale, hanno lo studio. Prima di accedervi si ha il privilegio di attraversare il grande salone delle feste dove lo sguardo viene rapito dalle decorazioni delle opere di Giovan Battista Ballanti Graziani che arricchiscono i preziosi soffitti. Un luogo storico dove il passato si intreccia con il futuro e che costituisce la cornice ideale per tutta l’opera dell’avvocato cesenate che, pur avendo uno studio a Milano ed essendo spesso in viaggio anche all’estero, cerca di tornare a Cesena il più possibile. “Mio padre – spiega – essendo molto legato alle proprie origini, ha fatto del suo meglio per restaurare e conservare il Palazzo. Mio IN MAGAZINE

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fratello ed io abbiamo adibito poi la parte più bella dell’edificio a studio professionale. Non sarebbe stato possibile fare altrimenti vista la passione che ho sia per la storia della mia famiglia che per i luoghi della mia vita”. Andrea Sirotti Gaudenzi, molto conosciuto nel panorama forense per aver ottenuto uno storico successo nell’ambito

“NELLA MIA VITA HO SEMPRE VOLUTO OCCUPARMI DEL BELLO E DI COSE UTILI, TANTO CHE HO CERCATO DI SVILUPPARE NELL’AMBITO DELL’AVVOCATURA QUESTA MIA PASSIONE PER LA STORIA DELL’ARTE E DEL FARE ARTISTICO E LA TUTELA DEL DIRITTO D’AUTORE.

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di una battaglia legale sul diritto d’autore, è altrettanto apprezzato a Cesena e a livello nazionale per le sue lezioni di diritto, che spesso vengono definite rappresentazioni giuridiche. “In queste occasioni – racconta l’avvocato – non manco mai di citare la mia Cesena su cui ho scritto anche un volume di storia locale L’Eccidio di Cesena. La più grande strage del medio Evo: una storia difficile da raccontare”. Fortissimo è il mio senso di appartenenza alla città e la ritengo non solo meravigliosa, ma sono convinto che, soprattutto in alcuni periodi storici, Cesena abbia avuto un ruolo determinante nella storia del nostro Paese”. Con la sua eleganza e il suo stile garbato Andrea Sirotti Gaudenzi ama giocare con le parole, adora partecipare a convegni e la sua dialettica e l’abilità oratoria lo rendono

IN APERTURA, L’AVVOCATO ANDREA SIROTTI GAUDENZI. IN QUESTE PAGINE, IL SUO STUDIO NEL PALAZZO DI FAMIGLIA LUNGO CONTRADA CHIARAMONTI NEL CUORE DI CESENA.


spesso un ospite apprezzatissimo. “Il confronto continuo mi esorta e mi arricchisce continuamente. Nel tempo ho cercato di trasformare questi incontri: a volte parlare solo di diritto può apparire arido, ma se ad esso si fanno altri collegamenti, ecco che il tutto può risultare molto più stimolante”. “Nella mia vita ho sempre voluto occuparmi del bello e di cose utili, tanto che ho cercato di rivolgere e sviluppare nell’ambito dell’avvocatura questa mia passione per la Storia dell’Arte. Credo che il settore della tutela della proprietà intellettuale mi abbia aiutato molto a mettere insieme queste due cose: la difesa del bello, dell’arte e del fare artistico e la tutela del diritto d’autore. E questo vale anche per il Palazzo in cui lavoro: luogo estremamente stimolante in cui si ritrovano opere artistiche di grande bellezza come quelle del Giani che secondo alcuni studiosi, come Anna Ottani Cavina, sono tra gli esempi meglio conservati nel Paese di neoclassicismo”. All’interno dell’edificio, visitato in diverse occasioni da personalità della cultura, come l’eccentrico e noto studioso d’arte Vittorio Sgarbi, si possono ammirare volte neoclassiche. I principali ambienti del piano nobile

sono collegati tra loro da una originale galleria decorata da motivi neoclassici e grottesche. L’ intero complesso che è stato abbellito dal faentino Felice Giani (1758-1823) su incarico del precedente proprietario conte Pietro Pasolini, ha anche una stanza, quello dello studio del fratello Enrico, in cui le cronache del tempo narrano abbia alloggiato il Carducci e, in fondo, seguendo i corridoi comunicanti, si accede alla stanza ottagonale, adibita a studio del padre di Andrea ed Enrico. “Se i Sirotti Gaudenzi sin dal 600 sono stati una famiglia di avvocati, notai e giudici – sottolinea l’avvocato – nelle ultime generazioni invece quasi nessuno ha seguito le orme del padre. Mio nonno era un medico, mio padre un costruttore. Ricordo con grande affetto i colloqui con lui: è stato un uomo che ha viaggiato molto, che conosceva della città di Cesena aneddoti originali ed è stato anche il primo che mi ha condotto alla scoperta dei tesori di Firenze, Roma e Venezia. Di lui ho ricordi meravigliosi e proprio a lui e a mia madre dobbiamo l’importante restauro del palazzo che sarà sempre testimonianza della nostra famiglia e anche di una parte di storia della nostra città”.


SCOPRIRE

Tra terra

E FUOCO UN PERCORSO TRA SCENARI INCANTEVOLI A POCHI CHILOMETRI DA FORLÌ E CESENA: SCORCI DI STORIA, SPIRITUALITÀ, ARTE E PRELIBATEZZE, PASSANDO DA ROCCA SAN CASCIANO, PORTICO DI ROMAGNA, IL MONTE BUSCA, TREDOZIO E MODIGLIANA. di Dolores Carnemolla / ph Alessio Di Leo



C IN APERTURA, IL VULCANETTO DEL MONTE BUSCA. SOTTO, UNO SCORCIO DEI FALÒ DI ROCCA SAN CASCIANO.

Che la primavera abbia inizio. Tra scenari incantevoli, scorci di storia, spiritualità, arte e prelibatezze. Dove? A pochi chilometri da Forlì, attraverso un percorso che dalla città porta verso Rocca San Casciano, Portico di Romagna, il Monte Busca, Tredozio e Modigliana. Ad accompagnarci idealmente è la guida turistica Alessandra Brocculi che, insieme alla collega Valentina Zavagli, ha ideato Itinerari in Romagna: un progetto che valorizza le bellezze del territorio, esaltandone caratteristiche, atmosfere, temi e sfumature. In questo giro di inizio stagione uno degli elementi protagonisti è il fuoco, energia che si rigenera, non a caso si comincia da Rocca San Casciano, cittadina di origine medievale: siamo già nel cuore della Romagna-Toscana e qui ogni anno, in primavera e secondo le appropriate condizioni meteo, viene celebrata la Festa dei Falò. Un rito che simboleggia rinascita attraverso l’accensione di pagliai giganteschi con un af-

fascinante spettacolo pirotecnico sullo sfondo, lungo le sponde del fiume Montone. A Rocca ci si può fermare per fare un giro in Piazza Garibaldi: è il cuore del paese e qui sono evidenti i segni dell’influenza toscana come la pavimentazione in cotto. Sulla piazza si affacciano palazzi cinque-seicenteschi appartenuti alle nobili famiglie del luogo. Se poi avete già appetito, e l’ora è quella giusta, allora una tappa alla Trattoria La Pace è d’obbligo: vi ritroverete immersi in un’atmosfera retrò, casalinga e calorosa, dove potrete mangiare i piatti della tradizione. Per godere invece di un’atmosfera spirituale, a pochi chilometri da Rocca si può fare una visita all’Abbazia di S. Donnino in Soglio: la sua costruzione risale al 1214 ed è considerata una delle più antiche Abbazie benedettine della Romagna Toscana. Se ci si sofferma ad osservare la facciata è possibile notare che è caratterizzata da bassorilievi di epoca romanica raffiguranti i Quattro Evangelisti.

Il giro può proseguire poi verso Portico di Romagna: “con la sua atmosfera da favola sembra un paese di un’altra epoca, in cui il tempo sembra essersi fermato – spiega Alessandra Brocculi – e indubbiamente non posso che consigliare una passeggiata percorrendo la pittoresca Via Borgo al Ponte”. Il Comune di Portico di Romagna - S. Benedetto in Alpe ha ottenuto nel 2005 la bandiera arancione: con questo riconoscimento il Touring Club Italiano premia i piccoli centri che emergono per ricchezze storico-artistiche, ambientali o enogastronomiche. Il territorio di Portico insieme a quello delle vicine località di Bocconi e San Benedetto in Alpe rappresenta l’ultimo avamposto romagnolo prima del passo del Muraglione, che segna il confine con la Toscana. Lasciando Portico in direzione Tredozio merita una visita quello che viene comunemente chiamato il vulcano più piccolo del mondo: siamo alle pendici del Monte Busca – a poco meno

NUS ET OFFICTIUS ALIQUAM, ODIT ALIAT VID UTEM VOLUPIT ASSINCI PISTOTAT IPSA IMIN EST ESTE CUSAM DOLORECUS CUSANIMOS NONSENIMI, UTE DEBITAT IUNDELENDAE. NE DOLUPTATUR

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A FIANCO, LA PINACOTECA COMUNALE SILVESTRO LEGA DI MODIGLIANA. SOTTO, UNA VEDUTA DI PORTICO DI ROMAGNA.

“PORTICO DI ROMAGNA CON LA SUA ATMOSFERA DA FAVOLA SEMBRA UN PAESE DI UN’ALTRA EPOCA, IN CUI IL TEMPO SEMBRA ESSERSI FERMATO E NON POSSO CHE CONSIGLIARE UNA PASSEGGIATA PERCORRENDO LA PITTORESCA VIA BORGO AL PONTE”.

di 700 metri di altezza – e in un lembo di terra chiamato Inferno è possibile osservare un fuoco perenne, alimentato dall’emanazione di idrocarburi gassosi che, a contatto con l’ossigeno, riman-

gono sempre accesi. È suggestivo pensare che l’esistenza del piccolo vulcano è attestata da uno scritto del 1588 di Leandro Alberti. Il profilo delle colline circostanti, il contatto con la natura e il piccolo fuoco che arde regalano una vista davvero unica. Il giro prosegue verso Tredozio, che si erge sul fondovalle del fiume Tramazzo. “Qui da non perdere – continua Alessandra Brocculi – è sicuramente la visita a Palazzo Fantini, il più prestigioso palazzo tredoziese, con il suo meraviglioso giardino all’italiana, ornato da piante rare e da fiori che ogni anno assumono un colore differente.” Il giardino è stato progettato nell’800 e presenta i classici temi del periodo: siepi geometriche, vialetti nasco-

sti, aiuole di rose e una vasca con le ninfee. Una volta a Tredozio non si può non assaggiare il bartolaccio, tipico tortello salato cotto sulla lastra di pietra. Dopo Tredozio il nostro giro di primavera si conclude idealmente con Modigliana. “L’accesso al borgo è di una sobria e nobile bellezza, sul torrente attraverso la Tribuna, la tipica fortificazione semicircolare costruita per la difesa della città – spiega Alessandra –. Una volta entrati in paese non si può non visitare la Pinacoteca comunale Silvestro Lega e il Museo Don Giovanni Verità, contenente le testimonianze della passione repubblicana del patriota che salvò Giuseppe Garibaldi, dandogli asilo presso la propria abitazione.”

Prelibatezze DI CONFINE La Romagna-Toscana è un territorio che si estende al confine tra le due Regioni. A Rocca San Casciano è nata la prima fabbrica di cioccolato della Romagna: la Dolciaria Rocca, fondata nel 1940. Tra le specialità da assaggiare, a Portico di Romagna c’è il bracciatello: un dolce da forno, povero e fatto di farina, acqua e uova. In primavera, nella frazione di Bocconi viene celebrato con una sagra. Alla tradizione culinaria di Tredozio appartiene il bartolaccio: un tortello cotto alla piastra e ripieno di patate bollite, pancetta di maiale, grana e pecorino. Tipico di Modigliana è il mandorlato: una ricetta antica di due secoli in cui gli ingredienti principali sono cioccolato, mandorle e frutta candita. Il dolce dal 2015 è inserito nell’Arca del Gusto Slow Food.

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RAVAIOLI HOME & DECOR IL NUOVO CONCETTO DI ARREDARE

UN SERVIZIO COMPLETO PER LA CASA CON UN UNICO PUNTO DI RIFERIMENTO ALLA RICERCA DI QUALITÀ E UNICITÀ DEL DESIGN.

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Ravaioli Home & Decor è un’azienda lungimirante e ambiziosa, che ha deciso di puntare fermamente sulla qualità, il design e l’eleganza. L’obiettivo è di mantenere uno stretto legame con la propria clientela, attraverso prodotti sempre attuali e una rete di vendita selezionata. La profonda passione e la conoscenza del settore fanno parte dell’eredità tramandata in decenni di attività: ogni generazione ha portato le proprie idee in azienda contribuendo alla capacità di mantenere elevati gli standard qualitativi e di innovazione. Ravaioli Home & Decor oggi riflette la personalità dei suoi attuali proprietari: ambiente familiare, moderno e cosmopolita, si distingue per un tipo di lusso che non è fine a se stesso, ma piuttosto importante per la buona qualità,

unicità e l’individualità del design. Il piccolo atelier della casa è stato creato per poter soddisfare a 360 gradi ogni possibile richiesta da parte dei clienti. Lo scopo è di erogare servizi reali oltrepassando il concetto del solo prodotto per arrivare a coordinare uno spazio che generi atmosfera e stile, secondo un progetto che viene cucito intorno al cliente, per soddisfarlo suggerendo un ambiente pensato e articolato. Gusto, attenzione per i dettagli o profonda conoscenza della materia sono solo la base da cui partire per cimentarsi in un progetto di interior. A volte si pensa che il risultato sia dato esclusivamente dall’arredamento e dagli oggetti presenti, la cui scelta è molto personale, e per questo viene effettuata in modo indi-

pendente rispetto all’immobile. In realtà, per ricreare emozione e atmosfera l’immobile deve dialogare con l’arredo in un progetto che sia univoco e unico per chi lo deve abitare. Affrontare la progettazione delle finiture d’interni insieme all’arredo è la chiave per poter ottenere il risultato sperato. Tre sono le fasi fondamentali che portano al miglior risultato: pensare, progettare e arredare. Nella prima fase, durante un accurato colloquio, si raccolgono tutte le suggestioni del cliente in modo da capire gli usi, le abitudini e i gusti, necessari per mescolare tutti gli ingredienti. Nella seconda fase, quella del progettare, si realizza un progetto di tipo sartoriale, avendo cura di interpretare al meglio le esigenze del cliente, perché avere spazi ben organizzati e piacevoli è come investire sulla serenità della propria vita. Nella terza e ultima fase, il prodotto viene collocato in maniera sapiente, ogni singolo ambiente viene realizzato sulla base del progetto approvato dal committente, dal pavimento al colore delle pareti, dall’arredamento, anche su misura, al complemento d’arredo, per arrivare ai tendaggi. Questo è l’unico modo per poter garantire un risultato di eccellenza, in linea con lo stile e l’emozione che ciascuno di noi ha diritto di rappresentare.


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PER RICREARE EMOZIONE E ATMOSFERA L’IMMOBILE DEVE DIALOGARE CON L’ARREDO IN UN PROGETTO CHE SIA UNIVOCO E UNICO PER CHI LO DEVE ABITARE. AFFRONTARE LA PROGETTAZIONE DELLE FINITURE D’INTERNI INSIEME ALL’ARREDO È LA CHIAVE PER POTER OTTENERE IL RISULTATO SPERATO. Ravaioli Home & Decor interpreta per ciascuno il proprio lifestyle, che è il punto di partenza dal quale poter creare un progetto personalizzato, una moodboard costruita avendo come riferimento un preciso target che ricostruisce l’emozione di uno stile attraverso l’accostamento di colori, materiali e oggetti. La moodboard è composta da tutti i materiali indispensabili per l’ambiente domestico: tende, tessuti, tappeti, palette colori per le pareti, laccati, essenze per mobili, porte e carta da parati. Ma è solo il punto di partenza dell’avventura progettuale: grazie alla materioteca presente in show room, e alla creatività, si possono trasformare, arricchire, cambiare, in funzione dei propri gusti e dell’obiettivo finale. Anche per chi deve semplicemente arredare, Ravaioli Home & Decor ha la risposta giusta: una selezione di prodotti presenti nello showroom

che si possono vedere e toccare con mano. La scelta delle cucine, la zona giorno, zona notte, bagni e tendaggi, viene fatta con molta attenzione ai dettagli e alla qualità del prodotto, esclusivamente di produzione italiana ed ecologico,

per garantire l’investimento migliore per il futuro. Una sezione dello show room è dedicato inoltre interamente ai tessuti per il tendaggio e la tappezzeria dove sono presenti oltre 2500 varianti e tipologie di tessuti diversi.

Forlì - Viale Italia, 97 | Tel. 0543 795505 | www.ravaiolihomedecor.it IN MAGAZINE

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LEGGERE

Buone

RAGIONI MARINA MENGARELLI FLAMIGNI È UNA DONNA FORTE E UNA SOCIOLOGA. DOPO AVER SCRITTO DI IMPATTO SOCIALE E BIOETICA, ANCHE NEL SUO LIBRO BUONE RAGIONI TRATTA TEMI DIFFICILI CON LEGGEREZZA E SEMPLICITÀ.

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di Mariavittoria Andrini / ph Giorgio Sabatini

Quando ho incontrato per la prima volta Marina Mengarelli Flamigni ho subito pensato, da donna, che doveva avere carattere da vendere. Non solo per quel suo modo di far domande dirette, senza inutili fronzoli, per il suo aspetto raffinato o per quegli occhi che ti guardano dentro, ma anche per quel suo completo di seta viola acceso che in poche avrebbero il coraggio di portare. Indosso a lei era semplicemente perfetto. Conoscendola e avendo poi il piacere di frequentarla, ho avuto la conferma che la prima impressione è sempre quella giusta. Marina è una donna piena di pensieri profondi, di conoscenza, di determinazione, di coraggio, di ironia, di dubbi e di certezze, che sa trattare temi difficili e contrastati con lievità e semplicità. Si scopre molto di lei leggendo il suo ultimo libro Buone ragioni, che è anche il suo primo romanzo. “L’ho scritto quasi di getto, in pochi mesi – racconta –. Ci lavoravo anche di notte e le pagine scorrevano via veloci quasi fossero lì, pronte da una vita a venir fuori. Un’emozione dietro l’altra, un pensiero dopo l’altro. L’importante era partorire questo figlio che era dentro di me forse

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da sempre. Ho scelto di scriverlo come fosse un romanzo – continua – probabilmente perché, dopo aver trattato argomenti così tanto complicati e delicati da sociologa, mi sono resa conto che era molto importante che questi temi fossero conosciuti da un numero più ampio di persone. Non tutti leggono saggi scientifici, ma molti leggono romanzi”. E lei di libri scientifici ne ha scritti diversi: Cellule o bambini, Perché la legge sulla procreazione assistita fa discutere. Più recentemente A che serve la bioetica e, con il professor Carlo Flamigni, suo marito, Nelle mani del dottore. Romana purosangue, abituata al traffico caotico della città, Marina si è adattata molto bene ai ritmi più lenti e provinciali della nostra regione. Dopo tanti anni vissuti a Bologna, in un meraviglioso palazzo del Settecento, ora vive serenamente col marito Carlo, in una splendida casa della campagna forlivese. Come sociologa, si occupa di impatto sociale e comunicazione della scienza e della bioetica. È presidente dell’Osservatorio sociale sull’infertilità e membro della Consul-

ta di bioetica e della direzione dell’Associazione Luca Coscioni. Buone ragioni è un libro che ti senti addosso perché i sentimenti che si incrociano durante la lettura hanno attraversato, almeno una volta, la vita di chiunque. Temi forti legati ai diritti civili e sociali, alla scelta di essere madre e come esserlo, fino alle profonde questioni etiche. “Fondamentalmente – spiega l’autrice – è un libro sulla difficoltà delle scelte, su quanto sia complicato capire quali sono quelle giuste per ciascuno di noi. Su come le decisioni che prendiamo siano anche a volte contraddittorie e per questo ci facciano soffrire. Vorrei che le persone che lo leggono, e non solo donne, imparassero a volersi più bene, a soffrire di meno quando attraversano argomenti complicati come i diritti, la scienza, fare o non fare figli. Lo vedo come un libro di servizio, uno strumento a servizio delle persone tanto che un’amica ginecologa, leggendolo, mi ha detto che lo suggerisce alle coppie che affrontano il difficile percorso della sterilità e infertilità e che, per questa ragione, soffrono molto”.


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SPAZIO ALL’ESPERIENZA. LO SHOWROOM EDILPIÙ È IN CENTRO A FORLÌ.

DA DUE GENERAZIONI AL SERVIZIO DEI CLIENTI, EDILPIÙ SI DISTINGUE PER UN APPROCCIO GREEN E PER L’IMPEGNO IN AMBITO CULTURALE.

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Innovazione, sicurezza, efficienza ma anche sensibilità: sono le parole che meglio descrivono Edilpiù, storica azienda nel settore dei serramenti da due generazioni. L’impresa è stata fondata da Gian Paolo Bacchini nel 1981 ed è stata tra le prime in Italia a specializzarsi nella distribuzione di infissi, quando ancora il mercato era dominato dalle falegnamerie. Oggi Edilpiù è guidata dal fondatore insieme ai figli, Marcello e Antonio, conta sessanta collaboratori, quattro sedi (a Lugo, Imola, Ravenna e Forlì) e un fatturato in crescita. Di fatto in Romagna è l’operatore di riferimento del settore. È Marcello Bacchini, responsabile commerciale e marketing, a raccontare al di là dei numeri il valore dell’azienda, con i suoi progetti e la sua dinamicità. Dopo due anni dall’apertura del primo showroom a Forlì vi siete trasferiti in una nuova

sede in zona centro, in Viale Italia 26. Non è una scelta in controtendenza, rispetto alla chiusura di attività commerciali cui si è assistito negli ultimi anni? “Sì lo è ed è motivata dal fatto che abbiamo voluto capire i forlivesi. La sede precedente era un po’ troppo distante dalla città, avvicinandoci al centro abbiamo fatto la scelta di essere più facilmente raggiungibili. In effetti tutti i nostri showroom si trovano in zone centrali e il nuovo spazio espositivo di Forlì si colloca in questa linea. Abbiamo voluto dare un chiaro messaggio ai nostri clienti cittadini: esserci.” Come è organizzato il nuovo show room? “È stato realizzato all’interno di una storica struttura commerciale cittadina, che è stata riqualificata e della quale abbiamo voluto salvaguardare lo stile e gli elementi di caratterizzazione. È un esempio

dell’approccio alle riqualificazioni e alle ristrutturazioni che costituiscono un segmento sempre più importante della nostra attività.” Edilpiù, in termini di offerta, mira ad avere un “approccio globale”, che cosa significa? “Non ci limitiamo a vendere prodotti ma offriamo soluzioni, rispondendo alle diverse esigenze, alle attese e alle richieste dei nostri clienti. A loro dedichiamo un’attività integrata di consulenza, individuando tutte le soluzioni possibili, occupandoci della progettazione, della posa in opera e dell’assistenza post vendita.” Un tipo di offerta che è apprezzato da un target professionale. In che modo Edilpiù si pone come partner strategico? “In effetti, la nostra offerta non è rivolta solo ai clienti privati ma anche a quelli professionali, pensiamo ai cantieri, alle varie attività commerciali. Il


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NON CI LIMITIAMO A VENDERE PRODOTTI MA OFFRIAMO SOLUZIONI, RISPONDENDO ALLE DIVERSE ESIGENZE, ALLE ATTESE E ALLE RICHIESTE DEI NOSTRI CLIENTI. A LORO DEDICHIAMO UN’ATTIVITÀ INTEGRATA DI CONSULENZA, INDIVIDUANDO TUTTE LE SOLUZIONI POSSIBILI.

A SINISTRA, GIAN PAOLO BACCHINI AL CENTRO, FONDATORE DELL’IMPRESA, CON I FIGLI MARCELLO E ANTONIO. IN QUESTA PAGINA, IN ALTO, ALCUNE REALIZZAZIONI E IN BASSO IL NUOVO SHOWROOM IN ZONA CENTRO, IN VIALE ITALIA 26 A FORLÌ.

fatto che l’azienda abbia delle competenze specifiche e tecniche in ambito progettuale ci pone nelle condizioni di essere partner affidabili. Inoltre Edilpiù esprime attenzione verso i temi del risparmio energetico ed è sensibile a soluzioni di design accattivanti. Tutti questi elementi rendono l’azienda sempre più apprezzata da un target professionale costituito da architetti, progettisti, designer d’interni. Questi risultati positivi sono una testimonianza della vitalità del nostro tessuto imprenditoriale capace di metter in campo capacità d’innovazione insieme a grandi energie e risorse.” Edilpiù è coinvolta attivamente in iniziative culturali e divulgative tramite l’Associazione Habitat 2020. Di cosa si tratta? “Io sono il fondatore di Habitat 2020. La cultura d’impresa ereditata da mio padre mi ha trasmesso diversi valori, tra cui quello di supportare il territorio ma anche l’educazione al senso civico, oltre il business e grazie al business. Attraverso l’associazione culturale Habitat 2020 Edilpiù sensibilizza ai temi della sostenibilità ambientale attraverso workshop e incontri, sostiene attivamen-

te la ricerca di idee, di progetti e di capacità creative. Edilpiù, attraverso Habitat 2020 contribuisce a promuovere e a produrre nuovi impulsi positivi nei processi di trasformazione ambientale ed urbana in atto

FORLÌ Viale Italia, 26 t. 0543 1715866

LUGO Via Piratello, 58 t. 0545 27222

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nelle città italiane. Mi piace ricordare che Edilpiù è stata inserita nella sezione delle architetture Made in Italy fra le aziende dal fare impresa virtuoso, alla XIII Biennale di Architettura di Venezia nel 2012.”

IMOLA Via I Maggio, 86 t. 0542 22678

RAVENNA Viale della Lirica, 65 t. 0544 408888

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DEGUSTARE

Il cibo

DELLE FATE NESSUNO RIESCE A RESISTERE AD UNA FRAGOLA: È IL PRIMO FRUTTO DI PRIMAVERA E IL SUO COLORE ROSSO BRILLANTE È UN INVITO AL SOLE DOPO LE RIGIDE E GRIGIE GIORNATE INVERNALI.

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di Mariavittoria Andrini

La fragola è un frutto antico la cui bellezza e le cui proprietà terapeutiche sono cantate da santi e poeti. Una leggenda narra che Venere, la dea dell’amore, alla morte di Adone pianse talmente tanto che le sue lacrime, una volta giunte sulla terra, si trasformarono in frutti bellissimi, rossi, succosi e a forma di cuore. Il grande poeta e drammaturgo inglese William Shakespeare ne andava letteralmente ghiotto, tanto da dedicarle un verso “La fragola, che cresce sotto l’ortica, rappresenta l’accezione più bella alla regola, poiché innocenza e fragranza sono i suoi nomi. Essa è cibo da fate”. È un “dono di Dio”, invece, per San Giovanni Battista, che si nutriva solo di frutta, e per San Francesco de Sales che ne lodava “la fresca innocenza e il meraviglioso sapore”. Madame Tallien, durante la Rivoluzione francese, invece, nella polpa delle fragole ci faceva il bagno per ottenere una pelle elastica, vellutata e dal tenue colore rosa. Pittori di ogni epoca ritrassero questo frutto. Famoso il quadro di Pierre Auguste Renoir del 1908 intitolato, semplicemente Fragole. Ma le fragole non sono solo un goloso peccato di gola.

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Contengono infinite proprietà che portano molti e riconosciuti benefici al nostro corpo. Sono formate, per il novanta per cento di acqua e pochissime calorie, solo 33 ogni cento grammi e per questo idratano le cellule del nostro corpo senza appesantirlo. Una porzione di fragole garantisce il fabbisogno giornaliero di vitamina C, B e potassio con un beneficio per pelle, cuore e pressione, mentre gli antiossidanti aiutano ossa e articolazioni. Senza dimenticare che le fragole aiutano a dimagrire: stimolano il metabolismo e riducono l’appetito. Naturalmente se mangiate così, al naturale e non arricchite di zucchero e panna! In cucina l’uso di questo frutto un po’ acidulo si presta per preparazioni sia dolci che salate, dalla semplice macedonia fino ai risotti e in aggiunta a insalate gourmet fino a raffinati cocktail. Chi non ricorda la sensuale scena del film Pretty Woman a base di fragole e champagne? Le foglie seccate, infine, possono diventare una gustosa e rinfrescante tisana. Fa bene anche sognare le fragole perché significano un guadagno o un aiuto inaspettato. Chi vuole tentare la fortuna al lotto deve giocare il numero 20.


Pancetta rosolata su crema di latte al pepe, fragole e mandarino BY PICCOLISSIMO PER 4 PERSONE • 250 gr fragole, • 1 kg pancetta fresca con cotenna, • 2 mandarini, misticanza, ravanelli • 400 ml di latte, • rosmarino, aglio, salvia, Cuocere la pancetta in sottovuoto con aglio schiacciato e un rametto di rosmarino per 6 ore a 70 °C. Raffreddare successivamente in acqua e ghiaccio. Togliere dal sottovuoto e tagliare a cubi la pancetta. A parte fare restringere sul fuoco il latte con dentro una foglia di alloro e qualche chicco di pepe. Frullare una parte delle fragole e legare con un poco di maizena, fare la stessa cosa con il succo di mandarino. Aromatizzare la pancetta con trito di aromi, salare e mettere in forno a 220 °C per circa 15 minuti. Mettere al centro del piatto la crema di latte precedentemente realizzata, contornare con i cubi di pancetta, guarnire con spicchi di fragola, gocce di crema di fragola e gocce di mandarino, aggiungere inoltre, rondelle di ravanelli, misticanza e da ultimo una grattugiata di buccia di mandarino.

Gazpacho alle fragole BY BENSO PER 8 PERSONE • 310 gr di pane raffermo, a cubetti di 1 cm • 2 peperoni rossi a dadini • 4 cetrioli, sbucciati, privati dei semi, a dadini • 2 spicchi d’aglio, a lamelle • 800 gr di fragole, tagliate a metà • 165 ml di succo di pomodoro • 175 ml di olio extravergine d’oliva, più q.b. per condire • 85 ml di aceto di vino rosso • sale • una manciata di foglie piccole di basilico • pepe nero macinato al momento Preriscaldare il forno a 180 °C. Rivestire una leccarda con carta da forno. Disporre 200 gr di pane sulla leccarda e tostarlo per circa 12 minuti, finché non è dorato. Mettere da parte. In una ciotola capiente, mescolare il pane rimanente, i peperoni, i cetrioli, l’aglio, le fragole, il succo di pomodoro, l’olio extravergine d’oliva e l’aceto. Coprire e lasciar marinare in frigorifero per tutta la notte. Trasferire in un frullatore e lavorare fino a ottenere un composto omogeneo. Filtrare con un colino fine. Regolare di sale. Per impiattare, dividere il gazpacho in otto piatti fondi. Condire con un filo d’olio e guarnire con il basilico, il pepe nero e i crostini.

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ESPORRE

Tra sacro

E PROFANO IL PADIGLIONE DELLE FESTE A CASTROCARO TERME E TERRA DEL SOLE OSPITA FINO AL 17 GIUGNO LA MOSTRA SACRO E PROFANO – LE ARTI TRA ‘500 E ‘600. EVENTO UNICO NEL SUO GENERE CON CIRCA 40 OPERE TRA GRAFICHE, PITTURE E OREFICERIE SACRE.

I IN QUESTA PAGINA, L’INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA SACRO E PROFANO AL PADIGLIONE DELLE FESTE A CASTROCARO TERME.

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di Sabrina Marin / ph Giorgio Sabatini

Il percorso espositivo, attraverso opere di Guido Reni, Agostino Carracci, Rembrandt, Van Dyck, Francesco Albani, Hendrick Aerts, Giovan Battista Crespi e molti altri, testimonia quella continua tensione tra il Divino e il Terreno che imperniò la vita politica, sociale, culturale e artistica nell’Europa a cavallo dei due secoli. La mostra si lega in stretta relazione al tema della grande esposizione in corso ai Musei di San Domenico di Forlì, quest’anno dedicata a L’Eterno e il Tempo tra Michelangelo a Caravaggio. Il 1500 si presenta come uno fra i secoli più fecondi nel mondo dell’arte, costellato da periodi di grande travaglio e ricerca, colmo di contraddizioni, che alleva nel vivo della magia naturale anche

la sua ragione scientifica. Un periodo dove l’arte è uno straordinario strumento di comunicazione e dove le immagini assumono grande importanza. In pieno clima di Controriforma e dilagante analfabetismo, l’immagine dipinta diventa importante strumento per indottrinare il popolo. Se la prima metà del 1500 si apre con l’insegnamento dei grandi Michelangelo e Raffaello, nel 1600, per opera di una feconda generazione di artisti dotata di eccezionale energia e di un’eretica libertà mentale, arriva una nuova meditazione anti-manierista capitanata dai Carracci che poi proseguirà fino alla rivoluzione del Caravaggio. È proprio con quest’ultimo che si fa strada uno spirito profano, tutto nuovo: la verità di Natura. Scopo dell’esposizione è dare spazio, oltre ai classici supporti della tela, anche a quelle arti considerate immeritatamente minori quali l’argenteria sacra (ostensori, pissidi, croci) e la grafica (acquaforte, bulino, ecc.). Tra queste opere spiccano autori come Guido Reni con la La Madonna con Bambino e San Giovannino, Agostino Carracci e la sua Andromeda, Rembrandt testimo-

niato da Il Trionfo di Mordecai, e Van Dyck in Ecce Homo. Le opere di Jacques Callot (15921635) testimoniano l’importanza della stampa, per secoli usata per riprodurre le opere d’arte e divulgarle al grande pubblico, e che ora illustrano i principali avvenimenti dell’epoca. Di singolare bellezza è la tela di Lucrezia, la giovane che nella Roma del 510 d.C. si trafisse il petto con un coltello per dimostrare amore e fedeltà al marito Collatino dopo essere stata abusata sessualmente da Sesto Tarquinio; un soggetto che Guido Reni ha rilanciato e che Guido Cagnacci in Romagna ha reso ancor più seducente. Il dipinto mostra una Lucrezia lontana dalla delicatezza adolescenziale, con un seno gonfio, esposta con un gesto forte e forma sessualmente scoperta. Il progetto espositivo a Castrocaro, avviato sei anni fa nel suggestivo edificio Decò per volontà di Beatrice Sansavini, responsabile delle attività culturali, e curato dalla professoressa Paola Babini, vede dunque quest’anno protagonista un periodo molto particolare della Storia – XVI e XVII secolo – caratterizzato da contrapposizioni politiche, religiose e quindi artistiche.


Speciale

Benessere Proseguiamo con gli Speciali IN Magazine, questa volta parlando di benessere in tutte le sue declinazioni. Benessere è sport e tempo libero, è remise en forme, è sentirsi bene con se stessi magari cambiando look. [BE-NÈS-SE-RE] s.m. : Stato felice di salute, di forze fisiche e morali (Vocabolario Treccani)


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ATTRAVERSO LA STIMOLAZIONE MUSCOLARE È POSSIBILE METTERSI IN FORMA CON VENTI MINUTI DI ALLENAMENTO SETTIMANALI. Non ci sono più scuse, non possiamo più dire che “non abbiamo tempo” per curare il nostro corpo: adesso bastano appena venti minuti alla settimana per ottenere risultati sorprendenti. Non è magia ma scienza, e tutto grazie alla EMS, acronimo che sta per elettromiostimolazione, parola che significa semplicemente “stimolazione muscolare”. Certo non bisogna dimenticare del tutto l’attività fisica a corpo libero, ed è per questo che si consiglia sempre la presenza di un coach personale che sappia fornire indicazioni precise su

come ottenere i migliori risultati, adatti al nostro corpo e ai risultati che intendiamo ottenere. Proprio a Forlì, il 16 dicembre è stato inaugurato in Via Spadolini 19, Fit Lab, il primissimo laboratorio di elettrostimolazione muscolare, che si candida ad essere il punto di riferimento fondamentale per chiunque voglia ottenere risultati eccellenti in tempi brevi, sotto attento controllo. Grazie ad un personal coach sempre presente al nostro fianco si conseguono risultati sorprendenti con un allenamento individuale di soli venti

minuti settimanali, esclusivo, riservato, anche a corpo libero, ma soprattutto studiato ad hoc e mirato al conseguimento dei nostri obiettivi. Ed è la combinazione tra l’attività fisica a corpo libero e la contemporanea stimolazione muscolare a garantire risultati incredibili. L’EMS aumenta esponenzialmente il naturale processo dell’attivazione muscolare normalmente garantita dal nostro cervello, consentendo un intenso – ma al contempo non invasivo – effetto allenante, con l’interessamento degli strati più profondi

del tessuto muscolare, non raggiungibili attraverso le tradizionali tecniche di allenamento. Per garantire l’eccellenza ai propri clienti, Fit Lab utilizza gli strumenti tecnologicamente più avanzati, forniti dalla società leader nel settore: MIHA BODYTEC. Un sistema studiato proprio per rispondere ai ritmi della vita moderna, e indirizzato anche a chi, sino ad oggi, pensava di non potersi dedicare alla cura del proprio corpo, per mancanza di tempo o per chi non ama frequentare gli ambienti frenetici e irritanti delle palestre tradizionali.

Forlì, Via Spadolini, 19 | Tel. 0543 1804007 | info@fit-lab.info | www.fit-lab.info 1

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ACHENA BATANI È UNA LOOK MAKER E IL SUO OBIETTIVO È ACCOMPAGNARE LE PERSONE ALLA SCOPERTA DI UNA NUOVA PARTE DI SÉ: DAL TEST CROMATICO A QUELLO DELLE PROPORZIONI PERCHÈ LO STILE È BENESSERE.

Che cos’è il benessere se non il “ben stare” con noi stessi? Benessere non è solo forma fisica, secondo canoni prestabiliti, ma anche e soprattutto trovare un equilibrio fra ciò che sentiamo di essere e la nostra immagine. L’immagine parla di noi, attraverso di essa ci percepiamo e veniamo percepiti. Viverla con consapevolezza ci aiuta dunque a scoprire e ad esprimere chi siamo veramente. E cosa c’è di meglio se non scoprirla insieme a una persona che di questo ha fatto la propria professione? Achena Batani è una look maker e il suo obiettivo è accompagnare le persone alla scoperta di una nuova parte di sé, creando armonia tra come ci si sente dentro e che cosa si racconta fuori. Per un look maker l’immagine è frutto della somma di due fattori: la forma e il colore. I servizi di Achena Batani si concentrano proprio su questi due ele-

menti, che vengono analizzati con l’ausilio di tre test specifici. Attraverso il test cromatico scopriamo le caratteristiche legate al colore della pelle, dei capelli e degli occhi. Veniamo guidati alla ricerca dei nostri colori amici, che potranno essere caldi o freddi, brillanti o satinati, chiari o scuri. I colori amici sprigionano luce, esal-

tano e illuminano il volto e le sue espressioni. Il test è frutto di una metodologia precisa, ma anche un gioco piacevole che coinvolge soprattutto il viso, analizzato allo specchio con l’ausilio di teli colorati che vengono fatti scorrere sotto di esso per cogliere la percezione cromatica del riflesso. Il nostro corpo è l’oggetto, invece, del test della silhouette e delle proporzioni. Conoscere infatti le nostre forme e capire come riuscire a “portare” noi stessi è essenziale per offrire un’immagine in armonia con ciò che siamo e vogliamo trasmettere. Abbiamo infine il test dello stile, attraverso il quale far emergere la personalità predominante (chic, easy, sexy, pretty, ...). Il risultato dei test ci consente di intraprendere insieme la direzione più appropriata. La primavera è rinnovamento, fioritura ma anche risveglio interiore e voglia di sentirsi nuove, di scoprirsi. Con Achena Batani si può ritrovare la propria primavera proprio grazie alla scoperta di una nuova parte di noi stessi.

ACHENA BATANI Forlì, Piazzetta Mario Pagano 4 | Tel. 0543 370525 | mail@achenabatani.com | www.achenabatani.com 1

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IL CIRCOLO TENNIS VILLA CARPENA È IL LUOGO IDEALE PER CHI DESIDERA UNIRE PASSIONE PER LO SPORT, TEMPO LIBERO E AMORE PER LA CULTURA.

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Inaugurato il 19 marzo 1977, in 40 anni di storia il Circolo Tennis Villa Carpena si è distinto nel mondo del tennis nazionale per la vitalità delle proprie proposte, dalla qualità della scuola tennis, certificata dalla Federazione Italiana Tennis, alle numerose e importanti gare organizzate come i recenti campionati italiani under 14 maschili ed under 13 femminili nel 2015 e nel 2017. Se la vocazione sportiva continua ad essere uno dei perni intorno a cui ruotano le attività (si ricorda ancora la presenza di un giovanissimo Roger Federer nel 1996 per gli European Winter Cup Indoor a squadre), il circolo è diventato nel tempo anche un riferimento per il benessere e la cultura. Oltre che dei campi da tennis, beach tennis e calcetto, i soci possono infatti fruire di una stupenda piscina immersa nel verde – quattro corsie per 25 metri di lunghezza –, una palestra completamente attrezzata con macchine Technogym di ultima generazione, un centro benessere dotato di sauna, bagno turco e

vasca con idromassaggio. Non manca inoltre una biblioteca, nata grazie alle donazioni dei soci, che raccoglie volumi di vari generi letterari. È possibile inoltre organizzare pranzi e cene presso il ristorante Sanderry e partecipare agli incontri organizzati nelle sale del circolo con personaggi dello sport, dello spettacolo e della cultura. Tutte attività a cui il nuovo consiglio, rinnovato l’anno scorso in occasione del quarantennale e presieduto da Angela Bonoli, ha dato

nuovo impulso in un’ottica di rilancio e consolidamento dell’intera struttura. “ Intendiamo avvicinarci a tutti coloro che condividono un’idea di tempo libero legata al benessere e alla cultura – afferma Angela Bonoli –. Chi sceglie la nostra struttura, sa di poter aderire a un ventaglio molto vario di proposte e servizi, per tutte le età e le esigenze.” Il circolo nasce in effetti come luogo di aggregazione per famiglie, tanto che il tesseramento di un socio consente l’ingresso a tutti i familiari conviventi. Tra le novità previste per l’estate 2018, il direttore del circolo Ferrante Rocchi Lanoir sottolinea “l’ampliamento delle strutture sportive con una nuova zona polivalente composta da un campo da paddle, novità del momento, un’area attrezzata con muro di allenamento e un nuovo campo da beach-tennis. Nel novembre scorso — prosegue il direttore —, abbiamo inaugurato,


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alla presenza della giocatrice Sara Errani, la nuova superficie Red Plus all’interno del nostro Palatennis, che ha già ottenuto un gran successo tra i nostri soci tennisti.” Il fondo in Red Plus è un campo da tennis in terra rossa a tutti gli effetti sia per quanto riguarda il rimbalzo della pallina che per la possibilità di scivolare, ma con una manutenzione inferiore rispetto a quelli classici. Non a caso, tale superficie, omologata ITF, è già presente al Foro Italico, al Country Club di Montecarlo e nel nuovissimo centro in Costa Azzurra di Patrick Mouratoglou, coach di Serena Williams. Dopo una partita di tennis, di

basket – o anche al termine del percorso salute, lungo 450 metri con stazioni attrezzate per esercizi a corpo libero –, ci si può rilassare nelle sale interne dotate di TV maxi schermo con programmi pay per view, tavoli per il gioco delle carte e due biliardi. In attesa degli spettacoli e delle feste che ogni anno vengono proposti ai soci e ai loro invitati: dal cabaret alle commedie dialettali, dalle sfilate di moda alle serate musicali, dagli incontri culturali alle serate di beneficenza, fino alla proiezione di film. Si può ben dire dunque che il Circolo Tennis Villa Carpena non è certo solo tennis!

IL RISTORANTE SANDERRY Il ristorante Sanderry, guidato dagli chef Alessandro Turroni ed Enrico Bombardi, è ideale per gustare piatti tipici regionali e internazionali in un ambiente accogliente e caratteristico. Con le sue due ampie sale, il porticato coperto, la piazzetta all’aperto – senza dimenticare il bordo piscina allestito in estate – il ristorante può ospitare fino a 200 coperti per grandi eventi e colazioni di lavoro. È adatto inoltre sia per spuntini veloci che per pranzi e cene in famiglia.

Sanderry RISTORANTE

Circolo Tennis Villa Carpena | Via Brando Brandi 69, Forlì | Tel. 0543 480072 info@tenniscarpena.it | www.tenniscarpena.it | www.facebook.com/circolotennisvillacarpena IN MAGAZINE

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