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SPETTACOLO

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PROFILI

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MUSICA SUONARE OVUNQUE: I MUSICANTI DI SAN CRISPINO E FRANCESCO MAESTRI ITINERANTE

DI CRISTINA MAZZI

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Suonano ‘sgangherati’ per le vie del paese invocando San Crispino, il protettore dei calzolai, “perché senza di lui non avremmo le scarpe per andare in giro a suonare.” Irrompono – ammettono loro stessi – alle feste paesane in gruppo, “a volte siamo anche una quindicina”, e strappano un sorriso a tutti quelli che incontrano durante le loro esibizioni itineranti. I Musicanti di San Crispino si muovono all’impazzata e sprigionano una scoppiettante allegria camminando qua e là nelle piazze, nelle sagre, ovunque. Tranne che sul palco. “Il palco crea distanza con il pubblico,” racconta Denis Valentini, fondatore della banda insieme a Gianluigi Staffa, per tutti ‘Bubi’, “noi invece vogliamo suonare fra la gente. E poi non ci stiamo nemmeno sopra un palco, siamo tanti. Tutto è nato nel 2000 davanti a un bar in centro a Modigliana, da lì abbiamo capito che ci piaceva suonare per strada e irrompere

nelle feste. Abbiamo iniziato con Il venditore di noccioline e La Cucaracha senza avere un vero e proprio repertorio. Usavamo le percussioni e una chitarrina per dare ritmo, optando per classici che si accompagnavano bene ai cori, quelli sguaiati che fanno allegria. Gli stessi che abbiamo mantenuto oggi perché ci aiutano ad avvicinarci al pubblico.” Oggi sono ancora quelli col fazzoletto a scacchi rosso e bianco in testa e la canottiera attillata fin sopra i jeans, che travolgono

il pubblico partendo dal valzer per arrivare alla musica dance

e all’elettronica. La banda nel tempo si è ampliata, riunendo musicisti e non (per loro è una passione che deve fare i conti con il primo lavoro. I Musicanti, infatti, cambiano sempre, ndr) di Modigliana, Faenza e Cesena, ma “purtroppo non possiamo più suonare dappertutto come facevamo agli esordi, le regole sono cambiate,” spiega Valentini. “Piano piano abbiamo assunto un atteggiamento più professionale rispetto alle prime ‘zingarate’, ci esibiamo anche in eventi privati in tutt’Italia, fino a Parigi e Zurigo. Ma funziona ancora così: mettiamo in moto il furgone, carichiamo gli strumenti e via, facciamo fino a 50 concerti da maggio a settembre, insieme a percussioni, ottoni, chitarra elettrica con un amplificatore costruito da noi e messo sopra un carretto che portiamo in giro. Una via di mezzo tra una chitarra e un basso, comodo da trasportare. Insomma se una volta per suonare non aspettavamo l’invito, oggi quegli inviti sono anche troppi, e ci tocca selezionare.”

Da Modigliana sono arrivati fino a Roma, negli studi della

Rai. Di puntata in puntata si sono guadagnati la finale di Dalla strada al palco, il programma condotto da Nek andato in onda su Rai 2. “Mi viene voglia di andare a mangiare in trattoria con loro,” ha buttato là il noto cantante dopo aver ascoltato Ragazzo s-fortunato, che ha portato in scena “un grande, e poco composto, baccano odoroso” che ha colpito tutti. Perché l’importante non è cosa suonare, ma come. Se i Musicanti di San Crispino sono un unicum nel panorama musicale locale (e non) del-

PIAZZE, SAGRE, OVUNQUE MA NON SUL PALCO: I MUSICANTI DI SAN CRISPINO HANNO INIZIATO COSÌ, IRROMPENDO ALLE FESTE PAESANE TRAVOLGENDO IL PUBBLICO FINO AD ARRIVARE, OGGI, A SUONARE NEGLI STUDI DELLA RAI.

“IMPARARE A CAMMINARE A 80 CENTIMETRI DA TERRA? NON È DIFFICILE,” RACCONTA FRANCESCO MAESTRI, CHE FA SPETTACOLI ITINERANTI, SPESSO SUI TRAMPOLI, COLLABORANDO CON REALTÀ DIVERSE DEL TERRITORIO.

NELLE PAGINE PRECEDENTI, I MUSICANTI DI SAN CRISPINO. A DESTRA, FRANCESCO MAESTRI (PRIMO A SINISTRA) SI ESIBISCE CON IL SUO GRUPPO SUI TRAMPOLI. le bande itineranti, lo è anche Francesco Maestri, giovane artista forlivese che abbiamo visto esibirsi, trampoli al seguito, nel Duo Vinaccia ma ha all’attivo tante altre collaborazioni con bande e collettivi. “Sono nato in una famiglia numerosa,” ripercorre Maestri, “giocare con i miei fratelli mi ha fatto crescere in un mondo creativo, poi l’arte ha sempre fatto parte del nostro dna. Ho sempre ascoltato molta musica di tutti i generi, dal rock al blues, soul e jazz. Ma pian piano ho capito che avevo una predilezione per la musica popolare, fatto piuttosto strano a quell’età, d’altronde sono sempre andato contro corrente.” Francesco ha scoperto la Scuola

di Musica Popolare di Forlim-

popoli, una delle pochissime in Italia, aperta nell’85. “Lì è nato l’amore per il mandolino, ma non solo,” continua. “Grazie alla musica ho scoperto tanti altri campi tangenti, come la scenografia e il teatro. Questo mi ha permesso di scoprire tante belle realtà folk in Romagna, come Musica nelle Aie a Faenza, o il gruppo mandolinistico di San Piero in Bagno che musicava il cinema muto. Un’esperienza incredibile. Oppure ancora i Ragazzi della Casa del Cuculo, con i quali nel 2010 e 2012 ho partecipato alla sfilata in città insieme a giocolieri, musicisti, artisti, tutti sui trampoli. Un allegro e spensierato carnevale estivo. Poi nel 2011 insieme ad altri 11 musicisti abbiamo partecipato a Fantaveicoli in Francia e Imola, la prima esperienza di musica e spettacolo.” Dopotutto imparare a cammi-

nare a 80 centimetri da terra,

secondo lui, “non è difficile, il problema è rendere i movimenti fluidi, assumere l’automatismo e farlo con disinvoltura. Oggi

faccio musica itinerante e spettacoli collaborando con realtà

diverse come il Duo Vinaccia (diventato un trio), il Teatro del Drago a Ravenna, Zircus, Duostinato, Circus-Picnic al Chiar di Luna. Immaginatevi una coloratissima parata in costume d’epoca, sfarzosi, alla quale partecipano artisti diversi, come giocolieri, mangia fuoco, burattinai, musicisti. Una figata no? Sono uno Yes man, mi butto in qualunque cosa mi chiedono di fare, dalla tradizionale folk ai burattini, musico e faccio qualcosa in scena. E ringrazio quel garage di amici, che a noi ragazzi ci ha permesso di iniziare a sperimentare. Ai giovani dico: ok la trap, ma non abbiate paura di andare contro corrente!”

UN ANNO INSIEME

Volevamo rivoluzionare il concetto di “stabilimento balneare” dando vita non solo ad un luogo in cui mangiare vista mare, al tramonto, ma ad un luogo in cui vivere un’esperienza. Così abbiamo deciso di lanciare il concetto di “agriturismo ittico” come cucina che pone la materia prima al centro. La nostra cucina porta con sé l’eredità della tradizione e della storicità cervese, la filosofia del ‘km0’ e della filiera con prodotti del territorio.

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