Special Dome - In Magazine Premium 2017

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Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ -

SPECIAL DOME.

architettura e interior design

RIMINI: Benessere totale

FORLÌ: Sapore che avvolge

RAVENNA: Il salone delle feste

PESARO: Nuovo concept abitativo

€ 3,00





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EDITORIALE

Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ -

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INMAGAZINE PREMIUM-DOME 2017

graphics enrico severi

di Andrea Masotti

26/04/17 12.21

Eccoci al nostro secondo appuntamento annuale con DOME, la rivista figlia di Premium interamente dedicata all’architettura e al design. Apriamo questo numero con uno speciale dedicato al Salone del Mobile di Milano, che ha visto la partecipazione di numerose aziende emiliano-romagnole e pesaresi. Passiamo poi alla rassegna di case con una casa colonica “contemporanea” di Rimini. A Bagnacavallo, ci sono state aperte le porte di un palazzo del Seicento dove eclettismo e pop art costituiscono un connubio originale e affascinante. Tradizione e contaminazione sono le parole chiave della casa di Forlì di Cristina Casadei, interior designer, che ha riassunto nella propria dimora tutta la propria sensibilità e la professionalità. Sulle colline della valle del Foglia, in provincia di Pesaro, troviamo una villa con piscina caratterizzata da un nuovo concept abitativo: un ambiente essenziale e contemporaneo molto accogliente e dai colori solo colori chiari. Nelle colline di Cesena apriamo una finestra sul liberty: parliamo di villa Forano, che sembra il set di un film di Bertolucci. Ritorniamo a Rimini per visitare la casa della interior designer Cristina Zanni, caratterizzata da uno stile che può essere definito “metropolitano d’oltralpe”, dall’impronta ottocentesca, borghese, intrisa di un contemporaneo elegantee al contempo fusion. A Cesena siamo stati ospiti di una dimora che si caratterizza per la linearità e grandi aperture verso il verde e i monti circostanti. Passiamo dalla montagna al mare, con un attico che guarda sui tetti di Rimini, in un palazzo anni ’70 del centro storico. A Pesaro ci aspetta l’antica villa delle delizie, Villa Miralfiore che fu dimora di Malatesti, Sforza, della Rovere e Medici. Facciamo un salto di qualche centinaio di anni con un progetto che ha ridato vita allo stabilimento industriale della Cooperativa Ceramica di Imola. A Forlì, siamo riusciti ad entrare in uno studio notarile, caratterizzato da dinamicità, funzionalità e, come si conviene, riservatezza. A Forlì gli uffici di Menabò Group sono stati completamente ristrutturati in occasione dei festeggiamenti del trentennale: un’occasione per guardare lontano nel tempo, quegli anni ’70 che costituiscono oggi il mood dei nuovi arredi dell’agenzia. Infine diamo spazio ai designer con Caveja Studio, che ha vinto il concorso per la progettazione del nuovo Centro Parrocchiale Beato Paolo VI a Forlì, Q-id, che progettano per Ferrari, Technogym e De Longhi, Alessandro Turoni, che porta il design nell’arte, Silvia Camporesi, fotografa che legge le architetture con la sua architettura e interior design macchina fotografica, Maurizio Prati, imprenditore ed esperto di colori RIMINI: Benessere totale RAVENNA: Il salone delle feste d’interni, Oltremateria, che ha preFORLÌ: Sapore che avvolge sentato al salone del mobile di Milano PESARO: Nuovo concept abitativo la soluzione Caldobenessere, prodotti e superfici radianti ad alto contenuto tecnologico.

SPECIAL DOME.


SOMMARI O

SOMMARIO DOME ARCHITET TURA E DESIGN

Editoriale

7

Accenti

10

Il grande design

14

20

Salone del mobile di Milano.

Benessere Totale

20

Una casa colonica contemporanea.

Il salone delle feste

26

Eclettismo e pop art in un palazzo del ’600.

Sapore che avvolge

32

Tradizione e contaminazione.

Nuovo concept abitativo

26 38

La casa sulle colline della valle del Foglia.

Finestra sul Liberty

42

Originalità ed allure in collina.

Retrò design

48

Stile metropolitano d’oltralpe.

Abitare la luce

54

32

Finestre sulla valle.

Ampi sguardi

58

Un nido cittadino.

L’antica villa delle delizie

64

Lusso secentesco.

Modernità espositiva

68

Nuova vita di uno stabilimento industriale.

Una funzionale eleganza

74

Luce e rovere per uno studio notarile.

48 8

Dove nascono le idee Tra recupero e modernità.

78


SOMMARI O

SOMMARIO DOME ARCHITET TURA E DESIGN

Caveja studio

84

La forma dello spirito.

Q-id

87

Un approccio pragmatico al design.

Alessandro Turoni

90

Legami primari.

Silvia Camporesi

92

Insolita Italia.

L’uomo del colore

96

Prati color.

Oltremateria

96

58

Un caldobenessere abbraccia la grafica.

“IN MAGAZINE PREMIUM” Speciale DOME Reg. al Tribunale di Forlì il 28/10/2005 n. 43 Edizioni IN MAGAZINE S.R.L. - Menabò Group Redazione e amministrazione: 47122 Forlì - Via Napoleone Bonaparte, 50 tel. 0543.798463 - fax. 0543.774044 www.inmagazine.it www.menabo.com info@inmagazine.it Stampa: Grafiche MDM Forlì Direttore Responsabile: Andrea Masotti. Redazione centrale: Gianluca Gatta, Giulia Masci Ametta.

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Artwork: Francesca Fantini. Ufficio commerciale: Gianluca Braga, Irena Coso, Laura De Paoli, Elvis Venturini. Collaboratori: Linda Antonellini, Annalisa Balzoni, Laura Bertozzi, Dolores Carnemolla, Giulia Masci Ametta, Mariadele Conti, Lucia Lombardi, Francesca Miccoli, Giovanna Patrignani, Giorgio Pereci. Fotografi: Studio Barbieri, Riccardo Gallini, Tommaso Guermandi, Giorgio Sabatini, Pietro Savorelli, Luca Toni, Andrea Vierucci. Chiuso per la stampa il 9/05/2017 Seguici su FB: www.facebook.com/edizioni.inmagazine

90

92

gruppo

in cooperation with

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ACCEN TI

UN NUOVOM OD O CESENA - Nasce da un nuovo modo di proporsi: nella progettazione e nella scelta del materiale per creare cucine, arte e design. Perché quando l’arte e la creatività si spostano dai luoghi precostituiti, spesso mettono in atto strategie molto coinvolgenti. Così Gianluca, proprietario di Nuovomodo, si rivolge alla cura del bello ma soprattutto del buono. “Prima nella mente poi nella realtà ho voluto creare un laboratorio in divenire, la cui parole d’ordine fossero accoglienza e curiosità. Certo, continuo a vendere cucine e letti, ma mi rifaccio alla cultura del dormire e del mangiare.” Nuovomodo vuole essere uno spazio aperto che vuole accogliere le più diverse sollecitazioni creative.

E MOTIONA L L I GH TS R I MI N I - Avete una frase del cuore, un motto o qualcosa che vi ricordi qualcuno? Da oggi questi messaggi possono diventare un prezioso box luminescente da collocare dove meglio credete, o utilizzarlo per rendere gli avvisi per i clienti più originali. Si tratta dei Lighting boxes | Emotional lights. Un originale pezzo di design, in legno e metallo con uno strip led al suo interno. L’estetica asciutta ed

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CAPS U L E H OT E L elegante, riprende uno stile Deco, rivisitato secondo i canoni estetici della New York anni Ottanta. L’azienda produttrice è NeverhadBefore. L’oggetto ideato dall’architetto Luca Gangemi con l’aiuto di 4 giovani imprenditori è visionabile nello Show-room a Rimini in via XX Settembre 32, o scrivere a info@neverhadbefore.it, e seguirne l’evoluzione su Facebook: @neverhadbefore.

FORLÌ - Dare valore al tempo, al comfort e al riposo: questa la mission che BenBo, ovvero Bed and Boarding, il primo capsule hotel d’Italia, che condivide in pieno con Dorelan, scelta per assicurare un riposo di qualità agli ospiti delle 42 capsule room, inaugurate all’Aeroporto Internazionale di Napoli Capodichino. Bed and Boarding è attivo 7 giorni su 7, 24 ore su 24 e nelle 42 room monoletto, 4 metri quadrati dotati di pareti insonorizzate, porta automatizzata, finestra con oscuranti, tavolo reclinabile, appendiabiti e portascarpe, si dorme su materassi Brera e guanciali Feel. Prodotti studiati per il settore contract e dotati di grande robustezza, durata nel tempo e un sostegno anatomico indeformabile. BenBo è un progetto destinato a “prendere il volo”, pensato per essere replicato in altri aeroporti italiani.


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ACCEN TI

EC CEL LENZA FOTO G RAFICA M ISA NO - I vincitori dei Sony World Photography Awards 2017 sono stati annunciati nei mesi scorsi dalla World Photography Organization – una importante e stimata organizzazione internazionale di fotografia – e scelti tra 227.596 immagini provenienti da 186 paesi diversi. Alessandro Piredda, di Misano Adriatico, è arrivato tra i finalisti di questo prestigioso concorso, nella sezione Architettura, con il suo progetto che si concentra sui palazzi e monumenti più belli e significativi che abbiamo in Italia, ripresi in notturna e isolati dal loro contesto urbanistico tramite un processo di post produzione, applicato sulle luci e il chiaro/scuro.

S H AR ED S PA CE B O LO GN A - Nell’ambito di Art City Bologna 2017, in occasione di Arte Fiera, Cheap ha presentato, per la prima volta in assoluto, un composito progetto di arte urbana che va oltre l’intervento murario, integrando ad esso un workshop realizzato in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Bologna e un’installazione indoor ospitata dall’Atelier Sì di via San Vitale 69. Shared Space è nato da un’idea di Giulio Vesprini, urban artist. Al centro dell’intervento proposto a Bologna è il concetto di “archigrafia”, una disciplina che integra, appunto, l’architettura alla grafica. Nucleo centrale del progetto è stato il muro di cinta dell’Autostazione di viale Masini, che rappresenta per Cheap l’unica costante, fin dalla prima edizione del Festival, diventando, da tre anni a questa parte anche il luogo di intervento privilegiato. Più nello specifico, l’installazione di arte urbana al centro di Shared Space è 12

partita da una ricerca sulla topografia di Bologna, trasformandosi in un vero e proprio omaggio alla città. Punto di partenza sono stati i 9 quartieri che la compongono, di cui sono stati estratti graficamente i confini. A ciascuno di essi è stata dedicata una serie di 6 poster, per un totale di 54, che compongono nel complesso 9 visioni della città.

MILAN O ART WE E K M ILANO - Dal 12 al 18 giugno il capoluogo lombardo ospiterà la prima edizione dell’evento: una serie di incontri, conferenze e dibattiti con l’obiettivo di disegnare la città del futuro. Una settimana di eventi dedicati all’architettura e alla cultura del progetto, promossi dal Comune con la partnership di Triennale e Politecnico. Il capoluogo lombardo sarà teatro di sette giorni di eventi, incontri, performance, dialoghi, letture, visite guidate e discussioni pubbliche dedicate all’architettura e alle trasformazioni urbane. Il palinsesto degli eventi è in fase di realizzazione ma ci sono già delle “conferme importanti”. Come quella dell’architetto e critico newyorkese Peter Eisenman. Ci sarà poi Elisabeth Diller, uno degli architetti che hanno ridisegnato il volto di New York con la High Line, la passeggiata immersa nel verde ricavata su un percorso ferroviario dismesso della città.


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M I LAN O

IL GRANDE DESIGN SALONE DEL MOB ILE DI MILANO testo Giorgio Pereci

Compie 56 anni ma è sempre più vivace e innovativo. Parliamo del Salone del Mobile di Milano, appuntamento primaverile fondamentale per le aziende del settore.

Il Salone del Mobile di Milano, giunto quest’anno alla 56° edizione, è il punto di riferimento del settore a livello internazionale. Un’edizione, questa del 2017, che si è presentata con un nuovo format del settore classico e due eventi, visioni inedite del design contemporaneo e dello spazio lavoro. Dal 4 al 9 aprile Milano è diventata la capitale del design Mondiale, vetrina d’eccellenza della qualità e innovazione del settore e appuntamento internazionale degli addetti ai lavori, e non solo, capace di attrarre con la sua completa e ampia offerta merceologica – dagli arredi alle luci, agli ambienti di lavoro – oltre 300.000 visitatori da più di 165 Paesi e far parlare di sé più di 5.000 giornalisti da tutto il mondo. 14

I numeri sono da capogiro: oltre 200.000 mq di superficie netta espositiva per più di 2.000 espositori – di cui circa il 30% provenienti dall’estero – suddivisi tra Salone Internazionale del Mobile propriamente detto e Salone Internazionale del Complemento d’Arredo. Senza dimenticare le altre manifestazioni collaterali: Euroluce con 454 espositori, di cui 49% esteri, su oltre 39.000 mq; Workplace3.0 con 92 espositori, di cui 39% esteri, su 10.000 mq; SaloneSatellite, con circa 650 designer di diverse scuole internazionali su circa 3.000 mq. Tra questi numerosi i partecipanti provenienti dalla Romagna e dalla Provincia di Pesaro e Urbino. Non è possibile essere esaurienti, ma come non citare


Technogym di Cesena, azienda leader nel campo del fitness e del wellness, che, oltre ad avere inaugurato il proprio flagshipstore milanese, ha presentato Skillrow, la soluzione per l’indoor rowing per l’allenamento in casa. E poi Luxury Living di Forlì, che ha esposto le novità dei marchi Fendi Casa, Trussardi Casa, Bentley Home, Heritage Collection, Paul Mathieu

by Luxury Living, Hevolution Home Collection, Luxury Living Outdoor e Ritz Paris Home Collection. Cierre Imbottiti di Forlì, nata come tradizionale bottega artigiana e oggi, pur rimanendo aderente alle originarie tradizioni, con 12.000 mq di zona produzione e 130 artigiani, ha presentato a Milano i suoi nuovi divani delle linee Simply, Olli, Jack, Crystal, Rigoletto, Flo-

VISTA DALL’ALTO DELL’ULTIMA EDIZIONE DEL SALONE DEL MOBILE DI MILANO. 15


A PARTIRE DALL’ALTO, SKILLROW, LA NUOVA SOLUZIONE DI INDOOR ROWING DI TECHNOGYM. A FIANCO, LA SEDIA GHOST DI FIAM CHE HA FESTEGGIATO A MILANO IL SUO TRENTENNALE. SOTTO, IL DIVANO OLLY COMP DI CIERRE IMBOTTITI.

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wer, Eva due e Merlino. Aster di Pesaro ha partecipato fuori salone con le sue nuove cucine, un prodotto insostituibile che diventa irresistibile grazie alle scelte progettuali e di design nonché a un’attenzione particolare per l’esperienza di acquisto, che viene definita multisensoriale. Fiam Italia di Pesaro ha festeggiato al Salone il trentesimo anniversario della poltrona Ghost, disegnata da Cini Boeri e Tomu Katayanagi, accanto alle novità proposte dall’olandese Marcel Wanders. Presente con le ue novità anche Metalmobil di Tavullia, marchio di IFI S.p.a., leader in soluzioni innovative

per design e tecnologia nell’arredo di locali pubblici. Colombini mobili di San Marino ha presentato la linea divani Sofup Next e la linea notte Sogno. Il Salone del Mobile, e tutta Milano, vive anche delle proposte fuori salone, che nello stesso periodo creano un connubio indistinguibile con il salone ufficiale. Proprio fuori salone hanno proposto i loro prodotti Oltremateria di Rimini, che ha dato vita ad un innovativo progetto per portare benessere in architettura e nel design, il sistema di riscaldamento a raggi infrarossi Caldobenessere che, abbinato alle superfici continue Oltrema-


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Il posto dove vivere.


A FIANCO, LA SCALA FONTANOT INSTALLATA PRESSO LA PENTHOUSE ONE 11 NEL QUARTIERE CITY LIFE DI MILANO. SOTTO, DA SINISTRA, BODY LOVE, IL NUOVO PRODOTTO SAUNA+HAMMAM PRESENTATO AL FUORI SALONE DA EFFEGIBI DI CESENA. A FIANCO, IL CONTROTELAIO ESSENTIAL DI SCRIGNO.

teria in Oleomalta ed Ecomalta, soddisfa l’esigenza di coniugare la tecnologia all’effetto estetico con massimo confort e bassissimo spessore. Scavolini di Pesaro ha presentato Diesel Open Workshop, progetto di arredo realizzato in collaborazione con Diesel. Fontanot di Cerasolo Ausa (Rimini) azienda leader nella produzione di scale, ha portato al fuori salone alcune delle sue più pregevoli installazioni tra cui merita sottolineare quella presso la Penthouse One 11 nel quartiere City Life di Milano, nella residenza disegnata da Zaha Hadid. Effegibi di Cesena che da oltre 25 anni progetta e

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produce saune e bagni turchi con tecnologie all’avanguardia, ha presentato una particolare versione angolare di Body Love, il nuovo prodotto sauna+hammam disegnato da Rodolfo Dordoni con Michele Angelini. Scrigno di S. Ermete di Santarcangelo di Romagna ha presentato, insieme al partner Andrea Castrignano, il progetto PRE-FABulous un nuovo concept di casa prefabbricata dove tra i protagonisti spiccano i controtelai Essential per porte scorrevoli e a battente. Non resta che aspettare il prossimo anno: l’appuntamento per il 2018 è dal 17 al 28 aprile.


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RI MI N I

BENESSERE TOTALE UNA CASA COLONICA CONTEMP ORANEA testo Lucia Lombardi - foto Studio Barbieri


U N PRO G E T TO A TU T TO TO ND O, PENSATO CON CURA IN OGNI D ET TA G L I O, PER U N B E NESSE RE TOTALE .

Sulle morbide colline a sud di Rimini si sviluppa una sorta di villaggio agreste di trenta ettari, si tratta di Villa Febe, una casa di 500 mq più 130 mq tra porticato e terrazzi, realizzata da Archid Studio (instragram archid.roma). Un progetto altamente scenografico sia per quel che riguarda gli interni sia per gli ambienti esterni. Il casolare è disposto su tre piani, un livello zero dedicato alla zona giorno, livello più uno progettato per la zona notte soppalcata, il livello meno uno dedicato agli ospiti e all’area benessere. La dimora contiene dei plus non visibili in foto, quali cablaggio, antifurto, domotica e filodiffusione fino alla zona piscina. Si tratta di una nuova costruzione e le richieste della committenza erano quelle di avere una residenza che mantenesse la sua forte connotazione di casa colonica ma rivisitata in chiave contemporanea e con una certa attenzione all’aspetto bio, essendo il proprietario nel settore delle colture innovative. L’abitazione è stata pensata per un nucleo famigliare giovane, marito, moglie e due figli ancora piccoli. Le linee guida del progetto si fondano sulla scelta di adibire a zona giorno il livello zero, con una cucina a servizio della famiglia, una zona pranzo inserita tra due archi che inquadrano da un lato una delle viste mozzafiato sulla vallata, per avere sempre un rapporto stretto con la natura circostante, un soggiorno con ampio divano a forma di U su cui si affaccia un soppalco passante con zona li-

IN APERTURA, LA VEDUTA ESTERNA DELLA CASA CON LA BIO PISCINA. SOTTO, LA CUCINA E A FIANCO IL CORRIDOIO.



breria a servizio dello studio. Troviamo inoltre un ampio armadio, contenitore e guardaroba a muro, lungo un disimpegno che porta ad un primo bagno e allo studio del padrone di casa. Il livello più uno, adibito a zona notte, consta di due camere da letto pensate per i figli, entrambe con soppalco, ed un bagno esclusivamente per loro. La camera da letto padronale ha carta da parati e colori caldi in nuance, ricorda le antiche masserie con qualche tocco francese, un po’ shabby chic. Il bagno ha una vasca free standing e un’ampia doccia, a rendere scenografico l’ambiente è l’uso, anche in questo servizio, della carta da parati, soluzione del tutto inaspettata. Tramite poi un piccolo guardaroba si sale una scala a chiocciola dalla sagoma sinuosa per arrivare ad un intero piano soppalcato ad uso guardaroba. L’uso della carta da parati in tutti gli ambienti è piuttosto marcata, connotando ogni spazio con un proprio, forte, carattere. La scelta è ricaduta da parte dei progettisti su Inkiostro Bianco, utilizzando carte differenti e con richiami ad hoc per ogni location, siano esse zone di passaggio, cucina, soggiorno, scale,

IN ALTO, LA CAMERA DA LETTO PADRONALE. A FIANCO, LA ZONA BENESSERE CON PISCINA RISCALDATA, BAGNO TURCO E SAUNA. 24

bagni, camere da letto. Anche l’uso delle ceramiche è evidente, avendole poste sia a pavimento sia a parete anche in zone inusuali. Quindi ritroviamo pareti in gres effetto tufo nelle zone giorno per trasmettere calore agli ambienti. Graniti Fiandre invece sono utilizzati nel bagno padronale, scegliendo l’effetto onice, e ricreando pareti intere come quella dei lavandini, e l’intera doccia per un effetto naturale e materico. Il piano meno uno ospita la zona benessere composta da palestra, piscina riscaldata, bagno turco e sauna. Questo livello è stato studiato anche per accogliere gli ospiti, per i quali è stata allestita una camera da letto con una parete completamente vetrata, un bagno, una stanza con ampio televisore, una zona open living con piccola cucina e un grande tavolo conviviale. Nel parco attorno alla villa invece troviamo una biopiscina dalla forma naturale che si integra totalmente con le sinuosità del terreno, a corollario una varietà di alberi e attraverso un pergola in castagno si raggiunge un laghetto con le carpe Koi.




RAVEN N A

IL SALONE DELLE FESTE ECLET TISMO E P OP ART IN UN PALAZ ZO DEL ‘6 0 0 testo Annalisa Balzoni - foto Tommaso Guermandi


“Chiunque ad un certo punto della vita mette su casa. La parte difficile è costruire una casa del cuore. Un posto non soltanto per dormire, ma anche per sognare. Un posto dove crescere una famiglia con amore, un posto non per trovare riparo dal freddo ma un angolino tutto nostro da cui ammirare il cambiamento delle stagioni; Un posto non semplicemente dove far passare il tempo, ma dove provare gioia per il resto della vita” (Sergio Bambaren).

SOTTO, VEDUTA DELLA SCALA ADORNATA DALLA GALLERIA DI OPERE D’ARTE.

In un incantevole palazzo di Bagnacavallo, Palazzo Papini, poi Capra, ci vengono aperte le porte al piano nobile di una splendida dimora, ove convivono, in perfetta armonia e simbiosi, antico e moderno. Questo palazzo del ‘600 venne frazionato alla fine degli anni 80 in diversi alloggi, poi tutti restaurati, che lo restituiscono in tutto il suo splendore alla cittadina di Bagnacavallo, ricca di palazzi storici in stile veneziano, che durante il secondo conflitto mondiale ebbe la fortuna di non essere bombardata. L’intervento di recupero partì da un’invasione di termiti che colpì tutta la città. L’allora sindaco e il capo dell’ufficio tecnico posero un quesito alla comunità europea per poter far fronte a tale inconveniente, la risposta fu che i palazzi chiusi o abbandonati venissero di nuovo abitati, perché solo in tale modo si sarebbe potuto risolvere il problema. Venne fatta un’operazione urbanistica, civile ed industriale straordinaria, venne convinta la soprintendenza al frazionamento dei palazzi; così Bagnacavallo si trasformò in un cantiere immenso, e queste frazioni di palazzo vennero vendute solo a chi avrebbe pre-


SOPRA, LA ZONA PRANZO DOVE SPICCANO TANTE SEDUTE, OGNUNA DIVERSA DALL’ALTRA.

so la residenza per almeno cinque anni, dando tassi agevolati per il recupero edilizio. Siamo ospiti nel palazzo più antico, e nella parte più affascinante, che comprende il salone delle feste di oltre 170 mq, nella parte che ospitò la Regina Cristina di Svezia nel 1662, durante i suoi viaggi a Roma e durante gli incontri con Arcangelo Corelli di Fusignano, musicista del papa. Meravigliosa la pavimentazione in cotto originale, riportata all’antico splendore grazie alle capacità di ottimi artigiani, spledido il soffitto ligneo integralmente conservato e solo pulito con aria, posizionato a oltre 7.5 metri dal pavimento, si è così conservato nei secoli, solo una parte, risultante rovinata e bruciata, è stata rimossa, su indicazione della soprintendenza, per poter collocare la scala a chiocciola che conduce al piano superiore. La progettazione interna è stata curata dagli architetti faentini Vincenzo Lega e Luigi Cicognani, particolarmente esperti nel restauro e nel recupero oltre che nel contemporaneo, quest’ultimo ben visibile nel mobile soppalco che occupa parte del salone, e che grazie alle sue rotondità scandisce la zona cucina/cambusa e la zona studio. 29


D’effetto gli arredi, grazie al gusto pop e raffinato dei padroni di casa, così come le splendide opere d’arte esposte, che contribuiscono a creare un’atmosfera suggestiva ed accogliente, ove le grandi dimensioni sono state per così dire prese in giro per poter realizzare il sogno di casa togliendo quel senso di austerità che aveva in origine. I corpi illuminanti sono tutti di Peppino Campanella, artista di Polignano a Mare, realizzati con cristalli reciclati e pietra leccese, magie artigianali uniche. Le altre opere d’arte sono frutto di giovani pittori scelti in base al gusto personale, gli unici più conosciuti sono Enrico Manera, unico artista vivente della cosiddetta scuola di Piazza del Popolo, vera fucina di talenti della cosiddetta pop art italiana. Troviamo anche opere di Omar Sagrini, un artista particolarmente prolifico, qualche opera di Piero Dosi, e altri giovani artisti romagnoli. Proseguendo la nostra visita ci soffermiamo sulla scala che conduce al piano superiore, progettata interamente dall’architetto Iannucci della soprintendenza di Ravenna. Al piano superiore troviamo la zona notte e una piccola zona colazione; dominante in questa porzione del palazzo è la struttura lignea delle imponenti capriate del tetto. La lungimiranza della soprintendenza, nel rispetto architettonico, ha consentito un recupero fatato e pop. Terminiamo il nostro viaggio, grati di essere stati ospitati in questa casa ove ogni particolare, profondamente curato, diviene ricongiungimento fra le più recondite armonie, la fantasia, e la quotidianità di chi la vive.

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POESI A S OSPESA Spicca sospeso il veliero del vento di Marcello Chiarenza, che da decenni opera nel campo della figurazione simbolica, come scultore, pittore, scenografo, conduttore di laboratori, autore e regista teatrale. Opera realizzata con materiali poveri quali giunco e cotone. Magica quando fluttua in presenza della brezza che penetra dalle finestre.


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SAPORE CHE AVVOLGE TRADIZIONE E CONTAMINAZIONE testo Annalisa Balzoni - foto Giorgio Sabatini



“ Q U EL LO C HE VO R R E I D I P I NG E RE È L A LU C E D EL SO L E SU L L A PA RET E D I U NA C A SA ”. EDWARD

IN APERTURA, UN’AMPIA VISTA DELLA SALA CON IL CAMINO. SOTTO, UNO SCORCIO DEL LIVING CON OGGETTI E DETTAGLI D’EPOCA. DI FIANCO, LA CUCINA, CUORE DELLA CASA.

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Prosegue il nostro viaggio alla scoperta delle dimore più belle, siamo ospiti di Cristina Casadei, nota Interior Designer forlivese, che da 20 anni si dedica a quello che sognava da piccola: alla progettazione di interni, a un lavoro HOPPER appassionante e coinvolgente basato sulle persone e non sulle cose. Questa dimora parla di Cristina e della sua famiglia, dell’amore per l’arte e per la natura, dell’amore per la tradizione, dell’amore per la ricerca, perché nella vita non bisogna mai fermarsi, la casa vive e cresce con chi vi abita. Acquistata nel 2000, era una casa disabitata fin dagli anni ’60, come ci ha detto Cristina “era una casa dove venivo da piccola a prendere le ciliege, è stato paradossalmente un ritorno al passato, o meglio direi un tornare a casa”. Faceva parte fin dall’800 di un complesso di edifici all’interno di un grande podere di proprietà di una famiglia di mandriani, era la casa più povera utilizzata come ricovero attrezzi e stalla per gli animali domestici. Quando venne comprata era quasi distrutta e avvolta dalla vegetazione, ma piena dei ricordi della famiglia che la possedeva, ricca di oggetti testimonianza dei lavori dell’epoca, ricca dei resti di quell’antico sapore di campagna che la pervadeva e di chi l’aveva vissuta. “Era la casa dei miei sogni... Le ultime proprietarie, due anziane signore, erano all’inizio quasi restie a cederla, solo dopo aver capito che avremmo rispettato la memoria e il luogo, decisero di concedere nuova vita alla casa, avevano capito che avremmo conservato, in poche parole, tutto il loro ricordi, unendoli ai nostri” È stato un restauro conservativo curato nei minimi dettagli, dalla ricerca di materiali da recupero per le pavimentazioni alle travi del tetto, è stato fatto tutto per riportarla al suo antico splendore. La suddivisione interna, studiata in base all’architettura della casa originaria, detta a treno , ossia lunga e stretta, ha portato alla creazione del lungo cannocchiale che attraversa i vani al piano terra,


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che funge da trait d’union delicato ma soprattutto elegante. La realizzazione della sequenza ritmica delle porte è stata un’idea vincente, sono tutte esposte a sud, permettendo alla luce naturale di invadere gli ambienti, donando agli stessi atmosfere diverse in base alle stagioni. Un intervento di ripristino magistrale, finalizzato al recupero della memoria del luogo ma anche con inserimenti architettonici moderni, come la scala di collegamento col primo piano, esperimento quest’ultimo della stessa Casadei che utilizzando le resine di Gobbetto, ha creato una texture che ricorda al tatto e alla vista i colori del ferro acidato e arrugginito, in linea e in coerenza con i materiali della casa; altri nuovi elementi contemporanei sono le aperture verticali sulla parete nord che ben si sposano con la dimora, creando un collegamento armonico tra ieri e oggi, tra chi l’ha vissuta e chi attualmente la vive. I tagli verticali che sfondano la parte nord della casa, sono realizzati in vetro fisso che oltre a facilitare l’ingresso della luce naturale, diventano mezzo di fusione con l’ambiente esterno, diventano quadri naturali, facilitando l’ingresso dei colori degli alberi del giardino, e delle colline in lontananza, soprattutto evidente nell’ampio taglio orizzontale presente in cucina, che rappresenta il cuore della casa e uno dei punti nevralgici della stessa, che dona al visitatore l’affaccio sulla campagna, ove l’occhio può spaziare lontano fino a toccare le colline all’orizzonte, mentre all’interno ogni minimo particolare è stato curato con grande maestria e calore, quel calore umano che pervade ogni punto, ove il visitatore si sente abbracciato dal gusto e dalla cultura. Esperimenti meravigliosi sono anche le porte in vetro stampate realizzate su progetto della stessa Casadei, o le ante dell’armadio nella camera padronale ove le ante riportano la stampa di fiori che risultano alla vista e al tatto tridimensionali. Ci si immerge nella tradizione della tipica casa romagnola che viene dolcemente contaminata con l’inserimento di arredi europei e orientali, frutto degli stimoli dei tanti viaggi fatti dalla proprietà, stimoli che hanno allenato l’animo, lo sguardo e la crescita di chi la vive.

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GUARDANDO LA N ATURA L’ambiente esterno si fonde con i tagli verticali della parete nord, che diventano quadri naturali, facilitando l’ingresso dei colori degli alberi del giardino, e delle colline in lontananza. Il rispetto e la commistione tra esterno e interno diventano i punti di forza di questo recupero, che possiamo definire quasi poesia.




PESARO

NUOVO CONCEPT ABITATIVO LA CASA SU LLE COLLINE DELLA VALLE DEL FOGL I A testo Mariadele Conti - foto Andrea Vierucci


IN APERTURA, LA PISCINA RIVESTITA CON SABBIA E RESINA.NELLA PAGINA A FIANCO, IL LIVING.

Dalla ristrutturazione di una casa degli anni sessanta, ad opera dell’architetto Marco Tamino e con la collaborazione dell’interior designer Mariadele Conti, sulle prime colline pesaresi affacciate sul mare, nasce una villa contemporanea che propone un concept non convenzionale dello spazio abitativo. Gli ambienti che compongono questa residenza, che appartiene ad un noto sportivo italiano, non sono racchiusi in un volume edilizio unitario ma si articola in una successione di elementi spaziali che si sviluppano su cinque diversi livelli seguendo la pendenza naturale del terreno, esprimendo una forte aderenza rispetto al contesto ambientale nel quale si inserisce. Si tratta di uno spazio fluido che, di volta in volta, assume forme e caratteri differenti in relazione agli

ESSENZIA L ITÀ CONT EM PORA NEA Un ambiente essenziale e contemporaneo, tutt’altro che minimalista, molto accogliente e realizzato dal progettista utilizzando solo colori chiari, preziosi legni africani e grandi vetrate che creano un suggestivo rapporto interno-esterno, aprendosi sul bellissimo paesaggio delle colline della valle del Foglia. Libreria e mobili contenitori di Tisettanta, zona pranzo realizzata da Armani Casa in legno wengè, una citazione di design storico con la panca in pelle trapuntata di Mies van de Rohe, della serie i “Maestri” di Cassina, divani e tappeti in fibre naturali, e tende Waves di Silent Gliss, perfette per schermare la luce lasciando intatta la percezione del paesaggio.

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U N A M B IE N TE LU MIN O S O D I O LT R E C E N TO ME TR I Q U A D R ATI O R G A N IZ Z ATO I N U NA ZO N A R E LA X C O N D I VA NI A C C O G LIE N TI ED U N C A MIN E T TO.

usi previsti, che si chiude dove l’intimità e la privacy dei luoghi lo richiedono o invece si apre e si dilata nelle logge, nei terrazzi attrezzati e negli spazi verdi appositamente disegnati intorno all’edificio. Al piano superiore sono presenti due spaziose camere da letto, ciascuna con il proprio servizio e cabina armadiospogliatoio, che guardano due terrazze laterali. Più in basso, scendendo una rampa di pochi scalini, si accede al soggiorno principale: un ambiente luminoso di oltre cento metri quadrati organizzato in una zona pranzo ed una zona relax con divani accoglienti ed un caminetto, che possiamo considerare il centro ideale della casa. Le ampie vetrate del soggiorno si aprono sul grande terrazzo che gli gira intorno e che viene parzialmente coperto dal cornicione aggettante in legno e acciaio. La parte ovest del terrazzo si affaccia sul panorama della valle del fiume Foglia e sulla piscina. Infine con una breve rampa si scende verso l’ambiente cucina e gli spazi più privati, interni ed esterni, destinati alla vita domestica. Questi sono stati realizzati al piano giardino, assieme ad un’attrezzatissima zona fitness e ad un appartamento per ospiti. 41



CESEN A

FINESTRA SUL LIBERTY ORIGINALITÀ ED ALLURE IN COLLINA testo Lucia Lombardi - foto Riccardo Gallini


Villa Forano è come una pellicola di Bernardo Bertolucci, è come aprire il cassetto dei ricordi, di un tempo che fu. È la casa di Lorella e Massimo e Villa Forano ne restituisce la loro essenza. Ad occuparsi degli arredi della villa di 400 mq è stata la padrona di casa, Lorella, visual designer, coadiuvata da esperte maestranze da cui ha attinto utili consigli, e dall’amico pittore cesenate Carlo Cola, suggeritore delle nuances per le pareti, verdi, rosse, azzurre, e favorito alcune sue tele tono su tono. La coppia ha scelto questa dimora diversi decenni or sono, potremmo dire che si sono vicendevolmente trovati. Entriamo da una porta azzurro cielo che richiama i casali della Camargue, i cui scalini d’ingresso sono gremiti di fiori lilla, come nei giardini dell’infan-

UN O SPA ZIO PER L ’A NIM A La chiesetta del 1770, a pianta centrale, consta ancora di paramenti sacri originari e affreschi decorativi, lanterne in ferro battuto, ex voto, frammenti di statue. Sino agli anni ‘50, il 15 di agosto si festeggiava la festa dell’Assunta, quindi è probabile che questo luogo fosse dedicato al culto mariano. Ci sono foto che testimoniano inoltre celebrazioni di matrimoni e feste. Antiche panche di legno portano ancora incise i nomi padronali.

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D A L P R IM O S G U A R D O SI I NT E N D E SU BITO L ’A M O R E VIS C E R A LE P E R L E M I NU TA G LIE , O G G E T TI I L C U I US O O R IG IN A R IO È EVO C ATIVO.

IN ALTO, LA CAMERA DEGLI OSPITI DAI COLORI ACCESI E DAI DETTAGLI VINTAGE.

zia romita. Dal primo sguardo si intende subito l’amore viscerale per le minutaglie, oggetti il cui uso originario è declinato in chiave evocativa. Come il pungiball a forma d’uomo in cuoio color nocciola utilizzato per la lotta greco-romana adagiato sulla rampa delle scale d’ingresso atto ad accogliere i visitatori, illuminato dalle multiformi ombre create da una inusuale lampada ottenuta con una maschera da scherma attorniata da corolle-collane astratte create dalla padrona di casa, quasi come fosse uno scacciapensieri indiano. Per salire le antiche scale, segnate dal passo d’uomo, ci si può tenere in un corrimano sui generis, ottenuto con il ferro del montante di una vecchia portafinestra. Un affastellarsi di lampadari vintage di perline amalgama la messinscena d’accoglienza. Arrivati al primo piano si staglia un corridoio luminosissimo, grazie alla finestra in fondo e alle aperture delle stanze tutte in affaccio sullo stesso. Il salone delle feste con soffitto voltato, e in antico affrescato, ha un allure particolare, mentre un grande camino in pietra serena vigila sulla stanza, un paravento cinese diviene un mobile di contenimento, 45


non perdendo la sua primigenia natura. Si entra poi nella prima stanza da letto dove campeggia un elemento ligneo decorato da iconografie angeliche. Ai piedi del letto un’antica panca in legno, probabilmente da patio. Alla parete una tela montata a festone del pittore Cola. Poco più avanti si entra nella biblioteca di Massimo. Uno spazio ovattato, le cui scansie provengono da una antica ferramenta, mentre il tavolo centrale di legno massiccio, ora zeppo di edizioni antiche, era il mobile

IN ALTO, UNO SCORCIO DELLA SCALA E DEL SOGGIORNO. A FIANCO, IL PARCO DELLA CASA CON GIARDINO SPONTANEO E ALBERI SECOLARI. 46

di un negozio di cappelli smantellato. Il bagno ha una vasca ricoperta con un legno di recupero che fa pandan con un frammento proveniente da una tela antica che raffigura un cielo in notturna. Dal corridoio c’è un piccolo passaggio tortuoso di scalette da cui si scende verso le cantine e la chiesetta. Uno spazio dedicato agli shooting fotografici di moda in cui le collezioni di Lorella e i suoi manufatti prendono vita. Le stalle con le mangiatoie, le antiche cucine,

divengono non solo set, ma anche spazi conviviali, dove anche qui i mobili sono di riuso artistico. Uscendo sull’aia l’occhio è rapito dalla rigogliosa vegetazione, dal verde dei 2000 mq di giardino, un belvedere ricavato sul tetto della limonaia e cinto da una balaustra Liberty proveniente dalle ex colonie indiane, uno spazio su cui fermarsi a meditare, adagiati sulle due panchine indiane in legno. Cascate di rosmarino, cipressi e un bosco di bambù sono gli interventi di verde voluto dai padroni di casa ad ornamento della limonaia, caratterizzata da grandi porte finestre di recupero. Sullo sfondo la collina di San Giovanni in Galilea, da cui giungono i rintocchi e il gallo ci ricorda che il tempo non si è fermato e la nostra visita sognante è giunta al termine. Perchè qui, come dice Lorella, c’è un’energia positiva e questa casa favorisce ottimi incontri



RI MI N I

RETRÒ DESIGN STILE METROP OLITANO D’OLTRALPE testo Lucia Lombardi - foto Riccardo Gallini



IN APERTURA, LA VEDUTA DEL LIVING E DELLA CUCINA CON IL GRANDE TAVOLO CONVIVIALE.

Nel paese dei creativi per antonomasia, Santarcangelo di Romagna, si trova l’appartamento della interior designer Cristina Zanni, una donna e una professionista di carattere. Questo le permette di donare ai suoi progetti una cifra del tutto personale. Lo stile dell’appartamento di 110 mq, è assolutamente un metropolitano d’oltralpe, dall’impronta ottocentesca, borghese, intrisa di un contemporaneo elegante e al contempo fusion, con tocchi di glamour coloniale. I colori più nordici, grigi, neri e verde acqua si alternano armoniosamente. La comunicazione e la profondità visiva sono date dal vetro a tutta altezza sulla cucina abitabile. Sala e soggiorno si fondono tra loro mantenendo due entità distinte. Il grande tavolo conviviale, sovradimensionato, 3,50 m., marrone scuro, disegnato per ospitare figli, morosi, amici, parenti, ha una struttura in ferro e piano in laminato. Le sedie sono la passione della padrona di casa,

CUCINA C HE DI ALOG A C ON I L L IVING Sala e soggiorno si fondono tra loro mantenendo due entità distinte. La cucina ne è il fulcro, come la metafora stessa del focolare domestico. I cui mobili tra il sabbia e il bianco hanno pensili con chiusure scorrevoli, due antone effetto parete, dove spazialità e linearità governano il tutto. Il tavolo in legno del nonno ha un piano in marmo bianco, a sovrastarlo lanterne rettangolari con profilatura di legno povero tinto di riciclo, con lampadina grande a vista, disegnate dalla designer.

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Che Luce è un’azienda leader nel settore dell’illuminazione tecnica e decorativa. Presente a Rimini, dispone di un innovatico showroom che propone un’ampia gamma di prodotti per l’illuminazione e complementi d’arredo dei più prestigiosi marchi di design. È presente al suo interno uno studio di progettazione, in grado di fornire le più efficaci soluzioni coniugando funzionalità, innovazione, design e risparmio energetico.

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A FIANCO, DALL’ATO, IL BAGNO SALOTTO E LA CAMERA DA LETTO PADRONALE CON IL GRANDE LETTO A BALDACCHINO.

infatti Cristina ama mescolarne di recupero e di design classico, come in questo caso, dove pezzi di Vitra e Kartell convivono piacevolmente con elementi anni ‘40 e ‘50. A sovrastare il tavolo una lampada in midollino, che la creativa ha unito creando globi di dimensioni differenti, per uno smaccato effetto esotico. Il divano Flexform, modello Long Island, in piuma, grigio mélange, è completato da un pouf-tavolino in pelle. Il bagno-salotto ha una carta da parati Designers Guild con fiori di pesco e vasi cinesi, con un grande specchio che riflette tutto ciò che vi passa davanti. Il secondo bagno, pavimento a mosaico e vetro doccia decorato ha una texture satinata corrispondente ai decori della carta da parati floccata, in rilievo, effetto tessuto. La camera da letto padronale ha un grande letto a baldacchino in legno, come isola attorno cui gira tutto, anche l’armadio dal taglio orizzontale, effetto svuotamento, color corda di cotone, che offre la massima capienza, su disegno della santarcangiolese, prossima all’apertura del nuovo studio in pieno paese. Completano il tutto la lampada Rabbit di Mooi e tende in lino, color grigio piombo ed ecrù. Un retaggio classico che Cristina Zanni mixa sapientemente restituendo uno stile attuale e vitale. 52


DAIFUKU japanese restaurant San Marino

residenza privata

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Progettista di interni, arreda residenze private, negozi e locali pubblici, designer di oggetti e collezioni nel campo dell’arredamento. Appassionata mente creativa, spontanea ricercatrice, i suoi progetti sono caratterizzati dalla passione ma anche dall’analisi funzionale e dal rigore progettuale, sono vestiti di ricerca di atmosfere che contaminano gli spazi, di cura dei dettagli frutto del disegno personalizzato. Insieme parte creativa e parte razionale, entrambe indispensabili per un risultato ottimale. Il progetto è un percorso: parte dalla ricerca, dall’ ascolto, passa all’ottimizzazione degli spazi in relazione alla loro funzione, poi diventa la definizione di uno stile personale, di chi lo abita, chi lo vive, chi lo lavora, infine è competenza, attenzione ed esperienza per seguirne con cura la realizzazione.

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CESEN A

ABITARE LA LUCE FINESTRE SULLA VALLE testo Annalisa Balzoni - foto Giorgio Sabatini


A Romagnano, piccola frazione di Sarsina, siamo ospiti dell’abitazione progettata dagli architetti Maurizio Belli e Andrea Francia, dello studio-workshop BelliArch di Cesena. Questa dimora si caratterizza per la linearità, per le facciate pulite e per le forme geometriche semplici che si intersecano dando vita, sia per la scelta dei materiali che per lo studio alla base della progettazione, ad un organismo moderno e al tempo stesso elegante, che domina la vallata del Savio. Alla base del progetto c’è l’idea di proporre qualcosa che fosse non in linea con i soliti schemi standard e obsoleti. L’uso della trasparenza non nasconde, non mistifica, non copre con false ed opache sovrastrutture l’autentica sostanza strutturale e formale dei volumi originari. Il rifiuto del conformismo, degli accordi e delle consonanze più consuete che ipocritamente nascondono i conflitti, le tensioni e le dialettiche della forma, dà senso ad un’opera moderna che non impone “ordini” o codici stilistici tradizionali. Ampia zona giorno al piano terra e zona notte al primo piano, con servizi interrati. Nasce il “concetto” di un cannocchiale-architettonico, dalle linee pulite, che trova la sua collocazione, all’interno della progettazione, nel portico di collegamento tra la zona giorno e la 56

PI T TURARE IL VERDE L’uso della trasparenza ha consentito ai progettisti di far entrare l’esterno all’interno e di attuare quel principio etico di un’architettura sempre aperta alla penetrazione della luce. Sembra un quadro, così come quadri risultano essere le grandi aperture della zona giorno, grandi vetrate che creano un’osmosi con il paesaggio naturale, grandi occhi sul mondo esterno. Il verde delle colline entra all’interno della casa, diventandone parte integrante.


I L “ LE ITM OTIV” D IVE N TA L A NATU R A , TU T TO S I C R EA AT TO R N O A D E SSA , R IS P E T TA N D O LA E A MM IR A N D O LA .

IN APERTURA, L’ESTERNO DELLA VILLA IMMERSA NELLA VALLATA DEL SAVIO. SOTTO, LA VEDUTA DELLA SALA E DELLA SCALA IN LEGNO.

zona servizi entrambi collocati al piano terra. Le grandi aperture sulla vallata, che permettono al vento di penetrare, danno al visitatore la sensazione di essere e di far parte integrante della natura stessa. Il volume basso in pietra al piano terra e il volume sospeso al primo piano, che ospita la zona notte, s’incastrano perfettamente e in maniera armonica. L’occhio del visitatore deve vedere questi giochi di forme, ecco il perché della scelta della pietra come rivestimento al piano terra, e come elemento di collegamento tra la terra, il suolo e il candore a tinta unita dei pannelli delle facciate al primo piano. Questa pietra indiana, detta “smollari”, sembra quasi una gemma incastonata alla parete, evidenziando ancora di più l’effetto naturale valorizzato dal riflesso della luce del sole. All’interno la zona giorno si compone di un vasto soggiorno e bellissima cucina a vista, la sobrietà degli arredi, di gran gusto, crea un ambiente ampio e immerso totalmente nella luce che filtra attraverso le grandi vetrate. Spicca la scala lineare rivestita in rovere recuperato che conduce alla zona notte, anch’essa lineare e pulita nelle forme. Lo stesso legno, utilizzato per ricoprire la scala, è usato come pavimentazione per tutta la zona notte, le venature del legno vengono messe in risalto dall’immensa luce che filtra dalle vetrate. Tutto appare studiato con gusto e risulta estremamente delicato, perché alla fine è l’elemento naturale rappresentato dalla luce solare e dai colori di madre natura che penetrano all’interno, ad avere il primo posto. Tutto si integra in maniera organica e si contraddistingue per sobrietà ed eleganza, tutto risulta essere una chiave moderna di interpretazione architettonica e un nuovo modo per colloquiare con la natura che la circonda.

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RI MI N I

AMPI SGUARDI UN NIDO CIT TADINO testo Lucia Lombardi - foto Riccardo Gallini



Al settimo piano è collocato l’attico che svetta sui tetti di Rimini, il più alto terrazzo di tutta la città al di qua della ferrovia, situato nel centro storico, in un palazzo anni Settanta. Quasi un nido di aquile cittadino. Buen retiro di un manager riminese, l’istrionico Sergio Antolini, santarcangiolese di nascita e riminese d’adozione. Si definisce un solista, non un solitario. Infatti dal suo appartamento-nido scende per riconciliarsi con la strada. L’attico restituisce vitalità, curiosità, momenti di riflessione e agognata siesta; l’impronta prettamente maschile è data dall’uso di materiali asciutti e del bianco e nero; non si perdono di vista un attimo funzionalità, estetica e modernità. Elementi trasmessi dagli oggetti di design classico che rispecchiano il senso stesso del secolo breve, e del Dna imprenditoriale di Antolini. La ristrutturazione dell’attico, in funzione dei desideri del padrone di casa, è opera dell’architetto Massimo Mori con arredamenti Il Prisma - Rimini. L’ingresso stesso della casa è quasi un manifesto programmatico, a darci il benvenuto troviamo la scultura degli artisti cubani Guerra de La Paz, poco più in là una collezione di vasi Venini e un’opera dedicata a Istanbul di Alessan60

UN A CASA DA COLLEZ I ONISTA L’appartamento rappresenta in pieno la personalità sfaccettata di questo uomo, e le mutazioni che vi sono avvenute vanno di pari passo ai suoi moti interiori. Da quando nella sua vita è entrato “Augeo”, spazio espositivo di cui è socio, il suo amore per l’arte è mutato, fino a far entrare tra le sue mura nuove opere d’arte.


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dro La Motta. La planimetria dell’ambiente è regolare, l’impianto semplice, aperto. A caratterizzarla è una parete ricurva rivestita in legno tinto grigio con annesso un mobile sospeso decorato argento che rafforza il carattere spaziale degli ambienti, attorno alla quale ruotano e si sviluppano funzioni e servizi. La cucina laccata nero lucido con top in acciaio è ravvivata da un’opera del toscano Federico Santini; nel living, con i suoi divani in pelle nera, regna la metaforica fotografia di Filippo Berta, Sulla retta via, con alcuni cimeli di viaggio di matrice cinese. Una gigantografia rielaborata tratta dall’archivio Ocrim, un inno al lavoro metalmeccanico, conduce alla stanza camino, dove troneggia la dormeuse di Le Corbusier. Gli spazi giorno si aprono completamente verso la peculiarità della casa, la terrazza riscaldata a infrarossi da vivere tutto l’anno, e godere del colpo d’occhio su centro storico e paesaggio, da Vallugola fino a Cesenatico passando per l’entroterra. Per il pavimento è stata scelta una pietra, con una pasta nera finissima, proveniente dall’India, posata in grandi lastre con fughe inesistenti per enfatizzare la sensazione di monomatericità e spazialità. Il progetto illuminotecnico è sviluppato da Viabizzuno, declinato in

IN APERTURA, LA SPLENDIDA VISTA DELL’ATTICO SULLA CITTÀ. IN ALTO, LA CUCINA E, A FIANCO, LA STANZA DEL CAMINO. 62

differenti soluzioni. Agli arredi di Prisma mobili di Rimini si affiancano oggetti raccolti durante i viaggi e masterpieces di design: il tavolo di Le Corbusier, su cui campeggiano due teste di Flavio Barducci, le sedie di Philippe Starck. Ogni pezzo ha la sua storia: c’è la scultura di un buddha tailandese comprata in una famosa galleria sulla Friedrich Strasse a Berlino, le zanne artistiche prese in Camerun, le croci copte provenienti dall’Etiopia, il passato convive armoniosamente coi tempi moderni della scultura di Giancarlo Franco Tramontin Donna in controluce realizzata in marmo nero del Belgio, quasi un ossimoro. Molti oggetti sono acquistati su consiglio dei suoi antiquari di fiducia (Brandina e Mussoni), come le teste antiche: il putto in marmo bianco nella camera da letto e la testa d’uomo, mangiata dalle pagine del tempo, posta a dialogare con le teste lignee africane, quasi totemiche. Al di là della parete smussata si organizza l’area più privata della casa, destinata al riposo e alla cura del corpo. Sul letto bianco spicca l’opera in rosso di Artur Duff. Un rampante graffio rosso ritorna anche nel manifesto di Rene Gruau, che srotola un nastro scarlatto, noi lo raccogliamo quale fil rouge del nostro viaggio al settimo cielo sopra Rimini.


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L’ANTICA VILLA DELLE DELIZIE LUSSO SECENTESCO testo Giovanna Patrignani - foto Luca Toni

Dal XIII secolo ad oggi, Villa Miralfiore ha avuto come proprietari Malatesti, Sforza, della Rovere, Medici: una lunga storia nobiliare per un “loco da principe”.

Il Parco Miralfiore faceva parte del fundus Viridarii, che si estendeva tra il fiume Foglia e la strada per Urbino: vastissima, lussureggiante e produttiva tenuta appartenuta alle tre signorie dei Malatesti, Sforza e della Rovere, che si succedettero nel governo della città di Pesaro dal XIII al XVII secolo. In origine possedimento malatestiano, poi predio degli Sforza con palaggio denominato con il toponimo “le Torrette, nobil palazzetto sostenuto da pilastri”, due torricini ai lati del prospetto, nel 1505 Giovanni Sforza, signore di Pesaro, vende la tenuta al ricco mercante Matteo Pigna, da cui la compra l’illustre casata pesarese dei Superchi, che nel 1543 la rivende a Simone Bonamini, ricchissimo maggiordomo ducale, che per 64

primo la trasforma da residenza di campagna a villa di delizie, “un loco da principe”, poi detta Villa Miralfiore. Infatti se ne “innamorò” il duca Guidubaldo II della Rovere, che nel 1559 la acquista facendovi realizzare lavori di trasformazione e ampliamento probabilmente dagli architetti Bartolomeo Genga e Filippo Terzi; promuove anche la raffinata decorazione ad affresco del piano nobile con grottesche e paesaggi, realizzati dal pesarese Giovanni Antonio Pandolfi; al cartografo urbinate Giovan Battista Clarici è attribuibile il grande affresco con la carta topografica di Pesaro nel Salone delle feste. Guidubaldo II rende così Villa Miralfiore, in cui sono presenti imprese e sigle a lui riferentisi, una sontuosa residenza idonea


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IN APERTURA E IN QUESTE PAGINE, LE SALE AFFRESCATE DELLA SONTUOSA RESIDENZA PESARESE. SOTTO, L’ESTERNO CON IL GIARDINO ALL’ITALIANA.

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ad ospitare la corte roveresca, che spesso vi si trasferiva dal vicino palazzo ducale di Pesaro. Succedutogli nel 1574, il figlio Francesco Maria II completa l’opera paterna affidando la sistemazione del bellissimo giardino rinascimentale all’italiana all’architetto ducale Girolamo Arduini, che realizza la fontana centrale, la peschiera, la grotta con scherzi d’acqua e l’acquedotto per l’approvvigionamento idrico. Villa Miralfiore, raffigurata nel

dipinto di Francesco Mingucci (1626), era ormai perfettamente degna di accogliere ospiti illustri: il duca di Baviera (1585), il principe di Mantova (1587), il principe di Lorena (1600), il duca di Mantova e la duchessa di Ferrara (1601), i novelli sposi Federico Ubaldo della Rovere e Claudia de’ Medici (1621). Nel 1631 con la morte di Francesco Maria II e la devoluzione del ducato roveresco allo Stato della Chiesa, la Villa, inclusa nell’asse ereditario dei beni allodiali

rovereschi, passa alla famiglia Medici per il matrimonio dell’ultima erede Vittoria della Rovere con il granduca di Toscana Ferdinando II de’ Medici. Nel 1756 con la morte di Giangastone, ultimo discendente dei Medici, perviene ai granduchi di Lorena. Acquistata dalla Santa Sede, viene concessa in enfiteusi ai principi urbinati Albani, dai quali perviene per discendenza femminile ai Castelbarco Albani. Attuale proprietario è Vittorio Livi.


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I MOLA

MODERNITÀ ESPOSITIVA NU OVA VITA DI UNO STABILIMENTO INDUSTRI A L E testo Francesca Miccoli - foto Pietro Savorelli



Un progetto di riqualificazione di ampio respiro, definito dalla sintesi armonica tra elementi solo apparentemente in contraddizione. Un intervento che ha risvegliato un gigante, testimone della storia di un territorio e non solo: l’originario stabilimento industriale di Cooperativa Ceramica di Imola, una delle più importanti e risalenti imprese italiane di produzione di materiale ceramico per l’architettura e il design. Trasferita la sede dell’azienda, la vecchia fabbrica dismessa è stata trasformata in un moderno spazio espositivo. I capannoni prospicienti viale Marconi, realizzati negli anni Trenta, sono oggi un contenitore destinato ad accogliere la produzione dei principali clienti. Un gioiello figlio della verve creativa dell’architetto Alessandro Bucci e del suo affiatato team, e delle illuminate ispirazioni dei committenti di Coop Ceramica. Di fronte all’eterno dilemma se demolire o riedificare, l’équipe di professionisti, d’accordo con i vertici dell’impresa imolese, ha optato per una terza via, la più suggestiva: riqualificare. “La struttura preesistente non è stata toccata – spiega l’architetto Silvia Ancarani, che ha collaborato

UN G IA RDINO URBA NO Un primo spazio è aperto e caratterizzato dalla presenza di alberi, due bonsai adagiati in vasi dalla forma sinuosa, e tutt’intorno pareti verdi che delimitano un sistema di piccole zone espositive: una sorta di giardino urbano, un ambiente dall’atmosfera fresca e al tempo stesso rilassante. Un attestato della sensibilità dell’azienda committente nei confronti di una produzione ecologica e sostenibile.

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L’architetto Luca Gangemi ha aperto il suo innovativo Laboratorio di Architettura Contemporanea (LdAC®) a Rimini, in Galleria Gorza, non è solo un ufficio tecnico, bensì uno spazio lounge dove il cliente può consumare un’esperienza multisensoriale. Il suo senso dell’abitare è frutto di viaggi e differenti esperienze di vita: è un architetto che entra in empatia col cliente, ne comprende lo stile di vita al fine di tradurlo in un progetto su misura per la persona.


É EV I D E N TE LA VO LO N TÀ D I C R EA R E U N D IA LO G O T R A T R A D IZ IO N E E M O D ER N ITÀ : “P E R L A SC I AR E TR A C C IA D EL P A SSATO ”

IN QUESTE PAGINE, ALCUNI AMBIENTI CARATTERIZZATI DA VETRATE E GIOCHI DI RIFLESSI ALL’INTERNO DI COOP CERAMICA. 72

al progetto assieme a Barbara Assirelli, Filippo Govoni, Luca Landi, Elena Mambelli, Stefano Martinelli e Michele Vasumini –. Si è ritenuto opportuno non essere invadenti e rispettare i vecchi stabilimenti, per lasciare traccia del passato.” L’operazione si è sviluppata per fasi successive. Dapprima si è ricavata la sala mostra all’interno di due campate dello stabilimento produttivo. Un primo spazio è aperto e caratterizzato dalla presenza di alberi, una sorta di giardino urbano. La seconda area, più ampia, è caratterizzata da una corte vetrata in corrispondenza dei lucernari preesistenti. L’illuminazione è indirizzata dall’alto in un interessante gioco di riflessi. Una concezione d’insieme che permette al visitatore di sentirsi protetto ma altresì proteso verso l’esterno. Entrambe le sale sono caratterizzate da contenitori in legno e in acciaio. La successione di spazi ampi e spazi raccolti indirizza il percorso espositivo che accompagna il visitatore alla scoperta delle molteplici collezioni dei prodotti esposti. Una soluzione che valorizza l’identità storica dell’azienda e sottolinea il processo di rivalutazione del patrimonio immobiliare industriale del periodo postbellico, a splendido completamento di un’opera ambiziosa e suggestiva, condivisa tra progettista e proprietà, accomunati dall’animo devoto alle radici e lo sguardo spalancato sul futuro.


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VBORICCIONE

DIECI ANNI DI LUCE E GRANDE BELLEZ ZA…

L’ IL LU M I NA Z I O NE È LO S T RU M ENTO P E R D EF I NI RE L’ AT M O S F ERA E D O NA RE ID ENT I TÀ A G L I SP AZ I . C ON L’ E S PERI ENZ A D I M A RI SA LA Z Z A RET T I I R I SU LTAT I S ONO SE M PRE U NI C I . Ad aprirvi le porte dello showroom di Colle dei Pini a Riccione è una solare Marisa Lazzaretti, da undici anni rivenditore monomarca Viabizzuno e da quaranta nel settore dell’arredo illuminotecnico. Un’esperienza che trae origine nell’azienda di famiglia, specializzata nella vendita di materiale elettrico e illuminazione, e che Marisa negli anni ha arricchito con il suo tocco personale. Da qui nascono le virtuose collaborazioni con alcuni degli studi di architettura più noti. Le luci di Vboriccione illuminano ad arte location d’eccezione quali, solo per citarne alcune, Villa Sgarbi, Villa Malaspina e Hotel Tiffany a Riccione, Tenuta Mara a San Clemente, il nuovo negozio Baldinini in via Montenapoleone a Milano. Ma quali sono i motivi che spingono tanti affermati professionisti a rivolgersi a Vboriccione? Innanzitutto la grande esperienza di Marisa, alla quale basta uno sguardo per immaginare il progetto di illuminazione più

appropriato per ciascun ambiente. Poi perché è incontestabile la qualità dei prodotti, il fascino della luce d’atmosfera che sono in grado di creare, la quantità di modelli proposti per l’arredo d’interno e d’esterno, nonché per il settore decorativo. Marisa Lazzaretti

e il suo staff si mettono a completa disposizione degli architetti per sviluppare insieme l’idea, scendendo nel minimo dettaglio e seguendo il lavoro direttamente sul cantiere, interfacciandosi con i tecnici. Per progetti speciali, poi, si avvalgono di un team

Riccione | Via dei Pini 47 | T +39 0541 601989 | vboriccione@gmail.com

di professionisti formati direttamente dalla casa madre. Affidarsi a Vboriccione significa contornarsi di materiali preziosi che riflettono la luce accompagnandoci nei piaceri più intimi. Oggetti unici che riempiono gli occhi di grande bellezza.



FORLÌ

UNA FUNZIONALE ELEGANZA LUCE E ROVERE PER UNO STUDIO NOTARIL E testo Dolores Carnemolla - foto Giorgio Sabatini

Dinamicità, funzionalità e riservatezza. Sono i tratti caratterizzanti di uno studio notarile situato in centro città a Forlì, a pochi passi da Piazza Saffi.

Lo studio è ricavato in parte da un antico cinema dismesso e gli ambienti sono stati oggetto di una trasformazione totale per far spazio a luce e aria. Circa 400 mq che si sviluppano su due livelli, in cui la luce viene richiamata dall’uso di vetri e cristalli sia in verticale che in orizzontale, laddove parte dei soffitti diventano di fatto aperture sul cielo. Pavimenti in legno e colori chiari alle pareti creano un’atmosfera rilassante. I lavori sono stati eseguiti dall’architetto Loris Camprini che ha interpretato in maniera fedele la richiesta della committenza: creare un ambiente pratico e funzionale, che desse un’idea di movimento e leggerezza e in cui la privacy di tutte le stanze, in particolare delle sale stipula, fosse

garantita. Un luogo funzionale e confortevole sia per i clienti dello studio che per i dipendenti. E così ne risulta un’atmosfera giovane, uno studio notarile non convenzionale, in cui viene massimizzata la luce naturale (operazione non semplice ma riuscita considerando la collocazione in centro città). Vani confortevoli ed eleganti in cui le superfici chiare dilatano gli spazi, i colori tenui delle parteti e la collocazione degli arredi aiutano l’occhio a muoversi nello spazio e creano ordine. Il pavimento crea uniformità tra tutte le stanze cosi come i materiali utilizzati per gli arredi su misura, disegnati dall’architetto stesso e realizzati da Prescopool (che ormai da anni produce arredamenti per interni su misura): “il rovere è un legno che 75


amo moltissimo, che non muore mai, è un richiamo all’antica tradizione, ne erano ricchi gli antichi palazzi e ho voluto dare un tocco di modernità inserendo elementi di cuoio o acciaio” ci spiega l’architetto Loris Camprini. Gli ambienti sono stati organizzati in modo da assicurare la privacy e dare allo studio un’immagine contemporanea. La reception introduce immediatamente in questo luogo funzionale ed è caratterizzata dalla presenza di una panca in cuoio che si presta a tempi di attesa brevissimi. Lungo il corridoio circolare si susseguono le sale stipula (ognuna è caratterizzata da una tinta diversa alle pareti), gli studi dei notai, l’area dell’amministrazione con un corner centrale in vetro traslucido. Uno degli aspetti più interessanti dello studio notarile è l’elemento usato per collegare i due piani: una scala in legno di rovere lavorata in laboratorio e calata dall’alto nello studio in un momento successivo. Si tratta di due blocchi di legno di rovere in cui sono stati ritagliati i gradini. A completare la scala una lastra di cristallo che funge da corrimano, ribadendo il concetto di ariosità e leggerezza. 76

GI OCHI D I LU C E E COLORE Un luogo funzionale e confortevole sia per i clienti dello studio che per i dipendenti. Un’atmosfera giovane, uno studio notarile non convenzionale, in cui viene massimizzata la luce naturale. Le superfici chiare dilatano gli spazi, i colori tenui delle pareti e la collocazione degli arredi aiutano l’occhio a muoversi nello spazio e creano ordine.


G L I A MB IE N TI S O N O STAT I O R G A N IZ Z ATI IN M O D O D A A SS IC U R A R E L A P RI VA C Y E D A R E A LLO ST U D I O U N ’ IM MA G IN E C O NT EM P O R A N E A .

Al piano di sopra si sviluppa una sala conferenze con biblioteca: centinaia di volumi giuridici sono stati collocati in una serie di librerie alle pareti che seguono il gioco altimetrico del tetto, creando armonia. In questa stanza il tavolo centrale in cristallo, realizzato con materiali di recupero ed elementi in cuoio segue la continuità di stile con tutti gli arredi delle altre sale. A completare l’effetto di ariosità e leggerezza di questo studio notarile non convenzionale sono le porte a scomparsa e le sedie e le poltroncine in policarbonato trasparente, elementi chiari che danno un risultato di agilità, funzionalità ed eleganza contemporanea.

IN APERTURA, L’INGRESSO DELLO STUDIO NOTARILE. IN QUESTE PAGINE, UNA SALA STIPULA E LO STUDIO DEL NOTAIO. 77



FORLÌ

DOVE NASCONO LE IDEE TRA RECUPERO E MODERNITÀ testo Annalisa Balzoni - foto Giulia Masci Ametta

Menabò Group ha festeggiato i suoi primi 30 anni il Natale scorso con una grande festa all’interno della sede storica forlivese, completamente rinnovata e ristrutturata.

“È stato un evento straordinario,” ha dichiarato Stefano Scozzoli, socio e fondatore dell’agenzia di comunicazione Menabò di Forlì, riferendosi alla grande festa, il cui service audio e video è stato curato da Tre civette, che ha chiuso l’anno inaugurando la nuova sede, completamente ristrutturata e rinnovata. “È stato un evento che mi ha toccato il cuore, perché trenta anni fa creare una agenzia di comunicazione in Romagna e a Forlì era una follia utopica e nessuno avrebbe scommesso su di noi. Vedere una sede allargata e ristrutturata, popolata da un team di 40 ragazzi giovani, capaci e professionisti mi scalda il cuore e mi rende felice!” Fulcro e sostanza di questo progetto di restauro sono evidenti

sia nel disegno degli spazi che in ogni dettaglio degli allestimenti, tanto da diventare l’aspetto sociale del lavoro, l’invito alla correlazione, perché proprio la correlazione è il nucleo sostanziale della creatività. Anche alla base di una progettazione dell’ambiente di lavoro vi è uno studio oculato e accurato, ove si sposano capacità e sensibilità, finalizzate ad esaltare ambienti dinamici e ricchi di confort utili ad assecondare la produzione intellettuale dei dipendenti. È una progettazione studiata sull’intreccio visivo di colori per aiutare le aperture mentali e lo sviluppo creativo, risultato di un design ottimale per coltivare talento e creatività, in altre parole identificare e tradurre in arredi l’immagine aziendale. 79


IN APERTURA, UN DETTAGLIO DELL’INGRESSO CON UNA PUBBLICITÀ DI ARMANDO TESTA DEL 1956. IN QUESTA PAGINA, DETTAGLI DEGLI UFFICI, IL SALOTTINO CON I DIVANI VINTAGE E LA SALA RIUNIONI CON IL TAVOLO EAMES, ORIGINALE ANNI ‘60.

Lo stesso Luca Rondoni, altro socio di Menabò, ci ha confidato: “(…) abbiamo deciso di rivoluzionare il design dei nostri uffici all’inizio del 2016. Gli obiettivi erano essenzialmente due: il primo, funzionale, mirava ad un ampliamento e ad una riorganizzazione degli spazi di lavoro, il secondo invece era estetico con l’intento di creare un ambiente unico e che esprimesse appieno l’amore per il design che ogni agenzia di comunicazione ha nei propri geni. Ci siamo subito resi conto che quest’impresa poteva essere portata a termine solo con l’aiuto di un interior designer che ci conoscesse bene e avesse

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voglia di mettersi in gioco relazionandosi con un cliente abbastanza creativo. La nostra scelta è caduta su Franca Fiorini, interior designer con grande sensibilità e cultura, che ha saputo interpretare al meglio le nostre richieste. Da lunghe chiacchierate e scambi di idee sono nate così le linee guida che hanno orientato ogni nostra scelta: dai colori degli ambienti alla scelta degli arredi, dalla disposizione dei gruppi di lavoro alle singole postazioni. Gli elementi che più caratterizzano i nuovi spazi sono, forse, proprio gli arredi e i decori, quasi tutti d’epoca. Capita così che in sala riunioni ci sia


il design ai tuoi piedi

Centro Moquette Centro Moquette Rimini Srl Via XXIII Settembre 1845, n. 75 47921 Rimini (RN) Tel. +39 0541 740635 Fax + 39 0541 742050 www.centromoquet terimini.com info@centromoquet terimini.com


IN QUESTA PAGINA, ALTRI DETTAGLI DEGLI UFFICI CREATIVI.

un tavolo Eames originale degli anni ’60, in un ufficio una scrivania Olivetti Arco anni ’70, qualche seduta Vassily dal Bauhaus insieme a vecchie plafoniere ritrovate in una vecchia fabbrica di motociclette a Brighton. Il tutto tenuto insieme da pareti di varie gradazioni di grigio con qualche tocco di rosso, nostro colore di bandiera, dato da vecchi poster pubblicitari, foto moderne e oggettistica di recupero. Ogni vera ristrutturazione è un work in progress che non si conclude con l’inaugurazione ufficiale ma che necessita di tempo per rifinire ogni particolare, continueremo così a ricercare pezzi particolari che andranno, nel corso dei mesi a venire, a delineare la nostra vera anima. Così che Menabò trovi totale espressione di sé in ogni ambiente e che ogni ambiente sia lo specchio di ciò che è. Una grande agenzia di comunicazione”. E così è stato. Grazie alla capacità di Franca Fiorini, l’intervento ha fatto sì che ogni spazio sia diventato specchio dell’agenzia Menabò, creando l’atmosfera più desiderata e coniugandola alle esigenze funzionali della stessa Agenzia; affiancando la professionalità nel settore arredamenti di Vuesse Arredi di Cesenatico a quella tecnica ottenuta con il cablaggio della rete informatica ed elettrica e la riprogettazione dell’infrastruttura software forniti rispettivamente da Andrea Neri e Melaprò di Forlì. Creare un ambiente lavorativo sereno ha portato anche alla scelta di aree comuni quali la zona bar e la cucina, dove tutti possano interagire, collaborare, scambiarsi idee e sentirsi parte integrante dell’attività che svolgono e della mission aziendale. Il concetto di spazio nei nuovi luoghi di lavoro ha oltrepassato i confini rigidi dell’ufficio tradizionale per adeguarsi ad un nuovo tipo di utente, che vuole sentirsi a casa anche al lavoro e che, spesso, fa della fluidità tra spazio e tempo produttivo personale il suo punto di forza. Le tendenze dell’arredamento e del colore scelti aiutano, senza alcun dubbio, a rendere più confortevole e più stimolante l’ambiente di lavoro e le troviamo sia all’interno degli uffici sia nella zona bar così come negli spazi di coworking. Le pareti divisorie sono realizzate in alluminio nero con vetro zigrinato, così come le porte, che ricordano le aperture delle officine anni ’60. Semplici ed eleganti la ringhiera e il corrimano rosso della

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scala di accesso. L’utilizzo della varie tonalità di grigio che troviamo nelle pareti, nella bella pavimentazione fornita dal Centro Moquette Rimini, nei telai degli infissi viene interrotta dalle macchie di color rosso presenti nel corrimano della scala e nelle sedute vintage della sala d’attesa fornite da ilREstaurato di Forlì. Particolari ed eleganti sono anche le sedute color nero della sala riunioni, così come la scelta dei tendaggi forniti da Giovagnoli Collezioni di Rimini. Gli uffici vengono impreziositi anche grazie allo studio dell’illuminazione, poiché in qualsiasi ambiente in cui sia necessario esercitare la concentrazione, la luce gioca un ruolo fondamentale. Atmosfere rilassanti all’ingresso e alla reception dell’agenzia vengono rese con i corpi illuminati a bacchetta forniti da Tuttoluce di Cesena che ben si sposano con l’arredamento vintage, infondendo una sensazione di eleganza e distinzione.


Abitazione soggiorno - Arch: Riccardo Ramberti

Abitazione bagno - Arch: Riccardo Ramberti

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Mare Cesenatico - Designer: Franca Fiorini

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CAVEJA STUDIO LA FORMA DELLO SPIRITO testo Linda Antonellini - foto Giorgio Sabatini

Dal nome coniato quale simbolo della tradizione romagnola per eccellenza, Cavejastudio è formato da un team di architetti che attingono dal passato per guardare al futuro, in una visione rinnovata dell’architettura contemporanea. Lo studio, fondato dai forlivesi Arch. Filippo Pambianco e Arch. Alessandro Pretolani, presenta numerose collaborazioni di respiro internazionale e nelle opere di maggiore complessità si avvale del supporto d’importanti studi di ingegneria tra cui gli autori di alcuni dei padiglioni di EXPO 2015. Le competenze di Cavejastudio spaziano infatti, dall’ambito urbanistico, all’interior design, con una grande flessibilità d’intervento sulla scala del progetto. Sorge quindi spontaneo domandare agli Architetti Pretolani e Pambianco quale sia la genesi della loro progettazione? “Il progetto di Architettura si trova per noi a cavallo tra l’autonomia della disciplina e la specificità dei luoghi, riteniamo dunque significativi: il carattere vernacolare dell’architettura, le tipologie locali, i materiali autoctoni, le tecniche costruttive tradizionali. Allo stesso tempo pensiamo che il progetto non possa rivolgersi solo al passato, lo affrontiamo pertanto come un’occasione di ricerca costate, senza la quale non ci potrebbero essere miglioramenti ed innovazione.” Da cosa “tutto ebbe origine”? Cavejastudio: “I progetti più importanti dello studio sono nati dalle occasioni di concorsi vinti, o nei quali ci siamo distinti. Il progetto di ristrutturazione e ampliamento della Cantina Valpolicella Negrar vicino a Verona, il comparto Scolastico di Arbedo Castione in Canton 84

Ticino (CH) ed il progetto per il nuovo Centro Parrocchiale Beato Paolo VI a Forlì sono certamente tra i successi più significativi degli ultimi anni. In particolare il progetto per la nuova Chiesa di Forlì rappresenta per noi un lavoro molto ambizioso che ci sta regalando grandi soddisfazioni. L’elaborazione progettuale, in collaborazione con l’Arch. Romano Pretolani, è stata sviluppata dal nostro studio per quanto riguarda il piano Urbanistico ed Architettonico”. Qual è stato il percorso progettuale che ha generato il nuovo centro Parrocchiale Beato Paolo VI? “L’incipit del progetto per il centro Parrocchiale Beato Paolo VI nasce dal desiderio di realizzare un nuovo centro di aggregazione che ora manca nel quartiere. L’obiettivo è quello di costruire un edificio che sia riconoscibile dai fedeli e che possa interpretare al meglio lo spirito della comunità. Particolare attenzione è stata posta, durante la fase progettuale, a definire le destinazioni d’uso dello spazio parrocchiale in maniera armonica. L’attenzione del progetto non si rivolge solo all’esterno ma principalmente all’interno dell’aula liturgica. L’atmosfera dello spazio interno è caratterizzata da una luce mistica, che proviene dall’alto ed è filtrata da una struttura lignea a lamelle che serve a regolare la riflessione sonora. Lo spazio interno sarà di forte impatto anche grazie alle opere artistiche realizzate da Bombardi. Inizia ora la fase importante dell’elaborazione tecnica e progettuale, quella che ci vedrà ancora più profondamente coinvolti e che porterà alla definizione del progetto definitivo per l’ottenimento del permesso di costruire, del progetto esecutivo, dei computi e della gara d’appalto per la gestione del cantiere.


DALL’ALTO, IL RENDERING DELL’AMPLIAMENTO E RISTRUTTURAZIONE DELLA CANTINA VALPOLICELLA NEGRAR. AL CENTRO, I RENDERING DEL PROGETTO PER IL NUOVO CENTRO PARROCCHIALE BEATO PAOLO VI A FORLÌ. UN EDIFICIO RICONOSCIBILE DAI FEDELI E CHE POSSA INTERPRETARE AL MEGLIO LO SPIRITO DELLA COMUNITÀ. SUBITO SOTTO, IL CAMPANILE CHE SVETTA IN ALTEZZA È UN SEGNO DISTINTIVO DI QUESTO PROGETTO SI POSSONO NOTARE LE FORME CIRCOLARI DELL’INGRESSO DELLA CHIESA E LA FORMA ELLITTICA DELLA CORTE INTERNA CHE RACCOGLIERÀ E UNIRÀ TUTTI COLORO CHE ENTRERANNO A VISITARE QUESTO LUOGO.

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Q-ID

UN APPROCCIO PRAGMATICO AL DESIGN testo Laura Bertozzi - foto Giorgio Sabatini

È proprio l’unicità di questo metodo di lavoro ad aver fatto di Q-id, azienda con sede a Forlì, leader nel campo del design di auto e moto e nel product design, una delle eccellenze italiane affermate a livello internazionale. Il successo attuale affonda le radici in un’amicizia maturata sui banchi di scuola dell’ISSAM, l’istituto superiore di scienze dell’automobile di Modena, dove i due soci di Q-id, Lorenzo Naddei e Giorgio Mazzotti, gli unici romagnoli iscritti al corso, hanno condiviso la comune passione per il design di automobili. Una volta terminati gli studi, le strade dei due hanno preso sentieri diversi ma paralleli: quello di Lorenzo è approdato allo studio di design di Piaggio e Ducati, mentre Giorgio ha lavorato per Benelli e Engines Engineering. Il filo diretto fra i due è sempre rimasto vivo e ha condotto, nel 2003, alla nascita di Q-id. La struttura, che dal 2011 si è espansa grazie alla collaborazione con Ferrari, è oggi, con i suoi 37 addetti, fra le più grandi realtà di design a livello italiano. Qual è il marchio di fabbrica distintivo di Q-id? Senza dubbio il nostro metodo per sviluppare l’idea creativa. La premessa fondamentale alle strategie creative che mettiamo in campo è la definizione del tipo di design che ci rispecchia: per noi è essenziale creare una bella forma che enfatizzi la funzionalità

dell’oggetto e non prescindiamo mai da questa vocazione alla concretezza. Si tratta di un approccio trasversale che ispira ogni nostro prodotto. L’altra componente del nostro successo è il team di cui ci avvaliamo: dei nostri dipendenti una decina è di età compresa fra i 20 e i 30 anni; il gruppo unisce inoltre molte nazionalità e copre l’intero Stivale. Siamo fieri di dare spazio ai giovani perché il loro entusiasmo e la loro forza propulsiva sono una grande risorsa. Attraverso quali step passa l’elaborazione dell’idea? Dopo aver ricevuto il brief del cliente, siamo rapidi ed efficaci nell’operazione che porta alla creazione della forma dell’oggetto, soprattutto grazie alla nostra esperienza venticinquennale nella modellizzazione in 3d, che riduce tempistiche di lavorazione e costi. La trasformazione dell’idea creativa in modello tridimensionale è la nostra cifra, alla quale segue anche la realizzazione di prototipi. L’unicità nel metodo che seguiamo per elaborare le fasi di ciascun progetto, insieme a una competenza che si estende a tre ambiti diversi (design di auto, modo e industrial design), ci differenzia profondamente dalla concorrenza. È per questo che siete stati scelti da partner di primo piano nei settori di cui vi occupate? 87


DESI GN ER

Sì, la professionalità che mettiamo in campo ha sicuramente pagato. Dal punto di vista del design delle due ruote, sono nostri clienti attuali Ducati e Piaggio, presso i cui centri stile operano, rispettivamente, 6 e 5 dei nostri esperti, cellule di Q-id trapiantate nelle due importanti realtà. Lavoriamo anche con la casa madre di Yamaha e in passato sono stati nostri partner Harley-Davidson, MV Augusta e Honda. Anche l’azienda più grande della Cina, la Loncin di Chongqing ha scelto Q-id per vendere al di fuori del Paese asiatico. Quali sono le maggiori soddisfazioni raggiunte con il design di auto? Da quando, nel 2011, siamo stati coinvolti da Ferrari per disegnare l’autovettura “LaFerrari”, non solo si è realizzato un sogno, ma è seguita anche l’apertura di Q-red, la nostra automotive division di 2000 mq inaugurata nel 2015 a Maranello. Dirige la divisione Carlo Balzanigo, designer con pluriennale esperienza in Pininfarina e Peugeot Citroën. Là realizziamo i modelli di stile delle auto a grandezza naturale avvalendoci di una modelleria manuale e di una cabina di verniciatura specializzata.

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La vostra esperienza si estende anche al product design… Esatto, ci siamo messi alla prova anche nell’ideazione di oggetti, un ambito nel quale ci occupiamo anche di progettazione. Abbiamo creato degli elettrodomestici per De Longhi, maniglioni antipanico per Cisa, abbiamo curato dei progetti per Technogym e l’ideazione di bauletti per moto per Givi. Un settore che ci appassiona e ci ha gratificato molto è in particolare quello musicale: ad esempio, abbiamo vinto il primo premio al prestigioso concorso di design Red Dot design award nel 2008 per aver ideato delle casse acustiche dove gli aspetti tecnici fondamentali per il buon funzionamento dell’oggetto diventano anche aspetti di stile. Per Dexibell abbiamo creato un pianoforte digitale con una sua nuova dignità, in modo da non essere una mera replica di quello acustico. Era rischioso per un marchio nuovo proporsi sul mercato con un prodotto inedito, ma la risposta è stata molto positiva, a partire dalla presentazione del pianoforte a Los Angeles, dove lo strumento è stato testato con soddisfazione niente meno che da Stevie Wonder.


L’eleganza senza tempo e la forma discreta sono le parole che meglio definiscono lo stile di Monica Gasperini architetto. Il lavoro è caratterizzato da un linguaggio personale, che nasconde una complessità semplificata. I progetti d’architettura e di design, apparentemente minimali, sono il risultato di una ricerca approfondita, sia di nuove tecnologie sia di materiali. I progetti che nascono sono mirati a cogliere l’essenza delle cose, a dare forma armonica a strutture funzionali, a usare volumi necessari come forma estetica, utile sì ma anche moderni e seducenti. È una ricerca sull’eleganza contemporanea che alla preparazione professionale unisce il gusto per i movimenti dell’arte e della moda, che porta a sperimentare materiali nuovi e proposte di colori. Da anni lo studio si occupa di progetti d’interni per residenze private, hotel e Spa, allestimenti per le fiere, definizione di concept per negozi di moda, ristrutturazioni di spazi industriali trasformati in loft e showroom, progettazione di spazi destinati a laboratori e uffici. Tutti i progetti sono rigorosamente scanditi da un segno sempre leggero e volumi netti e funzionali.

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ph Sonia Formica

DESI GN ER

ALESSANDRO TURONI LEGAMI PRIMARI testo Laura Bertozzi

Alessandro Turoni nasce a Forlì nel 1986, e si forma presso l’Istituto Statale d’Arte. Come studente dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, collabora all’allestimento degli spettacoli del Teatro Bonci di Cesena per poi firmare, dal 2008 al 2010, tutte le scenografie allestite dall’Accademia al Bonci. Si laurea in scenografia per il Melodramma. L’amore per la scultura nasce negli anni seguenti, è il periodo delle sculture zoomorfe, della collaborazione con L’oro dei Farlocchi, le esposizioni a Zurigo e al Salone del Mobile di Milano. Attualmente insegna modellazione digitale all’Accademia di Belle Arti di Bologna.

Da un esordio nella scenografia e lo sviluppo di collaborazioni con artisti e attività commerciali in prima linea sul fronte del design, il forlivese Alessandro Turoni, classe 1986, approdato da qualche anno alla scultura, riversa oggi il background acquisito tramite lo studio dello spazio e dei materiali in sculture arricchite da una poetica intrisa di spunti tratti dalle anatomie naturali. Cosa le ha dato la sua esperienza nella scenografia? È stato un percorso molto formativo, che mi ha fatto toccare con mano le fasi di ideazione, progettazione e realizzazione degli elementi scenici funzionali alla messa in scena di un’opera. Il corso che ho frequentato all’Accademia di Belle Arti di Bologna prevedeva ogni anno l’allestimento di un’opera lirica al Bonci. I miei progetti sono stati scelti per 3 volte: dal 2008 al 2010 ho firmato le scenografie allestite al teatro di Cesena. Ha lavorato in questo campo anche dopo l’università? Sì, sono stato assistente scenografo di Edoardo Sanchi, anche se mi occupavo solamente di progettazione: era un lavoro molto simile a quello di un architetto. Oltre ad aver affiancato questo grande maestro, ho realizzato una scenografia originale per la prosa Quella luce in soffitta andata in scena al Testori di Forlì e ho vinto il concorso per la progettazione in chiave moderna del Macbeth al teatro Ristori di Verona. Com’è avvenuto il passaggio alla scultura? Fin da piccolo realizzavo piccole sculture con i tappi dello spumante e il filo di metallo. Sebbene la realizzazione di scenografie fosse 90

un lavoro totalizzante, nei momenti di libertà ho affiancato l’artistadesigner Marcantonio Raimondi Malerba, con il quale c’è una grande affinità per la comune passione per il mondo naturale. La mia produzione artistica incrocia anche il mondo dell’interior design grazie alla collaborazione con L’oro dei Farlocchi, un negozio di Milano che ha immesso le mie creazioni nel mondo dell’arredamento. Cosa la caratterizza come scultore? Mi intriga la natura, i suoi meccanismi, le leggi dell’anatomia, la chimica degli elementi e i cristalli. Partendo da questa passione, immetto nelle mie opere una dimensione concettuale che a volte gioca con la commistione fra forme animali, vegetali e elementi inanimati (come nei miei Geomorfi), con i contrasto fra micro e macro (opere di piccole dimensioni che vanno immaginate nelle loro proporzioni reali enormi) e con il mimetismo proprio di alcune specie naturali. In generale cerco di raccontare delle storie colte in un momento di massima sospensione (come nelle mie opere in vitro), perché chi guarda non veda un oggetto statico ma un mondo in movimento. Sperimento inoltre materiali diversi, dal filo di metallo rivestito di stoffe o resine, al legno e alla terracotta, sempre nella convinzione che debba essere il materiale al servizio dell’idea e non il contrario. Come mai la natura è così centrale per lei? L’industrializzazione ci ha portato a perdere il contatto con gli elementi e ora l’arte, sia mia che altrui, sta facendo il percorso inverso per ricostruire questo legame primario.


DALL’ALTO, MIMESI CHAMAELEO/TROPAEOLUM, 2016. NON TUTTO È COME SEMBRA. UN CAMALEONTE MIMETIZZATO SU UN’ILLUSTRAZIONE FLOREALE, UN INSETTO INGANNATO DAI FALSI FIORI SI AVVICINA E VIENE CATTURATO DALLA LINGUA DEL CAMALEONTE DIVENTANDO IL SUO PASTO. SOTTO, LA VITA E LE SUE FORME, 2017. UN’ESPLOSIONE DI “VITA” FUORIESCE DAL CORPO DI UNA CREATURA IN CUI SI COMBINANO FORME DI DIVERSE SPECIE VIVENTI. L’OPERA RAPPRESENTA IL LEGAME GENETICO CHE UNISCE ASSIEME OGNI ESSERE VIVENTE E LA FORZA CREATRICE DELLA NATURA IN CONTINUA EVOLUZIONE PER GENERARE CREATURE SEMPRE NUOVE.

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FOTOGRAFA

SILVIA CAMPORESI INSOLITA ITALIA testo Laura Bertozzi

Silvia Camporesi, nata a Forlì nel 1973, laureata in filosofia, vive e lavora a Forlì. Attraverso i linguaggi della fotografia e del video costruisce racconti che traggono spunto dal mito, dalla letteratura, dalle religioni e dalla vita reale. Negli ultimi anni la sua ricerca è dedicata al paesaggio italiano. Dal 2003 tiene personali in Italia tra le più recenti, Extraordinary visions al MAXXI a Roma nel 2016. Ha vinto il premio Rotary di Artefiera 2015, e il Premio BNL 2016. Ha recentemente pubblicato il volume fotografico Atlas Italiae, per la casa editrice Peliti Associati.

Silvia, classe 1973, vive con e per la fotografia, e questo si può notare dalla sua biografia costellata di mostre personali, collettive e premi. Uno degli ultimi ricevuti al MIA artfair di Milano nel 2016 per l’opera dal titolo Planasia #12. Nella poetica dei suoi lavori si nota la lunga ricerca, il pensiero, la passione per quello che crea e riesce a narrare. Una laurea in filosofia ed una carriera nella fotografia. Ripercorresti adesso, guardando al passato, le stesse tappe del tuo percorso? E come sei arrivata proprio alla fotografia? “Mentre studiavo filosofia non sapevo bene quale sarebbe stato il mio percorso in seguito, però ero fiduciosa, sapevo che qualcosa di buono avrebbe portato e così è stato. Lo studio di una materia tanto articolata e trasversale mi ha dato un metodo, un sistema di pensiero, che spesso le scuole deputate all’arte tralasciano. Ho applicato la filosofia al mio interesse per la fotografia e ne è nato un lavoro.” Tra i suoi progetti, Atlas Italiae è un atlante atipico, Planasia una forma piatta, quasi una cartina del passato, Souvenir Universo un’esplorazione tra luoghi reali e di finzione. Quanto il viaggio è alla base del tuo percorso e quali sono i tuoi viaggi, quelli incisi nella memoria? “Hai citato tre lavori fortemente collegati fra loro, tutti fondati sul viaggio come esperienza ed esplorazione. Un tempo realizzavo 92

progetti fotografici in studio o comunque in ambienti naturali non distanti dalla mia abitazione; negli ultimi anni invece buona parte del mio lavoro si svolge attraverso il viaggio, nella costante ricerca di luoghi densi di significato. Atlas, Planasia e Souvenir Universo raccontano di un viaggio durato più di due anni nell’Italia abbandonata, un’esplorazione approfondita che mi ha portato a visitare paesi dimenticati e a fotografarli secondo un punto di vista poetico. Ognuno di quei viaggi per qualche motivo mi è rimasto impresso, ma sicuramente l’isola di Pianosa (Planasia) è il luogo che più mi è rimasto nel cuore. Un’isola quasi deserta che ospita un grande carcere e che ora giace in uno stato di semi abbandono e silenzio, eppure è un ambiente vivo, fatto di natura vivida e di memoria di un passato importante.” Per Atlas Italiae la ricerca di luoghi abbandonati è durata più di due anni. Quanto la dimensione del tempo, sia storicamente che quantitativamente nella realizzazione di un’idea, incide nei tuoi lavori? Sicuramente mi piace raccontare luoghi che abbiano una storia, una memoria in grado di filtrare attraverso le immagini. Non sono interessata alle macerie, quanto piuttosto alle rovine: i resti di un passato che ancora è in grado di parlare. Al tempo stesso spendere molto tempo per un progetto mi sembra un aspetto fondamentale, un modo per renderlo importante e prezioso, per far sì che si rafforzi


attraverso le settimane, i mesi e, nel caso di Atlas, di anni. Osservando cronologicamente i suoi progetti si può notare l’azione graduale del togliere: a partire dall’abbandono della figura umana, fino ad arrivare all’architettura fredda e razionale. Quanto è importante per te il senso del vuoto negli spazi che fotografi e come questa idea si è acuita negli anni? “Hai notato un aspetto importante nel mio lavoro. Fino a

qualche anno fa era la figura umana al centro delle mie immagini, mentre da alcuni anni a questa parte ho perso interesse per la figura e ho concentrato tutta la mia attenzione sul paesaggio. Ho sentito il bisogno di un confronto diretto e solitario con i luoghi, così come con le città (La Terza Venezia, 2011). Mi sono resa conta di ricorrere un senso di sospensione e di temporalità, di essere attratta da tutto ciò che mi riporta ad una dimensione di sogno, di tempo

incerto, di attesa. Così è nato Le città del pensiero un omaggio a De Chirico, addirittura realizzato tutto in studio, con modellini di architetture razionaliste. Volevo un effetto straniante e non ho trovato nessun paese reale in grado di rispondere a questa esigenza, così ho pensato di lavorare in studio, sfruttando l’ambiguità della fotografia: attraverso la prospettiva è in grado di rendere reale ciò che non lo è. Ispirandomi ai dipinti di De Chirico ho creato una città ide-

SOTTO, ROCCHETTA MATTEI (DALLA SERIE “MIRABILIA”) 2016.

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ale, verosimile ma totalmente inventata, vuota e silenziosa.” Arrivando a parlare di ispirazioni, sicuramente viene da chiedersi quali siano i grandi nomi che la hanno accompagnata e dai quali ha preso suggestioni. Quali sono gli stimoli, i ricordi, i libri, le canzoni o le vicende umane, soprattutto nella tua quotidianità forlivese, che contribuiscono al nascere di un progetto? “Ci sono autori che non smettono mai di impressionarmi, uno di questi è Jeff Wall. Ma la vera ispirazione la prendo dal cinema e dalla letteratura, così come dalle notizie di cronaca o dai li-

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bri che raccontano storie assurde ma reali. Un luogo forlivese che per me è una meta mensile obbligata è il mercatino della Caritas Annalena Tonelli, una fonte incredibile di ispirazione, dove compro libri, cartine geografiche, oggetti inutili, che però ad un certo punto avranno uno scopo nella mia progettualità. In generale mi piace vivere a Forlì, perché è tutto molto semplice e ho gli spazi e la dimensione mentale giusta per lavorare; per contro sicuramente mi mancano gli stimoli che trovo in altre città: mostre, incontri... così appena posso mi sposto a Roma o Milano.”

Sappiamo che sei già impegnata in un lavoro inedito, ci racconti qualcosa in anteprima? “Mi sto dedicando ad un nuovo viaggio italiano, alla ricerca delle Mirabilia, luoghi insoliti, affascinanti, ma non noti al grande pubblico. Sto viaggiando di nuovo per le regioni italiane alla ricerca di palazzi bizzarri, musei insoliti, teatri anatomici, incredibili luoghi naturali, con l’obiettivo di fotografarli e valorizzarli. E ancora una volta posso dire che l’Italia non smette di sorprendermi.” Un desiderio per il futuro? “Esporre al MOMA... chiedo troppo?

SOPRA, PLANASIA #1 (LA MENSA) 2014; SOTTO, PIAZZA D’ITALIA (DALLA SERIE “LE CITTÀ DEL PENSIERO”) 2015.


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FONDERIA INNOCENTI LE FUSIONI CHE ARREDANO

IL M A D E I N I TA LY D I Q U A L I TÀ È I L P E RNO SU C U I S I R EG G E L A P R O F ESS I O NA L I TÀ D I FO ND ERI A IN N O C ENT I . Quasi mezzo secolo di esperienza nel campo della fusione e dell’arredo urbano in ferro, ghisa e metallo per rispondere alle richieste di una domanda sempre più ampia ed esigente. La Fonderia Innocenti, azienda leader nel settore, rappresenta il perfetto equilibrio tra nuove tecnologie, nuovi strumenti con uno sguardo al passato come fondamenta per il futuro. Diversi anni fa l’azienda ha raccolto la sfida di riproporre il disegno della tradizione del nostro Paese continuando a produrre e realizzare in Italia. Le fasi di progettazione e realizzazione si avvalgono di strutture e professionalità italiane, sempre in grado si esprimere qualità e cura del disegno, frutto di esperienza, ricerca storica, attualizzando al presente e rispettando stile e proporzioni degli studi del passato. Sfida che ha dato ragione permettendo di affrontare i

cambiamenti del mercato affermando sempre più la ricercatezza della tradizione, della durata dei materiali e della storia che si propone e ripropone. La Fonderia Innocenti si occupa di prodotti e arredi rivolti a spazi pubblici come viali, piazze, parchi ma anche ville, verande, terrazze giardini privati utilizzando materiali duraturi e tecniche creative in grado di affrontare qualsiasi tipo di condizione

atmosferica. I prodotti in mostra nello spazio espositivo aperto al pubblico a Cerasolo di Coriano, sulla superstrada per San Marino, assicurano qualità e ricercatezza: lampioni, fontane, panchine, gazebi che vengono seguiti in tutte le fasi della produzione, dall’idea fino alle finiture e installazioni. Successo ha avuto anche la sfida di proporre la nostra qualità al mondo intero, oggi acquistabili anche online.

La ricostruzione su disegno di elementi di arredo d’epoca in fusione caratterizzano i lavori più esclusi e impegnativi. Recentemente un nostro intervento su indicazione della Sovrintendenza ai Beni Culturali del sito Archeologico di Pompei ha visto l’installazione dei nostri rubinetti come soluzione a una situazione di degrado denunciata da associazioni culturali della zona.

Particolare della scala in ghisa PETALO

Fonderia Innocenti | Via Rovereta, 45 | T +39 0541 759006 | info@fonderiainnocenti.com

Rubinetto Trilos


HOME DECOR

L’UOMO DEL COLORE PRATI COLOR

PUÒ IL COLORE DIVENTARE UN VERO E PROPRIO STILE DI VITA? PER MAURIZIO PRATI È STATO COSÌ. UN IMPRENDITORE FORLIVESE CHE HA TRASFORMATO LA PASSIONE PER IL COLORE IN UNA PROFESSIONE.

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La sua esperienza risale agli anni 70’ quando il mondo del colore legato all’interior design si riferiva unicamente all’universo delle carte da parati. Maurizio Prati ha avuto le capacità e la forza, nonché la lungimiranza, di rivoluzionare il mondo della decorazione introducendo l’utilizzo delle pitture che via via sono andate a sostituire le protagoniste che avevano occupato la scena sino ad allora: le carte da parati. Così ha iniziato a trasformare le superfici di case,

alberghi e showroom in vere e proprie pareti di design che, con l’applicazione delle pitture acriliche decorative realizzate con materie prime perlescenti, argento, oro e ossidato, diventavano opere d’arte. Negli ultimi anni, ancora una volta andando controcorrente rispetto alle mode, ha deciso di abbandonare questi prodotti metallizzati, perlescenti e ossidati per riproporre sul mercato la vera tradizione italiana: la calce. Lo ha fatto lanciando un


nuovo e ambizioso progetto di pitture decorative di alta gamma, insieme alla sorella Raffaella e ad Enrica Cicognani. Un brand che risponde a livello stilistico ed estetico alle tendenze contemporanee e, a livello tecnico, testimonia una particolare attenzione alla selezione delle materie prime, senza mai dimenticare l’importanza e il rispetto per la natura. La realtà dal nome inglese che rimanda alle tradizioni anglosassoni, dove le pitture sono elemento decorativo essenziale nella progettazione dell’interior design, si colloca in un segmento di mercato ancora scoperto in Italia. Con il supporto e la direzione artistica di una professionista, con consolidata esperienza nel settore del design e styling d’interni, propone per il 2017 nuove cartelle colore e finiture per personalizzare uno spazio in modo unico e distintivo secondo la migliore tradizione italiana. La collezione rilancia infatti accanto alle pitture in smalto e a base d’acqua, declinate in una gamma colori di tendenza e attuale, un prodotto che ha una storia antica: la calce. Le superfici lavorate con una base di grassello stagionato, rinforzi acrilici e colorato con terre e ossidi naturali assumono un aspetto vissuto nel tempo ma in linea con le tendenze del mercato: stile materico e contem-

poraneo. All’interno della gamma prodotti viene proposto poi un rivestimento continuo cementizio a parete e a pavimento come sostituto del gres porcellanato, materiale ceramico usato per le classiche piastrelle, per un effetto più moderno e funzionale. Una soluzione dove il colore diventa il protagonista della casa donando eleganza ma al tempo stesso praticità. Perché il colore è al centro di tutto, fulcro dell’universo abitativo, parte fondamentale nella decorazione d’interni. Il colore ha la forza di trasformare ed enfatizzare gli spazi, dando un’anima agli ambienti. La pittura decorativa è un elemento in grado di influenzare la sfera emozionale, la scelta del colore quindi non è da sottovalutare ma deve essere consapevole. Per questo motivo da anni, Maurizio Prati con la sua realtà porta avanti un progetto sul colore attraverso la ricerca e lo studio di sfumature e accostamenti in grado di trasferire dinamicità e energia e per soddisfare le esigenze di personalizzazione degli ambienti. Le collezioni sono l’interpretazione delle tendenze secondo una visione rinnovata ed esclusiva. Per sintetizzare il suo pensiero e la sua filosofia bastano poche parole: perfezione, estetica, design racchiuse dentro al colore. 97


DESI GN ER

OLTREMATERIA

UN CALDOBENESSERE ABBRACCIA LA GRAFICA testo Lucia Lombardi

Soddisfare le esigenze dei consumatori e sviluppare costantemente nuove idee, tecnologie e tecniche applicative è l’obiettivo di Ecomat s.r.l., attraverso i brand Oltremateria e Caldobenessere migliore qualità dell’aria, è possibile ottenere elevati standard energetici ambientali degli edifici, ambienti sani e in equilibrio con la natura, per un totale benessere abitativo. Intento che i progetti dei fratelli Casalboni si prefiggono da sempre. Quest’anno la grande novità presentata al salone milanese è stata Caldobenessere, ovvero prodotti e superfici radianti ad alto contenuto tecnologico, “Strip e Frame”, l’innovazione nel settore del riscaldamento, abbinato alle superfici continue Oltremateria consente di ottenere ambienti di design ad elevato comfort. Questa tecnologia di riscaldamento utilizza lo stesso principio dei raggi solari, apportando miglioramenti alla circolazione sanguigna e al sistema immunitario. Il sistema Caldobenessere non richiede l’istallazione di caldaie e non necessita di alcuna manutenzione, consentendo anche un notevole risparmio economico. Il designer dei campioni Aldo Drudi, romagnolo di fama internazionale, per aver disegnato ed elaborato tute e caschi per famosi piloti, tra i quali Valentino Rossi e Marquez, ora ha iniziato una partnership con Oltremateria e Caldobenessere, disegnando alcune personalizzazioni grafiche per i pannelli Caldobenessere “Frame”. Così la grafica sposa l’innovazione dei materiali e la sostenibilità ambientale, temi da sempre cari ai Casalboni, che ogni anno si aggiudicano ottimi riconoscimenti internazionali. 98


Con un volto nuovo e la passione di sempre, vogliamo accorciare le distanze tra il mondo del progetto e l’arredo. Aff idarsi ad un unico referente per rinnovare la propria casa signif ica risparmiare tempo e denaro: all’ interno della nostra materioteca, giocheremo con gli abbinamenti di colori, rivestimenti e materiali di ogni genere per trovare il mood più adatto. Crediamo che il valore aggiunto di un progetto di interni non sia nei materiali o nell’arredo di design, ma nella capacità di miscelarli sapientemente per creare luoghi emozionali con l’obiett i v o d i c u c i r e u n p r o g e tt o s u m i s u r a , c o s t r u i t o attorno a te e per te. Nello showroom Ricci HD potrai scegliere tra moltissime proposte di arredo con f initure di alta qualità e rigorosamente made in Italy, per soddisfare ogni gusto ed esigenza!

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