Faenza
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Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 16/01/2002 n. 1 - E 3,00
Supplemento a “Ravenna IN Magazine” N. 5 - 2010
Lo sport è
Donna
Cristina Bassi, Anna Maria Bernabé e Raffaella Reggi Gianluigi Bambini “Capitano” d’impresa Dioscoride Dal Monte L’ambiguità dello sguardo Filippo Briccoli Una vita per la lirica
Editoriale
Verso l’
Orizzonte
di Andrea Masotti
Si avvicinano le festività di fine anno che, come sempre, offrono l’occasione di bilanci, piccoli e grandi, per un 2010 certamente intenso, che si avvia al termine. Per “IN Magazine” sono stati, ancora una volta, come quelli che li avevano preceduti, 12 mesi davvero intensi: un anno che tuttavia, proprio in questi ultimi mesi, ha portato novità importanti al nostro gruppo, e che abbiamo voluto raccontare nelle prossime pagine. Mentre l’edizione di Ravenna si avvia a festeggiare, nel 2011, i suoi
Ravenna
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Faenza
10 anni di vita, per la casa editrice sono stati mesi di profonda evoluzione, grazie al recente accordo che ha visto, dallo scorso settembre, rafforzarci grazie all’accordo con un’altra realtà forlivese, Foschi Editore. Il gruppo che nasce da questa unione vede tante realtà insieme, dalle diverse competenze ed esperienze, nel campo dell’editoria e della comunicazione, con una importante forza distributiva non solo in Romagna, ma in tutta Italia. Per crescere ancora, a livello editoriale.
Pesaro-Urbino
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AnnoAnno V - N. - GIUGNO/LUGLIO/AGOSTO V 2- N. 3 - OTTOBRE/NOVEMBRE 2010
Anno IX - N. 5 - NOVEMBRE 2010
Supplemento a “Ravenna IN Magazine” N. 5 - 2010
Lo sport è
Silvia Valori in
Donna
Cecchi Eredità
Cristina Bassi, Anna Maria Bernabé e Raffaella Reggi
Il volto elegante della Legge Maurizio Testaguzzi e Gianfranco Tonti
Cristina Bassi, Anna Maria Bernabè e Raffaella Reggi Gianluigi Bambini “Capitano” d’impresa Dioscoride Dal Monte L’ambiguità dello sguardo Filippo Briccoli Una vita per la lirica
Dioscoride Dal Monte L’ambiguità dello sguardo Filippo Briccoli Una vita per la lirica
Cesena
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LaPresidente signora delle chiocciole a tutto tondo
Rimini
www.inmagazine.it ®
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Anno VII - N. 3 - GIUGNO - 2010
Sul binario del successo
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Alessandro Formica Il lavoro come valore Lidiana Biotti Bellezza senza tempo IN Magazine e Foschi L'editoria che cresce
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La forza di un gruppo straordinario riporta il Cesena in A
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Grazie ragazzi!
Mauro
Moretti N
IN Magazine e Foschi L'editoria che cresce Francesco Tesei Giocoliere della mente I forlivesi e l'iPad Tavoletta magica
Il sogno diventato realtà
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Turismo
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Le signore del
Paola Piscopo, Marisa Raggi e Liviana Zanetti
N
Anno XIII - N. 5 - ottobre 2010
Anno X - N. 5 - NOVEMBRE 2010
10
Forlì
Economia dell’intuizione Federico Mondelci Una musica può fare Imprenditori “geniali” Le “spiagge” territorio fiume Valdel Tarugo Dove ilUn’estate... tempo si è al fermato Francesca PaoloPascucci Andreani
IN
Lo sport è donna
I
“Capitano” d’impresa
IN
Gianluigi
Bambini
Ma veniamo intanto a questo “Ravenna-Faenza IN”, con in copertina sull’edizione ravennate un “capitano” d’impresa, Gianluigi Bambini, alla guida insieme al fratello dell’omonima impresa di servizi d’appoggio alle piattaforme. Una realtà attiva da circa quarant’anni e che, in tutto questo tempo, è costantemente cresciuta. Per la “cover” faentina, tocca invece a Cristina Bassi, Anna Maria Bernabé Raffaella Reggi: a tre donne di sport, tutte ex atlete professioniste e oggi, a diverso titolo e con diversi ruooli, impegnate con successo tra calcio, basket e tennis. Si parla ancora di sport nell’approfondimento economico, in cui raccontiamo alcuni “binomi vincenti” tra società ravennati e aziende del territorio, partner “sul campo” delle loro “imprese”. L’arte che si apre all’immaginazione di Dioscoride, la grande musica lirica con Filippo Briccoli, collezionista di memorabilia del bel canto, la storia del Mercato Coperto, infine la straordinaria “biblioteca della moda” di Massa Lombarda, ovvero l’Archivio di ricerca Mazzini (meta di stilisti alla ricerca di nuove ispirazioni dal passato), sono gli altri argomenti della rivista che, come sempre, si conclude con le rubriche, di sport, lifestyle e gastronomia. Buona lettura e appuntamento per il numero di fine anno.
IN Magazine | 3
Sommario 3
Editoriale
6
Annotare | Brevi IN
12
Essere | Gianluigi Bambini
18
Vincere | Cristina Bassi,
12
Anna Maria Bernabé e Raffaella Reggi 24
Investire | Sport e impresa
32
Creare | Dioscoride Dal Monte
18
36
36
Collezionare | Filippo Briccoli
40
Ricordare | Il Mercato coperto
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Riscoprire | Archivi di ricerca Mazzini
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Unire | IN Magazine e Foschi
54
Veleggiare | Francesco Bendandi
56
Confidare | Mara Panunti
54
Edizioni IN MAGAZINE S.R.L. Redazione e amministrazione: Via Napoleone Bonaparte, 50 47100 Forlì tel. 0543.798463 fax 0543.774044
Controllo produzione e qualità:
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Collaboratori:
inmagazine@menabo.com
Andrea Casadio, Anna De Lutiis,
Stampa: Graph S.N.C. - San Leo (PU) Direttore Responsabile: Andrea Masotti. Redazione centrale: Andrea Biondi, Valeria Del Sordo, Francesca Renzi.
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Gustare | Azienda Marchesini
Progetto grafico: Lisa Tagliaferri
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Scegliere | Shopping
Impaginazione: Francesca Fantini
Isabella Fazioli. Ufficio commerciale: Roberta Missiroli.
Lidia Bagnara, Roberta Bezzi, Massimo Fiorentini, Antonio Graziani, Claudia Graziani, Giorgio Sabatini, Matteo Salbaroli, Aldo Savini, Alessandra Segreto, Michele Virgili, Tiziano Zaccaria, Francesca Zampiga. Chiuso per la stampa il 16/11/2010
IN Magazine | 5
Annotare | Brevi IN
Viaggio Note futuriste
Lugo - L’11 gennaio 1911 Francesco Balilla Pratella pubblicava il “Manifesto dei Musicisti futuristi” a cui faceva seguito il 29 marzo “La musica futurista-Manifesto tecnico”. Dal “fondo” del musicista, presso la Biblioteca Trisi, escono documenti che rimandano a un capitolo di storia artistica lughese del primo ’900. Stampe, fotografie, libri, lettere, manoscritti vari sono esposti fino al 15 gennaio, mentre al cenacolo artistico è dedicata una mostra alle Pescherie della Rocca fino al 21 novembre, con opere di pittori che frequentarono la casa di Pratella e furono coinvolti nell’esperienza. Un capitolo è riservato alla poesia, e all’opera di Alceo Folicaldi, figura di spicco tra gli anni ’20 e ’30. (A.S.)
Una ceramica per il Papa
Roma - Lo scorso 10 novembre, una delegazione faentina guidata dal vicesindaco Massimo Isola, ha consegnato a Benedetto XVI una ceramica, per il 20° anniversario della consacrazione della “cappellina di Faenza”, presso la residenza pontificia di Castel Gandolfo.
6 | IN Magazine
in
Romagna
Ravenna - I luoghi più suggestivi della Romagna visti dal finestrino di una Jaguar. La concessionaria Jaguar Ravenna, specialista dello storico marchio inglese in Romagna, ha ideato e realizzato, insieme al regista Domenico Ciolfi, sei filmati che uniscono la bellezza del territorio alle linee sinuose della gamma Jaguar. I primi due, dal titolo “Viaggio in Romagna” e visibili su YouTube sul canale dedicato Jaguar Ravenna (www. youtube.com/user/JaguarRavenna), vedono protagonista la berlina sportiva XF, che viaggia tra le colline di Brisighella, la campagna di Bagnacavallo, il porto di Ravenna e la Basilica di Sant’Apollinare. I prossimi spot avranno come protagoniste l’ammiraglia XJ e la Cabrio XK e, insieme ai primi due, saranno visibili anche
Da Molinella inizia il
Faenza - Il Natale da Molinella 23 è arrivato il 13 novembre: villaggi americani animati in vetrina, addobbi sfavillanti e il coro di voci bianche “I piccoli cantori” hanno reso magico l’inizio delle festività. Come ogni anno Laura Mandolesi ha saputo anticipare, in un pomeriggio di metà novembre, per tutti i clienti lo spirito del Natale, inaugurando anche la regali-
sull’emittente televisiva Tele1. Jaguar come auto esclusiva, non solo per gli amanti della velocità, ma anche per tutti coloro che desiderano godere del paesaggio, sentire la strada, non più semplice collegamento tra due luoghi ma luogo in sé stessa, e assaporare la vita. (V.D.S.)
Natale stica e presentando proposte e novità del negozio. Laura ha aperto lo scorso 24 settembre lo spazio Nanan, brand presente anche a Roma e Milano con due showroom, che crea tutto un mondo per i bimbi: peluche, complementi d’arredo, abbigliamento, pochetteria, a misura di bebé. Per un Natale autentico, fatto di famiglia e legami profondi. www.molinella23.com (V.D.S.)
La passione preziosa di Liviano
Soprani
Ravenna - I gioielli sono passione e professione per Liviano Soprani, da quando, dopo il diploma, decise di iscriversi a un corso di gemmologia, per lavorare presso il Monte dei Pegni. Da allora l’amore per i preziosi non l’ha più abbandonato, anche se le coincidenze della vita hanno in parte deviato la sua strada. Tornato a Ravenna, molti antiquari si affidarono alle sue mani esperte e così, dieci anni fa, ha aperto la sua taglieria di pietre preziose, servendo principalmente commercianti del settore, senza dimenticare il settore privato, in prevalenza negli ultimi anni. “Mi piace consigliare in base alla qualità della pietra, certificata con strumenti scientifici, che solo noi gemmologi possiamo usare - spiega. La montatura avviene solo in un secondo momento, e questo dà maggiori garanzie rispetto a una gioielleria.” Lavorare con metodo artigianale, assaporando ancora il gusto di fare i gioielli come un tempo, permette così di creare pezzi unici, diversi uno dall’altro. www.livianosoprani.it (V.D.S.)
Isia e Lamborghini Insieme Milano - Alla recente edizione dell’Eicma, è stata presentata “Officina del Sogno”, frutto della collaborazione fra l’istituto di Faenza e la storica casa Lamborghini. “Una collaborazione - ha spiegato Giorgio Gurioli, docente di Design del Prodotto dell’università faentina - nata nel 2008 e che ha spinto Tonino Lamborghini, figlio del fondatore, a creare questa ‘Officina’ per dare vita al nuovo museo della casa. Il museo nascerà nel vecchio stabilimento industriale a Funo di Argelato, in provincia di Bologna. La struttura sarà restaurata, rispettando la storia e la cifra della famiglia.” Il percorso museale seguirà cronologicamente vita e lavoro di Ferruccio Lamborghini.
oAsis dinner A MArinA di rAvennA lA nuovA “oAsi” del gusto Oasis Dinner Restaurant viale delle Nazioni 70 - Marina di Ravenna Tel. 0544/531582 e 347/4843630
Nuovi vertici del gruppo
Cento per cento Sanpa
Ravenna - Anna Mantice (Sers) è, da metà ottobre, nuovo presidente del Gruppo Porto di Confindustria Ravenna. Alla vicepresidenza è stato eletto Andrea Gentile (Docks Cereali), mentre Alvaro Gerardo (Ifa) è stato confermato rappresentate del Gruppo nella Piccola Industria. Il Gruppo raduna 37 imprese associate,
Guidarello, la 39°
Faenza - Il primo negozio di San Patrignano lontano dalla comunità. Ha inaugurato a ottobre “Cento per Cento Sanpa”, alimentare e locale di piccola ristorazione che presenta unicamente prodotti enogastronomici realizzati dai 1500 ragazzi della comunità. “Ho conosciuto San Patrignano attraverso Squisito! spiega il proprietario del negozio e gestore Matteo Nardi, faentino doc. “Una sera sono stato a cena a SP.accio e mi sono innamorato del locale. Per questo ho pensato di costruire un luogo sulla falsa riga del concept store della comunità”. Il negozio, in via Baccarini 5/a è chiuso domenica e lunedì; il resto della settimana è aperto dalle 9 alle 19.30.
A scuola di Burson Russi - La vendemmia del Burson alla Tenuta Uccellina quest’anno ha parlato giapponese. Un gruppo di ragazze provenienti dal Sol Levante ha partecipato alla raccolta di questo prezioso vino rosso granato (che si ottiene da uve antichissime e ha ottenuto l’Igt) ospiti della famiglia Orioli-Pasini. Le giovani giapponesi sembrano aver apprezzato questa esperienza del tutto nuova, interessandosi alla cultura romagnola, specie gastronomica. L’iniziativa è stata organizzata dall’Associazione Culturale “Sapore Bolognese”, che da anni promuove le tradizioni e i prodotti tipici emilianoromagnoli all’estero. (M.A.)
8 | IN Magazine
Ravenna - Una novità che è un ritorno alle origini: la sezione Turismo, per sostenere al meglio la candidatura della città a capitale europea della cultura 2019. “La nostra Associazione crede nella candidatura – ha spiegato durante la conferenza stampa il presidente di Confindustria, Giovanni Tampieri -, e speriamo di contribuire con questa iniziativa a rafforzarne il potenziale.” Saranno dunque premiati, nella sezione radio/televisione, Licia Colò (Alle Falde del Kilimangiaro) e, per la sezione società, Pier Luigi Vercesi (direttore de I Viaggi del Sole 24 Ore). Guidarello ad honorem per Antonio Catricalà, presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato. La cerimonia di premiazio-
Porto
che impiegano quasi tremila dipendenti e nel 2009 hanno generato un fatturato complessivo di 2,3 miliardi di euro. “Lavoreremo per proseguire lo sviluppo del Porto, che deve costituire per le imprese della Regione una porta da e per l’estero, aperta verso i nuovi mercati”, ha affermato la nuova presidente.
Edizione ne, sabato 20 novembre al teatro Alighieri, sotto la conduzione di Bruno Vespa, presidente della giuria nazionale, e Margherita Ghinassi, vedrà anche sul palco, per il Giornalismo Nazionale, Aldo Cazzullo (sezione cultura), Lorenzo Bianchi (sezione società) e Pippo Baudo (sezione radio/televisione), per il Giornalismo Romagna, Giovanni Zaccherini (sezione cultura), Maurizio Maggiani (sezione società) e Angelo Varni (sezione studi e ricerche). Infine, premio speciale per la pubblicistica a Pietro Baccarini, mentre il Guidarello alla memoria è stato assegnato Claudio Marabini. E il 18 novembre, al Palazzo dei Congressi, 4° edizione del Guidarello Giovani.
Frw e la Forestale Roma - Claudio Brusi, presidente di FRW Bicycles, ha partecipato lo scorso 15 ottobre, a Roma, alle celebrazioni per i 188 anni del Corpo Forestale dello Stato. L’azienda ravennate è
I figli dell’Aracnine
sponsor del gruppo sportivo forestale - settore ciclocross. Presso lo stand in piazza del Popolo è stata esposto il modello di Mtb Eldorado, con grafica verde personalizzata. www.frwbike.it
Faenza - è il titolo del debutto letterario di Roberta Piccinini, pubblicato da Albatros. I figli dell’Aracnide è un romanzo dalle sfumature horror, al confine tra giallo e noir, dove una giovane e benestante ragazza viene ritrovata cadavere in circostanze misteriose. Di scorrevole lettura, l’intreccio narrativo si dipana tra colpi di scena e particolari che paiono emergere più da incubi ricorrenti di una compagna universitaria, che non dalle indagini della polizia. (F.Z.)
Il Palazzo della Cassa aperto al
Un libro su Francesco Lovatelli
Ravenna - Il 2 ottobre scorso il Gruppo Cassa di Risparmio di Ravenna Spa ha aderito all’iniziativa promossa dall’ABI, aprendo il Palazzo storico costruito nel luogo dove sorgevano l’antica chiesa e il convento di San Giorgio e la quadreria contenuta al suo interno con tele di Longhi e di Barbiani. Erano in mostra “I Cabrei raccontano; le antiche mappe dei possedimenti terrieri”, volumi concessi dalla Classense insieme a due rarissimi volumi del ’700 di Francesco Maria Coronelli. Ad accogliere i numerosi visitatori il presidente
Antonio Patuelli, il direttore generale, Nicola Sbrizzi, il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, Lanfranco Gualtieri, e il segretario generale, Mario Bacigalupo. (A.D.L.)
Edgardo Saporetti in
Ravenna - “Viva il conte Checco, re d’Italia!”, gridava il popolino al suo passaggio. Ed effettivamente Francesco Lovatelli (1808-1856) è una delle personalità più significative del Risorgimento ravennate. Fu uno dei fondatori della Giovine Italia in città nel 1832, poi esiliato politico, infine protagonista del tentativo di papato “liberale” impersonato e poi rinnegato nel 1848 da Pio IX. Quando, un’oscura sera del novembre 1856, fu colpito da ignoti sicari come traditore della “causa”, la moglie Costanza Chigi se ne tornò nella sua Roma, insieme ai figli Giacomo e Carlo. Oggi è un discendente di Carlo e omonimo dell’avo che, dopo una vita di dirigente d’azienda, ha ricostruito la vicenda biografica dell’illustre antenato in un volume. In occasione della presentazione, lo scorso 19 ottobre a Casa Melandri, il vicesindaco Mingozzi ha promesso la collocazione di una targa sul luogo del delitto. Dopo 150 anni, per Ravenna è giunto il momento di pagare un debito a lungo ignorato con la propria storia. Francesco Lovatelli, Viva il conte Checco, Re d’Italia! La famiglia e la vita di un grande ravennate, Ravenna, Longo, 2010, pp. 286, € 18. (A.C.)
10 | IN Magazine
Bagnavacallo - La mostra Edgardo Saporetti. Sguardo sul tramonto dell’Ottocento, al Museo Civico delle Cappuccine, con una cinquantina di opere dall’Italia e dall’estero, ripercorre la breve ma intensa carriera di questo pittore. Artista fino a oggi quasi sconosciuto, nacque a Bagnacavallo nel 1865. Dopo i primi elementi appresi dal padre e aver frequentato l’Accademia di Belle Arti ravennate, abbandona la Romagna e viene a contatto con le scuole più attive dell’epoca. Prima a Roma è ospitato da Cesare Mariani, già “pittore ufficiale” di Pio IX e direttore dell’Accademia di San Luca, poi a Napoli frequenta in privato lo studio di Domenico Morelli, caposcuola della pittura napoletana del secondo Ottocento. È questa una felice stagione artistica. In seguito attraversa un periodo inquieto e burrascoso per il coinvolgimento in affari e relazioni “pericolose” fino al fallimento della Galleria “Salon Saporetti” che aveva aperto a Roma, tanto che è costretto a tentare per alcuni
Pubblico
Mostra
anni la fortuna a Londra. Rientrato in Italia, nel 1903 ottiene l’incarico di professore aggiunto di pittura all’Accademia di Firenze e importanti commissioni, tra cui l’illustrazione della “Divina Commedia” e le tavole della Via Crucis. Muore a Bellaria nel 1909. La mostra è aperta fino al 28 novembre, tutti i giorni dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 19. Ingresso libero. (A.S.)
Essere | Gianluigi Bambini
“Capitano” d’
Impresa
testo Antonio Graziani foto Lidia Bagnara e Massimo Fiorentini
Incontriamo Gianluigi Bambini, alla guida insieme al fratello Rosolino, della Bambini Srl, importante azienda che, dal 1962, si occupa di servizi di appoggio alle piattaforme. Un’impresa sempre in costante espansione, in Italia e all’estero.
l’estrazione degli idrocarburi e del
ni, capitano di marina, Managing Director (così è scritto nel biglietto da visita) a sostenere la responsabilità operativa dell’impresa. Lui stesso spiega le funzioni dei due fratelli. “Io mi occupo, in particola-
rimorchio in mare. Le prime sono
re, di personale e commerciale, dei
unità veloci, in grado di raggiungere velocità massime fino a 27 nodi e trasportano fino a 75 persone, in comode poltrone in locali condizionati, dotati di servizi. Crew-Utility Boat e Utility-Vessel sono adibite al trasporto di persone, liquidi e materiali. I Rimorchiatori, infine, sono unità navali con potenze di propulsione comprese tra 1300 e 2725 HP, che sviluppano un trascinamento da otto a 43 tonnellate. Alla guida della società ci sono i due fratelli Rosolino e Gianluigi, rispettivamente presidente e vicepresidente. Ma è il secondo, Gianluigi Bambini, più noto come Gian-
contratti con i clienti, dell’acquisto
16 Crew Boat, 5 Utility Boat, 6 Utility Vessel e 3 Rimorchiatori. Questa la flotta della Bambini s.r.l. di Marina di Ravenna, adibita ai servizi di appoggio alle piattaforme marine per
12 | IN Magazine
delle barche, dell’aggiornamento della flotta. Mio fratello, nato nel
1955 e più grande di me di cinque anni, si è dedicato all’attività di rappresentanza all’estero, in particolare in America, dove è rimasto per diversi anni nella commercializzazione di prodotti in ambito motociclistico e nell’azienda si occupa dell’amministrazione. Per questo la sua attività in ditta è parttime. Io ci sono, invece, tutti i giorni per tutto l’anno”. Gianluigi Bambini, 50 anni appena festeggiati, è nato a Ravenna e ha frequentato elementari e medie
IN Magazine | 13
a Marina, dove risiedeva e dove abita tuttora. Dopo le medie, l’Istituto Nautico a Venezia. “A Ravenna, pur essendoci un grande porto di caratura internazionale, non esiste alcuna tradizione di mare”, ammette con un certo rammarico. “Dopo il diploma ho fatto il concorso per la Marina Militare, dove sono entrato nel 1980, come aspirante Guardia Marina e mi sono congedato nel luglio dell’81, perché ho preferito continuare l’attività familiare.” A quel tempo la ditta poteva contare soltanto su una barca da pesca convertita in mezzo navale per appogSotto, Gianluigi Bambini, all’interno dell’azienda di Marina di Ravenna. In apertura, a bordo di una delle sue imbarcazioni.
14 | IN Magazine
gio ad attività subacquee. Un’altra
era in costruzione. “Nel febbraio dell’82 mio padre, colpito da un ictus si ritirò dal servizio. Io, che
avevo già i titoli, perché a 21 anni ero già capitano d’imbarcazioni, anche di grandi dimensioni, sono subentrato nell’attività. Allora avevamo due barche, con 7-8 dipendenti. Sono stati i miei genitori a fondare l’azienda, nel 1962 - racconta Gianluigi - con la denominazione Bambini Mario & Renzi Giuseppina s.n.c , lo stesso anno in cui furono realizzate davanti a Lido Adriano le prime piattaforme per l’estrazione del metano, gestite dall’AGIP. Mio padre, che aveva fatto sempre il pescatore, si era trasferito a Marina di Ravenna da Porto Garibaldi nel 1950 perché, in quel tempo, il mercato del pesce di Marina era uno dei più ricchi sull’Adriatico.
Qui conobbe mia mamma, originaria di Russi, trasferitasi nella località marinara nel ’47, dove aveva aperto, con la sua famiglia, un negozio di pasta fresca. Lì mio padre andava a far la spesa!” La barca da pesca, visto l’interesse per le piattaforme, fu trasformata in imbarcazione idonea al trasporto di persone e materiali, specializzandosi nell’erogazione di servizi di appoggio offshore. Nell’82 la Bambini si dotò del primo mezzo veloce, da 25 nodi (50 km/h), per il trasporto di personale: ancora oggi questa fa servizio. “A me piaceva molto la vita del mare. Da quando mi sono congedato nell’81, fino al ’93, sono sempre andato per mare. Un amore iniziato da piccolo, quando andavo in barca con mio padre.” Da Venezia ha portato a Ravenna la moglie. “Nel ’77, mentre frequentavo l’Istituto nautico, ho conosciuto Violetta, diventata mia moglie nel 1985. Ora lavora in azienda. Da ragazza faceva l’infermiera, professione che ha lasciato col matrimonio. Anche nostra figlia, Chiara, nata nell’88, è impegnata nella ditta”.
Oggi la flotta è formata da 30 imbarcazioni Costante la crescita, negli anni, della società. Dalle 2 bar-
che dell’82 si è passati a 7 nel ’93. 4 furono acquistate dal gruppo Misano di Corvetta assieme a 2 barche per il battellaggio nello scalo di Ravenna, per il trasporto di persone tra il porto, le navi, l’isola della Sarom: praticamente barche taxi del mare. La flotta conta ora 30 imbarcazioni, che vanno da 30 a 52 metri. “Abbiamo fatto acquisti anche in America, in particolare nel Golfo del Messico, dove sono maestri nelle barche veloci in alluminio. Ultimamente abbiamo fatto grossi investimenti con l’acquisto di altre navi.” Due anni fa Bambini ha acquisito i servizi a favore del rigassificatore di Porto Viro. “Una gara mondiale, abbiamo vinto e ci è stato assegnato il servizio per 25 anni. Grazie al gruppo Eni, abbiamo partecipato alla prima gara per l’estero nel 2001. Una nostra imbarcazione, la più grande allora, ottenne un contratto di 3 anni: così da Ravenna, via mare, abbiamo percorso 6.000 miglia per arrivare a Punta Nera, nel Congo, all’altezza dell’equatore, dove
A fianco, l’Adriatic Store, una delle unità navali in dotazione, nei pressi di una piattaforma. Sotto, Gianluigi Bambini con alle spalle un’immagine di alcuni dei dipendenti all’estero dell’azienda, che dal 2001 opera anche all’estero.
l’Eni-Congo è presente dal 1969, e aveva sempre lavorato, fino ad allora, solo con barche di bandiera straniera, principalmente francesi e americane.” Dopo il Congo, l’azienda si è estesa in altri siti esteri. Oggi è presente con una barca, insieme all’Eni, in Tunisia; un’altra è a Pola, con l’Edina. In azienda nel complesso lavorano 200 persone. 20 sono in ufficio, una trentina fanno parte della squadra di pronto intervento che compie le riparazioni sulle navi della flotta, ovunque si trovino; circa 150 sono i marittimi, che formano gli equipaggi delle navi. I progetti futuri prevedono la messa in servizio di una barca in alluminio di nuova generazione di 52 metri, la cui costruzione è già in atto: potrà competere, all’estero, con concorrenti americani e francesi.
Sarà la più grande del mercato italiano del settore. “Come avere un camion che va alla velocità di una Ferrari”, chiarisce Bambini.
16 | IN Magazine
Anche nell’offshore, settore veloci, la Bambini è ben strutturata. “Possiamo dire, senza autoelogiarci, di essere al vertice, in Adriatico. Grazie alla particolare tipologia delle navi e a un’efficiente organizzazione a terra, la nostra azienda è in grado di soddisfare, ovunque e in qualsiasi momento, tutte le esigenze legate alle necessità delle
piattaforme offshore, fornendo un servizio di qualità nel trasporto delle maestranze, nella fornitura di acqua potabile e di combustibili, nel trasporto di merci pericolose, comprese sostanze radioattive e rifiuti, nei servizi di appoggio a operazioni subacquee, ROV, geofisiche, antinquinamento e movimentazione ancore.” IN
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Vincere | Cristina Bassi, Anna Maria Bernabé e Raffaella Reggi
Lo sport è
Donna
testo Tiziano Zaccaria - foto Massimo Fiorentini
Cristina Bassi, Anna Maria Bernabè e Raffaella Reggi. Tre faentine che, dopo un passato ai vertici nelle rispettive discipline agonistiche, sono ancora oggi protagoniste esemplari nelle loro attività. In ruoli diversi, ma tutte e tre accomunate da grinta e passione. Dentro e fuori il campo da gioco.
Tre donne, tre storie. Di sport e di vita. Nel variegato universo rosa faentino spiccano lo storie di tre “ragazze esemplari”, Cristina Bassi, Anna Maria Bernabé e Raffaella Reggi: diverse fra loro ma con un minino comune denominatore, la grinta e la voglia di lottare, sempre e comunque. Anche al di fuori del campo di gioco. Lo sport come metafora della vita, insomma. E non è il solito luogo comune. Il basket di Cristina
Classe 1964, da sempre una grande passione per la pallacanestro. Era adolescente quando nel ’76, Cristina Bassi fu tesserata nelle giovanili del Club Atletico Faenza. Cinque anni dopo l’esordio in A1, dove giocò come play per tre stagioni. Poi all’inizio degli anni ’80 l’arrivo delle straniere tolse spazio alle italiane e Cristina scese in A2, a Bologna e Ravenna. Intanto, era maturata l’idea di allenare: “Avevo appena vent’anni quando il tecnico della prima squadra, Claudio Agresti, mi affidò un gruppo di bambine,
con le quali instaurai subito un bel rapporto d’amicizia e fiducia. Da
allora, allenare è diventato qualcosa di fondamentale, un patrimonio al quale non intendo rinunciare.” Per anni Cristina ha lavorato come preparatrice tecnica nel settore giovanile del Club Atletico, poi verso metà anni ’90 è diventata vice allenatrice in prima squadra, al fianco dei vari coach succedutesi sulla panchina della squadra biancazzurra (Andrea Petitpierre, Adolfo Marisi, Giacomo Incarbona, Paolo Rossi). Anni passati a dare consigli durante le partite, a tenere gli occhi su alcune particolari situazioni tattiche: a fare un lavoro oscuro che molti appassionati, magari, non colgono fino in fondo. Tutto nella norma, fino a quando Cristina scopre di dover iniziare a lottare contro un tumore:
“Quando l’ho scoperto ho chiesto a società e allenatore di continuare a lavorare in palestra, anche se le cure mi debilitavano fortemente: fin dall’inizio il basket mi ha dato una grande forza per affrontare il male.” La malattia, le cure chemioterapiche, la voglia di non mollare,
l’incoraggiamento degli amici. Un intreccio di sensazioni che arrivò all’apice nel novembre di un anno fa, quando una brutta febbre costrinse il coach di allora, Paolo Rossi, a restare a letto, alla vigilia di una partita importante contro Venezia. Dopo anni come “secondo”, Cristina fu chiamata a esordire da primo allenatore. Un sogno che si avverava, dentro l’incubo di una brutta malattia. La partita finì col trionfo della squadra e di Cristina, ma il destino non aveva ancora finito di riservare colpi di scena. Il giorno dopo la Federbasket attribuì lo 0-20 a tavolino al Club Atletico. Colpa di un rigido regolamento secondo il quale la Bassi, tesserata da vice, non avrebbe potuto fare le veci del capo allenatore. Per fortuna, una settimana dopo, la Commissione Giudicante della Fip rimise un po’ d’umanità in mezzo alla carte bollate, restituendo al Club Atletico una vittoria sacrosanta. Oggi Cristina è uscita dall’incubo. Fisicamente rinata, si prepara a vivere un’altra stagione da vice in
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A fianco, Cristina Bassi, vice allenatore del Club Atletico Faenza. In basso, Anna Maria Bernabè, attuale General Manager della Dinamo Faenza.
panchina, al fianco di Nino Molino. Poche settimane fa ha terminato con buon esito il lungo ciclo di cure chemioterapiche. “Ora sto bene. Ci vuole pochissimo a star bene, dopo quello che ho passato. In futuro, ogni sei mesi dovrò fare controlli di routine, ma il peggio pare scongiurato. Questa esperienza mi ha fatto capire quanto sia bella la vita e che su tante cose ci si arrabbia spesso inutilmente. La famiglia mi è sempre stata vicina e, cosa fondamentale, non mi ha mai compatito. Allo stesso modo il basket e gli impegni di volontariato nel mio rione (il Rosso, ndr) mi hanno fatto da sprone. In queste situazioni, è importante mantenersi attivi e non piangersi addosso.” Il calcio di Anna Maria
Imporsi nello sport maschilista per eccellenza, così permeato di scetticismo verso il sesso debole, per una donna deve essere il massimo.
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Anna Maria Bernabé è una delle poche ad esserci riuscita. General Manager della Dinamo Faenza, società che con circa trecento tesserati rappresenta il settore giovanile calcistico numericamente più importante in città, ha un vero e proprio esercito da gestire. Cominciò a tirar calci al pallone a dodici anni. A sedici era già in serie A , come
centrocampista del Padova. In seguito girò mezza Italia, giocando sempre nella massima categoria a Catania, Monza, Giugliano, Lecce e Modena, prima di scendere in C nella Dinamo Faenza, dove chiuse la carriera da giocatrice iniziando quella di allenatrice. “Purtroppo per noi donne è sempre difficile dire la nostra nel calcio. O siamo sostenute dalla società, o siamo destinate a fallire. Per essere giudicate brave, dobbiamo dimostrare di essere bravissime.” Nel 2006 Anna Maria fu chiamata
a guidare la prima squadra maschile della Dinamo, in Prima Categoria. A volerla fu il presidente Angelo Goldoni, che ci vide giusto: il team manfredo raggiunse una salvezza ritenuta quasi miracolosa. L’anno scorso lo stesso Goldoni l’ha richiamata per affidarle un incarico ancor più importante per una società che punta tutto sul vivaio: General Manager, una sorta di supervisore del settore giovanile. “Anna - spiega Goldoni - ha una personalità forte e grande capacità organizzativa. A livello tecnico è poi in grado di dare un’impronta sul sistema di preparazione e di insegnamento da adottare. A grinta e capacità supera parecchi colleghi maschi.” Anna Maria ha così ripreso la sua mission impossible nel calcio: “Il mio obiettivo è impostare un preciso metodo di lavoro, condivisibile fra tutte le squadre. Il calcio italiano, visti i modesti risultati ottenuti di recente, andrebbe rifondato a partire dai vivai. Al giorno d’oggi si
selezionano i giovanissimi soltanto sulla base delle doti fisiche. I ragazzi sembrano ormai soltanto dei ‘polli da batteria’. Dobbiamo ricominciare a insegnare la tecnica, a lavorare su possesso palla, dribbling e finte, perché anche dietro a un bambino non troppo dotato fisicamente può esserci un ottimo calciatore.” Magari dei Leo Messi ne sono passati anche in Italia,
ma nessuno se n’è accorto. Forse ci voleva il fiuto di una donna. Il tennis di Raffaella
Definirla la sportiva faentina più grande di tutti i tempi, non è esagerato. Lo provano i fatti. Raffaella Reggi è stata l’unica ad andare vicina alla conquista di una medaglia olimpica. A Seul, nel 1988, dove il tennis era sport dimostrativo. Dopo aver battuto la fuoriclasse Evert, Raffa finì la sua corsa nei quarti di finale, a un solo passo dalla medaglia di bronzo, assegnata alle semifinaliste perdenti. In realtà il più importante capolavoro della sua carriera
Campionesse nella vita lo aveva compiuto due anni prima, quando vinse gli US Open nel doppio misto assieme allo spagnolo Sergio Casal, diventando la prima italiana a conquistare un torneo del Grande Slam. Classe ’65, professionista dal 1982 al ’92, Raffaella aveva buone qualità tecniche, ma la sua caratteristica principale è sempre stata la grinta e la capacità mentale di non mollare mai, nemmeno nei momenti più difficili dei match. Andando in campo sempre “col coltel-
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A fianco, Raffaella Reggi, tra le migliori tenniste italiane di sempre e oggi commentatrice per Sky Sport.
lo fra i denti”, la faentina in carriera ha vinto cinque tornei di singolo (Internazionali d’Italia, Lugano, Porto Rico, San Diego, Taranto), quattro di doppio (Internazionali d’Italia, Taranto, Tampa, Linz) e uno di doppio misto (US Open), salendo nel 1988 fino al 13º posto mondiale. Oggi commenta i principali tornei internazionali per Sky Sport.
“Un’attività che m’impegna una quindicina di settimane all’anno. Mi piace e mi dà l’opportunità di restare in contatto col mondo del tennis, che fra l’altro negli ultimi anni ha visto la piena emancipazione del settore femminile. Rispetto ai tempi in cui giocavo io, oggi le
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donne hanno ormai raggiunto la parità. I montepremi dei tornei maschili e femminili sono simili, anche perché i due settori registrano audience televisivi abbastanza identici. Dal punto di vista tecnico, ora nel settore maschile le posizioni dei big sono piuttosto consolidate, mentre nel femminile non esiste una vera numero uno. Le sorelle Williams giocano e non giocano, le russe vanno a fasi alterne… in questa situazione la Schiavone è stata brava a salire al numero 6.” A 16 anni Raffaella vinse l’Orange Bowl, una sorta di mondiale giovanile. Oggi può dare un giudizio autorevole sulle giovani promes-
se italiane: “A livello tecnico non esiste un gap enorme con gli altri Paesi. Credo manchi soltanto un po’ di grinta, di determinazione e, casomai, una preparazione atletica più accurata.” Sua figlia Giulia, 16 anni, non ne ha seguito le tracce: “No, gioca a pallavolo. E frequenta il Liceo Linguistico con l’idea di andare all’estero per studiare e crescere professionalmente.” Un’idea che a suo tempo appartenne anche a Raffaella, che giovanissima si trasferì alla nota Accademia tennistica di Nick Bollettieri, in Florida. Probabilmente senza quella scelta non sarebbe diventata ciò che è poi diventata. IN
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Investire | Sport e impresa
Binomi
Vincenti
testo Roberta Bezzi - foto Massimo Fiorentini
Investire nello sport: una scelta importante per le aziende, non solo in termini d’immagine ma anche per crescere insieme alla squadra e creare coesione sociale. Cmc, Marcegaglia, Acmar, Vianello Assicurazioni e De Angelis Rimorchi raccontano il loro connubio con le società sportive ravennati.
Per le aziende investire nello sport può significare un “ritorno” di immagine, ossia aprire un nuovo canale di comunicazione. Per chi pratica sport invece, sia a livello amatoriale che professionistico, il sostegno di uno o più sponsor è fondamentale per proseguire l’attività. Malgrado i tempi non facili, il binomio aziende/società sportive funziona tutto sommato bene a Ravenna dove le principali realtà economiche sono attive nel promuovere lo sport . Tra le imprese ravennati che, da sempre, prestano grande attenzione alle attività sportive, in particolare a quelle amatoriali e giovanili, vi è Cmc Ravenna. “Proprio quest’anno abbiamo festeggiato i trent’anni delle nostre polisportive che raccolgono l’adesione di tanti nostri soci e dipendenti - illustra il presidente Massimo Matteucci. Il nostro sostegno è andato, in questi anni, da settori tradizionali come il ciclismo fino agli sport che oggi stanno crescendo anche a Ravenna, come baseball, football americano, nuoto o scherma per fare solo qualche esempio. Da una de-
cina di anni abbiamo poi deciso di legare il nostro nome come main sponsor ad alcune importanti realtà dello sport cittadino: dal Ravenna Calcio alla squadra di volley maschile della Cmc - Marcegaglia fino alla squadra di calcio femminile della Riviera di Romagna.” Un “investimento” riuscito? “Sostenere il mondo dello sport per noi è una scelta di valore. Vuol dire affermare concretamente quei principi di responsabilità sociale che da sempre fanno parte della storia del movimento cooperativo. Lo sport, soprattutto giovanile, resta uno dei principali strumenti di crescita civile, coesione sociale, integrazione della nostra comunità.” E per il futuro, cosa ci si può aspettare? “Cmc è una grande impresa internazionale il cui primo obiettivo resta quello di produrre lavoro e ricchezza per i propri dipendenti e per le comunità nelle quali opera - conclude Matteucci. Ma crescita dell’impresa e solidarietà resta per noi un nesso indissolubile. Anche in futuro, dunque, valuteremo il nostro impegno in campo sportivo come in quello culturale e sociale a
partire da questo principio.” Nel volley maschile ravennate è impegnata anche un’altra solida azienda, la Marcegaglia. La squadra, che milita nella serie A2, rappresenta attualmente il principale impegno sportivo nell’area ravennate, se si escludono manifestazioni quali la Maratona di Ravenna. Una sponsorizzazione recente che risale al 2009, a seguito dell’intermediazione anche dell’amministrazione comunale. “Sostenere lo sport significa fidelizzare l’azienda alla città - afferma Plinio Fiorini, direttore dello stabilimento ravennate. La pallavolo è lo sport cittadino per eccellenza, come dimostrato anche dal buon successo di abbonamenti. Quest’anno abbiamo grandi speranze, visto che fino a ora la squadra ha raccolto ottimi risultati.” Quale sarà l’impegno nello sport di Marcegaglia nel 2011? “Le scelte spettano solo al cavaliere Steno - afferma Massimo Ranieri, responsabile della logistica dello stabilimento ravennate. Anche se l’azienda è molto grande, la gestione è a livello familiare e ancora non si sa nulla.” Un altro
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Sopra, dall’alto, Plinio Fiorini e Massimo Ranieri di Marcegaglia, Alfredo Zaccaria di Acmar, e Roberto Vianello dell’omonima assicurazione. A fianco, Massimo Matteucci di Cmc.
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colosso, Acmar, ha investito nella squadra ravennate di basket che milita nella serie B della Lega dilettanti. Visti i risultati positivi di inizio campionato, le ambizioni sono alte. “Il basket è uno degli sport di squadra più praticati a livello nazionale ed è giusto che trovi uno spazio di rilievo anche qui - spiega Alfredo Zaccaria, da luglio nuovo presidente di Acmar Ravenna. Daremo il nostro contributo affinché lo sport possa aiutare i giovani a crescere, stimolando l’idea positiva del gruppo e del vivere sociale. Sostenere lo sport significa, in tempi di crisi, sostenere le famiglie.” Tra i main sponsor del basket c’è Vianello Assicurazioni che, dopo aver sostenuto per qualche anno il calcio, da quattro anni ha investito in questo sport. “Per lavoro sono sempre in contatto con altri imprenditori e mi è stato spesso chiesto di sostenere lo sport - illustra il titolare Roberto Vianello. Quella per il basket è una passione per la mia famiglia, originaria di Venezia, in cui questa disciplina vanta una solida tradizione. Il primo ingresso nel basket ravennate risale a vent’anni fa, in virtù dell’amicizia che mi legava a Piero Manetti, poi ne ero uscito; quattro anni fa mi sono nuovamente avvicinato. Mi è sembrato un riconoscimento doveroso verso la città che mi ha ospitato per lavoro e anche verso Manetti, un grande personaggio dello sport a cui ho voluto dedicare il nome della squadra.” Oltre al calcio, al volley e al basket, a Ravenna c’è un altro sport - forse meno popolare - ma di certo in grado di regalare grandi sod-
disfazioni: il baseball. La squadra Baseball Godo è approdata in serie
A1 nel 2006, riuscendo negli anni successivi a fare del proprio meglio per restare ad alti livelli. Da oltre vent’anni, la De Angelis Rimorchi di Coccolia sponsorizza la squadra di baseball, una piccola realtà nata dall’impegno e dall’entusiasmo dei cittadini che è riuscita a farsi strada partendo dalle serie minori. Tutto è iniziato grazie al rapporto d’amicizia di Piero De Angelis con l’ex presidente Roberto Saporetti. “In tutto questo tempo abbiamo maturato un rapporto affettivo e personale con questo ambiente - spiega De Angelis. Siamo soddisfatti dei risultati e di aver visto crescere l’interesse verso questo sport anche dai più giovani, come dimostrato da un vivaio con cui si alimentano ben due squadre. Purtroppo i tempi non sono facili e, in mancanza di uno sponsor alternativo, quest’anno abbiamo proposto una riduzione del budget per poter confermare il nostro impegno.” IN
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BANCA POPOLARE DI RAVENNA 125 anni… in ottima salute L’isTiTuTo di CREdiTo, da sEmPRE FoRTEmEnTE RadiCaTo suL TERRiToRio E aTTEnTo aLLE EsigEnzE di CiTTadini, viCino aLLE FamigLiE E a sosTEgno dELLE imPREsE LoCaLi, ha aPPEna TagLiaTo QuEsTo imPoRTanTE TRaguaRdo. CE nE PaRLa FaBRizio Togni, daL LugLio sCoRso diRETToRE gEnERaLE dELLa BanCa.
Un istituto di credito radicato sul territorio, di-
Il Direttore Generale Fabrizio
“Il mio percorso professionale si è snodato
namico ed efficiente, che si contraddistingue
Togni nella Sala del Consiglio
completamente all’interno del Gruppo Banca
per la continua qualificazione dei servizi rivolti
e, sotto, la sede della Banca.
Popolare Emilia Romagna, dapprima lavoran-
alle famiglie, alle imprese e per la costante at-
do nella capogruppo, la Banca Popolare di
tenzione alle esigenze cittadine. Ecco la Banca Popolare di
Modena poi diventata Banca Popolare dell’Emilia Romagna;
Ravenna, che festeggia il 125° anniversario della propria
successivamente sono stato impegnato, con incarichi diversi,
fondazione in ottima salute. Lo dimostrano la continua espan-
in numerose controllate: vicedirettore e direttore della Banca
sione territoriale, in virtù del raddoppio del numero degli spor-
Popolare di Salerno, ora confluita in Banca della Campania,
telli in un decennio; lo sviluppo dei servizi in rete e la creazione
fino al 2002; responsabile della direzione Crediti e nei due anni
di nuovi posti di lavoro. In luglio è stato chiamato al vertice
successivi dell’area Affari del Banco di Sardegna. Il resto è
di questa consolidata realtà creditizia Fabrizio Togni, cui è
storia recente: nel luglio 2004 sono diventato direttore della
stato affidato l’incarico di Direttore Generale; ha sostituito Ro-
Banca di Sassari; quattro anni dopo sono stato chiamato a diri-
berto Vitti, che ora ricopre l’incarico di Direttore Generale alla
gere la Cassa di Risparmio di Vignola. Nel luglio scorso, infine,
Banca Popolare del Mezzogiorno, istituto che fa parte dello
sono arrivato alla Banca Popolare di Ravenna, dove mi aspetta
stesso Gruppo bancario.
una nuova sfida.”
Fabrizio Togni, 53 anni, originario di Castellarano, in
Quali obiettivi si è posto nell’affrontare la direzione?
provincia di Reggio Emilia. Quali sono state le princi-
“Quelli di sempre, coerentemente con i valori della banca che
pali tappe del percorso professionale che l’ha portata
sono apprezzati dalla nostra clientela. Come chi mi ha prece-
all’incarico attuale?
duto, cercherò di portare avanti il progetto che in questi anni
IN Magazine | Special ADV
ha dato ottimi risultati: presidiare nel modo
A destra, giardino pensile dell’i-
“Certamente la capacità di dialogo con i nostri
migliore il territorio, ma anche e soprattutto
stituto e particolare della cupo-
clienti; come tutti gli istituti di credito dispo-
rivolgere un occhio al nord-est, in modo da
la della sala dei conti correnti.
niamo di tutti gli strumenti tecnici, la differen-
proseguire lo sviluppo già in atto verso altre
za è che per altre banche questi rappresentano
regioni. In questi ultimi dieci anni la Banca si è espansa, gra-
l’unico strumento di valutazione mentre per noi rappresentano
dualmente, portando le filiali da 23 a 67, dapprima sulla pro-
uno degli elementi, ai quali uniamo conoscenza e relazione.
vincia, poi nel Ferrarese fino ad arrivare all’apertura nei mesi
I soci sono oltre 5.500, concentrati quasi tutti in provincia di
scorsi della filiale di Treviso, città che ha consolidato la forte
Ravenna; con loro siamo riusciti a instaurare un rapporto im-
presenza della Banca in Veneto, dove ad oggi contiamo su una
prontato a trasparenza e fiducia. Nel 1994 si è verificato un
rete massiccia che copre ormai tutte le province e i comuni
importante cambiamento: in seguito alla massiccia adesione
limitrofi. Sono 16 le filiali venete distribuite sulle province di
all’offerta pubblica di acquisto e scambio rivolta ai soci della
Rovigo, Padova, Venezia e Treviso dove la nostra mission è
Banca Popolare dell’Emilia Romagna S.c.r.l, la Banca Popola-
esportare il modello di servizio che la Banca si è costruita a
re di Ravenna, dopo la trasformazione da Società cooperativa
Ravenna, dove vantiamo una presenza storica e radicata. Un
a responsabilità limitata in società per azioni, è confluita nel
modello che si è dimostrato vincente.”
Gruppo Bancario Banca Popolare dell’Emilia Romagna. Questo
Qual è il tratto più peculiare di questo modello di servizio?
però non ha messo in secondo piano il rapporto con il corpo
sociale. Anzi, nel prossimo futuro partiranno diverse iniziative, fra cui la creazione di una sorta di club di soci, nell’ambito del quale è possibile disporre di servizi vantaggiosi.” Come si affronta la crisi economica e qual è l’impegno da parte della Popolare di Ravenna? “Il 2010 è stato un anno in cui sono emersi segnali contrastanti di ripresa e in cui si è almeno arrestato il crollo verticale della produzione industriale. Anche il sistema bancario, però, fatica a crescere. Proprio per questo, il fatto che la nostra banca riesca a mantenere un trend positivo in termini di volume e redditività, è certamente positivo e gratificante. Questi sono anni in cui è meglio preoccuparsi di mantenere un corretto equilibrio del sistema economico piuttosto che aumentare la redditività, acquisendo magari quote di mercato senza puntare troppo sulla possibilità di registrare utili a fine anno. Da parte nostra non abbiamo certamente diminuito l’impegno a favore del territorio. Anzi, riteniamo che il ruolo di una banca locale come la nostra sia proprio quello di essere vicina alle famiglie e alle imprese nei momenti di maggiore difficoltà.” La Banca Popolare di Ravenna è parte attiva del tessuto socio-economico e culturale della città. Lo si capisce sfogliando il bel volume La Banca Popolare di Raven-
na. Storia, architettura, arte e archeologia, felice coronamento dell’attento intervento di restauro della sede storica in via Guerrini. C’è qualche altra iniziativa particolare entro la fine dell’anno? “Ce ne sono diverse. La nostra banca dimostra sempre sensibilità verso tutto ciò che avviene a Ravenna e Cervia, le due località su cui siamo più presenti. Diamo il nostro contributo, a volte insieme ad altri, in occasione della maggior parte degli eventi. In vista delle festività natalizie, stiamo lavorando a un’iniziativa a cui teniamo molto, proprio in considerazione della difficile congiuntura economica a livello internazionale: daremo vita a una sostanziosa raccolta di fondi da destinare a un’associazione umanitaria che si occupa della costruzione di una scuola in Senegal. Crediamo che la concretezza di un gesto come quello di aiutare chi è meno fortunato valga molto di più di un semplice omaggio natalizio.”
Banca Popolare di Ravenna S.p.A. Sede legale: Via A.Guerrini, 14 – 48100 Ravenna Telefono: 0544/540.111 Fax: 0544/540.460 www.bpr.it
Creare | Dioscoride Dal Monte
L’ambiguità dello
Sguardo
testo Aldo Savini - foto Lidia Bagnara
Figure umane che si dissolvono e si trasformano in sagome che il colore rende immagini dell’essere, oltre l’apparenza. è la pittura di Dioscoride, un’arte che si apre all’immaginazione.
Dioscoride inizia a dipingere alla
metà anni ’60 e già nel 1975 tiene la sua prima personale a Bologna. Nello stesso periodo incontra e stringe amicizia con lo scultore Luciano Minguzzi e i pittori Aldo Borgonzoni ed Emilio Vedova, che saranno stimolo e punto di riferimento per gli esiti futuri della sua instancabile ricerca. Nel 1991 intraprende un ciclo di sculture ispirato e dedicato all’opera del poeta Reiner Maria Rilke, conclusosi nel 1999. Contemporaneamente, sul piano pittorico nel corso degli anni ’90 nell’immaginario di Dioscoride si va producendo il graduale scorrimento dalla visione del paesaggio naturale all’invadente presenza umana nella sua fisicità corporea.
La transizione è preannunciata dall’angelo, la cui trasparenza lascia intravedere l’illusione dell’apparizione e l’ambiguità dello sguardo, cosicché non è possibile distinguere se quella figura stia emergendo dalla profondità della terra o precipitando al suolo per esibire l’invisibilità che ha in sé. Un’inquietante
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sorpresa è provocata dallo svelamento di fantasmi sotterranei e ancestrali, che venendo alla luce vanno assumendo consistenza visiva, conservando pur sempre un alone di sfuggente mistero. Da questo momento l’esercizio della pittura s’immerge nell’esperienza esistenziale attraverso l’indagine interiore e la riflessione, per scoprire come la dimensione temporale, dilatandosi, oltrepassi i vincoli cronologici, in quanto il procedere spesso non è altro che un mettersi sulla via del ritorno e, nelle soluzioni estreme, un ricongiungersi all’origine. Come per Ulisse il viaggio di ritorno dalla guerra, dove si sono consumati i suoi sogni razionalistici, è orientato dal sentire indistinto e contraddittorio di allontanamento e di avvicinamento a Itaca, quel fantasma di isola sperduta e perduta che è sia terra che donna, così nell’atto del dipingere è riposto l’avvertimento dell’origine come avvio per un’esplorazione che contiene già nelle premesse la necessità del ritorno e l’inevitabile
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A fianco, in apertura, l’artista ritratto nel suo studio a Casamassa di Zattaglia, dove vive e lavora dal 1976.
che il colore nella sua purezza elementare trasforma in immagini che aspirano a testimoniare cosa si celi oltre le apparenze. Così, quando dipinge un modello che dorme o che sogna, tende ad afferrare qualcos’altro, ovvero l’atto del dormire o del sognare, fino ad arrivare alla sensazione visiva del sonno o del sogno. Le figure per suscitare questa sensazione non devono raccontare o descrivere una situazione particolare, ma soltanto provocare l’immaginazione attraverso il colore che contiene la
perdersi per ritrovarsi, nel tentativo di afferrare il senso autentico dell’essere. L’angelo annunciante per sua naturale evoluzione si presta a subire una mutazione fantasmatica, a trasformarsi in corpo femminile. Il quale, se prima era semplice traccia di una presenza/ assenza, contorno lineare di una figura, come di un anonimo manichino, gradualmente acquista l’aspetto fisico e provocatoriamente finisce per esibire la sua realtà corporea accentuata dall’epidermide pastosa, quasi fosse terreno
predisposto a essere coltivato e accogliere quei semi che nel tempo potrebbero dare chissà quali frutti sperati. Quei corpi, collocati in interni, nella loro ostentata nudità e in una posizione innaturale, scomoda e irriverente, come se fossero predisposti per una radiografia, assumono pertanto il valore evocativo della condizione dell’essere umano nel mondo, fondamentalmente indifeso e disarmato. Nel procedere dell’indagine si sono progressivamente smaterializzati, diventando sagome evanescenti
Breve biografia Dioscoride (Dal Monte) è nato nel 1939 a Villa San Martino di Lugo, dove ha trascorso infanzia e giovinezza. La sua formazione artistica procede contestualmente agli interessi letterari e filosofici, fonte costante di ispirazione. Dal 1966, dopo un soggiorno di due anni a Venezia, si dedica ininterrottamente alla pittura, attraversando periodi che si concludono con l’attenzione alla figura umana, ripresa prima nella sua fisicità illimitata poi nella sua essenza figurale. Dal 1976 vive e lavora a Casamassa di Zattaglia.
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forma e a essa dà sostanza. Ed è lo sguardo che, oltrepassando il dato realistico occasionale, in una sorta di rispecchiamento reciproco, rende visibile l’invisibile e consente di decifrare la trama degli stati psichici, di emozioni, desideri e pensieri. La dissoluzione della dimensione corporea svela con un atto immaginativo come arte e vita siano quella “montagna incantata”, dove ascendere e discendere non sono direzioni contrapposte, ma s’intrecciano e confondono, per cui il tendere in avanti non può che essere un ritorno al punto di partenza. Così, per Pietro Bellasi, che l’ha presentato in cataloghi e nella monografia del 2002, l’attività artistica di Dioscoride, analizzata attraverso la produzione grafica, pittorica e scultorea, “mostra una costante ispirazione ad una vera e propria poetica della dilatazione e dell’ambiguità delle immagini, intese come straripa-
mento delle forme e delle loro posture oltre l’ordine imposto dalle convenzioni della quotidianità”. IN
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Collezionare | Filippo Briccoli
Una vita per la
Lirica
testo Anna De Lutiis - foto Massimo Fiorentini
La storia di un ragazzo di paese innamorato dell’opera, che ha trasformato questa passione in un legame indissolubile. Questa è la storia di Filippo Briccoli, che ci racconta la sua vita tra i maggiori teatri italiani e i grandi artisti del bel canto.
“Non sono un esperto di musica lirica, solo un appassionato” Con questa frase Filippo Briccoli mi accoglie nella sua casa: simulacro di oggetti, immagini, spartiti che mi fanno subito capire che sull’opera la sa lunga. Persona raffinata, elegan-
te nei vestiti poco appariscenti, con una parlata pacata ma puntuale, pronto a sottolineare le sue dichiarazioni o a correggerle dopo una breve riflessione. Recentemente ha messo in mostra una parte interessante della sua collezione nelle vetrine della Cassa di Risparmio, in piazza del Popolo: con meraviglia la gente si fermava a curiosare riconoscendo tra i tanti volti i grandi cantanti di qualche decennio fa. È interessante sapere quando è nata questa sua passione. Sorride compiaciuto: “Bella domanda! Ero molto piccolo!” Quando e dove ha iniziato ad ascoltare musica lirica?
“Facevo parte, da ragazzino, del coro della Pieve di San Giovanni in Ottavo o anche del Thò, vicino Brisighella, ero ancora voce bianca. Poi, come avviene nell’ordine na-
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turale delle cose, la mia voce cambiò e smisi di cantare. Ripresi con voce da tenore e cantavo in chiesa dove don Pio Lega scriveva le parti per solista; mi insegnò anche molte romanze e da allora iniziò il mio grande interesse per l’opera.” In seguito come l’ha coltivato?
“Ascoltavo la radio, seguivo la musica con gli spartiti e nello stesso tempo cercavo di non trascurare gli studi ginnasiali e liceali: le mie traduzioni di latino e greco avevano sempre un sottofondo musicale.” Quando ha visto e ascoltato dal vivo la prima opera?
“Abitavo in un villaggio sperduto che, a sera, non disponeva di mezzi, ma cresceva in me il desiderio di assistere a qualche spettacolo. Nel ‘55 a Brisighella iniziarono ad organizzare dei viaggi a Verona: l’Arena era sempre stata nei miei sogni... così potei assistere alla prima opera, il Faust di Gounod con Cesare Siepi. Fu una grande emozione, realizzavo un sogno. In seguito assistetti alla Tosca con una Tebaldi strepitosa, poi iniziai a
frequentare intenditori con i quali condividere opinioni a fine spettacolo. In seguito si andava ovunque, a Firenze, Torino, alla Scala, a Venezia, dove avevo l’abbonamento e dove si tornava anche a vedere le repliche. Non perdevo un’occasione.” Quando iniziò a seguire le opere a Ravenna?
“Nel ‘65 mi trasferii qui e cominciai a frequentare i programmi all’Alighieri e, in estate, alla Rocca. Questi allestimenti, ricordo, portarono in città un’effervescenza e una partecipazione nuove, quasi un’eco dell’Arena di Verona. Ricordo che si sono visti famosi titoli popolari, graditissimi, opportunamente intercalati da scelte mirate e valide come, per esempio, Maria Padilla di Donizetti e Anna Bolena, grande capolavoro sempre donizettiano.” Nella sua assidua frequentazione quali cantanti le rimangono ancora impressi?
“Abbiamo ascoltato i migliori artisti della scena lirica. Fra i cantanti degni di nota, è doveroso ricorda-
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A fianco e in apertura, Filippo Briccoli circondato dal suo sterminato repertorio di memorabilia lirici. In basso, alcuni preziosi cimeli di Maria Callas.
di Hitler e Mussolini, separati da un grande paio di occhiali. Le altre scene furono di conseguenza. All’alzarsi della bacchetta un coro attraversò l’Arena: ‘Brindisi, fai schifo’. Proprio a Remo Brindisi, l’illustre pittore e scenografo per l’occasione.” Quali erano, oltre lo spettacolo, i momenti più belli per un appassionato come lei?
re i baritoni Renato Bruson, per molti anni a Ravenna, e Leo Nucci; i soprani Katia Ricciarelli, nel pieno delle sue facoltà vocali, Renata Scotto e Luciana Serra, due grandi nomi della vocalità belcantista; la vibrante interprete Raina Kabaivansca, il mezzosoprano Fiorenza Cossotto, il poliedrico irresistibile basso/baritono Enzo Dara, Pavarotti… la Callas c’era stata precedentemente.”
Ha avuto modo di ascoltarla dal vivo?
“Purtroppo no, ma ho ‘cantato’ con lei.” Come?
“Ben due volte l’ho sognata e per due volte ho eseguito con lei il duetto della Tosca. Un sogno incredibilmente reale che non ho mai dimenticato. Un mio sogno che si è realizzato in sogno.” Un bel ricordo legato alla sua pas-
A proposito, metterebbe la Callas
sione. Ha anche qualche brutto ri-
in cima alla classifica dei suoi pre-
cordo?
feriti?
“Anni fa portai i miei figli, piccoli ma ‘preparati in anticipo’ a Verona per Aida. Iniziativa funesta: sulla prima scena campeggiavano sugli spalti enormi profili stilizzati
“Nel campo maschile metterei senza dubbio il grande Corelli, ma la Callas... non è paragonabile: è unica, un mito.”
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“Dopo lo spettacolo si andava nei camerini e ci s’intratteneva coi protagonisti: molte volte ho parlato a lungo con Bruson; di lui conservo alcuni anelli di scena che volle regalarmi. Ebbi modo di incontrare Meneghini, numerose volte, quando non era più con la Callas; anche lui era generoso e da lui ebbi alcuni importanti ricordi.” E quando la realtà musicale attuale non lo soddisfa, Filippo Briccoli si consola rifugiandosi fra i suoi cimeli, un mondo di ricordi più vivi che mai dai quali non si separa. IN
L’album dei ricordi Un album interamente dedicato a Maria Callas con foto note e altre inedite, commenti ritagliati da giornali dell’epoca, locandine originali e, cosa mai mostrata in pubblico, una codina tolta dalla stola di ermellino indossata dalla cantante in un dopo spettacolo. Dischi della Callas con dedica. Anelli regalati da Bruson. Un numero incredibile di dischi, spartiti importantissimi alla loro prima edizione: la prima edizione (1821), in Francia, dell’Otello con dedica al grande Garcia; Il Pirata di Bellini, nella prima edizione italiana del 1827.
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TEA & COFFEE HOUSE
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Unico punto di riferimento per tutta la Romagna il “Lavoriamo solo con produttori come ad esempio il Rooibos africano; una bevanda negozio tratta solo Prodotti Biologici e Naturali, diretti, con loro giardini e Tea- dal sapore soave e dalla forte personalità, utilizzalavorando solo con aziende specializzate dirette, Tester sul campo.” ta dalle popolazioni locali come calmante o come che hanno “Giardini del te’ di proprietà” e “Teasemplice dissetante, ricco di antiossidanti e dalle Teaster” che lavorano sul campo. La proprietaria Elena Bruna molteplici virtu’, favolosi e profumatissimi Infusi di Frutta Biologici gestisce il negozio con l’aiuto di sua madre Diana (qualificata vee una linea di Tisane Funzionali sempre di coltivazione Biologica. trinista), prendendosi cura dei loro clienti, instaurando un rapporto Ma nella casa del te’ un posto d’onore è riservato anche al Caffè. personalizzato e di fiducia. Una linea composta da una serie di Caffè Aromatizzati con metodi All’interno del negozio le mille anime di una sola pianta, quella del Naturali, anche Decaffeinati “Senza Trattamenti chimici” e 12 CafTe’, potranno portarvi verso sentieri mai percorsi di sapori e aromi. fè Monorigine che fanno parte della lista dei 20 caffè più pregiati Un vero e proprio giro del mondo tra centinaia di qualità differenti e Famosi del Mondo (come il Kopi Liuak Civet Cat,il jamaica Blue provenienti da ogni angolo della terra. Il te’ inteso come bevanda Mountain, il Kona Hawaii ecc…). Un piacere dai mille orizzonti e e come cultura, come sapore e come sapere. Un luogo aperto a dai mille gusti, con un’offerta capace di soddisfare le richieste dei chi cerca prodotti particolari e spesso introvabili, ma anche per più affezionati intenditori. chi vorrebbe scoprire le nuove frontiere di un piacere quotidiano Nel periodo invernale, troverete inoltre un vasto assortimento di andando oltre l’omologazione industriale del gusto. Qui potrete Dolcetti e Biscotteria da Te’ (prodotta anche su ordinazione e perinfatti trovare decine di varietà di te’ verde Giapponese e Cinese sonalizzata), Cioccolato e molto altro ancora. (come il famoso Gyokuro BIO, e molti altri), ma anche il fascino degli aromi contrastanti del te’ nero (tra cui il Darjeeling BIO Muskatel chiamato anche lo Champagne dei tè), oppure potrete allargare gli orizzonti verso la delicatezza dei te’ più pregiati come TEA & COFFEE HOUSE Via Mazzini, 11 – Ravenna i tè Bianchi (White Bud Yin Zhen, ecc…), e i Bloomng Tea (i Te’ che www.teaandcoffeehouse.it fioriscono) che vi riporteranno indietro nel tempo verso epoche coinfo@teaandcoffeehouse.it loniali. Il Tea & Coffee House non è solo un omaggio alla ricchezza o teaandcoffeehouse@gmail.com Tel.: 338.7324204 o 348.7290171 evocativa del te’, qui potrete trovare decine e decine di altri infusi,
Ricordare | Il Mercato coperto
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Il cuore della
Città
testo Andrea Casadio
La storia del Mercato coperto: non solo uno dei luoghi più frequentati di Ravenna dalla sua apertura, nel 1922, ma un vero e proprio punto focale del reticolo urbano, sin dai tempi più antichi.
Da quando il Comune ha dato il via all’iter definitivo per il progetto di recupero, il destino del Mercato coperto è diventato uno degli argomenti più dibattuti a Ravenna, non solo fra gli “addetti ai lavori”. Il grande edificio su piazza Costa, infatti, non è solo luogo tradizionalmente legato alla quotidianità dei ravennati ormai da generazioni, ma anche un punto focale del reticolo urbano: passaggio obbligato in ogni tragitto dello shopping cittadino, questo angolo di centro storico è forse ancor più di piazza del Popolo, almeno sotto alcuni punti di vista, il “cuore” della città. Naturale, dunque, che le scelte che lo riguardano siano qualcosa in più di una semplice operazione di politica urbanistica: ogni intervento compiuto qui si colloca, più o meno consapevolmente, sul palinsesto su cui si è stratificata nel corso dei secoli la storia di Ravenna nelle sue pieghe più profonde.
Anche se non abbiamo attestazioni precise al riguardo è pressoché
certo che questo sia stato uno dei poli attorno a cui la Ravenna più antica è nata e cresciuta. Le prime notizie sicure, risalenti all’alto Medioevo, dicono che qui confluivano due dei più importanti corsi d’acqua che hanno disegnato la struttura urbanistica della città: il Padenna, cioè il canale alimentato dal Po che attraversava in direzione nordsud l’attuale centro urbano da via Girolamo Rossi a via Mazzini, e il Flumisellum, che s’immetteva nel primo da ovest, percorrendo un tracciato parallelo a quello dell’attuale via Cavour. La confluenza dei due canali, con il relativo brulicare di attività sulle loro acque e sponde, era già in quell’epoca perno di un’area che possedeva la caratterizzazione commerciale destinata a rimanere una costante fino ai giorni nostri. Appena a sud, il ponte di S. Michele valicava il Padenna di fronte a una torre (la cosiddetta “torre Bacauda”) e al sagrato dell’omonima chiesa, oggi sconsacrata, ma le cui strutture
sono ancora visibili nel superstite campanile e negli ambienti del negozio di abbigliamento all’inizio di via IV Novembre. Dalla parte opposta (all’incirca nel punto dove oggi sorge il Mercato), verso la metà del ’200 pose la sua residenza la Casa Matha, l’antica corporazione di pescatori tuttora esistente come associazione culturale. Le informazioni che ci forniscono i documenti dell’epoca sono abbastanza scarne, ma sufficienti per fornirci un’immagine complessiva dell’edificio: una struttura con balcone e solaio, sovrastante in parte l’alveo stesso del Padenna, con un portico e il piano terra aperto e occupato dai banchi di vendita del pesce (poi anche della carne). È suggestivo immaginare questo edificio dalle linee medievali sopravvivere nel corso dei secoli mentre attorno a lui il panorama urbano mutava radicalmente, con i
due canali che si riducevano poco a poco a rigagnoli sempre più anemici e malsani, fino a scomparire
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A fianco, immagine di fine Ottocento della Casa Matha. In apertura, dall’alto, l’esterno dell’edificio e in particolare della Esedra Vignuzzi, e l’interno del Mercato (immagini tratte da G. Stella, “Quaderni Ravennati”, n. 7).
Il progetto di riqualificazione Il bando per la realizzazione in project financing dei lavori di riqualificazione del Mercato coperto è stato pubblicato dal Comune ai primi di ottobre, con scadenza il 13 dicembre. L’intervento, che prevede la destinazione a “galleria commerciale polifunzionale”, si presenta assai delicato. Del resto, è ancora viva l’eco delle polemiche che hanno accompagnato la recente realizzazione in piazza Costa dell’“isola ecologica” Hera, dove, in effetti, soluzioni più rispettose del luogo e della sua storia sarebbero state decisamente auspicabili, ad esempio con un arredo urbano che ne valorizzasse l’atmosfera di tranquillità, magari con una pavimentazione che rivelasse le preesistenze sottostanti (il corso del Padenna, il ponte, la torre). L’auspicio è che l’intervento all’interno del Mercato trovi il giusto equilibrio fra le esigenze di valorizzazione e il rispetto della storia e del valore architettonico e “morale” dell’edificio.
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del tutto sotto il tombamento realizzato dai veneziani a fine ’400. Facile vederlo ormai in preda alla decrepitezza (e fonte di effluvi che è altrettanto agevole figurarsi) quando, nel 1715, il legato Ulisse Gozzadini decise di demolirlo e di edificare al suo posto una nuova pescheria, la stessa che conosciamo attraverso alcune rare fotografie ottocentesche. Fu proprio nell’800, in particolare con i governi napoleonici, che iniziò a farsi strada l’idea della costruzione di un locale in cui poter ospitare tutte le attività connesse al commercio alimentare ambulante, non solo quello del pesce ma anche il mercato tradizionalmente tenuto en plein air nella piazza maggiore. Ipotesi, progetti ed effimeri esperimenti si susseguirono nel corso dei decenni, senza esito. In questa impasse, nel 1894 la Casa Matha decise autonomamente di demolire la pescheria
settecentesca, a sua volta obsoleta e malsana (pare che a lungo, dopo l’abbattimento, gli innumerevoli topi fuoriusciti dalle fondamenta continuassero a infestare le case circostanti) e di costruire un nuovo edificio in un elegante stile classico, che dal nome del progettista divenne popolarmente noto come “esedra Vignuzzi”. Contestualmente, pochi anni dopo, fu edificata anche la nuova sede della corporazione, il palazzo di mattoni che ancor oggi fronteggia il Mercato. La costruzione dell’esedra fu una tappa fondamentale nella ridefinizione urbanistica dell’area, dal momento che, con la sua forma semicircolare, venne a creare, in quello che prima era poco più che un incrocio di vicoli, una piazzetta nelle proporzioni che sono all’incirca quelle attuali. La vita dell’edificio fu però relativamente breve. Il progetto di un mercato coperto
non era mai stato abbandonato, e ben presto l’attenzione dell’amministrazione comunale tornò ad appuntarsi attorno all’intero isolato compreso fra la nuova piazza e via Ponte Marino. Il relativo iter fu lungo e tortuoso, con un susseguirsi di progetti (alla fine fu realizzato quello dell’ufficio tecnico del Comune, firmato da Eugenio Baroncelli e Tobia Gordini) e faticose trattative con la Casa Matha sul destino della pescheria. Nel 1920, dopo che le case su via Ponte Marino erano state demolite già da alcuni anni, il primo colpo di piccone fu dato anche a questa, e due anni dopo il Mercato coperto era realtà.
In effetti, anche al momento dell’inaugurazione non
Un pezzo di storia cittadina mancarono le polemiche, a causa del costo da molti ritenuto eccessivo (4 milioni di lire) sostenuto dalle casse del Comune. L’imponenza del nuovo edificio era però tale che anche i più critici non potevano esimersi dal riconoscerla: 2630 mq. che ospitavano botteghe e “posteggi” fissi e liberi per gli ambulanti, il tutto sovrastato da una spettacolare copertura in orditura di ferro sostenuta da grandi colonne di ghisa e confezionato nella veste estetica di un dignitoso classicismo. L’inaugurazione ufficiale fu celebrata il 10 giugno 1922, con il contestuale svolgimento di una fiera campionaria della provincia organizzata dalla Camera di Commercio. La vera e propria apertura avvenne però il 28 ottobre successivo, il giorno della marcia su Roma. Per ironia della storia, mentre in piazza le camicie
nere si apprestavano all’assalto alla prefettura che sancì anche a Ravenna la presa del potere da parte del fascismo, a pochi metri di distanza la nuova struttura apriva i battenti, facendo di quel sabato d’autunno un giorno doppiamente memorando nella storia cittadina. Ma se il fascismo è finito da un pezzo, ancor oggi il Mercato coperto continua a spalancare ogni mattina le sue porte, costruendo giorno dopo giorno, pur con gli opportuni adattamenti, la tradizione che ne ha fatto luogo simbolo della comunità e teatro imprescindibile dei riti quotidiani di generazioni di ravennati. IN
Riscoprire | Archivi di ricerca Mazzini
La biblioteca della
Moda
testo Claudia Graziani - foto Lidia Bagnara
vent’anni abbiamo selezionato: pezzi firmati e non che testimoniano un periodo storico e sociale, oggetti che hanno un contenuto, una forma, un tessuto, un finissaggio, un taglio particolari. Qui entrano modelli che comunicano qualcosa e che generano idee.” Attilio Mazzini
Abiti che raccontano diverse epoche e diverse tendenze. Ma tutte diventano ispirazione per le collezioni del futuro. Questo il patrimonio degli Archivi di ricerca Mazzini di Massa Lombarda.
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Qui si condizionano le nuove tendenze del fashion. Qui avviene il processo moda che nessuno conosce, dove prendono vita nuove collezioni, dove gli stilisti sono alla ricerca di nuovi spunti e idee, ma soprattutto emozioni. Sono gli Archivi di ricerca Mazzini. Non nel cuore di una “capitale” della moda, ma a Massa Lombarda. Uno scrigno di oggetti preziosi, un po’ nascosto, ma conosciuto dalle grandi maison che lo frequentano periodicamente quando iniziano a preparare le nuove collezioni. “È un concentrato di contenuti per gli studi stilistici, perché qui si ha la possibilità di aprire la propria mente e avere nuove suggestioni osservando, toccando ciò che in
spiega così il suo progetto, condiviso con Carla Marangoni, che ha dato ai capi d’abbigliamento una ‘modalità di lettura’ decidendo come esporli, per tipologia, colore, tessuto. Il tutto cercando di stimolare lo stilista nella ricerca dell’ispirazione. Entrambi guidano nel percorso all’interno dei vari ambienti e in seguito gli addetti iniziano il lavoro che porterà a scegliere quali capi affittare in quanto meritano uno studio approfondito. Tre mesi di prestito per consentire lo sviluppo della collezione. Alcuni però, per valore e delicatezza dei tessuti, non escono più da questo luogo, ma sono ‘consultabili’ solo qui. “Questo però non vuole essere un concetto museale o di storia del costume come altri musei – specifica Mazzini. Piuttosto è un progetto culturale, un prototipo ampliabile all’infinito. I limiti sono solo quelli di spazio ed economici, perché ci
autofinanziamo. È impegnativo economicamente non solo acquistarli, ma tutto il processo di conservazione e manutenzione proprio perché li lasciamo visibili. Potevamo scegliere di igienizzarli, sigillarli e chiuderli in deposito, ma a quale scopo? L’abito ha molto da raccontare attraverso gli stilisti che lo hanno creato nei diversi momenti storici e soprattutto può generare emozioni.” Il luogo stesso emoziona e si avverte subito il lavoro di ricerca e cura nell’esposizione degli abiti, ma anche di calzature, cappelli, borse, cinture, foulard. Tutti selezionati perché particolari nella foggia, nelle stampe, nei dettagli, perché hanno qualcosa da dire. Anche la quantità colpisce. A dire il vero non li hanno mai contati ma, uno più uno meno, i capi sono 250.000! “Pezzi dal 1920 ai giorni nostri – spiega Mazzini. Non amiamo il vecchio, anzi. Io sono più per l’attualità o l’evoluzione, ma è piacevole osservare che ci sono capi che tuttora possono avere una portabilità.” Carla Marangoni ci accompagna in questo enorme armadio su due piani dal quale estrae completi Chanel, abiti Gaultier, Prada, Romeo Gigli. Di ognuno a memoria conosce il periodo e naturalmente il perché è stato scelto. Ci sono abiti anni ’50 fatti di rafia lavorata all’uncinetto, un altro realizzato col filato derivante da fibre di ananas;
Sono abiti che raccontano colpisce un cappotto di lana lavorata rivestito di tulle, davvero particolare la collezione di gonne antiche usate nei matrimoni indiani con ricami in argento e oro, così come i capi che assemblano diversi materiali o quelli trasformati, come il cappotto che si indossa rovesciato, l’impermeabile diventato mantellina. “L’ordine all’interno di ogni settore ha un senso logico - afferma Carla. È un lavoro di concentrazione finalizzato a una catalogazione studiata per stimolare a proseguire nella visione e nella ricerca. È pe-
ricoloso che subentri la monotonia. Interessante è vedere il lavoro dei collaboratori di stilisti come Miuccia Prada, Versace, Ferretti, Etro, Gucci. Quando vengono, lo spazio si anima. Carrelli pieni di abiti. Fanno una prima selezione. Ognuno ha uno stand. Tutto ciò che li emoziona viene appeso. Poi si ritrovano. C’è la discussione su ogni capo, sul perché è stato scelto e successivamente la valutazione se
Caliban • R.Riccetti • Truzzi • Monart Internazionale • Heritage • Alfredo Pria • Gallo • Antonio Fusco
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A fianco e in basso, scorci dell’archivio Mazzini, che raccoglie abiti e accessori dagli anni ‘20 in avanti. In apertura, Attilio Mazzini e Carla Marangoni.
avuto contatti con imprenditori di Prato per realizzare il progetto nella loro zona. Anche Armani ci aveva chiesto di occuparci dell’ex fabbrica Nestlè che comprò per farne la sua nuova sede. Potevamo trasferirci a Milano, ma siamo troppo legati al nostro territorio.”
prenderlo o no. C’è chi viene per la collezione base, la pre-collezione e chi per preparare i capi da sfilata più particolari.” Ma non è tutto. Per stimolare gli stilisti propongono anche tessuti da loro ideati, grazie alla ricerca sui diversi trattamenti. Ultimo della serie il panno gommato. Al tatto la giacca da uomo di panno nero sembra di pelle, invece è rivestita da uno strato di un prodotto a base di gomma. Un capo giovane e intrigante. E poi ci sono le sciarpe agugliate come se un gatto le avesse usate per farsi le unghie. “Se è vero che da qui è partita l’idea del nylon che Prada negli anni ’90 usò con tanto successo per i suoi zainetti - afferma Attilio - non escludo che nelle prossime collezioni qualcuno utilizzi panno gommato e tessuti agugliati.” Stupisce che un luogo simile non susciti l’interesse delle università di storia del costume; Attilio e Carla non riescono a darsi una spiegazione di questa ‘pigrizia’. “Per studiare i tessuti bisogna anche toccarli. Qui non è mai venuto nessuno mandato da una scuola pur essendo a conoscenza della nostra struttura. Saremmo ben lieti di ospitare e guidare i ragazzi che studiano moda.”
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Un po’ di popolarità è arrivata dal film di Pupi Avati Gli amici del bar Margherita, al quale hanno fornito 1.500 capi. Ma non è questo il settore che li interessa. Piuttosto stanno cercando di far decollare un progetto: concentrare a Massa Lombarda la gestione di archivi di altri, per poi dedicarlo agli studenti delle università della moda. “Archivi di ricerca al plurale, perché ci è sempre piaciuto collaborare con altri che condividono questa tipologia di progetto. Esistono migliaia di archivi personali. A casa di ognuno c’è un archivio. In questo progetto ci possono stare anche quelli delle aziende di moda, spesso non organizzati e non utilizzati. Siamo stati cercati e abbiamo
Per realizzare il loro sogno guardano con interesse all’ex zuccherificio di Massa, edificio dei primi del ’900 con un corpo centrale e altri blocchi distaccati, per 30mila mq. È di una società svizzera che l’ha messo in vendita. Si presterebbe a realizzare campus di studio, mercati vintage, mostre, performance di artisti e potrebbe riqualificare una zona di degrado e soprattutto dare lavoro a decine di giovani. Sarebbe una fucina di creatività anche per designer, architetti, arredatori. “Una macchina da guerra culturale - la definiscono - che può essere motivo di rilancio per la qualificazione di Massa Lombarda. La si può vedere come business, ma anche come un progetto prestigioso.” IN
IN Magazine | Special ADV
IL TEMPIO… DEI GOLOSI È la pasticceria al Duomo Di ravenna TrADizioNe ArTigiANAle, iNgreDieNTi Di quAliTà e uN AMBieNTe elegANTe e CurATo, Dove SoDDiSfAre i Più goloSi PiACeri. Al DuoMo vi ASPeTTANo DolCi PreliBATezze, DAllA ColAzioNe AllA PAuSA Per il Tè. SeNzA DiMeNTiCAre le iNNuMerevoli ProPoSTe Di TorTe: PerChé Per CeleBrAre ogNi feSTA, qui Ce N’è Per TuTTi i guSTi!
La migliore tradizione artigianale è il fiore all’occhiello della storica pasticceria Al Duomo di Ravenna che, da oltre trent’anni, soddisfa con le sue goloserie anche i palati più esigenti. Dal gennaio 2001 l’attività è gestita da Maria Teresa Bacchi e dal marito Mario Maccalli, insieme a Patrizia Bacchi e al rispettivo marito Maurizio Ciribolla: insieme, fra qualche mese, festeggeranno il primo decennale. “Per tanti anni, ogni estate, venivamo al mare per le vacanze - illustra Maria Teresa. Vivevamo a Milano, dove mio marito ha maturato esperienza come pasticcere da più di trent’anni, poi si è presentata questa opportunità e l’abbiamo colta al volo, coinvolgendo anche mia sorella e mio cognato. Ieri come oggi il nostro modo di lavorare non è cambiato: oltre il 90% di quello che offriamo alla clientela è ri-
Maria Teresa e Patrizia Bacchi, gorosamente fatto in casa con ingredienti per esempio, è ancora fatto seguendo la festeggiano tra qualche mese il di qualità.” Entrando nella pasticceria di ricetta della tradizione, ossia utilizzando decennale della loro gestione. via Port’Aurea 10, che colpisce per l’amuna vera purea di marroni. E ancora, lo bientazione elegante e accurata nei toni strudel è realizzato con mele cotte in papastello del verde e del bianco, è un susseguirsi di della, mentre la nostra sacher si differenzia da molte alprelibatezze, tra torte, cioccolatini, biscotti, pasticcini, tre perché ricoperta con cioccolato puro e non con glassalatini, brioches per le colazioni e confezioni regalo di sa. È la qualità che ci ha sempre consentito di lavorare ogni genere. All’orario di apertura, la pasticceria è grebene in tutti questi anni.” Scorrendo l’ampio bancone mita per le colazioni e oltre al bancone della caffetteria, centrale, è poi un susseguirsi di biscotti, pasticcini, a disposizione della clientela vi è anche un’ampia sala cioccolatini, praline e blocchi di puro cioccolasulla destra che, nel pomeriggio, diventa sala da tè. Le to, tutti prodotti artigianalmente. Per le realizzazioni brioches sono frutto di una lavorazione con il lievito si tiene conto anche delle festività e della stagionalità madre, secondo i principi di una volta, così come tutti della materie prime: per esempio, in vista del Natale i lievitati, tipo colombe e panettoni. Quelle ripiene allo saranno realizzate decorazioni con presepi. Possizabaione sono una vera leccornia. Sulla sinistra, rispetto bilità di ordinare torte monumentali per i matrimoni e di all’entrata, c’è la zona riservata ai dolci e ce n’è davacquistare confezioni regalo di Venchi o Caffarel (tra i vero per tutti i gusti, fra bavaresi, mousse e torte alla vari marchi presenti in vendita in pasticceria), ma anche frutta. “Siamo in grado di realizzare qualsiasi torta di creme e confetture varie. e di qualsiasi dimensione - ricorda Bacchi. Una nostra specialità è certamente il cesto di croccante tirato al matterello, arricchito con cioccolato e riempito con bignè misti e cioccolato bianco, oppure con un misto di Pasticceria Al Duomo frutta. Siamo molto conosciuti anche per la nostra meVia Port’Aurea, 10 - 48121 Ravenna Tel. 0544 31179 ringata che si scioglie in bocca. Il nostro Montebianco,
Unire | IN Magazine e Foschi
L’editoria che
Cresce
testo Alessandra Segreto - foto Giorgio Sabatini
Le case editrici forlivesi IN Magazine e Foschi uniscono le loro forze e intraprendono un percorso comune. Primo traguardo del nuovo gruppo editoriale, presentato a settembre a Castrocaro Terme, i due nuovi libri degli artisti Anna Maria Barbera “Sconsolata� e Alberto Patrucco.
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Lo scorso 10 settembre il Grand Hotel Terme di Castrocaro (Forlì) ha ospitato un doppio evento: Edizioni IN Magazine e Foschi Editore hanno annunciato ufficialmente la nascita di un nuovo polo editoriale romagnolo, Anna Maria Barbera “Sconsolata” e Alberto Patrucco hanno presen-
tato, in anteprima assoluta i loro nuovi libri, che a fine ottobre sono usciti per i tipi di Foschi Editore. In un momento di grande evoluzione nel mondo dell’editoria, le due case editrici nate a Forlì creano un gruppo che ne consolida le rispettive peculiarità e punta a raggiungere nuovi obiettivi. Due realtà che, a loro volta, si collegano a molte altre. Infatti, in questa fusione Edizioni IN Magazine diventa fulcro di un network di società e marchi: Menabó, partner di Leo Burnett, Experta, Foschi Editore, MEGAforlì e Libreria Cappelli. Maggior forza commerciale e promozionale e più efficaci strumenti di comunicazione, questa la molla di Edizioni
Due realtà editoriali parte di un network di società IN Magazine e Foschi Editore per scattare verso le sfide che il mercato editoriale impone: sviluppare nuovi media fino alle nuove frontiere dell’e-book, ampliare il catalogo con titoli che si focalizzino su nuovi argomenti alla ricerca di temi che siano, da un lato, capaci di soddisfare gli interessi eterogenei dei lettori, dall’altro di esercitare una sempre maggiore attrattiva per autori importanti e di grande richiamo. Una strategia che si conferma vincente. Primo frutto di questa unione i due titoli, in libreria da fine ottobre, di Anna Maria Barbera “Sconsolata” e Alberto Patrucco, attori che hanno affiancato al percorso teatrale quello televisivo partecipando a numerose trasmissioni di grande popolarità (“Zelig”, “Ballarò”, “Scherzi a parte” per citarne alcune) e autori di libri di grande successo. La volontà di intraprendere nuove strade, come nel caso
FORLÌ via Copernico, 4/A - tel. 0543.751714 - rada@rada.it Orari: da lunedì a sabato: 9,30 - 12,30 / 15,30 - 19,30
di “Altropalco”, la collana nella quale sono pubblicati i due libri, si sviluppa parallelamente all’impegno da parte della nuova realtà di consolidare l’esperienza già acquisita. Infatti, tra i titoli già in libreria o in uscita prossimamente si confermano, per Edizioni IN Magazine, il quarto volume della collana “52”, dedicato a golf e turismo in Emilia-Romagna, l’A-
genda Filosofica, curata da Rocco
Ronchi, di cui è appena uscita l’edizione 2011 e l’Agenda Romagnola prossimamente in libreria; mentre, per Foschi Editore, Tra le pieghe dell’ombra. Capire la depressione e Chi ha paura del bambino cattivo. Alle origini delle fobie infantili, nuovi capitoli della collana “I Saggi - La relazione che cura”, diretta dallo psichiatra Pierluigi Moressa. IN
Sopra, da sinistra, le esibizioni di Anna Maria Barbera e Alberto Patrucco, per presentare i loro nuovi libri. In apertura, i due artisti insieme a Massimo Foschi e Andrea Masotti, tra i soci del nuovo gruppo editoriale.
Il debutto di “Altropalco” e le agende 2011 “Sconsolata” lascia il posto ad Anna Maria in Caro amico diLetto, libro nel quale indaga l’universo femminile con uno sguardo personale e sincero, mentre con NECROlogica. Un libro lapidario, Alberto Patrucco regala una moderna “Antologia di Spoon River”, divertente passeggiata fra le “lapidi ipotetiche” di personaggi noti, graffiati dallo spirito satirico dell’autore. Per quanto riguarda le agende, IN Magazine propone le edizioni 2011 dell’Agenda Filosofica e l’Agenda Romagnola: stesso formato e grafica, contenuti diversi. Annotare gli impegni quotidiani sulla “Filosofica” diventa occasione per arricchire la giornata grazie a spunti di riflessione, ispirati dalle parole dei maestri del Pensiero, mentre sul taccuino romagnolo settimana dopo settimana si delineano i momenti più significativi della storia, recente e remota, della Romagna. www.foschieditore.it e www.inmagazine.it
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arredamenti classici - moderni e di design complementi d’arredo ed illuminotecnica cucine - contract architetti e arredatori qualificati per consulenza e progettazione d’interni esposizione permanente di 6000 mq MONTEMAGGI DESIGNER SRL Savignano sul Rubicone (FC) Via Roma, 2 Tel. 0541 945235 - Fax 0541 945739 aperto il sabato e la domenica pomeriggio parcheggio riservato www.montemaggidesigner.com
Veleggiare | Francesco Bendandi
Un liceale al
Timone
testo Michele Virgili - foto Massimo Fiorentini
È giovanissimo, deve ancora compiere 17 anni ma è tra i velisti più promettenti del Circolo Velico Ravennate. Francesco Bendandi è l’ultimo prodotto della grande scuola velica locale. “Mi sono avvicinato
alle barche a 8 anni frequentando il corso di vela - dice - e questo sport mi è piaciuto fin dall’inizio. Ho iniziato con l’Optimist e da 3 anni sono sul 420, in coppia con Federico Pasini.” Il timoniere ravennate è reduce dal trionfo ottenuto insieme ai velisti dell’Emilia Romagna a Venezia, nella prima
edizione del Campionato Europeo Team Race nella squadra Italy Youth. “Ho gareggiato insieme a Simone Bartolini e ci siamo imposti sia nella juniores che nell’open.
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All’inizio non sapevamo quale fosse il livello delle regate, le Federazioni hanno mandato soprattutto squadre juniores, noi speravamo di piazzarci tra i primi tre, e invece è arrivata questa vittoria.” La classifica finale ha visto Irlanda, Italia Open e Italy Youth a pari punti: “A quel punto sono stati decisivi gli scontri diretti, noi eravamo stati sconfitti solo dall’Irlanda ed eravamo riusciti a battere l’Italia Open che era la formazione più forte. È stato un bel successo”. In precedenza, ai primi di settembre, a Ravenna si era disputato il campionato italiano di Match Race under 19, dove è arrivato il secondo posto. “Siamo felicissimi, ha vinto un equipaggio di Brindisi che era più allenato per questa gara. Per noi sono fondamentali le gare di 420, il match race lo mettiamo in secondo piano.” Attualmente Francesco si sta allenando in vista del prossimo campionato del mondo che sarà in Argentina nel gennaio 2011. “Nel
complesso il 2010 è andato bene, dopo le regate nazionali ci siamo qualificati per il mondiale come settimo equipaggio maschile. In Israele l’impatto è stato difficile, speravamo di andare meglio. In Argentina il nostro obiettivo è ottenere un risultato migliore, ci stia-
mo allenando e l’unica regata di preparazione prima del mondiale sarà a Imperia a dicembre.” Dopo l’Argentina sarà tempo di pensare al futuro, a cosa fare da “grande”… “Farò un’altra stagione con il 420 poi si vedrà. Non so ancora se gareggerò nei match race o se andare sul 470. La strada per diventare professionista è difficile”. Due i tecnici che stanno seguendo Francesco: “per il match race ci allena Matteo Simoncelli, nell’Optimist e ora nel 420 il nostro allenatore è Stefano Marchetti che, essendo stato scelto anche come tecnico della nazionale, ci porterà in Argentina. Devo dire che sono molto contento.” IN
Chi è il giovane velista Francesco Bendandi è nato a Ravenna il 24 dicembre 1993. Frequenta con brillanti risultati il quarto anno al Liceo Scientifico “Oriani”. Da tre gareggia nella classe 420 in coppia con Federico Pasini. Ha al suo attivo già una partecipazione a un campionato del mondo, a luglio in Israele, e attualmente si sta preparando per la prossima competizione mondiale. A settembre con i velisti dell’Emilia-Romagna ha vinto a Venezia la prima edizione del campionato europeo Team Race nella squadra Italy Youth.
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Confidare | Mara Panunti
Incontri di
Stile
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Una sua scelta?
“No. Avrei frequentato il Linguistico, e, in seguito, mi sentivo molto attratta da Medicina, ma ho accontentato mio padre...”
Dottoressa Panunti, ci parli dei suoi studi e della sua carriera.
“Non posso non iniziare dal Classico Luciano Manara che ho frequentato a Roma. Dopo ho studiato Giurisprudenza a La Sapienza.”
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Il lavoro impegnativo le lascia spa-
Pentita delle non-scelte?
zio per seguire qualche hobby?
“Non proprio, sono un po’ amareggiata ma penso di essere riuscita a fare qualcosa di buono.”
“Il tempo libero è davvero poco ma riesco, nei momenti meno impegnati, a fare alcune cose che mi gratificano. Amo molto musica e pittura. Per suonare la chitarra devo essere tranquilla e rilassata mentre la tela, sempre pronta sul cavalletto, serve a rendermi serena e a farmi dimenticare problemi e fatiche della giornata. Se, poi, so che c’è un film che mi interessa, vado al cinema, altrimenti leggo. L’ultimo che ho letto è Accabadora di Michela Murgia, vincitore del Campiello 2010; racconta di una donna che aiuta le persone sofferenti a finire i propri giorni sulla terra.” I quadri di Mara sono davvero belli, in essi domina la natura in ogni aspetto, quella natura che lei adora e cerca in ogni momento libero, in compagnia della fedele Bree. Sulla tela, in attesa di essere completate, ci sono due splendide melegrane, emblema dell’autunno e della ricchezza dei suoi colori. IN
Quali sono i suoi compiti?
Facile vedere Mara Panunti, a primavera, in spiaggia, a passeggio insieme al suo cane che porta il nome “inquietante” di un personaggio televisivo, di cui non è affatto consapevole, preso da una di quelle donne scatenate di Desperate housewives: Bree Van De Camp, in breve Bree, la sua “bambina”. Poi la incontriamo, minuta, elegante, perfettamente calata nel suo ruolo di viceprefetto, gentile e sorridente.
porta a scoprire situazioni e sofferenze: se posso intervenire portando anche il mio aiuto mi sento gratificata, mi fa sentire bene.”
“Faccio parte dei dirigenti che costituiscono lo staff del Prefetto e seguo quanto mi viene chiesto di fare, gli interventi che lui ritiene prioritari: li esamino e pongo in evidenza le problematiche più urgenti.” Nonostante non abbia avuto inizialmente la possibilità di scegliere, oggi, nel suo lavoro riesce a trovare aspetti gratificanti?
“Sono contenta quando mi rendo conto di aver potuto aiutare qualcuno. Nei nostri interventi, sia che si tratti di abusivismo commerciale, di prostituzione, di violenza sulle donne, troviamo sempre due aspetti della realtà: quella che si vede e quella nascosta; spesso ci imbattiamo in situazioni molto gravi e preoccupanti. Questo lavoro fatto di carte e sanzioni, necessarie per portare ordine e sicurezza, mi
Gustare | Azienda Marchesini
Il prosciutto... da
Campiano
testo Matteo Salbaroli - foto Lidia Bagnara
A volte basta una focaccia per iniziare bene la giornata. Ma che sia farcita: magari con un buon prosciutto crudo, che dà gusto e consistenza. Andiamo a scoprire quello prodotto (dall’allevamento… al “taglio”) da Valerio Marchesini.
Consigli e appuntamenti Un buon prosciutto crudo si mangia sempre volentieri: ci possiamo farcire una piadina o una focaccia, magari aggiungendo squaquerone; oppure con pere e qualche scaglia di pecorino, in un’insalata con rucola e aceto balsamico. Ricordiamoci che è un crudo: è un peccato cucinarlo. Ora gli eventi: Madra, a Ravenna il 28 novembre, mostra mercato agricolo domenicale in via Corrado Ricci e via Gordini; Enologica, a Faenza il 19-20-21 novembre, al centro fieristico; Quattro sagre per quattro colli, a Brisighella, tutte le domeniche di novembre.
Un lunedì mattina sono passato a salutare l’amico Valerio Marchesini, che ha da poco inaugurato il suo nuovo punto vendita a Ravenna. Ho dedotto che mangiare una focaccia tagliata al momento, e farcita a regola d’arte, è il primo passo per iniziare una buona giornata.
Se i prodotti sono ben selezionati, è difficile sbagliare. Questo Valerio lo sa, è una regola di suo padre che lui ha saputo sfruttare. L’azienda è stata fondata nel 1964 da Silvano, di origini parmensi, che fin da subito si è distinto per la scelta e l’offerta di prodotti di qualità, in special modo salumi, carni fresche e formaggi. Ancora oggi, Valerio, figlio di Silvano, gestisce negozio, ristorante e allevamento di suini a Campiano, vicino a Mirabilandia. Ed è da lì che parte la qualità dei suoi prosciutti, marchiati Marchesini con le caratteristiche Dop
dei consorzi di Parma e San Daniele. Dall’incrocio delle razze Large White e Duroc Italiano ottiene suini che dopo lo svezzamento e l’allevamento con mangimi di qualità raggiungono un peso che varia dai 160 ai 180 kg. Dopodiché sono macellati e le cosce migliori vengono selezionate e portate al consorzio
di Parma per essere stagionate con cura, per un minimo di 18 mesi. Non tutti sanno che parte delle carni fresche del suo banco macelleria provengono dall’allevamento di proprietà, una risorsa importante per l’azienda. Un negozio d’alimentari e una gastronomia dove la gestione dei prodotti è fatta con cura, e dove ora il servizio si allarga, dalla prima colazione al pranzo veloce e al brunch, fino all’aperitivo, con la possibilità di bere un buon calice, accompagnato da un tagliere di salumi e formaggi. Un tagliere dove il prosciutto crudo di sua produzione non può mancare. www.ristorantimarchesini.com
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