Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 23/11/1998 n. 27 - EURO 3,00
F O R L Ì N° 3 GIUGNO/LUGLIO 2017
Giuseppe
PINI
FILOSOFIE DI VITA
ANNALISA RADUANO / Obiettivo eccellenza SIMON / Cinema Italia VALLE DEL BIDENTE / Acqua e natura
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EDITORIALE
A
Apriamo questo numero estivo incontrando Giuseppe Pini, titolare dell’omonimo maglificio, che ci racconta la sua storia che parte da Corniolo fino ad arrivare alle migliori passerelle parigine. Annalisa Raduano, poi, ci insegna che bisogna sognare in grande e combattere per valorizzare le eccellenze romagnole. Abbiamo incontrato anche il professor Massimo Spisni, la fotografa Simon, Alice Manfroni, Daniela Battistini, Elena Rossi, Massimiliano Chini. Scopriamo poi quattro sport che hanno a che fare con il vento e con l’estate, ce li raccontano Carlo Ravaioli, Davide Ragizi, Mirko Montanari, Maurizio Tassinari e Gabriele Budelacci. Senza dimenticare Bruno Ricci di Medoc, Menabò Group, Achena Batani e Rita Panetta, il Premio Cappelli e lo scrittore Mario Biserni. Non resta che augurarvi buona lettura. Andrea Masotti
SOMMARIO
10
4
ANNOTARE
Brevi IN
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ESSERE
Giuseppe Pini
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ESSERE
Annalisa Raduano
22
46
PROGETTARE
SCOPRIRE
Basement Club
Valle del Bidente
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GUSTARE
SOGNARE
Lo scalogno
À la mode
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FOTOGRAFARE
Simona Flamigni
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EDIZIONI IN MAGAZINE S.R.L. Redazione e amministrazione: Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì Tel. 0543.798463 / Fax 0543.774044 www.inmagazine.it inmagazine@menabo.com
Anno XIX - N. 3 Chiuso per la stampa il 21/06/2017 Collaboratori: Mariavittoria Andrini, Barbara Baronio, Laura Bertozzi, Dolores Carnemolla, Alice Civeri, Gianluca Gatta, Andrea Guermandi, Giulia Masci Ametta, Francesca Miccoli, Matteo Ranucci Fotografi: Simona Flamigni, Veronica Maltoni, Giorgio Sabatini, Gianmaria Zanotti Seguici su FB: www.facebook.com/edizioni.inmagazine
L’oasi del golf
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58
PREMIARE
Premio Cappelli 2017
LEGGERE
Mario Biserni
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VINCERE
Menabò Group
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CREARE
Professione lookmaker
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INTRAPRENDRE
Bruno Ricci
40
Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e in ogni caso citando la fonte
RINNOVARE
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Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana
DIRETTORE RESPONSABILE: Andrea Masotti REDAZIONE CENTRALE: Gianluca Gatta, Giulia Masci Ametta ARTWORK: Lisa Tagliaferri IMPAGINAZIONE: Francesca Fantini, Valentina Mazzeo UFFICIO COMMERCIALE: Gianluca Braga, Elvis Venturini STAMPA: Seven Seas Srl - RSM
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VIVERE
Io sono il vento
40 IN MAGAZINE
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ANNOTARE
Estate ALL'IPPODROMO CESENA Stagione tricolore
Un’app MARINA CESENA Una nuova start up,
destinata a cambiare il modo di andare in spiaggia, parte da Cesenalab.Sviluppata da tre giovani amici Andrea Pagliarani, Davide Santoli e Jader Zani. La app Marina dà ai clienti stagionali degli stabilimenti balneari la possibilità di guadagnare mettendo in condivisione il proprio ombrellone nei giorni in cui non lo utilizzano e ai bagnanti l’opportunità di trascorrere una giornata presso lo stabilimento a prezzo ridotto. L’applicazione per smartphone sarà lanciata a breve in fase di test nei bagni delle province di ForlìCesena e di Ravenna e sarà disponibile sugli store on line gratuitamente, attualmente è aperta la fase di pre lancio e di raccolta iscrizioni sul sito.
Una cena in BIANCO FORLÌ L’Associazione di Promozione Sociale Un Secco No e ADMO
(Associazione Donatori Midollo Osseo) Emilia-Romagna ONLUS hanno organizzato a Forlì la terza edizione della Cena in Bianco, un evento gratuito e aperto a tutti. Coloro che partecipano, aderiscono alla regola delle 5 E: Etica, Ecologia, Educazione, Estetica, Eleganza e si impegnano a rispettare quanto richiesto per essere parte integrante dell’evento: portare tutto l’occorrente composto da materiali sempiterni, apparecchiare e sparecchiare senza lasciare rifiuti, mantenere un comportamento rispettoso verso gli altri commensali e la location che ospita la Cena. Quest’anno la scelta del luogo è ricaduta sulla “Zona Portici”, molto chiacchierata dai media locali per il degrado presente; molti cittadini hanno però dimenticato che è un’area storica di Forlì, antica sede di una grande industria, l’Azienda Orsi Mangelli, che ha permesso lo sviluppo economico e sociale del territorio. Si auspica che la Cena in Bianco possa essere un veicolo per far convergere realtà diverse e distanti in un punto focale apparentemente lontano, ma in realtà situato a pochi passi dalle case di tutti noi.
quella dell’ippodromo di Cesena, una scelta per ribadire l’orgoglio di un’eccellenza italiana conosciuta in tutta Europa, che, quest’anno celebra i novantacinque anni di attività. Una stagione ricca di eventi che inizia venerdì 30 giugno, mantenendo l’apertura il martedì, venerdì e sabato fino a fine agosto. Gli appuntamenti più significativi si svolgeranno sabato 8 luglio – Gran Premio Riccardo Grassi XV trofeo Romagna Iniziative, sabato 5 agosto – Gran Premio Città di Cesena – Trofeo Algida, sabato 12 agosto – Gran Premio Augusto Calzolari. Dopo Ferragosto ,da segnare in calendario martedì 22 agosto la Finale del torneo dedicato ai migliori driver italiani ed europei “Superfrustino Sisal Matchpoint”, e sabato 9 settembre il galà conclusivo della stagione.
Bis di premi per FERRETTI CESENA Continua il successo di Ferretti Yachts 450, sempre più
apprezzato dal pubblico e dagli armatori di tutte le latitudini. Presentato al mondo della nautica al Cannes Yachting Festival 2016, Ferretti Yachts 450 ha debuttato nei mesi scorsi in Asia e negli Stati Uniti, essendo premiata per ben due volte, in Cina e in Slovenia. In Asia il premio è arrivato in occasione degli Asia Marine & Boating Awards, e Ferretti Yachts 450 ha ottenuto la vittoria nella categoria Best Motor Yacht below 55ft. La giuria ha premiato lo stile elegante, il design funzionale, l’impareggiabile comfort di bordo e la dinamica versatilità nell’allestimento degli interni. Altro trionfo, dopo pochi giorni, in Europa. In apertura di Internautica 2017, Ferretti Yachts 450 ha ricevuto il premio come miglior Motor Yacht over 41 up to 50 feet, agli Adriatic Boat of the Year Award. 4
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ANNOTARE
Inaugura UBIK CESENA Da sabato 10 giugno,
Nuova rivista per CONFINDUSTRIA FORLÌ - CESENA Comunicare
la vita d’impresa e le scelte imprenditoriali in modo nuovo ed efficace: questo è l’obiettivo di Imprese & Condottieri, la nuova rivista di Confindustria Forlì-Cesena realizzata da Edizioni IN Magazine. “La rivista vuole porsi al servizio delle imprese industriali in modo originale – afferma Italo Carfagnini, Presidente di Confindustria Forlì-Cesena, nell’editoriale – concentrando l’attenzione su chi ha saputo offrirsi come un valido esempio di successo, raccontandone la storia e le prospettive, senza autocelebrazioni ma per rispondere all’esigenza di un confronto e di una più attenta e precisa narrazione dell’attività e di noi.”
Nuovo stabilimento GUIDI CARPINELLO È stato inaugurato sabato 20 maggio 2017, alla
presenza di numerose autorità, il nuovo stabilimento Albisole a Carpinello di Forlì, di proprietà della Società agricola Guidi di Roncofreddo. Il nuovo sito sarà il centro strategico della divisione ortofrutta e sarà dedito esclusivamente alle albicocche, unica coltura sulla quale la società Guidi ha voluto puntare diversificando il business da qualche anno a questa parte (oltre alla divisione avicola). Il nuovo stabilimento, costruito grazie a un investimento di 11 milioni di euro, si estende su 15600 metri quadrati. Costruito in stile contemporaneo, con il massimo del comfort e della sicurezza per i lavoratori, un sistema di areazione e ventilazione interno ed un’ organizzazione degli ambienti pensata per favorire l’illuminazione solare. Al momento sono 60 gli occupati attuali, impegnati nelle attività di stoccaggio, lavorazione, confenzionamento e spedizione di oltre 40mila quintali di albicocche, prodotti sui 350 ettari di proprietà del gruppo Guidi in Romagna, da commercializzare con il brand Albisole. Lo stabilimento è dotato inoltre di un impianto fotovoltaico capace di produrre 1,25 milioni di kilowatt all’anno, circa il doppio del fabbisogno dello stabilimento.
in un grande spazio di 300 mq su due piani, affacciata su Piazza del Popolo a Cesena, una nuova libreria del gruppo ubik. A contraddistinguerla, la stessa formula che caratterizza le 60 librerie ubik in Italia: un assortimento ampio di circa 20.000 titoli ed una varietà di giochi didattici e prodotti di cartoleria. “La ubik di Cesena sarà casa per i libri e i lettori” – afferma Agnese Sarti, anima della libreria – “Vorrei diventasse un luogo dove ognuno, bambino o adulto, lettore forte o occasionale, possa sentirsi accolto e a proprio agio, un luogo di incontro ed aggregazione per il territorio.”( Nella foto: da sinistra: Andrea Cortesi, architetto che ha curato la ristrutturazione e l’allestimento, Agnese Sarti, proprietaria della libreria, Tiberio Sarti, CEO di Ubik e Mariavittoria Andrini)
Buon compleanno RADIO JUMP FORLÌ L’Associazione Culturale Radio Jump, in collaborazione con
Jump Cafè, Semi-Interrati Aps, Scuola di Musica FourMusic.Studio, Modus Aps, Associazione Universitaria Koinè e Arte Danza University Asd hanno presentato a fine aprile “Happy B-Day Radio Jump” per festeggiare il loro primo compleanno in Piazzetta Morgagni 7. “Radio Jump è un progetto entusiasmante e destinato a crescere poiché racchiude in sé tante realtà. – afferma il nuovo presidente, Alessandro Ceccarelli – Siamo un gruppo di ragazzi che dedicano tutto il loro tempo libero per diffondere musica, informazione, cultura a Forlì e dare occasioni di divertimento alla cittadinanza e agli universitari che vivono nella nostra bellissima città. Il Jump Cafè è divenuto un nuovo punto di incontro per i giovani di Forlì, un nuovo baricentro di partenza, di una generazione che vuole farsi sentire.” 6
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DISCOVERY SPORT
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ANNOTARE
Marietta AD HONOREM
Festival PLAUTINO
FORLÌ Mentre la città di
SARSINA Ogni anno, per
Forlimpopoli si prepara all’annuale evento della Festa Artusiana, viene svelato il Premio Marietta ad Honorem 2017. Il titolo di chi consacra tempo e talento alla scoperta, alla tutela, alla cultura delle risorse alimentari del territorio, quest’anno va a Giuliana Saragoni, titolare della Locanda alla Trattoria di Eataly a Forlì. Saragoni, si legge nella motivazione del premio, è una “straordinaria e appassionata cuciniera che, nella pratica della tradizione e delle ricette di famiglia, utilizzando sempre materie prime ha accolto, dalla Locanda alla Trattoria di Eataly, una nuova sfida, assicurando una proposta gastronomica di eccellenza”. La cuoca forlivese ha saputo confermarsi quale cuore pulsante di una delle migliori realtà ristorative in Italia.
ricordare Tito Maccio Plauto (Sarsina circa 250 a.C.- forse Roma 184 a.C.), uno dei più celebri commediografi di lingua latina, viene allestito un ciclo di rappresentazioni teatrali estive unico nel suo genere Il cartellone di quest’anno, che partirà sabato 8 luglio, per concludersi domenica 20 agosto, conta dodici appuntamenti tra tragedie e commedie, ciascuna categoria avrà un tema preponderante: il fil rouge sarà la riflessione sul concetto di “straniero”. Delle sei commedie in cartellone, ben quattro portano la firma del genio sarsinate Tito Maccio Plauto, ovvero: L’Avaro, ispirato alla Aulularia, il Miles Gloriosus, i Menecmi e Anfitrione; tutte quante caratterizzate da complicati intrecci, fraintendimenti, scambi di persona e intrighi amorosi. http://www.plautusfestival.it/
Format vincente per AMERICA GRAFFITI FORLÌ America Graffiti vince il premio Foodservice Award 2017
per il format. “Il progetto è coerente con la storia che il format intende raccontare, con l’immagine e i valori del brand percepibili nello spazio. Per la riconoscibilità, l’originalità e l’autenticità della rappresentazione degli anni ’50 con le citazioni di Raymond Loewy e Norman Bel Geddes. Inoltre c’è un tocco di italianità nella passione della citazione e nell’entusiasmo creativo con cui si propone l’allestimento che suggerisce nuove soluzioni in cui si potrebbe ulteriormente sviluppare.” Questa la motivazione scritta sulla pergamena. Un progetto imprenditoriale nato nel 2008 che pochi mesi prima di festeggiare i suoi primi 10 anni riceve un riconoscimento importante proprio per la sua originalità, il format.
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ESSERE
Filosofie
DI VITA
DA CORNIOLO ALLE PASSERELLE PARIGINE, GIUSEPPE PINI, TITOLARE DELL’OMONIMO MAGLIFICIO FORLIVESE, CI RACCONTA LA SUA STORIA, CHE PARTE DA QUESTO BORGO MONTANO IMPERMEABILE AL TEMPO. di Francesca Miccoli / ph Giorgio Sabatini
U
Un cerchio che si chiude, una sfera che oscilla su una leva, una salita ripida che si fa improvvisamente dolce e un po’ malinconica. Un inno alla geometria? No, piuttosto a una filosofia di vita. Al sentire romantico e realista di Giuseppe Pini, titolare dell’omonimo maglificio forlivese, leader nella produzione di filati per le griffe più prestigiose della moda internazionale. Un uomo normale nella sua straordinarietà, un imprenditore abituato a dividersi ogni giorno tra le passerelle parigine e newyorkesi e clienti dal nome altisonante, Dior o Lanvin solo per citarne un paio. Senza trascurare il laboratorio di via Golfarelli, 40 dipendenti e 50.000 capi prodotti ogni anno. Una quotidianità sempre diversa scandita da una costante: ogni nuova alba e il congedo da ogni giornata devono consumarsi nell’ovattato borgo natio, il fiabesco Corniolo. Un paesello impermeabile al tempo, all’imbarbarirsi delle abitudini, all’inaridirsi dei cuori. Un approdo sicuro dove i nodi si sciolgono e conflitti si ricom-
pongono. Nel 2017 Pini celebra il quarantennale di un poker di eventi che hanno segnato la sua storia umana e professionale: la costituzione dell’azienda, la costruzione della bella casa al Corniolo, il matrimonio e la nascita della primogenita. Tempo di festa è anche tempo di consuntivi. “Forse, anzi senza forse, la concomitanza di questi eventi non è casuale, ma è l’espressione di quella volontà di fare che mi ha sempre animato. Il desiderio di riscatto dal passato”. Non una vera e propria riabilitazione, ma l’affermazione di una personalità forte. Formatasi in seno a una famiglia numerosa. “Mia mamma oggi novantenne, era nipote dei fratelli Spazzoli, partigiani medaglia d’oro al valore militare. Maestra, nel 1946 vinse la cattedra al Corniolo, dove incontrò mio padre. Si sposarono quattro anni più tardi, sono il primo di cinque fratelli”. Cresciuti senza costrizioni e divieti, liberi di fare le loro scelte. “Un’educazione che ci ha permesso di crescere con forza e sicurezza”. A 11 anni mi trasferii da mia nonna a Forlì,
IN APERTURA GIUSEPPE PINI, DETTO PIPPO, A CAVALLO TRA I SENTIERI DELLA VAL BIDENTE, SOTTO NELLA SUA CANTINA DI CASA, A CORNIOLO.. NELLA PAGINA SEGUENTE, IN AZIENDA.
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IN MAGAZINE
per frequentare le scuole medie”. Il trasferimento all’ombra di Saffi non è indolore. “Il distacco dal Corniolo mi ha indotto a creare un mondo onirico. In classe ero l’unico a indossare i pantaloni corti, i miei compagni mi guardavano in modo strano.”. Sullo sfondo il mito di un nonno repubblicano e idealista, che “a 17 anni falsificò i documenti per andare a combattere al fianco di Garibaldi”. Dopo un biennio allo scientifico e una prima comparsa sul mondo lavorativo, Pippo conclude gli studi diventando ragioniere. “Mi presentai da mia madre e le dissi: questo è il diploma, ora faccio quello che voglio”. Conseguito il pezzo di carta, Pini si fionda sulla Cinquecento familiare alla volta di Amsterdam. È l’inizio di un errare formativo, di quelli che aprono la mente. “Trascorsi anche un’intera estate a Londra: lavoravo, dormivo in auto. Partii con 50.000 lire in tasca e feci ritorno a casa con la stessa cifra. Ne sono sempre stato orgoglioso”. Con il lavoro Pini aveva già preso confidenza poco più che bambino. “Mio zio, fratello del nonno Spazzoli, aveva un’azienda di stufe in via Fabretti. La riconvertì in un maglificio e
NEL CUORE E NELLA MENTE, UN’IDEA NITIDA: “VOLEVO UN’ATTIVITÀ MIA, DIVERSA DA QUELLA DI MIO PADRE, CHE ALL’EPOCA AVEVA UNA PICCOLA IMPRESA EDILE”. IL RAGAZZO CI SA FARE: SOSPINTO DA ENERGIA E VOGLIA DI FARE, DIMOSTRA DI ESSERE IN GAMBA.
mi chiese di lavorare per lui durante le vacanze estive. Timbravo carte, mi occupavo delle piccole commissioni”. “Individuai in un terreno di famiglia a Santa Sofia il luogo adatto per iniziare la nuova avventura: mi procurai un’escavatrice e iniziai personalmente i lavori di costruzione. Da mio padre non volli un euro, solo una firma di garanzia”. È il 1977, Pini intesse, mai parola fu più appropriata, rapporti commerciali con la stessa azienda per cui lavorava lo zio. È l’inizio di un viaggio professionale incredibile. “Agli esordi facevo anche i turni ai telai, programmavo le macchine. Non sono mancati i momenti bui. A
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s.r.l.
“VEDERE UNA TUA MAGLIA INDOSSATA IN UNA PASSERELLA DI DIOR È UNA GRANDE EMOZIONE. MA DURA UN ATTIMO: MAI PENSARE DI ESSERE ARRIVATI. A CADERE CI VUOL NULLA. L’AZIENDA È COME UNA SFERA SU PIANO INCLINATO, SERVE SPINTA PER RISALIRE.”
volte si presentavano problemi a calibrare le teste dei telai. Poco a poco Pini acquisisce esperienza e dimostra una sensibilità innata. Nel frattempo la tecnologia compie passi da gigante. Giuseppe è tra i primissimi in Europa ad acquistare le futuristiche macchine elettriche giapponesi. “Era il 1983, dall’Oriente arrivarono le Shiba Seiki, ideate dall’ingegnere orientale che giovanissimo inventò la macchina automatica per fare guanti”. Il maglificio cresce tra ricerca, tradizione e innovazione. Il tutto al servizio 14
IN MAGAZINE
della creatività. “La maglia altro non è che un filo che passa tra 2 aghi: puoi usare un ago sottile o uno più grosso ma le combinazioni sono infinite. Esiste un pozzo di soluzioni, ogni volta puoi stupire”. Dietro una sfilata c’è un lavoro di mesi e mesi. I capi in produzione sono curati uno a uno e seguiti da un’equipe di professionisti in ogni singola fase di lavorazione. Mai risolto il dualismo tra l’animo dell’artigiano e quello dell’imprenditore, Pini si trova ora ad affrontare un arduo scoglio: il passaggio di testimone. “Ho già rallentato i ritmi di lavoro. Attualmente valuto le schede tecniche dei capi, definisco i prezzi, curo i rapporti con i clienti e le banche. Tengo le fila dell’azienda.”. Il cuore è sospeso. “Mi sembra di aver salito una scala. Forse è arrivato il momento di scendere. In maniera dolce e non traumatica. Un passo indietro che mi dia l’idea non di scendere ma di accompagnare”. Ad addolcire il passaggio, la consapevolezza di avere cresciuto tre figli altrettanto in gamba, ormai capaci di camminare da soli.
“Quando ho iniziato l’attività non pensavo a loro, volevo semplicemente soddisfare una passione personale. Da più di un anno tutti e tre i miei ragazzi lavorano in azienda e ogni giorno mi dimostrano di saper andare avanti senza di me. Li vedo molto attenti e capaci”. Lucia ha 40 anni, trascorsi da maestra di snowboard, e si prepara a raccogliere il bastone del comando di papà Giuseppe; Martina, 36 primavere, è laureata in lingue e segue l’estero; Francesco, con i suoi 30 anni il piccolo di casa, si occupa di tecnologia e non solo. Pini può guardare ora a un futuro che sa di passato, alle sue montagne, alla sua gente, agli adorati cavalli. “Che sono un po’ come gli stilisti: parlare la stessa lingua è difficile ma nel momento in cui riesci a comunicare, sono generosi, danno tutto”. In chiusura, un sussulto di orgoglio. “In gioventù i miei figli sono scappati dal Corniolo. Ora tornano ogni volta che possono. Forse qualcosa ho trasmesso loro”. La chiusura del cerchio.
Vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo. A proteggerti ci pensiamo noi.
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IN MAGAZINE
ESSERE
Obiettivo
ECCELLENZA IMPRENDITRICE NEL SETTORE CASEARIO ED IN PRIMA LINEA NELLA BATTAGLIA PER LA VALORIZZAZIONE DELLE ECCELLENZE ROMAGNOLE. LEI È ANNALISA RADUANO E SOGNA IN GRANDE PER LA SUA ROMAGNA.
E
di Barbara Baronio / ph Gianmaria Zanotti
È nata in una vasca di latte. È cresciuta nell’impresa di famiglia, il Caseificio Pascoli, dove intuizione e spirito d’iniziativa si sono uniti alla passione delle cose buone e del far bene. Ecco Annalisa Raduano, imprenditrice di Savignano sul Rubicone nota anche per essere stata la prima donna in regione eletta in una giunta camerale, quella di ForlìCesena. Dopo essere entrata in Giunta, ne diventa Vice Presidente vicaria, incarico che mantiene sino a dicembre dello scorso anno sino alla rielezione, dopo l’accorpamento che ha modificato i confini economici del territorio unendo Forlì e Cesena con la provincia di Rimini: la Camera di Commercio della Romagna è una realtà che raccoglie oltre 100mila imprese. Amante dell’arte, pittrice per diletto e dotata di una spiccata sensibilità per gli animali, la Raduano è tenace e determinata e da anni si batte per la valorizzazione delle eccellenze della Romagna. Una delle poche donne in un mondo di uomini, ma il cui giudizio conta tanto. Il suo sogno? Un marchio Romagna che possa riconoscere alla sua terra le originalità e i meriti di cui è ricchissi-
ma. Lei che i formaggi li produce, adora la delicatezza dello squacquerone di Romagna, il sapore deciso del Fossa e pur essendo una romagnola doc, non cede al campanilismo e ammette di avere una vera e propria passione per il Parmigiano Reggiano. Viaggia molto e più volte ha raggiunto il Brasile, da cui ha colto l’energia e la disinvoltura solare, tipiche di questo paese. Nei suoi rari momenti liberi scrive, ordina le idee, dà voce alle tradizioni e alla storia della sua terra nei due blog di cui è autrice. Non mancano poi lunghe passeggiate insieme alla sua cagnolina Maya, il suo beagle Elisabetta, con lei da nove anni e mezzo e con cui va a lavorare in azienda ogni mattina, quando gli impegni non la portano lontano da casa. Fin dai primi studi si è interessata della comunicazione a 360 gradi: è stata per un lungo periodo giornalista pubblicista, prima per il Corriere Romagna, poi c’è stata la Voce di Romagna fino a quando è approdata al Carlino di Cesena. Anni di cronaca dal territorio, ad orari impossibili e senza sconti. Una palestra per lei che si stava perfezionando nel settore della comunicazione e che le ha
permesso di venire a contatto con la buona gente di Romagna e le ha fatto scoprire tanti angoli della terra dei Malatesta. “Una buona parte della mia vita l’ho trascorsa a Rimini. Vivendo nella valle del Rubicone, terra di mezzo, mi sentivo riminese. Un giorno poi complici gli studi a Ravenna prima e la collaborazione al Carlino, ho girato il volante dell’auto dalla parte opposta della via Emilia e da lì ho scoperto tutta un’altra Romagna. Io che conoscevo l’intelligenza e l’astuzia del turismo riminese, sono venuta a contatto con la semplicità e la determinazione dell’imprenditoria cesenate, forlivese e della cultura ravennate”. A Ravenna Annalisa si specializza in operatore della comunicazione artistico culturale. “Sono stati anni in cui mi hanno insegnato a vendere la cultura e a capire che territorio e impresa se uniti insieme sono una formula vincente. La cultura non è solo fatta di arte pittorica o architettonica, ma è anche legata all’arte della buona tavola e della genuinità dei prodotti di Romagna, alle tradizioni e alle genti. Negli anni in cui scrivevo per i quotidiani dando spazio così alla IN MAGAZINE
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mia passione, mezza giornata la dedicavo anche, sempre, al caseificio. E proprio coniugando queste due attività ho capito quanto fosse necessario comunicare quello che in azienda stavamo facendo: qualità, rispetto delle tradizioni, cultura del territorio. Del Rubicone si conoscono le produzioni calzaturiere ma anche i formaggi hanno la loro storia ben radicata: Un tempo tra Savignano e San Mauro esistevano 4 caseifici. “Erano gli anni in cui c’era molto turismo dalla Germania. I tedeschi arrivavano sulle nostre coste e... mangiavano la pizza: mozzarella e paste filate erano molto richieste, poi con la globalizzazione questa tendenza finì
“HO CAPITO QUANTO FOSSE NECESSARIO COMUNICARE QUELLO CHE IN AZIENDA STAVAMO FACENDO: QUALITÀ, RISPETTO DELLE TRADIZIONI, CULTURA DEL TERRITORIO. SAPER COMUNICARE LE ECCELLENZE È UN VALORE AGGIUNTO”.
e proprio in quel momento noi siamo riusciti ad andare avanti, guardando ai prodotti dimenticati come lo Squacquerone che abbiamo rilanciato forse per primi”. I Raduano producono formaggi da tre generazioni. “Mia madre e mio padre sono stati due capitani d’impresa, degli innovatori. Con l’avvento della globalizzazione approdavano nei canali della grande distribuzione e sulle nostre tavole prodotti di ogni tipo, ad esempio, nella piadina si metteva lo stracchino e non lo squacquerone di Romagna. Era necessaria una svolta. Mia madre per individuare la giusta ricetta dello squacquerone di Romagna, per anni si è confrontata con le azdòre che hanno sempre frequentato il nostro punto ven18
IN MAGAZINE
dita in azienda, ed è arrivata a produrre uno degli squacqueroni più buoni della Romagna. Si faceva raccontare come questo formaggio veniva fatto in casa, i segreti della tradizione celati tra i saperi delle genti. Nel frattempo io insieme ad altri produttori della zona, mi sono data da fare affinché l’Europa riconoscesse non solo la peculiarità dello squacquerone di Romagna, ma per fare tutelare la produzione di questo formaggio e l’indotto del territorio, avviammo così la procedura per l’ottenimento del marchio Dop, elargito solo alle eccellenze di cui è comprovato lo stretto legame tra territorio, cul-
tura e produzione. Così abbiamo coinvolto l’accademia dei Filopatridi di Savignano, abbiamo compiuto ricerche storiche negli archivi della Malatestiana. Siamo riusciti a dimostrare al Ministero dell’Agricoltura che lo squacquerone non è solo buonissimo, ma è un’eccellenza tutta romagnola che affonda le sue origini nella storia. Ci sono voluti 12 anni per ottenere la Dop che ha rilanciato la produzione dello squacquerone di Romagna Dop. I successi per noi in azienda sono proseguiti anche sul piano personale, nel 2015 ad esempio abbiamo partecipato al concorso organizzato da Cibus, a Parma, battezzato: Alma Caseus
IN QUESTE PAGINE ANNALISA RADUANO NELL’AZIENDA DI FAMIGLIA, IL CASEIFICIO PASCOLI, E CON I GENITORI. SOPRA, CON LA CAGNOLINA MAYA.
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e abbiamo ottenuto la medaglia d’oro, nella categoria formaggi freschi, proprio per lo Squacquerone di Romagna Dop”. Guardando all’ambito istituzionale Annalisa viene eletta in Camera di Commercio sotto la presidenza di Tiziano Alessandri. “Alida Fabbri ed io – spiega – saremo fra le prime donne che entrano in Consiglio. Ed io sarò la prima donna a far parte della Giunta”. Un impegno quello in Camera di Commercio che con l’Unione dei territori di Forlì, Cesena e Rimini viene riconfermato. “La Camera di Commercio costituitasi da pochi mesi è un importante realtà che vanta aziende di rilievo nel comparto agroalimentare, per il turismo, l’artigianato, le produzioni vinicole sempre migliori e di qualità, ecc... Il nostro territorio esprime tante potenzialità: abbiamo aziende innovative, dinamiche, che anche negli anni di maggiore crisi ci hanno traghettato in acque più dolci, rispetto alle tendenze negative dell’economia che ha caratterizzato altri territori. Ma non solo. Per il futuro – prosegue – vorrei poter avviare un tavolo di lavoro per valorizzare il comparto della moda (calzature, accessori, pellami, abbigliamento
“ABBIAMO PARTECIPATO AL CONCORSO ORGANIZZATO DA CIBUS, A PARMA, BATTEZZATO ALMA CASEUS E ABBIAMO OTTENUTO LA MEDAGLIA D’ORO, NELLA CATEGORIA FORMAGGI FRESCHI, PROPRIO PER LO SQUACQUERONE DI ROMAGNA DOP”.
e confezioni): maestrie tutte italiane che garantiscono prodotti di alta qualità, spesso realtà artigianali che rispettano tutti i principi compresi quella di legalità, cosa non sempre scontata. Ma sto anche lavorando a formule innovative per la nostra azienda. Credo fortemente che un altro modo per sviluppare ed intensificare il turismo in Riviera, arrivi proprio dalle produzioni di qualità: agroalimentare, vitivinicolo, moda: tre eccellenze del Made in Italy che, se riuscissimo a farle interagire tra loro, creerebbero un vortice di opportunità, con cui veicolare l’offerta turistica e commerciale migliore del mondo!”
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PROGETTARE
Il piano
DELLE IDEE AL CIVICO 15 DI PIAZZALE DELLA VITTORIA, IL SEMINTERRATO È DIVENTATA LA SEDE DI UN PROGETTO GIOVANE E MULTIDISCIPLINARE, COORDINATO DAL PROFESSOR MASSIMO SPISNI. di Dolores Carnemolla / ph Giorgio Sabatini
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Il passaporto per l’imprenditorialità? Lo consegnano in uno seminterrato. Ma non è uno scantinato qualunque, è quello del campus universitario di Forlì. Qui ha sede il Basement Club: si tratta dell’ultimo e nuovo progetto promosso dalla Scuola di Economia, Management e Statistica e dal Dipartimento di Scienze Aziendali dell’Università di Bologna. Nel piano seminterrato della Scuola, al civico n. 15 di Piazzale della Vittoria, sono stati da poco inaugurati i locali in cui studenti e neolaureati hanno la possibilità di incontrarsi per trasformare le proprie idee, gli interessi e le passioni in possibili iniziative imprenditoriali. Il progetto è coordinato dal professor Massimo Spisni convinto che l’università possa educare, dare una profondità di visione per diventare imprenditori. “Ma non è un gioco a fare gli imprenditori – ci tiene a precisare il professor Massimo Spisni – al Basament Club si lavora già con rigore, allineati alle aspettative del mercato”. L’iniziativa è multidisciplinare e coinvolge studenti con background diversi, in un’ottica di contaminazione positiva di idee con l’obiettivo di favorire lo sviluppo di idee imprenditoriali, privilegiando aspetti formativi e di coaching che pongono al centro gli universitari, puntando a stimolare la loro creatività e coinvolgerli sui temi del l’i mprend itor ia l ità e dell’innovazione. All’incontro inaugurale era presente anche il Magnifico Rettore dell’Università di Bologna, il professore Francesco Ubertini: “C’è ancora una grande distanza tra università e mondo del lavoro, lontana da colmare e per questo dobbiamo immaginare dei modelli diversi, pensare a un’apertura dell’università verso l’esterno. Mi piace pensare al concetto di social public engagement, a una sorta di fidanzamen-
to dell’università con la società, con il mondo produttivo.” Non a caso, dal novembre del 2015, l’università di Bologna ha una delegata all’imprenditorialità, la professoressa Rosa Grimaldi. Intervenuta alla presentazione dei locali del Basament Club, ha spiegato come l’Alma Mater sia un’università di riferimento in Italia sul tema dell’imprenditorialità accademica, con una mission ben precisa: creare cultura imprenditoriale in tutte le sedi dell’Università di Bologna, promuovere la valorizzazione commerciale dei risultati delle ricerche attraverso la creazione
NEL PIANO SEMINTERRATO DELLA SCUOLA, AL CIVICO N. 15 DI PIAZZALE DELLA VITTORIA, SONO STATI INAUGURATI I LOCALI IN CUI STUDENTI E NEOLAUREATI SI INCONTRANO PER TRASFORMARE LE PROPRIE IDEE.
di spin-offs e favorire il coinvolgimento di studenti nella creazione di start-up. Nel concreto il tutto si può riassumere con l’espressione: avere un impatto forte sulla società. Il team che gestisce il progetto è formato da due laureati dell’Università degli Studi di Bologna, Mario Di Nauta e Lorenzo Visani, in stretto coordinamento con la Vice Presidenza di Sede dell’Alma Mater Studiorum. A questi, si aggiungono varie collaborazioni, eventi e momenti di incontro con alcuni tra i migliori professori del campus di Forlì. L’anima del Basement Club privilegia due dimensioni organiz-
IN QUESTA PAGINA I LOCALI E GLI STUDENTI DEL BASEMENT CLUB. NELLA PAGINA SEGUENTE IL PROFESSOR MASSIMO SPISNI, CHE HA COORDINATO IL PROGETTO.
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zative: Basement perché vuole partire dal basso, dalle fondamenta, in un’ottica di rinnovamento e Club perché punta alla creazione di un gruppo, fatto di persone (studenti, professori e stakeholder esterni) che abbiano la passione per i temi dell’imprenditorialità, voglia di fare e di spendersi in questi ambiti. I servizi e le attività del Basament sono caratterizzati dai cosiddetti Office Hours: degli incontri informali tra il Basement Club Team e gli studenti interessati a valutare la propria idea di business per capirne il potenziale e la possibilità di realizzazione. Durante questi incontri, gli studenti propongono le proprie idee al Basement Club Team così da valutarle e lavorarci insieme. La struttura di lavoro è ben definita e mira a dare agli studenti gli strumenti, sia teorici che pra 24
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LE OFFICE HOURS SONO DEGLI INCONTRI INFORMALI TRA IL BASEMENT CLUB TEAM E GLI STUDENTI INTERESSATI A VALUTARE LA PROPRIA IDEA DI BUSINESS PER CAPIRNE IL POTENZIALE E LA POSSIBILITÀ DI REALIZZAZIONE, COSÌ DA LAVORARCI INSIEME.
tici, necessari per portare le idee ad un primo stadio di sviluppo successivo. In aggiunta a ciò, le Office Hours servono anche per fare team matching tra gli studenti così da creare gruppi di lavoro con le competenze adatte per lavorare ai vari progetti.
SOGNARE
À la
MODE ALICE MANFRONI, DANIELA BATTISTINI ED ELENA ROSSI CI RACCONTANO LA LORO VITA NEL MONDO DEL FASHION, LA LORO ROUTINE ED I LORO SOGNI, A CAVALLO TRA LONDRA, MILANO E LA ROMAGNA.
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Nessuno mai penserebbe che un qualsiasi tipo di dolce servito con un’abbondante pallina di gelato si traducesse in francese fashion, alla moda, à la mode, appunto. Ma i dolci, si sa, piacciono un po’ a tutti, così come lavorare nel mondo della moda: una delle risposte più quotate quando da piccola ti chiedevano cosa vorresti fare da grande? E forse Alice Manfroni, stylist e brand consulting per varie aziende che si occupano di moda, tra cui la rivista Vanity Fair, ha risposto proprio così. La sua passione parte da Savignano del Rubicone, dove è nata, poi a Rimini, frequentando il corso di tecniche e culture della moda, volando poi fino Londra per il corso di styling al College Saint Martin, fino ad approdare nella città italiana della moda per eccellenza. “Ho lasciato la Romagna a 25 anni molto serenamente e sapevo che, almeno per un bel po’ di anni, non ci sarei più tornata a vivere. Le occasioni per lavorare nel mio campo ruotano a Milano, Londra, Parigi e in America. In Romagna non mi ci sarei proprio vista, partendo da questo presupposto è facile prendere e partire!”
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di Giulia Masci Ametta
Per fare questo lavoro serve passione e costanza, ma ancora di più serve saper sognare in grande: “Da sempre ho pensato che la mia passione per la moda potesse diventare il mio lavoro. Il sogno di poter lavorare così a stretto contatto con quello che amavo fare mi rendeva entusiasta e l’entusiasmo mi ha portato a realizzarlo. Tutt’ora faccio il lavoro che avrei sempre desiderato”. La giornata di Alice parte la mattina molto presto, a volte praticando yoga, a volte no. Se è bel tempo raggiunge i suoi appuntamenti a piedi, passa in redazione a Vanity Fair dove smista un po’ di mail e fa qualche ricerca sui magazines. Pausa pranzo tra colleghi ed amici e nel pomeriggio di nuovo appuntamenti negli show room per selezionare i vestiti per lo shooting. Nel mentre poi si intersecano casting per modelle, la visita nelle location, il brainstorming con il fotografo. Poi aperitivo e stacco la spina!”.
“DA SEMPRE HO PENSATO CHE LA MIA PASSIONE PER LA MODA POTESSE DIVENTARE IL MIO LAVORO. IL SOGNO DI POTER LAVORARE COSÌ A STRETTO CONTATTO CON QUELLO CHE AMAVO FARE MI RENDEVA ENTUSIASTA E L’ENTUSIASMO MI HA PORTATO A REALIZZARLO.”
“Quando vuoi tantissimo che si realizzi un sogno, ti butti e vai. Il pensare se ne vale la pena non è mai entrato nella mia mente, piuttosto mi piace parlare di sacrifici, piccole rinunce che tutto sommato non mi pesano mai così tanto. Anche a lei, nemmeno a dirlo, mancano il mare e la piadina ma “il mare è lì e non si muove e la piadina chi lo sa… potrei imparare a farla un giorno!”.
Non mancano però i sogni nel cassetto, anche quando molti sono stati realizzati: “Mi piacerebbe tornare in Romagna e aprire un piccolo agriturismo nella campagna sperduta con mille gatti, fare delle marmellate fatte in casa, vendemmiare e bere il vino autoprodotto, distesa con amici attorno alla piscina”. Anche Daniela Battistini, brand manager per Stella Jean a Londra, è riuscita a fare il lavoro che desiderava. La sua storia parte da Cesena, più precisamente il 17 settembre 1983: “ho una leggera ossessione per gli aspetti comportamentali delle persone nate lo stesso giorno, mese e anno – e continua – da Vergine ascendente bilancia quale sono, passo dal riordinare l’armadio per gradazione di colore al caos totale”. Ma questo caos totale Daniela riesce a gestirlo fin da subito, già ai tempi dell’asilo decideva come vestire: “Mi ricordo l’outfit in gita alla fabbrica Grillo, piumino rosso e azzurro e fascia della Carrera da cui non mi separavo mai”. Se la moda è un mezzo per comunicare, iniziare a lavorarci seriamente è un’altra cosa. “Iniziare
IN APERTURA ALICE MANFRONI, SOPRA DANIELA BATTISTINI. NELLA PAGINA SEGUENTE ELENA ROSSI.
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a lavorarci è stato un caso, dopo la Laurea Triennale in Design e Comunicazione facevo lavori prevalentemente di grafica, poi mi contattò un ufficio stile di Cesena e iniziai a lavorare come graphic designer di All-Over.” Ma Daniela, fin da piccola, ama viaggiare e sognare in grande. “Il mio desiderio di spostarsi è nato nel 1983. L’ho concretizzato non appena sono riuscita a guadagnare soldi miei lavorando e studiando nello stesso tempo. Ho viaggiato sempre e volentieri ovunque, il più lontano possibile e ora vivo all’estero, una scelta un po’ obbligata la mia perché ho seguito il marchio per cui lavoro da 5 anni, ma mi ritengo fortunata di come sono andate le cose.” Daniela ora vive e lavora a Londra e le fanno da sveglia le sirene di Kingsland Road. “Mi vesto velocemente, di solito con quello che c’è in fondo al letto, a meno che la giornata non abbia in agenda un meeting importante. Vado al lavoro a piedi, salgo il terzo piano del building e vado dritta in cucina per la mia colazione. Seguono 8 ore di mail, telefonate, business plan, revisioni di collezione, pianificazione degli spostamenti.” Quando finisce la giornata? “Alle ore 6 cade la pen28
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na, poi esploro quello che succede in città o vado a farmi un massaggio”. Da Cesena a Londra, inseguendo un sogno nel cassetto, ma la nostalgia di casa ogni tanto torna a bussare alla porta. “Mi manca il mare e la Ines (della Boutique della piadina),” ammette Daniela. Da Londra arriviamo a Milano, altra capitale del mondo del fashion e di chi, con il fashion, ci lavora. Un’altra romagnola esportata nella metropoli è Elena Rossi, classe 1981, dapprima approdata a Milano terminata l’Università e poi, recentemente, a Lugano per motivi affettivi. Molte le personalità che hanno influenzato la sua crescita formativa in questo mondo, da Paolo Sorcinelli, direttore del corso di laurea in culture e tecniche della moda che Elena ha frequentato, a Silvia Grandi, con cui ha preparato la tesi. Questa passione nasce da lontano, sia nel tempo che sulla carta geografica. Nasce a 381 km da Lugano, a Cesena, dove Elena è nata. “Ho sempre respirato aria di moda a casa e per me è stato abbastanza chiaro che sarebbe stato il mio destino”. E ancora “Viaggiare fa parte del DNA di questo settore”. Per chi lavora in questo ambiente
“SEGUO A STRETTO CONTATTO LO SVILUPPO DI ALCUNI BRAND COME BRAND MANAGER E QUESTO IMPLICA MEETING IN DIVERSE SITUAZIONI; INOLTRE CURANDO ANCHE LA PARTE DISTRIBUTIVA SONO SPESSO ALL’ESTERO IN VISITA PRESSO I NOSTRI PARTNER RETAIL.”
le giornate tipo non esistono ed i viaggi sono all’ordine del giorno. “Seguo a stretto contatto lo sviluppo di alcuni brand come brand manager e questo implica meeting in diverse situazioni; inoltre curando anche la parte distributiva sono spesso all’estero in visita presso i nostri partner retail.” Poi chiedi loro se ne vale la pena e la risposta è sempre la stessa. “Certo, sempre”. Quando si inseguono i propri sogni non si può ammettere una risposta diversa. Cosa le manca di casa? La colazione al bar, con le brioche di pasticceria. Perché certe abitudini non passano mai di moda.
FOTOGRAFARE
I PIÙ GRANDI ATTORI DEL CINEMA ITALIANO IMMORTALATI DA SIMON, FOTOGRAFA FORLIVESE. di Laura Bertozzi / ph Simon
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Quelle rivissute dall’obiettivo di Simona Flamigni, in arte Simon, sono immagini di una realtà, filtrata attraverso le maglie del gusto per la documentary photography, alle quali è sempre sottesa una storia. Forte di una formazione all’Istituto Europeo di Design di Milano e della collaborazione con riviste di prim’ordine nell’ambito del fashion e non solo, la fotografa forlivese dà espressione alla sua poetica anche attraverso progetti incentrati sul ritratto. Cosa le ha dato l’esperienza allo IED? “Una tecnica solidissima, perché ho imparato a scattare con la pellicola, e insegnanti che mi hanno incoraggiata a trovare il mio linguaggio. Mario Cresci mi ha fatto comprendere l’importanza di avere un progetto dietro ogni scatto, con Joseph Edward Rozzo ho assorbito la lezione della fotografia industriale americana, mentre Mariuccia Casadio mi ha aperto le porte del mondo della moda.”
“VOLEVO SUPERARE LA MESSA IN POSA CLASSICA, COSÌ HO CHIESTO AGLI ATTORI COINVOLTI DI INTERPRETARE UN PERSONAGGIO NEL NON-LUOGO PER ECCELLENZA DELLA STANZA D’ALBERGO. DIETRO ALLE IMMAGINI C’È SEMPRE LA TRACCIA DI UNA STORIA.”
Com’è avvenuto il primo incontro con quell’universo? “Al terzo anno di studi mi venne proposta una campagna per C.P. Company e il mondo della moda mi stimolò fin da subito. Terminato il percorso alla IED mi spostai a Londra, capitale della fotografia documentaristica tanto nelle mie corde. Negli anni ’90 l’applicazione di questo stile alla moda non trovava humus fertile in Italia.” 32
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Portava avanti anche progetti indipendenti? “Lavoravo a ritratti di persone vestite del capo di biancheria intima da loro preferito o più familiare. Con Underwear mi aggiudicai così, nel 1998, il primo premio Giovani artisti italiani al Savignano Immagini Festival. Il progetto fu poi pubblicato dalla rivista britannica Dazed & Confused.” Come si è sviluppata la passione per il ritratto? “L’idea più recente è quella di Cinema Italia, una serie di scatti di attori italiani catturati in stanze d’albergo, con indumenti dal sapore retrò. La fonte ispiratrice del progetto è stato il taglio irriverente con il quale il fotografo Juergen Teller ha immortalato i candidati all’Oscar. Anch’io volevo superare la messa in posa classica, così ho chiesto agli attori coinvolti di interpretare un personaggio nel non-luogo per eccellenza della stanza d’albergo. Dietro alle immagini c’è sempre la traccia
SOTTO, LA FOTOGRAFA SIMON. IN QUESTE PAGINE, ALCUNI SCATTI DI “CINEMA ITALIA”. WWW.SIMON171.COM
“IL MERCATO È SATURO DI FOTO RITOCCATE E IRREALISTICHE. HANNO SCOSSO LE ACQUE I DESIGNER CHE HANNO AZZERATO I VECCHI CANONI DI BELLEZZA. È SEGNO DEL FATTO CHE NON ESISTE PIÙ UN BELLO IMPOSTO, MA UN CONCETTO DI BELLO SEMPRE PIÙ PERSONALE.”
di una storia; il mio sguardo è il mezzo per rendere visibile la personalità del soggetto ritratto. Cerco di condurre chi mi sta di fronte a deporre la maschera o,
comunque, a mostrarmi lati di sé attraverso un personaggio.” Che evoluzione ha avuto Cinema Italia? “Al cinquantesimo ritratto, chiesi a Vanity Fair di sponsorizzare il progetto: di qui nacque l’esibizione di una settantina di immagini al Festival del Cinema di Roma del 2015. Lo sviluppo dell’intero percorso, durato 3 anni, mi ha permesso di raccogliere 112 ritratti in un libro che uscirà a breve.” Di quali accorgimenti tecnici si avvale? “Uso semplicemente un f lash montato sulla mia Canon, che getta sul soggetto una forte luce frontale. Avendo imparato il mestiere con la pellicola, faccio il 99% del lavoro in ripresa, mentre
in post-produzione intervengo solamente su cromie e luminosità. Non è un caso che in alcune aree d’Europa vi sia un ritorno all’analogico, perché è lì che si riconosce la capacità del fotografo.” Alla luce della sua full-immersion nel fashion, cos’è il bello? “Il mercato è saturo di foto ritoccate e irrealistiche. Nella moda hanno, infatti, scosso le acque Alessandro Michele, il designer di Gucci che ha azzerato i vecchi canoni di bellezza, e i marchi Vêtements e Gosha Rubchinskiy, che hanno portato le periferie in passerella. È segno del fatto che non esiste più un bello imposto, ma un concetto di bello sempre più personale.”
Un libro FOTOGRAFICO
In uscita a settembre il libro fotografico, curato da Menabò Group, che contiene i 112 scatti del progetto “Cinema Italia”. Il libro, con una prefazione di Sandro Fusina, verrà presentato al pubblico in occasione della omonima personale dell’artista, durante il festival FuoriCinema2017 a Milano.
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LOOKMAKER DUE PARRUCCHIERE ROMAGNOLE, ACHENA BATANI E RITA PANETTA, HANNO SCALATO IL PODIO DEL NUOVO TALENT DI SKY LOOKMAKER ACADEMY, IL PRIMO IN ITALIA DEDICATO ALLA BELLEZZA E ALL’ESTETICA.
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di Dolores Carnemolla / ph Veronica Maltoni
Due talenti romagnoli selezionati tra cinquemila. Per l’esattezza quello di due donne: Achena Batani e Rita Panetta, arrivate rispettivamente prima e terza al talent show di Sky Lookmaker Academy, il primo in Italia dedicato completamente alla bellezza e all’estetica. Nella trasmissione,
IN QUESTA PAGINA, DA SINISTRA, RITA PANETTA E ACHENA BATANI, ENTRAMBE SUL PODIO DEL TALENT DI SKY LOOKMAKER ACADEMY.
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andata in onda a maggio su Sky Uno, i dodici concorrenti – esperti di hair creation, fashion style e make-up – si sono sfidati mettendo alla prova il loro talento in fatto di look e glamour. E il gusto di Achena e Rita ha trionfato. “Ho accettato la proposta dell’ufficio casting della trasmissione,
come un gioco – ci racconta Achena, mamma di due figli di 3 e 13 anni, diventata così prima Lookmaker d’Italia – ma poi pian piano che passavo le selezioni, fino ad arrivare in trasmissione e poi alla prova finale, ho cominciato a sentire un po’ di ansia, le aspettative crescevano e così la tensione.
Ho cominciato a credere a qualcosa di più”. E in effetti la vittoria ha portato ad Achena la possibilità di realizzare un sogno: un Atelier firmato Lookmaker del valore economico di 100.000 euro. Una grande occasione che apre le porte ad una nuova figura professionale, quella del lookmaker, in grado di fornire una consulenza globale nell’universo della bellezza grazie a competenze specializzate e sempre aggiornate in tutto ciò che concerne la moda, il make up e l’acconciatura. Achena, insieme agli altri undici concorrenti, ha avuto la possibilità d’intraprendere un percorso formativo unico ed esclusivo, sotto la guida di grandi professionisti del settore. “Ho imparato tantissimo – continua la vincitrice –, faccio la parrucchiera da quando avevo 21 anni, questo è sempre stato il mio mestiere. Grazie a questo talent ho potuto confrontarmi sia con colleghi molto preparati sia con altri aspetti della bellezza, in particolare mi sono appassionata al trucco ma la cosa più bella è stata imparare a legare tutti gli aspetti del look con armonia. Oggi la moda è un calderone, la pubblicità propina immagini che molto spesso non possono trovare un reale riscontro nella vita di ogni giorno. Ecco ogni persona, sia donna che uomo, deve imparare a far risaltare la propria personalità attraverso la cura di un look adeguato e rispondente al proprio stile di vita. Non c’è ancora questa attenzione verso sé stessi e io mi
auguro, col mio lavoro e con le competenze acquisite, di trasmettere questo concetto di armonia nell’estetica.” Per Achena un’icona di stile contemporanea è senza dubbio Kate Middleton, col suo stile sobrio e chic allo stesso tempo, sempre curata nei dettagli e attentissima all’occasione. “Il suo look è sempre giovane – ci spiega – ma al contempo richiama un classico rassicurante, portato con grande eleganza”. E siccome l’eleganza non ha età, Achena ci ricorda un’altra icona di stile: Iris Apfel, di sicuro non sobria, dai look molto colorati, è la dimostrazione che la classe va interpretata con personalità. Per Rita, calabrese e romagnola d’adozione, mamma di due figli di 3 e 6 anni, l’esperienza del talent è cominciata dovendo aggirare lo scetticismo del marito “io non l’ho assecondato – ci racconta – e ho partecipato con grande curiosità e voglia di mettermi in discussione. Grazie al talent ho affinato la tecnica e ho imparato a inquadrare in tempi brevissimi le esigenze di look di una persona, per poi valorizzarla al meglio”. L’icona di stile di Rita è la modella Cara Delevingne, chic e allo stesso tempo eclettica e quando le chiediamo una definizione personale di buon gusto ci risponde che è concentrato nell’equilibrio delle scelte. “Anche uno stile rock può esprimersi con eleganza, senza esagerare. Il buon gusto è la capacità di esprimere la propria personalità ma senza essere eccessivi”. Parola di lookmaker.
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INTRAPRENDERE
Da oggi
BENESSERE INCONTRIAMO BRUNO RICCI, DIRETTORE SANITARIO DEL NUOVO CENTRO POLIFUZIONALE PRENDITI A CUORE DI FORLÌ E FONDATORE DI MEDOC. LA SUA È UNA STORIA DI SUCCESSO FATTA DI TENACIA E INVENTIVA.
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di Gianluca Gatta
Incontro Bruno Ricci presso la sede del nuovo centro polifunzionale di prevenzione promosso da Medoc, di cui è direttore sanitario. Inaugurato agli inizi di maggio, si chiama Prenditi a cuore – City Riability Wellness e costituisce il primo centro di prevenzione del nostro territorio focalizzato su percorsi di riabilitazione e benessere. La sua storia professionale è quella di un neolaureato in medicina che, nei primi anni ’80, decide di intraprendere una carriera nel settore privato spinto da necessità – “Ero già sposato e mi era già nato il mio primo figlio, Federico, per cui dovevo lavorare a tempo pieno.” – capacità imprenditoriale – “Mi detti da fare facendo il commerciale di me stesso e telefonando alle aziende proponendomi come medico per verificare gli aspetti sanitari sui luoghi di lavoro.” – e inventiva – “Nel 1992 pensai che sarebbe stata una buona idea lavorare con ambulatori mobili, veri e propri camper attrezzati, anziché approntarli alla meno peggio dove era possibile, con disagi enormi per noi e per i lavoratori che visitavamo.” L’approdo è questo centro all’a-
vanguardia esteso su tre piani per quasi 1.000 mq che ospita, solo per citare alcuni servizi, ambulatori di fisioterapia e medicina dello sport, una palestra e una piscina riabilitative, due palestre per esercizi a corpo libero e con attrezzi. E comunque si tratta solo di un altro tassello di una rete di servizi per aziende e privati, quella di Medoc, che comprende medicina del lavoro, medicina dello sport e specialistica, percorsi di nutrizione, di attività fisica, fisioterapia, ginnastica riabilitativa e che si avvale di 60 collaboratori fra medici del lavoro, medici specialisti, infermieri, fisioterapisti, Personal Trainer, tecnici e ingegneri della prevenzione. “Medoc è nata nel 1998 a Forlì, quando decisi di rimettermi in proprio dopo un’esperienza da direttore sanitario di un centro di medicina specializzato. Nel 2006 abbiamo acquistato la nostra sede in Viale Vittorio Veneto e nel 2007 abbiamo aperto la nostra seconda sede a Pievesestina di Cesena. Quest’anno, a marzo, abbiamo invece inaugurato un centro anche a Bologna. Lo scopo è portare in Emilia la nostra metodologia che ci permette di
NELLA FOTO, IL TAGLIO DEL NASTRO ALLA INAUGURAZIONE DEL CENTRO PRENDITI A CUORE – CITY RIABILITY WELLNESS. DA SINISTRA, L’ON. MARCO DI MAIO, BRUNO RICCI, DIRETTORE DEL CENTRO, SUSANNA SCHIAVONE, RESPONSABILE MARKETING, L’ASSESSORE SARA SAMORÌ, L’ON. BRUNO MOLEA E IL PROF. DANIELE MASALA, EX CAMPIONE OLIMPIONICO.
I PERCORSI SONO APERTI A TUTTI GLI INTERESSATI, I QUALI, DOPO UNA FASE INIZIALE DI VALUTAZIONE MEDICA E CHECK-UP, POSSONO ACCEDERE A UN PERCORSO TERAPEUTICO E/O RIABILITATIVO OPPURE A UN PERCORSO DI PREVENZIONE
poter verificare decine di persone al giorno, grazie all’impegno di più medici e infermieri in un ambulatorio mobile che, oggi, può contare su tre ambienti separati, strumentazione all’avanguardia e collegamenti con i server centrali per la condivisione dei dati.” Una cosa importante, che Bruno Ricci ci tiene a sottolineare, è che è stata la legislazione a fornire l’occasione per lo sviluppo e l’ampliamento delle attivi-
tà di Medoc: “Senza l’approvazione di leggi specifiche nel settore della sicurezza e dello sport, non sarei riuscito a creare un poliambulatorio che avesse la possibilità di evolvere nel tempo. Nel 1986, quando ho cominciato la mia attività, non c’erano le normative che recepivano le direttive europee sulla salute dei lavoratori nei luoghi di lavoro. La prima fu la legge n. 277 del 1991, a cui seguì la n. 626 del 1994 e, per ultimo, il decreto n. 81 del 2008. Allora c’era una normativa italiana del 1956 che prevedeva solo la verifica dello stato di salute di chi svolgeva mansioni a rischio. Non c’era il concetto di idoneità al lavoro ma di sorveglianza dello stato di salute. E le aziende spesso nemmeno conoscevano la normativa.” Oggi la situazione è in gran parte cambiata. Le norme hanno modificato ampiamente il quadro della prevenzione in azienda, incidendo altresì concretamente sulla sensibilità di imprenditori e
lavoratori. Su tale sensibilità, che è diventata ormai necessità, allo sviluppo di un benessere diffuso si fonda il progetto Prenditi a cuore – City Riability Wellness. I servizi proposti sono di tipo diagnostico, terapeutico e riabilitativo con strumentazione all’avanguardia tra cui spiccano il decompressore spinale DRX9000™, la postural bench, che rileva e quantifica l’assetto posturale e aiuta a ritrovare il proprio equilibrio, lo spinal meter, che rileva gli squilibri posturali della colonna vertebrale e realizza un esame biometrico in 3D, senza utilizzo di radiazioni. I percorsi sono aperti a tutti gli interessati, i quali, dopo una fase iniziale di valutazione medica e check-up, possono accedere a un percorso terapeutico e/o riabilitativo oppure a un percorso di prevenzione, entrambi confluenti in una fase di mantenimento dei risultati raggiunti (c.d. Health Wellness). Una vera rivoluzione. IN MAGAZINE
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Realizzare un desiderio, rispondere ad un bisogno, concretizzare un progetto: tutto questo è Casa Tua la nuova realtà in campo immobiliare nata a Cesena nel gennaio 2017. Non una semplice agenzia, ma un’innovativa struttura di servizi in grado di offrire al cliente la realizzazione del suo sogno: trovare la casa della vita. Casa Tua nasce dall’esperienza pluridecennale dei fratelli Mazzone. Alessandro, Gianni e Veronica Mazzone insieme ad un team di 18 collaboratori hanno deciso di stravolgere lo stereotipo dell’agenzia tradizionale, cambiando radicalmente il concetto di compravendita immobiliare. “Guardiamo negli occhi il cliente - spiega Gianni Mazzone cerchiamo di capire al meglio ciò che desidera, perché lo desidera, quali aspettative ripone nella sua ricerca e soprattutto quali sono i suoi bisogni. L’abitazione è il luogo della vita, in cui si trascorrono momenti indimenticabili, dove ci si sen-
te al sicuro e in cui la persona si riconosce. Non può essere scelta valutando poche immagini sul desktop di un personal computer o guardando una planimeria, ma deve essere attentamente cercata, individuata e a volte riadattata”. E’ qui che opera CasaTua. “Grazie alla mia esperienza nel retail - continua Gianni - mi sono reso conto che la compravendita di una casa non è solo intermediazione. E’ un’azione a più ampio respiro su cui è necessario compiere una significativa indagine di mercato. I professionisti di CasaTua incontrano il cliente lo ascoltano e propongono soluzioni dopo avere attentamente vagliato tutte le richieste”. Il Gruppo CasaTua infatti si fonda su un nuovo concetto di esclusività basato su un assoluto rapporto di etica, trasparenza e fiducia con il cliente, unito ad esperienza, qualità e solida professionalità. Il Gruppo CasaTua offre consulenza continuativa in tutte le
IN QUESTA PAGINA IL TEAM DI CASA TUA, NELLA PAGINA A FIANCO, IN BASSO, GIACOMO NATALI, ARCHITETTO ARCHILAB RIMINI. IN ALTO ALCUNE VEDUTE DELL’AGENZIA.
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QUESTO È CASATUA LA NUOVA REALTÀ IN CAMPO IMMOBILIARE NATA A CESENA NEL GENNAIO 2017. NON UNA SEMPLICE AGENZIA, MA UN’INNOVATIVA STRUTTURA DI SERVIZI IN GRADO DI OFFRIRE AL CLIENTE LA REALIZZAZIONE DEL SUO SOGNO: TROVARE LA CASA DELLA VITA. .
fasi del percorso compravendita e locazione. Inoltre grazie ad una conoscenza dettagliata del territorio, del mercato locale e delle tipologie di immobili presenti CasaTua dà l’opportunità di avere valutazioni corrette secondo il reale prezzo di mercato. “Ma non ci fermiamo qui spiegano i Mazzone -. Abbiamo creato una struttura di servizi iService studio tecnicocomposta da sei tecnici che si occupano del check out nella vendita: il cliente viene assistito in tutte le pratiche burocratiche legate alla vendita o acquisto dell’immobile. In fase di valutazione inoltre, grazie alla collaborazione con lo studio di architettura archiLab (www. archilabrimini.com), che ha gestito tutta la progettazione e l’interior design della nuova sede del gruppo, siamo in grado offrire al cliente una visione di come potrebbe svilupparsi il suo immobile e analizzare anche diverse soluzioni di restauro o sistemazione dell’immobile. Con iService ed archiLab abbiamo architetti, interior designer ed un team di home stager. Insieme valorizzano gli spazi delle proprietà immobiliari, migliorandone l’immagine in modo da favorirne la vendita o l’affitto nel tempo più breve e al miglior prezzo”.
CasaTua è presente a Cesena con tre agenzie lungo viale Guglielmo Oberdan e in Corso Cavour.Il Gruppo CasaTua che sta ampliando i suoi confini in riviera e a nell’Emilia con l’apertura di altre due agenzie e inaugurerà a Giugno la sua grande sede di Cesena. Una vera e propria Casa in cui trovare la Casa della vita. Oltre 150 metri quadrati in cui il cliente viene accompagnato nella realizzazione del suo desiderio. A completare l’esperienza di Casa Tua è nata a Cesena Impresa Tua il partner strategico nel settore del retail immobiliare che mira ad individuare il luogo giusto per lo sviluppo del proprio business. ImpresaTua è già stata scelta
da realtà come Coop Alleanza 3.0, Enercoop, McDonald’s, iN’s Mercato, Conad, America Graffiti, Sigma, Road House, Naturasi, Energya Gianni Mazzone e Alberto Bertani con competenza, affidabilità, alta capacità di ascolto e flessibilità operativa rendono ImpresaTua un alleato prezioso, capace di guidare il cliente con sicurezza in ogni fase del percorso verso l’apertura di un punto vendita, centro commerciale, outlet, high street retail e offrendo un alto livello di personalizzazione del servizio, dalla ricerca della location agli adempimenti normativi, dalla gestione della trattativa alla contrattualistica.
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VIVERE
Io sono
IL VENTO QUATTRO SPORT CON IL VENTO IN FACCIA, CHE TI ACCOMPAGNA E TI CULLA: WINDSURF, KITESURF, VELA, PARAPENDIO. QUATTRO MANIERE DI VIVERE IL VENTO, TRA MARE E CIELO,
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di Andrea Guermandi
Quanti anni può esistere una montagna prima di venire lavata dal mare? E quanti anni devono vivere alcune persone prima che possano essere finalmente libere? E quante volte un uomo può voltare la testa fingendo di non vedere? La risposta, amico mio, soffia nel vento. La risposta soffia nel vento... E se lo dice Bob Dylan, crediamoci. Mare, montagne, odori, sempre diversi. Libertà incondizionata, solitudine ed amicizia, adrenalina e relax: in quanti modi si può declinare sua Maestà il vento, che ti guida lontano e, se lo rispetti, ti riporta a casa. Ce lo raccontano il pittore Carlo Ravaioli (vedi box nella pagina seguente), Davide, Mirko, Maurizio e Gabriele che in sella al wind surf, al kite surf, al parapendio e a bordo di una barca a vela sentono di partecipare, sempre, ad un’avventura unica, che arricchisce il corpo e lo spirito. Davide Ragizi sta a Forlimpopoli, ma appena può scappa al mare che, in questo caso, è il suo elemento naturale, sale sulla tavola, cerca lo spiffero giusto e solca le onde. “Ho provato da ragazzino perché un amico aveva l’attrezzatura, poi ho preso alcune lezioni e ho
capito che era fantastico per me stare in acqua e veleggiare. Forse in quel periodo avevo anche bisogno di dimostrare di valere qualcosa e poi a me piace imparare, mettermi alla prova. Mi piaceva e mi piace stare nel mare e non al mare. Mi rigenera, mi dà beneficio anche sul lavoro. É, certo, anche una parte in cui costruisci la tua individualità. Penso sempre, quando scendo in acqua, che ogni volta raggiungi un limite diverso, cerchi l’equilibrio, cerchi di migliorare, di superare le condizioni avverse e ogni volta impari qualcosa di nuovo”. Davide ora è adulto, ha famiglia, due figli, ma al mare e al vento non rinuncia perché, come dice lui “quando l’onda diventa importante è necessario uscire”. Cita la calma dopo la tempesta come una conquista, come un riposo del guerriero senza altre armi che il proprio equilibrio, la propria passione. “Mi aiuta molto anche nel lavoro. E un’altra bellezza è che non puoi programmare nulla, decide tutto il tempo, il vento, le correnti, le nuvole”. Sente l’aria, quel profumo salmastro, vede quei colori che da riva nemmeno si percepiscono ed è felice, sì, Davide è felice.
IN APRTURA IL PITTORE CARLO RAVAIOLI IN KITESURF.
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Mirko Montanari, da Cesenatico, è da dieci anni istruttore di kite surf. Una passione e una malattia che cerca di inculcare anche nella testa dei suoi allievi. Per auto definizione è un “cacciatore di tempeste” e dice che “avendo provato decine e decine di luoghi in tutto il mondo, Cesenatico è il paradiso”. É uscito col kite il primo maggio col vento a 25 nodi: si facevano salti di sei otto metri. “Il vento – dice – è il nostro elemento, ma non siamo dei matti e dunque cerchiamo la massima sicurezza. Intanto usciamo poco da soli perché occorrono prudenza, preparazione, attrezzature
MARE, MONTAGNE, ODORI, SEMPRE DIVERSI. LIBERTÀ INCONDIZIONATA, SOLITUDINE ED AMICIZIA, ADRENALINA E RELAX: IN QUANTI MODI SI PUÒ DECLINARE SUA MAESTÀ IL VENTO, CHE TI GUIDA LONTANO E, SE LO RISPETTI, TI RIPORTA A CASA.
giuste. Non si può pensare di fare cose strabilianti senza la testa. Si impara in fretta ma serve essere svegli anche perché basta poco vento per viaggiare...”. Mirko e altri istruttori sono di stanza al Bagno Schiuma di Cesenatico con il loro Kite Center in viale Carducci. Età media degli allievi 30 anni (da 25 a 35), apertura delle iscrizioni a giugno. Occorre il vento, si può planare sul mare, ma anche scivolare sulla neve, dove si può. Mirko dice che “è uno sport unico che lega le persone”. Dà lezioni individuali, un’ora in acqua e dopo due ore, dice il maestro, già ci si diverte; alla quarta lezione lascia andare da soli. “Moltissimi provano – dice – ma non tutti restano. Solo chi vuole volare sulle onde, 44
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chi riesce a imparare perché la passione è forte. Non occorre una particolare preparazione fisica. Non bisogna essere né tonti né eccessivamente temerari. Chi fa l’irresponsabile può rischiare di farsi male. É il vento che decide e tu non puoi farci nulla se hai sbagliato. Il wind surf si ferma, il kite invece è più complesso, bastano pochi nodi di vento e puoi fare cose incredibili e divertenti, con adrenalina ma con rispetto. Sai cosa dicono i ragazzi che fanno scuola qui da me? Ecco: Un’ emozione unica e indescrivibile, un privilegio che solo chi lo pratica può arrivare a comprendere. Per questo nasce una grande unione.
IN QUESTE FOTO, DALL’ALTO, DAVIDE RIGIZI E MIRKO MONTANARI.
Il vento per CARLO RAVAIOLI Carlo Ravaioli è originario di Ravenna, ma ha sempre abitato e lavorato a Forlì svolgendo varie attività nel campo della comunicazione visiva come illustratore, fotografo e grafico pubblicitario. Da qualche decina d’anni pittore figurativo, trasferitosi da poco in centro storico a Cervia nel suo nuovo Atelier-Galleria. Carlo rimane folgorato nel 2004 in “una giornata di vento e burrasca in spiaggia a Cervia, ragazzi che volavano letteralmente sulle onde, e, superato un primo timore per l’età, ho iniziato subito a Cesenatico un corso di kite surf”. “Trasmette tutte le sensazioni della navigazione a vela con aggiunta di una consistente dose di adrenalina per l’effettiva pericolosità di questo sport – racconta – “È una sensazione di volo e libertà, una continua sfida con le proprie capacità fisiche, l’ebbrezza di surfare le onde trasportati dal vento” Ci parla di uno sport che crea dipendenza “Non si può fare a meno di dedicare molto tempo alla consultazione alle previsioni di webcam meteo, tende a diventare quasi una priorità: non ci si accontenta di fare una settimana all’anno di vacanza in spiagge ventose, è necessario avere nel proprio quotidiano la possibilità di mollare tutto per approfittare delle rare giornate di vento e onde che il nostro mare ci regala anche in situazioni climatiche proibitive”. Una passione grande, che richiede un’attenzione perenne.
Come una grande squadra chiamata a raccolta dal meteo per poter giocare una partita senza limiti. Uno sport atto a impadronirsi del vento per poter dominare il mare. Già, Blowin’ in the wind. Maurizio Tassinari ora a Monte Cucco in Umbria, ma per tanto tempo a Cusercoli (ogni tanto torna per qualche volo in tandem) è da trent’ anni il miglior istruttore di parapendio, deltaplano e tutte le altre discipline che hanno a che fare con il cielo ed il vento. Ha cominciato agli aeroclub di Ravenna e Forlì e poi ha messo base per anni a Cusercoli. Ora è a Monte Cucco e spiega che dopo aver passato 27 anni come assistente di volo in Alitalia ha deciso di fare questa professione. “Nell’ 85 facevo alpinismo – dice – ma vedevo questi pazzi col deltaplano che mi svolazzavano attorno e allora mi sono chiesto se mi potesse interessare. Allora ho fatto un corso in Alto Adige e nel ’94 ho partecipato ad un concorso per istruttori. Non avrei mai pensato di diventare un professionista e invece... è diventato il mio mestiere”. Per tante ragioni, spiega: “Intanto stare in mezzo al cielo, poi la semplicità di uso del mezzo, l’economicità, l’aspetto
ecologico, la possibilità di osservare dall’alto il territorio. L’attrezzatura pesa cinque chilogrammi compreso il casco, le imbragature, il paracadute. E hai bisogno solamente del vento giusto e della voglia di vedere, senza alcuna vertigine perché sei un tutt’ uno con il mezzo”. Dice che il volo si basa “su di un no error training” perché non devi sbagliare alcuna mossa, devi praticare il parapendio in modo sistematico e devi impadronirti di moltissime informazioni di micro meteo, dinamica, orienteering. “Per poter anticipare l’imprevisto”. Chi fa scuola con Maurizio per prima cosa farà un volo in tandem. Poi in sei sette lezioni si arriva alla prima planata da solista, controllato via radio dall’istruttore. Da quel momento chi volesse prendere il brevetto dovrà fare almeno 30 voli alti in condizioni meteo diverse. Maurizio dice che per lui è stato quasi naturale arrivare agli sport di volo, in parte perché ha sempre volato in aereo e in larghissima parte perché non può rinunciare alla montagna, proprio a partire dallo sport che faceva in precedenza: l’alpinismo. Una scelta di affinità elettiva: la montagna sacra. Gabriele Budelacci, San Mauro Mare, è un velista ed il suo approccio al vento è fatto di ri-
“PER QUESTO NASCE UNA GRANDE UNIONE. COME UNA GRANDE SQUADRA CHIAMATA A RACCOLTA DAL METEO PER POTER GIOCARE UNA PARTITA SENZA LIMITI. UNO SPORT ATTO A IMPADRONIRSI DEL VENTO PER POTER DOMINARE IL MARE.”
spetto assoluto. Lui spiega che va in mare soprattutto per rilassarsi e che quando ci sono condizioni difficili preferisce restare a terra. “Andare a vela – dice – ti dà soprattutto libertà e serenità. La passione me l’hanno trasmessa i genitori e la condivido con i soci del circolo velico. La barca, anzi
ne abbiamo due, restano al circolo e quando vogliamo uscire lo facciamo dalla spiaggia e giriamo davanti a noi fino a tre miglia di distanza. Ci rilassiamo, facciamo il bagno al largo, chiacchierate, magari anche qualche piccola gara tra le due derive”. Il vento per Gabriele deve essere un compagno delicato, quando è violento non si esce perché “il mare non perdona” e “non si deve avere fretta”. La vita, suggerisce, è già stressante di suo, perciò meglio il relax, la dolce onda che ti culla e un vento moderato che ti conduce per itinerari dolci. Quando si va in regata, invece, si deve correre il più possibile. “Lì sì che c’è l’adrenalina”. Gabriele, però, preferisce la calma di una gita. “Sì per me è meglio il terzo tempo che si pratica nel rugby”. Cioè: keep calm.
IN QUESTA PAGINA, DALL’ALTO, MAURIZIO TASSINARI IN DELTAPLANO, SOTTO GABRIELE BUDELACCI, A SINISTRA, SULLA SUA BARCA A VELA.
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Acqua e
NATURA NELLE VALLI DEL BIDENTE, TRA LA DIGA DI RIDRACOLI E SANTA SOFIA, ESPLORIAMO UNA VALLE PIENA DI STORIA E DI NATURA INCONTAMINATA.
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di Matteo Ranucci / ph Giorgio Sabatini
Questo itinerario è volto a riscoprire una delle aree più selvagge e, al contempo, ricche di storia dell’Appennino romagnolo. Fino a mezzo secolo fa abitate da comunità contadine ed ormai completamente spopolate, le valli dei Bidenti minori, quelli di Pietrapazza, Strabatenza e Ridracoli, sono state quasi dimenticate negli ultimi decenni e solo oggi se ne riscopre il valore naturalistico e storico. A ricordare quei tempi, in cui nei piccoli borghi si celebravano messe, si insegnava in scuole monoclassi, si giocava e beveva nelle osterie, si tenevano fiere e mercati, sono rimasti i campanili, i muri di sasso, i tetti in pietra serena, qualche immagine e i ricordi delle persone che vi abitavano. La natura nel frattempo si è ripresa parte di quello che l’uomo le aveva tolto, ha coperto di fogliame e radici antichi casolari, ha rimboschito terreni coltivati, ha cancellato vecchi sentieri e tracce. È questa la seduzione del percorso che corre lungo strade e paesi fantasma, tra il ricordo di come sopravvivevano le vivaci comunità dei primi del ’900 e l’immagine di un territorio selvaggio, solitario e affascinante di oggi. Boschi,
prati e torrenti si ripopolano nei mesi estivi di persone che cercano pace, tranquillità e un bagno rinfrescante nelle limpide acque di montagna. Sul percorso, di circa 56 km in parte sterrati, si trovano diversi agriturismi in cui poter sostare. La partenza di questo percorso estivo nelle nostre montagne è Santa Sofia, la cittadina più importante e vivace dell’Alta Val Bidente. Posta all’intersezione di importanti vie di comunicazione, tra la Strada Bidentina, S.P. 4, che collega i comuni romagnoli alle terre toscane, e il Passo del Carnaio, che unisce la vallata del Bidente a quella del Savio, Santa Sofia è stata per decine di anni il punto di riferimento per i piccoli borghi di montagna del forlivese. La cittadina, divisa in due dal fiume Bidente, è la porta d’ingresso principale al Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna la cui sede si trova nello storico edificio che ha ospitato per anni l’ospedale Nefetti. Piazza Matteotti, il Palazzo Comunale, la Torre Civica e Palazzo Giorgi, recentemente ristrutturato e sede dell’ostello cittadino, sono tra i luoghi storici di maggior interesse. Da segnalare, sulla riva destra del fiume, IN MAGAZINE
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Acquedotto DI ROMAGNA La diga di Ridràcoli, soprannominata acquedotto di Romagna, serpeggia tra le montagne ammantate di verde per oltre 3 km. La costruzione, iniziata nel 1974 dal Consorzio Acque, è stata ultimata nel 1982. Un antesignano progetto per portare acqua alle pianure romagnole era stato concepito nel II secolo d.C. dall’imperatore Traiano. La diga è alta 103.5 mt e larga 432 mt, il suo bacino ha una capacità di 33 milioni di metri cubi, tanto da alimentare la centrale elettrica di Isola e da fornire l’acqua a tutti i Comuni romagnoli fino alla Repubblica di San Marino. Il complesso di Ridracoli è dotato di un Centro Operativo, cuore tecnologico e centro di controllo della diga, e di un Centro Didattico. L’accesso alle gallerie e agli impianti della diga è consentito e, in un’area delimitata, è possibile persino pescare. Per visite ed informazioni ci si può rivolgere ad Idro-Ecomuseo delle Acque di Ridracoli (tel. 0543.917912), all’interno del quale sono esposti esemplari di mammiferi e avifauna, alcuni ormai estinti.
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in quella frazione che un tempo veniva chiamata Mortano, la galleria d’arte Vero Stoppioni sede di importanti mostre di arte contemporanea e il grande Palazzo Bianchini Mortani. Dal ponte sul fiume Bidente si prende, in direzione Bagno di Romagna, Passo del Carnaio. Dopo aver percorso circa 3 km in corrispondenza di una curva che piega a sinistra, si svolta a destra in direzione Poggio alla Lastra. Da qui si prosegue su strada stretta, sconnessa ed a tratti sterrata, solcando la valle formata dal Bidente di Strabatenza: rigogliosa la vegetazione e ormai completamente disabitato il territorio. Dopo circa 6 km si incontra una deviazione sulla destra e si segue il cartello turistico Memoriale Caduti Alpini Romagnoli. Si prosegue per altri 3 km per raggiungere il piccolo nucleo di case in cui si trova la bella chiesa, sede di una mostra dedicata agli Alpini. Poco oltre, attorniata dalla vegetazione si può vedere la Torre del Castello di Rondinaia. Il baluardo, che si fa risalire all’epoca romana, nel 1335 fu conquistato dai forlivesi e il suo signore, Leoncino da Valbona, fu decapitato: la leggenda racconta di un fantasma senza testa che vaga ogni notte attorno alla torre. La strada finisce sul piazzale panoramico con vista
DAL 1982, ANNO DI COMPLETAMENTO DELLA DIGA, MOLTI TURISTI SI RECANO NELLA ZONA. L’ATTRATTIVA È IL GRANDE BACINO TRA LE MONTAGNE FORMATO DALLA CHIUSA: È POSSIBILE ESPLORARLO CON SENTIERI SULLA RIVA O IN BARCA CON PICCOLI TOUR ORGANIZZATI.
sulla valle. Ripercorsi a ritroso gli ultimi 3 km, si svolta a destra e si procede in direzione Poggio alla Lastra. Questo è il primo paese che si incontra risalendo la valle. Da tradizione fu fondato da Sant’Apollinare. Fino al 1968 l’abitato, si compone di poche case e di una chiesa. Si prosegue sulla strada sterrata di fondovalle che corre lungo il Bidente di Strabatenza, in un ambiente di grande pregio naturalistico rimasto intatto negli ultimi cinquant’anni: boschi, torrenti e fossi che generano cascatelle e pozze, casolari riassorbiti dalla vegetazione, vecchi campi coltivati, pareti di arenaria che affiorano dalla vegetazione. Passata Ca’ di Veroli, ora trasformata in un agriturismo, si giunge ad un bivio
IN APERTURA UNA VEDUTA DELLA DIGA DI RIDRACOLI, IN ALTO UNO SCORCIO DI SANTA SOFIA.
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UN AMBIENTE DI GRANDE PREGIO NATURALISTICO RIMASTO INTATTO NEGLI ULTIMI CINQUANT’ANNI: BOSCHI, TORRENTI E FOSSI CHE GENERANO CASCATELLE E POZZE, CASOLARI RIASSORBITI DALLA VEGETAZIONE.
presso Ponte del Faggio, un’area attrezzata con braciere e tavoli da pic-nic. Si prosegue diritto in direzione Pietrapazza. La valle, compresa nel territorio comunale di Bagno di Romagna, si fa ancora più selvaggia e disabitata. Dopo circa 6 km, si intravede sulla destra il campanile della chiesa in sasso dedicata a Sant’Eufemia.
IN ALTO IL PONTE A SCHIENA D’ASINO SUL BIDENTE,, SOTTO UNA VEDUTA DELLA CHIESA DI PIETRAPAZZA DEDICATA A SANT’EUFEMIA.
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L’annesso edificio in cui erano le scuole, un antico ponte a qualche decina di metri sul torrente, il piccolo cimitero: ecco le costruzioni che formano l’abitato di Pietrapazza. Nonostante le dimensioni, della frazione facevano parte più di 200 abitanti che scendevano dai poderi e dai casolari che costellavano la montagna, per prendere parte alla vita sociale e alle funzioni religiose. Queste zone portano con sé un fascino speciale; occorre infatti immaginarle cinquant’anni fa, quando rappresentavano le vecchie e vivaci capitali della vallata, e non fermarsi alla fotografia odierna di aree, seppur splendide, definitivamente spopolate dopo gli anni ’70. Come Pietrapazza, anche Strabatenza ebbe un ruolo importante nella vita sociale e religiosa di questa valle. Posta a 695 metri s.l.m., poteva van-
tare un bel borgo: una scuola, la grande Chiesa di San Donato, la canonica. La Salgada, ancora visibile, era la strada principale che univa le case del paese alla pieve. Si prosegue sulla strada in salita fino a raggiungere un incrocio. Al bivio si svolta a destra imboccando una strada ripida, che scende veloce al piccolo paese di Ridracoli. Ridracoli è documentata fin dal 1200 (Castrum Ridracoli) e fu possedimento dei Conti Guidi. Ridracoli è ormai, per gli abitanti della zona, sinonimo di diga. Dal 1982, anno di completamento della grande opera che imbriglia le acque che scendono dal crinale appenninico, molti turisti si recano nella zona. L’attrattiva è il grande bacino tra le montagne formato dalla chiusa: è possibile esplorarlo con sentieri sulla riva o in barca con piccoli tour organizzati.
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di Mariavittoria Andrini
Lo Scalogno è una vera e propria prelibatezza in grado di rendere speciali numerosi piatti. Quello romagnolo, che vanta la denominazione di origine protetta, appartiene alla famiglia delle Liliacee, che comprende la cipolla, l’aglio, il porro, l’erba cipollina e il lampascione. È molto apprezzato in particolare per il sapore più delicato rispetto all’aglio e alla cipolla, per l’aroma pungente e gradevole e per
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la riconosciuta digeribilità. Non si contano le proprietà terapeutiche dello scalogno che spaziano dall’essere un potente disinfettante intestinale e battericida, grazie al solfuro di allile, ad un ottimo f luidificante del sangue per effetto delle antocianine. Il calcio di cui è ricco aiuta a combattere l’osteoporosi e rafforza unghie e capelli, lo zolfo è un utile rimedio nei casi di problemi respiratori e contrasta l’invec-
chiamento, la quercitina regola la pressione. Infine, ciliegina sulla torta, ha effetti eccitanti per cui è ritenuto un afrodisiaco naturale, già conosciuto in epoca rinascimentale e documentato dal medico di corte Castore Durante. L’origine dello Scalogno è asiatica ma si è diffuso velocemente prima in India e poi in Grecia. Se ne ha testimonianza nei libri di Plinio, che racconta che i greci conoscevano sei tipi di
cipolla e fra queste, la più gustosa era, appunto, lo scalogno. In Europa arriva con i Crociati fra il XII e il XIII secolo e, ad utilizzarlo in cucina furono, per primi, i francesi. In Italia arriva un paio di secoli dopo, come documentano scritti custoditi nella Biblioteca Universitaria di Bologna. Sono numerose le qualità di scalogno. Lo Scalogno di Romagna IGP appartiene alla specie Allium Ascalonicum, che ha caratteristiche particolari e registrate nel disciplinare per la regolamentazione dell’indicazione geografi-
IL DISCIPLINARE PER LA COLTIVAZIONE DELLO SCALOGNO È RIGIDISSIMO: LA FORMA È A FIASCHETTO ALLUNGATO E NON DEVE SUPERARE I DUE CENTIMETRI, LA COLORAZIONE DEVE ANDARE DAL BIANCO AL VIOLACEO. IL SAPORE DEVE ESSERE DOLCE E DELICATO.
ca protetta quali la colorazione, il profumo, il sapore, l’aromaticità e la finezza. La forma è a fiaschetto allungato e non deve superare i due centimetri mentre la colorazione deve andare dal bianco al violaceo. Il sapore deve essere dolce e delicato. Il disciplinare per la coltivazione dello Scalogno è rigidissimo e vieta l’uso di prodotti chimici ma si debbono seguire esclusivamente metodi naturali che rispettino l’ambiente e la rotazione del raccolto non può essere inferiore ai cinque anni. La zona che può vantare il marchio Scalogno di Romagna IGP, è quella compresa fra i comuni di Bologna, Ravenna e Forlì. Tutti gli anni si dedicano numerose manifestazioni allo Scalogno, ma la più importante è quella di Riolo Terme che si ripete ogni anno a luglio dal 1992.
La Romagna vanta il primato nazionale della produzione di Scalogno di Romagna, ma questo pregiato alimento è presente anche in Toscana nelle zone del Valdarno dove però si presenta con dimensioni più grandi e dal colore giallo. La Francia, che lo ha utilizzato per prima, produce una varietà dal colorito rossobruno mentre in Danimarca e in Olanda è giallo. In America e, in particolare in Louisiana, lo Scalogno è molto utilizzato in cucina ma assomiglia più ad una cipolla bianca sia per le dimensioni che per il sapore.
Cucinare lo SCALOGNO Dall’alto Piergiorgio Sacchetti, titolare del pastificio Brodino, a Cesena, con un piatto estivo di strettine all’ortica con scalogno,zucchine, datterini confit e pancetta croccante di Mora Romagnola. Subito sotto Silvia Patroni e Mattia Greco, chef del ristorante Osteria del Mercato a Forlì, con un piatto di tagliolini allo scalogno confit animelle e pecorino romano.
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INAUGURA LA SUA SETTIMA STAGIONE ESTIVA LA GELATERIA LE CONSERVE BIO, ALL’INSEGNA DELL’ IMPEGNO, DELLA QUALITÀ, DELLA CREATIVITÀ E DELLA RICERCA COSTANTE.
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Sincero, gustoso e 100% biologico: queste sono le prerogative che fanno del gelato di Le conserve Bio un prodotto unico sul mercato. Nato dall’intuizione di Erik Ravaioli, Massimiliano Gurioli e Andrea Mazzolini, il punto vendita forlivese di via Seganti 5 inaugura la sua settima stagione estiva all’insegna di un invariato impegno a favore della qualità e di un costante impulso alla ricerca che arricchisce la vetrina di nuovi gusti. Le idee su come intraprendere questo tipo di attività i tre l’hanno avuta chiara fin da subito: “Con alle spalle una solida esperienza e preparazione nel settore, – raccontano i soci – abbiamo scelto di metterci in gioco e avviare questa avventura. È così che ha visto la luce “Le Conserve bio” di Forlì, aperto al pubblico nel luglio 2011”.
Qual è il segreto di questo successo? Poter vantare come certificato biologico l’intero processo produttivo: ad essere bio non sono solo tutte le materie prime utilizzate, ma anche il prodotto finito, ovvero un gelato che, da questa scelta di qualità, trae il suo gusto inconfondibile. Non è però sempre facile districarsi fra cos’è integralmente bio e cosa no… Infatti. Capita frequentemente di imbattersi in una distorsione del concetto di certificazione biologica del prodotto. Facendo leva su un tipo di comunicazione confusa, si finisce per scambiare per gelato 100% bio, uno composto solo da alcuni ingredienti biologici. Noi opponiamo, a questa mancanza di chiarezza, un gelato senza trucchi e senza inganni, preparato come si faceva 30
IN QUESTA PAGINA IL BANCONE DELLA GELATERIA FORLIVESE, NELLA SEGUENTE I BARATTOLI CON I BISCOTTI FAI DA TE E LE TORTE GELATO..
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POSSIAMO VANTARE COME CERTIFICATO BIOLOGICO L’INTERO PROCESSO PRODUTTIVO: AD ESSERE BIO NON SONO SOLO TUTTE LE MATERIE PRIME UTILIZZATE, MA ANCHE IL PRODOTTO FINITO, OVVERO UN GELATO CHE, DA QUESTA SCELTA DI QUALITÀ, TRAE IL SUO GUSTO INCONFONDIBILE.
anni fa: abbiamo, infatti, scelto di svincolarci dall’utilizzo di semilavorati e di mettere a punto una nostra miscela, a base di materie prime bio in purezza, naturalmente. Un sistema produttivo così accurato si traduce in un gusto altrettanto eccellente? Non solo nel gusto, ma anche in una reale genuinità. Il grande controllo della qualità, nostra cifra fin dagli esordi, ci ha portato a creare, in virtù di una miscela artigianale povera dei grassi e degli zuccheri in eccesso che appesantiscono e appiattiscono i sapori, un gelato leggero, digeribile e, al
contempo, connotato da un’esaltazione del gusto autentico. Il principale riscontro in materia è la soddisfazione dei nostri clienti! È un grande impegno… Sì, portiamo avanti una scelta etica che ci contraddistingue, a favore del cliente e della qualità. Restare fedeli al concept che ci ha ispirato, si declina, comunque, in molti modi. I nostri gusti di frutta prevedono solo l’utilizzo di prodotti stagionali a chilometro vero: acquistiamo le materie prime da aziende fornitrici locali certificate. Nel tempo avete lanciato nuovi prodotti? Sì, di anno in anno ci siamo specializzati in nuove linee. Dapprima in torte, semifreddi e torte gelato, poi, per diversificare la produzione e aumentare la stagionalità, anche in biscotti e prodotti da forno, perché restiamo aperti fino alla vigilia di Natale. In quel periodo non mancano nemmeno panettoni farciti con mousse di gelato, cesti
e vasetti di biscotti misti. Da due anni a questa parte, chi vuole portare a casa la ricetta autentica dei nostri biscotti, può acquistare il preparato, confezionato, naturalmente, in un vasetto per le conserve, che contiene gli ingredienti già dosati, da mescolare a quelli umidi da aggiungere nelle proporzioni indicate. Nei mesi caldi non manca mai una grande varietà di sorbetti, granite siciliane, frutta fresca e ghiaccioli. Siccome ci piace cimentarci nella ricerca di abbinamenti gustativi inediti, ogni mese proponiamo il gusto del mese, una nostra invenzione, che, se apprezzata resta in vetrina anche successivamente. E chi non può mangiare il gelato tradizionale? Da noi può trovare moltissime alternative per intolleranti o per chi segue regimi alimentari particolari: abbiamo gusti senza latte, senza zucchero e a base di sola frutta perché vogliamo cercare di accontentare ogni esigenza: il gelato dev’essere alla portata di tutti.
Via Carlo Seganti, 5, Forlì Tel. 0543 180 1841 Via Mura della Barriera Levante, 3, Cesena Tel. 0547 075461 IN MAGAZINE
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RINNOVARE
L’oasi del
GOLF
MASSIMILIANO CHINI, IMPRENDITORE NEL SETTORE DEI CAMPI DA GOLF, CI RACCONTA I SUOI PROGETTI PER I FIORDALISI DI MAGLIANO.
S
di Mariavittoria Andrini
Si respira aria di rinnovamento al campo da golf I Fiordalisi di Magliano. Concluse le pratiche di passaggio la nuova società, tutta romana, ha iniziato a dare la propria impronta alla club house, al ristorante e a tutte le zone che fanno da complemento al bellissimo percorso di golf forlivese inserito in un’oasi naturalistica di grande pregio.
DA SINISTRA, GIUSEPPE PEDEMONTI, MASSIMILIANO CHINI E GIUSEPPE MILIÉ.
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Massimiliano Chini, reatino di nascita ma romano di adozione, si è innamorato del campo forlivese ma, come ci tiene a sottolineare, “è stata Forlì a scegliere me. Un caro amico mi ha fatto conoscere questo campo e io, dopo averlo visto, ho deciso di andare avanti con le trattative con la proprietà”. Imprenditore nel settore dei cam-
pi da golf, Chini vanta una notevole esperienza per aver portato al successo il prestigioso Parco di Roma (che ha triplicato in pochissimo tempo il numero di soci) e Le Serre di Salerno. L’acquisizione del campo forlivese è solo un altro tassello verso un più ambizioso progetto di gestione di campi da golf in Italia e all’estero. “È importante – continua Chi-
ni – essere imprenditori veloci, capaci, preparati e collaborare a stretto gomito con grandi professionisti nel settore. Uno dei miei consulenti è Giuseppe Milié che da oltre trent’anni si occupa, ai massimi livelli, di golf, come pure Giuseppe Pedemonti, che ha assunto la carica di Presidente dei Fiordalisi. “Vorremmo trasferire a Forlì – continua Chini – il progetto di far conoscere il golf ai bambini, già sperimentato con successo a Roma. In accordo con i direttori di Istituto portiamo il golf nelle aule di ricreazione e insegniamo i primi rudimenti utilizzando una attrezzatura leggera. Poi il sabato o la domenica i bambini, accompagnati dai genitori, vengono a praticate su un campo vero, a contatto con la natura, con i colori che cambiano con le stagioni, con gli arcobaleni. Chissà, anche fra i bambini romagnoli può esserci un grande campione come è successo al Parco di Roma dove gioca Renato Paratore, uno dei giovani profes-
sionisti che si sta facendo largo nelle gare internazionali”. Certo la strada da fare è impegnativa, ma Chini è molto ottimista. È abituato ad affrontare le difficoltà trovando soluzioni equilibrate. “I passi vanno fatti con giudizio – conclude –. Fra i tanti problemi già risolti in questo poco tempo, c’è anche quello, delicatissimo, delle alghe nel laghetto del campo pratica la cui soluzione doveva tener conto del rispetto dell’ecosistema di questa meravigliosa oasi. Al posto di prodotti chimici, inseriremo dei pesci che si chiamano Carpa Amur che mangiano i germogli delle alghe. Stiamo affrontando anche il problema dei cinghiali, dell’irrigazione, del ristorante e così via.” “Questo campo da golf – conclude – è una vera ricchezza per tutto il forlivese e il nostro obiettivo è quello di renderlo vivo e farlo conoscere e amare dai golfisti del territorio ma anche da tutti i turisti che transitano sulla Riviera romagnola”.
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PREMIARE
Custodire
LA MEMORIA IL PREMIO CAPPELLI 2017 SARÀ CONSEGNATO AL REGISTA BOLOGNESE PUPI AVATI DA ADOLFO FRATTAGLI, PRESIDENTE DELL’ ASSOCIAZIONE CARLO ALBERTO CAPPELLI.
A Associazione CAPPELLI L’Associazione Carlo Alberto Cappelli – Presidente Adolfo Frattagli e Presidente Onorario Vittorio Rossi –, sorta nel 1982 a Rocca San Casciano, ha collaborato ad iniziative in ambito comunale, intrattiene contatti con artisti, impresari, enti lirici, associazioni e assicura la partecipazione di aderenti e amici a eventi teatrali in Italia e all’estero. Istituisce nel 1987 l’omonimo riconoscimento internazionale, conferito annualmente a grandi artisti del mondo teatrale e musicale, prima nella cittadina romagnola, poi a Roma in Campidoglio e al Teatro dell’Opera, a Parigi in Municipio, al Teatro Comunale di Bologna, al Teatro Metropolitan di New York e al Barbican Theatre di Londra.
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di Alice Civeri
Ancora una volta Adolfo Frattagli detto Dodo, presidente dell’Associazione Cappelli, custode della memoria di Carlo Alberto Cappelli, assieme ai suoi collaboratori: Mario Biserni, Federico Mancusi e Piergiorgio Carretta, è riuscito a realizzare un appuntamento culturale nel segno di una terra, l’Emilia-Romagna, che dalla propria essenza contadina ha visto nascere artisti innamorati della vita. Ricco di significati, il Premio Cappelli 2017, sarà consegnato il 16 Luglio in Piazza Garibaldi a Rocca San Casciano, al regista bolognese Pupi Avati, il poeta più autorevole del cinema italiano e tra i più originali autori internazionali. Il Premio Cappelli nasce nel 1987 alla memoria di Carlo Cappelli, che passa la sua vita tra libri e teatro. Nasce nel 1907 a Rocca San Casciano (Forlì), dove la Casa Editrice di famiglia, trasferitasi poi a Bologna, continua a mantenere la tipografia. Per tutta la vita si occuperà di editoria e teatro. Carlo Alberto Cappelli nel 1931 è nominato Presidente della Filodrammatica di Bologna. Negli anni Quaranta è Sovrintendente del Teatro Comunale. Scopre tanti giovani talenti: un
nome fra tutti, Giuseppe Di Stefano. Nel 1950 studia ed elabora la Prima Sagra Malatestiana a Rimini. Negli stessi anni Cinquanta inizia a dedicarsi al teatro di prosa: realizza un festival che Bologna ospiterà dal 1951 al 1965; contribuisce alla nascita del Festival shakespeariano a Verona nel 1954; nel 1955 con Romolo Valli, Giorgio De Lullo, Anna Maria Guarnieri e Rossella Falk crea la Compagnia dei Giovani. Ne sarà l’impresario per vent’anni, accompagnando in veri e propri trionfi grandi personaggi.
Nel 1962 fa debuttare l’esordiente Claudio Abbado. Nel 1971 è Sovrintendente dell’Arena di Verona. Con Cappelli l’Arena vive il suo periodo d’oro, ospitando Luciano Pavarotti, Placido Domingo, José Carreras, Katia Ricciarelli, Carla Fracci, Rudolf Nureyev. Per la sua figura di spicco nel mondo culturale e teatrale e per l’impegno profuso nel promuovere la cultura nella sua città, Bologna nel 1982 gli conferì il Nettuno d’Oro.
ADVERTORIAL
RISCHIA E RADDOPPIA! COME AFFRONTARE IL RISCHIO IN FINANZA
SONO TRE LE COMPONENTI CHE GIUSEPPE GENTILI CONSIDERA FONDAMENTALI PER MITIGARE IL RISCHIO DI UN INVESTIMENTO: TEMPO, DIVERSIFICAZIONE E DELEGA.
“Rischio” è una delle parole più antipatiche, per qualsiasi investitore. Perdere non piace a nessuno, mai. Non ci piace arrivare secondi nello sport, nel lavoro, nella vita di tutti i giorni… figuriamoci se si parla di denaro. Le ricorrenti crisi finanziarie e i grandi fallimenti hanno contribuito inoltre a diffondere negli investitori timori e l’avversione per investimenti senza un rendimento certo. Esistono degli antidoti? “Iniziamo dalle definizioni. Il termine rischio trova fonte attendibile dall’antico italiano risicare, che significa osare, con lo scopo di ottenere quindi un beneficio. Ricordiamo Rischiatutto!, il mitico gioco di
Mike Bongiorno, recentemente riproposto in TV: le caselle Rischio consentivano al concorrente di poter puntare una cifra a sua scelta e rispondere a una domanda in 30 secondi. Nel caso di risposta errata gli sarebbe stata detratta, ma in caso di risposta esatta la cifra veniva aggiunta al suo capitale di gioco. Dobbiamo però parlare anche di statistica. Dai primi studi in materia, nei quali si tendeva ad attribuire al rischio una valenza esclusivamente negativa, si è passati ad una connotazione in cui questa parola viene sostituita dal termine incertezza, o ancora meglio volatilità. Anche in statistica, e non solo ai telequiz, il rischio indica quindi un evento che potrebbe avere conseguenze negative o positive, potendo rappresentare quindi anche un’opportunità. Per cui bisognerebbe parlare di rischio solo quando conosciamo l’esito finale di un evento e ci sono noti tutti ii possibili esiti, e misurabili le probabilità. Se invece queste probabilità non riusciamo a quantificarle, è più corretto parlare di incertezza.” Ma in concreto cosa bisogna fare per mitigarlo ed eventualmente renderlo nostro alleato? “Personalmente ho tre consigli per chi volesse attenuare la volatilità: il tempo, la diversificazione e la delega.” Cosa intende per tempo? “Il fattore tempo è determinante. Fra quanto tempo dovrò utilizzare i miei risparmi? Questo momento va definito esattamente, e soprattutto rispettato. Gli investimenti generano valore con gli anni e dobbiamo essere consapevoli che la volatilità è una
caratteristica dei mercati: la dobbiamo sfruttare a nostro vantaggio. Se alla prima crisi di borsa decidiamo di liquidare, ci dimentichiamo che le migliori aziende di tutto il mondo producono utili e concorrono al progresso globale nel lungo periodo.” Cosa si intende per diversificazione? “Shakespeare, nel Mercante di Venezia, fa parlare così il suo protagonista: “Le mie merci non sono tutte stivate nel ventre di una sola nave, né sono destinate ad un solo luogo, e tutte le mie sostanze non dipendono dalla buona fortuna di quest’anno!” Quindi, mai più solo immobili, o solo azioni, o solo obbligazioni, e ricordiamo anche che il mondo è grande e riserva molte opportunità: diversificare significa perciò anche investire fuori dalle mura di casa. Più sarà globale il nostro investimento e minori saranno i rischi.” Rimane la delega... “Dobbiamo imparare ad affidarci (e a fidarci) solo dei Consulenti Certificati, e non di quelli che promettono rendimenti facili e si dichiarano esperti. Le persone adatte a ricevere e gestire una nostra delega ai risparmi dovrebbero possedere alcune caratteristiche oggettive, che possiamo riconoscere in pochi minuti: la capacità di ascolto e di fare domande, un’età adeguata (l’esperienza, anche se in presenza di tanta buona volontà, non si impara a scuola…) e un linguaggio semplice, unite a sincerità e modestia. Il rischio di sbagliare persona è sempre in agguato e, se si somma agli altri rischi che girano sul mercato, la frittata è fatta.”
Giuseppe Gentili - Consulenza e Pianificazione Finanziaria Cesena - Corte Don Giuliano Botticelli 98 - Tel. 0547 20994 - Mob. 3292933042 www.finanzaebenessere.it 1
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VINCERE
Un’estate di
PREMI
DUPLICE VITTORIA PER MENABÒ GROUP, CHE SI AGGIUDICA DUE PREMI AGORÀ E TRE PREMI MEDIASTARS PER TRE CAMPAGNE PUBBLICITARIE NATE DENTRO L’AGENZIA FORLIVESE.
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Possono essere premiate le idee? Sì, e ce lo dimostra l’agenzia di comunicazione Menabò group chiamata a ritirare ben due premi Agorà, di cui uno alla carriera, e tre premi Mediastars. Il premio Agorà nasce in Sicilia e valuta, dal 1986, le campagne pubblicitarie e le agenzie che si distinguono per originalità, strategie e pianificazione, valutando la creatività, la copy strategy e la capacità di trainare lo sviluppo delle aziende clienti. Il premio Mediastars premia le migliori campagne pubblicitarie e i migliori tecnici che le hanno realizzate inserendoli all’interno di un proprio Albo, pubblicato su ogni edizione del volume Annual. A Menabò saranno consegnati sotto le stelle di Taormina questo 8 luglio i premi Agorà d’Argento, nella sezione miglior immagine coordinata per il progetto realizzato per il prodotto Sicilio dell’a-
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di Giulia Masci Ametta
zienda OP La Deliziosa, e Agorà Platinum per i numerosi successi conseguiti nella storia di questo riconoscimento giunto proprio quest’anno alla sua trentesima edizione. Un premio alla carriera che arriva quasi contemporaneamente ad altri tre successi, nella ventunesima edizione del premio Mediastars, con premiazione lo scorso 12 giugno, che anche quest’anno ha visto la partecipazione di oltre 548 progetti di comunicazione, valutati da 141 giurati provenienti da tutta Italia. Questo è il premio di chi lavora bene, di chi lavora con passione per superare se stesso e raggiungere obiettivi professionali importanti. Ad aggiudicarselo, tre progetti nati tra le mura dell’agenzia di comunicazione forlivese: Special Star per la Direzione Creativa, nella sezione Corporate Identity ancora una volta il progetto Sicilio; a vincere invece nella sezione Packaging Design il premio Special Star per l’Illustrazione, il progetto Fruttagel Giardini dei Sapori e, per completare questa estate all’insegna dei premi, il filmato girato per Ferretti Feel the Power of Art si aggiudica il premio Special Star per la Regia nella sezione Tecnica Audiovisiva. Perché dove nascono le idee, non ci si ferma mai.
Con il contributo della
1993 - 2017 venticinque anni di Incontri con gli autori - Ferragosto con gli autori - Un libro in ogni stanza
8 luglio - 15 agosto 2017
libri & scrittori www.cerviamailibro.it
A cura di CONFCOMMERCIO - ASCOM Cervia tel. 0544.913.913 - info@cerviamailibro.it
LEGGERE
Trent’anni
DA SCOUT MARIO BISERNI È L’AUTORE DI UN NONNO SCOUT IN USCITA, UN LIBRO CHE RACCONTA TRENT’ANNI DI VITA SCOUT ATTRAVERSO I RICORDI; GLI ANEDDOTI E LE RIFLESSIONI DEL SUO AUTORE.
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di Alice Civeri
“Quando arrivò il mio turno, oltre alle notizie richieste, venne fuori che ero nonno e la cosa, devo dire, suscitò un certo stupore. La capo campo, forse per sdrammatizzare, uscì con questa battuta: Ah va bene, vorrà dire che quando in famiglia chiederanno dov’è il nonno, risponderanno è in uscita!”
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Mario Biserni, già autore di “Sala d’aspetto” e “E tu sei felice?”, editi entrambi da In Magazine Autori, svela subito al lettore, nelle prime pagine della sua introduzione, l’origine del titolo del suo nuovo libro. Fin da piccolo nelle file dell’Agesci e poi da adulto, anzi da nonno, come capo scout nella stessa associazione, l’autore tratta la sua infanzia e l’età matura, raccontando fatti che si intrecciano alla vita associativa sia locale che non, ad eventi politici e di cronaca nazionale, a questioni etiche e morali. La sua narrazione è sempre leggera e ironica, scorrevole e mai superficiale, e ha il sapore del romanzo d’avventura. “Leggere questo libro significa seguire il suo autore nel racconto di tutta una vita spesa dentro lo scutismo, a servizio dell’educazione dei giovani e della crescita personale” – afferma Andrea provini nella prefazione al libro, Responsabile regionale Agesci Emilia-Romagna – “Con un linguaggio ruspante e autentico, schietto e diretto, arricchito dai tanti modi di dire della cultura romagnola, questo libro racconta un percorso attento allo spessore
umano, all’adesione ai valori più profondi dello scautismo e a una coerente testimonianza di questi. Ricorda senza imbarazzo le difficoltà, anche gli errori commessi, le lezioni apprese lungo il cammino, la prima delle quali è quella di non prendersi mai troppo sul serio, sapersi mettere in discussione, rimettersi sempre in gioco. Un libro indubbiamente morale ma quasi mai moralista. Riflette una forte sensibilità paterna ma riesce a non essere paternalista, pur avendo l’ambizione di contrastare i molti mali della società attuale con la spassionata fiducia nell’efficacia del metodo educativo scout, nell’adesione ai suoi valori, nella diffusione dei suoi principi. Parla di natura, trasmettendo in modo immediato ed evidente una passione vera per il creato, percepibile nei dettagli riportati con minuzia, nelle descrizioni sempre attente degli ambienti, dei luoghi, dei momenti e delle suggestioni. Parla di comunità e di relazioni, descrivendo con chiarezza quella che è la leva più importante del metodo educativo scout. Parla di strada e di servizio, non come esperienze isolate ma come vocazione e stile di vita.”
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dai territori del Franciacorta, Oltrepo’ Pavese, Trento Doc, Piemonte, Friuli, Alto Adige, Veneto, Marche, Puglia, Sicilia, Piemonte, ed ovviamente Emilia-Romagna. Tanti ospiti presenti dal mondo dell’ enogastronomia, cultura e spettacolo, cullati da un curatissimo sottofondo musicale. Vi aspettiamo tutti a Cervia In Bolla 2017 Sabato 2 Settembre dalle 18.00 alle 24.00 presso i Magazzini del Sale.
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