PREMIUM IN Magazine - 01/2010

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€ 3,00 Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ -

IMPRONTE DI STILI. Alberta FERRETTI, Imprese IN

Imprenditori TESTIMONIAL, MOSTRA, Antonio LIGABUE, Gianni D’AMATO.

SPECIAL DOME. architettura e interior design FORLì: Il sapore degli anni ’50, RIMINI: Il senso della misura, DESIGN: Bysteel.

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CORTINA D’AMPEZZO








Editoriale

EDITORIALE di Andrea Masotti

Il mondo dell’impresa, nei suoi retroscena, nel modo più elegante di presentarsi, nella sua attenzione nell’esporsi, anche in prima persona, per essere vincente. Anche questo è Made in Italy, da sempre; anche questo è Made in Emilia Romagna e Marche, area presa in analisi dalla nostra rivista. PREMIUM torna in primavera per raccontare, alla sua maniera, volti e storie di un territorio che si propone, senza mai perdere di vista il valore della competizione. Per raccontare successi che non nascono per caso, ma si costruiscono giorno dopo giorno. Si comincia con le tante, sempre più ricche, rubriche. Iniziando da golf e nautica, nelle quali, rispettivamente, incontriamo i fratelli Tanzi da Parma, ideatori di Nicwave, esclusivo style look per golfisti (ma non solo), e Matteo Plazzi, uno dei due romagnoli a bordo di Oracle, il trimarano vincitore dell’America’s Cup 2010 a Valencia. Sei storie di donne e imprenditrici sono quelle che raccontiamo nel focus dedicato al mondo dei Giovani di Confindustria. Poi, in una carrellata davvero da non perdere, letteratura, cultura, musica, arte, tendenze, moda e ancora enogastronomia, fino alle due rubriche “fuori zona” da Cortina e dalla Versilia (dove abbiamo incontrato uno dei viareggini più noti, il ct della Nazionale Marcello Lippi). Quindi il “cuore” della rivista, che si apre con una protagonista assoluta del fashion: Alberta Ferretti. Non è la prima volta che la stilista appare sui nostri periodici: tra le prime copertine di “IN Magazine” di Rimini, torna (ed è sempre una bella opportunità incontrarla) per raccontarci

Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ -

€ 3,00

ancora il suo impegno e l’assoluta dedizione ai dettami dello stile e della qualità. Due concetti che vogliono dire Italia e sui quali, non ci stancheremo di ripeterlo, bisogna puntare per vincere i fantasmi di un’economia che sembra non volerla smettere di metterci davanti nuove difficoltà. Eppure è evidente, fare le cose bene è l’unica strada praticabile: non è una strada nuova, lo testimonia anche il valore che la Storia può avere, anche quando è storia di un oggetto, o di un’azienda. Perché il valore del prodotto, dell’uomo (o donna) che lo hanno pensato, costruito e promosso, è il vero plus. Gli imprenditori testimonial delle loro stesse aziende e i musei d’impresa, argomenti entrambi presi in esame su questo numero, cos’altro significano? Che il valore si conta sulla persona e su quello che, con intelligenza

IMPRONTE DI STILI. Alberta FERRETTI, Imprese IN

Imprenditori TESTIMONIAL, MOSTRA, Antonio LIGABUE, Gianni D’AMATO.

SPECIAL DOME. architettura e interior design FORLì: Il sapore degli anni ’50, RIMINI: Il senso della misura, DESIGN: Bysteel.

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e passione, è riuscito ad ottenere. Da Armando Arcangeli a Francesco Amadori (ma non solo) dal Museo Ferrari all’Archivio Storico Barilla (ma non solo), il viaggio oltre che “imprenditoriale” e “industriale”, è “culturale”. Una storia d’altri tempi è quella del pittore Antonio Ligabue. La sua vita “selvaggia” tra il paese di Gualtieri e la “Bassa” ai bordi del Po, è il viaggio artistico che questa volta raccontiamo. Mentre per la gastronomia, non ci allontaniamo di molto e andiamo a Reggiolo, a conoscere la cucina “di famiglia” di Gianni D’Amato, alla guida del Rigoletto. Infine DOME, lo speciale d’architettura e design, come sempre affascinante nel suo viaggio all’interno di bellissime abitazioni disseminate nel territorio. Buona lettura!

Editoriale / 9


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Primo Piano

PRIMO PIANO IVANO DIONIGI Dall’infanzia contadina e un po’ selvaggia nelle campagne di Ginestreto, sulle colline pesaresi, allo scranno di Magnifico Rettore dell’Università di Bologna. Un lungo viaggio quello portato a termine dal professor Ivano Dionigi, ma tenuto insieme dal filo conduttore della disciplina, della coerenza e della fedeltà ai valori universali che discendono dai suoi tanto amati classici, a partire da Seneca e da Lucrezio. Soprattutto da lì proviene quella che Dionigi, nel suo discorso di insediamento a capo dell’Alma Mater, ha definito “deontologia universitaria” richiamando tutti i docenti all’impegno etico più che professionale di dover spiegare ai ragazzi “la bellezza e la durezza della realtà, dello studio, del lavoro, della vita: il discrimine fra la vacanza e il lavoro.” E dunque, a manifesto e a insegna del suo rettorato, Dionigi ha posto fin da subito tre “fondamentali” che informeranno la sua attività e i suoi progetti: la parola, la memoria, il ritorno al reale. La parola intesa anche “nel metodo e nella stessa espressione linguistica”, recuperando il parlare bene attraverso una vera e propria “ecologia linguistica”; la memoria, cioè, la riconquista della “dimensione temporale”, contro il credere “solo a ciò che vediamo subendo la dittatura del presente”; il ritorno al reale, la cui mancanza fa sì che “noi tutti oggi soffriamo per deficit di consapevolezza, per mancanza di pensiero, per orgia di apparenza”. Compito arduo, quello intrapreso dal Magnifico Rettore Ivano Dionigi, ma, se la vita cova in sé le nostre doti migliori, allora la sua tenacia contadina e la sua continua confidenza con “l’ascesi” del lavoro e della disciplina, gli daranno forza e coraggio necessari per andare fino in fondo facendo tutto quanto è possibile fare. (F.B.) Ph Luca Toni

FEDERICO MARCHETTI Ph Alex Maioli

È ormai considerato il paladino dell’e-commerce. È Federico Marchetti, ravennate con il sogno di diventare imprenditore sin da bambino, che fonda Yoox il 21 giugno 2000, una boutique virtuale, combinando i suoi interessi principali, ovvero retail, moda, lusso e media. Oggi Yoox Group vanta centri logistici e uffici in Europa, Stati Uniti e Giappone e distribuisce in 67 Paesi del mondo. “I dati preliminari sui ricavi netti annunciati a febbraio sono molto positivi afferma il presidente e amministratore delegato. Abbiamo messo a segno una crescita del 50% e, con percentuali differenti, tutti i nostri mercati crescono a doppia cifra. L’Italia, ad esempio, è cresciuta del 37%, e rappresenta il nostro primo mercato in termini di ricavi. Molto bene anche il Nord America che cresce di oltre il 57% e rappresenta il secondo mercato. Escludendo l’Italia ma considerando l’Europa nel suo insieme, il vecchio continente è cresciuto di oltre il 50% e fa da solo quasi il 49% del fatturato. E poi c’è ovviamente il Giappone, che è quasi raddoppiato essendo il più piccolo e tra i più giovani.” E questo si preannuncia dunque un anno importante per l’azienda, non solo in virtù della quotazione in borsa avvenuta pochi mesi fa, ma del decennale festeggiato con la prima grande collaborazione tra la boutique virtuale e il designer spagnolo, David Delfin, che ha presentato in febbraio una capsule collection in esclusiva. Alla recente Star Conference 2010, Marchetti ha inoltre dichiarato che per i monobrand si punterà sei/sette nuovi online store l’anno, alle migliori case di moda: “senza però accelerare troppo, dato che è importante la qualità dei brand in portafoglio.” (R.B.)

Primo Piano / 11


Sommario Premium

SOMMARIO - PREMIUM impronte di stili

Editoriale

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Primo Piano

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Accenti

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Ever Green

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Blue Notes

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Leadership

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Up to date

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80

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60

Accordi

38

Tra le righe

40

Creative Papers

42

Gourmandise

45

Decantare

48

Travel

50

Dolomite

52

Gualtieri e l’ombra del pittore.

Versilia

54

Gianni D’Amato

84

Alberta Ferretti quando lo stile sa essere “genuino”.

Imprenditori testimonial

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56

66

leader d’azienda e “facce da spot”.

Imprese in mostra

74

sei musei e il patrimonio storico delle aziende.

Antonio Ligabue

il Rigoletto: un ristorante,

Trends

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una società, una famiglia.

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Sommario Premium

SOMMARIO - PREMIUM impronte di stili

SPECIAL DOME architettura e interior design

Accenti

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Il sapore degli anni ’50

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a Forlì, la moderna classicità

“IN MAGAZINE PREMIUM” anno V - n°1 maggio - giugno - luglio 2010 Reg. al Tribunale di Forlì il 28/10/2005 n. 43

di un elegante villino a tre piani.

Il senso della misura

Edizioni IN MAGAZINE S.R.L. Redazione e amministrazione: 47100 Forlì - Via Napoleone Bonaparte, 50 tel. 0543.798463 - fax. 0543.774044

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www.inmagazinepremium.it www.inmagazine.it www.menabo.com

semplicità e linearità,

inmagazinepremium@menabo.com

nei pressi di Rimini.

Bysteel l’arte di piegare il metallo.

Stampa: Graph S.N.C. - San Leo (PU).

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Direttore Responsabile: Andrea Masotti. Redazione centrale: Andrea Biondi, Valeria Del Sordo, Francesca Renzi. Segreteria di redazione: Giulia Migliarini. Impaginazione e grafica: Lisa Tagliaferri. Ufficio commerciale: Gianluca Braga, Irene Coso, Laura De Paoli. Fotografi: Margherita Cecchini, Paolo Ferrari, Massimo Fiorentini, Mario Flores, Luca Massari, Gianni Schicchi. Collaboratori: Mariavittoria Andrini, Franco Basile, Franco Bertini, Roberta Bezzi, Pierantonio Bonvicini, Lina Caccarone, Monica Gasperini, Marina Giannini, Marco Giovenco, Federico Graziani, Sabrina Marin, Francesca Miccoli, Elisa Montalti, Marco Montemaggi, Roberto Nisi, Roberto Piccinelli, Pietro Scarnera, Manuel Spadazzi, Veronica Tarabella, Matteo Tosi, Ilaria Traditi, Cristina Vannuzzi. Controllo produzione: Isabella Fazioli. Chiuso per la stampa il 5/05/2010.

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Accenti

Woolrich compie 180 anni. Bologna - Ha compiuto 180 anni il marchio statunitense nato nel 1830 lungo le linee ferroviarie della Pennsylvania e distribuito in Italia dalla bolognese WP. In occasione di questa ricorrenza la casa ha presentato una collezione celebrativa Limited Edition per l’autunno/inverno 2010, composta di 17 capi per uomo e donna. Lo storico brand, nato come semplice lanificio, ha saputo diversificare la produzione, puntando sull’evoluzione e inseguendo nuovi mercati.

Vionnet approda da Ratti.

Questo è ancora lo spirito che pervade Woolrich e che ha reso possibile la collaborazione con l’azienda giapponese Nanamica, famosa per la capacità d’innovazione nei tessuti tecnici e per la sua estetica raffinata: dalla joint venture tra le imprese è nata Mountain Jacket Woolrich/Nanamica, rivisitata nei dettagli, in tessuto superleggero, con bottoni a pressione che riprendono l’icona Woolrich della pecora anni ’70. www.woolrich.it (V.D.S.)

Pesaro - Matilde, Silvana e Licia Ratti hanno ospitato lo scorso 25 marzo nella boutique di via Rossini la presentazione della collezione primavera/estate 2010/11 di Vionnet, alla presenza di Matteo Marzotto, presidente di Enit e ora alla guida, dopo Valentino Spa, del leggendario marchio francese. L’evento sancisce l’inizio della collaborazione tra due icone di stile: la boutique, aperta nel 1945 a Pesaro e presente anche a Bologna in via Clavature, è da sessant’anni testimone e interprete delle tendenze di questi decenni, mentre Madeleine Vionnet, inventrice del “taglio a sbieco”, fu protagonista con Chanel della rivoluzione dell’abbigliamento femminile negli anni Venti e sta ora vivendo una nuova stagione. www.rattiboutique.it (V.D.S.)

Baldinini rivisita la galoche. San Mauro Pascoli - È pronipote dell’antica galoche francese e metamorfosi dello stivale da pompiere dell’ultima stagione la novità lanciata da Gianni Baldinini per l’autunno inverno 2010/11. Il nuovo prototipo del marchio romagnolo, famoso nel mondo per lavorazioni raffinate e perfezione dei particolari, allude all’anfibio ed è proposto con platform e carrarmato in resina opaca e guscio in gomma. Il modello è disponibile in diverse combinazioni: con tomaia lucida effetto lacca oppure opaca; corta e compatta a polacchetto oppure allungata a stivale con gambale in pelle

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lavorata; infine con strass in versione da sera. Dominano nero, blu, prugna, grigio ardesia, taupe. www.baldinini.it (V.D.S.)

Terra di Motori 2010. Modena - Per il centenario della nascita di Vittorio Stanguellini, un tuffo nel passato fa rivivere, all’XI edizione di Modena Terra di Motori, lo spirito degli anni ’50 e ’60. Il 22-23 maggio, esposizioni di prestigiose case automobilistiche, raduni e concorsi, e la trasformazione del centro in un immenso set dalle atmosfere retrò. Il secondo fine settimana del 29 e 30 maggio, farà rivivere la storia di Stanguellini: arriveranno collezionisti e storiche vetture create fra 1937 e ’66. www.modenaterradimotori.com


Accenti

Gianmarco Tognazzi e Trona. Pesaro - Il celebre attore ha scoperto Trona, la poltrona galleggiante rivestita in sky nautico, brevetto internazionale creato dal pesarese Christian Tamburinelli. Di passaggio sul palco del Teatro Rossini, dopo lo spettacolo Die Panne - Ovvero la notte più bella della mia vita, Tognazzi ha cenato insieme a Tamburinelli, ideatore di Trona e titolare

della Bluestar Fashion Design, che ha realizzato una poltrona ad hoc riportando un logo fornito dallo stesso Tognazzi, che rappresenta uno scritto di pugno del padre Ugo su un quaderno a scacchi, che lo stesso Gianmarco ha scansionato e che intende utilizzare per un suo prossimo progetto. www.trona.it

Mandarina Duck tra design e funzionalità. Milano - Durante l’evento Fuori Salone con Kartell, Mandarina Duck ha presentato i nuovi trolley in policarbonato 2Tone Cabin Luggage Special Edition. La nuova linea del marchio bolognese è l’ideale per chi cerca un oggetto di design senza rinunciare a un prodotto versatile: il policarbonato garantisce leggerezza e rigidità, oltre a resistenza e protezione dai graffi. Da sempre è la linea di Mandarina Duck, che, a trent’anni dalla nascita, esprime anche nella collezione primavera/ estate 2010/11 valori come design, funzionalità ed emozione. Pubblico di riferimento, donne e uomini esigenti e attivi, a cui ogni prodotto vuole offrire soluzioni originali e pratiche. www.mandarinaduck.com (V.D.S.)

Dondup mescola moda e design. Milano - Il brand marchigiano celebre per il denim wear di alto profilo, ha ospitato Sign, azienda made in Italy di interior design nota nel settore dell’arredamento e specializzata nella produzione di bagni. Lo scorso 15 aprile, nel quartier generale

milanese di Dondup, si è svolto un cocktail in perfetta sinergia tra moda e design, cui hanno partecipato celebrities che accompagnano da sempre Dondup. Nella foto con Manuela Mariotti e Massimo Berloni di Dondup e Giovanni Berloni di Sign, Elena Santarelli e Omar Pedrini.

MarcheHoliday, un nuovo concetto di Agenzia. Ancona - Un nuovo Tour Operator della regione Marche, che integra l’offerta di strutture ricettive con servizi turistici di vario tipo, dal noleggio di auto d’epoca a visite guidate, dalle escursioni ai corsi di cucina. MarcheHoliday rappresenta una novità in campo turistico, creando un grande albergo diffuso, con una reception unica che gestisce già 2.000 posti letto, con l’obiettivo di arrivare a 10.000, così da rispondere alla crescente domanda di turisti. Il nuovo servizio colma il vuoto di gestione integrata delle strutture ricettive. www.marcheholiday.com

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Accenti

Editrice Compositori e Gianni Rodari. Bologna - Nasce da un concorso internazionale, promosso dalla Fiera del Libro per ragazzi, La Grammatica delle figure, il nuovo libro di Editrice Compositori. Tratto dal concorso d’illustrazione internazionale per il trentennale della morte di Rodari, è stato l’omaggio della fiera a una delle figure più importanti della letteratura per l’infanzia del ’900. Con 846 adesioni da tutto il mondo, il concorso ha riscosso un successo considerevole. www.compositori.it (V.D.S.)

Il Congresso Nazionale SIDeMaST. Rimini - Il Palazzo dei Congressi ospita, tra 19 e 22 maggio, l’85° Congresso Nazionale della Società Italiana di Dermatologia Medica, Chirurgica, Estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse: l’appuntamento dà l’opportunità ai partecipanti di aggiornare le loro conoscenze in questa disciplina. Il Congresso si apre mercoledì 19 sera, con la lettura Magistrale, tenuta dal prof. Sergio Pecorella, Ordinario di Ostetricia e Ginecologia all’Università di

Brescia e presidente dell’AIFA. Il Congresso si articolerà poi nelle due giornate successive in sessioni parallele la mattina e al pomeriggio. L’assemblea della Società si terrà giovedì 20 maggio alle 18.30. Infine, nella giornata di sabato 22 sono in programma cinque letture dedicate alle novità nei campi della Clinica, Terapia, Dermatologia Pediatrica, Ricerca e Tecniche Diagnostiche non invasive.

Paolo Conte in concerto per il FAI. Bologna - Ha ripercorso tutti i maggiori successi in circa due ore di concerto, da “Via con me”, riproposta anche in chiusura solo piano e voce, a “Sotto le stelle del jazz”,

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“Bartali” riarrangiata con orchestra, “Genova per noi” e alcuni nuovi brani tratti dall’ultimo album Psiche. Lo scorso 12 aprile Paolo Conte ha fatto sognare il Teatro Comunale di Bologna, al completo da settimane, in occasione del concerto a favore del Fondo Ambiente Italiano per la tutela e la valorizzazione dell’arte e della natura italiane. L’autore astigiano ha spaziato con la solita maestria in tutti i generi. Conte ha anche lasciato il piano per accompagnare in alcuni brani la sua voce con lo xilofono. Una serata di musica d’eccellenza, con un’orchestra affiatata. Pubblico in visibilio e standing ovation finale alla quale Conte ha risposto entusiasta tornando per ben due volte sotto i riflettori per i bis (I.T.).

Il nuovo a tutto campo. Riccione - Questo il cuore del progetto “Riccione Preview - il futuro adesso” lanciato da CNA Federmoda che colloca la “Perla” al centro dell’interesse di imprese, operatori economici, culturali e della moda. Si riuniscono ideatori, creatori, giovani architetti e stilisti, giovani registi teatrali e cinematografici. Riccione e il territorio fino a fine maggio diventa punto di riferimento per chi opera nell’innovazione. Il programma comprende mostre, sfilate, convegni e workshop dedicati alla moda, al design e al cinema. Il progetto punta a far conoscere a tutto campo, con eventi che danno spazio e visibilità a nuove idee, talenti emergenti, nuove proposte e performances che ne testimoniano particolarità e tendenze. “Riccione Preview” si collega direttamente alla XX edizione del concorso RiccioneModaItalia, l’evento moda di profilo internazionale, emblema dell’innovazione e della ricerca del settore che si terrà dal 19 al 25 luglio prossimi. (M.G.)


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Un decennio di vita della Galleria Civica. Sfila l’alta gioielleria “firmata” Bartorelli.

Modena - È stato presentato a febbraio a Palazzo Santa Margherita il volume Galleria Civica di Modena. Gli anni duemila, che celebra il cinquantesimo anniversario di uno dei centri di produzione culturale più autorevoli nel panorama nazionale dell’arte contemporanea. Il libro è seguito e integrazione del precedente, 40 anni di storia della Galleria Civica di Modena, edito nel ’99. Sempre a Palazzo Margherita, è aperta fino al 18 luglio “Pagine da un bestiario fantastico”, raccolta di opere su carta, disegni e installazioni grafiche sulle creature che popolarono i bestiari nel Medioevo. www.galleriacivicadimodena.it (V.D.S.)

Carlino, una storia lunga 125 anni. Bologna - è stata inaugurata lo scorso 12 marzo presso la Biblioteca dell’Archiginnasio, alla presenza del Presidente della Camera dei Deputati, Gianfranco Fini, la mostra “Il Resto del Carlino: 45.000 notti passate a scrivere la Storia”, per celebrare i 125 anni del quotidiano. L’esposizione, inserita in un ricco panorama di eventi, è volta a ripercorrere oltre un secolo

di storia, nazionale e locale, attraverso le prime pagine più significative del giornale ed è modulata in due parti: mentre una sintesi è visibile presso la Sala Borsa di Bologna fino a maggio, è partito ad aprile da Faenza un percorso itinerante che porterà per tutto il 2010 la storia del quotidiano, arricchita da sezioni locali, in 27 città dell’Emilia Romagna e Marche. www.125.ilrestodelcarlino.it (V.D.S.)

Milano Marittima - Il “Premio 5 Stelle al Giornalismo”, evento di gala alla 5° edizione, svoltosi a fine aprile al Palace Hotel, ha visto sfilare con successo, durante la serata, le nuove creazioni di alta gioielleria griffate “Bartorelli Maison” e le collezioni di alta orologeria di “Audemars Piguet” presentate al Salone di Ginevra 2010. 10 modelle, direttamente dalle passerelle di Milano Moda Donna, hanno sfilato tra gli ospiti con parures dall’eccezionale valore. Nella stessa occasione il titolare Carlo Bartorelli ha premiato il produttore Giorgio Gori, che ha ritirato il Premio per conto di Ilaria D’Amico, tra i vincitori del “5 Stelle”. Una seconda “interpretazione” delle affascinanti creazioni della “Maison” per la prossima estate è stata poi realizzata a bordo di un Galeon 700HT Raptor, yacht trasformato per l’occasione in una passerella di stile e lusso. Dimensioni oversize, orecchini pendenti e colore in primo piano sono i dettami della collezione per l’estate 2010, caratterizzata da coralli, acquemarina, giada e onice, abbinata a perle, brillanti e avorio. www.bartorelli.it

Maggio all’insegna delle fragole. Lagosanto - È il “posto delle fragole” la cittadina ferrarese che celebra questo prodotto nei due weekend del 15-16 e 22-23 maggio, con un calendario fitto di appuntamenti enogastronomici e artistici. La kermesse, alla diciassettesima

edizione, ha acquisito negli anni sempre più importanza ed è apprezzata dai turisti che arrivano da tutta Italia per scoprire ed assaggiare questo frutto prelibato. “Fragola di Lagosanto” propone sfide gastronomiche, percorsi tematici,

degustazioni e spettacoli musicali e d’intrattenimento. Il Basso Ferrarese è la maggiore area di produzione vivaistica: da Lagosanto proviene il 90% delle piante di fragola prodotte in Italia. (V.D.S.)

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Accenti

Nuovo hotel per la famiglia Roseo. Assisi - Cresce il gruppo alberghiero di proprietà della famiglia pesarese, che ha di recente inaugurato il “Roseo Hotel Assisi”, l’ex Grand Hotel ristrutturato e rinnovato. Si tratta dell’albergo più rinomato dell’Umbria, ha dichiarato il gruppo, con centro congressi per circa 700 persone, 156 camere, centro benessere e piscina. La nuova gestione ha scelto di assumere circa 50 collaboratori, tutti del territorio. “Un fatto rilevante - ha dichiarato il proprietario Giovanni Battista Roseo.

È nostra politica aziendale fare crescere la qualità dei servizi delle nostre strutture attraverso la professionalità di maestranze locali. Vogliamo portare

Il “Last Minute Market” di Segré. Bologna - Comprende la genesi e la crescita del progetto, una raccolta di testimonianze di alcuni partner che lo hanno trasformato in realtà e l’illustrazione del funzionamento il libro Last Minute Market (Pendragon) che il prof. Andrea Segrè, preside della facoltà di Agraria, ha presentato lo scorso 21 aprile alla Feltrinelli di piazza Ravegnana. Il progetto di sviluppo locale sostenibile, innovativo quanto semplice, rende possibile il recupero delle merci invendute in vari settori, e nasce nel 1998 come attività di ricerca del Dipartimento di Economia e Ingegneria dell’Alma Mater, trasformandosi nel 2004 in uno spin-off universitario con effetti positivi a livello sociale, ambientale ed economico. www.lastminutemarket.org (V.D.S.)

Lamborghini: supervelocità “sostenibile”. Sant’Agata Bolognese Si estende per più di due campi da calcio, 17.000 mq, il nuovo impianto fotovoltaico inaugurato lo scorso febbraio da Lamborghini, che permetterà alla casa automobilistica, insieme ad altri interventi, di ridurre del 30% le emissioni di CO2 della sua sede. L’azienda, leader internazionale nel settore delle auto sportive di lusso, è guidata da un’innovativa strategia integrata per l’ambiente e, grazie al recente impianto fotovoltaico, il più grande del settore industriale

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in Emilia Romagna, si è da poco aggiudicata la certificazione ambientale Emas. Infine, sempre allo scopo di aprire una via sostenibile allo sviluppo, Lamborghini punta a ridurre l’impatto ambientale anche delle sue vetture: tecnologie e materiali innovativi, come la leggerissima fibra di carbonio, hanno permesso nel 2007 la creazione della Gallardo LP 560-4, primo importante traguardo in questo senso, di cui la nuova Gallardo LP 570-4 Superleggera, più dinamica e potente, è l’ultima evoluzione. www.lamborghini.com (V.D.S.)

la struttura ai livelli degli hotel del gruppo”, che attualmente comprende l’Euroterme a Bagno di Romagna e i Roseo Hotel a Sestriere e Verona.

Al Posillipo la sala meeting&conference. Gabicce - L’hotel ristorante sul promontorio che guarda la costa romagnola è pronto ad accogliere gli ospiti, sempre all’insegna della migliore accoglienza. Con una novità, la nuova sala meeting “Nettuno”: dotata di ogni attrezzatura tecnica necessaria, può accogliere, nei suoi 50 mq, anche showroom e mostre. La terrazza panoramica sul mare è la cornice ideale per cocktail, coffee break, mentre il ristorante propone raffinate cene a pranzi aziendali, ricevimenti e gala. Lo staff è a disposizione per organizzare pre e post meeting e intrattenimento. www.hotelposillipo.com


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Accenti

Crif cresce negli Usa. Bologna - Continua l’espansione di Crif, uno dei principali operatori a livello internazionale nello sviluppo e nella gestione di sistemi di informazioni creditizie, business information e supporto decisionale per aziende. È dello scorso

5 aprile l’acquisizione dei sistemi APPRO di loan origination (processo che copre tutte le fasi d’erogazione del credito) da Equifax, società statunitense con sede in Louisiana. APPRO, a cui si affidano oltre 200 istituzioni finanziarie, “ci aiuterà a espandere notevolmente l’ampiezza e la profondità dell’offerta di tecnologie per l’erogazione del credito negli Stati Uniti e nel mondo”, ha dichiarato Carlo Gherardi, Amministratore Delegato di Crif. L’azienda bolognese organizza in maggio a Milano un Forum sui temi del credito indirizzato agli operatori dei settori finanziario, amministrativo e creditizio. www.crif.com (V.D.S.)

Fondazione Marche e le idee innovative. Ancona - 15 milioni e mezzo di euro a fondo perduto a nuove idee d’impresa, start-up e laboratori creativi. Un sogno per giovani marchigiani privi di capitale ma ricchi di idee: è quello che Fondazione Marche è pronta a finanziare, in sei assi d’intervento. C’è il progetto Start-up per universitari (La Fondazione collabora con Università Politecnica e mondo bancario) che si avvale della collaborazione di Ecapital. Poi ci sono i progetti Ricerca e sviluppo, a piccole e medie imprese, Valorizzazione della Regione Marche, per iniziative di natura consortile

o pubblica, e Trasferimenti di start up per attrarre iniziative imprenditoriali innovative. “Vogliamo dare risposte alla crisi e linfa all’economia”, ha spiegato Francesco Merloni, tra i soci fondatori con Gennaro Pieralisi, Mario Pesaresi, Massimo Virgili, Walter Darini, il socio sostenitore Paolo Tanoni e i soci aderenti Paolo Filonzi, Adolfo Guzzini, Franco Morichi, Giuliano Mosconi. Fondazione Marche è stata costituita nel gennaio 2009 per garantire ricadute economiche e sull’occupazione locale, e stimolare investimenti su nuovi progetti. (I.T.)

Francesca Ghermandi firma l’estate 2010. Rimini - Per la prima volta nella storia dell’affiche balneare riminese, è la sensibilità artistica di una donna a dare forma al manifesto della stagione turistica: Francesca Ghermandi, bolognese, 1964. Innovando gli schemi di rappresentazione classici (che emergono dalla scelta del soggetto) ha inventato uno spazio nuovo di libertà, fantasia e ironia, facendo indossare a una disincantata sirena, col volto di conchiglia, un paio di occhiali a 3D. Dopo Manara, Jovanotti, Giovagnoli, Morosini, Echaurenn e Bergonzoni, è l’illustrazione, filtrata dalla sensibilità di un’autrice, a caratterizzare la campagna di promozione turistica. L’originale rimarrà di proprietà del

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Comune e sarà esposto nel Museo della città, come già le opere precedenti. www.riminiturismo.it

30 anni di IGEA SpA. Modena - Ampliare studio e impiego in campo medico della energia fisica non ionizzante. Questo l’intento del dottor Ruggero Cadossi, fondatore nel 1980 di Igea, dopo aver svolto attività di ricerca all’Università di Modena. L’idea si basava sulla possibilità di “dare validità scientifica” ad osservazioni sperimentali sull’interazione tra stimoli fisici e cellule. A 30 anni di distanza, Cadossi è presidente di una società in cui operano circa 70 persone e il cui core business è rappresentato dalla biofisica clinica, l’interazione tra stimoli fisici e sistemi biologici, promuovendo progetti di ricerca per realizzare soluzioni diagnostiche e terapeutiche innovative. Numerose collaborazioni col mondo accademico hanno consentito di realizzare prodotti ad elevato contenuto scientifico e tecnologico. Igea oggi si occupa in particolare di biofisica ortopedica e oncologica, che rappresenta la sfida del prossimo futuro. Il fatturato estero corrisponde al 21% del totale (raddoppiato rispetto all’esercizio precedente) e nella quasi totalità è relativo a Cliniporator, dispositivo medico coperto da 10 brevetti per l’elettrochemioterapia per il controllo locale di tumori cutanei e sottocutanei. La commercializzazione di Cliniporator è iniziata a metà 2006: oggi è utilizzato da università ed ospedali. In Italia in circa trenta strutture tra le quali gli istituti Nazionale ed Europeo dei Tumori di Milano, l’Università di Molinette a Torino, lo IOV di Padova e l’IFO di Roma. Da inizio 2008 (si conclude quest’anno) è partito un progetto di ricerca clinica sui tumori profondi (finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico) che prevede la messa a punto di una nuova generazione di Cliniporator. www.igea.it


Mercedes-Benz è un marchio Daimler.

Nuova Classe E Cabrio. Datevi delle arie senza prendere gli spifferi. Nata per essere usata dodici mesi l’anno, grazie all’Airscarf che riscalda il collo dei passeggeri, all’Aircap, un frangivento automatico che riduce le turbolenze e alla capote con isolamento acustico che insonorizza l’abitacolo. Nuova Classe E Cabrio. Il vento ai tuoi comandi. Consumo combinato (l/100 km): 11 (E Cabrio 500) e 5,4 (E Cabrio 220 CDI). Emissioni CO2 (g/km): 257 (E Cabrio 500) e 143 (E Cabrio 220 CDI).

De Stefani S.p.A. Concessionaria Ufficiale di Vendita Mercedes-Benz Forlì, Via Ravegnana 407 Imola, Via Pola 23 Ravenna, Via Dismano 2 tel. 0543 811011 tel. 0542 691911 tel. 0544 479611


Ever Green

NICWAVE

sull’onda del successo. Testo Veronica Tarabella

Nicwave nasce nel 2006 a Fidenza, da un’idea dei fratelli Nicola e Michele Tanzi. Il primo lavorava in un’azienda d’abbigliamento sportivo; il secondo era trasvolato a Los Angeles per inseguire le onde e il mondo della pubblicità. Dal desiderio comune di dare vita a un prodotto di alta qualità nel mondo dell’abbigliamento sportivo nasce il marchio, dove wave sta proprio per l’onda del Pacifico… Da subito hanno le idee chiare: creare pantaloni integralmente italiani, che fossero sulla stessa lunghezza d’onda dell’abito sartoriale per confort e stile; un’unica difference, l’informalità. Una fedeltà imprenditoriale che, per i due fratelli emiliani, significa made in Italy, in ogni fase del processo produttivo: un concetto pregnante, denso di significato, che ha permesso, in breve tempo, di farlo emergere nel mercato. Insieme a Michele Tanzi, conosciamo più vicino questa brillante avventura, che nasce da un’onda ma che trova nel mondo del golf la sua fonte d’ispirazione. “Il mondo del golf ne è diventato il mondo aspirazionale - esordisce Michele. Una realtà sportiva, ma dove ogni particolare, ogni dettaglio ruota intorno a un ideale di stile e di raffinatezza.” Questo è il pantalone Nicwave? “La filosofia è stata creare un capo che avesse caratteristiche sartoriali con la sola differenza dell’informalità: perfetta vestibilità, grande ‘mano’ dei tessuti, una vivace ricerca cromatica delle tinte e raffinatezza nei bottoni e nelle cuciture.” Un pantalone per il golf e non solo, dunque.

Il prodotto in dettaglio. La collezione Nicwave si specializza fin da subito sul pantalone cinque tasche, caratterizzato dalla perfetta vestibilità, grazie a tagli slim resi comodi dall’utilizzo di tessuti elasticizzati. Cuciture belle da vedere anche nel rovescio, bottoni ricercati, etichette in alcantara, molteplici i tessuti (tra cui, grazie ad un’attenta ricerca, alcuni creati in esclusiva), tutti caratterizzati dal comfort by stretch fabric. www.nicwave.com

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“Il golf rappresenta l’ispirazione iniziale. Un target di nicchia, dove esprimere al meglio i concetti che ci hanno appunto ispirato: eccellenza e eleganza. Un prodotto integralmente italiano. Pensato e prodotto in Italia. Un pantalone all’insegna della ricerca nei tessuti e nella linea. I nostri clienti sono il professionista e l’imprenditore che ama indossare nel tempo libero un pantalone esclusivo nei tessuti, ma dall’impostazione sportiva.” Dedicato solo all’uomo? “Grande parte della collezione è al maschile, ma stiamo sviluppando anche la donna, in particolare con il nuovo modello in denim a tinte vivaci Marty Lady. Perfetta vestibilità, doppie cuciture in oro, argento e rame, logo ricamato direttamente sul pantalone: un capo estremamente fashion e femminile.” E la prossima collezione? “All’insegna di Feel, un’innovativa flanella di cotone ottenuta da speciali trattamenti e processi produttivi, in grado di conferire al tessuto il calore e la piacevolezza del cachemire. È un tessuto in cui crediamo molto e che verrà declinato sia al maschile sia al femminile.” Dove è venduto Nicwave? “In Italia è distribuito in 300 negozi multimarca, ma il nostro prossimo obiettivo è il mercato estero, Giappone in testa, dove la moda a ispirazione golfistica ha grande successo.” Ma in tutto questo, i fratelli Nicola e Michele Tanzi giocano a golf? “Nicola in particolare è un grande appassionato anche se per praticarlo ci vuole tempo… e fortunatamente in questo momento ne abbiamo poco!”



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10° TROFEO GOLF BPER PRIVATE Sette tappe sui campi più belli di Emilia Romagna, Toscana e Marche, per festeggiare il decimo compleanno del prestigioso Trofeo

Dieci anni. Un traguardo di tutto rispetto, specie in un momento di difficoltà come quello attuale. Un compleanno, quello del trofeo di golf della Banca Popolare dell’Emilia Romagna, da celebrare con tutti gli onori: anche perché questo rinnovato impegno è la dimostrazione che investire sul golf fa parte di una radicata filosofia del sesto gruppo bancario italiano. “La scelta di far disputare il torneo di golf BPER, - ci racconta Gian Enrico Venturini, Direttore Affari Generali BPER -, intende promuovere, nei territori che serviamo, una pratica sportiva che riteniamo assieme piacevole ed educativa: adatta a tutte le età e, insieme, capace di sviluppare il senso del rispetto verso le regole e, quindi, i valori.” Le gare in programma saranno disputate in circoli prestigiosi

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di Emilia Romagna, Toscana e Marche, di tre regioni, come conferma Venturini, in cui “è forte il radicamento della Banca, sia esso storico e quindi ampiamente consolidato, ovvero più recente, in quanto frutto di nuovi insediamenti”. Sono sette le tappe della manifestazione, alle quali potranno partecipare tutti i golfisti, semplicemente desiderosi di cimentarsi sui green. “La formula di gioco è il classico 18 buche stableford - specifica Venturini -, con una classifica invitational, riservata a clienti e soci della Banca, in unica categoria con premi al 1°, 2° e 3° netto, oltre che al 1° lordo, ed una classifica che abbiamo chiamato ‘amici’, riservata agli altri partecipanti alla gara, in due categorie e premi al 1° e 2° di ogni categoria, al 1° e 2° netto e al 1° lordo.”


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IL PROGRAMMA IN DETTAGLIO: • sabato 24 aprile, Golf Club Bologna • domenica 9 maggio, Golf Club Matilde di Canossa, Reggio Emilia • domenica 23 maggio, Golf Club Le Pavoniere, Prato • domenica 13 giugno, Adriatic Golf Club, Cervia (RA)

L’evento rappresenta un importante veicolo di promozione per la Banca: in particolare, da qualche edizione, a fianco della denominazione sociale BPER, compare il termine “private”. “Lo facciamo - continua Venturini - in coerenza con l’avvenuta divisionalizzazione della Banca, ponendo cioè il ‘focus’ sul quella fascia di clienti, ‘private’ appunto, formata da quanti cercano nella banca un’efficace interlocutore nell’esigenza della miglior gestione delle proprie disponibilità.” Il trofeo è inoltre, come già in passato, ambasciatore di “modenesità” per l’Italia, e, più nello specifico, di quella cultura materiale su cui la città ha costruito una meritata fama: nelle varie tappe gli intervenuti potranno, infatti, degustare ed apprezzare prodotti eno-gastronomici, che rappresentano il meglio della grande tradizione modenese.

• sabato 11 settembre, Golf Club Conero, Sirolo (AN) • sabato 23 ottobre, Modena Golf & Country Club • domenica 24 ottobre, Finale Nazionale al Modena Golf & Country Club L’organizzazione dell’evento resta affidata a Tuttogolf (www. tuttogolf.it).Supportano la Banca nell’impegno organizzativo Bassilichi Spa, società leader nel campo dell’automazione bancaria, la ditta Mario Neri, la società La Punta e la società Ghisetti 1870, questi ultimi tutti di Modena. Un punto di menzione merita l’ospitalità pre e post gara, che sarà come di consueto particolarmente curata, con l’offerta a tutti i partecipanti del meglio della ricca e ben nota enogastronomia tipica modenese.

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MATTEO PLAZZI da Ravenna all’America’s… Cup.

testo Marco Giovenco - foto Massimo Fiorentini e Archivio BMW Oracle Racing Team

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È abituato a viaggiare a bordo di una potente Bmw: niente ruote, ma una grande vela che governa con l’agilità di un fazzoletto al vento. Lui è Matteo Plazzi, 49 anni, ravennate doc e navigatore del mitico trimarano americano Bmw Oracle Racing. È un San Valentino che non dimenticherà con facilità quello vissuto in prima persona il 14 febbraio scorso a Valencia, quando al termine del serrato duello con Alinghi 5, ha sollevato insieme al cielo l’ambita coppa e suggellato, ancora una volta, il suo profondissimo amore per il mare. Navigatore di Oracle, che significa ricoprire questo ruolo? “Far parte di un team che annovera personaggi di enorme talento è un orgoglio, ma anche una magnifica esperienza umana e professionale. Vincere è sempre l’obiettivo e, nel caso dell’ulSopra, Matteo Plazzi a bordo del Trimarano Bmw Oracle Racing; sotto, i festeggiamenti per la vittoria dell’america ‘s Cup a Valencia, mentre Plazzi brinda con l’inconfondibile coppa.

tima America’s Cup, è stato un sogno che si è realizzato. Del resto lavoro nel mondo dell’America’s Cup da oltre un decennio, proprio perché è ‘la sfida’ per eccellenza. Una gara che ti entra dentro grazie a un magico mix d’intelligenza umana, tecnologia e valori sportivi.” Luna Rossa, Azzurra e poi classiche come la Whitbread fino alla Coppa America. Tutte esperienze indimenticabili: ce n’è una alla quale è più legato? “Beh… Luna Rossa mi è rimasta nel cuore. Posso certamente dire che l’esperienza del 2000 è stata quella che, in generale, mi ha dato di più. Non è retorica, eravamo davvero una grande famiglia e siamo arrivati al di là delle più rosee aspettative. Oltre all’America’s Cup, che resta un chiodo fisso, ricordo con enorme piacere la Whitbread del ’93-’94, un’esperienza completa, molto profonda dal punto di vista umano e che fa vivere appieno l’amore per il mare e per la vela.” E il Trofeo Trombini? “Quella è stata una bella parentesi della mia vita, tra l’altro organizzata nella mia città, Ravenna. Il trofeo è legato al nome di Roberto Trombini, persona che oltre ad avermi insegnato ad amare la vela e il mare, è riuscito a trasmettermi solidi valori della vita. Il trofeo si è concluso tre anni fa dopo tredici edizioni e per anni ha fatto rivivere lo spirito con cui Roberto ha sempre vissuto la sua passione.” Qual è oggi il sogno nel cassetto di Matteo Plazzi? “In realtà è quasi fuori dal cassetto: la prossima estate parteciperò al circuito TP 52 Class, riservato a imbarcazioni a vela che sono delle vere e proprie F1 del mare. E poi, perché no, un domani potrei dedicarmi all’organizzazione di eventi legati alla nautica.” Gli italiani sono da sempre grandi velisti, ma il sistema garantisce il necessario ricambio generazionale? “Tocca un tasto dolente… È vero che, in particolare nel mondo della Coppa America, le nuove leve sono poche, ma l’Italia gode di una lunga tradizione velistica che costituisce un’ottima base per fare bene. Ecco perché a bambini e ragazzi consiglio, prima di tutto, di seguire le proprie inclinazioni. E laddove la passione dovesse essere il mare, affrontare la sfida con impegno e umiltà. Se le cose si fanno col cuore le soddisfazioni non tarderanno ad arrivare.”

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Blue Notes

CLARENA 2 TRA I 100 MEGA YACHT.

Premio al Grand Soleil 46.

Il Clarena 2 CRN (Gruppo Ferretti) di 72 metri, varato lo scorso settembre, entra fra le novità nella “Top 100 Mega Yacht Annual List” 2010 pubblicata da Boat International. “Clarena 2 è il risultato dello spirito innovativo del cantiere che si caratterizza per creatività e altissima tecnologia”, ha dichiarato Vasco Buonpensiere, brand manager del cantiere di Ancona. Lo yacht, nato dalla collaborazione tra lo staff tecnico CRN e Studio Nuvolari & Lenard, suggella

il connubio tra innovazione e tradizione. Progetto “custom”, cioè sviluppato attorno ai desideri dell’armatore, Clarena 2 presenta uno scafo con forme slanciate e una grande spiaggetta a pelo d’acqua, intesa come un vero “beach club” di oltre 100 mq. Gli interni, eleganti e funzionali, frutto della ricercatezza made in Italy, sono valorizzati dalla luminosità conferita dalle ampie finestrature. www.crn-yacht.com

Successo per FYF 2010.

Nuovo riconoscimento per Long Range.

Con circa 20mila presenze nell’arco di due week-end, il Fano Yacht Festival conferma la leadership fra le manifestazioni in Adriatico sulla nautica. Una sesta edizione che ha riservato buone sorprese. “La formula del doppio weekend si è rivelata vincente ha detto il presidente Alberto Rossi. Punto di forza, la possibilità delle prove in mare.” Molti i vip dello sport e dello spettacolo che hanno raggiunto Fano. Ammaliati dagli yacht Pershing presentati dal dealer Itama i campioni Fabio Cannavaro, Gennaro Iezzo e Fabio Quagliarella. Tra gli altri ospiti, il campione del mondo Freestyle Moto d’Acqua Valerio Calderoni, il tenente colonnello meteorologo delle reti Rai Massimo Morico e la M1 Yamaha con la quale Valentino Rossi ha vinto la MotoGp 2009. Si guarda al 2011 con tante novità. www.fanoyachtfestival.it

Il 2010 si è aperto con un nuovo successo per il Long Range 23 Mochi Craft (Gruppo Ferretti), premiato nella categoria “Custom Yacht” ai “Motor Boat of The Year Awards 2010”, organizzata dalle testate inglesi “Motor Boat & Yachting” e “Motor Boats Monthly”. L’imbarcazione raccoglie in 77 piedi un concentrato di innovazione e tecnologia in cui spiccano due novità: il sistema di propulsione ibrido “Zero Emission Mode” e la nuova carena trans-planante Fer.WEY (Ferretti Wave Efficient Yacht). La propulsione ibrida unisce il tradizionale sistema diesel a due motori elettrici sincroni da 70 kW alimentati da un banco batterie a ioni di litio. Gli interni, eleganti, vedono l’impiego di materiali ricercati, legni masselli come teak, rovere,

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Il Cantiere del Pardo, da 35 anni produttore delle imbarcazioni Grand Soleil, fiore all’occhiello del Made in Italy, ha vinto il premio “European Yacht of the Year” con il Grand Soleil 46. Il riconoscimento, ambito da tutti i cantieri a vela europei, è arrivato nel corso del Boot di Dusseldorf. L’imbarcazione ha sbaragliato la concorrenza di altri quattro modelli finalisti nella categoria “Performance Cruiser”. Molto soddisfatti i vertici del Cantiere: “In un momento di difficoltà generale paga la strategia di aver investito in ricerca e sviluppo. Possiamo fare affidamento su un team progettuale giovane e motivato, supportato da maestranze di alto profilo tecnico e professionale.” A rafforzare la vittoria anche il riconoscimento al Dufour 405 (categoria “Family Cruiser”), marchio che, come Cantiere del Pardo, fa parte del gruppo ISB (International Sailing Boats), holding che controlla i due cantieri. www.grandsoleil.net

oltre a tessuti naturali e soluzioni progettuali d’avanguardia che ridefiniscono il concetto di lusso e qualità di vita a bordo nel segmento delle “expedition boat”. A ritirare il premio Alessandro Tirelli, Brand Manager Mochi Craft. www.mochicraft-yacht.com



Leadership

DONNE IN CARRIERA

sei giovani, sei esperienze d’impresa, tra Emilia Romagna e Marche. Testo Ilaria Traditi

Sono determinate, ricoprono ruoli di rilievo in azienda e rappresentano i giovani imprenditori e industriali del loro territorio. Con queste sei giovani donne abbiamo aperto un dibattito sulla situazione delle “quote rosa� ai livelli dirigenziali in Emilia Romagna e Marche.

Ph Gianni Schicchi

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Leadership

Sono ottimiste, toste, determinate. Le giovani imprenditrici oggi sanno che per farcela devono lavorare più dei loro colleghi uomini, dovendosi scontrare con ostacoli d’ogni tipo: stipendi più bassi, Cda ancora quasi interamente al maschile, scarsa collaborazione, una volta tornate a casa, nella gestione domestica. A ben guardare poco è cambiato nel mondo dell’impresa rispetto a 20 anni fa, tanto che oggi molte manager sarebbero favorevoli ad introdurre quote rosa anche in azienda, pur di avere pari accesso a ruoli chiave e incarichi di prestigio. Ma nonostante vanno avanti, senza perdere la grinta né il sorriso. Ed è proprio questo a renderle speciali. Ma è vero che le donne nel lavoro ancora oggi subiscono forme di discriminazione? “Ritengo che ancora, troppo spesso, non sia il merito il criterio che guida scelte e valutazioni ma altri fattori, soprattutto in ruoli strategici - esordisce Rossana Gabrielli, vicepresidente dei Giovani Imprenditori di Unindustria Bologna e responsabile Indagini dello studio Leonardo srl - non credo che si debba scegliere una donna perché donna, ma che si debbano scegliere persone di valore. Emma Marcegaglia, Federica Guidi e Annamaria Artoni rappresentano un valido esempio della Confindustria in questo senso.” Dello stesso parere Rossella Po, amministatore e direttore della gestione delle risorse umane del Gruppo Angelo Po: “Lo dicono le statistiche: ancora oggi qualche forma di di-

In apertura, Rossana Gabrielli (prima a sinistra) con due sue collaboratrici nello studio Leonardo srl di Bologna. In questa pagina, da sinistra, Rossella Po del Gruppo Angelo Po; Naike Gruppioni, Ad di Emilpress Group srl; Lucia Dignani, presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Macerata.

scriminazione viene fatta, anche dal punto di vista economico a parità di professione rispetto agli uomini.” “Non condivido nessun tipo di discriminazione e compatisco chi oggi perora cause tutte al maschile o tutte al femminile - dichiara invece Naike Gruppioni, amministratore delegato di Emilpress Group srl - purtroppo succede ancora che l’ignoranza prevalga sui meriti individuali. Credo nelle capacità e nella serietà nel lavoro, credo che non esistano più di fronte agli impegni uomo o donna, ma solo l’individuo con le sue capacità.” Eppure tutte e tre sono convinte che le donne possano portare valore aggiunto all’azienda in cui lavorano. Gabrielli, che gestisce un’azienda composta per tre quarti al femminile, non ha dubbi: “Le donne sono molto brave nel lavoro, non mi piace ricorrere a stereotipi ma è innegabile che le donne da sempre gestiscono casa, lavoro e famiglia e le confermo che le mie dipendenti hanno una forte capacità a gestire più attività contemporaneamente. Certo è che poi ci si deve scontrare con la mancanza di un sostegno sociale che non consente, di fatto, di conciliare impegni familiari e lavorativi al meglio; ma questo è un altro discorso. L’importante è lasciare il lavoro fuori dalla porta di casa.” “Serve organizzazione per gestire al meglio lavoro e vita privata” fa eco Rossella Po, che ritiene che il valore aggiunto per una donna sia uno stile di leadership al femminile,

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Leadership

ovvero più comunicativo, relazionale, organizzato, concreto, determinato, di chi sa ascoltare e sa mediare, spesso molto più degli uomini. Ma per gestire ruoli di potere, le donne forse devono diventare un po’ “uomini”? “Assolutamente no - secondo Gabrielli - semmai gli uomini sono più allenati.” “Lo ritengo uno stereotipo - ribatte Gruppioni - per gestire ruoli di potere sono necessarie caratteristiche particolari che fino ad oggi erano attribuite esclusivamente al genere maschile. Da qui probabilmente nasce ‘l’equivoco’ ma sono necessarie grandi qualità per ricoprire posizioni dirigenziali, e sicuramente come ci sono donne in possesso di queste caratteristiche altrettanti uomini ne sono sprovvisti. Parliamo solo d’attitudine e grande preparazione.” “Ho intrapreso l’attività nel ‘97. Iniziai a lavorare in ditta senza capire bene se fossi più condizionata dai doveri di brava figlia o se stavo seguendo i miei propri desideri”. Così esordisce Lucia Dignani, presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Macerata. “Di giorno lavoravo - prosegue - di sera finivo di portare a termine gli studi con una parentesi di alcuni mesi dedicati alla tesi.” Tempi duri quelli degli inizi anche per Fiorella Paolini, manager della Prb di Fermignano e dal 2007 a capo dei “Giovani” di Pesaro-Urbino. “Il legame con l’azienda è iniziato fin da piccola: sia io che i miei fratelli spesso seguivamo il babbo al lavoro e tutte le vacanze estive, dalle medie alle superiori, le abbiamo trascorse in azienda. Oggi svolgo il mio lavoro con passione e in questo periodo con tanta tenacia.” Mai sentita discriminata al lavoro? “Nel settore privato è più difficile ci sia discriminazione, alla fine contano i risultati. È pur vero - ammette Paolini - che la società ancora non riesce a garantire alla donna la possibilità di lavorare con tranquillità. Non abbiamo, ad esempio, sufficiente supporto nelle strutture dove i nostri figli dovrebbero stare; il più delle volte i problemi si risolvono grazie ai nonni!” Di altro avviso un’altra giovanissima manager vitivinicola, Beatrice Garofoli presidente della sezione GI di Ancona. “Sono convinta che chiunque possa lavorare bene, nel momento in cui questo accade non ha senso parlare di uomo o donna, non è quello che fa la differenza”. Mentre Dignani continua affermando che “la discriminazione esiste. Credo sia molto accentuata soprattutto per le donne che si trovano a competere in posizioni di leadership o che lavorano in ambienti nei quali fare un figlio è ancora concepito come una ‘diseconomia’ non considerando per nulla l’alto valore sociale e umano della maternità.” Sulle difficoltà nel conciliare lavoro e vita privata le tre imprenditrici hanno ammesso di essere agevolate dal fatto di non avere figli. Ma non transigono quando si ipotizza l’idea di dover rinunciare alla propria femminilità per gestire abilmente ruoli di potere: “Credo che alcune donne assumano atteggiamenti maschili anche solo per essere ascoltate - prosegue Dignani. Qualche volta lo fanno anche come forma di difesa di fronte a pregiudizi. Se ci svincoliamo da questo stereotipo e facciamo valere le peculiarità caratteriali come carisma, tenacia, inventiva, ambizione, le donne non avranno bisogno di fingersi uomini ma potranno manifestare altri modi di leadership.” “Le donne per natura hanno caratteristiche che le rendono diverse dagli uomini - fa eco Paolini - bisogna solo essere seri, preparati e responsabili e tenere gli occhi aperti. Di certo le donne hanno forza di volonta, tenacia e difficilmente mollano davanti a un problema.” E Garofoli conclude: “Non avrebbe senso trasformarci in caricature degli uomini per gestire ruoli di potere! Siamo complementari. Nel lavoro di squadra mi piace lavorare soprattutto con gente fattiva, seria, grintosa ed entusiasta, ma soprattutto con molta voglia di collaborare.”

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Sopra, da sinistra, Fiorella Paolini di Prb e Beatrice Garofoli, imprenditrici marchigiane e alla guida dei Giovani di Confindustria rispettivamente a Pesaro e ad Ancona.


www.dondup.com - foto agnes spaak


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SAVILE ROW: NEL SEGNO DELL’ECCELLENZA. “L’anima di un prodotto non è quantificabile, si misura con i battiti del cuore”.

Dalle vetrine di Savile Row emana un affascinante senso di unicità, piacevolmente anacronistico in tempi in cui l’omologazione la fa da padrona. Entriamo a curiosare e a chiacchierare con il direttore Rolando Rinaldi. “Come dimostrano i miei capelli bianchi, opero nel settore da oltre 40 anni; in tale contesto collaborare con Savile Row rappresenta il coronamento di una vita lavorativa spesa ad esaudire le richieste della clientela più raffinata e competente. La filosofia di Savile Row mi permette di trasmettere alla clientela tutta la mia esperienza professionale: operando a stretto contatto con i migliori produttori del settore e con il supporto della nostra sartoria interna, siamo in grado di soddisfare ogni tipo di cliente, grazie anche al “fatto su misura”. “L’attenzione che dedichiamo alla qualità dei materiali e all’alta sartoria – continua Rinaldi - ci fa meritare la fiducia del cliente e riscoprire concetti e valori fondamentali, da preservare ad ogni costo: è con questa certezza che rimane vivo l’entusiasmo per il mio lavoro, perché operare in queste condizioni mi diverte ancora.” Nella foto Rolando Rinaldi e Giulia Pasini, all’interno del negozio Savile Row di Milano Marittima.

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A questo punto coinvolgiamo anche Giulia Pasini, che, oltre a collaborare nel negozio, frequenta la facoltà di Cultura e Tecniche della Moda presso l’Università di Rimini: “Cosa ci fa una ragazza giovane e carina come lei in un negozio di concezione classica come Savile Row?” “Da sempre sono interessata al settore dell’abbigliamento e spinta da un desiderio interiore di mettere in atto una mia ricerca personale, al di fuori delle mode correnti che tendono a uniformare tutto: per questo motivo ho accettato volentieri di collaborare con questa realtà, di cui condivido pienamente gli obiettivi. Nella scelta di un capo da proporre tengo conto del suo valore intrinseco, perché deve essere giusto per la persona che ho di fronte: cerco quindi il modo corretto per entrare in sintonia con chi si affida a Savile Row.” Come ci spiega, l’interesse di Giulia, in linea con quello dell’azienda, non è per la vendita fine a se stessa, ma piuttosto per la fidelizzazione del cliente e la creazione di un rapporto di complicità, che si consolidi nel tempo. “Ho la fortuna – sottolinea - di godere della fiducia di Rolando, mio insostituibile maestro, e di potermi avvalere dei suoi consigli per sviluppare un progetto che mi sta molto a cuore: far sì che il “mio” reparto diventi sempre più un sicuro punto di riferimento per un tipo di donna difficilmente condizionabile: la moda è troppo spesso fuorviante, ma c’è sempre un modo più consono per valorizzare con eleganza la nostre personalità.”


Savile Row di Milano Marittima

savile row: la cultura dello stile. Ogni persona è unica e l’abito nasce per valorizzare la sua figura. Con questa filosofia e con passione, sensibilità e competenza, da 30 anni i responsabili Savile Row selezionano solo le migliori aziende per interpretare al meglio gli stili di una clientela esigente ed elegante. Per l’uomo: abiti Brioni, camicie Burini, maglieria Cruciani, sciarpe Colombo, calzature Bonafè ed Edward Green. Per la donna: collezioni Brioni, affiancate dall’opera dei migliori sarti del territorio.

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MILANO MARITTIMA

Corso della Repubblica, 172 Tel. 0543 34036

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Corte Piero della Francesca, 25 Tel. 0547 29091

Via Corsica, 10 Tel. 0544 991198


Up to date

C’ERA UNA VOLTA... come cambia il loisir: ecco la “guida”. Testo Roberto Piccinelli

Sembra una favola dei nostri nonni, eppure è realtà. Il mondo del divertimento cambia totalmente pelle. Da dieci anni a questa parte è tutta un’altra storia. Che andiamo a raccontare. C’era una volta lo stabilimento balneare da frequentare semplicemente per crogiolarsi al sole, fare il bagno e rilassarsi sulla sdraio. Dimenticatevelo. Adesso, lo stazionamento on the beach prevede mercatini etnici, reading poetici, palestra, aperitivi musicali, biblioteche, vasche per idromassaggio, gioco del golf e balli notturni con lettini utilizzati come cubi da discoteca. C’era una volta l’agriturismo dell’entroterra, quello da scegliere per assaporare la pace dei campi, mostrare ai bambini galline e oche, comprare prodotti naturali e sperimentare il trekking. Resettatevi. Adesso, campagne e cascine sono sede ideale per seminari di cucina macrobiotica, giri in mongolfiera, lezioni di yoga, musica live e menù afrodisiaci. C’era una volta il ristorante dove si andava solo e soltanto per mangiare bene, magari tradizionale. Aggiornatevi. Adesso, la cena vincente non solo assume valenze spettacolari, ma s’innesta nel cosiddetto locale-vetrina, luogo ove si va per guardare e, soprattutto, essere visti: incredibile ma vero, non importa ciò che si mangia e spende, purché si sia al centro dell’attenzione. Basterebbero solo questi pochi esempi a far capire che razza di cataclisma abbia stravolto il mondo del loisir, rendendo diverso da quello che era appena dieci anni fa. Il fenomeno rientra in quella progressiva moltiplicazione delle tipologie ludiche che si è venuta sviluppando nel corso del tempo e che non ha ancora raggiunto il suo culmine. Sono via via saliti alla ribalta alberghi votati agli aperitivi danzanti, pizzerie modaiole, post-trattorie e perfino i social-beauty, centri benessere con dj incorporato. Il risultato immediato è la possibilità di ciascuno di noi di scegliere la forma di divertimento più vicina a carattere, opportunità ed umore. Il rischio latente è che i nuovi locali puntino a regalarsi più frecce al loro arco, senza essere in grado di garantire qualità e professionalità. La sorpresa al quadrato sta tutta nella capacità di località considerate da sempre Cenerentole tout court di adeguarsi al nuovo status quo, raggiungendo e talvolta surclassando luoghi storicamente deputati al divertimento quali Rimini, Riccione, Milano Marittima, Gabicce e Senigallia. Che, in questo caso, si vedono avvicinati, pareggiati o superati da Cattolica, Misano, Lido di Savio, Marina di Ravenna, Ancona, Grottammare e Porto Recanati, ad esempio. Per quanto riguarda i club storici, va segnalata l’involuzione e la crisi del fenomeno discoteca, così com’era esploso negli anni ’80/’90: ormai, si balla ovunque, in location di ampiezza calibrata, con meno formalismi e modalità più easy. In definitiva, nel 2010, a vincere è il divertimento emozionale, quello in grado di far sognare, inebriare, intrigare, stupire, affascinare, deliziare e, perché no, spaventare. Perché l’importante è evadere dal solito tran tran e regalarsi un brivido sulla pelle, senza essere costretti ad andare chissà dove. La parola d’ordine dell’estate non può essere che “Emozioniamoci!”. (L’edizione 2010 della Guida al Piacere e al Divertimento di Roberto Piccinelli, Edizioni Outline, è in vendita nelle librerie d’Italia a euro 15,00).

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“5 Stelle al Giornalismo” 2010. Milano Marittima - Il Premio che si è tenuto al Palace Hotel lo scorso 25 aprile, ha presentato, alla quinta edizione, un parterre illustre. La manifestazione organizzata da Select Hotels Collection, la catena di Antonio Batani, ha premiato (con una spilla in oro bianco con cinque diamanti, creazione di “Bartorelli Maison”), il vice direttore del “QN” Gabriele Canè, il caporedattore Rai, Marco Franzelli e il direttore di “Panorama” Giorgio Mulè. Ilaria D’Amico, impossibilitata per motivi di salute a presenziare, è stata rappresentata dal produttore Giorgio Gori, presente con la consorte Cristina Parodi. La serata, condotta da Massimo Giletti, è stata impreziosita dalla sfilata di nove modelle, che indossavano le creazioni di “Bartorelli Maison”. Ad Andrea Riffeser Monti, editore del “QN”, è stata consegnata una targa per i 125 anni del quotidiano di cui è editore. L’Ordine Nazionale ha consegnato un riconoscimento alla Scuola di Giornalismo di Salerno, diretta da Biagio Agnes. Grande l’emozione quando sul palco è salito Tonino Guerra. A lui, “Bartorelli Maison” ha voluto consegnare una penna Cartier, come augurio per ulteriori creazioni letterarie.


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Accordi

LA POIESIS DELLA TERRA

è il tema della 3° edizione, a fine maggio, del Festival di Fabriano. Testo Roberto Nisi

Poiesis, il festival organizzato a Fabriano dalla poetessa Francesca Merloni, giunge alla sua terza edizione e in tre giorni dissemina di eventi, tra musica, arte, cinema, teatro e, ovviamente, poesia, l’antica e bella città sulle colline marchigiane. Un bailamme di proposte che da quest’anno trova anche l’appoggio dell’Unesco, che ha associato Poiesis al Festival della Diversità Culturale. Dal 21 al 23 maggio artisti del calibro di Sinead O’Connor, Michael Nyman, Fabrizio Bentivoglio, Alessandro Bergonzoni, Fabrizio Gifuni, Massimo Cacciari, Mariangela Gualtieri, ecc. declineranno il tema portante di questa edizione, “madre terra”, con gli strumenti creativi che gli sono propri. E si spera sarà davvero un “viaggio nell’archetipo della grande madre, alla ricerca dell’evoluzione del rapporto inscindibile Uomo-Terra, per restituire dignità alle leggi della natura e riflettere sul nostro rapporto con il mondo stesso”, come dalle parole della stessa Merloni. Di sicuro i rami dell’arte figurativa e della poesia saranno i più interessanti da seguire. L’inglese Richard Long, esponente di primo piano della Land Art lavorerà ovviamente sullo spazio urbano così come il tedesco Ha Schult, anch’esso fortemente legato al rapporto tra l’uomo e l’ambiente che lo circonda (è stato, tra l’altro, uno dei primi promotori della consapevolezza ecologica) arrivando ad esporre in un luogo quale la Grande Muraglia cinese. Non da meno è Thierry Bouet, fotografo francese ed efficace ritrattista che proporrà una galleria di volti di bambini appena nati, lungo la via Bartolo da Sassoferrato. Il lavoro in video “Angkor” del francese Christian Holl sarà, invece, contenuto nella cornice dello Spedale Santa Maria del Buon Gesù. Uno degli appuntamenti forse più interessanti della sezione poetica è quello con Eraldo Affinati, scrittore e giornalista romano, che da anni insegna letteratura nella capitale ai minorenni della comunità di recupero “La Città dei Ragazzi” (titolo anche del suo ultimo libro, che verrà presentato a Fabriano). Un luogo dove studenti di ogni nazionalità, dai 14 ai 18 anni, vivono costruendosi un futuro in una comunità concepita come una vera città (ha istituzioni, elegge il sindaco, l’assemblea, possiede una moneta) e, a quanto pare, più ospitale di quelle reali. Per il programma completo di Poiesis: www.poiesis-fabriano.it.

38 / Accordi

Musicultura, a Macerata. È uno dei più significativi Festival musicali italiani e ha radici solide, ventennali. Prima Premio Recanati, dal 2004 si trasferisce dalla cittadina leopardiana a Macerata prendendo l’attuale nome. Eppure, nel cambio una cosa è rimasta solida, l’attenzione alla ricerca costante di nuove tendenze musicali italiane, e il supporto vero alla scoperta dei nuovi cantautori. Basti pensare ai nomi che ha contribuito a lanciare: Gian Maria Testa, Simone Cristicchi, Povia, Pacifico, Amalia Grè, per citarne alcuni. E quest’anno nella cornice dell’Arena Sferisterio dal 18 al 24 giugno la gara tra i migliori nuovi autori musicali italiani si aprirà di nuovo per la ventunesima volta. www.musicultura.it


iil sogno Preraffaelliti del ’400 italiano

da Beato Angelico a Perugino da Rossetti a Burne-Jones Comune di Rave Assessorato alla nna Cultura

dal 28 febbraio al 6 giugno 2010 MAR - Museo d’Arte della città via di Roma 13 - Ravenna www.museocitta.ra.it 0544 482477 Edward Burne-Jones, Music (particolare) Ashmolean Museum, University of Oxford Progetto grafico Chialab

Sponsor Ufficiale


Tra le Righe

CONFESSIONI D’AUTORE

Maionchi, Guccini, Pezzi, Pausini: l’Emilia-Romagna “creativa” si racconta. Testo Francesca Miccoli

Coriandoli di vita in punta di penna, rivisitati in maniera genuina, lieve e solo apparentemente occasionale. Un dono per i lettori, assetati non di sussurri gossipari ma di storie autentiche. Ad aprire la galleria autobiografica è il viso pacioso e al tempo stesso adrenalinico di Mara Maionchi, una delle più grandi discografiche italiane. Nota al grande pubblico per la partecipazione come giudice a X Factor, la manager bolognese si confessa in Non ho l’età (Rizzoli), storia a tratti esilarante, prodiga di aneddoti. Dagli esordi quasi casuali in un mondo in origine alieno, alla consacrazione come guru del firmamento artistico. In mezzo episodi di sfrontatezza verbale e lucida follia. Dalla volta in cui l’esuberante Mara difese i suoi cantanti bersagliati da pomodori e uova marce negli anni della Contestazione al vigoroso assedio agli uffici di un giornale per una copertina a Ornella Vanoni. O ancora la rapina in banca vissuta al fianco di Gianna Nannini e il poderoso uppercut sferrato al volto di Adriano Pappalardo. Il resto è storia e ha nomi e cognomi: Lucio Battisti, Tiziano Ferro, Mia Martini, Fabrizio De Andrè, Mango. Ma come dice la signora della musica, “si tratta di artisti che non ho scoperto ma semplicemente incontrato”. Tra le stelle lanciate da Mara Maionchi non c’è e non avrebbe potuto esserci, anche solo per motivi anagrafici, Francesco Guccini. Il cantante emiliano, girata la boa dei settant’anni, ripercorre in maniera libera e solo in apparenza svogliata un passato intenso, fatto di incontri, colori, luoghi e sapori perduti. L’infanzia a Pàvana, “luogo mitopoietico al quale ritornare”, la giovinezza nella Modena beat anni ’60, “piccola città bastardo posto”, quindi l’esistenza lieve e goliardica nella Bologna delle osterie di fuori porta, ormai archiviate nella storia e nella memoria. “Ma è inutile piangere sul latte, pardon, sul vino versato”. Pensieri in libertà fissati nel volume Non so che viso avesse. La storia della mia vita (Mondadori), epopea di un cantante per “piacevole condanna”. Infine i ritratti inediti di due figli dell’operosa provincia ravennate. Il primo è l’ex veejay di Mtv Andrea Pezzi. Il 37enne di Bagnacavallo si mette in gioco raccontandosi a cuore aperto in Fuori programma (Bompiani). Una sorta di diario di bordo di un personaggio ironico e creativo, sperimentale e volutamente trasgressivo. In chiusura la stella del prestigioso poker: Laura Pausini. Nella biografia non autorizzata Una storia che vale (Zorro Editore) il critico musicale Michela Monina narra vita pubblica e privata, successi e amori. Dalla vittoria a Sanremo Giovani appena 19enne ai Grammy Award, agli oltre 40 milioni di dischi venduti. Dai primi passi in balera, in compagnia del padre, all’affermazione in un mondo, quello della musica, in cui gli artisti, anche di talento, conoscono fama e oblio nel volgere di una stagione. Un’indagine sobria nella vita di una ragazza che, nonostante i successi planetari, ha avuto l’umiltà di rimanere sempre fedele a se stessa.

40 / Tra le Righe

Mara Maionchi Non ho l’età (Rizzoli) Prezzo: 18,00 € Francesco Guccini Non so che viso avesse (Mondadori) Prezzo: 18,00 €

Andrea Pezzi Fuori programma (Bompiani) Prezzo: 10,50 € Laura Pausini Una storia che vale (Zorro Editore) Prezzo: 12,90 €


Alberto Rossi, Amministratore Viaggi Fortuna

aprite i vostri orizzonti


Creative Papers

I PRERAFFAELLITI E IL SOGNO ITALIANO

da Beato Angelico a Perugino, da Rossetti a Burne-Jones, in mostra a Ravenna. a cura di Sabrina Marin

Per la prima volta in Italia è dedicata un’intera mostra al movimento Preraffaellita nel suo complesso. I Preraffaelliti e il sogno italiano. Da Beato Angelico a Perugino, da Rossetti a Burne-Jones è il titolo dell’esposizione del MAR di Ravenna fino al 6 giugno che indaga il ruolo artistico e culturale dell’Italia per il movimento Preraffaelita. Nato in Inghilterra nella seconda metà del XIX secolo, s’impose come risposta all’accademismo ufficiale, per il recupero di un’arte spontanea e ispirata alla natura, identificata con l’arte dei pittori prima di Raffaello. L’Italia tra arte, paesaggio, letteratura e storia, fu il punto centrale dell’ispirazione: gli artisti cercarono di guidare la riforma della pittura inglese in direzione di soggetti emotivamente sinceri

Ferrara: Da Braque a Kandinsky a Chagall. Aimé Maeght e i suoi artisti. Fino al 2 giugno a Palazzo dei Diamanti è possibile conoscere la vita di Aimé Maeght, gallerista ed editore di genio, amico di Matisse, Braque, Mirò, Calder, Giacometti, Braque, e altri artisti del secondo ’900. Nel 1945 fondò a Parigi una delle gallerie più creative e autorevoli del secolo, diventando in poco tempo punto di riferimento dei maestri dell’arte moderna. Attraverso un centinaio di opere Ferrara Arte racconta questa storia avvincente e ancora poco conosciuta al grande pubblico. www.palazzodiamanti.it

Bologna, Fellini. Dall’Italia alla luna.

D.G. Rossetti, Beatrice ad un ricevimento di nozze nega il suo saluto a Dante, 1855, penna, inchiostro e acquerello, The Ashmolean Museum, Oxford.

e personali, rifiutando immagini convenzionali legate a un metodo accademico. Tra i membri fondatori della Confraternita, Dante Gabriel Rossetti: figlio di un esule italiano, trovò una delle sue principali fonti d’ispirazione in Dante, e realizzò una magnifica serie di acquerelli e dipinti a illustrare episodi chiave della Divina Commedia. Anche Burne-Jones realizzò opere tratte da soggetti della letteratura italiana. Se inizialmente l’arte preraffaellita fu ispirata all’esempio dell’arte italiana, con riferimento ai periodi medievale e pre-rinascimentale, a partire metà ’800 l’attenzione si volse anche ai dipinti del XVI secolo, in particolare a quelli veneziani. Il percorso espositivo segue due temi: l’interesse dei Preraffaelliti per letteratura e arte italiane, con l’esposizione di capolavori di Beato Angelico, Perugino e altri, e la loro rappresentazione del paesaggio italiano. Il culmine dell’interesse dei Preraffaelliti in Italia si può vedere nei mosaici della Chiesa Americana di Roma, San Paolo dentro le Mura, realizzati da Burne-Jones alla fine del 1880. www.museocitta.ra.it

42 / Creative Papers

Cronaca popolare, immaginario onirico, iperproduzione iconografica della cultura contemporanea, scene, location e backstage dei film sono le ossessioni attraverso cui il Museo d’Arte Moderna ha scelto di ripercorrere la carriera del regista riminese. “Fellini. Dall’Italia alla luna”, coproduzione di MAMbo e Cineteca di Bologna, inaugurata da Emir Kusturica, è aperta fino al 25 luglio. Il percorso espositivo multimediale, in quattro aree, ripercorre la quarantennale carriera del genio del cinema: oltre 200 fotografie, 50 disegni autografi, 30 postazioni audiovideo, centinaia di documenti, locandine, manifesti, diapositive, copertine. www.mambo-bologna.org



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Gourmandise

SOPRATTUTTO LA PROVINCIA

tra Emilia e pesarese, quattro tavole di solida fama, lontano dalla città. Testo Pier Antonio Bonvicini

È nei piccoli centri la migliore ristorazione italiana. Lo confermano anche le guide. Tra Parma e Reggio, Pesaro e Fano. Con rinomati salumi, paste ripiene, carrelli di arrosti e bolliti, pescato di giornata. Per un salutifero incontro con la tradizione.

L’ennesimo sondaggio sugli italiani a tavola dice che tradizione e pranzo domenicale in famiglia sono in cima ai desideri. Altro che cucine di tendenza! Bisognerebbe farlo sapere a quei collezionisti di sensazioni, per dirla con Bauman, attratti soltanto da piatti incomprensibili e contemporanei, consumati in un’ipnosi di massa che fa pensare. Tuttavia si fa strada un’altra

realtà: la spinta salutistica dei media (e una ridotta disponibilità economica) spinge molti a una sobrietà senecana, a banchetti oraziani, in cui forse le parole contano più delle pietanze. Ma, paradossalmente, le dovute eccezioni potrebbero far parte delle nuove abitudini. Come la buona sosta nei ristoranti della tradizione, di provincia. Ad appena 17 km da Parma, nella quieta campagna emiliana, troverete la Trattoria di Cafragna. Per raggiungerla basterà percorrere la S.S. 62 in direzione di Fornovo di Taro, poi punterete su Cafragna di Talignano. Conobbi la Trattoria nei primi anni del Duemila, quando collaboravo alla guida dei Ristoranti de L’Espresso. Ci venni a pranzo con altri colleghi di regione e consumammo un memorabile pasto. Oggi come allora, grandi salumi (un culatello da applauso), tortelli di erbette, anatra muta al forno, agnello, mousse e semifreddi, soltanto per citare alcuni piatti. Che vi serviranno in una calda atmosfera d’altri tempi, tra arredi d’elegante rusticità e vini da intenditori. Sapendo che a Cafragna siete sul confine del bosco di Correga, il parco regionale della bassa collina emiliana. Ora a Rubiera, a 12 km da Reggio Emilia, da Arnaldo - Clinica Gastronomica, ristorante di solida fama che dispone anche di alloggio. Rinomato fin dagli anni ’60, propone una grande cucina emiliana. Quindi, memorabili salumi, poi, tra l’altro, erbazzone, tortelloni di spinaci, carrello dei bolliti e degli arrosti, con salse e mostarde della casa. Per terminare, dolci al carrello. Dalla carta dei vini il meglio della produzione regionale. Servizio cortese e cameriere

Sopra, a sinistra, i caldi interni della trattoria di Cafragna; a destra, Franca (in abito blu) e Anna (in bianco), le sorelle alla guida di Arnaldo-Clinica Gastronomica.

Gourmandise / 45


Gourmandise

Due immagini della Lanterna: a fianco gli interni della sala, in basso la chef Elide Pastrini con a sinistra il marito e patron del locale Flavio Ceroni circondati dalla loro famiglia.

Nuovi format del gusto. Ora si consumano pasti accurati anche nelle gastronomie. Tra queste, Saluma, in via Trento 21 a Cesenatico. Chef e patron Roberto Della Pasqua, che avevamo già raggiunto nel 2005 ai fornelli del vicino ristorante Il Delfino. La cucina, di terra e di mare, segue le stagioni. Qualche piatto: tagliolini al ragù di seppia, spaghetti alla bottarga, calamari alla griglia, brodetto di pesce, catalana di crostacei. Sui 40 euro per una cena di pesce, bevande comprese. Concludendo con caffè dalla moka e anice secco.

Tappa felsinea. Una buona sosta a Bologna la garantisce l’Antica Trattoria del Pontelungo, in via Emilia Ponente 307. Qui, dal 1973, Ermanno Cassanelli propone lasagne, tortelloni, carrello dei bolliti e altre specialità. Sui 25-30 euro, bevande escluse.

46 / Gourmandise

con grembiule di pizzo in un ambiente di rara piacevolezza, già stazione di posta nel ’400. Nelle Marche, invece, spenderemo qualche parola in più per l’unica cucina di mare che segnaliamo. Dove freschezza e qualità delle materie prime sono da applauso. Ecco Alla Lanterna, sulla Statale Adriatica Sud 78, a Metaurilia, nei pressi di Fano. Il ristorante, anche albergo, si presenta con interni curati e signorili e per la sua cucina di mare è considerato uno dei migliori ristoranti in regione. Dal menù, crostacei dell’Adriatico al sale, gallinella in porchetta con salsa al finocchio, passatello asciutto con sugo di calamari e mazzancolle, sacconi alle triglie, grigliate e fritture, rombi al forno, brodetto alla fanese, scorfani in guazzetto. Al dessert, sorbetti e gelati fatti in casa, zuppa inglese, semifreddo all’amaretto con salsa di cioccolato. Ricca carta di vini nazionali e locali e sincera cortesia in sala. Infine, la Locanda Da Ciacci a Gallo di Petriano, in una bella villa d’epoca. Punto di riferimento per la cucina del territorio, è facilmente raggiungibile dalla S.S. 423 che unisce Pesaro a Urbino. Visitai questa locanda una decina d’anni fa per la guida alle Osterie d’Italia di Slow Food e tutte le volte che ritorno è un’emozione. Tra le proposte, cappelletti in brodo, passatelli ai porcini, coniglio in porchetta al finocchio selvatico, piccione ripieno al forno, zuppa inglese e crème caramel. Inoltre, interessante selezione di etichette marchigiane. Diceva Baltasar Graciàn che le cose, per essere apprezzate, debbono costare. Ma stavolta, non spenderete una fortuna. Buon appetito!



Decantare

Sua Maestà il Lambrusco

tre brillanti espressioni dello storico vino, tra Modena e Reggio Emilia. Testo Federico Graziani

Sole, mare, sete. Le spiagge calde e affollate diventeranno, tra poco, occasione di condivisione e se il piacere del vino si fa sentire, meglio approfittare della leggerezza e fragranza di un buon Lambrusco. Da sempre considerato per eccellenza vino da salumi, con il supporto della tecnologia in cantina e di una maggiore attenzione ai dettagli, oggi lo storico vino emiliano apre la porta ad una serie di abbinamenti più vasta, che inizia dai prodotti della terra ma non disdegna assolutamente una buona grigliata di pesce fresco. Vi presentiamo una piccola selezione delle migliori espressioni di questo vino, tenendo presente che, come in altre vaste zone vitivinicole italiane, non tutto ciò che offre il mercato è all’altezza della denominazione che porta. Tenuta la Piccola, prima delle nostre scelte, è situata nel cuore dell’Emilia, a Montecchio (RE), a cavallo tra la provincia reggiana e Parma. L’azienda, di dimensioni medie, si è caratterizzata per l’impegno a salvaguardare ambiente e consumatori e tutte le sue vigne vengono oggi coltivate seguendo i canoni della viticoltura biologica. La qualità di Nero di Cio deriva da un’attenta riduzione delle rese e particolare cura in cantina delle uve, fino al termine della vinificazione. La ricchezza delle sue note fruttate si fonde con un equilibrio dovuto ad un maggiore affinamento in bottiglia. L’effervescenza è cremosa, ma mantiene appieno la piacevolezza che in questi vini è ricercata. La seconda cantina, Corte Manzini, produce nella provincia di Modena il Lambrusco Grasparossa di Castelveltro ottenuto da uve selezionate dai vigneti di proprietà della famiglia Manzini. Il vino (in questo caso L’Acino) si presenta sempre violaceo nell’espressione cromatica, con una spuma briosa e fragrante, mantiene piacevolezza nei sentori di piccoli frutti rossi e violetta, mentre al palato stupisce per pulizia e lascia un palato asciutto e secco. Villaboni nasce come vigna sperimentale a Pazzano di Serramazzoni (MO), in un luogo storico della viticoltura emiliana che da tempo era stata abbandonata. Parliamo di vigne ad altitudini medie di 400 metri dove l’uva Malbo Gentile tende a maturare con relativa difficoltà e preserva una freschezza invidiabile. Zemiano vendemmia 2008 appartiene a una categoria differente di questa tipologia, in quanto vinificato sulle fecce fini, ovvero con una seconda rifermentazione in bottiglia a contatto con i propri lieviti. I profumi di frutta conservano una maggiore complessità, il corpo delicato e fresco accentua l’acidità e quindi il potere dissetante che in questi calici ricerchiamo. Le gradazioni alcoliche relativamente basse consentono di appagare il palato senza appesantire troppo e la freschezza, supportata da una piacevolissima effervescenza, ne celebra un classico rosso da serata marittima. www.tenutalapiccola.it; www.cortemanzini.it; www.bonluigi.it

48 / Decantare



Travel

MARGHERITA MARVASI Magò, da Bologna a Zanzibar, la moda eco sostenibile. Testo Andrea Masotti

Tra le strette vie del centro di Stone Town, colorata capitale dell’isola di Zanzibar, posta ad est delle coste della Tanzania, ci sono innumerevoli bazar che propongono, ai tanti turisti in pausa dai bagni di sole cocente della settimana ai tropici, pittoreschi e colorati prodotti dell’artigianato e dell’arte locale: oggetti di legno intarsiato, borse e sandali in cuoio, monili d’argento, sculture di legno dette ‘makonde’, meravigiosi batik dipinti con tecniche zanzibarine. In questa piccola capitale, dal 2004 vive e lavora la bolognese Margherita Marvasi (nella foto a destra, insieme ad uno scorcio del suo negozio-atelier), stilista e anima di Magò - East Africa, il virtuoso brand italo-africano creato nel 2006. Lo stile Magò si propone come un Global Style, che mescola ingredienti diversi, provenienti soprattutto dalla tradizione africana (come i Kanga e i Kitenge, tessuti tipici dell’Africa orientale), ma non solo: linee orientali, accessori etno e design italiano sono, infatti, gli elementi centrali di un marchio che non è solo moda, ma anche una filosofia di vita. Margherita si dice poco interessata alla moda “di tendenza”, quanto più che altro ad un concetto di moda classica e alla creazione di uno stile che possa ben conciliarsi con il rispetto della persona e dell’ambiente. Magò promuove e lavora secondo i principi della moda eco etica, spendendo parte dei guadagni per migliorare la vita dei suoi dipendenti e con l’obiettivo finale di dare vita ad un circolo virtuoso in cui il guadagno si faccia catalizzatore di valori più alti: proprio a Stone Town Margherita ha creato una fucina creativa alternativa e sostenibile, in cui i sarti locali lavorano e vivono con le loro famiglie, frequentano corsi di inglese e imparano a usare il computer. Nella creazione di gonne, camicie, abiti e accessori ogni sarto segue personalmente un capo lungo tutto il processo produttivo, riservando particolare attenzione alla cura dei particolari e alle finiture, creando un prodotto di alta sartoria artigianale, che oggi viene venduto in boutiques selezionate in Europa, California e Africa. La speranza di Margherita è, infatti, quella di riuscire a creare un prodotto di alto livello, in grado di competere con i marchi occidentali, che possa creare profitto attivando così una forma di sviluppo sostenibile che abbia sempre meno bisogno di interventi assistenziali: perché, come dice lei stessa, “per cambiare le cose bisogna partire dal piccolo, armati di buona volontà, passione per il proprio progetto e grandi sogni”. www.magoeastafrica.com

50 / Travel

Alla scoperta di Lampedusa. Da un’isola lontana come Zanzibar, a una più vicina e altrettanto affascinante. È Lampedusa, mai come quest’anno raggiungibile dall’Emilia Romagna, grazie ai voli Wind Jet dall’aeroporto “L. Ridolfi” di Forlì. Un’isola profumata e aspra, dove cielo e mare si fondono in un’armonia di blu, capace di regalare sensazioni forti. Agenzia Viaggi Fortuna di Forlì propone per l’estate 2010 una fantastica vacanza in questa Riserva Naturale e Area Marina Protetta, con piccole baie di sabbia bianca e finissima, come la spiaggia dei Conigli, nota anche per la deposizione delle uova della tartaruga Caretta caretta. A partire da giugno fino a fine settembre, presso Viaggi Fortuna è possibile prenotare pacchetti di volo e soggiorno da sabato a sabato, con sistemazione in hotel, residence o dammusi, tipiche costruzioni dell’isola; il tutto arricchito dalla cordialità degli assistenti in loco, a disposizione per consigliare, con la rinomata affabilità isolana, escursioni, ristoranti o punti panoramici da visitare, oppure per noleggiare mezzi utili alla scoperta di questa perla del mediterraneo. www.viaggifortuna.it



Dolomite

GIORGIO CARRIERO

magica serata alla Club House del Cortina Golf Club. Testo Veronica Tarabella

In attesa dell’imminente completamento delle prime nove buche e dell’inizio del calendario di gare, un brindisi con i nuovi soci e il presidente Giorgio Carriero nella club house gestita dall’esclusivo Hotel Cristallo.

Un anno di Cortina Car Club. Primo compleanno per il Cortina Car Club, che ha festeggiato, a fine febbraio, un anno d’eventi. Cena di gala nella Club House ospitata dal Cristallo Hotel Spa&Golf e gara di sci, in collaborazione col Gaibola Sci Club, sulla pista del Col Gallina. Ad aprire la serata ci ha pensato il presidente del Club, il Conte Umberto Marzotto, cui ha seguito il saluto del presidente di Cortina Turismo Stefano Illing che si è complimentato per i tanti eventi portati a termine dal club, spesso in snergia con altre manifestazioni: tra gli ultimi lo slalom gigante per grandi e piccoli, organizzato in collaborazione con il Gaibola Sci Club, nato da un’idea del bolognese Carlo Zucchini e famiglia, la moglie Giovanna e le figlie Isabella e Carlotta, che ogni anno radunano a Cortina oltre 100 bolognesi appassionati di sci. La gara era sponsorizzata da Bentley Bologna e organizzata dallo Sci Club Cortina.

Nella foto, Giorgio Carriero insieme al sindaco di Cortina d’Ampezzo Andrea Franceschi.

52 / Dolomite

Lo scorso mese di dicembre ha visto aprirsi le porte della rinnovata Club house del Cortina Golf Club. Una bellissima serata stellata ha accolto i numerosi ospiti invitati alla festa di inaugurazione. Il presidente, Giorgio Carriero, faceva gli onori di casa. Presidente, a che punto sono i lavori? “Contiamo di completare le prime nove buche entro il mese di giugno, neve permettendo…” Com’è stata accolta l’apertura del nuovo Golf Club? “Molto positivamente, siamo già 145 soci, di cui 60 residenti.”

Per quanto riguarda la Club House, avete stretto un accordo con l’Hotel Cristallo. “Esatto, sarà lo staff del ristorante La Veranda del Cristallo a gestire il servizio ristorazione della Club House. Un connubio perfetto tra le due indiscusse eccellenze di Cortina, oltre che naturale: il Cristallo, infatti, è stato proprio tra i soci fondatori, nel 2001, dell’Associazione Golf Cortina. Un pretesto in più, per chi non rinuncia a vacanze di lusso, per scegliere la Regina delle Dolomiti soggiornando nel suo hotel più glamour. Gli ospiti del Cristallo, infatti, potranno avere il privilegio di frequentare l’esclusivo Golf Club, aperto ai soli soci e ai loro ospiti.” Quali sono i progetti dell’Associazione per lo sviluppo del nuovo circuito Golf di Cortina? “Abbiamo in programma una decina di gare da giugno ai primi di ottobre, ed entro il 2012, quando saranno completate le ultime 9 delle 18 buche previste, entrare nel gotha dei circuiti internazionali. Il nostro scopo è dare al nuovo Golf Club un contenuto sportivo di altissimo livello, offrendo ai giocatori la possibilità di partecipare a veri e propri seminari, della durata da un minimo di 3 giorni a una settimana, potendo confrontarsi con grandi professionisti, per migliorare le loro performance sul green. Creare una vera e propria Accademia del Golf, su modello anglosassone.” Un progetto ambizioso… “Cortina se lo merita e, dopo tanti sforzi per portare a compimento il progetto, anche tutti quelli che hanno creduto in noi…”


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Versiliana

MARCELLO LIPPI Viareggio e le mie scelte di cuore. Testo Cristina Vannuzzi

È sempre il cuore il “motore” che anima la vita e le scelte di Marcello Lippi. Famoso e conosciuto in tutto il mondo, il CT della Nazionale di calcio continua a vivere nella sua Viareggio, dove è noto per semplicità e signorilità dei modi, ma anche per il carattere burbero, peculiarità del “caratteraccio” che si ritrova nei viareggini “doc”, come Mario Tobino, Mario Monicelli, Lorenzo Viani… Incontro Marcello prima della sua partenza per l’Africa, e mi parla a tutto campo, non di calcio, ma del suo mondo e delle sue scelte, fatte sempre… con il cuore. La sua famiglia, il mare, Viareggio, la casa da ragazzo, la Bussola di Fulvio Bernardini, il Carnevale. “Il mare è nel mio DNA - racconta - un elemento che ricorre da sempre nella mia vita, come in quella di tutti coloro che nascono sul mare: i viareggini, da ragazzi, dopo la scuola, corrono tutti in spiaggia, e lì, anche in inverno, giocano a pallone. Poi la mia casa di via San Martino, vicino a Piazza del Mercato, il ricordo dei miei genitori e la Pineta di Viareggio, dove, nelle vicinanze, ho cominciato a giocare a pallone.” Emergono i ricordi degli anni ’60, quando in Versilia “impazzava” la dolce vita, particolarmente alla Bussola. “A metà dei ’60, quando avevo 20 anni e pochi soldi in tasca, riuscivo ad entrare alla Bussola, un mito in quegli anni, perché mio cugino, allora direttore, mi faceva passare con gli amici.” E poi la Viareggio del Carnevale, con il coinvolgimento di tutta la città. “Da ragazzi si cominciava a ‘vivere’ il Carnevale fino dalla costruzione dei carri al Marco Polo, fino a ‘ubriacarsi’ di suoni, luci, maschere, colori, stelle filanti, coriandoli nei giorni delle sfilate.” E ancora, la Viareggio marina di Marcello, che è anche e sopratutto la “vacanza” ideale. “Vado a pesca prestissimo la mattina, e, quando sono lontano dalla riva, quasi a non vedere terra, mi viene una grande serenità, mi perdo nei colori e nella caligine del mare, atmosfera unica a quell’ora: io vado sempre, come d’abitudine, ‘fuori’, al largo, con gli stessi amici di una vita; poi attracco al porto, dove ci conosciamo tutti. È un gioioso via vai, un ritrovarsi, dai piccoli ai grandi personaggi che vivono il porto… i marinai delle barche da sogno, fatte per lo più dai cantieri viareggini. Poi la Guardia di Finanza, la Capitaneria, i pescatori che tornano con le cassette di pesce e le nasse arrotolate. Insomma, il mio fantastico mondo.” Qui si interrompono i ricordi, e appare la parte più intima di Marcello, come lo chiamano tutti confidenzialmente qui; la sua discrezione, quasi timidezza, che circonda la sua famiglia, alla quale è legatissimo; è infatti da un grande dolore, che ha colpito la sua famiglia, che nasce il Marcello sconosciuto, campione di calcio e umanità, che, con la moglie Simonetta, è sempre attivo sul fronte della solidarietà: contributi importanti al File, l’Associazione fiorentina per la Leniterapia, alla fondazione Stefano Borgonovo per la SLA, poi contributi a favore della lotta contro il disagio giovanile a fianco dell’Associazione Amici della Zizzi ONLUS, che in 22 anni di attività ha aiutato oltre 500 bambini. È per questa mission che “sfrutta” la sua notorietà per chiedere e sensibilizzare enti, banche e privati…

54 / Versiliana

Ph Lauro Lenzoni per gentile concessione

Baghera festeggia tre nuovi store. Baghera alla Bussola di Focette: il brand toscano è stato ospite a fine febbraio in una location rinnovata, gestita da Punto G, che riporta il locale agli antichi splendori di Fulvio Bernardini. Insieme alla star voice di Francesco Sarzi e allo special live sax di Luca Signorini, si è festeggiato la recente apertura dei nuovi store a Livorno e Montevarchi, cui si è aggiunto quello a Viareggio. www.bussolaversilia.it


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ROMIO. FA VOLARE ALTO OGNI MOMENTO.

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Piemonte

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Servire un vino ideale al proprio ospite, consentendogli di ricreare nel locale quell’armonia e quella piacevolezza memorabili affinché ritorni con piacere. Questa è la vocazione di Romio che racchiude, in un marchio unico, i migliori vini del nostro paese ed offre, nelle due linee Romio Fine Wines e Selezione Romio, la garanzia di un prodotto di qualità superiore dedicato ai professionisti del gusto, per dare a ogni locale un’etichetta di prestigio. Scegli Romio, lasciati sollevare dal gusto. Via Zampeschi, 117 - 47122 Forlì (FC) Italia - Tel. +39 0543 804911 - Fax +39 0543 804930 - www.horecare.it - info@horecare.it

rosé SANGIOVESE RUBICONE INDICAZIONE GEOGRAFICA TIPICA


Trends

GUIDO BOSI

a Bologna, il sarto degli artisti. Testo Lina Caccarone - foto Gianni Schicchi

Sartorie storiche in Emilia-Romagna. Si intitola Artisti del Quotidiano il volume edito da Clueb nelle collane dell’IBC, presentato a gennaio, che ripercorre la storia delle sartorie che hanno operato in regione nel corso del ’900: un mestiere che oggi resiste come settore di nicchia e riferimento anche per la migliore produzione industriale. Obiettivo del volume, nato dalla collaborazione tra Istituto Beni Culturali, Assessorato regionale Attività Produttive e Facoltà di Lettere e Filosofia di Bologna è documentare l’attività di sartorie ormai scomparse e mostrare la vivacità di quelle ancora attive, dove si coltiva questo prezioso sapere artigianale.

L’aria che si respira varcata la porta dell’atelier Bosi di via Farini 3, a Bologna, ha il sapore di buono e antico, genuina come il profumo del pane e superba come l’odore di cipria usata dalle grandi attrici. Ad accoglierti c’è lui: Guido Bosi, cuore palpitante e proprietario dell’atelier. Sarto, artista, creatore di abiti sopraffini: somma di estro e genialità che rendono i suoi capi unici, affascinanti e irripetibili. Grande collezionista di opere d’arte che troneggiano tra le mura dell’atelier tra scampoli di stoffa pregiata e manichini con addosso abiti imbastiti, quando racconta della sua vita e dei suoi incontri - l’elenco dei clienti eccellenti è infinito, da Walter Chiari a Vittorio Sgarbi, da Pistoletto a Fontana, da Strehler a Carmelo Bene, dal maestro Muti a Lucio Dalla - lo fa con una luce negli occhi che ti trasmette tutta la passione di una vita. È qui che crea da sempre, tra un Pomodoro e uno Chagall: l’arte che si mescola all’arte. Ha sempre voluto fare il sarto? “Le rivelerò una cosa: nasco cantante lirico. Vinsi perfino un concorso che mi permise di esibirmi in radio. Il talento c’era. Ma, vede, quando la passione che ti domina è un’altra, non puoi fingere di ignorarla a lungo. E io ho deciso di seguirla. Dopo tutti questi anni, metto lo stesso amore nel creare i miei abiti che mettevo il primo giorno.” Lei ama definirsi sarto e non stilista, che differenza c’è? “Stilisti, in un certo senso, possono esserlo tutti. Ma io ho fatto la gavetta, ho tagliato e cucito,

ancora oggi scelgo le stoffe, le più belle, le più preziose, non mi limito a disegnare. Sono mente e braccia, idea e manodopera.” Il suo capo più famoso? “Sicuramente il cappotto rosso che lanciai nel ’66, rivoluzionando un capo fin troppo austero e una collezione di sette capi, tutti dedicati ai colori dell’arcobaleno.” Da dove arrivano le sue stoffe? “Londra, principalmente. Da me si trova il cashmere di Harrison’s, il più bello del mondo. E la seta per le camicie, direttamente dalla Svizzera.” Ha vestito praticamente tutti. Qualche aneddoto? “Ho incontrato attori, cantanti, pittori. Di molti sono diventato amico. Strehler, su tutti: sono stato io a convincerlo a smettere di vestire sempre di nero, proponendogli capi diversi come i giubbotti in cashmere.” La sua passione per l’arte quanto incide nel lavoro? “È fondamentale oserei dire. Il gusto estetico è esaltato dall’armonia dei colori, dalla scelta dei materiali da utilizzare. Amo i bei tessuti, quelli rari e preziosi, di qualità eccelsa, gli unici con cui creo i miei capi, che scelgo con cura come fa un grande pittore coi suoi pennelli.”

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ed eleganza. Ma è anche frutto - continua Profeta - di un’attenta gestione, di strategie di marketing sempre all’avanguardia e di una squadra di lavoro attenta alle esigenze specifiche di ogni cliente. Ecco il segreto.” Gli showroom Motor Spa, custodi dei prestigiosi simboli del Cavallino e del Tridente, nelle sedi di Modena, Bologna, Parma, rappresentano un insostituibile punto di riferimento per gli appassionati delle vetture di lusso dai motori performanti e tecnologicamente all’avanguardia, binomio che contraddistingue da sempre la concessionaria. Qui è possibile personalizzare e farsi confezionare su misura la propria auto, all’insegna della più assoluta artigianalità. Maserati e Ferrari non rappresentano solo una filosofia di guida ma anche di vita: qui, infatti, i propri clienti sono seguiti durante l’anno attraverso manifestazioni culturali, mondane e di stampo sportivo. “In questi giorni stiamo organizzando per in nostri Clienti Top Maserati e Ferrari, le prove in pista della 458 Italia e della GranCabrio. I clienti accompagnati da esperti piloti hanno la possibilità di scatenare i cavalli ed approfondire la conoscenza della tecnologia installata a bordo delle vetture. Per gli amanti delle passeggiate prevediamo percorsi stradali alternativi, al fine di fare apprezzare le qualità dinamiche alternando il piacere della guida a un buon vino di Romagna, trovando così molteplici punti d’interesse. Il nostro obbiettivo è quello di far distinguere i nostri clienti dalla moltitudine ed andare decisamente oltre, rispettando le tradizioni di un tempo. Valori che oggi difficilmente si trovano...”


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Alberta Ferretti

ALBERTA FERRETTI quando lo stile sa essere “genuino”. Testo Manuel Spadazzi

Il lavoro è, in realtà, la sua vita: sempre attenta allo stile delle donne, pronta a captare indizi e segnali da trasformare in abiti di alta moda, alberta Ferretti è conosciuta in tutto il mondo per le sue collezioni indossate dalle star internazionali, ma ha sempre mantenuto le sue radici in Romagna, dove è nata e da dove guida, insieme alla famiglia, uno dei gruppi più importanti del Fashion System e del Made in Italy.

Il disegno, in una cornice di legno chiaro, quasi scompare tra la serie di fotografie e bozzetti appesi alla grande parete. In un angolo c’è la firma dell’autrice: “Con affetto, Meryl Streep”. E poi dicono che il diavolo veste Prada… “Meryl ha indossato un nostro abito per la prima volta due anni fa. Il primo incontro è stato a New York. Ci siamo date appuntamento nel mio showroom sulla 56esima strada (una palazzina a tre piani nel cuore della Grande Mela, ndr). È arrivata da sola, a piedi, con il suo trench, i suoi jeans. Una donna straordinaria, autentica. Perché vera.” Come Alberta Ferretti. I successi del suo ‘impero’ del lusso, i numerosi riconoscimenti in Italia e nel mondo non hanno scalfito la sua genuinità, e il legame con la sua terra. “Quattro anni fa - rivela la stilista - volevo andarmene a vivere a Milano. Poi mi sono detta: chi me lo fa fare? Io viaggio tanto, soprattutto per lavoro. Ma qui in Romagna ho la mia attività, le mie radici, i miei legami. E solo qui ritrovo quella leggerezza e quella solarità che ho sempre cercato di ricreare nei miei abiti.” Trent’anni sono passati dalla nascita del gruppo Aeffe, fondato con il fratello Massimo. Qualcuno in più ne è trascorso da quando una giovanissima Alberta Ferretti, alla fine degli anni ’70, cominciò a disegnare i suoi primi vestiti, per la boutique di famiglia. Eppure oggi che il gruppo è quotato in Borsa (da tre anni), dà lavoro a 1500 dipendenti e vanta un fatturato di 217 milioni di euro, ad Alberta l’etichetta di imprenditrice va stretta. “Sono stata molto più imprenditrice agli inizi, quando io e mio fratello siamo partiti con l’azienda e le prime collezioni.

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Alberta Ferretti

Adesso più che mai mi sento stilista, posso occuparmi solo ed esclusivamente dello stile.” Lei preferisce parlare di stile, più che di moda… “Perché il concetto forse è superato. Oggi nella moda c’è un’evoluzione rapidissima. Questo accade perché tutti hanno accesso alla moda, parlano di moda, in ogni parte del mondo. Si sente l’esigenza continua di stimolare e stupire, le nuove tendenze durano lo spazio di una collezione e poi si bruciano… In questo scenario, è lo stile che fa la differenza.” Questione di stili, ma anche di mercati. Oggi lo stesso capo viene venduto in America, in Russia, nei paesi arabi, in Asia… “E quello che mi sorprende è come, in qualunque paese, le donne parlino lo stesso linguaggio. Vogliono essere eleganti, ma femminili in ogni occasione. Non hanno più bisogno, come accadeva negli anni ’80, di indossare abiti maschili per affermare la propria personalità. Certo, per noi è una grande sfida: siamo presenti in tutto il mondo, dobbiamo tener conto dei colori, delle scollature, delle trasparenze. Perché quello che è accettato in un paese, non è tollerato in un altro.” Anche la crisi è una grande sfida per il made in Italy. Quant’è cambiata l’alta moda, dopo la recessione? “Intanto ha influito sui costi: oggi si sta molto più attenti, cercando di dare al contempo un servizio sempre migliore. Ma oggi il mercato ci chiede soprattutto più qualità. Nel tessuto, nel taglio, nella confezione. Questo ha rafforzato il made in Italy: ci sono moltissimi

In questa pagina, alcune celebrities indossano abiti Ferretti: Angelina Jolie ad un evento per Worldwide Orphans Foundation, nel 2005, e Sandra Bullock, ritratta con la stilista a New York nel 2007.

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Alberta Ferretti e il fratello Massimo, presidente del gruppo Aeffe.

Un impero di famiglia. L’avventura di Aeffe nasce nel 1981, quando Alberta Ferretti, dopo le prime creazioni ideate per la boutique di famiglia, dà vita insieme al fratello Massimo al marchio e apre il suo primo showroom a Milano. Per la stilista di Cattolica il passo dalla boutique alle passerelle è brevissimo: nell’83 organizza la prima sfilata, l’anno dopo nasce il marchio ‘Philosophy di Alberta Ferretti’ e, nel 1985, inaugura la prima boutique in via Montenapoleone a Milano. Da lì in poi è un successo dopo l’altro, che porta Aeffe ad aprire negozi in tutto il mondo e ampliarsi, con marchi importanti come Moschino, Jean Paul Gaultier (in licenza), Pollini, Velmar e da poco Cacharel (sempre in licenza). Quotato in Borsa dal 2007, oggi il gruppo Aeffe conta 1500 dipendenti, quasi tutti occupati nella sede di San Giovanni in Marignano (55mila mq), un fatturato di 217 milioni di euro, ed è presente in 87 paesi. Sono 227 le boutique monomarca del gruppo, gestite direttamente e in franchising. Il presidente del gruppo è ancora Massimo Ferretti, mentre il ruolo di amministratore delegato è ricoperto dal figlio della stilista, Simone Badioli.

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stilisti che da tutto il mondo vengono in Italia a produrre le loro collezioni, perché trovano una tradizione sartoriale che non ha eguali. Ecco, dobbiamo riprendere e difendere questa tradizione.” Aeffe è stata, tra l’altro, una delle prime aziende italiane della moda a credere e investire su più marchi. “Ed è stata una fortuna. Quando abbiamo iniziato, con Moschino (nel 1983, ndr), molti ci consideravano dei pazzi, ora invece è la strada che percorrono tutti i grandi gruppi. Oggi produciamo Moschino, Pollini, e in licenza Jean Paul Gaultier e Cacharel, e con Velmar abbiamo realizzato le linee di lingerie e costumi da bagno. In questi anni non ci siamo mai fermati, cercando di spingerci sempre oltre, affrontare nuove sfide. Abbiamo da poco lanciato il nuovo profumo, con Claudia Schiffer come testimonial, qualche settimana fa abbiamo inaugurato il nostro shop on line. E siamo presenti con le nostre boutique in tutto il mondo. A breve apriremo un nuovo negozio, molto più grande di quello attuale, a Mosca. E un anno fa abbiamo inaugurato la prima boutique a Los Angeles, a Melrose Avenue.” Per la gioia delle tante dive di Hollywood che amano i suoi abiti… “Ho un bel rapporto con le attrici con cui lavoriamo. Sia chiaro: noi non paghiamo nessuna per indossare i nostri vestiti, e non abbiamo l’abitudine di regalarli. A volte le cerchiamo noi, a volte ci cercano loro. In ogni caso, se si rivolgono a noi è perché vogliono apparire come donne vere. Penso alle attrici che abbiamo vestito in questi anni, come Angelina Jolie, Kate Blanchett, Uma

Sopra, a sinistra, Scarlett Johansson con un abito Ferretti durante la notte degli Oscar del 2004. A destra, Alberta Ferretti e Claudia Schiffer, coollaboratrice storica e testimonial del nuovo profumo, fotografate a Roma durante l’evento per la presentazione della fragranza.

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Alberta Ferretti mecenate. È nota la grande passione che la stilista ha per l’arte, specialmente contemporanea. È una grande collezionista, e possiede preziose opere di artisti come Kounellis, Paolini, Bianchi, Cucchi, Schnabel e Pistoletto, molte delle quali decorano la Prometej, la splendida nave rompighiaccio che la Ferretti ha restaurato e trasformato in un lussuoso yacht. Non meno riuscito è stato, nel 1994, il recupero del borgo e del Castello di Montegridolfo, riportati dalla stilista e dal fratello agli antichi splendori con un’importante opera di restauro, che è valsa ad Alberta Ferretti la laurea ad honorem in Conservazione dei Beni Culturali, conferita nel 2000 dall’Università di Bologna. Nel 1998 è stata nominata Cavaliere del Lavoro dal Presidente della Repubblica. Tra i tanti riconoscimenti, il premio alla carriera assegnatole nel 2005 dall’allora sindaco di Roma, Walter Veltroni, e il premio The Romantics, ricevuto lo stesso anno a New York dall’International Fashion Group, in occasione dell’evento Night of Stars.


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in questa pagina, alcuni scatti dalle passerelle delle sfilate del marchio Ferretti.

Thurman, Reese Witherspoon, Diane Kruger, Tilda Swinton, Sandra Bullock, con cui c’è un legame di amicizia, o Scarlett Johansson, che ha indossato un nostro abito per la prima volta sette anni fa. E poi c’è Meryl Streep: anche con lei ho un instaurato un bel rapporto.” Sono tutte donne straordinarie, e bellissime. Come Claudia Schiffer: perché ha scelto lei come testimonial per il suo profumo? “Perché Claudia è una donna matura, l’immagine ideale per la nostra fragranza. Io e Claudia ci conosciamo da molti anni: ha lavorato con noi fin dalle sue prime sfilate. Ritrovarla e tornare a collaborare con lei è stata una gioia. E il profumo sta andando benissimo, anche in paesi come Spagna, Inghilterra, Germania, Stati Uniti.” Lei ha sempre creato abiti femminili. Hai mai pensato di realizzare una collezione da uomo? “In realtà li ho anche disegnati, nei miei primissimi anni d’attività. È un mio pallino, prima o poi lo farò… Ma per adesso non si può: richiederebbe troppo tempo, un lavoro di stile e ricerca che gli impegni oggi non mi consentono. Mi sono sempre concentrata sulla donna. E non l’ho mai visto, il mio, come un lavoro. È la mia vita: ovunque mi trovi, in viaggio, a una sfilata, in vacanza, mi guardo intorno e osservo le altre donne. Guardo, scruto, cerco di cogliere nuovi stimoli per i miei abiti in ogni donna che incontro.”

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IMPRENDITORI TESTIMONIAL leader d’azienda e “facce da spot”. Testo Andrea Biondi

Accade sempre più spesso di vedere, in tv, imprenditori che mettono il proprio volto a servizio della loro stessa azienda. Ecco sei storie emiliano-romagnole di pubblicità in cui i “produttori” garantiscono bontà e qualità delle loro merci.

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“Un uomo che si è fatto tutto da sé: anche la pubblicità.” Così iniziava un articolo di Piero Degli Antoni apparso qualche mese fa su “Quotidiano.net”, parlando della scelta, da parte degli stessi capitani d’impresa, di promuovere in prima persona i loro prodotti. Ennio Doris per Banca Mediolanum e Giovanni Rana sono gli esempi recenti più noti. Anche l’Emilia-Romagna può vantare casi celebri in Italia di imprenditori che hanno deciso di “metterci la faccia”, sia oggi che in passato. I motivi sono diversi, i risultati, in ogni caso, positivi: in ordine rigorosamente alfabetico, Francesco Amadori, Armando Arcangeli (Valleverde), Gian Pietro Beghelli, Norberto Ferretti, Secondo Ricci (Caviro) e Giacomo Sebastiani (Madel). Siamo andati a conoscere com’è nata e si è sviluppata questa idea. Francesco Amadori Da oltre 10 anni entra nelle case italiane tanto che oltre il 70% degli italiani (da un’indagine Demoskopea del 2009) apprezza vederlo in tv. È esattamente dal giugno ’99 che Francesco Amadori ha deciso di metterci la faccia nelle campagne televisive del gruppo alimentare cesenate da lui guidato. E, nella stessa indagine, l’82% dei consumatori dichiarava di aver fiducia nei prodotti Amadori, in quanto marca sinonimo di fiducia. Una percentuale alla quale certamente ha contribuito l’idea di diventare testimonial delle proprie campagne pubblicitarie: “L’idea nacque nel ’99, in un momento di crisi del mercato - spiega Amadori - quando i nostri principali concorrenti stavano rispondendo alla perdita di vendite e consumi con aggressive politiche promozionali. Scegliemmo d’investire sul nostro marchio, rassicurare i consumatori su qualità e sicurezza dei prodotti: così ho scelto di metterci la faccia. Una strategia audace per quegli anni, che col tempo ci ha premiato.” E il famoso slogan, “parola di Francesco Amadori” ha iniziato la sua “scalata” alla fama. “All’idea di andare in televisione non nascondo che all’inizio ero un po’ preoccupato, specie perché non mi sono mai considerato un esperto di comunicazione. La proposta mi fu fatta da alcuni nostri manager; occorreva decidere in fretta, nel giro di una settimana dovevamo girare lo spot. Mi concessi un giorno per riflettere. Ricordo che quella notte dormii bene, mi sentivo riposato. Andai in ufficio e dissi di sì al ‘debutto’ sullo schermo.” Grazie alla sua simpatia e alla genuinità tutta romagnola, Amadori ha conquistato il pubblico di ogni età, per un In apertura Armando Arcangeli in compagnia di Kevin Kostner a Los Angeles, sul set della campagna pubblicitaria con protagonista il celebre attore; sopra, un’immagine di backstage degli spot in cui appare Francesco Amadori.

successo che prosegue ancora oggi. “La notorietà non mi ha cambiato, specialmente sotto l’aspetto professionale. Essere riconosciuti fa piacere ed è anche quello un momento di confronto tra l’azienda e la clientela. Certo mi viene sempre da ridere quando per strada, invece di salutarmi con un ciao, mi sento dire, con accento romagnolo, ‘parola di Francesco Amadori!’.” Armando Arcangeli Celebra nel 2010 i suoi primi 40 anni la Valleverde di Armando Arcangeli, “capitano d’impresa” tra i pionieri nella promozione della propria azienda: sia attraverso testimonial celebri in Italia e nel mondo, sia mettendoci lui stesso “la faccia”. “Ho sempre amato la comunicazione - dichiara - e ho sempre pensato che fosse necessario spiegare, attraverso la promozione, un prodotto innovativo come le nostre calzature. D’altra parte, quello che la gente deve ricordare è Valleverde, il marchio; la mia figura occorre per dare sicurezza e credibilità al prodotto.” La storia pubblicitaria di Valleverde inizia a metà anni ’70, con Aba Cercato, celebre annunciatrice Rai. A quei tempi l’azienda di Coriano realizzava solo calzature donna. “Dopo il lancio della linea uomo, nel 1983, scegliemmo un altro volto noto del piccolo schermo come Claudio Lippi.” Negli anni, Valleverde, contemporaneamente allo sviluppo dei negozi monomarca e di nuove linee, ha stretto partnership sempre più importanti: con la Scuderia Ferrari (ecco i piloti del Cavallino Eddie Irvine e Rubens Barrichello farsi testimonial della “moda comoda” made in Rimini), con la Nazionale di Calcio e, più di recente, con la manifestazione simbolo della bellezza femminile, Miss Italia.

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Celebre, tra le campagne pubblicitarie, quella realizzata tra fine anni ’90 e i primi anni del 2000 con Kevin Kostner. “Fui il primo a pensare al testimonial straniero. Dopo i no di Harrison Ford e Mel Gibson, impegnati su diversi set, la scelta ricadde su Kostner. In accordo con l’agenzia Max Information - spiega Arcangeli -, avevamo optato per una campagna in cui il protagonista esaltasse importanza del camminare. L’attore chiese di spedirgli le scarpe, per provarle… Appena indossate, la sua reazione fu ‘light, confortable’. Era fatta. Lo spot fu girato a Los Angeles. Ma non voglio dimenticare anche lo spot con protagonista Pelè, realizzato al Maracanà…” Grandi volti, con “alle spalle” sempre Arcangeli, garante della qualità e della tecnica produttiva: un mix perfetto tra testimonial e fondatore dell’azienda, il quale continua a essere protagonista, oggi, nelle diverse promozioni televisive. “Lo confesso: sullo schermo mi esalto, e dopo ogni promozione faccio sempre controllare il gradimento. D’altra parte la fama crescente ha avuto anche risvolti meno positivi: in passato ero spesso invitato alle trasmissioni come esperto non solo di calzatura, ma anche di podologia (Arcangeli è laureato honoris causa in Scienze Motorie a Bologna, ndr). Oggi mi capita più raramente. Ma la presenza mia, e soprattutto, di Valleverde, come partner dei grandi eventi, rimane.” Gian Pietro Beghelli “Dare più sicurezza al consumatore, davanti a prodotti altamente tecnologici come i nostri, significa promuoverli in prima persona.” È il pensiero di Gian Pietro Beghelli, forte di una storia aziendale iniziata negli anni ’80 che prosegue con successo, e per il quale le scelte di marketing e comunicazione hanno un valore importante, da condividere insieme al proprio staff. Scelte che lo hanno portato ad essere presente in ben otto occasioni come partner di una delle vetrine televisive più importanti d’Italia, il Festival di Sanremo, che anche nell’edizione 2010 ha visto come sponsor il Gruppo fondato dall’imprenditore bolognese, apparso insieme ad Antonella Clerici in cinque telepromozioni (realizzate in collaborazione con Max Information) in cui sono stati illustrati gli ultimi due progetti volti alla salvaguardia dell’ambiente, “Un Mondo di Luce a Costo Zero” e “Tetto d’Oro Beghelli”. “Diffondere una precisa cultura sulla necessità di gestire con intelligenza l’energia - spiega l’imprenditore - è il nostro obiettivo primario. Per questo abbiamo scelto ancora una volta Sanremo come vetrina d’eccellenza per comunicare in modo capillare il nostro messaggio.” “Questi ultimi progetti, come altri presentati nel corso delle precedenti edizioni - interviene Luca Beghelli, responsabile marketing - necessitano di una spiegazione ampia, perché il pubblico di Sanremo è uno dei più ampi della televisione. La presenza del titolare, intervistato ogni volta dal conduttore, dà grande credibilità al prodotto e va incontro alla nostra clientela.” Clientela che può essere vasta o mirata, a seconda delle diverse campagne: nel corso degli ultimi anni si è insistito, in particolare, su risparmio energetico, salvaguardia dell’ambiente e sicurezza delle persone, con “Pianeta Sole”, “Tetto dell’Energia”, “Palo della Luce” o “Telesalvalavita Mobile”. Progetti diversi, con una filosofia comune: realizzare prodotti socialmente utili e tecnologicamente avanzati. Progetti nati e sostenuti dallo stesso fondatore che, per citare un ulteriore esempio, ha voluto esporsi in prima persona anche in occasione dello spot realizzato per “Un Mondo di Luce a Costo Zero”, apparso in tv tra 2008 e 2009. Norberto Ferretti Il timoniere dell’azienda in maniche di camicia, in mezzo agli operai, insieme alla forza lavoro in cantiere; perché in una fase complessa, o appena usciti dalla tempesta, occorre puntare sui propri valori fondamentali, comunicando come ogni risultato sia frutto di un lavoro di squadra, in cui vengono condivise intuizioni e passione. Questo il concetto da cui è partita la recente campagna stampa di Ferretti Group, il gruppo nautico con sede a Forlì. “La crisi ci ha ‘costretto’ ad

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Nella pagina a fianco, Gian Pietro Beghelli con uno dei suoi prodotti e, qui sotto, Norberto Ferretti con i suoi collaboratori sul set dell’ultima campagna pubblicitaria stampa.

una completa analisi interna - spiegano dall’azienda. Le difficoltà ci hanno spinto ad analizzare e ‘tirare fuori’ i nostri valori fondamentali.” Valori legati innanzitutto alla qualità del prodotto: “Abbiamo voluto dire al mondo che eravamo ancora noi, che lo tsunami che ha coinvolto anche il nostro gruppo è stato finanziario, non industriale. Ci siamo fatti una domanda semplice, quasi naturale: ci siamo chiesti quale fosse la nostra vera forza. La risposta è stata semplice, quasi naturale: saper fare bene le barche. Ma da qui è iniziato un ragionamento, un percorso che, alla fine, è diventata questa campagna istituzionale.” L’analisi ha visto protagonisti l’ad del gruppo, Salvatore Basile, ai tempi (era l’estate scorsa) da poco arrivato in Ferretti, Domenico Pirazzoli, alla guida del settore comunicazione del gruppo nautico, e l’agenzia Menabò di Forlì, diretta da Stefano Scozzoli. Un’idea alla quale il fondatore e presidente del cantiere, Norberto Ferretti, ha dato il suo imprinting finale. Lui stesso è sceso in campo, in cantiere, ed è diventato il protagonista, insieme ad alcuni collaboratori, del set fotografico. “È stato lo stesso presidente ad insistere sul concetto di artigianalità, mostrando senza troppi orpelli la fase di produzione in cantiere - spiega Domenico Pirazzoli. Questo per esprimere al massimo quali sono le fondamenta della nostra attività, quello che fa davvero la differenza.” E il messaggio è passato: “La campagna è uscita nei mesi autunnali, nel periodo più importante per noi, quello dei saloni nautici, e ha avuto un ritorno fortissimo. È stato apprezzato, in particolare, questo modo ‘nuovo’ di raccontare il prodotto e l’azienda.”

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Secondo Ricci “Affronto il ruolo come alle recite di scuola, un fatto folkloristico! D’altra parte, nel corso degli anni il taglio delle nostre pubblicità è sempre stato più attento a rendere visibile i processi produttivi, valorizzarli e renderli pubblici sotto l’aspetto pubblicitario. Questo perché le persone, nel momento dell’acquisto, prestano sempre più attenzione alla certificazione del prodotto, la cultura del consumatore è cambiata.” Così Secondo Ricci, presidente di Caviro dall’ottobre 1997, spiega la scelta di “metterci la faccia” per promuovere il consorzio di cooperative che produce, tra l’altro, il vino da tavola Tavernello. Una realtà che, dalle iniziali nove cooperative (comprese tra Forlì, Ravenna e Imola) che diedero vita a Caviro, oggi ne vede riunite 46, in 8 regioni italiane, con 20.000 soci di base: il 5% della produzione totale di vino in Italia. “Nelle prime campagne pubblicitarie, nel 2004 e 2005, fu scelto un testimonial credibile nel mondo agricolo: Federico Fazzuoli, a lungo conduttore di ‘Linea Verde’, il quale ‘visitava’ alcuni agricoltori associati. In realtà erano attori, studenti in accademia di recitazione. In seguito Fazzuoli ‘provocò’, chiedendo di avere vicino a sé soci veri. Una scelta caldeggiata anche dall’agenzia, Armando Testa, e da noi condivisa. Nacque così il format del dibattito televisivo: nello ‘studio’ dovevano essere presenti nostri tecnici, professori universitari e lo stesso presidente. Non ero molto d’accordo nel mettermi ‘l’etichetta’ del Tavernello, perché a tutti gli effetti sono un presidente ‘pro tempore’, ma accettai.” Il garante migliore della certificazione del prodotto, d’altra parte, non può che essere il presidente della stessa azienda. “Occorre dimostrare che siamo i primi a credere in quello che facciamo, presentandoci come garanti della propria azienda della filiera dei nostri prodotti.” Le campagne pubblicitarie più recenti, del 2008 e 2009 segnano “l’ingresso” in cantina: negli stabilimenti di Forlì, in particolare, con la visita di una sezione di studenti dell’Università di Agraria di Bologna. “Sono visite che accadono realmente. Perché l’obiettivo è testimoniare il nostro metodo operativo: lo si evince anche dall’ultima campagna, legata all’ambiente, all’utilizzo della vinaccia e alla valorizzazione degli scarti. Descrivendo in pubblicità quella che è una vera filiera agricola, diamo anche un messaggio di aggregazione, testimoniando che l’unità fa la forza. E la mia figura rappresenta un gruppo formato da 20.000 associati. In questo senso, mi sento attore, per loro conto. Rendere visibile il nostro percorso, valorizzare processi e renderli pubblici sotto l’aspetto pubblicitario, in un momento in cui l’ecologia è di voga, rende ancora più noto uno dei marchi più celebri al mondo, Tavernello.” Giacomo Sebastiani “Io non volevo metterci la faccia! È stata una scommessa.” Così esordisce “Mr Deox” o “Mr Esatto”, se volete, ormai volto celebre grazie al tormentone ripetuto davanti al folto pubblico femminile che, in un’imprecisata piazza (in realtà è a Bologna), assiste al suo “comizio” per promuovere il detersivo. È Giacomo Sebastiani, vicepresidente e responsabile marketing e sviluppo prodotti della Madel di Cotignola (RA), storica azienda di prodotti specifici per la pulizia. “Ho avuto io l’idea di Deox, detersivo e anche brevetto farmaceutico. Risale a 6-7 anni fa: ma parlare di sudori, cattivi odori in marketing era, diciamo, difficile, ‘innovativo’. Anche i miei soci erano perplessi nel lanciarlo sul mercato, ma io ne sono sempre stato convinto. Ho inventato nome e packaging e contribuito al primo spot del 2005, completamente diverso da quello attuale. Con risorse limitate, per noi era essenziale comunicare la differenza del prodotto: un detersivo che evita che si formi l’odore di sudore. Lo spot, girato in metropolitana, colpì particolarmente i più giovani.” Due anni fa nasce il nuovo spot: l’idea è opposta alla precedente, tornare “alle origini”, comunicare che esiste un detersivo con tutti i benefici “tradizionali” e un vantaggio, evitare la formazione dell’odore del sudore sui tessuti, e non solo. “Volevo uno spot brillante, ‘felliniano’. Non

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Imprenditori Testimonial

Nella pagina a fianco, sul set durante le riprese della pubblicità del Tavernello con protagonista Secondo Ricci; in questa pagina Giacomo Sebastiani a Bologna mentre si prepara a recitare il ruolo di “Mr Deox”.

avevo pensato a me come protagonista. Ma in tanti mi dicevano il contrario. Ad esempio, quando andavo a Mediaset per le telepromozioni a ‘Striscia la Notizia’, mi dicevano spesso di ‘metterci la faccia’. Delle sei nuove idee, in due ero il protagonista. Ma all’inizio ne avevo scelto uno di Roberto Scotti (lo sceneggiatore, ex Armando Testa, ndr), in cui io non ero previsto. Gliene chiesi un secondo.” Dopo un mese ecco la storia, in cui “Mr Deox”, come gli imbonitori di una volta che si aggiravano tra piazze e mercati d’Italia, illustra la sua creatura. “Scotti mi disse che lo spot o lo facevo io, o Cevoli. Ma io non ci volevo mettere la faccia, il rischio di un autogol, se il messaggio non ‘passa’, è alto. Ed ero perplesso anche per questioni di sicurezza. A questo punto nasce la ‘scommessa’: mi sono fatto un provino, senza dire nulla al regista, argentino, l’abbiamo mandato insieme a quello di altri attori papabili. ‘Se mi sceglie lo faccio - ho detto - a condizione che nello spot non si dica chi sono’. La scelta del regista è oggi davanti a tutti!” A differenza di altre pubblicità con imprenditori testimonial, Sebastiani, pur essendo l’inventore del prodotto, è in tutto per tutto un attore. “Oggi sono ‘Mr Deox’, un domani chissà. Per ora, il mio ruolo in Madel non è dichiarato nello spot. Poco importa: ‘l’esatto’ ha colpito, l’avventura è partita e ne stiamo cavalcando l’onda. Registreremo presto nuovi spot radiofonici, sempre brillanti, leggeri.” E la reazione di chi la incontra? “La reazione più simpatica è stata quella dei nostri clienti. E certo anche quella della gente che incontro: si ricorda della mia faccia, ma si ‘scervella’ a capire dove mi ha visto…”

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Special ADV

Brunello Cucinelli in Galleria Cavour a Bologna con un nuovo monomarca. Con la recente inaugurazione in Galleria Cavour, preziosa cornice del centro storico bolognese, sale a 42 il numero dei monomarca Brunello Cucinelli nel mondo. Dopo le aperture a New York in Madison Avenue, in Belgio a Knokke e a Mosca nel Gum con una boutique che si affaccia sulla famosa Piazza Rossa, entro fine anno si prevede di arrivare a 50 punti vendita nelle città e località più importanti del mondo. L’apertura del secondo monobrand in Emilia Romagna è di conseguenza una soddisfazione personale per Daniele Benini, alla guida di DB Rappresentanze: infatti oltre ad essere responsabile della distribuzione del marchio sul territorio regionale, Benini gestisce attraverso la Marittima Srl sia il punto vendita Cucinelli aperto a Milano Marittima nell’estate 2007, sia la nuova boutique a due passi dalle Torri degli Asinelli. Situato nel cuore di Bologna, il negozio si sviluppa su due Due momenti della giornata di inaugurazione del nuovo monomarca Brunello Cucinelli a Bologna.

piani, per una superficie totale di oltre centoquaranta metri quadrati: pensato per rievocare un’atmosfera accogliente e rilassata attraverso l’accurata scelta degli arredi chiari, dei dettagli e delle tinte delicate, lo spazio prende luce dalle ampie vetrate che si affacciano sia sull’interno che sul lato esterno della Galleria, particolare che contraddistingue il nuovo punto vendita. Piccole zone salotto invitano il cliente ad esplorare le collezioni uomo e donna senza fretta, accompagnato da soffici note di piano, nella sobrietà e ospitalità di una vera e propria casa Cucinelli. Lo stesso spirito di accoglienza ha colorato la giornata d’inaugurazione, durante la quale il punto vendita è stato animato da numerose presenze fra cittadinanza, amici e clienti. Un monomarca che rafforza la presenza del prodotto Brunello Cucinelli sul territorio emiliano-romagnolo così come l’immagine evocativa dell’azienda umbra che ha fatto del cashmere e dello stile una filosofia di vita, perfettamente sposata da Daniele Benini nella sua attività.

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BOLOGNA Galleria Cavour 4G, 40124 Bologna (BO) - Tel. 051 221593 - bo@marittimacucinelli.it

Milano Marittima Viale Romagna 51, 48015 Cervia - Milano Marittima (RA) - Tel. 0544 991123 - mm@marittimacucinelli.it


Imprese in mostra

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Imprese in mostra

ImpresE IN MOSTRA sei musei e il patrimonio storico delle aziende. Testo Pietro Scarnera

Da Parma ad Ancona, dalle auto alle figurine: le grandi realtà aziendali, oggi, si occupano anche di Heritage Marketing, conservando e divulgando il loro patrimonio storico: un vero e proprio “paradiso” per appassionati, studiosi e semplici ammiratori.

Gallerie virtuali, archivi di documenti e progetti, collezioni di oggetti e manufatti industriali che hanno fatto storia. I musei d’impresa sono ormai una realtà affermata, tanto che dal 2001 esiste anche un’associazione (Museimpresa, su www.museimpresa.com) che sotto l’egida di Confindustria ha cominciato a metterli in rete. Aperti a ricercatori, studenti universitari ma anche a un gran numero di appassionati, i musei d’impresa cominciano a diffondersi in Italia negli anni ’80. A volte sono una sorta d’eredità che i patron delle aziende vogliono lasciare, ma spesso hanno anche una funzione nella gestione dell’impresa, quello che in gergo tecnico si chiama heritage marketing. Servono a valorizzare l’immagine dell’azienda, sottolineando il suo ruolo nello sviluppo del paese e il suo legame col territorio. Emilia Romagna e Marche possono vantare alcuni dei musei d’impresa più frequentati, e un buon numero d’esperienze innovative. Punto di partenza quasi obbligato, data la sua fama internazionale, è la Galleria Ferrari a Maranello (via Dino Ferrari 43, informazioni su www.ferrariworld.com). Nata per soddisfare le richieste di visita alla fabbrica, che Enzo Ferrari non riusciva a esaudire, la Galleria conta oggi più di 200mila visitatori da tutto il mondo ogni anno e offre agli appassionati del Cavallino un’esperienza a 360 gradi, con 2.500 mq di spazio espositivo. Dalla collezione delle auto che hanno fatto storia, a partire dalla prima Ferrari (la 145 S del 1947), all’ufficio di Enzo, con gli arredamenti originali, fino ai simulatori che permettono

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Imprese in mostra

ai visitatori di provare l’ebbrezza di guidare una rossa sui circuiti più famosi del mondo. Come ogni museo che si rispetti, la Galleria Ferrari è completa di bookshop, Ferrari Store e caffetteria. Oltre alla collezione permanente, la Galleria Ferrari organizza anche mostre temporanee: l’ultima in corso, aperta fino al 30 aprile scorso, “Non solo rosse”, è stata dedicata alle Ferrari di altro colore, con un approfondimento sul processo di verniciatura della fabbrica di Maranello. Da una rossa all’altra, da un mito all’altro, rimanendo sulla via Emilia, si arriva al Museo Ducati di Bologna (via Cavalieri Ducati 3, informazioni su www.ducati.com). Nato nel 1998, occupa circa 900 metri quadri dello stabilimento di Borgo Panigale e ripercorre la storia dell’azienda fondata dai fratelli Ducati In apertura, le inconfondibili “rosse” ospitate nella Galleria Ferrari di Maranello. In questa pagina, dall’alto, una selezione delle moto storiche da competizione nel Museo Ducati di Bologna e alcuni pannelli che contengono i 441mila esemplari esposti al Museo della figurina di Modena.

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nel 1926. Il museo espone 44 moto storiche da competizione, dal capostipite Cucciolo alla Desmosedici, collocate attorno a una struttura centrale a forma di grande casco rosso. Completano il museo sette stanze tematiche, arricchite da accessori e filmati, per “una vera macchina del tempo”, come la definisce il curatore Livio Lodi, “memoria storica” della Ducati. Fra i musei più capaci di attirare visitatori ce n’è uno davvero particolare: è il Museo della figurina, nato a Modena dalla passione di Giuseppe Panini, proprio quello delle figurine dei calciatori. Oltre a essere un’idea imprenditoriale, però, per i fratelli Panini le figurine erano una forma d’arte. Così la collezione di Giuseppe, che comprende anche stampe antiche, scatole di fiammiferi, calendarietti


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Due immagini pubblicitarie d’epoca di Barilla, conservate nell’archivio storico a Parma.

e molto altro, è diventata un museo vero e proprio: prima all’interno dell’azienda (nel 1986) poi donato al Comune (1992) per diventare infine l’attuale Museo della figurina (nel 2007). La particolarità della collezione Panini è il fatto di andare oltre alla produzione dell’azienda, allargandosi a pezzi provenienti da altri paesi e altre epoche, fino a raggiungere circa 500 mila esemplari. Oltre ad essere un punto di riferimento per i collezionisti di tutto il mondo, il Museo organizza anche laboratori per ragazzi e mostre temporanee: l’ultima, dedicata alle figurine che raffigurano i proverbi, si chiama “A buon intenditor... poche parole” ed è aperta fino al 2 maggio. Il museo è in corso Canalgrande 106, l’ingresso è gratuito (www.comune.modena.it/museofigurina). Non tutte le imprese, però, scelgono la formula del museo per valorizzare la propria tradizione. Molte allestiscono archivi storici, destinati, più che al pubblico, a studiosi, storici o esperti. È il caso dell’Archivio storico Barilla, che ha sede a Parma (via Mantova 166, informazioni su www.barillagroup.it). Il progetto nasce nel 1987 per volere del presidente Pietro Barilla, deciso a conservare una documentazione che risale al 1877. Anche se attualmente è in fase di riorganizzazione e quindi chiuso al pubblico, l’archivio opera con l’esterno fornendo materiale per mostre (ad esempio per “Loghi d’Italia”, svoltasi a Roma nel 2008-’09 a Castel Sant’Angelo, o per la Mostra del Design

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Imprese in mostra

Un particolare dell’allestimento realizzato con i prodotti storici del gruppo marchigiano Guzzini.

Heritage Marketing, la Storia come asset competitivo In un sistema come quello attuale in cui sempre più i nostri prodotti si confrontano con il mercato mondiale, estremamente competitivo, l’industria del nostro Paese, oltre alla qualità nel produrre, ha sicuramente un’arma in più: l’Heritage. Con questo termine si vuole intendere il patrimonio storico che molte delle aziende del cosiddetto Made in Italy possiedono, una ricchezza che spesso testimonia una storica tradizione produttiva d’eccellenza, che è stata (ed è) il vanto del nostro Paese. Da questo punto di vista non è un caso che molti brand italiani (ma anche europei) hanno da tempo costituito Musei ed Archivi d’impresa che conservano e comunicano una consolidata abilità del fare che nel tempo è diventato un valore culturale. Queste operazioni derivano, nella maggioranza dei casi, non certo da una volontà auto-celebrativa ma dall’intenzione di far diventare la propria storia uno strumento di marketing a beneficio dell’azienda. È ormai chiaro, infatti, che per molti brand, nati durante il secolo scorso, mostrare il proprio passato d’eccellenza è un argomento in più da far valere sul mercato per acquisire maggiore forza contrattuale. Soprattutto nei paesi del nuovo capitalismo internazionale, dove il fascino di una storia prestigiosa ha un peso tutt’altro che irrilevante. In definitiva i cinesi o gli indiani certamente possono vantare un costo del lavoro e delle materie prime infinitamente più basso, ma non potranno mai avere il prestigio di cento anni di storia con cui ammantare i propri prodotti. (Marco Montemaggi) * * Marco Montemaggi (Rimini, 1970) è vicepresidente di Museimpresa, direttore dell’associazione di cultura industriale “Il Paesaggio dell’Eccellenza”, docente di Brand Management all’Alma Graduate School di Bologna e al Centro Sperimentale di Cinematografia (sede di Milano). Autore del volume Heritage Marketing (Franco Angeli) e di alcuni altri sulla storia sul patrimonio motoristico italiano e sulla cultura industriale. Curatore dell’Archivio Storico Riva dal 2007 al 2009, è stato per quattro anni il Curatore Scientifico, per conto della Regione Emilia Romagna, del progetto di marketing territoriale “Terra di Motori-Motor Valley”. Nel ’97 è stato responsabile della costituzione del Museo Ducati e suo direttore per 6 anni e (sempre per Ducati Motor Holding) responsabile degli eventi speciali e della rete mondiale dei Club di marca. È stato, inoltre, responsabile di una società di eventi internazionali lavorando nello specifico con Maserati, Hogan, Shell e ha contribuito alla creazione dell’archivio storico della Testoni spa.

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al Museo dell’Ara Pacis, sempre a Roma, terminata il 31 gennaio scorso). L’Archivio Barilla ha anche una funzione “interna” all’azienda: in particolare è fonte di ispirazione e deposito di memoria per i settori del marketing e della comunicazione. Oggi l’archivio comprende una fototeca, un’emeroteca, una videoteca e molte altre sezioni, abbastanza ricche da permettere, a chi le consulta, di gettare uno sguardo su come si è evoluta la società italiana in oltre un secolo di storia (non a caso nel ’99 è stato dichiarato “di notevole interesse storico” dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali). È indirizzato decisamente agli studiosi di design (ma non solo) l’archivio delle aziende Guzzini (Fratelli Guzzini, iGuzzini illuminazione e Teuco Guzzini). Creato dalla


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finanziaria di famiglia (Fimag), l’archivio è nato nel 1997 direttamente in formato digitale (si può consultare sul sito www.fimag.it). Ma oltre alla presenza “virtuale”, le aziende Guzzini sono molto attive anche nel territorio di Recanati: proprio nel Palazzo Comunale della città natia di Leopardi è ospitata la Galleria civica Guzzini, spazio destinato a mostre temporanee donato dal Gruppo Guzzini al Comune. Tramite Fimag il gruppo Guzzini, inoltre, è fra i soci fondatori (insieme a circa una trentina di tra aziende e istituzioni) de “Il paesaggio dell’eccellenza”, il cui obiettivo comune è la valorizzazione, conservazione e riscoperta del Patrimonio Industriale e Artigianale della realtà produttiva dell’area geografica marchigiana compresa fra le vallate dei fiumi Musone e Potenza. L’associazione si è costituita a Recanati nel 2005: da allora ha allestito esposizioni per valorizzare la cultura industriale d’Eccellenza e punta a costituire uno Spazio per mostre temporanee e un archivio/laboratorio aperto a tutti. Organizza eventi, workshop e concorsi di prestigio (da cinque anni all’interno del Calendario della Settimana della Cultura d’impresa di Confindustria) fra cui quello nazionale sull’Architettura Industriale “I Paesaggi del Lavoro” (in collaborazione con la rivista “Progetti”) e l’evento “Notturno Industriale”. Sostiene l’attività divulgativa al pubblico, a Scuole e Università, promuovendo attività di ricerca e sviluppo e valorizzando l’orientamento e la formazione professionale. www.paesaggioeccellenza.it

L’immagine vincitrice del concorso “Paesaggi del lavoro 2009” sezione giovani fotografi organizzata dall’Associazione marchigiana “Il paesaggio dell’eccellenza”: Stefano Marzoli ha ritratto un momento di lavoro alla Clementoni Spa di Recanati.

La visita al museo è anche virtuale. Ascoltare il rombo (brevettato) del motore di una Ducati, provare la galleria del vento di Maranello, oppure viaggiare nel tempo attraverso le invenzioni targate Guzzini. Sono solo alcune delle esperienze che si possono vivere on line, negli spazi che le imprese riservano alla loro storia. Oltre ai musei fisici, infatti, nel tempo si stanno sempre più ampliando gli spazi virtuali a disposizione dei visitatori. Ducati, ad esempio, propone una visita virtuale attraverso le sette stanze del museo aziendale (tutto su www.ducati.it). Per una visita a Maranello, con il fly over sullo stabilimento e una capatina nell’ufficio del grande Enzo, basta andare sul sito www.ferrari.com (occorre registrarsi). Circa 30 mila schede curate dal Museo della figurina di Modena sono invece consultabili sul catalogo on line Imago (http://imago.sebina.it).

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Antonio Ligabue

Antonio Ligabue Gualtieri e l’ombra del pittore. Testo Franco Basile - foto Paolo Ferrari

Il paese della “Bassa” dove tutto sembra procedere al rallentatore, i boschi di pioppi e i campi al margine del Po: luoghi della memoria, rustici, che ancora oggi raccontano la vita e la pittura tormentata di Antonio Ligabue.

Quando la luce stenta a farsi strada, l’oscurità scende a patti con le cose fino a renderle un concentrato di evocazioni. Ci sono momenti in cui tutto si confonde, soprattutto al calare della sera, allorché la successione dei minuti pare figlia di un orologio clandestino. Sensazioni come questa, l’idea cioè che il tempo non abbia un registro specifico, che il divenire sia un optional senza importanza, si provano in luoghi in cui gli anni sono impressi nelle pietre mentre il disegno della vita fluttua in un perenne stato d’attesa. Succede in vecchie contrade, laddove le visioni si delineano in spazi immaginati come quinte teatrali, dove case e monumenti sono l’esaltazione di un pensiero destinato a perpetuare l’indice delle luci e delle ombre. Raggiungere Gualtieri vuol dire compiere un raid nel reticolo della memoria. La città è un’isola di antichi mattoni nella Bassa, una quieta presenza che si stiracchia a poca distanza dal Po come l’assonnato calcolo di una piatta geografia. Tutto pare svolgersi al rallentatore, dai pochi frequentatori delle strade che conducono al fiume alle rare figure che smuovono appena il clima della piazza, con portici e palazzi distribuiti a corona davanti all’imponente Palazzo Bentivoglio. Qui la nebbia è complice della malinconia, i vapori giungono dalla zona golenale mettendo in soggezione la realtà. Antonio Ligabue, tormentato pittore dalla rustica grafia, deve aver imbevuto a lungo il proprio essere di questa atmosfera. A Gualtieri molti punti lo ricordano, il suo nome sembra essere il fil rouge di svariate iniziative che in verità Armando Truzzi, gestore del centralissimo Caffè Roma, vorrebbe più incisive. Nerone e Soncini, artisti naïfs, hanno ricordato Ligabue con un’enorme testa all’ingresso dell’abitato: uno scultoreo benvenuto che si accompagna a cartelloni e insegne di locali, ristoranti e alberghi, che evocano nome e figura del pittore. Una gloria locale con permesso di sconfinamento, un personaggio diventato motivo di richiamo dopo che il mercato ne ha messo a frutto la prorompente espressività, dopo l’interesse di uomini di cultura tra cui Cesare Zavattini e Luigi Bartolini, e dopo che dall’eco di una bizzarria manicomiale c’è stato chi ha saputo cogliere inusuali aspetti creativi. Non si contano le testimonianze nutrite di una loro verità, le mostre, nonché lo sceneggiato televisivo con episodi fatti oscillare fra realtà e invenzione per una storia dai risvolti spesso disperanti, e come tale disposta anche alla concessione romanzata. Di certo, è stata un’esistenza tormentata quella di Ligabue, anche per un’infanzia ossessionata da solitudine e abbandono. La madre, Elisabetta Costa, era di Cencenighe, borgo dell’Agordino. Emigrata in Svizzera diede alla luce Antonio a Zurigo dove lo registrò anagraficamente col proprio nome. Due anni dopo Elisabetta sposa Bonfiglio Laccabue, originario di Gualtieri, il quale legittima il piccolo dandogli il cognome, che il pittore cambierà in Ligabue. Seguono vicissitudini d’ogni genere e ricoveri in istituti psichiatrici. Espulso dalla Svizzera è scortato a Gualtieri. Fugge più volte, tenta di espatriare ma, ripreso, è rimandato nel comune della bassa reggiana. Visti inutili i tentativi di fuga, si adegua ad un’allucinata rassegnazione che lo porta a un rapporto simbiotico con la natura. Lungo le rive del Po è stato come se avesse ibernato il proprio tempo

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Nome Cognome

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Antonio Ligabue

ignorando il succedersi degli eventi e i fenomeni che si muovevano al di sopra della vita comune. Vagava ai margini del grande corso d’acqua manifestando una passione randagia per ciò che incontrava, evitava gli uomini che considerava malvagi e portatori di cattivi spiriti; in preda a turbe psichiche, trovava conforto solo nella pittura e nel plasmare l’argilla che raccoglieva lungo le sponde. Impastava artigianalmente i colori, quelli nei tubetti glieli avrebbe fatti conoscere un giorno Marino Mazzacurati da cui probabilmente seppe trarre indicazioni circa le estensioni materiche e le acutezze espressioniste che l’avrebbe poi contraddistinto. Dipingere era una magia che lo preservava dall’ansia, quanto alla scultura, sognava di fare animali a grandezza naturale, di terra, col pelo di pecora e occhi di vetro infuocato. Modello di se stesso, più volte si è ritratto ricordando in qualche modo il declinare icastico di Van Gogh, che amava soprattutto per come faceva i fiori. A parte le insegne dei negozi, si ha l’impressione che nulla sia mutato a Gualtieri, forse perché le cose invecchiano meno delle persone. Attorno si respira un’aria legata ad eventi trascorsi, qualcosa estraneo alla cantilena del tempo registrato nel brogliaccio di andata e ritorno. Ligabue ha stabilito un regno privato tra i pioppi che ancora oggi sono la bianca segnalaetica della golena. Qui il pittore ha assistito ai mille passaggi della natura, spiato le movenze degli animali indugiando nell’esercizio fantastico e dei simboli, spalmando su sogni impossibili l’evanescenza dei desideri. Per alleviare i tormenti che l’affliggevano urlava, sgranava ancor più gli occhi da ossesso che si ritrovava, gridava la propria paura quasi a volerla esorcizzare spaventando gli altri. Ora le storie che lo riguardano sono di seconda mano, Ligabue se n’è andato nel 1965: colpito da paralisi è rimasto lungamente inchiodato al letto di una casa-ricovero. Quello che si racconta oggi di lui è frutto di riporti scritti e di sentito dire. “I suoi quadri, più che la critica, mi pare che debbano interessare la psicanalisi”, scrisse nel febbraio del 1961 Indro Montanelli sul “Corriere della Sera”. A quei tempi Ligabue era all’apice della notorietà. Aveva una grande passione per i motori tanto da mettere insieme più di dieci “Moto Guzzi” rosso fiammeggiante e tre automobili. Con lo smercio dei quadri poteva permettersi un autista che lo riveriva quando saliva in macchina. Non aveva

Museo documentario e Centro Studi Antonio Ligabue.

A destra, una veduta di Palazzo Bentivoglio e della piazza principale di Gualtieri; nella pagina a fianco, un autoritratto dell’artista conservato al Museo documentario di Gualtieri. In apertura, un’immagine dello sceneggiato del 1977, diretto da Salvatore Mocita, con Flavio Bucci nel ruolo del pittore naif.

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Inaugurato il 12 marzo 1988 in Palazzo Bentivoglio, il progetto di costituirlo nasce nel ’78, per raccogliere documenti sul pittore, su Gualtieri, la sua storia e sulla civiltà padana, con particolare riferimento ai temi dell’emarginazione. Il Comune è giunto a questo traguardo dopo essersi occupato della valorizzazione e della divulgazione del patrimonio del pittore: nel ’74 ha organizzato un concorso giornalistico per film, documentari cinematografici e fotografie, nel ’75 una grande antologica e pubblicato una monografia sull’artista, ha acquisito tutti i filmati a lui dedicati, raccolto oltre 300 diapositive di quadri e sculture, nel ’76 ha collaborato alla realizzazione dello sceneggiato di Salvatore Nocita per la RAI e nel 2005 ha organizzato, in collaborazione con Palazzo Magnani di Reggio Emilia, la mostra “Antonio Ligabue. Espressionista tragico”. http://musei.provincia.re.it


Antonio Ligabue

la patente, ma poteva guidare le moto che curava con estrema attenzione. Lo si vedeva in paese vestito da centauro, con giaccone nero e stivali lucidissimi. L’esatto opposto dello straccione che si rifugiava in casotti tra le pioppaie, si cibava di carogne di animali conservati sotto la neve, dormiva in piedi piantato nel fieno. C’erano tempi in cui la vita per lui era ai limiti dell’umano, come nel terribile inverno del 1928-’29. Si comportava come un selvaggio, indossava una divisa militare della prima guerra mondiale imbottita di paglia per difendersi dal freddo. Lasciava dietro di sé un afrore selvaggio, nel buio avventuroso delle notti tra campi, sembrava un fantasma immerso nei vapori del fiume. Diceva di essere un grande artista, i colori gli avevano offerto la chiave d’accesso a un nuovo mondo. Poteva ripercorrere la strada dei ricordi accompagnandosi all’immaginazione. Appassionato frequentatore di musei di storia naturale, ha raffigurato un gran numero di animali. Ululava quando dipingeva lupi e ruggiva quando rappresentava leoni. Le quotazioni dei suoi lavori sono sostenute, ogni tanto affiora qualche inedito, che va osservato con cautela. Di fronte a certe scoperte sembra che Ligabue faccia quadri anche da morto. A lungo evitato, o trattato con sospetto, il pittore ha cominciato a rendersi interessante dopo il successo. Le mostre e la possibilità di avere un’opera gli hanno procurato molte amicizie. Serafino Prati, sindaco di Gualtieri dal 1951 al ’69, un giorno disse: “Quanto ai finti amici, è morto solo come un cane.” Ligabue si è spento un giorno di maggio al ricovero Carri del posto. Due anni prima, dopo la paralisi, aveva chiesto di essere battezzato e cresimato. Di lontano, lasciandosi alle spalle le inselvatichite sponde del Po, la città si distende sotto la strada arginale. Dal costone spuntano tetti e campanili, segnali di una favola, anche questa senza tempo. D’inverno la nebbia è un velo che si espande come un racconto senza suoni. Niente sembra mutato, la bruma scolora il presente: in lontananza tutto sembra rimasto come ai tempi di Ligabue. Andandosene il pittore lasciò poche cose: alcuni animali imbalsamati tra cui un coccodrillo, un airone, un’aquila. Nella sua dolorosa stranezza, voleva somigliare al rapace, tanto da modellarsi il naso a colpi di sasso o fregandolo contro il muro fino a farlo sanguinare: lo voleva adunco, fortemente aristocratico.

Il paese della “Bassa”. Gualtieri si può raggiungere sia percorrendo l’Autobrennero fino a Reggiolo, sia dall’Autosole imboccando l’uscita di Reggio Emilia. Circa 6.000 gli abitanti e un centro dal suggestivo disegno architettonico. Un lungo porticato fa da corona alla piazza principale dove si staglia Palazzo Bentivoglio (fine del XVI secolo) con gli affreschi del Salone dei Giganti e lo spazio dedicato ad Antonio Ligabue. Ai margini di una vasta area golenale, vanta anche dintorni fascinosi dove si trovano oasi faunistiche. Di rilievo le passeggiate lungo il Po e le strade arginali.

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Gianni D’Amato

GIANNI D’AMATO

il Rigoletto: un ristorante, una società, una famiglia. Testo Mariavittoria Andrini - foto Margherita Cecchini

Prendete un paese di provincia, uno chef che rifugge le “luci della ribalta”e la sua famiglia che lo affianca nella gestione di questa “azienda gastronomica”. Il risultato è il Rigoletto di Reggiolo, con Gianni D’Amato ai fornelli, la moglie Fulvia Salvarani dedita alla gestione delle Pr e alla cura della sala e il figlio Federico che lo affianca in cucina, ma ama andare alla scoperta di sapori e profumi in giro per il mondo.

Non sono solo una bellissima famiglia i D’Amato, patron del famoso Il Rigoletto di Reggiolo, sono anche una società, nella quale ognuno ha un ruolo ben preciso che svolge con professionalità ma soprattutto con tanto amore, senza perdere di vista l’obiettivo finale: quello di far sentire assolutamente speciale ogni ospite, sollecitando ogni suo senso. Gianni D’Amato, più abituato a confrontarsi con fuochi e padelle che con i riflettori (situazione più unica che rara di questi tempi dove impera l’apparire), continua a coltivare la sua passione per la cucina, che l’ha accompagnato fin da bambino, macina piatti su piatti e riscuote premi su premi: stelle, forchette, soli e quant’altro. Premi che riceve con piacere come riconoscimento alla sua professionalità, ma che lo lasciano ancora sinceramente stupito. “Quando mi hanno assegnato la prima stella Michelin, nel 2002 - racconta -, ero tranquillamente seduto con un fornitore gustando un buon bicchiere di vino. Prima mi arriva una telefonata di un amico che mi avverte e, contemporaneamente, un fax di conferma. Un vero e proprio fulmine a ciel sereno, una notizia bellissima e un’emozione unica. Quel bicchiere di vino si è trasformato immediatamente in una bottiglia di champagne aperta con famigliari e collaboratori.” Nel 2005, ancora più a sorpresa, arriva la seconda stella, ma qui lo scherzo lo fa Bruno Vespa che si collega, in diretta, con la cucina di Gianni e gli fa preparare un piatto senza però informarlo che lo stesso non deve superare un budget massimo di 30 euro per quattro persone. Proprio il contrario di quello proposto dallo chef del Rigoletto che presenta foie gras, caviale, gamberi e

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Gianni D’Amato

aceto balsamico! Imbarazzo superato immediatamente con la comunicazione, sempre in diretta, dell’assegnazione della seconda stella. L’ultimo premio ricevuto, in ordine di tempo, è il prestigioso “The Hideway Report” di Andrew Harper, voce autorevole del viaggio di lusso, con la motivazione: “luogo da favola, accoglienza squisita e la straordinaria cucina di Gianni D’Amato.” “Sono un autodidatta - continua D’Amato - nel senso che mi sono affinato una cucina assolutamente personale, fatta di sapori intensi e gusti decisi ma nella quale è sempre presente la storia del territorio. I miei piatti nascono da intuizioni che prendo al volo e che posso avere in qualsiasi momento, magari vedendo un paesaggio, un colore, una situazione. E allora se sono solo prendo appunti, mentre quando sono con mia moglie è lei che si prende l’incarico di ricordare.” La moglie è Fulvia Salvarani. Una donna decisa, dotata di grande intuizione e spirito imprenditoriale. Si occupa di tutto ciò che non riguarda espressamente la cucina: dagli arredi del ristorante a quelli della locanda, dalle strategie di comunicazione all’accoglienza degli ospiti, dalla creazione di menu ricercati alla realizzazione di splendidi centri tavola. Sempre col sorriso sulle labbra e la gentilezza che la contraddistingue. Una figura determinante nella vita di Gianni, che si è così potuto permettere il lusso di vivere in simbiosi con la sua cucina, sollevato da tutte le distrazioni del quotidiano. Gianni e Fulvia hanno un figlio, Federico. Un bellissimo ventenne dal fisico atletico che ha già ben chiaro cosa vuol fare da grande: continuare l’attività di famiglia. Consapevole che, per farlo,

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In apertura, Gianni D’Amato sulla soglia del Rigoletto; in questa pagina, due piatti preparati dallo chef: dall’alto, pinzimonio contemporaneo, una millefoglie di verdure centrifugate con gelatina con frutti di mare e salsa di basilico; cotechino con crema di patate, zabaione salato montato con brandy e nuvola di Lambrusco.


Gianni D’Amato

deve acquisire il più possibile esperienza, soprattutto all’estero, non manca di approfittare della sua altra passione, quella per i viaggi, per visitare ristoranti, assaggiare prodotti nuovi e confrontarsi, al suo ritorno, col padre, suo maestro di cucina, col quale condivide anche l’amore per l’arte moderna e il disegno. Ogni volta che Gianni crea un piatto nuovo è con Fulvia e Federico che si confronta prima di farlo entrare nel menu. E di sicuro, oltre a pretendere un gusto eccellente, deve avere anche un’armonia di colori, una cromaticità che solo un artista può assicurare. “Ho sempre amato il disegno - confida - e ho sempre cercato di trasferire nel piatto questa passione. Le mie ricette sono fatte d’ingredienti che, uniti insieme, debbono dare armonia al palato. Ma anche soddisfare la vista, il primo senso ad essere sollecitato. Ecco allora che viene fuori la mia vena artistica e quel piatto di ceramica bianca, o blu o nera, diventa una tavolozza dove disegnare quadri unici e dalla vita breve.” Già da quando si varca il cancello della splendida villa settecentesca di Reggiolo si respira un’aria serena e armoniosa. Non mettono soggezione i bellissimi soffitti decorati, le innumerevoli opere d’arte alle pareti, gli splendidi mobili antichi, i pregevoli lampadari, i preziosi lini o i cristalli con cui sono apparecchiati i tavoli. Tutto è stemperato dalla calda accoglienza dei padroni di casa che avvolgono i loro ospiti di cortesia e professionalità. Ecco, questo è Il Rigoletto: una famiglia affiatata e piena d’amore prima di tutto, ma anche una società ideale, perché fatta da soci che si amano e si rispettano.

La sala del ristorante, con gli arredi curati dalla signora Fulvia.

Locanda Il Rigoletto. E dopo una cena a “due stelle” merita una sosta anche la Locanda Il Rigoletto, all’ultimo piano della villa: quattro suite dai nomi affascinanti di Duca di Mantova, Gilda, Contessa di Ceprano e Marullo, ciascuna dai colori e arredamenti diversi ed estremamente raffinati. Per assicurare il massimo relax, la signora Fulvia ha studiato anche dei massaggi gourmet che una professionale estetista riserva agli ospiti nel privato della propria stanza, utilizzando gli stessi prodotti che Gianni usa in cucina: agrumi, frutta, Balsamico, zucca, spezie, latte o riso. Massaggi “golosi” che rendono ancor più unica un’esperienza in questo angolo di Emilia. www.ilrigoletto.it

Gianni D’Amato / 87


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MEDICINA ESTETICA, EDUCAZIONE E DIETA ALIMENTARE. Belli e sani più a lungo, con un test del Dna Da Ravenna la prima iniziativa in Italia del genere: “Il mese della Prevenzione”

A destra, la dott.ssa Barbara Lorenzin e il prof. Carlo Alberto Bartoletti, fondatore della SIME.

Medicina estetica ed educazione alimentare oggi viaggiano in parallelo, e aiutano a vedersi meglio e trovare il giusto equilibrio. Mens sana in corpore sano: un corpo sano e in salute aiuta la mente a dare il meglio di sé. Perché se vogliamo apparire belli la cosa migliore da fare è scoprirci tali. Le ultime scoperte scientifiche rappresentano una rivoluzione per la medicina estetica e l’educazione alimentare: in particolare, quella avviata dalla codificazione del proprio codice genetico, noto come test del dna, si è rivelato utile per terapie mirate e diete studiate ad hoc sulla base del risultato della mappatura genetica contrastando i danni del tempo. Per conoscere la propria “carta d’identità” l’analisi è molto semplice, si basa sul prelievo della saliva. Il campione viene analizzato dal laboratorio dell’Università di Ferrara e Bologna. La medicina estetica è una branca molto seria. Negli ultimi anni ha avuto un enorme evoluzione in quanto la richiesta da parte dei pazienti ha fatto nascere molta improvvisazione. Diffidate di chi promette risultati miracolosi. Chi desidera rivolgersi a un medico estetico oggi può verificare se il professionista ha frequentato con successo la scuola quadriennale di formazione post-universitaria fondata nel 1975 dalla Società Italiana di Medicina Estetica (SIME) e dal prof. Carlo Alberto Bartoletti, rappresentata da oltre 10.000 professionisti attivi nel campo. Collegandosi al sito www.lamedicinaestetica.it (o telefo-

www.mesedellamedicinaestetica.it info@mesedellamedicinaestetica.it

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nando alla segreteria della Scuola, 06.3217304) si può accedere all’elenco dei medici diplomati, regione per regione. Ecco il perché è nata a Ravenna la prima iniziativa in Italia non a scopo di lucro “Mese della Prevenzione-Medicina Estetica, Educazione e Dieta Alimentare”. Il coordinamento dell’iniziativa è affidato alla dott.ssa Barbara Lorenzin, Medico Estetico, membro della Scuola Internazionale di Medicina Estetica e allieva del prof. C.A.Bartolletti, presso lo studio di via Mariani 20. Durante questo periodo le persone interessate possono usufruire di visite specialistiche gratuite, consulenze, screening e prove di trattamenti chiamando il numero verde a fianco.




SCENOGRAFIE DI STILI. Tre modi per conoscere il fascino del moderno e affacciarsi alle tendenze più contemporanee dell’abitare: questo propone il nuovo DOME. A Forlì, visitiamo un elegante villino a tre piani anni ’50, attentamente ristrutturato, per immergersi in un’affascinante atmosfera tra passato e presente. A Rimini, scopriamo un open space “minimale” che racconta una way of living del tutto odierna, in cui la luce e la dominante bianca rendono “semplice”, lineare ogni angolo dell’abitazione. Infine, poche settimane dopo la presentazione della nuova collezione, al Fuorisalone 2010 a Milano, conosciamo gli innovativi complementi d’arredo Bysteel, azienda forlivese che con abilità d’artista sa “piegare” il metallo, per renderlo funzionale agli ambienti (interni ed esterni).

FORLì: Il sapore degli anni ’50, RIMINI: Il senso della misura, DESIGN: Bysteel.


Accenti

Regenesi al Fuorisalone 2010. Milano - Nuove collezioni presentate in anteprima al Fuorisalone 2010 che si uniscono agli altri oggetti cult di Regenesi, azienda che produce e commercializza oggetti di design innovativi realizzati con materiali di riciclo, fondata nel maggio 2008 da Maria Silvia Pazzi. Si tratta di DesKoffiSet (accessori per ufficio by Giulio Iacchetti), 3D (borsa da uomo by Denis Santachiara), Cosmo (sottopentole by Denis Santachiara), o-Re-gami Lampshade (paralume by Matali Crasset), sgabelli/tavolini (by Setsu & Shinobu Ito). Nel contesto

del Temporary Show Room milanese sono stati anche presentati tre nuovi prodotti frutto della collaborazione col corso di Studi in Design del Politecnico di Torino e selezionati tra le oltre quaranta proposte realizzate nel 2009. La collaborazione fra Regenesi e Politecnico - attiva dal 2008 - intende approfondire tutte le tematiche concernenti lo sviluppo ecocompatibile dell’azienda. La vendita dei prodotti è on-line sul sito e presso show room temporary nelle principali metropoli europee. www.regenesi.com

Aurora, la tenda fotovoltaica. Modena - Protagonista del futuro e in primo piano al Solarexpo di Verona, a inizio maggio. Aurora è la prima tenda fotovoltaica avvolgibile: un brevetto unico al mondo, di Aurora srl di Novi di Modena, nata dalla collaborazione tra KFEnergy, realtà di riferimento nel settore delle energie rinnovabili, e Frama, specializzata nei sistemi di protezione solare. Le due aziende in sinergia hanno creato un prodotto che unisce l’evoluzione del fotovoltaico alle funzionalità della protezione dal sole. Aurora è una tenda da esterno arrotolabile che funziona come un impianto fotovoltaico. Il segreto è lo speciale telo, costituito da moduli fotovoltaici di silicio amorfo a doppia giunzione racchiuso in un film flessibile. La soluzione, inoltre, è “grid connected”; può essere connessa alla rete e beneficiare del Conto Energia. www.auroraenergy.it

Fiam presenta Sigmy. Pesaro - L’azienda marchigiana ha “inaugurato”, al Fuori Salone 2010, la prima collaborazione con lo studio AquiliAlberg, presentando Sigmy, un side-table innovativo dal forte impatto visivo e dalla espressiva poeticità. Risultato di una nuova qualità dinamica che restituisce al prodotto versatilità, originalità e complessità geometrica, Sigmy, grazie ad un rigoroso controllo digitale di piegature e proporzioni, presenta una base, sostenuta da due linee d’acciaio, che si evolve diventando superficie d’appoggio, valorizzando funzionalità e praticità del prodotto. Il suo segno, che rimanda alla lettera sigma dell’alfabeto greco, connette grafica e design, abbracciando la leggerezza del vetro e traducendosi in un’espressiva linea grafica continua. Realizzato in due diverse altezze,

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può essere utilizzato in svariate situazioni, come side-table nel living, affiancato al letto come comodino o tavolino di servizio in qualsiasi ambiente della casa. www.fiamitalia.com

Cierre, novità dal Salone. Milano - Cierre Imbottiti, tra i leader nel settore, ha presentato al Salone del Mobile numerose novità di prodotti (pelli, colori, materiali e finiture) e di linea. “Per lo sleeping in leather - ha spiegato Alberto Conficconi, che guida insieme alla famiglia l’azienda forlivese - ‘potenziamo’ la nostra presenza, con cinque modelli di letti; oltre venti sono gli articoli giorno, tra tavolini, complementi d’arredo, mobili, consolle che abbiamo proposto in fiera. La pelle, come recita il nostro slogan living in leather, è elemento basilare della collezione, che comprende anche due nuovi modelli giorno di salotti componibili.”


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IL SAPORE DEGLI ANNI ’50

a Forlì, la moderna classicità di un elegante villino a tre piani. Testo Matteo Tosi - foto Luca Massari

In un’atmosfera che galleggia tra passato e presente, tra linee architettoniche anni ‘50 che convivono perfettamente con oggetti d’antiquariato e pezzi d’arredamento moderno e contemporaneo, visitiamo questa affascinante abitazione, attentamente ristrutturata.

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Nome Cognome

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Il sapore degli anni ’50

A Forlì, a due passi da piazzale della Vittoria, un elegante villino degli anni ‘50, ospita l’abitazione del commercialista Alessandro Antonelli e di sua moglie Daniela Baravelli. Dopo l’acquisto, tre anni fa, a seguito del repentino innamoramento da parte della signora Daniela, l’edificio è stato intelligentemente ristrutturato, in un anno di lavori, con l’approccio oggi consueto nel restauro e recupero dei beni storico-architettonici, pur trattandosi di una costruzione relativamente recente. Poche modifiche di carattere strutturale e distributivo e la massima attenzione nella conservazione e valorizzazione dei materiali e delle finiture, anche quando non strettamente di pregio, hanno consentito alle designer Cristina Casadei e Monica Poli, che hanno affiancato la padrona di casa in questo processo, di conservare al villino il suo peculiare sapore, legato al momento storico di passaggio per l’architettura e l’edilizia in Italia, senza cadere nella tentazione di reinterpretarlo e stravolgerne l’anima anni ‘50. Nel 1954 cioè, anno di costruzione, la tipologia edilizia della villa isolata su tre piani, seminterrato rialzato e primo, viveva ancora, dal punto di vista della proporzione e della cultura architettonica, dei modelli lasciati dal “liberty” nei primi anni del secolo (scorso), stemperati nella decorazione dagli anni del “razionalismo” italiano ed internazionale, cui fece seguito negli ultimi anni del regime fascista (e della guerra quindi) un rigurgito di motivi clas-

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In apertura, l’ingresso del villino, caratterizzato dal pavimento in palladiana di marmo verde e dalla scala con parapetto di ferro e ottone e corrimano in legno; in questa pagina, il salone illuminato dalle grandi finestre, dove sono accostati pezzi antichi come il camino, divani moderni e preziosi tappeti persiani.


Il sapore degli anni ’50

Il tavolo da pranzo quadrato, in ferro dipinto anticato, è il protagonista della sala da pranzo arricchita da oggetti d’antiquariato e avvolta da una calda luce soffusa.

sicheggianti che ha generato, e Forlì è ricca di esempi di tali architetture, una serie di monumenti ed edifici caratterizzati, diciamo così da una moderna classicità. Nel 1954, a boom economico ancora in embrione, iniziava appena l’era delle architetture “moderne”, figlie delle tecnologie del cemento armato, che ha lasciato alcune buone cose, molta edilizia poco interessante ma di sicuro ha concluso la stagione di villini come questo di cui scriviamo, cambiando il lessico delle proporzioni edilizie, delle finestrature, della misura negli aggetti, ecc. Entriamoci allora in questa casa “d’epoca” e lo facciamo attraverso la scala esterna in travertino, dai parapetti murati (reminiscenza del costruire razionalista degli anni ‘30 e ‘40), per accedere, tramite il bel portone (recuperato) a due ante in radica con inserti in vetro e ferramenta originale, all’androne di ingresso dalla forma poligonale, col suo pavimento originale in palladiana di marmo verde, da cui si svolge la scala in pietra arenaria beige, col parapetto di ferro verniciato con inserti in ottone e corrimano in legno; è soprattutto qui, nella tipologia distributiva e nei materiali recuperati che si apprezza il sapore storico della casa. Dall’ingresso, uno spazio di distribuzione centrale dà accesso a una serie di ambienti dai quali cattura la luce naturale, cangiante in ogni ora del giorno, dato che gli ambienti che serve sono disposti su tutti i lati dell’edificio.

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Il sapore degli anni ’50

Nel salone, col camino in pietra chiara e chiusure protettive in ferro e ottone, mobili anticati laccati di rosso sono associati alle pareti ad opere di Fiume; salotti Cierre in pelle chiara, lampade ed oggetti provenienti da vari antiquari forlivesi e tappeti persiani in seta completano l’arredo dello spazio. In sala da pranzo, domina il tavolo quadrato Becara (Madrid), 180x180, in ferro dipinto anticato decorato a mano; alla parete un grande specchio, d’antiquariato, come il lampadario che fu in ottone e che ogggi è stato ridipinto di bianco; la parte tessile, molto curata in tutti gli ambienti, con tendaggi di seta e lino, attraverso l’amalgama dei colori e la scelta della composizione coordinata in ogni spazio, crea un decor soffuso, atmosfere fatte di poca luce e studiati dettagli, come il prezioso oro sulle tende della sala. Nella cucina si osserva l’associazione di parti funzionali più tecnologiche e minimaliste, con altre situazioni più di sapore antico, riproduzioni laccate in arte povera di Alessandro Monti, artigiano di Cesena, rivestimento in mosaico dell’azienda emiliana Casa Dolce Casa e una generale atmosfera giocata sul verde, mentre il resto della casa è tutto giocato sui toni burro, corda e oro. Nello studio, alla scrivania barocca laccata con vetro originale, anch’esso laccato, proveniente dallo studio di un notaio di Napoli, è associata una poltrona anni ‘30 in cuoio capitonnè, mentre in bacheca si fa notare una collezione di porcellane decò anni ‘20-’30. Salendo al primo piano, nella camera da letto principale si notano gli stucchi originali in cui è stato ripreso e ravvivato l’oro dei decori, mentre il lampadario centrale è stato ridipinto con colori che riprendono e rimandano ai colori degli stucchi. Alle pareti verniciature in polveri silossaniche Novacolor, su basi naturali, molto opache, giocano con le tende in taffetà di seta, oro/crema. Nel bagno la dominante si fa oro, nel mosaico in vetro di Sicis, nella pittura della parete e nella seta delle tende. Il giardino, infine: un delizioso angolo di “incantato” con gazebo e rose rampicanti, ideato come il resto della componente vegetale dal paesaggista Gianfranco Fabbri, vivaista in Faenza.

Sopra, la camera da letto principale, dove dominano i toni naturali color crema ravvivati da decori e stucchi d’oro. In basso, il commercialista Alessandro Antonelli con la moglie Daniela Baravelli, padroni di casa.

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IL SENSO DELLA MISURA semplicità e linearità, nei pressi di Rimini. Testo Monica Gasperini - foto Mario Flores

Vivere immersi nella luce, che si riflette nei candidi arredamenti di questo appartamento vista mare, è stata lal scelta di un giornalista riminese che ha ristrutturato l’ambiente realizzando un open space ricco di giochi di volume.



Il senso della misura

Forlivese di nascita, riminese per scelta professionale, prima come giornalista freelance e poi come responsabile redazionale de “il Resto del Carlino” di Rimini, Pierluigi Martelli, classe 1958, aveva un sogno nel cassetto. “Il mio desiderio era quello di avere una casa vista mare, una casa aperta, libera, luminosa”, spiega il proprietario. “Una sorta di piccolo open space, ambienti senza confini formali, gioiosi, ma lontani dalla freddezza di un’unica volumetria. E poi, assolutamente, la luce.” Fabio Mariani, architetto riccionese con studio a Rimini, è uno dei più cari amici del proprietario, e quindi deputato meglio di chiunque altro a dar forma al suo desiderio. “L’appartamento, al quinto piano di uno stabile anni Settanta”, spiega il progettista, “aveva la tipologia tipica di quegli anni, un corridoio con stanze piccole l’una affianco all’altra, ciascuna con porta-finestra aperta su balconata. Da lì si è fatto il primo passo per far entrare la luce, abbattendo quanto possibile per ricavarne un ambiente, il soggiorno, scandito da una vetrata e arricchito da tendaggi. Dopo averla fatta entrare, questa luce bisognava espanderla, giocando su alcuni tocchi di colore ma anche su volumi capaci di dare ariosità agli ambienti.” Luminosità e interconnessione spaziale: questi i due cardini di un progetto che è partito dalla creazione, nel soggiorno, di due pareti in cristallo sabbiato scorrevoli, intorno alle quali ruota, in prospettive ottiche e volumetrie aperte/chiuse, l’area giorno. Sono quinte, più che semplici vetrate, che scandiscono lo svolgersi di

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Il senso della misura

spazi liberi al movimento e allo sguardo. Prospettive di luce e di volumi, scolpite nei toni caldi del bianco, il colore dominate scelto, l’unico che la luce non la assorbe, ma la riflette: dalle pareti ai materiali, legno spazzolato e sbiancato per i pavimenti e White Limestone per la stanza da bagno, agli arredi, essenziali nel rigore del design. Tutto fluttua, come nell’allegra libertà dell’open space, ma ricomposta nel calore di stanze ritrovate. In particolare: la cucina con il suo blocco in wengé e acciaio e la stanza libreria con scrittoio sono una conviviale prospettiva di volumi aperti sul soggiorno, ma rinchiusi all’occorrenza dalle grandi ante scorrevoli in vetro. La camera da letto, anch’essa semplice e lineare, è caratterizzata da un letto con struttura in legno wengé così come i comodini, il tutto incorniciato da due lampade a parete Tolomeo. Discreta, equilibrata nelle proporzioni, corretta nelle armonie e nei colori, questa casa, che fa da cornice a pezzi di design d’autore, come l’Arco di Achille e Pier Giacomo Castiglioni del 1962 per Flos posto a fianco del divano, il tavolo e le sedie Tulip di Eero Saarinen per Knoll coronati dal lampadario Castore in resina e vetro soffiato di Huub Ubbens & Michele de Lucchi per Artemide. In questa casa non c’è nessun contrasto cromatico, nessuna stonatura, nessun azzardo, ma una rigorosa compostezza che non va mai sopra le righe. Tutto qui parla il linguaggio del bon ton trasposto nell’ambito dell’interior design che procede senza scossoni e dà vita a una serie di soluzioni piacevoli, dove è protagonista il senso della misura.

Una luminosa compagnia. A snodo o compatte, tradizionali o dalle forme plastiche come sculture, le lampade d’appoggio, da terra, da parete e a sospensione disegnano l’intimità degli angoli della casa. Altamente tecnologiche, ricche di storia e poesia, le fonti luminose e alogene, a led, a risparmio energetico, sono sempre molto decorative: morbidamente retrò o di memoria come l’Arco dei fratelli Castiglioni, disegnata nel ’62 e prodotta da Flos, ancora oggi uno splendido esempio di come la semplicità di linee e l’uso attento dei materiali possa dar vita ad oggetti che mantengono il valore nel tempo. Oppure plastiche e astratte come sculture contemporanee, rappresentate dal lampadario Castore disegnato da Huub Ubbens & Michele de Lucchi nel 2003: qui il design della lampada è esaltato da uno stelo luminoso dalla linea morbida e affusolata. Rosone e stelo sono in resina termoplastica, il diffusore in vetro soffiato. La Tolomeo, premiata con il Compasso d’Oro nel 1989, rimane tuttora un pezzo molto ammirato: il progetto, anno 1962, è realizzato da Michele De Lucchi su incarico dell’azienda di Ernesto Gismondi, in collaborazione con il tecnico Giancarlo Fassina. Le lampade sanno creare atmosfera: generando coni di luce concentrati, caldi rasserenanti, delimitando aree d’intimità, improntando di sé tutto il tono dell’ambiente.

In apertura, il luminoso open space in cui fanno bella mostra il tavolo e le sedie Tulip; la cucina (in apertura) e lo studio (nella pagina a fianco) scompaiono all’occorrenza dietro a pareti scorrevoli di cristallo sabbiato. Sopra, anche la camera da letto in wengé segue le regole di semplicità e linearità volute dal giornalista Pierluigi Martelli (nella foto a sinistra).

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Bysteel

BYSTEEL

l’arte di piegare il metallo. A cura di Elisa Montalti

La collezione 2010 del marchio forlivese, in mostra in anteprima al Fuorisalone di Milano, presenta fogli di alluminio e acciaio che, piegati come origami, diventano sedie, tavoli e complementi d’arredo.

Il marchio italiano Bysteel, specializzato in arredamento di alluminio e acciaio inox, ha presentato la nuova collezione di prodotti al Fuorisalone 2010 di Milano nella suggestiva cornice del Superstudio Più di via Tortona 27 con l’installazione di luci e ombre cinesi ‘Still Edges’. Come nella raffinata tecnica dell’origami, pochi tipi di piegature vengono combinate in una infinita varietà di modi per creare modelli anche estremamente complicati, originati in questo caso dalla più semplice delle forme: il foglio di metallo. La perizia manuale degli artigiani nelle officine di Forlì (dove sono interamente realizzati i prodotti) riescono inoltre ad esprimere l’eccellenza dell’intero ciclo di lavorazione, dalla piega alla molatura, alla lucidatura e verniciatura delle superfici in metallo riciclato. Gli oggetti d’arredamento d’acciaio e d’alluminio Bysteel, pensati per esterni ma aperti anche all’indoor, in total white o con qualche concessione al colore naturale dei metalli, sono infatti tagliati e piegati in azienda come carta bianca in forme volatili che vanno a mimare e talvolta a completare la natura stessa. La sedia Sny, in mostra al Superstudio Più, è per esempio ricavata da un’unica lastra senza scarti né saldature, testimoniando l’attenzione all’impatto ambientale, sia in fase di ideazione che in quella di produzione. Fra le opere della collezione ‘Numero 0’, prodotte negli ultimi mesi del 2009, vi sono anche sedute al confine fra poltrona e chaise longue, vasi e tavolini sfaccettati come diamanti, fioriere traforate, arbusti e aiuole come centrotavola. Non mancano sistemi mobili come Pli, un set con tavolo centrale e due sedute ai lati che si aprono in un solo gesto. Gli oggetti si presentano estremamente leggeri, quasi eterei, minimali nel colore bianco ed estremamente poetici, grazie agli intarsi floreali e geometrici con cui sono impreziosite fioriere e complementi di arredo. L’ispirazione alla natura è visibile nella filosofia progettuale del direttore artistico Stefano Pirovano, secondo cui “gli oggetti sono stati creati non solo per arredare i giardini ma per farseli crescere insieme, riempiendo di piante ogni schienale, lasciando l’albero arrampicarsi a centro tavola o la siepe a contemplarne la naturale bellezza.”

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Sopra, la sedia Sny, presentata al Fuorisalone 2010. A fianco, Pli set con tavolo centrale e sedute ai lati.

L’azienda e il progetto. Gabellini S.r.l. opera da ormai 40 anni nel settore della lavorazione della lamiera utilizzando la tecnologia a taglio laser nel settore dell’arredamento e delle attrezzature sportive, oltre che della meccanica. La completezza dell’impianto produttivo e dell’accurata lavorazione chiavi in mano è stata quindi convogliata nel progetto Bysteel, nuovo marchio specializzato in arredamento di allumino e acciaio inox che si alimenta del contributo creativo dell’eclettico direttore artistico Stefano Pirovano, di Ragodesign+ e Terri Pecora. www.bysteel.it


Dipinti di Vincenzo Baldini.

BREVETTO N째 RA2010U000001


Distribuzione

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Milano Marittima, Enoteca Pinchiorri di Firenze, Cracco di Milano, La Francescana di Modena, Perbellini di Verona, Lorenzo di Forte dei Marmi. Una rivista al passo con i tempi come Premium non poteva mancare su Internet: www.inmagazinepremium.it è il sito su cui si può sfogliare on line ogni nuovo numero, con tutte le comodità consentite dalle nuove tecnologie. Inoltre, grazie a una mailing list di oltre 100.000 iscritti la rivista viene inviata direttamente, tramite posta elettronica in formato digitale, ad un amplio bacino di lettori in target e in continua crescita. Per ricevere in abbonamento “IN Magazine Premium”, nella forma cartacea o on line, contattare: Edizioni In Magazine Via Napoleone Bonaparte, 50 47100 Forlì Tel. 0543.798463 Fax 0543.774044 www.inmagazinepremium.it inmagazinepremium@menabo.com


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